Il Re e Mei - il Mercante del Mondo al di sotto

di _Lith_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I - Riaprire gli occhi ***
Capitolo 2: *** II - In viaggio - Un mercante ricercato ***
Capitolo 3: *** III - Il mercante e ...Le domande senza risposta ***
Capitolo 4: *** IV - Un cielo diverso e...L'altro cielo ***
Capitolo 5: *** V - L'aiutante del mercante ***
Capitolo 6: *** VI - Molti modi...Calore ***
Capitolo 7: *** VII - La Dea della Luna - Ch'ang Ô e Hou Yi ***
Capitolo 8: *** VIII - Fumo - la volpe - Il mare di nuvole ***
Capitolo 9: *** IX - Svegliati! ***
Capitolo 10: *** X - Verità - Fuga ***
Capitolo 11: *** XI - Notte - Giudizio - Il Re del Mondo al di sotto ***



Capitolo 1
*** I - Riaprire gli occhi ***


"...Please don't stand so close to me; I'm having trouble breathing.
I'm afraid of what you'll see right now.
I give you everything I am, all my broken heartbeats, until I know you'll understand..."
Christina Perry - Distance
 

I - Riaprire gli occhi



Qual'era stata l'ultima cosa che aveva visto prima di chiudere gli occhi?
Mei non riusciva più a ricordarlo. Eppure dovevano essere passati pochi istanti.
Nulla. Non rammentava nulla.
L'unica cosa certa era il manto liscio di Straniero sotto la sua mano tremante e la calda sensazione di una lacrima di amara rassegnazione sulla guancia.
Subito dopo, lo straziante sentimento di resa.

"Svegliati ragazzina!"
Di chi era quella voce?
Il mondo prese a dondolare sotto di lei, o forse era semplicemente lei che dondolava?
Che qualcuno l'avesse sollevata?
Sentiva, ora, due braccia forti e salde sorreggerle le gambe molli e la schiena dolorante.
Sentì la sua testa poggiarsi sul petto di qualcuno senza opporre resistenza.
"Non è davvero un buon posto dove riposare..."
Aggiunse la voce, ma decise comunque di continuare a dormire.
Non riusciva a racimolare abbastanza forza per protestare.

Decise di riaprire gli occhi solo molto tempo dopo. Quando il mondo sembrava aver smesso di traballare e un piacevole calore le solleticava il viso.
Ancora non riusciva a ricordare quale fosse stata l'ultima cosa che aveva visto prima di addormentarsi, ma in qualche modo seppe che non avrebbe mai dimenticato la prima cosa che vide quando li riapri.
Vide un'ombra nera stagliarsi contro la luna piena e poi due occhi dall'aria stanca e malinconica sbucare da quella stessa ombra.
Poi finalmente comprese che l'ombra non era un ombra, ma una persona in carne ed ossa.
Un uomo.
Sulla trentina o poco meno. E quell'uomo la stava fissando ostinatamente.
Fissando?
Mei realizzò tutte queste cose nel giro di una frazione di secondo e subito dopo saltò su a sedere allarmata e arretrando sulla difensiva, fino a sbattere con le spalle gracili contro la dura corteccia di un albero non bene identificato, emettendo uno squittio a metà fra la sorpresa e l'imbarazzo.
Osservò la foresta intorno a se, alberi, alberi ovunque. Foglie secche sotto di lei e nessuna traccia di sentieri percorribili.
Era notte e tutto era tinto di quel blu scuro che nasconde ogni colore quando cala il sole.
Le uniche luci presenti erano quelle della Luna piena e del fuocherello che ardeva a pochi passi dal giaciglio sul quale si era risvegliata. Le fiamme delineavano un piccolo cerchio di luce che illuminava l'uomo, ancora fermo ed intento ad osservarla, ma adesso sembrava incuriosito.
"Ti sei svegliata alla fine Mei..."
Esordì lui capendo che l'attenzione della ragazza si era nuovamente focalizzata su di lui.
Le sorrise, e nel farlo gli si chiusero gli occhi.
Forte di quest'ultimo particolare Mei si sentì in diritto di scrutarlo bene in volto a sua volta.
Aveva tratti decisi ma armoniosi, pelle liscia ma leggermente increspata da una tensione nascosta sulla fronte.
Risultava molto pallido ad una prima occhiata, forse a causa dei lunghi capelli neri che gli incorniciavano il volto e che erano legati in una coda ben stretta.
Aveva una leggera barba rada sul mento e folte ciglia scure.
Mei pensò vagamente che quello doveva essere l'aspetto che avrebbe dovuto avere un principe. Ma i principi restano nei loro castelli dalle mura dorate e non si siedono sui tronchi marci di una foresta sperduta.
Lasciò perdere subito la storia del principe, concentrandosi sull'allarmante fatto che lo "sconosciuto" conoscesse il suo nome e l'avesse trasportata chissà dove nel bel mezzo del nulla.
"C-Come sai il mio nome?!"
Furono le prime parole che decise di pronunciare e risuonarono piuttosto sulla difensiva. Si abbracciò le ginocchi al petto e rannicchiandosi contro l'albero ancora di più. Sperò con tutte le sue forze che non si trattasse di un brigante o di un pervertito, ma si rese conto con sollievo che tutti i suoi abiti erano a posto seppur sgualciti oltre misura.
L'uomo continuò a sorridere ma guardò il fuoco mentre lo ravvivava con un nuovo pezzo di legno secco.
"Parli nel sonno. Hai detto qualcosa del tipo: Non toccate il mio cavallo o quant'è vero che mi chiamo Mei ve la faccio pagare!"
Mei sentì le sue guancia avvampare e ringraziò l'oscurità provvidenziale per nascondere il rossore.
"Giusto! Straniero! Dov'è il mio Straniero?"
L'uomo inarcò un sopracciglio perfetto davanti all'agitazione di lei e con un cenno del capo indicò una macchia scura che lei non aveva ancora notato nel buio.
Si alzò di scatto barcollando e raggiungendo il sui destriero pezzato, che se ne stava tranquillo a sonnecchiare in piedi.
"Lascialo riposare! L'hai stremato...Il cuore di un cavallo non è forte quanto gli uomini vorrebbero..."
Era un rimprovero? Ne aveva tutta l'aria...
"Non era mia intenzione! Io tratto bene Straniero!"
Ribatté lei stizzita e tornando a sedersi contro l'albero a braccia e gambe incrociate.
"Tu piuttosto. Non dovresti parlare alle persone senza guardarle in faccia!" continuò con aria di sfida.
Come se ne fosse rimasto colpito lui sollevò gli occhi nella sua direzione.
Adesso erano cambiati nuovamente. Erano più vivaci, neri come pozzi d'inchiostro liquido e lucidi come l'ossidiana, in essi si specchiavano le fiamme rosse del fuoco creando un effetto quasi ipnotico da guardare.
"Perdonami piccola Mei." Rispose quindi con ostentata pacatezza interiore.
"Non chiamarmi piccola! Avrai sì e no dieci anni più di me!"
"...Come desideri Mei."
"Come ci sono arrivata qui?" Tagliò poi corto lei.
"ti ci ho portata io" rispose lui, senza aggiungere altro. Come se il resto fosse irrilevante.
"E...?"
"Cosa?"
"E poi?!"
"Cosa vuoi sapere?"
"Perché? Voglio sapere il perché! Il Come, il quando..."
"Giusto...Le persone vogliono risposte..."
Ma come parla?
Pensò la ragazza mentre sospirava. Ma finalmente lui si decise a parlare.
"Perché? Perché ti ho trovata mezza morta, accasciata sul tuo cavallo mezzo morto, lungo la via che stavo percorrendo verso Sud-Ovest. Non è consigliabile morire...Non qui, e non così. Ti ho trasportata sul mio carro, lasciato a pochi metri dietro di te, sulla via."
Quindi c'era una via...
"Quando? Più di un giorno fa. Tranquilla, prima che tu possa iniziare ad agitarti sappi che per molte ore ti ho affidato alle cure di una curatrice di cui mi fido nel villaggio che abbiamo appena superato, ti ha fatto bere infuso di petali di loto, poi ti ha riaffidata a me. Ha curato anche il tuo cavallo..."
"Capisco... Beh...Se è vero penso di doverti ringraziare allora. E dovrò ringraziare anche questa sorta di He Xiangu*...Se posso definirla così"
L'uomo sorrise.
"Sì, credo che tu possa definirla così"
"Allora...GRAZIE!" disse lei inginocchiandosi in segno di rispetto e gratitudine.
"Di nulla...Piuttosto. Sai dirmi cosa ti è capitato? Perché eri lì?"
Mei si rialzò a sedere, ma per la prima volta si rese conto che qualcosa non andava.
"Cosa? Io...Io..." si portò una mano alla testa, ma non riusciva davvero a ricordare cosa l'avesse portata a spingersi su quella via... Non riusciva nemmeno a ricordare da dove fosse iniziato il suo viaggio. Ma in qualche modo seppe di essersi allontanata davvero molto...
"Non lo so..." bisbiglio arrendendosi dopo mille tentativi.
L'uomo sospirò fra se e se e richiuse gli occhi.
Poi si alzò di scatto, sfilandosi un ampio mantello con le maniche che depose sulle spalle tremante di Mei una volta raggiunta sotto l'albero.
Mei sollevò lo sguardo verso di lui, sorpresa.
"Per stanotte cerca di dormire. Domani viaggerai con me...Viaggerai con me finché non troverai quel che cerchi..."
"Ma io ti conosco?"
"No."
"Viaggiare dici?... Verso dove? Per far cosa?"
"Sei una ragazza piena di domande..."
"Faccio solo quelle necessarie..." A salvarmi da un potenziale maniaco...
"Mi seguirai, viaggio per lavoro ed il mio lavoro mi porta ovunque sia necessaria la mia presenza."
"Hai parlato di un carro...Sei un mercante ambulante?"
"Diciamo di sì...Ma ora dovresti tornare a riposare."
"Ma avrai freddo senza il tuo mantello!"
"No. Ora chiudi gli occhi!" Le ordinò quasi e lei si rese improvvisamente conto di essere ancora esausta. Ma prima di riscivolare nell'oblio riuscì a trovare le forze per parlare ancora.
"Verrò con te...Non so nemmeno per quale motivo, adesso sento come se dovessi credere ad ogni tua parola. Mi fido stranamente. Non mi tradire." Sbadigliò profondamente e le palpebre le diventarono di piombo.
"Però non mi hai nemmeno detto come ti chiami...Signor mercante..."
"Puoi chiamarmi Yan..."
"Yan..." ripeté lei in un sussurro e poi si addormentò definitivamente mentre lui prendeva posto accanto a lei.
Il suo capo scivolò contro la spalla di Yan, che rimase a vegliare su di lei in silenzio.


