Dall'Italia con furore

di Alpa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***
Capitolo 6: *** VI ***
Capitolo 7: *** VII ***
Capitolo 8: *** VIII ***
Capitolo 9: *** IX ***
Capitolo 10: *** X ***
Capitolo 11: *** XI ***
Capitolo 12: *** XII ***
Capitolo 13: *** XIII ***



Capitolo 1
*** I ***


In un certo senso quel giorno la mia adolescenza, e di seguito la mia vita, cambiò. E dico in tutti i sensi.

Era da un bel po' che mia madre e mio padre non facevano altro che discutere, e l'aria in casa diventava sempre più tesa. E lo capii subito cos era che sarebbe successo. Effettivamente già prima che mamma decidesse di andar via da Roma, io già avevo riempito uno scatolone con tutte le cianfrusaglie che mi erano care.
E così un pomeriggio, mentre ero nella mia camera a farmi un endovena di musica con l'i-pod, mamma entrò, piangendo, con l'aria a dir poco sconvolta. E in fin dei conti sapevo cos è che mi avrebbe detto: "Senti, lo so che è una decisione affrettata, lo so che magari per te può essere..."
"Mamma, qualunque sia la scelta io ci sto. Ne ho fin sopra i capelli di subire tutti questi casini in casa."
Ci abbracciammo, ma quando ci staccammo mi fulminò dicendo una cosa che non mi aspettavo minimamente: "Bè, io pensavo di andare a vivere vicino alla nonna, a Newport."
Cacchio! Non mi aspettavo una decisione così drastica! Staccarmi così tanto da papà... sì, non è mai stato un buon padre, non ho mai avuto con lui un buon rapporto, un rapporto sincero come lo avevo con mia madre. Ma capperi! In California! Era comunque mio padre! Per non parlare poi degli amici! La scuola!
Ma in fin dei conti l'idea della tanto sognata California mi stuzzicava un tantino.
Sapete, mia madre è italo-americana. C'è la nonna che è proprio americana, mentre il nonno è italiano. Ma -ironia della sorte- anche i miei nonni divorziarono quando mamma aveva la mia stessa età, e -nuovamente: ironia della sorte- mia nonna e mia madre andarono a Newport Beach, città natale di nonna.
Non tornavo a Newport da anni ormai. Prima di allora c'andai solo due volte, entrambe in due Natali, quando mamma e papà erano ancora felici insieme.
Ma ora mi sarei dovuta preparare per restarci a Newport. Dire addio ai miei amici fu molto più difficile di quanto m'aspettavo. Erano troppi gli amici che avevo a Roma, ma con nessuno avevo un vero rapporto da amico. Però mi rendevo conto che con loro avevo condiviso tanti divertimenti, tanti momenti tristi, e anche quelli belli. Ma la cosa buffa è che a provare cose brutte e cose belle erano sempre loro. Ciò che io sentivo era comunque indifferente, sia per loro e sia soprattutto per me. Ma da quando partii per Newport, bè, il mio modo di essere cambiò radicalmente.
Ma non voglio svelare nulla prima del tempo.

Era da un po' che avevo voglia di cambiare, e forse questa era una buona occasione per farlo... seppure il contesto era tuttaltro che felice.
Bè, pensate che lasciai gran parte dei vestiti nella casa a Roma, semplicemente perchè avrei voluto ricomprarli tutti. Sì, avrei voluto cambiare molte cose. E poi credo sia fondamentale partire da questi piccoli mutamenti per arrivare a rifarti una vita da zero. Non credete?

E così io e mamma prendemmo il volo, mentre mi facevo tante pippe mentali e pensavo a come sarebbe stata la nostra vita. Se era vero che s'andava ogni sabato pomeriggio a fare shopping senza badare ai soldi. Se le feste erano così frequenti come nei telefilm. E che dire degli armadietti nelle scuole? Sarò assurda, ma la storia degli armadietti personali per i corridoi delle scuole m'allettava da sempre.
Tra un pensiero e l'altro mi ritrovai subito con lo stomaco a soqquadro: l'aereo stava già atterrando. E mentre mi contorcevo, mamma restava impassibile a guardare oltre il vetro del finestrino.

La cosa incredibile fu quando, scese in areoporto, ci comparve la nonna Susan tutta vestita in tiro, con un aspetto estremamente ringiovanito. Cacchio erano passati anni, e me la ricordavo un tantino diversa a dir la verità. "Zucchina mia! Come stai? Da quanto tempo non ti si rivede!"
"Ciao nonna! Sai che hai un aspetto a dir poco favoloso!?" "Oh! Eddai, fammiti stringere forte"
E dopo abbracci appassionati e discorsi a dir poco superficiali uscimmo e ad aspettarci c'era una lunga limousine nera...

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Capitolo 2
*** II ***


"Venite salite!" diceva la nonna indicandoci la Limousine. Io e mamma, alquanto sbalordite, ci guardammo divertite, e salimmo su quella limousine nera.
Mamma non si trattenne: "Da quand è che puoi permetterti questi lussi?"
"Mh.. diciamo che nell'ultimo periodo ci sono state molte novità." e ci rivolse un sorrisetto da ebete ma estremamente felice.
E in un certo senso trasmetteva tanta gioia pure a me.

Dopo tanti discorsi sulla scuola frequentata in Italia, sugli amici e robe di questo genere, la limousine si ferma, davanti alla vecchia casa che mi ospitava durante il Natale degli anni passati.
Quella casa mi aveva sempre trasmesso un senso di pace indescrivibile, soprattutto quando mi sdraiavo sull'amaca a leggere i miei libri.
Così scesi in fretta dall'auto, perchè quel posto mi mancava e non vedevo l'ora di sentire l'odore di legno che quella casa emanava.
La casa però non era più la stessa: "Uau! Ma cosa è successo alla vecchia casa!?"
"Zucchina! Non trovi che la vecchia casa fosse un tantino malandata? Così l'ho fatta reastaurare, ho fatto aggiustare il giardino e diciamo che l'ho fatta anche ampliare"
E' inutile dire che così era stupenda, anche se avevo molta nostalgia della vecchia casa in legno.
Io e mamma rimanemmo sbalordite.
Sapete, nonna non era così ricca da permettersi tutti quei lussi sfrenati, come il tajer chanel che indossava quel giorno. Qualcosa non quadrava! Nonna aveva un ristorante vicino al pontile, dove lei faceva la cuoca. O almeno... così ricordavo!

Ci portò a fare un giro della casa, mostrandoci quali cambiamenti aveva apportato. E' inutile dire che quel posto era quasi irriconoscibile. Però era stato arredato con un gusto impeccabile, questo è certo. Al piano di sopra aveva sistemato una camera per mamma e una per me. "Sentite, le vostre camere per ora sono veramente orribili, cioè: sono spoglissime e scialbe. Vi ho fatto mettere il minimo indispensabile, così almeno avreste potuto arredarle con quello che più vi piace, che ne pensate?"
"Nonna! Ma è fantastico!"
Mamma taceva, ormai era perplessa da tutto quello che vedeva, e prima di dire qualsiasi cosa avrebbe voluto spiegazioni per tutto quello sfarzo.

