Passato:
Reattore Mako
-
Tifa...! Tifa! - la giovane si sentì scuotere per le spalle
e dischiuse gli occhi per un istante, vedendo un'indistinta figura
umana. Dopo poco poté sentire che stava chiamando il suo
nome.
-
Zack...? - domandò, riuscendo a mettere a fuoco l'immagine
davanti a sé.
-
E' stato Sephiroth, vero Tifa?
-
Sì... - rispose la ragazza, spostando lo sguardo al suolo.
Zack rimase in silenzio a guardarla, lasciandole il tempo di riordinare
le idee. Sussultò quando vide gli occhi della giovane
tremolare e diventare lucidi.
-
Voi... - ringhiò - siete venuti in questo villaggio...solo
per un'indagine, vero...? Per questo vi ho guidato qui... Solo per
questo... - la voce le si spezzò all'improvviso e dovette
fermarsi per qualche istante. - Ma perché è
andata a finire... - gemette mentre nuove lacrime scendevano a rigarle
il viso.
-
Tifa... - sussurrò Zack, partecipando al dolore della
giovane.
-
Li odio... - riprese Tifa, ancora sdraiata a terra, con il viso che
premeva contro il pavimento. - Shinra, Soldier... e odio anche te... Vi
odio tutti! - esclamò con la voce tremula per pianto.
Zack
distolse lo sguardo dalla ragazza. Lo sapeva, sì, sapeva che
era tutta colpa loro. Ma soprattutto, era colpa sua. Aveva visto che la
notte prima Sephiroth si comportava in modo strano, si era accorto che
la visita al reattore Mako l'aveva turbato...eppure non aveva fatto
nulla per impedire il disastro e in quel momento il villaggio di
Nibelheim stava bruciando consumato dalle fiamme che proprio Sephiroth
aveva appiccato. Fece leva sulle ginocchia e si issò
lentamente in piedi.
-
Mi dispiace - disse semplicemente. - Non ti chiederò di
perdonarmi - sussurrò voltandosi e dandole le spalle.
Cominciò a salire le scale mentre il rumore degli stivali
sugli scalini di legno echeggiavano per tutto lo stabile. - Ma...
Lasciami porre fine a questa storia.
Zack
si fermò di fronte alla porta chiusa, precedentemente
oltrepassata da Sephiroth. Puntò i piedi a terra ed estrasse
la Buster Sword. La lama scintillò anche sotto la luce quasi
inesistente della stanza e si unì al grido del suo maestro
mentre abbatteva la porta con il Limit Breack chiamato Blade Beam!
L'arma generò un lampo bianco azzurro che distrusse la
barriera, rompendo anche alcuni cavi che, facendo fuoriuscire vapore
crearono una fitta nebbia che impediva quasi del tutto di vedere. Zack
oltrepassò quel muro di fumo e spuntò in una sala
circolare profondissima, illuminata da un'inquietante luce cerulea che
proveniva dal basso. Nel centro, su una colonna che sembrava allungarsi
all'infinito, era stata costruita una piattaforma di metallo.
-
Madre - disse qualcuno.
Zack
alzò lo sguardo e vide colui che cercava: Sephiroth. Lo
sguardo gli si gelò e la mano che reggeva la spada strinse
l'elsa così convulsamente che le nocche gli diventarono
bianche. L'uomo che in precedenza era stato uno dei suoi migliori
compagni era in piedi a pochi metri da lui, su quella piattaforma che
sembrava galleggiare sul nulla, in quella stanza circolare attraversata
da mille tubi di ferro di cui ignorava l'utilizzo...era lì,
fermo, e parlava a una figura di metallo. Sembrava un'immagine di
donna, ma era troppo strana. Lo sentì parlare di nuovo.
- Madre...
Riprendiamoci questo pianeta insieme. - Cosa stai dicendo, Sephiroth??
- Mi è venuto in mente un buon piano: andiamo alla Terra
Promessa...Madre...Adesso basta!! Non avrebbe ascoltato una parola di
più. Di cosa stava parlando? Con chi stava parlando? Come
poteva dire cose simili rivolgendosi ad un'immagine di ferro? Con
quell'espressione beata sulla faccia, la stessa espressione di un
innamorato di fronte alla persona amata???!!
