Accadde tutto all'improvviso

di binca
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefezione ***
Capitolo 2: *** 30 Giugno ***
Capitolo 3: *** Uno luglio ***
Capitolo 4: *** Due luglio ***
Capitolo 5: *** Tre luglio ***



Capitolo 1
*** Prefezione ***


CIAO A TUTTI
ECCOMI QUI CON UNA NUOVA STORIA…
NON SO SE VI PIACERA’… PERO’ IO CI TENGO PARECCHIO E TUTTO SOMMATO, PENSO CHE L’IMPORTANTE SIA SCRIVERE PER SE STESSI E IN UN SECONDO MOMENTO ANCHE PER GLI ALTRI

Detto ciò, BUONA LETTURA!!




 
PREFEZIONE
29 GIUGNO
 
Imperterrita osservai le numerose valige accatastate una sopra l'altra fuori da camera mia.
Partire per due settimane poteva anche essere una bella idea, se solo il viaggio non fosse stato in compagnia dei miei genitori, per non parlare della coppia di amici con due figli che avremo incontrato a Milano solo la mattina seguente. Amavo quelle persone è vero, a dir la verità avevo insistito io per andarci in vacanza assieme dopo averle conosciute l'estate precedente in un villaggio estivo, ma adesso, a poche ore dalla partenza non mi sembrava più una bella idea.
Da un certo punto di vista, mi sentivo stupida.
Perchè avevo deciso di partire con Tobia?
Il figlio maggiore della coppia, era un ragazzo con cui ero stata tanto per fare l'estate precedente, chiuso e riservato bisognava munirsi di pazienza per farlo parlare e se fino alla sera precedente ero entusiasta di trascorrere con lui l'intera vacanza, ora cominciavo davvero ad avere qualche dubbio.
«Bianca sei pronta?» Urlò mia mamma, mentre io annuivo mettendo in borsa l'ennesimo libro da leggere prima di iniziare a scendere le scale.
Per qualche strana ragione i miei genitori, avevano deciso di partire con un giorno d'anticipo per fermarci a Milano, in modo tale che potessi vedermi con Mara, una delle mie migliori amiche che viveva nei dintorni della grande città.
Io e lei, infatti, c'eravamo conosciute su EFP, un sito di fan fiction, l'estate precedente, e da quella volta non c'eravamo più separate.
Il fatto che mi fossi affezionata così tanto a quella ragazza era strano, dopo che la mia ex migliore amica mi aveva tradito con il mio ex ragazzo mesi addietro, aveva fatto si che io non mi fidassi più di nessuno, creando un muro sottile fra me e le persone che cercavano di avvicinarsi.
Scossi la testa a quel pensiero e m’incamminai verso l'imbarcadero, dove decine e decine di persone accaldate litigavano per via dello sciopero bianco che si stava tenendo in qui giorni.
Se già Venezia era una città complicata da vivere, soprattutto per quelli che dovevano andare in vacanza, il fatto che i marinai si fossero messi in testa di scioperare un giorno sì e l'altro anche era parecchio fastidioso.
Di fare i ponti con le valigie però, neanche se ne parlava e così, dopo aver buttato a terra il borsone di un ragazzo giapponese che mi lanciò un'occhiataccia, mi sedetti sulle panchine dell'imbarcadero per aspettare il mezzo, mentre i miei vicini di posto si lamentavano del caldo soffocante d’inizio Luglio.
Sbadigliando mi guardai intorno.
Perchè stavo partendo?
Non ne avevo decisamente nessuna voglia, avrei preferito starmene tranquillamente a casa mia oppure ritornarmene a Roma dalla mia amica Eleonora, cosa che avevo fatto per la maggior parte del mese precedente.
Che senso aveva partire per due settimane in compagnia di un ragazzo cui non fregava assolutamente niente di me, o almeno questo è quello che dimostrava, anche se, capirlo era parecchio complicato?
Io, tutto sommato a Tobia volevo bene. Era importante per me e sempre lo sarebbe stato dati gli avvenimenti dell'anno precedente, ma oltre a ciò la paura di rivederlo si faceva più imminente minuto dopo minuto.
Non sapevo spiegarmi il perché, ma lui era stato l’unico a cui avevo dato il permesso di prendersi una piccola parte del mio cuore dopo Matteo, il mio ex.
Forse quella liberta glie l’avevo data convinta di non vederlo mai più in vita mia, con l’unico problema che nel giro di due giorni i nostri genitori erano diventati un’unica cosa e questo aveva fatto si che Tobia venisse addirittura a trovarmi a Venezia con tanto imbarazzo e la paura anche solo di sfiorarsi.
Risi a quel pensiero ed estrassi dalla borsa il diario dell’estate precedente andando a rileggermi la pagina del nostro primo bacio.
 