Entrai così nella mia camera, mentre la mamma e la nonna parlavano fra loro. Aveva ragione la nonna a dire che la camera era veramente spoglia: a terra c'era il parquet, semplicemente lucente. Per il resto solo un letto a una piazza con accanto un vecchio armadio in legno. L'idea di arredarmi la camera come volevo, mi allettava parecchio. E poi la camera era grandissima! C'era anche un gradino che dava su una vetrata, e pensavo che li magari avrei potuto mettere due poltrone, e sarebbe diventato il mio piccolo salottino. Mi avvicinai alla vetrata e poggiai lo sguardo su un qualcosa di inaspettato: una piscina strafiga, con l'angolo idromassaggio, con tanto di sdraio affianco.
La cosa strana era che su una delle sdraio c'era una ragazza tutto in tiro con grossi occhiali da sole spalmata a prendere il sole.
Allora andai a riferire a nonna quello che avevo visto: "Nonna! Ma c'è una ragazza che sta prendendo il sole nella tua piscina!"
E mamma a quel punto sboccò: "Ma come! Ora anche la piscina hai? Mi vuoi spiegare dove cavoli sei andata a prendere i soldi per permetterti tutti questi lussi?"
"Piano ragazze, stiamo calme. Una alla volta. Sophie, innanzitutto questi soldi non li ho di certo rubati. Quindi mantieni le staffe: tua madre è una persona responsabile, dovresti essere felice ora che potremo permetterci di tutto! E le motivazioni di tutto questo le saprai stasera a cena. E tu Kate, quella ragazza in piscina è una ragazza davvero formidabile, abita qui vicino e viene spesso a fare un bagno in piscina o a prendere il sole. Scendi sotto in piscina e valle a parlare, le ho detto che saresti arrivata oggi. Intanto io e tua madre restiamo qui a parlare, coraggio, vai."

Senza capire come mia nonna potesse avere un'amicizia con una ragazza della mia età, mi diressi in piscina. Appena il tempo di aprire la porta per dirigermi in giardino e la ragazza scatta dalla sdraio e si volta verso di me: "Ciao! Tu dovresti essere Kate, la nipote di Susan. Io sono Summer! Mi aveva detto che saresti venuta!"
"Oh! Sì, tu sei la vicina di casa. Piacere di conoscerti?"
"La vicina di casa?" e scoppiò in un risolino indisponente "Eddai, praticamente potrei essere tua zia!"
"Cosa?"
"Come cosa? Io sono la figlia di Neil Roberts."
"E con questo? Cioè... chi è 'sto tizio?"
"Vorrai dirmi che non lo sai? Quest'estate Susan e mio padre si sono sposati."

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Capitolo 3
*** III ***


Ma dico, ve la immaginate voi mia nonna con l'abito bianco a sposare un riccone di Newport?
Rimasi a dir poco sbigottita, ma Summer interruppe i miei vaneggi del momento: "Lamiseria! Ho fatto un casino! Tu non lo sapevi! Giusto, doveva essere una sorpresa, cavoli, e dire che Susan mi aveva anche detto di tenere acqua in bocca! Ma tu non le andrai a dire che lo sai, vero? Ti preeego!"
E intanto pensavo alla faccia che mamma avrebbe fatto quando la nonna gli avrebbe detto la verità: "Ok, come dici tu"
Lei mi si avvinghia in un abbraccio dicendomi: "Grazie! Mi hai salvata" e si stacca, ma poi riprende a parlare: "Comunque, ora che ci sto ti racconto qual è il programma per stasera. Andremo a cena, nel ristorante di tua nonna, saremo un po' di gente, non tantissimi. Bè, veramente il locale sarà tutto per noi, ecco, diciamo che Susan ha avuto la brillante idea di organizzare il benvenuto per voi, e questa sera tu e tua madre scoprirete che Susan si è sposata. Ora però devo andare a casa, farmi una doccia e prepararmi per stasera. Vieni anche tu?"
Parlava così veloce, era così logorroica, che facevo fatica a starle dietro.
"Ok, cioè, vado a farmi una doccia e ad avvertire mamma che vengo da te, dammi cinque minuti"

E insomma mentre ci dirigevamo a casa Roberts io le domandai: "Ma... quindi, cioè, quindi mia nonna vive a casa tua, eh?"
"Ben detto. E voi starete nella sua vecchia casa, così sono i piani"
Entrammo in casa, inutile dire che anche quel posto era ben arredato e molto accogliente. Mi mostrò la sua camera: "Questa è la mia camera, io vado a farmi una doccia. Fa come fosse casa tua!"
Quella camera era immersa completamente nel rosa, era troppo rosa! Al muro c'era una bacheca di foto dove erano sempre presenti lei e un ragazzo, dunque ho immaginato fosse il suo ragazzo. Ma non erano quelle le uniche foto, ce ne erano molte altre in cui lei era con i suoi amici suppongo. Terminato il mio giro di perlustrazione mi stendo sul letto e accendo la tv, giusto per cominciare ad abituarmi alla tv della California.

Ma ad un certo punto si sente bussare: "Summer!"
Mi alzai di scatto dal letto: "Chi è?"
"Sono Seth" e entrò, senza attendere una risposta: "Ciao, Summer? Dov è?"
"Oh, è a fare la doccia"
Nemmeno il tempo di finire la frase ecco che Summer era di ritorno con tanto di accappatoio color lilla addosso: "Cohen! Che ci fai qui? Non dovevi passare alle otto? Sono le sette e io ancora non sono pronta, come vedi"
"Che strano, eppure il mio orologio segna le otto!"
"Ohh... Cohen, basta con le tue patetiche scuse, lo so che muori sempre dalla voglia di vedermi. Ma addesso bando alle ciance: Cohen, questa è Kate! La nipote di Susan."
"Ohh! Kate! Il piacere è mio! Preparati all'incubo: ora Summer è praticamente tua zia!"
"Eddai Cohen, smettila. Piuttosto vai di là, che noi qua pensiamo a prepararci. Via!"
E Cohen svanì. Devo ammettere che era un personaggio tremendamente buffo e divertente.
"Bene, veniamo a noi: ce l'hai un vestito da mettere?"
"Oh, cioè, vestito del tipo?"
Non mi rispose, ma si limitò ad aprire il suo armadio e a cacciare tutti i vestiti immaginabili. Per ultimo ne prese uno: "Io penso di mettere questo."
Era un vestitino abbastanza corto, doveva essere tipo di seta, era viola acceso e rosa, con una fantasia abbastanza strana. Era molto molto carino.
"Che bello questo!" Ne avevo adocchiato uno, ed era stupendo. Era grigio e nero, un po' traslucido, con la gonna un po' a palloncino.
"E allora mettilo"
"Ennò eddai, tornerò a casa a trovare qualcosa nella mia valigia, non preoccuparti."
"Ma no, non dire scemenze. E poi tu mi hai fatto il favore di non riferire quel che ti ho detto ne a Susan ne a tua madre, perciò, in un certo senso, così ricambio il favore!" e mi sorrise.
Io ricambiai il sorriso.
Sembrava molto simpatica e disponibile, anche se quando la prima volta l'ho vista sembrava avesse l'aria da snob. Però: era molto, ma dico molto, logorroica. In fin dei conti mi piaceva.
Così provai il vestito.
"Ti sta bene! Sì sì! Ora però siediti qua."
Mi sedetti su un pouff fucsia e peloso, e lei comincio a truccarmi, e devo dire che mi sentivo molto più bella del mio solito, visto che era raro che mi truccassi.

