I 56* Hunger Games

di Luke987654321
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Reaping ***
Capitolo 3: *** Win ***
Capitolo 4: *** Settle ***
Capitolo 5: *** Provision ***
Capitolo 6: *** Hesitate ***
Capitolo 7: *** Strategy ***
Capitolo 8: *** Weak ***
Capitolo 9: *** Pact ***
Capitolo 10: *** Failure ***
Capitolo 11: *** Distraction ***
Capitolo 12: *** Azalea ***
Capitolo 13: *** Start ***
Capitolo 14: *** Hunting ***
Capitolo 15: *** Wish ***
Capitolo 16: *** Struggle ***
Capitolo 17: *** Chill ***
Capitolo 18: *** Broken ***
Capitolo 19: *** Bravery ***
Capitolo 20: *** Remaining ***
Capitolo 21: *** Cruel ***
Capitolo 22: *** Final ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ciao lettore o lettrice e benvenuto nella mia fan fiction. Innanzitutto grazie per il tuo tempo che dedichi a leggere la mia storia. Voglio scrivere una storia diversa ovvero in qui analizzo tutti i personaggi. Ogni capitolo avrà un punto di vista diverso di un qualunque personaggio. Perchè voglio fare così? Semplice, non voglio ricadere nei cliché banali, il solito protagonista (o meglio la solita, quasi tutte le protagoniste qui sono ragazze IDENTICHE a Katniss) e non voglio che l'idea che sia il protagonista a vincere sia ovvia. 
Voglio (o meglio vorrei) fare un lavoro come Martin (anche se a differenza lo farò in prima persone) avete mai letto il torno di spade? Se non l'avete mai letto n'è sentito, leggetelo è splendido! 
Ok quindi ricapitolando, ogni capitolo sarà su un diverso punto di vista (non pensate però solo i punti di vista dei tributi). Non farò ovviamente tanti capitoli su uno stesso argomento, per esempio la mietitura non la farò sotto tutti i punti di vista ma su un unico (sia perchè altrimenti sarà pesante sia per voi, sia perchè non voglio annoiare me scrivendo). 
Quindi lettore o lettrice, se l'idea ti piace/ te gusta/ you like/ vous aimez (si perchè non sono razzista potete essere italiani, spagnoli, americani, francesi, calabroni, alieni ecc.) ricorda questa fan fiction.

Detto questo ecco a voi un primo prologo:


In piedi il presidente Snow presidiava la folla. Col suo solito sorriso salutava i cittadini di Capitol City. Doveva essere tutto perfetto! Nessun errore, nessuna distrazione, solo la perfezione era accettabile. Si erano verificati già troppi intoppi.
<< Buongiorno cittadini >> iniziò. La folla scoppiò in un'ovazione generale.
<< Sono lieto di essere riunito qui con voi >>. Il presidente Snow, non era una persona molto giusta ma era certamente molto affabile, una delle doti principali di un leader. "Solo con le parole si può governare" era la sua massima. Un'altro dei suoi pregi era il carisma, la sua faccia era sinonimo di vittoria, il suo nome temuto e rispettato. Riservo un ultimo sorriso priva di ricominciare il discorso, tutte le donne impazzivano per il suo sorriso, anche se ormai aveva già superato la sessantina era ancora affascinante. 
<< Che gli Hunger Games inizino! >> esclamò.

♦️♦️♦️

<< Carter è tutto pronto? >> domandò. Il capo stratega ebbe un fremito, terrore era l'unica emozione che provava. 
<< Certo >> rispose, la testa china osservando il pavimento. Era inferiore a Snow, lo sapeva e lo accettava. Non poteva sbagliare anche quest'anno. Già una volta aveva rischiato la vita a causa di uno scherzetto col campo di forza durante la seconda edizione della memoria. Erano passati sei anni da allora, in quei sei anni tutto è filato liscio, nessun intoppo, nessun errore. Carter aveva svolto il suo compito in maniera eccellente, ma non era abbastanza. Niente sarà mai abbastanza.
<< Sarà meglio >> disse infine il presidente, lo guardò con disprezzo. Carter si senti minuscolo, la faccia rossa dalla vergogna. Il lavoro da capo stratega non è il più sicuro al mondo n'è il più redditizio.
Anche se la stanza era piena di gente, pronta a scattare ad ogni suo commando, Carter si senti improvvisamente solo. Di mezzo non c'era solamente la vita di ventitré tributi, c'era anche la sua.

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Capitolo 2
*** Reaping ***


Beatrice Pevensie (distretto otto)


Terrore. È la prima emozione che sento, mi provoca uno strano dolore alla pancia, inizio a respirare velocemente. Cerco di calmarmi, faccio un profondo respiro.
"Le probabilità che estraggono il mio nome non sono alte" mi ripeto. In effetti ho solo cinque tessere e in quella boccia ci saranno decine di migliaia di nomi.
Rimango qualche minuto fissando il soffitto. Provo a non pensare a nulla, ma è letteralmente impossibile. Decido di alzarmi, sollevo una gamba dal letto e scivolo direttamente nell'unico paio di scarpe. Sono un po' consumante ma ancora sfruttabili. Stiracchio le braccia preparandomi per un altra orrenda giornata.
È consuetudine vestirsi eleganti per la mietitura, come se indossare un bell'abito riduca le possibilità di essere scelto. Prima di prepararmi vado a fare colazione, la pancia al solo pensiero inizia a brontolarmi, quasi istintivamente porto la mano nel ventre e spingo verso l'interno.
Lascio aperta la porta per cambiare l'aria. Percorro il piccolo corridoi e mi dirigo velocemente in cucina.
<< Buongiorno >> mi saluta la mamma sorridendomi quasi spensierata.
Ricambio il saluto e sforzo un piccolo sorriso.
<< Non dovresti essere nervosa >> papà mi abbraccia baciandomi in fronte.
Ci sediamo pronti a fare colazione. Mamma sta spalmando la marmellata in un panino mentre domando: << voi eravate nervosi? >> domando incerta.
Papà ha un sussulto << per cosa tesoro? >> ha un tono nervoso ma finge di essere rilassato.
<< Per la vostra mietitura >> rispondo ancora più incerto << insomma sono cinquantasei anni che ci sono gli Hunger Games anche voi, dunque, avete partecipato >> aggiungo.
<< Io devo andare >> mamma si alza dal tavolo, appoggia il bicchiere nel lavello e velocemente esce dalla stanza.
<< Non avrei dovuto chiederlo >> sospiro. Immergo il filtrino del the e lo schiaccio col cucchiaio, sono un po' arrabbiata con mamma, anche se mi sarei dovuta aspettare una reazione così. Non credo che parlerò con fierezza della mietitura con i mie figli. 
<< Eravamo terrorizzati >> inizia papà. Alzo gli occhi stupefatto e rimangono a fissarlo per tutta la durata del discorso.
<< Ogni anno mi svegliavo con vari incubi >> fa una breve pausa per poi riprendere distogliendo lo sguardo e fissando il soffitto << era orrendo, ma obbligatorio >>.
Distolgo lo sguardo dai suoi occhi sentendomi in colpa per la mia sciocca domanda.
<< Tutti abbiamo perso almeno un parente o un amico durante la mietitura >> si strofina gli occhi lucidi << e la parte più brutta è il fatto che si resta fermi immobili, consapevoli di vederli per l'ultima volta >> fa una lunga pausa sospirando << certo, alcuni tornavano, ma la maggior parte morivano e  non potevi fare niente, potevi solo sperare che non chiamino mai te >>.
Rimaniamo in silenzio per alcuni minuti, tutto ciò che ha detto rimane impresso nella mente. Questo è ciò che portano gli Hunger Games: paura. E la paura uccide ogni speranza diceva sempre mio nonno.
Ma non possiamo farci nulla, siamo troppo deboli e così siamo obbligati a inginocchiarci e mandare i nostri figli al macello per intrattenere i poveri e annoiati capitolini.
<< Forse è meglio che tu vada a prepararti >> si alza dal tavolo e mi da un bacio sulla guancia. 
Vado in bagno, dove mi aspetta un bel bagno. L'acqua è ghiacciata ma non posso pretendere più di tanto, molte famiglie qui al distretto 8 non hanno nemmeno da mangiare, la nostra famiglia si ritiene molto fortunata.
Mamma attribuisce la nostra fortuna all'aiuto divino. Non ho mai creduto in Dio, anche se da piccola ero obbligata ad andare nell'unica chiesetta del distretto.
Mi strofino velocemente ma accuratamente il sapone nella pelle togliendo via lo sporco e il sudore accumulato. 
Lascio sciolti i capelli ed entro in camera. Dentro trovo mamma con in mano un vestito appena comprato. È verde acquamarina, senza spallucce e con un fiocco blu nella vita.
<< Non avresti dovuto prenderlo >> la guardo con uno sguardo quasi di rimprovero.
<< Se vuoi, posso riportarlo in negozio >> risponde con un sorrisetto.
<< Beh, è carino e ormai l'hai preso >> ammetto.
Scoppia a ridere, appoggia il vestito sul letto e va a prepararsi. Guardo il vestito sentendomi un po' in colpa. Infilo il vestito e indosso un paio di ballerine nere, anch'esse appena comprate.
Quando esco mamma e papà sono pronti come loro. La mietitura inizia verso mezzogiorno, mancano solo qualche minuto perciò usciamo senza troppi convenevoli.
Arrivati nella piazza centrale mi dispongo in fila per la registrazione. Di solito la piazza è il luogo del mercato da piccola adoravo venire qui e giocare con le mie amiche a campana o a saltare la corda. Gli Hunger Games hanno rovinato anche questo posto, perchè anche se la piazza in queste occasioni è addobbata da splendidi festoni e sgargianti nastri, l'atmosfera è da funerale.
I cameraman sono già arrivati così come la signora (o meglio signorina) Jessie Balcom, che devo dire è vestita in una maniera tale da sembrare una tartaruga. Saltella e sorride sopra il palco provando il microfono. L'entusiasmo non li manca, almeno, ricorda una bambina il giorno di Natale.
È il mio turno, con un ago mi bucano l'indice sinistro, poi lo pigiano su un foglietto bianco.
<< Nome prego >> il tono di voce del ragazzo sembra quasi robotico.
<< Beatrice Pevensie >> rispondo velocemente. 
Finita la registrazione tutti i ragazzi e le ragazze vengono divisi in base alla loro età, ogni settore diviso da grosse funi.
Lo spazio diventa ristretto di minuto in minuto. Inizia a salirmi l'ansia. Le mani diventano sudaticce e inizio a respirare a fatica. Guardare il palco non mi aiuta. Sopra di esso Jessie parla col sindaco Stoner, la mia attenzione ricade sulla boccia piena di foglietti. Cerco di rilassarmi pensando che le probabilità che venga estratta una delle mie tessere è molto bassa, eppure l'ansia non scende e mi provoca anche mal di pancia.
Il sindaco Stoner si dirige a piccoli passi al centro del palco << è il momento del pentimento e del ringraziamento verso Capitol City >>.
Fa partire un filmato, guardarlo mi fa calmare. È sempre lo stesso filmato, ormai lo conosco praticamente a memoria. Finito il video sulla guerra e la definitiva e totale distruzione del distretto 13, il sindaco presenta Jessie.
Scattante e sicura di se si dirige verso la pedana. 
<< Benvenuti, benvenuti sono lieta di presentare la mietitura qui al distretto otto >> fa una breve pausa, chiude gli occhi e fa un respiro profondo.
Muoviti, penso. Via il dente via il dolore, queste pause mi mettono solo ansia.
<< Come sempre prima le signore >> annuncia energica, ci rivolge un sorriso poi si dirige verso la boccia. Cinque su migliaia, cinque su migliaia, non prenderanno me, non possono prendere me.
Alza la mano destra e la tuffa velocemente dentro la boccia, mescola tutti i bigliettini e estrae la mano. Torna lentamente verso il microfono, il piccolo biglietto stretto. 
Respiro rumorosamente, l'ansia mi divora.
Con fare teatrale apre il piccolo foglietto, si schiarisce la voce e con tono deciso pronuncia.
<< Ester Hutton >>. 
Non sono io, penso. È come se mi si fosse tolto un peso, dirigo lo sguardo verso mamma e papà, si sono tranquillizzati anche loro. 
Una ragazza di circa sedici anni cammina quasi meccanicamente verso il palco. I lunghi capelli corvini legati in due trecce. La conosco, l'ho già vista a scuola, ma non ci siamo mai parlate. Non posso negare di essere felice per non essere stata scelta. 
Una volta salita nel palco, Jessie abbraccia Ester dopo di che si dirige verso la boccia dei ragazzi, compie gli stessi movimenti e con lo stesso tono deciso legge.
<< Augustus Cooper >>.
Un ragazzo di tredici anni si dirige tremante nel palco, viene incontrato da Jessie che lo abbraccia sussurrandoli qualcosa nell'orecchio.
Ester e Augustus si stringono la mano e si posizionano ai lati di Jessi che conclude.
<< I tributi del distretto otto Ester Hutton e Augustus Cooper >>. 
Un debole applauso parte dalla folla, si sente un grido, molto probabilmente di una madre che sa di aver appena perso il proprio figlio. Ma è troppo tardi, Capitol City si è appena portata via altri due ragazzi e io non posso negare di essere contenta per il fatto che non sono una di quelli.
Cinque su migliaia penso, per quest'anno sono ancora salva.




Angolo scrittore: ci ho messo un po' per la scrittura del primo capitolo, ringrazio coloro che hanno già iniziato a recensire (il vostro sostegno mi aiuta). Spero che vi piaccia come inizio, buona lettura e se vi va recensite :)   

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Capitolo 3
*** Win ***


Dylan Dixon  (distretto cinque)

Stringo la mano, non metto troppa forza, la ragazza piangendo ritira immediatamente le mani per strofinarsi gli occhi. Cerco di non piangere, tutte le videocamere sono puntate su di noi, non voglio apparire debole, sarei un bersaglio facile.
La voce profonda di Joanne Martin risuona in tutta la piazza << signori e signore i tributi del distretto cinque Dylan Dixon e Daisy Paige >>.
Accompagnati dalle note dell'inno i pacificatori ci scortano dentro il palazzo di giustizia. 
Camminiamo l'uno affianco all'altra su uno stretto corridoio. Non sono mai entrato, se non mi stessi dirigendo in un'arena dove con molte probabilità troverò la morte, sarei abbastanza felice di visitare il palazzo. Le pareti sono dipinte con colori decisi, ornate da innumerevoli quadri ognuno con un soggetto dipinto con grande maestria e accuratezza. 
Arriviamo alla fine del corridoio, ai lati ci sono due porte di pregiato mogano. Un pacificatore mi prende per il braccio e mi trascina verso la porta alla mia destra. 
Mi ritrovo in una piccola stanza rotonda, è completamente spoglia, decorata semplicemente da due piccole poltroncine. L'ambiente è illuminato da una piccola luce al neon, non ci sono finestre. Come se avessero paura di una mia fuga rocambolesca, atterrando sul cornicione. 
La porta si apre ed entrano i miei familiari. Max corre ad abbracciarmi, scoppia a piangere disperato pregandomi di non andare, come se avessi scelta.
<< Va tutto bene >> provo a rassicurarlo. 
Mamma trattiene le lacrime mentre papà mi guarda spaventato. Spossato, mi siedo su una poltroncina. Non so cosa pensare. 
Restiamo alcuni minuti di silenzio, sanno bene che questa è l'ultima volta che mi vedranno. Sanno già che non riuscirò a vincere. Con una strana consapevolezza di fallire mi alzo dalla poltrona, provo un certo fastidio nel fatto che sia io sia la mia famiglia sappiamo che morirò là dentro, come se non avessi nessuna possibilità.
<< Forse riuscirò a vincere >> alzo la testa carico di determinazione.
Mamma mi fissa allibita, mentre papà fa uno strano sorriso ironico. Pensano davvero che io non riesca a sopravvivere! Forse è naturale, fino a qualche minuto lo pensavo anch'io, ma loro dovrebbero aiutarmi, darmi speranza, non restare in silenzio organizzando il mio funerale.
<< Riuscirò a sopravvivere! >> urlo quasi furente.
<< Si che ci riuscirai >> risponde Max, il volto illuminato dalla speranza. E così mi accorgo che l'unica persona che ha fiducia in me è un ragazzino di nove anni. La mia tifoseria non sarà certamente la migliore, ma dentro di me ho la consapevolezza di riuscire a vincere. Non tutti l'avranno e posso sfruttarla a mio favore.
<< Tempo! >> esclama il pacificatore irrompendo nella stanza. Il tempo è finito, mamma scoppia a piangere per poi abbracciarmi. Anche Max mi abbraccia, ma non piange, pensa sul serio che riuscirò a sopravvivere. Papà invece mi da una pacca sulla spalla, andandosene a testa china.
Il pacificatore mi indica l'uscita con la mano per poi seguirmi con passo svelto. Anche Daisy è uscita dalla stanza, gli occhi gonfi per il pianto. I due pacificatori ci scortano fuori dal palazzo di giustizia, la piazza ora è deserta, fatta eccezione per i tecnici di Capitol che continuano a riprenderci. Non voglio arrendermi, non prima di aver provato a vincere. 
Arriviamo alla stazione dove c'è una raggiante Joanne Martin, la parrucca un po' troppo vistosa, ma forse è lo stile alquanto stravagante di Capitol. 
Appena ci vede inizia a saltare e a salutarci con la mano. Le telecamere filmano ogni nostro movimento, Daisy tenta di non piangere ma inizia comincia a singhiozzare e a tirare su con il naso, io in tutta risposta fingo di essere tranquillo come se non mi importasse di niente e di nessuno. 
Se voglio vincere dovrò abbandonare il mio carattere tranquillo e timoroso, se voglio vincere dovrò essere cinico e abbastanza stronzo. 
Quando saliamo nel treno non posso fare a meno di meravigliarmi. Se il palazzo di giustizia mi era sembrato raffinato ed elegante in confronto a questo treno sembra una baracca. 
<< 500 chilometri in un ora e tanto lusso! >> esclama Joanne << solo il meglio per voi tributi >> fa un bel respiro per poi continuare << è un peccato che possiate godere di questa possibilità per nemmeno un giorno! Ma, una volta arrivati a Capitol, potrete provare ogni bene di lusso >>.
Continuo a osservare stupefatto l'interno del treno, lampadari in cristallo, cibo sofisticato, sedili in pelle nuovi fiammanti sono solo il minimo qui dentro.
Joanne ci accompagna in un vagone con al centro un tavolo pentagonale in cristallo, cinque sedie abbinate sono posizionate in ogni lato. 
Ci sediamo, quando Joanne inizia a parlare dell'argenteria decido di non ascoltarla e pensare ad una tecnica sfruttabile dentro l'arena.
A scuola avevamo alcuni corsi di sopravvivenza, so accendere un fuoco e riesco a riconoscere alcune bacche commestibili, ma non credo che queste capacità riescano a salvarmi per diverse settimane. Sono abbastanza veloce, nelle fare arrivavo sempre secondo o terzo. Non so usare un arma ma ho a disposizione due giorni per imparare.
I mie pensieri si interrompono quando un ragazzo e una ragazza entrano nella stanza.
<< Marcus e Clarissa! >> esclama Joanne << loro saranno i vostri mentori ragazzi >> aggiunge sorridendoci.
Li conosco un po' di sfuggita, li avrò visti qualche volta al mercato o saranno entrato nella drogheria di papà. 
Marcus mi fissa per alcuni secondi, non abbasso lo sguardo, non voglio che mi consideri debole, voglio che mi consideri un probabile vincitore.
Clarissa e Daisy si siedono in un divanetto e iniziano a parlare, Clarissa sembra tranquillizzarla. Io e Marcus continuiamo a stare in piedi, nessuno dei due ha aperto bocca.
<< Io vado un attimo a cambiarmi, voi fate amicizia! >> esclama Joanne allontanandosi con passi piccoli ma veloci.
Fare amicizia? Manco fossimo bimbi dell'asilo. Ad un certo punto inizia a girarmi intorno, dopo qualche minuto inizia << beh, non posso dire che sei muscoloso >> sospira sfiduciato.
<< Oh ti ringrazio i complimenti fanno sempre piacere >> rispondo seccato.
<< Beh è la verità, il sarcasmo non ti aiuterà di certo nell'arena >> ribatte.
<< Beh >> lo imito << magari raccontare barzellette ai miei probabili assassini sarà la mia salvezza >>.
<< Poco probabile >>.
Faccio per andarmene ma lui mi prende per il braccio.
<< Ricorda che io posso salvarti la vita >> dice stringendo i denti.
Metto forza per togliermi dalla presa << posso sopravvivere anche da solo >> rispondo.
<< Poco probabile >> commenta lui con tono superiore.
Velocemente mi allontano mandando al diavolo Marcus e Capitol City. Avrei preferito Clarissa come mentore almeno non è un deficiente, spocchioso.
" beh non posso dire che sei muscoloso " ripenso a questa frase, anche lui pensa che non abbia nessuna possibilità, dimostrerò il contrario anche a lui. Se uno come lui ha vinto gli Hunger Games perchè non posso farlo io? 
Seccato decido di farmi una doccia, sperando che l'acqua riesca a rilassarmi.





Angolo scrittore: grazie a tutti per aver letto la mia fan fiction e un grazie speciale a Silvia a Stefania e a aui_everdeen. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto ditemi cosa ne pensate (le critiche sono ben accette) 😄✌️  

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Capitolo 4
*** Settle ***


Melissa Eaton (mentore distretto dieci)

Il lavoro da mentore non è facile, specialmente se si è in un distretto remoto come il dieci. Dopo la mia vittoria, cinque anni fa, ho dovuto dare il cambio alla signora Grace. Stava impazzendo poverina e solo ora riesco a comprenderla. Vedere ogni anno due ragazzi del tuo distretto morire non fa proprio bene alla tua sanità mentale.
Seduto affianco a me c'è il mio tributo Andy Jordan. Cazzo, odio proprio questa parola, ma mi dovrò abituare, ogni anno il mio... ragazzo morirà e io non posso fare nulla per fermarlo. Come può un ragazzino magrolino di appena quattordici anni battere un muscoloso favorito? Al mio collega è andata anche peggio dovrà fare da mentore ad una ragazza di appena dodici anni, spero solo che quando se ne dovranno andare lo facciano nella maniera più indolore e veloce possibile.
Seduta in una comoda poltroncina guardo le repliche della mietitura, non so se proverò a fare una qualche strategia, non ne varrebbe la pena.
Come da copione i favoriti sono tutti alti, robusti e forti. Macchine da guerra pronti a far fuori ogni probabile vittima. Continuiamo a vedere la chiamata dei nomi, alcuni (quasi esclusivamente favoriti) si offrono volontari ma la maggior parte vengono estratti contro la loro volontà. Il ragazzo dell'uno sembra un animale da quanto è grosso, ha una maglia aderente per risaltare maggiormente i muscoli. Riuscirebbe a spezzare Andy in neppure cinque secondi. La ragazza del cinque scoppia a piangere, la vedranno come una facile vita. Quasi tutti hanno più o meno dai quattordici ai sedici anni, non sembrano particolarmente forti ne capaci. Forse Andy avrà qualche possibilità. Quando mi accorgo di quello che ho appena pensato mi pizzico la gamba.
Non devo illudermi, non sono riuscita a far sopravvivere nessuno, quest'anno non sarà poi così diverso.
Arriva il turno del nostro distretto, Anna viene chiamata, il pubblico protesta. La scena viene tagliata, ovvio non avrebbero mai fatto vedere ai poveri capitolini i loro amati pacificatori mentre brutalmente picchiano le cattive persone istigatrici alla violenza.
Il video riprende con l'estrazione di Andy il pubblico ora è muto, si potrebbe sentire volare una mosca. Il silenzio viene rotto dall'inno di Capitol, Andy e Anna entrano nel palazzo di giustizia e la ripresa si sposta nel distretto dodici.
Tobias, il mentore di Anna, spegne la televisione.
<< Perchè? >> domanda Cassandra Ross, il suo tono da capitolina è orrendo. Mi chiedo perchè cambiano gli accenti nelle parole o aumentano il volume vocale alla fine di ogni frase.
<< È inutile guardare le mietiture del dodici, i tributi sono sempre i primi a morire, hanno avuto solamente due vincitori >> risponde freddamente.
<< È meglio se andiamo a letto Andy >> propone Anna debolmente.
Non posso fare a meno di sorriderle mentre ci augura la buonanotte. Così piccola, così fragile eppure non è scoppiata a piangere.
Non è sciocca, sa meglio di noi tutti che troverà la morte in quella arena. Anche Tobias si dirige in camera sua.
<< Maleducazione >> inizia Cassandra << non è come te, per nostra sfortuna >> aggiunge accarezzandomi le ginocchia.
<< È un bravo ragazzo, se riesci a sopportarlo >> 
<< Sarà >> sospira.
<< Cosa ne pensi di Andy e Anna? >> le domando.
<< Andy è un ragazzo educato, sta quasi sempre in silenzio, ma è educato >> fa una leggere pausa togliendosi i guanti << Anna invece sarà adorata a Capitol! >> esclama quasi impaziente.
<< Adorata? >> chiedo dubbiosa.
<< Si, è adorabile >> risponde.
<< Capisco >> dico un po' confusa. Se è così adorata forse avrà qualche possibilità, forse riuscirà ad ottenere qualche sponsor. Certo col carattere che ha Tobias riuscirà ad allontanare tutti i possibili donatori. Combattuta tra le varie possibilità decido di rischiare.
<< Devo andare Cassandra, buonanotte >> dico alzandomi dal divano e dirigendomi verso le camere da letto.
<< Andare, dove? >> mi chiede. Ma non posso risponderle a grandi passi esco dalla stanza dirigendomi in camera di Tobias.
Busso decisamente nella porta in mogano del treno, Tobias apre la porta indossa solo mutande e mi guarda divertito.
<< Mellissa Eaton, in cosa posso aiutarti? >>.
Vergognata entro nella sua camera << voglio essere la mentore di Anna! >> esclamo.
<< Speravo in altro >> ammette scoraggiato.
<< Sii serio per una volta >>
<< Pensi che c'è la possa fare? >> mi domanda freddamente.
Solo una persona come Tobias può passare in meno di due secondi dall'essere divertito all'essere freddo come un cubetto di ghiaccio.
<< Voglio essere la mentore di Anna >> ripeto ancora più determinata.
<< Va bene, allora io avrò l'altro ragazzino >>
<< Il suo nome è Andy >> rispondo seccamente
<< Lo ricorderò solo quando leggerò il suo nome in seguito ad un colpo di cannone >>
<< Buonanotte >> taglio corto uscendo dalla stanza ed entrando nella mia.
Apro il cassetto del comodino. Prendo la scatola ormai tristemente familiare e la getto violentemente fuori dal finestrino. Se voglio che Anna sopravviva devo essere lucida. Adesso è una  promessa Anna vincerà e il distretto dieci avrà una nuova vincitrice. E io forse non mi sentirò più in colpa.





Angolo scrittore: prima di tutto grazie a tutte le persone che hanno recensito la mia storia e un grazie a tutti quelli che l'hanno letta. Devo dire che questo capitolo non mi convince, l'ho scritto diverse volte ma non so, spero di non deludevi troppo. 