* He Xiangu : è l’unica divinità femminile tra gli Otto Immortali (il genere di un altro Immortale, Lán Cǎihé, è ermafrodita). È la fata che veglia sui focolari domestici.
Nata da un bottegaio dello Hunan ai tempi dell'imperatrice Wu Zetian (690-705), la vergine immortale He Xiangu ha l'aspetto di una fata. Nacque con sei capelli in testa e non le crebbero mai di più. Quando compì 14 o 15 anni, un personaggio divino le apparve in sogno e le consiglio di mangiare polvere di madreperla, in modo che il suo corpo potesse rimanere evanescente ed eterno. Ella seguì il consigliò e, subito dopo, promise di rimanere vergine.
Scomparve e divenne immortale mentre si recava dall'imperatrice Wu Zetian che l’aveva convocata.

He Xiangu è rappresentata come una graziosa ragazza, che porta su una spalla un lungo gambo di loto curvilineo, terminante con un fiore o con una capsula di semi. Questo stelo di loto magico è in grado di guarire qualsiasi malessere fisico e mentale. Talvolta porta con sé uno scettro o un organo a bocca.

 

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Capitolo 2
*** II - In viaggio - Un mercante ricercato ***


II - In viaggio - Un mercante ricercato


"Ce ne hai messo di tempo questa volta!"
Sbottò Mei non appena Yan le bussò sulla spalla all'improvviso, per avvisarla che era finalmente arrivato il momento di proseguire.
"E tu da brava cucciola hai atteso qua ferma e buona."
Ribatté lui con il suo solito e snervante sorriso calmo, come se la ruvidezza del carattere di Mai non lo sfiorasse nemmeno.
Avrà qualche strana barriera spirituale che filtra ciò che lo circonda... aveva pensato una volta lei con disappunto.
"Non sono il tuo cucciolo!" ci tenne a precisare lei con determinazione e a voce più alta de normale, facendo voltare qualche passante, poi strinse i pugni e abbassò lo sguardo per terra con ostinazione. Ma si accorse subito dopo che Yan non le aveva più dato retta da tempo, iniziando a preparare il suo carro per la partenza.
"Maleducato!"

Il carro di Yan aveva una forma curiosa: di legno di ciliegio scuro intarsiato e con soltanto i posti a cassetta, perché il resto della struttura era chiusa a mo di armadio portatile.
Era trainato da un cavallo nero dall'aspetto imponente che Yan chiamava Destino. Il suo giovane Straniero sembrava intimidirsi, quando cavalcando accanto al carro Mei lo spingeva nelle sue immediate vicinanze. Forse anche i cavalli si sentivano a disagio per i complessi di inferiorità. Ad ogni modo Mai non avrebbe barattato Straniero per nessun Destino al mondo...
Sia Destino che il suo padrone erano circondati da una sorta di aura invisibile che ti spingeva a portare loro rispetto. Anche se il concetto di "rispetto" per Mei era tutto un po' da rivedere e Yan in fin dei conti era un semplice mercante.
Di cosa? Mei non l'aveva ancora capito e Yan sembrava possedere una capacità innata di eludere quasi ogni tipo di domanda rifilandole un'altra domanda.
Effettuava il suo commercio direttamente nelle case dei clienti. Probabilmente trattava merce molto rara, o così aveva stabilito Mei che lo osservava in silenzio mentre trasportava ogni volta uno strano scrigno di medie dimensioni nelle dimore in cui si recava.
Forse gioielli? Pietre preziose!
Di qualsiasi cosa si trattasse Mei sentiva di doversi preoccupare della sicurezza di quell'uomo.
Quale mercante sano di mente attraverserebbe così tranquillamente le vie desolate senza preoccuparsi di briganti o altro?
Ma queste preoccupazioni sembravano non essere necessarie...Dato che non avevano ancora avuto incidenti e i loro viaggi si svolgevano vistosamente tranquilli...
Lo seguiva ormai da quasi un mese e ancora lei non aveva un preciso incarico. Non doveva mai fare la guardia al carro, anche se lo faceva comunque perché non si poteva mai sapere. Non doveva nemmeno preoccuparsi di spazzolare o dar da mangiare a Destino. Spesso iniziava a sentirsi piuttosto inutile.
Ma la sua incapacità di recuperare la memoria e un forte senso di vincolo di gratitudine la convincevano a continuare a seguirlo. Sperando che un giorno avrebbe trovato il metodo per sdebitarsi con lui.
Lui, d'altro canto, non le aveva più ripetuto di restare...Ma non le aveva nemmeno chiesto di andarsene.

"Non essere adirata. Piuttosto...Ho qualcosa per te!" Le disse Yan all'improvviso "Un dono da parte della signora di questa casa."
Estrasse un piccolo fagotto, dalle sue vesti semplici e monocolore blu notte, e lo porse alla ragazza.
Mei lo prese fra le mani con titubanza, ma poi si rese conto che si trattava di nuovi abiti.
"Un changshan**?!" era un abito maschile, ma della sua misura, semplice, color porpora scuro.
"Ma, è per me? Non conosco nemmeno il volto di questa signora!"
"Yen annuì. "Ti ha vista dalla finestra, mi ha domandato chi tu fossi e cosa ci facessi accanto al mio carro. Le ho spiegato che eri la mia aiutante. Lei ha insistito per offrirti questo dono...Ha detto qualcosa sul fatto che le tue vesti sembravano di due taglie più piccole..."
Mei ignorò il commento sui suoi vestiti attuali, che tra le altre cose erano ormai logore...quasi sudice.
"Davvero?" chiese poi, un po' confusa, sia per il dono e sia per l'essere stata definita aiutante. Era dunque così che Yan vedeva quella situazione?
Quindi un ruolo ce l'ho...
Eppure lei si sentiva davvero di pochissimo aiuto.
Prima che potesse rifiutare il dono o aggiungere altro Yan la precedette "Sarebbe tremendamente scortese da parte non accettare!"
Si riferiva alle vesti o al ruolo di aiutante? Probabilmente solo alle vesti...Dato che la paranoia sul ruolo era solo frutto dei suoi ragionamenti. "Tanto più che le tue vesti sembrano sul punto di strapparsi Mei..."
Infatti...Parlava solo di quello...
"Le mie vesti andavano già bene così com'erano! Ma accetterò il dono. Non voglio essere maleducata...Inoltre sono è proprio un bel colore..."
"Perfetto! Riprendiamo il cammino!"
Concluse il mercante montando a cassetta sul carro e attendendo che Mei salisse in groppa a Straniero.
"Andiamo destino. Guidaci sulla via!"



**Il changshan ({{長衫|长衫|Chángshān}} letteralmente "camicia lunga") è il tradizionale abito cinese maschile, equivalente del femminile qipao (cheongsam). È anche conosciuto col nome changpao (chángpáo 长袍) o dagua (大褂 dàguà).

 

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Capitolo 3
*** III - Il mercante e ...Le domande senza risposta ***


III - Il mercante e ...Le domande senza risposta



L'interesse che Mei provava nei riguardi dei misteriosi traffici del mercante Yan, non arrivava certamente al livello dell'interesse nei confronti dell'uomo stesso.
Presto si scoprì più interessata a scoprire più su di lui che su se stessa e le sue origini.
Il problema fondamentale però riguardava la totale mancanza di collaborazione, nemmeno involontaria, da parte dell'interessato.
I primi giorni di viaggio l'aveva osservato parecchio, quasi memorizzando ogni suo più piccolo rituale quotidiano. Quando lei si svegliava lui era già pronto da chissà quanto. Non era mai riuscita a vederlo dormire a dirla tutta. La sera lei era la prima a crollare. Viaggiavano per quasi tutto il tempo, non fermandosi eprom più di mezza giornata nei villaggi che visitavano.
Spesso Yan non apriva bocca per ore, calando in un pesantissimo mutismo che Mei non osava interrompere.
Il suo viso era la maschera perfetta dell'impassibilità per molte ore. Poi capitava qualcosa all'improvviso nella sua mente e allora Mei riusciva ad intravedere negli occhi neri di lui una luce diversa.
Alcune volte sembravano stanchi, altre febbrili, molte volte sembravano in grado di vedere qualcosa di celato al resto del mondo.
Altre volte si velavano di un'improvvisa tristezza che Mei non riusciva a comprendere e che lui non voleva spiegarle, finendo per contagiare anche lei. Quando accadeva, quindi, decideva di intraprendere con la forza una conversazione ad alta voce. Alla quale, però, lui partecipava in netto ritardo, come se non si fosse subito accorto di lei.
E questo, se qualcuno ne aveva dubbi, la faceva imbestialire e intestardire.
Mei metteva il broncio, incrociava le mani lasciando che fosse Straniero a condurre e iniziava a sbuffare fra se e se. Allora, ma solo allora, gli occhi di Yan tornavano al presente e si facevano gentili incrociando quelli astiosi di Mei.
"Grazie piccola Mei!" era solito dirle dopo.