QUATTRO LUGLIO 2012
Il cuore che batte a mille, le farfalle nello stomaco e un braccio maschile  appoggiato sopra la mia spalla come non succedeva da tempo.
Mi ero giurata di non provare mai più quelle emozioni soprattutto con qualcuno che non avrebbe potuto essere presente tutti i giorni nella mia vita, ma così non è andata.
Sento il suo respiro sui miei capelli, mentre sorseggia il the alla pesca che abbiamo preso solo pochi minuti prima, sotto l’ombrellone chiuso per via della tarda ora, giocherello con la sabbia incapace di muovermi.
Lui mi parla, credo pure mi sorrida, ma io non ci faccio troppo caso confusa da quelle emozioni che sono uscite tutte d’un colpo.
Spaventata respiro il suo profumo, il deodorante della Axel, quello blu e nero, lo stesso che usava il mio ex, mi entra nelle narici mandandomi in confusione.
Forse è un caso che quell’odore accompagni i miei baci, ma io la vedo più come una persecuzione che non mi fa dimenticare quello stronzo che mi ha ferita senza nessuna pietà. E proprio mentre sto pensando a ciò, mi ritrovo con le labbra umide a rabbrividire al vento della spiaggia, mentre i suoi due occhioni castani mi osservano incerti per vedere la mia reazione, come se non sapessi che mi voleva baciare dall’inizio della serata.
-         Era programmato ? – Chiede facendomi arrossire.
-         Un po’ .. e per te ?
-         Un po’.
Sorrido a quello sguardo da cane bastonato e mi avvicino, bacia in una maniera strana, ma comunque dolce e quindi mi lascio andare cullata dalle sue braccia che mi avvolgono, mentre un po’ della sua saliva va a posarsi sulle mia labbra.
Tenendo gli occhi chiusi mi distendo sopra di lui, cercando di non pesargli troppo, mentre un sorriso si dipinge sul suo volto.
-         Non possiamo avere una relazione stabile.
-         Lo so.. – Mormoro in un sussurro.
-         Cosa vuoi fare ?
-         Dimmi cosa vuoi fare tu. – Rispondo cominciando a giocare con la sua maglietta.
-         Le storie a distanza sono difficili e cinque ore sono tante.
-         Allora sono la tua distrazione estiva. – E’ la mia risposta, mentre lui sbuffa e mi stringe a te.
Rapita da quelle emozioni respiro nuovamente il suo profumo sorridendo e poi, piano piano torniamo a baciarci.
Sembra un tocca e  fuggi, la sua lingua va veloce a toccare la mia, ma subito si ritrae spaventata da chi sa cosa.
Lui è timido. Anche se non vuole ammetterlo io lo so, ed anche se mi ha sorpreso il fatto che mi abbia messo una mano sulla spalla all’inizio di quella serata, so che è così.
Lentamente comincio a giocare con i suoi addominali, il vento della sera fa svolazzare i miei capelli, mentre le mie mani tracciano contorni indistinti sui suoi addominali.”
 