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Capitolo 5
*** Provision ***


Amanda Triton (distretto tre)

<< Cazzo! >> urlo dal dolore. I miei preparatori ci stanno andando pesante. Il mio stilista è stato categorico nessun pelo! 
Le gambe mi bruciano, diventano rosse e inziano a gonfiarsi. Non mi ero mai fatta la ceretta, non era una priorità a casa. La mia famiglia preferiva spendere soldi in cibo rispetto a sedute dall'estetista.
Una ragazza, con una farfalla tatuata nel viso, si avvicina verso me. In mano ha uno strano liquido giallastro. Inizia a spargerlo nelle mie gambe, inizialmente provo un dolore quasi tagliente poi provo sollievo, come quando dopo una bruciatura ci versi sopra acqua fresca.
Ha una strana puzza, quasi soffocante. Inizio a tossire, mi lacrimano gli occhi, forse quella strana sostanza mi fa allergia. Molto probabilmente no, anche se non ho mai avuto allergie, so per certo che si sarebbero formate delle bolle e avrei sentito prurito.
È solo una mia fissazione, forse lo shock di essere stata mietuta assieme alla paura mi sta provocando una reazione quasi ipocondriaca.
La ragazza dal tatuaggio a farfalla, credo si chiami Heather si avvicina verso il mio viso. Mi rivolge un sorriso e con il tipico accento capitolino inizia << questi non ti serviranno più >>. Mi prende gli occhiali, poi li piega con forza. Si sente un crack e io cerco con tutta me stessa di calmarmi, bloccando l'istinto di saltarle addosso insultando lei è Capitol City.
Chiudo gli occhi, conto fino a dieci.
<< Senza quelli sono completamente cieca >> cerco di spiegarle con voce rilassata e assolutamente calma.
<< Sei molto più carina senza >> mi risponde un ragazzo prevalentemente effeminato.
<< Preferirei vedere rispetto a provare ad essere carina >>. Hether si avvicina con un vassoio.
<< Apri bene gli occhi >> sospira << così puoi vedere ed essere carina >>.
Odio le lento a contatto, sento un leggero bruciore al contatto con la pupilla. Forse gli occhiali sarebbero potuti essere un mio marchio, un elemento per essere ricordata, invece vogliono farmi sembrare carina. Sento già le risate a casa.
Dopo circa tre ore di preparazione, posso assicurare che sembravano giorni interi, vengo "accompagnata" da due simpatici pacificatori. Indosso un semplice accappatoio, spero solo che il mio stilista non sia un emerito idiota. Guardando le altre edizioni degli Hunger  Games, gli stilisti affibbiavano sempre le lampadine al distretto tre. Non ottengono mai tanto successo vestiti del genere. 
Vorrei solo essere ricordata, vorrei riuscire a fare colpo per una volta nella vita. Ma la trasformazione da secchiona a figa da paura, avviene solo nei film.
Arriviamo davanti ad una parte, un pacificatore inserisce un codice. La porta si spalanca e mi fanno cenno di entrare.
È una stanza circolare, le pareti in metallo sono completamente spoglie, al centro c'è un manichino ricoperto da un telo in velluto nero. Un aroma di pino è diffuso nell'aria. 
Non c'è nessuno, esito un po' e mi dirigo verso il manichino. Mi faccio coraggio per prendere il telo e vedere l'abito. Lo afferro, il velluto è soffice al tatto, sembra quasi di toccare la neve.
Sto per tirare via il telo, quando sbuca da dietro il manichino urlandomi contro. Istintivamente gli do uno schiaffo. Lui si tocca dolorante la mascella e io tento delle scuse. 
Credo che picchiare il mio stilista non mi darà un vantaggio, anzi potrebbe penalizzarmi.
<< Scusa, scusa, scusa >> dico velocemente avvicinandomi a lui. Mi guarda, sembra arrabbiato ma sembra rilassarsi e scoppia a ridere. 
Guardo allibita la scena domandandomi se sono io la deficiente in questo conteso.
<< Anche se non lo dimostri, dai schiaffi da paura >> ammette lui << ricordarmi di non spaventarti più >> aggiunge.
Non dico una parola, sono alquanto imbarazzata. 
<< Volevi vedere il vestito? >> domanda << io sono Miles >> aggiunge.
Io annuisco velocemente, spero che la sua pazzia produca almeno abiti decenti. Si avvicina al manichino e con uno scatto toglie via il telo, rivelando un abito che sfiora la banalità più totale. Il vestito è abbastanza corto, mi copre fino alle cosce. È completamente nero con tante lampadine giallo acceso. 
<< Beh ti piace? >> mi chiede fiducioso. Penso alle parole che potrei usare, non voglio offenderlo, ma non voglio nemmeno mentire.
Tento di fare un sorriso ma mi esce solamente una smorfia, poi con voce strozzata riesco a dire << è molto... >> cerco un aggettivo che possa andar bene.
<< Molto? >> avvicina la faccia alla mia bocca, il profumo di pino è così forte che mi soffoca.
<< Molto da distretto tre >> continuo.
<< Lo sapevo, ho fatto proprio un bel lavoro! >> ammette soddisfatto.
Riprovo a fare un sorriso, non sono mai stata brava a dire le bugie. Il mio stilista mi aiuta ad infilare l'abito, per farlo devo togliere l'accappatoio, sento una corrente fredda nella pelle nuda trattengo le lacrime. Mi da fastidio il fatto che mi veda nuda, ma devo superarlo, sto per entrare in un arena dove le telecamere riprenderanno ogni momento, il mio essere pudica va superata. Forse se mi avessero dato una stilista non mi sentirei così, sporca. Dopo aver infilato l'abito mi sistema leggermente i capelli. Mi fisso allo specchio e sembro solamente ridicola.
<< Pronta a far colpo? >> domanda fiducioso. Crede sul serio di aver fatto un buon lavoro? Forse quest'abito rappresenta la moda di Capitol City. Riesco a fare un sorriso leggermente sincero. 
<< Andiamo >> sorridendomi mi prende per il gomito accompagnandomi verso il carro. Impieghiamo circa sette minuti, Miles mi parla della vita a Capitol, lo ascolto con interesse, scoprire cosa piace forse potrebbe aiutarmi a prendere qualche sponsor, anche se ne dubito.
Arrivati al carro, lui mi saluta abbracciandomi e augurandomi buona fortuna. Mike Beauchamp, il mio compagno di distretto, non è ancora arrivato. Studio l'ambiente, i miei occhi osservano il ragazzo dell'uno. Credo si chiami Andy Stone, se ricordo bene si è offerto volontario, è abbastanza muscoloso e carino. Quando i suoi occhi mi incontrano levo immediatamente lo sguardo. Continuo a fissare il resto dei tributi, provo una certa tristezza nel vedere la ragazzina di dodici anni del dieci. È così piccola e fragile, in questi casi è impossibile non provare odio verso Capitol City. La ragazza del sei, Ingrid Watson, forse è la più carina. Ha circa quindici anni, con cappelli biondi e occhi azzurri, scherza con il suo compagno di distretto un tipo abbastanza scialbo credo si chiami Bran Light, durante la sua mietitura è scoppiato a piangere. 
<< Wee! >> mi saluta Mike. Mi giro e soffoco una risata, il vestito che abbiamo addosso è veramente ridicolo. Affianco a lui un ragazzo di circa tredici anni mi guarda sorridendo. 
<< Wee >> li rispondo, poi fisso il ragazzo cercando id ricordare almeno da che distretto provenga. È vestito tutto in nero, forse è del dodici.
<< Lui è Jason Highmore, ci siamo incontrati in ascensore. Jason mi porge la mano io la stringo e chiedo << distretto dodici, giusto? >>.
<< Esattamente >> risponde, la sua voce è parecchio stridula.
Si sente una sirena segnale che dobbiamo salire nei carri.
<< Devo andare >> ci saluta sorridendo.
Salgo silenziosa nel carro con un unico pensiero nella testa: non devo fare amicizie, altrimenti sarà tutto più difficile.




Angolo scrittore: grazie a tutti quelli che hanno recensito o che hanno letto la mia fan fiction. Sono un po' in ritardo causa scuola. Nel compito di latino ho preso un bel 5 e devo recuperarlo, mentre in fisica venerdì ho un interrogazione sui principi della dinamica😭😭😭. Spero che il capitolo vi piaccia e se vi va scrivete una recensione😄✌️

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Capitolo 6
*** Hesitate ***


Piccolo appunto (una volta finito il capitolo vi sono grato se potete leggere lo spazio autore) 

Andy Stone (distretto uno)

Sento le ovazioni della folla. Le loro grida mi penetrano dentro, mi scorrono nelle vene. L'adrenalina mi scorre al massimo. Sono carico, sono cattivo, sono crudele. La mia compagnia di distretto Lily Bell è bravina,    ha una buona mira con l'arco. Ma non sarà abbastanza contro di me, mi sono preparato a lungo, ed ora sono pronto. Nessun senso di colpa, nessun rimpianto solo azione. 
Dopo pochi secondi, ci avviciniamo alla porta e vedo che, tra il cielo coperto e l'ora serale, la luce sta svanendo. Ansimo, sono a stanza agitato ma non lo di a vedere. Devo vincere, la sconfitta non è ammissibile. Solo la vittoria porta all'onore.
Alzo la testa per mostrarmi sicuro, faccio qualche sorriso alla folla. Le acclamazioni mi entrano nel sangue, e non posso soffocare la mia eccitazione. Il mio vestito riflette la luce delle lanterne. 
Sono vestito splendidamente, ringrazio di avere uno dei migliori stilisti. Tanti tributi sono vestiti in maniere così ridicola! Prima ho visto una ragazza vestita da lampadina, non la invidio.
Il mio vestito e la mia sicurezza mi daranno un enorme vantaggio. Gli sponsor faranno a gara per aiutarmi, la metà delle cose che mi doneranno non mi servirà nemmeno. Ciò che mi servirà sarà solamente una lancia, con quella potrò uccidere tutti i tributi. Vincerò ne sono sicuro.
<< Andy, Andy! >> esclama una ragazza alla mia sinistra. Mi volto verso di lei e le faccio l'occhiolino. E come vedere una bomba, esplode di euforia per un semplice occhiolino. E come se avessi già vinto.
Il nostro carro è il primo ad arrivare nell'anfiteatro. Quando arrivano gli altri carri non posso evitare di scoppiare a ridere, sono patetici. Sarà fin troppo facile.
Molto lentamente un signore magrolino con candidi capelli bianchi si avvicina verso un microfono. Fa un breve discorso, ad uno ad uno ci inquadrano in un maxi schermo. Quasi tutti sono impauriti e sconsolati, alcuni sembrano decisi ma la loro autoconvinzione di riuscire a vincere sparirà appena mi vedranno e tutto ciò che potranno fare sarà invocare pietà.
Finito il discorso, i carri sfilano nuovamente facendo il percorso a ritroso. Sento per l'ultima volta le ovazioni generali, le porte del centro di addestramento si chiudono.
Il nostro staff di preparatori ci assale, si congratula che noi. Non degno Lily nemmeno di uno sguardo. Ma inaspettatamente lei si avvicina dietro di me, si alza in punta di piedi e con voce dolce mi sussurra << sei stato spettacolare >>. 
Mi domando se la sua tecnica sia di auto convincermi che lei prova qualcosa per me. Si può giocare in due a questo gioco penso. Così mi giro rapidamente, abbasso le ginocchia e le do un bacio sulla guancia. 
Mi guarda sbigottita poi sorridendo mi da un colpetto nella spalla. Poi scoppia a ridere raggiungendo l'ascensore. Devo assolutamente scoprire la sua tattica. Tra la folla cerco Mirtol, la mia accompagnatrice, non la vedo tra la folla. Sarà già nell'appartamento.
Mi dirigo velocemente nell'ascensore, clicco il primo piano. Le porte stanno per chiudersi quando una mano la blocca. La ragazza del tre mi rivolge un debole sorriso, poi china velocemente la testa. Preme il terzo tasto, ha un vestito abbastanza ridicolo. Per fortuna ho uno stilista più competente del suo. Le porte si chiudono. L'ascensore vacilla un po' ma dopo qualche secondo arriva a destinazione. Le porte si aprono e faccio per andarmene quando con tono debole mi sussurra << ci vediamo domani Andy >>. Mi volto, ma è troppo tardi, le porte dell'ascensore si richiudono e la ragazza-lampadina è già andata via. 
Abbastanza confuso vado verso l'appartamento. Mirtol mi apre la porta, saltella allegramente su un piede sinistro. L'appartamento è abbastanza grande, la prima stanza è un enorme salotto decorato con splendidi mobili dai più svariati colori. Tutto lo staff di preparato tiene in mano un calice, Mirtol ne porge uno anche a me è tutti insieme facciamo un brindisi.
Dall'esterno sembri tutto sorrisi e niente preoccupazioni, forse è ciò che dovrei fare per ottenere sponsor. Dentro invece la mia sicurezza di vincere si sta affievolendo, l'adrenalina, ormai sparita, fa spazio alla paura. Paura di non riuscire a vincere, paura di deludere le aspettative, paura di macchiare l'onore, paura di morire. Mi chiedo se sono davvero pronto per gli Hunger Games. Fino a qualche minuto fa forse avrei detto si ora non ne sono tanto sicuro.
Seduto a tavola, stento a mangiare la fettina che ho nel piatto. Quasi mi costringo a masticare, domani iniziano gli allenamenti mi servono energie. Non ascolto la discussione, qui gli abitanti sono così noiosi. Non che a casa siano tanto diversi. Qui parlano sempre di rossetti e vestiti a casa, invece, di onore e vittoria. Farebbero impazzire chiunque. Le frasi "sei stato spettacolare" di Lily e "ci vediamo domani Andy" della ragazza lampadina mi rimbombano in testa. Con Lily almeno ho reagito, con l'altra non ne ho avuto il tempo. Si è presa la briga di leggere il mio nome. Nel distretto tre sono tutti dei sapientoni, che fosse tutta una strategia? 
Non devo pensarci. Non devo pensarci. Non devo pensarci. Finita la cena ci sediamo nei divani e insieme commentiamo il replay della sfilata. 
<< Dovrete stare attenti ai tributi del due Patricia Cran e Thomas Dover >> Lip, il mio mentore mi guarda con attenzione forse sta valutando una strategia. Patricia è più bassa di me, in un combattimento corpo a corpo riuscirei a batterla. Forse batterei anche Thomas. 
<< Chiederò ai loro mentori un'alleanza con loro e la ragazza del quattro mi sembra che si chiami... >> Melanie, la mentore di Lily, ha parlato per la prima volta dalla mietitura. Sembra decisa a far vincere Lily, il che vuol dire che farà di tutto per elaborare strategie a mio sfavore. 
<< Si chiama Elsa Price >> risponde Lily. La tv ora trasmette il carro del tributo tre. Inquadrano la ragazza-lampadina. Forse sarebbe carina truccata in modo più semplice. Mi alzo dalla sedia e tutto d'un fiato esclamo << voglio anche lei nell'alleanza! >>.
Non mi sorprende la loro reazione, la ragazza-lampada non sembra particolarmente forte. Ma sembra sveglia e forse è abbastanza intelligente.
<< Stai scherzando? >> domanda Lily.
Scuoto la testa è ora la sua espressione è alquanto allarmata. Melanie mi guarda in modo strano mentre Lip ha un sorriso compiaciuto.
<< Almeno il ragazzo è furbo >> ammette toccandomi la spalla << la ragazza, o meglio Amanda, è una delle più intelligenti e capaci nel suo distretto. Il suo mentore mi ha raccontato tante cose interessanti su di lei >> aggiunge sedendosi in una poltrona. Mi chiedo se sta mentendo per convincere Melanie o sta dicendo realmente la verità.
<< Siete tutti impazziti! >> esclama shoccata Lily. Mi guarda quasi famelica, i suoi occhi brillano di una strana luce. È fredda, farebbe spaventare chiunque. Tranne me, sono determinato ad avere Amanda in squadra.
<< O con lei o senza di me >> sospiro. Non li do il tempo di rispondermi, domani a colazione potranno dirmi cosa hanno deciso. Mi dirigo verso la mia stanza. Velocemente mi cambio, qualcuno bussa alla porta. Non voglio parlare con nessuno. 
<< Sto dormendo >> urlo. La porta è chiusa, non riusciranno ad entrare. Con addosso solo un paio di mutande mi strano nel letto. Fisso il soffitto, quanto vorrei addormentarmi subito!
I pensieri mi girano in testa rapidi e fastidiosi. Forse Amanda è davvero intelligente. Forse sarà utile nell'alleanza. Forse la staremmo tutti sottovalutando.
Troppi forse poche certezze.
 



Leggere è importante     |
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Angolo autore : grazie a tutti quelli che leggono la mia fan fiction e grazie a tutti quelli che recensiscono. Per ora sappiamo almeno i nomi (e qualche caratteristica) della maggior parte dei tributi:

Distretto uno: Andy Stone / Lily Bell
Distretto due: Thomas Dover / Patricia Crane
Distretto tre: Mike Beauchamp / Amanda Triton
Distretto quattro: xxx / Elsa Price 
Distretto cinque: Dylan Dixon / Daisy Paige
Distretto sei: Bran Light / Ingrid Watson
Distretto sette: xxx / xxx
Distretto otto: Augustus Cooper / Ester Hutton
Distretto nove: xxx / xxx
Distretto dieci Andy Yordan / Anna Grace
Distretto undici: xxx / xxx
Distretto dodici: Jason Higmore / xxx

Di questi tributi alcuni sono stati solo comparse (la maggior parte) altri invece sono stati protagonisti come: Andy Stone (distretto uno) Amanda Triton (distretto tre) e Dylan Dixon (distretto cinque). Altri personaggi invece sono stati secondari hanno interagito con il personaggio principale e di essi sappiamo qualche dettaglio: Lily Bell (distretto uno) Anna Grace e Andy Yordan (distretto undici) e Daisy Paige (distretto cinque). 
Ora la storia inizia a prendere forma, ora voglio darvi un piccolo regalino (per scusarmi inanzitutto del tempo che ho impiegato ad aggiornare e in prossimità delle future morti) ora sarete voi a scegliere (nei commenti delle recensioni) quale personaggio volete che io approfondisca meglio. Potete scegliere tra i tributi che ho solo nominato, o quelli secondari o nuovamente più approfondimento su quelli principali. Spero che l'idea vi piaccia non vedo l'ora di sapere la vostra scelta :)

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Capitolo 7
*** Strategy ***


Grazie a tutte le persone che leggono la mia fan fiction e a quelle che le recensiscono. Spero che il capitolo vi piaccia, come sempre buona lettura e se vi va recensite😄✌️


Amanda Triton (distretto 3)

Stringo la tazza tra le mani. Devo costringermi almeno a bere un po' di latte, mi serviranno energie per gli allenamenti. No ho mai usato un arma, e avrò solo due giorni per imparare. Se voglio vincere dovrò sfruttarli a pieno.
Bevo il latte a piccoli sorsi, per evitare di rimettere. L'ansia mi fa brutti scherzi. Finito il latte rimango seduta, fisso con abbastanza curiosità Mike, lui di certo non ha il mio stesso problema. Si sta abbuffando, ingurgitando biscotti e piccoli muffin.
<< Che c'è? >> mi domanda con la bocca ancora piena.
<< Non sei minimamente nervoso? >> gli chiedo. Chiunque sarebbe nervoso nella nostra situazione, non abbiamo mentore il che diminuisce le nostre possibilità, sia io che lui non abbiamo mai usato un arma e come se non bastasse per la sfilata eravamo vestiti da lampadina! 
Finisce di masticare e con voce pacata mi risponde << quando saremmo nell'arena >> fa una breve pausa per deglutire << ci servirà molta riserva di energia. Immaginalo come un investimento! Sto iniziando ad immagazzinare lipidi per quando non avrò bisogno >>.
Rimango leggermente sbigottita, non avevo pensato a questo aspetto. Devo ammettere che Mike è abbastanza furbo. Probabilmente l'ho sottovalutato perchè nel test di intelligenza era uno degli ultimi. Adesso capisco, nell'arena non mi servirà nulla l'algebra o la fisica. Mi servirà l'intuizione, dovrò iniziare a rivalutare totalmente il mio modo di pensare.
Senza dire nessuna parola, mi alzo dal tavolo. Arrivata in camera vedo la tuta per l'addestramento. Velocemente mi cambio, è abbastanza flessibile, anche molto resistente. Non ho mai visto questo tessuto, sarà una sorta di prototipo esclusivo per noi tributi.
<< Solo il meglio per le piccole star di Capitol City >> sussurro a voce bassa. A volte ho il vizio di parlare da sola, già da piccola. Mia mamma voleva portarmi da uno psicologo, lei è sempre protettiva nei mie confronti. Alla fine, grazie a mio padre, ha ceduto e l'ha considerato come un divertente uso dell'immaginazione. Provo una fitta quando ripenso ai miei genitori. Trattengo le lacrime, gli occhio mi bruciano. 
<< Non devo pensare a loro, ora >> mi ripeto più volte. Passando davanti allo specchio capisco di non essere pronta per gli allenamenti. Decido di legarmi i capelli, sciolti mi darebbero solo fastidio. Perciò li raccolgo con un elastico. Non penso di poter usare gli occhiali. Mi avvicino al cassetto prendendo le lenti a contatto. Impiego molti minuti ad infilarmele, ma quando ho finito, sono abbastanza soddisfatta.
Uscendo dalla camera noto Mike appoggiato contro il muro.
<< Pronta? >> domanda sorridendo. Ha un aspetto migliore di quello di stamattina. Si è pulito la bocca dai resti di muffin e si è pettinato i capelli alzandoli verso l'altro. Solo ora mi accorgo che Mike potrebbe essere voluto dalle ragazze, probabilmente lo sa pure lui. Ha un guizzo di arroganza nel sorriso, solo i ragazzi consapevoli del loro bell'aspetto lo possiedono. 
Andiamo verso l'ascensore, così vicini che posso sentire il suo profumo. Odora di vaniglia, io adoro la vaniglia. Sono stata cieca, e nella mia cecità mi sono dimenticata di dover valutare sempre ogni situazione. Elementi come la consapevolezza della bellezza di Mike o il saluto che ho dato al ragazzo dell'uno potrebbero essere usati a mio favore.
Provo una strana fitta nel petto quando ripenso a quel momento, mi accorgo solo adesso di essere stata una completa idiota. Provo un senso di nausea, tra qualche minuto lo rivedrò, chissà cosa pensa di me. Combatto con la nausea, inizio a tremare. Devo stare calma, mi ripeto. Chiudo gli occhi, sospiro e conto fino a dieci.
L'ascensore è in vetro, mi mette in soggezione salirci, ho paura dell'altezza. Mi faccio coraggio e tento di pensarci. Il centro di addestramento è al primo piano sotto zero. Durante la discesa tento di calmarmi. Mike non sembra teso, ma concentrandomi meglio noto che la vena sul suo collo sta pulsando velocemente. La sua calma è solo apparente. Non sono l'unica ad avere paura. Questa piccola scoperta mi tranquillizza poco poco.
Le porte si aprono, la luce è scarsa ma grazie alle lenti vedo abbastanza bene. Prima di rientrare elaboro una breve strategia. Devo essere come una macchina: fredda e senza emozioni, mossa solo dalla logica. Ecco cosa farò: visto che c'è poca gente andrò subito nella postazione dei coltelli, dovrò imparare a lanciarli se voglio avere qualche possibilità di sopravvivere. Quando il centro inizierà a riempirsi andrò negli stand adibiti per le tecniche di sopravvivenza nei diversi habitat. Imparerò ad accendere un fuoco e a costruirmi un piccolo rifugio mimetico. Se avanzerà del tempo tenterò di affrontare la mia paura provando a scalare un albero. Non ho bisogno di seguire il corso sulle bacche e le varie piante commestibili. Ero la migliore in biologia.
Sono abbastanza sicura, forse fin troppo sicura. L'autoconvincimento mi porterà solo danni, ma l'ammetto, sono una persona molto superba riguardo al mio intelletto, forse è solo il mio carattere o ciò è dovuto alla competitività a scuola. I professori al distretto tre sono molto severi su questo, fin da piccoli veniamo educati per superare i test scolastici. Solo i migliori possono avere la fortuna di trovare un lavoro al palazzo di giustizia gli altri, invece, sperano di essere assunti in qualche fabbrica o di lavorare come elettricista locale.
<< Dove pensavi di andare?  >> mi chiede Mike.
<< Pensavo di provare qualche arma >> rispondo << tu invece? >> li domando.
Lui fa spallucce << è uguale >>.
Facciamo per andare verso la zona armi quando Jason mi prende per il braccio. Lo tiro per farmelo mollare, prima di darli uno schiaffo. 
<< Buongiorno >> ci saluta << qualcuno oggi ha mangiato pane e simpatia? >> si rivolge a me, sollevo gli occhi mantenendo la calma.
Mike e Jason iniziano a parlare come se fossero amici di lunga data, ma in realtà si sono conosciuti solo alla parata ieri sera. Mi allontano, abbastanza seccata. Non sono qui per stringere amicizie, complicherebbe solamente le cose. 
Benché siano appena le nove e mezza, tutti i tributi sono arrivati. Prima che io possa raggiungere le armi sento un fischio. Una ragazza alta con la carnagione scura ha la mano alzata. Dopo nemmeno un minuto tutti i tributi sono disposti attorno a lei. Si presenta il suo nome è Isabelle.
Inizia a spiegarci tutte le varie postazioni. Ripete almeno una ventina di volta il fatto che è proibito qualsiasi esercizio di lotta con un altro tributo. Se vogliamo possiamo chiedere ad un istruttore. Esamino tutti gli altri tributi. Sono più bassa della maggior parte, in un combattimento corpo a corpo potrebbero facilmente battermi. Ma questo non accadrà, nell'arena valuterò strategie per vincere usando la mente. Molto probabilmente, qui, sono la più intelligente. Fisso i tributi favoriti, loro sono alti e massicci. Se voglio vincere devo stare alla larga da loro. Non sono una sciocca, nemmeno la miglior mente riuscirà mai a battere i loro muscoli. Certo, se ti alleni tutta la vita per gli Hunger Games, è tutto più facile. I tributi del due sono entrambi molto massicci, provo difficoltà a capire quale sia il maschio e quale la femmina. La ragazza del quattro, al contrario, è molto bella. Il ragazzo invece non avrà tante speranze, lo si capisce appena lo si vede. È affetto dalla sindrome di Down. Un senso di compassione mi penetra nel petto, lo guardo come se fosse un piccolo cucciolo ferito. Non sembra nemmeno accorgersi della situazione attorno a lui. Batte le mani ed emette uno strano verso ogni tanto, spero che quando se ne dovrà andare, lo faccia velocemente e nella maniera più indolore possibile. I miei occhi continuano a scrutare gli altri tributi. Lo vedo, il ragazzo dell'uno, mi sta fissando. Chino la testa, ho le guance bollenti. Calmati e valuta tutto, mi ripeto. Ma capisco che è impossibile calmarmi. 
Provo uno strano sensazione di gratitudine quando Isabelle finisce di parlare. A testa china vado decisa verso la postazione dei coltelli. Ne prendo una decina, a circa dieci metri da me un manichino dondola. Alla mia sinistra la ragazza del due ha già colpito il suo manichino dritto nel cuore, un lancio mortale. La osservo, ha il braccio, l'avambraccio e il coltello perfettamente allineati. Mette il peso sul piede sinistro, impugnando l'arma dalla parte della lama. Imito perfettamente la sua posizione, ma non sembra funzionare granché. Non ho messo la forza necessaria. Mettendo più forza la lama colpisce il bersaglio. Non si conficca però.
Un piccolo traguardo, penso. Mezz'ora dopo il manichino è stato colpito più volte. 
Quando decido di smetterla con i coltelli, mi dirigo verso la postazione per accendere il fuoco. L'istruttrice appena mi vede sorride, mi insegna molti modi per accenderlo, ma sfrutto sempre qualche fiammifero. Prima di pranzo voglio riprovare a lanciare coltelli. Con passo deciso e stranamente sicuro torno nella postazione dei coltelli. Stavolta c'è più gente, il tributo del sette, del nove e dell'undici hanno avuto la mia stessa idea, o la mia stessa necessità. Afferro nuovamente un altra decina di coltelli, stavolta la la a è più calda, devono essere stati usati da poco. Mi posiziono come prima e con un unico gesto lancio nuovamente il coltello. Si conficca dritto in testa, mi sento bene, ma non mi basta. Inizio a lanciare tutti i coltelli uno dopo l'altro, una scarica di energia mi scorre dritta nelle vene. Sento, per la prima volta nella mia intera vita, l'adrenalina. Non sento stanchezza, al contrario, lanciare i coltelli mi da forza. Non mi sento impotente, mi sento sicura, mi sento protetta.
Quando o finito tutti i coltelli, noto con mio rammarico che non tutti hanno colpito il bersaglio. Ma poco importa, mi sono imposta un traguardo e l'ho realizzato. Le percentuali di vittoria si alzano sempre di più, molto probabilmente la mia è solo arroganza o presunzione, ma non mi sono mai sentita così...viva. Vado verso il manichino, pronta a ricominciare a lanciare. Sto raccogliendo i tre coltelli caduti a terra quando mi posa le mani sulle spalle. D'istinto mi volto quasi lo colpisco, il ragazzo dell'uno è davanti a me. Sorride abbastanza divertito. 
<< Avrai tutto il tempo per provare a uccidermi nell'arena >> scherza. Rimango in silenzio, abbastanza nervosa. Le guancia mi trasmettono calore, capisco che sto arrossendo. Spero solo  che non lo noti. 
<< Comunque... >> riprende << sei bravina a lanciare i coltelli. Era la tua prima volta? >> mi domanda.
Non riesco a parlare perciò annuisco solamente. 
<< Che stupido! >> esclama << io sono Andy Stone, e tu sei...Amanda giusto? >>. Annuisco nuovamente, si ricorda il mio nome.
<< Io, la mia compagna di distretto e i ragazzi del due avremmo deciso di allearci, almeno per la parte iniziale dei giochi >> ha un tono abbastanza calmo, al contrario di me che reprimo la voglia di scappare.
<< Ci chiedevamo se anche tu ne vorresti far parte >> aggiunge. 
Penso al fatto di formare un alleanza con i favoriti, l'idea non mi era mai venuta, anche perchè lo ritenevo improbabile. Mi chiedo se non sia tutta una trappola per uccidermi dopo il primo minuto, i favoriti ne sarebbero capaci. Ma penso che potrei fidarmi di Andy, e inoltre l'alleanza potrebbe rivelarsi utile per un primo momento.
<< Ok >> rispondo. Ma le parole non escono fluide come dovrebbero, anzi sembrano abbastanza forzate.
<< Ottimo, ci vediamo a pranzo >>. Detto questo si volta, dirigendosi nella zona adibita per il combattimento corpo a corpo. Rimango un po' scossa dalla chiacchierata e della proposta. Non voglio più lanciare coltelli, ora voglio soltanto sedermi da qualche parte a riflettere.

