La malattia del bacio

di Vanel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Non odiarmi se ti dimentico ***
Capitolo 3: *** Odi et amo ***
Capitolo 4: *** Quare id faciam ***
Capitolo 5: *** In the Clouds - Plane Trip ***
Capitolo 6: *** I hope you dance ***
Capitolo 7: *** Nella mente, nel cuore ***
Capitolo 8: *** Carezze Proibite ***
Capitolo 9: *** Sogni a quattro stagioni ***
Capitolo 10: *** La ragazza in Giallo [Prima Parte] ***
Capitolo 11: *** La ragazza in Giallo [Parte Due] ***
Capitolo 12: *** Ofelia ***
Capitolo 13: *** Scelta Giusta ***
Capitolo 14: *** Si torna a casa! ***
Capitolo 15: *** Il prezzo dell'Orgoglio ***
Capitolo 16: *** Niente più silenzi ***
Capitolo 17: *** La decisione ***
Capitolo 18: *** Ancora ***
Capitolo 19: *** Fortasse requiris ***
Capitolo 20: *** Nescio ***
Capitolo 21: *** Sed fieri sentio ***
Capitolo 22: *** Dimenticarmi di noi ***
Capitolo 23: *** Questa assurda tragedia ***
Capitolo 24: *** Il Fascino di amarti ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


                                                                     
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Prologo: Ecco come sono iniziati i fatti.




John, il classico ragazzo che vedrai una notte per poi non rivederlo più.
John, che il giorno dopo ti avrà già dimenticata.
John è il classico ragazzo che tu odierai per averti intenzionalmente dimenticata.
Ma John non era il ragazzo di una notte e via invece, John non faceva finta di non ricordarti.
John era malato di una rarissima malattia:Dopo aver anche solo sfiorato le tue labbra, John non ricorderà più niente di te, neanche il nome.

Dopo l'ennesima serata, passata con gli amici John cercherà qualcuna con cui passare la notte.
Jen(Abbr. di Jenessa) entrerà nella sua camera.
E senza volerlo, Jen entrerà anche nella sua vita.
 
Anche stasera, John passerà la sua ennesima serata in discoteca.
Divertirsi, ballare, bere, ubriacarsi, tanto il giorno dopo non ricorderà più niente lo stesso.
Infondo, la sua di malattia, non era poi così tanto grave: almeno avrebbe dimenticato la ragazza con cui ha passato la notte, ogni notte poteva essere la prima.
Solo 19 anni, e già era conosciuto nella città come il "più figo" ma anche il "più stronzo".
Pochi erano a conoscenza della sua malattia, di cui i genitori cercavano impazienti la cura.
-"Altro tiro, John?"-Chiedeva l'amico, Erik, conosciuto come "l'amico dello stronzo".
-"No Erik, devo trovare qualche ragazza con cui passare la notte"
-"Quella di ieri era carina"
-"Mh"
-"Ma non ricordi neanche che era bionda?"
-"Sinceramente no"
-"Ahah, proprio bastardo sei amico"
John annuì senza volerlo seriamente.
Infondo esser definito stronzo lo feriva, ma non voleva neanche metter in mostra le sue debolezze, a che serviva?
-"John, guarda quella lì, è molto carina"
John alzò lo sguardo: Ragazza mora, occhi castano molto chiari, quasi gialli, o forse era solo l'effetto della luce, fatto sta che era lei la prescelta.
-"Ci vediamo domani"-E fu così che John andò via e lasciò l'amico divertito.

-"Sera, ci siamo già visti?"-John è il classico ragazzo che in due colpi di dita ti fa innamorare, John ha degli intensi occhi azzurri che ti faranno perdere la testa non appena li incrocierai, la voce di John è quel tipo di voce che ricorderai, per sempre.
-"Sera, non credo"-Rispose la ragazza un po' confusa
-"Oh beh, allora dobbiamo conoscerci! Come ti chiami?"
-"Ehm...perchè? Mi chiamo Jenessa comunque, però preferisco essere chiamata Jen..."
-"Jen, io sono John"
-"Interessante, adeso mi dici cosa vuoi da me?"
-"Come scusa?"-John restò sorpreso dalla risposta acida della ragazza
-"Volevo conoscerti, sei di queste parti?"
-"No altrimenti mi avresti già visto, abito in una città vicina"
-"Allora non conosci la mia fama"
-"Non so se sia una fortuna.."
-"Balli?"
-"Certo, anzi adesso vado ciao!"
-"Come? Non balliamo?"
-"Beh, come prima cosa non ballo con gli sconosciuti, come seconda non ballo con te! Arrivederci..."
John a quel punto tornò dall'amico, sorpreso del suo arrivo:
-"Che succede? E' impossibile che la tipa non ha abboccato!"
-"Impossibile ma possibile, quella stronza"
-"Dai amico, ci sono tante altre qua in giro"
-"Forse non hai capito Erik, io la notte la voglio passare con LEI"
-"Che ha di speciale?"
-"E' la prima che mi rifiuta, è troppo orgogliosa, e sinceramente mi piace quando una ragazza fa così"
-"Tu sei abituato a ragazze come Josephine, quelle che la danno via facile, ci scommetto che ti interessa una sfida del genere..."
-"Cavolo quella ragazza!"
Erik guardò l'amico dubbitoso mentre sorrideva ripensando all'incontro con quella nuova ragazza.
Qualunque fosse il suo nome, doveva aver fatto centro.


Spero vi sia piaciuto come breve prologo, la storia mi è venuta in mente qualche ora fa.
La continuerò solo se avrò almeno un po di persone che la seguiranno e delle recensioni positive già da adesso.
Anche se ho scritto poco, comunque un'idea della storia dovrebbe già esserci!
Tra i generi ho aggiunto anche "fantasy" ma non perchè troverete effetti speciali o super poteri, solo per la malattia che in realtà non esiste!
Aspetto vostre recensioni, non siate timidi.:)

-Vanel
 

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Capitolo 2
*** Non odiarmi se ti dimentico ***


                                                                     
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John lo stronzo, Jen la seria
Non odiarmi se ti dimentico _____________________________________________________________________________________________________________________________________________
Leggila ascoltando...
"HeartBreaker" di Demi Lovato o "Parfume" di Britney Spears 



I
n contemporanea alle lamentele dello stronzo con l'amico per il rifiuto, Jen aveva altro su cui lamentarsi.
Il cellulare stava squillando, le era arrivato un messaggio su whatsapp:
Mike, il suo ragazzo, stava amoreggiando con una biondina, era un video.
Jen lo vide e non proferì parola per una manciata di minuti.
Mostrò in silenzio il video a Danila, la sua migliore amica.
-"Jen, vuoi tornare a casa?"
-"No, io...io devo vendicarmi"-Disse mandando giù un altro sorso di vodka.
-"E come credi di farlo? Non fare cazzate!"
-"Prima c'era un ragazzo che ci provava con me, vado da lui, limoniamo un po' e tu ci filmi"
-"Furoi discussione! Non devi abbassarti ai suoi livelli!"
-"Ho detto che lo faccio, tu non mi comandi! Ok?"
-"Hai bevuto troppo, torniamo a casa"
-"Posso fare quello che voglio? La vita è mia! Sei mia amica fino a prova contraria"
-"Jen io...oddio e va bene! Fai questa cazzata! Ma poi non dire che non ti avevo avvertita! Una cosa veloce..."
Jen si dirigeva dallo stronzo che già la guardava con tutta l'aria di uno che voleva vendicarsi per la sua acidità prima.
Volevano vendicarsi.
Accordo perfetto.
-"Sai John, ti va di parlare?"
-"Cambiato idea occhi gialli?"
-"Mmh forse! Ho fatto una...ehm...scommessa con quella ragazza lì, oh quella con i capelli ricci e biondi"
-"Volete fare un threesome? D'accordo"
-"Tri..che? No devi solo baciarmi"
-"Ahahah, io non mi limito a dei baci, se ti bacio potrei dimenticarmi di te"-Restò un po' vago
-"E cosa vuoi?"
-"In camera mia, non appena finisce la festa, abito proprio nella villetta affianco"
-"Scordatelo! Non sono una puttana! Cosa ti costa?"
-"Non intendevo quello, anche se dubitavo che tu fossi d'accordo, i baci non fanno per me bambolina"
-"Non chiamarmi così idiota! Maschilista! Sai che noi ragazze abbiamo dei diritti? E tu li riduci tutti...quelli come te mi fanno schifo!"
-"Parli tu! Ti sembra normale chiedere alla gente di limonare?"
-"E a te di scop..."
-"Ehi, non sei più un'adolescente in calore, o forse lo sei? Non dovrebbe farti strano pronunciare quella parola! Che me ne faccio di un bacio?"
-"Sarò anche molto ubriaca però ho un minimo di buonsenso che mi frena dal darti uno schiaffo"
-"Fai pure"
Jen con l'eleganza di un elefante dentro un negozio di porcellana tornò dall'amica, ancora più furiosa di prima.
John se la rideva, cosa facevano le ragazze pur di baciarlo? Era tutta una maledizione, il bacio che tutte volevano ma che era pericoloso.
Per il momento, Jen era una delle tante ragazze che lo volevano, ma era una questione temporanea.

Mentre John stringeva nella vita una biondina un po' svampita, continuava a guardare quella tigre con cui aveva appena parlato.
Aggressiva, solo per un bacio.
-"John, posso venire nella tua camera stasera? Sai anche se ci siamo appena conosciuti io sento che tu sei quello giusto"
-"No, Simony, stanotte avrò di sicuro delle visite"-Rispose il ragazzo continuando a guardare Jen
-"Non mi chiamo Simony, ma Symphony! Però tu puoi chiamarmi.."
-"Senti, un'altra sera baby, ok?"
-"Va-va bene, John"
Tornando a Jen, guardava continuamente il ragazzo che le aveva appena proibito un bacio.
Non era male come ragazza, ma a lui evidentemente piacevano solo le biondine(e guardava la ragazza che aveva tra le sue braccia).
Stronzo, bastardo, ecco come lo definiva, e da quella sera, avrebbe odiato le biondine.
Ma quello sguardo così fastidioso, la continuava a fissare.
-"Cazzo vuole!?"-Pensò a voce alta
-"Ma chi?"
-"Quello che mi guarda.."
-"Jen gli hai chiesto di baciarti e non sai neanche come si chiama"
Jen restò in silenzio, non le andava di discutere, era già fin troppo scossa dopo quel video.
Le due ore passarono, Jen stava per tornare a casa ma poi lasciò l'amica restando un po' vaga.
Doveva sfogarsi.
Non le importava essere una delle tante galline.
Doveva pagarla Mike.
Bussò alla villetta affianco alla discoteca, proprio la casa del bastardo.
-"Chi si rivede"-Rispose John, voleva fare il figo, ma era sorpreso anche lui.
Jen non rispose ma avanzò.
-"Subito, signorina"
Jen entrò dentro la casa, ma se ne pentì subito.
No, Jen non era la ragazza con cui potevi passare la notte per poi non rivederla più.
Jen era sveglia, intelligente.
Jen non era mai stata una folle, beveva poco, ma quella notte aveva dato i numeri.
Non avrebbe saputo riconoscere neanche i suoi genitori..
-"Calmati, o finirai per rompere le mattonelle"
-"Io cammino come voglio"-Rispose Jen 
-"Nessuna ragazza è mai venuta a casa mia con l'espressione in viso che hai tu! Mi puoi dire che cazzo sei?"
-"Una persona che vuole dimenticare!"-Quasi mormorò, era arrabbiata, ma la sua testa era troppo annebbiata dall'alcool per sapere cosa stesse facendo.
Jen si era seduta sopra il letto di John, stava veramente per commettere quella grande cazzata?
Solo per vendicarsi del suo fidanzato? Vendicarsi di uno stronzo facendosi un altro stronzo?
-"Dimmi Jen, una ragazza così intelligente come ci è arrivata a casa mia?"
-"Come scusa?"
-"Di solite, tutte le tipe che mi ritrovo nel letto, sono gallinette, non ci vuole molto per convincerle, ecco, a questo punto loro sarebbero state già in reggiseno. Sei ubriaca, lo vedo, anche perchè fino a due ore fa non mi avresti neanche dato il tuo numero, che hai fatto?"-Sembrava quasi premuroso, lui, John lo stronzo era premuroso con qualcuno?
-"In effetti non so neanche io perchè sia qui, so solo che voglio dimenticare"
-"Cosa?"
-"Un tradimento, è finito l'interrogotorio...interroga...torio?"
-"Senti Jen, non posso sopportare questa idea..."
Jen non rispose e si distese sul letto.
John si allungò sopra di lei lasciandole qualche bacio sul collo anche se un po' insicuro, per la prima volta lo era.
Jen chiuse gli occhi, Jen si fece scappare qualche parola di troppo, tormentata, era tormentata:"Mike","Mike"
John si bloccò di colpo e si alzò.
Chi era Mike? Lui non di certo.
-"Quindi è lui che ti ha tradita? Che ti ha indotto a bere tanto?"
-"C-cosa? Cosa ho detto?"
-"Abbastanza per farmi capire che non voglio essere usato"
-"Mike mi ha messo le corna, amoreggiava con una..."
-"Ci sei rimasta male?"
-"Che domande! Ovvio che si"
-"Non eri innamorata di lui. L'amore è quando è reciproco, se lui ti avesse amata, beh lo sappiamo tutti...."
-"Tu cosa ne sai dell'amore!?"
-"So che va evitato, ti fa diventare ubriaco a vita, non ragioni più, e finisci a letto con uno sconosciuto.."
-"Hai ragione, ma io...io ero innamorata, e anche lui...sembrava che lo fosse"-Jen stava per piangere
-"E che intenzioni hai? "
-"Io...deve pagarla...
-"Faresti del male soltanto a te stessa venendo a letto con me." Restò vago
-"Come fai a ragionare così lucidamente se sei ubriaco!?"
-"Non sono ubriaco, ma è da tanto che non faccio una conversazione che non parli di tette o...ah scusa, sei una ragazza..."
-"Devi avere amici molto intelligenti allora. E non hai un'amica? Pensi che le possano piacere questi argomenti?"
-"No, le ragazze non diventano mie amiche, con loro ho altri progetti"
-"Fai schifo"
-"Sono sincero, e poi le dimentico tutte"
-"Dunque domani non mi ricorderai"
-"Se voglio"
-"Perchè sei sempre così vago?"
-"Mi piace il mistero, e sia chiaro, io le ragazze non le uso, sono loro che vengono di spontanea volontà da me, la maggior parte delle volte cerchiamo la stessa cosa"
-"E perchè me lo stai dicendo?"
-"Perché io non sono superficiale""
-"Oh wow, ahaha, e lo stai dimostrando ad una stupida ragazza col cuore spezzato e suuuper ubriaca"
-"Non bere mai più, quelle come te l'alcool le rovina"
-"Cosa cerchi tu quando vai a letto con le sconossiute...sconosciute?"
-"Forse la stessa cosa che cercavi tu stasera, ma non ha importanza, qualcuno ti sta cercando"-Disse indicando il cellulare di Jen che squillava.
-"Lei è l'amica della scommessa?"-Chiese leggendo il nome 'Danila' sul display e riconoscendola dalla foto.
-"S..si"
-"Rispondi, devi tornare a casa e dormirci su"
Jen annuì senza troppa convinzione e lasciò un messaggio vocale a Danila.
"Aspettami fuori la discoteca, torniamo a casa"

Jen stava riprendendo le sue cose, si sentì umiliata.
La sensazione di ebrezza data dall'alcool stava svanendo, adesso provava solo vergogna.
Come se fosse stata messa a nudo.
John doveva aver notato il cambio di atteggiamento di Jen, proprio perché si alzò e le disse:
-"Vieni qui, vicino a me"-Jen si avvicinò nonostante non sapeva cosa volesse fare, ma c'era qualcosa che attirava Jen tra le braccia di John, un profumo, un ricordo, una sensazione di protezione.
John voleva baciarla, ma non come faceva con tutte, voleva baciarla solo per sapere che sapore avessero i baci veri, ma John, John non voleva dimenticarla.
John la strinse a se.
Capiva Jen, e capiva anche che quello non era il suo mondo, era come un pesce fuori d'acqua.
Una ragazza per bene che si è rovinata per amore.
Non era stato così dolce con nessuna ragazza.
John le lasciò un tenero bacio sulla fronte per poi sussurrarle delicatamente:-"Stammi bene, non ti dimenticherò, tu non odiarmi"
Jen era confusa, lo guardò per poi ammiccare un piccolo sorriso.
Jen andò via dalla camera, Jen andò via dalla casa.
Non avrebbe perdonato Mike, e dopo quello strano incontro, che forse non si sarebbe mai perdonata, si sentì in balia dell'oblio.
Una ragazza tanto seria finita nel letto dello stronzo John.
Un ragazzo tanto stronzo che aveva trattato con dolcezza la seria Jen.

Di sicuro quel sabato nessuno lo poteva dimenticare, e di sicuro, i due erano destinati a rivedersi.

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Chiarimento linguistico-discorsivo:
Nei discorsi ci sono termini che in Italiano tecnicamente non risultano corretti, però ho pensato fosse opportuno utilizzarli poiché fanno parte del gergo colloquiale ed essendo comunque una storia che parla dei noi (giovani), il discorso può essere reso più realistico solo usandoli.

PS2: In questo capitolo altri errori grammaticali sono dovuti alla pura espressione, ovvero di una ragazza ubriaca che non sempre azzecca le parole. 
 

"Due mondi opposti che però si incontrano.
Uno per follia, uno per abitudine.
John non ha voluto dimenticare Jen, ma Jen con molta probabilità vuole dimenticarlo dopo aver infranto le regole.(O forse vorrà rincontrarlo?)
I fatti narrati sono accaduti tutti sotto i miei occhi, io da narratrice esterna alla storia, ho visto e sentito tutto.
C'è un ragazzo stronzo che è malato di una rara malattia, se ti bacia ti dimentica.
C'è una ragazza seria che è stata tradita, voleva vendicarsi di uno stronzo andando con uno stronzo.
Perchè a volte, l'unico rimedio per curarsi di una malattia è quello di ammalarsi di un'altra.
Per Jen lo stronzo, per John l'amore."


Salve a tutte! Ho deciso di pubblicare subito il primo capitolo, spero di attirare l'attenzione di un po di gente, anche perchè ho tante altre storie da continuare, ma mi sto affezionando anche a questa.
Spero vi stia entrando nel cuore, il significato è tutt'altro che superficiale.
Un bacio e grazie per la lettura,

Vanel-

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Capitolo 3
*** Odi et amo ***


                                                                     
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Lo stronzo e la seria sono tornati.
Perchè un"Ti odio" equivale a dire "Sei uno stronzo, sfacciato, egoista, superbo, ma ti amo"


Buona lettura.



Mattina silenziosa e umida di novembre.
Non era fredda, ma umida.
Il cielo prometteva pioggia, il clima perfetto per i classici lunedì.
Jen, la ragazza dagli occhi color ambra che abbiamo già avuto il piacere di conoscere, esce da casa per andare a scuola, come sempre.
La macchina è dal meccanico, e quindi è costretta a prendere il bus, che non prendeva più ormai da mesi.(In America si può prendere la patente già dai 16 anni)
Resta in piedi, immobile mentre fissava la strada.
Una volta raggiunta la periferia della città, dove si trovava Manchester Grammar School, la sua scuola, l'autobus è costretto a frenare: Un ragazzo aveva attraversato senza guardare la strada.
Jen lo vide subito.
Jen lo riconobbe subito.
Era John, lo stronzo, il ragazzo con cui stava andando a letto per colpa del suo stupido orgoglio.
Capelli scomposti, dal colore strano: In certi momenti apparivano castano chiaro, in altri completamente neri.
Anche lui la riconobbe, la guardò con aria di sfida per poi fare una smorfia, o almeno così sembrava.
Si spostò dalla strada con menefreghismo e superbia, tale da far infuriare l'autista.
Jen era ancora osservata.
John la guardava ancora.
L'autobus ripartì, e squillò il cellulare della seria.
"Amore perdonami, ero ubriaco"-Ennesimo messaggio di Mike nella mattinata.
Jen non voleva proprio perdonarlo, stava solo aspettando il momento di incontrarlo, per sputargli in faccia, così come meritava.
Una volta entrata dentro l'enorme scuola, Jen è travolta da bellissimi occhi azzurri, che però appartenevano allo stronzo di categoria.
Non l'aveva mai visto nella sua scuola, nonostante fosse numerosa ormai i volti li conosceva un po' tutti, e poi a occhio e croce doveva avere la sua età, eppure non condivideva nessuna delle classi con lei.
Si voltò di scatto evitando di incrociare di nuovo il suo sguardo, tutto le ricordava quel sabato maledetto, e la domenica post-sbornia dove avrebbe desiderato nascondersi dentro l'armadio.
John era dietro di lei, e approfittava della confusione per spingerla con le braccia in avanti.
Le stava simpatica quella ragazza, era una tigre, voleva provocarla, vedere come reagiva.
"Vuoi smetterla!?"-Urlò con poca cortesia la ragazza voltandosi.
"Ti da fastidio se ti tocco?"
"Senti, ero ubriaca sabato"
"Perchè sei andata a quel sabato? Io non l'ho nominato"
"Vedo che mi ricordi ancora"
"Non farti film mentali, non sei diversa dalle altre"-Invece si che lo era
"Non mi interessa, e tu fai il St Martin?"
"Sono arrivato a settembre, e sono all'ultimo anno, Jen"
"Anche io mi trovo all'ultimo anno, e ho la fortuna di non condividere con te nessuna classe"
"Stai fingendo, lo vorresti"
"Non mi va di fare tardi, e non toccarmi mai più"
John  non rispose, sorrise e la lasciò andare, mentre Jen di fretta andava in classe.

In classe, andò da Danila, la ragazza che era in discoteca con lei.
"Parlato con Mike?"-Chiese premurosa
"Ancora no, ma ho intenzione di ucciderlo"
"A proposito, sabato, con quel ragazzo.."
"Non è successo niente"-Non aveva intenzione di dirle dell'incontro mattutino.
"Sicura?"-Chiese lei incerta
"Sicura"
Durante la lezione di Biologia, alla porta bussò Mrs Parker:
"Salve, mi scuso per l'interruzione ma devo informarvi che dal 13 al 17 novembre si svolgerà il viaggio per le ECCELLENZE dell'ultimo anno a Berlino, i nomi di questa classe sono: Lullaby Mitchell, Simon Cooper, Patrick Turner e Clara Evans"
"Clara non potrà venire, ha una gamba rotta"-Afferma la sua migliore amica che evidenzia il banco vuoto
"Oh bene, allora c'è posto per Jenessa Green"
Tutti fissano Jen per la grande fortuna che ha avuto, e lei ancora più sbalordita inizia a realizzare che mancano solo 5 giorni alla partenza.
"Partirete insieme alle quattro eccellenze di ogni classe dell'ultimo anno di questo istituto, buongiorno"
La professoressa andò via, e col suono della campanella tutti gli altri si alzarono.
Jen andò nel suo armadietto per prendere il libro di letteratura inglese, ma venne sorpresa da una voce, forse fin troppo piacevole e fastidiosa.
"Così Berlino?"
"Mi stai seguendo!?"-Chiede inacidita lei
"Mi chiedo come, tra tutte queste persone non sia riuscito mai a vederti.."-Stava divagando?
"Cioè?"
"Ci vediamo a Berlino, Jenessa"
"Cosa!? Anche tu? Ma come?"
"Sono il primo della classe, cosa credi"-Disse tutto orgoglioso-"E comunque preparati a qualunque cosa, ti farò capire anche perchè"
"Non ne ho bisogno"-Rispose lei sbattendo la porta dell'armadietto
Jen stava per andarsene, ma John la prese per mano.
John lo stronzo stava trattenendo qualcuno contro la sua volontà.
"Lasciami"
John non rispose, e con delicatezza spinse Jen tra le sue braccia.
La strinse forte per poi immergere il suo naso tra i suoi capelli.
Jen restò immobile, forse sorpresa, forse infastidita.
"Lasciami"-Mormorò infine, ma sembrava tutto purché un ordine, così come era intenzione.
"Lasciami"-Stavolta più decisa si staccò dalle sue braccia.
"Perchè?"-Chiese
"Perchè non lo so neanche io, volevo farlo, e io ottengo ciò che voglio"
"Forse lo so io perchè, non mi hai scopata e vuoi farlo"
"Pensala come vuoi"
"Io...ti...odio"-Ma se non riusciva neanche a dirlo ad alta voce, illusa Jen.
"E pensare che mi ero tanto rassicurato prima che te ne andassi di convincerti a non odiarmi! E comunque...Tra l'odio e l'amore c'è una distanza sottile"
"Non ti facevo tanto riflessivo"
"Ho 10 a tutte le materie, non sono il secchione di turno, mi stai simpatica Jen"
"Tu no"
"Beh, c'è una ragazza che mi aspetta in camera da letto, se permetti"
"Non mi interessa più di tanto, sei tu quello che è entrato nella mia vita in meno di tre giorni senza neanche conoscere il mio cognome!"
"Green. Jenessa Green. Contenta ora?"
Jen stavolta andò via sul serio, ma infondo, infondo lei avrebbe voluto essere trattenuta ancora, circondata dalle sue braccia potenti e dal suo profumo che sapeva di menta.

Jen, mentre aspettava l'autobus, incontrò lui:
Il moro dagli occhi scuri, con lo zaino nero appeso a una spalla, i suoi pantaloni sportivi grigi, e il suo giubbino blu notte.
Era Mike, il famoso Mike.
Lui le sorrideva mentre Jen restò di pietra.
"Io..posso spiegarti"-Cercava di parlare invano lui
"Non farlo"
"Questo vuol dire che mi perdoni?"
"No, questo vuol dire che non c'è bisogno di spiegazioni, è finita, torna da quella troietta che molto probabilmente saprà soddisfarti meglio"
"Non l'ho fatto apposta, non volevo"
"OH MA CERTO! Non volevi! Di certo la tua bocca è capitata CASUALMENTE sulla sua, e immagino che altrettanto casuale sia stato che lei era sulle tue gambe, devo continuare?"
"Io ti amo Jenessa, e so che anche tu.."
"Io non ti amo più"-Non voleva dirgli che lo odiava, quello era un privilegio che solo John poteva permettersi.
Mike andò via, lasciandola sola, affranta, ancora più ferita.
Lei lo amava ancora, ma lui l'aveva tradita.



 




Salve, buona serata!
Sono tornati, Jen la seria e John lo stronzo.
Capitolo con rivelazioni, veramente scottanti!!
John è intelligente, studioso, ma non lo mette in mostra.
E lo stronzo, è anche dolce...
Secondo voi aveva veramente quell'appuntamento...? 
Jen, la seria che finalmente ha avuto il coraggio di parlare a Mike, faccia a faccia.
C'è un legame tra i due, testardi, cocciuti...
Ma le vere cose accadranno tutte in Germania, quando andranno a Berlino!
Se voi avrete ancora la santa pazienza di sopportarmi :') allora ci vediamo lì!