-
SEPHIROTH!!!!!! - gridò con tutta la voce che aveva in
corpo, il bel viso distorto in una smorfia feroce. L'uomo
però non si voltò. Provò di nuovo. -
Perché hai ucciso gli abitanti del villaggio?!
Perché hai ferito Tifa?! RISPONDIMI, SEPHIROTH!!
Sephiroth
non si voltò, e non rispose mai a Zack. Però
rise, rise mentre tutto il suo corpo fremeva, rivolgendosi di nuovo
all'immagine di metallo davanti a sé. Parlò
dolcemente: - Madre, quei folli sono venuti ancora -
Sospirò, come se fosse incredulo per qualcosa. - Madre, eri
destinata a diventare la domatrice di questo pianeta con i tuoi poteri
e la tua conoscenza superiore. Ma, quei folli... Quei patetici folli
senza speranza... - ringhiò stringendo i pugni. Fece una
pausa e respirò lentamente una, due volte, e poi
ricominciò a parlare, come se avesse il fiatone. - ...ti
hanno sottratto il pianeta, vero Madre? - alzò lo sguardo
verso il suo viso di ferro. Sorrise e spalancò le braccia,
continuando il suo discorso. - Ma per favore, non essere più
triste. Vieni con me!
Sephiroth
alzò le braccia, stringendo in un abbraccio la figura di
metallo. Gli occhi socchiusi affettuosamente e il sorriso accennato
sulle sue labbra confermarono la cura con cui strinse e
staccò dal muro quell'immagine. Poi la scagliò
lontano, ma quel suo gesto aveva rivelato un passaggio segreto. Una
porta che conduceva ad un'altra stanza. Al suo interno c'era una specie
d'incubatrice di vetro. Al suo interno era contenuta una figura
deforme, collegata ad un'infinità di cavi.
-
Siamo finalmente insieme, Madre...
Stava
per avvicinarsi a quella figura con sembianze quasi umane, con i
capelli violetti che galleggiavano nel liquido all'interno
dell'incubatrice di vetro, ma la lama di una spada gli si
accostò alla gola.
-
Sephiroth... - esclamò Zack alle sue spalle. - Cosa diavolo
ti è successo?
Sephiroth
rise di nuovo, tetramente e con il suo timbro basso di voce. Zack lo
guardò stupito, era quasi disperato, non riusciva a capire
cosa stava succedendo.
-
Traditore...! - sibilò Sephiroth. In un attimo
afferrò la Masamune, che era stata appoggiata in un angolo,
e con un potente fendente respinse Zack, che venne catapultato
indietro. Arrestò la propria caduta contro uno di quei
numerosi tubi di ferro e facendo leva sulle gambe spiccò un
saltò e si lanciò nuovamente contro Sephiroth.
Tentò di colpirlo ma l'uomo salto, e ciò che
distrusse fu solo un pezzo della piattaforma. Zack saltò di
nuovo portandosi all'altezza dell'avversario. Contemporaneamente
tentarono di colpire e il cozzare delle due lame provocò
mille scintille che si persero nella luce abbagliante della stanza.
-
Sephiroth! Mi fidavo di te! - l'accusò Zack.
Provò a colpire di nuovo e questa volta il Soldier dovette
porre la Masamune orizzontalmente, in modo da parare l'attacco. La
potenza del colpo ebbe un contraccolpo non solo sulle braccia, ma anche
sulle gambe che, piegandosi, lasciarono un profondo solco lì
dove aveva appoggiato gli stivali.
-
No... - sussurrò Zack, fissando gli occhi folli di
Sephiroth. Non riusciva più a riconoscerlo, gli sembrava di
guardare uno sconosciuto. Nonostante i lineamenti fossero gli stessi e
i lunghi capelli argentati scivolassero uno sopra l'altro come sempre,
il suo viso era deformato in una maschera di rabbia e follia e gli
occhi...non erano più i suoi. - ...tu non sei il Sephiroth
che conoscevo!! - urlò sentendosi improvvisamente
più debole e Sephiroth colse immediatamente l'occasione e lo
fece sbalzare via. Zack cadde nel vuoto, ma ti nuovo la sua caduta fu
arrestata da un largo tubo di ferro. Il giovane Soldier scosse la
testa, cercando di cacciare l'eco della tetra risata di Sephiroth che
gli risuonava ancora nelle orecchie. Alzò gli occhi, se lo
vide a un millimetro di distanza e non ebbe il tempo di reagire. La
Masamune tagliò in due il tubo con un singolo, preciso
fendente e Zack riprese a precipitare. Con la schiena colpì
dolorosamente una scala di ferro e continuò a cadere.