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Capitolo 8
*** Weak ***


Ciao a tutti, innanzitutto ringrazio tutte le persone che hanno letto la mia fan fiction e sopratutto ringrazio tutti quelli che stanno recensendo sia i vecchi recensori che i nuovi arrivati. A voi devo tutto, le vostre recensioni mi spronano a scrivere ed impegnarmi sempre più. L'ultima volta ho usato come punto di vista Amanda, visto che molti di voi mi hanno detto di essere interessati al suo personaggio. Questa volta ho voluto seguire Lily il tributo femmina del distretto uno, questo è il primo capitolo sotto il suo punto di vista spero 
che vi piaccia 😄





Lily Bell (distretto uno)

Con sguardo annoiato fisso il resto dei tributi, sono patetici. Credono davvero di avere una minima speranza? Fossi in loro mi arrenderei e chiederei pietà, forse se nell'arena lo chiederanno in ginocchio sarò così gentile da concedergli un pizzico di magnanimità e ucciderli senza provocarli troppo dolore. 
Sono seduta su una delle panchine, affianco a me Thomas e Patricia parlottano di quanto sia stronza la loro accompagnatrice. Non sono molto interessata perciò aspetto che Andy torni, spero vivamente che la secchiona non abbia accettato. È inutile che Melanie, la mia mentore, sia favorevole. Il mio istinto mi dice che porterà solamente problemi, dovrò ucciderla il prima possibile.
<< Guardate chi è tornato! >> esclama Patricia. Andy si dirige verso di noi, ha una andatura fiera: schiena dritta, passo deciso e svelto, la tipica camminata da ragazzo consapevole del suo fascino. Non posso negare che Andy non sia bello, ma sinceramente non ho mai pensato a lui come probabile ragazzo, ma devo farlo, devo convincerlo che farei tutto pur di averlo. Secondo Melanie l'unico modo per fregare un ragazzo e fargli credere di essere innamorata di lui, abbasserà la guardia e finalmente potrò ucciderlo. Se lui morisse avrei vinto automaticamente, nessuno è più forte di me ma Andy è un possibile nemico.
Gli rivolgo un sorriso e corro ad abbracciarlo, lui ricambia. Ci stringiamo, non mette troppa forza, avrà paura di farmi male? Crede forse che io sia debole? Se pensa anche solo una di queste due domande, posso già dire di aver vinto. Oh Andy, vedremmo chi sarà il debole nell'arena. 
Appena ho sentito il suo nome nella mietitura ho soffocato un esaltazione. Andy Stone: avrò la mia vendetta. Rivedo ancora la lancia conficarsi nella testa di mia cugina Susan, lo sguardo di Zeke, il fratello di Andy, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Capisco uccidere una persona del tuo stesso distretto, i giochi sono così, o vinci o muori. Ma non ho dimenticato il modo in cui l'ha tradita, uccidendola nel sonno, è solo un vigliacco. E mentre il distretto lo osannava io meditavo vendetta, e adesso potrò uccidere Andy. Sono consapevole che la sua morte non riporterà indietro mia cugina, ma non mi importa la sua morte farà soffrire Zeke e questo è ciò che voglio. 
Ci sediamo nella panchina, il mio corpo vorrebbe già saltargli addosso ora, ma sono una persona calma, avrò tutto il tempo di ucciderlo nell'arena, gustandomi ovviamente ogni singolo momento.
<< Amanda ha accettato, sarà nell'alleanza >> ci riferisce, sembra contento in faccia li si è formato un sorriso smagliante. Io tento di mostrarmi felice.
<< Lei si che farà la differenza >> scherza Patricia << perchè dobbiamo averla nell'alleanza? >> domanda << non è come noi, non si è allentata dalla nascita come noi, non ha fatto i nostri stessi sacrifici >> aggiunge con una punta di amarezza. Non sono di certo come Patricia, per lei tutto ciò è stata un sacrificio, molto probabilmente lei è qui per soddisfare la famiglia per portare a casa l'onore. Non posso giudicarla per questo, tutti noi in parte lo facciamo per onore, forse il mio non è solamente brama di vendetta, forse il mio è ricerca di gloria. Nel distretto uno ci è insegnato che la gloria è un modo per essere ricordati anche dopo la morte, se si vincono gli Hunger Games tutti ti ricorderanno. La gloria è un modo per combattere l'oblio, tutti noi vorremmo essere ricordati. Sto pensando troppo, mi sta venendo mal di testa. Mi costringo a pensare solamente alla conversazione.
<< È molto brava con i coltelli >> la difende Andy. Sinceramente penso che Amanda possa essere un ostacolo, può distrarre Andy e allontanarlo da me. Non posso permettermelo, tieni vicino gli amici e ancor di più i nemici. Prima che qualcuno possa contrastarlo suona la campanella del pranzo. 
<< Finalmente il pranzo! >> esclama Thomas mettendo la mano nello stomaco. Faccio un dei miei soliti falsi sorrisi, devo mostrarmi gentile e un po' stupida. Così mi metto a saltellare e prendo a braccetto Andy.
<< Spero ci siano le patatine fritte >> dichiaro. La mensa è abbastanza vicina, impieghiamo pochi minuti a raggiungerla. È una grande sala quadra, le pareti sono completamente bianche e l'unica fonte di luce sono delle grosse lampade al neon. Come a scuola ci mettiamo in fila, davanti a noi c'è un bancone con sopra cibo a non finire. La maggior parte è cibo proteico o grasso.
Prendo un panino con hamburger e una vaschetta d'insalata. I tavoli sono massimo per due persone, quasi tutti i tributi mangiano da soli, alcuni con il proprio compagno di distretto. Thomas prende sei tavoli e li unisce tra loro, a differenza di tutti gli altri noi non stiamo in silenzio anzi parliamo e talvolta beffeggiamo le persone attorno. Me ne sto tranquilla quando entra. Sembra abbastanza stanca, si dirige verso il bancone prendendo un piatto di pasta. Andy si alza in piedi facendole segno di venire a sedersi con noi. Ha una camminata impacciata, che sia sul serio così maldestra o la sua è tutta strategia? Forse vuol farci credere di essere debole, non sono l'unica che fa strategie ragion per cui non devo abbassare mai la guardia e non devo assolutamente fidarmi di nessuno. Si siede proprio davanti a me.
<< Ciao a tutti >> ci saluta sorridendo. Inarco un sopracciglio soffocando una risata. Ciao a tutti? L'ha detto sul serio? Una persona non può sedersi in un tavolo pieno di killer pronti ad uccidere e salutare allegramente come se fossimo in una mensa scolastica. 
Ciao a tutti! Mi chiamo Amanda, anche per voi è stata difficile la verifica di algebra? Dio che idiota! Cosa farà dopo? Ci regalerà dei braccialetti dell'amicizia?
Nessuno risponde al saluto, tranne Andy ovviamente. I due iniziano a parlare dell'addestramento, io intanto mastico il mio panino. 
<< Io invece preferisco usare la lancia>> ammette Andy addentando le sue crocchette.
<< Capisco >> Amanda fa una lieve risata, coprendosi la bocca con la mano sinistra.
<< Amanda hai mai ucciso qualcuno? >> le domando, seccata dal loro piccolo e fastidioso colloquio. Tutti, al tavolo, smettono di mangiare e mi guardano abbastanza confusi. << Non intendo necessariamente una persona >> spiego io << anche un animale >> spiego.
Amanda ci pensa un po' su poi tutta orgogliosa risponde << una volta ho cucinato i gamberi! Erano vivi quando li ho infilati nell'acqua bollente >>. 
La guardo più shoccata che confusa << intendevo a sangue freddo, tipo a caccia >>. 
<< No >> risponde lei << sono contraria alla caccia >> risponde con una lieve punta di saccenza. Ti prego spero che tutto questo sia uno scherzo. Una persona deve partecipare agli Hunger Games ma è contraria alla caccia? 
<< Lily ora basta >> mi rimprovera Andy, il suo tono è abbastanza severo. Non penso agisco, prendo la mia bottiglietta d'acqua e gliela verso. Thomas e Patricia sembrano divertiti, Amanda preoccupata mentre tutti gli altri tributi sono così curiosi che si avvicinano verso il nostro tavolo.
Furente esco dalla stanza del pranzo, sto per andare in palestra quando un pacificatore mi blocca.
<< Signorina non può ancora tornare >> mi ammonisce lui. Non voglio darli spiegazioni, ma non voglio nemmeno tornare al nostro tavolo per vedere la reazione di Andy.
<< Non andrò nel centro di addestramento, mi siederò solo nella panca in corridoio >>  rispondo. Lui mi fa segno di andare, quando mi siedo mi congratulo con me stessa. Lo vedrà come un segno di gelosia, penserà che mi sono arrabbiata solo perchè non mi ha considerato per tutto il pranzo. La campanella suona nuovamente, mi alzo dalla panchina sbattendo le mani nei pantaloni per pulirli. La mia prossima mossa sarà quella di mostrarmi distaccata verso Andy, dovrà essere lui a cercarmi per primo. 
Sono la prima a raggiungere la palestra, non voglio restarmene con le mani in mano come stamattina perciò raggiungo la postazione adibita al tiro con l'arco. Ne afferro uno qualsiasi, fin da piccola li uso di tutte le dimensioni e di tutti i pesi. Ho scelto io l'arco come arma, era la stessa di Susan. L'arco è freddo, adoro questa sensazione è come un brivido lungo la schiena. Afferro la faretre più vicina mettendomela nella spalla destra. Carico l'arco, posiziono il piede destro in avanti. Inspiro ed espiro, mollo la presa e la freccia si conficca proprio al centro del bersaglio. Faccio altri tiri di prova da fermo, giusto per riscaldarmi, inizio a colpire il bersaglio in movimento. Fingo di schivare una lancia proveniente da destra, rotolo verso la mia sinistra e colpisco il bersaglio. Riprendo fiato solo quando ho finito le frecce, non vado a riprenderle. Lascio a terra arco e faretra, non è compito mio pulire.
Sto andando via quando mi prende il polso.
<< Dobbiamo parlare >> Andy è rilassato, non sembra arrabbiato. Perfetto, è tutto secondo i miei piani.
<< No dobbiamo dirci nulla >> faccio finta di essere arrabbiata, ma in realtà devo cercare di non ridere.
<< Lily >> inizia lui ma subito si blocca quasi come se stesse cercando le parole adatte.
<< Cosa c'è? >> sbraito << vuoi parlare Andy? Allora parliamo >> 
<< Bene >> sussurra << è proprio quello che volevo >> aggiunge.
<< Bene >> replico << allora parliamo di quanto non mi ascolti >> sto urlando parecchio e ho attirato l'attenzione di tutti i tributi presenti.
<< Io ti ho sempre ascoltato >> risponde indignato.
<< Sul serio? Come quando ho detto di non volerla nell'alleanza? >> lo provoco.
<< Ancora con questa storia? >> la cerca con lo sguardo e non trovandola aggiunge sottovoce << può essere pericolosa, hai sentito anche tu Lip e Melanie è la più intelligente fra noi >>.
<< Quindi l'hai aggiunta all'alleanza solo perchè è intelligente? >>
<< Tu sei gelosa! >> esclama lui sconvolto. Ottimo, penso. Ma per farglielo credere ancora di più mi volto furente dirigendomi verso la postazione dei coltelli. 
<< Lily, aspetta >> mi raggiunge << non c'è motivo di essere gelosa >> continua.
<< Io non sono...gelosa >> spiego.
<< Ma lo sembri >> mi fa notare. 
<< Va bene! >> ammetto << sono gelosa, tu mi piaci >>. Rimane in silenzio, sembra abbastanza imbarazzato.
<< Io ti piaccio? >> domando fingendo di essere speranzosa.
<< Non lo so Lily >> risponde << sei carina, ma forse questo non è il momento giusto per fidanzarci >>.
<< Capisco, ma siamo ancora amici? >> li chiedo sorridendo.
<< Certo >> viene verso di me è mi abbraccia. Sento il suo profumo, sa di sudore. Mentre stiamo stretti riesco solo a pensare ad una cosa: sto vincendo. Andy, tu ti innamorerai di me: lo spirito è forte ma la carne è debole.

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Capitolo 9
*** Pact ***


In questo capitolo ho voluto analizzare un personaggio nuovo col ruolo di mentore ma completamente opposto a Mellissa (la mentore del dieci) che dire, spero che il personaggio vi piace così come il percorso che vorrà fare. Come sempre ringrazio tutti quelli che leggono e recensisco la mia fan fiction. Buona lettura 😄📖




Costantine Lange ( mentore distretto due )

Guardo il mio riflesso nello specchio, mi faccio schifo. Sono vecchia, l'ultimo intervento per eliminarmi le rughe non ha portato a nulla. Ormai non sono più la ragazza di sedici anni che ha vinto la dodicesima edizione degli Hunger Games.
A quei tempi, i tributi erano solamente carne al macello. Non facevamo interviste o sfilate, non si vinceva grazie alla generosità degli sponsor. Si vinceva con la determinazione e la bravura. Solo in seguito sono diventata famosa, la mia bellezza ha aiutato molto, così come il mio talento nella recitazione. Tutti mi volevano, tutti mi osannavano, per loro ero una regina. Ora sono solo l'ombra di me stessa.
Mentre aspetto che i due dementi tornino dal centro di addestramento accendo una sigaretta. Se hanno seguito alla lettera i miei consigli potranno sperare di vincere. Non ho ancora deciso chi favorire tra i due, è una gran fortuna essere l'unica mentore. Sento il potere nelle mie mani, posso scegliere chi far vivere e chi far morire. Per molti il ruolo del mentore, avere tra le mani la vita dei tributi è una grande responsabilità, invece a me non fa ne caldo ne freddo. Possono anche andare a farsi fottere per me. Ma non è questo il punto. 
Certo, la loro vita non mi interessa, ma mi serve. Se uno dei miei tributi riesce a vincere, posso rimanere sotto i riflettori per un anno intero. Prenderò parte al tour della vittoria, alle interviste e alle feste. Sono le sei del pomeriggio quando tornano. Hanno un andatura stanca e ficca, il loro atteggiamento mi fa incazzare così mi alzo dalla sedia, rabbrividiscono nel vedermi e si posizionano davanti a me con la schiena dritta.
<< Meglio >> sospiro. Mi sposto i capelli all'indietro, inizio a camminare avanti e indietro per paura della loro risposta mi faccio coraggio e domando << com'è andata? >>.
Iniziano a parlare entrambi, parlano così velocemente che non riesco a capire nemmeno una parola.
<< State zitti cani! >> urlo questa volta furiosa. Loro sembrano indignati stanno per rispondermi quando entra Cara, la mia segretaria. 
<< Signora Lange, il presidente Snow vuole vederla >> ha un tono scattante e deciso. 
Rivolgo uno sguardo furente verso i miei tributi, loro abbassano la testa.
<< Con voi ci vedremmo a cena >> sussurro. Mi dirigo verso la porta d'ingresso. Cara mi segue, la cartella stretta fra le mani.
<< No! >> esclamo << tu resti con loro, falli fare flessioni e addominali >> aggiungo.
<< Per quanto? >> mi domanda incerta
<< Fino a quando torno >> rispondo.
♦️♦️♦️

La villa di Snow è la migliore di tutta Capitol City, la prima volta che la vidi ne rimasi estasiata. Così tanto lusso, così tanti colori. Ormai i pacificatori che stanno di guardia mi conoscono, non mi perquisiscono nemmeno. 
Cammino nel corridoio, è completamente stracolmo di ritratti della famiglia, tra loro riconosco solo la sorella. L'ho vista qualche volta di sfuggita, è una ragazza così adorabile ed ha anche un particolare gusto nel vestire, dote poco comune oggigiorno specialmente qui a Capitol dove, molto probabilmente, i cittadini non hanno idea del proverbio: il troppo stroppia. L'ufficio è la stanza più lontana dall'ingresso. Lungo il tragitto incontro di tanto in tanto qualche cameriera o maggiordomo, per di più senza-voce. Quando arrivo davanti alla porta busso tre volte in successione. Poi senza aspettare una sua risposta entro. 
<< Che silenzio! >> esclamo << non mi era mai capitato di entrare qua dentro e non sentire musica >> aggiungo sospirando.
Lui rimane seduto nella poltrona in pelle, senza nemmeno guardarmi, la testa china su un foglietto. Io mi avvicino verso lui e delicatamente li strofino il viso facendoli il solletico. Lui soffoca una risata.
<< Hai appeso il cappotto? >> domanda.
<< Aprimi la zip >> quasi lo imploro. Lui si avvicina verso di me, riesco a sentire il suo respiro dietro al mio corpo. Con un gesto rapido la apre, sto per togliermi il vestito quando improvvisamente la richiude. Si allontana da me asciugandosi la fronte.
<< Che c'è? >> chiedo.
<< Avevamo un patto! >> sbotta lui << non l'hai firmato, ma mi avevi dato la tua parola >> aggiunge, sento un tocco di rabbia nella sua voce. Afferro il foglio che tiene tra le mani.
<< Il mio biglietto >> lo controllo meglio << ma perchè mi mettono sempre nella terza fila? >> domando sarcastica.
<< Pensi che sia divertente? Cosa credi di fare? Di scappare via da me, per andare al distretto quattro?>> sta urlando.
<< Ormai giochiamo a carte scoperte >> rispondo << ma devo ammettere che sei stato la distrazione più divertente >> aggiungo ridendo.
<< Una semplice distrazione? >> ora nella sua voce non c'è più rabbia, solo disperazione.
<< Credo di averti amato >> confesso << anche se sinceramente non so cosa sia l'amore >>. Sto per andare via quando mi fermo ad ascoltare la sua ultima domanda.
<< Era tutta una falsa? >> domanda lui. 
<< Se ti può far star bene, sei stato il miglior amante la mondo, il più dolce >> lo fisso e scoppio in una risata fredda che sembra distruggerlo in mille pezzi. Quando me me vado ho la consapevolezza che me la farà pagare, forse non direttamente a me, forse se la prenderà con i miei tributi. Come se la cosa potrebbe spaventarmi, dalla borsa tiro fuori una sigaretta. Uscendo una forte brezza mi porta il fumo in faccia. Prima di risalire nell'auto che mi riaccompagnerà nel centro di addestramento, guardo per l'ultima volta la casa presidenziale. Quando gli Hunger Games saranno finiti io sarò molto lontano, dove nemmeno Snow potrà andare a cercarmi. 
♦️♦️♦️

Un forte odore mi penetra nel naso, così intenso da farmi starnutire. Nell'appartamento tutto sembra apposto, Patricia e Thomas hanno appena finito le flessioni e adesso sono andati a farsi una doccia prima di cenare. Mi siedo affianco a Cara, è intenta nel scrivere qualcosa nel suo taccuino.
<< Cosa pensi ci sia dopo la morte? >> domando annoiata fissando un punto non ben preciso nel pavimento.
<< Signora Lange sta dicendo forse a me? >> mi chiede lei un po' spaesata. Ma quanto può essere idiota la gente? Certo che sto dicendo a te pezzo di, mi blocco prima di dire qualcosa di cui poi mi pentirò, ho bisogno di Cara così annuisco solamente.
<< La morte è il non-essere: è ciò che ha preceduto l'esistenza. Da sempre l'uomo crede e spera che la vita non termini quando il suo cuore smette di battere >> sembra analizzare l'argomento come una scolara sotto l'interrogazione << la scienza quantistica, attraverso lo studio delle particelle atomiche ha rafforzato l'idea dell'anima e di conseguenza l'esistenza di un posto ultraterreno >> continua fieramente.
<< Affascinante >> ammetto << sei molto preparata, ecco perchè se la mia assistente. Ho sempre bisogno di persone come te al mio fianco >>.
<< Signora Lange lei mi lusinga >> ha un sorriso di finta modestia impresso sul volto. Sa mentire anche abbastanza bene, dote che mi occorrerà.
<< Cara, tu mi sarai molto utile >> 
<< Utile per cosa? >> chiede lei << se posso chiederlo >> aggiunge.
<< Fuggire >> rispondo.
<< Fuggire? >> ora sembra abbastanza confusa.
<< Cara posso farti un altra domanda? >> 
<< Certamente >> 
<< Secondo te cosa c'è oltre lo stato di Panem? >> la mia domanda sembra spiazzarla. Sia alza e sbuffando va verso la finestra. Io la seguo << cosa c'è oltre a Panem? >> ripropongo. Lei fissa con occhiate rapide tutta la stanza. 
<< Non ti preoccupare >> la rassicuro << ho fatto togliere le telecamere da molto tempo, sai essere l'amante di Snow porta qualche vantaggio >>.
<< Non so cosa ci sia oltre Panem, e non voglio assolutamente pensarci >> dice con tono sbrigativo << ora se permette dovrei tornare a lavoro >> aggiunge.
<< Coraggio so che vuoi saperlo, tutti lo vogliono sapere >>. Lei fa finta di nulla tornando a scarabocchiare nel foglio.
<< Va bene, vorrà dire che non ti chiederò di accompagnarmi >> fingo un tono rassegnato e sembra funzionare.
<< Lei vuole andare fuori? >> mi chiede shoccata.
<< Avrei voluto che noi andassimo assieme ma visto che non vuoi, chiederò a qualcun altro >> rispondo inarcando rapidamente le sopracciglia.
<< E come pensa di andarci? >>.
Faccio finta di controllare che nessuno ascolti, lei mi imita e sussurro appena << hai presente la costa nel distretto quattro? Tutti penseranno che io e te faremmo una vacanza lì >>.
<< E invece? >> domanda, la sua voce è appena percettibile.
<< E invece ci sarà una nave ad aspettarci e noi salperemo lontani, verso il continente che veniva chiamato Europa >> rispondo rapidamente.
<< Ne ho sentito parlare, ma pensavo che le terre al di fuori di Panem fossero ormai pullulanti di barbari o animali feroci >> mi spiega.
<< E solo quello che vogliono farci credere, allora sarai dei nostri? >> la invito.
<< Solo a scopo scientifico >> risponde con la sua aria di superiorità.
<< Eccellente >> tiro fuori due sigarette, una per lei e una per me. Lei se la mette fra i denti, io faccio altrettanto, dopo averle accese esclamo << allora abbiamo un accordo! >>.

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Capitolo 10
*** Failure ***


Ciao a tutti, grazie a tutti coloro che leggono o recensiscono la mia fan fiction. L'altra volta ho parlato di un personaggio nuovo ora invece ho voluto riprendere un personaggio già "usato". Spero che il capitolo vi piaccia :) buona lettura.
P.s. Ho iniziato a vedere Supernatural è meraviglioso, lo consiglio a tutti. Sto leggendo anche un nuovo libro, Battle Royale se vi è piaciuto Hunger Games (ovvio che vi è piaciuto, altrimenti non leggereste le fan fiction 😂) leggetelo è splendido.