Intanto io mi sto esaurendo: Cosa metto domani? >.< Maledetto clima che varia!
Lasciate una recensioncina se volete {Magariii} a presto <3

 
Vanel-

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Capitolo 4
*** Quare id faciam ***


                                                                     
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"Fammi conoscere meglio me stesso, fammi conoscere i miei limiti, le mie paure, resta con me e vinci questo stupido orgoglio che ci separa"

Buona Lettura.
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Abbiamo una Jen tutta soddisfatta che entra a casa e informa i genitori del viaggio premio.
Abbiamo poi un John, che entra a casa e trova i genitori tutto purché allegri:
"Beh, queste facce?"
"John, la tua malattia non ti permette di portare ogni notte una ragazza dentro casa!"
"Non vi riguarda"
"Certo che si! Sei stato troppo viziato, fin da bambino e adesso sei diventato un ragazzo che.."
"Senti, mamma, non credi che già il peso di non poter baciare mai la ragazza che amo per paura di dimenticarla sia abbastanza? Purtroppo questa malattia bisogna vederla anche dai lati positivi,e  io mi godo l'età mia"
"Tu non hai mai amato nessuna di quelle ragazze, John"-Costatò amaramente la madre
"Non posso amarle"
"Perchè no? I baci non sono tutto! Almeno finché non troveranno una cura.."
"Smettila, io vorrei tanto poter conoscere il sapore dei baci, io non posso, e non posso neanche negare di conoscere questo sapore a una persona, solo per farla stare con me"
"Dovresti invece, almeno faresti male ad una sola persona"
"Non farei mai del male alla persona che amo, e comunque odio parlare con voi di questi argomenti! Vi vergognate di me? Di questa malattia?"
"John"
"E comunque tra cinque giorni vado a Berlino, non mi avrete tra i piedi"
"Il viaggio per le eccellenze?"
"Già, ma voi siete troppo occupati a tener conto alle mie avventure amorose anziché portare attenzione alla mia educazione scolastica"
John sale le scale e sbatte la porta chiudendosi a chiave.
Perchè lo stronzo dobbiamo conoscerlo bene, nasconde tanti segreti, tanti pensieri, parole non dette, e baci non dati.

La seria è euforica ma spaventata allo stesso tempo.
E' sempre stata così prima di una gita scolastica, prima sei felice, poi impaurita.
Poi c'è John, uno dei suoi pensieri.
Lei non si sente pronta a nessuna relazione, ma sa benissimo che con lo stronzo può anche scordarsela.
Lui vuole solo scoparla, non le vuole bene, la sta seducendo a dovere.
"Aimè, ci sta riuscendo"-Sospirò poi lei mentre ordinava meccanicamente la sua camera.
Ma lei era decisa, e doveva stare attenta, poteva ritrovarsi nel letto dello stronzo in pochi secondi una volta in gita.
Quel ragazzo aveva un qualcosa di ammaliante, e lei doveva resistergli.
Già il suo profumo alla menta la catturava.

Poi c'è Mike.
IL suo primo amore, il suo primo fidanzato, la sua prima storia vera.
La passione nella loro relazione negli ultimi tempi era venuta a mancare, lui voleva di più da lei, ma Jen non si sentiva pronta.
Lui l'ha tradita per questo.
Forse, non le ha mai voluto bene davvero.
L'ha sempre presa in giro, sin dall'inizio, perchè lui voleva solo una cosa.
Lei, Jenessa, amava le storie dei film, le storie che leggeva nei romanzi, quelli romantici.
Dove c'era un Darcy cortese e abbagliante ad incantarla.
Dove lei si incarnava in una sveglie a arguta Elizabeth; eppure la vita reale non è mai così.
Forse è nata lei nell'epoca sbagliata.
Magari vivere nella Londra del 1700, oppure quando esisteva ancora l'amor cortese.
Divagava troppo la nostra Jen..
Adesso la conosciamo già un po' meglio, perchè si dice che in base a quello che leggi sei.

Jen non aveva mai incontrato nessuno con le caratteristiche che corrispondevano al suo ragazzo ideale.
O forse, aveva incontrato pochi uomini.
Mike per esempio, era superficiale, solo attratto dall'apparenza.
L'unica cosa che aveva di positivo, era quella che sapeva parlare bene.
Perchè si sa che di questi tempi è difficile trovare persino un ragazzo in grado di esprimersi in maniera corretta.

Era il giono prima del famoso viaggio per le eccellenze, a Danila era a casa di Jen per aiutarla a scegliere dei vestiti per la gita. Avevano passato un pomeriggio tra chiacchiere e risate, finché, calato il sole, Jen non chiese l'aiuto su cosa mettere in valigia a Danila.
"Questo nero è troppo carino!"-Era un vestito nero aderente con dei brillantini. Aveva una particolare scollatura nella schiena ricamata in pizzo.
"Non è esagerato?"
"Ma che scherzi? Avrai di sicuro delle serate in discoteca li!"
"Dani, sono solo cinque giorni"
"E hai detto poco, fidati del mio gusto"
"Dani sei italiana, non francese, tu hai gusto nel cibo!"
"Oh ma sentite questa! Noi italiani abbiamo gusto nella moda più dei francesi!"
"Ma  a mangiare siete dei maestri, e se non ti dispiace..vorrei qualcosa di più sobrio"
"Questo?"-Danila prese in mano un vestito blu notte, aderente nel petto per poi diventare più ampio.
Fortunatamente non era corto, le arrivava alle ginocchia.
"E' bellissimo, non lo ritrovavo più!"
"In valigia allora!"
"E' proprio bello"
"Io devo andare, si è fatto tardi"
"Oh no, di già"
"Eh si, beh divertiti tesoro, ci sarà anche Lullaby"
"Per fortuna"
"Chiamami"
"Certo, ciao Dani"

Mancavano solo 18 ore alla partenza, i nostri due protagonisti avranno tanto da dirsi in soli cinque giorni.
Ognuno conoscerà meglio se stesso
Ognuno alla ricerca della propria necessità.
Del proprio ego, della propria metà.
____________________________________________________________________________

 


Buonasera.
I due, John e Jen nei rietri a casa del tutto differenti.
Capitolo che ci fa conoscere John e Jen.
Lui è riflessivo, cerca l'amore, ma la malattia che ha lo impedisce.
Con l'andare del tempo capiremo anche perchè non riesce ad avere una relazione seria.

Jen, ama leggere, ama l'amore, ama il romanticismo.
Ha incontrato la persona sbagliata (Mike) che le ha fatto cadere le proprie aspettative sull'amore.

Entrambi, sia John che Jen hanno dovuto fare i conti su aspettative distrutte, chi da uno stronzo e chi da una malattia che proibisce un bacio.
Siete pronti a conoscerli meglio nel prossimo capitolo?
Io vi aspetto.
Vanel.

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Capitolo 5
*** In the Clouds - Plane Trip ***


                                                                 
                                                                       
In the Clouds - Plane Trip


________________________________________________________________________
Life is like an airplane ride you might hit some turbulence along the way, but you will still reach your destination.
 

Abbiamo una Jen piena di attenzioni da parte delle amiche e della famiglia per la sua partenza.
Abbiamo un'ora di tempo per salire sull'aereo che porterà i nostri protagonisti a Berlino.
"Ricorda, chiamami sempre"-Supplicò la mamma di Jen
"Si, mamma"-Rispose un po' scocciata.
Alzò lo sguardo e incontrò quello dello stronzo John, anche lui era in orario.
Mrs Parker ordinò alle "eccellenze" di seguirla e di raggiungere la pista di decollo.
"Divertiti, e chiamami"-Gridò la madre di Jen in lontananza, e la figlia si limitò a farle un sorriso, un po' imbarazzata.
"B25"-Mormorò Jen leggendo il numero del suo biglietto
"Ah, non siamo vicine, io ho B18!"-Commentò Lullaby
Salirono a bordo e Jen, che fortunatamente aveva il posto vicino al finestrino, si sedette e si guardò intorno.
"Dove 'sta B26!?"-Voce infastidita, fin troppo conosciuta.
Jen guardò il posto affianco al suo e lesse che effettivamente c'era scritto "B26".
In quel momento mandò tutte le maledizioni possibili alla compagnia aerea per averle dato quel biglietto.
"Si trova qui, John, non alterarti"-Rispose la prof indicando il posto vicino a quello di Jen.
John sorrise divertito per poi, sempre col sorriso stampato dire:"Oh, vicino a Jenessa Green"
Jen si limitò a fare una mezza smorfia.
"Vorrà dire che guarderò il panorama"-Pensò poi
Jen non aveva mai preso un aereo, e infatti, quando decollò, si lasciò scappare un gemito, misto tra la paura e l'ansia.
"Che hai paura?"-Le disse John divertito
"Non ho mai preso un aereo"
"Tranquilla piccola Jen, male che va morirai insieme a me"
"Oh, non vedo l'ora"

Passò un quarto d'ora, e John continuava a fissare ininterrottamente Jen leggere.
La ragazza, sentendosi osservata e alterata, chiuse il libro di scatto per poi rivolgersi a John. 
"Hai intenzione di continuare così per tutto il viaggio!?"
"Sembravi così presa, non so che fare"
"Non guardare me"
"Nervosetta eh? Allora è proprio un vizio tuo!"
"Essere fissati non mi sembra tanto piacevole"
"Se vieni fissata da uno come me si"
"Oh ma sentiamo, e chi saresti tu?"
"John Bell, al tuo completo servizio"
Jen tornò a leggere e fortunatamente John iniziò a guardare altro.

Dopo mezz'ora dal viaggio, sia Jen che John chiusero gli occhi un po' stanchi.
Jen involontariamente aveva poggiato la testa sulla spalla dello stronzo John.
Di sicuro, il suo, non sarà un risveglio piacevole.
John fu il primo a svegliarsi, e passò una mano sulla spalla di Jenessa con un fare divertito, mentre la ragazza era proprio crollata.
"Hai fatto conquiste John!"-Disse un amico divertito dalla scena
Jen, venne svegliata da quelle parole, e il suo sesto senso diceva che la riguardavano.
Non appena aprii gli occhi e realizzò di essere abbracciata dallo stronzo John e di avere mille occhi puntati addosso, si staccò da John e gli disse:"Sei un porco, come hai osato toccarmi!"
"Tu ti sei allungata su di me, volevo rendermi più comodo"
Jen non amava dare spettacolo ragion per cui lasciò "volare" la questione, che stava raggiungendo quote altissime.
Questione di minuti e si accorse che alcuni bottoni della sua camicia si erano sbottonati lasciando un po' troppo scoperto.
Si ricoprì ancora più imbarazzata.
"Deve aver visto tutto mentre dormivo"-Pensò-"Oppure è stato lui stesso a sbottonarli!"

Fortunatamente il viaggio aereo terminò e Jen scese più sollevata che mai.
"I biglietti valgono anche per il ritorno"-Informò la professoressa
"Fantastico"-Costatò sarcasticamente Jen
"Jen, ma che avete fatto tu e quel Bell?"
"NIENTE! Perchè?"-Rispose un po' alterata la povera Jen
"No, perchè alcuni dicevano che vi siete abbracciati.."
"Assolutamente no"

La conversazione al quanto imbarazzante venne interrotta dall'avviso della professoressa:"Adesso andiamo all'hotel, salite sopra l'autobus che viene!"
"Mi metto vicino a te, stavolta"
"Si tranquilla"-Rispose Lullaby sorridendo e guardando John.
La stava fissando, ancora.
"Comunque John  Bell ti fissa, è molto carino sai?"
"Non mi interessa"
"Beh lui ti guarda.."
"Ma la vuoi smettere? Per favore!"
"Se non ti piace devi almeno stuzzicarlo un po'! So che tu non sei tipo, però stasera mettiti uno dei più bei vestiti che hai, poi un bel trucco, bella acconciatura e vedrai! Solo per stuzzicarlo!"
"Non lo farò mai"-Rispose fredda e seria
"Oh Jen! Non ti si può dire nulla, scherzavo.."

E intanto arrivò l'autobus.
Ore 18:00.
 
_____________________________________________________________________________________________________________________________________


Povera la nostra Jen!
Che viaggio aereo...
Abbiamo un John Bell tutto figo che si diverte, ma perchè fissa sempre Jen??
Ehh, in quante sono pro il piano di Lullaby?
La nostra Jen, sempre consapevole, si farà nuovamente vincere dalla sua metà infantile o farà predominare il suo lato maturo?
Lo scopriremo nel prossimo capitolo!
Lasciatemi una recensione, e ditemi cosa ne pensate! 
Un bacio e buon sabato sera (yn)

Vanel.-

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Capitolo 6
*** I hope you dance ***


                                     
        
    
          
            
               I hope you dance

 
 Living might mean taking chances but they're worth taking
Loving might be a mistake but it's worth making
Don't let some hell bent heart leave you bitter


 
Non appena Jen arrivo in camera si lasciò cadere sul letto aspettando l'arrivo di Lullaby che era scesa nella hall per reclamare il guasto del phon.
Era solo mezz'ora che erano arrivati nel "Broadway" -l'hotel scelto con molta attenzione dai professori- ma fortunatamente la consegna delle chiavi fu piuttosto veloce, e Jen a sua fortuna notò che John era a 3 piani di distanza da lei.
Lullaby entrò come una furia in camera, Jen pensava che c'entrasse il phon, ma non era così.
"Acque pericolose amica, ti stai cacciando in acque pericolose!"
"Eh?"-Chiese Jen infastidita
"Sai che voci vanno in giro? Mi ha detto Leonard del V F che John, hai capito bene, quel John lì, abbia fatto a cambio con il suo biglietto aereo per stare vicino a te!"
Jen restò sbigottita.
"E' impossibile! Sembrava non esserne a conoscenza.."
"Oh tesoro, John è anche un bravo attore oltre ad essere un bel ragazzo..."
"Che diamine vuole da me?"-Si chiese Jen 
"Se non lo sai tu, quello è un tipo da cui devi stare lontana, dopo Mike..."
"Zitta, zitta! Non voglio sentire il suo nome!"
"Okay tesoro, comunque ti conviene chiarire con quel John, però fossi in te approfitterei della situazione.."
"Ma se prima mi hai definito in balia delle acque pericolose!"-Disse Jen cercando di non alzare il tono di voce
"Beh si, ma se vuoi una piccola avventura..."
Jen si buttò con la faccia rivolta sul cuscino "Vuole solo scoparmi" pensò tra di se.
Era tutto così strano da quando aveva incontrato quel maledetto ragazzo.
Lei era una ragazza che non cercava problemi, aveva una vita tranquilla.
Non era il tipo di John Bell, lui si limitava a frequentare le ragazze barbie, e di sicuro Jen non le invidiava vista l'importanza che ricevevano le barbie dopo aver accontentato Bell.
"Vuole solo scoparmi"-Pensò più allarmata-"Lo vuole fare solo perchè non mi ha scopata quel sabato!"
Iniziava a farsi mille paranoie mente Lullaby a differenza sua si preparava per la serata.
"Che ti metti stasera?"
"Un paio di jeans"-Rispose Jen con totale indifferenza.
Era a conoscenza che Danila la stava maledicendo dall'altra parte del mondo per non aver ascoltato il suo consiglio su cosa indossare.
"E questo?"-Chiese Lullaby con in mano il vestito che scelse proprio Danila.
"Oh, credo che non lo metterò"
"Ma devi! Stasera tutte le ragazze faranno sfida per essere più belle possibili, tu sarai l'unica con i jeans!"
"Non   mi    interessa!"-Disse Jen
"Fallo, ti truccherò io! Hai dei meravigliosi occhi color ambra...ti donerebbe tanto.."
"No"-sentenziò Jen-"Non voglio fare colpo su nessuno"
"E' per quel Bell? Oh Jen! Lo devi stuzzicare ma anche fargli capire di che pasta sei fatta, tu non sei come le puttanelle che frequenta lui, fallo rosicare"
Le parole di Lullaby parono convincere Jen che le sorrise.
"E va bene, a patto che sia tu a truccarmi!"
"Affare fatto!"

Le due scesero con molti minuti di ritardo rispetto all'orario stabilito dai docenti, ma Mrs Parker sembrò guardare Jen e Lullaby con tale cordialità da tranquillizzare le due.
"Che belle questa sera"-Esclamò
Ed aveva ragione, Lullaby raccolse i suoi splendidi capelli biondi in una treccia a spina di pesce e indossò un abito verde aderente alla vita e pieno di perline.
Poi c'era Jen, era raro trovarla così truccata, però era bellissima.
I capelli castani furono lasciati sciolti e ribelli, ma le donavano.
Il suo vestito, come aveva già presunto Danila, le stava d'incanto, e le scarpe col tacco le davano quel tocco di raffinatezza che sembrava farla apparire superiore a tutte le altre.
Le due si avvicinarono al tavolo riservato agli studenti, c'erano i due ragazzi della classe di Jen e Lullaby, Patrick e Simon:
"Wow!"-Esclamarono
Jen si fece scappare un sorriso, ma svanì immediatamente quando vide John e la sua compagnia.
Eccolo lo stronzo.
Ma come faceva ad essere così affascinate?
Difficile dirlo, camicia bianca aderente, pantaloni chiari e profumo intenso, come sempre.
Guardò Jen, sembrò restare a bocca aperta, ma Jen restò impassibile, di sicuro non era una novità vedere belle ragazze.
"John, guarda quelle!"- Urlò l'amico, un altro amico dello stronzo.
Inizialmente Jen si stava allarmando, stava parlando si lei e Lullaby!?
Ma capii subito che non era così: C'erano due bionde, una di loro aveva un vestito rosso aderente, mentre l'altra un vestito nero in pizzo, cortissimo.
"Andiamoci a parlare"-Consigliò l'amico
John iniziò a parlarle in maniera così persuasiva e incantevole.
Jen si sentì ferita, e confusa.
Stava solo giocando con lei, e odiava quei comportamenti infantili.
John però andò via subito lasciando la conversazione al suo amico.
Jen restò in piedi e si guardava in torno mentre sentiva il profumo si John circondarla sempre di più.
"Ciao"-Era la sua voce
"Come? Ce l'hai con me?"-Chiese Jen confusa, sie era fatta trasportare troppo dall'invitante aroma.
"E con chi? Pensavo fossi sveglia"
"Lo sono"-Rispose Jen guardandolo in cagnesco.
"Calma"
"Perchè sei venuto a parlarmi?"-Chiese Jen stavolta con tono più calmo e disinvolto
"Veramente non lo so"-Rispose lui divertito
A quel punto Jen fece segno a John di allontanarsi dalla tavola che si stava riempiendo di gente che conoscevano, così si spostarono dove altri non potessero ascoltare.
"E perchè hai scambiato il biglietto aereo con quello del V F!?"
"Ah l'hai scoperto, avevi ragione, sei sveglia..."
"Non cambiare discorso, rispondimi, perchè?"-Chiese impaziente
"E' lunga da spiegare, accontentati di un 'ti volevo conoscere meglio'"
"In che senso accontentati? Non ha senso!"
"Tra poco si cena, parliamone dopo, forse"
"Tranquillo, sono sicura che dopo sarai impegnato a limonare con quella biondina, ah no, tu non limoni, scopi solo la gente!"
"Perchè sei arrabbiata?"
"Perchè tu mi credi come le puttanelle che frequenti o con cui hai appena parlato! Non mi scoperai se è ciò che vuoi, e altro che conoscermi meglio! Mi sono ritrovata tra le tue braccia, altra coincidenza? Lo stai facendo solo perchè quella sera.."
"Non voglio scoparti!"-Secco e tagliente, John fermò le sue parole.
"Se avessi voluto scoparti, quel sabato non ti avrei rimandata a casa, e credimi, sei la prima ragazza che entra nella mia stanza e che esce...esce e io non la dimentico"
"Cosa significa?"-Chiese Jen con un filo di voce
"Non lo so, non voglio rovinarmi la serata, lo so, tu mi reputi uno stronzo, ma non lo sono. Non mi conosci"
"E' vero, non ti conosco, ma conosco le tue storie"
"E cosa dicono di me?"-Chiese John all'apparenza più calmo e amichevole
"Che non ti ricordi neanche di una ragazza con cui sei stato a letto, tutte ti maledicono, tu le illudi"
"Confermo, però non le illudo, una che viene nel mio letto dovrebbe sapere che non pretendo nulla di serio, dato che le dimentico poi.."
"Ma il tuo letto è maledetto? Chi ci entra finisce per scomparire dalla tua mente!"-Disse divertita Jen, si stava lasciando andare.
John scoppiò a ridere per poi sorridere.
"Diventiamo amici Jen, se quella sera ti ho mandata a casa, è perchè non volevo dimenticarti. 
Non so neanche il perchè, però mi sembri diversa dalle altre"
"Va bene, siamo amici John"
"Sei la prima ragazza con cui divento amico, e lascia che ti spieghi una cosa, ho voluto conoscerti perchè sei l'unica che non ho dimenticato tra tutte quelle che sono venute a letto con me"
"Sorprendente, comunque sia io non sono venuta a letto con te. "-Rispose Jen facendosi sfuggire un sorriso
"E comunque non riuscirò mai a spiegarmi se i tuoi occhi sono gialli.."
"Gialli? Sono color ambra! Andiamo a mangiare John..."

Durante la cena Jen era quasi incredula che proprio lui, il ragazzo da cui tutte volevano un bacio, la voleva come amica.
Non capiva se dicesse così poichè non era il suo tipo, o semplicemente perchè non era interessato a lei.
Optò per la prima.
John almeno, aveva smesso di guardarla, ma Jen si sentiva lo stesso osservata, fece cadere per tre volte la forchetta.
"Ti vedo distratta"-Costatò Lullaby-"Comunque la prof mi ha fatto sapere che ha affittato una stanza! Stasera festa!"
"Addirittura?"-Chiese Jen
"Oh si! Menomale che non ti sei messa i jeans!"
"E' obbligatoria la partecipazione?"-Chiese Jen ricordando dove era andata a finire dopo l'ultima festa
"Beh, fallo per me! Non posso andarci sola!"
Jen non osò esitare, e quindi accettò.
Dopo cena Jen tornò nella stanza per darsi una rinfrescata, mentre Lullaby aspettava solo lei per poter andare alla "discoteca" dell'hotel.

Jen era ferma a guardare il suo riflesso nello specchio.
"Prima vuoi scoparmi, mi hai chiamata bimba, adesso vuoi essere mio amico. Mi stai facendo impazzire! Quale sarà la tua prossima mossa Joh Bell? Beh...io so già qual è la mia."-Disse ad alta voce senza distogliere il suo sguardo.
"Ti odio"-Concluse poi e uscì.

"Finalmente! Dai andiamo, dobbiamo divertirci"-Esclamò Lullaby tutta esaltata
"Dipende"-Rispose Jen un po' vaga.
Non appena entrò vide subito John con attorno delle belle ragazze, due erano della sua classe, una non la conosceva.
"Non lo sopporto"-Esclamò Jen senza ricevere risposta.
John posò gli occhi su di lei come se l'avesse vista la prima volta.
Sembrava sorpreso, ammagliato, Jen si sentiva maledettamente in imbarazzo.
Congedò le tre galline che aveva intorno e arrivò da lei.
"Jen, balli? Stavolta non dirmi che ballerai da sola"-Chiese mostrando il suo miglior sorriso
"Se prometti di non continuare a fissarmi ci sto"
John le prese la mano.
Jen tremò, e John non dava impressione di restare impassibile.



 
Buonasera :)
Non ho note da aggiungere, solo che i prossimi capitoli saranno belli carichi di emozioni!
Non sarà la classica storia :) spero di non deludere/aver deluso nessuno!
Grazie di cuore a tutti voi che avete aggiunto la storia alle seguite...un bacio grande!
Vanel.-

{Piccolo saluto alla storia gemella: Nessun'altra come lei}

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Capitolo 7
*** Nella mente, nel cuore ***


 


Posò delicatamente le sue morbidi mani nei fianchi di Jen, mentre lei non riusciva a lasciarsi andare, era tesa.
Non poggiò la sua testa sul petto di John, ma lo guardò dritto negli occhi.
Aveva dei bellissimi occhi, non poteva negarlo.
Già nel loro primo incontro se ne era resa conto.
Lui ricambiava lo sguardo, ma a differenza sua non era agitato, sembrava tranquillo e quasi felice.
"Dimmi un po', Jen, per essere arrivata in questo viaggio devi cavartela piuttosto bene a scuola. Dopo il liceo cosa vorrai fare?"
"Ho inviato la mia domanda all'università di Yale. Tu?"
"Veramente devo ancora pensarci"
"Cosa ti piace?"
"Ho il massimo dei voti in tutte le materie, mi piace tutto Jen"
"Sono contenta per te"
"Adesso i tuoi occhi sono gialli"-Sussurrò John avvicinandosi all'orecchio di Jen.
Quel contatto la fece sussultare.
Si allontanò da John, intuendo presto le sue premature intuizioni.
"Non mi va più di ballare"-Disse Jen allontanandosi
"Non farlo, non voglio spaventarti"-Disse John toccandosi la nuca
"Non mi spaventi John, è solo che...non mi va"
"La canzone non è ancora finita"-Costatò John dispiaciuto
"Per me si..."
"Promise me that you'll give faith a fighting chance 
And when you get the choice to sit it out or dance..."
-Iniziò John restando a ritmo della canzone.
Jen restò immobile.
La sua voce era forse una delle più belle che avesse mai sentito.
Era sensuale sì, ma dentro nascondeva tutta quella dolcezza che John non mostrava mai.
Jen sorrise addolcita e gli tese la mano.
"Solo per questa volta, John Bell"-Jen fece si che la sua testa toccasse il petto di John, sentiva i suoi battiti, anche lui aveva un cuore.
"Ti è piaciuta la mia interpretazione canora?"-Chiese John,
"Sì, sei stato bravo"
"Tu sai cantare?"
"Veramente no, adesso zitto, goditi...la canzone"-Jen abbassò il tono di voce nell'ultima parola, come se fosse così appagata e rilassata dopo tanto.
"Ai tuoi ordini occhi gialli"

"Ehm, posso avere l'onore?"-Era Patrick, un amico di Jen che condivideva con le diverse classi.
Aveva il classico capello rosso e le classiche lentiggini.
Occhi scuri, genio in tutte le materie ma anche popolare nella scuola.
"Sta ballando con me"-Rispose John facendo notare il suo tono scocciato
La canzone terminò.
Adesso era Jen a decidere.
"Facciamo dopo, John? Va bene?"-Chiese Jen con tanta dolcezza nei confronti di un ragazzo che diceva di odiare
"Okay, fa come...vuoi"-Rispose John col tono più basso, quasi infelice.
Patrick prese la mano di Jen e si avvicinò al suo orecchio.
" Te lo dico perchè sei mia amica e sai che ti voglio bene. Ma sai chi è lui? E' John Bell!"-Sussurrò al suo orecchio cercando di essere più silenzioso possibile
"Ho avuto modo di conoscerlo già..."
"Conosci la sua fama? Non credo Jen! Si è portato a letto già mezza scuola da settembre, poi tutte le ragazze le ha rimandate a casa, nessuna chiamata, nessun messaggio, inventava di dimenticarle!"
"Conosco anche la sua 'fama', pensi che voglia fare lo stesso con me? Ti sbagli"
"Non mi sbaglio invece, prima ha cambiato posto all'aereo, poi vi ho visti appartati a cena, e adesso...Jen ho paura della sua prossima mossa! Devo almeno metterti all'allerta"
"Quando ci hai visti appartati, non ho fatto altro che spiegare le mie intenzioni, non mi scoperà, ha capito che non può farlo"
"Ti ubriacherai e in men che non si dica finirai nel suo letto! Diventerai come loro, come quelle la!"-Disse indicando le bionde con i vestiti super corti.
Jen si sentì profondamente offesa e si distaccò da Patrick dandogli uno spintone.
"Non sono una sgualdrina! Se sei mio amico sapresti che non sono così stupida!"
La sua scenata attirò l'attenzione degli studenti più vicini, mentre Peter cercava di ricomporsi.
"Ti voglio bene Jen! Lo faccio solo per te"
"Allora non farlo!"-Ringhiò lei.
Non appena si voltò capii che aveva dietro John, sembrava quasi preoccupato.
"Cosa ti ha fatto? Devo dargli una le..."