Strinse i denti: non poteva farsi sconfiggere. Riuscì a
girarsi e atterrare in piedi su un altro tubo. Cercò di
recuperare un po' di fiato, ma non c'era tempo per riposare: Sephiroth
lo attaccò di nuovo. Saltò in piedi, schivando la
lama della spada.
-
Io ero il prescelto - gli venne detto. - Io sono la creatura prescelta
per guidare e domare questo pianeta!
Sephiroth
continuava ad attaccarlo e ormai Zack sentiva le sue ultime forze
sciamare, via come i granelli di sabbia si disperdono al vento, e
riusciva a malapena a parare i fendenti dell'avversario. Poi,
all'improvviso, la lama traditrice di spezzò. Maledizione...
fu il suo unico pensiero mentre roteava quello che era rimasto della
spada e utilizzò nuovamente il Blade Beam. Il famigliare
fulmine azzurro schizzò fuori dalla lama e si diresse
velocissimo, rasente il suolo, verso Sephiroth. L'uomo quasi non si
mosse e con la Masamune dissolse in scintille luminose l'attacco
disperato di Zack. Il giovane, vista la situazione, non sapeva
più cosa fare. Ansimava pesantemente, chiedendosi cosa
poteva fare a quel punto, ma intanto non lasciava andare la propria
spada.
-
In modo da riprenderlo dalle vostre schifose mani e restituirlo ai
Cetra. Io sono nato - sussurrò Sephiroth, continuando
imperterrito il suo discorso.
Da
una parte Zack cercava di ascoltare ciò che gli veniva
detto, dall'altra provava a delineare un qualsiasi piano nella sua
mente. Purtroppo entrambe le azioni erano disturbate dalle sue
sensazioni fisiche: le numerose ossa rotte, le gambe che quasi non lo
reggevano più e il sangue caldo che gli sgorgava dalla
ferita sulla spalla destra, che gli pulsava dolorosamente. Sephiroth
ghignò sadico, ne era perfettamente consapevole. Era
impazzito, ma continuava ad essere uno dei migliori guerrieri sulla
faccia della Terra...forse IL migliore. Scattò in avanti e
colpì Zack, il giovane questa volta volò via,
letteralmente. Venne sbattuto con violenza contro la parete della
stanza. Ruppe il rivestimento di ferro e un tubo al suo interno, che
cominciò a schizzare acqua bollente intorno a sé.
Cadde a terra. Non se ne era accorto, ma in quel momento si trovava di
nuovo sulla piattaforma davanti all'incubatrice ove era contenuta la
donna deforme dai capelli violetti. Gemendo, tentò di
issarsi in piedi ma ricadde rovinosamente al suolo, in una pozza di
sangue scarlatto.
-
Per volontà della Madre.
Questa
frase non gli piacque. Si puntellò sui gomiti e
riuscì a girarsi giusto in tempo per vedere il lampo della
lama della Masamune calare su di sé. La Buster Sword, la cui
lama si era rigenerata grazie alla magia di Zack, volò via e
s'infilzò poco lontano. Il giovane, invece,
rimbalzò attraverso il lungo corridoio che, sia lui sia
Sephiroth, avevano percorso precedentemente e finì contro
una specie di enorme uovo di pietra. La roccia in parte si
frantumò, creando un giaciglio per il ragazzo privo si
sensi.
Sephiroth
lo osservò scomparire e sorrise compiaciuto. Si
voltò e tornò a fissare l'essere galleggiante nel
liquido davanti a sé. Non ansimava, ma si
appoggiò al vetro, prima le mani guantate di nero e poi
anche la fronte.
-
E' tutto a posto ora, Madre.
Il
vetro s'incrinò. Cosa...? si disse Sephiroth, e
abbassò lo sguardo. Quello che vide fu la punta di una spada
da cui colavano delle gocce di sangue. Il metallo era gelido e la lama
gli attraversava l'addome, sporcandosi del suo sangue.
-
Chi sei tu...? - biascicò appoggiandosi al vetro con tutto
il suo peso per non cadere.
-
Ridammi mia madre...Tifa...ed il mio villaggio! Io...ti rispettavo...e
ti ammiravo, ma...!