"Bah! E di cosa? Sei davvero parecchio strano..."
"Trovi? Mi dispiace se il mio comportamento ti crea spesso turbamento.."
le disse contrito un giorno.
"Piantala! Non sono certo la Regina della socievolezza, ma tu da mercante dovresti cavartela meglio con le parole e i comportamenti! Un tronco di ciliegio è meno rigido di te!"
"Sono rigido?"
"Mmmm...Poco, poco... Un po' assente..."
"Assente..." ripeté lui.
"Uuuh! E non ripetere ciò che dico io! Sciogliti un po'! ....Piuttosto, quando mi farai assistere ad una vendita?" chiese buttando lì lì la domanda.
"Devo sciogliermi un po'..." mormorò invece Yan, come se avesse ignorato completamente l'ultima parte del discorso di Mei... Guarda caso ...
"Ma insomma rispondimi!" lo riprese lei stringendo i pugni e dando quasi un calcio al povero Straniero.
"A cosa? Sai hai ragione..."
"Su cosa?"
"Su molte cose..." aveva risposto lui sviandola.
"Non risponderai mai ad una mia domanda diretta vero?"
Aveva chiesto lei, ma più a se stessa che a Yan.

Comportamento strano o meno, non cambiava il fatto che ovunque andasse Yan venisse sempre riconosciuto e trattato immediatamente con benevolenza e favori. Probabilmente in quella regione del Paese erano tutti estrinsecamente gentili e disponibili persino con i semplici mercanti. Nemmeno avessero dovuto vendere loro qualcosa a Yan...
Anche se doveva ammettere che Yan faceva comunque la sua bella figura ovunque andasse anche solo per il suo aspetto quasi nobile: con i lunghi capelli corvini legati in una coda lenta ma ordinata. La barba rada che sembrava quasi dipinta sul viso affilato pallido sul quale trionfavano i suoi occhi neri di brace.
Era piuttosto giovane per essere un mercante già così affermato e Mei si rendeva conto di come lo guardassero le donne nei villaggi.
Si rese ben presto anche conto di come lo guardava lei e della strana sensazione allo stomaco che la colpiva quando lui le si avvicinava più del solito: quando l'aiutava a montare sul carro o a scendervi le volte in cui Straniero riposava.
Un giorno lo vide, per caso, a torso nudo mentre si rinfrescava in un ruscello nel bosco. Rimase per qualche secondo ad osservare la muscolatura tonica della schiena sotto la pelle perlacea e poi scappò via per andarsi a nascondere come una delinquente, prima che lui si fosse potuto accorgere della sua inopportuna presenza alle spalle.
Dieci anni in più non sono tanti... Si scoprì a pensare. Osservando i suoi capelli castani e gli occhi scuri nel suo riflesso in uno specchio regalatole dal mercante. Ma in seguito cercò di soffocare quei pensieri in un angolino della vergogna nel profondo della sua mente infantile.
Nel frattempo Yan diventava di giorno in giorno più loquace.
Durante i viaggi non si assentava più così spesso con la mente, ma preferiva conversare con al ragazza del più e del meno, sviando sempre le sue domande. Cosa che faceva indispettire Mei oltre ogni dire, ma che veniva perdonata grazie alla quantità di aneddoti su posti misteriosi che lui doveva aver visitato nei suoi viaggi; per quanto lei lo istigasse, Yen non perdeva mai la pazienza con lei che ricordava di non averlo mai visto arrabbiarsi con chi che sia...Nemmeno per sbaglio. Era quasi innaturale.
Ma a volte Mei scorgeva anche qualcos'altro negli occhi neri di Yan. Alle volte, quando erano puntati verso Sud -Ovest essi si indurivano perdendo ogni luce, come quelli delle statue di ebano. Inflessibili...Quasi ...Crudeli?

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Capitolo 4
*** IV - Un cielo diverso e...L'altro cielo ***


IV - Un cielo diverso e...L'altro cielo

 


Con il passare del tempo Mei si era resa conto di non aver mai osservato il cielo per davvero. Sapeva di averlo guardato molte altre volte, ma ora le sembrava di non avergli mai prestato la giusta attenzione.
Il cielo sotto al quale stava viaggiando era un cielo diverso... Era vivo, era immenso, era calmo ed era potente.
Pallido al mattino, come se anche lui facesse fatica a svegliarsi, poi si tingeva di colori ai quali Mei non sapeva dare un nome, tenui mischiati ai più vividi.
Il cielo non era di un unico colore. Non era blu o azzurro, ma era bianco e rosa, poi rosso.
La notte era del colore degli occhi di Yan. Era nero, profondo e distante.
Ma lo preferiva al tramonto, perché a quell'ora il cielo sembrava diventare più umano mentre si innamorava del mondo; si tingeva di porpora e arancio, di violetto e di giallo, la luce diveniva dorata ed allora persino gli occhi di Yan brillavano.

"Esiste un luogo..." Le disse un giorno Yan "Così in alto da superare il cielo che tu vedi adesso"
Mei lo guardò incuriosita, seduta al suo fianco sul carro in movimento.
Una ciocca di capelli di lui le scivolò sulla spalla mente inclinava il capo per ricambiare l'occhiata.
"Di che luogo si tratta Yan? Del regno dei defunti?"
Chiese tentando di indovinare, ma Yan scosse la testa.
"No piccola Mei...Un luogo simile esiste ma non lì. Sopra di noi c'è un Mare Mei. Un mare fatto di nuvole indaco. Un mare gentile, nel quale emergono fra i suoi vapori solo scogli solitari...Un mare in cui non si può annegare, se non con la mente."
"Un giorno potrò vederlo?" chiese quindi Mei, ma poi Yan si incupì di colpo e tornando a guardare la via rispose "Vorrei che tu potessi vederlo, ma spero anche che tu non ci riesca mai... Chi riesce a vederlo non è mai felice."

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Capitolo 5
*** V - L'aiutante del mercante ***


V - L'aiutante del mercante



Nonostante lo changshan ricevuto in dono fosse visibilmente di foggia maschile a Mei donava molto. Nonostante avesse già l'età per essere considerata una donna, il suo corpicino era minuto e poco formoso, ma quegli abiti almeno mettevano in risalto le sue gambe sottili e flessuose come quelle di una Gru. Aveva anche iniziato a legarsi i capelli in modo ordinato, con un laccetto come quello che usava Yan per legare i suoi.
Dieci volte più belli dei miei...
Pensava la ragazza mentre li osservava, sempre di nascosto.
Ma lo strano legame confuso che c'era fra lei e Yan la spingeva sempre più a prendersi più cura di se stessa.
Infondo lei era la sua aiutante ufficiale!
Non devo sembrare arruffata o confusa...Ma devo apparire al meglio e soprattutto...Aiutare!
Era quello che si ripeteva ogni giorno da quando Yan l'aveva definita così.
Si era sforzata, ed anche parecchio, per provare a dimostrare di essere una degna aiutante, ma i suoi tentativi le si erano spesso ritorti contro.
Una mattina aveva iniziato con l'offrirsi di aiutarlo alla guida del carro per permettere a lui di riposarsi, ma una volta afferrate le redini Destino si era rifiutato di fare anche un solo piccolo ed insignificante passo in avanti, limitandosi ad iniziare a brucare l'erba ai margini della via.
Le era sembrato che Yan avesse trovato divertente la cosa, ma lei aveva soffocato sul nascere qualsiasi piccolo scoppio di risate fulminandolo preventivamente con lo sguardo, così lui era rimasto in silenzio ad osservare pazientemente la scena mentre, per dieci minuti, lei provava a motivare Destino in qualsiasi modo.
Infine aveva vinto il cavallo e Mei aveva ridato, sconfitta, le redini a Yan che con un solo fischio riuscì a far ripartire il cavallo in meno di due secondi, mentre lei iniziava a credere che Destino la odiasse.
Un'altro pomeriggio aveva provato a cacciare della selvaggina per la cena, finendo quasi per cavarsi un occhio con l'arco datole da Yan.
Aveva ottenuto anche un grosso buco nell'acqua tentando di lavare i vestiti di lui, perdendo qualche pezzo nella corrente di un ruscello; ma forse non avrebbe dovuto cercare di ottimizzare i tempi cercando di pescare nello stesso tempo. Inutile specificare che anche di pesci non si era più vista l'ombra. Mei non aveva abbastanza pazienza ...
Yan non si era arrabbiato nemmeno per quello, né l'aveva accusata di inettitudine, occupandosi personalmente dei pasti per entrambi e del recupero di tutte le vesti.
Mei gli era molto grata, ma allo stesso tempo provava un tale stato di avvilimento che la portava a considerare la gentilezza di Yan quasi fastidiosa, poi, subito dopo aver pensato a cose simili, si avviliva ancora di più per aver pensato cose simili...
Ma le giornate non erano interamente da buttare. La sera era il suo momento preferito, perché per scacciare la sua malinconia Yan la invitava a sedersi accanto a lui vicino al fuoco e le raccontava storie sempre diverse: di luoghi lontani, tempi passati e gente speciale.
Le narrava le antiche leggende della tradizione, degli Otto immortali***, di demoni, di spiriti e fantasmi...


