we are love,we are life

di Trizia_B
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 32: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


** Salve a tutti, questa è la prima storia che scrivo in assoluto, quindi non sono sicura di ciò che ne verrà fuori :) ho sempre desiderato scrivere ma ho sempre avuto paura di non esserne veramente capace,quindi questa per me è una sfida con me stessa di cui voi sarete spettatori. Detto ciò sperò che sarete clementi e PAZIENTI poichè si evolverà lentamente.. questo èil prologo,un piccolo assaggio. Buona lettura ! ** 



PROLOGO
 
Era appena sorta l’alba, e come sempre, Luis si ritrovava a osservarla, seduto sul ciglio del piccolo pontile posto a pochi metri di distanza dalla riva del fiume che attraversava il grande appezzamento di terreno sul quale molti anni prima suo nonno aveva costruito la fattoria di famiglia. Adorava stare lì a guardare il cielo cambiare lentamente colore, passare da un nero pece disturbato da miliardi di piccoli puntini bianchi luminosi a un indaco che si mescolava pian piano a un blu cobalto, diventando man mano sempre più azzurro, giallognolo e rossastro. Gli dava una pace immensa e al contempo gli infondeva una grande forza. Vedere come ogni notte tutto mutasse per ridare nuovamente vita al giorno. Sembra volergli ricordare che anche nei momenti più bui il sole alla fine riesce sempre a trovare il modo di farsi strada e risplendere.
E i momenti bui Louis li aveva conosciuti.
Quando era bambino, la fattoria era il centro delle attività di tutta la famiglia. Ogni domenica si riunivano tutti a casa Tomlinson  per il pranzo. C’era sua madre Jhoanna, le sue quattro sorelle; Charlotte, che era semplicemente chiamata Lottie, Félicité (Fizzy) e le due gemelline Phoebe e Daisy. Suo padre Mark con la zia Charlotte, da cui Lottie aveva preso il nome, suo zio Jack e loro figlio, suo cugino Niall. E infine naturalmente suo nonno Louis e sua nonna Elisabeth.
Ricordava sempre con allegria e nostalgia quelle domeniche passate a mangiare giocare e divertirsi in compagnia delle persone che amava di più al mondo. Era sempre tutto perfetto e credeva che nulla avrebbe mutato il legame che li univa. Ma la vita a volte ha altri piani, a noi sconosciuti e spesso incomprensibili. E questo lo sapeva Louis, perché l’aveva sperimentato sulla sua pelle.
Sapeva perfettamente quando tutto cambiò, il giorno preciso in cui accadde.
Era estate, l’aria era carica di afa e milioni di piccoli moscerini vagavano senza una meta precisa, rimanendo semplicemente sospesi a mezz’aria, non tirava nemmeno un filo di vento e l’unico sollievo era dato dal piccolo ventilatore che roteava pigramente al centro del soffitto del salotto. Niall era disteso sul divano e indossava solo un paio di vecchi calzoncini da calcio e un panno umido a coprirgli l’intera faccia. Louis era sdraiato a terra sul parquet tra il divano e il tavolino di legno cercando un po’ di ristoro sulle vecchie assi che non gli erano per niente d’aiuto. Indossava una canotta bianca e un paio di pantaloncini rossi, i suoi preferiti. Lottie e Fizzy erano andate da un’amica mentre le due gemelline probabilmente dormivano al piano di sopra nella stanza dei suoi genitori, immerse in quel letto sicuramente troppo grande per loro. Erano circa le tre del pomeriggio e solitamente a quell’ora il nonno e suo padre erano impegnati a dare da mangiare ai cavalli nel fienile dietro la casa, la nonna a stendere il bucato al sole e sua madre a lavoro nella biblioteca del paese, che si trovava poco distante dalla fattoria, in cui Louis e le sue sorelle andavano a scuola. Niall abitava con i suoi genitori in città ma ogni domenica facevano un’ora e mezza di macchina per non mancare al pranzo a casa dei nonni, e l’estate la passava interamente da loro. Sicuramente Louis si addormentò, a causa del tedio e del caldo perché tutto quello che ricordava, era un brusco risveglio causato dallo squillo insistente del telefono seguito dalle urla di sua nonna. Dopo la corsa in ospedale e le lacrime, la disperazione, lo sconforto e poi di nuovo nulla. Il buio. 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1
 
Era mattina presto, il cielo iniziava a diventare sempre più azzurro e si sentivano gli uccellini cantare fuori dalla finestra. Il caldo dell’estate si stava pian piano affievolendo lasciando spazio a una brezza leggera e rigenerante. Louis sarebbe rimasto volentieri a letto immerso nei suoi sogni ancora per un po’, ma dal piano di sotto si sentiva già il classico baccano mattutino dovuto alla colazione in atto nella cucina.

Erano passati tre anni da quel giorno. Quel giorno in cui il suo piccolo mondo idilliaco si era frantumato per lasciar spazio solo alla malinconia e al rimpianto.

Scacciò i brutti pensieri e si alzò, dirigendosi verso la doccia, deciso a lasciar scorrere sotto l’acqua tutti i brutti pensieri e ridare nuova vita a quelli positivi.
Una volta entrato in cucina lo spettacolo che si trovò davanti non poté che farlo sorridere. Sua nonna era intenta a preparare quanti più pancake possibili, Lottie e Fizzy spettegolavano tra un boccone e l’altro su solo Dio sa cosa sedute vicine, e Niall svuotava letteralmente la boccetta di sciroppo d’acero su una pila altissima e piuttosto precaria di frittelle ai mirtilli. Si accorse della presenza delle gemelle solo quando queste gli si buttarono letteralmente addosso da dietro facendolo atterrare sulle assi del pavimento della cucina. Si voltarono tutti e in men che non si dica una fragorosa risata iniziò a risuonare per tutte le pareti della cucina. Sembrava tutto perfetto, come se nulla fosse cambiato in quei tre anni.


Dopo aver terminato la colazione e aver finito di prepararsi, Louis si diresse verso il fienile sapendo già che lì vi avrebbe trovato suo nonno intento in qualche lavoretto.

Lo salutò e si avviò verso l’ingresso della fattoria, dove ad aspettarlo vi era tutta l’allegra combriccola di sorelle più Niall.

Guardò l’orologio e incitò il gruppo a fare presto nel dirigersi verso la fermata dell’autobus che li avrebbe condotti in paese.

Fu all’inizio dell’estate che Niall informò Louis che quell’anno avrebbe frequentato la scuola con lui nel suo liceo. I suoi genitori non stavano attraversando un buon momento a livello economico, la crisi era palese in gran parte delle città, e le tasse scolastiche in città erano diventate insostenibili. Per questo motivo avevano deciso che finita l’estate sarebbe rimasto dai nonni con le sue cugine e Louis, avendo la possibilità di frequentare insieme l’ultimo anno essendo coetanei. Ai due era parsa sin dall’inizio una splendida idea. Adoravano stare insieme, erano praticamente come fratelli e l’idea di frequentare l’ultimo anno di liceo insieme era entusiasmante.

L’autobus arrivò puntuale in paese lasciando i suoi passeggeri a pochi metri di distanza dal grande edificio che ospitava i locali scolastici. Non era niente male in effetti, era una vecchia costruzione che un tempo aveva ospitato un ospedale, ma successivamente era stata finemente ristrutturata e adibita poi a liceo del paese. Era grande e contornata da un piuttosto vasto giardino ricco di grandi alberi, uno in particolare era sempre stato il preferito da Louis, era una quercia antica che con la sua figura infondeva pace e sicurezza, era solito sedersi ai suoi piedi godendosi l’ombra che proiettava sul terreno durante l’ora di pranzo per leggere uno dei libri che sua madre gli portava dalla biblioteca. Il tempo passava sempre troppo in fretta sotto quella pianta.

Louis riportò la mente al presente e iniziò a dirigersi verso le scalinate che portavano al portone d’ingresso impegnato a chiedere a Niall quale fosse la prima lezione che avesse quella mattina, le sue sorelle si erano volatilizzate andando a ritrovare gli amici di sempre in giro per il giardino o già all’interno dell’edificio. Non riuscì a sentire la risposta del cugino, poiché si ritrovò scaraventato a terra da dietro da una figura irriconoscibile. Fu solo quando questi gli porse una mano per aiutarlo ad alzarsi che lo vide.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2
 
Tutti a scuola conoscevano Harry Styles, era il secondogenito del proprietario del giornale del paese, e per essere solo un sedicenne era il più invidiato anche dai ragazzi dell’ultimo anno. Era popolare ricco e bello. Le ragazze gli cadevano letteralmente ai piedi e c’era chi diceva che anche qualche ragazzo non era rimasto indifferente al suo bel visino. Era alto e magro, con una pelle cosi candida che sembrava risplendere sotto la luce del sole, due labbra color ciliegia e folti riccioli scuri a incorniciargli il volto. Ma il vero motivo per cui chiunque lo incontrasse rimanesse senza fiato, erano i suoi occhi. Erano impossibili da descrivere, due specchi d’acqua verde smeraldo così profondi da farti venir voglia di annegarci dentro. Quegli occhi sembravano nascondere mille segreti, e pareva avessero il potere di ipnotizzarti.

Forse per questo Louis non si accorse subito della mano protratta verso di lui che lo incitava ad alzarsi.

“Hey ! tutto bene ?” chiese a quel punto Harry, con la mano ancora rivolta verso Louis che lo guardava imbambolato a terra.

Quando decise di terminare quel momento imbarazzante afferrando la mano di Harry che lo aiutava a tirarsi su, rispose “Sì, tutto apposto!”.

“Bene!” disse Harry sfoderando un sorriso a trentadue denti che gli illuminò il viso, andando a formare ai lati della bocca sulle guance due splendide fossette.

“Scusami ero di fretta e non guardavo dove stavo mettendo i piedi, io sono Harry” disse allora e per tutto il tempo non si rese conto che si stavano ancora tenendo per mano.

Fu a quel punto che Louis guardò le loro mani salde l’una nell’altra e si affrettò a svincolarsi dalla presa per poi riportare i suoi occhi su quelli di Harry che sembrò non accorgersi della velocità con cui Louis si liberò dalla sua stretta.

“Si so chi sei, Harry, sei famoso qui a scuola, io sono Louis piacere!”

“In verità tutti sanno chi è mio padre ma pochi sanno chi sia io realmente” rispose Il riccio con un leggero tono malinconico, o almeno così era parso a Louis.

“ E io sono Niall, il cugino di Louis !” disse a quel punto Niall che aveva assistito per tutto il tempo alla scena senza fiatare.

“Si giusto sono un vero maleducato!”

“Tanto piacere Niall, non ti ho mai visto qui a scuola prima d’ora” disse Harry voltandosi verso di lui.

“Ho sempre vissuto in città, venivo qua solo a passare l’estate alla fattoria dei miei nonni, dove abita anche Louis, ma a causa di problemi familiari quest’anno finirò qui li studi, insieme a LouLou” spiegò Niall mentre si apprestava a cingere le spalle del cugino con un braccio, attirandolo a se.

“Fantastico !” esordì Harry, sfoderando nuovamente il suo sorriso, e Louis e Niall non poterono fare altro che ricambiare mostrando anche loro i denti.

Sembrava che stesse per continuare a parlare, quando un ragazzo che pareva spuntato dal nulla gli diede una pacca sulla spalla costringendolo a voltarsi.
I due si sorrisero e si salutarono. Louis lo riconobbe un attimo dopo, era Zayn Malik uno dei migliori amici di Harry, o almeno così pensò ricordando di averli visti sempre insieme.

“ Beh adesso noi dovremmo andare, devo ancora far vedere la scuola a Niall e poi cercare di non fare tardi alla prima lezione” se ne uscì Louis intromettendosi tra il riccio e Zayn.

“D’accordo!" Ci si vede ragazzi!” disse Harry, aggiungendo poi “Ciao ciao LouLou!” con un piccolo sorriso.

Una volta fatto fare il tour della scuola a Niall e raggiunto la sua classe, Louis andò a occupare il posto vicino alla finestra, in fondo nell’ultimo banco, com’era solito fare. Non passò molto,  prima che due braccia morbide e delicate lo avvolgessero da dietro.

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Capitolo 4
*** capitolo 3 ***


CAPITOLO 3
 
“Hey TimmiTommo !”

Louis si voltò di scatto al suono di quelle parole.

“Sai che non sopporto quando mi chiami così, non abbiamo più cinque anni El !”

“E tu sai che non m’importa ! per me rimarrai sempre TimmiTommo!”

Louis non poté far altro che annuire e allargare le labbra sfoggiando un sorriso caldo e genuino.

Eleanor non era cambiata per niente in tutti quegli anni, certo il suo aspetto fisico era mutato con il passare del tempo, ma il suo carattere, quello no. Era sempre la stessa bambina che molti anni prima aveva aiutato un Louis spaesato e un po’ impaurito a scendere da un albero dal quale una volta arrampicatosi non aveva più avuto il coraggio di calarsi. La stessa che giocava a nascondino con lui e le sue sorelle nelle tiepide giornate primaverili, la sola di cui si fidasse quando aveva bisogno di un consiglio. Era da lei che correva quando litigava con i suoi genitori o quando semplicemente aveva una giornata no. Eleanor era la sua migliore amica.

Non gli era mai capitato di pensare a loro come a qualcosa di più di ciò che già non fossero, non che non fosse bella, anzi, era bellissima, alta, snella e con lunghi e mossi capelli castani sempre lasciati liberi sulle spalle a svolazzare di qua e di la due labbra rosa a cuoricino e un paio di occhi color nocciola che al sole diventavano quasi verdi. Era corteggiata da tutti i ragazzi della scuola, con la sola eccezione di colui di cui gli importasse veramente. Liam Payne.

Louis ormai aveva perso il conto di tutte le volte in cui El si era precipitata a casa sua fiondandosi sul suo letto con il solo intento di passare l’intero pomeriggio a parlare di Liam.

Una volta gli raccontò di come lo aveva spiato per ore mentre lui si trovava come sua solita abitudine in palestra a dare qualche pugno al sacco da box. Eleanor poteva sembrare strana delle volte, ma lui le voleva bene anche per questo.

C’era lei a tenergli la mano quel giorno in ospedale dopo il suo risveglio.

“Allora ti sono mancata almeno un pochino ?” esordì El, destando Louis dai suoi pensieri.

“Nah ! per N-I-E-N-T-E !” rispose lui con il sorriso sulle labbra per tutto il tempo.

“Certo, come no! Non puoi vivere senza di me.. ammettilo Tomlinson !”si affrettò a replicare la ragazza punzecchiando l’amico su una spalla con l’indice.

Quello per tutta risposta sollevò il sopracciglio con fare strafottente, provocando la risata dell’amica che fu presto seguita dalla sua.

“raccontami dell’Italia Elly ! insomma due settimane sono tante, avrai visto un sacco di cose, sai anche parlare l’italiano adesso ??”

“Si, sono tante, sicuro che non ti sia mancata ?” ribadì sorridente. Poi proseguì “è semplicemente fantastica Lou dovresti andarci almeno una volta nella vita ! Mi sono divertita un sacco, ho visto tutti i monumenti più famosi e sai la torre di Pisa è stato il mio preferito, mi ricorda un po’ me ! forse per il fatto che non è tanto normale che stia così storta, e nemmeno io sono tanto normale, ma tu già lo sai e mi adori anche per questo motivo !” scoppiò a ridere e poi proseguì il racconto delle sue vacanze cercando ricordare qualche parola d’italiano che aveva imparato durante il suo soggiorno all’estero.

L’intervallo non tardò ad arrivare, le ore erano passate velocemente quella mattina, anche perché più che vere e proprie lezioni quel giorno si tenevano lunghe conversazioni di ben tornato dalla pausa estiva, il che rese il rientro a scuola decisamente gradevole.

Eleanor aveva raggiunto un paio di amiche e Louis aveva preso posto sotto un albero in giardino in compagnia di Niall.

Seguivano corsi differenti e non si erano più visti da quando erano entrati a scuola.

“Eleanor diventa sempre più bella!”

“Mettiti l’anima in pace Niall, sai che ha occhi solo per Liam payne !”

“Ancora mi chiedo che ci trovi in lui, insomma dico, guardami!” disse Niall indicandosi con entrambe le mani.

Niall era indubbiamente una bellezza particolare, il che forse era dovuto al fatto che suo padre avesse origini irlandesi. Aveva i capelli biondi e due occhi che ti facevano davvero pensare ai cieli dell’Irlanda, erano bellissimi, così come il suo sorriso, ne aveva sempre uno in serbo, pronto a fare la sua magia come quando si tira fuori una colomba dal cilindro. Amava ridere, e quando ascoltavi la sua risata, non potevi fare a meno di ridere anche tu. Suscitava gioia. Niall era la pura essenza della felicità.

I due non si accorsero di ciò che stava accadendo intorno a loro presi com’erano dai loro discorsi, fino a quando il vociferare poco distante, si era fatto sempre più forte.

Si voltarono e videro che tutti i ragazzi e le ragazze che fino a poco prima erano impegnati a parlare o mangiare, si erano radunati poco più avanti, andando a formare un cerchio vuoto al suo interno.

Si avvicinarono incuriositi e fu allora che Louis capì cosa era successo.

Vide Harry disteso a terra, incosciente, con la testa sorretta da Zayn che incitava i presenti a lasciar spazio per far sì che l’amico potesse respirare.

Poco dopo arrivarono i paramedici e alcuni insegnati che diradarono la folla di presenti costringendoli a tornare nelle loro classi.

Louis seguì con gli occhi la barella con sopra Harry allontanarsi. Una fitta gli pervase lo stomaco.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4 
 
Erano passati tre giorni da quando aveva visto Harry allontanarsi su quella barella.

Non era tornato a scuola e questo iniziava a preoccuparlo.

Non erano amici, anzi, prima di quello scontro casuale sulle gradinate della scuola non si erano nemmeno mai parlati, ma Louis non poteva fare a ameno di pensare a quanto quello che avesse visto gli ricordasse quel triste giorno di tre anni fa.

Erano le cinque del pomeriggio e mentre i pensieri gli vorticavano in testa, camminava a passo svelto per le strade del paese diretto verso una meta precisa.

Entrò all’interno della gioielleria e si diresse verso il bancone in fondo al negozio, dietro il quale la signora Fell, l’anziana gioielliera, era intenta a sistemare il gancetto di un piccolo bracciale color turchese, con lo sguardo attento, nascosto dietro i piccoli occhiali che erano scivolati sulla punta del suo naso rimanendo precariamente in bilico su di esso.

“Guarda un po’ chi è venuto a trovarmi !” esordì la donna sollevando un poco lo sguardo in direzione di Louis senza accennare minimamente a smettere ciò che stava facendo.

“Salve signora Fell” ribatté il ragazzo andando a posare entrambe le mani sopra il bancone.

“Serve forse una mano?” disse, indicando il braccialetto con gli occhi.

“Grazie mille tesoro, ormai i miei occhi non funzionano più come una volta” rispose porgendo il gioiello al giovane.

“O forse è solo questo gancetto che è troppo piccolo” disse il piccolo aggiungendo un occhiolino alla fine della frase restituendo il braccialetto alla donna dopo averlo chiuso.

“Ad ogni modo, che ti porta qui giovanotto?”

“Sono venuto a scegliere un regalo per la mia migliore amica, compirà gli anni la settimana prossima e volevo comprarle qualcosa di speciale, almeno quanto lei” e sorrise.

“Siamo sicuri si tratti solo di un’amica?” disse la donna guardando Louis di sottecchi.

“Hahaha ! si signora Fell. Lo sa che se mi fidanzassi sarebbe la prima a saperlo!”
“Ben detto figliolo!”

La signora Fell era una vecchina di una dolcezza disarmante, una di quelle persone che ti ispirano gioia e affetto appena le vedi. Louis l’aveva conosciuta quando era ancora un bambino, si recava sempre nel suo negozio insieme a suo padre quando questi doveva acquistare un regalo per sua madre. L’aveva sempre considerata come una seconda nonna, considerando che quella materna non l’aveva mai conosciuta, essendo deceduta ancor prima che lui venisse al mondo.

Qualche volta aveva anche trascorso intere giornate in giro per le vetrinette della gioielleria osservando tutti quegli oggetti tanto belli e luminosi, rimanendone sempre incanto. La signora Fell dal canto suo adorava vederlo scorrazzare di qua e di la come un forsennato. Si era sposata giovane, ma la guerra l’aveva resa vedova molto presto e non si era mai risposata, non aveva figli, e la compagnia di Louis la rendeva immensamente felice. Sembrava che quel bambino andasse a colmare il vuoto che la vita gli aveva lasciato.

“Allora ha qualcosa per me ?”

“Dunque, dunque, vediamo, hai detto che è per la tua migliore amica, beh avevi già qualcosa in mente?”fece la donna accarezzandosi il mento con fare pensieroso.

“Mmmh, a dire il vero no, qui è sempre pieno di cose bellissime, non saprei davvero cosa scegliere..”

“Mi è venuta un’idea!” e così dicendo si sposto velocemente in direzione di una vetrinetta sulla parete laterale del negozio.

Ne tirò fuori due braccialetti identici se non per via del colore, uno rosa e uno blu e li porse al giovane.

“Sono davvero belli! Ma perché due?”

“Semplice! Mi hai detto che il regalo è per la tua migliore amica, allora che ne pensi di condividere con lei il tuo regalo? Potreste indossare un bracciale identico, eccetto che per il colore.. un po’ come quelle collanine a forma di cuore spezzato a metà che indossano le coppie d’innamorati”

“E’ un’idea grandiosa!”

Louis era seriamente entusiasta della proposta della signora Fell, lei azzeccava sempre quello di cui aveva bisogno,  sapeva che andare da lei per il regalo sarebbe stata la scelta giusta.

Dopo aver fatto confezionare il regalo e aver scambiato ancora qualche parola con la donna, Louis s’incamminò verso la fermata dell’autobus.

Si sedette sulla panchina sul marciapiede ad aspettare che arrivasse il mezzo, quando una macchina gli si accostò davanti.

“Hey!”

Louis diresse il suo sguardo alla persona che lo aveva apostrofato dall’interno della vettura.

“Harry!” disse sorridente.

“Ti serve forse un passaggio LouLou?” disse in tutta risposta il riccio, usando un tono leggermente canzonatorio nel pronunciare il nomignolo.

“Ti ringrazio, ma non abito proprio vicinissimo”

“Nessun problema, non ho fretta!” rispose il più piccolo.

Louis accettò l’invito e salì in macchina.

“Allora..” disse il più grande, infrangendo il silenzio che si era andato a creare dopo aver dato le indicazioni al più piccolo per raggiungere la fattoria.

“Si ?”

Louis non sapeva bene come pronunciare la domanda, poi semplicemente lo chiese.

“Che ti è successo l’altro giorno a scuola?”









**La mia storia è ambientata in un piccolo paesino americano, perciò è normale che anche se sedicenne Harry guidi la macchina.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5
 
Harry distolse per un attimo lo sguardo dalla strada e si voltò verso il finestrino guardando un punto indefinito al di fuori.

Il semaforo scattò e l’auto riprese a muoversi.

“Niente di cui preoccuparsi, un semplice calo di zuccheri, quella mattina mi sono scordato di fare colazione, così all’ora di pranzo ero talmente debole che sono svenuto”

Louis ascoltò attentamente la risposta del riccio, era in qualche modo sollevato del fatto che non fosse nulla di più grave, non conosceva bene il più piccolo, ma si sentiva in un certo modo protettivo nei suoi confronti, un atteggiamento dovuto alla differenza d’età suppose.

“Menomale ! sai, erano tutti preoccupati a scuola, non ti sei fatto più vedere dopo quel giorno”

“Colpa di mio padre, è talmente apprensivo da quando mia madre è venuta a mancare qualche anno fa che ..” lasciò la frase in sospeso quando si rese conto che il più grande aveva iniziato a tremare.

“Tutto bene Lou?” chiese a quel punto con sincero interesse e un pizzico di preoccupazione.

Per tutta risposta il più grande si voltò verso di lui offrendogli un sorriso e annuendo pesantemente un paio di volte con la testa.

“Mi spiace, per tua madre” aggiunse poi sinceramente.

In paese tutti erano rimasti addolorati dalla scomparsa della signora Styles, era la moglie del proprietario del giornale locale ed era conosciuta da tutti, amata da tutti. Adorava compiere opere di volontariato e aveva sempre una buona parola per chiunque. Suo marito la venerava e così anche i suoi figli. Quando si ammalò, nessun poté credere che quella triste sorte fosse capitata proprio a lei fra tante persone. Riuscì a resistere solo pochi mesi prima di lasciare famiglia e amici immersi in un doloroso lutto.

“Grazie” riuscì a rispondere Harry, le emozioni che provò al ricordo di sua madre sembravano avergli tolto il fiato.

Rimasero in silenzio per tutto il resto del tragitto.

“Siamo arrivati!” disse con enfasi, accostando la macchina sul ciglio della strada dalla parte opposta all’ingresso della fattoria.

Era quasi il tramonto e i raggi del sole trapassavano le fronde degli alberi presenti in giardino creando meravigliosi giochi di luci e ombre.

“Wow, sembra un posto fantastico questo!”

“Si lo è” rispose Louis osservando lo sguardo meravigliato di Harry.

“Avete anche qualche animale ?” chiese quest’ultimo a questo punto.

“Beh sì, è una fattoria” disse il più grande con un tono ovvio.

“Abbiamo qualche mucca, delle galline, anatre e oche, a sì, e poi abbiamo un paio di cavalli!”

“Io adoro i cavalli!” quasi urlò Harry, voltandosi verso Louis con un enorme sorriso sulle labbra che fece spuntare fuori le sue particolari fossette.

Louis nel vederle sussultò. Rimase interdetto per un momento prima di riprendere l’uso della parola.

“Un giorno potresti venire qua e potrei farti fare un giro a cavallo, abbiamo un terreno molto grande, lo attraversa addirittura un fiume”

“Sarebbe meraviglioso” rispose il riccio con uno sguardo sognante, quasi si stesse già immaginando quel giorno.

Louis rientrò in casa dopo aver salutato e ringraziato Harry per il passaggio, si tolse le scarpe e rimase scalzo sul pavimento dell’ingresso. Odiava le calze e quando poteva, decideva di non indossarle. Si diresse in salotto, dove Niall e le sorelle erano accomodate sui divani di pelle marrone scuro occupati a osservare un qualche quiz televisivo. Si sistemò tra le gemelle che prontamente si accoccolarono su di lui, e indirizzò le sue attenzioni al programma in tv.

Dopo aver cenato con il resto della famiglia ed essersi lavato, indossò una canotta bianca e un paio di boxer neri e si distese sul suo letto. Si sentiva euforico e non riusciva a capire bene il perché di quella sensazione. Sarà per via del regalo che ho comprato a El, si disse, voltandosi su un fianco e accompagnando uno sbadiglio con la mano sulla bocca. Chiuse gli occhi e l’ultima cosa che vide prima di addormentarsi furono un paio di fossette.

La mattina seguente a scuola tutto procedeva come al solito, le lezioni iniziavano a diventare più intense e c’era già che rimpiangeva le vacanze appena terminate.

All’ora di pranzo Louis si diresse verso l’aula del cugino, era solo, Eleanor era dovuta andare via prima a causa di una visita prenotata tempo addietro. Quando arrivò nella sua classe, un suo compagno gli disse che Niall era andato via con una ragazza del terzo anno poco prima.

-il solito playboy- pensò Louis.

Decise di recarsi in cortile alla ricerca di qualche amico con cui passare la pausa, quando all’improvviso sentì una voce chiamare il suo nome dietro di lui dal fondo del corridoio.

“Harry !” disse voltandosi.

Il piccolo gli correva incontro con un sorriso che gli illuminava il volto e i riccioli che si muovevano da una parte all’altra per via della corsa.

-è bellissimo- si ritrovò a pensare il più grande, scacciando in un attimo quel pensiero.

“Sai non è mio solito correre dietro ad un ragazzo, ma per te ho deciso di fare un’eccezione” sentenziò Harry una volta raggiunto l’altro facendogli l’occhiolino. Aveva il fiato corto, decisamente troppo per aver corso quei pochi metri, pensò Louis.

“Ti ho cercato per tutta la scuola, ti stavi forse nascondendo da me?” continuò con un finto tono accusatorio.

“E perché mai dovrei ?” sorrise Louis.

“Ad ogni modo, ora mi hai trovato, come mai mi cercavi?”

“Mi chiedevo se questo pomeriggio ti andasse di fare quel giro a cavallo?” chiese con un tono un po’ imbarazzato.

-è carino quando è insicuro- Louis scrollò la testa e riportò l’attenzione sulla conversazione.

“Si mi piacerebbe” si affrettò a rispondere.

“Dov’è che avresti intenzione di andare tu giovanotto?” Chiese una voce alle spalle di Harry.

Il riccio si voltò e si ritrovò Zayn davanti con un’espressione accusatoria sul volto.

“Louis ha una fattoria con dei cavalli e mi ha detto che mi porterà a fare una passeggiata questo pomeriggio!” Harry pronunciò la frase con una vocetta simile a quella di un bambino felice.

“Mi spiace deluderti Styles ma tu stasera hai già preso un impegno con me, e non fingere di essertene dimenticato, amico” il tono del ragazzo era autoritario.

Harry abbassò lo sguardo e sbuffò.

“D’accordo” si limitò a dire con scarso entusiasmo.

“E poi chi sarebbe Louis?” chiese a quel punto Zayn.

“Sono io” rispose il più grande che aveva assistito muto alla scena.

“Oh che sbadato che sono, non vi ho presentati!” esordì il riccio.

“Lui è Louis, è all’ultimo anno, ci siamo scontrati il primo giorno di scuola sulle gradinate, o meglio, io gli sono andato addosso” fece Harry indicandolo all’amico.

“Oh si certo, mi ricordo” rispose Zayn.

Quel giorno non avevano avuto modo di presentarsi poiché Niall e Louis erano corsi via preoccupati di non fare tardi.

“Piacere Louis, io sono Zayn, mi spiace ma oggi Harry non può venire a giocare con te”

“Penso che Harry sia abbastanza grande da decidere da solo quello che deve fare” rispose con decisione Louis senza distogliere lo sguardo da quello dell’amico del riccio.

“Hey, Hey calmatevi” s’intromise Harry, cercando di affievolire la tensione che si era creata.

“Mi spiace Lou, ma Zayn ha ragione, mi sono.. ecco mi sono scordato di avere già preso un impegno con lui per oggi.. spero che potremmo vederci un altro giorno però” disse il piccolo rivolgendosi al più grande con un tono quasi supplichevole.

“Certo nessun problema” disse in tutta risposta quest’ultimo.

Dopo di ché il riccio gli fece un cenno con il capo come a volerlo salutare e scomparve nei corridoi insieme all’amico che non aveva più proferito parola.

Louis rimase qualche secondo ancora a guardare l’angolo in cui gli aveva visti dileguarsi, e solo a qual punto si rese conto che aveva i pugni serrati.

Non seppe dire perché, ma si sentiva quasi derubato, Zayn aveva ammonito Harry sull’uscire con lui e poi se l’era portato via. Quella sensazione lo colse alla sprovvista, cosa stava provando in quel momento? Gelosia? No, impossibile, conosceva Harry da sì e no una settimana, non potevano considerarsi nemmeno amici.. allora perché lo stomaco gli aveva fatto male quando l’aveva visto allontanarsi con un altro? .. decise che quella sensazione era dovuta al fatto che era la pausa pranzo e lui non aveva ancora mangiato, perciò si girò, diretto verso la sala mensa. 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6
 
La settimana era trascorsa velocemente, tra la scuola, i lavoretti da fare in fattoria e i preparativi per la festa di compleanno di Eleanor.

Era sabato mattina, il giorno della festa e Louis e Niall stavano finendo di addobbare il vecchio camerone del paese che veniva spesso affittato per feste di compleanno e piccoli ricevimenti, un’alternativa più economica rispetto a quella di affittare un locale in centro.

Il camerone era situato appena fuori il paese, il che era un vantaggio a favore di chi lo affittava, poteva tenere il volume della musica alto anche dopo che l’ora si era fatta tarda. Era molto semplice e un po’ logorato per via di tutte le festicciole che aveva ospitato ma tutto sommato niente male. Aveva le pareti color crema e ampie finestre a contornarlo che offrivano un’ampia visuale sui boschetti e i campi adiacenti, il pavimento era una lunga distesa di assi perpendicolari color castagno, stracolme di piccole fessure causate dallo sbattere incessante dei tacchi su di esse durante i balli. Sul retro vi erano un piccolo ripostiglio e i servizi igienici.

Louis, Niall, Eleanor e i loro amici avevano trascorso quasi tutti i pomeriggi la dentro nella settimana appena passata, sistemando luci, festoni, impianti spina e musicali per rendere il posto più accogliente in vista della serata.

Adesso non era per niente male, anzi, avevano rimediato una vecchia palla strobo dalle decorazioni utilizzate a scuola per i balli scolastici, i festoni scendevano colorati dal soffitto e avevano contornato le finestre con mini lucette di Natale che andavano a creare favolosi e ipnotizzanti giochi di luce colorata, riflettendosi sui vetri. In fondo, di fronte alla porta che conduceva al ripostiglio, dove avevano riposto le scorte di viveri e bevande avevano sistemato un bancone con gli impianti spina e qualche mini frigo stracolmo di bottigliette di alcolici. In una delle due pareti adiacenti a quella con il bancone avevano poi sistemato la postazione riservata alla musica. Era tutto pronto.

“Non riesco ancora a credere che ce l’abbiamo fatta!” fece Eleanor irrompendo all’interno del locale, asciugandosi con il braccio un rivolo di sudore che le colava dalla fronte.

“Che NOI ce l’abbiamo fatta!” disse Niall indicando se stesso e il cugino.

“Guarda che anch’io mi sono data molto da fare in questi giorno Nialler!”

“Avrai attaccato sì e no un paio di festoni, hai praticamente passato l’intera settimana a darci ordini!” fece il biondo, con un tono che doveva sembrare offeso, ma non ci si avvicinava per nulla.

Luois scosse la testa divertito dal piccolo battibecco in corso.

Quei due si erano sempre punzecchiati, fin da bambini, e Luois pensava che quest’atteggiamento del cugino nei confronti della sua migliore amica fosse dovuto al fatto che così tentasse di mascherare i suoi veri sentimenti nei suoi confronti.

I tre finirono di sistemare le ultime cose e poi chiusero la porta del camerone, accordandosi per rivedersi poco prima dell’inizio della festa.

“Eleanor ha invitato praticamente tutta la scuola alla sua festa di compleanno” fece il biondo mentre camminava di fianco al cugino sulla strada che portava alla fattoria. Avevano deciso di non prendere l’autobus e passeggiare, godendosi il caldo tepore mattutino.

“Beh ha molti amici lo sai, le vogliono tutti bene qui” fece Louis guardando il ragazzo, che camminava al suo fianco, con la coda dell’occhio.

“Spero solo che non ci sia anche Liam Payne!”

“Non ne sarei così convinto cuginetto” strinse il braccio intorno alle spalle del biondo continuando a camminare, “El ha una cotta per lui da tempi immemorabili, avrà sicuramente trovato il modo di farlo venire stasera!”

L’altro sbuffò spostandosi un ciuffo biondo che gli si era posato sul viso.

“Chissà se verrà Harry” fece allora Luois, che sembrò quasi essere caduto dalle nuvole tanto fu strano il tono in cui lo disse.

“Harry ?” fece l’altro riportando la sua attenzione al cugino. “Intendi quel riccio che ti è praticamente caduto addosso il primo giorno di scuola?”

“Si, esatto, ci siamo incontrati il giorno in cui ho comprato il regalo a El, mi ha dato un passaggio a casa”

“Quindi adesso siete amici ?”

“Non saprei..insomma..no..non lo so. Gli ho proposto di fare un giro a cavallo qualche volta.”

“Ma che romantico, magari al tramonto lungo il fiume, al suono delle cicale che intonano soavi melodie per voi” lo prese in giro il mezzo irlandese.

“Sei un idiota Nialler” rispose Louis spingendo il cugino per una spalla.

“Ero solo curioso, sembra un ragazzo simpatico, ecco tutto”.

I ragazzi pranzarono in fretta e poi trascorsero il pomeriggio dando una mano con gli animali. Dopo cena aspettarono per un tempo che sembrò non finire mai che Lottie e Fizzy si preparassero, essendo state invitate anche loro alla festa, le gemelle erano ancora considerate piccole per stare fuori la sera, così dopo cena si misero sedute sul divano davanti alla tv accesa, fingendo di essere state oltraggiate da quella discriminazione, ma crollarono, poco dopo, in un sonno profondo.

Quando finalmente le due sorelle scesero dal piano superiore i quattro, si avviarono verso l’uscita.

“Louis Caro, forse stasera potresti prendere l’auto del nonno, rientrerete tardi e fare tutta quella strada a piedi non mi sembra sicuro” disse la nonna facendo capolino all’ingresso con le chiavi della macchina in mano, protratte verso il nipote.

“Non è poi così lontano..” fece quello, distogliendo lo sguardo da quello della donna.

“Louis, la nonna ha ragione! E poi io e Fiz abbiamo anche i tacchi stasera!” si affrettò a rispondere Lottie.

“Posso guidare io se a te non va” fece a quel punto Niall, posando una mano sulla spalla del cugino.

“ok” si limitò a rispondere Lou.

Dopo aver preso Eleanor da casa sua, i cinque si diressero verso il luogo della festa.

Non passò molto tempo prima che il camerone si riempisse d’invitati.

C’era veramente tutta la scuola quella sera. El era una ragazza popolare e ben voluta da tutti, non sarebbe potuto essere altrimenti.

“Heylà Tommo!” Louis, che era sistemato dietro il bancone, offrendo bicchieri pieni di alcool agli invitati, si voltò in direzione della voce che lo aveva appena chiamato.

“Ciao Josh !”

“Allora, mia cugina ti ha messo a lavorare eh ?” fece il ragazzo che aveva chiamato Louis, avvicinandosi al bancone, e posizionandosi di fronte a lui.

“Sai che non le si può dire mai di no !” fece abbozzando un mezzo sorriso.

“A chi lo dici !” si protrasse oltre il bancone con il busto, cercando di farsi sentire solo da Louis “Quando ha scoperto che conosco Liam, mi ha praticamente costretto a invitarlo alla festa” roteo gli occhi al cielo.

Louis non era il solo costretto a sopportare l’ossessione di El per quel ragazzo.

“Anzi dovrebbe essere qui in giro” si voltò da una parte all’altra cercando la conferma delle sue parole.

“Io non l’ho ancora visto, ma se è qui la prima a notarlo sarà di certo Eleanor!” entrambi scoppiarono a ridere.

Louis aveva ceduto il suo posto da barista a un amico allontanandosi con Josh verso una delle finestre.

Avevano fatto davvero un bel lavoro, al buio quei giochi di luce erano favolosi.

Chiacchierarono del più e del meno mentre sorseggiavano dai loro bicchieri.

Josh era più grande di lui ed Eleanor di un anno, ma essendo stato bocciato, era costretto a ripetere l’ultimo anno insieme con loro. Giocava a calcio e gli piaceva andare in palestra quindi non si vedeva spesso in giro.

Quando si allontanò chiamato da un amico dall’altro lato della sala, Louis rimase da solo a chiedersi dove fosse finito Niall. Le sorelle erano sedute con delle loro amiche in un angolo a spettegolare su tutto e tutti e la festeggiata si destreggiava tra un invitato e l’altro, dispensando baci e abbracci.

Fu a quel punto che lo vide.

Harry,

in tutto il suo splendore.

Aveva i capelli leggermente spostati di lato sulla fronte, una camicia bianca aperta in maniera quasi indecente con le maniche piegate fino ai gomiti, qualche collana a penzolare dal collo, e gambe fini e muscolose fasciate da un paio di jeans scuri. Ai piedi un paio di all stars bianche, che parevano fare a pugni con il resto dell’abbigliamento.

Al suo fianco c’era l’immancabile Zayn malik, Louis strinse un po’ più forte il bicchiere, senza nemmeno rendersene conto, quando lo vide.

Zayn era senza ombra di dubbio un bel ragazzo. Aveva la pelle ambrata e un paio di occhi scuri e profondi, contornati da ciglia folte. Non era alto quanto Harry, ma quasi. I capelli erano quasi neri e li portava sempre con un ciuffo rivolto all’indietro.

-sembra la versione indiana di Danny Zuko- pensò Louis guardandolo. E l’abbigliamento di questi non poteva che avvalorare la sua tesi. Indossava una maglia bianca semplice sotto un giubbetto di pelle nera, un paio di jeans stretti e all stars bianche.

I due si separarono. Zayn si avviò verso la zona adibita all’acool, mentre il riccio avanzava verso di lui con le mani infilate nelle tasche anteriori dei jeans.

“Harry, chi non muore si rivede !”

Il riccio sembrò quasi bloccarsi a quell’affermazione, ma poi rispose con nonchalance.

“Ti sono mancato LouLou ?” sorrise e mostrò le fossette.

-quelle fossette mi faranno diventare matto-

“Come stai ? non ti vedo da un po’”

“Al solito, bella festa, la Calder fa sempre le cose in grande” disse indicando la sala con gli occhi.

“Sì, è fatta così, che vuoi farci” disse il grande facendo spallucce.

“Allora… voi due state insieme ?” chiese il piccolo guardando Louis di sbieco.

“Chi ? io e Elly ?! hahaha no, mi basta essere il suo migliore amico, è adorabile ma non vorresti mai essere il centro delle sue attenzioni, credimi” enfatizzò l’ultima parte della frase pensando alle volte in cui Eleanor aveva praticamente stalkerato l’ignaro Payne.

“Oh, è solo che ho visto che passate tanto tempo insieme..” disse, fingendo non curanza, il piccolo.

“allora tu e Malik state insieme ?” suonò più come un’affermazione che come una domanda.

“Assolutamente si” rispose Harry con un fintissimo rossiso di strafottenza sul viso.

Luois rimase interdetto un attimo, ma si desto subito quando il piccolo lo informò che stava solo scherzando e che Malik fosse il suo migliore amico.
Provò una sensazione che non seppe decifrare. Sollievo ?

“Cosa bevi Styles ?”

“Oh, io non posso bere… cioè solitamente non bevo, grazie” disse in tono sommesso.

L’aria iniziava a farsi satura di alcool  e fumo la dentro, così quando il piccolo gli propose di uscire fuori Louis accettò volentieri.

Si erano seduti sul cofano di una delle tante macchine parcheggiate vicino al locale, fuori era buio pesto e la poca illuminazione presente era data dalla luce che trapassava attraverso le finestre.

Rimasero in silenzio per un po’, sembrava che nessuno dei due sapesse come iniziare la conversazione.

“Penso di non andare tanto a genio al tuo amico sai ?” fece allora Louis guardando le stelle sopra le loro teste.

“Non devi preoccuparti per lui, è solo molto apprensivo nei miei confronti e non si fida facilmente delle persone” guardò anche lui il cielo “ Mi vuole bene”.

Louis guardò Harry dire quell’ultima frase come se fosse la cosa più vera di questo mondo.

Non poté fare a meno di osservare i suoi lineamenti sotto il candido bagliore delle stelle, in quella poca luce appariva ancora più bello, se possibile. Il piccolo sicuramente si accorse che qualcuno lo stava fissando perché si girò di scatto verso di lui, affondando i suoi due smeraldi dentro gli occhi del più grande lasciandolo letteralmente senza fiato.

Anche il riccio però sembrò bloccarsi nel momento in cui gli occhi del più grande si scontrarono con i suoi.

Louis aveva un paio di occhi color cielo, che mozzavano il fiato, due labbra fini e rosa e un piccolo nasino che si arricciava ogni volta che sorrideva, i capelli castani sempre un po’ in disordine con un ciuffo che ogni tanto ricadeva sul viso andando a coprire quei due zaffiri luminosi, proprio come accadeva ora.

Fu un attimo, la mano del più piccolo si avvicinò e scostò il ciuffo ribelle dalla fronte del più grande e nel farlo, sentì un brivido percorrergli la schiena, anche il più grande tremò appena a qual gesto. Continuarono a fissarsi e la mano del piccolo iniziò ad accarezzare la guancia del grande.

Fu allora che lo videro, entrambi.

Zayn se ne stava a pochi passi da loro con le braccia incrociate sul petto a fissarli con uno sguardo indecifrabile, duro.

Harry lasciò cadere la mano lungo il suo corpo e scese dall’auto, camminando in direzione del moro che li fissava. Senza dirsi nulla rientrarono all’interno del casale.

Louis era senza fiato, stranito, come se si fosse appena svegliato da un sogno. Rimase a guardare il punto in cui poco prima il moro si era fermato a fissarli con quello sguardo duro, ma che sembrava nascondere anche altro.

Sentì crescere qualcosa dentro di lui. Rabbia. L’aveva fatto di nuovo. Aveva allontanato Harry da lui. E questa volta non aveva nemmeno dovuto aprir bocca. Al riccio era bastato un suo sguardo per dimenticarsi completamente di lui e lasciarlo lì, da solo con mille domande a ronzargli in testa.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7
 
Quella mattina Harry sarebbe tanto voluto restare a letto, riaddormentarsi e cercare di dimenticare la sera precedente, ma quel ricordo era li, forte e deciso a imporsi davanti ai suoi occhi. E quegli occhi…

Sapeva di non potergli resistere.

Si dispose con la schiena sul letto e le mani incrociate sotto la testa a osservare il soffitto bianco della sua stanza. Le finestre erano aperte e le tende si muovevano sinuose, smosse da una leggera brezza mattutina appena percettibile.

Harry indossava solo un paio di boxer, il lenzuolo era caduto a terra la notte precedente, mentre il suo corpo accaldato si divincolava da quella presa soffocante durante il sonno. Non riusciva a togliersi dalla testa quegli occhi che gli avevano trapassato l’anima. Sapeva che era sbagliato, che doveva smetterla di torturarsi in quel modo. Non poteva permettersi di cedere a quella debolezza.

Un rumore di passi proveniente dal corridoio lo fece tornare alla realtà. La porta della sua camera si aprì improvvisamente, rivelando una figura in piedi sull’uscio.