Ma
certo, la conosceva quella voce. Apparteneva ad un insignificante
ragazzetto, non più di sedici anni. Era un misero aspirante
Soldier che seguiva sempre Zack come un cagnolino, beh ora che ci
pensava, seguiva anche lui allo stesso modo. Chi l'avrebbe pensato che
proprio lui sarebbe stato il primo a ferirlo. Non sapeva nemmeno come
si chiamasse...ah, sì, ora ricordava: il suo nome era Cloud
Strife.
-
B-bastardo... - ringhiò Sephiroth debolmente. Il sangue gli
sgorgava copiosamente dalla ferita, inzuppandogli gli abiti e formando
una larga macchia scarlatta ai suoi piedi. Sentiva le forze che lo
abbandonavano mentre la vista andava pian piano appannandosi. Strinse
le mani a pugno, se non avesse indossato i guanti di pelle,
probabilmente avrebbe lasciato nel vetro dei profondi solchi con le
unghie.
Cloud
estrasse la spada e indietreggiò di un passo.
Sephiroth
esplose di dolore, una sensazione lancinante gli invase tutto il corpo
mentre sembrava che tutto il suo sangue gli stesse fuoriuscendo dal
corpo. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma tutto quello che
riuscì ad emettere fu un gemito soffocato prima di crollare
a terra col respiro affannoso. Dopo qualche istante, chiuse gli occhi e
svenne.
-
Tifa! - sentì ancora chiamare dal ragazzino prima che si
allontanasse di corsa.
Cloud
discese le scale saltando tre gradini alla volta. Superando il punto
dove giaceva Zack gettò lontano il proprio casco, facente
parte della divisa da Soldier, e raggiunse il corpo privo di sensi di
Tifa. Infilzò verticalmente la Buster Sword nel pavimento
sconnesso e sollevò la ragazza. La depositò pochi
metri più in là, appoggiandola con la schiena ad
una colonna di pietra.
Accostò
l'orecchio al suo viso: respirava ancora. Era così dolce
addormentata, così serena ed innocente. Le
accarezzò delicatamente una guancia.
Tifa
gemette nel momento in cui dischiuse i grandi occhi color rubino. Lo
fissò confusa, ma poi sorrise.
-
Cloud... sei davvero venuto per me...
-
Sì.
- Hai mantenuto la
promessa, eh? - sussurrò lei, rimanendo semisdraiata
appoggiata alla colonna. - Sei davvero accorso quando mi sono trovata
in pericolo...- Mi dispiace - ribetté lui abbassando la
testa. Sono arrivato un po' tardi.
-
Non proprio - rispose Tifa con un sorriso. - Sto bene...Cloud...
Il
giovane stava per dirle ancora qualcosa, ma lo strano rumore di
qualcosa che andava in frantumi interruppe i due giovani.
Sephiroth
aveva impiegato poco tempo a riprendersi. Pochi istanti dopo essere
svenuto aveva già riaperto gli occhi. Osservandosi la ferita
notò che il sangue aveva rallentato. Allungando una mano
tremante afferrò l'elsa della Masamune e usandola come
sostegno si levò in piedi. Accanto a lui non c'era
più nessuno, la Madre invece era ancora lì,
immobile davanti a lui. Il volto perfetto dell'uomo si
illuminò di un sorriso sadico mentre divaricava le gambe per
non perdere l'equilibrio. La mano destra stringeva rigidamente la
ferita mentre con l'altra brandiva la lunga katana. La
sollevò debolmente e mandò in frantumi in vetro
della "capsula" che conteneva la Madre. In un secondo tutta l'acqua si
riversò al suolo lavando così il sangue di
Sephiroth, la polvere e i molti frammenti di vetro.
L'azione
fece sbilanciare l'uomo che per poco non cadde a terra.
Spostò la pesante lama della Masamune in avanti in modo da
riacquistare l'equilibrio. Fece tutto quasi d'istinto perché
l'unica cosa a cui riusciva a pensare era lo strano essere immobile e
splendido davanti a lui.
-
Madre... - sussurrò levando ancora una volta la mano che
impugnava la Masamune e recise la testa dell'essere.
Cloud
vide Sephiroth camminare barcollando nella sua direzione. Continuava a
stringere la spada nella mano sinistra, senza dare l'impressione di
volerla rinfoderare. Con la destra invece reggeva i capelli violetti di
quell'essere che si ostinava a chiamare con l'appellativo di "Madre".