Dylan Dixon (distretto cinque)

Il primo giorno gli strateghi erano al completo, circa una trentina di persone vestite rigorosamente tutte in nero. Nei loro occhi vedevo solo fame di ambizione. Non vorrei mai fare lo stratega, avrei i sensi di colpa. A loro la nostra vita non importa, vogliono uno spettacolo, come ogni altro cittadino di Capitol City, presumo. 
Beh, giuro su Dio che da me l'avranno. Non mi piace l'idea di vincere, ma ho promesso alla mia famiglia di tornare a casa. Rivedo ancora Max << Si che ci riuscirai >> aveva detto. 
Mancano pochi minuti prima della prova degli strateghi. In questi giorni ho imparato ad usare la lancia. Riesco a colpire il bersaglio purché non sia troppo lontano. Non mi sembra abbastanza, se voglio avere un punteggio sopra la media dovrò mostrare qualcos'altro. Vorrei provare a fare un combattimento corpo a corpo, ma non ho tempo. La campana suona, frustrato mi dirigo verso la mensa.
Ad uno ad uno gli strateghi iniziano a chiamarci. Iniziano dal distretto uno fino al dodici, prima il tributo maschio poi il tributo femmina. Sono seduto affianco a Daisy, la mia compagna di distretto. È più tranquilla adesso, la compagnia di Clarissa sembra averle dato molta fiducia. Al contrario, il mio mentore Marcus, mi ha solo ostacolato. "Non riuscirai mai a vincere, non con quel corpo" la sua risata è ciò che odio maggiormente, è solo uno sbruffone. 
Chiamano la ragazza del quattro, scattante si alza in piedi. Chiude gli occhi e sospira, sta per entrare quando si gira verso di noi.
<< Non fate il loro gioco >> sussurra appena. Oltrepassa l'uscio, lasciando una confusione palpabile nell'aria. Dopo circa quindici minuti chiamano il mio nome. Sono abbastanza nervoso, mi asciugo le mani sui pantaloni. Con forza spingo la porta, capisco che c'è qualcosa di strano. Gli strateghi sono riuniti fra loro e borbottano a bassa voce. Quanto pagherei per poterli ascoltare. Mi posiziono al centro dell'arena, appena mi vedono alcuni smettono di parlare, ma la maggior parte sta ancora discutendo.
Seguendo il programma afferro una lancia, la scaglio in avanti con tutta la forza possibile. Lo colpisco, dritto nel petto. 
<< Se posso, vorrei avere un istruttore >> chiedo.
Non aspetto nemmeno un minuto, un ragazzo alto circa due metri con una lancia in mano inizia a venirmi addosso. Sembra un bisonte in carica. Non ho una lancia fra le mani, perciò ora posso solamente scappare. È veloce, molto veloce. Rincorrendomi sembra che grugnisca. Mi sta raggiungendo, sento il suo respiro dietro al mio collo, mi sposto a sinistra prima che possa afferrarmi. Lui non ha i riflessi pronti, sbatte contro il sostegno che tiene archi e frecce. Gli strateghi scoppiano a ridere, voltandomi prendo la lancia che avevo conficcato nel manichino.
L'istruttore si rialza massaggiandosi la testa, sembra incazzato. Posso sfruttare la sua rabbia: ora vuole colpirmi, non penserà a proteggersi. Si dirige con un ghigno verso di me, questa volta non scappo, ho un arma posso sconfiggerlo. Impugno la lancia con entrambe le mani, la tengo stretta. Ora siamo uno di fronte all'altro. Fa un affondo, punta verso la spalla. Mi scanso, approfitto del fatto che è scoperto nel lato sinistro ed imito il suo attacco. Sono troppo lento, riesce ad afferrarmi la lancia. È molto più forte di me, senza nemmeno sforzarti riesce a strapparmela dalle mani. La scaglia il più lontano possibile. Sto per scappare quando mi afferra per la maglia, come se fossi una bambola mi sbatte contorno il pavimento. La vista si appanna, vedo solo grosse macchie rosse. Inizia a tirarmi pugni e calci, mi colpisce soprattutto lo stomaco. Il dolore che provo è insopportabile, mi toglie il respiro. Provo a reagire tirando schiaffi alla cieca ma non lo colpisco nemmeno di striscio. Continua a picchiarmi, istintivamente tiro un calcio incanalando tutta la forza nel piede, colpisco qualcosa di morbido. L'istruttore inizia a strillare. Sbatto gli occhi velocemente cercando di togliere le chiazze rosse. Mi costringo ad alzarmi il più velocemente possibile. Riesco a vedere meglio, l'istruttore: si tiene il petto con la mano. L'ho colpito in un buon punto. Approfitto di questa occasione per fiondarmi verso di lui, tiro un punto verso la sua testa. Le gambe mi cedono, finisco a terra. Il pavimento è freddo. Lui si avvicina nuovamente verso me, con un calcio mi colpisce le costole, non capisco più nulla. Non vedo più nulla, solo il buio. Uno stratega urla << può bastare >>. È troppo, è nulla. 

♦️♦️♦️

Mi risveglio nella mia stanza, anche respirare mi fa male. Capisco di aver fallito nella prova con gli strateghi, il lato positivo è che non mi ha colpito in faccia. 
<< Inutile chiederti com'è andata >> Marcus ha un tono annoiato. No ho voglia di parlare con lui ma voglio sedermi. Facendo piano mi alzo con le ginocchia, respiro a fatica. Soffoco un gemito.
Marcus si avvicina verso di me, ha un bicchiere in mano << l'orgoglio non ti farà guarire più velocemente. Ora bevi >> mi costringe. 
La medicina ha un odore sgradevole. Il sapore è ancora peggio, sembra arancia marcia. Lo bevo tutto in un sorso, devo lottare col mio stomaco per non vomitarlo.
<< Dovrebbero picchiarti più spesso, almeno quando succede ascolti i miei consigli >> ridacchia.  
<< Molto divertente >> ribatto.
<< Molto divertente? Sei appena stato umiliato davanti agli strateghi! >> sta urlando << ora dimmi come farò a farti sopravvivere >> non l'ho mai visto così incazzato.
<< Tu non mi farai sopravvivere, io lo farò >> ribatto, nei miei occhi c'è rabbia, ma anche frustrazione dovuta alla consapevolezza di aver fallito.
<< Tu non farai un bel niente, sei solo un moccioso >> sembra stia sputando veleno.
<< Come scusa? >> domando indignato.
<<  Hai sentito bene, sei solo un moccioso arrogante convinto di essere migliore di tutti quanti >> sbraita. 
<< Vattene! >> grido.
Non mi rivolge nemmeno uno sguardo mentre sta uscendo. Chiude la porta con la sua assoluta mancanza di delicatezza. Trattengo le lacrime, l'unica cosa peggiore di fallire completamente la prova con gli strateghi sarebbe piangere. Devo essere forte, ma non ci riesco. Mi sento il peso costante della vita addosso. Non voglio morire. Ho solamente sedici anni, la mia vita non può finire così. Non è giusto, non è assolutamente giusto. 
Non sento più dolore grazie alla medicina, non voglio fare nulla, non dovrei fare nulla perciò appoggio la testa nel cuscino, è morbido e profumato. Provo a non pensare a niente, mi concentro sul mio respiro. Piano, piano diventa regolare poi mi addormento. 

♦️♦️♦️

Vengo svegliato dopo circa due ore, Daisy è seduto sopra il letto affianco a me.
<< Come va? >> domanda.
<< Come pensi che stia? >> rispondo in maniera un po' brusca.
<< Marcus mi ha raccontato tutto >> mi guarda come se fossi un cucciolo ferito, e in parte lo sono, ma io odio la gente che ti fissa solo per commozione. Vorrei essere ricordato per la sua determinazione e non perchè faccio pena alla gente.
<< Beh ti avrà detto della mia bellissima performance >> scherzo.
<< Magari non è andata così male >> tentata di rassicurarmi.
<< Tu invece >> cambio argomento << com'è stata la tua prova? >>
<< Nemmeno la mia è stata una delle migliori >> ridacchia << ho scalato qualche parete e ho dimostrato di conoscere molte piante e bacche commestibili >> aggiunge orgogliosa.
Entrambi ci guardiamo abbastanza imbarazzati, questa è stata la nostra più lunga discussione. Tutte le altre finivano con me che mi arrabbiavo e con lei che correva a piangere.
<< Non dovresti andare a cena? >> domando nervoso.
<< Non ho molta fame >> risponde lei sdraiandosi affianco a me.
Allungando più che posso il braccio afferro il telecomando sopra il comodino. Cliccando un tasto accendo l'enorme tv piazzata davanti al letto. 
<< Tra poco diranno i nostri voti >> spiego. Lei annuisce. Dopo qualche minuto di pubblicità Caesar Flickerman compare sullo schermo. Come sempre saluta e ringrazia tutti i cittadini di Capitol, poi da il via all'elenco dei voti. Prima appare l'immagine del tributo e poi il voto assegnato dagli strateghi. Sono stranamente calmo, forse il fatto di essere certo del proprio fallimento non mi crea ansia.
I tributi del distretto uno hanno ottenuto entrambi dieci su dodici, il ragazzo del due invece ha ottenuto un otto mentre la ragazza un nove, niente di innaturale fin qui. Mike, dal terzo distretto, ha ottenuto un sei mentre a mia grande sorpresa la ragazza ha avuto un otto. Il ragazzo del quattro, affetto dalla sindrome di down, ha ottenuto un due. Stranamente saltano la sua compagna di distretto, forse avranno sbagliato. Ora è il turno del nostro distretto. Compare una mia foto ed affianco compare un cinque. Non sono deluso, ma non sono nemmeno contento.
Daisy mi mette una mano sulla spalla << non è andata così male >>. Mi sforzo di sorridere anche se in realtà entrambi sappiamo che un cinque è un voto basso, molto basso. 
Ora è il suo turno, lei prende un sette. Emette un gemito di gioia, ma subito lo placca. 
<< Sei andata bene >> mi complimento.
<< Grazie >>.
Tutti gli altri tributi hanno più o meno voti dal tre al sette. Pensiamo che la trasmissione sia finita, ma Caesar torna nella trasmissione. Non ha il solito sorriso smagliante di sempre, ora ha uno sguardo quasi severo. 
<< Cittadini di Capitol City >> inizia leggendo un foglio << il tributo femmina del distretto quattro, Elsa Price, durante la sua prova con gli strateghi ha perso la vita >>. 
Io e Daisy restiamo in silenzio, gli occhi spalancati verso lo schermo. 
<< Ovviamente non possiamo dire la causa, perchè come sapete la prova deve restare in forma anonima. Voglio dare le mie più sentire condoglianze alla famiglia, che riceverà domani stesso il corpo di Elsa per darle una adeguata sepoltura >>.
Nella mente riappare l'immagine di Elsa Price, lei che si sposta i capelli dietro l'orecchio "No fate il loro gioco" aveva detto.
<< Gli Hunger Games continueranno ad esserci, la foto di Elsa sarà proiettata nell'arena la prima notte. Noi vogliamo ricordarla così: come una coraggiosa donna che ha perso la vita per l'onore di Capitol City >> partono degli applausi registrati, ed io devo combattere con la voglia di non sputare nella faccia di Caesar Flickerman domani alle interviste.

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Capitolo 11
*** Distraction ***


Buongiorno a tutti, grazie a coloro che leggono la mia fan fiction e grazie anche a tutti quelli che la recensiscono. Sinceramente non sono convinto di questo capitolo, l'ho scritto diverse volte e questa è quella più buona. Buona lettura 😄📖




Caesar Flickerman 

L'emozione è ciò che ci rende vivi. È qualcosa che passa talmente veloce da lasciarti senza fiato. A mio parere è essenziale per capire realmente la vita.
Gente che arriva, sedendosi impaziente nelle poltrone dell'anfiteatro cittadino. I posti sono relativamente pochi, se confrontati con il numero di abitanti. I più sfortunati possono vedere le interviste semplicemente dai loro televisori o nei numerosi mega schermi piazzati accuratamente in ogni luogo pubblico. Tutti spengono il proprio cellulare, tutti tengono in mano il foglietto illustrativo con l'elenco e le informazioni base su ogni tributo. Le luci si spengono e la folla esplode in un grido generale. Faccio il mio solito ingresso trionfale, immediatamente attiro l'attenzione del pubblico.
<< Cittadini, siete elettrizzati? >> domando passandomi la mano sui capelli, quest'anno sono di un color ambrato abbinato alle sopracciglia e alle labbra. In tutta risposta ottengo schiamazzi e applausi.
Amo il mio lavoro, sono famoso, sono adorato. La maggior parte della popolazione sa chi sono, vengo invitato ai party più esclusivi. Capitol City mi venera e tutto grazie al mio ruolo. È iniziato tutto vent'anni fa, a quei tempi ero un semplice giornalista con lingua tagliente e carattere schietto. Successivamente mi chiesero di condurre un notiziario, ma prendevo il tutto poco seriamente, le mie battute non piacevano al direttore ma mi permisero di avere uno show tutto mio, da lì il cammino per la fama e il successo fu totalmente in discesa. 
<< Ringrazio tutti voi per essere qui! >> esclamo << e col vostro permesso, voglio dare il via alle strepitose interviste >> aggiungo facendo un gesto teatrale verso il lato sinistro del palco.
Le persone applaudono, battono i piedi, gridano. Il frastuono mi circonda e mi riempie. Il tutto si fa più rumoroso quando entra la ragazza del distretto uno.
<< Fate un bell'applauso a Lily! >> urlo. Lei si avvicina sorridendo, le stringo la mano, ha una stretta molto decisa.
<< Grazie Caesar, devo dire che sono molto emozionata >> ha un tono gentile. 
<< Beh innanzitutto complimenti per il tuo dieci, non è un voto molto facile da prendere >> ammetto io.
<< Posso solo dire, che in questi giorni mi sono impegnata tanto >> ha un sorriso tranquillo.  
La conversazione sembra procedere serenamente, la ragazza è apparentemente molto dolce. Mi chiedo se questa è tutta apparenza. Come da programma dopo tre minuti la sirena suona, Lily saluta tutto il pubblico e si dirige nel sopra palco dietro me. Dopo di lei Andy Stone, il suo compagno di distretto, inizia la sua intervista. Sembra sereno, risponde tranquillamente alle domande fino a quando domando
<< A casa hai una persona importante che ti sta aspettando? >>. Lui sembra titubante, poi con un gesto sicuro afferra il microfono dalle mie mani, si dirige verso il centro del palco e con volte chiara risponde << Nina, se stai ascoltando voglio solo dire che mi manchi, mi manca il tuo sorriso, mi manca sentirti cantare, mi manca tutto di te >> è diventato paonazzo e la voce inizia a tremare << ti voglio bene e vincerò, vincerò per te >>.
I tre minuti passano e lui è costretto ad andarsene prima di fornire ulteriori spiegazioni. Io riprendo il microfono e con il mio solito tono squillante aggiungo  << Andy, mi dispiace ma il tuo tempo è scaduto, come tutti avrei voluto sapere di più su Nina. Ma le regole sono regole, bene gente lo show deve continuare! >>.
Entrambi i ragazzi del distretto due puntano sulla sicurezza cercando di intimidire, non sarà certamente una delle tattiche più originali ma riusciranno molto probabilmente a ricevere degli sponsor.
<< Amanda >> inizio << tu sei senz'altro la concorrente più intelligente, abbiamo fatto qualche ricerca su di te >> aggiungo.
<< Spero che non sia nulla di imbarazzante >> ridacchia.
<< Una ragazza carina come te non deve mai sentirsi in imbarazzo >> affermo. 
Lei mi ringrazia ridacchiando, anche lei è diventata rossa. 
<< Secondo le nostri fonti sei una delle ragazze che ha ottenuto il miglior punteggio nei test nazionali >> espongo << credi che la tua intelligenza potrà esserti utile nell'arena? >>.
<< Ovviamente so riconoscere la maggior parte delle bacche e radici, il che mi aiuterà molto nel campo della sopravvivenza. So anche molti metodi per costruire un rifugio ben isolato, permettendomi di non soffrire o il troppo freddo o il troppo caldo >> risponde.
<< Affascinante, nella prova con gli strateghi hai preso un otto, un voto molto positivo, complimenti >> devo farle cambiare argomento, al pubblico non interessa il saper riconoscere le bacche o come si costruisce un rifugio perciò domando << hai usato qualche arma giusto? >>.
<< Si, ho una buona mira con i coltelli >>. 
Non faccio in tempo a ribadire, la sirena fa il suo solito suono. Dopo Amanda, è il turno del suo compagno di distretto. Appena entra si dirige verso me facendo salti mortali, la gente sembra apprezzare. Punta sulla simpatia, non faccio domande sul suo voto, mi parla della sua vita e di quanto ha mangiato qui a Capitol. 
<< E dopo un divertentissimo Mike Beauchamp è il turno di Dimitri Matthews tributo del distretto quattro >> la folla non sembra essere entusiasta, molto probabilmente tutti sanno per certo che il ragazzo, a causa del suo problema, sarà uno dei primi morti. 
<< Grazie Caesar, è bello incontrarti >> inizia.
<< Il piacere è tutto mio! >> ricambio << ti piace Capitol? >> li chiedo.
<< Si >> risponde << è grande e bella >> parla molto lentamente.
<< Ed il centro... >> inizio.
<< Vorrei dire una cosa >> mi interrompe.
<< Sono tutto orecchie >>
<< Elsa Price >> sospira << si è suicidata perchè... >>.
Stavolta lo interrompo io << Dimitri non dovresti parlare di queste cose, Elsa è morta a causa di un terribile incidente >>
<< Non è vero! >> esclama abbastanza furente. 
Il segnale acustico suona prima del tempo prestabilito, il pubblico non sembra ben gradire, alcuni di loro si alzano in piedi,altri fischiano. Se non prendo in mano la situazione succederà un disastro.  
<< Ci dispiace Dimitri, ma il tuo tempo è scaduto >>. 
Stranamente non fa storie per restare, anzi si dirige velocemente affianco agli altri tributi. Con le successive interviste mi impegno il più possibile per distrarre il pubblico da ciò che Dimitri ha detto. La cosa sembra funzionare.
<< E ultimo ma non per importanza Jason Higmore >>. Il tributo del dodici si avvicina verso di me. Ci stringiamo le mani, la sua abbastanza sudata.
<< Un po' nervoso? >> domando. Lui annuisce.
<< Jason, racconti un po' di te >> lo sprono.
<< Sono l'ultimo della famiglia, ho un fratello e una sorella più grandi di me >> inizia ma sembra un po' in difficoltà perciò provo ad aiutarlo.
<< Litigate tanto fra di voi? Scommetto che, anche se sei il più piccolo, riesci a metterli entrambi al tappeto >> li do una pacca sulla spalla.
Lui fa una piccola risata << già hai scommesso bene >> ribatte facendo leggermente lo sbruffone. Per il resto dell'intervista sembra più tranquillo, racconta della sua esperienza qui a Capitol e nel centro di addestramento e il pubblico apprezza.
Passati i soliti tre minuti, anche la sua intervista finisce. Parte l'inno cittadino ed io ringrazio tutto il pubblico augurando una buona notte.

♦️♦️♦️

<< Signor Flickerman, vuole tornare immediatamente nel suo appartamento? >> mi domanda la mia guarda del corpo Tyreese, un uomo più grosso che alto.
<< Si >> rispondo annoiato.
Passiamo nel corridoi davanti ai tributi, cammino abbastanza tranquillo quando delle grida attirano la nostra attenzione. Subito ci dirigiamo verso la fonte del rumore.
<< Non posso crederci! >> esclama Amanda. Arriviamo giusto in tempo per capire che la disputa è tra Amanda Triton e Andy Stone.
<< Io mi sono fidata di te e tu mi hai illusa >> continua ancora più arrabbiata. 
<< Di cosa stai parlando? >> domanda il ragazzo.
<< Oh Nina, ti voglio bene e vincerò per te >> lo dice tentando di imitare il tono basso di Andy, ma non sembra impegnarsi << chi è Nina? La tua ragazza? >>.
Andy la guarda divertita << Nina è mia sorella >>.
<< Ah >> è tutto quello che aggiunge diventando improvvisamente rossa. Andy scoppia a ridere. 
<< Amanda cosa diavolo sta succedendo? >> Miles, lo stilista del distretto quattro, è appena arrivato.
<< Niente >> risponde con la testa che fissa il pavimento << comunque ora vado con Andy >> aggiunge.
<< Perchè? >> domanda 
<< Dobbiamo parlare di...strategie >> ridacchia.
I due ragazzi si dirigono verso l'ascensore. Io scocco un occhiata verso Tyreese e scoppio a ridere, anche lui sembra aver trovato la scena simpatica e soffoca una risata. Usciti dal centro di addestramento, un forte vento mi fa rabbrividire. Un auto nera, nuova fiammante aspetta solo di riaccompagnarmi nella mia villa. Salgo nel posto di dietro e quasi mi spavento quando lo vedo. Il presidente Snow tiene in mano un bicchiere pieno di uno strano drink e mi invita gentilmente di sedermi affianco a lui.
<< Dovevamo aspettarci che il suo compagno di distretto avrebbe detto qualcosa >> inizia lui.
<< Non credo che le sue parole contino molto, visto il problema che ha >> faccio notare.
<< Beh forse hai ragione. Devo congratularmi hai saputo distrarre il pubblico >> 
<< La ringrazio >>. Mi chiedo cosa ci faccia qui se è realmente contento di ciò che ho fatto stasera.
<< Il tuo compito d'ora in poi sarà proprio questo: essere una fonte di distrazione >> mi spiega.
Io rispondo abbastanza confuso << ma non lo facevo già? >>.
<< Prima di stasera, facevi spettacolo, facevi divertire. Ora il tuo compito non è far divertire, ma non far pensare >>
<< Non far pensare a cosa? >> domando.
<< Ai veri problemi, il suicidio di quella ragazza è solo un piccolo esempio. Il tuo lavoro sarà quello di distrarre gli abitanti di Capitol dai veri problemi >> risponde abbastanza sereno.
Deglutisco e titubante chiedo << e se non ci riuscissi? >> 
<< Allora sarò costretto a trovare un tuo rimpiazzo >>.
Ride quasi divertito della mia reazione, se voglio sopravvivere dovrò essere una continua fonte di distrazione. Sarò capace di esserlo? Ne sono convinto.

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Capitolo 12
*** Azalea ***


Scusate per il ritardo, ma non sono a casa e i tempi per la scrittura sono molto più ridotti. In questo capitolo ho reso omaggio ad uno dei più bei pezzi della saga di Shadowhunters, analizzandolo sotto il punto di vista di Andy. Alcuni nelle recensioni mi hanno chiesto se scriverò un capitolo sulla ragazza del distretto quattro, la verità è che non lo so ancora. Buona lettura e se vi va scrivetemi una recensione :)






Andy Stone (distretto uno) 

Apro la porta che conduce al terrazzo, un forte odore pungente mi entra nel naso. Davanti a noi ci sono tantissime piante. 
<< A Melanie piacciono tanto, le vuole avere sempre con lei >> spiego.
<< È la tua mentore? >> domanda avvicinandosi ad un vaso.
<< No è quella di Lily >> rispondo seguendola.
<< Comunque adoro le piante e i fiori >> si china per osservare meglio il fiore.
<< Davvero? >> sono abbastanza incuriosito, questa è la nostra prima vera conversazione, tutte le altre erano basate sulla distanza che copriva nel lancio del coltello. 
<< Si, la mia famiglia aveva una piccola serra. Mi piaceva passarci il tempo >>. Adoro come parla, la sua voce è così dolce e leggera.
<< È interessante sapere che ogni pianta e ogni fiore ha un significato >> mi spiega.
<< Del tipo? >> chiedo.
<< Come questo fiore >>. Mi avvicino per vederlo meglio, ha colori vivaci, di tutte le sfumature del bianco, del rosa e del rosso. Alcuni hanno petali bicolori, l'ho già visto ma non ricordo il nome. 
<< Si chiama azalea >> risponde << simboleggia la temperanza, ma anche la fortuna. È un fiore da regalare prima di una prova molto importante >>.
Espone il concetto in maniera semplice e chiara << è commestibile? >> domando. 
<< Dipende. Alcuni tipi si, altri invece sono velenosi >> replica.
<< Interessante >> commetto, affianco a lei mi sento abbastanza stupido. Le sue frasi sono ben concepite, le mie invece sono sempre così banali.
<< Non dovevamo riunirci per parlare dell'alleanza? >> mi chiede.
<< Thomas e Patricia non possono lasciare il loro appartamento mentre Lily non aveva molta voglia >>.
Amanda si gira per vedere un altro vaso. Poi quasi sussurrando mi chiede << tu e Lily allora state? >> anche se è girata posso notare che le sue guancia sono diventate molto rosse.
<< Mi stai chiedendo se io è Lily stiamo insieme? >> soffoco una risata. Lei annuisce, ha la testa completamente rigida.
<< Non conoscevo bene Lily, fino alla mietitura non ci avevo mai parlato >> rispondo << ma, come mai questa domanda? >> domando andando di fronte a lei. Come mi vede abbassa subito la testa
<< Lei mi odia e se foste fidanzati e mi vedesse qui sola con te, mi ammazzerebbe >> risponde, voltandosi nuovamente verso un altro vaso. 
<< Lei non ti odia >> replico << è solo che la rendi nervosa >> aggiungo.
<< Io la rendo nervosa? >> si volta verso di me, quasi stupita.
<< Per me è un po' gelosa >> spiego. 
Ora mi fissa << gelosa? Ma è così bella >> ammette.
<< Anche tu, solo in maniera diversa >> questa volta sono io quello che si volta, mi sento le guance incandescenti. Non mi pento di averlo detto, solo mi spaventa l'idea del fatto che io non potrei piacerle.   
Tra noi, cade un silenzio imbarazzante. Dopo pochi secondi, che sembrano anni mi faccio coraggio e chiedo.
 << Io ti piaccio, o mi sto solo illudendo?>> chiedo rifissandola. Provo un senso di trepidazione, la sua risposta potrebbe cambiarmi emotivamente.
<< Tu mi piaci, ma non possiamo farlo >> si avvicina verso me accarezzandomi il viso ed io sento uno strano brivido lungo la schiena. Provo una fitta di amarezza quando mi risponde.
<< Come? Tu sei la cosa migliore che mi potesse mai capitare >> sono quasi indignato della sua risposta.
<< Ma io secondo Capitol City dovrei ucciderti >> sento una punta di tristezza nella sua voce.
<< Su avanti, uccidimi! >> la sfido guardandola intensamente. 
Mi bacia, forte, spingendomi contro la parete. Quando le sue labbra lasciano le mie, sento come un fuoco dentro che continua a bruciare. Tecnicamente questo poteva essere etichettato come un bacio breve, ma mi è sembrato molto di più. Quel piccolo bacio non mi sarebbe bastato, perciò la cinghio con le braccia, lei non oppone resistenza, anzi viene verso di me. I nostri corpi aderiscano perfettamente l'uno con l'altro, i nostri petti iniziano a sollevarsi allo stesso ritmo, come se fossimo una cosa sola. Inizio a baciarla con leggerezza, dietro l'orecchio e poi lungo tutto il collo. Alla fine torno alle sue labbra, stavolta ci baciamo più a lungo. 
Provo una sensazione incantevole. Restiamo ancora abbracciati e in questo momento capisco che posso anche morire per lei.
<< Forse è meglio che vada >> ha un tono di voce lieve << si è fatto molto tardi >> continua.