"Non ha fatto nulla, mi ha soltanto messa in allerta"
"E' per me immagino"
"Sì"
"Bene, se ti ha dato della...squillo lo vado a pestare"
"Stai fermo qui! Non ho bisogno di essere difesa da te! Non ho bisogno di essere difesa da nessuno!"
"E' che non voglio che tu abbia una nominata sbagliata a causa mia...tutto qui"
"Se anche fosse non sarei la prima"
"La prima di cui mi darebbe fastidio, sì"-Disse John serio.
"Vado a bere"-Sentenziò Jen.
Era troppo confusa.
Perchè doveva difenderla? Perchè era diversa dalle altre?
Perchè lei aveva difeso John? 
Tutte le domande che le frullavano nella testa sembravano non avere risposta, andò dal barista ed ordinò della vodka lemon.
Non era da lei neanche bere per non pensare ai problemi.
Lei affrontava ogni cosa.
Mentre era intenzionata a prendere il bicchiere, arrivò John.
Buttò via il bicchiere prima che Jen potesse berlo.
"Ma sei impazzito!?"-Gridò Jen guardando tutti i pezzi di vetro e la vodka versata a terra.
"Quello stronzo! Ti aveva messo qualcosa dentro!"
"Cosa intendi ragazzo!? Ti ha dato volta il cervello!? La ragazza mi ah chiesto di metterle dello zucchero!"-Esclamò il barista furioso
"Zucchero?"-John si rivolse a Jen
"Sì! E' una cosa che faccio spesso! Non avresti dovuto!"-Disse Jen, voleva mostrarsi autoritaria, ma non sembrava per niente dispiaciuta.
"Miss Green e Mr Bell! Che diamine avete combinato?"-Esclamò Mrs Parker
"Io non posso rimetterci i bicchieri!"-Sentenziò il barista, visibilmente più calmo alla vista di Mrs Parker
"Fuori! Tutti e due, la serata per voi finisce qui! In camera vostra."-Anche mrs Parker con difficoltà riusciva ad essere autoritaria, non lo dava a vedere ma si stava divertendo.
Aveva all'incirca una quarantina di anni, e voci di corridoio dicevano che avesse una relazione con Mr Leather, guarda caso era in gita...
"Ma non è giusto!"-Esclamò la folla, molti amici di John
"Mrs Parker senza John  Bell che festa è!"
Ma i docenti furono tutti d'accordo, e cacciarono per quella sera sia Jen che John.
"Immagino che adesso mi odierai davvero"-Esclamò John una volta fuori la stanza-"Ma sei proprio strana, lo zucchero nella vodka!"-E scoppiò a ridere
"E pensare che volevo...dirti che non ti odiavo! Ma è impossibile.
No, non sono arrabbiata con te, sono solo sorpresa"
"Beh, molti baristi lo fanno, non potevo permettere che ti drogassero, con chi avrei ballato?"
"Hai tante ragazze con cui ballare"
"Si, ma...con te è diverso"
"Perchè non mi hai dimenticata?"-Chiese Jen incrociando le braccia
"Sì, mi diverti. Sei l'unica ragazza che mi odia e che mi fulminerebbe con lo sguardo. Sai, a volte ripenso a quella sera..."
"Lascia perdere, ero sbronza"
"Non quella parte Jen! Quando ti avevo chiesto di ballare, tu non conoscevi la mia fama ma già mi odiavi. Eri una tigre, mi hai cacciato dalla tua vita prima che potessi entrare."
"L'ho fatto per proteggermi, io non sono molto brava con i ragazzi, e poi in quella parte della sera ero ancora fidanzata..."
"C'era una biondina quella sera, l'avevo presa tra le braccia per vedere la tua reazione. Eri incazzata forte!"
"Oh ma non per gelosia! Odiavo le biondine quella sera, il mio ex mi aveva tradito con una bionda..."
"Sì, quel Mike. "
"E comunque sei stato un vero stronzo John. Ti chiedevo solo un bacio e tu invece..."
John si avvicinò a Jen facendole terminare il discorso prima del previsto.
"Non potevo baciarti Jen, non potrò farlo mai"
"Perchè? Scopi solo John?"-Chiese Jen dando una pacca scherzosa sulla spalla
"Avevi ragione, con i ragazzi non ci sai fare, sei una vera stronza"-Sentenziò John per poi sorridere, non voleva offenderla.
"Sai John, è vero che quella sera sono venuta in camera tua, ma io sono estremamente convinta che non sarei arrivata fino in fondo! Non mi sarei fatta sbattere dal primo ragazzo anche se brilla, pensa che neanche Mike ha avuto questo privilegio..."-Jen sorrise, ma poi si accorse di ciò che aveva detto spalancando gli occhi.
"Sei vergine?"-Chiese divertito John
"Non ti riguarda!"-Esclamò Jen guardandolo in cagnesco
"Ti giuro, sei la prima del St Martin che conosco ed è vergine!"
"Non mi interessano le tue statistiche..."
Jen andò a chiamare l'ascensore sempre più convinta di terminare la conversazione.
"Ehi aspetta"-Disse John per poi prenderle un braccio
"Vuoi fare qualche battutina sulla mia verginità?"
"In un certo senso anche io sarei vergine"-Disse John cercando di apparire più serio possibile
"Si come no, ciao!"-Esclamò Jen guardando in alto.
Entrò dentro l'ascensore, ma John mise il piede tra le porte automatiche facendole aprire nuovamente.
"Che vuoi?"
"Dico sul serio, non ricordo nessuna!"
"A me cosa interessa!?"
"Ricordo te"
Le porte dell'ascensore si chiusero, e questa volta John non fece nulla per fermarle.

Dentro l'ascensore, abbiamo una Jen con mille pensierii per la testa.
Cerca di decifrare le risposte di John, cerca di capire il perchè di quella reazione.
Era sempre vago nelle risposte, e sembrava così ostinato a farle capire che non l'aveva dimenticata.
Jen queste cose non le capiva, era tutto normale per lei.
Per John no.
Quella sera avrebbe voluto baciare Jen per dimenticarla.
Pensava che con lei sarebbe successo qualcosa, ma lei meritava di meglio.
La vedeva diversa dalle altre, si lo era.
.




 
Buonasera mie care lettricfi ^-^ A me questo capitolo mi ha riempito di emozioni, non so voi..
Spero tanto che da questa storia possa nascere qualcosa di nuovo anche per me...
Vi piacciono questi due? Strani eh?
Da me diluvia D: e da voi che tempo fa?
Ma comunque, la pioggia fa a mia musa ispiratrice quindi *--*
Il capitolo era un po' lunmghino...ma non mi andava di spezzettarlo quindi xD spero vi sia piaciuto <3
Bacionii!

-Vanel

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Capitolo 8
*** Carezze Proibite ***


                                                                                
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Carezze Proibite

Quell’attimo che c’era stato tra noi, fragile ed esile, si spezzò.
Era tutto finito.
Non sarebbe servito a niente domandarsi cosa volesse dirmi.
Gli attimi, una volta persi, non si
ritrovano.
Sono persi per sempre.



John si sentiva affranto.
L'unica ragazza che voleva, lo odiava.
Rientrò senza l'autorizzazione di nessuno dentro la sala e iniziò a bere vodka e liquore, nessuno badava a lui.
"John, giusto?"-Si sentì poi chiedere, era ubriaco fradicio, ma l'aveva riconosciuta subito, era la bionda che aveva conosciuto appena.
"Oh si, Helena?"
"No, Clare...mi offri qualcosa?"
"Potrei offrirti qualcosa sopra...in camera"
"Allettante"
John la prese per un braccio e la portò in camera.
Clare non si fece problemi e si spogliò non appena John aprì la porta.

La mattina dopo, John si svegliò cercando di ricollegare gli avvenimenti della serata scorsa.
"Jen NO!"-Gridò poi, era convinto di essere andato a letto con lei.
Non appena vide una biondina si calmò, e iniziò a pensare a che scusa inventarti per mandarla in camera senza dover pronunciare il suo nome, che ovviamente, non ricordava.
"Che bello ieri sera, è stato bellissimo"-Mormorò la bionda
"Si, ma adesso dovresti uscire"
"Cosa? Ma ci vediamo a colazione, giusto? Mi devi dare il tuo nu..."
"Calmati, ragazza. Non voglio niente di serio da te"
Clare si alzò di scatto e si rivestì.
"Sei un figlio di puttana!"-Urlò
John andò in bagno e si fece la doccia.
Ormai ci era abituato, ma questa volta si sentiva in colpa.
Come se avesse tradito qualcuno.
Come se avesse tradito Jen.
Si sentiva una merda, non riusciva a concepire come potesse esser condizionato in tal modo da una ragazzina dagli occhi gialli.
Lui era sempre indipendente, da tutto e da tutti.
Faceva ciò che voleva, ma adesso era diverso.


Due piani più sopra anche occhi gialli si svegliava.
Jen era avvolta da candide e morbide coperte, erano quelle dell'hotel.
La sveglia del cellulare segnava le sette, ma nè Jen nè Lullaby riuscivano a svegliarsi.
Lullaby era tornata molto più tardi rispetto a Jen.
Infondo, essere stata cacciata dalla festa si era rivelata una fortuna visto che tra meno di due ore avrebbero dovuto fare il tour di Berlino.
"Che sonno.."-Sentenziò Jen, ancora con gli occhi chiusi
"Mmm"-La risposta di Lullaby
"Io vado...aa...a farmi una doccia"-Esclamò poi Jen sbadigliando.
L'acqua calda la fece svegliare in maniera dolce, ma poi ricordò la sera prima.
Aveva fatto sapere a John che era vergine.
Si era arrabbiata con lui.
Ma lei proprio non lo capiva!
Le sue parole sembravano dolci confessioni.
La parte romantica di se si sarebbe sciolta.
Ma la sua parte diffidente comandava e le diceva di non fidarsi, il suo obiettivo era uno solo.
Ma si sentiva lo stesso in colpa, nonostante si dava delle ragioni riguardo il suo comportamento.
L'aveva trattato male, e infondo lui voleva solo proteggerla.
Lasciò all'acqua calda il compito di rinfrescarle le idee, anche se era una contraddizione, funzionava.

A colazione, Jen vide la bionda della scorsa sera furiosa, mentre discuteva con la sua amica.
Non capiva cosa le diceva, parlava tedesco.
Poi vide John.
E poi più nessuno.
Si era preparata uno pseudo discorso durante la doccia, del tipo:"Scusa se ieri ti ho trattato male, ma volevo solo proteggermi dalla tua protezione"
No, no! Non funzionava.
Doveva passare al piano B: fare finta di nulla.
Ma John non sembrava d'accordo.
Prese posto proprio davanti Jen.
Faccia a faccia.
Sguardo nello sguardo.
John aveva il viso affranto, sembrava lui in vena di scuse.
"Buongiorno"-Disse poi lui rompendo il ghiaccio
"Buon...buongiorno John"-Mormorò Jen
Nessuno dei due parlò.
Jen parlava con Lullaby mentre John con Eric.

La giornata sembrava destinata ad andare così, ma poi Jen si fece coraggio.
Non appena John si alzò dalla tavola Jen lo seguì.
Andò davanti l'ascensore.
"John"-Disse lei
Lui si girò mentre chiamava l'ascensore.
"Senti io..ieri"-Continuò Jen
John le mise il suo dito sopra le labbra.
"Shh, shh, va tutto bene"
Si avvicinò a lei, mentre il suo dito le sfiorava le labbra, come per sapere di ogni dettaglio su di loro.
Jen non lo bloccò, era quasi paralizzata.
Il suo cuore batteva irregolare, veloce, non riusciva quasi a respirare.
John si avvicinò al dito sulle sue labbra, come per baciarlo.
Jen gli prese il dito e lo allontanò, ma la distanza tra i loro corpi era la stessa.
Iniziò a respirare faticosamente, come se avesse corso per ore.
Si vergognava da morire.
Chissà cosa avrebbe pensato lui.
Aveva messo in mostra le sue debolezze.

Jen salì sopra l'ascensore insieme a John, nessuno dei due parlò.
Si lanciavano degli sguardi, ma entrambi sembravano imbarazzati.
John scese al suo piano.
Prima ancora che l'ascensore potesse chiudersi, dalle scale comparve Clare.
"Ho avvertito la mia amica Loreel di quanto sei stronzo, così lei non potrai scopartela come hai fatto con me ieri sera!"
Una frase, troppe cose.
John guardò affranto Jen prima che l'ascensore potesse chiudersi.
Sembrava sconvolta.
Lo era.
Le porte si chiusero.

John spinse Clare (ovviamente con poca forza) che non lo lasciava passare e iniziò a salire le scale, una per una.
Arrivò al quarto piano col fiatone e Jen era appena uscita dall'ascensore.
"Aspetta Jen! Posso spiegarti"-Disse lui raggiungendola
"Lasciami"-Sentenziò Jen
"No aspetta, è stato perchè..."
"Tu non devi spiegarmi niente, puoi portarti a letto chi vuoi"
Quelle parole glaciarono anche John.
Non le importava niente?
Non aveva i torti, non era il suo fidanzato, non era nessuno.
"E adesso se permetti, lasciami andare"
Jen andò avanti senza guardarlo, e lui si sentì sprofondare.
L'aveva ignorato.

Jen entrò in stanza e scoppiò a piangere.
Fanculo quello stronzo!
Cosa poteva aspettarsi?
Di essere diversa dalle altre!? Che stupidaggini!
Per lui erano tutte uguali, lui voleva solo scoparsele.
Con lei, con Jenessa Green non ci sarebbe mai riuscito.
Era solo uno stronzo.
Per lei non esisteva più.
Per lei era come un fantasma.
Eppure stava piangendo proprio per lui, per lui.








Nuovo Capitolo, che ne dite?
Volevo chiarirvi un po' le idee!
John non ricorda la ragazza con cui passa la notte perchè la bacia, e la sua malattia dice proprio che con il contatto delle labbra il ricordo svanisce!
Però John ricorda che ci ha passato la notte, ma non ricorda la persona con cui l'ha passata.:)
Spero di essermi spiegata!
Piccolo FAQ: John non ha mai baciato Jen, se andate a rileggere meglio il primo capitolo, capite che l'ha baciata sul collo, e dice di non averla dimenticata poiché lei è stata la prima ragazza che non ha voluto dimenticare! Infatti non l'ha baciata...

Grazie a tutti voi per aver aggiunto questa storia alle preferite, spero tanto di riuscire a compensare la vostra fiducia.<3

Vanel-

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Capitolo 9
*** Sogni a quattro stagioni ***


Da quanto ho potuto leggere o udire di racconti e storie vissute,
la strada del vero amore non è mai piana.

William Shakespeare, Sogno di una notte di mezza estate
 








Difficile dire chi stava peggio.
John si sentiva un straccio.
Ma voleva porre fine alle sue stupidaggini.
Per la prima volta decise di fare il serio.
Lui, John Bell voleva fare il serio.

Jen si aggiustò la faccia cercando di rimediare alle lacrime.
Non appena arrivò alla hall, vide che fortunatamente c'era Lullaby.
"Dove ti eri cacciata?"-Le chiese
"In camera...dove andiamo?"
"Tour di Berlino! Lato storico e lato antico..."
"Wow...interessante"
Notò subito John, stava parlando con un suo amico.
Anche lui la guardò.
Jen distolse subito lo sguardo, se c'era qualcosa che non meritava, era la sua amicizia.
Mrs Parker invitò tutti i suoi studenti a salire sopra il bus, destinazione Berlino Centro.

L'autobus si fermò davanti il negozio "Bugatti".
Jen non riusciva a spiegarsi perchè si era sentita offesa da John, non le riguardava chi si portava a letto.
E allora perchè si sentiva così?
"Bene ragazzi, dal momento che siete tanti io e Mr Leather abbiamo deciso di dividervi in due gruppi, visiterete due posti differenti secondo i vostri interessi"
"Chi è interessato alla vita attuale di Berlino, verrà con me ad Alexanderplatz, chi invece vuole visitare un luogo che potrebbe risultare vantaggioso per gli esami, andrà con la carissima Mrs Parker a Nikolaiviertel, il quartiere distrutto durante la seconda guerra mondiale"-Commentò poi Mr Leather
"Coloro che verranno con me dovranno camminare solo cinque minuti se facciamo alla svelta! Dista solo 1.8 km! Mentre chi andrà con Mrs Leather camminerà un po' di più, ci incontriamo alle 14:30 qui, avete la possibilità di scegliere voi dove mangiare, fate i gruppi adesso"
Dopo la lenta raccomandazione di Mrs Parker e Mr Leather Jen iniziò a pensare dove voleva andare.
"Beh, io voglio andare a Nikolaiviertel! Mi serve per l'esame, voglio portare proprio la seconda guerra mondiale"-Esclamò Lullaby-"E tu, Jen?"
"Io veramente vorrei andare ad Alexanderplatz..."
"Guarda che la maggior parte della gente che conosci non va li"
"E quindi? Ci sarà Mr Leather! Poi non mi interessa Nikolai o come si chiama"
"Da sola? Fino alle 14:30?"
"Suvvia Lullaby, staremo tutti insieme! E poi voglio visitare assolutamente quel posto"

"Bene ragazzi! Avete scelto spero? Dai, vengano con me quelli che vogliono andare a Nikolaiviertel!"-Esclamò Mrs Parker
Lullaby andò e guardò Jen come per dirle:"Io ti avevo avvisata"
A Jen non importava, e di sicuro non si lasciava giudicare dagli altri, se voleva andare da qualche parte, ci andava.
"Miss Green, venga, viene ad Alexa...?"-Chiese Mr Leather
"Sisi"
Jen si incamminò con il gruppo, Lullaby aveva ragione, non conosceva nessuno.
O quasi.

"Ciao Jen"-Alla sua destra c'era un volto fin troppo noto.
"Ciao"-Rispose Jen restando seria-"Anche tu qui?"-Voleva apparire scocciata, ma era contenta, infondo..
"Beh, odio la storia, preferisco girare per una delle piazze più belle dell'Europa"
"C'è qualcosa che odi"-Costatò Jen
"Eh già, tu odi me per esempio"
"Esatto"-Si fece scappare un sorriso
"Sei sola?"-Chiese
"No, ovvio che non sono sola"
"Conosci qualcuno?"-Chiese nuovamente
"Certo! Cosa credi, che sia venuta da sola?"
"Ah bene, e chi conosci?"
"...Il ragazzo con il cappello nero!"-Improvvisò
"Lui? Mick!"-Chiamò John
"Eh?"-Rispose il ragazzo
"Conosci questa ragazza?"
Mick scosse la testa.
"No, non ti conosce"-Costatò poi John-"E comunque, se hai bisogno di compagnia.."
"Senti John, non fa niente! Non devi farmi da baby-sitter, okay?"
"Non voglio farti da baby-sitter, solo come...amici"
"Sbaglio o tu non avevi AMICHE?"
"Beh, con te è diverso, potresti essere chiunque per me"
"Ah? Bene!"
"Aspetta, dipende dal modo in cui guardi la mia frase! Intendo che potresti essere un'amica...e tante altre cose positive"
"Vabbè lasciamo perdere, si vede che non ci sei abituato"
"Allora posso farti compagnia?"
"...Si"
Il restò della camminata la passarono in silenzio, entrambi a pensare, entrambi sorpresi, entrambi sollevati.

"Questa piazza è stile Stalin!"-Esclamò uno studente vicino
"Esatto Mr Simon! Ragazzi, chi vuole venire con me a farsi una birretta venga pure, gli altri si facciano un giretto, ci vediamo qui alle 14:00 così torniamo insieme, bocca chiusa con Mrs Parker!"-Esclamò Mr Leather
"Non ci posso credere"-Mormorò Jen
"Credici, birretta?"-Mormorò John
Jen lo guardò inarcando le sopracciglia.
"Dai scherzavo!"
"Però...dove andiamo?"-Chiese d'un tratto Jen vedendo Mr Leather allontanarsi con una mandria di studenti, doveva essere molto stimato.
"Beh, visitiamoci la piazza e dintorni, no?"
"Così ci perdiamo!"-Esclamò Jen
"Si da il caso che ho fatto il giro di tutta Berlino su Google maps, posso farti da navigatore satellitare"
"E va bene, però se mi fai perdere...."
"Facciamo che se non ti faccio perdere stasera ti offro un ballo!"-Disse John
"Un ballo? Oh, va bene, adesso inizia a indicare le direzioni, navigatore!"
John e Jen girovagavano per la piazza.
Si fermarono ad ammirare un artista di strada, e Jen gli fece una foto:
Fluttuava nel vuoto.
Mentre un altro disegnava volti.
Altri suonavano violini.
"Wow"-Disse John sorpreso, anche lui prese la macchinetta fotografica.
Si immersero nelle strade piene di gente, negozi, articoli di lusso.
"Oh mio dio!"-Jen restò immobile davanti ad una Gioielleria.
"Quello?"-Indicò John
Era un anello di diamanti, semplice ma bello.
Raffinato e unico, come lei?
"Si! Mio Dio è bellissimo!"
"Ti potrebbe stare...bene"-Disse John, dolcemente.
Jen gli sorrise.
Andarono avanti per la galleria.
Sembravano quasi...una coppia?
Loro due, John e Jen?

"E' passata già un'ora?"-Chiese Jen, lei e John si erano seduti su una panchina.
"Si, è 12:00!"
"Wow, mangiamo? Ho fame..."
"Anche io, c'è una pizzeria qui vicino..."
"Che fortuna avere un navigatore in momenti simili!"-Esclamò Jen ridendo

Mentre John aspettava la pizza, Jen si congedò dall'attesa andando in bagno.
Non che ne avesse l'urgenza, ma come spesso capita tra le sue coetanee, si va in bagno per verificare il proprio aspetto, che sia decente o meno.
Non riusciva a darsi una spiegazione, i suoi capelli erano tutto un disordine in testa, il mascara reggeva ancora, ma non era nulla di che.
Eppure il suo riflesso, proiettava una ragazza che più che decente era bellissima.
Poche volte le era capitato di sentirsi così, bella.
Aveva le guance un po' rosse, ma quello era dovuto alla fatica (o perlomeno era così che pensava).
Si affrettò ad uscire, erano passati già 5 minuti!

"Mentre tu non c'eri, ne ho approfittato per mangiare anche il tuo pranzo..."
"Cosa!? Ma John!"
John dovette mantenere le risa quando arrivò il cameriere con le pizze bollenti.
Jen lanciò uno sguardo seccato, ma non potè nascondere il divertimento, nonostante cercasse di celarlo sotto gli occhi.
"Mmmh, quattro stagioni?"
"Si, la prendo sempre"
"Mmh, forse non sarebbe stata una cattiva idea quella di mangiare il tuo pranzo"
"Bene, così potevi raccontare che eri morto per una pizza"
"Se ero morto come facevo a parlare?"
"Omero è morto chissà quanto tempo fa, eppure le sue storie continuano ad essere studiate!"
"Ma perchè le ha scritte! Tu mi daresti il tempo per scrivere la mia di storia?"
"Forse"
"Ci saresti anche tu"
Piombò un silenzio imbarazzante, e poi John tornò a parlare (o per meglio dire, a recitare):
"O mia diletta, intendi a dovere le mie parole innocenti.
È nel colloquio d'amore che amore il vero senso afferra.
Volevo dir soltanto che il mio cuore tanto è legato al tuo da formare con quello un solo cuore.
Due petti da un'unica fede incatenati.
E dunque, non negarmi un posticino al fianco tuo; ché giacendomi teco con te non mi giaccio
."
Jen arrossì improvvisamente, pur riconoscendo le parole.
"Sogno di una notte di mezza estate"-Disse
"Sì"
"Hai imparato tutto a memoria?"
"Beh Jen, mi piace leggere e recitare, l'anno scorso ho interpretato Lisandro"
"E perchè mi hai recitato quelle parole?"
"Che intendi dire? Forse per non sembrarti solo un cafone che lascia le ragazze senza riguardi"
"Ma lo sei"
"Con te lo sono mai stato?"
"Beh  con me no, anche perchè non te lo permetterei mai, solo le galline si lasciano condizionare da te"
"Però Jen, loro vengono affascinate dalla mia bellezza, no?"
Jen lo guardò senza averne proprio l'intenzione, era vero, era bello, uno dei ragazzi più belli con cui avesse mai condiviso un tavolo.
Gli occhi azzurri dalle sfumature quasi viola, i capelli castani che però cambiavano colore in condizione della luce, inutile nascondere l'evidenzia, ma lo fece.
"Sei così sicuro che le ragazze vengano a letto con te perchè sei bello? Secondo me lo fanno solo perchè cercano sesso facile"
"Che determinazione, Jen"
"Non prendermi in giro! E poi non hai paura di prenderti malattie?"
John iniziò a ridere.
"Malattie? Nessuna malattia mi fa paura, e poi esiste modo no?"
"Io credo che se tu volessi dimostrarmi che sei un ragazzo serio, oh, John e serietà nella stessa frase stona quasi! Beh comunque semmai volessi esserlo forse dovresti rimuovere uno dei tuoi vizi più conosciuti"
"Non fumo, bevo quando è festa ma non vado in Chiesa"
"Non intendevo quello, sembra così poco evidente?"
"Ah giusto, devo smetterla di studiare..."
"John, vedi, non sarai mai serio!"
"Okay, dillo tu, Jen la seria..."
"Smettila di portarti a letto sempre una ragazza diversa ogni sera, cerca, gira anche tutto il mondo, e trovati una ragazza che ti piace veramente!"
"E se questa l'avessi già trovata?"
John aveva uno sguardo così intenso quando parlava, e persino l'autocontrollo e la prudenza di Jen andavano a farsi fottere.
Jen dovette ringraziare mentalmente il cameriere che era venuto a portare il conto.
Jen stava per pagare la sua pizza, ma poi John la bloccò.
"No, pago io"
Dopo alcune esitazioni, Jen accettò la gentilezza di John.
Raggiunsero il punto di incontro dettato da Mr Leather mentre erano fissati da metà gente.