L'uomo sembrava aver recuperato almeno in parte le forze ma per
camminare in certi istanti era ancora costretto ad appoggiarsi almeno
parzialmente alla parete. Alzò lentamente la testa e scorse
Cloud poco lontano da sé, il ragazzo che lo aveva ferito.
Dietro di lui notò Tifa e poco più lontano
riuscì a intravedere anche Zack.
-
Per colpa vostra... - sibilò minaccioso.
-
Cloud! - sentendosi chiamare, il giovane girò la testa in
direzione della voce e vide Zack. Il Soldier aveva a malapena la forza
per parlare. - Finiscilo... - gli ordinò.
Le
parole dell'amico riuscirono a smuovere almeno in parte il ragazzo.
-
Per colpa vostra! - ripeté ancora Sephiroth staccandosi dal
muro, riuscendo finalmente a reggersi in piedi diritto.
Cloud
non lo ascolatava nemmeno più. Aveva in mente solo quello
che doveva sapere: l'invincibile Soldier albino si trovava
lassù, in cima alle scale, a pochi metri da lui.
Impugnò con due mani la Buster Sword di Zack e
cominciò la sua rincorsa verso l'uomo.
-
SEPHIROTH!!!!!! - gridò con tutta la forza che aveva in
corpo.
L'uomo
alzò la testa e contemporaneamente levò anche la
Masamune.
-
Non esagerare, ragazzino - disse intercettando la lama dell'altra
spada. Questa volta fu lui a infilzare Cloud, poco sotto lo sterno,
impalandolo sulla punta della Masamune. Lo lasciò
lì per qualche secondo, poi con un calcio lo fece rotolare
lontano. Sulla larga piattaforma di metallo che si allungava su
un'immensa luce azzurrina.
-
Per colpa del vostro genere umano... - continuò Sephiroth
avvicinandosi al ragazzino. - Pensavi davvero di potermi sconfiggere?!
- con un accenno di risata lo infilzò nuovamente nello
stesso punto di prima e reggendo la spada con una sola mano fece
penzolare Cloud sul mare di luce blu.
-
Ricorda attentamente...
-
La mia famiglia... - biascicò Cloud.
Come
faceva ad essere ancora cosciente? Sephiroth corrugò le
sopracciglia cercando di capire cosa stesse dicendo il ragazzo.
Dopotutto anche lui era ancora ferito e i suoi riflessi in
quell'istante erano inevitabilmente compromessi.
-
E la mia città natale...
Il
giovane alzò le braccia tremanti continuando a parlare con
mezzi sussurri. - Tu hai fatto tutto questo! - afferrò la
lama della Masamune con le mani. - Io non ti perdonerò mai!
Lentamente
una goccia del suo sangue scivolò lungo tutta la lama
tagliente e giunta all'impugnatura cadde al suolo. Questo
ragazzino...cosa sta facendo?? si domandò Sephiroth
sconcertato, osservandolo con gli occhi spalancati dallo stupore.
Cloud
urlò, usando la spada quasi come una corda si fece scorrere
in avanti, facendo contemporaneamente scivolare ancora più
in fondo la lama. In questo modo riuscì a posare nuovamente
i piedi sulla piattaforma. Ora che aveva recuperato la sua
stabilità, stringendo sempre fermamente la Masamune
girò su se stesso riuscendo a scaraventare Sephiroth lontano
da sé. Fece ancora un passo in avanti, ma poi fu costretto a
lasciarsi cadere in ginocchio a terra, esausto.
-
Impossibile... - sussurrò Sephiroth. Come poteva un
ragazzino come lui, che era poco più di un bambino, compiere
un'impresa del genere? Era già la seconda volta che riusciva
a colpirlo. - Impossibile... - ripeté rialzandosi in piedi.
- Cosa diavolo sei...?
Cloud
non riuscì a rispondere, perdeva molto sangue e aveva il
respiro affannoso. Dopo averlo osservato per qualche secondo,
però, Sephiroth non ebbe più bisogno di alcuna
spiegazione. Quando intravide lo strano bagliore verdognolo negli occhi
di Cloud, il Mako Glow, gli venne quasi da ridere, era stato proprio
lui a fare entrare il ragazzo in contatto ravvicinato con l'energia
Mako, quando l'aveva lasciato penzolare sulla fonte pura.