Sbuffai e chiusi il diario. Tobia non mi piaceva, non avrei mai potuto avere una relazione stabile con lui per il semplice fatto che eravamo troppo diversi, ma quella settimana c’era stata e anche se avrei tanto voluto eliminarla, non potevo farlo.
E poi, come se non fossi già parecchio imbarazzata di mio, i messaggi delle mie amiche, che continuavano ad arrivare a raffica, non facevano altro che peggiorare la situazione.
A quel pensiero grugnii e inviai a tutte la stessa risposta: "Toby lo vedo domani, e comunque dubito che ci rimetteremo assieme!E' stata solo l'avventura di un'estate”.
A dir la verità, non tutte avrebbero meritato quella risposta, ma sapevo che anche se i loro messaggi domandavano se ero già partita, la vera cosa che interessava tutte, era sapere se fra me e il bel Toscano, sarebbe nato nuovamente qualcosa.
«Se rivà el bateo!»  Esclamò all'improvviso un signore anziano alla mia destra, usando quel dialetto che tanto mi piaceva sentir uscire dalla bocca di mia nonna.
A quel pensiero sorrisi e mi alzai in piedi stringendo con forza il manico della valigia prima di prepararmi all'incontro di lotta libera che avrei dovuto affrontare contro tutti i turisti per salire sull'imbarcazione.
 
***
 
Pranzo perfetto, viaggio fra musica sparata a palla nelle orecchie e qualche messaggio scritto di malavoglia...
Tutto sembrava andare per il meglio se non per il fatto che fossero già le sei di sera e di Milano nessuna traccia. Per questo motivo, mi ero messa l'anima in pace che quel giorno non avrei decisamente visto Mara.
Sbuffai e mi distesi sui sedili posteriori della macchina spaparanzandomi per bene, mentre le note della canzone di Paolo Meneguzzi s’impossessavano della mia mente.
 
"Ricordati di scrivermi ogni tanto
Da Los Angeles
E mandami il tuo numero di casa se vuoi
Sei mesi non son pochi sai
Divertiti fai ciò che vuoi
È giusto allontanarci poi vedremo
Che sarà di noi"


Canticchiai con le lacrime agli occhi perdendomi del tutto dentro i miei pensieri.
Quella canzone, infatti, mi era stata dedicata dal mio ex, uno stronzo patentato cui probabilmente non era mai fregato veramente qualcosa di me, ma anche l'unico di cui io mi fossi davvero innamorata.
Di storielle ne avevo avute tante dopo di lui, le cotte non erano mancate, ma ogni volta, mancava qualcosa.
Ogni volta mi rendevo conto che il ragazzo che stavo baciando non riusciva a conquistarmi fino in fondo.
Fatto sta che dopo essere stata tradita, avevo imparato a divertirmi con i ragazzi. Facevo qualsiasi cosa loro volessero, ma guai se uno di loro provava a toccarmi.
In tanti ci avevano provato, ma mai nessuno era riuscito nel proprio intento poiché si ritrovava con un male lancinante da qualche parte dovuto a uno dei miei calci micidiali.
Risi a quel pensiero, ma subito tornai seria.
Chi sa in quelle settimane se avrei dovuto sferrare qualche strano attacco.
La mia storiella estiva la volevo...
Il povero sfortunato probabilmente ci sarebbe stato, ma la sola idea di affezionarmi a lui mi terrorizzava e questo era uno dei principali motivi per cui non volevo partire.
Se avessi voluto una storia seria mi sarebbe bastato tornare a casa, aprire il cellulare, chiamare un mio compagno di scuola e riprovarci dopo che per metà anno scolastico il poverino c’aveva provato con me, senza mai smettere di viziarmi, ma cosa ci potevo fare se avevo paura?
Se nessuno al mondo mi sembrava abbastanza in confronto al mio ex?
Se solo farmi accarezzare una guancia mi faceva apparire le lacrime agli occhi?
Sbuffai.
Chi sa se avrei fatto amicizia con qualcuno.
Chi sa se io e Tobia ci saremmo appartati anche quell'estate su uno sdraio sotto la luna piena.
Chi sa fino a che ora i miei genitori mi avrebbero lasciato stare fuori.
Chi sa se al posto di Tobia avrei baciato qualcun altro.
Ma soprattutto, chi sa cosa sarebbe successo.