Quella è la ragazza che è stata cacciata insieme a John.

Quella è la stessa ragazza che ha ballato con John

Tutti parlavano sottovoce, Jen non doveva sorprendersi.
John era un ragazzo popolare nella loro scuola, era normale che suscitasse esclamazioni di quel tipo, perchè per la prima volta, si era fatto vedere in più occasioni con la stessa ragazza.











Buonasera!
Sarò breve ma ci tenevo a dirvi che ho rispettato le posizioni geografiche e i riferimenti dei luoghi della bellissima piazza tedesca!
Detto questo un bacione grande e alla prossima! :* <3

Vanel.

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Capitolo 10
*** La ragazza in Giallo [Prima Parte] ***



Io sono orgogliosa.
È una cosa che mi metterà nei guai prima o poi, ma oggi mi infonde coraggio.
[Divergent - Veronica Roth]






Jen per il resto del ritorno si era affiancata a Mr Leather per discutere riguardo a ciò che avevano visto.
Dopo essere stata osservata da tutta quella gente perché stava con John, l'ultima cosa che voleva era quella di restarci anche per il ritorno.
Così John circondato dai suoi amici, con in testa la domanda "Cosa ho fatto di sbagliato adesso?"
Quando Jen vide Lullaby al punto di incontro dettato da Mrs Parker  si sentì chiamare.
"Jen, sopra il bus devo farti vedere una cosa"
Jen annuì e poi guardò Mr Leather parlare con Mrs Parker.
Le scappò un sorriso ripensando alla famosa birretta.
E poi proprio dietro Mr Leather c'era lui, John.
Le sorrise, lei cercò di ricambiarlo facendo una smorfia, ma poi si ritrasse subito.
***

"Cosa significa!?"-Chiese Jen sul punto di gridare dentro quell'autobus.
Lullaby le aveva mostrato la conversazione di Whatsapp del suo gruppo di classe che studiava lo Spagnolo.

Clary:
OMG, La Green con John Bell! Luby sai qualcosa?

Serena
WOW, anche ieri hanno ballato


"Dimmi tu cosa devo rispondere"
"Brutte pettegole! Siamo solo...amici"
"Rispondo così?"
"Se può cambiare qualcosa, sì"
E se per Jen una piccola frequentazione di un bel ragazzo faceva clamore, per John non poteva che fare altrettanto.
"John, non dirmi che ti piace occhi gialli?"
Avevano trovato un soprannome persino per Jen, prendendo in giro John dal famoso incontro in discoteca, tutto per merito di Eric.
"Fatti i cazzi tuoi"
"Ma quale occhi gialli, John si scopa le bionde tedesche!"-Disse Eric.
John non rispose.
Stava solo pensando, o per meglio dire chiedendo, come avesse fatto a farsi circondare da idioti simili, che di sentimenti non capivano niente, tantomeno di poesia.
Una volta sua madre gli disse "Gli amici diventano il tuo specchio"
Ed era vero, adesso doveva solo verificare chi fosse stato a condizionare quel gruppo.
Se loro hanno fatto presa su lui.
O se lui su loro.
E la seconda opzione è quella veritiera.
Perchè John, per anni ha fatto si che i suoi amici gli assomigliassero il più possibile.
Beveva lui, lo facevano anche loro.
Era diventato una sorta di capobranco, e doveva ringraziare il suo carattere acquisito negli anni.
Sin da piccolo era sempre stato così, dava poco peso ai sentimenti, esteriormente.
Sì perchè John in tutti quegli anni aveva costruito un muro, fatto di apparenza e superficialità, e i suoi amici rappresentavano ogni singolo mattone di quel muro, che lui ha reso solo più forte e indistruttibile.
Eppure quella ragazza dagli occhi gialli, un po' minuta per la sua età, che con molta probabilità aveva paura persino dei ragni, era riuscita in qualche modo a far barcollare quel muro.
E in modo singolare, anche la luce di John iniziava a uscire, dallo spazio lasciato da alcuni mattoni caduti, troppo fragili per resistere alla dolcezza di una ragazzina che però si faceva condizionare dalle chiacchiere altrui.
***

"Devi smetterla di frequentare John Bell se vuoi uscire sana e salva da questa storia!"-La conclusione di Lullaby era breve ma chiara, e per quanto crudele, anche veritiera.
Erano passati solo pochi minuti da quanto erano tornati in albergo, e Jenessa aveva discusso vivacemente con Lullaby della questione.
"E' lui a venire da me!"-Si difese Jen.
"Respingilo! Oddio Jen lo faccio perchè ti voglio bene!"
Jen si chiuse in bagno, a chiave.
Non era triste, nè tantomeno in lacrime come si può pensare.
Era probabilmente arrabbiata, anzi lo era senza esitazione di parola.
Non sopportava sentirsi dare degli ordini, cosa fare, dove andare, lo decideva lei, e sopratutto chi frequentare.
Di certo John non l'aveva conquistata recitando quei versi di Sheakspear, nè tantomeno offrendole la pizza.
John non l'aveva conquistata, però doveva ammettere che il grado di sopportazione si era magicamente mutato.
Adesso non solo sopportava John, ma gradiva persino la sua presenza.
E non doveva fare di certo due più due per capire che si sarebbe fatta vedere ancora con lui, in un modo o nell'altro amava le scommesse, e voleva dimostrare a tutti quei liceali pieni di brufoli che John non l'avrebbe mai sbattuta su un letto, che per la prima volta avrebbe instaurato un rapporto di amicizia con il popolo femminile.
"Mi serve il bagno!"-Gridò Lullaby bussando ferocemente.
D'un tratto Jen era tornata alla realtà, erano passati svariati minuti da quando si era chiusa in bagno, non solo minuti, mezz'ora.
Jen aprì la porta del bagno e poi la guardò in cagnesco.
"Io e John  Bell saremo solo amici"
"Hai intenzione di friendzonarlo?"-Chiese una sbalordita Lullaby.
"Smettila di guardare i programmi di MTV!"
Detto questo la porta si chiuse, e l'armadio si aprì.
***

"Mi sento assurda"-Sentenziò Jen davanti lo specchio, Lullaby le aveva prestato un suo abito color giallo canarino, stretto e aderente, e soprattutto luccicante, e scandalosamente scollato alla schiena.
"Suvvia, sei bellissima!"
"Assolutamente no, io non esco così"
"Tranquilla, ci aggiungo un bel copri-spalle color argento, così durante la cena non ti sentirai fuori luogo, e comunque non è corto"
"Ci mancava solo quello! Oh Lullaby, tra tutti i tuoi vestiti era quello meno scandaloso!"
"Non parlare di scandali proprio tu! Io scendo, non sopporto più i tuoi lamenti"
Detto questo Lullaby chiuse con forza la porta, lasciando la libertà a Jen di farle una smorfia.
Non che il trucco le dispiacesse, era finalmente riuscita ad applicare l'eye-liner come Dio comanda senza sbavature.
Uscì anche lei, ma già dopo i primi passi fuori la stanza si sentì in imbarazzo.
Clary Stones del VF la guardava con un fare geloso, e sapeva che non era per il vestito, nè tantomeno per l'eye-liner.
"Ciao"-Le disse Clary, capelli biondi e ricci, occhi blu e fisico invidiabile.
Da voci di corridoio era stata lusingata da John, per poi essere misteriosamente dimenticata.
"Ciao"-Rispose educatamente Jen, di solito Clary non salutava mai per prima, anzi non salutava mai.
Si affrettò a scendere le scale, l'ascensore era guasto.
Se quella doveva essere la giusta ambientazione per una trama da libro giallo, ci sarebbe stata benissimo.
La luce delle scale era precaria e dava la continua impressione di doversi fulminare da un momento all'altro.
Jen amante dei libri che era, si domandava cosa avrebbe fatto un personaggio di un libro se uno pseudo assassino avrebbe approfittato della situazione per vendicarsi di un torto subito chissà in che epoca.
Dopotutto Jen aveva una grande fantasia, questo grazie alla sua passione per la lettura.
Era alquanto insolito sorgere la ragazza dagli occhi gialli senza un libro in mano nel tempo libero, sin da piccola si faceva condizionare dalla trama, a otto anni pensava di poter trasformare il suo fratellino James in un rospo.
Era facilmente condizionabile, suo nonno Richard non faceva che aumentare la cosa raccontandole storie su fantasmi dove lui stesso era protagonista.
Col passare del tempo Jen era diventata comunque meno impressionabile e più riflessiva, ma se di Jen bisognerebbe dire qualcosa, è che crederebbe anche all'asino che vola se sotto ci fosse una leggenda o una teoria scientifica.
Ovviamente Jen non era una svampita come si può pensare! Jen era parecchio caparbia, a volte si faceva sopraffare dalla sua piccola porzione di superbia dicendo di poter capire cose che gli altri non avrebbero capito.
Questo perlomeno risaliva alla Jen di 10 anni, adesso era molto più attenta con le parole.
Di fatto in quel momento, nessuno avrebbe potuto distogliere dalla mente che dentro quell'hotel ci fosse un assassino.
Tutto tornava ai conti: Hotel di lusso, problemi con l'ascensore, problemi con le luci.
Ufficialmente possiamo dire con certezza che Jen si era dimenticata completamente della sua vita, della sua giornata passata con un ragazzo che si era promessa di odiare ma che al tempo stesso le aveva offerto fragorose risate, e si era dimenticata persino di indossare dei tacchi veritiginosi, che le accadeva di rado di indossare, e peccato che qualche centimetro più in la ci fosse stato un gradino inaspettato.
Adesso da una trama gialla poteva solo sperare di non dover essere protagonista di una umoristica, perchè si sa che in quelle tutto ciò che accade va contro la protagonista, in un modo o nell'altro.
"Jen? Non sai scendere neanche le scale?"
"Oh ma certo che si! Non ho visto questo gradino, comunque grazie per l'aiuto John!"
Jen pareva tranquilla, diversa dal normale.
Forse doveva tutto al "Vestirsi nel modo di protagonista di un libro", si era persino dimenticata di indossare un abito con una scollatura scandalosa, e che aveva dimenticato per la fretta il copri-spalle che in certi casi risulterebbe una copertura ideale.
"Wow, scusa ma non poteva distogliere lo sguardo da...beh da te, sei meravigliosa"
Addio personaggio di un libro, tornò la Jen occhi gialli impacciata come al solito, e con la stessa fortuna di un elefante dentro un negozio di porcellana.
"...Grazie?"
"Scendi con me?"
Chiacchiere, voci, e poi si rese conto che non sarebbe stata sola, ovviamente l'ascensore era rotto per tuti -a sua (s)fortuna- e tutti l'avrebbero vista, con John Bell.
"Cioè con noi"-Aggiunse di soppiatto Eric.
"Carina la tua amica, Bell, devi presentarmela"-Disse un'altra voce.
Jen indignata guardò il ragazzo che aveva parlato.
"Magari un'altra volta brufoloso!"
"Jenessa? Ma se veramente tu!?"
Piccolo aneddoto delle medie, Jen aveva conosciuto Marck che tutti chiamavano "Brufoloso" per il suo problema noto, a quanto pare Brufoloso si era preso una cotta per Danila (la migliore amica di Jen) costringendola a doversi nascondere per non farsi vedere da Brufoloso che intanto aveva già il contratto di matrimonio.
"In persona, i brufoli sono andati via?"
"Vi conoscete?"-Chiese confuso John.
Marck, o per meglio dire "brufoloso" era intanto diventato un bel ragazzo, occhi castani, capelli neri, muscoloso ma stupido e idiota.
Ovviamente per frequentare la compagnia di John si capisce già che tipo possa essere, Jen e Danila lo tennero d'occhio per le superiori, mentre lui si dimenticò completamente delle due ex compagne di classe pestifere.
Jen iniziò a chiedersi se la stronzataggine avesse dei riscontri positivi sui voti di scuola, come mai tutti gli scagnozzi di John erano nel viaggio per le ECCELLENZE, al quale Jen stessa ci è rientrata per un soffio!?
"La mia compagna delle medie! Dì a Dany che avrebbe fatto un bel affare, e che sono propenso ad una piccola avventura.."
"Taci"
Non fu Jen a parlare, ma bensì (a meraviglia di tutti) John.
"Adesso ascoltatemi, divertitevi con le tedeschine bionde, la danno via facile, ma non toccate Jen, è una mia amica"
"Tranquillo amico, non l'avremo mai fatto, e poi è un dato di fatto"-Sentenziò Eric.
Forse un briciolo di intelligenza ce l'aveva!
John lasciò andare i suoi amici per prima per poi scendere con Jen.
Non aveva senso, lei poteva benissimo scendere da sola e invece si era fatta addirittura difendere da lui!
Amici? Ma che significa amici se fino a un giorno fa lo odiava a morte.
"Che gioco vuoi giocare John?"-Chiese autoritaria
"Nessun gioco, perchè?"
"Prima la pizza adesso il comportamento da cavaliere contro i tuoi amici balordi, credi che non l'abbia capito?"
"Capito cosa?"
"Tu mi ritieni un premio difficile da ottenere e vuoi dimostrare ai tuoi amici che si sbagliano a dire che sono una difficile, lo vedo!"
"Ma che cosa!? Jen non dirmi che pensi questo! Mi stai simpatica, molto, anzi di più, e posso almevo avere il privilegio di essere tuo amico senza essere sospettato di uno capace di far ubriacare una ragazza e di portarla a letto!?"
"Le tedeschine sono facili"-Recitò Jen copiando il tono di John.
"Loro, mica tu! Che ti credi che non ho notato come ti guardano i ragazzi!? Jen sei bella, meglio mandarli in altre spiagge, nessuno può avvicinarsi a te"
Ad un certo punto Jen si sgomentò da sola.
Voleva fare la faccia da indignata, uscirsene con frasi del tipo "Tu non sei nessuno per potermi dire queste cose", ma non lo fece.
Anzi, si sentì straordinariamente serena e soddisfatta a sentire quelle parole.
"Grazie, però io decido con chi stare"
"Sì, però io controllo che non sia nessuno di pericoloso"
"Come un fratello maggiore preoccupato per la sorellina?"
"No, come un...accidenti! E' possibile che quando sto con te dimentico tutte le frasi che utilizzavo per impressionare le...le altre!?"
"Forse perchè potevi impressionare le altre ma non me"
"Fatto sta che questa sera mi devi un ballo, dimentichi il navigatore satellitare?"
"Peccato, io stasera volevo indagare sul mistero dell'Hotel a quattro stelle di Berlino..."
"Quale mistero?"
"Non capiresti, io sono in grado di capire cose che gli altri non capirebbero!"
"Davvero? Qualsiasi cosa?"
"Sì, ah non valgono gli asini volanti, per quello ho fatto già una ricerca a parte ed ho scoperto che..."
"Ssst, se ti racconto una cosa allora mi crederesti?"
"Mi hai preso per una stupida? Non credo a tutto"
"Però hai detto che capisci cose che.."
"Appunto capisco, non credo"
"E' un po' strano, non l'ho mai detto a nessuno"
"Se ti fidi tanto di me"
"Penso di potermi fidare, diciamo che questo spiegherebbe molte cose di me, mi rende speciale e maledetto in un certo senso..."
"Ti ascolto"
BLZZ! Come già ci si poteva immaginare, la luce come un lampo, si fulminò.
"Merda! Come facciamo a scendere le scale senza cadere ora?"-Chiese Jen.
"...Esistono aggeggi chiamati cellulari"
"Peccato che tutto l'hotel è andato in blackout!"
"Vero"-Era solo una sensazione di Jen, o John sembrava dispiaciuto?
"Mio Dio John"-Disse ad un tratto Jen.
"Che succede?"
"Ma come...non capisci!? Adesso chiunque potrebbe commettere un crimine! Oddio"
Si sentono delle grida, ma è ovvio che sono solo studentesse "spaventate" che vogliono attirare l'attenzione.
"Tu non ha paura?"-Chiese John avvicinandosi cautamente a Jen.
Non potè vedere la sua espressione, ma di certo non risultava difficile immaginarsela, in effetti era del tipo "Chi io!? Ma sta fuori?"
"Di solito i criminali agiscono utilizzando...mmh"
"Ma quali criminali e furfanti Dafne di Scooby-Do! E' semplicemente un black-out"









Ciao a tutti! Questa è la prima parte, vi piace il titolo xD ?
"La ragazza in giallo" Ahahah, ci sarà una seconda parte molto divertente:) 
Questo capitolo mi piace tanto! Emerge la personalità sia di John che di Jen! Spero tanto di leggere una vostra recensioni, grazie a tutti per l'attenzione.

Questa è per tutti gli scrittori: Non sono una fanatica di recensioni, però leggerle nella propria storia fa sempre piacere, insomma ti riempie di soddisfazione! Non succede anche a voi? 
E' per questo che per me è molto importante...:)


Vanel.-
 

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Capitolo 11
*** La ragazza in Giallo [Parte Due] ***


La ragazza in Giallo [Parte Due]


 
Accelerai il passo e, sebbene tenessi le labbra serrate, non potei impedire che le parole mi esplodessero 
fuori dalla bocca. «Non posso, Gideon! Non ce la faccio a sopportare di essere baciata da te e poi trattata con disprezzo.» 
Gideon rimase in silenzio per un istante. «Anche a me piacerebbe baciarti tutto il tempo anziché disprezzarti» 
[La Trilogia delle Gemme]



 

"Semplicemente un black-out? In un hotel di lusso a Berlino!?"
Si sentì una donna dalla voce roca urlare.
"Okay, forse appoggio la tua teoria"
"Siamo testimoni! Ci ucciderebbe se necessario! John non attirare l'attenzione e chiudi quel fottuto cellulare!"
Jen a differenza delle altre, date le circostante non era spaventata.
Aveva l'eccitazione alle stelle! Quando mai poteva capitarle di vivere un esperienza simile?
Okay, Jenessa era un po' folle, ma infondo lo siamo tutti quando diventiamo protagonisti di una trama simile a quella del libro che ci ha fatto appassionare.
"Jen mi devo preoccupare? Forse è stata la pizza alle quattro stagioni?"
Il cellulare di John iniziò a vibrare:
"John se non sei troppo impegnato con la mora vieni sotto alla sala pranzo, siamo tutti riuniti qui... -Eric"

"Stanno tutti giù"-Annunciò John.
"Bene, così permetteranno all'assassino di commettere il crimine inosservato"
"Crimine cosa!? Jen vuo..."
"Scendi tu, io resto qui"
"Adesso che mi ci fai riflettere, ho sempre amato i gialli"
"Zitto!"
Jen con scaltrezza salì le scale che portavano al terrazzo, illuminandosi grazie ai raggi di luna che erano sfuggiti dalle nuvole grigie del cielo Berlinese.
"Jen se ti fai male..."
"Non mi faccio male, smettila e chiudi il becco!"
John prese il braccio di Jen e la costrinse ad abbassarsi insieme a lui sotto uno dei tanti tavoli riposti nel terrazzo.
"Ma che fai? Sei impazzito!?"
"Ho sentito qualcuno"
Jen a quel punto restò in silenzio e anche lei sentì delle voci: Due uomini che parlavano un affluente tedesco.
"Avevo ragione!"
"Se stai zitta forse capisco cosa dicono, so parlare il Tedesco..."
Jen fece una smorfia  e incrociò le braccia.
"Avanti, traduci"
"E' una buona occasione, uno di loro ha detto così"
"Traduci! Traduci!"
John strinse gli occhi a due fessure come se lo aiutassero ad ascoltare meglio.
"Tanto nessuno lo saprà, siamo soli"-Continuò a tradurre.
"Non ne sono...sicuro, ho paura di essere scoperto"
Jen strinse gli occhi per vedere meglio: Adesso li vedeva chiaramente, due uomini alti e robusti, nascosti dall'ombra.
"Non essere stupido! Sono tutti di sotto, lo sai"
A quel punto il cellulare di Jen cominciò a squillare, era Lullaby.
Jen e John si lanciarono un'occhiata preoccupata, e le due ombre che sentivano lo squillo si dirigevano verso di loro.
John prese la mano di Jen diretti verso l'uscita dalla terrazza.
La porta era chiusa.
"Maledizione!"-John imprecò senza lasciare un attimo la mano di Jen.
"Le scale antincendio, presto!"-Disse Jen girandosi dietro, le due figure che un attimo prima si trovavano nell'ala opposta della  terrazza, adesso erano a 10 metri da loro.
Iniziarono a correre verso le scale antincendio e Jen inciampò proprio all'ultimo gradino.
"Ahi"
"Jen, Jen tutto bene?"-Jon era visibilmente preoccupato.
"Credo di essermi slogata una caviglia"-Disse Jen sofferente e spaventata.
John la caricò sulle sue spalle e iniziò a scendere, Jen era spaventata, tutta colpa della sua curiosità.
"John, mi dispiace tanto"
"Andrà tutto bene piccola, te lo prometto"
Jen a sua sorpresa strinse le sue braccia al collo di John, e le sembrò di sentirlo sussultare, anche se in maniera impercepibile.
Piccola, non si è offesa sentendosi chiamata così.
Forse era la paura, o forse le piaceva essere chiamata così da lui.
Ma i suoi pensieri vennero interrotti dalle grida in tedesco dei due uomini che ormai erano ad una scalinata di distanza da loro.
"Dicono di fermarci"
"John! Guarda! Una porta di servizio!"
Era un bagno di servizio che si trovava nel muro attaccato alle scale antincendio, Jen si sorprese di quante cose si possano trovare negli Hotel di lusso.
John aprì velocemente la porta e la richiuse a chiave grazie alla serratura robusta ed efficiente.
Il bagno era piccolo ma -fortunatamente- pulito, o perlomeno profumava.
Era tutto buio, ovviamente la luce non c'era neanche lì.
Jen che era rimasta in piedi mentre John chiudeva la porta, vacillò.
Cadde a terra con poca grazia, non riusciva neanche a stare in piedi.
"Jen!"-Disse John allarmato, sedendosi vicino a lei.
"Vieni qui, ti prometto che andrà tutto bene"
Abbracciò Jen e la strinse forte.
Ma tutto venne interrotto da violente ripercussioni e da esclamazioni in tedesco.
"C-cosa dicono?"
"Aprite"
"Presto! Chiama qualcuno!"
John prese il cellulare e iniziò a comporre il numero.
"Oddio menomale...Eric ci sono dei malintenzionati...si è con me...al terrazzo, ci troviamo al bagno di servizio...presto...avverti i professori...diamine...no, non attacco"
Jen guardò con aria interrogativa Jen, e come risposta venne stretta più forte.
Poi la guardò, e sembrò un'eternità.
Vuole baciarmi, pensò Jen, anche io.
Ma John si limitò ad accarezzarle la guancia, rassicurandola mentre i rumori provenienti da fuori si facevano sempre più insistenti.
Eppure non sembravano più un grosso problema.
"Perchè mi hai seguita fin qui? Per colpa mia moriremo entrambi"
"Almeno staremo insieme"-"Ehi, non moriremo"-Aggiunse poi.
"Dovresti odiarmi per questo"
"Non lo faccio, sono solo preoccupato per te e la caviglia"
"Sono imbranata, non è la prima volta che mi succede"
"Di scappare da due killer?"
"No scemo! Di slogarmi la caviglia"
"Hanno smesso di forzare la porta"
Anche Jen si accorse che effettivamente non c'era più alcuna ripercussione alla porta, dopo pochi istanti si sentì bussare.
"Miss Green? Mr Bell? Siete qui?"-Era la voce di Mrs Parker, sia Jen che John sorrisero sincronicamente, mai stati così contenti di sentirla parlare.
"Si! Siamo qui!
"Aprite! Presto"
John andò ad aprire e poi aiutò Jen ad alzarsi.
Fuori dalla porta c'era Mr Leather insieme a Mrs Parker.
"Oddio! Ragazzi tutto bene?"
"Jen si è slogata una caviglia"
"Oh no! Jen presto, l'hotel ha dei medici di soccorso!"
"No aspetti Mrs Parker! I due malintenzionati...loro"
"La polizia ha perquisito l'hotel e non ha trovato nessun malintenzionato, perchè non siete scesi come tutti?"
"Ma lei non capisce! Stavano per ucciderci...loro..."
"Miss Green la polizia li cercherà, scendete adesso, prendiamo l'ascensore e andiamo alla hall, la corrente elettrica è tornata.
John prese Jen in braccio ma lei non si lamentò.
Quando arrivarono alla hall due uomini con la stessa struttura fisica dei malintenzionati si avvicinarono a loro.
"Sono loro!"-Gridò Jen mentre tutti i suoi compagni guardavano da destra a sinistra.
"Diamine sì!"-Confermò John.
"Ma cosa dite ragazzi!? Loro sono gli addetti alla pulizia"
"C-che cosa? Ma noi..."
"Ragazzi, parlate tedesco?"-Disse uno di loro.
John annuì confuso.
"Ci trovavamo lì per...una cosa personale, quando vi abbiamo visti volevamo tranquillizzarvi e mandarvi dai vostri insegnanti, ma siete scappati senza permettercelo"
"Noi pensavamo che..."
"A tempo debito vi spiegheremo di cosa stavamo parlando, non che la cosa vi riguardi, ma se può servirvi a far capire che non siamo malintenzionati"
John spiegò tutto a Jen che si portò le due mani in volto.
"Sarete stanchi ragazzi, andate a dormire, è già tardi, anzi...andate a dormire tutti!"-Decretò Mrs Parker.
"Tranne Jen, lei viene in infermeria"
"Vengo anche io"-Disse John.
"Se Miss Green acconsente..."
"Sì, John deve venire"
John sorrise e le prese la mano.
Vittime di un grosso malinteso, la ragazza in giallo e lo stronzo notevolmente cambiato si avviavano dietro i professori sconvolti.








Weilàà:D
La ragazza in giallo colpisce ancora!
Questi due capitoli sono stati dei capitoli di passaggio...il grosso arriva nei prossimi!
Vi è piaicuto?Lo spero...
Perché John Bell è....wow ahah
Alla prossima :D spero in quaaaaaalche recensione
^^

Vanel.

                                                          
E voi come vi immaginate i due personaggi?
Ringrazio Miss recensisco per la versione cartoon di Jen e John, adorabili! 

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Capitolo 12
*** Ofelia ***


Destinati a proteggere chi amiamo.
 