♦️♦️♦️

Mi agito nervosamente tra le coperte, dovrei cercare di non pensare a nulla così da poter dormire almeno un po'. Ma non ci riesco, e più il tempo passa, più divento nervoso e la poca stanchezza che avevo sparisce totalmente. "Ma io secondo Capitol dovrei ucciderti" aveva detto. In quel preciso momento non ci stavo pensando, l'avevo baciata senza troppe preoccupazioni. Solo adesso capisco dell'errore che ho commesso. Quando ci siamo abbracciati avevo pensato di poter morire per lei, forse lo penso ancora, ma non posso non pensare alla mia famiglia. "Nina, ti voglio bene e vincerò per te" avevo detto alle interviste. Sono come in mezzo a due soli, entrambi estremamente importanti per la mia vita ma entrambi non possono coesistere assieme. Non posso tornare da Nina se salvo Amanda. E non posso salvare Amanda e tornare a casa.
Tutto questo pensare non è l'ideale la notte prima degli Hunger Games. "Non sono solamente giochi, sono molto di più: ti tolgono ogni briciolo di umanità. È come se diventassi un animale, mosso solamente dall'istinto di sopravvivenza" era questa la prima definizione dei giochi che Lip mi disse. 
A casa i giochi ci vengono presentati come un modo di diventare importanti, ne sono un esempio i nostri mentori. Sia Lip che Melanie sono glorificati, così come gli altri vincitori del nostro distretto. 
I miei pensieri vengono interrotti dal rumore della porta, d'istinto accendo la luce. Lily Bell è in piedi davanti a me, cercando inutilmente di non fare rumore.
<< Anche tu non riesci a dormire? >> sussurra avvicinandosi. Io scuoto la testa, sale anche lei sul letto entrando dentro le lenzuola. Sento il calore del suo corpo e provo un senso di rimorso. Spengo la lampada ed entrambi rimaniamo nella più totale oscurità.
<< Non ti dispiace vero? >> mi parla proprio vicino all'orecchio, ha un tono dolce quasi apprensivo. Scuoto nuovamente la testa, anche se realizzo solo dopo che lei non può vedermi.
<< Mi sentivo un po' sola in camera mia >> inizia lei << così pensavo di venire qui, da domani passeremo praticamente tutto il tempo insieme >> scoppia in una risata abbastanza stridula. Io mi limito a sorridere senza dire nulla.
<< Secondo te come sarà l'arena? >> domanda.
Io faccio spallucce << non ne ho idea >>.
<< L'anno scorso, i tributi hanno combattuto nel deserto >> comincia << ma quasi tutti morirono per disidratazione >> lo dice come se fosse una cosa naturale.
<< Al pubblico non piacciono queste morti "noiose", preferiscono di gran lunga gli scontri tra tributi >> dico.
<< Posso chiederti una cosa? >> domanda lei.
<< Certo >> rispondo un po' annoiato.
<< Cosa ci faceva Amanda Triton nella nostra terrazza? >>.
Il mio respiro diventa più veloce, se fossimo con la luce accesa molto probabilmente capirebbe che sto mentendo. Non sono mai stato bravo a dire bugie, deglutisco prima di rispondere << stavamo parlando di domani >>.
<< Ah, va bene. Comunque mi sento più sicura vicino a te >> ammette << se per te è lo stesso vorrei dormire qui >> aggiunge. Sento il suo corpo cercare il mio, non mi ritraggo. A poco a poco, il suo respiro si fa sempre più regolare, fino a quando compie intervalli regolari. Capisco che deve essersi addormentata. Mi sento abbastanza in colpa ad avere una ragazza nel mio letto dopo averne baciato un altra giusto due ore fa.
Lily è senz'altro bella, molti ragazzi potrebbero benissimo innamorassi di lei. Ma posso dire in tutta onestà di preferire una bellezza diversa, una bellezza che molti definiscono "non convenzionale". Una ragazza come Amanda, a molti può passare inosservata, la maggior parte non notano il suo tono di voce leggero, o il gesto che fa quando si scosta una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Credo siano questi i piccoli elementi che mi fanno innamorare. Ma mi chiedo se quello che provo per Amanda sia solo amore o semplice confusione. Forse ho sbagliato a baciarla stasera, in un contesto diverso sarebbe stata una cosa normale. Ma, nella sera prima degli Hunger Games, è stata una scelta rischiosa. Forse mi danneggerà, forse ci danneggerà. Ho intenzione di difenderla, ma ho anche intenzione di tornare a casa. Solo uno sopravvive, solo un tributo su ventiquattro. Con mio grande stupore riesco ad addormentarmi, ma non vengo risparmiato dai incubi.
Sto correndo, non so bene da chi o da cosa, so solo che non devo fermarmi. Dopo qualche minuto inizio a stancarmi.
<< Andy! >> qualcuno urla il mio nome. Il suono della sua voce basta per farmi correre ancora più veloce. La vedo, sto per raggiungerla quando vengo ucciso. La cosa che mi stava rincorrendo mi afferra con la sua coda, i suoi artigli mi perforano la pelle, provo un dolore indescrivibile. Non posso lottare, posso solo pregare che il tutto passi velocemente.
Sono allo stremo quando mi volto verso la ragazza << ti amo >> sussurro. 

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Capitolo 13
*** Start ***


Salve a tutti, mi scuso nuovamente per il ritardo. Ma già dalla prossima volta tornerò a pubblicare regolarmente o il sabato sera o la domenica mattina. Grazie a tutti coloro che leggono la mia fan fiction e un grazie a tutti quelli che la recensiscono. Spero che il capitolo vi piaccia:) 






Thomas Dover ( distretto due)

Mentre inzuppo il biscotto nel latte, faccio finta di ascoltare Costantine. Ultimamente è diventata ancora più assillante. Sono state innumerevoli le flessioni che abbiamo fatto ieri notte e sono altrettanto numerose le tattiche di sopravvivenza che ci spiega ogni giorno. Sia io che Patricia sappiamo perchè lo fa, a lei non interessa la nostra vita, a lei interessa solo il successo. Tant'è vero che non ha permesso a nessun altro vincitore di aiutarla col ruolo di mentore. 
<< Dovrete essere i primi a rompere l'alleanza, uccidendo gli altri tributi nel sonno >> ci spiega col suo solito tono saccente << ovviamente solo uno di voi sopravviverà ed io ho già deciso chi tra voi due vincerà >> aggiunge con un sorriso compiaciuto.
Sia io che Patricia ci fissiamo, entrambi siamo abbastanza forti, entrambi sappiamo usare varie armi ed entrambi siamo stati educati ad uccidere senza troppi ripensamenti. In questi giorni, tra noi, c'è stata una strana cooperazione, sbocciata appena preso il treno per Capitol. Forse l'ha fatto solamente per difesa contro la nostalgia di casa o forse la sua è tutta una strategia. 
<< Ora basta con le avvertenze >> Costantine lancia un occhiata verso Cara << andate a prepararvi >> ci ordina.
Mi alzo dal tavolo finendo di masticare l'ultimo boccone della colazione. Percorro il piccolo e stretto andito quando mi chiama. Io mi giro e Patricia mi raggiunge. Riesco a sentire il suo profumo, vaniglia e limoni. 
<< Ti va di entrare in camera? >> domanda. Io annuisco seguendola. 
La camera è abbastanza in disordine, il letto è sfatto e una gran quantità di vestiti è sparsa in tutta la stanza. La finestra è aperta, si sentono fastidiose fischia e grida lungo la strada. I cittadini sono già posizionati lungo tutto il perimetro dell'edificio, aspettando solo il momento in cui lasceremo il Centro per dirigerci verso gli hovercraft che ci porteranno nell'arena.
<< Credo che entrambi dovremmo chiarire la faccenda dell'alleanza >> inizia il discorso. Pensavo che il tutto fosse già chiarito: i tributi più forti si alleano tra di loro per poi tradirsi a vicenda. Che bella dimostrazione di cooperazione! Dirlo non servirebbe a nulla, perchè entrambi sappiamo che questa è la verità, ma sono curioso del suo discorso così mi limito a chiedere << del tipo? >>.
<< Entrambi sappiamo come andrà inizialmente l'alleanza, ma nessuno di noi sa come si evolverà >> mi spiega sedendosi sopra il letto << io voglio saperlo, perchè solo così avrò una possibilità contro Lily o Andy >> aggiunge. Sono abbastanza fiducioso delle mie abilità, ma mi manca la certezza di vincere. Sono stato abbastanza superficiale nel sottovalutare Andy e Lily. 
<< Quindi in pratica mi stai proponendo un alleanza dentro l'alleanza? >> domando con la speranza di tagliare corto il discorso. 
<< Costantine è odiosa e autoritaria, ma ha vinto e ha fatto vincere molti tributi. Credo che dobbiamo fare ciò che ha suggerito >> ammette.
Forse ha ragione, forse solo tradendo per primi l'alleanza, sia Lily che Andy saranno automaticamente morti << Va bene, faremmo come ha detto >> prometto abbastanza seccato.
<< Ma tutto ciò è possibile solo se ci fidiamo l'un l'altro >> sospira << tu ti fidi di me? >>. 
Devo ammettere che Patricia è stata fin troppo furba. Mi chiedo se tutto ciò non sia una strategia ideata T da Constantine per farla vincere. Forse è lei il tributo su cui ha puntato. 
<< Anche io mi fido >> rispondo. Lei mi abbraccia abbastanza felice. Oh Patricia voglio proprio sapere se sarai ancora felice quando ti conficcherò una lama nel collo. C'è un vincitore solo, e ora so per certo di essere io.

♦️♦️♦️

Vengo scortato da due "simpatici" pacificatori e Cara. La mia teoria sul fatto che Costantine preferisca Patricia molto probabilmente è corretta. Dopo qualche minuto mi ritrovo in uno spazio aperto. L'hovercraft sbuca dal nulla, viene calata una scala. Inizio a salire nei priori più bassi, quando mi immobilizzo. La scala inizia a salire automaticamente, forse grazie alla corrente elettrica. In pochi secondi mi ritrovo all'interno del mezzo che mi trasporterà nell'arena. Appena mollo la presa, verso di me si avvicina una ragazza con addosso un camice bianco. Nelle mani tiene una grossa siringa contenente uno strano liquido.
<< È il localizzatore >> mi spiega << potresti gentilmente porgermi il braccio? >>. Sembra quasi una domanda ma entrambi sappiamo che è un ordine. Perciò, senza troppe storie, porgo il braccio. Quando l'ago mi si conficca nella pelle, provo un lieve bruciore. Lo strano liquido, al contatto con la pelle, diventa più denso. Una volta inserito nel braccio provoca un debole luccichio. Appena la signora va via, una senza-voce ci scorta verso una saletta. Mi siedo su una poltrona affianco a Cara. Non parliamo nulla per tutto il viaggio, è impegnata a completare schede e a scrivere in una sorta di computer. Fisso il finestrino, ci siamo allontanati parecchio da Capitol City. Ormai siamo in viaggio da qualche ora. Inizio a diventare abbastanza agitato. Non riesco più a stare seduto, mi alzo dalla poltrona e inizio a fare qualche esercizio. Faccio flessioni e addominali, poi allungo più che posso le braccia verso il soffitto dell'hovercraft. Cara mi fissa abbastanza incuriosita << non ho mai capito le persone che quando sono nervose iniziano a muoversi >>.
<< Ma io non sono nervoso >> mento << voglio solo prepararmi al meglio per quando sarò nell'arena >> aggiungo con un tono di sfida. Lei, da brava assistente, riporterà tutto a Costantine. So che fare gli esercizi è solo un dettaglio, ma questi aggiunti alla determinazione che avrò nell'arena le faranno cambiare idea su chi, tra me è Patricia, è il cavallo vincente su cui puntare.
<< Non serva che tu mi menta, non riporto tutto a Costantine >> replica lei << e poi è normale essere nervoso, insomma stai per essere buttato in un arena dove dovrai uccidere >>.
<< Sono abituato all'idea di dover uccidere >> ribatto senza troppa preoccupazione.
<< Hai mai ucciso qualcuno? >> domanda lei abbastanza stupita.
<< No >> confesso << ma a casa, fin da piccolo mi è stata insegnata l'idea di dover uccidere >>.
<< Credo che ci sia una grossa voragine tra fare e credere di aver imparato >> sbotta lei. Capisco che la conversazione tra noi è finita, perchè riprende a digitare. Rimango indifferente dopo la nostra breve e sufficiente conversazione. Non avrò scrupoli ad uccidere nell'arena, così come non avrò problemi a tradire per primo sia l'alleanza con gli altri distretti e poi quella con Patricia.
Improvvisamente i finestrini diventano scuri, segno che ci stiamo avvicinando all'arena. Dopo una decina di minuti l'hovercraft si ferma. Cara decide di tornare a Capitol, segno che qualcun altro mi aspetta nella camera di lancio. A terra ad aspettarmi ci sono due pacificatori, mi scortano fino alla porta. La apro senza troppa esitazione. 
È una piccola stanza quadrata, le pareti sono in metallo. In fondo alla stanza c'è la pedana, mentre nella parete alla mia sinistra c'è una piccola panca in legno. Spyr, il mio stilista, appena mi vede corre verso di me. Non mi aspetto che mi abbracci o che mi auguri buona fortuna. È stato uno stronzo fin dal primo giorni che ci siamo incontrati. Senza troppe cerimonie mi porge un pacco contenente i vestiti che dovrò indossare. Grazie a questi posso avere un piccolo indizio sul clima che ci sarà nell'arena, anche se ora come ora non mi cambia molto la situazione. Dopo circa qualche minuto indosso dei pantaloni lunghi di colore scuro, una maglia elastica anch'essa scura e una giacca impermeabile blu scuro. Gli scarponi sono in pelle nera, mi arrivano circa alla caviglia. Suppongo siano impermeabile e anti scivolo. Con mio grande stupore quest'anno in dotazione ci sono anche un paio di guanti in lana cotta. Dovrò aspettarmi tanto freddo nell'arena. Prima del lancio ho a disposizione qualche minuto per "rilassarmi". Bevo a piccoli sorsi un bicchiere d'acqua e accetto volentieri un piccolo tramezzino al tonno.
Una gradevole voce femminile annuncia che è ora di salire per la pedana. Cammino abbastanza determinato, quando raggiungo la pedana un cilindro in vetro mi circonda. Fisso il mio stilista, lui mi saluta non sembra dispiaciuto, ma nemmeno contento di vedermi in questa situazione. Io invece mi sento abbastanza a mio agio. Capisco che devo farlo, ogni momento della mia vita mi ha portato a questo. Già dalla mia nascosta ero predestinato a partecipare e vincere gli Hunger Games. La pedana inizia a salire, sollevo il mento più che posso cercando di intravedere l'arena. Rimango una decina di secondi al buio, poi la pedana mi spinge sempre più in alto. Sento una forte brezza, quasi invernale, ma è solo quando smetto di salire che riesco a farmi un idea più chiara dell'arena. Anche se il sole splende forte, c'è freddo, molto freddo.
Tutti i tributi sono nelle postazioni << signore e signori, che i cinquantaseiesimi Hunger Games abbiano inizio! >> esclama Claudius Templesmith.
Ho sessanta secondi per decidere cosa dovrò fare. Inizialmente mi guardo intorno, siamo in una vasta pianura ricoperta da un manto di neve. Più lontano riesco a vedere numerose montagne che diventano più alte man mano che ci si allontana dalla Cornucopia, che suppongo sia il centro dell'arena. Mi restano trenta secondi per osservare le armi davanti a me. Intravedo delle lance che posso usare facilmente ad una distanza ragionevole. Se riesco ad afferrare potrò sia difendermi che attaccare. Restano cinque secondi, poi quattro, tre, due e uno. 
Il gong suona, segnale che possiamo scendere dalle nostre pedane. Alcuni tributi scendono prima di me, riesco a intravedere Andy e Patricia. Ma quando scendo dalla pedana, capisco che qualcosa non va. Sento un flebile ronzio, impiego un secondo a capire cosa sta succedendo. Ma è troppo tardi e anche se potessi non riuscirei a fare nulla per impedirlo. Il ronzio aumenta ed io vengo fatto esplodere in mille pezzi dalle mine sotto la pedana.


22 tributi rimasti

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Capitolo 14
*** Hunting ***


Come promesso ecco il nuovo capitolo. Grazie a tutti quelli che leggono e recensiscono la mia fan fiction:) Spero che il capitolo vi piaccia, buona lettura.


Lily Bell (distretto uno) 


Sto correndo quando sento l'esplosione. Non mi serve voltarmi sono consapevole di ciò che è successo. Alcuni anni, gli strateghi, si divertono a fare esplodere un tributo. Gli negano la possibilità di vincere prima ancora di giocare. Posso dire in tutta sincerità che sono abbastanza contenta di ciò. Gli strateghi avevano deciso, uno di noi doveva morire se non fosse toccato a lui, sarei potuta passarci io. 
La maggior parte dei tributi fuggono via dal cosiddetto "bagno di sangue", alcuni afferrano solamente gli zaini più vicini. Ma i più coraggiosi ci provano. Provano ad arrivare al cuore della Cornucopia, provano ad ucciderci, provano a vincere. Io sono in quel gruppo, ma a differenza della maggior parte so che non basta solo il coraggio o la bravura, serve l'astuzia.
Un'arco e una faretra d'argento mi aspettano davanti a me, mancano appena cinque metri e potrò iniziare. Sono troppo impaziente, utilizzo le ultime energie per fare uno sprint finale e lo afferro. È simile a quello che ho usato al centro di addestramento, credo sia l'unico arco presente nella Cornucopia ed ora è mio. 
Mi volto giusto in tempo, il ragazzo down del quattro è dietro di me, agita con furia un grosso machete. Non ho nessuno scrupolo ad ucciderlo, mi ripeto che tutto questo è solo per autodifesa, non sto facendo nulla di male dopotutto. Così sospiro e scaglio la freccia dritta nel suo petto. Colpisce un buon punto, come se fosse una marionetta priva di fili cade a terra. La neve sotto il suo corpo, ormai privo di vita, si impregna del suo sangue. Facendo finta che non sia successo nulla di male vado a recuperare la freccia. La punta ormai è diventata rosso cremisi, la uso per incoccare nuovamente l'arco. Davanti a me non vedo nessun tributo, ma con la coda dell'occhio riesco a intravvedere il ragazzi del dieci. Compio nuovamente gli stessi movimenti, come se fossi una macchina pronta ad uccidere, stavolta lo becco alla spalla destra. Lui cade a terra agitandosi a causa del dolore. Sto nuovamente caricando l'arco, ma sono troppo lenta e Patricia con una lancia lo uccide prima di me. Mi rivolge un sorriso soddisfatto, poi si gira pronta a colpire la ragazza del sette. Con un affondo veloce, le perfora vicino allo stomaco. Non muore subito, sputa del sangue dalla bocca. Passano qualche secondi prima che Patricia pianta la sua lancia dritta nella sua testa. 
Sono distratta da quella scena e non lo vedo arrivare. Il ragazzo del nove mi prende alle spalle, buttandomi a terra. L'arco mi vola via dalla mia mano, mi sento abbastanza indifesa. Ma no voglio arrendermi, inizio a dimenarmi, ma è totalmente inutile. Anche se proviene da un distretto povero è abbastanza robusto, è troppo pesante per me. Con una delle sue grosse braccia mi blocca le spalle, sento la faretra dietro la schiena ma non posso raggiungerla. Faccio una mossa disperata, gli sputo dritto nell'occhio sinistro. Questo sembra farli allentare la presa, ma non è sufficiente. Ora vedo una certa rabbia nei suoi occhi, dalla tasca tira fuori un piccolo coltello. Lo sta puntando dritto in direzione della mia gola quando cade sopra di me morto. Con molta difficoltà riesco a liberarmi e la vedo. Amanda Triton, la secchiona del distretto tre, ha appena lanciato un coltello nella testa del tributo del distretto nove, il quale voleva uccidermi. E ci sarebbe riuscito se lei non fosse stata lì e non avesse tirato con precisione il coltello. Dovrei ringraziarla ma mi limito a girarmi e a raccogliere il mio arco.
Una volta preso, gironzolo un po'.  Noto che la situazione si è calmata, alcuni tributi sono riusciti a fuggire, altri invece sono morti. In tutto credo ci siano sette corpi, escludendo la ragazza del distretto quattro morta prima di entrare nell'arena. Arrivo nella pedana fatta esplodere, capisco che il tributo fatto esplodere e Thomas. Do un calcio a ciò che resta del suo portafortuna, è un pezzo di bracciale, forse è prezioso. Una volta aveva accennato al fatto che la sua famiglia era una delle più influenti nel suo distretto. 
E all'idea che lui è morto, provo una strana sensazione. Nella mia mente rivedo, come vecchie fotografie, alcuni momenti passati con lui: al centro di addestramento, come quando tutto orgoglioso era arrivato primo nel percorso ad ostacoli o alla mensa mentre si lamentava della scarsa qualità del cibo che offrivano. Era una persona abbastanza brava (se omettiamo l'idea che voleva ucciderci), a volte era noioso ma qualunque cosa dicesse, lo faceva col suo solito tono schietto e altezzoso. 
Torno nella realtà quando vedo ciò che resta. I suoi pezzi sono sparsi abbastanza lontano dalla pedana, quelle mine devono avere una grossa potenza. Ciò che non capisco è il perchè proprio Thomas, da quello che mi ricordo ha ottenuto un buon punteggio con gli strateghi. Loro vogliono spettacolo e più tributi "forti" ci sono maggiore è il divertimento per il pubblico. Non voglio e non devo pensarci, meglio lui che io continuo a ripetermi. 
<< Lily muoviti! >> grida Andy. Al solo sentire la sua voce provo una fitta di nausea. Ed è come se rivedo, suo fratello, Zeke mentre conficca la lancia proprio nel petto di Susan. Dal giorno, aspetto con ansia questo momento, la vendetta è tutto ciò che cerco. Voglio far soffrire Zeke come io ho sofferto per Susan. 
Correndo li raggiungo, sono proprio sotto la bocca della Cornucopia. Andy e Patricia sembrano impazienti di dare la caccia a qualche tributo mentre Amanda sembra stare male. Non so se al distretto tre affrontano l'idea di dover uccidere, ma ai ragazzi del mio distretto viene insegnato. Certo, non lo spiegano chiaramente, ma lo fanno intendere. Ognuno poi interpreta come vuole, come io che sono consapevole di usare l'autodifesa come scusa.
<< Dobbiamo discutere sulle nostre prossime azioni >> mi spiega Andy. Si è già autoproclamato leader della situazione, ma anche in questa situazione posso trarne vantaggio. Sopravvalutarsi è un lusso che nessuno può permettersi specialmente se si è in una arena con una ventina di ragazzi pronti ad ucciderti in ogni momento.
<< Inizialmente dovremmo prendere tutto ciò che ci serve >> suggerisce Amanda << nelle precedenti edizioni, tutto ciò che restava nella bocca della Cornucopia poi viene portato via per sempre >> ci informa. 
Così senza dire nulla, ci dividiamo. Rimango vicino alla bocca della Cornucopia, i migliori zaini infatti sono lì. Ne trovo uno perfetto, nero, pratico e capiente. Per sicurezza decido di aprirlo per verificare che dentro ci sia tutto il necessario. Con cura tiro fuori ad uno ad uno tutto il suo contenuto. Alcuni coltelli. Due bottiglie da un litro e mezzo di acqua. Barrette energetiche. Gallette. E una comodissima tenda da campeggio monta bile munita di sacco a pelo. Rimetto tutto all'interno dello zaino e, visto che ha una grossa capienza, ne svuoto un altro per prendere un'altra bottiglia d'acqua, pastiglie allo iodio, altro cibo e un set di pronto soccorso che comprende alcuni cerotti, antidolorifici e alcune garze sterili. 
Credo di aver preso tutto il necessario, al contrario dei miei compagni d'alleanza ancora intenti o nella scelta delle armi migliori o in quella dei beni necessari. Così mi limito a passare il tempo osservando meglio l'arena. 
Quest'anno gli strateghi non ci hanno dato vita facile, siamo in una pianura ricoperta da neve, tutto attorno ci sono montagne, la cui altezza aumenta in base alla distanza. La temperatura non supererà i tre gradi centigradi, non voglio immaginare a come scenderà durante la notte. Il lato positivo è che alcuni tributi moriranno per questo fattore, morire di ipotermia è facile in questa situazione. Un altro vantaggio offerto ci dal paesaggio è la neve, ovviamente non sono così stupida da provare a berla, immagino che sia avvelenata o tossica, ma grazie ad essa riusciremo a seguire il percorso di alcuni tributi.
Purtroppo gli svantaggi sono altrettanti, camminare sulla neve è molto faticoso specialmente se si tenta di scalare un pendio di una montagna. E inoltre c'è il pericolo di slavine che possono essere create artificialmente dagli strateghi e possono ucciderci facilmente. Credo che non possiamo ritenerci fortunati ma nemmeno sfortunati. Poteva capitarci un arena ben peggiore di questa, e grazie a tutti i consigli di Melanie posso definirmi assolutamente pronta.  

♦️♦️♦️

È quasi notte quando decidiamo di fermarci, ancora non abbiamo incontrato nessun tributo. Decido di montare la tenda almeno potrò riposarmi e magari sgranocchiare una barretta energetica. Abbiamo seguito alcune impronte e ci siamo ritrovati a scalare il pendio della montagna. Mentre sto finendo di assemblare i vari pezzi, Amanda e Andy si offrono per cercare la legna. Quando sono sicura che si siano allontanati abbastanza mi giro verso Patricia << mi dispiace per la morte di Thomas >>.
<< Beh grazie >> ammette lei << ma prima della mietitura non ci conoscevamo granché >> aggiunge.
<< Ah >> rispondo, concludendo la discussione. Non è che mi importava di Thomas è solo che non ho trovato giusto il fatto che gli strateghi gli abbiano negato la possibilità di vincere ancor prima di giocare.
Finisco con la tenda dopo qualche minuto, poi sistemo il sacco a pelo. La neve almeno è soffice e per qualche ora potrei anche provare a dormire. Andy e Amanda tornano ridacchiando, vederli mi fa venire la nausea. Appoggiano la legna circa al centro del nostro piccolo accampamento. Patricia si offre per accendere il fuoco, riesce a farlo senza usare nessun fiammifero. 
Patricia si offre per fare il primo turno di guardia, così mi infilo dentro il sacco a pelo tentando di dormire. Non sono mai stata una persona che si addormenta facilmente. Così ogni volta passavo il tempo facendo un elenco mentale di tutte le azioni che dovrò compiere nel giorno successivo. Anche se la situazione qui nell'arena è totalmente imprevedibile lo faccio ugualmente. È come una sorta di rito, e se non lo facessi non riuscirei ad addormentarmi. La prima cosa da fare domani ovviamente è assicurarsi di non essere morti, poi oltre a fare una breve colazione posso sistemarmi l'arco, vedere se la corda e ben tesa e se le frecce sono ancora tutte integre. Ho quasi preso totalmente sonno quando sento un grido. Ma non è ne di Amanda ne di Patricia ne di Andy. È di un altro tributo, e non è molto lontano da noi. La caccia ha inizio.