 
CIAO A TUTTIIIII ^^
SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO ;) FATEMI SAPERE EH!!
UN BACIONE BINCA
                                     
                                            

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Capitolo 2
*** 30 Giugno ***


CIAO A TUTTI ^^

GRAZIE PER LE NUMEROSISSIME RECENSIONI SIETE STATI TUTTI FANTASTICI E SPERO CHE LA STORIA CONTINUI A FARE COSI' TANTO SUCCESSO **

MA ORA, DOPO AVERVI ANNOIATO !

VI LASCIO ALLA LETTURA!!

UN BACIO!

 

CAPITOLO UNO

30 GIUGNO

 

  


Sbuffando mi rigirai nuovamente nel letto dell'albergo.

Fortunatamente per uno scherzo del destino mi ero ritrovata in una stanza tutta mia e questo mi dava la libertà di fare quello che volevo senza la paura di svegliare i miei genitori.

Quella notte, dopo aver spento la luce verso l'una e un quarto, avevo dormito per circa due ore, fin quando non mi ero svegliata senza riuscire più a prendere sonno.

Parecchio imbronciata decisi di alzarmi.

Tanto continuare a morire di caldo sotto le coperte non aveva senso e così, dopo aver acceso tutte le luci, mi recai in bagno per farmi una doccia che durò fin troppo, ma alla fine, in qualche modo dovevo pur impegnare il tempo no?

Ero agitata. Da lì a qualche ora avrei rivisto Tobia e il mio cuore continuava a martellarmi nel petto senza un motivo ben preciso.

Scossi la testa a quel pensiero e accesi la TV soffermandomi a guardare un film sulle balene.

 

***

 

· Forza forza di qua! - Urlò mio papà trascinando l'immensa valigia di mia mamma per mezzo aeroporto mentre io cercavo di nascondermi in mezzo ad altre famiglie, giacché in pratica tutti stavano guardando i miei genitori, che urlavano come pazzi, nel bel mezzo dell'imponente salone.

· Bianca, ma dove vai dobbiamo rimanere uniti! - Continuò facendomi segno di seguirlo cosa che feci tenendo sempre la debita distanza finché non arrivammo alla nostra fila.

Impacciata, mi guardai intorno.

Poco lontano da me, un ragazzo circa della mia età, con una bella barba, discuteva amabilmente con un bambino biondo su chi dovesse portare uno zaino rosa.

Sorrisi a quella scena per poi continuare il mio giro d'ispezione per arrivare alla conclusione che, di Tobia e della sua famiglia, non c'era neanche l'ombra.

Mi sentivo stupida. Perchè ero così agitata di incontrarli se Toby non mi piaceva?

Me lo stavo ancora domandando quando scorsi in lontananza una bambina sui nove anni, che a dir la verità ne dimostrava massimo massimo sette.

Sorrisi e mi avvicinai mentre lei imbarazzata faceva uno di quei suoi sorrisi che a me piacevano tanto.

· Ciao Matilde! - La salutai scompigliandole i capelli mentre lei per tutta risposta mi abbracciava forte forte.

· Hai sonno? - Le domandai pochi secondi dopo alla vista di un mega sbadiglio.

Stavo ancora parlando con la piccola quando un abbraccio mi fece sobbalzare.

Sua mamma, infatti, mi stava salutando calorosamente, cosa che pochi secondi dopo, fece anche suo padre, e una volta che mi ebbero superata per avvicinarsi ai miei, mi ritrovai faccia a faccia anche con lui.

Capelli di un biondo ramato, occhi stanchi e castani, fisico più palestrato di come lo ricordavo e la solita espressione che mi metteva tanto in imbarazzo.

Tobia era li, a pochi centimetri da me con quei suoi pantaloncini da ginnastica grigi e una maglietta rossa scolorita, vestiti che a qualsiasi altra persona sarebbero stati male, ma che a lui, cadevano a pennello.

Impacciata, provai a guardarlo negli occhi ma subito lui distolse lo sguardo posandolo su sua sorella che ancora mi abbracciava.

·         Matilde lasciala respirare!

·         Toby! Ma cosa ho fatto ci stavamo solo salutando. - Piagnucolò la piccola mentre io le accarezzavo i capelli prima di rivolgermi al ragazzo.