“Buon giorno raggio di sole !”

La ragazza entrò con disinvoltura all’interno, andando a sedersi ai piedi del letto sul quale si trovava il riccio.

“Buon giorno a te, Gem !” gli fece eco Harry, sedendosi sul letto e cingendo la giovane con un caloroso abbraccio.

“Farai tardi se non ti sbrighi..” fece lei rispondendo all’abbraccio.

Il giovane fece cadere le braccia sonoramente sul letto rimanendo imprigionato in quelle della ragazza.

“Oggi non mi va.. mi sento in gran forma.. al contrario di quando finisco..” disse svincolandosi dalla stretta e indietreggiando fino a poggiare la schiena sulla spalliera del letto.

“Harry” lo ammonì.

Per tutta risposta questi si portò le braccia incrociate al petto e si voltò di lato sbuffando.

“Harry, lo so che è dura” fece la ragazza conciliante “Ma DEVI farlo”.

Il suo tono adesso non ammetteva repliche.

Il riccio si alzò e s’infilò in bagno, dal quale uscì solo dopo essersi lavato e asciugato. La sua camera adesso era vuota. Cercò qualche indumento a caso tra quelli riposti nell’armadio e si vestì svogliatamente.

Quando scese di sotto, trovò suo padre in salotto, seduto sulla sua poltrona preferita, con in mano la prima copia del suo giornale, intento a leggere le notizie che ormai conosceva a memoria avendole revisionate la notte prima.

“Buongiorno figliolo, tua sorella ti aspetta in macchina, oggi ti accompagnerà lei”

“Buongiorno… ma ecco, è proprio necessario che vada anche oggi ? insomma guardami sto una favola” fece un sorriso strafottente e sfoderò le sue fossette.

“Harry” il tono gioviale di prima era sparito, lasciando spazio a uno più conciso e irremovibile.

“D’accordo” si limitò a rispondere il piccolo abbassando la testa.

Entrò in auto e nonostante i tentativi della sorella di instaurare un dialogo, lui rimase in silenzio per tutto il tragitto.

Odiava percorrere quella strada, troppi ricordi gli tornavano in mente, troppe false speranze distrutte, troppe lacrime versate, troppe parole non dette e altre che avrebbe voluto rinnegare.

Sembrava che il dolore non ne avesse mai abbastanza di lui, che dovesse succhiargli via ogni singola briciola di felicità presente nel suo corpo e nella sua mente.

-perché?- era la domanda che più lo attanagliava. E quella alla quale, sapeva che non avrebbe mai trovato risposta.

Erano arrivati. Gemma parcheggiò l’auto in uno dei pochi posti liberi designati ai visitatori e scese aspettando che il fratello la seguisse.

Camminavano in silenzio lungo il piccolo viale alberato, dove sporadicamente era posta una panchina.

Harry si trascinava più che camminare, era come se il suo corpo si rifiutasse di varcare la soglia di quell’edificio, se s’imponesse di scappare via dal quel luogo che portava solo dolore.

Gemma invece era già all’ingresso che batteva il piede impaziente sul pavimento, indicando con un gesto della mano il suo orologio, come a voler far capire al piccolo che doveva sbrigarsi.

Harry dovette fare appello a tutte le sue forze, per riuscire a passare attraverso le porte scorrevoli che si spalancarono automaticamente quando gli si presentò davanti, chiuse gli occhi e trattenne il respiro quando finalmente le attraversò, come se l’aria all’interno di quel posto fosse tossica.
 
 
 
Quando Louis si svegliò era già mattino inoltrato, il sole era alto nel cielo e si sentivano rumori di ogni genere provenire dal piano inferiore.

“Si può sapere cos’è tutto questo baccano ?” quasi dovette urlare per farsi sentire, mentre faceva il suo ingresso in cucina.

“Louis ! Niall ha mangiato tutti i biscotti !” disse allora Lottie.

“E tutte le merendine !” le fece eco Fizzy.

Il biondo intanto se ne stava seduto su uno dei ripiani della cucina sghignazzando.

“Nialler, sai che mangi più tu che tutti i nostri animali messi insieme ?” lo apostrofò il cugino lanciandogli un’occhiataccia.

“Louis noi e le gemelle siamo in astinenza da zuccheri !” disse Fiz con tanto di occhioni languidi.

“D’accordo ragazze, che ne dite di andare a comprare qualcosa in paese ?”

“Si” risposero in coro le sorelle, compreso Niall, che si guadagno un’occhiataccia da parte delle due.

A quel punto i quattro si avviarono in paese con l’auto del nonno. Niall guidava, Louis sul sedile del passeggero raccontava aneddoti sulla serata precedente e le sorelle sedute dietro spettegolavano su una loro compagna di classe che a quanto pare aveva fatto “amicizia” con parecchie persone al compleanno di Eleanor.

Fu allora che Louis si ricordò di non aver, quasi mai, visto il cugino quella sera.

“Si può sapere che fine hai fatto ieri sera Nì ?”

“Mi sono dato da fare con una del terzo anno” fece questo con tanto di occhiolino allusorio.

“Bleah!” risposero in coro le ragazze da dietro.

Il biondo fece spallucce e sorrise.

“E tu Tommo ? che hai fatto ?”

“Ho incontrato Harry.. abbiamo parlato per un po’ poi..”

“Poi ?” lo invitò a continuare

“Poi è arrivato quel suo amico Malik e sono andati via senza nemmeno salutare, penso che abbia qualcosa contro di me.. o contro il fatto che io parli con Harry”

“Come mai lo pensi ?”

“Perché è già la seconda volta che lo allontana da me.” Disse serio.

“Magari è geloso delle attenzioni che ti dedica il suo ragazzo..” disse il biondo canzonandolo.

“Non è il suo ragazzo!” rispose fulminandolo con gli occhi.

Anche le sorelle si resero conto di quella reazione spropositata, guardandosi in modo complice.

Calò un imbarazzante silenzio, che non durò molto però, prima che i quattro tornassero a ridere e scherzare.

Una volta raggiunto il negozio di generi alimentari, Niall sembrò quasi un bambino che va allo zoo la prima volta, solo che al posto degli animali, lui si ritrovava ad ammirare pacchetti di caramelle, biscotti e gelati di ogni genere.

Riempirono un carrello solo di cibo spazzatura e non poterono fare a meno di arrossire in cassa quando la commessa li guardò con un sopracciglio alzato osservando la miriade di schifezze che passavano sul nastro per essere pagate.

Decisero di sedersi in una delle panchine del parco posto al centro del paese per iniziare ad assaggiare alcune delle caramelle che avevano acquistato, ma senza esagerare, per non rovinarsi il pranzo, sentenziò Niall.

Sembravano quattro bambini, seduti in quel parco, quella domenica mattina, occupati a scartare quei pacchetti colorati.

Fu a quel punto che videro un volto noto avvicinarsi.

“Hey voi ! Si può sapere che succede qui ? sbaglio o Halloween è tra un mese ?” la voce di Eleanor risuonò nell’aria gioiosa e sagace.

“Se fai la brava, te ne regaliamo un po’” disse il biondo allungando una liquirizia alla ragazza.

“Non accetto caramelle dagli sconosciuti” fece quella portandosi le braccia incrociate al petto.

“Ma noi ci conosciamo da quando avevamo.. beh da sempre!”

“Già ! e proprio perché ti conosco non accetto caramelle da te Nialler” lo canzonò con tanto di linguaccia.

Gli altri tre scoppiarono a ridere quando il biondo mise il broncio.

“Che ci fai qui Elly ?” chiese Louis con in bocca, decisamente, troppe caramelle.

“Sto andando a fare delle commissioni a mia madre.. amichetto del cuore” disse con una voce infantile e mostrando fiera il braccialetto rosa che indossava al polso.

Per tutta risposta Louis le mostrò il suo blu sorridendo.

Si ricordò di come la sera prima l’avesse finalmente strappata alle grinfie dei suoi invitati riuscendo a portarla da parte per darle finalmente il suo regalo. Eleanor si era quasi messa a piangere saltandogli al collo in un abbraccio, dopo aver aperto il pacchetto. Avevano indossato i bracciali e si erano scambiati la promessa di non toglierli mai per nessun motivo al mondo. Sembrava quasi che si stessero scambiando i voti nuziali.

Fu allora che lo vide, fu un attimo, di sfuggita appena.

Harry seduto in una macchina sul sedile del passeggero, con gli occhi freddi a fissare il vuoto, contornati da due profonde occhiaie viola e il viso di uno strano colore, quasi giallo. Al suo fianco alla guida, c’era quella che riconobbe come Gemma, la sorella maggiore del piccolo. Il semaforo scattò e si dileguarono in mezzo al traffico dell’ora di punta.

Ricordò gli avvenimenti della sera precedente, gli occhi vivi e lucenti del riccio, così diversi da quelli appena visti, la sua mano ad accarezzargli il volto, e lo sconforto, quando quella stessa mano terminò il contatto. Fu mosso da una smisurata voglia di seguirlo, di chiedergli cosa gli fosse successo. Così, incurante delle voci dietro di lui che lo chiamavano, si allontanò, a passi svelti, verso la direzione in cui aveva visto allontanarsi la vettura.

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Capitolo 9
*** capitolo 8 ***


CAPITOLO 8
 
Correre, schivare una, due, tre persone, svoltare a destra, bloccarsi, semaforo rosso, riprendere fiato e iniziare una nuova corsa.

Quando, finalmente, Louis raggiunse l’auto che ospitava Harry e la sorella era visibilmente affaticato, con un principio di tachicardia e le gocce di sudore che adesso gli cadevano dal mento avevano fatto aderire il ciuffo alla sua fronte.

Guardò la station wagon grigio perla, infilarsi nel piccolo cortile adiacente, a quella che, suppose, doveva essere casa Styles. Una volta che il motore si spense, dall’auto scese prima Gemma, che si diresse verso lo sportello del passeggero, andando ad aprirlo, rivelando così un Harry quasi accartocciato su se stesso incapace di muoversi. La sorella lo aiutò a scendere e lo sostenne per tutto il breve tragitto che portava al portico d’ingresso. Solo quando i due scomparvero dietro la porta che conduceva alla casa, Louis rilasciò il fiato che non si era nemmeno reso conto di aver trattenuto, per tutto il tempo in cui assistette alla scena.

Adesso si trovava a pochi metri da casa di Harry, immobile sul marciapiede, indeciso sul da farsi.

Aveva seguito quell’irrefrenabile voglia di seguirlo, di sapere cosa fosse successo ai suoi occhi, sapere perché, ogni volta che si trovavano da soli Zayn lo attirava via con decisione.

Aveva agito d’impulso, correndo come un pazzo per le strade del paese andando addosso a qualche signora e rischiando di finire sotto un paio di macchine, lasciandosi alle spalle le sue sorelle, Niall ed Eleanor che gli urlavano dietro parole indecifrabili. Adesso invece si sentiva spaesato e anche un po’ ridicolo, fermo a fissare quella casa senza sapere come comportarsi.

Avrebbe potuto semplicemente bussare e aspettare che il padre di Harry o sua sorella gli aprisse la porta. Ma a quel punto cosa avrebbe detto per giustificare la sua presenza lì ?

Lui e Harry non erano niente più che due conoscenti alla fine dei conti, avevano parlato un paio di volte, ma più di questo nulla.

Eppure sentiva che c’era dell’altro. Non sapeva cosa fosse, ma dentro di lui qualcosa gli diceva che Harry, quel riccio dagli occhi profondi, aveva bisogno di lui in quel momento.

“Ciao.. E tu chi sei ?”

Non sapeva nemmeno lui come fosse successo, un attimo prima era fermo immobile a fissare quella tipica casa americana contornata da un piccolo, ma ben curato giardino e l’attimo dopo era fermo davanti alla porta d’ingresso, spalancata, con un’alquanta sorpresa, Gemma Styles che gli parlava, sicuramente gli stava parlando perché le sue labbra si muovevano, allora si svegliò da quello stato di trance che l’aveva condotto li, e rispose.

“Ciao.. hem… scusa il disturbo, mi chiedevo se ci fosse Harry ?”

“Non hai ancora risposto alla mia domanda però…”

“Oh si certo, scusa, io sono Louis..un..un amico di Harry”disse con un tono che non convinse nemmeno lui.

“Mi spiace ma Harry al momento non può ricevere visite.. gli dirò che sei passato” così dicendo, chiuse la porta praticamente in faccia a Louis che dovette indietreggiare per non ritrovarsela schiacciata sul naso.

Stava per bussare di nuovo, deciso a non arrendersi, quando qualcuno gli tirò indietro la spalla costringendolo a voltarsi.

“Si può sapere che ci fai tu qui ?” fece il ragazzo che aveva interrotto Louis dal suo intento di bussare nuovamente alla porta.

“Zayn, quale piacere rivederti” fece allora il grande con tono di sufficienza.

“Louis” rispose questi scandendo ogni singola lettera.

“Volevo parlare con Harry, ma sua sorella mi ha detto che non può ricevere visite”

“Sua sorella ha ragione Tomlinson, ora dovresti andare via.”

“Sai, Malik” fece il grande diminuendo la distanza tra lui e il moro.

“Il tuo comportamento mi fa quasi credere che tu abbia una cotta per Harry… altrimenti non mi spiego perché spunti fuori ogni volta che mi trovo da solo con lui” utilizzò un tono decisamente insinuatore.

Per tutta risposta quello abbassò un poco lo sguardo e si mise a sghignazzare quasi a volerlo sfottere.

“Ci si vede Tomlinson” e così dicendo, lo sorpassò, aprendo senza nemmeno bussare la porta e scomparendo dentro casa.

Louis soffocò un urlo che tentava di uscire e sbatté un piede a terra, prima di scendere i tre scalini del portico per ripercorrere la stessa strada che l’aveva condotto a quella casa.
 
 
Quando finalmente tornò a casa, il resto della famiglia aveva già riposto i resti del pranzo e si era abbandonata in salotto a guardare la televisione.

“Si può sapere che ti è preso ?” fu la prima cosa che gli chiese Niall, quando se lo ritrovò davanti.

“Io..non lo so, lascia stare” Louis scansò il cugino e si diresse di corsa verso le scale, deciso a rinchiudersi dentro la sua stanza.

Si lasciò cadere sul letto e aspettò che il vento fresco che entrava dalle finestre lo cullasse, fino a fargli perdere i sensi.

“Sei forse impazzito ?”

Fu strappato al sonno che lo andava avvolgendo dall’ingresso del biondo che sembrava intenzionato a non demordere.

“Ne parliamo più tardi Nialler, adesso voglio riposare” rispose con gli occhi chiusi.

“Sei corso via senza dare spiegazioni, non sapevamo dove stessi andando e perché… eravamo in pensiero”

Il biondo si sedette ai piedi del letto sul quale si trovava Louis, intento a osservarlo in attesa di una risposta.

“Siamo come fratelli Lou, sai che se hai un problema con me puoi parlarne..” così dicendo posò una mano sulla gamba del cugino.

Louis aprì gli occhi e si mise a sedere davanti al biondo.

“Stavo inseguendo Harry” disse guardandolo negli occhi, serio.

“Harry ?” scosse leggermente la testa, “Com’è che ultimamente finiamo sempre a parlare di lui ?”

“L’ho visto passare in macchina con sua sorella.. e non so… mi è sembrato strano, triste.”

“E per questo hai rischiato di farti investire correndogli dietro come una gazzella nella prateria ?” disse in tono ironico.

Louis si lasciò sfuggire un sorriso.

“Non so che mi sia preso, ho sentito il bisogno di farlo e così non ho pensato, l’ho fatto e basta”

“Almeno alla fine hai scoperto il perché della sua “tristezza” , se di questo si tratta ?”

“A dire il vero no” fece Lou chinando la testa, lasciando che un ciuffo castano gli coprisse il volto.

“Sua sorella non mi ha lasciato entrare in casa… e poi come al solito è spuntato fuori Malik” il suo tono adesso era agitato.

“Voglio capire perché si ostina a tenermi lontano da lui..” girò la testa di scatto, guardando un punto indefinito fuori dalla finestra.

“Gli ho anche chiesto se per caso avesse una cotta per Harry e fosse geloso”

“E lui che ha risposto ?” lo incalzò a quel punto il biondo, curioso della piega che la conversazione stava prendendo.

“Si è limitato a sghignazzare” lo disse con una smorfia di disgusto e rabbia.

“E tu ?”

“Io cosa ?”

“Tu hai forse una cotta per Styles ?” Louis non riuscì a capire se il cugino dicesse sul serio e lo stesse semplicemente prendendo in giro.

“Voglio solo capire che gli succede” così dicendo tentò di eludere la domanda del biondo, e nel farlo si rese conto di non essere certo della risposta.

“forse dovresti aspettare che sia lui a parlartene allora Lou” fece questi in tono amichevole.

Louis si ributtò sul letto e finalmente si addormentò, concedendosi una pausa dalle sue domande, alle quali, adesso, si era aggiunta anche quella di Niall. – E tu? .. Hai forse una cotta per Styles ?-

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


CAPITOLO 9
 
Erano passate ormai due settimane dal giorno in cui Luois aveva inseguito, come un pazzo, l’auto di Harry, fino a casa sua.

Harry non si era visto molto a scuola in quei giorni e quando c’era, Zayn Malik gli stava appiccicato come una cozza allo scoglio, impedendo a Louis anche solo di pensare ad avere un contatto diretto con il riccio.

Le lezioni iniziavano a farsi sempre più pesanti e impegnative e l’estate aveva ormai dato i suoi ultimi colpi di coda la settimana appena trascorsa, lasciando definitivamente spazio all’autunno e ai suoi colori.

L’aria era fresca quella mattina, il cielo era coperto da un sottile strato di nubi, difficile capire se di lì a poco avrebbe iniziato a piovere oppure no. Era indecifrabile, proprio come i pensieri che attanagliavano Louis, seduto sulle gradinate del liceo, giacchetta in jeans a cadere leggera sulla maglia a righe, pantaloni blu oltremare e tom’s nere d’ordinanza ai piedi. Si morsicava nervosamente le pellicine della mano destra, una brutta abitudine che aveva intrapreso da bambino, e non prestava attenzione a niente e nessuno al di fuori di esse. Sembrava quasi in un mondo a parte.

Niall si era beccato la prima influenza di stagione e quel giorno era rimasto a casa, lasciando il cugino da solo con i suoi pensieri. Non avevano più parlato di Harry dopo quella volta in camera da letto e Louis gliene era grato.

Tutt’un tratto si sentì osservato, così sollevò lo sguardo da quelle che sembravano le più buone pellicine del mondo e trattenne il fiato.

Harry era davanti a lui, mani infilate nelle tasche anteriori dei jeans, strappati sulle ginocchia, una felpa, decisamente di un paio di taglie più grandi e un berretto in lana a imprigionare i ricci. Sembrava diverso, forse era leggermente dimagrito in quelle due settimane. Gli occhi però, erano gli stessi che gli avevano mozzato il fiato quella notte, al compleanno di Eleanor, seduti uno davanti all’altro, sulla macchina di chi sa chi, in quel parcheggio illuminato solo dalle stelle e dalla bellezza del riccio. Fu il più piccolo a infrangere il muro di silenzio che si era eretto tra loro.

“Hey LouLou” e così dicendo sorrise appena senza nemmeno dischiudere le labbra.

“Harry” Louis rispose con un tono decisamente distaccato.

“Che c’è ? non sei felice di vedermi ?” il riccio lo guardava in modo quasi supplichevole, quasi avesse paura che il più grande non volesse parlargli.

“In realtà, aspetto.” Si portò le mani sotto il mento intrecciando le dita.

“Aspetti ? cosa ?” chiese il piccolo visibilmente sorpreso.

“Che spunti il tuo amico da qualche cespuglio, o magari da quell’auto che si è appena posteggiata la dietro” indicò un’auto rossa dietro Harry.

Il piccolo scosse la testa divertito e sorrise, mentre si avvicinava e gli si sedeva accanto.

“Beh dubito che si faccia vivo oggi, è a casa con la febbre quasi a quaranta… al massimo potrebbe avere qualche allucinazione che gli faccia credere di vederci” sorrise mentre incrociava il suo sguardo con quello di Louis.

Il grande si sentì improvvisamente più leggero dopo quella risposta, ma decise di non darlo a vedere.

“Quindi” socchiuse appena gli occhi “Hai deciso di venire a parlarmi solo perché il tuo cane da guardia è malato” non era una domanda.

Harry abbassò lo sguardo e inizio a giocherellare con un filino che fuoriusciva dallo strappo dei jeans.

“E’ complicato Lou”

“Spiegamelo allora”

“Non oggi” lo guardò in modo strano poi sorrise mostrando le fossette. “Oggi voglio portarti in un posto !”

Louis rimase sorpreso da quell’affermazione, tanto da dimenticare il fatto che Harry avesse appena eluso la sua richiesta.

“E dove vorresti portarmi Styles ?” chiese con tono fin troppo impaziente.

“E’ una sorpresa !” allungò il braccio fino a circondargli le spalle, attirandolo più vicino al suo viso, forse troppo vicino. “Diciamo che voglio farmi perdonare per averti ignorato questi giorni” i suoi occhi passavano velocemente dalle labbra del più grande ai suoi occhi color oceano.

Louis sentì le gote diventare più calde, sicuramente arrossì. Si sentiva un po’ in imbarazzo, i loro visi erano decisamente troppo vicini adesso.

Quasi a voler smorzare la situazione che si era appena creata Harry baciò la guancia di Louis e si alzò in piedi. Si sistemò i pantaloni stirandoli con i palmi delle mani e poi esordì con un “Ci vediamo qui alla fine delle lezioni, aspettami” fece un occhiolino e se ne andò. Louis non poté fare a meno di inspirare un paio di volte e chiudere gli occhi un secondo per riprendersi dalle emozioni che stava provando. In quel momento su quelle scalinate, mentre i ragazzi si affrettavano a entrare a scuola e il vento fresco gli accarezzava il viso, alleggerendo quella sensazione di calore sulle guancie, era certo di una cosa. Voleva baciare Harry.
 
 
Aspettò con impazienza che terminassero le lezioni, sembrava che il tempo scorresse più lentamente quel giorno. Quando finalmente le lancette segnarono le tre e mezzo, raccattò di corsa i suoi libri dal banco, salutò fugacemente gli amici e si diresse di corsa all’ingresso, dove sapeva ci sarebbe stato Harry ad aspettarlo.

Si diede dell’idiota da solo quando si rese conto di quanto non vedesse l’ora di rivedere quel ragazzino riccioluto.

Quando finalmente raggiunse il luogo dell’appuntamento, si fermò e riprese fiato. Dopo pochi secondi Harry fece capolino fuori dal portone, insieme con almeno altri cento studenti desiderosi di tornare a casa.

Lo salutò con la mano a si avvicinò.

“Allora sei pronto Lou ?” gli regalò un fantastico sorriso. Sincero.

“Sono impaziente di scoprire che hai architettato” gli fece eco l’altro.

“Porta pazienza Tomlinson”

I due si diressero verso la fermata dell’autobus chiacchierando del più e del meno anche durante la corsa, Harry non aveva ancora accennato al posto in cui stessero andando e Louis diventava sempre più curioso. Dopo quasi un’ora di viaggio il mezzo li fece scendere fori paese, su una strada secondaria che portava ai boschi.

“Sicuro di non avere una motosega e una maschera dentro quello zaino ?” fece il più grande, mentre seguiva il riccio che camminava davanti a lui su una stradina che si addentrava tra la fitta boscaglia di querce e noci.

“Tranquillo, ho solo un paio di libri… e un’ascia” si girò verso il grande e fece un sorriso inquietante.

“Tu mi fai paura Styles”

“Anche tu Lou”

Louis non riuscì quasi a sentire la risposta di Harry tanto l’aveva pronunciata piano.

“Che vuoi dire ?” lo superò per guardarlo in faccia mentre adesso, camminava all’indietro.

“Che per quanto ne so, sei tu che potresti avere una motosega nascosta nello zaino” fece sollevando un sopracciglio.

“Non sono io quello che ci ha portato in una stradina fuori dal mondo in mezzo ai boschi !” lo guardò con sufficienza quasi a volerlo sfidare.

“Non ti dirò dove stiamo andando Tomlinson” gli rispose il piccolo superandolo e ridacchiando.

Camminarono ancora per molto tempo addentrandosi sempre di più all’interno della macchia verde, era ormai calato il sole quando finalmente raggiunsero uno spazio aperto dove gli alberi lasciavano posto a piccoli cespugli sparsi e ammassi di rocce.

“Si può sapere che posto è questo ?” fece il grande roteando la mano a mò d’indicazione.

“Da questa parte” così dicendo, Harry prese la mano di Louis e lo guidò in mezzo alla radura.

Camminarono in silenzio per un po’, Louis poteva sentire chiaramente i battiti del suo cuore, e si chiese se anche Harry riuscisse a sentirli, tanto erano diventati forti nel momento in cui il riccio gli aveva stretto la mano per guidarlo.

“Eccoci !” disse il piccolo con entusiasmo.

Adesso si trovavano davanti a un piccolo laghetto contornato da grandi alberi e cespugli di bacche.

Era buio ormai e la sola luce era data dalla luna che aveva fatto capolino da una nuvola grigia, quasi del tutto diradata.

Louis era meravigliato da ciò che vedeva, l’acqua scura così invitante, eppure così spaventosa, il rumore delle foglie che si muovevano cullate dal vento e tutti quei classici rumori che si sentono di notte in un bosco. Ma la cosa che lo affascinava di più era Harry. Adesso era seduto davanti alla riva dello specchio d’acqua scura, con le gambe distese davanti a se e i gomiti a sorreggerlo, lo sguardo rivolto verso l’alto a osservare le stelle che timidamente erano spuntate fuori unendosi alla luna, piena grande e bianchissima. Era bellissimo, sembrava di guardare un’opera d’arte adagiata in uno scenario degno della sua presenza. Louis aveva quasi paura di avvicinarsi, si sentiva fuori posto, non abbastanza all’altezza di quella figura accasciata sull’erba umida.

Allora l’opera d’arte parlò, riportando Louis sulla terra, lontano da quel mondo parallelo sul quale si era teletrasportato.

“Ti piace ?” lo chiese senza distogliere gli occhi dalle costellazioni sulla sua testa.

“E’ un posto bellissimo” replicò andando a sedersi accanto al riccio, nella sua stessa posizione.

“Tra poco lo sarà ancora di più” chiuse gli occhi e invitò l’atro a fare altrettanto.

“Quando finalmente li riaprirono, lo spettacolo che si ritrovarono davanti era da mozzare il fiato.

Milioni di piccole lucine li circondavano e si muovevano lentamente, quasi stanche, annoiate sul pelo dell’acqua, creando giochi di luce riflessa.

“Ma sono lucciole ?” fece Louis sistemandosi, con la schiena dritta, per osservare meglio lo scenario che aveva davanti.

“Sono belle non è vero ?”

“E’ fantastico, sembra pura magia..come hai trovato questo posto ?” chiese voltandosi verso il ragazzo disteso accanto a lui.

“E’ stato un caso..” la sua voce era distante e seria, quasi stesse raccontando qualcosa successa in un tempo lontanissimo.

“Il giorno in cui seppellimmo mia madre..scappai via dal cimitero in lacrime, ero distrutto” fece una pausa “corsi verso il centro del paese e senza rendermene conto ero su un autobus diretto non so dove, occupato a piangere in silenzio con le ginocchia strette al petto.” Abbassò lo sguardo e continuò “Scesi a una fermata a caso, la stessa in cui siamo scesi noi per venire qua, e mi addentrai verso il bosco correndo a più non posso come un disperato, senza sapere nemmeno dove stessi andando..allora le vidi.” Guardò le milioni di piccole lucine che si muovevano davanti e intorno a loro “milioni di piccoli puntini luminosi che mi circondavano davanti a questo piccolo lago… sentì come se quelle luci fossero state l’abbraccio che mia madre mi stava dando..per dirmi addio. Mi sembrò addirittura di sentire la sua voce quella notte.”

Louis riuscì a vedere un paio di lacrime rigare il volto del più piccolo, l’immagine gli parve appannata poiché, senza rendersene conto, aveva iniziato a piangere, silenziosamente.

“Scusa, non volevo farti piangere Lou” disse il piccolo, che adesso lo guardava, asciugandosi le guancie dalla scia umida che le aveva attraversate.

“Non è colpa tua Harry, solo mi chiedo perché hai voluto condividere questo posto tanto speciale con me” si asciugò la faccia, ricomponendosi.

“Perché penso che tu sia speciale Lou, proprio come questo posto” lo disse con sincerità, con infinita dolcezza.

Il cuore di Louis perse un battito nel sentire quelle parole.

“Allora, mi sono fatto perdonare ?” disse a quel punto il piccolo con tono gioviale, andando a far scomparire tutta l’atmosfera intima e solenne che aleggiava tra i due.

“Assolutamente si” Louis lo guardò negli occhi e non poté fare a meno di sorridere. Anche il suo cuore sorrideva. Harry aveva fatto molto di più che farsi perdonare quelle due settimane di totale assenza, si era aperto completamente a lui, lasciandolo entrare dentro il suo dolore, dentro il suo cuore. E quel posto a Louis piaceva, adesso che aveva assaggiato il frutto proibito non sarebbe più riuscito a tornare indietro, anzi, avrebbe chiesto sempre di più, perché Harry non gli sarebbe mai bastato. Allora senza pensare alle conseguenze si avvicinò e in un battito di ciglia, lo baciò.

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


CAPITOLO 10
 
Louis l’aveva appena baciato.

Harry era senza fiato, totalmente sconvolto da ciò che era appena accaduto. Non avrebbe mai dovuto permettere che ciò accadesse.

Non aveva risposto al bacio, anche se avrebbe voluto farlo, s’impose di stare fermo, strinse le mani in due pugni che strapparono qualche filo d’erba, intrecciato fra le dita, e trattenne il fiato per tutta la durata del contatto.

“Io…mi.. mi dispiace, non so cosa mi sia venuto in mente” riuscì a dire Louis una volta terminato il bacio.

Harry continuava a fissarlo con sguardo indecifrabile. Provava una miriade di emozioni contrastanti. Decise di metterle a tacere e si sollevò da terra, si stirò il pantalone con il palmo della mano e poi si voltò verso Louis.

“E’ meglio andare” disse con tono freddo.

S’incamminò senza nemmeno aspettare la risposta del più grande, che poco dopo lo imitò seguendolo lungo il sentiero che avevano percorso in precedenza per arrivare in quel luogo magico.

Rimasero in silenzio fino alla fine della strada, quando finalmente arrivarono nel punto in cui erano scesi dall’autobus, Harry guardò l’ora sul display del cellulare e sbuffò passandosi una mano tra i capelli.

“L’ultima corsa era mezz’ora fa, chiamo mio padre” disse, continuando a guardare lo schermo che gli illuminava appena il viso.

“Harry, mi dispiace” riuscì a dire a quel punto il grande che aveva iniziato a torturarsi le pellicine delle dita.

“Non devi scusarti Louis, è colpa mia.. ti ho portato qui.. ti ho fatto intendere cose che non avrei dovuto” continuava a fissare il display come se fosse la cosa più interessante di questo mondo.

La realtà però era un'altra.

Harry avrebbe voluto rispondere a quel bacio, lo voleva davvero, in realtà sognava di baciare quelle labbra fini, rosa e delicate fin dalla prima volta che le aveva viste. Ma sapeva di non poterlo fare. Desiderava ardentemente Louis ma era conscio del fatto che non avrebbe mai potuto cedere alle sue tentazioni. Lo faceva per lui, perché non voleva che soffrisse. Eppure quel giorno era stato egoista, aveva abbandonato tutti i suoi buoni proposito e lo aveva condotto in quel luogo tanto importante e speciale, aveva condiviso con lui qualcosa che non aveva condiviso mai nemmeno con Zayn, il suo migliore amico, colui che sapeva, colui che lo aiutava a tenere a bada quel desiderio.

Zayn, chissà come avrebbe reagito alla scoperta di ciò che era successo. Si sarebbe sicuramente infuriato, avrebbe ripreso il riccio facendogli capire che il suo era stato un errore, che aveva ceduto alla debolezza, e Harry non avrebbe reagito, gli avrebbe dato ragione, perché sapeva di aver sbagliato.
Continuava a fissare lo schermo del suo telefono tentando in tutti i modi di evitare lo sguardo di Louis. Non voleva vedere quegli occhi, non ce la faceva.

Sapeva, che nel momento stesso in cui quelle iridi azzurre si fossero posate sulle sue, ogni proposito e ogni promessa fatta a se stesso si sarebbe infranta. Non poteva lasciare che accadesse.

Aspettarono in silenzio che suo padre li raggiungesse e quando finalmente ebbero lasciato Louis a casa, poté riprendere fiato.

“Così è lui Louis” fece il sig. Styles continuando a guardare la strada mentre guidava verso casa.

“Già” si limitò a rispondere il riccio che osservava distrattamente fuori dal finestrino.

“Sembra un bravo ragazzo, conosco la sua famiglia, sono brave persone”

“Sì, io penso che lui sia una persona speciale” la sua voce era distante.

“Gliel’hai detto ?” chiese conciliante l’uomo.

“Non posso. Non voglio che mi guardi con pietà, come se fossi un giocattolo rotto” la sua voce era leggermente incrinata.

“Beh, ma se lui ti piace Harry, dovresti parlargliene prima che..”

“Prima che ?” chiese infastidito girandosi di scatto verso l’uomo al volante.

“Prima che possiate innamorarvi e alla fine soffrire entrambi.” Disse con voce bassa e consapevole.

Harry rimase in silenzio a osservare le case che si susseguivano ai lati della strada, soppesando le parole del padre.

Non aveva risposto, non ce n’era bisogno, sapeva che aveva ragione, se avesse continuato a frequentare Louis, ne era certo, si sarebbe innamorato di lui, come ormai si era innamorato dei suoi occhi, allora avrebbe dovuto condividere con lui quel dolore che si portava dietro. Ma non poteva farlo, non poteva farlo soffrire, lui sapeva cosa significasse provare un dolore così forte da non riuscire quasi a respirare, a mangiare, a dormire. Non poteva trascinarlo in quel vortice di disperazione con lui. Doveva lasciarlo andare, prima che fosse troppo tardi.
 
 
 
Erano passati un paio di giorni da quando Louis e Harry si erano addentrati nei boschi per finire in mezzo a un brulicare di lucine ammalianti, due giorni da quando Louis aveva baciato Harry.

Non ne aveva parlato con nessuno, né con Niall né tanto meno con Eleanor.

La sua famiglia e i suoi amici conoscevano le sue preferenze e questo non era un problema, perciò non era questo il motivo per cui aveva tenuto nascosto il bacio.

La verità era che aveva paura.

Harry non aveva risposto al bacio, non era interessato a lui, magari non era nemmeno interessato ai ragazzi in generale. Cosa poteva saperne Louis ?
Già, in realtà, quanto conosceva quel ragazzino riccioluto dagli occhi color prato e dal sorriso più bello che Louis avesse mai visto ?
Non sapeva assolutamente niente di lui, e forse era proprio questo quello che lo distruggeva di più. Perché lui voleva conoscere ogni più intimo segreto di Harry, voleva essere in grado di capire ciò che provasse solo guardando dentro i suoi occhi, voleva essere capace di disegnare i suoi lineamenti a occhi chiusi. Non si trattava solo di attrazione, sentiva qualcosa di più forte e spaventoso crescere dentro di lui nei confronti di quel ragazzo. Harry gli aveva mostrato una parte di se, una parte importante e dolorosa, si era messo a nudo, e lui in cambio cosa gli aveva dato ? niente.

Anzi si era approfittato di quel momento di debolezza e l’aveva baciato.

Aveva rovinato tutto, tutto era andato in frantumi ancora una volta, a causa sua.

Le sue azioni lo portavano sempre a perdere le persone a cui teneva di più, non era in grado di compiere la scelta giusta.

Si strinse con forza il giacchetto, decisamente troppo leggero, che indossava, mentre l’aria pungente gli si scagliava su viso, scompigliandoli i capelli.

Niall come al solito era sparito con qualche ragazza del terzo e lui era rimasto da solo, a contemplare il cielo scuro sopra la sua testa, poggiato sulla grande quercia del giardino della scuola.

“Che c’è che non va ?” una voce familiare, calda e preoccupata si rivolse a Louis, strappandolo dai suoi pensieri.

“Sono un idiota El” sbuffo sistemandosi il ciuffo.

“Si tratta di Harry, non è così ?”

“Tu come sai di lui ?” rispose il ragazzo voltandosi a guardare l’amica che si era seduta al suo fianco.

“Lou, sono la tua migliore amica, so perfettamente quello che ti passa per la testa anche quando non parli” così dicendo poggiò la sua testa sulla spalla dell’amico.

“L’ho baciato” disse guardando il vuoto.

“E lui che ha fatto ?”

“Non ha ricambiato, anzi, credo gli abbia dato fastidio.. non lo sento da allora”

“Mi spiace Lou..” cercò la sua mano, per pio stringerla nella sua.

“Passerà” così dicendo chiuse gli occhi.

“Sai, mi sento un po’ in colpa a parlartene ora a dire la verità..” fece la ragazza sistemandosi meglio sulla spalla del ragazzo.

“Dimmi pure Elly” fece questi accarezzandole i capelli.

“Josh è riuscito a combinarmi un appuntamento con Liam” lo disse tutto d’un fiato, con un leggero sorriso a incresparle le labbra.

“Ma è fantastico tesoro!” disse, seriamente compiaciuto della notizia.

“Sono così emozionata Lou, non ci posso credere, dopo tutto questo tempo passato a immaginarlo”

“E a spiarlo di nascosto” continuò lui sbeffeggiandola.

“Hey ! mi vuoi far passare per una pazza maniaca TimmiTommo ??” così dicendo si sollevò, iniziando a solleticare la pancia dell’amico che non riusciva a smettere di ridere.
“Così va molto meglio!” smise di passare le dita sul corpo del ragazzo “Mi mancava la tua risata”

“Anche a me” una voce si aggiunse a quella di Eleanor, costringendo i due ragazzi ancora avvinghiati a voltarsi, in direzione della persona che aveva pronunciato quella frase.

Louis si scansò da Eleanor e si mise in piedi davanti a quella figura decisamente più alta di lui.

“Che ci fai qui ?” chiese Louis abbassando lo sguardo.

“Devo parlarti”

Louis fece un cenno a El, che prontamente lo salutò con uno schiocco di labbra sulla guancia, lasciandolo da solo sotto la quercia, con Harry.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


CAPITOLO 11
 
Erano passati solo pochi minuti da quando Harry si era seduto sotto la quercia in compagnia di Louis, eppure a entrambi erano sembrati un’eternità.

“Mi spiace tanto per l’altra sera, Harry” fu la prima cosa che riuscì a dire Louis dopo tutto quel silenzio carico di tensione e imbarazzo.

“Non hai nulla di cui scusarti Lou, anzi sono io che mi scuso con te, mi sono lasciato andare, ti ho fatto credere delle cose e questo non avrei dovuto farlo”

“Harry.. se sei in imbarazzo perché non sei attratto dai ragazzi va bene.. insomma non devi preoccuparti per me..” il grande abbassò lo sguardo per evitare di mostrare le guance rosse.

“A me non piacciono i ragazzi Lou…” fece una breve pausa prima di sollevare il viso del castano con due dita, costringendolo a far scontrare i loro occhi carichi di emozioni. “A me piaci tu”.

Louis non poté fare a meno di sgranare leggermente gli occhi dopo quell’affermazione.

Il cuore aveva iniziato a sbattere forte contro il suo petto, sembrava quasi volesse abbandonarlo per raggiungere quello del ragazzo che aveva di fronte.

“Io.. io non capisco” riuscì a dire.

Harry sospirò prendendo la mano di Louis tra le sue, iniziando ad accarezzarla con movimenti circolari.

“Io non voglio che tu un giorno debba soffrire a causa mia”

“Ma Harry, questo non succederà, se tu non vuoi”

“Succederà, ed io non posso permetterlo… ci tengo davvero a te Lou per farti questo”

I loro occhi non accennavano a interrompere il contatto, erano entrati in un mondo parallelo, dove esistevano solo loro due e nessun altro.

“Harry io continuo a non capire…”

Harry non gli diede modo di finire la frase, lasciò la mano di Louis, intrappolando invece il suo viso e accostandolo al suo gli baciò leggermente le labbra, un bacio quasi impercettibile, eppure a entrambi vennero i brividi al solo sfiorarsi.

Louis avrebbe voluto approfondire quel bacio, ma non ne ebbe la possibilità, poiché il riccio si ritrasse istantaneamente e scusandosi andò via, lasciando Louis seduto sotto la quercia a osservare la sua figura alta e snella allontanarsi sempre di più lasciandolo ancora una volta da solo con mille domande.
 
 
 
“Harry ma che diavolo hai combinato ?”

Zayn era sdraiato sul letto del suo migliore amico, con le braccia incrociate portate al petto, e uno sguardo di rimprovero sul viso.

“Lo so Zay, ma ecco.. tu non c’eri e così non sono riuscito a fermarmi.. era seduto sulle gradinate della scuola tutto assorto nei suoi pensieri.. era così … bello.. non ho semplicemente pensato, gli ho chiesto di uscire e lui ha accettato”

“Per quanto… bello, potesse essere in quel momento, non cambia il fatto che hai fatto una cazzata Haz!” adesso era seduto con i piedi poggiati a terra e le mani sul materasso.

Harry si rannicchiò nel tappeto sul quale era seduto, avvicinando le gambe al petto e serrandole tra le lunghe braccia, appena un po’ muscolose.

“Gli hai dato false speranze Harry” si passò una mano tra i capelli scuri rivolti verso l’alto, “E soprattutto le hai date a te!”

Il riccio continuava a stringere forte gli arti inferiori mentre incastonava il mento tra le ginocchia.

“Io mi preoccupo solo per te Harry, sai quanto ci tenga a te, e poi sei stato tu a chiedermi di aiutarti a non innamorarti di lui!”

Scese dal letto andando a inginocchiarsi davanti al migliore amico, e con fare gentile iniziò ad accarezzargli le gambe sui lati, con entrambe le mani.

“Harry, lo so che è dura, ci sono dentro anch’io, e questo non te lo sto rinfacciando, anzi, l’avrei fatto se mi avessi tenuto fuori da quello che ti sta succedendo, ma sei stato tu stesso a dire che non era giusto trascinare Louis in mezzo a tutto questo..so che lui ti piace, ed è dura stargli lontano, ma stai facendo la cosa giusta Haz, lui lo capirà… un giorno”.

Baciò la fronte dell’amico e lo avvolse in un caloroso abbraccio, al quale prontamente il riccio rispose.

Scesero al piano inferiore facendo il loro ingresso in cucina, Zayn si diresse verso il frigo mentre Harry si sedette su uno sgabello davanti al bancone.

“Harry, dobbiamo andare, si sta facendo tardi figliolo” il padre di Harry fece capolino in cucina poggiandosi sullo stipite della porta con una spalla.

“Io allora vado” fece Zayn dopo aver bevuto un sorso dalla latina di coca che aveva preso dal frigo.

“No, ti prego resta, avrò bisogno di te quando tornerò” Harry gli rivolse uno sguardo implorante.

Zayn si limitò ad annuire, così padre e figlio lo lasciarono da solo entrando in macchina e allontanandosi sempre di più.

Era passata qualche ora da quando i due avevano lasciato Zayn da solo in casa, che adesso si trovava sistemato alla bene meglio sul divano del salotto, occupato a fare zapping con il telecomando.

Sentì la serratura dell’ingresso scattare e si alzò, preparandosi alla visione che si sarebbe trovato di fronte, ancora non si era abituato a vedere Harry, il suo Harry, quel ragazzo pieno di energia e passione, ridotto uno straccio e senza nemmeno la forza per stare in piedi.

Quello che vide però non fu niente di tutto questo.

Harry fece il suo ingresso trionfale in casa con tanto di sorriso stampato sulla faccia e due splendide fossette a completare il tutto.

“Haz, tutto bene ?” chiese titubante l’amico, che non aveva mai visto l’altro così raggiante.

“Non potrebbe andare meglio Zay!” così dicendo si gettò tra le braccia del suo amico e in un attimo si ritrovarono a terra uno sopra l’altro.

“Sei impazzito Styles ?”

Il riccio si alzò e allungò una mano verso l’altro ragazzo, aiutandolo a rimettersi in piedi.

“Vieni Zay, stasera si festeggia!”dopodiché prese per mano il moro ancora confuso, e dolorante per la caduta, ed entrambi uscirono dalla casa diretti chissà dove.
 
 
In un locale del centro Niall e Louis erano occupati a giocare a freccette e a sorseggiare birra analcolica, mentre un paio di ragazze, sedute a un paio di tavoli di distanza, non facevano che fissarli senza alcun ritegno. Tutti, o quasi, sapevano che a Louis le ragazze non interessavano, ma c’era ancora qualcuna convinta di poterlo riportare sulla “retta via”, per così dire.

“Penso che Harry mi nasconda qualcosa.. il discorso di questa mattina era, non so, sento che non mi sta dicendo tutta la verità” lanciò una freccetta.

“Magari ha solo paura di soffrire, non so” il biondo prese un sorso dal suo bicchiere.

“Ma non può partire così prevenuto! Insomma siamo usciti una sola volta.. forse l’ho spaventato con quel bacio, avrei dovuto aspettare ?” il suo sguardo si posò su quello del biondo interrogativo.

“Non credo.. insomma hai detto che ti ha baciato anche lui poi no ?” fece spallucce “Forse le sue relazioni precedenti non sono state proprio rose e fiori e adesso ha paura”

“Ma lui ha detto che vuole che IO non soffra… perché mai dovrebbe farmi soffrire ?” scosse la testa per poi lanciare un'altra freccetta.
 
 
In quel momento la porta del locale si aprì ma né il biondo né Louis se ne resero conto.

Harry e Zayn entrarono nel locale andando a sedersi in un tavolo appartato ordinando patatine fritte e coca.