15 TRIBUTI RIMASTI 

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Capitolo 15
*** Wish ***


Salve a tutti! Come promesso ecco il nuovo capitolo. A differenza degli altri, questo è secondo due punti di vista. Molti altri capitoli saranno così, in modo da bilanciare equamente parti con più azione con parti più descrittive o riflessive. Entrambi i punti di vista sono di due "nuovi tributi". Il primo è Augustus, mietuto nel secondo capitolo (il punto di vista era di Beatrice), il secondo punto di vista è quello di Anna la ragazzina per la quale si sono scambiati i mentori nel quarto capitolo (il punto di vista era di Melanie). Spero che il capitolo vi piaccia. Come sempre buona lettura 😄📖




Augustus Cooper (distretto otto)

È circa metà pomeriggio quando decido di riposarmi. Non sono abituato a tutta questa fatica, d'altronde lavorare è compito delle masse volgari. Sono consapevole della mia prossima vittoria. Insomma, io sono diverso dal resto dei tributi. Io sono importante, io sono prezioso. E anche in natura le specie superiori sono destinate a sopravvivere. L'importante è possedere il talento per schiacciare gli avversari e la capacità di sopravvivere rispetto al resto della plebaglia. Un altra cosa fondamentale per essere importanti sono i soldi, e fortunatamente la mia famiglia è una delle più ricche di tutto il distretto. Anche questo mi rende differente. 
Sono scappato subito dalla Cornucopia, ho avuto giusto il tempo di prendere uno zaino. Ma anche se non avessi preso nulla, mi sarebbe arrivato tutto dagli sponsor. Già da quest'ora staranno facendo a gara per inviarmi qualcosa. 
Decido di mangiare qualcosa, per ora ho delle semplici gallette, ma da domani tanti cibi prelibati, e dunque adatti alle persone importanti come me, mi arriveranno tramite paracaduti argentei. Devo solo fermarmi e aspettare. Con la mente preparo il discorso della mia futura vincita, in seguito accompagnato ad un piccolo brano suonato col pianoforte. Perchè oltre ad essere ricco, ho una dote innata per la musica. Anche per questo sono prezioso, talenti come il mio non possono essere sprecati. Forse gli Hunger Games saranno il mio trampolino per il successo. Dopo i giochi, diverrò finalmente famoso! Ricoprirò finalmente il ruolo che mi spetta. È così, deve esserlo. 
Ha smesso di nevicare e la temperatura si è leggere mente alzata, ma suppongo che durante la notte scenderà nuovamente. Odio la neve, è così umida e viscida. Non potevano scegliere un arena più adatta a me?
Per oggi basta camminare! Sollevando lo sguardo noto un albero abbastanza grande. Inizio a scalarlo con facilità, appoggiando i piedi nelle cavità naturali. Mi fermo su un ramo particolarmente grosso e apparentemente robusto. Potrei dormire per qualche ora ho addirittura fino a domattina. Sistemo lo zaino come un cuscino, non è comodo come il mio letto ma devo abituarmi. 
"Augustus, fatica per questi giorni e poi non dovrai faticare più per tutta la tua vita" queste parole mi danno una sorta di carica. Immagino di essere alla villa del presidente, intento a suonare davanti ad una folla pazza di me.
Fisso il terreno quando la vedo, è proprio sotto di me e la poca luce mi permette di riconoscerla. È la ragazza del sei, lo capisco grazie ai boccoli biondi che le ricadono sulle spalle. È abbastanza guardabile, ma di certo non starei mai con una volgarotta, magari potrei farci qualcos'altro. Perchè a questo che servono le donne, sono solo uno strumento per far godere gli uomini e per produrre i bambini. E, se hanno un bell'aspetto, possono essere usate anche come ornamento. 
Stando attento a fare meno rumore possibile, scendo dall'albero. Fortunatamente atterro su un cumulo di neve, attutendo così la caduta. Stringo il coltello tra le mani e inizio a seguirla, a differenza mia, lei non ha uno zaino. Molto probabilmente sarà scappata subito via, non tutti hanno le mie stesse abilità nella corsa. Ha un passo abbastanza rapido, guarda incessantemente alla sua destra e alla sua sinistra. Dopo qualche minuto si ferma, forse è solo stanca. Capisco che questa è la mia occasione, devo fare meno rumore possibile. Mancano appena una decina di metri tra me e lei. Ora nove, poi otto. La ragazza si china, le mani strette nelle ginocchia, posso sentire il suo respiro affannato fin qui. Ancora tre metri. Smetto di respirare, per un attimo sembra che il mondo si sia fermato. Ci siamo solo io e la ragazza. Quando la distanza tra noi è minima, credo che abbia avvertito la mia presenza. Ma è troppo tardi, le punto il coltello dietro al collo. Quando sente la lama ghiacciata ha quasi un fremito, inizia a tremare e a respirare ancor più rapidamente. 
<< Mettiti contro quell'albero >> ordino, la mia voce è risoluta.
Lei non ribatte, non potrebbe nemmeno farlo. Io la seguo, sempre ad una ragionevole distanza. Non si volta nemmeno un secondo, forse non vuole vedere il momento della sua morte. È finita ragazza del sei, sto per ucciderti in maniera volgare, sarai seppellita in una tomba volgare e dopo la mia vincita ti spedirò un mazzo di fiori assolutamente volgare. Ma prima...
<< Voltati! >> esclamo. Il suo viso è abbastanza grazioso, i suoi occhi magnetici anche adesso che sono in lacrime.
<< Come ti chiami? >> chiedo.
<< Ingrid >> risponde << Ingrid Watson >> continua tirando su con il naso.
<< Sei carina >> ammetto << non voglio ucciderti, adesso >> aggiungo. Una strana luce l'illuminazione il volto, smette di piangere e i suoi occhi traboccano di speranza. Ma quando mi sgancio la zip dei pantaloni, rincomincia a piangere ancora più intensamente.
<< Ti prego, non farlo. Uccidimi piuttosto >> mi supplica. La guardo divertita e scoppio a riderle in faccia. Mio padre lo diceva sempre "le donne sono solo uno strumento, da usare e poi da buttare". Penso che sarebbe orgoglioso di me in questo momento.
<< Tutta Panem ci sta guardando. Diamole un bello spettacolo, tesoro >>.








Anna Grace (distretto dieci)

È in questo momento che mi sento una vera e propria stupida. Perchè, perchè sono scappata subito dalla Cornucopia? Sto morendo dalla fame e dal freddo. Ma forse ho fatto bene, non avrei avuto possibilità contro il resto dei tributi, Melissa mi aveva consigliato di provare a prendere qualcosa, ma se non ci riuscivo era lo stesso. Per l'acqua non ho avuto problemi, anche se abbastanza dubbiosa ho bevuto un po' di neve. Inizialmente mi è venuto un leggere mal di stomaco ma poi è passato velocemente, forse era solamente l'ansia.
Mi chiedo cosa stia facendo la mia famiglia in questo momento. Papà sarà al lavoro, mamma e Judith mi staranno guardando invece. Forse le telecamere non staranno proprio puntando me in questo momento, ma sanno che sono sopravvissuta e sto fisicamente bene. Camminare mi aiuta a produrre calore anche se ho sia le mani che i piedi indolenziti non devo fermarmi. Non ancora almeno. Guardando il sole posso supporre che siano circa le diciotto, anche se non sono proprio sicura. Ho circa altre due ore di luce, se voglio sopravvivere dovrò trovarmi un piccolo rifugio per stanotte. Immagino che gli strateghi abbasseranno la temperatura di circa qualche grado. Se fosse realmente così, non potrei addormentarmi o rischierei di non svegliarmi più, l'ipotermia è una delle cause di morte maggiori in circostanze del genere. 
Non so scalare un albero, ci provavo tante volete da piccola ma dopo una brutta caduta ho avuto il terrore dell'altezza. E, anche se ci riuscissi, queste piante non mi offrirebbero un rifugio protetto dal vento e dal gelo. Preferisco restare in basso, almeno non rischio di cadere nuovamente. Formulando questo pensiero capisco cosa devo fare. È come se si accendesse una lampadina nella mia testa, una luce che illumina un vecchio ricordo abbastanza lontano. Una volta lessi un vecchio libro che parlava di un ragazzo che, per ripararsi e sopravvivere, si costruiva una sorta di tunnel sotto la neve. Mi chiedo se sia veramente l'idea migliore che io possa avere. Il tunnel potrebbe franare condannandomi a morte certa, ma questa è solo una probabilità. Il freddo invece è una certezza, capisco di non avere altra scelta perciò mi metto subito al lavoro.
Scelgo un punto abbastanza coperto e non visibile, gli altri tributi non devono scoprirlo o sarei morta. Mi metto in ginocchio e inizio a scavare, i guanti in poco tempo si inzuppano e il freddo inizia a penetrarmi nelle mani, come se fosse una lama di un coltello: gelida e dolorosa. "Non devi arrenderti" mi ripeto. Sento una stana energia ed è come se mi da la carica. Seguo una direzione obliqua, non lo scavo troppo largo, il calore altrimenti si disperderebbe più rapidamente, il tanto giusto da permettermi da passare. È in questi momenti che ringrazio di essere piccola e magrolina. Finito il breve corridoi faccio una stanzetta leggermente più grande. È passata più di un ora e mezza quando ho finito, il sole è tramontato e come avevo ipotizzato la temperatura è scesa. Levigo bene le pareti, in modo da prevenire eventuali crolli, e per mimetizzarlo al meglio strappo qualche ramo coprendo l'apertura. Dall'esterno sembrerebbe un piccolo cespuglio, mentre all'interno servirà per conservare più calore possibile.Spero che la mia idea sia stata buona e di avere abbastanza fortuna da non essere sotterrata dalla neve. 
Sono rannicchiata con le ginocchia strette tra loro, quando lo sento. È come un debole rumore ma abbastanza chiaro da essere conosciuto. Con impazienza esco fuori dal mio piccolo rifugio, strillerei se potessi. Sono al settimo cielo! Un paracadute argenteo è ai miei piedi, contiene una coperta, un piccolo coltello e del cibo.
Ora sono consapevole del fatto che almeno qualche minuto le telecamere hanno puntato su di me. La mia idea deve essere piaciuta. Vorrei piangere dalla felicità, mi lascio sfuggire un breve grazie. 
Rapidamente torno dentro al mio rifugio, mi avvolgo attorno la coperta e mi concedo un breve pasto. In tutto sono sette panini e sono deliziosi. Forse lo penso perchè ho veramente fame o forse perchè il pane proviene dal distretto dieci e dunque mi ricorda casa.
Sono molto più tranquilla rispetto a stamattina, il fatto di essermi costruita un piccolo rifugio e il regalo datomi dagli sponsor mi ha riempito di uno strano zelo positivo. Immagino che la giornata non poteva andare meglio. Mi concedo qualche minuto di riposo, visto che non ho scavato tanto in profondità utilizzerò il rumore dell'inno come sveglia in modo da non dormire per tutta la notte. Tutto andrà bene, ne sono certa.


15 TRIBUTI RIMASTI

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Capitolo 16
*** Struggle ***


Anche questo capitolo è diviso in due, altrimenti la storia risulterebbe troppo, troppo lunga. Stavolta i capitoli sono entrambi al femminile. La prima parte sarà sotto il punti di vista di Ingrid Waston! Nello scorso capitolo l'abbiamo lasciata in una situazione per nulla piacevole, con Augustus Cooper pronta a stuprarla (sono contento che il personaggio di Augustus sia piaciuto a tutti voi 😂😂😂). Nella seconda parte, invece, vedremmo nuovamente Amanda. Spero che il capitolo vi piaccia. 

P.s. lo so scrivendo le storie d'amore faccio schifo. Giuro che in una ipotetica fan fiction futura, zero amore: solo morte! 



Ingrid Watson (distretto sei)

<< Tutta Panem ci sta guardando, proprio ora. Diamole un bello spettacolo, tesoro >> dice col tono più tranquillo al mondo. Si avvicina verso di me, la mano già stretta dentro la zip. È innegabile piangere, non mi vergogno a farlo. Sto per morire ma prima verrò usata. Perderò la mia verginità sopra la neve, stuprata a forza da un ragazzo. Si lancia contro di me, o meglio contro i miei pantaloni. Cerca di abbassarli, io grido, con tutta la voce che ho in gola. Non mi importa se qualche altro tributo ci senta, anzi voglio che succeda proprio questo. È troppo voler semplicemente morire? 
Lui mi mette la mano sinistra in bocca, cercando di attutire il rumore. Approfitto di questa situazione e, con forza, li mordo la mano. Ingoio il suo sangue, è caldo e sa di ferro. Ora è lui che strilla, nel mentre che si controlla il dito io tento il tutto per tutto scappando. Ero la più veloce, nella mia classe. Penso di potercela fare, devo farcela. Ho percorso circa una decina di metri, quando sento un indescrivibile dolore alla gamba. Cado a terra e mi accorgo che lo stronzo mi ha lanciato un coltello dritto nel polpaccio destro. Lo vedo venire verso di me, ha una strana luce negli suoi occhi. Con un balzo mi finisce addosso. Ora è proprio sopra di me, è troppo pesante mi ha letteralmente bloccata dal bacino in poi. Infila una mano dentro le mutande e io strillo ancora più forte.
Le telecamere ci staranno inquadrando, immagino il divertimento negli occhi dei cittadini di Capitol e l'orrore negli occhi dei miei genitori. Non voglio che mi vedano così, se devo morire lo vorrei fare almeno con dignità. Devo fare qualcosa, mi agito convulsamente. Ed è come se avessi una forza nascosta pronta ad uscire in questo momento. Avevo letto che quando gli animali stanno per morire, lo spirito di sopravvivenza prende il sopravvento. Forse è quello che mi da nuova energie, o forse è l'adrenalina o il rifiuto del morire in questo orrendo modo. Ad ogni modo mi agito così intensamente da riuscirlo a buttare giù. Ha giusto un secondo di esitazione, ma quel secondo per lui sarà fatale. Decisa mi tolgo il coltello dal polpaccio, provo un dolore acuto, fastidioso e intenso. Ma non mi importa, ora voglio solo ucciderlo. È ancora a terra, ora sono io quella che li salta addosso.
<< Dovresti preoccuparti più della tua vita che del tuo cazzo >> dico con tutta la rabbia che ho in corpo. Con un solo gesto conficco il coltello dritto nel suo pene. Se il mio strillo era forte, il suo è sovrumano. Rimango quasi incantata nel vedere quella scena, dovrei scappare ma resto immobile. Mi pento amaramente di quello che ho fatto o meglio non ho fatto. Augustus si alza. Butta il coltello a terra, non vuole infilzarmi sarebbe una morte troppo veloce, vuole picchiarmi a morte. Viene verso di me come farebbe un toro rabbioso. Cerco di spostarmi ma il dolore alla gamba mi tiene come ancorata al terreno, non permettendomi di muovermi. Lui mi afferra per i capelli buttandomi a terra. Se provassi a prendere il coltello, molto probabilmente lui mi verrebbe addosso prima. Così mentre lui si avvicina con tutta la forza colpisco il suo inguine. Lui si accascia a terra, le mani strette dal dolore. Li balzo nella schiena, ed è come se si rianima, accecato solo dall'odio. È come se cavalcassi un toro meccanico, devo tenermi stretto al suo collo se non voglio cadere, e io questa situazione cadere significa morte certa. Tiro saldamente i suoi capelli, in modo da farli tirare indietro la testa. Lui istintivamente chiude gli occhi, ma è inutile. Con l'unghia del pollice e con quella dell'indice li lacero le palpebre. Ho sempre portato le unghie lunghe, ed in questa situazione ringrazio il mio stilista di avermele fatte appuntire per le interviste. Augustus tenta di liberarsi ed io premo ancora più forte, sento come qualcosa che si frantuma. Non immaginavo che le orbite fossero così piccole. Sangue e un liquido viscido iniziano a colarli dalle orbite. Lo lascio andare e lui cade a terra. Anche con la penombra riesco a vedere il coltello lo afferro. Dovrei lasciarlo qui a soffrire, questa forse era la punizione giusta per uno stronzo che ha cercato di stuprarmi. Ma non voglio essere crudele, così con un gesto rapido squarcio la sua gola. Dopo pochi secondi è privo di vita, attorno al suo corpo si è formata una pozzanghera di sangue. Il colpo di cannone mi riporta alla realtà. Dopo quello, regna il silenzio. Ma è solo per pochi secondi, sento rumore di passi. Immagino che qualcuno ci abbia sentiti lottare. Per evitare ulteriori scontri, inizio a correre. Non mi importa del dolore alla gamba o del sangue secco nelle mie mani. Ho vinto, sono ancora viva e questo è l'importante.









Amanda Triton (distretto tre)

Sto dormendo quando sento il grido. Mi alzo di scatto, la mano stretta sui coltelli. L'essere dentro l'arena mi rende abbastanza nervosa e ad ogni minimo rumore, il mio istinto mi obbliga a reagire pronta a difendermi. Mi alzo usando i gomiti, provo uno strano dolore alle gambe. La testa di Lily sbuca da dentro la sua tenda, è stata molto fortunata a trovarla, io in vece mi sono dovuta accontentare di un semplice sacco a pelo.
<< Dovremmo fare due gruppi >> suggerisce Patricia << due persone restano qui nell'accampamento e altre due vanno a controllare >> ci spiega.
Andy mi prende per mano << ci andiamo noi >> propone.
Lily ha troppo sonno per ribattere, mentre Patricia rimane semplicemente zitta. 
Il grido era abbastanza forte, ragion per cui non deve essere stato particolarmente lontano. 
Stiamo camminando quando sentiamo il colpo di cannone, ci guardiamo a vicenda. Decidiamo di andare a controllare ugualmente, e quando arriviamo capisco di aver appena fatto il più grosso sbaglio della mia vita. La situazione è abbastanza terrificante, il corpo è accasciato a terra grondante di sangue.
Ha la gola completamente squarciata, ma non è quello il dettaglio terrificante. Qualcuno deve averli cavato gli occhi. Uno dei due bulbi oculari è fuori dalla sua cavità. Devo combattere per non vomitare la cena, è semplicemente disgustoso. Non posso immaginare la persona, o meglio il mostro, che può aver fatto una simile azione. Non riesco a fissarlo per più di cinque secondi, sto quasi pensando che tutto questo sia solamente un sogno. O meglio, un incubo. Sarebbe troppo bello se, proprio ora, mi risvegliassi nella mia stanza. È come se non mi sentissi umana, in questa situazione.
Andy mi riporta nella realtà, abbracciandomi. Se ho avuto questa reazione per una persona che non conoscevo, non voglio immaginarmi cosa farò se dovessi vedere il corpo morto di Andy o di Mike. Mike, lui è sopravvissuto, la sua foto non è stata proiettata nel cielo questa notte, spero stia bene. 
Ma se voglio vincere, sia Mike che Andy, devono morire. Devo accettare questa idea, voglio ad entrambi un bene dell'anima, ma tornare a casa è una mia priorità.
<< Tutto bene? >> domanda Andy. Chiudo gli occhi e agito la testa. Lui mi abbraccia, sento il suo calore ed è una sensazione magnifica. 
<< Andrà tutto bene >> mi promette. Ma anche lui sa bene che non è così, non potrebbe mai esserlo.
<< Non è solo per quello... >> lascio intendere di star parlando del tributo morto e lui sembra capirlo.
<< Sei preoccupata per l'arena? >>.
Agito nuovamente la testa << dovremmo finirla >> ammetto sospirando << non possiamo continuare così >> aggiungo.
Si allontana via da me, ma sento ancora il suo profumo: vaniglia e rosmarino. << Mi stai mollando? >> è abbastanza incredulo.
<< Questa cosa >> indico me e poi lui << non può funzionare, non qui dentro >>.
Distoglie lo sguardo, fissando il terreno.
<< Entrambi vogliamo vincere >> spiego << e agli Hunger Games ci può essere solo un vincitore >> aggiungo abbassando la voce.
Da un calcio al terreno, smuovendo la neve << va bene >>. La sua risposta mi coglie alla sprovvista, non so perchè ma mi sarei aspettata una frase diversa e non un semplice "va bene". Una frase del tipo "sarai per sempre il mio primo pensiero al mattino e il mio ultimo la sera".
Provo uno strano tremore nello stomaco. Suppongo che le farfalle nello stomaco si sono appena trasformate in agitati aghi inseguitori. 
Torniamo nell'accampamento, entrambi non diciamo nulla durante il breve tragitto. Il fuoco è ancora acceso, sposto il mio sacco a pelo abbastanza vicino da potermi riscaldare. Andy invece sembra aver trovato sistemazione nella tenda di Lily.
Dimentica abbastanza velocemente, penso. Ma non m'importa, in questo momento devo pensare solamente all'arena e lui era solo una distrazione. Se voglio vincere devo dimenticarlo. Tutto pur di tornare a casa. 
Entro sento il sacco a pelo cercando di non piangere. Nessun ragazzo varrà le mie lacrime, nemmeno Andy Stone.

14 TRIBUTI RIMASTI

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Capitolo 17
*** Chill ***


Buongiorno! Mi dispiace che la scorsa settimana non ho potuto pubblicare,  domenica scorsa era il giorno del mio compleanno ed ero impegnato a preparare la festa, per chi volesse saperlo ora ho sedici anni (ma ancora niente lettera per Hogwarts 😭😭😭). Spero che il capitolo vi piaccia, buona lettura 😄📖




Tessa Harmon (distretto nove)

È ancora notte quando mi sveglio, ho uno strano dolore alla pancia e ho le gambe quasi paralizzate. Un brivido mi scende lungo la schiena, la temperatura è scesa enormemente. Devo ringraziare il fatto di essermi svegliata in tempo, l'ipotermia uccide come la lama di un coltello. 
Mi costringo ad alzarmi, se voglio mantenere una temperatura corporea intorno ai trentasette gradi non posso restare ferma. Anche se suppongo sia impossibile mantenerla in questa situazione.
Giù al distretto nove, le temperature non scendevano mai sotto allo zero, nemmeno d'inverno. Il mio corpo non è abituato a queste condizioni e non credo che riuscirò a sopravvivere. Quanto pagherei per trovarmi a casa mia davanti alla stufa, sorseggiando una tazza di caffè bollente. 
Camminare per la neve è uno strazio, le mie gambe chiedono pietà. Potrei fermarmi e fare un piccolo fuoco, ma suppongo sia troppo pericoloso: qualche tributo potrebbe vederlo, e in questo modo sarei spacciata. Non ho armi, ma anche se ne avessi sono certa che non riuscirei ad uccidere nemmeno in pericolo di morte. Trovo ripugnante, l'idea di uccidere: cancella per sempre il nostro essere umano, rendendoci veri e proprio animali. 
So bene di non essere fatta per gli Hunger Games, e oramai sono consapevole del fatto che questa arena sarà la mia tomba. Ciò che voglio, o meglio dire vorrei e riuscire a capire. Capire il vero motivo di tutto questo, il motivo che spinge Capitol City a vedere un gruppo di ragazzini morire tentando di sopravvivere e uccidendosi fra loro. Forse non c'è un vero motivo, e tutto questo è stato creato in un attimo di follia. Poiché solo una persona folle creerebbe una situazione del genere. Immagino un gruppo di persone, sedute in un tavolino intente a creare gli Hunger Games. 
"Sono stati fatti in memoria della vittoria di Capitol" continuano a ripetere, ma il tutto mi sembra una grossa balla. Un modo per tenere occupata la popolazione dai veri problemi, devo ammettere che ci riescono abbastanza bene, anche se i cittadini di Capitol non sembrano avere un grande intelletto e non sembrano preoccuparsi eccetto che per trucchi e vestitini abbinati. 
Ho fatto più o meno cinque chilometri, i miei piedi non resistono. Le gambe non stanno in piedi ed io cado con le ginocchia nella neve. Non credo che nel resto dell'arena stia succedendo qualcosa di interessante e di conseguenza suppongo che le telecamere mi stiano riprendendo in questo momento. Forse la mia famiglia mi sta guardando in questo preciso istante, anche se dovrebbero essere circa le quattro del mattino. Non voglio morire, non ancora. Non posso camminare, ma posso strisciare. Arranco ansimando dalla fatica, muovere tutto il corpo con la sola forza dei gomiti è parecchio stancante.
Inizio a sentire freddo, molto freddo. Un gelo mai provato prima d'ora. Ho il corpo fradicio, non ricordo un momento peggiore di questo in tutta la mia intera vita. Non ho più forze, le palpebre si fanno sempre più pesanti. È come se tutta la mia vita, tutti i miei sogni e tutte le mie esperienze vengano ripercorsi dalla mia mente. Capisco di aver avuto tante occasioni mancate, capisco che avrei potuto fare dell'altro, qualcosa di più. Penso alla mia famiglia, credo sia normale farlo. Mi mancheranno mamma e papà, i nostri momenti felici o persino le nostre litigate dovute a idiozie, che in questo preciso istante mi sembrano così banali. Nessuno potrà mai restituirmi quei momenti. Rimpiango i giorni in cui le mie uniche preoccupazioni erano andare a scuola o poter uscire. Il mio ultimo pensiero è rivolto al mio ragazzo, Rick. Desidero solo rivedere il suo sorriso, sentire di nuovo la sua risata stridula, desidero ricevere un altra carezza. Le mie labbra chiedono un altro bacio, che non arriverà mai. Chiudendo gli occhi, vedo una strana luce.
Poi il buio.





Lily Bell (distretto uno)

Dormire accanto ad Andy è abbastanza vantaggioso. Escludendo il fatto che è talmente grosso da riscaldare la tenda anche in un'ambiente come quest'arena, ogni minuto che passa con me è un punto in più a mio favore. Adesso sono la sua ancora di salvezza, sarà molto più facile ucciderlo, se poi aggiungiamo il fatto di vedere la secchiona gelosa di tutto questo (anche se non lo ammetterà mai) la situazione non può essere più che perfetta. Tutte le tessere sono incastonate alla perfezione.
Vengo destata da un colpo di cannone, secondo i miei calcoli restiamo solamente in tredici. Siamo quasi la metà dei tributi iniziali, posso già pregustare la mia vittoria e prima di essa la mia vendetta.
Decido di uscire dalla tenda, questa notte non mi è toccato il turno di guardia, sono fresca e riposata. L'accampamento è abbastanza disordinato, ma poco importa tra qualche ora smonteremo tutto e continueremo a camminare. Lascio il mio arco e la mia faretra proprio accanto alla tenda, pronta ad usarlo per qualsiasi minaccia. Noto che solo Amanda è sveglia, sfoggio il mio sorriso migliore e mi siedo affianco a lei. Fa finta di non vedermi nemmeno e per qualche minuto stiamo in silenzio.
<< Hai avuto freddo stanotte? >> domando. Lei non mi risponde continuando a fissare il fuoco.
<< Eri sola soletta nel tuo sacco a pelo >> la provoco  << ti avrei chiesto di venire con me nella mai tenda, ma in tre non ci saremmo stati >> aggiungo. 
Ancora il silenzio da parte sua, perciò decido di sganciare la bomba finale.
<< Andy riscalda tantissimo, dormire affianco al suo corpo è una vera goduria >>. 
Anche stavolta rimane zitta, ma improvvisamente vedo la sua mano venire verso la mia faccia. È troppo veloce e non riesco ad impedire che mi dia uno schiaffo dritto nella mia guancia sinistra. Rimango allibita, con la mano mi accarezzo il punto con cui mi ha colpito, sento come un lieve bruciore nella pelle. Mi guarda con una strana luce negli occhi.
<< Stronza! >> grido e le finisco addosso. Rotoliamo sulla neve, inizio a darle pugni nella faccia. Non posso negare di aver sempre sognato questo momento, ma lei non sembra intimorirsi. Risponde colpendomi nello stomaco. 
Sono abbastanza contenta che non si arrenda, rende il tutto più divertente. Continuo a picchiarla, stavolta nello stomaco. Lei mi tira un calcio nello stomaco. Si avventa sopra di me, bloccandomi mani e gambe. Poi tira dalla tasca della sua giacca un coltello.
<< Tu, lurida puttana >> mi grida contro puntandomelo dritto in gola. Non posso fare a meno di scoppiare a riderle in faccia.
Nemmeno a farlo apposta in questo preciso momento Andy esce dalla tenda. Per un attimo sembra incerto poi sembra venire verso noi. O meglio verso Amanda, lei sembra shoccata nel vederlo. Le prende il braccio e con una delle sue grosse mani afferra il suo coltello per poi scaraventarlo una trentina di metri più avanti.
<< Non so cosa sia successo, e non voglio nemmeno saperlo >> inizia, nella sua voce c'è solo rabbia << ma dovete piantarla con le vostre stronzate da bimbe stupide >> aggiunge.
Ricade il silenzio, anche se per poco. Dal luogo in cui Andy ha lanciato il coltello, si sente un grido. O meglio una sorta di ruggito. 
Ci guardiamo tra di noi, ormai siamo tutti consapevoli di ciò che sta per succedere e sappiamo bene che non siamo per niente pronti per questo.