Ofelia


Le palpebre troppo pesanti come se avesse bevuto una quantità esagerata di alcool la sera prima.
Le orecchie ancora chiuse come se avesse ascoltato la musica a tutto volume e le gambe, specie la sinistra le facevano male.
Ma non si era divertita affatto.
"Jen..ehi...buongiorno.."
"Lull..aby...ciao"
"Come ti senti?"
"Strana"
"La dottoressa ha detto che è l'effetto degli antidolorifici, ti senti stordita vero?"
Jen strinse gli occhi a due fessure cercando di ricordare cosa avvenne dopo.
Una mano, si, esattamente quell'immagine.
Una mano che stringeva la sua, una voce che la incitava a resistere.
Le faceva molto male la caviglia sinistra.
"Riesci a stare in piedi?"
"Adesso ci provo"
Jen si alzò barcollando appena ma riuscì a restare dritta.
"Ce la fai a camminare?"
"Sì, mi da' solo un po' di dolore la caviglia ma riesco a camminare"
"Jen..."-Lullaby sembrava sul punto di scoppiare a piangere.
"Che succede?"
"Non avrei voluto dirtelo, ma ricordi cosa ti ho detto ieri sera...a proposito di John Bell?"
"E quindi?"
"Adesso è impossibile fingere, quasi tutti credono che voi...beh chiaro, no?"
"Lullaby non farti questi problemi, a me non interessa!"
"E molti credono che volevate stare solo appartati ieri sera, e che vi siate inventati la storia solo per far scena..."
"E tu ci credi scommetto"
"Beh...devi ammettere che è più credibile di due assassini nell'hotel.."
Jen la ignorò, aveva un'assurda voglia di vedere John.
"Lullaby che ore sono?"
"Le 8:32, vuoi fare colazione?"
"Si, scendiamo"

John era seduto con Eric e il suo gruppo di sempre, ogni tanto si guardava intorno per vedere se Jen fosse arrivata.
Si stava preoccupando.
Non gli era mai capitato di essere così premuroso con una persona, li tornarono in mente i momenti della sera prima.
Quando Jen cercava di non piangere per la sofferenza e la dottoressa le dava gli antidolorifici.
Non le aveva lasciato neanche per un attimo la mano.
In qualche modo si era sentito responsabile della sua incolumità.
Era al corrente che tutti gli studenti pensavano ci fosse qualcosa tra di lui e Jen, a lui non dispiaceva.
"Occhi Gialli, 'Jo"-Disse Eric dandogli un colpetto.
John alzò subito lo sguardo.
Jen era visibilmente più stanca, le occhiaie evidenti non le davano il suo solito bell'aspetto, gli occhi erano un po' gonfi e i capelli raccolti in una coda.
Qualsiasi ragazzo avrebbe potuto dirle che quella mattina Jen era bruttina, ma non John.
Lui la vedeva sempre bella.
Sotto quell'aspetto sembrava più piccola, dimostrava forse sedici anni.
John provò dolcezza per lei, e un'assurda voglia di abbracciarla e stringerla, e dirle che andava tutto bene...
"John?"
"Jen! Come stai?"
"Distrutta"
"Hai bisogno di un po' di zuccheri!2
Jen sorrise ma il suo disagio era evidente.
Non era spontanea e tranquilla.
Ogni tanto si guardava intorno, e notava a sua sfortuna tanti sguardi malevoli, specialmente quelli delle ragazze.
So gi a cosa stanno pensando, pensò, che sono un cesso e che John non deve stare bene per interessarsi ad una come me.
Jen si vergognò, forse avrebbe dovuto mettere quel correttore...
"Cosa ti preoccupa?"-Chiese dolcemente John.
"Loro"-Rispose Jen senza pensare.
"Vuoi uscire un po'? Eric mi ha detto che questo hotel ha anche un giardino"
"Si...penso che un po' d'aria mi farà bene"
"Però prima devi mangiare qualcosa"
Jen mangiò il suo cornetto cercando di evitare gli sguardi di tutti.
Persino Lullaby (per grande dispiacere nonché  stupore di Jen) sembrava essere più fredda nei suoi confronti.
Che fosse gelosa anche lei?
Avrebbe risposto a molte domande, anche a perchè in un primo momento Lullaby le consigliasse di provarci con John e stuzzicarlo, mettendole sempre in frase "io farei", e poi le dicesse che doveva ignorarlo.
Si sentì stupida.
Si alzò dal tavolo e seguì John.
Diamine se era bello, i suoi occhi erano azzurri, magnetici.
Avresti potuto guardarli per ore senza stancarti mai, ed i suoi capelli erano mori (notò con più attenzione) e scompligliati.
"Aveva ragione Eric, è proprio bello"
"Già, lo è davvero"
"Mi dispiace Jen, ti ho messo in una situazione scomoda"
"John, quelle persone sono solo invidiose, credi che mi interessi di loro? La competività esiste in ogni forma, ci sono abituata"
"Questo giardino...mi fa pensare a dove morì Ofelia"
"Nell'Amleto, beh, non è un'immagine così allegra, però pensandoci hai ragione"
"No infatti, Jen vedi, più del dolore cosa può esserci?"
Jen lo guardò.
"Cosa?"
"L'indecisione, Ofelia era combattuta, amava Amleto ma lui aveva assassinato suo padre, l'amore è un'arma a doppio taglio"
"Scusami John ma non sono d'accordo, non è stata l'indecisione ad ucciderla, ma proprio il dolore di una perdita, contrapposto alla sofferenza che l'assassino sia proprio l'uomo che ama"
"Lei avrebbe dovuto scegliere, tra amore e sangue. Ma non ne poteva sceglierne uno solo, così li ha scelti entrambi"
"Uccidendosi"
"Già, l'amore è un'arma a doppio taglio, ti ferisce sempre il doppio di quanto tu possa pensare"
"Se non ti conoscessi ti amerei"
John la guardò perplesso, e combattuto per alcuni instanti, non rispose.
"Ehm scherzavo!"-Disse Jen cercando di assumere un tono giocoso, ma anche lei faticava a nascondere l'imbarazzo.
"Mi piacciono le tue labbra, so che non dovrei dirlo, però adesso mi sembra tutto così perfetto"
Stavolta fu Jen quella perplessa, le tornò in mente la volta in cui John le aveva sfiorato le labbra con il dito seguendone i contorni.
"Mr Bell e Miss Green, dobbiamo andare in musero su! Sono sicuro che ci saranno altri momenti per stare all'aria aperta, susu!"-Gridò Mr Leather.
Jen fu quasi sollevata.

Durante la giornata in museo, Jen fu praticamente costretta a passare tempo con Lullaby (nonostante lei non lo volesse).
John la evitò tutto il tempo.
Quando erano scesi dall'autobus Jen lo stava per raggiungere ma nonostante lui l'avesse vista, non si avvicinò.
Così Jen restò in disparte.
Forse prima di quella conversazione lo avrebbe tormentato, ma adesso non ne aveva poi tutto quel coraggio.
Forse dire che lo avrebbe amato è stato un erore?
Ma quanti errori allora! Anche lui si era spinto più in la di una semplice amicizia!

John fissava irrequieto l'altare di Pergamo[1].
L'arte non lo affascinava come la letteratura e la storia, ma in quel momento preferiva perdersi tra quei capolavori piuttosto che ammettere la verità.
Eric  e gli altri intanto stavano discutendo animamente con delle studentesse tedesche parlando uno stentato tedesco.
Non ci sanno proprio fare, pensò John.
Lui il tedesco lo sapeva parlare così fluiditamente, e sapeva che gli sarebbe bastato poco per conquistare una di quelle tante mini barbie.
Ma non lo voleva.
Lui voleva lei e solo lei-
La guardò di nascosto dietro una colonna stile ionico.
Aveva il viso un po' infelice (colpa del suo comportamento), e come lui, non era interessata a niente all'interno di quel museo.
Sembrava cercare qualcuno con gli occhi.
E non appena intercettò i suoi azzurri restò immobilizzata per un po' e poi ammiccò un sorriso.
John si sentì il cuore stringere.
Una morsa troppo dolorosa.
DIstolse lo sguardo.
L'amore era un'arma a doppio taglio, e prima o poi tutti avrebbero dovuto prendere una decisione.
Nella paura che avrebbe potuto scegliere entrambe, John ne tolse una.
Nonostante sarebbe stata l'unica a renderlo davvero felice.

________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Salve!
Sono tornata dopo un bel po' di tempo!
Volevo dirvi che presto capirete perché del comportamento di John!
E poi un'altra cosa: Mercoledì alla fermata del bus ho incontrato un ragazzo che incarnava perfettamente il ruolo di John Bell!!!
Occhi azzurri capelli mori, bellissimo e tipico atteggiamento da stronzo.
Mi sono sentita un po' Jen, ma a quante capita?
 E voi? Avete mai incontrato un John Bell?
Alla prossima...e stavolta sarò davvero più veloce!!! :)



*[1]=Altare di Pergamo: L'Altare di Zeus di Pergamo è uno degli edifici più famosi e uno dei capolavori dell'arte ellenistica
 

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Capitolo 13
*** Scelta Giusta ***


Scelta Giusta

Luce e Buio

Perché se Eraclito ha ragione, e noi andiamo verso l'opposto, io scelgo te.




Chi era lui per essere tanto egoista?
Maledire la ragazza che ama solo per la propria felicità?
John aveva dei principi dopotutto, e non avrebbe mai fatto del male a Jen.
Lo aveva capito, anche lei si era affezionata a lui, stava imboccando una strada che l'avrebbe portata dritta verso la distruzione.

Ma Jen non lo poteva immaginare.
Lei era stata maledetta anche senza volerlo dalla sua fama.
Ovunque andava sentiva dei mormorii, e alcune volte non si facevano neanche i problemi a parlare a bassa voce:
"Quella! Si proprio quella...con Bell!" ; "Ma ti rendi conto?" ; 
Jen disgustata da tutte quelle parole, e sopratutto l'ipocrisia, decise che era meglio stare un po' sola.
Perciò nella pausa pranzo, mentre tutti mangiavano nel ristorante del museo, Jen si allontanò  e andò nel corridoio denominato "Spettacolo Umano".
Era circondata da turisti, e si ritrovò ad invidiarli.
Tranquilli con le loro macchine fotografiche, cartine e blocknotes.
Mentre lei si sentiva sbagliata.
Aveva sbagliato tutto sin dall'inizio, sapeva di aver preso la strada sbagliata scegliendo John Bell.
Ma cosa poteva farci lei? In quei pochi giorni si era affezionata ad un ragazzo che le aveva portato tanti guai, ma anche tanti sorrisi.
Sapeva che tutte quelle chiacchiere non le davano fastidio, non le facevano male quanto l'indifferenza di John.
Ci aveva rinunciato, aveva evitato di guardarlo anche lei.
Cosa ci guadagnava dopotutto?
Bene, adesso era come tutte quelle ragazze a cui aveva dato il ben servito, magari molti la pensavano così:
"Ha voluto fare la difficile ma alla fine John se l'è scopata lo stesso"
Ma lei non era così superficiale.
In quell'istante sapeva che se avesse avuto John davanti gli avrebbe dato uno schiaffo.
Si fermò a guardare i quadri e le statue che la circondavano.
Non si era portata dietro neanche il cellulare, magari avrebbe potuto fare qualche foto...
Rimpianse Danila, adesso avrebbe voluto raccontarle tutto e sfogarsi.
Lullaby non serviva a nulla, era una conoscenza, tutto qui.
E adesso si era dimostrata una ragazza superficiale ed invidiosa.
Jen scosse la testa più volte, non doveva piangere.
Eppure...
Diamine se non doveva!
Si era così affezionata a quel ragazzo, le aveva recitato Shakespeare in una pizzeria nel centro di Berlino, l'aveva seguita nella sua stupida avventura alla ricerca di assassini poco fondati...
Ma aveva davvero fatto tutto quello solo per portarsela a letto?
E magari si era stufato di provarci....
"Scusi, parla Inglese?"
Jen si voltò appena capì che quella voce ce l'aveva proprio con lei.
"Ehm sisi"-Rispose impacciata e presa alla sprovvista.
"Mi sa indicare il ristorante più vicino?"
Era un ragazzo a parlarle, e bello.
Aveva gli occhi azzurri e i capelli biondi, sembrava un tedesco.
"Si trova...devi girare a destra e poi andare dritto...ehm"
"Scusa non ho capito niente"-Disse sorridendole.
"Io devo andarci, ti indico la strada"
Il ragazzo annuì e la seguì.
"Ah proposito...io mi chiamo Bill"
"Jenessa"
"Come mai da queste parti?"
"Gita scolastica, tu?"
"Stavo con i miei genitori ma mi sono perso"
"Sei britannico?" 
"L'accento si sente, vero?"
Jen annuì.
Quando arrivarono nel ristorante, notò sconsolata che i suoi compagni erano ancora lì.
"Bill mio Dio dove ti eri cacciato!?"-Si era alzata una donna di mezza età con un viso un po' preoccupato ma benevolo.
"In esplorazione, mamma ti presento Jenessa..."
"Green, Jenessa Green"-Completò Jen.
"E come mai mi presenti questa bella ragazza?"
Jen arrossì un po', quella mattina si sentiva tutto tranne che bella.
"Mi ha aiutato a ritrovarvi! Ho chiesto a dieci persone prima di trovarne una che parlava Inglese!"
"Sempre la testa tra le nuvole! Grazie Jenessa"
"Mi chiami pure Jen"
"Signorina Green ci stavamo preoccupando"-Era comparso Mr Leather.
"Ero solo in giro"
"Da sola, non mi sembra molto prudente"
"E' quello che dico anche io...questi ragazzi credono di poter andare ovunque"-Commentò la madre di Bill guardando il figlio.
"Signora lei chi è? Devo ringraziarla per aver ritrovato la mia alunna immagino"
"Oh no è il contrario, la signorina ha ritrovato mio figlio"
"Signorina Green è il momento di andare, saluti pure le sue conoscenze, un piacere signora"
"Tutto mio, e grazie mille Jenessa, buon viaggio"
Jen salutò con cortesia e poi si rivolse a Bill.
"Miraccomando non perderti di nuovo, che non tutti sanno parlare Inglese!"
"Ehi, per quanto tempo starai a Berlino?"
"Domani pomeriggio torno in America"
"Ah..."
"Bill...tuo padre ci sta aspettando"
"Ciao Jenessa, è stato un vero piacere conoscerti"
"Anche per me John"
"John?"-Chiese Bill
"John!? Ho davvero detto John?"
"Ehm si, può succedere, a volte chiamo..."
"Bill su!"
"Ciao Jenessa!"-Gridò Bill per sovrastare la confusione generale.
Jen lo salutò con la mano e poi tornò tra i suoi compagni.
Solo poco dopo si rese conto che John era sempre stato vicino a lei mentre discuteva con Bill.
Si vergognò moltissimo a pensare di averlo chiamato John.

John di canto suo non poté sentirsi più egoista.
E sopratutto confuso.
Aveva preso una scelta, rendere le cose più semplici a Jen.
Ma adesso non gli sembrava neanche la più giusta.
Aveva visto Jen allontanarsi con aria infelice, quella di chi aveva ricevuto la più grande delusione del mondo.
Non voleva essere lui la causa della sua infelicità-
Sapeva di essere entrato troppo nella sua vita per poterne uscire così.
E ammise che, nonostante tutto, un sorriso si inarcò sulle sue labbra quando Jen per errore aveva chiamato lui anziché lo sbadato ragazzo.
Si era accorto del suo errore, ma adesso che aveva fatto già molto per ferire Jen, poteva davvero tornare indietro?
La risposta gli arrivò da sola.
"Sei proprio uno stronzo"-Disse Jen
John la fissò, era così...stanca.
"Hai ragione"
Jen gli diede le spalle ma John le prese il braccio.
"Volevo proteggerti dai miei demoni, ma non ci sono riuscito, adesso sono sicuro  che non possa esserci un John Bell senza te"
"Non proteggermi allora, non allontanarmi"-Io voglio stare con te, pensò Jen.








 
Piccola Curiosità!!!

Perché proprio Jenessa?
Cercavo un nome per questa protagonista che non apparisse troppo scontato, evitando i soliti che vengono dati.
Volevo darle qualcosa di mio ma non chiamarla "Vanessa", non so perché ma mi fa troppo strano chiamare una protagonista con il mio stesso nome.
Poi ho trovato questo qui, "Jenessa", mi piaceva come suonava e anche come lo potevi abbreviare.
Mi ha dato subito l'immagine della ragazza che volevo raccontare in questa storia: Romantica, studiosa, tranquilla...e sognatrice.
Il cognome richiama per l'appunto il colore verde, intenso, profondo, calmo e sognante.
Volevo proprio dare questa immagine alla mia protagonista....


Un bacio bello grande <3

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Capitolo 14
*** Si torna a casa! ***


Per la stesura di questo capitolo, ho preso esempio da ciò che mi è accaduto per davvero.
Perché le cose possono cambiare nel giro di poche ore.

Ps: Mi scuso per l'errore del capitolo! Grazie per avermelo segnalato! :)



 
Si torna a casa!




Una mattina ti svegli, ed hai la consapevolezza che un bel ragazzo pende dalle tue labbra, e tutto il mondo ti adora.
Ma per assurdo, resta solo una vaga sensazione regalata dalla notte.
Jen si sentiva proprio così.
Nonostante al museo John sembrava quasi averle dichiarato il suo amore, le cose non si sistemarono per niente.
Lui andò via, e lei si ritrovò un'altra volta sola, cercando di interpretare quelle azioni, di capire cosa aveva sbagliato, se era lei o se era lui.
Erano così diversi?
Sì, dopotutto non c'era niente di più diverso.
Ma questo l'avrebbe potuto dire prima.
In che preciso punto lei aveva capito che John non era un ragazzo idiota e superficiale come pensava?
Si ritrovò a scuotere la testa, non si faceva questi problemi una volta.
Leggeva tranquilla e dimenticava il mondo esterno.
Era sempre stata la tipica amica della bella ragazza, quella che tutti invitano perché ci sa fare ed è figa.
Non che Jen fosse brutta, affatto, ma era così impacciata!
Invidiava la classe della sua amica Danila, lei almeno, i ragazzi non se li faceva sfuggire.

Il cielo berlinese quella mattina aveva un'aria triste, così come Jen.
Era l'ultimo giorno, e non rimpiangeva quelli passati, poiché John la evitò e lei non poté farci niente.
E non volle nemmeno.
L'aveva prima illusa, poi ripresa, e poi illusa nuovamente.
Era così stanca di quei ragazzi che montavano una relazione sulla precarietà e sul "se mi va dopo".
Lei invidiava coloro che potevano avere una relazione stabile, bastava così poco agli altri.
"Certo che...è proprio un bel tipo John Bell, ma anche stronzo"-Le disse per l'ennesima volta Lullaby, che intanto piegava le sue maglie e le metteva nella valigia.
"Già"-Borbottò Jen.
Da quando le cose tra lei e John andavano male, Lullaby tornò a parlarle come una volta.
Forse doveva dimenticarlo.
Se fosse stato così semplice.
"Prima Mike, adesso lui, mi dispiace troppo Jen"
Jen non rispose, sapeva che voleva farle: Metterla in condizione di piangere per mostrarsi debole.
"Portiamo le valigie, su!"


Jen mentre era nella All dell'hotel, aprì Facebook.
Aveva sette notifiche e una richiesta d'amicizia.
Il classico straniero che nessuno conosce, perfetto.
Pensò lei davanti al nome "Li Caprey"
Scese un po' nella sezione notizie.
"A John Bell piace la foto di Stella Steer"
Stella Steer era una bionda altissima e bellissima.
Forme belle in mostra con un viso accattivante che poteva attirare solo i tipi come John.
Perché?
John ancora non scendeva, meglio così, lei non voleva vederlo:
Le aveva rifilato quattro cazzate sul volerla proteggere. Ma da cosa?
Potrebbe trovarsi una scusa migliore, pensò.
"Signorina Green, sei pronta?"-Le disse un'allegra Mrs Parker che doveva aver passato proprio una bella vacanza.
"Si"-Rispose Jen e chiuse il cellulare, le notizie potevano attendere.

Erano arrivati all'aeroporto.
Jen prima di andare diede un ultima occhiata all'hotel e alla città berlinese.
Quante cose erano successe!
In così pochi giorni...
Le sembrava passato un secolo, ma possono cambiare così facilmente le cose da un giorno all'altro?
Quando prese il biglietto dalla borsa si ritrovò a dover costatare un fatto: Lei e John erano vicini di viaggio.
Si aggrappò a quell'ultima speranza, e si fece pena da sola, non doveva fare così.

Si sedette al suo posto vicino al finestrino e attese John.
Ma invano, perché vicino a lei sedeva quel Leonard del VF.
Jen si mise a leggere in silenzio, cercava di vedere il lato positivo: Almeno Leonard non la disturbava...

Quando arrivò al Gate di arrivo, si sentì sollevata.
I suoi genitori e Danila la stavano aspettando proprio lì.
A quel punto non risucì trattenersi e cominciò a piangere.
Abbracciò Danila contenta di poter contare su un'amica vera e i suoi genitori, che comunque sia, rappresentavano un pilastro sempre presente nella sua vita.
"Allora? Sembri quasi di Berlino figlia mia!"-Disse il padre
"Mi accontento di essere americana, pà"-Rispose Jen ridendo
"Perchè piangi, Jenny?"
Jenny, sua madre la chiamava così quando era piccola e quando Jen era troppo depressa per fare qualunque cosa.
"Mi siete mancati"-La madre la strinse forte e per una volta, Jen non dovette nascondere le lacrime.

Una volta arrivata a casa Jen fu molto grata a Danila:
L'amica disfò le valigie insieme a Jen e parlarono.
Jen le raccontò tutto.
"E' assurdo!"-Commentò
"Appunto, io non gli ho fatto niente...!"
"Forse ha paura di impegnarsi?"
"Forse, ma non mi interessa più, le persone non si illudono così come ha fatto lui con me"
"Mi dispiace proprio Jen, davvero, mi dispiace che non abbia funzionato"
"Quando mai...quando mai funziona?"
"Non dire così Jen, evidentemente non era quello giusto. Devi ancora conoscere il tuo Mr Darcy!"
"Richiedi troppo...Mr Darcy è irraggiungibile da qualunque uomo"
Danila rise e abbracciò Jen.
"E' questo il bello, vedi quanti uomini sono disposti a raggiungere il suo livello per conquistarti"
"Uno ci era riuscito"
"Lo so"-Disse Danila senza chiedere chi.
Sapevano entrambe che non era Mike.

Se a John vennero mandate le peggiori maledizioni e imprecazioni, non se le meritava tutte.
Stava succedendo davvero, non si sentiva all'altezza.
Voleva tornare alla vecchia vita e dimenticare, dimenticarla.
Adesso sapeva che lei lo avrebbe odiato per sempre.
Ma a cuor suo, lui sapeva che l'avrebbe amata per sempre.


 

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Capitolo 15
*** Il prezzo dell'Orgoglio ***


Il prezzo dell'Orgoglio

Chi siamo noi se non figli di una madre ostinata e di un padre orgoglioso?
Reduci di un peccato che ancora ci macchia, e che ci allontana, così, come l'acqua dalla sabbia, dalle persone che potrebbero cancellarlo.

 


La lista delle "Classiche normali", o perlomeno così Jen e Danila tendevano a nominare le attività classiche che facevano quando volevano essere normali, sembravano ormai aliene agli occhi di Jen, nonostante fosse abile a nascondere la delusione.
"Altro Long Island?"-Chiese Danila, il Long Island era uno dei drink preferiti di Jen.
"No, grazie...carino questo locale"-Commentò indifferente.
"Già"
"Buon inizio dicembre ragazze!"-Disse un ragazzo sulla ventina, accompagnato da altri e due amici.
"Grazie"-Si limitarono a rispondere in coro.
Sia Danila che Jen erano poco propense agli incontri occasionali (fatta eccezione per John) un po' perchè entrambe cresciute da genitori non molto permissivi.
"Ballate?"-Chiese uno di loro.
A quel punto Jen se ne andò.

Danila la ritrovò in bagno, a piangere.
"Che succede?"
"Niente..."
"Stai piangendo"
"Quello stronzo...è tutto iniziato così. Io avevo anche rifiutato! Perchè sono stata così stupida quella sera, Danila!? Adesso metà scuola crede che John Bell mi abbia scopato e dimenticato, ed io sto male"
"Torniamo a casa, Jen"

Il primo lunedì dell'ultimo mese dell'anno, si rivelò vantaggioso per John e le sue conquiste.
Aveva mostrato il suo cuore, si era reso vulnerabile, doveva far capire che non era così.
Da Berlino, sapeva di essere andato a letto con un bel po' di ragazze, non ne ricordava nessuna.
La cosa divertente era che molte di loro volevano anche il bis, per John era tutto grasso che colava.
Sua madre lo squadrò da dietro lo specchio, mentre la sua immagine rifletteva occhi blu ghiaccio accesi e un viso ovviamente, irresistibile.
"John, a me e tuo padre non sta bene il tuo atteggiamento, affatto"
"Tss, dovrebbe fregarmene?"
"Trovati una ragazza seria, smettila di portare qui dentro galline"
"Non devo sposarmi, mi diverto"
"Smettila! Ci stai ferendo, sei così insulso"
"Non c'è bisogno che continui. so che tu e quello mi odiate"
"Non ti odiamo! Vogliamo solo il meglio per te, e tu te lo stai negando, abbandonandoti ad una vita senza principi"
"Ha principi, mamma"
"Pensavo che stessi cambiando"-Disse ignorando la sua risposta completamente-"C'è stato un periodo dove non portavi nessuna in casa, eri di buonumore e disegnavi degli occhi gialli, ho conservato gli appunti in un cassetto, lo sai? Ed eri così tormentato, sapevo che per la prima volta, la tua malattia ti stava pesando"
John restò in silenzio per un po', pensando agli occhi gialli che lo avevano reso vulnerabile.
Pensando a quella ragazza che... no, lui non doveva pensarci.
"Non significa niente, non sai niente""
"Sei innamorato, non puoi cancellare un sentimento tanto nobile comportandoti da codardo! Affrontalo, o te ne pentirai"
John non rispose.
"La perderai se continui a comportarti così"
"L'ho già persa"-Rispose amareggiato John e andò via.
Magari, per sempre.

Jen incontrava di rado John nonostante frequentasse la stessa scuola.
Per lei era una fortuna, ma quando succedeva, non poteva non guardare i suoi occhi senza provare una strana emozione.
Non doveva farsi giocare così dai sentimenti, doveva essere brava a dimenticarlo.
La cosa assurda di tutta quella storia, era Eric e qualche altro amico di John, che dopo la gita iniziarono a salutare Jen.