***
Gli Otto Immortali : (cinese: 八仙; pinyin: Bāxiān; Wade-Giles: Pa-hsien) sono un gruppo di leggendari xian (immortali; trascendenti; santi) nella mitologia cinese. Ciascun potere degli Immortali può essere trasferito a un oggetto (法器) in grado di dare la vita o di sconfiggere il male. Insieme, questi otto oggetti sono chiamati "Otto Immortali Celati" (暗八仙 àn ~). Si dice che la maggior parte di essi sia nata durante la Dinastia Tang o la Dinastia Song. Sono venerati dai taoisti e apprezzati nella secolare cultura cinese. La leggenda narra che vivono su un gruppo di cinque isole nel Mare di Bohai, tra cui la montagna-isola di Penglai.
Il Monte Penglai, uno dei luoghi che secondo la leggenda erano abitati dagli otto immortali.
Una raffigurazione di Zhongli Quan.
Tre di questi immortali sarebbero personaggi storici, mentre gli altri sono puramente leggendari.
Zhongli Quan
Lü Dongbin
He Xiangu: la donna
Li Tieguai: il povero;
Zhang Guolao (storico)
Han Xiangzi: il giovane.
Cao Guojiu
Lan Caihe

 

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Capitolo 6
*** VI - Molti modi...Calore ***


VI - Molti modi...Calore



"Suvvia Mei, non devi farne un dramma. Destino è fatto in questo modo...Lui non ama farsi spazzolare da qualcuno che non sia io..."
"Non ne faccio un dramma!...Eeeh....eeeeh..." la ragazza starnutì vigorosamente, avviluppata e tremante nel mantello dell'uomo.
"Non proverò mai più a farlo...Soprattutto non proverò mai più a farlo nelle immediate vicinanze di un abbeveratoio!"
E in più non proverò mai più a farlo perché Destino mi odia! Avrebbe voluto aggiungere, ma se lo tenne per se; la dannata bestia orgogliosa l'aveva spinta con muso di forza in acqua, ed essendo stata la vasca molto grande e lei magra abbastanza c'era entrata dentro perfettamente, inzuppandosi dalla testa ai piedi. Bagnando ed insudiciando il suo bel changshan, che Yan aveva appena finito di pulire sapientemente e di stendere su un masso accanto ad un fuocherello improvvisato per poter far asciugare anche lei, che stretta nel mantello di lui attendeva che il fuoco divampasse abbastanza da farle almeno asciugare i capelli.
Una bella sfida considerando il freddo di stagione.
Yan gettò un nuovo ciocco di legno nel fuoco per accelerare il processo ed invitò la ragazza ad avvicinarvisi un po' di più.
Mei si appallottolò, stringendo le ginocchia nude sotto al mantello conservando tutto il calore corporeo possibile.
" Grazie Yan!" bisbigliò poi mentre una lacrima solitaria le scivolava giù lungo la guancia.
Yan, ancora inginocchio accanto a lei, rimase interdetto.
"Perché ora piangi ...Piccola Mai?"
"Non sto piangendo! Solo...è solo l'acqua che cola dai miei capelli!" sbottò poi lei nascondendo il viso nella stoffa morbida e profumata come lui. "E ti ho detto di non chiamarmi Piccola! Non sono una bambina..."
Yan sembrò esitare...Ma poi chiese ancora "Perché piangi Mei?"
"Volevo aiutarti! In qualche modo, rendermi utile, ricambiare il tuo aiuto... Sapete che anche in minima parte tu avessi bisogno di me. Ma anche se mi tratti come la tua aiutante la verità è che sono solo un peso. Non è così? Una bambina che combina pasticci, strappi ai quali tu devi mettere una toppa subito dopo! Mi chiedo perché tu non mi abbia lasciata semplicemente in uno dei villaggi che abbiamo visitato e basta..."
Il vento si alzò improvvisamente impetuoso, scompigliandole i capelli e facendola tremare ancora di più mentre lei decideva di liberare senza ritegno il pianto che le faceva bruciare gli occhi; non solo per tristezza ma soprattutto per rabbia e frustrazione dovuta alla consapevolezza di aver mostrato tutta la sua debolezza.
Deve anche fare così dannatamente freddo? pensò amaramente, cercando di costringersi a recuperare un po' di dignità senza successo.
"Tutto qui?" è solo questo Mei?" Sentì rispondere da Yan, poi lo sentì avvicinarsi e sedersi sull'erba accanto a lei, ma invece di rimanere lì, le scivolò ancora più vicino, sempre di più, finché non la cinse tutta con le sue forti braccia e la attirò a se, sollevandola quasi di peso e poggiandola contro il suo petto.
"Yan?" Mei sentì le sue guance avvampare e un improvviso calore inondarle il petto ed ogni altra parte del corpo, mentre non osava muoversi.
"Sssh..." le sussurrò Yan "Così ti riscalderai più in fretta. Ma basta piangere! Ci sono molti modi di aiutare qualcuno. Cosa ti fa credere di essere davvero così poco speciale? Mi stai aiutando Mei... Ma non ti ho mai ringraziata forse..."
Mei non riuscì a rispondere, non riusciva quasi nemmeno a respirare...Era troppo concentrata sull'estrema vicinanza a Yan, sul suo buon odore di bosco e legna, sulle braccia di lui allacciate intorno alle sue spalle, con soltanto un mantello a dividerle.
Eppure non ho paura di lui...
Pensò chiudendo gli occhi e riprendendo a respirare profondamente. Poi si rese anche conto di aver smesso di piangere.
"Penso che farò finta di crederti per questa notte..."
"Farai finta?" Chiese Yan, c'era divertimento nella sua voce morbida "Bene, penso che sia meglio di nulla...."
Poi chinò il capo e le baciò la nuca.
"Vuoi che ti racconti una storia?"
"Ha un lieto fine?"
"Non proprio..."
"Allora la voglio ascoltare."
"Sei davvero strana Mei"
"No. Sei tu quello strano..."

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Capitolo 7
*** VII - La Dea della Luna - Ch'ang Ô e Hou Yi ***


VII - La Dea della Luna - Ch'ang Ô e Hou Yi



"Ti racconterò la storia di Heng He" Le sussurrò all'orecchio Yan. Mei si fece ancora più piccola fra le sue braccia, come per aderirvi meglio e assorbire tutto il suo calore.
"Chi è Heng He? Credo di averla già sentita nominare prima...Ma non riesco a ricordare."
"Heng He o Ch'ang Ô è la Dea della Luna. Suo marito era Hou Yi, il dio arciere. Hou Yi ricevette un dono molto potente un giorno, per essere riuscito a spegnere col suo arco nove dei soli che illuminavano il mondo: una piccola pastiglia, una pillola. In grado di donare l'immortalità.
Hou Yi decise di mettere da parte questo dono, dando precedenza al suo lavoro, ma Heng He la trovò e attirata dalla sua fragranza decise di mangiarne un pezzetto."
"Cosa le accadde? Divenne immortale?"
"No, la pillola non era per lei...Iniziò a fluttuare versò l'alto. Saliva in cielo, sempre più su. Ben oltre il mare di nuvole di cui ti ho parlato."
"Lei ha potuto vederlo almeno..."
"Sì, ma non era felice. Chi riesce a vedere quel mare non lo fa mai a cuor leggero...Ricorda!"
"Cosa le accadde dopo?"
"Pianse e implorò aiuto, sperando che il suo amato la salvasse... Hou Yi la vide, ma non poté correre in suo aiuto; così lei giunse sulla Luna e lì vi costruì un palazzo.
Hou Yi però non voleva starle lontano per sempre. Così decise di mangiare l'altra metà della pillola, che lo trasportò fino all'unico Sole rimasto..."
"E così sono comunque rimasti separati..."
"Non per sempre però... Una volta al mese Hou Yi riesce ad incontrare Heng He. In quel momento la luna diventa piena..."
"Non è proprio un lieto fine." Commentò Mei sentendo le palpebre divenire sempre più pesanti.
"Mi sembra di aver capito che preferisci quelli tristi..."
"Sì, è così. Magari è un bene che quei due non si vedano tutti i giorni. Lei era troppo curiosa e lui troppo concentrato sul suo lavoro per prestarle attenzione. Magari questo li avrebbe portati a litigare e a non sopportarsi più. Per loro deve essere stata una fortuna quella pillola..." constatò lei.
Poi, inaspettatamente, Mei sentì finalmente Yan ridere di gusto.
"Cosa c'è?" chiese allora, sussultando fra le sue braccia.
Lui la strinse ancora più forte a se e a lei sembrò che le stesse annusando i capelli quasi asciutti. "Nulla! Mi piacciono le tue teorie. Sono molto...Pratiche" e poi, come gli capitava spesso, cambiò umore in modo repentino. "Però per i restanti giorni essi rimangono soli con se stessi. Vivendo solo per quell'unico giorno."
La voce di Yan risuonò tremendamente malinconica e in seguito Mei non seppe spiegarsi cosa la spinse a sollevare una mano verso il viso di lui per accarezzargli una guancia e dirgli sull'orlo dell'incoscienza "Tu non resterai solo...Non lo permetterò..."
Yan, sorpreso, rimase in silenzio a guardarla addormentarsi attaccata al suo petto, come una scintilla preziosa e delicata che avrebbe potuto spegnersi per il lieve spostamento d'aria di un battito di ciglia.