Come vedete il mio tentativo di cambiare qualcosa di me, bè, stava riuscendo.

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Capitolo 4
*** IV ***


"Ecco così sei perfetta!"
Mi guardai allo specchio, e devo ammetterlo: ero molto più carina del solito! Sicuramente se m’avessero vista i miei amici di Roma, non avrebbero mai creduto ai loro occhi. Anche a mia madre avrebbe fatto strano, non era abituata a vedermi così interessata all’estetica: in Italia non facevo altro che sbranare libri e stare al pc a bruciarmi il cervello. Ormai ero conosciuta per quello che facevo, per come mi ponevo, ed era difficile cambiare, far saltare fuori ciò che io volevo essere davvero. Ma a Newport era tutto più facile: non avevo una reputazione da smentire, ma una reputazione da creare.
Allora uscimmo dalla camera e Summer mi prese per mano e mi trascinò in salotto: "Seth! Guarda qua!"
Così lui si voltò verso di me: "Uaao! Cavoli, è stupenda!"
"Sì, Cohen, lo so benissimo. Tutta opera mia! Bene, ora siamo pronte per andare."

Arrivammo alla festa, e vidi mamma con un abito lungo e stupendo. Aveva un'espressione tremendamente allegra. Non l'avevo mai vista così felice. Era lì, con dello champagne in mano, a chiacchierare e a scherzare con della gente che io non avevo mai visto prima di allora. Immagino fossero i suoi vecchi amici. Mi piaceva vederla così felice. Ma la sua faccia mi sarebbe piaciuta molto meno quando avrebbe scoperto che la nonna questa estate si è sposata!

"Kate! Ma come sei bella! Immagino sia stata opera di Summer, eh? Ciao Summer, anche tu sei molto bella! E tu Seth, come va?" nonna mi saltò praticamente addosso.
"Oh! Tutto benissimo Signora Roberts!"
"Bene, ne sono felice! Ora scusatemi, ma vi porto via Kate, devo mostrarle qualcosa di interessante!"

Anche la nonna era molto bella, con quel vestito color grigio perla e con quei tacchi vertiginosi. Così mi distaccai da Summer e Seth e seguii la nonna: "Dove stiamo andando?"
Immaginavo benissimo dov è che mi stesse portando.
"Sophie! Scusami! Vieni un momento!"
E mamma ci raggiunse: "Kate! E quel vestito? Chi te lo ha dato?"
"Ti piace? Me lo ha prestato Summer, la ragazza che oggi pomeriggio era a prendere il sole nel giardino di nonna. E' molto simpatica! Bello il vestito vero?"
"Bè... in effetti, è bello il vestito! Cioè, ti sta benissimo! Ma mi fa strano sai... sicura che ti ci senti a tuo agio? Non è che magari è troppo scollato o troppo corto?"
"Eddai mamma! E' l'alba di una nuova era!"
E scoppiammo a ridere entrambe.

Ma la risata finì ben presto.
"Neil! Vieni caro!" nonna stava chiamando... suo marito.
"Buonasera a tutte."
"Ecco, io e Neil dobbiamo darvi una notizia. Volevo aspettare questa sera per comunicarvelo... vi avrei fatto una bella sorpresa!"
La nonna e Neil si guardarono, mentre lui metteva il braccio sulle sue spalle. Intanto vedevo la faccia di mamma che mano a mano diventava sempre più perplessa. Dopodiche Neil e la nonna ci mostrano le loro fedi.
Mamma: "Oh siete fidanzati! Complimenti!" e baciò entrambi.
Ma subito la nonna: "No Sophie, vedi, questa estate io e Neil ci siamo sposati, è stata una decisione presa all'improvviso. Altrimenti ti avrei avvisata prima della cerimonia, così avreste potuto partecipare entrambe. E' successo che abbiamo cominciato a stare insieme, questa estate siamo stati in India, e lì ci siamo sposati, all'insaputa di tutti. Non lo trovi romantico?"
Volevo coprirmi gli occhi per non guardare quale fosse la reazione di mamma. Si sarebbe messa a urlare in mezzo a tutta quella gente.
Eppure... "Mamma! Ma tu sei pazza!" e scoppiò in una risata "Congratulazioni! Sono felice per voi."
Cominciai a ridere anch'io: ero contenta del fatto che l'avesse presa bene. Mi piaceva vedere mamma felice, e in un certo senso la vedevo sotto una luce diversa, con i suoi vecchi amici e tutto il resto.
Allora anch'io diedi gli auguri sia a Neil che alla nonna, e stappammo un'altra bottiglia di champagne.

Dopodichè raggiunsi Seth e Summer che erano seduti sulle poltroncine a ridere. Ma non erano soli. M'avvicinai e subito Summer: "Allora? Te l'hanno detto?"
"Ossì, eppure immaginavo che mamma la prendesse male... invece si è messa a ridere come una matta. E adesso è la a spassarsela con i suoi vecchi amici."
"Benvenuta a Newport" disse un ragazzo levando in aria un bicchiere di non so cosa.
E subito intervenne Summer: "O Kate, ora ti presento tutti! Lui è Ryan"
"Piacere" disse il ragazzo che aveva levato il bicchiere.
"Poi lei è Marissa"
"Ciao"
Marissa era bellissima, alta e magra, vestita benissimo, con degli occhi azzurri e i lineamenti delicati.
Passammo così un po' della serata a discutere del più e del meno, fino a quando Seth: "Ma se andassimo a fare un bagno nella piscina di Kate?"
Summer intervenne: "Cohen! Anche tu a casa hai la piscina!"
"Sì, ma la mia è piccola!"
In fondo non mi sembrava una cattiva idea, così li lasciai discutere, e andai dalla nonna: "Nonna, scusami, io e i miei nuovi amici vorremo andare a fare un bagno nella tua piscina... lo so che è tardi, che magari possa darti fastidio..."
"Ma smettila! Corri e vai! Anche se la prossima volta dovrai chiedere il permesso a tua madre... quella casa ormai è vostra."

Tornai dagli altri: "Bè... allora con quale macchina si va?"
Ci guardammo tutti negli occhi e scattammo verso la porta d'uscita. Correndo coma una pazza, raggiunsi il fuoristrada di Seth.

Arrivati a casa di nonna, anzi: a casa mia, ci levammo in fretta i vestiti, e in biancheria intima ci tuffammo.
Erano davvero simpatici quei ragazzi.

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Capitolo 5
*** V ***


Mi svegliai la tarda mattinata con il sorriso sulla bocca.
Più con precisione mi svegliò mamma: "Tesoro, ti ho lasciato la colazione sul tavolo della cucina, io sto andando al centro benessere"
"Al centro benessere?"
"Sì, vado con le vecchie amiche di scuola. A proposito, poi te le farò conoscere, visto che le ho invitate a pranzo al ristorante di nonna, ci vediamo all'1 lì" e mi stampò un bacio in fronte.