La lezione di Aritmetica era al quanto noiosa, ma necessaria per l'esame che avrebbe fatto l'indomani.
Alla portà busso Mr Parker, entrò.
"Può uscire la signorina Green?"
"Ma certo, Tom"-Rispose altezzosa Mrs Edison.
Non stimava Mr Parker per i suoi atteggiamenti insulsi: Era infatti tipico a provarci con le professoresse che riteneva più attraenti, e talvolta il cerchio includeva anche le stesse studentesse.
Guardò Jen con la coda dell'occhio, chissà cosa poteva pensare quella donna!
Una volta usciti, Mr Parker si fece serio:
"Jenessa, purtroppo c'è un imprevisto che ti riguarda"
"Cosa!?"-Chiese subito allarmata Jen
"Nell'Hotel di lusso a Belino, tu e Mr Bell avete mosso un po' di polemiche da parte di tutto il personale,  e ci ritroviamo costretti a dover pagare un'imbarazzante cifra, la scuola non ha fondi, ma vogliamo venirvi incontro. Infatti abbiamo trovato un impiego che vi permetterà di pagare tutto, sono solo 20 ore di servizio, è necessario purtroppo"
"20 ore di servizio per cosa? Non ho rotto niente!"-Urlò John da lontano, raggiungendo il professore e... la ragazza.
John la guardò velocemente, per poi posare l'attenzione sul professore.
"Panico nel personale, e problemi vari, devo portare il verbale, Mr Bell?"
"Che genere di servizio?"-Chiese Jen
"Di pulizia, un impiego da niente, dopo le lezioni"
"Non ci penso proprio!"-Affermò John
"E' stata colpa mia, farò tutto da sola"-Propose Jen consapevole di aver causato il panico all'interno dell'Hotel.
"In tal caso saranno 40 ore di lavoro, se così fosse, Mr Bell ne è esonerato, ma comunque non lo trovo un comportamento adeguato, specie nei confronti della signorina Green, se non sbaglio eravate molto amici in gita"
Jen restò in silenzio imbarazzata, non guardò John, ma avrebbe dato qualsiasi cosa per vedere la sua faccia in quel momento.
"Lo faccio solo perchè mi sono fatto trasportare dal panico di lei"-
Lei, dopo due settimane si era rivolto a Jen così: LEI.
"Perfetto, questi sono i moduli, se iniziate da oggi avete già quattro ore in meno"
John annuì ed andò via.
"Signorina Green, lei può rientrare, ma mi dica, lei e John Bell non eravate amici una volta?"
"In realtà, credo che quello fosse un altro ragazzo"-Rispose Jen pensando esattamente così.
John era ormai lontano, ma non abbastanza, per non sentire quelle parole.



Ciao a tutti!
Volevo ringraziare tutte le persone che lasciano le recensioni a questa storia, voglio scusarmi per non lasciare risposta, ma in questo periodo ho davvero poco tempo.
Ringrazio all'infinito tutti voi, e vi chiedo davvero scusa per la mia mancanza.
Inoltre, ci tengo a darvi gli auguri per un felice Natale ed un prosperoso anno nuovo!
GRAZIE PER AVERVI ACCOMPAGNATA DURANTE QUESTO ANNO; un bacio grande e pieno di buoni propositi!

Vanessa.-

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Capitolo 16
*** Niente più silenzi ***


Un litigio è un buon modo per cominciare un'amicizia.

 

Niente più silenzi


Quella macchia proprio non andava via.
Ma per Jen era un bene: le serviva una distrazione.
John spolverava, o perlomeno, agitava un braccio.
Non si erano scambiati una lettera.
Neanche il più solito di un "ciao".
"Hai del sapone?"-chiese Jen
John non rispose, ascoltava la musica.
Jen se ne accorse.
"La vuoi sapere una cosa?"-Disse consapevole che tanto non l'avrebbe sentita.
"Sei uno stronzo, inutile, idiota, stupido, senza cervello, stronzo, ricreduto al massimo, brutto, ti vesti male, ti porti a letto solo puttanelle perchè i veri uomini non lo fanno e..."
"Signorina Green!"-La richiamò Mr Parker.
"Oh"
Jen si era dimenticata,  a sua sfortuna, che sia lei che John erano assistiti dal professore.
Fortunatamente per lei, Mr Parker fece finta di niente.
Jen si iniziò a chiedere se facesse così solo perchè lei era una ragazza.

Andò a prendere il sapone, John la guardò con la coda dell'occhio, nulla di più.
Jen avrebbe voluto tirargli un pugno.
Consapevole che la stava guardando, fece casualmente schizzare il sapone nella bocca del ragazzo.
"Bleah!"-Gridò e sputò per terra.
"Signor Bell!"
"Sei impazzita!?"
"Non l'ho fatto apposta!"
John la guardò di traverso e poi le rovesciò l'acqua del secchio addosso.
"IDIOTA!"
"Non l'ho fatto apposta"-Rispose con nonchalanche.
Jen si guardò, la canotta bianca era stata una mossa poco furba, era diventata trasparente.
"Smettila di guardarmi! Pervertito!"-Gridò verso John.
"Ma c-cosa!?"-Chiese balbettante il professore.
Jen lanciò ad entrambi un'occhiata fuoribonda.
Buttò il restante nell'acqua su John.
Poi uscì.

"Idiota!"-Continuava a ripetere.
Era tutta bagnata, i capelli un disastro, la coda si era ormai sciolta.
Iniziava anche a sentire fredda.

Nel bagno della scuola, ovviamente, non c'erano gli asciugamani, né il lusso di mantenere accesi i termosifoni dopo l'ora di chiusura.
Dopotutto, chi ci pensa alla sventurata studentessa che deve pulire alle 17:45 del pomeriggio, anziché studiare, solo perchè ha procurato panico in un Grand Hotel a Berlino?
John le stava dietro, le coprì le spalle con la sua felpa rimasta asciutta.
"Copriti"-Le disse e poi uscì.
Jen tremava ancora, sia di freddo che di rabbia.
"Tu non mi dai degli ordini, John Bell!"-Gridò gettando la felpa a terra.
"Allora ammalati!"
"Sei un idiota!"
"Grazie per la novità"
"Te lo dici anche da solo!"
"In realtà sei tu che hai bisogno di nuovi insulti da gridarmi, posso ascoltare la musica e sentire anche te, credimi"
"Ah... bene bene! Quindi hai sentito? Lo sai che sei un pezzo di merda, vero?"
"Perchè?"
"Come perchè!? Smetti di parlarmi senza un motivo!"
"E... non è un bene per te?"
"No!"
"Perchè?"
"Odio essere trattata come tu hai fatto, senza riguardi e con maleducazione! Tutta la scuola crede che sia stata una delle tue tante..."
"Allora lo dirò, dirò che io, John Luke Bell, non mi sono portato a letto Jenessa Green, perchè rispetto il suo voto di castità nonostante lotti contro l'impulso di sbatterla sul muro e baciarla con passione, e credetemi, bagnata così, è più sexy di tutte le tedesche che mi sono portato a letto!"
Jen.
Sconcertata, sbalordita, furiosa, in confusione...
"Ma cosa dici? Non sono un tuo strumento! Smettila di guardarmi o prova solo a toccarmi che..."
"Rispetto il tuo voto di castità ho detto!"
"Non voglio farmi suora!"
"E allora perchè non mi vuoi?"
"Dannazione, John Bell! Odio, io odio i ragazzi come te, quelli convinti di avere il mondo in mano solo perchè qualche puttanella la concede facile. Odio i ragazzi come te, convinti che ogni ragazza sia strainnamorata di loro. Odio i ragazzi come te che credono di poter spezzare il cuore ad una ragazza seria dopo averla turbata, fatta innamorare, e tutte le varie cose che fai tu. Odio doverti parlare e doverti dare delle spiegazioni. Ma tu, John Bell, cosa ci vedi quando ti guardi allo specchio? Le canne, l'alcool e le belle ragazze? Io invece sai cosa ci vedo? Nel mio di specchio, c'è l'amore. Noi due non siamo affini, noi siamo come l'acqua e il fuoco. Ed io non ti voglio, né ti vorrò mai perché l'unica persona che potrò amare, quando si guarda allo specchio vede me"
"Intendi dire che ami solo te stessa?"-Intervenne Mr Parker, che intanto, era passato inosservato ad entrambi i ragazzi.
Jen andò via furiosa, nessuno aveva capito quel suo discorso improvvisato, frutto però, di tante riflessioni notturne, quelle che si fanno solo in quelle sere che portano consiglio.

E John.
John non riusciva più a trattenersi, le mancava punzecchiare Jen, le mancava sentire la sua voce che si rivolgeva a lui, anche se arrabbiata.
Non voleva più privarsi di lei, la sua tigre dagli occhi gialli.
E fu così che decise, andò dal medico che lo tenne in cura sin da bambino.
Era il momento di trovare una soluzione, per sempre.



NOTE AUTRICE:

Si può stare senza un John Bell che punzecchia Jen?
Credo proprio di no!
Mancavano anche a me loro che litigavano, vi prometto che i prossimi capitoli saranno carichi di sorprese, si arriva al nocciolo della questione!
Buon anno a tutte le Jen che stanno aspettanto/hanno trovato il loro John Bell, buone litigate!!
E ricordate: Un litigio è un buon modo per cominciare un'amicizia.
Posso confermarlo!!!!


Vanel.-

 Vi lascio questa bella frase!!!

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Capitolo 17
*** La decisione ***


La decisione


Finalmente la storia si muove!
Questo è uno dei capitoli più belli, e che francamente mi è piaciuto di più anche per la stesura, veloce ed efficace... ad un certo punto erano John e Jen a scrivere la storia e non più io!
Buona lettura care readers



Quando tornò a casa, Jen si ritrovò costretta a spiegare ai suoi genitori il motivo del suo "bagnetto" pomeridiano.
Jen divagò mettendo di mezzo un rubinetto malfunzionante e la sua distrazione.
Quando salì in camera, andò a farsi una doccia ripensando alle parole di John.
Ma davvero le aveva detto così?
Era confusa, John ci sapeva davvero fare con le parole, dopotutto, sapeva far cadere ai suoi piedi ogni ragazza.
Ma non lei.
Lei non doveva cedere, non doveva credergli.
Lei non era un suo strumento.
Eppure... una parte di se era contenta, quasi lusingata, lei più sexy di tutte le tedesche?
E poi il professore!
John non poteva scegliere un momento meno adatto per dire quelle parole.
Jen prese una decisione, nonostante una parte di lei non voleva, sapeva che John puntava dritto ad una sola cosa, e lei non era come tutte le altre.
Quella pseudo-confessione avrebbe potuto anche avere i suoi effetti, ma Jen preferiva di gran lunga le sue frasi alla Shakespeariana.
Possibile che era così difficile da capire?

Intanto John andava verso l'ospedale.
Grigio e un po' vecchio, odiava quel posto.
Era la prova concreta che lui non poteva essere come gli altri ragazzi, che lui era diverso.
Andò nell'ufficio del suo dottore, non si curò di nulla, sapeva che era un ospite ben accetto.
Non tornava lì dentro da due anni.
"Dr. Cas?"
"John! Siediti pure... non mi aspettavo di rivederti dopo quell'ultima discussione..."
John strinse i pugni, ricordava le sue discussioni con il dottore, sempre molto turbolente, lui era poco tendente all'educazione e alla cortesia, nonostante il dottore gli avesse dimostrato sempre una certa stima.
"Non sono venuto qui per sedermi"
"Cosa succede?"
"Voglio sapere se c'è un modo per togliermi la malattia, qualunque cosa"
"E' una situazione complicata, non ti ho più sotto cura da... due anni? E' tanto, non so come la malattia sia avanzata oppure..."
"C'è?"
"Ho lavorato molto su te, anche mentre non c'eri, e sono contento che finalmente ti sei deciso, se ti siedi, per favore, ti spiegherò tutto"
John si sedette riluttante e stette ad ascoltare.
"Vedi John, il meccanismo della tua amnesia parte dalle labbra, e va a cancellare quella parte del tuo cervello impegnata nella memoria, è uno strano meccanismo, le tue labbra vengono a contatto con altre, e in base al DNA della persona che baci, il tuo cervello elimina ogni informazione su questa persona, lasciando però il ricordo di essere con una persona. E' come sapere di giocare ad un determinato videogame ma non sapere il titolo"
"Questo già lo sapevo"
"Si lo so, ma volevo farti capire che sono partito dall'inizio, credo che ci sia qualcosa dentro di te che impedisca il contatto con un'altra persona, la respinge. Ma è un'amnesia, una parte dentro di te ricorda, sa, ma tu no. Credo che forse non ci sia alcuna medicina, è un qualcosa di psicologico"
"Sono pazzo allora!? C'è qualcosa di sbagliato in me!?-John gridò e si alzò dalla sedia.
"John... fermo! Ascoltami un attimo... che emozioni provi quando baci qualcuno?"
"Che cazzo di domande sono!?"
"John, per favore, aspettavo da tanto di poterti parlare, la soluzione sono le emozioni, nessuna medicina può curarti. E' come se il tuo cervello respingesse le labbra che il cuore non riconosce, deve esserci l'amore"
John restò fermo ad ascoltare il medico.
Emozioni, amore? Ma è così idiota?
Lui aveva baciato così tante ragazze, non si era mai innamorato.
Che fosse proprio l'amore la soluzione alla sua maledizione?
"Sei innamorato, John?"
John non rispose.
"Sì, lo sei. Lo sei, altrimenti non saresti venuto qui dopo due anni, tu sei tanto orgoglioso, l'ultima volta che abbiamo discusso, sapevo che ti avrei rivisto solo in un modo: ti saresti dovuto innamorare. Chi è lei?"
"Mi odia"
"Perchè?"
"Perchè conosce la mia reputazione, odia la mia voce, tutto, quando mi vede mi guarda così... arrabbiata; ma c'è stato un momento, durante la gita, dove sembravamo essere in simbiosi, poi tutto si è rovinato... per colpa mia"
"Perchè avevi paura di farle del male come con le altre"
"Sì, l'ho tenuta lontano per questo"
"E adesso lei ti odia"
"Si"
"Come sei riuscito ad andare d'accordo con lei?"
"Sono stato me stesso"
"Abbiamo finalmente trovato la soluzione all'equazione più complicata dell'universo; John, tu la ami. La soluzione alla tua malattia è l'amore, per conquistarla devi essere te stesso, solo tu puoi farlo"
"E non la dimenticherò?"
"Non è sicuro, è tutto basato su un'ipotesi, 50:50"
"Come!? Ed io dovrei rischiare secondo te?"
"Sempre meglio di restare fermi a chiedersi cosa succederebbe se"
"Non posso farlo"
"Puoi, devi farlo"
"NO!"
"Se questa ragazza è quella giusta, fallo, per amore dobbiamo essere disposti a fare qualche imprudenza"

Danila era a casa di Jen per un pigiama-party a due.
Jen le riassunse brevemente il pomeriggio, l'acqua, John Bell, la punizione, John Bell, l'aver offeso John Bell, e John Bell.
"Dunque... tu e John Bell siete una questione di dibattito aperta!"-Concluse l'amica.
"Ho parlato troppo di lui, vero?"
"Naah, giusto un po'"
"Smettila di prendermi in giro! Lui non mi interessa poi..."
"Ma davvero? In effetti non può interessarti, fino a due giorni fa eri stanca stanca, stranamente dopo questo pomeriggio di vedo iperattiva, sarà la punizione..."
"Oh ma sentiti! Lo odio! Per lui sono come tutte le altre..."
"Ma se ti ha detto, anche se in maniera molto rozza, che tu sei meglio di tutte loro!"
"Era per fare colpo, conosco le sue tecniche"
"Tecniche! John Bell è un gran figo, è normale che faccia così. Ma forse sei tu quella giusta, quella che lo farà cambiare"
"Farlo cambiare? Significherebbe essere a contatto! Che significherebbe passare del tempo insieme!"
"Sai Jen, a volte sono necessari gesti di imprudenza verso le persone che abbiamo conosciuto e che ci sono piaciute per farcele piacere di nuovo"
"Aspetta che me la segno!"
La mamma di Jen entrò in camera.
Jen divenne rossa, aveva ascoltato tutto?
"Jen?"
"Si mamma?"
"C'è un ragazzo fuori la porta... dice di chiamarsi John e dice di volerti parlare, lo conosci?"
Danila guardò Jen sbalordita, Jen era senza parole.
"Ehm si..."
"Ma chi è? A quest'ora poi! Vuoi scendere? Se si fai in fretta, se lo viene a sapere tuo padre sono guai!"
"Okay, faccio subito!"
"Presto!"-Disse sua madre facendole l'occhiolino.
Jen sospirò e prima di chiudere la porta della camera, sentii l'amica e sua madre ridacchiare.
Scese le scale in fredda, una pantofola la perse strada facendo.
Si guardò veloce, aveva una coda veloce, un top giallo canarino un po' piccolo e un paio di pantaloni pigiama, notò con amarezza che aveva l'ombelico leggermente in vista.
John era all'uscio della porta, sembrava stravolto:
Aveva i capelli disordinati dal vento, ma era sempre bellissimo.
Che diamine ci faceva lì?
E come conosceva il suo indirizzo civico?
"John?"
"Jen"-disse il ragazzo esitante.
"Che c'è?"
"Ecco... non so da dove iniziare... scusa per l'uscita di oggi prima di tutto"
"Oh... beh questo mi sorprende"
"Scusa per il mio comportamento dopo la gita, e per tutte le volte che ho fatto lo stronzo con te"
"Bene"
"Scusa per il guaio in cui ti ho cacciata a scuola"
"E sei venuto alle 22:00 di sera per venirmi a dire tutto questo?"
"Veramente... beh si, e poi anche altro"
"S-si, dimmi"
"Voglio ricominciare da capo con te, da capo! Non so se sia possibile dopo tutto quello che ti ho fatto, ma vorrei tornare a quel giorno alla pizzeria, dove ti facevo da navigatore satellitare... io... ho sbagliato tutto."
"Già!"
"Allora... che ne dici, ricominciamo?"
Jen pensò e lo guardò negli occhi, sembrava sincero.
"Io... John, no. Se devo essere presa un'altra volta in giro da te preferisco non far partire questa nave, lasciamo perdere, non siamo fatti per essere amici"
"Posso capirlo, sono imperdonabile"
John fece cenno e andò via verso il marciapiede.
Ma Jen, vedendolo così distante dopo esser stato così vicino capì che non poteva né voleva privarsi di John Bell.
"John! Aspetta"-gridò.
John si girò e la guardò speranzoso.
"Forse potremo provarci"










Spero vi sia piaciuto così come è piaciuto a me!
Se così fosse, lasciate una recensione che giova davvero tanto alla mia autostima :') chiarimenti, critiche... tutto ciò che volete!
Grazie per la fiducia <3
Vanel

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Capitolo 18
*** Ancora ***




                                                         
Ancora.
 
La odio e la amo. Forse mi chiedi per quale motivo lo faccio. 
Non lo so, ma sento che accade e patisco. 
[Traduzione Odi et Amo, Catullo]






La mattina successiva Jen aveva ancora il mal di testa della sera prima.
Sapeva bene che Danila non le avrebbe permesso di dormire senza conoscere nei minimi particolari la dinamica dell'episodio tra lei e John.
Mandò giù una pillola contro il mal di testa e salutò distrattamente la madre.
Danila era già fuori ad aspettarla.
"Sei pronta?"
"Sto uno straccio!"
"Straccio? Cara non ti trucchi né vesti così da mesi! Stai benissimo, il mal di testa mica si nota..."
"Ah ah ah, dovrei ridere? Per colpa tua ho la testa che fa a pugni!"
"In realtà è colpa tua perchè hai una vita tanto curiosa, e perchè sei stata tu ad avermi invitato a casa tua!"
"Va bene, hai ragione tu, non mi va di discutere"
"Non dirmi che sei stanca"
"Figurati..."
"Immagino, uhm l'autobus!"
Le due ragazze iniziarono a correre verso la fermata.

Danila aveva salutato velocemente l'amica precipitandosi nell'aula di Chimica.
Jen stava andando in quella di Letteratura, ed incontrò proprio lui.
Come avrebbe dovuto comportarsi?
John le aveva praticamente messo il cuore in mano ieri sera...
Ma cosa provava per lei?
E sopratutto, cosa provava lei per lui?
"Ciao"
"Jen"
Restarono fermi per qualche istante di troppo, Jen non riusciva più a sostenere il suo sguardo.
"Io... vado"
"Anche io"


Ma diamine John! 
Si maledì... atto di imprudenza, atto di imprudenza un corno!
Aveva soltanto peggiorato la situazione, Jen si sentiva a disagio in sua presenza.
Era così arrabbiato che non andò neanche a lezione, sperò di poter parlarle più tardi, magari sistemando quel che riusciva.
Aspettò fuori dalla sua aula, la campanella sarebbe suonata a momenti.
Quando la porta si aprì una marea di studenti uscivano svogliati per la lezione successiva, le ragazze guardavano sorridendo John che per una volta, avrebbe voluto non essere John Bell.
Qualcuna restò davanti la porta per farsi notare, John era interessato ad altro.
L'unica ragazza dentro l'aula che doveva ancora rimettere a posto i libri era lei.
"Ti puoi spostare?"-chiese John alla ragazza.
Era carina, a detta dei suoi amici "una gran figa", bionda, alta, magra, e tutte quelle cose lì.
Il vecchio John Bell l'avrebbe immediatamente sedotta con una scoccata di dita, ma lui era cambiato, sorrise pensando che il cambiamento era dovuto proprio a quella ragazza poco distante da lui.
La bionda si spostò e appena Jen vide John, fece cadere lo zaino e i libri insieme.
Jen si abbassò e nervosamente ordinò i libri.
"Aspetta... ti aiuto io"-si era offerto intanto John.
Lei era talmente nervosa! Le tremavano le mani e sperò con tutto il cuore che non si notasse.
"Ce la faccio da sola!"-esclamò esasperata e si alzò.
John iniziò a ridere e si accorse di quanto bella era quella mattina: si era messa una ciocca dei suoi  capelli mori dietro l'orecchio, l'eye-liner agli occhi, e del rossetto rosa confetto alle sue belle labbra.
Era arrabbiata, o nervosa, o irritata.
John non sapeva dirlo con precisione, ma sapeva per certo che era bellissima.
"Occhi gialli sei in ritardo per Biologia!"
"Bell! Si sono in ritardo... ma come lo sai? Oddio Mr Leather mi ucciderà!"
"Allora muoviamoci"
"Muoviamoci?"
"Ci ucciderà"
"Non abbiamo mai condiviso nessuna classe!"
"Diciamo che ho fatto un cambio"
"Non sapevo che si potessero fare..."
"Storia lunga... allora andiamo?"
"Andiamo John..."-rispose Jen senza riuscire a trattenere un sorriso.
John e Jen uscirono dalla porta sommersi da tanti studenti che si affettavano ad arrivare in classe, il gruppo di cheerleader sfilava per il corridoio come mai avevano fatto, appena passarono vicino a John, squadrarono Jen e iniziarono a ridere.
Jen chiuse gli occhi facendo appello a tutta la sua pazienza, quanto le odiava!
"Non dovresti dare peso a quelle lì"-le consigliò John.
"Già, peccato che da parte loro sei parecchio ammirato"
"Sono superficiali e ad ogni festa vorrebbero finire nel mio let..."
Jen si allontanò più veloce che poteva, quanta ipocrisia! 
John Bell era uno schizzofrenico.
"Ehi... dove corri!?"
"Stammi lontano! Tu sei pazzo"
"Eh?"
"Bipolare... quello che è! Prima mi dici che vuoi cominciare da 0, poi dici che scopi quelle lì... ma come ragioni?"
"Jenessa Green prima di scappare prova a capirmi"
"Siamo in ritardo!"
John le prese il braccio e la fermò:"No... aspetta, Mr Leather può anche andarsi a far fottere!"
"Cosa John? Cosa devo aspettare? Che cadano i maiali dal cielo?"
"Io quelle lì non le voglio, loro vogliono me... questo sì, ma io non voglio loro"
"Okay e adesso?"
"Adesso non scappare, e non so se ieri sera ho incasinato tutto... però devi sapere che ero sincero, voglio davvero provarci, tu no?"
Quella domanda mise in difficoltà le capacità comunicative di Jen.
"Forse"
"Forse?"
"Convincimi"
"Ti recito tutto l'Amleto?"
"Ehm... troppo facile, so già che lo sai"
"Ti invito a cena e accetterai"
"Cosa? No!"
"Ti dovevo convincere, accetta il mio invito e vedrai"
"E va bene, quando?"
"Sabato?"
"Dove?"
"Non lo so... poi vedo io, ti stupirò"
"Che caso incredibile che sei..."-disse ironicamente Jen.
Andarono verso l'aula di Biologia, la porta era chiusa.
"In ritardo! In ritardo! John Bell questa è colpa tua!"
Jen voleva sembrare arrabbiata, ma non lo era, faticava a trattenere un sorriso.
"Se bigiamo tutto il giorno?"
"Non ci pensare neanche..."
"Troppo tardi... dai vieni!"
"Aspetta un momento... non ti ho mai detto di essere d'accordo"
"Tu no... ma i tuoi occhi sì"
"Non è vero"
"Vieni, so che vuoi"
"No che non voglio"
John la prese in braccia facendo gridare Jen per la sorpresa, ma poi non si lamentò.
Non capiva perché, ma aveva la sensazione di fare la cosa giusta.
John Bell era la sua decisione giusta.
"Posso camminare"
"Verrai, quindi?"
"Sì, ma non ti ci abituare, non seguo spesso gli schizzofrenici nei loro viaggi"
"Ahah, dovrei ridere, Miss Green?"
"Fossi in te non riderei, non miglioreresti di certo la tua situazione, Mr Bell Schizzofrenico!"
"Ero ironico, honey!"
"Non chiamarmi così"
"Fai sempre il contrario di ciò che ti dice... me la segno"
"Idiota"-disse, ma poi si lasciò andare e rise.