Per una volta l'uomo si domandò come sarebbe potuto essere iniziare a sperare in qualcosa di più...

****

Ch'ang Ô: Ch’ang Ô (in lingua originale 嫦娥 trascritto come Ch'àng'é) è la Dea Cinese della Luna, moglie di Hou Yi.

Ch’ang Ô o Heng He era la moglie di Hou Yi, l'arciere. Egli uccise 9 dei 10 soli che illuminavano il pianeta.

Un altro mito di origine Buddhista Ch’ang Ò si trasformò in una mendicante e in suo soccorso vennero un orso, un coniglio e una volpe. La volpe rubò del cibo e la scimmia raccolse della frutta. Ma il coniglio non le seppe procurare niente, quindi decise di darle la sua carne arrostita e si gettò fra le fiamme. Ma Ch’ang Ô lo salvò dalle fiamme e lo portò con se sulla Luna.


 

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Capitolo 8
*** VIII - Fumo - la volpe - Il mare di nuvole ***


VIII - Fumo - la volpe - Il mare di nuvole



Quella notte Mei sognò palazzi sulla luna e anfore ricolme di pillole. Sognò Hang He e Hou Yi che danzavano insieme sospesi nel vuoto di luce fra Sole e Luna. Poi il sogno cambiò.
Vide allora un piccolo villaggio di case tutte uguali, dal quale si levavano alte cortine di fumo.
Mei non capì come ma seppe da dove proveniva quel fumo.
Si ritrovò all'improvviso al centro del villaggio e si rese conto del fatto che ormai fosse già deserto e che l'unica cosa a muoversi fosse il fumo.
Seguì le cortine fino a ritrovarsi davanti ad immense cataste in fiamme colme di ogni cosa: Vestiti, scarpe, libri, sedie, letti e giocattoli di legno...Vite intere bruciate via dal fuoco.
Aggirò i falò per scappare via; le case cadevano a pezzi per via dell'abbandono. Scorse altre cataste bruciare, ma per quanto cercasse non riuscì a trovare una via di fuga da quel posto.
Guardò in alto, ma il cielo era ormai completamente oscurato da quei fumi malsani che rendevano l'aria pesante facendole bruciare gli occhi.
Riabbassò lo sguardo ed allora la vide.
Vide una splendida creatura illuminata da una luce propria interiore.
Una volpe. Dal pelo bianco come la luna di Heng He e dagli occhi color dell'oro fuso.
La volpe ricambiò il suo sguardo e lentamente iniziò a camminare verso di lei con movimenti fluidi.
Mei rimase immobile smettendo di scappare, allora la volpe di tramutò in una bellissima donna davanti ai suoi occhi, che le sorrise tristemente per poi poggiarle un dito sulle labbra.
"You Hun Ye Gui*****" sussurrò a Mei inclinando il capo.
Mei indietreggiò di colpo spaventata, interrompendo il contatto "No!" urlò ma la donna annuì e ripeté le parole "You Hun Ye Gui" per poi scomparire nel nulla.
Mei si ritrovò da sola accecata dal fumo che ormai ricopriva ogni cosa.
Incapace di muoversi o di proferir parola decise di attendere.
Attese immobile finché la cortina di fumo non si abbassò tramutandosi in nebbia.
Con un sussulto al cuore Mei si accorse di non essere più nel villaggio, ma in un posto totalmente diverso.

 

...Un posto così in alto da superare il cielo che conosci...




Sì ritrovò ad osservare in silenzio, quasi senza respirare, la vastità terrificante di quello che Yan aveva definito Il mare di nuvole.
E lo era davvero un mare...
Bellissimo, ma incredibilmente malinconico nella sua solitudine ultraterrena.
Ed eccoli lì, gli scogli che emergevano fra i flutti di vapore. Non erano altro che le cime delle montagne
più alte che si nascondevano sotto l'omogeneo strato nebuloso.
Mei iniziò a piangere senza capire il motivo, ma dovette nuovamente dar ragione a Yan.
Non si osservava quel mare a cuor leggero e tutto quello che la ragazza desiderava, ora, era di svegliarsi.
"Oh Yan...Dove sono finita?"
Chiese a se stessa strofinandosi gli occhi, poi qualcosa le volò accanto atterrandole di fronte come sbucata dal nulla.
Il volatile più strano e maestoso che Mei avesse mai potuto vedere; aveva il becco di un gallo, il muso di una rondine, il collo di un serpente ed era ricoperto di penne d'oca. Il suo dorso era quello di una tartaruga e le zampe erano quelle di un cervo. La sua coda sembrava quella di un pesce. *(6)

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Non dovresti essere qui Mei...
Mei percepì una voce estranea nella sua testa ma in qualche modo seppe che essa apparteneva alla misteriosa creatura alata.
Come per confermarle la sua teoria, il volatile le pizzicò lievemente la mano col suo becco.
Svegliati adesso!
Ordinò la creatura, distendendo le stupende ali con le quali iniziò a mulinare l'aria intorno alla ragazza.
Il mare iniziò a dissolversi e con esso il suo sogno.
Si risvegliò fra le braccia di Yan.
"Temevo che non ti saresti risvegliata mai più Mei..."
Era già mattino.
"Lo temevo anche io..."


*****

You Hun Ye Gui: lo spirito intrappolato nello stato intermedio

Zhongyin shen, bardo in tibetano, che vuol dire "stato intermedio", indica quel periodo tra le due vite nella concezione buddhistica della reincarnazione, quando si e' morti ma ancora non si e' rinati. Per molte scuole buddhiste la durata dello stato intermedio generalmente dura dai sette giorni in su (ricorre il numero sette, ad esempio sette settimane, ovvero 49 giorni). Ma se si muore di morte innaturale e si e' soggetti a sentimenti violenti o sconvolgenti, si rischia di diventare uno You Hun Ye Gui, ritardando la reincarnazione o rischiando addirittura di rimanere nello stato intermedio per sempre. Di questo genere vi sono lo Diao si Gui, lo Shui Gui e lo Yuan Gui, tutti spettri rimasti intrappolati in uno stato di non morte.


*(6)
Il Fenghuang: (cinese:鳳凰; giapponese: 鳳凰 hō-ō; coreano: 봉황 bonghwang; vietnamita: Phượng Hoàng) è un uccello leggendario della mitologia cinese, avente caratteristiche simili, ma non identiche, alla fenice greca ed egizia. I maschi sarebbero i Feng e le femmine Huang. Oggi questa distinzione non viene più fatta e Feng e Huang sono uniti in un'unica entità femminile, spesso accoppiata a quella maschile del drago. Il Fenghuang è a volte chiamato Gallo Augusto, prendendo il posto del gallo nello zodiaco cinese. Nei paesi occidentali l'animale viene chiamato anche fenice cinese.
Il Fenghuang ha un piumaggio colorato, una testa con grandi occhi allungati e un becco a punta leggermente curvo. Ha in pratica il becco di un gallo, il muso di rondine, la fronte di una gallina, il collo di un serpente, il petto di un'oca e il dorso di una tartaruga, le gambe di cervo e la coda di pesce. Il suo corpo simboleggia i sei corpi celesti: la testa è il cielo, gli occhi il sole, il dorso la luna, le ali il vento, i piedi la terra e la coda i pianeti. La livrea contiene i cinque colori fondamentali: nero, bianco, rosso, blu e giallo. Il Fenghuang è la regina degli uccelli; diversamente dalla fenice greca, non si getta nel fuoco per rigenerarsi ma si riproduce come gli altri volatili. È spesso rappresentata con le ali aperte mentre lotta contro un serpente.

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Capitolo 9
*** IX - Svegliati! ***


IX - Svegliati!



"Siamo quasi arrivati Mei!" annunciò Yan fermando momentaneamente il carro su un'altura. Poi indicò alla ragazza un piccolo villaggio all'ombra di una bassa collina verdeggiante.
Mei, che non aveva quasi proferito parola durante il viaggio, seguì con lo sguardo la direzione indicata dalla mano tesa di Yan e quasi cadde dalla sella di Straniero quando riconobbe la sagoma del villaggio che aveva visitato la note prima in sogno.
Il battito le accelerò per la paura.
"No!"
"Cosa accade Mei?"
"Non portarmi lì!" implorò lei smontando da Straniero per sottolineare il suo non voler proseguire oltre. Anche Yan smontò dal carro, ma non le rispose.
"Perché?" le chiese invece fissandola intensamente negli occhi, immobile come una statua di pietra.
"Sento che se entrassi lì scomparirebbe ogni cosa..." rispose lei incapace di mentire. "Se entrassi lì tutto questo tempo passato insieme...Ho paura, e non so spiegarne il motivo." si strinse la testa convulsamente con le mani e chiuse gli occhi mentre iniziava a tremare.
Ed allora, ancora una volta, sentì Yan chinarsi su di lei per circondarla con le sue braccia. ma questa volta percepì qualcosa che non andava anche in lui. Come se si stesse costringendo a trattenersi da qualcosa... Rigido, del tutto diverso dallo Yan che l'aveva cullata la notte precedente, che le aveva baciato la fronte e riscaldata.
"E' qualcosa che devi fare Mei...Per te, per non lasciarti andare. Qualunque cosa accada ciò che è stato non può essere cancellato né svanire semplicemente nell'oblio..."
Sciolse l'abbraccio e le posò le mani sulle spalle. Mei taceva mantenendo lo sguardo perso nel vuoto.
Yan allora la prese in braccio e la fece sedere accanto a lui sul carro. "Seguici Straniero!" ordinò al cavallo di Mei, che apparve piuttosto seccato dall'ordine impartitogli da qualcun altro che non fosse la sua Mei, ma poi obbedì fedele.