Dalla vetrata entrava un sole pazzesco, che mi illuminava tutto il viso. Ero felice di svegliarmi in quel posto, seppur la stanza fosse ancora troppo spoglia.
M'alzai, andai in cucina a prendere la colazione, e me la portai in piscina. Che bella sensazione bere un tazzone di caffè mentre sei spalmata sulla sdraio con il sole che ti scioglie.
Dopo un po' però suonò il campanello: "Drin, Drin"
Con tanta fatica m'alzai dalla sdraio e mi diressi verso la porta di ingresso. Era Summer: "Buongiorno!"
"Buongiorno a te!"
"Sei ancora in pigiama? Mica dormivi ancora?"
"No, tranquilla, stavo facendo colazione"
"Ah, perfetto, Susan mi ha chiesto se ti andava di andare insieme a scegliere i mobili per la tua stanza"
"Sì! Poi però ho il pranzo con mia madre al ristorante di nonna. Quindi per l'una dovrei tornare."
"Ossì, anche io e Susan andiamo lì! Per cui non preoccuparti, dai sbrigati, vestiti che andiamo!"

Andammo in un negozio d'arredamento, dove scelsi il letto, il tappeto, la libreria, la scrivania, l'armadio, un pouf e pure una poltrona. Mi piacque un casino fare shopping con nonna e Summer.

Così arrivammo per pranzo al Lighthouse. Eravamo tutte donne e c'era anche Marissa. Mamma mi presentò le sue amiche: "Kate, questa è Kirsten, mentre lei è July" Erano entrambe delle bellissime donne, sembrava che il "brutto" a OC non esistesse.
"Ciao Kate, mi fa piacere conoscerti. Sai, io e tua madre andavamo a scuola insieme. Ah, credo che ieri sera tu abbia conosciuto mio figlio, si chiama Seth." disse Kirsten.
"Oh! Sì, l'ho conosciuto ieri alla festa, sembra un ragazzo molto simpatico. Non immaginavo fosse suo figlio!"
"Sì, lo so: non sono logorroica come mio figlio, perciò non temere" e scoppiammo in una risata.
Mamma intervenne: "Sai, Kate. Kirsten mi ha fatto un importante offerta di lavoro, mi ha proposto di diventare arredatrice nell'azienda di famiglia."
"Che bello mamma! Che poi è praticamente la stessa cosa che facevi a Roma!"
Poi scoprii che Marissa era figlia di July, l'amica di mamma. In un certo senso sembrava di essere nella stessa famiglia. Questo mi divertiva molto.

Il pranzo fu molto piacevole.

Quando tornai a casa vidi che c'erano due imbianchini a pitturare la mia camera e quella di mamma. Non ricordavo fossero venuti quel giorno. Avevo una gran voglia di stendermi sul letto ad ascoltare un po' di musica, ma non era davvero il caso.
Così feci un salto dalla nonna.

"Entra Kate! Sai, sto facendo i muffin, stanno uscendo proprio adesso dal forno: ne vuoi uno?"
"Ossì nonna, molto volentieri. Non mangio uno dei tuoi muffin da un eternità"
Fino ad allora il sapore di quei muffin era stato solo un ricordo, un bellissimo ricordo che risaliva alla mia più tenera età.
E riassaggiarli è stato come resuscitare.

Mentre ero seduta sul divano con nonna, con la tazza di tè in mano e un muffin nell'altra, sentii Summer scendere le scale, mentre diceva: "No Coop, non puoi far finta di niente! Parlagli!"
"Sì, ma non è come dici tu! Non è così facile!"
Con lei c'era anche Marissa.
"Ciao Kate! Io e Marissa stiamo andando in spiaggia, vieni anche tu?"
"No, guardate, non mi va. Sono stanca, magari un'altra volta ci vengo. Per ora preferisco starmene qua a sbranarmi i muffin della nonna."
"Come vuoi, noi andiamo. Ciao ciao"

Dopo un'oretta, mentre vedevo Valle di Lacrime con nonna, bussarono alla porta: erano Seth e Ryan.
"Ciao Susan! C'è Summer in casa?"
"Entrate! Accomodatevi, che ho appena fatto i muffin! Mi dispiace Seth, ma Summer, e anche Marissa, sono andate in spiaggia."
"Vabè, pazienza! Almeno ci sono i muffin! Ciao Kate, anche tu ti stai consolando con i muffin?" Seth era sempre molto divertente.
"Ben detto Seth, ecco i muffin, prendete"
Ryan: "Com è che non sei andata in spiaggia con loro?"
Io: "Ryan, hai idea da quand è che non mi gustavo questo ben di Dio? Meglio i muffin della nonna piuttosto che il sole che scotta."
Seth: "Beeeeen detto Kate! Dammi il cinque!"
E passammo il pomeriggio a mangiare muffin e commentare le telenovela argentine alla tv.

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Capitolo 6
*** VI ***


Con Summer strinsi subito un bel rapporto, anche Marissa si mostrava disponibile e amichevole, e spesso ce ne stavamo a prendere il sole davanti a giornali di gossip, o a organizzare feste in spiaggia.
E' inutile dire che Seth era sempre il simpaticone della situazione, mentre Ryan era molto più serioso e sicuramente meno logorroico di Seth.
Seth e Summer stavano assieme, e così anche Ryan e Marissa. Solo che questi ultimi non facevano altro che bisticciare, eppure si vedeva che uno era cotto per l'altra e viceversa, ma in fin dei conti: l'amore non è bello se non è litigarello.

In un certo senso mi sentivo un po' a disagio qualche volta a stare fra loro quattro, era come sentirsi un pesce fuor d'acqua: in certe situazione era come sentirsi di intralcio.
Marissa e Summer avvertirono subito questa cosa, così, durante la festa in spiaggia per celebrare l'inizio dell'anno scolastico alla Harbor, mi fecero conoscere un tizio assolutamente carino.
Ovviamente io non ero a conoscienza di nulla, ma qualcosa sospettavo.

Infatti quel pomeriggio mi portarono a fare shopping, e comprai una gonna cortissima svolazzante, e una canottierina a righe sul verde. Ma non è finita qui, infatti, dopo aver svuotato il mio portafoglio, m'hanno rinchiuso in camera e hanno cominciato a farmi non so cosa: "Kate, questa sera ci sarà tutta la gente che verrà nella nostra scuola, perciò è importante che ti presenti bene, vero Coop?"
"Eesatto Summer. Forza Kate, siediti qui, che al resto ci pensiamo noi!"
Dalle occhiatine che si lanciavano capii che stavano tramando qualcosa alle mie spalle. Ma non chiesi nulla, perchè quella situazione mi piaceva e mi incuriosiva da pazzi.
Il risultato fu che ero molto più carina del solito. "Sei una favola, siamo pronte per andare!"