13 TRIBUTI RIMASTI



P.s. Ho intitolato il capitolo in questo modo "chill" perchè significa "gelo" inerente alla prima parte del testo. Gelo si poteva tradurre anche con "ice" ma la parola chill assomiglia al verbo "to kill" ovvero uccidere.

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Capitolo 18
*** Broken ***


Buongiorno, e buone vacanze!  Ringrazio tutti coloro che hanno recensito (ho apprezzato molto i vostri auguri di compleanno😄🎂🎂). Finalmente estate, più tempo per leggere, scrivere e drogarmi con serie tv!!
Bene, tornando seri, il capitolo questa volta vede due punti di vista nuovi: Patricia Crane (distretto due) e Mike Beauchamp (distretto tre). A differenza dei precedenti capitoli, in cui le parti d'azione erano presenti in una sola metà, in questo capitolo essa sarà presenta in entrambe le parti. Spero che il capitolo vi piaccia, buona lettura!😄✌️📖



Patricia Crane (distretto due)

Vengo svegliata dalle due troie che urlano come bambine solo per un ragazzo, il quale non è neanche così tanto bello.
Facendo leva con i gomiti, mi alzo pigramente. Sento un rumore secco, poi le grida aumentano, entrambe si riferiscono all'altra con diversi epiteti poco cortesi. Sospiro alzando gli occhi al cielo. Sono abbastanza infantili, avere un comportamento del genere nell'arena può portare solo ad una cosa: la morte.
Apro la zip della mia tenda, un forte vento gelido mi pizzica il viso. La temperatura si abbassa ogni giorno di più, i tributi che non hanno ne un sacco a pelo ne una tenda moriranno di ipotermia, rendendomi il tutto più facile. È ovvio, la vincitrice di questo gioco sarò io, tutti al distretto lo sapevano, Costantine ne consapevole e persino Thomas lo era. La sua morte è stata solo anticipata, anche se mi sarebbe stato utile per uccidere Lily o Andy.
Fisso con assoluta noia il siparietto comico, Amanda minaccia con un coltello Lily, ma proprio sul più bello Andy risolve la situazione. Mi sarebbe piaciuto vedere Lily morta per mano della secchiona, sarebbe stato molto ironico. 
Quando Andy finisce di gridare piomba nuovamente il silenzio, finalmente penso. Anche se il tutto finisce abbastanza velocemente. Un grosso ruggito spezza la calma, rimaniamo quasi paralizzati per pochi secondi. Lily compie uno scatto per afferrare il suo arco, non lo mai vista correre così veloce. Aumento la presa nella mia lancia, quando lo vedo.
L'ibrido è molto simile ad un leopardo delle nevi, ma è molto più grosso e lunghe zanne li fuoriescono dal muso. 
Fin quando è uno posso gestirlo anche da sola, non sarà tanto diverso da un leopardo normale. Mi avvento su di lui, la lancia parallela al mio braccio. Con una strabiliante velocità mi evita. Inizia a girarmi intorno, restringendo sempre di più la distanza tra me è lui. Faccio per colpirlo a sinistra, ma all'ultimo secondo punto alla sua destra. La lancia finisce dritto alla spalla, inizia a fuoriuscirle uno strano liquido blu molto denso che, finendo a terra, inizia a sciogliere la neve. La ferita non sembra rallentarlo anzi lo rende più aggressivo, sta per attaccarmi. Inizio ad indietreggiare, inciampo su una pietra e finisco a terra. Con un balzo mi salta addosso, tento di spostarmi e finisce sulla mia gamba sinistra. Con le sue grosse zanne mi squarcia la carne, arriva fino a toccarmi l'osso. 
Il terrore inizia a prevalere, l'adrenalina sale così come la consapevolezza di star per morire. Non voglio arrendermi, se proprio voglio morire lo farò lottando. La bestia è ancora intenta a mordermi la gamba ed io approfitto della situazione per colpirlo. Faccio un unico movimento, rapido ma efficiente. Conficco la lancia dritta nella sua gola, compie un ultimo rantolo colmo di agonia e si accascia al suolo. 
Purtroppo le sue zanne sono ancora nella mia gamba. Sia Lily, che Andy che Amanda stanno ancora fronteggiando altri ibridi, perciò devo liberarmi da sola. So che farà male, ma non per questo devo piangermi addosso. Mordo la lancia e con le due mani afferro l'ibrido per il collo. Inizio a tirarlo via, vorrei che si sfilassero in un solo colpo ma non sono così fortunata. Una zanna è incastrata vicino ad un tendine, devo tirare molte volte prima di essere liberata del tutto. Ogni attimo è un agonia, ma alla fine ci riesco. Non ho tempo per fermarmi a respirare, mi strappo un pezzo di maglia e lo stringo come una gazza provvisoria. Con delicatezza provo a rialzarmi, ma ovviamente non riesco ad utilizzare la gamba sinistra, decido di utilizzare la lancia come bastone dando il peso tutto su di esso. 
Non riuscirò a camminare, tanto meno a combattere. Le mie percentuali di vittoria si sono abbassate drasticamente, non sono più tanto consapevole di riuscire a vincere. Anche gli altri ibridi sono morti, gli altri non sembrano aver riportato grosse ferite. Mi avvio zoppicando per raggiungerli loro mi guardano con terrore. Penso sia perché sono preoccupati per me, anche se lo ritengo molto strano, ma poi un altro ibrido mi finisce addosso facendomi cadere nella neve. Ma non è uno solo, sono circa una dozzina, uno di essi mi blocca il braccio non permettendomi di afferrare la lancia, sono totalmente indifesa. Iniziano a dilaniare il mio corpo come se fosse un pezzo di carne da macello. Lily potrebbe facilmente abbatterli con l'arco ma si limita a guardarmi, compaiono altri ibridi che si gettano al loro inseguimento. Riescono a fuggire, mentre io pian piano inizio a perdere conoscenza. Il sangue scorre più lentamente, i miei pensieri iniziano a farsi sempre più lievi. Morirò in quest'arena, proprio ora, e tutto ciò solo per fama e gloria.








Mike Beauchamp (distretto tre)

Sono scappato subito dalla Cornucopia, ho fatto appena in tempo a prendere un solo zainetto bianco. Ciò che c'era all'interno è stato essenziale per la mia sopravvivenza fino a questo momento. Ho incontrato Jason a circa quaranta metri a ovest dalla coda della Cornucopia, come avevamo prestabilito al centro di addestramento. 
" Se i favoriti possono fare un alleanza, perché noi no? " aveva detto. Accettai subito la sua proposta, l'idea originale prevedeva anche la presenza di Amanda. Ci rimasi male quando disse di aver ricevuto il consenso dei favoriti, forse la loro presenza l'aiuterà a sopravvivere per qualche giorno. Al suo posto non avrei mai accettato, i favoriti ricordano tanto un gruppo di cani affamati pronti a sbranarsi per un pezzo di carne.
Jason è un ragazzo abbastanza scialbo, il suo corpo è tipico di un ragazzo proveniente dal distretto dodici. Di bassa statura, molto magro e capelli scuri, non penso abbia qualche speranza di vincere. È troppo amichevole, non credo riuscirebbe a uccidere qualcuno.
Quanto a me ora come ora, penserei la stessa cosa. Ma non ne sono così sicuro, non finché non mi ritrovo nella situazione in qui dovrò scegliere tra la mia vita o quella di un perfetto estraneo.
In questi giorni abbiamo camminato ininterrottamente procedendo sempre verso sud, dove tecnicamente dovrebbe far più caldo. Ma solo tecnicamente anche perché la temperatura non è variata pressapoco nulla. I brevi momenti di pausa li abbiamo utilizzati per dormire, anche se è molto difficile far star zitto Jason anche per un solo secondo. 
<< Ti prego Mike, fermiamoci per un minuto >> mi supplica << non riesco a camminare! ti prego riprendiamo domani mattina >> aggiunge ansimando. 
<< Ok, tu riposati qui >> dico tirando fuori l'unico sacco a pelo a nostra disposizione << io andrò a prendere della legna, o moriremo di freddo >> aggiungo.
Capisco che accendere un fuoco può rivelarsi rischioso, ma le probabilità di morire per ipotermia sono maggiori rispetto al farsi scoprire da un altro tributo. Inoltre, escludendo l'alleanza fatta dai favoriti, è molto probabile che gli altri tributi stiano per conto proprio, ciò ci conferisce la maggioranza numerica, un buon elemento quando si tratta di scontro corpo a corpo.
L'ambiente circostante è un piccolo boschetto, non devo fare molta strada per cercare qualche tronco. Ho risalito un breve pendio, ho le braccia occupate a tenere la legna quando lo sento. 
Il ragazzo dell'undici salta da un albero davanti a me, gridando e brandendo un'accetta. Per fortuna non deve averla mai usata prima d'ora. La tiene in modo scorretto e da numerosi colpi a vuoto. La legna mi cade dalle braccia, mi maledico per non avermi portato dietro il coltello ma per essermelo dimenticato nello zaino. 
Devo indietreggiare per evitare di essere colpito, il boschetto si fa sempre più fitto rendendomi impossibile una probabile fuga. 
Il tributo dell'undici fa uno scatto, gli occhi stracolmi di rabbia. Indietreggio più velocemente, ma il pendio finisce. Inizio a rotolare all'indietro lungo la discesa, anche il ragazzo, che si è lanciato con troppa velocità, non riesce a fermarsi e finisce anche lui per cadere. 
Atterro in una superficie liscia,quando capisco di cosa si tratta ho un brivido lungo la schiena. Non so quanto il ghiaccio può essere fragile, ma meglio non fare troppi movimenti bruschi. Se si rompesse ed io cadessi nell'acqua morirei quasi sicuramente. Quando anche l'altro ragazzo atterra è come se mi ritrovassi nel più brutto film dell'orrore. La sua accetta è conficcata nella testa, e siccome è atterrato in avanti essa si è piantata ancora più in profondità dividendo il cranio in due parti che in questo momento non sono tra loro giustamente allineate. Si sente il consueto colpo di cannone ed io scoppio a vomitare. 
Dopo qualche minuto mi costringo a spostarmi dalla superficie del lago, ma prima devo strapparli l'accetta dalla testa. Non metto tanta forza, ed essa si toglie via senza fatica. 
Rivedo per l'ultima volta la sua testa, o meglio ciò che rimane. Questa sarà una di quei momenti che non riuscirò mai a dimenticare.
Cammino a quattro zampe lungo la fragile superficie, compio movimenti brevi cercando di alleggerire il più possibile il mio corpo. Cinque metri, è la distanza che mi separa dalla salvezza. Quattro. Ti prego fa che io non cada in acqua. Tre. Avrei dovuto imparare a nuotare nella piscina scolastica. Quando manca appena un metro e mezzo sento un crack. Improvvisamente mi blocco e fisso la superficie sottostante. Tante crepe si sono formate proprio sotto i palmi delle mie mani. 
Sarei certamente caduto in acqua se Jason non mi avesse afferrato in tempo. Entrambi iniziamo ad ansimare, non per stanchezza forse per liberazione. 
<< Fortuna che mi guardi le spalle >> ringrazio. 
Lui mi sorride ed entrambi guardiamo per l'ultima volta il ragazzo portato via dal l'hovercraft. Sono ancora vivo, la morte non mi ha ancora preso. Non ora almeno.

11 TRIBUTI RIMASTI

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Capitolo 19
*** Bravery ***


Ciao a tutti!!!! Inizialmente grazie a tutti coloro che leggono e recensiscono la mia fan fiction. Come sempre il capitolo è diviso in due parti (ognuno con un punto di vista differente), spero che vi piaccia. Buona lettura 📖😄✌️


Amanda Triton (distretto tre)

Credo che l'esigenza di correre, in questo momento, sia più animalesca che umana. Ogni cellula del mio corpo vuole sopravvivere. Anche se la stanchezza inizia a farsi sentire, so per certo che non posso fermarmi. Non ora, non qui. 
Sento l'urlo di Patricia. Capisco che non le è rimasto più molto da vivere, nella sua voce c'è una sorta di liberazione. Quasi uno sfogo, non so bene il perché. 
Gli ibridi si fanno sempre più vicini, non capisco poiché continuano ad inseguirci. Gli strateghi hanno già avuto la loro dose giornaliera di morte e sangue, non credo vogliano altre morti. Non nel nostro gruppo, se morissero tutti i favoriti non ci sarebbe più spettacolo. Il pubblico valuterebbe le morti abbastanza tranquille e, di conseguenza, questa edizione degli Hunger Games verrebbe etichettata come noiosa o ripetitiva. Forse dovrei fermarmi e provare ad affrontarli, sarei considerata coraggiosa e tenermi in vita sarebbe conveniente per gli strateghi. D'altro canto tutto il mio ragionamento potrebbe essere totalmente sbagliato e ciò mi porterebbe ad una morte certa e dolorosa.
Per la prima volta in tutta la mia vita non so cosa pensare. La mia scelta potrebbe definire totalmente il mio carattere. Come sono in realtà? Coraggiosa o prudente. 
L'ansia inizia a salire il che è un bene visto che, con l'aumento di adrenalina, obbligo il mio corpo a correre più velocemente. Ma l'ansia può rivelarsi anche una cattiva consigliera, non posso pensare lucidamente. 
Tutto ciò mi scoraggia. Faccio la mia scelta, non devo voltarmi ma continuare a correre. L'ibrido è sempre più vicino, nel mio campo visivo non vedo più ne Lily ne Andy. Sono rimasta sola, so per certo che almeno loro non sono morti, non ho sentito nessun colpo di cannone dopo quello per Patricia. 
Da quello che so riguardo agli Hunger Games, l'arena è strutturata in vari settori. Alcuni ibridi o fenomeni superato un certo confine dovrebbero sparire. Non credo di aver superato il confine. Sento ancora i passi pesanti della bestia. La stanchezza mi porta a muovermi sempre più goffamente. Non vedo il sasso davanti a me se non prima di inciamparci e finire faccia nella neve. 
Nel tempo che impiego ad elaborare ciò che è appena successo e a girarmi, l'ibrido è già davanti a me. Nel libro di biologia ho letto che molti animali si fingono morti per non essere sbranati, molte volte in natura questi piccoli "miracoli" accadono, ma non credo che nell'arena le creature geneticamente modificate non azzannano un corpo apparentemente morto, e se essi vengono controllati dagli strateghi, ogni tentativo risulterebbe vano. 
Se prima sono stata prudente, adesso scelgo di agire con coraggio. Anche se d'altronde, essere coraggiosa è l'unica possibilità e le probabilità di sopravviver aumentano se almeno provo a difendermi tenendo un coltello in mano. 
Quando l'ibrido è pronto ad attaccare sono già in posizione. Anche se dovessi morire spero di danneggiarlo in qualche modo, non voglio che a casa pensiamo che sia morta senza prima combattere. 
Stringo più che posso il coltello, è la mia unica arma a disposizione. L'ibrido attacca ed io sono pronta. Tutto intorno a noi sembra fermarsi, o almeno inizia a rallentare. È come se aspettassi da sempre questo momento. Ma non arriva, la bestia cade a terra morto, a qualche centimetro da me.
Non riesco a vedere il volto di chi l'ha ucciso, ma solo la sagoma, mi basta ugualmente per riconoscerlo. Andy tiene in mano la sua lancia, ha un ghigno soddisfatto nel volto. La tipica espressione da favorito, consapevole della sua forza. Non so se il suo gesto può essere considerato come una richiesta di scuse, fatto sta che non apro bocca. 
Accetto solo la sua mano come sostegno, durante la mia caduta ho involontariamente messo tutto il peso nella mia gamba sinistra. Non è certamente rotta ma probabilmente mi farà male per qualche giorno. 
Attorno a me non vedo nessun ibrido, devono essere tutti scappati. Camminiamo per qualche metro fino a raggiungere un boschetto. Mi siedo su una pietra, lui invece sta in piedi davanti a me. 
<< Vuoi tenermi il broncio per tutto il tempo? >> domanda lui fissandomi con quel suo sorriso furbetto. Io continuo a star zitta e continuo a guardare in un punto impreciso nella neve.
<< Non sei per niente carina quando sei arrabbiata >> scherza lui ridacchiando. Accenno un piccolo sorriso che sparisce subito appena sento un gemito.
Cade sulle ginocchia, la freccia puntata sul petto, è come se tutto cessasse di esistere. Il cannone spara, ed è come se mi accendesse. Mi volto e tra gli alberi vedo Lily che ridacchia soddisfatta. Quella era la sua ultima freccia, le altre deve averle finite nello scontro contro gli ibridi.
Ma non capisco perché proprio ad Andy, ha tenuto un unica freccia come se l'avesse riservata solo per lui.
Non provo tristezza solo una furia omicida. Una furia presente in tutti gli esseri umani, una furia che aspetta solamente l'occasione giusta per prevalere sulla mente e ti obbliga a compiere atti che, lucidamente, non faresti mai.
Con un solo gesto lancio un coltello verso Lily, non colpisco un punto mortale ma è ciò che voglio. L'arco le cade dalle mani, l'arma che ha appena ammazzato Andy. 
Come una bestia mi butto sopra lei, non uso i coltelli, uso pugni calci e unghie. Al posto di pregarmi lei scoppia a ridere, una risata fredda, malvagia.
<< Il tuo ragazzo è appena morto >> mi provoca << l'ho ucciso io, e di questo ne sono fiera! >>. 
Non capisco più niente, nulla può fermarmi. Cerco vendetta, solo quella può aiutarmi. Prendo un coltello e lo inserisco nella sua lurida bocca, rallento appena esso sprofonda nella pelle. Mi godo ogni singolo momento, la vendetta è un piatto che va servito freddo. Inizia a sputare sangue, afferro un altro coltello dalla mia tasca. Quando la prendo una strana sento una strana energia.
<< Sei una puttana! >> urlo. 
Lo conficco dritto nel cuore, nel suo viso è ancora impresso un lieve sorriso. Si sente un altro colpo di cannone e capisco che la vendetta non mi riporterà indietro Andy, niente potrà mai più farlo.






Costantine Lange (mentore distretto due)

<< Mi dispiace tanto signora >> Cara, dietro di me, smette un attimo di scrivere nel suo note.
<< Ti dispiace per cosa? >> domando << per la sua morte? >> indico l'immagine del corpo di Patricia al televisore. 
Subito diventa immobile, come se pensasse che anche un suo leggero e impercettibile movimento potrebbe farmi arrabbiare. 
<< Snow l'aveva promesso >> spiego << l'avrebbe fatta pagare ai miei tributi, o pensi che Thomas sia stato fatto esplodere per caso o che gli ibridi hanno attaccato proprio nel luogo dov'era il gruppo di Patricia, tutte coincidenze? Non credo proprio, pensava di farmi un torto invece mi ha dato la scusa per agire >> aggiungo soddisfatta.
<< Come scusi? >> 
<< Pensavo che almeno tu avessi un briciolo di cervello >> urlo. Diventa improvvisamente rossa e abbassa la testa.
<< Visto che non ci arrivi, dovrò spiegartelo passo per passo >> ammetto scoraggiata << ora possiamo andarcene. Se prima Patricia era l'unica ragione per restare ancora nel centro di addestramento, con la sua morte abbiamo via libera >> continuo.
<< Lei intende andarcene da Panem? >> chiede incerta.
<< Almeno hai una buona memoria. Comunque si, prepara le valigie al distretto quattro c'è una nave che ci attende >>.
Fisso per l'ultima volta la televisione, è ancora impressa l'immagine del corpo. Sospiro per poi andare a preparare i miei bagagli.

 ♦️♦️♦️

Per raggiungere il distretto quattro abbiamo dovuto prendere il treno. A mio parere il mezzo più volgare mai stato creato. Ma con la mia auto avremmo destato molto scalpore, perciò mi sono dovuta adattare. 
Il viaggio è durato circa cinque ore nelle quali Cara non è rimasta un attimo zitta, elencandomi tutte le sue teorie su cosa ci sia oltre Panem. Lo sforzo di doverla sopportare è stato indescrivibile, non l'ho accoltellata solo perché è impossibile trovare qualcuno più efficiente di lei, e se aggiungiamo la sua totale fiducia e una buona discrezione, Cara è la candidata ideale per essere il mio tramite.
Circa una trentina di minuti prima abbiamo mascherato il nostro aspetto, vestendoci con gli abiti tipici del distretto quattro. 
Sono circa le nove di sera quando arriviamo, il distretto è praticamente deserto. I pescatori si svegliano all'alba e di conseguenza la vota notturna è particolarmente inesistente.
Una puzza di pesce imprime l'aria ed io devo far di tutto per non vomitare. Odio il pesce, sia il suo odore sia il suo sapore, spero che nella nave in cui saliremo ci sia altro cibo.
Detesterei vivere qui, e non solo per la puzza. Il distretto quattro si compone di tante piccole casette in legno, anche il palazzo di giustizia (che dovrebbe essere un imponente palazzo di lusso) altro non è che una capanna più grande.
Per arrivare al porto, camminiamo lungo un pontile in legno, come se le strade fossero cosa sconosciuta qui!
Quando arriviamo, sono particolarmente soddisfatta per la nave. Non è ne troppo grande n'è troppo piccolo, completamente bianca, il mio mio colore preferito. Mark, il capitano, co aspetta davanti ad essa. Aumento il la velocità, cercando di assumere una posizione più dritta. 
<< Signora Lange >> mi saluta baciandomi nella mano << è sempre più bella, anche al chiaro di luna >> sfoggio un finto sorriso. Lui mi concede il braccio e insieme saliamo nell'unico mezzo in grado di portarmi via da tutto questo. Via da tutti i ricordi. 

9 TRIBUTI RIMASTI 

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Capitolo 20
*** Remaining ***


Grazie a tutti quelli che hanno letto e recensito il capitolo scorso. Secondo la mia stima mancano ancora tre capitoli alla fine definitiva della storia. Questo capitolo sarà il primo (e molto probabilmente l'unico) ad essere diviso in ben tre parti (dunque tre punti di vista separati). Tutto ciò solo per assicurarvi un quadro completo di tutte le morti. 
E inoltre perché mi scoccia fare un capitolo in più molto breve solo per avere più recensioni nella storia, anche perché non lo trovo giusto nei confronti degli altri lettori/scrittori di efp. Spero capiate il mio preambolo, buona lettura 😄✌️



Daisy Paige (distretto cinque)

Essere estratta agli Hunger Games è stato abbastanza shoccante. Risento ancora la voce  di Raphael mentre leggeva il mio nome. Per un attimo tutta la mia vita mi è passata davanti agli occhi, sono scoppiata a piangere dopo nemmeno un secondo. Non mi importava essere considerata vigliacca, piangere è stato come una sorta di liberazione. 
Gli Hunger Games sarebbero stati la fine, sia se avessi vinto sia se avessi perso. In entrambi i casi non continuerei a vivere con mio padre, non sarei potuta resistere un solo altro giorno. È sempre stato violento con me, ma da quando la mamma è morta la violenza è aumentata. Suppongo attribuisca a me la colpa della sua morte, è forse lo è stata. Forse tutto questo è sempre accaduto a causa mia. 
Una volta salita sul palco, Raphael ha estratto il tributo maschio. Dylan Dixon. Lo conoscevo solo di vista, avevamo lo stesso corso di calcolo. Di lui sapevo solo che era il classico tipo seduto in prima fila. Appena il professore chiedeva qualcosa lui era sempre il primo a mano alzata. Ma quando è stato estratto non sembrava più il ragazzo bravo nel calcolo, è salito nelle scale con uno sguardo impassibile. Quei suoi due occhi verdi erano come svuotati di ogni emozione, privi della benché minima paura. 
Quando ci hanno presentato ai mentori il ragazzo impassibile ha fatto trapelare la sua frustrazione, sfogandosi in un litigio col proprio mentore. Arrivati al centro di addestramento, forse per gentilezza forse per qualcos'altro, abbiamo iniziato a parlare. Mi ha raccontato della sua famiglia, di suo fratello Max e di quanto i genitori lo davano già per spacciato. Io sono stata zitta tutto il tempo, non volevo dirli di mio padre e, inoltre, c'era un certo fascino a sentirlo parlare. Aveva un tono di voce così calmo quasi caldo, era come se ti avvolgesse. E dopo aver fallito la sua prova con gli strateghi, disteso lì nel suo letto mi è sembrato per la prima volta vulnerabile. 
La mamma mi diceva spesso che l'essere umano è come un treno, all'inizio è velocissimo. Ma col tempo, quando esso non viene curato o subisce particolari traumi, le sue prestazioni diminuiscono fino a ridurlo uno scheletro vuoto di metallo. Ed è così che si diventa dopo tante delusioni, vuoti. Suppongo io lo sia diventata già da tanto tempo, oramai sono come fatta di metallo.
Ora come ora so che non mi è rimasto più nulla, pian piano mi sto avvicinando alla morte. Nonostante il mio sette all'addestramento non ho ricevuto nessuno sponsor, non mangio da cinque giorni esatti. In un ambiente diverso forse sarei riuscita a sopravvivere di più, ma con questo freddo si consumano più calorie per produrre calore.
Mi accascio a terra, non riesco più a fare nemmeno un passo. Le palpebre si fanno sempre più pesanti. Inizia a girarmi la testa, mentre un sottile strato di neve mi avvolge come se fosse una coperta. Non ho nemmeno le forze per tremare, sono arrivata alla fine. Prima di chiudere definitivamente gli occhi, vedo una sagoma. Forse è un allucinazione o forse è un tributo. Non riesco a pensare, non riesco a formulare altre ipotesi. La sagoma si fa sempre più vicina. Capisco di chi si tratta dagli occhi, Dylan. Mi guarda allarmato, inizia a togliermi via la neve di dosso. Si leva il guanto dalla mano destra per toccarmi la giugulare. Vorrei urlarli che sono ancora viva, ma non ci riesco. Non penso mi ucciderebbe, non Dylan. Mi sento protetta vicino a lui. Lo fisso, sembra totalmente diverso dal secchione bravo nel calcolo. Forse ci sono tanti Dylan, quello bravo a scuola, quello sicuro di se, quello protettivo. Credo che mi piacciano tutti, avrei voluto più tempo. Forse saremmo potuti diventare amici. 
Inizia a chiamarmi, ogni volta il suo tono diventa sempre più lieve e sempre più spezzato. Ma è troppo tardi. Il tempo si è esaurito.
Addio Dylan.  




Bran Light (distretto sei)

Secondo i miei calcoli restiamo in nove tributi, se considero anche me stesso. Decido di stendermi a riposare. Sistemo il sacco a pelo dietro un grosso sasso, oltre a conferirmi protezione da parte del vento mi da uno strano senso di protezione. Un colpo di cannone mi fa sobbalzare. Siamo rimasti in otto. 
So che pensarlo è abbastanza crudele, ma ogni volta che sento il cannone il mio umore sale, anche se per pochi secondi. In una sfida in cui solo uno può continuare a vincere, la maggior parte delle persone farebbe il mio stesso ragionamento. Meglio agli altri che a me. 
Continuo a sistemare il sacco a pelo muovendomi fino a trovare un posizione abbastanza comoda, fortuna che sono parecchio basso per la mia età, così posso piegare la parte del tessuto restante e mettermela come doppio strato. 
Per la prima volta ho la consapevolezza di poter vincere questo gioco. Si insomma, se sono arrivato fin qui, forse ho realmente qualche possibilità. Chiudo gli occhi e cerco di dormire, il mio umore è decisamente migliorato dall'inizio di questo gioco mortale. Impiego pochi minuti a prendere sonno. 
Sono circondato dalle fiamme, a poco a poco ogni pezzo di pelle prende fuoco, è come se le fiamme mi accorgessero nelle vene. 
Mi sveglio ansimante sudato. Capisco che non è stato un incubo. Sento come tante piccole zampette che camminano lungo il mio corpo.  
Esco subito dal sacco a pelo, il terrore inizia a prendere il sopravvento. Ho le gambe stracolme di tanti piccoli animaletti. Assomigliano a delle grosse formiche di un insolito colore rosso porpora. Iniziano a pungermi in tutti gli arti, il veleno è una sorta di paralizzante. Dopo qualche secondo passato a cercare di togliermele inutilmente le gambe iniziano a cedere. Cado a terra, ma ciò non mi scoraggia. L'adrenalina inizia a salire e lo spirito di sopravvivenza prende il sopravvento sulle mie decisioni. 
Inizio a rotolare su me stesso, ma non sembra fermarle. Le punture aumentano, sento il mio corpo gonfiarsi a poco a poco.
Le formiche iniziano a salirmi anche sul viso. Provo un dolore indescrivibile, come se mi iniettassero del ferro roventi lungo le vene. Spalanco la bocca per urlare ed esse iniziano entrare anche da lì. Le loro puntura iniziano a soffocarmi. 
Sento il mio cuore battere più lentamente. Poi il silenzio. 