Quando il carro di Yan superò le prime case del villaggio Mei si rese conto della totale differenza dal luogo visto in sogno. Eppure era lo stesso villaggio, lo sentiva e ne era certa; ma nessuna catasta di oggetti bruciava per la strada, le case erano pulite e ben curate, le vie colme di gente indaffarata, di bambini spensierati, di voci e canti di festa.
Mei osservò tutto con titubanza, ma c'era qualcosa che premeva sull'orlo della sua mente, una voce che voleva essere ascoltata... Aveva qualcosa di importante da dire.
"Devo fermarmi qui Mei...In questa casa" le disse Yan indicandole un edificio più grande degli altri. Smontò dal carro e afferrò il manico del suo scrigno.
"Non posso proprio venire con te?"
"No. Mei." rispose lui categoricamente ed ecco ricomparire quella strana malinconia nei suoi occhi.
"Ti aspetterò qui..." convenne la ragazza, senza la forza di protestare nemmeno un pochino.
"Lo spero piccola Mei. Lo spero..." e detto questo Yan entrò nella casa per portare avanti il suo lavoro. Qualunque esso fosse.
Ma Mei non lo guardò sparire oltre le porte di legno intarsiato smaltato.
La sua attenzione era tutta per Lei.
La donna dai capelli bianchi e gli occhi color oro del suo sogno. Era seduta sotto il portico in legno di una casa vicina e la fissava con aria bonaria. Mei provò a stropicciare gli occhi, ma la visione non scomparve, anzi, le fece cenno di avvicinarsi.
La ragazza rimase paralizzata al suo posto per qualche istante, poi scese dal carro e con passo pesante provò a farsi coraggio mentre iniziava a dirigersi nella sua direzione. Le sembrò di percorrere un tragitto incredibilmente lungo prima di fermarsi a circa un metro dalla donna, quest'ultima le fece cenno di sedersi al suo fianco sotto al portico. Mei annuì obbediente e prese posto.
"Chi sei?" le chiese poi trovando il coraggio di proferir parola.
"Prova ad indovinare..." le disse la donna; Mei si domandò cosa la gente trovasse divertente nell'eludere le sue domande.
"Non ci riuscirei..." ammise Mei senza nemmeno provarci.
"Una Huli jing *(7)!"
"Sei uno spirito malvagio!?" chiese Mei ancora, allarmata e scontandosi per assumere una posizione di difesa.
Ma la donna sorrise lievemente senza muoversi per attaccarla, poi voltò il viso di lato, per poter scrutare meglio la ragazza.
"Non tutti gli spiriti sono malvagi. Come non tutti gli uomini sono buoni Mei"
"Come conosci il mio nome?"
"Perché ti conosco già da molto tempo Mei, anche se tu non puoi saperlo..."
"Spiegati!" sbottò la ragazza, ma la donna le fece cenno di risedersi al suo fianco e pazientare. Obbedì. nuovamente.
"Ero lo spirito che vegliava su questo villaggio. Nessuno mi aveva dato questo incarico, l'avevo deciso io un giorno...Non so nemmeno perché. Ma non sempre siamo in grado di spiegare le nostre azioni, non sei d'accordo?"
"No...Volevo dire sì...Sì...Ma, eri? Al passato?"
"Sì, credo che ormai nessuno qui abbia più bisogno di me, anche se tu in realtà sei un'eccezione piccola Mei. Devo ancora aiutare te prima di poter considerare il mio compito concluso..."
"Aiutarmi? Io non ho bisogno del tuo aiuto....Io...Non capisco."
La donna non rispose subito, ma distolse lo sguardo da lei puntandolo nell'aria davanti a se.
"Tu sei l'unica che ancora non ha compreso e si rifiuta di accettare la propria condizione. Ma non puoi continuare a seguire lui... Non è tuo compito."
"Io continuo a non seguire te!" adesso Mei iniziava ad alterarsi.
"You Hun Ye Gui... Samo tutti spiriti piccola Mei. Persino il villaggio è solo un'ombra, un'ombra felice. Poiché nel mondo dei vivi non esistiamo più e senza di noi nemmeno esso. Eccoci qui dunque, nel Mondo al di sotto. Fantasmi destinati all'eternità. Ora lo ricordi Mei? Ricordi quand'è cominciato tutto? Ricordi quando i primi fuochi hanno iniziato a riempire di fumo l'aria nelle strade? Quando tutti hanno iniziato a scivolare via senza più alcuna speranza? Ricordi il giorno in cui sei morta?"


*(7) Huli jing: Lo spirito volpe (cinese: 狐狸精; pinyin: hǔli jīng) è una figura della mitologia cinese, imparentata con le fate europee, le kitsune giapponesi e le kumiho coreane. Questi spiriti possono essere sia di natura buona che malvagia.
Nella mitologia cinese e giapponese si crede generalmente che tutte le cose siano in grado di assumere forme umane, poteri magici e immortalità, a condizione che ricevano a tal fine sufficiente energia. A questa energia appartengono ad esempio il respiro umano o l'essenza della luna o del sole.
Gli spiriti volpe che si incontrano nella saghe e nelle leggende sono per lo più femminili ed hanno l'aspetto di donne giovani e belle. Pertanto, questa figura mitologica è indicata spesso con il nome di donna volpe, "ovvero la donna che possiede le qualità - agilità, malizia, appetiti insaziabili, natura sfuggente - che la volpe ha nelle regioni del folclore e nel Classico della Poesia"

Tipicamente gli spiriti volpe erano considerati pericolosi, ma molti racconti (ad esempio nella raccolta Racconti straordinari dello studio Liao di Pu Songling) hanno un lieto fine con una storia d'amore tra una donna volpe ed un giovane umano. In tali storie questi spiriti sono quindi rappresentati con emozioni umane, e sotto forma di donne (sempre giovani e belle...) possono perfino sposarsi ed avere figli. Molti di questi racconti furono scritti da eruditi cinesi e alcuni sinologi ritengono che nella figura della donna volpe - dotata di una forte carica sensuale e oggetto al tempo stesso di attrazione e repulsione - gli autori trovassero una sorta di compensazione sul piano erotico alle frustrazioni della vita quotidiana e della rigida società dell'epoca
.

 

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Capitolo 10
*** X - Verità - Fuga ***


X - Verità - Fuga

 

L'epidemia aveva raggiunto il Sud della Cina senza risparmiarsi fatica.
Aveva reciso vite come i mietitori che falciano le spighe di grano. Aveva decimato famiglie e diffuso il terrore e la paranoia. Nei villaggi si era iniziato a bruciare tutto quello che poteva essere considerato infetto.
Nel suo piccolo villaggio, all'ombra della collina, Mei aveva visto bene in faccia l'isteria mentre si diffondeva e contagiava gli abitanti, più del morbo stesso. Nessuno dormiva più, nessuno sorrideva più.
Il numero delle vittime saliva di giorno in giorno. le famiglie si chiudevano in casa per pregare e piangere i propri defunti, o per attendere il proprio turno sulla ruota del destino.
Mei non aveva mai avuto nessun'altro all'infuori del suo giovane ronzino Straniero e di se stessa. I suoi genitori erano morti molto tempo prima dell'arrivo dell'epidemia, senza lasciarle ricordi. La solitudine era sempre stata una costante della sua vita.
Vita vissuta alla giornata, aiutando nei campi e sbrigando altre piccole commissioni per sopravvivere.
Sin dall'inizio si era offerta volontaria per aiutare i malati. Aveva fatto tutto quello che aveva potuto per alleviare le loro pene. Aveva pulito gli appestati, aveva dato fuoco alle cataste di oggetti infetti ed aiutato a scavare le profonde fosse per chi non ce l'aveva fatta. In quell'inferno aveva resistito senza spezzarsi, ma alla fine tutto era stato inutile.
Per quanto ci impegniamo non sempre le cose vanno come vorremmo noi.
Era rimasta sola. L'unica sopravvissuta in un villaggio pieno di tombe.
Così era saltata in gruppo a Straniero ed entrambi si erano messi in strada senza meta, continuando ad avanzare ancora ed ancora, finché le ore erano diventate giorni ed il tempo stesso aveva perso significato e potere.
O almeno era quello che lei credeva.