Sephiroth
abbassò lo sguardo sulla testa dell'essere che reggeva nella
mano destra. La pelle diafana e i capelli viola suscitavano strane
sensazioni in Cloud quando la notò in quel momento, per la
prima volta. Sul casco metallico che ricopriva la nuca di quell'essere
erano scritte sei lettere a caratteri molto gradi: JENOVA. Ma
riuscì a scorgerle appena per un secondo, prima che
scomparissero alla sua vista. Tanto velocemente che non era nemmeno
sicuro di aver letto bene.
-
Madre... - sussurrò dolcemente Sephiroth. - Vieni nella
Terra Promessa con me...
Cloud
lo fissò all'erta: era sicuro che l'avrebbe attaccato di
nuovo per ucciderlo definitivamente. L'uomo invece gli voltò
le spalle. Si strinse la testa di Jenova al petto e si
lanciò giù dalla piattaforma, dritto verso
l'energia Mako allo stato puro.
Cloud
lo sentì sussurrre la parola "Madre" per l'ultima volta
prima di vederlo scomparire nella luce. Un'unica, singola lacrima di
diamante sfuggì dagli occhi di Sephiroth e si dissolse a sua
volta nel mare di energia azzurra. Una lacrima... Cloud si
domandò distrattamente il perché di quella
lacrima. La cosa però non aveva importanza, nella vita del
leggendario Soldier di Prima Classe Sephiroth quella sarebbe stata
l'ultima, se non addirittura la prima.
-
Sephi...roth... - sussurrò ancora una volta, poi cadde a
terra privo di sensi.
In
quell'istante un Turk, che stava osservando la scena di nascosto
digitò un numero sul proprio cellulare e
l'accostò all'orecchio.
Fuori
dal reattore invece il maestro di Tifa aveva condotto la ragazza in
salvo, portandola sulle spalle.
-
Spero solo che ce l'abbiano fatta... - disse prima di allontanarsi. Se
non avesse tratto in salvo solo Tifa, se avesse pensato anche a Zack e
a Cloud forse le cose sarebbero andate molto diversamente. Invece
l'uomo si preoccupò solo della ragazza, scegliendo di
abbandonare quei due giovani che avevano rischiato le loro vite proprio
per salvare la sua protetta.
Il
reattore Mako rimase deserto solo per poche ore: Turks e scienziati
della Shinra non tardarono ad arrivare presso il luogo del
combattimento.
Il
capo scienziato, un uomo col naso tozzo e adunco e lunghi capelli
untuosi si chinò su Zack per osservarlo. Il giovane Soldier
era tutto sporco di sangue, respirava affannosamente all'apparenza
privo di sensi.
-
Questo qui... - disse lo scienziato, il cui nome era Hojo, sistemandosi
gli occhiali, - portatelo nei sotterranei del Palazzo Shinra.
-
Sissignore - gli venne data come risposta mentre la barella dove era
stato spostato veniva portata via.
-
Sephiroth... ce l'hai sicuramente fatta questa volta.
Un
Turk dai capelli neri raccolti in un codino e il portamento distinto si
avvicinò al professor Hojo.
-
Oh, sei tu - sbuffò lo scienziato. - Sta bene Mr. Veld?
-
Sì - gli rispose l'uomo.
-
Capisco. Come procede l'eliminazione degli abitanti del villaggio?
-
Abbiamo già iniziato l'operazione. Ma... - l'uomo
esitò un istante, - c'è davvero bisogno di fare
tutto questo?
-
Hah! - sospirò Hojo osservando la faccia impassibile del
Turk. - Sei ancora giovane. La tua opinione non conta niente. Sbrigati
con l'eliminazione.
Il
Turk fece un lieve inchino e cominciò ad allontanarsi. In
seguito alle parole di Hojo la sua espressione non aveva ricevuto il
minimo cambiamento, ma osservando attentamente i suoi occhi qualcuno
avrebbe potuto accorgersi che almeno loro si erano adombrati.
-
Hmm...aspettate un secondo... - intimò il professore
accostandosi alla barella che trasportava Cloud. - Questo ragazzo l'ha
finito, eh? - ghignò osservandolo da molto vicino. -
Interessante...Molto interessante! Posso usarlo come un nuovo
esemplare.