Arrivamo così in spiaggia, dove un falò immenso illuminava tutta la distesa di sabbia. Ci dirigemmo verso Seth e Ryan, che però erano in compagnia di qualcuno.
Tutti salutarono tutti, e a quel punto Seth disse: "Oh, che maleducato! Kate, scommetto che lui non lo conosci, lui è..."
Quel ragazzo dal sorriso smagliante e dagli occhi azzurro cielo terminò la frase allungando la mano: "Io sono Zack." Rimasi esterrefatta. Tutto m'aspettavo ma un tipo così davvero no. Aveva tanto l'aria da personcina intelligente, ed era così affascinante. Non potete capire!
Dopo essermi ripresa dal tremendo shock, gli "stringo" la mano: "Piacere mio, sono Kate."

Dopo un lungo silenzio d'imbarazzo però Summer dice: "Seth, perchè non andiamo a prendere qualcosa da bere? Sai ho proprio la bocca disidratata, però non mi prendere quel coso, com è che si chiama? Ah sì, il Gin Lemon! Cheschifo!" e così Seth e Summer s'allontanarono verso la folla.
Rimanemmo solo io, Zack, Ryan e Marissa. Ma ecco che anche Marissa mi piantò in asso: "Cavoli Ryan, dobbiamo cercare Kaitlin, devo dirle che mamma ha detto..." e così si allontanarono anche loro.
E rimanemmo solo io e Zack.

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Capitolo 7
*** VII ***


Rimanemmo lì, come due impalati, per un lunghissimo silenzio imbarazzante. Ero assolutamente impacciata. Bò, che ne so, di solito non ero così timida, di solito non mi facevo scrupoli.. eppure questa volta non era così.
Il silenzio venne interrotto da Zack: "Mh, Kate, vuoi qualcosa da bere?"
Alzai subito lo sguardo verso lui: "Ossì, certo."
"Bene, allora non scappare. Torno subito" e andò verso il tavolo delle bevande facendomi l'occhiolino.
Vi giuro che poco mancava che svenivo. Ma uau! Aveva un fisico da paura. E poi quegli occhi. E quel sorriso stratosferico! Ma era ora di contenersi, visto che stava tornando con due bottiglie di birra.
"Ho preso questa, spero che ti piaccia, altrimenti c'erano tutti superalcolici" disse mentre mi porgeva una delle due bottiglie.
"Massì, tranquillo, la birra va più che bene." e gli sorrisi.
Ma poi aggiunsi: "Solo che pensavo che qui gli alcolici fossero proibiti a ragazzi minorenni."
"Scusami, e chi ti dice che io sia minorenne?"
"Eddai, non darti troppe arie. Ho semplicemente fatto due più due. Questa è la festa di inizio scuola della Harbor, e alla Harbor non ci sono maggiorenni."
"Ottima osservazione" e fece un sorso di birra, ma poi subito mi riguardò: "Eppoi io non mi do le arie!"
"Mi stavi facendo credere che tu avessi vent'anni. e lo stavi facendo per darti più arie!"
"Ma non è vero"
Gli lanciai un sguardo come per dire "dai ammetti la verità"
A quello sguardo rispose: "Uffa va bene. Ma perchè queste cose non funzionano con te?"
"Perchè non sono nata ieri"
"O probabilmente perchè sei abituata a trattare sempre con gente interessata a te."
"Non direi, eppoi in Italia non ero affatto corteggiata: gli italiani non capiscono cos è la vera bellezza."
"Ora sei tu che ti dai le arie!"
"No, non è vero, io dico sul serio" ma scoppiai subito a ridere, e di seguito lui. Ommioddio come rideva da Dio, proprio bello.

Cominciammo a parlare dell'Italia, mi disse che sua sorella s'era sposata con un italiano, e vi giuro che sapeva più cose di me riguardo all'Italia: era tremendamente colto e questa cosa mi piaceva un casino. Trascorremmo in questo modo tutta la serata, fino a quando la spiaggia rimase semidesolata.

Avevo sonno, e probabilmente con la birra ero andata un po' oltre, tant è che ero super frastornata. Senza pensare a cosa stessi facendo, m'appoggiai alla spalla di Zack, e lui mi mise il braccio attorno al collo.
Arrivarono Summer e Seth, e si sdraiarono accanto al falò, e Summer mi sorrise. Anche lei era abbastanza assonnata.
Poco dopo arrivarono anche Ryan e Marissa, e si accamparono anche loro attorno al falò.

Non dicemmo nulla. E aspettammo l'alba.

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Capitolo 8
*** VIII ***


M'addormentai sulla sabbia, con la testa appoggiata al torace di Zack. Chiusi gli occhi, ma non dormivo ancora, e sentivo la sua mano che m'accarezzava i capelli, e trattenevo i sorrisi.

Erano le nove del mattino quando Summer mi svegliò: "Kate! Oh-oh! Ti vuoi svegliare!"
"Oh, Summer, piano eh!"
M'aveva praticamente strattonato, e io non riuscivo ad aprire gli occhi per quanto sonno avevo e per quanto poco avevo dormito.
In contemporanea si svegliò Zack, che cominciò a sbadigliare e a stirarsi. A quel punto m'alzai, e vidi che tutti gli altri erano già in piedi.
Ryan propose di andare a far colazione, e così ci dirigemmo verso il bar.
Durante il camminò Summer mi si affiancò: "Allora? Com è?"
Non riuscii a trattenere il sorriso, ma mi limitai a dirle: "Non è male”
"Guarda che ti si legge in faccia che sei già cotta!"
“Ehi, ehi! Non corriamo troppo… però è terribilmente bello e affascinante!”
Subentrò subito Marissa: "E' stata mia l'idea!"
E Summer rispose: "Eddai Coop! Non prenderti tutti i meriti!"
Così scoppiammo a ridere tutte e tre. Però dovemmo trattenerci perchè Zack, proprio in quel momento, si girò verso di noi, e mi venne affianco: "Ma si può sapere che avete da ridere?"
Subito intervenne Summer: "Cos è? Hai per caso la coda di paglia?" e così Summer e Coop si affiancarono ai loro rispettivi ragazzi, mentre ci dirigevamo tutti al bar.
Io e Zack rimanemmo poco più indietro, e mentre camminavamo mi mise il braccio intorno alle mie spalle: "Sono stato bene stanotte"
Io alzai lo sguardo verso di lui: "Sì, anch'io"
"Bè, allora se per esempio un giorno ti chiamo per prenderci un gelato o qualcos altro cioè, uhm, ti andrebbe bene?"
"Sì, non vedo dove sia il problema"
"Bene..."
Eravamo ormai arrivati al bar, ci staccammo e presi posto affianco a lui.
Seth attaccò con le sue solite battutine stupide, e cominciò a sfottere Marissa e Ryan, a quel punto cominciò la lotta con le bustine di zucchero, e guarda caso colpivano sempre me.
Quelle risate mi fecero passare un po' il sonno che portavo addosso.