Mike Beauchamp (distretto tre)

Vengo svegliato da un colpo di cannone. Controllo nella tasca destra dei pantaloni, ho ancora il coltello.
Jason è seduto davanti a me, l'ascia stretta nella mano. 
<< Buon giorno bell'addormentato >> mi saluta alzando un sopracciglio. Mi alzo e li do un colpo sulla spalla.
<< Aggiornami, in quanti siamo rimasti? >> domando, andando a prendere una bottiglietta d'acqua.
<< Mentre tu ronfavi >> sottolinea scherzosamente << in queste ventiquattr'ore sono morti molti tributi >> aggiunge.
<< Quali? >> 
<< Patricia, la ragazza del cinque che credo si chiami Daisy e i due tributi dell'uno >> risponde fissando il terreno.
<< Il gruppo di Amanda, lei è viva? >> 
<< Non è apparsa nel cielo, ma stanotte si è sentito un altro colpo di cannone >> mi spiega stavolta fissandomi.
<< Ah >> sussurro << beh, è un gioco. Solo uno può sopravvivere >> aggiungo.
Lui rimane in silenzio ed io capisco che ciò che ho appena detto vale anche per la mia alleanza con Jason. Anche se la sua compagnia è piacevole, e lui è abbastanza simpatico.
Siamo in una situazione abbastanza precaria, entrambi ci fissiamo in silenzio, magari in questo preciso momento lui sta studiando i miei punti deboli. O un modo per uccidermi. 
Rimaniamo così immobili per qualche secondo finché un fruscio non attira la nostra attenzione. Con un cenno della testa quasi impercettibile, Jason mi fa capire di andare a controllare. Col coltello stretto in mano cammino verso il luogo dove ho sentito il rumore. Cerco di fare piano e mi riesce abbastanza  bene grazie anche alla neve che attutisce i mie passi. 
Arrivato davanti al cespuglio inizio a gridare con la speranza di prendere il nemico alla sprovvista. Poi mi fiondo brandendo il coltello. Ma non c'è nulla, solo neve. Mi volto giusto in tempo per vedere una sagoma sopra l'albero. L'oscurità non mi permette di capire di quale tributo si tratta.
<< Jason sopra di te >> grido. Un coltello viene scagliato dal tributo e colpisce dritto la gamba di Jason. Lui strilla dal dolore agitandosi e tirando colpi a caso con l'ascia. 
Prendo una pietra particolarmente grossa e la lancio verso il tributo. Colpisco la gamba e lui cade proprio tra me è Jason. Lui si getta contro il tributo.
<< Aspetta >> urlo. Lui mi guarda shoccato << stai scherzando? >> mi domanda.
Lascia stare e prendi la corda. 
Dopo qualche minuto Amanda Triton riprende conoscenza, ritrovandosi legata ad un albero, con Jason pronta ad ucciderla.

7 TRIBUTI RIMASTI

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Capitolo 21
*** Cruel ***


Grazie a tutti quelli che hanno letto e recensito il capitolo scorso. Anche questo capitolo è diviso in tre parti, tutte sotto un punto di vista femminile. La prima parte è dedicata ad Amanda, la seconda a Ester Hutton (nuovo punto di vista), e la terza ad Anna Grace. Spero che il capitolo vi piaccia buona lettura😄📖


Amanda Triton (distretto tre)

I miei polsi iniziano a sanguinare, Mike ha stretto troppo bene la corda il che rende praticamente impossibile una fuga. Lui e Jason, in questo preciso momento, sono a circa una decina di metri da me. Da quello che riesco a capire Mike sta cercando di bloccare Jason affinché lui non mi uccida. Mi chiedo se sarà questo il luogo della mia morte.
Sembra passato un infinità di tempo da quando io,  Mike e Jason ci incontrammo al centro di addestramento. Sembravamo così amici, ma gli Hunger Games ti obbligano a cambiare. Non possono esserci affetti o amori, solo uno sopravvive, io lo so bene. 
Eppure da qualche parte spero che Jason cambi idea. Sembra abbiano finito e ora vanno verso me. 
<< Hai sete? >> domanda Mike porgendomi una bottiglia. Io annuisco, inclino leggermente il collo per evitare che mi vada di traverso. Avevo le labbra secche, non bevevo dalla mattina degli ibridi. Da quando Andy è morto. Mike rimette apposto la bottiglia infilandola accuratamente dentro lo zaino.
<< Amanda >> la sua voce è appena un sussurro << volevi ucciderci? >> chiede, quasi come se sperasse che tutto era un inutile malinteso. Devo stare molto attenta a ciò che rispondo, Jason mi sta fissando, l'ascia pronta in mano. 
<< Andy è morto >> evito di rispondere alla domanda, cercando di spiegare cosa mi ha spinto ad aver tentato di ucciderli.
<< Si, lo so. Hanno proiettato la sua foto nel cielo ieri notte >> continua a fissarmi << eri lì quando è successo? >> domanda.
Annuisco << sono comparsi degli ibridi, e mentre scappavamo io mi sono ferita. Stavamo riposando quando Lily l'ha ucciso con l'arco >> spiego distogliendo lo sguardo verso il terreno.
<< Mi dispiace >> mi accarezza la spalla con la sua mano. Continuo a fissare i miei scarponi.
<< Mike, non ha ancora risposto alla nostra domanda >> Jason sta cercando invano di mantenere la calma << volevi ucciderci si o no, stronza? Del tuo fidanzato morto non importa a nessuno >> le sue parole sembrano veleno, non sembra più il timido e impacciato ragazzo che Mike mi ha presentato. 
Non rispondo, mi limito invece a sputarlo in faccia. Ed è come se scoppiasse una bomba, Jason diventa improvvisamente rosso, con tutta la forza che possiede spinge Mike a terra contro i cespugli.
<< Troia, tu morirai. E tu sarai il prossimo >> grida indicando Mike. L'ascia mi perfora lo stomaco, sento le costole spezzarsi mentre la lama congelata mi perfora quello che suppongo sia il fegato o l'intestino.
Il dolore mi impedisce di urlare, la vista inizia ad appannarsi. Jason tenta di togliermi l'ascia dal petto, ora il suo obbiettivo non sono più io, ma è Mike. 
Utilizzo le poche energie che mi rimangono per tirare un calcio al piede di Jason, il piede che stamattina avevo colpito col coltello. Lui strilla cadendo a terra. Non posso salvare me stessa ma posso impedire che anche il mio compagno di distretto muoia.
Mike si rialza gettandosi sopra Jason. Inizia a colpirlo in faccia, non l'avevo mai visto così incazzato. Jason inizia a gemere, ha il naso completamente viola e tutti i capillari sono come esplosi creando tanti piccoli rivoli di sangue. Non c'è dubbio su chi vincerà questo scontro. Mike estrae un coltello dal suo taschino infilzandoli la faccia più e più volte, i rivoli aumentano la loro intensità trasformandosi in tanti piccoli spruzzi. Si sente un colpo di cannone e sembra placarlo. 
Vedendoli lottare mi scorre in mente un pensiero fisso: siamo solo dei ragazzi che giocano a fare i soldati. Mi domando se tutto questo male e odio serva a qualcosa, non puoi capire gli Hunger Games. Nemmeno io che li ho giocati posso farlo, nessuno può.
Mike mi rimane vicino, eppure mi sembra così lontano. Le lacrime iniziano a scenderli dal viso rigandoli le guance.
<< Non lasciarmi, ti prego >> sussurra, la sua voce è spezzata. Li rivolgo un ultimo sorriso come segno di buono auspicio. Forse è meglio così, Mike è abbastanza puro da meritare la vittoria al posto mio, anche la mia morte in qualche modo potrebbe aiutarlo a vincere.
Non so se sarò perdonata per tutto il male che ho commesso, lo vorrei così tanto. Dovrei sentirmi in colpa ma invece mi sento tranquilla. Mi sento così leggera, sto andando via dal male, sto andando via da Panem. Per sempre.





Ester Hutton (distretto otto)

Ogni attimo della mia vita ha portato a questo momento. Così come il signore dell'arcobaleno ha predetto, io vincerò gli Hunger Games. Io sono la guerriera Hutton, protettrice e guardiana dello spazio. 
Mi nascondo dietro ai cespugli vedendo la mia preda, la ragazza mortale dai boccoli biondi  chiamata comunemente con il nome di Ingrid è dinanzi a me. Il suo sangue verrà versato in onore del sacro ordine dei paladini. 
Estraggo il mio splendido scettro forgiato dal miglior fabbro, utilizzando il sacro acciaio delle luce cosmica. 
<< Fermati mortale inchinati a me, guardiana e protettrice del cosmo >> esclamo, uscendo dai cespugli.
<< Come scusa? >> domanda la ragazza ridendo.
<< Come osi ridere dinanzi alla paladina mandata dal signore della luce? >> sono abbastanza incredula. Suppongo che la ragazza bionda sia forse impazzita, solo un folle riderebbe davanti al potere del signore dell'arcobaleno.
<< Stai facendo la seria? >> scoppia a ridere più rumorosamente.
<< Mortale, subirai l'ira dello scettro di acciaio di luce cosmica! >> grido agitando la mia pericolosissima arma, temuta da tutti i malvagi spaziali. 
<< Parli di quel bastone? >> si ferma per ridere << guarda, solo attorno a noi ce ne sono di più lunghi e di più robusti >>.
<< Ora basta lurida Mortale >> urlo con tutta la voce che ho in corpo << per le tue parole profane, il signore dell'arcobaleno ti rispedirà nel maledetto ghiacciaio della dannazione >>  mi getto con tutta la forza verso di lei. La ragazza strilla prendendo l'unica arma che ha in mano: un banale e inutile coltello. Sciocca, nessuna arma può uccidere una guerriera dello spazio, solo il carbondente può farlo. 
L'arma mortale mi perfora dritta nel petto, cado a terra. Missione fallita.



Anna Grace (distretto dieci) 

<< Signori e signore >> la voce di Claudius Templesmith rimbomba in tutta l'arena << sono  rimasti in quattro tributi! >> esclama riferendosi più al pubblico che a noi.
<< Il coraggioso Mike Beauchamp dal distretto tre >> fa una pausa e dal pubblico di sente un ovazione generale, non so s'è vera oppure no << dal cinque invece abbiamo il tormentato Dylan Dixon >> altre grida se pur minori! questo fa intendere che il pubblico magari e vero. Probabilmente stanno girando il messaggio da uno studio o da una piazza. 
<< Dal distretto sei abbiamo la risoluta Ingrid Watson >> da prima si sente un grido da parte delle ragazze poi tutti i ragazzi. Se non ricordo male era la ragazza dai boccoli biondi, ecco spiegato il coro maschile.
<< E ultima, ma non per importanza la dolce e geniale Anna Grace dal distretto dieci >> il pubblico fa un breve applauso e il messaggio finisce, facendo ricadere il silenzio nell'arena.
Mi sento abbastanza male, sono la concorrente meno amata dal pubblico, quella secondo cui non può vincere. Mi ero illusa con i regali degli sponsor, forse non sono ne forte ne bella ma sono istintiva e fino a questo momento sono riuscita a vincere. Voglio dimostrare che anche una ragazzina di dodici anni può vincere forse non con la forza fisica ma con l'intelletto.
Faccio un piccolo inventario di tutte le cose che mi sono rimaste, ho cibo e acqua per circa altri due giorni quindi per quanto riguarda i viveri sono apposto. Per quanto riguarda le armi sono nei casini, ho solo un coltello molto piccolo. Non so lanciarlo e l'unico modo che ho di uccidere dunque è avvicinarmi all'avversario. 
Fino a questo momento non ho ucciso nessuno, mi domando se sarò pronta a farlo. Una buona strategia potrebbe essere proprio questa, aspettare di restare sola. Non andare verso il combattimento, forse solo facendo così avrò una possibilità di vittoria. 
La neve si sta sciogliendo, il che mi impedisce di nascondermi come ho sempre fatto. Dannazione, l'unico nascondiglio che mi rimane è salire sopra un albero. Non ne ho mai scalato uno, ma fortunatamente gli alberi dell'arena hanno diversi appigli su qui appoggiarsi, a differenza dei normali alberi.
Scelgo un ramo abbastanza largo, ma non è molto in alto. Non credo di riuscire a dormire stanotte, non mi sento sicura come lo ero sotto la neve.
Il sole tramonta molto prima del dovuto, ciò mi rende particolarmente nervosa, ma anche più sicura. Con il buio, gli altri tributi avranno maggiore fatica a trovarmi. 
Sistemo lo zaino in modo da poggiar i più comodamente la testa, ma improvvisamente mi sento sospesa in aria. Capisco che l'albero è sparito, facendomi atterrare nelle erbacce.
Fortuna che non sono salita troppo in alto o avrei rischiato di rompermi qualcosa. Evidentemente restare in disparte è vietato in questo gran finale e gli strateghi vogliono che io combatta come il resto dei tributi. 
Mi rimetto in piedi, controllando per eventuali ferite, ma sono tutta intera. Sto camminando quando lo sento, è come un debole ronzio che pian piano aumenta di intensità. Mi volto giusto in tempo per schivarlo. Non so cosa esso sia, risplende nel buio facendomi intendere che è fatto di metallo. Qualunque cosa esso sia, schivarlo non è bastato. Lo strano drone inizia nuovamente a seguirmi. 
Comincio a correre con la speranza di seminarlo, lui aumenta di velocità. Mi sposto verso destra, ma non sono abbastanza rapida. Il drone mi passa vicino al braccio creandomi un taglio. La ferita inizia a bruciarmi e il sangue scorre molto velocemente. Cerco di tamponare la ferita con l'altra mano e scelgo di iniziare a correre facendo una sorta di slalom.
Ma nemmeno questo sembra funzionare, compiendo una linea retta il drone scorre vicino alla mia gamba sinistra finendo,a per tagliarla inesorabilmente. Vado a terra urlando più che posso. Non sono più tutta intera.

3 TRIBUTI RIMASTI




P.s. dell'autore: la morte di Amanda era già progettata dall'inizio della storia. Voglio ribadire che nella mia storia non ci sono protagonisti, tutti possono morire, nessuno è salvo. Questo è il vero motivo per cui ho scelto di fare una storia a più punti di vista. Non voglio che i lettori sappiano già chi può vincere, voglio che voi siate spaventati dall'idea che il vostro personaggio preferito potrebbe morire. Detto questo spero che capiate la mia scelta di aver ucciso uno personaggio importante fin dall'inizio della storia.
Per quanto riguarda la seconda parte, ho deciso di inserirla per dare una boccata d'aria e rilassare (e magari divertire) tra le due parti.
Grazie per aver letto questo capitolo e non vedo l'ora di leggere cosa ne pensiate.

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Capitolo 22
*** Final ***


Ingrid Watson (distretto sei)

Incomincio a correre appena sento il ronzio elettrico. Mi volto solo per curiosità, capisco che questi non sono degli ibridi ma droni. Nel distretto sei, i droni vengono usati per la costruzione dei treni o degli hovercraft. Papà era detto alla loro riparazione, vantava il loro utilizzo ora penso che lo maledica. O almeno io lo sto facendo.
Fortunatamente sono veloce, nella mia classe ero la prima nelle gare. Oltre ad avere una buona velocità ho persino una buona resistenza. Quello che devo fare adesso è evitare di pensare e correre. 
La neve sciolta ostacola i miei movimenti, tutt'attorno si sono formate delle sorta di pozzanghere che pian piano diventano di uno strano bianco sempre più intenso. Prendo la decisione di evitarle. Quel colore ha qualcosa di innaturale, di sbagliato. 
Capisco che il numero di droni è aumentato, il loro ronzio ora è sempre più forte. Mi rimbomba in testa, come se fosse una sorta di allarme: più lo sento più sono vicina alla morte. 
Non voglio morire, siamo rimasti in soli tre tributi forse potrei vincere. La fortuna è in mio favore, questa è una prova di velocità. Non credo che gli altri siano più rapidi di me. 
Per essere il gran finale gli strateghi si sono veramente impegnati, lo scorso anno hanno semplicemente appiccato un fuoco portando i due tributi restanti al centro di un grosso cerchio infuocato. Il vincitore, che se ricordo bene si chiamava Pit aveva spinto il suo avversario dritto nelle fiamme condannandolo ad una delle morti più dolorose al mondo, l'essere bruciato vivo. Avevano inquadrato il suo corpo che pian piano veniva carbonizzato, non credo che dimenticherò facilmente.
Un drone mi compare davanti ed io faccio appena in tempo per evitarlo. Riprendo a correre, questo è essenzialmente il momento più importante di tutta la mia vita.
Inizio a sentire il ronzio in più lati, pian piano mi stanno circondando. Mi costringono a passare per una pozzanghera bianca, correre li è più difficile. Ci sono zone più profonde in cui l'acqua fino alle caviglie.
Ho quasi oltrepassato del tutto la pozzanghera quando inciampo su un sasso. Cado a terra sulle ginocchia, sento la pelle sbucciarsi ma non è questo il mio principale problema.
Inizio a rialzarmi ansimante, mi blocco appena lo capisco. Non sento più il solito e tristemente familiare ronzio. Mi giro, attorno a me i droni si sono come arrestati. Non è un bene, se gli strateghi li hanno bloccati significa che sono serviti al loro scopo. Estraggo il coltello, la mia unica arma a disposizione, cercando il tributo più vicino. Se le mie teorie sono esatte uno dei due restanti è vicino. Devo ucciderlo o morirò.
Vedo una sagoma in lontananza e corro brandendo la mia arma. La luna è stranamente grande e luminosa oggi, se non fossi nel bel mezzo di una lotta all'ultimo sangue potrei restare a fissarla. Grazie alla luce dunque riesco a capire che il mio avversario è il ragazzo dal distretto cinque. Lui rimane fermo immobile il che mi rende abbastanza nervosa. Mi fermo a distanza di circa tre metri, dietro di lui riesco a scrivere alcuni droni anch'essi spenti.
Rimaniamo a fissarci per qualche secondo, non voglio ucciderlo ma devo. Lui è un'ostacolo, non voglio morire perciò lui dovrà morire. Ho già ucciso due volte ma questa situazione è abbastanza diversa. La prima volta che ho ucciso è stato per autodifesa, non posso negare di essere stata soddisfatta per la morte di quel bastardo stupratore. Quando invece ho ucciso quella strana ragazza è stato principalmente per spavento, quella ragazza era così strana e poi è stata lei la prima ad avventarsi contro di me. Ma in questa situazione è diverso, stavolta non è lui che vuole avventarsi o combattere contro di me, stavolta sono stata io ad avvicinarmi col coltello in mano.
Restiamo per qualche secondo a fissarci, nessuno dei due vuole iniziare a farlo. Mi domando se il ragazzo abbia già ucciso, continua a fissarmi con una espressione vuota in faccia. Penso che rimarremo così all'infinito, ma i droni si riaccendono venendo lentamente verso di noi. Credevo di essermi liberata definitivamente di quell'orrendo ronzio ma suppongo mi rimarrà impresso a vita. Iniziano a circondarci, lo spazio fra noi è loro si fa sempre più ristretto. È come se fosse una sorta di messaggio "se non vi uccidete tra voi vi uccideremo noi" che simpatici, sarebbe perfetto su una cartolina di buon natale.
Vengo presa dall'ansia e mi getto contro il ragazzo puntando il coltello alla sua gola. Lui sposta la testa e cadiamo a terra. Sono sopra di lui cercando di afferrare il coltello a terra prima che lui lo veda. Lui inizia ad aggitarsi, faccio di tutto per restare ferma. Inizia a strillare senza motivo, in preda alla confusione li tiro uno schiaffo. La reazione è immediata, il ragazzo diventa improvvisamente rosso in faccia e spingendo ancora più violentemente riesce a farmi cadere a terra. 
Lui mi sale sopra prendendo il mio coltello. Ho una sorta di flash, con quel coltello ero riuscita ad uccidere Augustus, riassaporare quel momento prima della mia morte è stato abbastanza strano. Il coltello mi penetra dritto nel petto, togliendomi tutta l'aria dai polmoni.
La fortuna non è mai stata a mio favore.




Dylan Dixon (distretto cinque)

Nei libri l'eroe subisce delle perdite prima della sua più totale vittoria. Ma tu, da lettore, sai che, nonostante tutte le perdite e sconfitte, alla fine tutto andrà bene, perché in effetti è l'eroe e quindi vincerà. Nei libri però non c'è scritto che prezzo bisogna pagare per esserlo, non descrivono quanto faccia male le perdite. 
Ho visto Daisy, la mia compagna di distretto, morire. Le sono stato affianco nel momento prima della sua morte, è stata una cosa orribile. Era simpatica, saremmo potuti diventare amici, ma ovviamente nulla di ciò è possibile agli Hunger Games.
Forse Marcus aveva ragione, non ero pronto per questi giochi l'ho capito solo adesso. Uccidere una persona è orrendo, ti porta via una parte di te che nessuno potrà mai restituirti. È come se l'elemento che ci distinguesse dagli animali venisse estirpato, lasciandoci come bestie selvagge.
La ragazza del sei compie gli ultimi spasmi per poi fermarsi morente a terra. È morta, per colpa mia. Sono un assassino, chi sono io per decidere quando la vita di qualcun altro deve morire? 
Chi sono io per pensare che la mia vita è più importante di quella di un altro? 
Fino a questo momento gli Hunger Games sono stati abbastanza in discesa, sarebbe stato troppo facile continuare a sopravvivere senza scontrarsi con nessuno. Ma questo momento doveva pur arrivare, se volevo realmente vincere dovevo uccidere almeno una persona. Prima ero sicuro che ci sarei riuscito senza problemi, ma solo ora comprendo che nessuno può realmente saperlo finché non ci passa.
E se voglio vincere dovrò farlo nuovamente. Ma io voglio ancora vincere? Questa è la reale domanda, voglio ancora prendere in considerazione che la mia vita sia più importante di quella di un altro ragazzo?
Ora come ora non saprei cosa scegliere, avevo promesso a Max che sarei tornato per lui, volevo dimostrare ai miei genitori e a Marcus che io avrei potuto vincere. Ma non voglio uccidere ancora. 
Devo di cedere adesso, in questo momento. Scorgo la sagoma del ragazzo dal distretto tre, credo si chiami Mike. La mia vita è più importante di quella di Mike? Lui è un perfetto sconosciuto per me, potrebbe essere una persona orrenda. Potrebbe aver ucciso lui la maggior parte dei tributi. Ma d'altronde potrebbe essere una brava persona, capitata negli Hunger Games a causa di uno scherzo della sorte, proprio come me.
È il momento di decidere ma io non sono pronto. 





Mike Beauchamp (distretto tre)

È così che doveva finire? Dovevo finire proprio io in finale? Con la morte di Amanda una parte di me se ne andata, la vedevo come una sorellina da proteggere. Ricordo ancora quando la vidi in allenamento mentre tirava i coltelli, non pensavo realmente che fosse così brava. Da quel giorno ho sempre pensato che fosse immortale, ho odiato il momento in cui annunciò la sua alleanza con i favoriti. Forse ero solamente geloso di lei, o forse avevo paura che non sarei riuscito a proteggerla. 
Avrei puntato tutti i miei soldi su di lei, e invece eccomi qui davanti al tributo restante. Uno di noi due sarà il vincitore di questa edizione. 
Non posso perdere, devo vincere. Devo vincere per la mia famiglia, per vendicare Amanda, per il mio distretto e per me stesso.
Stringo il coltello tra le mani, i droni hanno formato una sorta di cerchio tra me e il mio rivale, si sono riattivati venendo minacciosamente verso di noi. 
Ora o mai più penso, mi sto avventando contro il ragazzo quando succede. Un azione che non dimenticherò mai, un azione che non ho mai visto in nessun' altra edizione degli Hunger Games.
<< Addio Max >> urla con voce spezzata il ragazzo del cinque per poi buttarsi contro i droni. Sento i suoi strilli di dolore, il suo sangue schizza in ogni parte dell'arena. I droni si fermano, il cannone batte. 
<< Signore e signori, vi presento il vincitore dei 56esimi Hunger Games: dal distretto tre Mike Beauchamp >> la voce di Claudius Templesmith.
Eppure io non mi sento per nulla un vincitore.

♦️♦️♦️

Il viaggio di ritorno provoca in me strane emozioni contrastanti. Dovrei essere felice, ho vinto, sono ancora vivo è tra poco sarò nuovamente nel mio distretto con la mia famiglia. Ma penso che non sarò mai felice, non realmente. Ogni volta che chiudo gli occhi rivedo gli orrori dell'arena. Il ragazzo con la testa divisa in due dalla sua stessa ascia, Amanda in fin di vita con la ferita nello stomaco e il ragazzo del cinque mentre si getta contro i droni. Ho chiesto alla mia accompagnatrice il nome del ragazzo e tutti i dati che aveva a sua disposizione, non so ancora perché l'ho fatto.
Più mi avvicino al mio distretto più mi sento confuso, non sarà mai come prima. Cambierà tutto, nulla sarà mai più come prima. Ma suppongo sia un bene, non posso far finta di nulla, non posso far finta che tutto questo non sia successo. Anche se provoca dolore devo ricordare sia i momenti felici che quelli brutti. Lei non merita di essere dimenticata, lei merita di vivere almeno nei miei ricordi.  
Non proverò a seppellire i miei incubi nell'alcool o nella morfina altrimenti tutto questo sarà stato vano, il gesto di Dylan sarà stato inutile.
Il treno arriva puntuale alla stazione, vengo scortato da due pacificatori. Per la prima volta rivedo la mia famiglia mentre mi saluta urlandomi quanto mi vogliono bene. E anch'io dopo tanto tempo, li rivolgo un sorriso salutandoli e andando ad abbracciarli.

1 TRIBUTO RIMASTO




Angolo scrittore: voglio fare i miei infiniti ringraziamenti alle persone che hanno letto o recensito la mia fan fiction. Il vostro sostegno è stato fantastico e leggere le vostre recensioni mi ha fatto un immenso piacere. Spero che la mia fan fiction vi sia piaciuta così come le mie scelte. Scriverla si è rivelata piuttosto dura, sono state numerose le volte in cui ho eliminato varie bozze di capitoli anche già finiti.
Mi dispiace che il tutto sia finito, ma tornando indietro non cambierei nulla della storia. 
Grazie a tutti.

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