"Ora ricordo...Deve essere accaduto durante il viaggio. Ricordo di essermi accasciata su Straniero armai stremato..."
Mormorò Mei con voce spezzata mentre la verità colpiva il suo cuore come una stilettata lenta, precisa e crudele, facendole sgorgare grosse lacrime dagli occhi scuri.
"No Mei...In realtà eri già morta prima di lasciare il villaggio. Lo eravate entrambi, tu e Straniero. Ma non lo sapevate, così, ignari di questo, stavate rischiando di morire una seconda volta. E morire nel Mondo al di sotto significa far svanire per sempre la propria anima..."
Spiego paziente la donna, poi si alzò in piedi e si allontanò di un passo da Mei.
"Yan! Yan mi ha salvata! Questo significa che...Anche lui...Anche lui è solo uno spirito!"
"Sì, lui ti ha salvata. Ma non è paragonabile ad un semplice spirito. Egli è molto di più...E non potrai seguirlo in eterno. Sei una distrazione. Questo mondo ha delle regole, per quanto pacifico possa sembrare, resta pericoloso come l'originale.
Mei non capiva e non riusciva a smettere di piangere. Perché per quanto poteva rassegnarsi a quella nuova esistenza, non comprendeva il perché dovesse allontanarsi da Yan.
"Perché mi dici questo?"
"Non sta a me spiegarti altro. Posso solo darti gli avvertimenti che ti serviranno. Il resto troverà risposta di certo..." Le rispose la donna, per l'ultima volta. Poi Mei osservo i suoi capelli bianchi fluttuare per l'ultima volta nell'aria profumata prima di accorciarsi. La figura di donna si curvò su se stessa, lasciando posto alla volpe che scomparve nel nulla senza aggiungere altro.

Lasciare Yan.
Non posso più seguirlo?
Sono d'intralcio per qualcosa di più importante.

Era mai possibile?
Forse era vero anche quello. Infondo lui si era comportato in modo strano e il suo ultimo abbraccio era stato freddo come il suo cuore in quel momento.
"Lui mi ha riportata qui. Voleva che riacquistassi la memoria. Non voleva più che lo seguissi..."
Strinse i denti amareggiata e con il cuore in frantumi. Poi corse da Straniero e montò in sella in tutta fretta, incitandolo a partire al galoppo lasciando alle spalle il carro e Yan.
Non voleva ascoltare le scuse che avrebbe trovato per liberarsi di lei. Gli avrebbe fatto un grosso favore sollevandolo da questo compito, andando via prima che lui avesse finito il lavoro.
"Possiamo andare dove vogliamo Straniero. Basta che sia lontano di qui!"

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Capitolo 11
*** XI - Notte - Giudizio - Il Re del Mondo al di sotto ***


XI - Notte - Giudizio - Il Re del Mondo al di sotto



Tutto questo non è reale.
Se sono morta allora perché mi sento così viva?
Se questo è il luogo in cui tutte le anime trovano pace, allora perché per il mio cuore non sembra essercene?
Mei lo sentiva pulsare, attraversato da mille schegge di vetro.
Lei e Straniero cavalcavano ormai senza sosta da ore. Il loro fiato corto si fondeva in un unico ansimare di fatica ed i cuori battevano veloci come le ali di un colibrì.
Si era lasciata alle spalle il villaggio senza più voltarsi. Si era lasciata alle spalle Yan.
Yan...Lui aveva sempre conosciuto la sua condizione e non le aveva mai detto nulla. Cos'era stata per lui? Un divertimento fugace? Una distrazione?
Fermò Stranierò ai margini di una foresta di bambù.
Avrebbe preferito continuare, ma Straniero non aveva abbastanza forza e lei non voleva farlo morire...Un'altra volta.
Perché possiamo morire per sempre morendo in questo mondo.
Così le aveva detto lo spirito volpe.
"Yan ha impedito che questo accadesse anche a noi...Mi ha aiutata perché gli facevo pena, nient'altro. Ero solo questo..."
Sì disse, e questa consapevolezza le bruciò ancora di più. Perché confermava la sensazione di inutilità che aveva provato in tutto quel tempo accanto a lui.
"Devo essergli sembrata una bambina sciocca e capricciosa..."
Disse rivolta a Straniero, poi si poggiò contro un tronco per riposare.
Le tenebre avevano già ricoperto ogni cosa, Mei guardò la luna e non poté fare a meno di pensare che solo la notte prima era fra le braccia di Yan, ignara di ogni cosa, ma felice.
"Non capire le cose a volte è una grossa benedizione."
Si abbracciò le gambe rannicchiandosi.
"Stupida Mei. Sei più turbata per un uomo che per l'aver scoperto di essere un fantasma. Hai davvero delle strane priorità" disse a se stessa "Da domani ti ordino di trovare un nuovo motivo per vivere! O non vivere...O quello che è."
Straniero sembrò guardarla di traverso mentre lei continuava a parlare da sola, ma poi raddrizzò le orecchie di colpo, iniziando a scalciare nervoso.
"Che cosa c'è Straniero?" domandò la ragazza allarmata.
Ma persino nel Mondo al di sotto il linguaggio equino era fuori dalla sua portata.
Divenne nervosa iniziando a guardarsi intorno. Ma il buio non l'aiutò.
Percepì un rumore alle sue spalle, ma quando si voltò non riuscì a scorgere nulla. Poi qualcosa si mosse anche alla sua sinistra.
"Y-Yan?" domandò incerta alla notte.
Ma non ebbe risposta.
Si udirono diversi fruscii contemporaneamente da diverse direzioni, poi sinistre risate la circondarono.
Straniero iniziò ad impennarsi agitato, rischiando di travolgerla, ormai fuori controllo.
Mei era terrorizzata. Quando poi quattro sagome nere avanzarono verso di lei accerchiandola le si gelò il sangue nelle vene.
Non erano uomini, ma forse una volta dovevano esserlo stati, perché ne avevano conservato vagamente le fattezze; ma al posto del volto avevano solo dei pozzi neri nei quali riusciva a scorgere solo il luccichio dei denti stretti ma affilati come quelli di alcune bestie selvagge.
"Ti sei persa piccolina?" Sibilò lo spettro difronte a lei, confermandole la sua natura originaria.
"Hai bisogno di una mano?"
Disse quello alle sue spalle, il suono delle loro voci le provocò brividi sulla pelle.
"Vieni con noi! Vieni con noi!" sussurrarono gli altri due in coro in modo grottesco e coordinato.
Parlavano a scatti, con voci metalliche e lontane.
"No davvero!" rispose lei, afferrando un bambù secco ai suoi piedi e brandendolo in modo da cercare si sembrare minacciosa. Ma ottenne solo altre risate metalliche.
Poi una delle creature scivolò veloce e leggera come un'ombra fino a raggiungerla. Le afferrò i capelli con violenza costringendola ad inclinare la testa. Le fece così male che perse la presa sul suo bastone senza riuscir a colpire nulla.
"Lasciami mostro!" sbraitò scalciando e cercando di divincolarsi.
Ma un secondo l'afferrò per un braccio, il terzo per l'altro e l'ultimo per la gola.
"Sai, prima di te ce ne sono state molte che hanno gridato e implorato, ma tutte hanno anche pianto...Tu perché non piangi?"
Gli chiese il primo spettro.
Mei, ansimò per la pressione sulla gola, digrignando i denti e poi sputò nel buco nero al posto del volto del mostro. Avrebbe pur colpito qualcosa.
"Non piangerò per voi! Ho già visto molte cose eprom cui ne vale davvero la pena. Ma voi non siete degni nemmeno dello sterco del mio cavallo!" Sibilò disgustata e senza preoccuparsi di apparire educata.
"Ti caverò gli occhi allora...Così piangerai sangue per me!"
Ma proprio quando lo spettro stava per allungare la sua mano libera verso i suoi occhi qualcosa gli azzannò il polso scheletrico costringendolo ad arretrare di colpo e a lasciare la presa sul collo di Mei, che poté riprendere a respirare.
Subito dopo altre creature saltarono addosso agli altre tre. Mei si ritrovò libera ma cadde a terra sbilanciata. Si sollevò sui gomiti e cercò di focalizzare la scena.
C'erano almeno una decina di creature ringhianti che adesso circondavano i quattro spettri. Avevano l'aspetto di felini, ma erano lunghi almeno due metri ciascuno e grossi quasi come un cavallo. I loro occhi rilucevano di un rosso vivo e la luna illuminava come perle le loro zanne sguainate.
Si avventarono sui quattro contemporaneamente, con violenza e senza pietà, riducendoli a masse informi agonizzanti al suolo. Mei osservò la scena pietrificata e non si accorse immediatamente dei passi provenienti dalle sue spalle. Ma sobbalzò nell'udire il suono di una voce familiare che si rivolgeva alle creature:
"Basta così! è sufficiente per ora."
Mei si voltò di scatto sorpresa e fissò la figura familiare di Yan che avanzava in quella direzione con passo deciso e fiero.
Non la guardò, anzi, la superò senza degnarla di attenzioni, portandosi davanti a quello che rimaneva degli spettri mentre le dieci bestie feline si disponevano in due file ordinate intorno a lui.
In mano reggeva un bastone che Mei non aveva mai visto: sembrava composto da otto pezzi di versi, ciascuno di un legno differente intagliato e decorato finemente con rami naturali di oro fuso.
Chissà come la ragazza capì che quello doveva essere il contenuto misterioso dello scrigno in cui aveva tanto voluto guardare.
Sentì la voce di Yan risuonare ancora una volta. Stavolta era adirata, violenta e rimbombante come mai prima di allora, assomigliava al primo tuono che squarcia la quiete di un'ora tranquilla annunciando tempesta. Mei ebbe paura di lui.
"Avete perpetrato i vostri crimini non solo nella vostra vita terrena ma anche in questa. Avete fatto marcire le vostre anime immortali ed ora la giustizia vi ha raggiunto anche qui e vi dico che chi ha peccato non sfuggirà alla punizione, chi ha divorato verrà divorato per l'eternità. Riconosco il male di cui siete fatti ed emetto la mia sentenza: d'ora in poi apparterrete a me Yanluowang*(8) Signore degli Inferi, e sconterete il vostro castigo nel Fengdu* (9) fino alla vostra totale estinzione! Così ho deciso."
Poi picchiò col bastone sul terreno sotto ai suoi piedi e sembrò che i quattro spettri venissero risucchiati dalla sua ombra, scomparendo per sempre. Poi, con un cenno della mano, congedò i suoi demoni servitori, che scomparvero mescolandosi nelle ombre della notte.
Adesso Mei e lui erano rimasti soli.
"S-sei il Re Yanlou! Volevo dire...Siete....E non mi avete mai detto nulla! Mi avete fatto credere di essere un semplice mercante!"
Fu Mei ad interrompere il silenzio creatosi, esplodendo in un fiume di parole ad alta voce, ma rivolgendosi a lui, per la prima volta, in modo formale.
Il Re non rispose subito, ma ancora una volta, ignorò le parole di Mei. "Non avresti dovuto addentrarti in un luogo così isolato. Non senza di me Mei! Nulla ti ha mai attaccata perché eri con me, ma da sola è diverso...Ed ora mi dai del voi?"
La rimproverò.
La stava rimproverando? Un momento...
"Adesso sei tu l'arrabbiato!? Non sono io la bugiarda! Per quale ragione ora dovrei concederti un vantaggio? Perché sei il maledettissimo Re di questo mondo!?"
"Probabilmente hai ragione Mei. Sono un bugiardo. Anche se in qualche modo potrei davvero essere considerato un mercante. Viaggio per liberare questo mondo dalle anime degli spettri dei dannati, in tutti i luoghi in cui vengo convocato..."
"Ed hai ben deciso di distrarti prendendomi in giro!? Che razza di persona sei?"
Gli urlò contro Mei stringendosi le mani sul petto e decidendo di sfoderare tutta la sua rabbia repressa. Poco le importava se contrariandolo avrebbe potuto rischiare la prigionia eterna nel Fegndu.
Finalmente il Re si voltò nella sua direzione e Mei riuscì a scorgere i suoi occhi. Erano sempre loro...Neri, bellissimi e tristi. Seppe che in qualche modo l'aveva toccato e ferito.
"No, hai ragione, non sono una persona. Io non capisco cosa significhi vivere in un mondo diverso da questo. Nascere, crescere, invecchiare e morire. Stare vicino a qualcuno a cui importa di te per quello che sei. Il mio è un mondo di fiamme e di peccati e di relativi castighi. è il mio compito, il mio fardello e il mio castigo per l'eternità. Non volevo farti piangere Mei..."
Mei si rese conto solo quando glie lo fece notare che stava nuovamente piangendo, stavolta senza riuscire a fermarsi. Piangeva copiose perle calde e salate.
"Ma ora è tempo per me di lasciarti andare. Torna al villaggio. Resta accanto al tuo Doji*(10), vivi serenamente almeno questa vita e attendi il momento in cui sarai pronta per rinascere..." Le disse tenendo lo sguardo basso mentre si allontanava da lei lasciandola indietro.
Mei strinse i pungi.
"Sei un'idiota!" gli urlò contro facendolo fermare.
"Probabile Mei...Ora torna a casa!"
"Sei un Reale Idiota!" ribadì lei correndogli dietro e abbracciandolo alle spalle, affondando la testa nel suo mantello.
Sorpreso lui rimase immobile.
"Mei, devo tornare nel Fengdu adesso, era un altro dei motivi che mi hanno spinto verso Sud Ovest. Spiegami. se vuoi, perché sono un'idiota e poi lasciami andare..."
Mei scosse la testa alle sue spalle.
"Sei un idiota per molte cose! Ma agli idioti non si può spiegare il motivo per il quale vengono considerati idioti. Non lo capirebbero..."
Yanlou provò a ribattere ,a la ragazza lo precedette.
"Taci! Tu non sai nulla sul come si vive accanto ad un'altra persona. Per questo sarò io quella alla quale verrà concessa l'ultima parola su questo argomento!"
"Mei..."
"Tu non hai fatto nulla per meritare il castigo dell'essere Re. Ma mi hai mentito e per questo, in quanto vittima delle tue bugie, detengo un diritto su di te."
"Uhm...Vuoi infliggermi un castigo?"
"Esatto. Dovrai convivere con la mia presenza da qui all'eternità!"
"Sopportarti come aiutante..."
"Sì..."
"Una pessima aiutante..."
"Beh, sì..."
Mei fece in modo che si voltasse nella sua direzione, poi lo invitò ad inginocchiarsi.
Il Re si chinò così davanti alla ragazzina, poggiando il bastone per terra che scomparve come se si fosse improvvisamente sciolto.
Mei gli prese il viso fra le mani.
"Mi hai nominata tua aiutante ed ora ne pagherai le conseguenze. Perché voglio aiutarti e voglio essere felice in questa vita...E poi te l'ho promesso ieri..."
"Cosa?" chiese lui e poi la ragazza pose le sue labbra sulle sue, vi indugiò per un battito d'eternità e poi vi si staccò piano.
"Ti ho promesso che ci sarei stata io per te."
Il Re le baciò le mani stringendole fra le sue.
"Mi basta sapere questo ma non posso comunque legarti a me..."
"Troppo tardi idiota!" rispose lei bonariamente.
"Rinascerai prima o poi e mi lascerai solo..."
"Sarò sola anche io. Poi ritornerò e tu mi aspetterai. Ritornerò sempre. Perché sento che non potrò amare mai nessuno all'infuori del Re che mi aspetta fra una vita e l'altra. Come Heng He e Hou Yi."
"Così sia allora!" accordò lui alzandosi in piedi e stringendola a se. "Come il sole e la luna"