Andarono in giro per la città prendendo il bus pieno di turisti.
Distrattamente Jen si ricordò che non avevano preso neanche il biglietto.
-Che ne dici di fare colazione dal bar cinese?
-Ci serviranno dei cani o cose così?
-No solo occhi di coccodrillo Jen! Ti assicuro che è buonissimo.
Appena scesero, percorsero il tratto di strada, John le parlò di sua nonna Maurice spiegandole di quanto fosse ostinata a volerlo vedere con una ragazza.
Quelle parole le fecero uno strano effetto. Non era disagio, no.
-E tu che mi racconti?
Jen avrebbe voluto che John continuasse con le sue storie, lei non aveva proprio nulla di cui parlare, e inoltre era troppo nervosa.
-Ricordi il nostro primo incontro? - Jen cacciò la domanda senza rendersene conto, voleva parlare del loro primo incontro, ne sentiva il bisogno.
-Certo che mi ricordo, non potrei mai dimenticarlo.
-Perché io? Perché ero diversa dalle altre? 
-Dirti perché mi avevi rifiutato sarebbe davvero riduttivo e forse anche falso. Non era la prima volta che qualcuna faceva la difficile con me... nel momento in cui ti ho vista piangere, è stato lì che mi sono fermato. Ti giuro, volevo prendere a cazzotti quel... Mike? O come si chiama! Non volevo ferirti, tu non eri la tipica ragazza che ero solito a portare a letto, scusa la finezza, eri fragile ma determinata. Quando ti ho rivista a scuola non ti ho più persa di vista. Eri interessante Jen, e per la prima volta mi interessava di qualcuno.
Jen restò per un momento in silenzio cercando di metabolizzare tutto.
-Hai il dono della retorica, John.
-L'arte del saper parlare? Si, hai ragione. Ma ti assicuro che sono sincero.
-Questo lo so.-disse sorridendo.
-E come fai a saperlo?
John le si avvicinò guardandola dritta negli occhi.
-Anche io so leggere gli occhi, John Bell.
A quel punto Jen si aspettava un bacio, o comunque qualcosa di molto vicino ad un bacio.
Ma niente.
John la guardò e poi si allontanò continuando a camminare.
Perché aspettava tanto?
Intanto si avvicinarono ad una bancarella di collane e bracciali, John ne prese una.
-Guarda.
La collana aveva un ciondolo a forma di ancora, Jen era curiosa di sapere perché avesse attirato la sua attenzione.
-E...?
-Guarda Jen... sembrano sue "J" messe in opposto, le nostre iniziali.
Le nostre iniziali.
A Jen iniziò a battere il cuore più velocemente, si sentì sciogliere.
-Non ci avevo mai pensato.
-Ne prendo due.
John pagò e diede a Jen la sua.
-Grazie... è una specie di simbolo? Tipo la ghiandaia imitatrice di Hunger Games?
-Non l'avrei detto in questi termini ma sì, è il nostro simbolo.
Quando arrivarono davanti al bar lo trovarono chiuso.
Jen guardò John cercando di mantenere un'espressione seria.
-Chiuso per ordine della polizia.-lesse.
John scoppiò a ridere e poi anche Jen.
Si rideva facilmente con John Bell, notò, lei stava bene con lui.
Era diventata la sua ancora.
E per gioco di parole, il suo ancora.



 
Buonasera!
Questo capitolo è per dirvi che io ci sono ANCORA! Jen e John ci sono ancora!
Come avrete notato solo solita a citare "Odi et Amo" di Catullo per questa storia, credo sia perfetta per la trama, me ne sono innamorata praticamente!
Non ho altro da dirvi, anzi, per meglio dire non mi viene in mente nulla! (mannaggia a me!)
Alla prossima! Se volete lasciate una recensione per dirmi cosa ne pensate ^^
Vanel

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Capitolo 19
*** Fortasse requiris ***


Fortasse requiris


Prima di iniziare: I prossimi capitoli saranno intitolati prendendo spunto da "Odi et Amo", il mio carme preferito di Catullo.
Ho già intitolato due capitoli molto tempo prima in questa maniera, diciamo che li reputo i più incisivi per la storia, senza togliere nulla agli altri.

Buona lettura


Bene John Bell, se devi fregarmi sappi che poi ti sbranerò.
Fu così che Jen si preparò alla sua uscita con John, "appuntamento" le diceva Danila, ma lei no, lei la chiamava semplice uscita.
Inizialmente voleva indossare un abito, ma ci ripensò immediatamente:"Poi sembro troppo prevedibile"
Perciò optò per un look lo stesso sexy e sensuale (che a dirla tutta stupì se stessa), ma anche adatto all'occasione.
Una maglia con le maniche di pizzo nera che aveva comprato ai saldi, Jen l'adorava. I suoi jeans preferiti e gli stivaletti neri col tacco.
Prima di uscire di casa si guardò per un'ultima volta allo specchio con aria critica.
Appena entrò in macchina si pentì di non essersi vestita in maniera più sobria.
"Speriamo che John non si metta strane idee in testa"
Si disse, ma in realtà si contraddì immediatamente, no lei voleva fare colpo su John, era questa la realtà.
Lei voleva che lui la notasse.
Ma lei aveva anche paura.
Da sempre era stata attenta a scegliere le amicizie e gli amori in particolare. 
Il suo unico e primo fidanzato, Mike, l'aveva ferita senza comprendere quanto per Jen la loro relazione fosse importante: rappresentava un passo per Jen verso una sorta di tranquillità interiore.
Prima di Mike era sommersa da un milione di paranoie. Non piaceva ai ragazzi? I ragazzi la prendevano solo in giro? Quando passava e loro parlottavano tra loro la stavano deridendo?
Jen si sentì stupida a ricordare cosa pensasse prima di Mike.
Dopo, quando assunse una sorta di sicurezza per un tabù da sempre troppo grande per lei, si era resa conto che lei piaceva ai ragazzi, non la prendevano in giro quando passava, le facevano complimenti.
E adesso eccola lì.
Verso il suo vero e grande mistero.
Si chiese più volte se fosse stato il destino a decidere che il loro incontro, e proprio il giorno in cui scoprì il tradimento di Mike.
John Bell, avrebbe voluto capirlo di più. Capire perché c'erano quei momenti dove i suoi occhi azzurri e felici prendevano una piega completamente diversa, pensieroso, turbato, questo lei non lo capiva.
E ciò le doleva.
Provava per lui sentimenti contrastanti, Odi et Amo avrebbe detto Catullo, ed era proprio così.
Mise un freno ai suoi pensieri, era già arrivata.
Il locale era una semplice pizzeria, ma il sabato sera sapeva essere molto affollata.
Jen si toccò istintivamente la collana a forma di ancora, da quando John le aveva fatto quel regalo la indossava sempre, era diventata una sorta di porta fortuna.
-Buonasera.-le disse cortesemente il cameriere dai capelli corvini, Jen si rese conto che il suo sguardo si soffermò un po' più del necessario, la cosa le diede fastidio, facile, non ci era abituata.
Si guardò intorno spaesata, dov'era John Bell?
Si rigirò più volte l'anello tra il dito nervosamente.
-Ehi Jen!-gridò John entrando col fiatone.
Jen lo guardò inarcando un sopracciglio.
-Scusa se ti ho fatto aspettare, miss orgoglio-le apostrofò capendo immediatamente il suo sguardo.
-Ci sediamo, mister?
-Prego, non voglio farti aspettare oltre.-le rispose inchinandosi con fare ironico, Jen gli diede una botta dietro la schiena ridacchiando.
John non le disse nulla, però la guardò con tale intensità che fece arrossire Jen.
-Anche tu hai indossato l'ancora.-fece notare John.
Jen guardò la sua. Era di acciaio e più mascolina, mentre la sua era pià chiara e dolce, ma le differenze si annullavano davanti una sola verità: era il loro simbolo.
-John l'ultima volta che siamo andati in una pizzeria mi hai recitato Shakespeare, adesso cosa farai?
-Accetto tuoi inviti, lady.
Jen inarcò nuovamente il sopracciglio:-Vediamo se mi stupisci, Odi et Amo.
Stavolta fu John ad inarcare un sopracciglio, Jen non seppe decifrare il suo sguardo.
-Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris...
Si grattò la testa con fare imbarazzato:-il resto non lo ricordo.-confessò.
Jen terminò al posto suo:-Nescio, sed fieri sentio et excrucior. 
-Non ti facevo tanto latina.
-Di solito non lo sono, ma adoro questo carme.
-Lo immaginavo.
I loro occhi iniziarono una conversazione tutta loro, e proprio quando sembravano essere arrivati a conclusioni celate per tutti, il cameriere interruppe il loro contatto.
-Avete gli ordini?
-Pizza alle salsicce per me.-disse John senza degnare il cameriere di un solo sguardo.
-E lei, signorina?
Il cameriere rivolse uno sguardo malizioso a Jen che non le piacque per nulla, odiava chi faceva il cascamorto con lei.
"Anche John ha fatto così" le disse una vocina nella sua testa.
-Quattro stagioni.
-Lo sapevo.-rise John.
-Da bere?
-Non la mangerai mica, John?
-Forse.
-Avete preferenze per le bevande?-chiese spazientito il cameriere.
-Oh due birre... queste qui vanno benissimo.-rispose Jen.
-Bene.
Il cameriere si liquidò, John lo guardò torvo finchè non raggiunse le cucine diventato fuori dalla sua portata visiva.
-Sei bellissima questa sera, Jen.
Ecco, Jen non si augurava che John le facesse un complimento così esplicitamente.
Divenne rossa ed evitò il suo sguardo rispondendo:-Grazie, anche tu non sei male.
-Io?, John rise, -Ho solo una semplice maglietta nera e dei jeans strappati di tremila anni fa, gioca al mio favore The millionaire.
Jen avrebbe voluto concordare davvero, quel profumo era una droga, mettilo poi addosso a John Bell e crei una bomba nucleare senza pari.
-Adoro la tua modestia, John.
-E io adoro te e il tuo stupido orgoglio.
-Stai flirtando con me, John Bell?
-Ti stai mettendo sulle difensive chiamandomi anche per cognome?
-Non hai risposto alla mia domanda. E comunque no, volevo solo sembrare audace, ma a quanto pare non è nelle mie competenze.-lo provocò Jen meravigliandosi di se stessa.
-Mmh credo che rientri nelle tue competenze più di quanto tu creda.
-Temi la verità, John?
-Non sai quanto.-rispose il ragazzo.
Eccolo, ecco quello sguardo che Jen avrebbe evitato per tutto l'oro del mondo.
Quello sguardo malinconico che rendeva John uno scrigno chiuso senza aperture. E lei non aveva la chiave per capirlo.
-John, cosa ti tormenta?
Il ragazzo si sorprese della domanda di Jen, si maledì per essere stato troppo espressivo, non doveva rovinare la serata.
-Niente, ecco le birre.
-Non cambiare argomento.
Jen gli prese le mani.
Gesto che a occhi estranei può sembrare intimo e romantico, ma entrambi sapevano che non erano quelle le finalità, o per meglio dire, ce ne erano delle altre più importanti.
Attraverso quel contatto Jen voleva creare qualcosa tra lei e John, qualcosa che le permettesse di prendere quella maledetta chiave e di eliminare quell'espressione per sempre dalla faccia di John.
-Se volevi toccarmi potevi asp...
Jen gli diede uno schiaffetto alla mano.
-Cosa succede John? Perché ti vedo così? Tu sei triste, John Bell, sei triste ma nessuno se ne rende conto. Se pensi che io sia come le altre, allora alzati e lasciami da sola, se invece credi che ti abbia compreso, almeno un po', allora per favore, parla... parlami John.
-Piccola Jen... non devi preoccuparti.-le rispose dolcemente il ragazzo.
-Cazzate, John! Una volta, alla gita se non erro, volevi dirmi qualcosa! Poi ti sei fermato, John cosa ti turba? 
-Ecco...
John si mosse nervoso, era arrivato il momento.
Ma lui si sentiva pronto?









NOTE AUTRICE:

Il momento decisivo che avete atteso da non so quanto tempo è arrivato! Ho adorato questo capitolo perché finalmente sono riuscita a far uscire la vera Jen, quella sveglia che legge le persone come libri aperti...
Nel prossimo invece sarà John quello esaminato maggiormente...
Lasciatemi recensioni, commenti... voglio assolutamente sapere cosa ne pensate voi!
Inoltre:
La canzone portante di questa storia (a parer mio) è Parfume di Britney Spears! E' perfetta...
Sono anche su wattpad! Mi trovate come "seagreeneyes"


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Capitolo 20
*** Nescio ***


Nescio




La odio e la amo.                            
Mi chiedi il perche'.         
Non lo so, ma sento che e' cosi ed e' un tormento. 







John litigò con sua madre per l'ennesima volta.
Dio quanto poteva essere assillante quella donna.
Veronica Space era bella per la sua età, ma i suoi occhi, azzurri come quelli del figlio, portavano le rughe della preoccupazione e dei problemi, di cui John si sentiva perennemente colpevole.
Ogni lite nasceva dal classico problema, è vero.
Ma stavolta era cambiato qualcosa.
Veronica era venuta a sapere della visita al Dr Cas dopo ben due anni di assenza, aveva sperato, aveva tentato.
Ma suo figlio era irraggiungibile.
Non le volle dare spiegazione, eppure lei aveva già fondato diverse ipotesi ormai da tempo.
John si è innamorato.
-Mamma, per favore, non chiedermi nulla!
-Ti sto solo chiedendo delle spiegazioni, sono felice per te se le cose stanno finalmente cambiando...
-Ma non vedi? Mamma tu mi guardi come se fossi il tuo più grande fallimento, e alle tue parole non ci credi neanche tu. Non c'è da essere felici, niente sta cambiando, io ho ancora l'amnesia.
-Tu stai cambiando John!
-Non è facile.
-Nessun cambiamento lo è.
John guardò l'orologio e corse verso la porta dicendo un veloce "ciao" che la madre accolse con tutto il cuore.
Non l'aveva mai visto così.

Era in ritardo! Si toccò i capelli più volte sperando di non apparire come un depravato, entrò dentro la pizzeria e la trovò li.
Dio! Da quanto tempo lo stava aspettando?
John si sentì mortificato e... bloccato.
Jen era stupenda. 
La guardò davvero intensamente...e lei se ne rese conto.
Non si era mai sentito tanto frustato quanto inutile.

Durante la cena John avrebbe spaccato il piatto della pizza in faccia al cameriere senza troppi complimenti.
La guardava e poi guardava lui.
"Lei è mia!"
Avrebbe voluto dire.
Ma poi si ricordò di due cose:
1) Non era vero.
2) Anche se lo fosse stato, Jen l'avrebbe aggredito solo per averla considerata "un oggetto" e blablabla, c'erano poche ragazze con un senso del femminismo come lei.

Poi Jen lo guardò.
Sguardo che nessuno gli aveva mai rivolto così intensamente prima di allora.
Oltre le iridi azzurre.
Oltre il bel volto.
Jen lo stava studiando come un libro aperto.
E poi la fatidica domanda.
"Lo sapevo che me lo avresti chiesto"
John avrebbe voluto dire così, si era aspettato quella domanda da molto tempo, ma non sapeva come spiegare la sua situazione senza apparire troppo rude.
E doveva evitare frasi del tipo:"Hey se ti bacio ti dimentico, vogliamo pomiciare?"
Ma tra tutte le parole, scelse probabilmente quelle meno adatte.
L'arte della retorica l'aveva abbandonato.
Era in panico.
-Jen hai ragione, io ho un problema. Un problema che mi impedisce di avere una relazione seria e stabile, un problema che mi ha consumato e che mi consuma ancora...-Jen restò in ascolto seria.
-Ehm ma non ti preoccupare! Il mio dottore... il Dr Cas mi sta aiutando alla ricerca di una cura... ecco...
John non aggiunse più nulla, non aveva più il coraggio di continuare.
-John non preoccuparti.-gli disse dolcemente prendendogli la mano, -sono sicura che troverai una cura, ma ricorda che io sono qui.

A quel punto si scatenò l'inferno.


Il locale stava prendendo fuoco, fumo nero e denso proveniva dalle cucine.
John prese per mano Jen tenendola stretta dirigendosi verso l'uscita di emergenza.
Erano spinti da una folla tanto numerosa che portò John a chiedersi da dove erano usciti tutti quei clienti.
Intanto il fumo riempiva il locale e lentamente uscivano tutti.
-Fantastico!-commentò John una volta uscito.
-Mi sa che portiamo sfiga, John!
-Ma vedi che è stato quel cameriere sbadato a fare 'sto macello? Ci scommetto quello che vuoi...
-Non roviniamo la serata. Ci facciamo un giro John?
-Volentieri, accetta il mio braccio, miss orgoglio.

Durante la passeggiata John evitò a tutti i costi l'argomento sulla sua malattia, e Jen neanche la nominò.
Parlarono del più e del meno, di come Mr Leather fosse un pervertito numero uno, e delle conquiste mal riuscite di Eric.
-Lui ti ammira.
-Eric?
John annuì.
-E perché?
-Perché mi hai tenuto testa, ti definisce una con le palle.
-Ah... tipo trans!
John rise e fu un bellissimo suono, Jen si rallegrò pensando che la serata non era poi un così completo disastro.
-John... ma tipo che non abbiamo pagato il conto?
-Ehm... offriva la casa stasera!
Jen scosse la testa sorridendo, ma le dispiacque per i poveri proprietari della pizzeria.

Verso mezzanotte e mezza andarono verso le loro rispettive vetture, Jen aveva il suo coprifuoco.
-Come Cenerentola.-le disse John toccandole i capelli.
Jen non sapeva come, ma ad un certo punto si era ritrovata appoggiata alla sua macchina con John praticamente addosso a lei.
Non erano mai stati così vicini.
Jen gli toccò il labbro con il pollice così come fece lui molto tempo prima a Berlino, fu un gesto che tranquillizzò John, ma la tranquillità durò davvero poco.
Jen si fece avanti per baciarlo, ma John la respinse tristemente.
Jen lo guardò confusa, era forse uno dei suoi soliti scherzi?
Allora si riavvicinò, ma John si allontanò.
-John?
-E' tardi...-rispose a disagio.
-John... perché?-Jen era sul punto di piangere.
-Torna a casa Jen, te ne prego...
-Perché mi allontani? Di cosa hai paura John?
Gli si avvicinò cercando i suoi occhi, ma John distolse lo sguardo andando verso la sua macchina.
-Perchè no? Non ti piaccio? E' così? 
John la guardò disperato.
-Non posso Jen, per favore...
-Mi stai dicendo che è così? Non è mai stato nulla per te? Ho confuso tutto... ho sbagliato di nuovo...
-No Jen, tu non hai sbagliato niente.
-Certo, adesso mi rifilerai la scusa del "non sei tu sono io"...
John si morse il labbro pensando a quanto quella scusa fosse stata la sua verità.
Ma poi comprese, doveva essere sincero.
-Jen, se ti bacio... ti dimentico.-disse esitante.
Jen lo guardò, e stavolta John non riuscì a decifrare il suo sguardo.
Andò verso la sua macchina e disse semplicemente.
-Ma vaffanculo!








NOTE AUTRICE:
La serata dal punto di vista di John! Ma non preoccupatevi, la verità è vicina...
Cosa ne pensate del capitolo?
Baci!!! <3


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Capitolo 21
*** Sed fieri sentio ***








Amore è un fumo levato col fiato dei sospiri; purgato, è fuoco scintillante negli occhi degli amanti; turbato, un mare alimentato dalle loro lacrime. Che altro è esso? Una follia discreta quanto mai, fiele che strangola e dolcezza che sana.

 (Romeo: atto I, scena I, p. 22)



Jen maledì John soltanto per tutta la notte.
Passata decisamente in bianco.
Ma poi la sua razionalità riprese-fortunatamente-il sopravvento e allora fu più confusa che mai.
John aveva un problema, era chiaro.
Una malattia.
Se voleva evitare il contatto con lei allora era trasmissiva?
Un pensiero orribile l'attraversò, era l'HIV?
Avrebbe spiegato molte cose, John non voleva ferirla, ma ormai non poteva fare a meno di lei.
Chi era il suo dottore?
Dr Cas.
Jen si appuntò tutto sul block notes e poi crollò nel sonno più profondo.

Erano le 13:46, e Jen si era appena svegliata.
I suoi capelli erano una massa aggrovigliata e disordinata, causa tante lacrime e difficoltà nel trovare una posizione comoda.
Sua madre la studiò come se fosse malata, era davvero cauta perciò non le chiese niente.
Quando Jen si alzava tardi era sempre per qualche problema, e lei orgogliosa come era pretendeva di fare tutto da sola.
Farle domande di prima mattina? Era cercarsi un omicidio colposo sul momento! No, sua madre si limitò soltanto ad osservarla.
-Sto bene, grazie, mamma!-apostrofò nervosa.
-Non ti ho chiesto nulla, tesoro.
-Mi guardi!
-Beh... hai un aspetto davvero... cuorioso, questa mattina.
-Curioso?
-Beh... sei uscita con John ieri, giusto?
-Si
-Il ragazzo che ti aveva fatto la dichiarazione d'amore davanti casa.
Praticamente tutta la famiglia di Jen aveva interpretato le scuse di John di quella famosa sera come un omaggio cortese stile 1200, Jen aveva provato a spiegare, ma ormai ci aveva rinunciato.
-E quindi?
-E' successo qualcosa tra voi?
Jen avrebbe voluto sotterrarsi, a cosa stava alludendo sua madre?
Ma poi... discorsi del genere. ERA SUA MADRE!
-Niente!
-Avete litigato?
Jen non sapeva se sentirsi sollevata dal fatto che il suo fosse solo un fraintendimento, o messa all'angolo dato che sua madre aveva capito tutto guardandola soltanto.
-Forse.
-E di chi era la colpa?
-Della paura.
-Paura? 
-Si, la paura ci ha fatto litigare.
Distrattamente pensò che quella frase era simile al mantra che la maestra di religione le faceva ripetere all'asilo "mannaggia al diavoletto che ci ha fatto litigare".
-Solo tu puoi risolvere la questione allora.
-E perché?
-Perché la paura non è di certo tua. 
-E come lo sai?
-Ti conosco. Sarò pur sempre tua madre, o no?
-Già, mamma sei interessante, dovremo parlare più spesso.
-Credimi, ci provo da 18 anni ma ormai ci ho rinunciato, il fatto che tu l'abbia capito solo adesso...
-Risolverò la questione!
-Buona fortuna...

Il pomeriggio stesso Jen si fece la coda svelta e prese la macchina.
Direzione: Ospedale.
Sua madre non le fece altre domande, e le fu grata, sapeva che se messa ancora alle strette, Jen avrebbe pianto.
E come stava adesso John?
Si toccò la collana tanto per assicurarsi che fosse ancora lì, in qualche modo le diede la forza di continuare.

Quando arrivò all'ospedale, non potè fare a meno di pensare a quanto fosse deprimente la struttura dell'intero edificio.
E tra poco sarebbe venuta giù la pioggia viste le nuvole del medesimo colore dell'edificio, e visti i tuoni.
Le venne in mente il metodo degli esponenti del romanticismo: i luoghi venivano descritti per rappresentare lo stato d'animo dei protagonisti.
E Jen si sentì esattamente così, nervosa come le nuvole indecise e dense, pronte a far scendere la tempesta.

Si fece coraggio e andò verso il bancone delle accettazioni.
Un'annoiata dipendente la guardava dall'alto al basso come se si aspettasse una ferita mortale sul corpo di Jen.
-Ecco... cerco il Dr Cas.
-Cerchi? Tesoro qua bisogna prendere appuntamento.
Jen si diede della stupida, era ovvio!
-Ma almeno c'è?
La signora controllò sul computer.
-Si... c'è. E ci sono anche tanti pazienti segnati. 
-Posso aspettare.
-Il Dr Cas non riceve senza appuntamento.
-Allora ne prendo uno.-rispose mite Jen cercando di mantenere la calma.
-Mmmh, è libero tra otto mesi, Miss.
-Otto!?
-Si, mi dia i suoi nominativi.
-Forse lei non ha capito, mi serve adesso!
La donna le sorrise amabilmente e prese il telefono chiamando qualcuno.
-Si... c'è una persona, okay, mandatela, si grazie.
Jen la guardò sperando di trovare risposta.
-Resti qui.-le rispose la donna fissandola.
Dalle porte uscirono due uomini con la tuta segnata dalle parole "SECURITY".
-Sta scherzando!-sbottò Jen guardando la donna.
-E' lei!-gridò.
Gli uomini le si avvicinarono.
-Fermi! Me ne vado!- Jen dovette trattenersi dal mandare a quel paese la donna e tutto l'ospedale.
-Calma, voi due tornate alla vostra paura caffè, e Meredith, prima di prendere simili iniziative dovresti avvisarmi, non hai questo diritto.-ordinò una voce calma e pacata.
I due uomini si guardarono per poi liquidarsi.
Jen vide un uomo, un signore più o meno sulla cinquantina: capelli grigi e spazzolati, occhiali stile Harry Potter, e volto simpatico che fece rassicurare Jen per un momento.
-La signorina mi cercava?
-Si... ma lei non ha l'appuntamento!-rispose Meredith.
-Non mi interessa, signorina, mi segua nel mio ufficio.
Jen guardò per un'ultima volta Meredith facendole una smorfia, non era solita a comportarsi in quel modo, ma quella donna le aveva messo la pazienza alle strette.
-Dr Cas... la ringrazio.
-Ringraziami più tardi, spero di avere davanti chi penso tu sia.
-Come?
-C'entra un ragazzo di nome John Bell?
Jen restò scioccata ma si riprese subito.
-Si... ma come lo sapeva?
-Intuizioni e aspettative.
-E sa anche perché sono qui?
-Certo.
-E come devo fare?
-... qual è il tuo nome, ragazza?
-Jenessa! Jenessa Green... ma di cosa ha paura, Dottore?
-Di ferirti, Jenessa, lui è davvero innamorato di te.
-Dottore, di cosa è malato esattamente John?
-Noi la chiamiamo la Malattia del Bacio...
-La mononucleosi?
-Oh no, assolutamente no. Questo è un altro tipo di malattia, senza precedenti, John è il primo in assoluto ad esserne vittima.
-E in cosa consiste?
-Ecco... John dimentica la persona che bacia.
Jen guardò il dottore come se si aspettasse in una smentita veloce seguita da una risata.
Ma la faccia del Dr Cas non poteva essere più seria.
-Lei non sta scherzando.-disse Jen più a se stessa che al dottore.
-No, Jenessa. John ti ha mai accennato a ciò?
E Jen si diede della stupida, stupida!
Perché non l'aveva ascoltato? Aveva preferito mandarlo a quel paese senza pensarci, mentre John le stava dicendo la verità, seppur insolita era la verità.
-Ieri sera, e non gli ho creduto.
-Però adesso sei qui, quindi significa che qualcosa deve essersi mosso.
-Io voglio aiutarlo, cosa devo fare?
-John venne qui chiedendomi la stessa cosa, gli consigliai imprudenza, seguire il proprio istinto ed essere se stesso, e a quanto pare ha funzionato bene visto che adesso sei qui. A te consiglio la medesima cosa, ma devi sapere che questa volta correresti dei rischi.
-Quali sono?-chiese Jen facendosi forza.
-Devi rischiare. Baciarlo. 
-E perché dovrebbe funzionare?
-Perché lui ti ama e lo ami anche tu.
-E lui non mi dimenticherà?
-Devo essere sincero, bambina, è un 50:50.-rispose il medico in tono grave.
-E' una mia scelta adesso?
-Sì, è solo tua.

Durante il viaggio in macchina Jen non pensò più a nulla, se non a lui.
Le sue labbra.
Non seppe dire il perché ma le tornarono in mente le parole di Romeo nella tragedia Shakesperiana:"togli dalle labbra il mio peccato, baciandomi".
Non diceva proprio così, questo lo sapeva bene, eppure era ciò che meglio poteva essere collegabile alla sua situazione.
Casa John Bell a quattro isolati di lontananza, e poi doveva decidere.
Aveva il cuore a mille, era il momento di entrare.