“Harry, non ci posso credere sono al settimo cielo, avrei quasi voglia di baciarti in bocca, amico!”

“Hahaha mi sembra un sogno Zay”

Avevano entrambi gli occhi lucidi e non la smettevano di fissarsi.

Fu quando, finalmente, arrivarono le loro ordinazioni che Harry scorse una figura a lui familiare dall’altro lato del locale.

“Dove stai andando ?” chiese Zayn addentando una patatina, mentre guardava il suo amico alzarsi dal tavolo.

“A godermi finalmente la vita” così dicendo si diresse a passo svelto nella direzione in cui sapeva, avrebbe trovato colui che stava cercando.

Zayn lo guardo fino a raggiungere con lo sguardo la figura verso la quale era diretto il riccio.

Scosse la testa e un sorriso gli fece schiudere le labbra, era felice, lo era davvero, non per se, ma per Harry.
 
 
“Ho vinto!” fece il biondo, alzando in aria le braccia con i pugni chiusi in segno di vittoria.

“Stupido sangue Irlandese.. era scontato che vincessi in questi giochi da pub, Nialler” il tono fintamente offeso.

Louis si sentì toccare a una spalla e si voltò.

“Harry ? Che ci fai qui ?” chiese sorpreso di ritrovarsi davanti il ragazzo.

“Sta zitto e baciami” senza dare al più grande il tempo per rispondere lo attirò a se dai fianchi e lo baciò, ma questa volta non fu uno sfiorarsi di labbra, fu un bacio, un bacio vero.









**Salve a tutti/e ! colgo questa occasione per ringraziare tutte le persone che seguono la mia storia, sono veramente felice :) , volevo anche fare un ringraziamento speciale alle mie ormai "affezionate", che mi rilasciano delle recensioni favolose, è solo grazie a voi se trovo l'ispirazione per continuare a scrivere :) ... lo so questo capitolo lascia ancora molti dubbi riguardo ad Harry.. ma è necessario ai fini della storia.. spero che vi sia piaciuto comunque.. se vorrete lasciare una recensione sarò felice di leggerla come sempre! A presto un bacione -Pat. ** p.s. se vi va potete aggiungermi su Twitter @Patrizia_BeLLu

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


CAPITOLO 12
 
Louis era senza parole, lui e Harry si erano appena baciati.

Quando Niall vide la scena, quasi si strozzò con la birra che stava sorseggiando e le due ragazze, che avevano passato la serata a fissare lui e Louis, strabuzzarono gli occhi.

“Questo si che era un bacio come si deve Tomlinson” Harry teneva ancora Louis per i fianchi mentre lo guardava con il viso arrossato e gli occhi che sprizzavano felicità.

“Harry, ma che significa ?” il grande era spaesato e davvero non si capacitava del cambiamento repentino nelle intenzioni di Harry.

“Significa che voglio essere felice e smettere di pensare, significa che voglio te Lou” cosi dicendo lo avvicinò ancora di più a se, baciandogli dolcemente il naso.

Il cuore di Louis sembrava impazzito, batteva fortissimo, era incontenibile, proprio come la felicità che invadeva il suo corpo. Non riusciva a credere ai suoi occhi e tantomeno alle sue orecchie, Harry era lì davanti a lui che gli parlava e lo stringeva a se con fare possessivo e lo baciava davanti a tutti incurante degli occhi che si erano posati su di loro, curiosi e anche un po’ sorpresi da quella situazione.

Trascorsero il resto della serata insieme, a giocare a freccette e a sorseggiare coca cola, tra un bacio e l’altro, felici come non mai.

Sia il biondo che il moro avevano capito che era il caso dileguarsi, concedendo il giusto spazio ai due, così che potessero trascorrere del tempo da soli.
 
 
 
Era domenica mattina e la pioggia che aveva iniziato a infrangersi sulle foglie degli alberi e sulle tegole dei tetti, la notte prima, non sembrava intenzionata a diminuire.

Louis era accucciato sul suo letto sotto le coperte calde e pesanti con indosso solo i boxer, era sveglio da un po’ ma non aveva nessuna intenzione di alzarsi e abbandonare quella tana calda e sicura.

Quando il suo telefono emise il classico squillo che lo annunciava di aver ricevuto un messaggio, decise di azzardare un braccio fuori dal piumone tentando di raggiungerlo sul comodino.

Una volta preso il telefono e averlo trascinato con sé sotto l’ammasso di piume aprì il messaggio e un sorriso s’impossessò del suo viso ancora assonnato.

-Buongiorno LouLou xx-

La sera prima, dopo essersi dati il bacio della buonanotte, lui e Harry si erano scambiati il numero di telefono. In quel momento Louis si era sentito come una ragazzina alla sua prima cotta. Il che non si allontanava poi tanto dalla realtà dei fatti.

-Buongiorno anche a te Harry xx-

Dopo neanche un minuto il telefono squillò di nuovo.

-I temporali mi spaventano :(-

Louis non poté trattenere un sorriso, il riccio era adorabile.

-Ti proteggo io piccolo xx-

Perfino lui si sorprese per quella dolcezza e per aver utilizzato quel soprannome.

-Vieni a casa mia ? sono solo, mia sorella ha dormito da un’amica e mio padre è partito stamattina presto per affari-

Colse al volo quell’occasione, non vedeva l’ora di passare ancora del tempo da solo con Harry.

-Arrivo!-

Louis si precipitò fuori dal letto e raccattò qualche indumento a caso, dopodiché s’infilò sotto la doccia, l’acqua calda, che andava a percorrere tutto il suo corpo, gli infondeva serenità e scioglieva ogni sua contrattura dovuta alle posizioni involontarie adottate la notte durante il sonno.

Solo quando fu vestito, si prese un minuto per sedersi sul letto e raccogliere i pensieri che adesso erano esplosi davanti ai suoi occhi.

Harry si era finalmente deciso a lasciare da parte tutte le sue insicurezze e si era concesso a lui, in quel modo così naturale e dolce, gli si era presentato davanti e l’aveva sorpreso con un bacio carico di sentimenti lasciandolo letteralmente senza fiato. Aveva guardato dentro i suoi occhi, quei prati immensi e sconfinati e si era immaginato loro due a correre insieme mano nella mano su quelle radure, avvolti dal profumo dei fiori, con i capelli mossi dal vento e gli occhi accecati dai raggi del sole. Sentiva l’emozione riaffiorare dentro di lui come se stesse rivivendo quelle immagini, come se si trovasse ancora al bar, con Harry che lo stringeva e gli confessava i suoi sentimenti. Non sapeva cosa avesse fatto cambiare idea al riccio, si ripromise di chiederglielo una volta raggiunto. Dovette prendere fiato e ricomporsi prima di alzarsi e incamminarsi verso l’ingresso di casa sua.

Sentì dei rumori provenire dalla cucina e pensò che sicuramente la nonna fosse impegnata a preparare qualche manicaretto per l’ora di pranzo, le sorelle e Niall dormivano ancora, il fatto che fosse domenica e piovesse a dirotto conciliava particolarmente il sonno quella mattina.

Aprì la porta d’ingresso e guardò oltre il piccolo portico, la pioggia scendeva incessante e fitta davanti ai suoi occhi.

“Louis figliolo stai uscendo ?”

Louis si voltò e vide sua nonna che gli parlava dalla soglia della cucina, con in mano uno canovaccio, intenta ad asciugarsi le braccia scoperte fino al gomito dalla maglia ripiegata più volte su se stessa.

“L’intenzione è quella nonna, ma piove a dirotto e non credo di riuscire a raggiungere la fermata dell’autobus senza l’ausilio di una canoa” fece storcendo le labbra in una smorfia di disappunto.

La donna si fece scappare una risata e si affrettò a rispondere.

“Caro, forse potresti prendere l’auto del nonno..”

Louis abbassò leggermente la testa e iniziò a fare avanti indietro con il piede destro.

La donna gli si parò davanti e iniziò ad accarezzargli entrambe le braccia con movimenti lenti, partendo dalle spalle fino ad arrivare ai polsi.

“Tesoro, devi mettere da parte questa tua preoccupazione e andare avanti, ne abbiamo parlato tante volte, sai che non hai nulla da rimproverarti..”

Louis non poté fare a meno di sentire gli occhi pizzicare, le parole della nonna stavano riportando a galla tristi ricordi, sentiva che presto non sarebbe più riuscito a trattenersi e le lacrime che si costringeva a reprimere, avrebbero fatto compagnia alle gocce di pioggia che si scontravano sul terreno dietro di loro.

“Lo so che è una cosa stupida nonna… ma non ci riesco..” aveva la voce incrinata per via dello sforzo che stava facendo tentando di non piangere.

“Un giorno ti sentirai pronto Louis, e quel giorno saprai di aver detto finalmente addio ai tuoi demoni, ma fino ad allora, io sono qui figliolo, ti voglio bene, ricordalo.”

Dopo quelle parole non riuscì più a trattenersi, si lasciò cullare tra le braccia esili della nonna e pianse, liberandosi di quella tristezza e di tutta la tensione che aveva in corpo. Quella presente nel suo cuore però era ancora la, nascosta in un angolo, pronta a venir fuori di nuovo, quando si sarebbe presentato il momento.

Dopo essersi sfogato prese il suo telefono dalla tasca della giacca che indossava e scrisse un messaggio a Harry.

-Non posso più venire, scusami tanto piccolo xx-

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


CAPITOLO 13
 
-Non posso più venire, scusami tanto piccolo xx-

Harry lesse un paio di volte il messaggio che aveva appena ricevuto prima di decidersi finalmente a rispondere.

-Che succede Lou ?? Hai deciso di abbandonarmi.. hai detto che mi avresti protetto dal temporale :(-

Nessuna risposta.

Passò i minuti successivi a controllare lo schermo del tuo telefono senza che questi mutasse di una virgola, nessun messaggio in entrata.

Sbuffò e si alzò dal letto, dirigendosi verso la dispensa in cucina in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti. Ormai era mattina avanzata e le nubi scure e cariche di pioggia facevan si che più che metà mattina sembrasse già sera inoltrata.

Harry odiava con tutto se stesso i temporali. Una volta da bambino aveva passato l’intera giornata nascosto sotto il letto dei suoi genitori, che non erano riusciti a farlo uscire, fino a quando il mal tempo non fu cessato del tutto. Il solo pensiero che delle scariche elettriche squarciassero il cielo in mezzo a tanta acqua gli faceva venire la pelle d’oca.

Trascorse la giornata sul divano, davanti alla tv che gli faceva poca compagnia, Zayn l’aveva chiamato dopo pranzo cercando di tirarlo su di morale, conosceva perfettamente la fobia del suo amico, e si era offerto di raggiungerlo per cena.

“Era ora !” disse il riccio, una volta aperta la porta a quello che sembrava uno Zayn sommerso da vestiti fradici.

“Ti sembra questo il modo di accogliere il tuo migliore amico che ha affrontato i fulmini e le saette solo per vederti Styles ?!” rispose il moro offeso.

“Vieni ti presto dei vestiti” così dicendo si avviò verso la sua stanza al piano superiore con Zayn al seguito.

“Va tutto bene Haz ? come mai Louis non è qui ? .. hai casa libera e pensavo avreste trascorso del tempo insieme”

“Già, lo pensavo anch’io.. in realtà doveva venire da me questa mattina ma poi all’ultimo ha cambiato idea” sbuffò “Non lo sento da allora”

“Questo si che è strano, quando non potevate stare insieme era sempre tra i piedi e adesso, che fa, si tira indietro ?” chiese sollevando un sopracciglio con fare inquisitore.

Harry per tutta risposta si lasciò cadere sul letto sfatto.

Zayn aprì l’armadio del riccio e si spogliò senza tanti problemi davanti a lui, scegliendo dei pantaloni di una tuta blu e una felpa grigia indossandoli con disinvoltura.

Harry osservò con attenzione tutta la scena e non poté non pensare, che il suo migliore amico in mutande fosse veramente sexy.

“A te come va piuttosto ?” chiese cercando di non pensare più al fondoschiena del suo amico, che adesso era chino intento a slegare i lacci delle scarpe fradice.

“Al solito” fece con tono disinteressato andando a stendersi vicino al riccio sul suo letto.

“Nessuna novità sul fronte amoroso” chiese punzecchiandogli un fianco.

“Bhè a dire il vero.. ho visto una persona un paio di volte..”

“E..” lo incalzò l’amico.

“E niente, non si sente ancora del tutto pronto ad avere una relazione con un ragazzo” si passò una mano sui capelli ancora bagnati “Non riesce ad accettarsi, e finché non si accetterà lui, non potranno farlo nemmeno gli altri..anzi credo si debba vedere con una ragazza in questi giorni..”

“Mi spiace Zay” rispose Harry poggiando la testa sul petto dell’amico andando a cingerlo con un braccio.

“Aspetterò, lo aspetto sempre.”
 
 
 
 
 
Louis era sdraiato sul suo letto con indosso un orribile pigiama a quadri di flanella.

Aveva trascorso la giornata placidamente seduto sul divano a guardare film in bianco e nero o giocando a prendere il te con le gemelle, nonostante andassero già alle medie non avevano ancora deciso di dire addio ai loro giochi infantili, e Louis pensò che in fondo non c’era niente di male nel cercare di fermare un po’ il tempo, non andare avanti di corsa e godersi le cose, i momenti, e soprattutto le persone che ci rendono felici.

Anche lui avrebbe voluto fermare il tempo, riportarlo in dietro e cambiare alcune cose importanti, rimediare a errori passati.

Non aveva più risposto a Harry, non gli andava di inventare una banale scusa sul perché non lo avesse più raggiunto, semplicemente decise di non dargli spiegazioni.

Ora però si ritrovava con il telefono in mano a scorrere i numeri sulla sua rubrica. Quando raggiunse quello del piccolo, si fermò a osservarlo quasi ipnotizzato, aveva un disperato bisogno di sentire la sua voce, la sua risata, avrebbe pagato per vedere quelle fossette ai lati della bocca.

Stava per premere il tasto di avvio di chiamata, quando il telefono iniziò a vibrare nella sua mano.

“Elly che si dice ?”

“Che dico io ? TU piuttosto ! che fai ? ti fai slinguazzare da Harry e nemmeno mi dici nulla ??”

Talmente rimase sorpreso dal comportamento del riccio la sera prima, si dimenticò completamente di aggiornare la sua migliore amica.

“Scusami El hai ragione.. aspetta .. e tu come fai a saperlo ??” chiese curioso.

“Me l’ha detto Niall”

“E da quando tu e Niall vi sentite ?” chiese visibilmente sorpreso.

“Da quando devo chiedere a lui di raccontarmi la vita del mio migliore amico!” fece stizzita.

Louis sorrise impercettibilmente.

“Hai ragione Elly, ti racconterò tutto domani a scuola, promesso!”

“Bene, ma per farti perdonare…” lasciò la frase in sospeso per creare un po’ di curiosità.

“Tu e Harry dovrete venire alla festa di Halloween con me a casa di Liam!”

“Ma El ! sai che ho paura delle maschere di Halloween!” sembrava quasi un bambino che piagnucolava.

“Non fare il bambino Tommo! Sarà praticamente la mia prima uscita con Liam, ho bisogno del tuo sostegno… in più avrai una scusa per passare del tempo con il tuo nuovo fidanzatino” lo stava decisamente canzonando.

Louis si lasciò sfuggire un sospiro e si passò la mano sulla faccia prima di rispondere “D’accordo, parlerò con Harry..”

“Ti voglio bene Timmi”

Dopo averle risposto che anche lui le voleva bene, nonostante lo stesse costringendo ad andare ad una festa, dove sapeva, sarebbe morto di crepacuore, chiuse il telefono, scorrendo nuovamente la rubrica fino a raggiungere il numero di Harry.

Il telefono squillò un paio di volte prima che dall’altra parte accettassero finalmente la chiamata.

“Ciao Harry! Allora hai impegni per Halloween ?”










** Lo so questo capitolo è decisamente corto e inconcludente, scusate :( , ma sono sommersa dai compiti e temendo di non riuscire ad aggiornare molto presto ho deciso di scrivere questo piccolo capitolo, che ad ogni modo è utile ai fini della storia.. soprattutto per quanto riguarda Zayn ;) detto ciò vi saluto e ringrazio chi segue la storia e chi l'ha aggiunta sia ai preferiti che alle seguite... un bacione a presto -Pat. ** fatemi sapere che ne pensate accetto volentieri le critiche se costruttive :)

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


CAPITOLO 14
 
“Ciao Lou, ehm no, non ho ancora deciso nulla..”

“Bene, perché mi ha appena chiamato Eleanor e ci ha invitato a una festa a casa di Liam Payne!”

Louis sentì qualcuno farfugliare qualcosa dall’altro lato del telefono e pensò che Harry non fosse solo.

“Ehm non lo so Lou… ti faccio sapere.. scusa ma ora devo andare..”

“Harry!” ci fu un attimo di silenzio e pensò che il piccolo avesse già messo giù.

“Si ?” la sua voce non era delle più allegre.

“Mi dispiace per oggi, dico davvero, avrei tanto voluto passare la giornata insieme a te.. mi perdoni ?”

Si sentirono dei respiri pesanti e infine un “Si certo Lou”. Da come lo disse Louis, intuì che Harry avesse sorriso, quel tanto che bastava per far sì che quelle due meravigliose fossette facessero la loro comparsa. Era felice di essere lui il motivo di quel sorriso.

Parlarono ancora un po’ al telefono, prima di congedarsi con una buonanotte e un bacio telefonico, dandosi appuntamento per il giorno successivo, a scuola.
 
 
Quel lunedì mattina faceva decisamente freddo, troppo, per indossare una semplice giacca in jeans, Louis si rimproverò mentalmente per questo durante il tragitto dalla fermata a scuola.

Mentre lui e Niall si affrettavano a entrare nell’edificio, il telefono che teneva nella tasca posteriore del pantalone rosso, con i risvolti alle caviglie, che indossava, iniziò a vibrare.

-Stamattina sei bellissimo xx –H.-

Louis non riuscì a trattenere un sorriso e sentì le guance andare letteralmente in fiamme. Si guardò attorno senza però riuscire a scovare il riccio da nessuna parte.

-In realtà mi sto congelando xx-

-Posso provvedere io se vuoi ;)-

-Che hai in mente ?-

-Aula di cucito tra cinque minuti. Ti aspetto xx-

Aula di cucito ? pensò Louis, decisamente troppo gay, non poteva scegliere che so, l’aula di scienze applicate ? poco importava, non vedeva l’ora di stringere Harry e affogare nei suoi occhi.

Raggiunse in fretta l’aula che Harry aveva designato per il loro incontro ed entrò chiudendo la porta alle sue spalle.

In quell’istante senti due braccia muscolose cingergli la vita da dietro, riconobbe subito il profumo di Harry, i suoi ricci avevano iniziato ad accarezzargli la guancia, dopo che questi aveva poggiato il mento sulla spalla di Louis, lasciandoci dolci baci di tanto in tanto.

“Così senti ancora freddo ?” chiese stringendolo di più a se, facendo combaciare, perfettamente, i loro corpi.

“Così è perfetto” rispose abbracciando le braccia del piccolo, e voltandosi per schioccargli un bacio sulle labbra piene e rosse.

“Ma dov’eri quando mi hai scritto il messaggio ? mi sono guardato in torno ma tu non c’eri” chiese voltandosi e facendo scontare i loro occhi che si cercavano senza sosta.

“Stavo venendo qua” rispose semplicemente, baciandolo sul naso.

“Allora come facevi a sapere che fossi bellissimo oggi ?” chiese sollevando un sopracciglio.

“Perché tu per me sei sempre bellissimo”.
 
 
 
Quando finalmente suonò la campana che annunciava la pausa pranzo, Luois e Niall, si avviarono verso la sala mensa, aveva iniziato a piovere e di uscire fuori in giardino non se ne parlava proprio.

Dopo aver riempito i loro vassoi ed essersi seduti a un tavolo a caso, furono raggiunti da Eleanor che non aveva perso tempo a farsi raccontare per filo e per segno tutti i nuovi sviluppi, riguardanti il suo migliore amico e Harry. Aveva ascoltato con attenzione, ogni tanto sorridendo, ogni tanto portandosi la mano al petto con fare teatrale, come se il racconto del ragazzo fosse la trama di qualche romanzo d’amore. Infine lo aveva abbracciato, baciandogli la guancia con dolcezza.

“Sono molto contenta per te Lou, dico davvero, e poi diciamocelo, Harry è veramente un gran bel ragazzo, mezza scuola gli corre dietro!”

“Stai cercando di farmi ingelosire El ?” le disse dandole un pizzicotto sul fianco.

“Macchè ! anzi ! dico che sei fortunato, lui non ha occhi che per te, ma soprattutto è lui che deve ritenersi fortunato nel ricevere le attenzioni dal mio bellissimo Tommo!” i due scoppiarono a ridere e scherzarono ancora un po’.

“Allora gli hai parlato della festa di Halloween a casa di Liam ?” la ragazza aveva gli occhi a cuoricino, sembrava una bambina a cui hanno appena regalato il nuovo fornetto per le bambole.

“Sì, verremo stai tranquilla, spero solo di non tirare lì le cuoia!” fece strabuzzando gli occhi al pensiero di una casa completamente addobbata per impaurire gli invitati, i quali sarebbero stati tutti travestiti con maschere terrificanti. Si scosse, mosso da un brivido.

“E dì un po’ sono invitato anch’io ?” Niall aveva finalmente deciso di partecipare alla conversazione. Quando si mangiava, la sua priorità era finire tutto il contenuto del piatto, il resto, comprese le relazioni sociali, potevano attendere.

“Non so se ho voglia di invitarti Nialler” rispose la ragazza guardandolo con gli occhi ridotti a due fessure. Poi concluse “Ma si certo idiota !”

Per tutta risposta il biondo fece spallucce tornando a concentrarsi sul suo piatto di piselli con patate.
 
 
 
Erano le quattro del pomeriggio quando finalmente Harry arrivò davanti al negozio di costumi del paese, dove lui e Louis si erano dati appuntamento, per scegliere l’abito adatto alla festa a casa di Liam. Niente di troppo scary aveva espressamente detto Louis nel messaggio che gli aveva inviato.

I due entrarono iniziando a dare uno sguardo agli accessori e ai molteplici indumenti presenti all’interno della bottega. Louis non la smetteva di saltare di paura ogni volta che Harry gli si presentava davanti con indosso una maschera sempre diversa, mentre si aggiravano per gli scaffali, lo teneva stretto per un braccio tremando come una foglia mossa dal vento. Odiava le maschere di Halloween con tutto se stesso, e la colpa di ciò era solo di Niall. Quando erano piccoli durante una nottata di dolcetto o scherzetto, Niall, lo aveva costretto a entrare in quella che i bambini del paese chiamavano, la casa degli orrori, in realtà si trattava di un vecchio edificio fatiscente, ormai abbandonato da anni con le assi delle imposte che penzolavano e rumori sinistri che si udivano all’interno causati dagli innumerevoli spifferi. Lo aveva sfidato a entrare e Louis, per dimostrare di non essere un codardo aveva accettato. Quando fu dentro la casa, Niall, che aveva fatto il giro da dietro, entrando dalla porta sul retro lo aveva terrorizzato, presentandosi davanti a lui con in dosso la maschera di uno zombie verde e grigio, senza un occhio e la bocca deformata. Louis era scappato a gambe levate, rinnegando per sempre la notte di Halloween.

“Harry sto morendo di paura, facciamo presto dai” lo supplicò il grande tirandolo per la manica del giubbotto.

“E dai Lou, non abbiamo ancora scelto i nostri costumi!” il riccio teneva due vestiti in mano e li osservava decidendo se provarne uno o entrambi.

“Ok ma niente di spaventoso!”

“Puoi vestirti da gattino se preferisci Lou” lo prese in giro il riccio.

“Smettila di prendermi in giro Harry” piagnucolò rendendosi ancora più adorabile, agli occhi del piccolo, che non si fece sfuggire l’occasione di schioccargli un bacio a fior di labbra.

“Lou ! guarda ho trovato due costumi bellissimi !” gridò dal fondo del negozio.

Louis si affrettò a raggiungerlo cercando di non guardare tutte le maschere che, ne era assolutamente convinto, stessero fissando solo lui.

“Harry mi prendi in giro ? non abbiamo mica cinque anni” fece portandosi le mani ai fianchi e guardandolo di sottecchi.

“Si, ma tu ti comporti come tale, e poi volevi qualcosa che non fosse spaventoso no ? secondo me sono esilaranti !” un enorme sorriso gli illuminò il viso facendo spuntare le sue favolose fossette.

Davanti a quella visione Louis non poté che cedere.

Pagarono i loro abiti e si diressero verso un bar che offriva anche il servizio ristoro, così passarono il resto del pomeriggio insieme mangiando e parlando, dandosi qualche casto bacio di tanto in tanto. Louis non era mai stato così felice in vita sua, e nemmeno Harry.

 
Dopo aver cenato con un Hamburger, s’incamminarono verso la fermata dell’autobus, si diedero un bacio e poi Louis salì a bordo andando a sedersi in fondo, vicino al finestrino. Salutò Harry con la mano fino a che il pullman non scomparve dietro l’angolo, inserendosi in un'altra traversa. Louis guardava distrattamente i negozi e le case ai lati della strada, aveva gli occhi sognanti e ancora il sapore di Harry sulle labbra, stava sognando ad occhi aperti lui e il riccio, fu per questo che quasi non riuscì a credere a ciò che vide un attimo dopo.

Era impossibile, o forse no ? poggiati su un muro laterale di un negozio, dentro un vicolo poco illuminato c’erano due ragazzi che si baciavano. Ma non erano due ragazzi qualsiasi, uno dei due lo riconobbe quasi all’istante, ormai si era ritrovato il suo viso davanti un sacco di volte nell’ultimo mese, Zayn Malik, teneva incollato al muro un altro ragazzo, mentre quest’ultimo gli accarezzava i capelli convulsivamente, mentre si baciavano. Ma quello non era un ragazzo qualunque. Era Liam Payne.

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


CAPITOLO 15
 
HALLOWEEN.

Il giorno della festa a casa di Liam, lo stesso Liam che quella sera avrebbe avuto il suo primo appuntamento con Eleanor, lo stesso Liam che una settimana prima era spiaccicato sul muro di uno squallido vicolo in penombra a farsi esplorare le tonsille da Zayn Malik, era finalmente arrivato.

Louis aveva passato l’intera settimana a torturarsi mentalmente. Non sapeva che fare.

Appena arrivato a casa, dopo aver assistito, suo malgrado, a quell’incontro, che doveva essere decisamente segreto, tra il migliore amico di quello, che adesso era il suo ragazzo, e quello che, forse, sarebbe potuto diventarlo della sua migliore amica, si era fiondato di corsa in camera da letto chiudendosi la porta alle spalle. Aveva preso in mano il cellulare e aveva fatto scorrere le dita sulla tastiera componendo velocemente il numero della sua migliore amica. Stava per partire il primo squillo quando, codardamente chiuse la chiamata.

Non poteva semplicemente chiamare Eleanor e lanciarle quella bomba. E se avesse visto male ? se quello avvinghiato al moro dal ciuffo corvino non fosse stato Liam ? ma Louis non aveva alcun dubbio, era decisamente lui.

Allora come avrebbe reagito El ? aveva passato giornate intere a fantasticare su una sua possibile relazione con Liam, e adesso, lui avrebbe dovuto rovinare tutto dicendole che in realtà il bel castano era attratto dai ragazzi ?

Forse Liam era bisex ? forse, forse. Troppi pensieri gli giravano per la testa che aveva iniziato a fargli male. Decise di aspettare il momento più opportuno, magari parlandole di persona. Sarebbe stato sicuramente meglio.

Adesso però era passata una settimana e di momenti opportuni ne aveva avuti eccome, ma per una scusa o per l’altra aveva sempre rimandato. Solo che adesso non poteva più tirarsi indietro, in fin dei conti si parlava di Eleanor, la sua migliore amica, la sua compagna, la sua persona. Lei non avrebbe aspettato un solo istante per confidarsi con lui, non avrebbe mai permesso a nessuno di fargli del male. Si fece schifo da solo al pensiero di essere stato così codardo.

Era quasi ora di andare ormai, Niall era già pronto da un po’e adesso si trovava sistemato alla bene meglio sul divano del salotto, in mano un pacchetto di patatine e lo sguardo rivolto alla televisione, avevano già iniziato la consueta maratona di film Horror di Halloween.

Uscirono sul portico e si sedettero sugli scalini aspettando Harry.

“Vuoi smetterla di fissarmi Niall ?” Louis lo guardo prima di roteare gli occhi con fare spazientito.

“Scusa Tommo, ma sei davvero ridicolo con quella cosa addosso” fece trattenendo una risata, portandosi un pugno alla bocca.

“Parla quello che indossa una calzamaglia sotto i pantaloncini..”

“Hey ! il mio è un costume tradizionale ! sono un perfetto Lepricauno irlandese” fece con tono solenne.

“Si ma quella barba rossa è comunque orribile” rispose dandogli una leggera spallata.

“Si intona perfettamente al tuo costume… carotina”

“Sapevo che non dovevo dare retta a Harry per i costumi !” esordì accasciandosi su se stesso.

Dopo poco tempo finalmente la station wagon grigio perla di Harry fece capolino sul vialetto di ingresso. I due si affrettarono a salire salutando il riccio che schioccò un veloce bacio a Louis, appena questi si sedette di fianco a lui sul sedile del passeggero.

“Oh santo cielo ! siete davvero ridicoli ragazzi” Niall non la smetteva un attimo di ridere guardando prima il riccio e subito dopo suo cugino dal sedile posteriore.

“Non è mica colpa mia se tuo cugino ha la fobia dei costumi di Halloween” lo guardo con sguardo severo.

“Non so davvero a cosa ti riferisca Styles” sogghignò il biondo.

“Almeno così non prenderà troppo sul serio i nostri vestiti, e poi il mio Louis è adorabile, l’arancione ti dona” fece un occhiolino guardando il suo ragazzo, che per tutta risposta mise su un finto broncio.

“Harry dove stai andando, non credo che casa di Liam sia da questa parte” disse allora Louis.

“Si lo so, prima di andare alla festa dobbiamo passare a prendere Zayn”

Zayn. Louis non sapeva che fosse stato invitato anche lui. Come avrebbe dovuto comportarsi ? che domande, lui di certo non si era accorto di Louis che lo fissava esterrefatto da dietro il vetro del pullman, troppo impegnato a strapazzarsi Liam. Avrebbe fatto finta di nulla. Per il momento.

Il moro indossava un costume da joker, e quando Louis lo vide non poté fare a meno di rabbrividire.

“Allora Zayn non sapevo ci fossi anche tu stasera” chiese Louis cercando di utilizzare un tono piuttosto vago.

“Io e Liam siamo, amici. Mi ha invitato qualche giorno fa”

Non gli rivolse più la parola, non sapeva bene che dire, dall’altra parte sembrava che Niall invece, si trovasse bene a conversare con il moro.

Parcheggiarono la macchina dietro quella che riconobbe essere l’auto dei genitori di Eleanor. Le aveva mandato un messaggio poco prima di partire per avvertirla del loro arrivo, e lei aveva risposto tutta eccitata, era andata a casa di Liam dal pomeriggio per aiutarlo a sistemare le ultime cose prima della festa, ancora ignara di ciò che il suo amico le avrebbe raccontato di li a poco.

Ormai erano quasi le dieci e dalla casa si sentivano urla e musica a tutto volume. Louis strinse quasi inconsciamente il braccio di Harry, e questo non ci pensò due volte ad afferrargli la mano.

Entrarono in casa senza nemmeno bussare e si ritrovarono immersi in una ressa di gente, quasi tutta conosciuta. Compagni di scuola e qualche studente fuori corso, tutti truccati e travestiti. La casa era addobbata alla perfezione, dal soffitto calavano ragnatele e ragni finti, delle zucche illuminate erano sparse un po’ a caso per tutta la casa, le luci erano tenute basse e sul divano del salotto, tranquillamente seduto in mezzo a due ragazzi, c’era uno scheletro finto che teneva in mano un bicchiere pieno di birra.

“Eccovi finalmente !” Eleanor spuntò da dietro un gruppo di ragazzi travestiti da giocatori di football zombie.

“hahahaha o santo cielo ma che diamine ?” si portò una mano alla bocca tentando invano di reprimere una risata.

Louis arrossì all’inverosimile, era ovvio che si stesse riferendo al suo costume e a quello di Harry.

“E’ stata un idea di Harry..” sussurrò appena.

“Una carota e un ? pomodoro ?” fece indicando i due ragazzi presi per mano davanti a lei.

“Non sono un pomodoro ! sono una zucca” si affrettò a correggerla il riccio che aveva sfoderato un sorriso ultra strafottente.

“Oh scusami tanto” rispose teatralmente.

“Bèh almeno i nostri costumi sono originali, streghetta” la punzecchiò il riccio con un sopracciglio alzato.

“Touchè” rispose lei portando le mani avanti.

“Vedo che sei un tipo tradizionalista Nialler” si girò portando la sua attenzione al biondo.

“Esatto, per questo ora vi mollo e vado a cercare una birra, addio ragazzi !” così dicendo si intrufolò tra la gente scomparendovi in mezzo.

“Ciao, benvenuti alla festa” Liam era appena saltato fuori da dietro Eleanor, che aveva cambiato colore diventando letteralmente viola, non appena il castano le aveva cinto un fianco salutando i suoi amici.

“Ciao Liam, io sono Harry, grazie per averci invitato !” il riccio tese una mano al ragazzo che la strinse subito, regalandogli un sorriso mozzafiato.

“Ciao Harry… ehm, i vostri costumi sono..” si portò la mano dietro il collo non riuscendo a terminare la frase.

“Così tu saresti un vampiro eh ?” fece il riccio capendo l’imbarazzo del suo interlocutore. Si quei due costumi erano decisamente ridicoli. Ma che aveva in mente ? una carota e una zucca ? beh in fondo Louis aveva detto niente di spaventoso no ?

“Si diciamo che mi piace mordere hahaha” rise.

“Eh già” fu la risposta di Zayn. Non aveva ancora aperto bocca da quando erano entrati. Teneva lo sguardo fisso su Liam che non appena si rese conto di quegli occhi troppo imponenti abbassò lo sguardo.

Eleanor guardò prima uno poi l’altro prima di prendere Liam per mano.

“Beh ragazzi divertitevi noi andiamo a ballare” si apprestò a dire trascinando via il ragazzo.
 
 
 
Ballavano da un po’ e avevano consumato un numero indefinito di drink. Era decisamente difficile muoversi con quei costumi addosso. E gli occhi di tutti erano puntati su di loro, ma Harry sembrava fregarsene altamente mentre si accingeva a stringere Louis il più vicino possibile a se lasciandogli dolci baci di tanto in tanto.

Dopo l’ennesimo drink, Louis aveva decisamente bisogno di una visita al bagno, per questo dopo  essersi congedato con un bacio da Harry si diresse lungo un corridoio dove presuppose si trovassero i servizi.

Sui muri corpi accaldati dall’alcool e dalla passione si strusciavano e si baciavano senza pudore.

Aprì un paio di porte prima di trovare finalmente quella giusta. Doveva essere un bagno comunicante con una delle camere da letto vista la presenza di un'altra porta all’interno della stanza.

Stava ormai per uscire, dopo essersi liberato e aversi accuratamente lavato le mani, asciugandole su di un casto panno blu appeso ad una parete, quando dei rumori provenienti dalla stanza accanto attirarono la sua attenzione. Aprì piano la porta, giusto uno spiraglio, che gli consentì però di assistere alla scena che si stava svolgendo in quella che doveva essere la camera da letto del padrone di casa.

Seduto sul letto c’era Liam e sopra di lui con le gambe incrociate dietro la sua schiena ,Zayn.

Si baciavano con foga, proprio come quella sera nel vicolo.

Louis strabuzzò gli occhi. Questa volta non c’erano dubbi. Chiuse la porta senza farsi sentire e uscì di corsa dal bagno. Aveva un solo obbiettivo in mente. Trovare Eleanor.









 
**Salve a tutti e Buon Halloween ! ovviamente dopo aver parlato della festa a casa di Liam non potevo non postare un capitolo a riguardo proprio oggi! =) quindi eccolo qua! Qui piove a dirotto e ci sono i lampi che squarciano il cielo, direi che è proprio un buon presupposto per la notte delle streghe eh ?.. comunque, spero che questo capitolo vi piaccia, e spero di trovare delle recensioni a riguardo ;) detto ciò ringrazio chi continua a seguire la mia storia .. vi adoro !! Un bacione e a presto –Pat.**

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


CAPITOLO 16
 
La casa era stracolma di gente accaldata che si dimenava a suon di musica, i corpi sudati ed eccitati erano resi più disinibiti dall’alcool e dal fumo.

Tutto ciò non aiutava per niente Louis.

Dovette farsi spazio tra almeno una ventina di persone prima di raggiungere finalmente la sala in cui poco prima si trovava con Harry.

Si girò più volte su se stesso, maledicendo in costume ingombrante che indossava, tentando di individuare almeno un volto familiare tra la folla.

Finalmente riconobbe Eleanor, poggiata alla parete di fronte, che chiacchierava animatamente con una sua amica.

Si affrettò a raggiungerla, scansando ogni persona d’intralcio tra lui e la ragazza.

Dopo averle sussurrato a un orecchio, un “Devo parlarti”, l’aveva trascinata fuori in giardino, dove la musica arrivava come un debole suono ovattato alle loro orecchie.

“Hey Lou, che succede ?” la ragazza aveva uno sguardo curioso e aspettava impaziente la risposta dell’amico.

“El, devo dirti una cosa importante” cercò di assumere un tono serio, per quanto il suo costume glielo permettesse.

“Che succede Tommo, non hai sfilato in tempo il costume prima di arrivare al bagno ?” sghignazzò divertita all’idea.

“EL ! è una cosa seria, devi ascoltarmi” l’aveva fulminata con gli occhi.

“Ok, parla allora, ti ascolto.”

“Si tratta… si tratta di Liam..e..Zayn” la guardò aspettando che elaborasse bene le sue parole prima di continuare.

“Io, li ho visti..mentre..” non sapeva come dirglielo, le mani iniziarono a sudare e il cuore a battere forte nel petto.

“Insomma che succede ?” adesso il viso di Eleanor era tutt’altro che amichevole, voleva sapere.

“Loro si baciavano El” lo disse tutto d’un fiato guardando il viso della sua amica mutare da un iniziale sguardo di sorpresa, per poi passare alla rabbia, fino ad arrivare alla delusione.

“Tesoro mi dispiace tant..” non fece in tempo a terminare la frase, la ragazza era fuggita via con le lacrime agli occhi in direzione della sua macchina.

Louis tentò di raggiungerla, invano, aveva già inserito la marcia ed era scappata via sgommando.

Louis rimase lì, fermo in mezzo alla strada per un tempo pressoché infinito, le lacrime gli rigavano il volto, il viso era ormai paonazzo e i denti a torturare la carne del labbro inferiore, ormai sporco di sangue. Le unghie corte e curate erano penetrare nelle membra e le nocche erano ormai bianche. Provava dolore, ma niente paragonato a quello che sentiva nel petto.

Il cuore gli faceva male, male davvero. Aveva fatto la scelta sbagliata, un'altra volta. Avrebbe dovuto dire tutto a Eleanor dal primo momento, senza lasciarla avvicinare a Liam, senza permetterle di illudersi e affezionarsi. Adesso lei lo avrebbe odiato. L’avrebbe persa, e la colpa sarebbe stata solo sua. Come sempre.
 
 
“Hey Zay, hai visto Louis ? non riesco a trovarlo… doveva andare al bagno ma poi è sparito” erano più di venti minuti ormai che Harry vagava per casa di Liam alla ricerca di Louis, aveva aperto ogni singola porta, talvolta maledicendosi per lo spettacolo che si era trovato davanti, era una festa dopotutto, e si sa che alle feste se una stanza da letto è chiusa, un motivo, ci dovrà pur essere. Adesso era seduto sul bancone della cucina mentre sorseggiava un cocktail improvvisato da un bicchiere di carta rosso.

“Mi spiace Haz, non l’ho visto” il moro cercava di arrotolare una cartina poggiato al muro di fronte all’amico.

“E tu che fine avevi fatto ? sei sparito per un sacco di tempo..” fece sollevando un sopracciglio.

“Ho avuto.. da fare..” si lasciò scappare un piccolo sorriso.

“Oh, scommetto che ti sei incontrato con quel ragazzo che ti piace, di la verità”

“Può darsi” rispose semplicemente facendo spallucce.

“Allora è qui ! dai, dai, dimmi chi è, fammelo vedere !”il riccio scese dal bancone tutto eccitato guardandosi a destra e a sinistra.

“Tu già lo conosci Harry” lo disse con uno sguardo indecifrabile.

“Lo conosco ?” Harry era sorpreso, ma non aveva idea di chi potesse essere.

“E’..”

“Liam !” Harry quasi gridò quando il padrone di casa fece capolino in cucina.

“Hey ragazzi che ci fate qui ? avete visto Eleanor per caso ?” lo chiese a entrambi ma con gli occhi rivolti solo a Harry.

“No mi spiace, anche Louis è sparito, inizio a preoccuparmi” fece il riccio incupendosi leggermente.

“Bèh vado a dare un'altra occhiata in giro, ci vediamo” così dicendo lasciò la stanza scomparendo tra la folla.

“Allora che stavamo dicendo ?” Harry si voltò verso il suo amico che aveva smesso di parlare nel momento in cui il castano aveva fatto il suo ingresso in cucina, ma non vi trovò nessuno. Se n’era andato senza proferire parola.

“Ma che diamine succede stasera ? perché spariscono tutti ?” si era ritrovato a dire a voce alta completamente solo.

Ormai stufo di tutta quella gente e preoccupato per l’assenza di Louis, Harry s’incamminò verso la sua auto, quando sentì vibrare il telefono nella tasca dei jeans che aveva sotto il costume.

Dopo varie mosse degne di un praticante di yoga, riuscì finalmente a sfilare il telefono dal pantalone portandoselo all’orecchio.

“Lou ! ma dove sei finito ? mi hai fatto preoccupare !”

Louis singhiozzava e respirava a scatti.

“Harry, ti prego vieni .. ho bisogno di te.”

Il cuore di Harry iniziò a battere forte, cos’era successo ? perché Luois l’aveva chiamato disperato chiedendogli di raggiungerlo sotto la grande quercia della scuola ? tutte queste domande gli martellavano il cervello, mentre sfrecciava tra le strade del paese, diretto verso Louis.

Una volta raggiunto il cortile della scuola, Harry posteggiò la macchina poco distante dal luogo in cui si trovava Louis.

Mentre si avvicinava, lo vide, seduto sotto la grande pianta, con le ginocchia portate al petto e le braccia a stringere le gambe muscolose, lo sguardo perso nel vuoto. Non indossava più il suo costume, come anche Harry del resto.

“Lou” sussurrò avvicinandosi piano al suo ragazzo, posandogli una mano sulla spalla. Aveva quasi paura di spaventarlo, sembrava che Louis non si fosse accorto della sua presenza.

Il più grande fece incontrare i loro occhi. Era buio pesto e la sola luce era data dalle poche stelle presenti in cielo.

Gli occhi del più grande erano luccicanti e gonfi, segno che aveva pianto fino a poco prima.

Harry s’inginocchiò di fronte a lui accarezzandogli le guancie con le mani, in quell’istante, gli occhi di Louis iniziarono a lacrimare in silenzio.

“Lou, piccolo che succede ?” Harry continuava ad accarezzare Louis, tentando di asciugare le sue lacrime, mentre l’altro semplicemente lo fissava in silenzio.

“Lou, sono qui, parlami” il tono del più piccolo faceva trasparire la sua preoccupazione.

“Eleanor..”

“Cos’è successo a Eleanor ?”

“Lei.. lei .. mi odia Harry !” così dicendo, si lasciò cadere sul petto del riccio, che prontamente lo accolse tra le braccia, stringendolo forte e se.

“Perché dovrebbe odiarti Lou, è la tua migliore amica” rispose, cominciando ad accarezzargli i capelli.

“Non sono stato un buon amico per lei..non la merito” aveva smesso di piangere e arrotolava i lembi della maglia di Harry, che non accennava a lasciarlo andare.

“Spiegami cos’è successo” lo invitò.

“E’ iniziato tutto una settimana fa… il giorno in cui abbiamo comprato i nostri costumi” prese fiato prima di proseguire.

“Avevo preso il pullman dopo averti salutato e mentre guardavo distrattamente fuori dal finestrino gli ho visti”

“Chi hai visto Lou ?” chiese, capendo che il grande stentava a continuare.

“Liam… e .. Zayn”

Silenzio.

“Si stavano baciando”

Il riccio si bloccò di colpo. Adesso tutto era chiaro. Collegò velocemente tutti i pezzi del puzzle.

Era Liam il ragazzo con cui si vedeva segretamente Zayn, quello che non era pronto ad uscire allo scoperto, che sarebbe dovuto uscire con una ragazza proprio in quei giorni. La ragazza era Eleanor. Ecco perché era stato invitato alla festa di Liam, anche se il riccio quando l’aveva scoperto ne era rimasto sorpreso, non sapeva fossero amici. Ora tutto aveva un senso.

“Lou, mi dispiace tanto..”

“Tu lo sapevi ?” Louis alzò la testa e lo guardò negli occhi.

“No Lou”

“Ti credo” rispose, riposizionandosi sul suo petto.

“Eleanor lo sa ?” chiese allora Harry.

“Si” fermò le mani che torturavano la maglia di Harry. “Sono corso da lei a dirglielo.. dopo che gli ho sorpresi casualmente in camera di Liam a baciarsi.. loro non mi hanno visto però..”

“Harry, è scappata via..è tutta colpa mia se adesso ha il cuore infranto ! avrei dovuto parlare prima, prima che si affezionasse a lui, che uscissero insieme, l’ho lasciata illudere !”

“Lou, non è colpa tua.. è Liam quello che l’ha illusa..”

“Ma io sapevo e non ho fatto nulla !” adesso si guardavano negli occhi a pochi centimetri di distanza, mentre Louis teneva la maglia di Harry stretta in un pugno.