E così fu. Mei non amò mai nessun altro in vita, nonostante ella avesse nuovi ricordi e nessuna reminiscenza del periodo passato con Yan, perché sentiva ogni volta la mancanza di qualcosa o qualcuno d'importante. Poi, ritornata nel Mondo al di sotto, ricordava di ogni cosa, allora si ricongiungeva con Yan.
Viaggiavano insieme per il mondo, visitando il mare di nuvole insieme e la sera si raccontavano storie sotto la luce della Luna.


 

Fine




*(8) Yanluowang o Yen-lo-wang (il re Yanluo) è un dio cinese d'origine buddista, associato al bodhitsattva Dizangwang, guardiano e giudice dell'inferno.
Molto presente nell'immaginario collettivo grazie all'iconografia e ai racconti popolari, non possiede nessun tempio a lui dedicato, come tutte le divinità dall'aspetto troppo feroce.
Nel Buddismo Mahayana le sue funzioni sono limitate al giudizio delle anime e alla gestione degli inferi. Anche se sovrumano, non sfugge alla samsara, a differenza di Dizangawang, versione cinesizzata del boddhitsattva Ksitigarbha. Secondo una tradizione, lui stesso è tormentato ogni giorno dai propri sgherri e sfuggirà a questa sorte solo dopo aver cominciato lo studio del dharma. Nel Buddhismo Vajrayana è una divinità di rango secondario, "guardiano dello spazio", collocato come Ksitigharba nella stirpe di Ratnasambhava, buddha del Sud, direzione nefasta. In tibetano è chiamato Gsin-rje. A volte è rappresentato mentre tiene tra le sue mascelle la ruota delle reincarnazioni. Il buddismo giapponese lo conosce sotto il nome di Enma o Enma-ō.

*(9)Gli Inferi che Yanluowang presiede, sono talvolta chiamati Fengdu (酆都) e situati sotto il monte omonimo, chiamato anche Mingsham (冥山), "il monte degli Inferi", al nordest della contea di Fengdu, (酆都縣), nel Sichuan. Secondo il professo Jiang Yuxiang (江玉祥), del museo dell'università di Sichuan, Fengdu, in cui un culto è reso ad un immortale a partire dalla dinastia Han, è una delle settantadue terre d'immortalità del taoismo. Fu identificato a partire dai Song del Sud al monte Luofeng (羅豐山), trasformato in sede degli inferi da Tao Hongjing, nel Zhengao (真誥). Adesso vi si trova un villaggio spettrale turistico sulla strada delle corriere sul Chang Jiang. Il re degli Inferi dirige una piccola squadra di demoni spesso rappresentati con una faccia animalesca, incaricati di catturare le anime, che la loro cattiveria ha fatto ricadere nella sua sfera di controllo, e di tormentare i dannati. Il buddismo ha giocato un grande ruolo nella diffusione dell'immagine dell'inferno e delle punizioni terribili promesse ai peccatori. Quest'inferno si sovrappone alla rappresentazione del mondo dei morti cinese, e la credenza nella reincarnazione spesso è la sola traccia d'ideologia buddista che rimane. Il mondo dei morti diviene un riflesso del mondo dei vivi, amministrato in modo simile

*(10) La volpe impicciona

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