Dopo la colazione Zack si propose di riportarmi a casa. Aveva uno di quei macchinoni pazzeschi che da quelle parti avevano praticamente tutti i ricconi. Era nero, e dentro era una favola, era soprattutto estremamente confortevole. Per quanto quei sedili in pelle erano comodi, durante il tragitto m'addormentai.
A svegliarmi, quando eravamo ormai davanti casa, fu un qualcosa di assolutamente inaspettato. Un bacio. Ma un qualcosa di così sensazionale non può essere chiamato semplicemente bacio. E' troppo banale. Perchè quel baciò mi smosse qualcosa dentro, qualcosa mi pervase il corpo, come un brivido caldo. Sentii quelle sue labbra poggiarsi delicatamente sulle mie. E quella sua mano accarezzarmi il collo.
Aprii gli occhi, e sorrisi. Ero assolutamente impacciata, non sapevo cosa fare, un po’ perché ero frastornata e un po’ perché lui non mi faceva essere me stessa. Insomma, io sono sempre stata una ragazza determinata, alle volte impulsiva, che non si fa intimidire da nessuno, che non ha paura a prendere iniziative. Eppure, in quel momento dimostrai di essere tutto il contrario.
Mi maledii per questo. Sì, perché non riuscii a far altro che scendere dall’ auto, prendere la mia borsa e entrare in casa.

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Capitolo 9
*** IX ***


Entrai in casa, e chiusi il portone piano piano, senza farlo sbattere, in modo da non svegliare mia madre. Ma non feci in tempo a voltarmi che: “Dove sei stata?”
La trovai impalata davanti a me, che esigeva una risposta esauriente.
“Eh, c’è stata la festa di inizio scuola della Harbor e abbiamo passato tutti la notte lì. Non sapevo che funzionasse così, perciò non ti ho avvisato. Ma pare che sia proprio una di quelle tradizioni che si rispettano da anni e anni ormai…”
Mamma mi guardava accigliata senza dire nulla, e io non sapevo più che inventarmi: “Facciamo che ora vado a dormire e ne riparliamo quando mi sveglio, eh?” e salii subito le scale per dirigermi verso la mia camera.
Mamma però mi interruppe: “Tanto non la scampi.” e mi lasciò andare via.

Arrivai in camera e mi buttai sul letto, senza togliermi nemmeno un vestito. Cominciai a pensare alla tremenda figura di merda fatta con Zack. Insomma, qual è il motivo per cui mi ero comportata in quel modo? Io l’avrei voluto baciare dalla testa ai piedi, avrei voluto farlo mio. Eppure non sono nemmeno riuscita a fargli capire che avrei voluto ricambiare quel bacio. Perché?
Mentre cercavo di trovare risposte a domande esistenziali, m’abbandonai alle braccia di Morfeo.

Feci un sogno strano. Sognai di essere nella vecchia scuola di Roma, e nel sogno c’erano anche Marissa e Summer che frequentavano la mia stessa classe. Io però le odiavo a morte: le consideravo delle stupide pettegole vuote che occupavano il loro tempo a seguire la moda. Nel sogno c’era anche Zack. Io lo chiamavo, e lui non rispondeva, mi ignorava, per lui non esistevo. Cominciai a urlare il suo nome, a piangere e a urlare di nuovo. Ma lui continuava a svolgere i suoi compiti e non si accorgeva minimamente di me.

Mi svegliai di botto, avevo dormito solo tre ore, ma non riuscivo proprio a prendere sonno così m’andai a fare una doccia.

Non facevo altro che meditare su quel sogno. Mi rendevo conto che se io fossi stata ancora la vecchia Kate che ero a Roma, io le avrei odiate a morte quelle come Marissa e Summer. Perché io avevo sempre odiato le ragazze alla moda e popolari che non facevano altro che snobbare gli altri. Invece, adesso, io ero una di loro e per di più mi trovavo bene con loro.

Quando dicevo che mi ero stufata della reputazione che avevo a Roma, quando dicevo che volevo cambiare, cos era di preciso che volevo? Andare in giro con le borse Luis Vuitton e le scarpe Gucci? Vivere in una casa con piscina? Andare alle feste in spiaggia? No. Il mio obbiettivo era semplicemente trovare me stessa.

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Capitolo 10
*** X ***


Uscii dalla doccia, e trovai mamma che m’aspettava seduta sul mio letto: “Siediti qua”
Ecco, già immaginavo la ramanzina che m’avrebbe fatto perché quella notte non ero tornata a casa a dormire.
Ma invece: “Kate, c’è qualcosa che non va?”
“No mamma, tutto bene. Mi trovo bene qua.”
“Sì lo vedo, Summer e Marissa sono molto simpatiche. Ma tu… tu non sei più la stessa.”
La guardai accigliata: “in che senso scusa?” allora era vero, anche lei lo pensava.
“Non fai altro che passare il tuo tempo davanti allo specchio o a spendere soldi per stupidi vestiti, non leggi più libri, le tue amiche di Roma non le senti più, ora cominci anche a dirmi bugie.”
Io m’alterai all’istante: “Mamma! Guarda che non siamo più a Roma! Che motivo avrei di sentire le mie vecchie amiche se so che in quella merda di paese non ci tornerò più! E poi quelle là tu le chiami amiche? Cos è? Ti fa strano vedermi truccata! Proprio tu, che sei mia madre, mi giudichi basandoti sulle apparenze.”
Mia madre continuava a mantenere la calma: “Io ti sto semplicemente dicendo che forse dovresti riflettere un po’ di più su quello che vuoi veramente. Guarda che lo capisco che questa è un età fatta di rapidi cambiamenti. Ma fidati, questa volta pensaci bene.”
Mi diede un bacio sulla fronte e uscì dalla camera.

Anche se continuavo a darle torto, dentro di me sapevo che mamma aveva perfettamente ragione, come sempre d'altronde. Per via della mia dura testardaggine mi era difficile ammettere la verità. Ma la verità era proprio che avevo ancora le idee confuse.

Non ci pensai due volte. Mi asciugai i capelli in un batter d’occhio, senza stare a guardare com erano venuti fuori. Mi infilai i miei vecchi jeans stretti e consumati, e pure le converse. Misi una maglietta dei Velvet Underground, quella con la banana di Andy Whoroal. La comprai a Roma, ad un concerto di Lou Reed. Poi sopra ci misi un gilet aperto. Presi la borsa Luis Vuitton che mi aveva regalato nonna e per finire mi infilai gli occhiali da sole abnormi che avevo comprato in uno dei tanti pomeriggi passati a fare shopping con Summer e Marissa.

Mi guardai allo specchio, e sorrisi. Scesi con euforia le scale e mi fermai in cucina dove mamma stava bevendo il caffè. Non dissi nulla, mi fermai e mamma mi guardò con la faccia sbalordita: “Devo dedurre che la mia lezione ti sia servita!”
“No mamma, è stata una mia idea”

A Roma non facevo altro che indossare jeans strappati e magliette psichedeliche. Non mi curavo affatto, e gli altri mi avevano affibiato l’etichetta di “sfattona”.
Arrivata a Newport ho cominciato immediatamente a indossare tacchi vertiginosi, minigonne e maglie scollate.
Però non mi ci volle niente a capire che io avrei dovuto essere semplicemente me stessa. Che l’importante non era arrivare in un posto sconosciuto e presentarsi come la snob di turno. Che problema c’era? Io avevo già trovato buoni amici, e loro mi avrebbero accettato comunque, di questo ne ero certa.
Che bisogno c’era di creare una patina rosa scintillante intorno a me? Non avevo più paura a dimostrare com ero veramente. Ero riuscita ad acquistare più autostima, più sicurezza.
E in un batter d’occhio la vera Kate prese il volo.