“Lei mi è sempre stata accanto Harry, anche quando… anche quel giorno lei c’era. Ed io sono stato un codardo ! Non potrò mai perdonarmelo.. non mi perdonerò mai nemmeno questo” quasi sussurrò l’ultima frase.

“Lou, vedrai che si sistemerà tutto, te lo prometto” accorciò la distanza unendo le loro labbra, quasi a voler suggellare la promessa appena fatta.
 
 
Era passata quasi un’ora e in quel tempo, Louis era rimasto accoccolato al petto di Harry che gli accarezzava dolcemente i capelli, poggiato sul tronco della grande quercia.

“Lou..”

“Mhh” mugugno il grande sul suo petto.

“Posso farti una domanda ?” disse posandogli un bacio tra i capelli.

“Certo”

“Prima.. mentre parlavi di El.. hai detto una cosa..hai detto che lei c’è sempre stata.. anche quel giorno..che intendevi dire ?”

Il grande s’irrigidì, sollevandosi e sciogliendo l’abbraccio che li teneva al caldo.

Rimase di spalle evitando che il riccio potesse vedere le lacrime che avevano iniziato a scendere lungo le gote.

“Lei mi è stata accanto, anche il giorno..” prese un lungo respiro prima di continuare.

“Anche il giorno in cui ho ucciso i miei genitori”.





 
 
 
 
 
**Saaaalve a tutti… allora ! ricapitolando Liam e Zayn si vedevano in segreto e, né Harry né Eleanor ne sapevano nulla.. a quanto pare ;) Louis è finalmente riuscito a dirglielo e adesso è attanagliato dai sensi di colpa.. Harry ha collegato tutti i pezzi del puzzle.. cosa farà quando parlerà con Zayn ? in fondo il suo migliore amico l’ha tenuto all’oscuro evitando di fare il nome di Liam.. e dolcis in fundo TA DAAA colpo di scena… cos’avrà voluto dire Louis con l’ultima frase ?? stay tuned per nuovi aggiornamenti ;) mi raccomando fatemi sapere che ne pensate in una (o più) recensione.. alla prossima bacioni –Pat-**

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


CAPITOLO 17
 
TRE ANNI PRIMA.
“Louis ?! Louis ?! Si può sapere che fine hai fatto ?vieni a darmi una mano avanti !”

Era estate e faceva caldo, troppo caldo.

Louis se ne stava comodamente sdraiato sul prato, con un filo d’erba tra le labbra, intonando una vecchia canzone di cui non ricordava le parole. Niall sicuramente dormiva ancora, le sorelle erano andate al lago con la mamma e la nonna, mentre lui suo nonno e suo padre erano rimasti alla fattoria a sbrigare i soliti lavori con il bestiame.

Si era alzato presto, come ogni mattina, e aveva visto sorgere l’alba dal vecchio pontile sul fiume. Dopo appena mezz’ora, il fresco della sera appena trascorsa aveva lasciato spazio al caldo afoso che contraddistingue il piccolo paesino in cui vive la famiglia Tomlinson. Aveva dato da mangiare ai cavalli e gli aveva liberati, lasciandoli liberi di vagare qualche ora per il grande terreno, aveva raccolto gli ortaggi di stagione e aveva pulito le stalle insieme a suo nonno.

Adesso era quasi ora di pranzo, e di andare a dare una mano a suo padre con la macchina non ne aveva proprio voglia. Cosa sarebbe cambiato infondo se l’avessero controllata nel pomeriggio, o meglio ancora il giorno successivo ?

Faceva decisamente troppo caldo e aveva deciso che per quel giorno aveva lavorato abbastanza. Era estate dopo tutto no ? rimase a bearsi del leggero venticello che s’infrangeva tra le spighe del grano e i fili d’erba posti tutti intorno a lui ancora per una mezz’ora buona, prima di decidersi finalmente ad alzarsi, incamminandosi verso casa.

“Eccoti finalmente ! si può sapere che fine avevi fatto ?” suo padre lo raggiungeva con un panno sporco di grasso in mano e con in dosso una tuta altrettanto lercia.

“Ehm, stavo dando attenzione ai cavalli..gli ho lasciati correre lungo il fiume stamattina” decise che la sua scusa era abbastanza convincente.

Sbagliato.

“Ah si ? gli stessi cavalli che tuo nonno ha risistemato nelle loro stalle almeno quaranta minuti fa ?” disse l’uomo portando le mani sui fianchi e sollevando un sopracciglio in direzione delle stalle.

“Oh” beccato.

“Avevo bisogno di te per dare un’occhiata alla macchina, ultimamente mi da qualche problema, ma ormai è tardi, la controlleremo stasera, adesso lavati e fila in cucina a preparare, le ragazze staranno per tornare dal lago”

Quando era ormai sulla porta di casa, si girò richiamato dal suo nome.

“Si ?”

“E di a quel Bradipo di tuo cugino di darti una mano ! dato che metà del pranzo lo divora lui!”

Il pranzo si svolse come al solito.

Niall che non proferiva parola, se non per chiedere un'altra porzione o il sale, le gemelle che facevano i vizi perché non volevano mangiare le verdure e Lottie e Fiz che spettegolavano sul ragazzo incontrato al lago quella mattina.

Dopo pranzo sua madre andò come sempre a lavoro in biblioteca, quel giorno le diede un passaggio una sua amica che aveva incontrato la mattina al lago e che aveva pranzato con loro, a fine turno sarebbe passato a prenderla suo marito come ogni giorno. Louis si diresse in salotto insieme a Niall, il quale si posizionò sul divano giocherellando con un panno umido. Louis si sedette ai piedi del divano accendendo la televisione su un canale d’intrattenimento, a quell’ora non davano mai nulla d’interessante in tv.

*Sicuramente Louis si addormentò, a causa del tedio e del caldo perché tutto quello che ricordava, era un brusco risveglio causato dallo squillo insistente del telefono seguito dalle urla di sua nonna. Dopo la corsa in ospedale e le lacrime, la disperazione, lo sconforto e poi di nuovo nulla. Il buio.*

OGGI.

“Louis, ma che stai dicendo ? tu non hai ucciso i tuoi genitori, in paese lo sanno tutti che hanno avuto un incidente stradale” Harry si alzò tentando di abbracciare da dietro il suo ragazzo che adesso tremava come una foglia.

Luois si ritrasse facendo qualche passo in avanti continuando a non mostrarsi al riccio alle sue spalle.

“E’ stata solo colpa mia Harry !” di colpo i ricordi di quella mattina gli tornarono in mente forti e dolorosi come un pugno nello stomaco.

Si lasciò cadere sulle ginocchia, sul prato umido e freddo.

“Erano giorni che mio padre mi chiedeva aiuto con la macchina, ed io continuavo a tergiversare, credendo che non  fosse importante..persino quel giorno preferii starmene tranquillamente sdraiato in mezzo all’erba a prendere il sole anziché dargli una mano” le lacrime scendevano copiose sulla sua pelle arrivando fino al collo della maglia che pian piano iniziava a inzupparsi.

“Lou..” il piccolo si accasciò dietro di lui cingendolo con entrambe le braccia, tentando di bloccare gli spasmi che i singhiozzi provocavano al corpo del maggiore.

“Il referto della polizia ha dimostrato che l’auto aveva un problema con i freni facilmente sistemabile, se solo l’auto fosse stata controllata a dovere” i singhiozzi erano diminuiti giusto il tanto di permettergli di parlare.

“Capisci Harry ?, se invece che lasciar correre avessi dato una mano a mio padre, loro sarebbero ancora qui !” la sua voce era rotta dal pianto.

Il piccolo stava in silenzio consapevole che il racconto del più grande non era ancora finito.

“quando hanno chiamato a casa per avvisarci, mia nonna ha iniziato a urlare con quanto più fiato aveva nei polmoni. Siamo corsi in ospedale, e gli ho visti lì su una barella, mentre li stavano trasportando in sala operatoria.”

“Mi hanno detto di essere svenuto, cadendo in mezzo al corridoio. Al mio risveglio ero sdraiato su un lettino, in una stanza bianca e vuota, che puzzava di disinfettante. Eleanor era seduta su una sedia di fronte a me e mi teneva la mano.”

“E’ stata lei a dirmi che i miei genitori non ce l’avevano fatta. I miei genitori erano morti. E la colpa è solo mia.”

Le lacrime erano cessate e così anche gli spasmi e i singhiozzi.

Louis stava in silenzio, immerso tra le grandi braccia di Harry che lo circondavano, cullandolo come fosse un neonato che non riesce a prendere sonno.
Solo allora il piccolo si decise a parlare.

“Lou, non è stata colpa tua. Si è trattato di un incidente, nessuno t’incolpa di nulla”

“Invece si Harry ! ho lasciato perdere, ho dato poca importanza a cose che invece ne avevano molta e così facendo ho perso due delle persone più importanti della mia vita !” la rabbia e il senso di colpa fecero apparire quelle parole più dure di quanto già non fossero.

“Lou, non potevi sapere che sarebbe andata a finire così. Magari era il loro destino.” Il grande stava per ribattere ma il piccolo non gliene diede il tempo.

“Mia madre è morta Lou. E non per un incidente o un'altra coincidenza in fortuita, mia madre aveva il cancro. Non ha mai fumato una sigaretta, non si è mai drogata, aiutava il prossimo e si faceva in quattro per la sua famiglia. Eppure è morta.”

“Quello che voglio dire, è che era una brava persona, eppure non ha potuto fare nulla per evitare di ammalarsi. Certo avrebbe potuto fare controlli annuali, prevenzione, ma chi ci dice che questo avrebbe cambiato qualche cosa ?” fece voltare il suo ragazzo per guardarlo negli occhi e continuò.

“Lo stesso vale per te Lou. Certo avresti potuto dare retta a tuo padre e controllare l’auto, ma chi ti dice che non avrebbero comunque avuto l’incidente ? Lou, purtroppo ci sono cose più grandi di noi a questo mondo. Dobbiamo solo accettarle e andare avanti. Lo so che è dura ma io sono qui per te”

Si guardarono negli occhi intensamente, tentando di trasmettersi tutta la forza che non possedevano. Harry, non era scappato, non l’aveva giudicato.
L’aveva semplicemente capito. Per tutti quegli anni si era tenuto dentro un peso che l’opprimeva e che lo trascinava verso il basso, togliendogli il respiro. Era riuscito ad andare avanti solo grazie all’amore della sua famiglia che non lo aveva mai ritenuto responsabile, e grazie a Eleanor che gli era rimasta accanto nonostante il suo continuo colpevolizzarsi.


Eleanor, la stessa che aveva tradito.

Aveva commesso con lei lo stesso errore. Aveva lasciato correre, e adesso lei stava soffrendo a causa sua. Doveva rimediare. Doveva farlo presto, perché questa volta, ancora poteva.
 
 
Rimasero a guardarsi e accarezzarsi per un tempo quasi infinito. Quando entrambi iniziarono a tremare a causa del freddo pungente, si alzarono, raggiungendo l’auto del piccolo, che prontamente accese il riscaldamento, per evitare a entrambi il congelamento.

Harry guidava piano lungo le vie semideserte, fermandosi ai semafori e svoltando di traversa in traversa.

“Harry, non voglio stare solo stanotte” il viso del più grande appariva scavato e triste. Nulla a che vedere con quel viso perfetto e sorridente che il piccolo era abituato ad ammirare.

Il riccio tolse la mano dal cambio andando a intrecciare le dita con quelle del suo ragazzo, proprio sopra la sua coscia. Non disse nulla. Semplicemente guidò fino a casa sua parcheggiando nel vialetto adiacente. Scese dall’auto e si diresse verso la portiera del passeggero, l’aprì facendo scivolare Louis tra le sue braccia, il quale prontamente si aggrappò al collo del suo ragazzo, lasciandosi trasportare fino in casa, poi su per le scale fino in camera di Harry.

Quella notte dormirono abbracciati l’uno all’altro. Non si dissero nulla. Le parole erano superflue, per quella sera ne avevano già dette abbastanza. dormirono tranquillamente, riscaldati dall’amore che provavano l’uno per l’altro. Consapevoli che quello sarebbe sempre stato più forte di ogni dolore. Consapevoli che insieme erano vita.

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


CAPITOLO 18
 
Il sole era sorto già da qualche minuto ormai, ma le nubi piene d’acqua ne impedivano il filtrare dei raggi. La mattinata si prospettava grigia e carica di pioggia. Tutto ciò conciliava perfettamente con l’umore di Louis.

Si era svegliato molto presto, fuori i lampioni erano ancora accessi e il silenzio della notte lo circondava completamente. Lo faceva sentire solo, proprio come quando Eleanor era corsa via lasciandolo in mezzo alla strada a piangere lacrime amare, lacrime che avevano scavato dentro il suo cuore, come ruscelli che attraversano terreni aridi.

Tutto quel silenzio fu interrotto da un respiro regolare e pesante poco distante da lui.

Si era quasi dimenticato di non trovarsi in camera sua, ma bensì in quella di Harry.

Il ragazzo dormiva beatamente di fianco a lui, l’addome sul materasso e un braccio lungo il corpo, mentre l’altro era infilato sotto il cuscino. Il viso era quasi completamente immerso in esso e i ricci ricadevano scomposti sulla sua fronte incorniciandogli perfettamente il volto.

Fu allora, in quel preciso momento che tutto il dolore, il senso di colpa e la solitudine che avevano attanagliato il suo risveglio, scomparvero. Vedere Harry di fronte a lui, così bello, così indifeso, ma soprattutto così vicino, gli aveva fatto tornare in mente le parole che si erano scambiati la sera precedente. Il modo in cui il piccolo lo aveva ascoltato, lasciandogli il tempo necessario per esprimere il suo dolore, il modo in cui lo aveva confortato e sostenuto, i loro sguardi e le loro carezze. Ma soprattutto i loro silenzi. Aveva appena scoperto di adorarli. Il modo in cui potevano dirsi tutto senza bisogno di aprir bocca, semplicemente tenendosi per mano e respirando insieme la stessa aria, guardando l’uno negli occhi dell’altro. Louis pensò che tutto ciò di cui aveva sempre avuto bisogno, si trovasse proprio lì, dentro gli occhi di Harry.

Rimase a osservarlo in silenzio, per paura di scoprire che tutto quello che aveva vissuto fino a quel momento fosse solo un sogno, aveva il timore che toccandolo, sarebbe sparito, dissolvendosi in una nuvola di fumo davanti a lui. Si mise a ricordare i loro primi incontri, i primi sguardi sfuggenti e insicuri, le prime carezze rubate e il loro primo bacio. Pensò a come Harry avesse cambiato idea così improvvisamente sulla possibilità di stare insieme, e si ripromise che in un secondo momento avrebbe affrontato quell’argomento insieme a lui. Senza quasi rendersene conto, si ritrovò a pochi respiri dal suo viso, pensando che se si fosse svegliato in quel preciso momento, sicuramente sarebbe caduto a terra per lo spavento di ritrovarsi la faccia di Louis così appiccicata alla sua di prima mattina, e l’idea del suo ragazzo che faceva un tonfo del genere gli fece scappare una piccola risata.

Tanto bastò per far si che il viso del più piccolo mutasse quasi impercettibilmente forma, andando a corrucciare la fronte poco prima di rilassare nuovamente i muscoli, impegnandoli in un lieve sorriso, giusto il tanto di far spuntare fuori quelle sue due favolose fossette che a Louis piacevano da impazzire.

Louis si ritrovò a sorridere di rimando quando le vide. Ne baciò delicatamente prima una, poi subito l’altra, lasciando infine un bacio anche sul naso del riccio, che teneva ancora gli occhi chiusi.

“Buongiorno Harry”

“Lou, questo è decisamente il buongiorno più bello della mia vita” la voce ancora impastata dal sonno ma carica di dolcezza.

“Anche per me piccolo”

Harry, dopo aver sentito il soprannome che aveva utilizzato Louis aprì finalmente gli occhi, facendo scontrare i suoi smeraldi con quelle due pozze d’acqua che erano gli occhi del ragazzo di fronte a lui.

“Mi piace il modo in cui mi hai chiamato” e mentre lo diceva faceva scontrare dolcemente su e giù i loro nasi.

“Anche a me piccolo”

Le loro labbra si unirono in un bacio dolce e ricco di affetto reciproco, increspato solo da un sorriso spontaneo che ne era scaturito.

Rimasero in silenzio a guardarsi mentre le loro mani portate all’altezza del petto, si erano intrecciate sotto le coperte. Entrambi sapevano che in quel momento erano i loro occhi a tenere una conversazione, molto più intima di quanto non sarebbero mai state quelle a parole. Sarebbero potuti restare così per sempre. Il mondo intorno a loro sarebbe potuto esplodere, congelare o bruciare, ma loro sarebbero rimasti impassibili, fermi in quella posizione, fino a che la vecchiaia e infine solo la morte non avesse fatto chiudere i loro occhi. Ma a quel punto sarebbero state le loro anime a ritrovarsi e a continuare quei dialoghi segreti e inviolabili.

Avrebbero continuato davvero, se pochi minuti dopo, la porta di Harry non si fosse aperta, rivelando un signor Styles in pigiama, alquanto imbarazzato sull’uscio, con in mano una tazza fumante.  

“Ehm, Harry, non sapevo avessi ospiti” l’uomo si portò una mano dietro la testa evidentemente a disagio.

Louis sciolse l’intreccio di mani e occhi rannicchiandosi in posizione fetale sotto le coperte, sperando forse di scomparire dalla faccia della terra per l’imbarazzo.

“Papà mi spiace non averti avvertito, ma quando io e Louis siamo arrivati tu e Gemma eravate già a letto.. E’ stato poco bene ieri sera e così l’ho portato qui” il piccolo si era messo a sedere sul letto a gambe incrociate, rispondendo tranquillamente al padre senza quasi notare il fatto che il suo ragazzo fosse scomparso sotto il piumone.

“Oh santo cielo Louis e ora stai bene ? hai bisogno di qualcosa ? vuoi che chiami il dottore ?”

Louis, sentendosi chiamato in causa, decise di uscire allo scoperto, privandosi di quello scudo di piume in cui si era eclissato.

“Ehm, no no, sto benissimo adesso, non si deve preoccupare signor Styles !” pensò di andare a fuoco, stava avendo la sua prima conversazione con il padre del suo ragazzo, seduto sul suo letto, nel quale avevano palesemente trascorso la notte insieme. Si maledì mentalmente, chissà cosa avrebbe pensato di lui.

“Te l’avevo detto che mio padre è un tipo fin troppo apprensivo” fece sorridendo con l’intento di sbeffeggiare l’interesse eccessivo del padre per la salute di Louis.

“Oh non dar retta a mio figlio, Louis, e comunque chiamami Ben” l’uomo gli rivolse un sorriso complice e Louis capì da chi Harry avesse ereditato il suo.

Il padre di Harry lasciò la stanza, non prima però, di aver convinto Louis a mangiare qualcosa con loro per colazione.

“Oddio Harry, che figuraccia ! non mi sarei mai aspettato di conoscere tuo padre in questo modo.. chissà cosa penserà di me !” il grande si era portato le mani agli occhi e guardava attraverso le sue dita il suo ragazzo, che si lavava i denti davanti allo specchio, nel piccolo bagno adiacente alla sua stanza da letto.

“Perché ? non stavamo facendo nulla di male” riuscì a dire tra una spazzolata e l’altra.

“Harry ! avevamo le facce a due centimetri di distanza sdraiati entrambi nel tuo letto.. se a te questo sembra niente..”

“Hahaha , Lou, non ti devi preoccupare per mio padre, lui sa perfettamente che io sono gay.. e sa anche che tu sei il mio ragazzo”

Il cuore di Louis gli ricordò di esistere, iniziando a battere forte.

“Vuoi dire che gli hai parlato di me ?” non riuscì a trattenere la vena di emozione nelle sue parole.

“Certo Lou, sapeva che tu mi piacevi anche prima che lo sapessi tu” rispose dandogli un bacio sulla guancia, mentre lasciava la stanza dirigendosi verso l’armadio aperto davanti al suo letto.

“Oh” riuscì solo a dire il più grande. Non si aspettava che Harry avesse parlato di lui a suo padre, la cosa lo rendeva davvero felice.

Si sedette sul letto sfatto e guardò il piccolo cercare qualcosa nell’armadio, quando finalmente ne cavò una felpa blu con cappuccio,gliela porse infilandosene un’uguale rossa.

“Mettila Lou, hai solo una maglietta addosso, fa freddo”

Effettivamente faceva freddo, la sera prima, quando si era liberato del costume di Halloween, era rimasto semplicemente in maglietta e pantaloni della tuta blu, con indosso le tom’s d’ordinanza.

“Harry, posso chiederti una cosa ?” cercò di essere il più distaccato possibile, mentre pronunciava la frase infilandosi la felpa, che costatò felicemente, possedere lo stesso profumo di Harry.

“Dimmi pure” il riccio aveva preso in mano il telefonino e scorreva sullo schermo che gli illuminava il viso.

“Tuo padre sembra una brava persona, ha accettato subito la tua, insomma, la tua omosessualità ?” si morse leggermente il labbro infilando le mani nelle tasche della maglia.

Il piccolo distolse lo sguardo dal telefono e lo puntò in quello di Louis.

“Quando l’ha scoperto, non era un periodo molto felice.. mia madre era appena morta e avevo paura che dicendoglielo gli avrei solo arrecato dispiacere..” si sedette sulla sedia di fronte alla scrivania abbassando lo sguardo, davanti agli occhi tornarono le immagini di quel triste periodo della sua vita.

“Mia sorella l’ha sempre saputo, e sospetto che anche mia madre ne fosse a conoscenza, seppure non ne avessimo mai parlato apertamente, ma mi amava moltissimo e non potevo tenerle nascosto mai nulla, ai suoi occhi ero un libro aperto.”

“Con mio padre ho sempre avuto un buon rapporto, ma sai non è una di quelle cose di cui parli a colazione o nel mezzo dell’intervallo della partita la domenica.. –Hey papà mi passi lo sciroppo d’acero, a proposito sono gay- capisci no ?”

Louis ascoltava senza interrompere annuendo di tanto in tanto.

“Ad ogni modo, una sera, sarà stato un mese circa dopo la morte della mamma, mi trovavo in camera mia come sempre a cazzeggiare insieme a Zayn.. e non so, quella sera forse ero più triste del solito.. e Zayn mi stava consolando come sempre, ci siamo stesi sul letto e ci abbracciavamo mentre io piangevo.. poi senza quasi rendercene conto le nostre labbra si sono incontrate.. non è stato un bacio passionale o altro, era solo un modo per dirmi –sono qui, io per te ci sarò sempre- e in quel momento è entrato mio padre e ci ha visti”

Louis aveva lo sguardo rivolto a terra e le mani serrate in un pugno che stringevano le coperte sotto di lui.

“Lou ?” il piccolo si rivolse a lui notando la posizione del ragazzo.

“Scusa Harry.. è che.. sapevo che Zayn provava qualcosa per te ne ero certo.. sarei voluto esserci io al suo posto a consolarti quando ne avevi bisogno..”
“Ma no Lou, io e Zayn siamo migliori amici.. quello è stato un semplice gesto di amicizia, nient’altro”

“Sì ma.. inizialmente lui non ha fatto altro che allontanarti da me… ha smesso solo quando ha iniziato a vedersi con Liam !”

Ora era Harry ad avere lo sguardo basso.

“No Lou, le cose non sono andate così.. di questo parleremo un'altra volta d’accordo ?”

“Scusa , hai ragione.. finisci di raccontare..”

“Dicevo, ci stavamo baciando.. e lui ci ha visti.. ha fatto andare via Zayn e si è seduto sul letto con me. Gli ho spiegato che mi mancava la mamma e che Zayn cercava di consolarmi.. alla fine ho preso coraggio e gli ho detto che anche se io e Zay eravamo solo amici, a me piacevano i ragazzi.. mi aspettavo non so, una sberla, insulti o lacrime. Semplicemente mi abbracciò con quanta più forza aveva in corpo, ed io non potei fare a meno di scoppiare in lacrime.”

Si sedette sul letto prendendo le mani del castano e accarezzandole le posò sulle sue gambe.

“Mi disse che non importava chi avessi amato, uomo o donna.. l’importante è amare. Lo diceva sempre mia madre.. mi disse che mi amava come e più di prima, perché avevo condiviso quella parte di me con lui.. disse che mi sarebbe stato sempre accanto e mi avrebbe protetto e sostenuto, perché io ero il frutto del suo amore e di mia madre, insieme a Gemma, e non ci sarebbe stato mai niente di sbagliato nell’amore.”

Louis aveva iniziato a piangere senza nemmeno rendersene conto. Anche la sua famiglia lo aveva sempre sostenuto e amato, e sentire il racconto del suo ragazzo gli fece ricordare l’amore che provava nei confronti dei suoi genitori, e la felicità che aveva provato quando lo avevano abbracciato tra le lacrime quando gli aveva confessato di essere Gay.

Si guardarono entrambi e si diedero un bacio di supporto, prima di scendere finalmente a fare colazione.



Quando con riluttanza tornò a casa accompagnato da Harry, fu letteralmente assalito dalla famiglia al completo.

“Santo cielo Lou ! ma si può sapere dove sei stato ? stavo per chiamare la polizia !”

Si era completamente dimenticato di avvertire che avrebbe dormito da Harry, non aveva nemmeno guardato il telefono.

“Scusa nonna… mi sono scordato di avvisare, ho dormito da Harry..”

“Ero in pena per te, tutti lo eravamo.. e poi nemmeno Niall è tornato a casa stanotte e..”

“Che vuoi dire ? dov’è Niall ??”

“Credevo fosse insieme a te.. o santo cielo ! chiamo la polizia !”

L’avrebbe chiamata davvero, se in quel momento Niall non fosse comparso sull’uscio di casa, con ancora il costume di Halloween in dosso.

“Polizia ? che succede qui ?” fece il biondo raggiungendo gli altri.

“Niall James Horan ! si può sapere dove sei stato ?!”

Il ragazzo guardò il cugino per un istante prima di intercettare il viso della nonna e decidersi a rispondere.

“Ho dormito a casa di Eleanor..”

Louis si voltò per guardarlo meglio in faccia, al solo sentire quel nome gli si era gelato il sangue.

“Che vuol dire che hai dormito da El ?” fece allora con un tono che non capì nemmeno lui che avesse in mezzo. Gelosia, stupore, rabbia ?

Il biondo fece scontrare i loro occhi tanto simili, prima di tramutare il suo sguardo in qualcosa che non prometteva nulla di buono.

Louis poteva leggervi dentro rabbia, delusione, tristezza.

Fece per aprire bocca ma in un attimo si ritrovò la guancia in fiamme. Si portò una mano sulla pelle dolorante. Niall l’aveva appena schiaffeggiato.






 
 
 
**Ciao a tutte !! oddio non mi sembra vero essere riuscita ad aggiornare, avevo paura di non farcela, vista la marea di compiti e interrogazioni che mi aspettano !! comunque ecco il nuovo capitolo, adoro il padre di Harry non so voi, ma lo trovo splendido, come il loro rapporto.. Louis e Harry non hanno ancora affrontato il discorso Zayn e del perché lui lo allontanasse.. ma presto arriverà anche quello.. e poi colpo di scena ! Niall che passa la notte da Eleanor e schiaffeggia Louis davanti a tutta la famiglia ! chissà che reazioni ci saranno.. beh per scoprirlo dovrete aspettare il nuovo aggiornamento !! Stay tuned ! bacioni a fatemi sapere che ne pensate –Pat.** p.s. come sempre grazie a tutte le persone che seguono e recensiscono la storia ! Vi amo :) a alto p.s. Louis e il padre di Harry si erano gia incontrati quando li aveva presi dopo la scampagnata al lago ma non avevano dialogato tra loro

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


CAPITOLO 19
 
“Niall ! ma che sta succedendo qui ?” il tono di voce della donna raggiunse una nota così stridula da non sembrare nemmeno che le appartenesse.

Il biondo teneva lo sguardo fisso su Louis, che intanto si teneva la guancia dolorante, mentre ricambiava il cugino con un’occhiata ricca di stupore e rabbia.

Le teste bionde delle sorelle di Louis avevano fatto capolino all’ingresso assistendo alla scena.

“Ragazze andate di sopra” disse con tono fermo la nonna.

Lottie prese per mano le gemelle e le portò su per le scale con Fiz al seguito.

“Allora, Louis, Niall, posso sapere che succede ?” la donna aveva portato le braccia al petto incrociandole. Lo sguardo severo a scrutare i due ragazzi che non accennavano a disconnettere il loro contatto visivo.

Il biondo si voltò finalmente in direzione della donna e con sguardo e voce ferma chiese semplicemente di essere lasciato solo con Louis. In un primo momento la donna tentennò, poi, decise di acconsentire, in modo tale da far risolvere a loro la questione.

Niall si diresse a passo lento verso il salotto e si sedette sul divano di pelle, poggiando entrambi i gomiti sulle ginocchia e incastrando le dita sotto il mento osservò Louis che si posizionò in piedi proprio di fronte a lui, oltre il piccolo tavolino.

“Allora si può sapere che diavolo ti è preso ?” Louis guardava Niall con diffidenza in attesa di una risposta.

“Mi hai deluso Louis, non credevo fossi quel genere di persona” la delusione impregnava ogni singola parola.

“Di che stai parlando ?” Louis non si capacitava delle parole che aveva appena sentito uscire dalla bocca di Niall. Non l’aveva mai visto così arrabbiato e deluso. Non avevano mai fatto a botte in vita loro.

“Di che sto parlando ?” la sua voce era salita di un tono. “Sto parlando di Eleanor, di Liam e Zayn !”

Nel sentire quei tre nomi accostati, Louis non poté fare a meno di provare un groppo in gola.

“L’altra notte sono andato a fare un giro con una ragazza incontrata alla festa e mentre tornavo a casa di Liam, ho visto Eleanor seduta su un marciapiede con a fianco la sua auto” si prese un momento prima di continuare “Si teneva la testa tra le mani e piangeva. Mi sono avvicinato a lei e tutto quello che è riuscita a dire è stato qualcosa come .. Louis, Liam Zayn Bacio.. Portami a casa.”

Louis teneva la testa bassa e gli occhi avevano iniziato a innumidirsi.

“L’ho riaccompagnata a casa e l’ho messa a letto.. allora mi ha raccontato tutto. Di come le hai detto di Liam e Zayn e di come è scappata sentendosi umiliata.. ho cercato di calmarla e le ho detto che se tu l’avessi saputo prima sicuramente l’avresti avvertita.. poi però mi è venuto in mente il modo in cui ti sei comportato in auto quando Zayn è venuto con noi alla festa..di come gli hai chiesto di Liam.. e ho pensato che forse tu già sapevi qualcosa” fece una pausa scrutando la reazione del cugino di fronte alle sue parole. Louis continuava a tenere il volto basso e i pugni serrati ai fianchi del suo corpo.

“Mi sono dato dell’idiota da solo, tu sei il suo migliore amico non le avresti mai fatto una cosa del genere.. certo  ameno che Harry non ti avesse chiesto di coprire il suo amichetto..” non potè continuare che la voce stridula di Louis lo interruppe.

“Non è andata così, Harry non ne sapeva nulla !”

Louis aveva alzato lo sguardo e i suoi occhi rossi avevano inchiodato quelli azzurrissimi del biondo.

Niall scosse la testa tristemente.

“Allora lo sapevi davvero da prima.. Non ci posso credere Louis !”

“Tu.. non capisci..”

“Io non capisco ? Louis ? Eleanor ti è stata accanto per tutta la vita anche nei momenti peggiori e tu la ripaghi in questo modo ? sapevi quanto fosse innamorata di quell’idiota e non le hai detto che se la faceva con Malik !”

Dopo quelle parole così dure e cosi vere, Louis non poté più trattenere le lacrime che iniziarono a scendere copiose lungo il viso arrossato.

Non riusciva a parlare. Voleva spiegare. Ma il dolore gli aveva fatto perdere l’uso della parola.

Avrebbe voluto dirgli di come si fosse sentito in colpa durante quella settimana, di come avesse cercato più volte di parlare con Eleanor, senza mai riuscirci. Voleva spiegargli che non era stato affatto facile per lui mentirle e che si odiava per questo. Ma non disse nulla. Continuò a piangere, infliggendosi piccole ferite ai palmi delle mani a causa delle unghie conficcate nella carne.

Rimase in quella posizione per qualche minuto, senza nemmeno rendersi conto che Niall aveva abbandonato la stanza in silenzio.

Si trascinò su per le scale fino ad arrivare alla sua stanza. Tutto quello che desiderava in quel momento era il suo riccio che lo stringeva forte mentre gli diceva che sarebbe andato tutto bene.
 
 
Erano passate due settimane dal giorno in cui lui e Niall avevano litigato.

A casa facevano finta di non conoscersi e lo stesso accadeva a scuola. Inizialmente si era chiesto come mai il biondo se la fosse presa tanto a cuore, ma poi capì che il suo comportamento fosse dettato dall’amore che provava nei confronti della ragazza, da tempo ormai immemorabile.

Niall ed Eleanor passavano l’ora ricreativa insieme, sembravano addirittura felici. Qualche volta, durante quelle due settimane, Louis gli aveva visti in giro insieme, mentre passeggiava con Harry per le vie del paese. Pensò che almeno la sua migliore amica, se così poteva ancora definirla, avesse la buona compagnia di Niall a tenerla su di morale.

Nonostante questa mera consolazione però, non poteva fare a meno di sentire la loro mancanza. Era spesso sovrappensiero, scostante e triste. Harry tentava di distrarlo in ogni modo e di farlo sorridere, il più delle volte riusciva nel suo intento, ma il sorriso di Louis non era splendente e genuino come qualche settimana prima.
 
 
Era pomeriggio e Louis aveva declinato l’invito di Harry a vedersi per poter dare una mano in fattoria.

Il riccio, era steso sul suo letto, con il libro di storia poggiato sulle gambe aperto su una pagina a caso. Zayn era steso a pancia in giù sul tappeto e teneva le gambe incrociate per aria facendole oscillare brevemente avanti e indietro. Gli avambracci poggiati a terra a sostenerlo e le mani sotto il mento a formare una coppa.

“Hey Haz” fece a un tratto, mentre guardava un punto indefinito sul muro davanti a lui.

“Mhh” si limitò a mugugnare quello, che ormai era ad un passo dal crollare a causa del sonno.

“Non mi hai chiesto nulla.. a proposito di Liam..” il suo tono era vago , ma in realtà nascondeva insicurezza.

Il riccio respirò sonoramente prima di mettersi a sedere sul letto e scostare definitivamente il libro.

“Non sono sicuro di voler sapere..”

“Sei arrabbiato ?”

“Non lo so.. forse un po’ deluso.. mi hai tenuto tutto nascosto.. e sapevi della cotta della migliore amica di Lou per .. beh il tuo ? cosa siete ?”

“Mi dispiace.. il fatto è che Liam ha paura. Ha una fottuta paura di se stesso e del giudizio della gente.. non so nemmeno io cosa siamo in realtà.. è frustrante” sbuffò, spostando appena il ciuffo che si ergeva sulla sua testa.

“Una volta mi ha detto di fare box perché in questo modo concentra tutta la sua rabbia e la sua paura verso se stesso nel sacco.. evitando di farsi del male da solo..” scosse la testa sconsolato.

“Vorrei tanto aiutarlo e fargli capire che non c’è niente di sbagliato in lui ! e se gli altri non lo accettano per quello che è che si fottano !”

Adesso si era messo seduto con le gambe incrociate e i pugni a torturare il tessuto dei pantaloni sopra il ginocchio.

“Mi spiace tanto Zay.. non credevo t’importasse cosi tanto di lui..”

“Io lo amo Harry” aveva iniziato a piangere scosso dai singhiozzi.

Il riccio lo avvolse da dietro in un caloroso abbraccio. Era pur sempre il suo migliore amico e lui l'avrebbe sostenuto sempre, per sempre.

Passarono il resto della serata a scherzare e mangiare schifezze trovate nella dispensa di Harry.

Dopo cena il riccio accompagnò il moro alla porta e lo salutò. Poco prima di chiudere la porta, quello si girò.

“Harry.. mi dispiace davvero per il casino che ho combinato con Louis.”

Il riccio annuì e chiuse la porta alle sue spalle, prima di ritirarsi in camera sua per la notte.
 
 
Il giorno seguente tutto procedeva come al solito, le ore di lezione sembravano non finire mai e tutto ciò che Louis desiderava era arrivare il prima possibile in sala mensa allo scoccare dell’ora.

Aveva parlato con Harry la sera precedente, prima di addormentarsi con la chiamata ancora in attivo. Il riccio aveva ascoltato il suo ennesimo sfogo e poi gli aveva semplicemente suggerito la cosa più ovvia, se nonché la più giusta. Parlare con Eleanor. Inizialmente Louis era titubante, dopo la sfuriata di Niall, ogni volta che anche solo pensava di avvicinarsi a lei, gli occhi del biondo lo trafiggevano da parte a parte destandolo dal suo intento. Infine si era fatto coraggio, grazie anche alle parole di incoraggiamento del suo ragazzo, e aveva deciso che quella mattina avrebbe cercato Eleanor e avrebbero chiarito quella situazione una volta per tutte.

La campana era suonata da nemmeno tre minuti, ma Louis si trovava già in aula mensa, ancora con il fiato corto a causa della corsa che aveva fatto per arrivare li.

Volse lo sguardo da una parte all’altra della stanza alla ricerca di Eleanor o almeno della testa bionda che ormai si portava sempre dietro. Niente.

Mandò un messaggio a Harry che si trovava in segreteria a sbrigare faccende burocratiche, chiedendogli se avesse visto la ragazza, ma anche la sua risposta fu negativa.

Ormai del tutto scoraggiato s’incamminò lungo uno dei tanti corridoi della scuola, deciso a vagare senza meta fino al suono della campana successiva, quando da dietro un angolo riconobbe un paio di voci familiari.

Si avvicinò cautamente allo spigolo del corridoio e sbirciò dall’altra parte cercando di non farsi vedere.

“Non ho nulla da dirti Zayn, lasciami in pace per favore” quella che parlava era sicuramente Eleanor. Anche se era di spalle, l’aveva riconosciuta immediatamente. Davanti a lei nascosto dalla sua figura doveva esserci sicuramente il moro, visto il nome che aveva appena pronunciato la ragazza.

“Senti mi dispiace.. non volevo che andasse a finire così..”

“Avevi promesso ! mi avevi assicurato che nessuno.. che soprattutto Louis non ne sarebbe venuto a conoscenza”

Il cuore di Louis iniziò a battere sempre più forte nel suo petto. Che diavolo stava succedendo ? di cosa parlava Eleanor ? tentò di ascoltare il resto della conversazione ma i due avevano smesso di parlare e adesso dei passi si facevano sempre più vicini. Doveva andarsene o sarebbe stato sorpreso a origliare. Doveva scappare, ma i suoi muscoli erano pietrificati. I passi si fecero sempre più vicini fino a che non si ritrovò una figura davanti che lo osservava con gli occhi terrorizzati.

“Lou.. Hai sentito tutto non è vero ?”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
** SALVEE !! ohohoh ! ancora colpi di scena… mannaggia a me ! quest’ultimo non so davvero da dove sia uscito fuori !! avevo un'altra idea in mente ma mentre scrivevo questa pulce nell’orecchio ha iniziato a darmi fastidio e così ho deciso di dare un’altra svolta alla storia. Spero che non vi dispiaccia =) ad ogni modo non vedo l’ora di scrivere il prossimo capitolo mi sento una lettrice anch’io in preda a una crisi d’ansia  hahaha!!  Spero di sentirvi presto con le vostre recensioni e un bacione enorme da parte mia a tutte le favolose persone che seguono la mia storia ! Vi AMO !! a presto .. stay tuned !**

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


CAPITOLO 20
 
Eleanor si trovava davanti a lui, con gli occhi puntati nelle sue iridi color ghiaccio a osservarlo imperterrita, nonostante un velo di lacrime si fosse formato offuscandole leggermente la vista.

Louis era come paralizzato, non sapeva cosa rispondere, ma soprattutto non sapeva cosa pensare.

Aveva origliato solo in parte la conversazione dei due ragazzi, ma aveva comunque capito che c’era qualcosa che non andava. Eleanor gli aveva mentito su qualcosa ma non riusciva a capire cosa potesse essere.

“Io.. io, non credo di aver capito..” dopo essersi riscosso dallo stato di trance in cui era piombato, aveva finalmente tentato di rispondere alla ragazza che continuava a fissarlo.

Eleanor si guardò in torno, come ad assicurarsi di essere soli e poi prese Louis per mano, il quale non si oppose, lasciandosi trascinare all’interno di un’aula vuota poco distante.

“Louis.. mi dispiace tanto” le lacrime avevano iniziato a scendere lentamente, andando a bagnare le guance, appena imporporate dal fard, creando impercettibili linee chiare dove avevano rimosso lo strato di trucco.

“El, dispiace tanto anche a me.. mi sei mancata da morire.. perdonami” Louis buttò fuori tutto iniziando a piangere anche lui, abbracciando con forza la ragazza, che però non dava segnale di voler ricambiare il contatto.

Eleanor si ritrasse leggermente dall’abbraccio di Louis, indietreggiando di un paio di passi, con la testa china e le lacrime che non accennavano a diminuire.

Il castano la guardava interdetto, senza capire il motivo del suo allontanamento.

“Louis, dobbiamo parlare” lo disse con tono fermo, asciugandosi le lacrime e sbavando leggermente il mascara che le infoltiva le ciglia.

Il ragazzo si limitò ad annuire andando a sedersi su una delle sedie presenti nell’aula.

Eleanor fece lo stesso occupando posto di fronte a lui, tentando di sostenere il suo sguardo.

“Io.. non so davvero da dove iniziare..” aveva iniziato a torturarsi le mani che sudavano freddo.

Louis non poté fare a meno che sentire una fitta al petto, loro non si erano mai comportati in questo modo, non erano mai stati così freddi e distanti l’uno con l’altra. Gli sembrava di avere di fronte una completa estranea e questa sensazione gli faceva male.

“Penso che la prima cosa sia chiederti scusa Lou..”

“El, ma che dici sono io a dovermi scusare” Louis aveva annientato le distanze prendendo le mani della ragazza tra le sue, accarezzandole dolcemente.

“Ti prego Lou, lasciami finire..” una lacrima a rigarle il volto.

“Io, mi vergogno così tanto..” non riusciva a tirar fuori le parole. Si vergognava davvero. Non solo per quello che aveva fatto, ma più di ogni altra cosa si vergognava del fatto di aver mentito al suo migliore amico.
 
UN MESE E MEZZO PRIMA.

Era giovedì pomeriggio, la giornata era fredda ma una semplice giacchetta sarebbe bastata a ripararla dal freddo.

Eleanor s’incamminò come sempre lungo la strada che porta alla palestra del paese, la sola presente in quel piccolo sobborgo cittadino.

Non era iscritta la, e il suo intento non era quello di entrarne a far parte nemmeno quel giorno.

Eppure ci andava sempre, a giorni e orari prestabiliti. Il lunedì alle sedici e trenta e il giovedì alle diciotto e trenta. Non le c’era voluto molto a scoprire i suoi orari, aveva le sue fonti, o meglio aveva Josh. Liam e Josh erano amici, e quando Eleanor ne era venuta a conoscenza, per suo cugino la vita era diventata un continuo interrogatorio. Oggi esci con Liam ? oggi che deve fare ? sai a che ora ha gli allenamenti in palestra ? ma esce con qualcuno ?

Dopo estenuanti terzi gradi, era riuscita a strappar via qualche informazione preziosa al ragazzo. Aveva scoperto che Liam praticava boxe nella palestra del paese due volte a settimana, il lunedì e il giovedì appunto. Da quel giorno, ogni volta che Liam iniziava la sua sessione di allenamenti, lei si sedeva placidamente a uno dei tavolini del bar all’interno della palestra, sorseggiava un succo di frutta o un the e passava l’intera ora, a osservare il ragazzo che amava in segreto, mentre si allenava.

Qualche volta aveva perfino pensato di avvicinarsi e presentarsi. Magari invitarlo a bere qualcosa insieme, ma subito dopo l’idea scemava via a causa della sua insicurezza.

Quel giovedì non era tanto diverso dagli altri, se non per il freddo che iniziava a farsi sempre più pungente fuori.

Si sedette al solito tavolo e ordinò il solito succo. Si tolse la giacca che a causa del riscaldamento del locale aveva iniziato a darle il tormento, e aspettò.

Liam arrivò dopo pochi minuti, bellissimo come sempre, nella sua tuta nera e bianca dell’adidas e le supra ai piedi. Un cappellino da rapper a cingergli il capo, sistemato alla perfezione in modo da far uscire il ciuffo castano, impeccabile. Aveva poggiato il suo borsone a terra e si era liberato della giacca della canadese, lasciandola cadere distrattamente su uno dei macchinari inutilizzati. Con in dosso una canotta bianca leggermente slabbrata, si chinò sulla sua borsa estraendone i guantoni rossi. Li indossò con facilità, come se non facesse altro nella vita, e iniziò a riscaldarsi, saltellando un po’ sul posto e facendo scrocchiare il collo a destra e a sinistra. Dopo il suo riscaldamento si avvicinò al sacco appeso in un angolo e iniziò a lanciare pugni ben assestati.

Eleanor lo guardava ammirata, il sudore gli colava lento dal collo e dalle tempie, a ogni movimento i muscoli si contraevano, mostrando la sua reale potenza, lo sguardo assorto quasi maniacale, cattivo.

Sferrava pugni forti e decisi, quasi se davanti a lui in su quel sacco ci vedesse riflesso qualcosa o qualcuno che disprezzava fortemente.

Dopo circa un’ora, Liam si era fermato a riprendere fiato. Aveva estratto una bottiglietta di gatorade dal borsone e ne aveva bevuto un paio di sorsi. Doveva essersi accorto di un brusio all’interno della sacca, poiché si mise a frugarci all’interno, fino a che non ne estrasse il suo telefonino, che s’illuminava a tempo della vibrazione. Lo vide avvicinarsi l’apparecchio all’orecchio ed emettere qualche breve frase. Le sembrò di vedere i suoi occhi illuminarsi prima di chiudere la chiamata e rimettere il telefono al suo posto.