John stava guardando qualche programma spazzatura alla TV.
La domenica era depressa già di se, se poi ci metti che aveva litigato di nuovo con Jen, la depressione è ancor più acuta.
Sua madre aveva insistito tanto affinché John andasse con loro a casa dei nonni, ma John aveva declinato ogni invito.
Ad un certo punto chiuse la TV e andò alla libreria.
Prese "L'Amleto" di Shakespeare senza una vera e propria ragione, e cominciò a leggere.
Prese a caso una parte della narrazione, quella in cui Amleto veniva a conoscenza della pazzia di Ofelia.
L'Amore può portarti davvero a prendere scelte disperate, John poteva comprenderlo fin troppo bene.
Poi la sua lettura venne interrotta.
Qualcuno suonò il campanello.
-Ecco!-gridò scocciato John.
-Sono io! John, sono io!-gridò di rimando Jen con una voce carica d'ansia.
John non fece attendere tempo, aprì immediatamente Jen e la trovò tra le sue braccia.
La strinse forte, come profumava di buono!
-La mia Jen, la mia Jen...-continuava a ripeterle decisamente sollevato.
-John, devo dirti una cosa.-disse lei prendendo il volto di lui tra le sue mani.
John la guardò preso.
-Lo so. So perché fuggi. Io, John Bell, lo so. So tutto. Non sei lo stronzo che vuoi far credere, no. Tu non sei impossibile da amare John come credi tu! L'amore è possibile. 
-Jen... sai della malattia?-chiese lui commosso.
-Questo adesso non importa, devi fidarti di me come io mi fido di te. Sei la cosa più bella e pazzesca che mi sia capitata, non voglio fare a meno di te, John Bell ti amo.
E poi lo baciò.
John rispose con passione, troppo trascinato dal sentimento per poter solo pensare.
Amore!
L'amava!
Jen lo amava!
Le sue labbra... così morbide e lisce...
Amava anche loro.
Non poteva più farne a meno.
Quando si staccò, entrambi avevano il fiatone.
-Jen, anche io ti amo!-esclamò John sul colmo delle lacrime.
Non l'aveva dimenticata!
La malattia era andata via!
La sua Jen... la sua Jen! L'avrebbe sposata, avrebbero potuto avere una vita insieme...
Jen lo guardò con uno sguardo indecifrabile.
E poi, scostandosi un poco disse:-E tu chi sei?










NOTE AUTRICE:

Assolutamente necessarie vista la conclusione.
Bene... adesso RESPIRATE e dopo iniziate a leggere:

1)Jen non sta scherzando.
2)Come già anticipato dalla storia di Giulietta e Romeo, il "Peccato" se lo prendono poi le altre labbra.
3)Non andate a conclusioni affrettare, nei prossimi capitoli si capirà tutto meglio.
4)John Bell ucciderà il Dr Cas? XD Vabbè questa è tanto per sdrammatizzare...

Vanel


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Capitolo 22
*** Dimenticarmi di noi ***


SECONDA  E ULTIMA PARTE DELLA VICENDA


AVVISO: Carissime lettrici, avrete ben notato l'enorme ritardo nel pubblicare questo capitolo, e anche il mio profilo poco attivo. Ho dei problemi con la rete e non so se potrò  tornare alla stessa frequenza di un tempo.
Mi dispiace davvero tanto, ma fortunatamente ho terminato i capitoli di ogni storia che ho iniziato qui su EFP, cercherò di pubblicarli il prima possibile.
Un grande grazie a tutte voi che con i vostri bei commenti mi date sempre la forza di provarci!

Vanel.


Jen guardò il ragazzo che aveva di fronte sentendosi così disorientata come mai lo era stata.
Il ragazzo le prese le spalle e al guardò negli occhi serio e preoccupato:
-Jen! Jen! Stai scherzando, vero? TI prego Jen, guardami e dimmi che mi riconosci!
Jen non riusciva a spiccicare parola talmente era alta la sua confusione.
Lo guardò negli occhi e si stupì del colore così limpido e chiaro.
Se avesse conosciuto davvero un ragazzo con degli occhi del genere di sicuro non l'avrebbe dimenticato.
Ma quel ragazzo sembrava proprio conoscerla, era disperato!
Poi Jen ricordò.
Lei aveva un ragazzo, e poi non conosceva per nulla quel tipo.
Di solito ragazzi così belli...
Per l'appunto, ragazzi così non potevano fare sul serio.
-Smettila! Non toccarmi!-disse Jen scostandosi.
-Jen! Non stai dicendo sul serio...
-Invece sì! Chiunque tu sia... come ci sono arrivata qui? Mi hai drogata?
-No! Mai! Sei stata tu a venire! Jen aspetta, hai preso la mia malattia...
Ma Jen non lo lasciò terminare.
-Lasciami! Fammi uscire di qui o inizio a gridare. Non so cosa mi hai fatto, ma io non ti conosco!
Jen seria guardò per l'ultima volta gli occhi azzurri dei ragazzo, quasi a volerne estrapolare qualche informazione.
Ma tutto ciò che trovò fu dolore e strazio.


Quando uscì trovò la sua macchina parcheggiata di fronte alla casa, e si sentì più smarrita che mai.
Entrò di fretta e non riuscì a mettere neanche le chiavi bene.
Jen scoppiò a piangere.
Era da tanto che non piangeva così.
Si portò le mani davanti la faccia e singhiozzò in maniera penosa.
Mai, mai si era sentita così.
Il ragazzo da sua parte, non uscì neanche a raggiungerla, cosa che infondo Jen apprezzò.


Dopo un bel po', quando fu sicura che le sue lacrime erano ormai solo un vago ricordo, tornò a casa.
Era talmente stanca che ignorò anche la domanda poco chiara di sua madre.
Si sdraiò sul letto e dormì con i jeans ancora addosso.


 
JOHN

Disperazione.
Quanto poteva essere vago quel sentimento a confronto!
No, John non era solo disperato.
John era furioso, arrabbiato e col cuore spezzato.
Prese la moto e andò verso l'unico posto dove gli sembrava razionale andare.
L'ospedale.
Superò una ragazza fastidiosa e andò verso lo studio del Dr Cas.
-Ma insomma! Tutti matti oggi!-imprecò la ragazza.
-Vuoi stare zitta?-le gridò di rimando John, e la ragazza non disse più niente.


Il Dr Cas uscì e aprì la porta a John, come se sapesse già cosa gli aspettava.
-Sei un pezzo di merda! Un fottuto perz


FINISCI SOPRA!
 
 
Jen era mentalmente e fisicamente distrutta, sua madre la chiamò per cena diverse volte prima che le entrasse in testa.
Si sentiva come quella volta in cui aveva perso il ciondolo regalatole dalla nonna e non riusciva più a ricordare il posto dove l'aveva visto l'ultima volta.
Dopo cena le cose peggiorarono.

Gli sbalzi d'umore rendevano Jen più nervosa del necessario, un momento sperava di poter risolvere tutto giustificando con qualche semplice scusa, l'altra era in preda al panico senza capirne il motivo.
Voleva chiamare Danila ma allo stesso tempo preferì non farlo, l'avrebbe presa sicuramente per matta, e Jen quasi quasi lo pensava anche lei.
Ma nonostante tutto era esausta.
Cercò di prendere sonno pensando a tutti i ricordi felici.
Già, ricordi.
Sentiva già le palpebre pesanti, ma prima che potesse crollare nel sonno più profondo ricordò una pizza alle quattro stagioni e un paio di occhi menta che la guardavano.



 
 


 

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Capitolo 23
*** Questa assurda tragedia ***


Buonaserata a tutte voi.
Ancora una volta mi scuso per questo disagio, è assolutamente una sorpresa vedere che nonostante ciò ho voi che mi sostenete e seguite la storia con tanto amore e passione.
A breve penso che trasferirò la storia su wattpad che mi permette facilmente di aggiornare utilizzando il cellulare.
Durante il capitolo scorso c'è stata una digressione dovuta alla mia distrazione, riparerò al più presto.
Qui non manca niente, buona lettura!
Vanel






Il giorno dopo, a scuola, Jen si sentì estranea.
Tanti occhi famelici che la fissavano, Dio quanto odiava essere fissata in quel modo!
Jen aveva ormai imparato a ignorare quelle occhiate, specialmente quelle perfide, e cercava di passare sopra anche ai deboli bisbigli delle sue compagne di classe non appena passava.
Danila le aveva dato un buon consiglio raccontandole della metafora della famiglia con l'asino, facendole capire che in ogni caso le persone l'avrebbero criticata, sempre.
Lei però non aveva mai capito perchè. Come mai era sempre lei quella criticata?
Invidiava Danila, la sua migliore amica, lei era simpatica, attraente e nessuno osava dire A, mentre con Jen tutto altro discorso.
La biondina D le stava venendo incontro con un bel sorriso.
-Ohi Danny!
-Ma allora? Eh? Cosa hai fatto sabato?
Jen le sorrise sorniona e pensando al sabato ebbe un vuoto di memoria.
-Ehm... e perchè? Tu piuttosto... cosa hai fatto?
-Ma quale io! E' di te che dobbiamo parlare, Jenessa. Mica sono io quella che è uscita con il ragazzo più cool della scuola!
-Ma cosa dici?
-Eh? Scherzi, vero? Che è successo? Almeno puoi dirmi se è andato tutto bene?
-Danny, non c'è stata nessuna uscita sabato!-esclamò Jen impaziente.
-Oh, non arrabbiarti Jen... non pensavo...
-Non preoccuparti, Danny! E' solo che sono agitata questi giorni...-Jen si morse un labbro vogliosa di rivelarle del ragazzo.
Ma la campanella suonò, e le due amiche si divisero. 
Danny era bravissima in Matematica, non a caso frequentava il corso di Algebra avanzata, invece Jen era amante della letteratura in ogni sua forma.
Quando arrivò in classe incontrò chi davvero non avrebbe voluto incontrare.
Il ragazzo dagli occhi azzurri.
Lui la fissò con un leggero tremolio nelle labbra, Jen notò che aveva due occhiaie belle evidenti ed era vestito in maniera trasandata.
Nonostante ciò era bellissimo.
Jen si chiese se fosse il caso di andare da lui e parlare... ma di cosa poi?
Jenessa Green senza rendersene conto si era ritrovata a casa di un ragazzo con la bocca protesa verso la sua, e poi era uscita.
Insomma... poi rammentò! Lei era uscita sabato sera... con un ragazzo, questo sì...
Ma come faceva ad essere tanto confusa?
Aveva bevuto?
Si sedette in prima fila colta da una marea di paranoie, perché la stavano guardando?
Perché non ricordava nulla?
La lezione iniziò introducendo la tragedia dell'Amleto, la professoressa parlò della funzione della "consapevolezza" e della "coscienza"-
-Quando siamo consapevoli agiamo con razionalità, mentre la coscienza è un ideale, un qualcosa che noi ci imponiamo... ecco, vi faccio un esempio...
Se c'è questa persona che deve commettere qualcosa di orrendo, come uccidere, in quel momento la persona è consapevole, sa come deve usare le armi e come azionare il tutto, ma non è cosciente, perché se lo fosse il suo io chiederebbe "ma cosa sto facendo?"
-E dimentica di averlo fatto?-chiese d'un tratto Jen a voce roca e sommessa.
-Non precisamente, Miss Green, dimentica chi è mentre lo fa, dopo averlo fatto comprende le sue azioni... in qualche modo questo meccanismo è strettamente connesso con "Essere o non essere, questo è il dilemma"...
La professoressa guardò fugace la fila dietro e poi interruppe la sua spiegazione:-Mr Bell, sta bene?
-Posso essere congedato, Mrs?
-...Certo, è piuttosto pallido.
Jen ebbe un tuffo al cuore non appena riconobbe quella voce distrutta, guardò il ragazzo dalle meravigliose iridi azzurre uscire dalla classe, e in qualche modo si sentì distrutta anche lei, in qualche modo era colpa sua.

John pianse sommessamente nel bagno.
Iniziò ad autocommiserarsi.
"Tutta colpa dell'amore se sono qui!" 
Lui, il famoso e bellissimo John Bell quella mattina era ridotto a poco più che uno straccio con le gambe.
Quella domanda... lei ci ha pensato...
L'Amleto per John era collegabile al bel giardino berlinese e alla sua conversazione con Jen riguardo Ofelia, e già per sè sapeva che quella lezione sarebbe stata devastante, ma poi... poi lei ha chiesto.
Si sentiva perso, assolutamente perso.
L'unica possibilità che aveva per conquistare Jen era farla innamorare di nuovo di lui, ma per John era già una battaglia persa, e lui si sentiva incredibilmente abbattuto.

Quando l'ultima campanella suonò Danila attese fuori il cancello.
Jen era uscita prima visto che le sue lezioni per quel lunedì erano già concluse, ma Danny sapeva chi attendere.
Appena lo vide uscire ne restò paralizzata.
Aveva un aspetto alquanto trascurato, ma manteneva la sua bellezza naturale che lo rendeva ancor più irresistibile.
Nonostante ciò, Danila si rese conto che non andava tutto alla perfezione, e che sabato doveva essere accaduto qualcosa.
E dal momento che la sua amica faceva la finta dimenticata, l'unico a cui restava chiedere era proprio lui, John Bell.
Danila gli andò incontro e lo guardò un po' a disagio, ma puo si fece forza e parlò.
-Cosa succede?
John fu colto alla sprovvista, Danny non aveva mai parlato con lui però la conosceva vista la stretta amicizia tra lei e Jen.
-Intendo... Jen è stata molto strana questa mattina e so che non sono propriamente affari miei ma... sono preoccupata, lei non mi dice nulla, ma tu mi aiuterai?
John la guardò e capì che in Danny poteva esserci la figura di un'aiutante, e lui aveva urgentemente bisogno di aiuto.
-Devi aiutarmi. Ma mi manderai a fanculo e non mi crederai se non sei almeno un po' folle.
-Ti crederò, se serve per Jen, ma non raccontarmi cazzate.
-Jen mi ha dimenticato.
-Oh, avete litigato quindi?
-Aspetta, non come credi tu. Io ho una malattia, è rarissima  e colpisce 1% della popolazione mondiale, è chiamata mononucleosi amnetica, questa malattia fa dimenticare a chi ne è affetto la persona con cui ha avuto un contatto con le labbra. Jen domenica ha parlato con il mio Dottore e ha scoperto che l'unica via di fuga era quella di rischiare, secondo il ragionamento del mio dottore se baciavo chi amavo e chi mi amava la malattia andava via, è accaduto così, ma adesso è lei ad averla presa. Il mio dottore dice che non ha la malattia, ma solo un residuo, quindi lei può baciare chi vuole senza dimenticarlo, e l'unico modo che ha per ricordarmi è innamorarsi di me, di nuovo, e baciarmi, di nuovo.
Danny restò in silenzio pensando a quelle parole.
Inizialmente pensò fosse uno scherzo e voleva scoppiare a ridere, ma l'espressione seria  e sofferente di John le fecero passare la risata.
-E lei non ricorda nulla? Neanche i momenti?
-Probabilmente adesso è confusa, da come ho capito presto collegherà i nostri ricordi e momenti ad un'altra persona, qualcuno che le è stato vicino al cuore per molto tempo.
-Oh no...
-E' una situazione davvero devastante, davvero. Non ho chiuso occhio stanotte e inizio a chiedermi se sono vittima di una tragedia attuale di Shakespeare...
-Io... cosa posso fare per te? Per voi?
-Aiutarmi. Aiutarci.

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Capitolo 24
*** Il Fascino di amarti ***


Piccola sorpresa: Un altro capitolo! Non voglio farvi attendere troppo, ne approfitto adesso che posso, ecco questo doppio regalo per tutti voi, amanti di Jen e di John





Il fascino di amarti




Jen lo guardò interrogativa mentre Mike le sorrideva come un ebete.
Ovviamente non si sarebbe mai aspettato di ricevere un messaggio da parte della sua ex-ragazza con scritto "Ti va se ci incontriamo oggi pomeriggio?"
Pensò che fosse uscita fuori di senno, Jen era tranquilla e sembrava avesse dimenticato i vecchi dissapori, ma la prima cosa che gli venne in mente fu confusione.
Per qualche strana ragione Jen non era lucida, iniziò ad ipotizzare che magari la tanto seria e brava Jen si facesse qualche droga...
-Senti... ma sabato quando siamo usciti... abbiamo bevuto qualcosa?
Mike non poteva credere alle sue orecchie, ma stette al gioco.
-Un po', ma so che tu non lo reggi molto l'alcool, perciò ci siamo andati piano. Perchè?
-E' da sabato che ho tipo una strana amnesia, cerco di pensare a delle cose successe e non le ricordo bene...
-Sembra l'effetto di una canna, sarà stato quel ragazzo...
-Quale ragazzo?
-John Bell. Lo sapevo che frequentandolo saresti finita male. Ti ha di sicuro offerto una canna andata a male, e ho letto su internet che l'effetto peggiore che possono dare è incoscienza di se stessi e amnesia...
-Oh... sembra quasi come mi sento io!
-Esatto, ma presto passerà...
Jen era pallida in viso.
-Ma John Bell... io lo conosco solo da oggi, ma ieri... è stato tutto così strano, Mike, vorrei poter sperare che esista una soluzione!
-Te la do io la soluzione: John Bell è un drogato psicopatico che evidentemente ti ha drogata! 
-E' probabile, dovrei denunciarlo?
Mike sorrise maligno.
-Potresti, ma spetta a te decidere.
-Grazie Mike, sei l'unico! Mi sento una vera scema a non averci pensato prima...
-Non devi, quel ragazzo si sa... ti va un gelato?
-Oh! E mi reciterai Shakespeare?-commentò Jen.
-Shakechee? Andiamo Jen, devi ancora riprenderti.
Jen annuì con aria assente, era sicura che c'entrasse Shakespeare e un incontro speciale, ma con molta probabilità era solo confusione.


Il mattino dopo, Danny non poté credere ai suoi occhi.
Jen mano per la mano con Mike.
Mike che aveva promesso di odiare.
A quel punto rammentò le parole di John.
"Oh Jen... dovevi amarlo davvero tanto John se il suo amore si è tramutato in perdono per Mike..."
Il caso di John sembrava più disperato che mai, e Danny pregò affinché lui non vedesse, non la vedesse.
Ma la Divina Provvidenza di rado era a suo favore, John raggiunse il suo armadietto e assistì a tutta la scena.
I suoi occhi color cielo adesso sembravano più cupi, restò impalato a guardare Jen, e poi lei... non appena i loro occhi si incontrarono lei gli rispose con un'occhiata acida e piena di veleno.
"Che cosa è successo!" pensò Danny.
Raggiunse John mentre Jen e Mike andavano via.
-Il peggio è arrivato.
-Troveremo una soluzione, vedrai. Jen si renderà conto di che razza di mostro...
-Sembrava felice.-rispose lui malinconico.
Danny restò in silenzio guardandolo.
-Forse dovrei lasciare tutto così, lasciarla felice senza nessun problema, doveva andare così...
Danny sentì la rabbia montarle dentro.
-Questo sarebbe il ragionamento che farebbe un codardo! Lei ti amava, con tutto il cuore. Lei non ti avrebbe mai lasciato, le fai un torto se le privi del vostro amore, lei non è felice, lei era felice quando stava con te! La lasci così? Facendola vivere dentro una mera illusione? John, lei ti ama ancora, solo che non lo sa.
John guardò Danila e fece un sorriso triste:-Adesso però mi odia per davvero. Perché mi ha guardato così?
-Sicuramente Mike deve aver detto qualche calunnia nei tuoi confronti, senti John, lui può pensare quello che vuole, ma tu attraverso le tue azioni puoi rivelarti l'uomo che davvero sei, e non quello che Mike dipinge!
-Ho... ho bisogno di stare solo.
E John Bell andò via.



Jenessa aveva bisogno di solitudine, si se stessa prima di tutto.
Girò per il bel parco della sua città con le cuffie tra le orecchie, era un pomeriggio umido e probabilmente da lì alla sera sarebbe scesa la pioggia, in ogni caso era il tipo di clima che preferiva, specialmente per riordinare i suoi pensieri, e Dio solo sapeva quanto ne avesse bisogno!
Si sedette su una panchina e cominciò a leggere Amleto di Shakespeare, iniziò a riflettere su ciò che le era accaduto negl ultimi giorni, girò le pagine senza dar retta alle parole di Amleto, e fu costretta più volte a ricominciare da capo cercando al concentrazione.
Ma quella non arrivava, così Jen chiuse il libro e si alzò.
Era passata già un'ora.
Andò verso la zona della città dove c'erano tanti negozi, aveva bisogno di distrarsi e di pensare solo a belle cose.

La strada dei negozi era movimentata, tutto dovuto alle premature offerte dovute al periodo di crisi un po' complessivo.
Si fermò dinanzi ad una vetrina dove erano esposte bellissime borse.
Ne vide una che attirava la sua attenzione, era bianca e aveva un ancora blu che decorava il tutto.
Senza pensarci più di tanto decisa di acquistarla.
L'Ancora.
Non sapeva perché ma le diceva qualcosa, ne era attratta come una falena lo era con la luce.
Che simboleggia?
Su internet trovò diverse interpretazioni, tra cui la protezione, ma sapeva dentro di sè che aveva un significato ancora più profondo.
Incredibilmente, durò per un attimo, ma Jen si sentì strana.
Si sentì vuota, come se nella sua vita mancasse qualcosa.
Come se davvero avesse dimenticato qualcosa.
Ma non qualcosa di piccolo come un giorno, qualcosa di molto più grande, con un valore più grande di un sabato.
Si toccò lo stomaco e sentì un grande vuoto al suo interno, forse aveva fame?
Con il suo nuovo acquisto andò in pizzeria anche se era ben consapevole che quel vuoto non poteva essere colmato così semplicemente.
Ordinò senza pensarci un trancio di pizza alle quattro stagioni, la sua preferita.
Le venne in mente "Notte di mezza estate", un'opera di Shakespeare.
"E adesso che c'entra!?", si chiese mentalmente.
Dopo un po' si rese conto che non aveva neanche fame, lasciò metà pizza con il vuoto che occupava gran parte dei suoi pensieri e delle sue emozioni.





John si concentrò sulla melodia sperando che quella sarebbe bastata a distrarlo un po'.
Da quanto tempo non suonava il pianoforte?
Era passata un'eternità.
Alla fine suonò, e anche bene.
Entrò sua madre e appena lo vide sembrò piangere.
Quella melodia... era tormentata.
Esprimeva ciò che John non poteva esprimere.
Dolore.
Tristezza.
Perdita.
E vuoto.
Perché da quando Jenessa Green è uscita dalla sua vita, il vuoto è diventato insostenibile.
Improvvisamente John si fermò e senza dire una parola uscì dalla stanza.
Aveva bisogno di correre.




Jen a passo lento e con le cuffie tra le orecchie percorreva rilassata la strada verso casa.
Decise di passare per il Green Park, c'erano due anziane che facevano esercizi, un ragazzo che correva, e qualcuno leggeva rilassato.
Quando si ritrovò faccia a faccia col ragazzo con la felpa blu marino e gli occhi del medesimo colore, la calma cessò.
John Bell, e solo John Bell.
Il resto del mondo scomparve.
Lui si fermò, erano a due metri di distanza.
Jen si sentì smarrita e cercò un ciondolo fantasma da stringere, chissà dove aveva preso quell'abitudine.
Cosa doveva dire? Perché si era fermato?
E perchè lei si era fermata?
Restarono così, per qualche secondo a guardarsi, a studiarsi, a soppesarsi.
Poi Jen si ricordò di ciò che le disse Mike, sulla possibilità che John l'avesse drogata.
Le venne voglia di disprezzarlo, di odiarlo, ma al tempo stesso percepiva che era sbagliato.
Eppure, doveva.
Lo guardò un'ultima volta e poi lo sorpassò, ma John la prese per il polso e il modo in cui la guardò...
Oh, se non fosse stato John Bell! Se non fosse stato il ragazzo che l'aveva drogata, l'avrebbe amato.
Il modo in cui la guardava... come se fosse l'unica ragione al mondo.
Quante volte aveva sognato uno sguardo del genere... come se fosse importante.
Ma lui era John Bell e non poteva provare sentimenti del genere.
E nonostante la sua parte razionale sapeva che doveva strattonare il suo braccio, liberarsi, e gridare qualcosa contro John.
Una parte dentro sè, forse la coscienza, sapeva che quel contatto era giusto, che il vuoto e il calore di quel gesto erano collegati, e che quella strana sensazione che sentiva dentro da giorni sembrava far male di meno con lui vicino.
John iniziò a massaggiarle il polso col polpastrello, un semplice tocco, delicato e sincero, tutto in una manciata di secondi.
A Jen venne voglia di piangere, cosa doveva fare?
Sapeva che doveva andarsene, eppure una parte di lei voleva baciare quelle labbra, stringere quelle braccia, e restare lì per sempre.
Jen sentiva le lacrime pizzicarle gli occhi.
-Dovrei odiarti per quello che mi hai fatto. Eppure non mi rendi le cose facili, perchè sei triste? -disse Jen con voce stanca e bassa.
-Non vedo felice neanche te.-rispose John con lo stesso tono.
-Perché mi guardi così ogni volta che mi vedi? Ti senti in colpa per quello che mi hai fatto? Allora fai ammenda, cosa mi hai fatto? 
-Io... è complicato da spiegare. Ma ti posso giurare che non ti ho fatto del male né  te ne farei. Ti guardo così ogni volta che ti vedo perché so di averti persa.
-E come mai un ragazzo come te si è innamorato di una come me che è anche fidanzata? 
-Fidanzata? Lui non ti ama, Jen!
Jen si liberò della sua stretta.
-E che ne sai tu? Chi sei tu? Dovrei preoccuparmi? Mi rendi nervosa, il tuo sguardo... credi di conoscermi!? No, non puoi. Sei geloso perché uno del tuo calibro è stato rifiutato da una ragazza tanto semplice e comune?
-Tu non sei comune. Sei unica. 
-Beh... sono lusingata che tu la pensi in questo modo, ma io sto con un ragazzo che mi ama, e dovresti fartene una ragione, e se la pianti di guardarmi in quel modo potrei dimenticare quel giorno che non ricordo, cancellare ogni cosa.
-Tu lo ami?
-Ma che razza di domanda è questa? Questa conversazione è durata anche più del dovuto.
-Mille volte è cattiva la notte...
-Che mi priva della tua luce **-rispose automaticamente Jen ma se ne pentì subito.
John si lasciò sfuggire un breve sorriso.
-Bene, anzi, non va per niente bene. Sarei dovuta tornare a casa mezz'ora fa, e tu mi stai facendo perdere tempo!
John alzò le mani in segno di resa.
-Arrivederci, Jen.
Jen non poté risparmiare un sorriso, il suo sguardo fu catturato da un ciondolo a forma di ancora, era proprio bello.
Ma John era già andato via, e lei tornando a casa cercò di ricollegare gli eventi, l'unica cosa che venne fuori fu un sorriso.


 

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