Così uscii di casa, e decisi di andare in fumetteria a comprare qualcosa da leggere.
Entrai e cominciai a rovistare fra gli scaffali per trovare qualcosa di interessante.
“Serve aiuto?” quella commessa era davvero deliziosa, aveva un sorriso stupendo e sembrava anche molto simpatica e disponibile. Sul suo golfino a losanghe c’era attaccata un etichetta: “Hanna”.
“Oh, si grazie. Cercavo qualche fumetto da leggere, anche se non saprei proprio cosa prendere, visto che vengo dall’Italia e quindi..”
“Uhm, vediamo un po’… cosa leggevi in Italia?”
“Bè, mi piaceva molto Dylan Dog.”
Subito andò dall’altra parte dello scaffale e tornò da me con un fumetto in mano: “Prendi questo, sono sicura che non te ne pentirai”
“Bè.. allora, sì lo prendo.”
Mentre mi faceva pagare, quella bellissima commessa mi disse: “Sai, non posso fare a meno di chiedertelo… ho visto la tua maglietta, e… mi dici dove l’hai presa?”
Io trattenni una risata. Mi faceva ridere quel suo modo di mostrare entusiasmo e euforia: “L’ho presa a Roma, quando sono andata a vedere un concerto di Lou Reed.”
“Oh, fantastico! Mi piacciono un casino!”

Mentre gli porgevo i soldi, in fumetteria entrò un tizio: “Ciao Hanna!”
La commessa rispose: “Ciao Zack!”

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Capitolo 11
*** XI ***


Mi voltai di scatto verso l’entrata della fumetteria. Ed era Zack, era proprio lui.
“Zack?!”
“Oh! Ciao Kate!”
Mi salutò come se niente fosse successo, faceva l’indifferente. Tant è che distolse presto lo sguardo da me e continuò a parlare con Hanna. Pare che cercava l’ultimo di Hulk.
Io mi sbrigai a prendere il resto e uscii dalla fumetteria salutandoli entrambi.
Pensai a cos era giusto fare, e decisi di aspettare che Zack uscisse. Gli avrei parlato, gli avrei detto com è che stavano le cose.
Dopo un bel quarto d’ora lo vidi uscire dalla fumetteria a mani vuote, e lo fermai.
“Zack! Ciao, senti, ti andrebbe di andarci a prendere un gelato al pontile?”
Lui mi sorrise: “Guarda mi piacerebbe, ma sai, ora ho proprio da fare.”
“Oh, ok.”

Ero convinta che avesse accettato. Ora perché si comportava in quel modo? Continuava, come la sera precedente, a sorridermi e ad essere gentile. Che si fosse inventato una scusa per evitarmi? Può darsi.
Fatto sta, che da quel momento, persi quell’entusiasmo che avevo prima di uscire di casa. Triste come la birra senz’alcol, mi incamminai verso casa. Durante il tragitto incontrai Summer: “Kate!”
“Ciao Summer.”
“Cheschifo quella maglietta!”
“Sì, lo so che non ti piace, ma io l’adoro.”
“Bè, se lo dici tu! Ma cos è quella faccia?”
“Ho combinato un casino! Ecco cos è successo!”
“Dai sediamoci e mi racconti.”
Ci sedemmo al bar a prendere un aperitivo, e le raccontai di Zack.
“Secondo me cederà presto.”
“Eddai Summer, come ne fai a essere così sicura?”
“La sera che ti ha conosciuta c’ha provato spudoratamente e per di più ti ha anche baciata. Che senso ha gettare la spugna?”
“Ma non significa nulla!”
“Senti a me: prova anche tu a fare l’indifferente come fa lui con te, e vedi come cederà presto.”
“Naaah! Non è da me.”

Il giorno seguente sarebbe stato il primo giorno alla Harbor, quindi sicuramente l’avrei rivisto.
Pensavo che non sarebbe stata una cattiva idea chiedergli di nuovo di andare a fare un giro per parlargli. Sì c’avrei riprovato.

La mattina seguente passò a prendermi Summer con la sua mercedes clk decapottabile. Era uno schianto quell’auto, e anche lei lo era con quel vestitino svolazzante. Io molto più semplicemente ero uscita di casa con le converse verde smeraldo, dei pantaloncini corti di jeans e una t-shirt di spongebob.
Quella scuola era una figata immensa, era bella! Trovai il posto del mio armadietto, ma non riuscivo proprio a capire come si facesse ad aprirlo.
Qualcuno capì che avevo bisogno di una mano: “Serve aiuto?” Era Hanna, la commessa della fumetteria.
“Possibile che tu arrivi sempre nel momento del bisogno?”
Le feci spazio e lei riuscì ad aprirmi l’armadietto, e dopodiché aprì il suo che era proprio di fianco al mio. “Comunque non ci siamo presentate, io sono Kate.”
“Piacere mio! Io sono Hanna! Che materia hai alla prima ora?”
“Oh, ah sì. Ho inglese.”
“Anche io!”
D’un tratto comparve Summer: “Kate, allora ci vediamo alla pausa pranzo in terrazzo, ok?”
“Sì, va bene.”
Intervenne Hanna: “Ciao Summer!”
Summer la guardò quasi con aria schifata: “Ciao Hanna. Allora sei tornata da Pittsburg.”
“Sì, sono tornata definitivamente.”
“Ma che bella sorpresa.” Disse Summer con ironia. “Scusa ma devo proprio scappare.”
Non capivo perché c’era tanto ostilità fra le due: Hanna era così simpatica e carina.
Io e Hanna ci dirigemmo nell’aula di inglese, poco dopo che fosse suonata la campana. L’aula era già piena e Hanna corse a prendere posto. Mentre io fui trattenuta dal professore di Inglese che mi presentò a tutta la classe.
Ironia della sorte: l’unico posto libero era quello di fianco a Zack.

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Capitolo 12
*** XII ***


In quel momento la mia mente mi suggerì che era una bella idea comportarsi da indifferente, seppur io odiavo le strategie fino all’osso: “Ciao Zack!”
“Ehi, ciao Kate!”
“Come va?”
“Alla grande, e tu?”
“Non c’è male” rispose con il suo solito sorriso smagliante.
Per il resto dell’ora seguii la lezione senza distrarmi un attimo, e con la coda dell’occhio m’accorgevo che per qualche istante Zack mi fissava.
Era suonata la campana che segnava la fine dell’ora. Per quanto doveva durare ancora quella sceneggiata? Io lo dico sempre che non sono fatta per mascherare ciò che sento. Le strategie non sono fatte per me. E siccome io sono dotata di un impulsività sovraumana: “Zack!”
Era già in piedi che prendeva la cartella per uscire fuori dall’aula: “Dimmi”
“Hai qualche impegno per stasera?”
“Bè, veramente sì, perché?”
Ero davvero spazientita: “Ok, non fa nulla. Ma mettiti in testa che io ti devo parlare, quindi cerca di trovare un cinque minuti ok?”
Zack cambiò espressione, e ora che s’era levato dalla faccia quel suo solito sorriso da ebete, sembrava prendermi un po’ più sul serio: “Va bene. Vediamoci stasera.”
A quel punto io gli sorrisi, e lui ricambiò.