Un moto di gelosia le pervase le membra, ma lo scacciò subito.

Liam intanto si era rivestito e aveva riposto i guantoni e si affrettava a uscire dalla palestra senza curarsi di salutare nessuno.

La ragazza decise di seguirlo. Pagò velocemente il conto e si precipitò fuori in cerca del castano.

Fece qualche passo lungo il marciapiede senza trovare riscontro. Stava quasi per arrendersi, quando da un vicolo vicino sentì dei rumori strani e delle voci. Decise di avvicinarsi a dare uno sguardo. Quello che vide la fece letteralmente cadere a terra. Liam e un altro ragazzo, che solo dopo un momento di smarrimento riconobbe come Zayn Malik, il migliore amico del ragazzo di Louis, si abbracciavano e si baciavano frettolosamente, come se la loro vita dipendesse da quel contatto.

I due ragazzi si voltarono all’unisono quando sentirono il tonfo causato dal corpo di Eleanor che si accasciava al suolo.

La guardarono impauriti e sconcertati. Soprattutto negli occhi di Liam si poteva leggere il terrore.

La ragazza si alzò e fece per andarsene, ma una mano le afferrò il polso saldamente facendola voltare.

Liam la guardava terrorizzato e arrabbiato, ma ciò nonostante il suo sguardo sembrava la stesse anche implorando.

“Aspetta”

“Lasciami andare”

“No ! Tu.. tu cosa pensi di aver visto ? .. io.. io posso spiegare” la voce di Liam era calda e avvolgente ma intrisa di puro panico.

“Beh c’è poco da fraintendere ! voi due vi stavate baciando !” la voce dura e incrinata dal pianto.

“Non è come sembra io.. ti prego.. non devi dirlo a nessuno !” Liam sembrava disperato.

Il moro che aveva osservato la scena in silenzio, si avvicinò cautamente al ragazzo e gli prese la mano che teneva ancora stretta il polso della ragazza.

“Li, lasciala andare” disse con voce calma.

“NO ! non posso permettere che vada a raccontare qualcosa in giro !” la sua voce era isterica e troppo alta.

“Li” il moro rafforzò la presa sulla sua mano. Il castano alla fine lasciò andare il polso di Eleanor, che prontamente se lo portò al petto accarezzandolo con l’altra mano.

“Eleanor giusto ?” Zayn si voltò verso la ragazza guardandola dritta negli occhi senza batter ciglio.

Questa si limitò ad annuire.

“Allora..” si massaggiò le tempie con le dita prima di proseguire.

“A te piace Liam non è così ?” i due lo guardarono, una con sguardo rabbioso e l’altro semplicemente sorpreso.

“Penso che potremmo trovare una soluzione che possa accontentare tutti..”
 
 
OGGI.
Louis aveva ascoltato tutto il racconto della sua amica, che ogni tanto si era dovuta fermare a prendere fiato o semplicemente ad asciugare le lacrime.

La guardava con sguardo compassionevole. Aveva provato dolore quando aveva scoperto che la sua migliore amica aveva sorpreso il ragazzo che amava baciare un'altra persona, o meglio un altro ragazzo. Dopo però si era chiesto perché non glielo avesse confessato e si sentì tradito.

Eleanor aveva ripreso il controllo del suo corpo e aveva ricominciato a parlare.

“A quel punto Zayn ci ha offerto un accordo.. io sarei potuta essere la copertura di Liam, e intanto loro due si sarebbero potuti vedere di nascosto come avevano sempre fatto..”

“Inizialmente mi sono arrabbiata.. ma poi ho pensato che quello sarebbe stato l’unico modo che avevo per stare con Liam.. anche se per finta.. ma sai quanto ne fossi innamorata Lou.. così ho accettato.. a patto che nessuno ne fosse venuto a conoscenza.. soprattutto tu.. mi vergognavo.. sapevo che avresti cercato di farmi cambiare idea..”

Louis aveva volto lo sguardo altrove incapace di continuare a guardare quella che reputava essere la sua migliore amica.

“Ti prego di qualcosa” tentò di destarlo dal suo  stato stringendo forte le sue mani.

Il ragazzo la inchiodò con lo sguardo facendola sussultare.

“Io non so davvero che dire” il tono era freddo e distaccato.

“Sai quanto ho sofferto in queste due settimane ? credevo di averti persa e invece sei stata tu la prima a nascondermi tutto.. io .. io”

“Lou mi dispiace tanto, ma quando mi hai detto di aver sorpreso Liam insieme a Zayn, mi sono sentita uno schifo.. mi vergognavo di me stessa .. non avrei sopportato il tuo sguardo.. questo sguardo che hai ora” tirò su col naso.

“Ma che diamine vi è saltato in mente ? perché avete finto ?” la rabbia si faceva spazio nella sua voce.

“Zayn… Liam, Liam ha paura, non vuole che si sappia che è omosessuale.. e Zayn lo ama così tanto che era disposto a vederlo stare con me davanti a tutti pur di farlo sentire al sicuro.. ed io.. io sono solo una sciocca che credeva che mettendoci insieme, forse lui si sarebbe innamorato di me.. l’unico motivo per cui ti ho tenuto all’oscuro era che mi vergognavo Lou, mi dispiace, davvero” le lacrime scendevano senza sosta arrivando a bagnare la maglia che circondava il collo esile e delicato di Eleanor.

Louis aveva un turbine di emozioni in corpo, sentiva la testa pulsare, un conato si faceva spazio nella sua gola, provocandogli una smorfia schifata sul viso.

“Io, sono stato davvero male El, credevo di averti ferita, di aver perso la tua fiducia.. mi sono perfino beccato un ceffone da Niall !” il suo tono era rassegnato e triste.

“Lui sa qualcosa ?” chiese allora preso come da un lapsus.

“No, nessuno, nemmeno Harry” disse sicura.

La ragazza abbassò lo sguardo, il corpo mosso da tremiti di freddo e le lacrime ormai secche sulle guance.

Louis la guardò per un istante prima di decidersi ad abbracciarla.

La strinse forte al petto e le iniziò ad accarezzare i capelli lentamente.

Eleanor si beò di quel contatto per un po’ prima di ricambiarlo.

Louis l’aveva già perdonata. Certo non approvava ciò che aveva fatto, e come lei stessa aveva detto, se fosse stato a conoscenza della farsa avrebbe tentato di dissuaderla, ma solo perché le voleva bene e sapeva che quella messa in scena l’avrebbe solo fatta soffrire. Si era sentito sollevato, entrambi avevano taciuto per paura di quello che l’altro avrebbe fatto o detto, entrambi tentavano solo di proteggersi a vicenda, come avevano sempre fatto fin dal primo momento in cui si erano conosciuti.

Rimasero in silenzio fino a che non furono costretti a staccarsi, scossi dal suono della campana che annunciava la ripresa delle lezioni. Si alzarono ancora stretti l’uno all’altra.

Louis posò una mano sul viso di Eleanor accarezzando i rimasugli di lacrime, lei chiuse delicatamente gli occhi poggiando la sua fronte su quella dell’amico.

Si diedero un bacio a stampo, caldo e pieno di parole. Scusa, ti perdono, sono qui, ti voglio bene, ci sarò sempre. Era il loro modo per dirsi tutto senza parlare. Si volevano bene e quello era più forte di ogni bugia e di ogni dolore che li aveva allontanati. Si separarono in silenzio, diretti ognuno alla propria aula, solo che questa volta c’era un sorriso ad accompagnarli.




 
 
 
 
 
 
 
 
 
**Hellooooo !! ecco svelato il mistero di Eleanor.. allora ditemi vi aspettavate qualcosa del genere ?? io sono felice che finalmente questi due abbiano chiarito, povera Ele, voi avreste mai fatto quello che ha fatto lei per Liam ?? E Zayn ?? quanto lo deve amare quel povero ragazzo ? disposto a vederlo tra le braccia di El solo per renderlo felice ??! ad ogni modo resta ancora da spiegare la faccenda a Harry e Niall, chissà come la prenderà il biondino.. adesso che lui e El si erano finalmente avvicinati.. mah ! stay tuned Girls e fatemi sapere che ne pensate … un bacione a presto –Pat.**

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


CAPITOLO 21
 
Il giorno seguente, appena sveglio, Louis si mise a sedere sul suo letto con molta fatica. Sentiva i muscoli dell’addome pulsare e la testa gli scoppiava.

Scosse la testa e attribuì il motivo del suo malessere alla sera precedente.

Il pomeriggio del giorno prima, dopo aver parlato con Eleanor, era andato in palestra ad assistere agli allenamenti di calcio delle classi inferiori, una delle quali era la classe del suo ragazzo tutto ricci e fossette. Aveva passato l’intera ora seduto sugli spalti a osservare Harry correre da una parte all’altra, schivare gli avversari e segnare anche qualche goal. A fine allenamento si era lasciato cadere a terra come un sacco di patate e nonostante ciò a Louis parve l’essere più aggraziato di questa terra. L’aveva osservato con scrupolo in ogni suo movimento, e quando l’aveva visto sfilarsi la maglietta, ormai impregnata di sudore, non aveva potuto trattenere un brivido. Harry aveva un fisico asciutto e tonico, gli addominali appena scolpiti e le due gocce di sudore che colavano fino a incresparsi sui peli al di sotto dell’ombelico avevano dato il colpo di grazia al grande che era caduto completamente in trans di fronte a quella visione paradisiaca.

Una volta tornato a casa si era posizionato di fronte allo specchio del suo bagno e si era sfilato il maglione, più largo di una taglia, che adorava, e si era osservato con sguardo accusatore.

Di certo il suo fisico non aveva nulla a che vedere con quello del riccio più sexy e desiderato della scuola.

Aveva un accenno di pancetta e l’altezza non proprio statuaria che si ritrovava non aiutava per niente. Fu allora che decise di agire e cercare di portare il suo corpo all’altezza di quello del suo ragazzo. Non aveva la benché minima voglia di lasciarselo sfuggire a causa dei suoi rotolini.

Andò a cercare un asciugamano abbastanza grande e lo posizionò a terra di fianco al suo letto, dopodiché fece qualche esercizio di riscaldamento, prima di iniziare una lunga serie di addominali e flessioni. A fine serata era talmente esausto da non aver neppure voglia di cenare, così dopo essersi dato una leggera sciacquata sotto la doccia, si era infilato a letto con il sorriso sulle labbra al pensiero che quella faticaccia, forse, l’avrebbe reso più carino agli occhi del riccio.
 
Era arrivato a scuola da solo, come le mattinate precedenti ormai. Niall era uscito presto e vista la sessione di allenamenti della serata precedente, non aveva ancora avuto modo di chiarire con lui.

Entrato in classe, un suo compagno lo avvisò che per la prima ora il professore non si sarebbe presentato, così senza perdere tempo si era recato in palestra e si era steso sulle gradinate, tentando di riposare ancora un po’.

Doveva essersi addormentato da qualche minuto, quando sentì un paio di mani coprirgli gli occhi e un profumo di menta fresca invadergli le narici. Non ci mise nemmeno un secondo ad associare quel profumo al dentifricio di Harry.

“Hey bella addormentata” la voce del piccolo lo avvolse completamente. Era calda e leggermente roca.

“Filippo !” fece allora Louis con un tono squillante che echeggiò per tutta la palestra.

“Cosa ?! E chi sarebbe questo Filippo !?” il riccio ritrasse le mani fulmineo prima di porre la domanda con poco garbo.

Louis si mise a sedere voltandosi per portare il suo viso davanti a quello di Harry.

“Haha Harry, è il nome del principe della Bella addormentata”  fece con un sorriso a trentadue denti.

Il riccio parve sollevato dalla risposta e si mise seduto più vicino davanti al castano.

“OH.. ok”

“Che c’è piccolo sei forse geloso ?” Louis gli diede un pizzicotto sulla guancia.

“Certamente ! che domande ! tu sei solo mio LouLou”

Louis sentì le guance andare a fuoco, non si aspettava una risposta tanto sincera da parte di Harry.

“Vieni qua ricciolino” così dicendo lo attirò a sé, unendo le loro labbra fino a far scontrare le loro lingue, che iniziarono dolcemente a danzare l’una con l’altra.

Harry allungò le braccia e tentò di avvolgere il busto di Louis ma questi si ritrasse dolorante.

“Lou, che hai ?” i suoi occhi lo scrutavano leggermente allarmati.

“Ehm, nulla.. ieri ho fatto qualche esercizio tutto qui..” il castano abbassò lo sguardo imbarazzato al pensiero di averlo fatto solo per poter piacere di più a Harry.

“Tu ? e come mai ? sei allergico all’attività fisica, topo di biblioteca..” lo sbeffeggiò con tanto di sopracciglio alzato.

“Ma che vai dicendo io ho sempre fatto sport..”

“Seh ! appena puoi salti anche l’ora di ginnastica qui a scuola, figuriamoci..”

Il castano mise il broncio portando le baraccia al petto incrociandole.

“L’ho fatto per te..” sbuffò appena.

Per tutta risposta il riccio sollevò ancora di più il sopracciglio, come a fargli intendere che non aveva capito ciò che volesse dire.

“Ecco.. ieri ti ho visto qui agli allenamenti.. e quando hai tolto la maglia.. beh ho notato che il tuo fisico è messo molto meglio del mio.. e beh.. non vorrei che un giorno ti accorgessi di avere un fidanzato flaccido e basso e brutto.. e con tutti i tuoi compagni di squadra così allenati insomma io..”

Il riccio non gli diede nemmeno il tempo di finire, unì le loro labbra possessivamente infilando le mani fra i capelli lisci e morbidi del castano, che a causa dello slancio del piccolo fu costretto a stendersi di schiena, ritrovandoselo addosso.

“Harry..” riuscì a dire quando il riccio interruppe il bacio per consentire a entrambi di riprendere fiato.

“Sei l’essere più bello che io abbia mai visto Lou..e sei così dolce..ti sei messo a fare palestra per me” lo baciò dolcemente “Ma non ne hai nessun bisogno.. ai miei occhi sei perfetto così amore”

Se non era morto dopo quel bacio sarebbe morto sicuramente adesso. L’aveva appena chiamato amore. Harry Styles, il ragazzo che gli faceva battere il cuore ogni volta che lo sfiorava, lo aveva appena chiamato amore.

“A-amore ?” chiese con un sorriso ebete sulle labbra.

“Si, che c’è non ti piace ?” chiese il riccio allontanando il viso da quello del ragazzo.

“Lo amo”.
 
 
Era pomeriggio inoltrato ormai e fuori il tempo prometteva pioggia. Le ragazze di casa erano impegnate con lo studio nelle loro camere e Niall faceva zapping ormai da un quarto d’ora sul televisore del salotto. Louis l’aveva osservato di nascosto dalla porta indeciso sul da farsi.

Prese coraggio e decise di affrontarlo una volta per tutte, non poteva più reggere questa situazione.

“Hey” disse con voce debole andando a sedersi sul divano di fianco al biondo.

Per tutta risposta questi si voltò a guardarlo per poi riportare la sua attenzione alla tv.

“Niall.. senti possiamo parlare..”

La frase fu interrotta.

“Mi dispiace” fu Niall a parlare continuando a fissare la televisione.

“Ho parlato con El.. mi ha raccontato tutto.. scusa Lou, non avrei dovuto trarre le conclusioni così in fretta..” si era voltato a guardarlo e due tipi di azzurro si erano scontrati, dopo tanto tempo.

A Louis quello scontro di celesti era mancato.

“E’ tutto apposto Nialler.. io ed El abbiamo sbagliato entrambi.. ma sono felice che sia tutto risolto..mi sei mancato” disse sinceramente.

“Mi sei mancato anche tu Tommo” lo disse con un sorriso sulle labbra.

I due si abbracciarono calorosamente, avevano sentito la mancanza di quel contatto e adesso ne bisognavano entrambi.

“Beh, menomale che abbiamo chiarito.. non ne potevo più di giocare a play contro Eleanor.. è una schiappa!” disse il biondo sciogliendo l’abbraccio.

“Hahaha già ! ne so qualcosa..” il castano si alzò andando ad accendere la console posta sotto la televisione e lanciando un controller al biondo che lo afferrò prontamente.

“Pronto Tommo ?”

“Pronto Biondo”
 
 
Erano giorni che Liam non si faceva sentire. Gli aveva lasciato innumerevoli messaggi e chiamate, ma nulla.

Quando gli aveva detto che Louis aveva scoperto tutto, si era completamente volatilizzato. A scuola non si faceva vedere e nemmeno in palestra lo avevano più visto.

Non sopportava più quella situazione. Doveva parlare con lui, doveva chiarire, ma soprattutto, sapeva di doverlo rassicurare, perché ne era certo, in quel momento Liam aveva paura.

Fuori aveva iniziato a piovere e la giacca di pelle che indossava si stava lentamente inzuppando provocandogli brividi di freddo per tutto il corpo.

Non gli c’era voluto molto a raggiungere casa Payne, le loro case non distavano tanto e solitamente quando andava a trovarlo ci andava a piedi.

Si posizionò davanti alla porta d’ingresso, bianca e con un bel vetro lavorato al centro.

Si scrollò l’acqua in eccesso dai capelli con la mano, maledicendosi per aver distrutto venti minuti di preparativi con lacca e gel.

Scrocchiò le dita delle mani e finalmente suonò il campanello.

“Zayn ! caro, entra sei tutto bagnato”

La madre di Liam era abituata alle sue visite e ormai lo considerava uno di famiglia.

“Tesoro vai a sederti vicino al camino io intanto ti preparo qualcosa di caldo.. Liam scende subito”

Fece come gli era stato detto e liberandosi della giacca si sedette di fronte alla fiamma calda.

Liam scese poco dopo. Inizialmente era rimasto in silenzio all’ingresso della sala ad osservare il moro.

Le fiamme che gli illuminavano il viso lo rendevano ancora più bello. Gli occhi intenti a osservare la luce calda che emanava il fuoco e i capelli inzuppati e sconci, come quando sudava dopo aver passato la notte insieme. Non poté fare a meno di sorridere guardandolo e pensare che Zayn Malik fosse l’essere più bello che avesse mai visto.

“Zayn, che ci fai qui ?” era una domanda ma suonò più come una constatazione.

“Liam, sono giorni che provo a parlarti.. perché non ti sei più fatto sentire ?” fece inchiodare i suoi occhi scuri con quelli caramello del castano.

“Ho avuto da fare.. non dovresti essere qui”

“Liam..”
Fu interrotto dalla madre di Liam che fece il suo ingresso in sala, con un vassoio pieno di the e biscotti.

Dopo averlo poggiato sul tavolino si girò verso suo figlio, che non aveva distolto un attimo gli occhi da quelli di Zayn.

“Liam caro, tuo padre ha avuto problemi con la macchina a causa della pioggia, vado a prenderlo..” continuò voltandosi verso il moro “E tu Zayn resta pure a fargli compagnia.. ultimamente mi è sembrato un po’ giù..” gli fece un occhiolino che vide solo lui e lasciò la stanza.

Erano soli da un paio di minuti e nessuno dei due aveva più proferito parola. Si erano seduti sul divano a sorseggiare il the senza nemmeno degnare i biscotti di uno sguardo.

Fu il moro a rompere il silenzio poggiando la tazza sul vassoio.

“Li.. ascolta, mi dispiace per come sono andate le cose.. ma non devi preoccuparti, nessuno a parte Louis sa nulla e..”

“A parte Louis, Eleanor, Harry e Niall vorrai dire !” concluse con tono duro sbattendo la tazzina sul tavolino.

“Liam, loro non diranno nulla”

“Falla finita Zayn ! lo sanno già in troppi ! e poi cosa pensi che dirà la gente ? ora che non sto più con Eleanor si domanderanno il perché.. e la verità salterà fuori.. e .. e io non posso permetterlo !”

Liam era come in trans, non ragionava più e gli occhi avevano cambiato colore prendendo una tonalità più scura.

Il moro tentò di riportarlo alla realtà afferrandolo per un polso.

“Liam.. forse.. forse è meglio così.. insomma, potresti uscire allo scoperto.. potremmo finalmente stare insieme..” non doveva essere una supplica ma risultò tale.

“Sei impazzito ?! Questo non accadrà mai ! non potrei sopportare gli insulti e il bullismo a scuola.. per non parlare di mia madre e mio padre.. Dio solo sa come la prenderebbero.. non se ne parla..”

Il moro sentiva i battiti del suo cuore accelerare e le mani avevano iniziato a sudare freddo.

“Li..” non sapeva più cosa dire ormai.

“Non ne vale la pena Zayn mi dispiace”

Fu allora che lo sentì. Il suo cuore si era rotto in mille pezzi, proprio davanti e per colpa del ragazzo che amava con tutto se stesso.

“Non ne vale la pena ?!” si era alzato di scatto dal divano urlando.

“IO, mi sono messo da parte per TE, ho lasciato che tutti ti vedessero insieme a Eleanor, ti ho aspettato per mesi, accontentandomi di vederti di nascosto solo per farti sentire al sicuro.. e tu adesso mi dici che non ne vale la pena ?!” i pugni stretti lungo il corpo, le nocche bianche.

“sai che ti dico Liam sei solo un codardo ! non meriti più niente da me ! ho mentito al mio migliore amico per te, ma a te in realtà di me non è mai importato nulla ! Ero solo una scopata non è così ?!” le lacrime avevano iniziato a rigargli il viso con insistenza.

“Zay..”

“Sta zitto ! abbiamo chiuso, stai tranquillo.. nessuno ci vedrà mai più insieme.. la tua vita fatta di menzogne è al sicuro. Addio Payne” così dicendo prese la sua giacca e uscì di casa sbattendo la porta alle sue spalle.

Liam rimase seduto a fissare il vuoto per la mezzora successiva.

Zayn era andato a casa sua un sacco di volte e tutte le volte in cui si erano visti, fra di loro c’era stata solo passione e amore. Ogni volta che stava tra le braccia del moro si sentiva completo, il mondo non lo spaventava e si sentiva invincibile. Una volta dopo aver fatto l’amore erano rimasti abbracciati fino all’alba mentre il moro gli stringeva la vita da dietro lasciando dolci baci sulla sua spalla nuda. Al ricordo, le lacrime iniziarono a scendere copiose, ma Liam non le asciugò. Meritava di soffrire. Meritava il dolore che stava provando. Amava Zayn e qualche volta aveva anche pensato di dirglielo, ma ogni volta si era tirato indietro, perché sapeva che una volta oltrepassato quel confine non si sarebbe più potuto nascondere e lui aveva paura. Non si sentiva pronto ad affrontare il giudizio degli altri. Adesso però dopo le parole dure che gli aveva rivolto il moro prima di andarsene, lasciandolo definitivamente, aveva capito che l’unico vero giudizio di cui gli importava era il suo, ma ormai l’aveva deluso e ferito. Sapeva benissimo quanto fosse orgoglioso e nonostante ciò si era messo da parte permettendogli di vivere la sua bugia con Eleanor solo per renderlo felice ancora una volta. Ma dopo quella frase –Non ne vale la pena- questa volta lo sapeva, non l’avrebbe perdonato. La realtà era che si era posto molte volte quella domanda prima. Ne sarebbe valsa la pena rischiare tutto solo per stare insieme a Zayn ? la risposta era sempre la stessa, si. Ma la paura vinceva sempre e questa volta non c’era più modo di tornare indietro.





 
 
 
 
 
** Salve a tutti. Scusate se questo capitolo fa un po’ pietà ma mi è uscito così perciò.. sono un po’ giù a causa della brutta situazione che stiamo avendo qui in Sardegna, purtroppo una mia amica ha dovuto abbandonare la sua casa a causa dell’alluvione e in questi giorni la mia scuola si sta adoperando per fornire aiuti agli sfollati.. quindi avevo la testa un po’ altrove, ma ho deciso comunque di aggiornare..  detto ciò mando un bacione a tutte le persone che seguono e recensiscono la mia storia, vi amo. A presto –Pat.**

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Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


CAPITOLO 22
 
Il tempo sembrava trascorrere velocemente nell’ultimo periodo per Harry, ormai Dicembre era arrivato e così anche il periodo che più di tutti gli ricordava sua madre, ovvero il Natale.

Sua madre faceva parte di molte associazioni benefiche fuori e dentro le mura della loro cittadina. Ma non si era mai limitata a questo. Quando non era impegnata all’interno delle strutture designate, si recava in città, dove sapeva che la crisi aveva mietuto molte vittime, e allora passava giornate intere tra senza tetto e malati agli angoli delle strade, donando non solo cibo e indumenti, ma anche il suo cuore.

Sia Harry che Gemma, l’avevano sempre ammirata. Guardavano alla loro madre come un fedele guarda il proprio Dio. Erano ricchi d’orgoglio e amore nei suoi confronti. Lo stesso sentimento era condiviso dall’intero paese, che non perdeva mai occasione di ricordare le gesta altruistiche della signora Styles. Anche per questo, quando la donna era venuta prematuramente a mancare, il lutto non aveva colpito solo la famiglia, ma l’intera comunità. Il giorno del suo funerale la chiesa era gremita e anche il cortile esterno era pieno di persone accorse da tutto il circondario per dire addio a quella che per molti era stata una madre, una sorella, un’amica, o come solevano chiamarla, un angelo.

Il periodo delle feste natalizie, era sempre stato il suo preferito, poiché grazie alle vacanze scolastiche aveva la possibilità di accompagnare sua madre nei suoi spostamenti o nelle strutture delle associazioni di cui spesso, la donna, era membro onorario.

Al contrario di ciò che si possa pensare, quel sentimento non era cambiato nemmeno dopo la sua morte, anzi, forse si era andato sempre più solidificandosi.

Quando le strade iniziavano a riempirsi di luci e addobbi natalizi, Harry sentiva un calore avvolgergli il cuore come un abbraccio. Non provava nostalgia o tristezza, ma solo gioia e amore. Perche per lui era quello il ricordo più forte che sua madre gli aveva lasciato.

Anche in seguito alla sua morte, lui e Gemma avevano continuato ad aiutare autonomamente le persone ogni qual volta queste ne avevano bisogno. Che si trattasse di fare la spesa a una vecchietta o donare la paghetta a un senzatetto, non si erano mai tirati indietro davanti a nulla, proprio come avrebbe fatto la loro mamma.

Ogni anno poi proprio nel periodo delle feste di Natale, insieme a loro padre organizzavano una cena di beneficenza nel paese vicino, dove la crisi quest’anno si era fatta sentire molto più duramente. Molte delle persone che avevano lavoro in città, infatti, abitavano proprio la e a causa dei vari licenziamenti, quest’anno non avrebbero potuto nemmeno organizzare i consueti mercatini di Natale che adornavano le strade del paese, contornati da addobbi e luci colorate. Non ci sarebbe stata nemmeno la banda a intonare le classiche canzoncine natalizie agli angoli delle strade. Quando suo padre gli aveva detto in che tristi e misere condizioni si trovasse quella comunità, Harry aveva subito partorito un’idea frutto degli anni di volontariato trascorsi insieme alla madre. Decise che avrebbe sfruttato la sua popolarità a scuola per convincere la banda a suonare durante la cena di beneficenza, e suo padre di riflesso aveva deciso che con le copie venute male o quelle vecchie presenti al giornale, lui e Gemma avrebbero creato degli addobbi di fortuna da affiggere nella grande palestra dove si sarebbe tenuta la cena.

La cena si sarebbe tenuta da lì a una settimana ovvero il venti Dicembre, e quest’anno decise che avrebbe condiviso quella tradizione con una persona, che per lui era diventata essenziale, come la neve, la vigilia di Natale.

Dopo essersi lavato e vestito, scese in cucina, dove trovò Gemma intenta a ritagliare alberelli di Natale dalle pagine di un vecchio quotidiano.

“Haz ! mi dai una mano ?” chiese sollevando lo sguardo giusto il tanto di guardare il fratello mentre si versava una tazza di latte e si accomodava di fronte a lei sul tavolo.

“Non posso Gem, scusa ma voglio passare da Lou.. questi giorni è stato un sacco impegnato alla fattoria, per via del freddo.. hanno dovuto mettere a posto le stalle per l’inverno” rispose tra un sorso e un altro.

“Allora.. a tal proposito, quand’è che mi farai finalmente conoscere questo tuo famoso ragazzo ?”

“Mica è colpa mia se sei sparita all’università in questi ultimi mesi..”

“Beh adesso però ci sono le vacanze e sono qui perciò non hai scuse fratellino” lo sbeffeggiò la sorella.

“Allora credo proprio che lo incontrerai molto presto.. ho deciso di invitarlo alla cena di beneficenza quest’anno..” la guardò di sottecchi e “Sempre che per te non sia un problema..”

La ragazza lo guardò con un sorriso dolce sulle labbra e gli occhi più lucidi di come non fossero pochi istanti prima.

“Devi volergli davvero molto bene.. se hai deciso di farlo partecipare alla nostra tradizione di famiglia.. non l’hai mai chiesto nemmeno a Zayn”

“Si beh, Lou è entrato a far parte della mia vita da poco, ma quello che ci lega è qualcosa che non so descrivere nemmeno io.. so solo che quando sto con lui, mi dimentico di tutto il male che c’è nel mondo, mi dimentico di tutto il dolore che ho provato prima di stare insieme.. e non lo so, è come se con lui fosse sempre Natale” gli occhi lucidi per l’emozione e le guance più rosee.

“E di un po’ gliel’hai già detto ?”

“Della cena ? no, ho intenzione di invitarlo appena arrivo da lui”

“Ma no idiota, che lo ami”
 
 
 
 
 
Fuori faceva un freddo tremendo e i fili d’erba che costeggiavano la casa erano impregnati di ghiaccio dalla notte prima. Alle finestre timidi fiocchi di neve avevano lasciato spazio alla consueta condensa che appannava i vetri impedendo la visuale all’esterno.

Quando Louis scese di sotto la scena che gli si presentò, riportò i suoi ricordi a qualche anno prima, quando la mattina durante le feste natalizie, sua madre era solita svegliarlo con un bacio e una tazza fumante di cioccolata calda.

In quel momento in sala c’era a malapena lo spazio per muoversi.

Le gemelle correvano da una parte all’altra, con le ghirlande dell’albero di natale avvolte al collo a mo di sciarpa e Niall e Lottie invece cercavano di sistemare le lucine, che come ogni anno, durante il periodo di permanenza in soffitta, si erano aggrovigliate le une alle altre. Fiz semplicemente stava seduta sul divano a osservare la scena.

“Hey signorina tu che fai non dai una mano ?” chiese a quel punto Louis a sua sorella, mentre lei se la rideva accoccolata sul sofà.

“IO dirigo i lavori !” fece lei con tono saccente.

“Beh fino a prova contraria il più grande qua dentro sono io.. perciò..” le si avvicinò costringendola a scendere dal divano e “Smamma !” ordinarle mentre quella per tutta gli lanciò un’occhiata tutt’altro che amichevole.

“Tommo, alza quel tuo bel culetto d’oro e vieni a darmi una mano con la punta dell’albero piuttosto !” lo rimproverò l’irlandese.

“Non ci penso minimente Nialler” rispose con tanto di linguaccia.

Continuarono a battibeccare ancora un po’ fino a che alla fine, l’albero non fu pronto e sistemato al suo solito posto, vicino alla finestra, con tanto di luci a colorare ad intermittenza le pareti della stanza.

Erano tutti occupati a scherzare e mangiare biscotti che Niall, si era gentilmente offerto di dividere con loro, ma solo perché siamo a Natale, aveva prontamente aggiunto facendo ridere tutti. Quando il suono del campanello spezzò quell’idillio.

Il castano si apprestò ad andare ad aprire.

“Harry, che ci fai qui, entra” rispose felicemente sorpreso di ritrovarsi il riccio sulla porta di casa.

Questi non se lo fece ripetere due volte e si affrettò a oltrepassare la soglia scoccandogli un tenero bacio a fior di labbra, che fece arrossire entrambi.

“Mi mancavi LouLou.. non ci vediamo da un sacco di giorni”

“Mi sei mancato anche tu” rispose intrecciando le dita delle mani con quelle del ragazzo di fronte a lui.

“Si Harry ci sei mancato tanto .. smack smack”

La voce di Niall echeggiò dalla sala poco distante scaturendo la risata di tutte le sorelle del castano, che per tutta risposta si portò la mano alla fronte mormorando un “idiota”.

Harry sorrise e si lasciò condurre in camera da letto del suo ragazzo, che aveva meditatamente evitato la sala piena di occhietti indagatori.

Si sedettero entrambi sul letto a una pizza del più grande che prontamente si girò ad accarezzare le guance del più piccolo, ancora arrossate dal freddo.

“Miao” fece allora il riccio con gli occhi chiusi e un sorriso ebete sulle labbra.

“Hahaha Harry ?” lo apostrofò il castano mentre continuava a carezzarlo dolcemente.

“Mi viene voglia di fare le fusa se mi coccoli così”disse con un tono così infantile che fece sciogliere il cuore a Louis.

Per tutta risposta il più grande lo attirò di più a se, facendo scontrare la sua schiena con la testiera del letto e tenendo sulle gambe il riccio che si era prontamente accoccolato sul suo petto.

Louis cominciò a giocare con i ricci del piccolo tirandoli lievemente, e ogni volta per risposta il piccolo miagolava come un gattino bisognoso di attenzioni.

Dopo un po’ il riccio tirò su la testa facendo incontrare i suoi occhi con quelli del suo ragazzo che lo ammirava dall’alto della sua posizione. Avvicinò un dito al suo viso segnando tutti i lineamenti fino a raggiungere le labbra sottili e rosee che si schiusero leggermente a causa del contatto.

“Sei così bello Lou” soffiò allora.

Il grande non potè fare a meno di reprimere un brivido che gli partì dalla schiena fino alla base del collo, e la pelle d’oca su tutto il corpo.

“Lou, che c’è, senti freddo ?” chiese il piccolo accarezzando dolcemente la guancia dell’altro.

“No Harry, questo è solo l’effetto che mi fai” disse allora con un leggero tono d’imbarazzo.

Il piccolo allora si avvicinò lentamente alla sua bocca fino a farla scontrare con la sua, dando vita a una danza lenta e sinuosa che vedeva partecipi le loro lingue.

“Lou, devo dirti una cosa” si decise a dire il riccio quando finalmente si staccarono per prendere fiato.

Il cuore del più grande iniziò a battere velocemente nel petto a causa della frase e della situazione che si era creata.

“D-Dimmi” riuscì a dire.

“Vedi, da quando mia madre è morta, io e la mia famiglia ogni anno organizziamo una cena per le persone meno fortunate di noi.. è una sorta di tradizione molto importante per la mia famiglia, ci aiuta a ricordare che persona era e che persone avrebbe voluto che fossimo mia madre.. la cena sarà la settimana prossima.. e mi chiedevo se ti andasse di venire insieme a me..”

Il cuore di Louis si rilassò un poco, ma nemmeno molto, giusto il tanto di concedergli di elaborare la frase appena sentita.

“Certo piccolo, mi farebbe davvero piacere accompagnarti” rispose prima di lasciargli un bacio sul naso.

Gli occhi del più piccolo iniziarono a brillare, donando sfumature lucenti a quegli smeraldi che si trovavano incastonati sul suo viso.

“Grazie amore” rispose entusiasta buttandogli le braccia al collo e riempendolo di baci su tutto il viso.

“Harry.. dai per così poco” rispose tra una risata e un bacio.

“No Lou, per me è davvero importante invece.. e sono felice che tu sarai insieme a me” disse serio il piccolo guardandolo dritto negli occhi.

“Se è importante per te lo è anche per me piccolo, quindi non mancherò per nessuna ragione al mondo !” proferì serio.

“Grazie Lou” rispose riposizionando la testa sul petto del più grande.

“Mhh” fece allora questi con tono infastidito.

“Che c’è ?” chiese allora il riccio riportando lo sguardo al viso di Louis.

“Mi piace di più quando mi chiami in quell’altro modo..” fece allora con le gote rosse.

“Com.. oh !” sorrise prima di baciarlo e “Grazie Amore” concludere.


 
 
 
 
 
 
 
 
**Eccomi di nuovo qua! Ciao a tutte bellissime, si perché per me siete tutte splendide dolcezze..  :) questo è il nuovo capitolo.. è molto sentimentale e decisamente di passaggio, diciamo che fa da preambolo a quello successivo che non vedo l’ora di scrivere perché ho già in mente.. e beh spero che vi piacerà.. nella mia testa suona bene.. :P  comunque.. Lou e Harry diventano sempre più dolci e teneri e coccolosi e amorosi.. e si perché qui la parola chiave è amore.. un amore che sta crescendo gradualmente, ma che non vede l’ora di scoppiare.. detto ciò vi abbandono e spero di non avervi annoiato con questo capitolo.. fatemelo sapere in caso ;) .. ci vediamo presto .. un bacione belle –Pat.**

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Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***


CAPITOLO 23
 
FLASHBACK

“Mamma dove andiamo oggi ?” chiese il piccolo riccio, seduto sul sedile del passeggero infagottato fino al mento con strati di vestiti caldi e pesanti.

“Oggi andiamo all’ospedale tesoro” la donna seduta alla guida di fianco a lui rispose dolcemente, concedendosi di guardarlo con un sorriso sulle labbra piene e rosse, velate da un sottile strato di rossetto.

“Oh e come mai mamma, stai male ?” si affrettò a chiedere il ragazzino a quel punto, voltandosi quel tanto che cintura e abbigliamento scomodo gli permettevano.

“No scricciolo, ma ci sono dei bambini che stanno molto male, e quest’anno noi cercheremo di distrarli un pochino, che dici ?” chiese la donna incrociando lo sguardo del figlio.

Il piccolo si limitò ad annuire pesantemente un paio di volte con la testa prima di protendersi in avanti verso il parabrezza ed esultare “Guarda mamma ! sta nevicando !”

 
Una volta fatto il loro ingresso all’interno dell’edificio sanitario, madre e figlio si diressero senza nemmeno passare dal banco informazioni in quello che Harry riuscì a riconoscere come, reparto malattie terminali infantili.

Una volta oltrepassata la porta che conduceva al reparto, il piccolo si girò da una parte all’altra a osservare la stanza che lo circondava, mentre con la mano destra teneva stretta quella della donna, che adesso si era bloccata in mezzo alla stanza, cercando qualcuno con lo sguardo.

Le pareti erano colorate fino al soffitto di un giallino tenue, e le finestre erano ricoperte d’immagini raffiguranti i classici addobbi natalizi. Su un lato vi era una libreria abbastanza fornita, e vicino a essa era posizionato un tappeto grande e colorato sul quale vi erano diversi giocattoli sparsi alla rinfusa.

All’angolo opposto, un grande albero di natale era addobbato con grandi lucine colorate che coloravano a intermittenza le due pareti adiacenti. Al posto delle solite palline e ghirlande però, vi erano appese tante piccole letterine di varie misure e diversi colori. La stanza non era molto grande e nella parete opposta alla porta da dove erano entrati Harry e sua madre, vi era un piccolo banco informazioni momentaneamente vuoto.


“Oh Tessa, eccoti qua..” esordì la madre del piccolo, quando una donna, che sicuramente doveva essere un’infermiera a giudicare dal camice bianco e dalle pantofole, fece il suo ingresso nella stanza da una porta posta proprio dietro il banco informazioni.

“Anne, cara, che piacere vederti.. cosa ti porta qui ?” chiese la donna, sistemandosi il paio di occhiali che portava sul naso a patata.

“Quest’anno ho deciso di passare qui la giornata insieme a mio figlio Harry” disse tirando il ragazzino di fronte a lei, cingendogli le spalle con entrambe le mani. “Pensavo che sarebbe stato carino leggere qualcosa ai piccoli ricoverati”

“Anne, sei un angelo ! è un’idea splendida, quei piccoli ne hanno davvero bisogno, purtroppo io e le altre infermiere non abbiamo mai abbastanza tempo per cose del genere” disse con un velo di tristezza intriso tra le parole.

Anne annuì, come a far comprendere alla donna che la capiva perfettamente.

“Allora vado a chiamarli, cara aspettatemi qui”

Anne annuì ancora e prendendo Harry per mano si diresse verso il tappeto pieno di giocattoli.

Fece sedere entrambi a gambe incrociate su di esso spostando un pupazzo e un paio di macchinine.

“Tesoro perché non scegli un libro da leggere ?” fece allora la donna indicando la libreria alle loro spalle.

Harry si alzò in piedi e si diresse verso gli scaffali più bassi, i soli ai quali arrivava, sfiorando il dorso di ogni libro con la punta delle dita.

Alla fine ne prese uno e lo porse alla mamma sedendosi vicino a lei sul tappeto.

“Canto di Natale.. come mai hai scelto proprio questo scricciolo ?”chiese la donna, regalando un sorriso con tanto di fossette, al piccolo.

“Perché mi ricorda tanto te, mamma, e quello che fai per aiutare gli altri” disse il piccolo con tutta l’innocenza che un bambino possa avere.

La donna gli diede un dolce bacio sulla fronte prima di spettinargli i ricci con la mano.

“Signora Anne !” un coro di voci fece capolino nella stanza andando a sistemarsi di fronte alla donna e al riccio.

“Bambini, che piacere vedervi, come state oggi ?” chiese la donna sorridendo ad ognuno di loro.

“Ora che c’è lei benissimo !” risposero quasi all’unisono.

“E lui chi è ?” chiese una bambina indicando Harry.

“Questo è Harry, mio figlio”

La bambina gli concesse un timido sorriso prima di fare ciao ciao con la manina ossuta.

Harry la osservò con attenzione mentre le rispondeva.

Era piccola e magra, con indosso un camice rosa e un orsacchiotto ricamato sul petto. Aveva gli occhi color cioccolato e il capo completamente pelato. Si reggeva a un’asta, alla quale era appesa una sacca piena di un liquido trasparente che si allungava tramite un tubicino all’interno del braccio della bambina, mediante un ago bloccato da un cerotto bianco. Notò che molti dei bambini presenti si trovavano nelle stesse sue condizioni e sentì le lacrime premere agli angoli degli occhi.

“Tu come ti chiami ?” chiese Harry.

“Cloe” disse timidamente la piccola colorando le guance di un rosa confetto.

“Vuoi sederti vicino a me Cloe ?” chiese allungando la mano verso di lei.

La bambina annuì e prese la mano di Harry, sedendosi di fianco a lui sotto lo sguardo ammirato di Anne.

“Allora bambini, oggi io e Harry, vi terremo compagnia e vi leggeremo una bella storia, che parla di amore, ma soprattutto di speranza”

Guardò ognuno di loro prima di cominciare a leggere il libro che aveva scelto poco prima suo figlio.

A fine lettura tutti i bambini erano emozionati ed entusiasti, si alzarono dal tappeto e ognuno diede un bacio e un abbraccio ad Anne prima di rientrare nelle loro stanze.

Harry salutò tutti con la mano e un sorriso sul volto, prima di incamminarsi mano nella mano con la mamma verso l’uscita.

“Mamma” chiese a un certo punto.

“Dimmi scricciolo”

“Cos’erano quelle lettere appese all’albero di natale ?” chiese guardandola dal basso.

“Quelle erano le lettere che i bambini hanno scritto a babbo Natale tesoro”

“E cosa pensi che abbiano chiesto mamma ?” chiese curioso.

“Credo che abbiano chiesto quello che spero noi gli abbiamo donato un po’ quest’oggi con la nostra lettura tesoro, la speranza”
 
FINE FLASHBACK

Harry si trovava di fronte all’ospedale mentre teneva stretta la mano di Louis.

“Harry ? tutto bene ?” chiese il castano vedendo il suo ragazzo agitato.

“Si Lou, è solo che questo posto mi riporta alla mente sentimenti e ricordi contrastanti..” disse abbassando lo sguardo.

Tirò su col naso prima di continuare. “Vedi quando vengo qua, penso che è qui che mia madre ha passato i suoi ultimi giorni, ma poi ripenso anche a tutte le volte in cui l’ho accompagnata a donare speranza a chi non ne aveva più e allora mi torna il sorriso”

Il castano osservò il suo ragazzo in tutta la sua bellezza. Non solo esteriore, ma soprattutto in quel momento, si godeva la luce che emanava il suo spirito.

A volte si domandava cosa avesse fatto di buono per meritarsi l’affetto e la compagnia di un ragazzo come Harry. Un ragazzo che aveva tutto e che avrebbe potuto avere chiunque. Invece semplicemente passava il tempo con lui riempendolo di complimenti e facendolo sentire la persona più importante del mondo. Sì perché Harry aveva questo dono, era capace di farti sentire come se al mondo esistessi solamente tu e nessun altro. Riusciva sempre a farti sentire speciale.


“Come mai hai deciso di venire qui oggi ?”chiese il grande accarezzando col pollice le nocche della mano di Harry che teneva stretta.

“Ecco, io e mia madre venivamo qua a leggere delle fiabe ai bambini terminali in questo periodo e mi chiedevo se quest’anno ti andasse di accompagnarmi” chiese il riccio stringendo la presa.

“Certo piccolo, ne sarei felice” rispose il castano scoccandogli un bacio sulla guancia fredda.

 
I due passarono la mattinata a leggere per i bambini che avevano occhi solo per Harry. Alcuni non lo conoscevano molto bene, mentre altri ormai erano abituati a vederlo lì da anni. Louis passò l’intera mattinata a osservare il suo riccio destreggiarsi tra storie e bambini curiosi, che sebbene fossero estremamente malati non facevano mai mancare un sorriso a nessuno dei due ragazzi. Quando uscirono per tornare a casa aveva il cuore colmo di orgoglio e ammirazione nei confronti del ragazzo che ormai sempre più spesso si era ritrovato a pensare di amare. Sì perché ormai ne era certo, lui amava Harry.
Amava tutto di lui, le sue fossette, i suoi ricci morbidi, la sua pelle profumata e le sue mani grandi che sapevano stringerlo e proteggerlo. Soprattutto però, amava il suo cuore, l’animo altruista e buono che mostrava a tutti con grande semplicità, come se essere sempre a disposizione degli altri, fosse la cosa più naturale del mondo. Si ritrovò a chiedersi se anche Harry provasse lo stesso per lui o se quello del riccio nei suoi confronti fosse solo l’ennesima dimostrazione d’affetto verso una persona fragile e bisognosa d’amore.


“Bene Lou, allora passo a prenderti stasera verso le sette per andare alla cena d’accordo ?” chiese il riccio mentre il castano si affrettava a scendere dalla sua auto.

“Certo a dopo” rispose con un sorriso Louis.

 
 
La giornata trascorse velocemente e di colpo furono già le sette.

Louis si era vestito di tutto punto, nonostante si trattasse di una cena di beneficenza e si fosse tenuta in una palestra, voleva apparire al meglio davanti alla famiglia del suo ragazzo. Sarebbe stata la loro prima cena insieme e non voleva fare brutta figura.

Il riccio passò a prenderlo puntuale e dopo essersi scambiati teneri baci, guidarono fino alla meta designata per la cena.

Entrarono dalla porta principale e subito Louis sentì il clima natalizio avvolgerlo completamente. Gli Styles avevano fatto davvero un ottimo lavoro.

La palestra era piena di addobbi ricavati da vecchi quotidiani e c’era perfino un albero con luci colorate e palline in un angolo. Diverse tavolate erano disposte parallelamente al centro della palestra già apparecchiate di tutto il necessario per la cena. In un altro angolo la banda era seduta su diverse sedie e intonava canti natalizi che venivano accompagnati da qualche persona presente e tutto era perfetto.

Harry prese Louis per mano trascinandolo fino all’altro capo della sala dove suo padre e Gemma stavano parlando con una donna che sicuramente era la cuoca.

“Papà, siamo arrivati” disse Harry rivolgendosi all’uomo.

Questi si girò insieme alla donna e a Gemma verso i due ragazzi.

“Ah eccoli, bene, allora Sara, puoi andare a dire agli altri di portare fuori le pietanze” disse l’uomo alla cuoca.

Quella acconsentì e si allontanò.

“Buona sera Louis, sono felice che ci sia anche tu stasera” disse l’uomo sorridendo al castano.

“Grazie mille per l’invito, sono onorato di partecipare a questa cena stasera sig. Styles”

“Ben” gli fece eco l’uomo.

“A giusto! Ben” rispose Louis lievemente in imbarazzo.

“Allora che fai non mi presenti ?” chiese a quel punto Gemma, fintamente irritata.

“Certo, certo” rispose Harry “Louis lei è Gemma, mia sorella”

La ragazza gli allungò la mano insieme ad un sorriso.

Louis non potè fare a meno di pensare che fosse bellissima, era identica ad Harry , stessi lineamenti particolari e occhi color smeraldo.

“Piacere io sono Louis” disse prendendole la mano.

“Sai penso che tu ed io ci siamo già incontrati in realtà..” fece lei pensierosa.

Furono interrotti da Sara, la cuoca, che avvertiva tutti che la cena era servita.

Si diressero verso uno dei tavoli ormai pieni di persone sedute che attendevano con impazienza la cena.

Quando furono tutti posizionati, il padre di Harry si alzò in piedi rivolgendosi a tutte le bancate.

“Amici, sono felice di essere qui con voi oggi, a festeggiare questa festività che come tutti sapete era la preferita di mia moglie.” Fece una pausa e poi riprese “Sono sicuro che Anne sarebbe felice di saperci qui riuniti sotto lo stesso tetto a condividere il cibo e la gioia del Natale tutti insieme, proprio come quando era lei a organizzare queste celebrazioni, vi ringrazio per l’affetto e la fiducia che riponete in me e nella mia famiglia. Buon Natale” concluse visibilmente emozionato.

Un boato di applausi si fece spazio tra le mura della palestra e qualche lacrima si lasciò cadere senza bisogno di fermarla.

La cena passò gradevolmente e Louis, si trovò subito a suo agio insieme a Gemma e a Ben, che lo trattavano come se fosse parte della famiglia da sempre.

Dopo aver intonato qualche canto insieme alle altre persone  e alla banda, i due uscirono fuori, sotto la proposta di Harry di fare una passeggiata.

“Allora ti sei divertito ?” chiese il riccio mentre con la mano che non era impegnata a stringere quella del castano si stringeva di più al cappotto.

“Si Harry, la tua famiglia è magnifica, dico davvero, e tua sorella e simpaticissima” rispose Louis entusiasta.

“Sono felice Lou” disse fermandosi a guardarlo.

“Sai” disse abbracciando il castano, che subito si accoccolò sul suo petto stringendo la stoffa del cappotto del riccio sulla schiena. “Quando sono insieme a te, mi sento come quando passavo il tempo insieme a mia madre” continuò accarezzando la schiena del più grande da sopra la stoffa dei suoi vestiti.

“Mi fai sentire protetto e amato, mi basta un tuo sguardo per stare bene, io penso..” si scostò da lui facendo scontrare i loro occhi. “ Penso di amarti Lou”.
Il castano sentì le gambe cedere e la testa girare come quando si hanno quaranta gradi di febbre. Ma ciò nonostante tenne il suo sguardo fisso su quello dell’altro.

“Harry, anch’io penso di amarti” disse con un filo di voce, assente a causa dell’emozione.

Il riccio sembrò illuminarsi a quelle parole e sorrise facendo spuntare le fossette.

Si avvicinò con lentezza estenuante prima di unire le loro bocche, suggellando quelle parole con un bacio carico di sentimenti.

“Sei il regalo di natale più bello che potessero mai farmi” disse il riccio sulle labbra del castano, tenendo i suoi smeraldi lucidi fissi in quelli altrettanto languidi di Louis.

Il castano sorrise e prima di poter rispondere, si ritrovò a osservare un piccolo fiocco bianco che era andato a posarsi sulla punta del naso di Harry.

Guardò verso l’alto e senza distogliere lo sguardo esultò “Guarda Harry ! Nevica !”

Entrambi puntarono gli occhi al cielo, dal quale cadevano piccoli fiocchi ghiacciati, leggeri come piume e appena percettibili andavano a posarsi a terra facendo diventare in poco tempo tutto silenzioso e bianco.

I due ragazzi continuarono a passeggiare lungo la strada ormai coperta di neve mano nella mano ancora per un po’.

“Harry tutto bene ?” chiese il castano quando vide che il riccio aveva barcollato un po’.

“Mhh, si ho avuto solo un giramento di testa” rispose, andando a sedersi su una panchina al lato del marciapiede.

“Sicuro sia tutto apposto ?” chiese il castano sedendosi di fianco a lui.

“Si Lou, tranquillo” sorrise il riccio.

Il castano lo fece accomodare sulle sue gambe e lentamente iniziò ad accarezzargli la testa e a posarci sopra dolci baci.

I due rimasero fermi così a coccolarsi e a godersi lo spettacolo di neve bianca che ricopriva tutto rendendo ogni cosa magica.

“Ti amo” soffiò Louis tra le ciocche dei capelli di Harry accarezzandogli un braccio.

“Ti amo” rispose Harry, accoccolato sul petto grande e sicuro di Louis.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
**Salve a tutteeeee =) ecco qui il nuovo capitolo, interamene Larry, si insomma ci voleva no ? sono davvero felice di aver scritto questo capitolo, l’idea mi frullava da un po’ e poi era giunto il momento di far dichiarare quei due, o no ?! ora passiamo alla parte delicata… dopo tutta la dolcezza di questo capitolo ovviamente sapete che succederà qualcosa che cambierà la situazione vero ?? non vi anticipo nulla, anzi vi chiedo che pensate che accadrà ? qualcosa di ancora più dolce, o magari qualcosa di triste o cattivo ?  vi dico solo che la cosa che cambierà il corso della storia riguarderà uno dei Larry… non è nulla di nuovo in realtà.. torneranno vecchi fantasmi del passato.. vedremo se l’amore riuscirà a guarire tutto.. con questo vi lascio e a presto !! bacioni e fatevi sentire belle ;) –Pat**

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Capitolo 25
*** Capitolo 24 ***


CAPITOLO 24
 
24 Dicembre.

Finalmente era arrivato Natale, e con lui anche il giorno del compleanno di Louis.

Aveva atteso quel giorno con impazienza dal momento in cui aveva conosciuto il riccio.

Adorava festeggiare il suo compleanno. Ogni anno insieme ai suoi nonni, le sorelle, gli zii, Niall ed Eleanor, si riunivano alla fattoria e festeggiavano la vigilia e il suo compleanno attorno ad un tavolo imbandito di ogni leccornia esistente. Più di una volta Niall, aveva affermato che il compleanno del cugino era la sua ricorrenza preferita, e Louis aveva sempre pensato che la causa di ciò fosse il cibo in abbondanza. Da quando i suoi genitori erano venuti a mancare, il giorno del suo compleanno era diventato anche un modo per riunire la famiglia e ricordarsi che nonostante tutto, loro erano ancora lì e che l’amore che li univa non era morto il giorno in cui erano morti loro.

Quest’anno sarebbe stato un compleanno ancora più bello secondo Louis. Il motivo ovviamente, era che questa volta insieme alla sua famiglia ci sarebbe stato Harry.

Dopo aver fantasticato un po’ a letto, ancora immerso nelle coperte calde e avvolgenti, decise finalmente si alzarsi per prepararsi a quella che, ancora non sapeva, sarebbe stata una giornata ricca di sorprese.

Quando fece il suo ingresso in cucina, il clima familiare e confortante lo avvolse immediatamente. Sua nonna era occupata a ungere per bene il maiale prima di infornarlo e Lottie e Fiz, invece si occupavano di preparare gli antipasti nei piatti rossi in ceramica che la nonna era solita tirare fuori a Natale.

“Louuu !!” le due gemelle salarono dalle seggiole sulle quali erano sedute, e con le mani ancora imbrattate di pastella al cioccolato, si gettarono addosso al fratello che cadde, portandosi dietro le due ragazze.

“Hey ! state forse cercando di uccidere vostro fratello ?”chiese a quel punto mettendosi a sedere sul pavimento.

“Tanti auguri Boo !” urlarono in coro le due dopo averlo imitato mettendosi sedute anche loro.

Louis non poté fare a meno di sorridere di gioia davanti a quella scena. Nonostante fossero passati tanti anni, lui continuava a vedere le sue piccole sorelline ancora come quelle due piccole gemelle solari, ingenue e genuine che ogni anno, il giorno del suo compleanno, s’impegnavano a fargli i biscotti al cioccolato, i suoi preferiti, e con il tempo erano diventate davvero fenomenali nel prepararli. Adorava inoltre il fatto che dopo tutto quel tempo, le sue piccole principesse, continuassero ancora a chiamarlo con il soprannome che usavano quando erano piccole, per chiamarlo nel cuore della notte quando facevano gli incubi e volevano dormire con lui abbracciate fino alle luci del mattino.

Sorrise non solo con la bocca ma anche con gli occhi e con il cuore, quando voltandosi a guardare le altre due sorelle, si accorse che ormai le sue donne erano cresciute e come sempre aveva immaginato erano diventate bellissime.

“Allora, mmh, suppongo che anche quest’anno avrò i miei buonissimi biscotti” disse Louis assaggiando un po’ di pastella al cioccolato che Daisy gli aveva lasciato sulla guancia durante lo slancio d’affetto.

Le due sorelle iniziarono a ridere mentre aiutandosi l’una con l’altra, si tiravano su, per tornare alla preparazione del dolce.

Louis le imitò e andò da Lottie e Fizzy per farsi abbracciare e baciare prima di sentirsi augurare buon compleanno. Successivamente fu il turno della nonna e poi passò anche suo nonno prima di ritirarsi nuovamente nelle stalle.

Una volta seduto sul divano in salotto, si lasciò ipnotizzare dalle luci colorate dell’albero, e posò lo sguardo su uno dei tanti pacchetti incartati con cura sotto l’albero.

Sorrise al pensiero che dentro quella scatolina, c’era il suo regalo di Natale per Harry. Poi, non poté fare a meno di arrossire al ricordo della frase che Harry gli aveva detto qualche giorno prima, durante la cena di beneficenza. “Sei il regalo di Natale più bello che potessero mai farmi”. E pensò che per lui era decisamente la stessa cosa.

Di colpo gli venne in mente che non aveva ancora visto Niall, il che era alquanto strano vista l’ora di pranzo ormai imminente e il fatto che fosse il suo compleanno, non si era mai perso l’occasione di fargli gli auguri per primo. Controllò al piano di sopra, ma trovando la stanza vuota si diresse nuovamente nella propria alla ricerca del suo cellulare.

Quando lo prese in mano, s’incupì leggermente, notando che né Harry, né Eleanor gli avessero mandato un messaggio di auguri. Entrò in rubrica e scese fino al numero che corrispondeva a quello di suo cugino premendo il tasto di avvio chiamata.

Il telefono squillò a vuoto per qualche secondo prima che la voce registrata della segreteria invadesse le orecchie di Louis.

Sbuffò sconsolato e anche un po’ deluso prima di decidere di scendere nuovamente di sotto.

“Hey giovanotto ! Buon compleanno” sua zia gli si fiondò letteralmente addosso senza lasciargli via di scampo, braccandolo in uno di quegli abbracci da orso che solo lei e Niall erano capaci di offrire.

Louis ricambiò con piacere baciandole la guancia liscia e arrossata dal freddo. Sua zia doveva essere appena arrivata, a giudicare dal cappotto ancora in dosso.

Una volta liberatosi da quella morsa d’affetto, fu la volta di ricevere gli auguri da suo zio, che si limitò a una stretta di mano e una pacca sulla spalla, lui era fatto così.

“Allora dov’è Niall ? scommetto che è in cucina a sgraffignare tutto ciò che di commestibile gli può entrare in pancia, benedetto ragazzo” disse la donna togliendosi il cappotto e riponendolo, insieme a quello del marito, nell’appendi abiti.

“veramente non so dove sia..” fece Louis titubante “ in camera sua non c’è, e non risponde nemmeno al telefono”.

La donna lo guardò con un’espressione sorpresa. “Che strano, non è da lui” disse scrollando le spalle e dirigendosi in cucina.

Una volta ultimata la preparazione del tavolo, Louis decise di chiamare nuovamente Niall, e successivamente anche El e Harry, che ancora non si erano presentati.

Fece per telefonare, quando sentì la porta d’ingresso aprirsi, mostrando tre figure ricoperte di fiocchi di neve fresca.

“Siamo a casa !” urlò l’irlandese, una volta attraversata la soglia, con il riccio ed Eleanor al seguito.

Louis non potè trattenere lo stupore, nel vedere il suo ragazzo tutto infagottato, con sciarpa berretto e guanti rossi, che se ne stava fermo sulla soglia, con lo sguardo basso e le guance in fiamme. Era adorabilmente in imbarazzo.

“Ciao piccolo” gli disse prendendolo per mano, senza curarsi minimamente degli altri due.

Harry sollevò lo sguardo e finalmente le sue iridi verde smeraldo si poterono tuffare all’interno di quelle zaffiro di Louis, che lo guardava ammaliato.

Harry gli sorrise con tanto di fossette prima di gettargli le braccia al collo e sussurragli “Buon giorno LouLou”

Si staccarono solo quando un colpo di tosse indotto li fece voltare in direzione del salotto.

“Chiedo scusa” fece a quel punto la zia di Louis sfoderando un sorriso a trentadue denti “Ma posso sapere chi è il giovanotto che tiene così stretto il mio adorato nipotino?”

Harry sprofondò ancora di più nella sua grande sciarpa rossa, diventando un tuttuno con lei.

Louis lo guardò emozionato e sorpreso. Non aveva mai visto Harry comportarsi in modo così timido, e lo trovò semplicemente adorabile.

Decise di parlare lui per salvarlo da quell’impiccio.

“Zia, lui è Harry, il mio ragazzo” disse prendendo il riccio per mano e sorridendogli complice.

“Oh, ma che piacere !” disse la donna avvicinandosi.

Harry le allungò istintivamente una mano, ma quella di tutta risposta, se lo trascinò addosso abbracciandolo come un figlio.

E Harry non poté fare a meno di sorridere sentendosi accettato.

Louis si voltò allora verso Niall che era intento a parlottare a voce bassa con Eleanor, che ogni tanto gli concedeva qualche risolino divertito.

“Hey cugino! Che sta succedendo qui ?” chiese sollevando un sopracciglio e incrociando le braccia al petto.

“Che ? Nulla.. vieni qui fatti abbracciare .. auguri Tommo” disse l’irlandese evadendo la domanda e lanciandosi in un abbraccio sul cugino, seguito poi da quello di Eleanor.

Dopo le presentazioni tra Harry e il resto della famiglia, finalmente si riunirono tutti intorno alla tavola imbandita a consumare il pranzo.

“Hey, Lou tutto ok ?” chiese Harry, a bassa voce, per farsi sentire solo dal compagno, mentre gli prendeva la mano da sotto il tavolo.

“Mhh” disse solamente il castano con poca convinzione abbassando lo sguardo.

“Lou” disse allora il riccio preoccupato.

“E’..E’ che, non mi hai fatto gli auguri per il compleanno” soffiò dispiaciuto.

Il riccio gli strinse la mano regalandogli un sorriso caldo.

“Stai tranquillo Lou, te li farò al momento giusto” disse accarezzandogli piano le nocche della mano che teneva stretta.

Louis non potè fare a meno di sorridere e rispose semplicemente annuendo, ritornando a concentrarsi sul cibo.
 
 
Dopo il lungo pranzo, si diressero tutti in salotto. Era arrivato il momento dei regali.

Eleanor, gli regalò un libro, e Louis ne fu entusiasta, adorava leggere, passava ore intere in biblioteca con sua madre quando era più piccolo e lei lavorava la.

Gli zii, gli regalarono un orologio molto elegante, da usare nelle occasioni speciali, aveva aggiunto lo zio con un occhiolino. I suoi nonni invece gli regalarono il cofanetto contenente la trasposizione cinematografica della sua saga letteraria preferita, Harry Potter. Sorrise al pensiero che quello era anche il nome della sua persona preferita. Niall invece gli regalò un cd dei The Fray, suo gruppo preferito. Mentre le sorelle gli fecero un regalo in comune, come ogni anno, un paio di pantaloni blu con risvolto e due paia di maglioni a righe. Louis ovviamente adorò tutti i regali e ringraziò tutti con un abbraccio.
Una volta finite tutte le effusioni, Harry prese la parola, non prima di essersi scambiato uno sguardo complice con l’irlandese ed Eleanor.

“Lou, ora per favore vai a mettere il cappotto, così potrò darti il mio regalo”

Il ragazzo guardò il riccio con una faccia che esprimeva tutta la sua curiosità.

“Su che aspetti Tommo ?” gli fece eco Eleanor, seduta di fianco a Niall. Quei due  non si erano punzecchiati nemmeno una volta, notò in quel momento Louis.

Il castano annuì e si diresse verso l’attaccapanni dove si trovava il suo cappotto.

“Allora noi andiamo, grazie di tutto”disse Harry prima di chiudersi la porta alle spalle, seguito da un Louis alquanto irrequieto.

“Allora dove mi porti ?” chiese una volta salito sulla macchina del suo ragazzo.

“E’ una sorpresa” gli rispose il riccio continuando a guardare la strada dopo essere partito.

Viaggiarono a lungo per le strade coperte di neve e Louis non riusciva più a trattenere la curiosità.

“Harry” esordì con voce e faccia da cucciolo.

Il riccio scosse la testa in negazione non degnandolo nemmeno di uno sguardo.

“Uff” sbuffò il castano incrociando le braccia e mettendo su un finto broncio.

Harry sorrise intenerito, ma non spiccicò parola.

Quando finalmente dopo due ore di autostrada e mezz’ora passata a percorrere una stradina nel bosco, raggiunsero la loro destinazione, Louis spalancò gli occhi dallo stupore.

“Harry, ma dove siamo ?” chiese senza distogliere lo sguardo dal panorama che si presentava fuori dal parabrezza.

“Questa è una piccola baita di proprietà della mia famiglia, ho pensato che potremmo passare qui la notte della vigilia” disse il riccio con le guance rosse.
“Harry, ma è fantastico!” rispose Louis abbracciandolo.

Una volta scesi dall’auto louis si beo del panorama. La baita era posta in mezzo ad una radura, circondata da alti pini ricolmi di fiocchi di neve appena caduta, e anche il paesaggio tutto intorno era bianco, il che conferiva un aspetto magico e candido a tutto il luogo. Harry lo invitò ad avviarsi verso la casa, mentre lui si accingeva a prendere delle cose dalla macchina.

Una volta aperta la porta d’ingresso, Louis si portò inconsciamente una mano alla bocca, ormai spalancata.

La casa si apriva su un ampio salone in legno e pietra dove al centro era posto un grande divano ad angolo che occupava gran parte della stanza. La parete di fronte invece, interamente in pietra, era spezzata da un grande camino acceso che infondeva calore per tutta la casa. Quello che fece sussultare Louis però, fu quello che Harry aveva organizzato per lui.

La stanza era piena di candele rosse e color crema accese, posizionate a terra, sui mobili e vicino al camino. Di fronte ad esso vi era una coperta calda e pelosa. Al centro della quale era posto un pacchetto, che risplendeva alla luce delle fiamme, grazie alla carta luccicante che lo avvolgeva.
Improvvisamente si sentì abbracciato da dietro, e subito dopo sentì un paio di riccioli solleticargli la guancia destra.

“Ti piace ?” chiese il riccio al suo orecchio con tono basso e dolce.

“Harry.. questo è.. è perfetto” riuscì a dire, colto dall’emozione.

“Mia hanno dato una mano Niall ed El, questa mattina” continuò il più piccolo.

“Oh” disse il castano capendo il perché dell’assenza del biondo e il non farsi sentire della migliore amica.

Si girò verso il riccio stringendolo forte a se. “Grazie” disse baciandolo.
 
 
Harry condusse Louis per mano fino al tappeto, facendolo sedere di fianco a lui e di fronte al pacchetto colorato.

“Aprilo” disse indicandolo con lo sguardo.

Louis lo prese in mano e solo allora si rese conto di stare tremando.

Lo scartò sotto lo sguardo attento di Harry. Aprì la scatola e al suo interno, vi trovò quello che sembrava essere un libro. O forse un album di foto a giudicare dalla copertina adibita appunto a porta foto, ancora vuota. Lo aprì e lesse la prima pagina.

“Caro Lou,
Questo che tieni tra le mani è il mio regalo per te. Per noi. Come avrai notato la copertina è un portafoto, ancora vuoto, lo so, ma questo perché ancora non abbiamo una foto che ci ritragga insieme, ma sono certo che rimedieremo subito a questo. Questo Lou, non è un libro, o almeno, non lo è ancora. Le pagine che seguono dopo di questa, sono vuote. Questo perché sono pronte per essere scritte. Da me, da te, da noi. Sai, una volta ho visto un  film, che mi ha colpito molto. Si chiama –Le pagine della nostra vita- parla di un grande amore che è stato capace di vincere su tutto e tutti, e viene raccontato attraverso i ricordi della protagonista in un libro-diario, che suo marito continua a leggerle nonostante la memoria della donna sia ormai scomparsa da tempo. Ma sai, ogni volta che lui le legge il suo diario, ogni volta che lui le racconta il loro amore, lei torna da lui e ricorda, anche solo per poco tempo. E loro fanno di quei pochi attimi insieme il loro più grande tesoro. Ecco perché ho deciso di regalarci questo diario, Lou, perché possiamo scrivere insieme della nostra storia, così che quando, per i casi che la vita ci presenta, dovessimo mai trovarci lontano, tu abbia sempre una parte di me. Di noi. Così quando sarai triste e ti sentirai solo, potrai rileggerci in queste pagine, ed io tornerò sempre da te.
Ti amo, Louis William Tomlinson.
Tuo Harry.”
 
Louis guardò Harry, ma solo quando lo vide fuori fuoco, si rese conto di avere gli occhi colmi di lacrime. Non aveva mai provato un’emozione del genere, il cuore gli batteva all’inverosimile e le mani tremavano come colte da spasmi. Eppure nonostante tutto lui lo vedeva bene, Harry era lì davanti a lui, con quel suo sorriso candido e le fossette che lo facevano sembrare ancora un bambino, il suo bambino. E anche lui aveva gli occhi lucidi, e anche lui tremava.

“Harry..io..tu.. è .. Ti amo” disse senza fiato. Stringendo il diario tra le mani.

“Ti amo anch’io Lou, non immagini nemmeno quanto, non vedo l’ora di riempire quelle pagine insieme a te, voglio che il nostro amore rimanga indelebile grazie all’inchiostro impregnato sulla carta, così come lo è nel mio cuore”

Dopo quelle parole Louis non riuscì più a trattenersi e finalmente scoppiò in un pianto di gioia, un pianto liberatore, perché quelle emozioni, bellissime, che il suo Harry gli stava facendo provare, erano troppe. Si abbracciarono e si baciarono con passione stesi su quel tappeto, davanti al camino, in quella casa, che fu l’unica testimone di quello che avvenne quella notte. La prima notte in cui divennero una cosa sola. La prima notte in cui finalmente, fecero l’amore.









**Salveeee !! spero ci sia ancora qualcuno a cui dire salve in realtà :( lo so è passato tanto tempo da quando ho aggiornato l'ultima volta, ma , purtroppo sono successe tante cose che mi hanno impedito di scrivere il capitolo, che invece, finalmente ho postato..!! volevo farvi un regalo, quindi eccolo, spero vi piaccia, ci ho messo una vita a scriverlo non sento più la mano ! sigh ! ah si ! oggi è il mio compleanno =) già, quindi se c'è ancora qualcuno che segue la mia storia, magari come regalo potreste lasciarmi una piccola recensione, non so ;) allora, vi mando un bacione e fatemi sapere che ne pensate ... a presto (spero) ! un bacione -Pat!**

 

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Capitolo 26
*** Capitolo 25 ***


CAPITOLO 25
 
Quella mattina Liam non ne voleva proprio sapere di alzarsi dal letto. Fuori faceva freddo, nevicava e il vento sembrava volesse estirpare tutti gli alberi presenti nel suo giardino.

Ormai era gennaio inoltrato, erano passati due mesi dall’ultima volta in cui aveva parlato con Zayn. Aveva passato il Natale con la sua famiglia, cercando di distrarsi in tutti i modi, ma la verità è che il moro gli mancava terribilmente. Gli mancavano i suoi occhi scuri e dal tono orientale, contornati da quelle ciglia troppo lunghe per appartenere a un ragazzo. Gli mancavano le sue mani curate e forti, sempre pronte a regalargli una carezza senza mai pretendere nulla in cambio. Gli mancava il suo profumo forte, che lo inondava ogni volta che l’altro lo imprigionava in uno dei suoi abbracci. Ma soprattutto gli mancava il suo sorriso. Quel sorriso tanto particolare e tanto speciale, che era dedicato unicamente a lui. Era una cosa che aveva notato tempo prima e gli era rimasta impressa nella mente come una fotografia. Quando sorrideva per lui, il moro metteva la lingua tra i denti, creando una smorfia unica e spettacolare, tanto dolce quanto sexy. E Liam sapeva che quel sorriso era dedicato solo a lui. L’aveva visto sorridere tante volte insieme a Harry, ma per quanto Zayn e il riccio avessero un rapporto complice e talvolta morboso, mai una volta gli aveva visto donargli quel fantastico sorriso. E Liam, ne era sempre rimasto segretamente compiaciuto, si sentiva carico di orgoglio, poiché possedeva una parte di Zayn che nemmeno Harry aveva la fortuna di conoscere.

Il pensiero di quel sorriso però mutò subito in quello di uno sguardo ricco di odio e delusione. Lo stesso sguardo che gli aveva dedicato prima di scappare da casa sua sbattendosi forte la porta alle spalle senza farvi più ritorno.

Chiuse gli occhi cercando di scacciare via quell’immagine che ormai gli dava il tormento da settimane, ma come sempre quel volto rimaneva fermo lì nell’oscurità della sua mente, pronto a ricordargli l’enorme errore che aveva commesso.

“Non ne vale la pena”

Quelle parole tornavano sempre più forti a bombardargli il cervello, a prenderlo a pugni nei momenti in cui abbassava la guardia, lasciando alle emozioni la possibilità di entrare e colpire dove faceva più male. Il suo cuore.

Perché Liam ormai da due mesi sapeva che quello che faceva più male era il suo cuore. Lo stesso cuore che si era rotto il giorno in cui aveva spezzato il suo complementare, quello del ragazzo dal sorriso speciale e dalle ciglia troppo lunghe.

Anche i suoi genitori si erano resi conto che qualcosa non andava. Il suo essere assente e sempre di cattivo umore non era di certo passato inosservato a sua madre, che per tutte le vacanze di Natale, l’aveva visto aggirarsi per casa come un fantasma, con lo sguardo perso in chissà quali pensieri e il cuore appesantito da un macigno troppo grande da portare.

Qualche volta gli aveva anche chiesto che fine avesse fatto Zayn, ormai talmente abituata a vederselo girare per casa come un figlio acquisito. Ma prontamente Liam cambiava discorso, incapace di rispondere. Che avrebbe potuto dirle infondo ? che aveva distrutto l’unica cosa reale della sua vita ? l’unica persona che l’aveva sempre accettato per quello che era realmente, mettendo da parte se stesso e mentendo a tutti pur di renderlo egoisticamente felice ?

Perché è questo che Liam sapeva di essere, un egoista.

Perché la sua paura in commisurata di affrontare il giudizio degli altri, l’aveva portato a perdere l’unica cosa, l’unica persona di cui gli importasse davvero. L’unica persona che avesse veramente mai amato.

Perché ormai non aveva senso nascondersi dietro a castelli di sabbia, dopo due mesi trascorsi in solitaria, non aveva senso nascondersi da se stesso. Lui amava Zayn, lo amava come la terra ama l’acqua dopo mesi di siccità, come le piante amano il sole. Lui non era niente senza di lui. Ma ormai era troppo tardi e lo sapeva bene. Aveva distrutto tante volte il cuore del moro, per colpa delle sue fobie, per colpa del suo codardo. Troppe volte l’aveva obbligato a nascondersi e a fingere, ma sapeva che nonostante tutto lui gli sarebbe rimasto accanto, perché credeva in quella relazione malsana. Ma dopo quella frase, dopo quella negazione, aveva distrutto tutte le fondamenta, tutto ciò che permetteva al moro di farsi forza. Se per Liam non ne valeva la pena, per lui che non aveva dovuto sacrificare nulla, allora perché avrebbe dovuto importare a Zayn ? colui che si era annullato per mandare avanti quella relazione ? no. Quella volta Liam aveva osato troppo, aveva dato il colpo di grazie a quel muro ormai precario da tempo, che all’ennesima botta ricevuta, non aveva più retto, sgretolandosi in mille pezzi, cosi come i cuori dei due amanti posti uno di fronte all’altro. E adesso piangeva Liam, come mai aveva fatto in tutta la sua vita, come mai credeva di poter fare per qualcuno, come sapeva che non sarebbe servito comunque, ma piangeva e un po’ lasciava andare il dolore che gli si era conficcato nel cuore come una corona di spine, piangeva, perché ormai non poteva fare altro, perché non sapeva fare altro.
 
 
 
 
“Non ne vale la pena”

Ormai ci aveva fatto l’abitudine Zayn ad alzarsi sudato e nel bel mezzo di un incubo, sempre lo stesso. Lui che cammina felice per strada con Liam a fianco a lui che gli sorride sereno, incurante degli sguardi intorno a loro, poi è un attimo, cerca di prenderlo per mano, ma Liam si incupisce e si allontana quasi scottato. Lo guarda fisso negli occhi e ripete quella nenia all’infinito, come fosse un mantra. “Non ne vale la pena”. E si sveglia come ogni mattina, ricco di rabbia e delusione, ma da un paio di settimane a questa parte, con una consapevolezza in più, rassegnazione.

Ormai è così che si sente, rassegnato. Ci ha fatto il callo.

In questi due mesi non ha fatto altro che cercare di evitarlo e ci è anche riuscito bene, non che Liam si sia mai permesso di avvicinarsi, o abbia mai dato segno di voler interagire con lui, ma in ogni caso ha deciso che la soluzione migliore sarebbe stata eliminarlo in modo definitivo dalla sua vita. Facile, finchè si è svegli e vigili. Ma tutto cambia quando ci si abbandona al subconscio, da lì non si scappa. Ecco perché ogni volta che chiudeva gli occhi, Liam era sempre li, ad aspettarlo, con i suoi occhi color nocciola e le braccia muscolose, i pantaloni sempre un po’ calati sul sedere e le canottiere troppo larghe. E Zayn ci aveva provato a non piangere, ci aveva provato davvero. Perché sapeva che Liam non meritava le sue lacrime, sapeva che Liam , non meritava più nulla da lui. Ma quando si svegliava la mattina, o in piena notte, dopo l’ennesimo incubo, non poteva fare a meno di stringere forte al petto il cuscino e gridare tra le coperte, gridare così forte da svegliare i suoi genitori, che nonostante sapessero il motivo per il quale il loro unico figlio si fosse ridotto uno straccio, non avevano la minima idea di cosa fare per stargli accanto. Perché quando uno è rotto dentro, non c’è nulla che si possa fare dall’esterno per ricomporre i pezzi. Solo chi ha fatto il danno può porvi rimedio. Così urlava Zayn, urlava forte, urlava tutta la rabbia che aveva dentro, tutto il dolore che aveva nel cuore, urlava perché ormai non poteva fare altro, perché ormai non sapeva fare altro.
 
 
Dopo essersi trascinato ancora una volta a scuola, si era diretto silenziosamente verso la sua classe. Era ancora presto, e i ragazzi preferivano stare in giro per i corridoi o fuori in giardino, nonostante la neve e il freddo pungente. Lui invece si era placidamente accasciato sulla sua sedia, vicino alla finestra nell’ultimo banco, in fondo, lontano da tutto e da tutti. Poggiò le braccia sul banco e vi affondo la testa in mezzo, lasciandosi cullare dalle voci ovattate che penetravano dalla finestra.

“Hey”una voce calda e roca, fin troppo familiare, lo svegliò da quell’ennesimo sogno, che ben presto si sarebbe tramutato nello stesso e ennesimo incubo.

“Come stai ?” Harry, glielo chiese dolcemente, quasi per cortesia, perché sapeva come stesse, lo sapeva senza bisogno d’inutili spiegazioni. Erano settimane che non si faceva ne vedere ne sentire. E nonostante si sentisse maledettamente in colpa, non voleva rovinare quell’angolo di paradiso che finalmente la vita aveva deciso di donare al suo migliore amico. Deturpandolo con le erbacce del suo umore malato.

Non riusciva a rispondere, non riusciva a mettere insieme due sillabe. Avrebbe voluto urlare come sempre, per scacciare via i demoni, ma non riusciva a fare nemmeno quello. Si sentiva vuoto, perso, distrutto, una barca alla deriva, incapace di tornare a casa poiché senza bussola. Aveva perso il suo punto di riferimento. Aveva perso Liam.

Si alzò in piedi e abbracciò il suo migliore amico.

Harry ricambiò l’abbraccio, perché sapeva che non c’era altro da fare né nient’altro da dire.

Allora Zayn pianse, pianse come non faceva da mesi, pianse senza ritegno, pianse senza vergogna, senza colpa. Si permise di piangere, perché in quel momento, non piangeva per Liam, piangeva per se stesso. Piangeva per quello che era diventato, per quello che era stato, a causa del sentimento che provava nei confronti del castano. Pianse tra le braccia di Harry che silenziosamente, accoglieva il suo dolore, senza fare domande, senza pretendere nulla in cambio. Pianse perché sapeva che tra quelle braccia era al sicuro, tra quelle braccia che per tanto tempo erano state deboli e bisognose di cure e affetto, affetto che lui stesso gli aveva donato. Lo strinse forte a se, perché anche quando aveva avuto paura di perderlo anche quando le cose sembravano disperate, lui c’era sempre stato, anche quando era Harry quello bisognoso di coraggio, era sempre stato capace di farsi coraggio per entrambi. Era Harry quello forte, non lui, era Harry, la vera roccia, il vero punto di riferimento, il suo vero punto di riferimento.

Il riccio lo prese per mano scortandolo fuori dalla classe, incurante degli sguardi perplessi degli studenti che lo fissavano, come fosse un orso dentro una gabbia allo zoo. Camminarono mano nella mano lungo tutto il corridoio e fino al giardino, dove finalmente il riccio si fermò e lo costrinse a guardarlo.

“Hey, oggi niente scuola d’accordo ?” chiese con un sorriso dolce.

Il moro annuì debolmente, prima di farsi abbracciare un'altra volta.

Camminarono al freddo fino a raggiungere casa di Harry. Una volta dentro il riccio lo scortò fino alla sua camera, facendolo stendere sul letto, privandolo di scarpe e cappotto.

“Tu riposa, io scendo a fare un the così ci scaldiamo un po’” disse prima di lasciarlo solo.

Una volta finito di bere la bevanda calda, si riposizionarono entrambi sul letto, e il riccio, gli avvolse entrambi con una coperta lasciando fuori solo le teste.

Harry lo abbracciò, facendogli poggiare la testa sul suo petto, cingendogli la schiena con un braccio e accarezzandogli la testa con l’altra mano.

“Sai Zay, mi sei mancato un sacco in questo periodo..” disse il riccio sospirando.

“Sono successe un sacco di cose, e avrei voluto avere il mio migliore amico vicino, per poterle condividere con lui..”

“Mi dispiace” disse Zayn con tono colpevole e frustrato.

“No Zay, dispiace a me” rispose baciandoli i capelli.

“Perché io stavo vivendo un periodo fantastico, mentre tu eri a pezzi, e mi sento un verme in questo momento ! avrei dovuto starti vicino e proteggerti, avrei dovuto essere lì a consolarti mentre piangevi, avrei dovuto esserci, come tu ci sei stato per me, sempre e comunque !” sputò tutto con tono duro, colpevole, arrabbiato, contro se stesso.

“Tu sei il mio migliore amico Zay, sei l’altra metà del mio cuore, sei mio fratello. E mi dispiace che tu debba soffrire così, perché lo sai, che per te farei qualsiasi cosa, come so che tu la faresti per me” lo strinse ancora più forte a se continuando.

“Sono qui adesso Zay, e ci sarò sempre”

Il moro si lasciò sfuggire un paio di lacrime silenziose che vennero catturate dal tessuto della maglietta.

“Grazie Haz” disse infine con la voce spezzata.

“Haz?” disse dopo un po’.

“Sì ?”

“Mi tieni stretto a te, mentre provo a dormire.. se resti con me, magari non avrò un incubo”

“Certo”.
 
 
 
Quando Zayn si svegliò, era ormai tardo pomeriggio, e il sole iniziava a calare dietro i monti in lontananza, lasciando spazio al buio della notte.

Si voltò verso il suo amico, che dormiva beatamente, con le labbra schiuse e i ricci scomposti sulla fronte. Sembrava un bambino indifeso. Per Zayn era sempre stato questo, un piccolo uomo da proteggere dal male che il mondo gli aveva inferto, un bambino genuino e puro da proteggere da tutto e tutti.

Notò che al collo portava un nuovo ciondolo, non l’aveva mai visto prima, così lo prese tra le dita e lo guardò con attenzione.

Era un aeroplanino di carta con un’incisione su un’ ala. –H&L- . sorrise, sicuramente era il regalo che Louis gli aveva fatto a Natale. Il sorriso gli si spense quando realizzò che lui non gli aveva comprato nulla per quel Natale. Ma si destò subito, al pensiero che probabilmente ad Harry non importava, il loro rapporto andava oltre a degli stupidi regali materiali.

Continuò a osservare il suo riccio in silenzio scrutandone ogni centimetro. Era passato del tempo dall’ultima volta in cui l’aveva avuto così vicino, prima trascorrevano ogni giorno insieme, aveva perso il conto delle volte in cui avevano dormito abbracciati durante i temporali, perché Harry non la smetteva di frignare come una femminuccia ogni volta che sentiva un tuono.

Gli mancava trascorrere del tempo così con lui. Ma era felice, perché sapeva che se il riccio non aveva più costantemente bisogno della sua presenza, era perché adesso stava bene, perché adesso c’era Louis.

Si era chiesto tante volte se quel ragazzo, si fosse mai domandato qualcosa, sul perché inizialmente l’avesse trattato con così tanta freddezza, o se Harry gli avesse mai accennato nulla. Si rispose che probabilmente il riccio preferisse omettere quella parte della sua vita, quella triste pagina che ormai era passata. Quando Harry gli aveva parlato per la prima volta in merito, si era sentito sparire la terra sotto i piedi, e la testa aveva iniziato a vagare lontano, immaginando un futuro completamente diverso da come lo aveva sempre idealizzato, un futuro senza Harry. Erano stati mesi difficili, ma poi quella notizia meravigliosa, quel miracolo, e tutti i suoi progetti erano tornati concreti e possibili, il suo futuro era di nuovo lì, e il suo migliore amico ne faceva di nuovo parte.

Lo osservò dormire, e notò che le guance erano un po’ scavate e un leggero pallore gli scoloriva il volto. Gli si strinse il cuore. Un dubbio gli balenò nella mente ma decise di scacciarlo via, così com’era arrivato. Si accasciò sul petto del suo amico che si alzava e abbassava lento a ritmo del suo respiro, ascoltando il battito del suo cuore. Il cuore di Harry che batteva, era sempre stato il suo suono preferito.

Il riccio aprì gli occhi lentamente portandosi una mano davanti alla bocca mentre sbadigliava.

“Hey” disse stringendo il moro accasciato su di lui.

“Il suono del tuo cuore che batte..” iniziò il moro.

“E’ sempre stato il tuo suono preferito” concluse il riccio.

“Lo so, me lo dicevi spesso quando dormivamo insieme” continuò accarezzandogli la schiena.

Il moro portò il suo sguardo su quello verde smeraldo trapassandolo da parte a parte, cercando di leggervi dentro.

“Se qualcosa non andasse, me lo diresti vero ?” chiese serio.

“Va tutto bene Zay” rispose Harry con un sorriso.

Il moro si accucciò nuovamente sul suo petto inspirando il suo profumo.

“Bel ciondolo” disse.

“Me l’ha regalato Lou” rispose Harry prendendo il ciondolo tra le dita della mano libera.

“Ha detto di avermelo regalato, perché con me si sente leggero e in grado di volare come un aeroplanino di carta”

“come siamo romantici” lo sbeffeggiò.

“Lo amo da morire Zay”

“Lo so Haz, te lo meriti”

Il riccio sospirò a fondo per poi riprendere.

“Zay…credo che dovresti parlare con Liam.. lo so che ti ha ferito, ma l’ho visto a scuola quest’ultimo periodo.. e anche lui soffre ne sono sicuro..forse insieme riuscirete a trovare una soluzione..perchè so che nonostante tutto tu lo ami ancora.. e lui ha bisogno di te per vincere i suoi demoni, e  per quanto tu ci possa stare male, so che starai sempre peggio senza di lui, e lo sai anche tu”

Zayn sapeva che Harry aveva ragione, per quanto gli avrebbe fatto male perdonare Liam e cercare di aiutarlo a vincere le sue paure, il saperlo lontano dalla sua vita l’avrebbe solo distrutto di più un poco alla volta, giorno dopo giorno, non lasciando più nulla. Ma nonostante tutto c’era sempre quella frase che tornava prepotente nella sua testa, che non lo lasciava in pace e non gli permetteva di prendere una decisione, ma che lo faceva andare avanti per inerzia.
Sempre la stessa. E così, come quel mantra che ormai era diventato,“Non ne vale la pena” rispose.










**Salve a tutteeeee =) colgo l’occasione per farvi i miei più sentiti auguri di Un felice anno nuovo, spero che riusciate ad ottenere tutto ciò che vogliate ! come avete passato la vigilia ?? io in compagnia del mio ragazzo, della mia famiglia e dei miei amici, tra cenone musica e danze, veramente una bella serata ! chissà come l’avranno passato i nostri Larry, oggi assenti nel capitolo, visto che stranamente gli unici mancanti all’appello delle foto di capodanno sono proprio loro!! ;) passanto al capitolo, ho deciso di dedicarlo interamente alla Ziam, mi sembrava giusto dare loro un po’ di spazio dopo le cose che sono successe.. in questo capitolo si vede come si sentono sia Zay che Liam, stanno entrambi da schifo, e quella frase che ha spezzato il loro equilibrio precario continua  ad echeggiare come una  maledizione su entrambi, chissà se riusciranno a riappacificarsi.. chissà! E poi altra cosa non meno importante, viene ritirato in ballo il famoso problema di Harry, dal punto di vista di Zay.. chissà chissà.. comunque per oggi è tutto, vi mando un bacio e a presto !! stay tuned belle!!  Fatemi sapere che ne pensate , come sempre –Pat**
p.s. se vi va potete aggiungermi su twitter per domande o solo per un saluto ! -->>@Patrizia_BeLLu

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Capitolo 27
*** Capitolo 26 ***


CAPITOLO 26
 
Felice. Era così che si sentiva Louis quel giorno. Era una splendida domenica di fine gennaio e finalmente dopo tante promesse rimandate, era arrivato il giorno in cui lui e Harry, avrebbero fatto la tanto attesa gita a cavallo.

L’idea di portare il riccio a passeggiare per il grande terreno dei Tomlinson in sella a due puri sangue, gli era balenata fin dai loro primi incontri. Ma per un motivo o per l’altro, non avevano mai combinato nulla.

Adesso, finalmente, il giorno era arrivato. E Louis si sentiva felice.

Si era alzato presto, aveva preparato il pranzo a sacco per entrambi e poi aveva sellato i cavalli. Adesso non restava altro da fare, se non aspettare il suo ragazzo.

Harry si presentò in tutto il suo splendore, puntuale come sempre, accompagnato in macchina da Ben. Dopo aver salutato entrambi i ragazzi e fatte le dovute raccomandazioni, il padre di Harry fece retromarcia sul vialetto di casa Tomlinson, diretto verso il paese.

“Buon giorno riccioli d’oro !” lo apostrofò Louis avvicinandosi.