Per le successive ore non riuscivo a pensare ad altro se non a lui, fino a quando arrivò la pausa pranzo. Mi andai a sedere al tavolo di Summer e Marissa: “Kate! Allora com è andato il primo giorno di scuola?”
“Bene, ho conosciuto Hanna, sembra simpatica!”
Summer fece una smorfia: “Quella simpatica? Kate ma sei impazzita? E’ un verme che ti fa tanto la gne-gne, ma poi dietro nasconde una faccia orrenda fidati!” Summer si alterava quando parlava di Hanna.
Allora decisi di rivolgermi a Marissa: “Si può sapere perché ce l’ha con lei?”
“Eh, gli ha cercato di fregare Seth!”
“Aaah capisco! Comunque, non potete immaginare vicino a chi son capitata: Zack.”
E così raccontai com erano andate le cose.

Quella sera Zack sarebbe venuto a casa mia, e ci saremo visti un film.
Erano le nove quando il campanello suonò: “Ciao Zack, accomodati.”
“Grazie, hai una casa molto carina.”
“Ti ringrazio.”
Ero tesissima, non potete immaginare quanto.
“Sai mi piaci più così rispetto a com eri vestita alla festa.”
“Eddai, non mi far arrossire. In effetti è proprio di questo volevo parlarti”
“Vuoi parlarmi di scarpe e vestiti?”
“No, che hai capito! E’ che m’hai preso alla sprovvista. Nel senso che io sono venuta a Newport con l’intento di cambiare del tutto, di crearmi un’altra reputazione. Non che a Roma avessi una brutta reputazione, ma è che volevo qualcos’altro. La mia metamorfosi è stata così rapida e azzardata che ti giuro m’ha spaesato. Però adesso son riuscita a riacquistare un giusto equilibrio.”
Zack annuiva, ma non riusciva ancora a capire il perché di quel mio discorso.
“Quello che ti voglio far capire è che finalmente ho le idee chiare, e le ho chiare anche su di te. Io sono stata una stupida l’altra mattina quando mi hai riportato a casa, ma proprio non sapevo cosa fare, dove mettere le mani. Forse ti ho dato un impressione sbagliata, anzi: sicuramente sarà stato così. Ma davvero… io…”
Zack non mi fece finire di parlare, che già le sue labbra erano incollate alle mie. Dapprima non realizzavo cosa stesse accadendo, ma stavolta sapevo che non mi sarei tirata indietro per nessun motivo al mondo.

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Capitolo 13
*** XIII ***


Era la mattina seguente, e io ero già fuori casa per andare a scuola. Vedo che Summer stava già uscendo dal cancello di casa sua con il suo clk e stava venendo verso me.
“Cazzo Summer! Mi sono scordata di avvisarti! Stamattina mi passa a prendere Zack!”
Summer si levò gli occhiali da sole come per squadrarmi meglio: “Poi voglio sapere tutto per filo e per segno. Tu non me la racconti giusta” e andò via.

Summer andò via ed ecco arrivare Zack con il suo bmw x5 nero. Salii in macchina e gli diedi un bacio.
“Ma buongiorno!” disse lui con aria gioviale.
Io gli sorrisi e dissi “buongiorno” anch’io.
“Ieri sera sono stato bene.”
“Sì, anch’io, sul serio.”
Tra una chiacchiera e una risata arrivammo a scuola. Mentre ci dirigevamo abbracciati verso l’entrata di scuola, vidi Hanna: “Ciao Hanna!”
“Ciao.” ma non ricambiò il saluto con il suo solito entusiasmo, con la sua solita allegria che la distingueva dagli altri. A d’un tratto sembrava essersi rattristata, ma non riuscivo a capirne il motivo.
Così domandai a Zack: “Cos avrà fatto Hanna? L’hai vista? E’ scappata subito?”
Ma si limitò a fare spallucce: “Bho!”

Alla prima ora avevo Matematica, così andai in aula. Vidi che c’era anche Hanna nell’aula, così ne approfittai e presi posto accanto a lei. Mi sedetti ma lei non mi rivolse neppure uno sguardo, si sforzava di far finta di star bene, ma si vedeva da un miglio che si sentiva in tutt’altro modo.
“Hanna?”
“Sì?”
“Posso chiederti cos è che non va?”
Hanna mi guardò e si sforzò di sorridermi: “Niente, va tutto bene.”
Ma appena finì di dire questa frase, prese la sua borsa e uscii dall’aula. Io la seguii e vidi che stava andando in bagno. Era lì, con le mani incrociate, appoggiata al muro, se ne stava in silenzio con gli occhi bassi, ma mi accorsi che delle lacrime le stavano solcando il volto.
M’avvicinai e provai ad abbracciarla, e lei si lasciò consolare: “Vuoi dirmi qual è il problema?”
Sputò il rospo: “Non credere che io ce l’abbia con te, è che è ormai da un bel po’ di tempo che Zack mi piace. Credevo l’avesse capito, dopo tutti quei favori che gli ho fatto, dopo tutte le mie gentilezze. Eppure ora mi sembra di aver capito che lui non si sia accorto di niente.” Si asciugava le lacrime e cercava di ritrovare il suo solito sorriso.
Io sinceramente non mi aspettavo che Hanna fosse innamorata persa di Zack, e non sapevo nemmeno come comportarmi: “Io, io non lo sapevo.”
Mi sorrise: “Tranquilla, non dovevo dirti niente, ora penserai chissà cosa di me. In fondo non avrei dovuto metterti in mezzo a questa storia, mi dispiace.”
“Figurati.”
Lei finì di asciugarsi gli occhi e uscì dal bagno.

All’uscita di scuola fu Zack a accompagnarmi a casa: “Possibile che tu non ti sei accorto mai di nulla?”
“Ma era impossibile. Lei è sempre gentile e carina con tutte, non pensavo assolutamente che potesse provare qualcosa per me.”
“Credi che dopo questo possano cambiare le cose tra me e te?”
“Ma non dirlo nemmeno per sogno!”
In un certo senso mi sentii più sollevata, perché ci tenevo un sacco alla storia che stava nascendo fra me e Zack. Non mi ero mai trovata così bene con un ragazzo.

Finalmente tornai a casa: “Si può sapere chi è quel tizio che ti hai appena sbaciucchiato?”
Mamma s’è sempre divertita a sfottermi.
“Eddai! Ora ti metti pure a spiare!”
E intanto faceva i versi dei baci, e non riuscii a trattenere le risate. Era da scompisciarsi dalle risate quando mia mamma faceva così, ma siccome non lo trovavo un atteggiamento carino, le lanciai un cuscino, ma lei si vendicò presto. Infine ci ritrovammo entrambe sul divano a ridere come due pazze.

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