“Lou !” il riccio non perse tempo in stupidi preamboli, e si catapultò tra le braccia del suo ragazzo, che lo accolse volentieri.

“Allora” fece il castano prendendo l’altro per mano mentre lo conduceva verso le stalle.

“Finalmente mi porti a fare questo giro a cavallo !” disse il riccio entusiasta.

“Eh già piccolo” rispose Louis accarezzandogli le nocche con il pollice.

Si avvicinarono ai due bellissimi puro sangue, uno nero e l’altro color cioccolato. Le criniere lucide e fluenti si spostavano sinuose accompagnando ogni movimento dei due animali.

“Ti presento Kate e Sam” esordì Louis aprendo le braccia una in direzione di ogni bestia.

I due cavalli nitrirono, quasi a volersi presentare al nuovo arrivato.

“Sono bellissimi Lou, quale cavalcherò io ?”

“Credo che ti lascerò prendere Kate, Sam è più diffidente con gli estranei”

Dopo aver spiegato al riccio tutte le regole basilari per poter cavalcare in sicurezza, Louis lo aiutò a salire in sella, lasciandosi sfuggire un sorriso compiaciuto.

“Perché sorridi ?” chiese il riccio incuriosito dall’espressione del compagno.

“Perché assomigli proprio al mio principe azzurro ideale”

“Ma il cavallo non è bianco Lou, ed io non sono biondo” gli fece notare il riccio in tono saccente.

“Beh, se è per questo io non sono nemmeno una principessa Harreh” gli fece eco.

Entrambi scoppiarono a ridere.
 
 
“Qui è davvero bello, sai Lou, è tutto ricoperto di neve, sembra magico” se ne uscì Harry dopo vari minuti di cavalcata in silenzio.

Si era abituato presto a stare in sella e non se la cavava affatto male.

“Sono contento che ti piaccia, forse è stato un bene che quella volta Zayn ci avesse impedito di incontrarci, ci saremmo persi questo spettacolo” rispose Louis con un sorriso sincero, voltandosi verso il riccio al suo fianco.

“Si hai ragione”convenne Harry.

“Harry..” Louis attirò la sua attenzione, con tono velato d’insicurezza.

Il riccio lo guardò esortandolo a continuare con lo sguardo.

“Sai, mi sono sempre chiesto.. come mai Zayn m’impedisse di starti vicino il primo periodo..”

Il riccio s’irrigidì visibilmente, tantè che quella reazione non passò inosservata a Louis.

“Tutto bene ?” chiese infatti preoccupato.

“Mhh, si si, ho solo un po’ freddo ecco tutto..” il tono però era evasivo.

“D’accordo, allora ci fermiamo qui”

Una volta scesi da cavallo, Louis diede in mano a Harry il termos con il caffe caldo che si era portato dietro, lasciandolo solo con gli animali, intento a dirigersi verso un mucchio di legna secca sistemata in un angolo vicino a delle rocce.

Una volta sistemata per bene, la accese dando vita a un piccolo falò, vicino al quale sia lui che Harry, e i due cavalli, si poterono scaldare.

“Allora hai fame ?” chiese il castano una volta constatato che sia lui che Harry avevano ripreso la funzionalità delle mani, intorpidite dal freddo.

“Sto morendo !” rispose il riccio lasciando uscire una nuvoletta di vapore dalle sue labbra.

Dopo aver mangiato i panini al burro d’arachidi e banane, che aveva precedentemente preparato Louis, si misero nuovamente in sella, desiderosi di esplorare ancora quella distesa nevosa.
 
 
Tutto il paesaggio intorno a loro era candido. La neve di fine gennaio, aveva ricoperto alberi e prati, gli uccellini non cantavano sulle fronde degli alberi, e la leggera brezza colorava le guance dei due amanti, di un rosso cremisi. Louis, era incantato da quello spettacolo, e non solo. Quello che maggiormente lo affascinava, era lo sguardo del riccio. Era come ipnotizzato, scrutava ogni minimo particolare con attenzione, cercando di imprimerlo nel modo migliore possibile nella sua mente, per custodirlo per sempre, insieme ai ricordi più preziosi. Harry parve accorgersene, poiché volse il suo sguardo in direzione del più grande, che ancora con gli occhi colmi di passione, osservava i gesti del suo amato.

“Lou ?” chiese con un sorriso tenero contornato da fossette.

“Si amore”

“Perché mi fissi ?”

“Perché sei bellissimo Harry, e ancora non riesco a credere che tu sia mio”

“Beh lo sono, e non puoi spedirmi indietro, perciò.. inizia ad abituartici” rispose con tanto di occhiolino.

Louis pensò che non c’era niente di più dolce e sexy allo stesso tempo. Il pensiero di rispedirlo indietro, poi, non l’era mai balenato per la mente un solo istante. Non c’era niente che non amasse in Harry, e non se lo sarebbe fatto scappare per nulla al mondo.
 
 
 
 
“Hey Lou, guarda!”

La voce del riccio lo fece distogliere dai suoi pensieri romantici riportandolo alla realtà.

“C-Cosa ?” chiese spaesato guardandosi in torno.

“Laggiù, c’è una lepre !” gli fece notare Harry indicandola.

La piccola lepre, se ne stava ferma su una roccia intenta ad annusare l’aria circostante, presumibilmente alla ricerca di cibo.

“Adesso facciamo un gioco” disse Louis, con tono di chi la sa lunga.

“Che gioco ?” chiese già eccitato il riccio.

“Caccia alla lepre !” non fece a tempo a finire la frase che con un colpo di reni, sam era già partito all’inseguimento del piccolo animale.

Harry dal canto suo non se lo fece ripetere due volte, e in men che non si dica entrambi erano al galoppo tra neve e vento, immersi nell’inseguimento della piccola creatura che correva da una parte all’altra tentando di scappare.

“Hahah Lou, ma non vorrai cacciarla veramente” riuscì a gridare il riccio tra una galoppata e l’altra.

“Ma no, ci divertiamo solo un po’”

I due continuarono l’inseguimento ridendo e lanciandosi battute, fino a che la lepre con un repentino balzo, riuscì a saltare dentro quella che, presumibilmente, era la sua tana, sotto una grossa roccia vicino a un albero.

Il cavallo di Harry non fece in tempo a fermarsi e a causa di un movimento brusco, il giovane si ritrovò catapultato a terra dall’animale.
“HARRY !” gridò Louis , che aveva assistito alla scena.

Scese velocemente dal suo animale e si precipitò in prossimità del ragazzo adesso a terra dolorante.

“Harry ti sei fatto male ?” chiese premuroso prendendo la testa del suo ragazzo tra le mani.

“Si lou..” fece una smorfia causata dal dolore prima di continuare “La gamba, mi fa malissimo”

“Accidenti, amore dobbiamo andare in ospedale” fece serio.

“No! Ti prego, sai che non mi piacciono..” iniziò a piagnucolare il piccolo scuotendo la testa in senso di diniego.

“Harry, potresti avere la gamba rotta”

Il piccolo fu costretto ad accettare anche se di mala voglia.

Louis lo carico sul suo cavallo con difficoltà, a causa dei movimenti poco fluidi del piccolo. Legò le briglie dell’altro cavallo alla sua sella e montò anche lui, dirigendosi verso la fattoria.
 
 
 
 
Una volta arrivati e sistemato i cavalli, Louis si diresse in casa con il riccio sotto braccio. La gamba si era gonfiata e il dolore era insopportabile, glielo si leggeva negli occhi.

Fece un giro veloce, ma sfortunatamente si rese conto che in casa erano soli, così fu costretto a prendere una decisione.

“Harry, andiamo, ti porto io con la macchina di mio nonno”

“Lou .. no” fece Harry cercando i suoi occhi.

“Stai tranquillo, ce la faccio, e poi non posso lasciarti qui, e non possiamo aspettare che torni qualcuno a casa”

“Ma Lou.. so che tu non guidi più.. da..” la sua frase fu interrotta dalle mani di Louis che strinsero le sue con vigore.

“Harry, l’ho superata, davvero, e solo grazie a te. Quel giorno in cui ti ho raccontato della morte dei miei genitori, ho superato tutto grazie alle tua parole.. non ho più paura di prendere l’auto.. e anche se ce l’avessi, la metterei da parte, se questo significa poterti aiutare” lo disse guardandolo negli occhi e tenendo strette le sue mani, come a rafforzare il concetto.

Harry sapeva che Louis, aveva ancora qualche riserva, ma il pensiero che potesse mettere da parte la sua paura per lui, lo inorgogliva e lo emozionava moltissimo.

“D’accordo Lou” disse prima di donargli un bacio a fior di labbra.
 
 
Arrivarono dopo quasi venti minuti, la guida di Louis era piuttosto arrugginita, ma tutto sommato non male quanto si aspettasse.

Una volta arrivati al pronto soccorso, un’infermiera li condusse al reparto traumatologia e li fece sedere in sala d’aspetto.
Harry era rigido e bianco come un lenzuolo e gli occhi erano contornati da un sottile filo di occhiaie, a Louis venne da chiedersi se quello fosse lo stato che Harry avesse avuto per tutta la giornata, ma scacciò il pensiero, in fondo se ne sarebbe accorto prima no?

Dopo una decina di minuti d’attesa, finalmente l’infermiera che li aveva accolti, scortò Harry nella sala adibita alle lastre, lasciando così Louis da solo ad aspettare.

Una volta terminati gli esami, Harry fu spostato in una camera vuota e messo a sedere su un lettino.

“Allora ?” chiese Louis sedendosi a fianco a lui sul letto.

“L’infermiera è andata a ritirare le analisi e le lastre..” disse Harry scostante. Si torturava le mani e sembrava si sentisse colpevole.

“Come mai ti hanno fatto anche le analisi del sangue ?” chiese titubante Louis, prendendo la mani di Harry, interrompendo così la tortura.

Il riccio lo guardò intensamente negli occhi, prima di abbassare lo sguardo sbuffando sconsolato.

Sembrava quasi stesse prendendo il coraggio e il tempo necessario per tirare fuori una confessione.

Quando sembrò che stesse per aprir bocca, dalla porta fecero ingresso la stessa infermiera di prima e un medico anziano che teneva in mano una cartellina.

“Harry” disse l’uomo con tono grave e, triste, forse ?

“Dottor Cowell” disse il riccio senza nemmeno alzare lo sguardo.

“Harry, la gamba non è rotta, si tratta di una distorsione, ma..” si avvicinò ai due ragazzi lentamente invitando l’infermiera a uscire e chiudersi la porta alle spalle.

Una volta rimasti soli prese una sedia e si sedette di fronte al riccio posando una mano sulla sua coscia, quella della gamba sana.

“Harry, mi dispiace” disse con sincero dolore nella voce, e nel cuore.

Louis non capiva, sentiva che stava succedendo qualcosa, ma non capiva cosa, sentiva il cuore battere forte e la testa pesare. Chi era quell’uomo? E perché sembrava che lui e Harry si conoscessero ? e quel –mi dispiace- a cosa era riferito? Troppe domande senza risposta.

“Harry ?” chiese con la voce incrinata dalle troppe emozioni.

Il riccio non rispose, ma vide chiaramente due goccioline cadere e infrangersi sul tessuto del suo pantalone. Stava piangendo ?

“Harry ?” chiese con più decisione.

Il medico non parlava, li fissava con sguardo triste e sconsolato, come di chi si sente colpevole di qualcosa, pur non essendolo, Harry restava in silenzio con la testa china e le lacrime a rigargli il volto.

Louis sentiva di impazzire, stava per richiamare un'altra volta l’attenzione del suo ragazzo, quando si senti stringere più forte la mano che teneva Harry.

“Louis, chiama Zayn perfavore” fu tutto quello che riuscì a dire il riccio, prima di scoppiare in un pianto disperato tra le braccia del medico, che lo accolse come un figlio.









**salve buona sera a tutti! eccoci qui, la storia ormai è agli sgoccioli, come avrete capito tra poco verrà svelato il mistero che si porta dietro Harry fin dai primi capitoli..non anticipo nulla.. stasera mi sentivo carica così oltre a questo capitolo, ho iniziato una nuova long.. o meglio, diciamo che ne ho gettato le basi, se volete delle delucidazioni vi lascio il link, a fine pagina spiego di che si tratta.. detto ciò vi saluto e vi mando tanti baci, e spero che la befana vi porti tanti buoni dolci !! a presto e miraccomando fatevi sentire.. xx .Pat.**  

ecco il link dell'altra ff ---<< 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2382194&i=1 >>---
 

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Capitolo 28
*** Capitolo 27 ***


CAPITOLO 27
 
Quella domenica pomeriggio Liam, se ne stava comodamente seduto sul divanetto del piccolo bar in centro, con la sola compagnia della sua tazza di caffè bollente tra le mani.

Sua madre non faceva altro che domandargli cosa avesse e come mai Zayn non si era più presentato a casa loro. Così per evitare altri interrogatori sfiancanti, decise di trascorrere il resto della serata in giro per il paese. Molto presto però, il freddo pungente, lo costrinse a cercare riparo, optando così per rintanarsi all’interno del Daysy’s.

Era passata una buona mezz’ora da quando aveva preso posto nel locale e aveva già consumato due tazze di caffè. Ogni tanto si perdeva a guardare fuori dalla finestra alla sua sinistra, osservando i passanti che passavano di fretta di fronte alle vetrine dei negozi, cercando di scappare dal vento gelido che li investiva in pieno. Il Daysy’s gli era sempre piaciuto. Molto spesso ci si era recato con gli amici o i compagni della palestra, mai insieme a Zayn. La verità è che non era mai stato in un posto che non fosse un vicolo buio o camera sua insieme al moro. Come sempre, la sua mente lo riportò al moro, e a tutto quello che non avevano mai fatto. Non erano mai andati insieme a bere un caffè, non erano mai andati al cinema di venerdì sera, e non si erano mai baciati alla luce del sole. Una morsa allo stomaco lo costrinse a posare la tazza sul tavolino di legno davanti a lui. Dopo la loro litigata, aveva smesso di prendersi cura di se stesso, non si era proprio lasciato andare, ma certamente non ci teneva più come prima, le giornate in palestra erano diminuite, si presentava solo quando la voglia di urlare e spaccare tutto diventava troppa, e allora, l’unica valvola di sfogo era il suo sacco e i suoi guantoni. La verità era che ormai non c’era più Zayn a lusingare il suo ego con complimenti indirizzati ai suoi muscoli forti e sexy. Chiuse gli occhi nascondendo il viso tra le mani, e in un lampo, le immagini di lui insieme al moro tra le lenzuola del suo letto gli si pararono di fronte come pugni ben assestati. Era frustrato sotto ogni aspetto. Non solo sentiva la sua mancanza, ma anche il suo bisogno fisico. Gli mancava fare l’amore con lui, ascoltare la sua voce che gli sussurrava parole dolci all’orecchio, mentre le sue braccia lo stringevano forte dopo aver consumato il loro bisogno carnale e spirituale.

Improvvisamente, un tonfo proveniente dalle sue spalle lo fece destare da quei pensieri troppo opprimenti.

Quando si voltò per osservare il motivo del rumore, rimase come folgorato da ciò che gli si presentò davanti agli occhi.

Zayn era in piedi davanti al bancone con il telefono portato all’orecchio, mentre l’altra mano era aperta a mezz’aria.

Una tazza era ormai in frantumi sul pavimento di legno del bar e un liquido nero e bollente era a terra e alcuni schizzi avevano sporcato la parte inferiore del bancone di fronte.

La cameriera dall’altra parte del banco si precipitò a sistemare il disastro che si prospettava ai piedi del moro, mentre questi, dopo aver chiesto frettolosamente scusa e pagato il conto del danno, si diresse in modo fulmineo verso la porta d’ingresso.

Quello che fece sussultare il cuore di Liam, però, fu ciò che intravide mentre il moro lasciava il locale in tutta fretta.

Una lacrima.

Zayn stava piangendo.

Senza nemmeno pensare, estrasse il portafogli dalla tasca posteriore del jeans calato sul sedere appositamente, e ne estrasse una banconota, che lasciò sul tavolo accanto alla sua tazza di caffè, ormai freddo.

Si precipitò di corsa fuori dal bar voltandosi in ogni direzione, cercando la figura di Zayn.

Quando finalmente lo vide correre in direzione della fermata dell’autobus, non ci mise nemmeno due secondi a raggiungerlo.

Si fermò a pochi metri da lui, la paura che potesse vederlo lo stava divorando vivo, ma quello che lo destabilizzava maggiormente, era la sensazione di pizzicore agli angoli degli occhi. Aveva una voglia tremenda di piangere, il petto sembrava restringersi ad ogni respiro, si sentiva come trafitto da mille lame.

Zayn era fermo alla fermata, con le mani chiuse in due pugni stretti e le lacrime a rigargli il volto mulatto.


Sentiva dolore, Liam, la visione del moro in quello stato lo stava uccidendo.

Quando finalmente decise di avvicinarsi, l’autobus, che non si era nemmeno accorto fosse arrivato, accolse il moro al suo interno, lasciando Liam fermo sul ciglio della strada.

Fece appena in tempo a scorgere il nome della fermata che avrebbe sostenuto, prima di rimettersi a correre prendendo scorciatoie tra i negozi e il parco.
Una volta arrivato alla fermata, il cuore batteva forte nel petto, faceva male, e il fiato era corto e irregolare.

Finalmente vide arrivare il mezzo che fece scendere Zayn, ancora visibilmente scosso, che si diresse in tutta fretta, in direzione dell’ospedale.
Liam percorse rapidamente il tragitto contornato da alberi e qualche panchina ai lati della strada, prima di fermarsi davanti alle porte scorrevoli che portavano all’interno dell’ospedale.

Improvvisamente il suo cervello, che fino a quel momento era come andato in pausa, si riavviò di colpo, travolgendolo.

Che stava facendo ? perché era corso dietro al moro in quel modo ? sicuramente a lui non avrebbe fatto piacere la sua presenza li. Ma la domanda che più di tutte lo tormentava, era, Che cosa era successo di così tremendo da ridurre Zayn in quel modo ?

Decise che quella era l’unica domanda degna di risposta. Se qualcosa aveva turbato Zayn in quel modo, doveva sicuramente essere qualcosa di molto grave, e l’unica cosa che importava, era che Zayn avesse qualcuno su cui contare, nel caso ne avesse avuto bisogno.
Così prese un respiro più lungo degli altri e con solo una frase in testa, oltrepassò le porte scorrevoli.
-Ne vale la pena. Per te, ne vale la pena-
 
 
Ormai erano passati svariati minuti da quando aveva iniziato a vagare per i reparti dell’ospedale, ma di Zayn nessuna traccia. Ormai si stava lasciando lentamente prendere dallo sconforto, così decise di andare a sedersi vicino alle macchinette, dove solitamente i visitatori prendevano il caffè.

Dopo alcuni minuti passati a contemplare le sue scarpe da ginnastica, una voce non del tutto sconosciuta lo riportò alla realtà.

“Liam ?”

Liam alzò lo sguardo, ritrovandosi davanti due occhi color cielo leggermente arrossati, il proprietario doveva necessariamente aver pianto da poco.

“Louis ? che ci fai qui ?” chiese sorpreso dalla presenza del castano in ospedale.

“Sono qui per Harry, è caduto da cavallo” rispose quest’ultimo abbassando lo sguardo.

Non gli stava dicendo tutto e Liam se ne rese conto.

“Oh mi dispiace, e adesso come sta ?”

“Beh, ha una distorsione alla gamba…” sospirò prima di aggiungere “Niente di grave.. almeno credo..”

Liam notò la sua preoccupazione e il modo evasivo di rispondere, c’era dell’altro.

“Sicuro ?” chiese infatti.

“Ecco, io non lo so.. insomma, è arrivato un medico a parlargli e Harry è scoppiato in lacrime, chiedendomi di far venire qui …Zayn”

Non appena udì quel nome, ebbe un tremito lungo tutto il corpo, e a Louis questo non passò inosservato.

“Tu che ci fai qui invece ?” chiese, sospettando già la risposta.

Liam si alzò lentamente in piedi facendo leva sulle ginocchia con le mani. Prima di pararsi di fronte a Louis e rispondere.

“Ecco.. io.. ho visto.. si Zayn che correva per venire qui.. era .. ecco.. sembrava sconvolto.. piangeva.. e così..”

“E così lo hai seguito” concluse il castano per lui.

Liam si limitò ad annuire, infilando entrambe le mani nelle tasche anteriori dei jeans chiari.

“Io, non so come vadano le cose tra voi in questo momento… El mi ha raccontato del vostro.. uhm, patto.. ma penso che ne siate usciti entrambi sconfitti” disse allora Louis guardandolo di sottecchi.

“Purtroppo non è così semplice..” rispose spostando lo sguardo verso una donna che camminava per la sala con addosso una vestaglia rosa.

“Io.. io, ho una fottuta paura, Louis. Della gente, dei miei genitori.. se si venisse a sapere che sono… insomma, gay.. cambierebbe tutto..”

“Posso capirlo, ma vedi, la verità è che questa che stai vivendo è solo una finzione, hai costretto perfino Eleanor e Zayn a fare i figuranti nella tua recita e cosa ne hai ricavato ? solo dolore.. certo potrebbe capitare che venendo allo scoperto, molte persone decidano di abbandonarti, i tuoi genitori, potrebbero non accettare subito quello che sei.. ma Liam..” si avvicinò ponendo entrambe le mani sulle sue spalle, costringendo i loro occhi a fissarsi l’uno con l’altro.

“Veramente preferisci recitare tutta la vita, anziché vivere circondato da persone che ti accettano per quello che sei, e che ti stanno accanto nonostante tutto ? perché è ciò che stai facendo Liam, tu non stai vivendo, stai solo recitando.. ti stai privando dell’amore e della vera amicizia.. la vera domanda che devi porti è, vale la pena affrontare i tuoi mostri per vivere ? per AMARE ?”


Liam rimase a fissare gli occhi di ghiaccio di Louis per un tempo che parve infinito.

Nella sua mente sempre la stessa frase che lo aveva accompagnato all’interno di quell’edificio.

-Ne vale la pena, per ZAYN, ne vale la pena-

“Devo trovare Zayn” disse semplicemente, con una nuova forza nel cuore.

“E’ su da Harry.. lui gli ha voluto parlare da solo.. credo che mi nascondano qualcosa.. ho paura”

Liam gli accarezzò il braccio con fare rassicurante, e Louis, semplicemente si avviò verso l’ascensore seguito a ruota dall’altro ragazzo.
 
 
 
Una volta arrivati davanti alla stanza di Harry, Louis bussò un paio di volte, prima che la figura del moro gli si parasse davanti, sulla soglia.

“Zayn, fammi entrare, voglio vedere come sta Harry”

“Ora non è possibile, scusa”

Così detto, chiuse letteralmente la porta in faccia al castano che rimase basito e incredulo davanti alla porta bianca della stanza d’ospedale.

In un attimo la sua mente lo riportò a un paio di mesi prima. La stessa scena, una porta bianca sbattutagli in faccia, lo separava dal suo ragazzo. Quella volta però era la porta di casa Styles. E anche quella volta era stato il moro a chiuderla.

“Ma che diamine ?!”  iniziava a scaldarsi, che diavolo stava succedendo ? chi era lui per impedirgli di vedere Harry ? cosa nascondevano entrambi ?

“Louis”

La voce del sig. Styles lo distrasse dai suoi pensieri.

“Oh, Ben.. ecco Harry, lui è caduto da cavallo.. ma non si preoccupi non è successo niente di grave.. ehm scusi avrei dovuto chiamarla.. ma chi è stato a..”

L’uomo interruppe il suo flusso di parole con un cenno della mano.

“mi ha chiamato il dottor Cowell.. Harry è dentro ?” chiese indicando la stanza con la testa.

“Si.. è dentro.. con Zayn..io, ecco.. vorrei entrare ma..”

La voce dell’uomo lo interruppe nuovamente.

“Mi dispiace Louis.. Harry.. lui ti ha detto qualcosa ?” chiese titubante.

“N-no.. io .. lui ha pianto dopo aver parlato con il medico, ha chiesto di Zayn e poi.. mi ha chiesto di lasciarlo solo con lui.. ma.. ma che succede ?” ormai era al limite, non ci capiva più nulla, sapeva solo che c’era qualcosa che gli tenevano nascosto, e iniziava a temere che fosse qualcosa di orribile.

Il viso dell’uomo si rabbuiò, anche più di come quando era arrivato.

“Scusa Louis, ma sarà Harry a parlartene quando si sentirà pronto.. ora devo andare da lui”

Detto ciò lo scansò leggermente dall’ingresso, non prima di avergli stretto leggermente la spalla come a volergli infondere coraggio, e oltrepassò la porta richiudendosela alle spalle.

Liam aveva osservato tutta la scena in silenzio, poggiato al muro poco distante dal castano, che adesso si era lasciato scivolare a terra con le gambe distese lungo il pavimento e lo sguardo perso nel vuoto.

Era sul punto di avvicinarsi, quando dalla porta della camera di Harry, fece capolino la figura trafelata di Zayn.

Il moro aveva gli occhi gonfi e arrossati, i capelli in disordine, come quando prima di un compito in classe particolarmente difficile, passava ore a torturarseli con le mani.

“Che diavolo ci fai tu qui ?” sputò con durezza verso Liam.

Dal canto suo, Liam, si sentì fuori luogo, era chiaro che il moro non lo volesse tra i piedi, ma a giudicare dal suo aspetto, aveva bisogno di conforto, e lui era lì per darglielo. Ormai aveva preso la sua decisione. Avrebbe combattuto. Contro tutto e tutti, anche contro l’odio che sicuramente il moro provava nei suoi confronti in quel momento. Se l’avesse respinto, avrebbe lottato per riaverlo. Ormai aveva capito che senza di lui, non aveva più senso niente. Aveva passato anni a lottare contro se stesso, riempiendo di pugni un sacco da box. Adesso era arrivato il momento di prendere a pugni le sue paure e trasformare i suoi demoni nella sua forza. Avrebbe fatto qualsiasi cosa, per rendere grazie al ragazzo che gli era sempre stato accanto e che l’aveva amato per quello che era realmente, senza pregiudizi e senza pretese. Avrebbe fatto di tutto, per fargli capire che per lui, ne valeva la pena. Che per il loro amore ne valeva la pena.

“Sono qui per te, Zayn” disse con un filo di voce, reso quasi afono dall’emozione di vedere di nuovo quegli occhi scuri incastrati nei suoi.

Il moro emise un verso di scherno, avvicinandosi di fronte a lui.

“Sparisci” gli rispose con totale freddezza.

Liam guardò dentro i suoi occhi, e tutto ciò che vi vide, fu, un mal riuscito tentativo, di celare le sue emozioni. Dentro quegli occhi, vi lesse, paura, disperazione, odio, amore e bisogno.

Le labbra del moro dicevano vattene, ma i suoi occhi lo imploravano di restare, di salvarlo da tutto quel dolore che avevano dentro.
Così prendendo tutto il coraggio di cui aveva bisogno, si avvicinò ancora di più, e cinse il corpo del moro in un abbraccio che sapeva di protezione, forza e amore.

Zayn rimase immobile con le braccia lungo i fianchi, ma dopo un primo momento di resistenza, lasciò posare la sua testa sul petto di Liam, e iniziò a piangere silenziosamente.

Liam non sapeva cosa stesse succedendo ad Harry, ma sapeva che il riccio per Zayn era come un fratello.

“Shh, andrà tutto bene” disse per questo, accarezzandogli la schiena nell’abbraccio.

Il moro sollevò lo sguardo puntando le iridi bagnate e lucide in quelle di Liam.

“Qualcuno potrebbe vederti mentre mi abbracci” lo schernì Zayn, ricomponendosi e sciogliendo l’abbraccio.

“Non m’interessa, ho smesso di nascondermi, e di nascondere i miei sentimenti per te” disse con fermezza.

Era la per dimostrargli che non si sarebbe più nascosto e che non l’avrebbe più abbandonato, e così decise di lasciar andare fuori tutto ciò che sentiva.

“So che adesso mi odi, e che preferiresti mandarmi via a calci, ma, io non me ne vado. Resterò qui e ti starò vicino, perché leggo nei tuoi occhi che hai paura e che stai soffrendo, resterò qui anche se mi urlerai contro di andarmene. Resterò qui e lotterò, Zayn, per te, per me e per noi, perché ora so.. e ho sempre saputo, che ne vale la pena”
 













**Salveee! eccomi qui con il nuovo capitolo... mi odierete lo so, ancora suspance... ma insomma.. la storia si sta per concludere e a Zayn da questo momento, servirà una spalla su cui contare.. quindi chi meglio di Liam ?? sempre se lo perdonerà.. staremo a vedere .. servirà anche al nostro Lou in effetti.. ma lo vedremo nel prossimo capitolo... detto questo vi informo che sono rimasta sconcertata dal nuovo tattoo di Harry.. e sono anche un pò triste.. la scritta I can't change aveva un significato importante.. perciò boh, mi ha scombussolato questa decisione di coprirla.. ditemi che ne pensate.. e fatemi anche sapere che ne pensate del capitolo miraccomando.. ora vi saluto e vi lascio con il link dell'altra mia storia.. gradirei un parere anche su quella.. ;) a presto bacioni a tutte !! e ovviamente.. Happy B-Day Zayn ! ora abbiamo la stessa età ^_^ !! a presto.. baciiii xx -Pat**

 ecco il link >> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2382194&i=1 <<

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Capitolo 29
*** Capitolo 28 ***


CAPITOLO 28
 
La giornata stava volgendo ormai al termine, i lampioni si erano accesi lungo le strade e la loro luce tenue e calda invadeva la piccola stanza d’ospedale in cui si trovava Harry. Fuori il freddo aveva scoraggiato anche i più impavidi, costringendoli a rintanarsi in qualche bar, o semplicemente a rientrare nelle loro case.

La stanza era buia e spoglia. Un lettino posto vicino alla finestra, lasciata libera dalle tende verde mela, un comodino alla sua destra e una poltrona, sulla quale fin troppe persone avevano aspettato impazienti che i loro cari si rimettessero. I muri erano bianchi come la neve che ricopriva le strade, e freddi come il cuore del povero Harry.

Rannicchiato su se stesso, sotto le calde coperte di quello scarno lettino d’ospedale, singhiozzava ininterrottamente ormai da due ore. Aveva saltato la cena, nonostante le suppliche di suo padre, che dopo aver capito il bisogno di solitudine del figlio, aveva abbandonato la stanza, lasciandolo solo ai suoi pensieri, e ai suoi sfoghi.

-Perché?-

Quella domanda che tanto l’aveva assillato nei mesi precedenti, era tornata forte e impetuosa all’interno della sua testa. L’aveva ripetuta così tante volte all’interno di essa, che adesso usciva anche dalle sue labbra, dura e sentita, proprio come un mantra. Come una nenia, una condanna alla quale non ci si può sottrarre.

Ci aveva creduto, Harry. Aveva realmente creduto che se nella vita ti comporti bene, aiuti il prossimo e non chiedi mai di più di ciò che realmente ti serve, allora un giorno verrai ripagato.

Ci aveva creduto quel giorno, quando recatosi in ospedale per l’ennesima seduta di chemio, il dottor Cowell gli aveva sorriso abbracciandolo. Quando le labbra carnose e leggermente screpolate del medico che l’aveva seguito durante tutta la sua malattia, avevano pronunciato quelle parole meravigliose.

-Sei guarito Harry, le cure hanno funzionato-

E allora aveva pianto, Harry, aveva pianto di gioia, insieme a suo padre e allo stesso medico. Si erano abbracciati tutti e tre con gli occhi lucidi e con il cuore ricco di emozione e speranza.

Quando gli avevano detto di essere malato, non aveva pianto. Lui lo sapeva. Sapeva che quel essere così magro e perennemente stanco non erano cose normali per un ragazzino di appena quindici anni. Sapeva che perdere i sensi dopo aver giocato a calcio con il tuo migliore amico non è una cosa che capita a tutti. Lo sapeva, perché aveva già conosciuto quel male. Aveva visto sua madre spegnersi piano piano sotto i suoi occhi di bambino, aveva visto le sue guance incavarsi lentamente, mese dopo mese. Aveva visto i suoi occhi verdi, tanto simili ai suoi, chiudersi giorno dopo giorno.

La parte più difficile era stata dirlo a Zayn. Zayn era suo fratello, il suo migliore amico, il suo compagno di vita. Come avrebbe potuto dirgli che se ne stava andando via, che l’avrebbe abbandonato. Avevano fatto tanti di quei progetti insieme. Sognavano di girare l’Europa con lo zaino in spalla, iscriversi in una qualche università dove ci sono un sacco di confraternite Hipster e vivere insieme fino a che solo la morte gli avrebbe separati. Che ironia. La morte era arrivata, ma, non c’era stata nessuna gita in Europa, nessuna vita in confraternita, forse non avrebbe neppure finito il liceo. Quando gli aveva spiegato la sua situazione, il moro l’aveva abbracciato come solo a lui era concesso fare. Zayn era un tipo introverso e molto diffidente per natura. Ma con Harry, aveva trovato il suo posto nel mondo, con lui aveva trovato il suo porto sicuro in cui rifugiarsi quando il mondo diventava troppo stretto. L’aveva tenuto stretto per tutta la notte, rassicurandolo e amandolo come solo lui sapeva fare. Il mattino seguente il riccio aveva espresso la sua decisione di non sottoporsi alle cure mediche. Non voleva fare la parte del martire. Solo, aveva visto come la chemio aveva ridotto sua madre, quella splendida donna, forte e bella, ridotta uno straccio incapace perfino di alzarsi dal letto per andare in bagno da sola. Allora non c’era stato nessun abbraccio da parte del suo migliore amico, ma bensì un pugno in pieno viso. Quella fu la loro prima vera litigata. Si erano urlati contro, se l’erano date di santa ragione, e alla fine, Harry si era ritrovato con il naso sanguinante e il cuore ricco di orgoglio e Zayn con la mascella contusa e il cuore ricco di speranza.

Erano andati insieme a parlare al medico, avevano attraversato le porte scorrevoli di quell’edificio tanto odiato dal riccio, e si erano seduti ad aspettare sui divanetti verdi, fuori dall’ufficio del dottor Cowell.

Dopo la felicità iniziale da parte del medico, per via della decisione di Harry di sottoporsi alle terapie, l’uomo si fece estremamente serio, esponendo tutte le possibilità che si ponevano davanti al ragazzo.

Lo informò che essendo giovane, e visto che la malattia era stata scoperta per tempo, le probabilità di guarigione erano molto alte, al contrario i precedenti casi di cancro in famiglia non erano un buon segno, ma il medico era fiducioso, e così il suo entusiasmo contagiò anche i due giovani.

Gli propose infine un nuovo tipo di trattamento, che a detta delle statistiche stava avendo molto successo nel campo oncologico. Si sarebbe dovuto recare un paio di volte a settimana in ospedale per un ciclo di chemio e i restanti giorni li avrebbe potuti trascorrere tranquillamente a casa sua. Il risvolto negativo, però, era che essendo un ciclo molto forte, subito dopo la seduta, il suo corpo si sarebbe indebolito notevolmente per almeno un paio di giorni. E questo ebbe modo di scoprirlo, e odiarlo, già dopo la prima seduta. Entrava arzillo e pimpante dentro il reparto di oncologia infantile, e ne usciva distrutto, come una pezza da piedi. Fortunatamente c’erano sempre stati, suo padre, Gemma e Zayn a occuparsi di lui e questo lo faceva sentire meglio nella metà del tempo.
Un giorno però, qualcosa d’inaspettato accadde, e fu in quel preciso momento che odiò il suo essere malato, fu quel giorno che sentì veramente il peso della sua condanna.

Due occhi chiari come il cielo d’estate senza nuvole, due occhi azzurri come i mari dei caraibi, due occhi belli come solo quelli di un angelo possono essere.

Ci aveva anche pensato, Harry, per un secondo. Forse quelli erano gli occhi di un angelo sceso in terra dal paradiso. Un angelo venuto a prenderlo per portarlo via, forse era giunta la sua ora. Poi però si era destato da quella fantasia così utopistica, e aveva realizzato, che quello non era un angelo, almeno non il suo. Quell’angelo dai capelli castani e gli occhi color del cielo, non sarebbe mai potuto appartenere a lui. Non avrebbe osato sporcare le sue ali con il nero del suo dolore e del suo male, no. Eppure ogni volta che incrociava i suoi occhi, senza che quel ragazzo se ne rendesse minimamente conto, lui tornava a vivere, vivere davvero.

E forse chissà era stato un segno del destino a farli inciampare l’uno sull’altro il primo giorno di scuola, forse era stato il destino a far si che i loro occhi e le loro mani si incontrassero davvero. Forse era il cielo stesso che gli stava dando un segno, che gli voleva indicare la strada da seguire. Ma no, Harry, aveva smesso di credere al destino e ai segni del cielo. Aveva smesso quando le sue preghiere di bambino innocente, non erano state esaudite, aveva smesso quando sua madre era stata sepolta sotto terra. Eppure qualcosa dentro di lui, il ricordo dell’amore di Anne, forse, non gli permetteva di trasformarsi in un essere cinico e senza speranza. Così aveva sperato,Harry, aveva sperato di guarire un giorno, per poter anche solo parlare a quell’angelo dagli occhi celesti che adesso, grazie a quel piccolo incidente sulle scalinate della scuola, aveva un nome. Louis.

Louis, Louis, Louis.

Era diventato un’ ossessione ormai. Non faceva che pensare a lui. Ai suoi occhi, alle loro mani intrecciate, al suono quasi femminile della sua voce, al profumo che emanava la sua pelle, e al suo modo di vestire.

Aveva preso una decisione però, e a costo di soffrire, l’avrebbe rispettata. Aveva messo in mezzo anche Zayn. Gli aveva parlato della sua ossessione per il castano, e gli aveva chiesto di aiutarlo, di impedirgli di andare da lui, di impedirgli di trascinarlo in quel circolo di dolore, quale era la sua vita. Non avrebbe mai potuto perdonarsi, se un giorno Louis avesse sofferto a causa sua. Non poteva permettere che quegli occhi tanto belli si riempissero di lacrime amare a causa sua. Così gli era stato grato, infinitamente, quando, quelle volte in cui era stato debole, quelle volte in cui aveva osato avvicinarsi troppo, Zayn l’aveva riportato con i piedi per terra, lontano dal suo angelo. Cosa mai avrebbe potuto offrirgli ? amore, certo, ma a quale prezzo ? un giorno sarebbe morto e a Louis, sarebbero rimasti solo i cocci del suo cuore infranto da raccogliere. No. Non l’avrebbe permesso.

Quel giorno però, quel giorno in cui il medico gli aveva detto quelle parole, quelle che aveva tanto aspettato, senza crederci mai per davvero, l’unica cosa che aveva in mente, erano gli occhi di Louis. Le sue labbra, il suo profumo. Così non ci aveva pensato due volte a fiondarsi su quel pezzo di paradiso che era Louis Tomlinson, in quel bar, davanti a tutti, incurante delle conseguenze, conscio solo del suo amore verso quel ragazzo, che gli aveva dato la forza di sperare, sperare di guarire un giorno, per lui. E quel giorno era arrivato finalmente, tra le sue braccia.

 
 
A distanza di mesi, adesso, Harry si sentiva un mostro.

Si sentiva un mostro, non perché la malattia era tornata, più cattiva e avanzata di prima. Si sentiva un mostro, perché lui lo sapeva. Conosceva troppo bene il suo corpo, e i momenti di debolezza che l’avevano caratterizzato nei giorni prima di Natale, erano stati un chiaro segnale di allarme. Un allarme al quale non aveva voluto dar retta. Troppo egoista. Aveva la vita che sognava, aveva Louis, finalmente, e non voleva più stare senza di lui, non adesso che aveva scoperto cosa significasse essere amati da lui. Era un qualcosa che ti toglie il fiato. L’essere parte della vita di Louis, era tutto ciò che Harry avesse mai desiderato anche a livello più inconscio. Forse era per questo, che per Natale, gli aveva regalato quel diario, forse per questo gli aveva scritto quelle frasi tanto dolci, ma che avevano un retrogusto amaro, il sapore di un quasi addio. Perché sapeva, e voleva ripulirsi la coscienza, perché aveva infranto il suo voto. Aveva trascinato Louis nel suo mondo, e adesso, lo stava per lasciare, stava per abbandonarlo, l’avrebbe distrutto, e questo stava già distruggendo lui, anche più del cancro che si portava dentro.

Si sentiva un codardo, perché non era riuscito a parlargli, a spiegargli quello che gli stava succedendo. L’aveva allontanato, impedendogli di fargli visita dentro quella stanza asettica. Per un momento aveva anche sperato che il castano si arrabbiasse, che lo odiasse. Sarebbe stato meglio si era detto. Se l’avesse odiato anziché amarlo, avrebbe sofferto di meno quando sarebbe morto. Morto. Si sentiva esattamente così. Senza Louis, lui non era nulla. Senza Louis, non provava nulla, se non dolore. Solo con Louis riusciva a comprendere il canto degli uccelli al mattino, e il perché il sole nasce ogni giorno per poi tramontare ogni sera. Solo insieme erano amore, solo insieme erano vita. Immerso nel labirinto dei suoi pensieri, si addormentò, con i pugni ancora stretti al petto e le gambe piegate in posizione fetale.
 
 
Si ritrovò immerso in un bellissimo sogno. Doveva essere per forza un sogno, perché era sdraiato in un prato di girasoli, e il sole caldo estivo gli impediva di aprire gli occhi. Una mano gli carezzava dolcemente i capelli, e sorrise a quel contatto, consapevole che il proprietario, era il suo bellissimo angelo dagli occhi azzurri. La mano continuava a giocare dolcemente con i suoi ricci, arrotolandoli lungo le dita, per poi tirarli con delicatezza, ripetendo all’infinito l’azione. Harry pensò che se il paradiso fosse veramente esistito, allora avrebbe voluto che fosse così. Non si sarebbe mai stancato di quelle attenzioni, se fosse stato Louis a concedergliele.

Improvvisamente si sentì chiamare, una voce lontana continuava a chiedere di lui, si faceva sempre più vicina, fino a chè non lo costrinse a svegliarsi.

“Harry”

“Mmmh” mugugnò il riccio accoccolandosi sul petto del ragazzo che lo stringeva a se mentre con una mano gli accarezzava lentamente i ciuffi ribelli.

“Amore, svegliati”

Harry aprì finalmente gli occhi, ritrovandosi ad un soffio dal viso del suo ragazzo, che lo guardava con gli occhi languidi, senza sbattere le palpebre un secondo, incapace di mettere fine a quel contatto visivo.

“Lou, che ci fai qui ?” chiese riprendendo pieno possesso del suo corpo e della sua mente.

“Sono entrato poco fa mentre dormivi..ho aspettato che le infermiere finissero le visite e mi sono intrufolato dentro”

“Tu..tu, non saresti dovuto entrare, non..tu..” il riccio si sottrasse alla presa del castano indietreggiando quanto più lo spazio angusto di quel lettino gli permettesse.

“Harry, basta!”

Il tono di Louis era duro, ma incrinato allo stesso tempo.

“Harry, sono il tuo ragazzo ricordi ? non mi hai permesso di entrare per tutto il giorno, sono dovuto entrare qui di nascosto mentre dormivi, ti sembra giusto nei miei confronti?”

Il riccio abbassò lo sguardo colpevole, Louis aveva ragione, ma lui non ce la faceva, non ce la faceva a dirgli la verità, perché questa avrebbe comportato la fine di tutto, la loro fine.

“Harry, piccolo, ti prego parlami, così mi uccidi” il tono si era fatto implorante e caldo, cercò la sua mano e quando la trovò la strinse come se ne andasse della sua stessa vita.

Il riccio tirò su col naso prima di incastonare le sue iridi verdi in quelle turchesi del castano.
“Lou, io sto male..”

“Siamo in ospedale Harry, vedrai che si prenderanno cura di te”

“No, Lou, io…” prese un grande respiro, cercando di radunare tutte le forze che ormai non aveva e che non avrebbe avuto più, chi d’altronde avrebbe mai la forza di ammettere di stare morendo?

“Io sto morendo, ho il cancro”

E perfino Harry, fu in grado di vederlo, attraverso quegli occhi tanto chiari, il cuore di Louis che si sgretolava, in mille piccoli pezzi, piccole schegge rosse, taglienti come lame di rasoio, taglienti come quelle parole appena pronunciate.

“No..no..” no, continuava a ripetere il castano con gli occhi assenti, immersi in chissà quali pensieri, la testa lontana in chissà quale galassia.

“Lou, non fare così..andrà tutto bene..”

“Harry” parve ridestarsi dallo stato di trance.

“Harry, no,no,no! Tu, sei troppo giovane..tu..parleremo con il dottore si, ci parlerò io! Anzi ci vado subito”

La testa gli occhi e le mani a muoversi in scatti irregolari, come colti da spasmi, Loius era sotto shock.

“Louis!” il riccio gli tirò uno schiaffo e il castano si fermò. Si fermò, ma continuò a fissare un punto oltre la spalla del riccio, chissà cosa vedeva in qual momento.

Iniziò a piangere, prima silenziosamente, solo qualche lacrima a rigargli il volto, gli occhi ancora sbarrati. Poi gli occhi si chiusero, così come i suoi pugni tra il  pigiama di Harry, sul suo petto, e il pianto divenne un grido di dolore, un urlo di disperazione e di negazione.

Il riccio lo accolse, come un padre con il proprio figlio, stringendolo e cercando di donargli quella forza che nemmeno lui aveva.

“Harry, io ti amo, ti prego, non lasciarmi” frasi sconnesse, ma una simile all’altra, una supplica, una preghiera.

“Non ti lascio, Lou, non oggi”

A quelle parole Louis, rispose con pugni dati a vuoto sul petto del suo ragazzo.

“Come puoi, prendermi in giro così, come puoi scherzare su questa cosa?”

“Lou” lo chiamò prendendo il suo viso tra le mani, costringendolo a guardarlo.

“Lou, scusa. Io, non avrei mai voluto che tu entrassi a far parte di .. questo.. tutto questo dolore, non sarebbe mai dovuto appartenerti. I tuoi occhi, i tuoi bellissimi occhi, non si sarebbero mai dovuti bagnare a causa di lacrime colme di dolore, non avrei mai voluto macchiare il tuo cuore con questo peso, perdonami se puoi”

Il castano represse un singulto, prima di rispondere. “Harry, non voglio nemmeno sentirle queste cose, tu, tu sei la cosa migliore che potesse capitare nella mia vita, i miei occhi, prima di incontrare i tuoi, erano dispersi, erano come vascelli senza rotta. Tu sei stato la mia bussola, mi hai mostrato la strada per tornare a casa, mi hai aiutato a vincere le mie paure, mi hai reso migliore, sei stato la mia ancora Harry, la mia ancora di salvezza. E il mio cuore, non è macchiato dal dolore, ma solo dall’amore che provo per te, e adesso smettila, perché tu non morirai, sei giovane Harry, e le cure hanno fatto passi da gigante, noi lotteremo, lotteremo insieme, noi non ci fermeremo finchè non ci arrenderemo. Ed io Harry, non mi arrenderò”

Il piccolo si lasciò cullare dal suono dolce e perfetto della voce di Louis, si strinse a lui, come se ne dipendesse della sua vita, e infondo era proprio così. Le parole del castano continuavano a echeggiare nella sua mente, nel suo cuore, nella sua pelle. Louis era tutto, Louis era da per tutto.

E così si fece convincere anche questa volta, anche questa volta credette a quegli occhi. Forse Louis aveva ragione, forse sarebbe guarito di nuovo, forse, insieme questa volta avrebbero vinto, vinto per sempre. Così chiuse gli occhi, ma questa volta non sognò il paradiso, perché aveva ripreso a lottare, aveva ripreso a sperare. Aveva di nuovo ripreso a vivere, come sempre grazie solo all’amore di un angelo dagli occhi celesti, il suo angelo, Louis.









**Saaalveee! allora che dire eccoci quà, il mistero, che mistero non è più, è stato svelato, alcune ci erano già arrivate, altre l'avevano solo ipotizzato, comunque non odiatemi, ma si Harry sta morendo, mi dispiace. comunque!!! accetto volentieri le vostre opinioni come sempre, ossia, come credete che andrà a finire ? Harry, ci abbandonerà o alla fine la vena di ottimismo e speranza di Louis contagierà anche me ? Mah! fatemi sapere che ne pensate, o anche come speriate che vada a finire, spero di non avevri deluso con questo capitolo.. se così fosse mi spiace ma prima o poi doveva arrivare! detto questo ringrazio chi ha aggiunto la storia tra seguite/preferite/ricordate e chi recensisce :** tanto amore per voi! e grazie perchè il prologo ha superatole le 1100 visualizzazioni ! WOW! detto ciò vi saluto e alla prossima mie belle lettrici.. vi lascio il link dell'altra ff.. miraccomando fatemi sapere anche che ne pensate di quella, perchè sarà solo grazie a voi se la inizierò o meno..! ora vi saluto vi mando un bacione .. come sempre -Pat**



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Capitolo 30
*** Capitolo 29 ***


CAPITOLO 29
 
Erano passati tre giorni. Tre giorni, da quando Harry era stato ricoverato nel reparto di oncologia infantile, tre giorni da quando Louis si era accampato nella stanza che era stata assegnata al suo ragazzo. Tre giorni da quando Liam aveva deciso di lottare per Zayn.

Dopo la dolente scoperta del male di Harry, Liam si era sentito piccolo. Piccolo e insignificante. Insignificante e superficiale. Dannatamente superficiale. Nel momento in cui aveva realizzato a pieno la gravità della situazione del riccio, si era sentito mancare. Il pensiero di aver trascorso quei mesi in lite con Zayn, di essere stato totalmente indifferente ai suoi bisogni, lo oppresse facendogli mancare l’aria necessaria per respirare. Realizzò ancora una volta, quanto fosse egoista e frivolo. Per tutto quel tempo, non aveva fatto altro che ostentare le sue insicurezze, distruggendo la sua relazione, mettendo in pericolo l’amicizia di Zayn con il suo migliore amico, costretto a mantenere il segreto su quell’assurda bugia che era stata la sua relazione con Eleanor. Per tutto quel tempo era stato cieco, Liam. Non aveva colto i segnali, o semplicemente aveva preferito ignorarli, pur di non andare a fondo alla questione, pur di non dover mettere in gioco i sentimenti, per non doverli affrontare. Ripensandoci adesso, erano state tante le volte in cui Zayn si era presentato a casa sua, soprattutto nel primo periodo, con gli occhi rossi e gonfi, chiaro sintomo di chi ha versato lacrime amare, ma ogni volta, Liam, si limitava a fargli un sorriso e fingere di non aver notato le occhiaie scure a contornare i suoi occhi, o le volte in cui la mente del moro si assentava, rievocando chissà quali pensieri, con gli occhi vacui di chi non sta guardando nulla di fronte a se, ma nella sua testa. Liam sapeva che c’era qualcosa che lo tormentava, se lo sentiva nelle viscere, ma fare domande, avrebbe implicato ricevere delle risposte, e lui non era sicuro di essere pronto ad ascoltare. Perché ascoltare, non è una cosa semplice, ascoltare, significa ricevere fiducia da chi parla, significa dedicare il tuo tempo e la tua mente al tuo interlocutore, e Liam aveva paura, aveva paura di sapere quale fosse la causa di tanto dolore all’interno del cuore e degli occhi di Zayn. Forse, perché la sua paura più grande, era che la causa di tutto quel dolore fosse lui. E in fin dei conti, si ripeteva, il moro non avrebbe avuto tutti i torti. In quella relazione era sempre stato solo lui a sacrificarsi. Liam temeva che iniziando a fare domande, a chiedere spiegazioni, il moro trovasse la forza di lasciarlo, di urlargli in faccia, che la loro storia, non era una storia, se uno c’è completamente dentro, mentre l’altro resta sempre fermo sulla soglia. Così continuava a fingere di non vedere i suoi occhi urlare pietà, perché infondo, era quello che sapeva fare meglio, Liam, fingere.



 
Nonostante il rifiuto iniziale, era riuscito a convincere Zayn a trasferirsi da lui per qualche giorno. Gli aveva detto che stare da solo in quel momento non gli avrebbe fatto bene, voleva stargli vicino, come avrebbe dovuto fare sin dall’inizio, così più per amore, che per i sensi di colpa, lo convinse a fare le valige e seguirlo a casa sua, dove la signora Payne, non poté trattenersi dal sorridere e abbracciare calorosamente il moro, come un figlio che credevi di aver perso ma che finalmente è tornato a casa.

Liam l’aveva aiutato a sistemare le sue poche cose in bagno e nell’armadio, poi insieme avevano cambiato le lenzuola al letto della stanza del castano, lo stesso letto che era spesso stato spettatore muto del loro amarsi.

Non parlavano molto, si limitavano a cenni del capo e qualche monosillabo. La situazione era tesa, non solo per via dei loro dissidi, ma anche a causa dell’aura di paura che circondava perennemente Zayn. Era distrutto, e sia Liam sia i suoi genitori se ne rendevano conto. L’idea di poter perdere il suo migliore amico, suo fratello, da un giorno all’altro lo terrorizzava, paralizzandolo e rendendolo il fantasma di se stesso. Liam l’aveva sentito parlare molte volte al telefono con Louis in quei tre giorni, e ogni volta che la chiamata terminava, il moro si lasciava cadere sul pavimento, colto da spasmi e singhiozzi. Delle volte urlava, urla disumane, altre volte invece si chiudeva semplicemente in se stesso, smettendo di parlare per delle ore. Liam, dal canto suo, si sentiva inutile, non era in grado di aiutarlo, ci aveva provato, a parlargli, a fargli coraggio o a cercare di convincerlo ad andare a fare visita a Harry, ma il moro non ne voleva sapere. In fondo Liam sapeva quello che impediva a Zayn di andare a trovare il suo amico. Zayn non voleva dirgli addio. Per questo preferiva tenersi aggiornato tramite Louis, un Louis, sempre più triste e rassegnato, distrutto anche lui dalla terribile condanna di dover dire addio all’amore della sua vita. Perché, purtroppo, i medici erano stati chiari, la malattia di Harry era tornata in maniera troppo aggressiva, questa volta, sarebbe stata fulminante. Il giovane riccio, si stava spegnendo, giorno dopo giorno, sotto gli occhi disperati del suo ragazzo e dei suoi famigliari. “E’ questione di giorni” avevano detto.
Ecco perché Louis, si era trasferito in quella stanza d’ospedale, perché il padre di Harry, avesse delegato il comando del giornale al suo vice, perché Gemma avesse rinviato la sessione di esami all’università, e perché Niall ed Eleanor, avessero smesso di presentarsi a scuola da tre giorni. Erano tutti li, sempre insieme a lui, costantemente in allerta, ventiquattro ore su ventiquattro, cercando di creare quanti più ricordi possibili in sua compagnia, cercando di donargli quanto più amore possibile, perché da un momento all’altro sarebbe potuto scomparire, e non se lo sarebbero mai perdonato, se questo fosse avvenuto mentre Harry fosse stato da solo, in quella stanza bianca con le tende verdi. Così aspettavano, con la perenne sensazione della spada di Damocle posata sulle loro teste, pronta a trafiggerli da un momento all’altro.



 
 
Liam se ne stava seduto in cucina, una tazza fumante di the tra le dita e mille pensieri a sconvolgergli la testa.

“Tesoro, come sta Zayn ?”

Sua madre fece capolino nella piccola stanza, senza fare rumore, quasi come se anziché camminare, avesse volato.

Il castano sollevò lo sguardo dalla bevanda bollente e lo diresse in direzione della donna, che aveva preso posto di fianco a lui.

“Male” soffiò fuori, con dolore e rassegnazione.

“Mi dispiace così tanto, tesoro, questa situazione è orribile, e quel povero ragazzo, Harry, la vita a volte è davvero ingiusta” la madre prese una delle sue mani cominciando a disegnare cerchi immaginari sulle sue nocche con il pollice.

“Da ciò che mi hai detto, lui e Zayn sono come fratelli… deve soffrire davvero tanto in questo momento..” strinse con più vigore la mano del figlio prima di proseguire, scrutandolo attentamente.

“Però, tesoro, lui adesso ha te, e .. ti ha sempre avuto.. sono sicura che solo tu in questo momento sia in grado di aiutarlo, e soprattutto convincerlo a superare la sua paura. Capisco che possa essere difficile, dover affrontare un addio, ma sono certa che se adesso non va da lui, se adesso, non gli dice addio, se ne pentirà per il resto della sua vita”

Liam concordava pienamente con le parole di sua madre. Zayn doveva andare da Harry, doveva affrontare la sua paura, e sconfiggerla. Doveva condividere con lui gli ultimi ricordi e le ultime parole, perché in seguito le avrebbe rimpiante come sangue nelle vene.

“Lo so, mamma, credimi ci ho provato, ma.. è già un miracolo che sia qui, che mi rivolga la parola.. io non mi sono comportato bene con lui.. e adesso non  i lascia avvicinare, non si fida di me”

“Liam, caro, in questi mesi, ho avuto modo di conoscere Zayn, di apprezzarlo e comprenderlo, l’ho accettato proprio come un figlio in casa mia, sai perché ?”

Il castano le fece cenno di continuare.

“Perché quando Zayn varcava quella porta e i vostri occhi si incontravano, intorno a voi il mondo cominciava a svanire, di fronte al vostro amore, all’amore reciproco che legava i vostri sguardi, mi sono sempre sentita di troppo, così come di troppo erano le parole.”

“Mamma, che stai..”

“Liam, l’ho sempre saputo, e ne sono sempre stata orgogliosa e felice. Ho sempre aspettato il giorno in cui saresti venuto da me e mi avresti dato conferma delle mie supposizioni, ma non l’hai mai fatto, e questo credo che sia un po’ anche colpa mia. Forse, avrei dovuto farti sentire più protetto, più al sicuro qui, farti capire che non devi mai aver paura di mostrarmi e di mostrare al mondo ciò che sei, e soprattutto ciò che sei quando stai con Zayn. Quel ragazzo ti ha cambiato, ti ha cambiato in meglio, ti ha reso più forte e ti ha spronato a superare i tuoi paletti autoimposti. Il tuo viso, i tuoi occhi e tutto il tuo corpo reagivano di fronte a lui, tu nemmeno te ne rendevi conto, ma eravate come un’anima divisa in due corpi diversi. Quando ha smesso di venire a farci visita ho capito subito che aveste litigato, e mi è dispiaciuto moltissimo, perché ho sempre considerato Zayn come un figlio. Soprattutto, però, mi faceva male vedere come ti eri ridotto senza di lui. La tua luce si era spenta, eri tornato quel ragazzo insicuro e apatico che eri prima di incontrare lui. Ti dico tutto questo, tesoro, per farti sapere che io ti accetto, così come tuo padre, e fregatene di quello che potrebbero dire gli altri Liam, pensa solo alle persone che ami e che ti amano, perciò pensa a Zayn, adesso, va da lui e fai tutto ciò che puoi per stargli accanto, perché è solo di te che ha bisogno in questo momento”

Gli occhi della donna erano lo specchio esatto di quelli di suo figlio. Le lacrime scendevano lente e calde lungo le gote di entrambi, scaldando la pelle, così come le parole pronunciate da sua madre, avevano scaldato il cuore di Liam. Lei sapeva, lei lo accettava. Per tutto quel tempo, aveva vissuto nella paura del suo giudizio, e adesso che era arrivato, non poteva fare a meno di piangere, piangere e sorridere tra le lacrime. Se anche lei si era resa conto di quell’amore che li univa, forse allora non era tutto perduto, forse non l’aveva visto solo lui. L’abbracciò forte, imprimendole tutta la sua gratitudine, tutto il suo affetto, le schioccò un bacio sula guancia e corse verso le scale, diretto verso la sua stanza, verso l’amore.
 
 

Zayn era sul letto di Liam da quella mattina, il pigiama a quadri ancora in dosso e la testa affondata sul cuscino del castano. Tutto in quella stanza gli faceva male. Le pareti, cariche di foto, nessuna delle quali li ritraevano assieme, l’odore di pulito misto al dopobarba del castano, che tante volte aveva annusato direttamente dalla sua pelle, e poi quel letto. Lo stesso in cui dormiva da tre giorni, lo stesso che gli aveva visti tante volte uniti nel corpo, eppure sempre così distanti nello spirito. Inizialmente aveva rifiutato l’offerta del castano di andare a stare da lui. Sarebbe stato come cedere un'altra volta, come farsi calpestare ancora. Poi però, l’idea di trascorrere le sua giornate da solo col pensiero di un Harry morente su un letto d’ospedale, l’aveva convinto ad accettare. Questa volta aveva deciso che sarebbe stato lui il debole. Questa volta era troppo stanco per lottare ancora, per le battaglie degli altri e soprattutto per le sue. Era strano essere di nuovo li, dopo tutto quel tempo passato a chiedersi come sarebbe stato dimenticarsi una volta per tutte di Liam, dell’amore che aveva provato per lui. Quell’amore mai corrisposto davvero, quell’amore che si era frantumato sotto il peso delle menzogne del quale si alimentava. Quando Liam si era dichiarato apertamente a lui, in ospedale, si era trattenuto dal darsi un pizzicotto, tanto credeva impossibili tali parole pronunciate dalle sue labbra, quelle labbra che gli mancavano come l’acqua nel deserto, come il caldo del camino nei giorni d’inverno. Si era trattenuto anche dal baciarle quelle labbra. Perché non poteva rendersi un'altra volta succube di quel ragazzo. Alla fine però aveva ceduto, si era lasciato convincere, un ultima volta, si disse, da quegli occhi, quei due mondi così lontani ai quali aveva tanto spesso chiesto accesso, e altrettante volte gli era stato negato. Ci aveva letto paura al loro interno, paura di un rifiuto, decisivo, che avrebbe segnato il punto conclusivo di quella che era stata la loro storia. In fondo però ci aveva visto anche qualcos’altro, qualcosa che mai prima aveva visto in quegli occhi. Coraggio. Liam aveva paura, ma allo stesso tempo, aveva rischiato, si era messo in gioco per una volta, esponendosi davanti a lui, davanti a tutti, abbracciandolo, confessandogli i suoi sentimenti, senza negarli o celarli dietro maschere create apposta per camuffare la verità agli occhi degli altri. Solo allora Zayn aveva ceduto. Solo in quel momento si era lasciato cullare dalla speranza che forse questa volta Liam l’avrebbe amato come lui aveva sempre fatto, come aveva bisogno di essere amato in quel momento. Così si era ritrovato a condividere con lui il suo letto, per la prima volta senza fare sesso, senza nemmeno sfiorarsi. Eppure dormendo semplicemente uno accanto all’altro, Zayn si era sentito amato per la prima volta da lui.

“Hey”

La voce fresca e affannata di Liam gli giunse alle orecchie come una campana che lo riportava alla realtà, lontano dai suoi pensieri.

Si voltò verso di lui continuando a fissarlo senza emettere un suono.

Liam si avvicinò lentamente, quasi timoroso di una sua possibile reazione negativa. Poi si sdraiò vicino a lui, voltandosi su di un fianco in modo da poterlo guardare dritto negli occhi.

Il cuore del moro prese a battere a una velocità impressionante, se lo sentiva scoppiare, era certo che di lì a poco se lo sarebbe ritrovato in mano. Liam lo osservava con gli occhi pieni di desiderio, non un desiderio carnale però, quello sguardo lo conosceva bene. Il desiderio di Liam era un altro, molto più intenso e molto più profondo. Sembrava volergli scavare dentro e rimuovere tutto il marcio che lo attanagliava in quel momento.

“Zayn, non c’è bisogno che tu mi risponda, solo, ascoltami ti prego.” Così dicendo si avvicinò ancora di più portando le mani a cercare quelle del moro che se le lasciò stringere senza fare resistenza.

“Sai, Zay, abbiamo passato tante giornate stesi su questo letto, ma nessuna di quelle volte, è stata speciale come lo è per me questa. Non dico che fare L’Amore insieme a te non mi sia piaciuto, anzi, solo che dopo ogni nostro incontro, io cambiavo umore, perché se fino al momento prima mi sentivo al settimo cielo con te tra le mie braccia, con te nel mio corpo, dopo mi sentivo vuoto. E la colpa di questo è solo mia. Mia perché ero sempre io a cacciarti via, dopo aver finito, per paura che i miei ci trovassero insieme, mia perché ogni volta che venivo, stretto a te guardando dentro i tuoi occhi, mi mordevo la lingua, cercando di non far uscire quello che il mio cuore ha sempre saputo, e che ha sempre sentito. Tutto questo per colpa della mia insicurezza, e del mio egoismo. Si perché adesso lo ammetto, Zayn, sono solo un egoista, un egoista che fingeva di non vedere che tu soffrivi, e che arrivavi da me, con gli occhi rossi e gonfi, che reprimeva i suoi sentimenti, per paura di dover affrontare il giudizio della gente, e oltretutto un idiota, si, sono un idiota, che si è precluso per così tanto tempo la possibilità di essere felice e di amare la persona splendida che sei, solo per paura. Ma adesso non ho più paura di quello che la gente può pensare, o di quello che può dire. L’unica paura che adesso mi sta logorando, è quella di averti perso per sempre. E nonostante tutto continuo ad essere egoista, perché sono sicuro che dentro di te, tu senti ancora qualcosa per me, nonostante il male che ti ho fatto, e quindi, Zayn, ho deciso di essere egoista un ultima volta, dicendoti l’unica cosa che credo possa riportarti da me, da me che non merito il tuo amore, da me che non merito i tuoi occhi, le tua labbra il tuo corpo, ma soprattutto il tuo cuore. Ma lo dirò lo stesso, perché anche se io non merito nulla, tu invece, meriti tutto, ogni mio singolo respiro, ogni mio pensiero, e ogni battito del mio cuore. Questo perché io ti amo Zayn Malik, e ti ho sempre amato. Questa è l’unica cosa vera della mia vita, l’unica che non ho mai davvero saputo nascondere, se non ai tuoi occhi.”

Zayn si riprese una delle sue mani dalla stretta di Liam, e si asciugò una lacrima che scendeva lenta sulla sua guancia. Non si era nemmeno reso conto di aver iniziato a piangere. Il suo cuore e la sua mente erano carichi di emozioni. Le parole di Liam gli rimbombavano in testa come il suono di una campana. Non le avrebbe scordate nemmeno volendo, gli erano entrate sotto la pelle, ma soprattutto gli erano finite nel cuore. L’aveva odiato, disprezzato e denigrato. Ma più di ogni altra cosa l’aveva amato. E il suo cuore gridava nel suo petto, scalpitava in richiesta di un contatto maggiore, un contatto che andasse a suggellare quelle parole che Liam aveva pronunciato guardandolo dritto negli occhi, donandosi come mai aveva fatto. Allora cedette ancora Zayn , cedette a Liam, baciandolo, accarezzandolo, bagnandolo con le sue lacrime, le lacrime di un cuore che dopo il suo tradimento si era congelato, e adesso dopo quelle parole si era finalmente sciolto. Cedette Zayn, cedette all’amore.



 
 
 
Quando la madre di Liam aprì la porta della camera da letto del figlio non potè fare a meno di sorridere emozionata, alla vista dei due ragazzi abbracciati l’uno all’altro, i volti finalmente rilassati e le labbra incurvate in un sorriso. Quasi non se la sentì di svegliarli e rovinare tutto, ma doveva, non c’era tempo da perdere.

“Liam, tesoro svegliati”

Il castano mugugnò qualcosa stringendosi di più al corpo del suo amato, il quale invece aprì gli occhi ancora lucidi per l’emozione.

“Signora Payne, che succede ?” chiese, un po’ imbarazzato dalla situazione, nonostante Liam gli avesse raccontato del suo discorso con la madre.

“Si tratta di Harry”









**Saaalve! eccomi quà, con un pò di ritardo! avevo il pc in assistenza, ma per fotuna me lo hanno riconsegnato subito.. Allora passiamo al capitolo, questo credo sia il penultimo, poi ci sarà il prossimo che sarà l'ultimo e infine avremo l'epilogo.. oddio non mi sembra vero, questa storia è praticamente finita! :') ho voluto dare spazio agli ziam perchè mi sembrava giusto concludere anche la loro storia non lasciando nulla in sospeso.. l'idea che mamma payne sapesse già dei due piccioncini mi è venuta quando ho scritto dell'occhiolino di intesa che la donna aveva rivolto a Zayn il giorno in cui va da Liam e poi alla fine litigano.. giusto per intenderci.. quindi mi aspetto di sentire le vostre opinioni a riguardo.. e nulla vi amo come sempre! a presto un bacione e come sempre.. ripeto : nuova ff in cantiere passate e lasciatemi la vostra opinione! baci -Pat xx **


link altra ff !! ---->> 
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Capitolo 31
*** Capitolo 30 ***


CAPITOLO 30
 
“Si tratta di Harry”

 Erano quelle le parole che aveva utilizzato la signora Payne solo poche ore prima.

Senza quasi dare il tempo al suo ragazzo di prepararsi, Zayn si era fiondato fuori da casa sua, con dosso ancora la maglia a quadri del pigiama, un paio di pantaloni grigi di una vecchia tuta e le All stars bianche ai piedi. Si era seduto sul sedile del passeggero dell’auto di Liam e aveva suonato prepotentemente il clacson affinché il castano si sbrigasse a raggiungerlo. Una volta in strada, non avevano spiccicato parola.

“Si tratta di Harry”

Quella frase continuava a echeggiare nella sua testa fastidiosa e insistente come un martello pneumatico.

Non ci aveva pensato due secondi a decidere che era giunto il momento di smetterla di fare il bambino che non vuole dire addio al suo pupazzo preferito, anche se ormai logoro e vecchio. Quella frase lo aveva svegliato da quel torpore in cui si era rintanato per quei tre giorni, riportandolo alla cruda, seppur vera, realtà. Harry stava morendo, e lui non era dove doveva essere, insieme al suo migliore amico. Pregò tutti gli dei che conosceva, pregò che non fosse troppo tardi, pregò affinché avesse il tempo di un ultimo saluto.

Erano arrivati in ospedale in una ventina di minuti, nonostante il traffico dovuto all’ora di punta. Ad aspettarli, seduti in sala d’aspetto, c’erano Niall ed Eleanor, la quale appena li vide arrivare, si precipitò tra le braccia di Zayn, che nonostante lo shock iniziale, la strinse forte a se respirando il suo profumo, misto a quello di antisettico dovuto alla lunga permanenza della ragazza tra le mura di quell’ospedale. Dopo essersi allontanata, la ragazza si portò nuovamente al fianco del biondo, che la cinse velocemente con un braccio lungo la vita, schioccandole un bacio sulla tempia posata sulla sua spalla. Sia Liam sia Zayn sorrisero involontariamente di fronte a quella scena, per ritornare poi con la mente alla realtà.

Erano passate due ore da quando erano entrati in ospedale, due ore d’interminabile agonia e silenzio. Louis era uscito solo una volta dalla stanza di Harry, con gli occhi arrossati e gonfi, il viso smunto e le occhiaie scure a contornargli il volto, il pensiero comune fu che ormai di Louis non rimaneva più nulla, se non il suo corpo ormai deturpato, e l’animo perso chissà dove.

“Ha avuto un arresto cardiaco”

Una sola frase, schietta e concisa, prima di ritirarsi nuovamente dentro quella stanza testimone di tristezza e dolore.

Fortunatamente i medici erano riusciti a riprenderlo in tempo. Ma la sentenza era stata chiara. Sarebbe potuto ricapitare da un momento all’altro, e quella volta, non ci sarebbe stato nulla da fare, il corpo di Harry ormai aveva smesso di reagire, la fine stava ormai giungendo, inesorabile.


 
 
 
“Louis”

La voce flebile e roca del piccolo riccio, echeggiò solenne per la stanza, infrangendo il silenzio in cui era piombata dopo il suo arresto e il conseguente armeggiare dei medici.

Il più grande gli teneva la mano, fredda e consunta, accarezzandola dolcemente mentre si avvicinava in modo da non obbligare l’altro a utilizzare un tono di voce troppo alto, costringendolo ad affaticarsi.

“Dimmi amore mio” gli spostò qualche riccio spento e moscio dalla fronte, mordendosi il labbro inferiore, costringendosi a ricacciare indietro le lacrime che premevano per uscire dai lati degli occhi.

“Mi dispiace, non volevo farti spaventare” riuscì a rispondere tra un rantolo e l’altro il piccolo, guardandolo dritto negli occhi, con quei due smeraldi che si erano fatti sempre più opachi giorno dopo giorno.

“Shh, non dire niente amore, non affaticarti” rispose allora Louis, cercando di essere forte per entrambi, ma la sua forza ormai stava sparendo, proprio come il ragazzo davanti a lui.

“Lou” soffiò il piccolo evidentemente affaticato.

“Voglio che tu faccia una cosa per me”

“Certo amore, tutto quello che vuoi”

“Per favore, porta qui il nostro diario, quello che ti ho regalato il giorno del tuo compleanno”

“Harry, ma..”

“Ti prego Lou, non ho molto tempo lo sai”

Il cuore del castano perse un paio di battiti e una lacrima scese solitaria sfuggendo alla prigione di ciglia di Louis.

“D’accordo Harry, come vuoi.. però non voglio lasciarti da solo mentre sono via..”

Il viso del riccio s’incupì, al pensiero che la persona di cui aveva bisogno e che era stata assente, sarebbe stata la sola in grado di occuparsi di lui mentre Louis andava a recuperare il suo regalo.

Il castano parve comprenderlo, per questo si affrettò ad aggiungere “Faccio entrare Zayn”

Gli occhi di Harry si sgranarono per una frazione di secondo prima di chiudersi velocemente, lasciando uscire due calde lacrime che scesero lente lungo il viso pallido del ragazzo.

Aveva sperato tanto di riuscire a vedere il suo migliore amico almeno un’ultima volta, di poterlo stringere, annusare il suo profumo di caffè e perdersi dentro quegli occhi che per tanti anni erano stati le sue isole dove rifugiarsi. Qualche volta, quando Louis si allontanava per andare al bagno o alle macchinette, aveva lasciato cadere qualche lacrima, ripensando a tutti i sogni che avevano condiviso, e ai quali adesso avrebbe dovuto dire addio. Aspettava sempre che Louis non fosse presente, però, non voleva dargli ulteriore dolore mostrandosi fragile, più di quanto non fosse.

Louis. Il suo angelo dagli occhi azzurri, il custode indiscusso del suo cuore. Era questo il pensiero che gli permetteva di affrontare quel breve viaggio che lo separava dalla fine, con ancora il sorriso sulle labbra. Il pensiero che anche una volta morto, una parte di lui avrebbe continuato a vivere, protetta e amata, da colui che lui stesso aveva amato e protetto. Aveva donato il suo cuore a Louis, e fintanto che egli l’avesse custodito, una parte di Harry sarebbe vissuta per sempre.



 
 
 
“Hey”

Sentì un profumo famigliare avvolgerlo e una mano ruvida accarezzarlo dolcemente mentre riapriva gli occhi che non si era nemmeno accorto di aver chiuso.

“Hey” gli fece eco il riccio, tentando di mettersi seduto con la schiena poggiata alla testiera del lettino.

“Scusa”

Il moro teneva la testa bassa e le braccia lunghe contro i fianchi, i pugni serrati, fino a far scontrare la carne con le unghie smangiucchiate.

“Perché ti scusi Zay, sono io che me ne vado, sono io che non ho tenuto fede alle nostre promesse”

Il moro sollevò di scatto la testa, puntando gli occhi spalancati in quelli del suo migliore amico.

“Harry , ma che stai dicendo ? non è mica colpa tua questa!”

“Lo so, ma mi spiace comunque”

“Vieni qui, Zay, sdraiati di fianco a me, come quando eravamo piccoli”

Il moro non se lo fece ripetere, e si stese lungo il fianco di Harry, abbracciandolo e facendogli posare la testa sul suo petto, accostando il suo mento su quei ricci ormai privi di vita.

Il riccio fece intrecciare le loro dita sulla sua pancia, giocando con le pellicine che spuntavano dal pollice del mulatto.

“Ti ricordi Zay ? ricordi la volta in cui mio padre ci trovò in camera mia mentre ci baciavamo ? –sghignazzò- credevo che quella volta avrei scoperto cosa si prova a essere schiaffeggiati dal proprio genitore”

Il moro sorrise prima di rispondere “Non lo avrei mai permesso, sai non te l’ho mai detto, ma non me ne andai subito, quando tuo padre mi cacciò, rimasi ad ascoltare dietro la porta, nel caso fossi dovuto intervenire in tua difesa”

Il riccio ruotò la testa fino a incontrare lo sguardo del moro e si sorrisero complici come solo loro erano in grado di fare.

“Sei sempre stato una parte fondamentale della mia vita Zay. Ci sei stato nei momenti felici e in quelli tristi, non mi hai mai lasciato solo, e mi hai sempre protetto da tutto e tutti. Avevamo tanti progetti da realizzare insieme. L’università, l’Europa..” strinse con forza la sua mano.

“Ho avuto paura. In questi giorni, ho avuto davvero paura. Perché anche se questo è il momento più triste della mia vita, quello che mi faceva più paura, non era la morte Zay. No, quella ormai l’ho accettata. Quello che non sarei mai riuscito ad accettare, sarebbe stato il non averti presente. Lo so, sembro un egoista, e forse lo sono. Ho la mia famiglia, Niall, Eleanor e Louis, il mio Louis, qui con me giorno e notte. Ma loro per quanto importanti, non sono te. Tu ci sei sempre stato Zay. E sono felice che ci sia anche questa volta.”

Il moro riportò su con il naso, tentando di mascherare la sua commozione. Come sempre era Harry quello che diceva le cose giuste al momento giusto. Anche quando sarebbe dovuto stare in silenzio, quando a lui sarebbe toccato ascoltare parole di conforto anziché darle. Ma loro in fondo erano così. Erano fratelli, e tra fratelli le parole servono fino a un certo punto, il resto poi lo fa il cuore.
Così Zayn lo strinse, inglobandolo tra le sue braccia esili seppur muscolose, avvolte da quella stoffa a quadri. Lo strinse assaporando ogni singolo attimo di quel momento, prezioso e insostituibile. Si staccarono solo quando il riccio gli fece capire che non aveva ancora finito di parlare. Gli stava dicendo addio, lo sapeva Zayn, eppure nonostante tutto, l’affetto che gli univa e che gli aveva sempre uniti, non lo fece sentire così male come pensava sarebbe stato nell’udire quelle parole da parte del suo migliore amico.

“Sono felice che ci sia Liam con te. Dico davvero. Nonostante tu abbia sofferto, so che è la persona giusta. Lo so perché, è una persona migliore adesso. Ed è solo merito tuo questo. Tu non te ne rendi conto Zay, ma fai uscire il meglio delle persone, le sproni ad essere se stesse, a combattere per quello in cui credono anche a costo di prenderle a pugni in faccia. E si sto parlando della volta in cui mi hai convinto a curarmi dandomi un bel gancio destro. Vedi Zay, se non l’avessi fatto, questo discorso sarebbe saltato molto tempo fa, io non ci sarei stato già più, e non avrei mai incontrato Louis. Quindi quello che devo dirti, è grazie amico mio. Grazie perché è anche merito tuo se ho avuto la possibilità di amare ed essere amato dalla persona più genuina e vera di questo pianeta. Grazie per non avermi fatto arrendere. Grazie per aver lottato con me e per me.”

Zayn era un groviglio di emozioni. Il cuore batteva forte contro la cassa toracica, rimbalzando contro la schiena del riccio.

“Un ultima cosa. Poi giuro che la smetto con questi discorsi da funerale.”

“Devi farmi una promessa. Devi promettermi che realizzerai il nostro sogno Zay. Andrai all’università, girerai l’Europa con lo zaino in spalla e ti iscriverai in qualche confraternita dove si fanno cose stupide solo per il gusto di farlo. E ti porterai Liam dietro. E anche Louis. Devi farlo per me, per far si che sia come se quelle esperienze le stia vivendo anche io. E devi farlo per Louis, perché quando me ne sarò andato, avrà bisogno di qualcuno che gli ricordi che vale la pena vivere e godersi ogni singolo istante. E poi devi farlo per te, per tutti questi motivi e perché verrò a prenderti a calci nel sedere dall’oltretomba se ti azzardi a smettere di sognare, anche se quei sogni non mi vedranno più partecipe”

Il moro annuì solennemente. Suggellando così quella promessa che mai e poi mai avrebbe infranto.


 
 
 
 
Quando si risvegliò al posto di Zayn , accanto a lui sul letto, c’era Louis.
 
“Ti sei svegliato”

“Dov’è Zayn ?” chiese il riccio accoccolandosi al corpo caldo del suo ragazzo.

“E’ in sala d’aspetto con Liam e gli altri. Sai ancora mi fa strano vedere El e Niall insieme, ma come ho fatto a non accorgermi di nulla?”

“Oh LouLou, dovevi avere proprio i paraocchi per non renderti conto di quello che stavano combinando quei due -sorrise- comunque sono felice per loro, sono carini insieme, e penso che El meriti qualcuno che le vuole davvero bene, dopo la storia di Liam”

Il castano annuì d’accordo con le parole del ragazzo.

“Allora amore, ho portato il diario”

“Bene Lou”

“Ma non capisco, come mai hai voluto che lo portassi qui proprio ora ? forse è meglio se riposi oggi ti sei affaticato tanto”

“No Lou. Lo sai non c’è più tempo.”

Il castano abbassò lo sguardo, consapevole che quelle parole erano vere, ormai le aveva udite tante volte negli ultimi giorni, ma ogni volta che venivano pronunciate facevano sempre male.

“La nostra è stata una storia breve ma intensa Lou. E credimi non la scambierei con altri mille giorni di vita, se questo volesse dire rinunciare anche ad un solo istante vissuto insieme a te.”

“Ti ho amato sin dal primo istante in cui i nostri occhi si sono incontrati, e non dico tanto per dire, lo sai non sono uno che ama romanzare su queste cose. Dico semplicemente le cose come stanno. E la verità è che ho capito di appartenerti fin dal primo istante. L’ho capito subito che saresti stato tu, e sarai per sempre tu. E di questo non posso che esserne felice.”

“Harry, ti prego..”

“Shh, amore, no. Non piangere. Non è questo che voglio per te, te l’ho sempre detto. Le uniche lacrime che dovranno mai bagnare il tuo viso d’ora in avanti, dovranno essere versate per gioia o per amore. Voglio che tu sia felice, che vada avanti con la tua vita, che viaggi, voglio che tu scopra il mondo e le persone. Voglio che t’innamori e che ti faccia una famiglia. Voglio che tu viva.”

Harry prese il viso del suo ragazzo tra le mani accarezzandolo con i polpastrelli.

“Non ti sto chiedendo di dimenticarmi Lou. Ti chiedo solo di non fermarti a me. Quando me ne sarò andato, tu sarai ancora qui. E una parte di me sarà sempre comunque insieme con te nel tuo cuore. Io non ti abbandonerò mai amore. Vivrò dentro di te, nei tuoi ricordi, e nei nostri ricordi. Ecco perché ti ho chiesto di portare qui il nostro diario. E’ giunto il momento di riempire quelle pagine, voglio scrivere di noi prima di lasciarti, così che tu possa avermi e averci, sempre con te, anche quando non ci sarò più. Così che tu possa tenermi con te quando ne avrai bisogno. Ma voglio anche che tu continui quel diario senza di me. Voglio che tu scriva di te e della tua vita nelle pagine che lasceremo bianche. così che tu possa leggerle quando sarai troppo vecchio per ricordare le bravate fatte in gioventù, così che tu possa rivivere, mille volte il nostro amore e la tua vita, che sono sicuro Lou, sarà splendida”

Così dicendo il riccio si allontanò frugando nel cassetto del piccolo comodino alla ricerca di una penna, che porse gentilmente a Louis. Il quale sotto le parole di Harry e dando vita ai suoi ricordi, iniziò a scrivere. A scrivere di lui e di Harry. A scrivere del loro amore.







 
 
 
 
 
**Saalve :’( allora si, questo è l’ultimo capitolo. La settimana prossima pubblicherò l’epilogo in cui metterò definitivamente il punto a questa storia. Oddio. Non ci credo insomma, quando ho iniziato a scrivere questa storia non credevo che sarei arrivata fino in fondo ne tanto meno che qualcuno avrebbe speso parte del suo tempo per seguirla o addirittura recensirla, ma se sono giunta sino a questo punto è solo grazie a voi! Dico davvero, grazie per aver creduto in me, e nei mie personaggi. Grazie di cuore perché mi avete accompagnato durante questo viaggio durato quattro mesi!! E non so che altro aggiungere… credo che dirò qualcosa in più nelle note dell’epilogo.. spero solo di non avervi deluso con questo finale..  che ho scritto di getto seduta sul divano di fronte al fuoco  nel più totale silenzio, proprio come piace a me.. e nulla.. grazie ancora e alla settimana prossima, per il vero e proprio saluto finale!  Come sempre un bacio –Pat**

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Capitolo 32
*** Epilogo ***


EPILOGO
 
“Caro Harry,
Eccomi ancora qui, a scrivere in questo diario. Il nostro diario. Sono riuscito a riempirlo tutto come ti avevo promesso. Ho scritto di me e di te, proprio come volevi che facessi. Beh non proprio. Tu mi avevi chiesto di continuare a scrivere, di me, dopo che avessi raccontato tutto ciò che c’è da raccontare su di noi, ma sai, la verità è che ogni volta che ripenso ai giorni passati con te, sento sempre nuove emozioni e la mente riporta a galla vecchi ricordi e sensazioni, che mi fanno capire che anche utilizzando migliaia di diari, non riuscirei mai a descrivere a pieno tutto quello che abbiamo vissuto insieme. Harry, amore, Dio quanto mi manca poterti chiamare in questo modo. Mi sono iscritto all’università, lettere. Diciamo che è anche un po’ colpa tua, dopo aver passato tutto quel tempo a scrivere su queste pagine, ho capito che non avrei mai più potuto farne a meno, così adesso sono al secondo anno, seguo un sacco di corsi extra, mi piace tenermi impegnato, e no, stai tranquillo non lo faccio per allontanarmi dagli altri, lo faccio per me, perché ho capito che questa è la mia strada, e anche questo lo devo a te. Ti devo tante cose Amore. Grazie a te sono riuscito a dire addio ai demoni del passato, ad accettare la morte dei miei genitori senza attribuirmene la colpa ogni santo giorno. Passo spesso a trovarli quando torno in paese dall’università. Prima non ci andavo quasi mai, non mi sentivo all’altezza di presentarmi davanti alle loro lapidi convinto che la loro morte fosse stata causata da me. Quindi grazie Harry, perché solo grazie a te adesso ho riavuto indietro la mia famiglia. Non sai che darei per riavere indietro anche te. Ma non aver pena per me, lo so, so che tu non mi hai mai abbandonato. Ti sento intorno a me, dentro di me ogni giorno, in ogni mia vittoria ti sento e quando cado, sei anche li, pronto a sostenermi e a donarmi la forza di andare avanti, proprio come hai sempre fatto. Sono stato in Europa, lo sai ? Oddio amore, è fantastica! Zayn ha voluto onorare la vostra promessa e dopo il diploma ci siamo armati di zaino io lui e Liam, e siamo partiti alla volta delle capitali europee. Mi sono divertito da matti amore. Quell’estate, per la prima volta, ho capito davvero perché tu tenessi a Zayn come ad un fratello. Ho imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo. Adesso è il mio migliore amico. Avevi ragione anche su lui e Liam, stanno davvero bene insieme, dopo la promessa da parte di Liam di non abbandonarlo mai, non si sono separati un giorno. Adesso viviamo tutti e tre insieme in un piccolo appartamento vicino al campus, studiano anche loro, e sì, ha tenuto fede anche alla promessa di iscriversi a una confraternita, vedessi le feste da paura che organizza, ogni tanto si occupa della musica, si fa chiamare Dj Malik, oddio piccolo dovresti davvero vederlo! Il mio biondino irlandese invece ha fatto il grande passo l’anno scorso, in primavera. El è praticamente impazzita quando le ha chiesto di sposarlo. C’è chi pensa che si siano sposati troppo presto, ma sai amore, io li capisco. Dopo aver visto una persona meravigliosa come te lasciarci così presto, tutti noi abbiamo capito che il tempo è la cosa più preziosa che abbiamo. E Niall ha passato così tanti anni ad amare in silenzio Eleanor, che ha deciso di non sprecare un secondo di più senza avere la certezza di averla accanto per la vita. E’ stata una bella cerimonia, ti sarebbe piaciuta, anzi, sono certo che avresti scalpitato per organizzarla tu!

Piccolo, scusa, lo so, tu non vuoi che pianga, e sai che non lo faccio mai, ma oggi sono due anni amore. Due anni da quando hai deciso di restare un diciassettenne per sempre. Due anni da quando quel diciassette, nero, come il giorno in cui sei andato via, e perenne come la tua età, si trova tatuato sul mio petto, all’altezza del cuore, perché è la che tu starai per sempre. Piango sì, ma non arrabbiarti ti prego! Piango perché l’emozione che provo in questo istante è davvero troppo forte. Stamattina sono venuto a trovarti, come faccio sempre quando torno a casa, e mentre cambiavo l’acqua ai tuoi girasoli, sì perché tu eri e sei il mio sole, amore, ed io sono il girasole che si tende a te, una piccola lucciola si è posata su uno di essi. Ecco perché sono qui adesso. Nel punto esatto in cui per la prima volta ci siamo scambiati il nostro primo bacio. Ho aspettato che facesse buio mentre scrivevo questa, che è l’ultima pagina bianca del nostro diario. E adesso è accaduto amore, come due anni fa, le lucciole sono comparse a illuminare il buio della foresta, proprio come due anni fa tu hai illuminato la mia vita. E come tu sentisti l’abbraccio di tua madre, io adesso sento il tuo. Mi restano solo poche righe, quindi, penso sia giunto il momento di salutarci piccolo. E nota bene, ho detto salutarci, e non dirci addio. Sì perché da domani inizierò una nuova pagina in un nuovo diario, parlerò della mia vita, quella senza di te, e vivrò e sarò felice, proprio come tu avresti voluto e come tu mi hai insegnato a essere. Ma alla fine di tutto, ci rincontreremo lo so. Quindi, arrivederci amore mio e ricorda, ti amo Harry Edward Style.
Per sempre tuo Louis.”






 
 
 
Fine.
 













 
**Salve.
Che dire, è finita. È davvero finita. Non ho molto da dire, anche perché proprio come Louis, anche io avevo promesso di non piangere, invece con let her go in sottofondo e la lettera di Lou, anche io sono scoppiata. Questa storia è stata davvero importante per me. È la prima storia che scrivo e che ho fatto leggere. Non so davvero che altro dire se non GRAZIE davvero di cuore a tutte voi. Grazie per aver percorso questo viaggio insieme a me, grazie per aver creduto nelle mie parole e nei miei personaggi. Grazie per aver reso questa storia un po’ più reale. Vi amo una per una con tutto il cuore, sia che abbiate recensito o anche solo letto in silenzio, io vi ringrazio. Mi avete dato la forza di continuare questo piccolo scorcio di vita, avete dato la possibilità a Louis ed Harry di amarsi, e di guarirsi l’un l’altro. Spero con tutto il cuore di non aver deluso le vostre aspettative con quest’ultimo capitolo. Era semplicemente l’addio a questa storia, e il ciao ad una nuova che sta per iniziare. Si perché per una che finisce un'altra è sempre pronta a nascere. Oggi abbiamo detto addio a questi personaggi, ma noi non ci diremo addio, anzi, spero di sentirvi davvero presto! Spero di continuare a scambiare pareri con voi, perché mi sono davvero affezionata alle mie lettrici! Quindi così come Louis anch’io non vi dico addio, ma bensì arrivederci! Mi farò presto viva con la nuova storia di cui ho già pubblicato il primo capitolo.. perciò..
Vi amo con tutto il cuore,
per sempre vostra –Pat**

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