·         Lasciala, lo sai che non mi da fastidio e comunque ciao eh!

·         Sisi ciao... - Gorgogliò prima di lanciarmi l'ennesima occhiata per poi avvicinarsi ai miei per salutarli mentre io lo guardavo dall'alto in basso.

Odiavo quando faceva così!

Se aveva intenzione di comportarsi in quel modo per tutto l'arco della vacanza c'era proprio da stare allegri.

Era assurdo, c'erano momenti, dove sembrava anche simpatico e altri dove era decisamente odioso.

·         Stai tranquilla, questa notte ha dormito solo tre ore sai com'è fatto! - M’informò Matilde mentre io scoppiavo a ridere.

Effettivamente la cosa che Tobia amava fare di più era dormire, se solo glie l'avessero lasciato fare avrebbe trascorso anche tutta la vita dentro il letto e, infatti, l'estate precedente mi era toccato più volte andarlo a svegliare.

·         E come mai ha dormito così poco? - Domandai curiosa.

·         Era a una festa...

·         Aaah ora capisco! Comunque vieni, mettiamoci in fila. - Dissi prima di prenderla a manina per poi trascinarla in direzione di tutti gli altri.

 

***

 

·         Bianca, dobbiamo metterci le cinture! - Esclamò Matilde mentre io annuivo aiutandola a chiudersela.

Per tutto il tempo del volo, non avevo fatto altro che leggerle un libro di fiabe mentre Tobia dormiva.

Dopo essersi addormentato, non si sa bene come, aveva trovato una comoda posizione appoggiando, o meglio premendo, la sua testa sulla mia spalla e da quel momento, non si era più mosso, obbligandomi, così, a rimanere ferma immobile per tutta la durata del volo.

Sorrisi mentre chiudevo il libro di fiabe che avevo letto a Matilde.

Come cosa non mi dava fastidio, amavo i bambini e spesso, anche se i miei amici non riuscivano a capirlo, preferivo passare tempo con i piccoli che con quelli della mia età.

·         Sei pronta? - Dissi facendole il solletico – Adesso atterriamo!

·         Sii! Ma tu sei sicura di stare bene? - Chiese mentre io mi stringevo nelle spalle.

Effettivamente avevo mal di stomaco e non aspettavo che scendere dall'aereo per spalancare la valigia e prendere un moment, poiché sicuramente, il male era procurato da quei dolori che solo le ragazze possono comprendere. Dolori che io soffrivo tanto da svenire in mezzo alla strada se non prendevo un farmaco.

Nonostante continuassi a stare sempre peggio, però, non volevo spaventare la bimba e così tentai di regalarle uno dei miei sorrisi migliori senza troppi risultati dato che proprio in quel momento una fitta lancinante m’investì.

·         No no, tu non stai bene! Vuoi che chiami qualcuno?

·         Hem... no tranquilla, adesso scendiamo dall'aereo e vedrai che passa.

Nessuna delle due però, si era accorta che Tobi, facendo finta di dormire, aveva ascoltato l'intera conversazione ancora appoggiato alla mia spalla.

Una volta ottenuto il permesso del capitano di poterci alzare dalle poltrone feci un bel respiro e mi catapultai fuori dall'aereo a mano della piccola per cercare la mia benedetta valigia, mentre Tobi snobbandoci parlava in maniera concitata con suo padre nel bel mezzo della scala.

Pochi secondi dopo, una volta salita sul pulmino, una mano adulta mi si appoggiò sulla spalla.

·         Bianca, hai le mestruazioni? Come ti senti, hai bisogno di qualcosa? - Mi chiese Rudy, il padre di Tobia, mentre io diventavo tutta rossa e sgranavo gli occhi alle risatine dei ragazzi sconosciuti che avevano ascoltato il tutto, senza sapere che Rudy era un ginecologo.

·         Hem... io... - Farfugliai imbarazzata cercando di capire come diavolo era venuto a saperlo se Matilde era ancora a meno mia e non aveva avuto il modo di parlare con nessuno.

·         Tranquilla, Tobia mi ha informato che non ti senti bene.

A quel punto ammisi l'imbarazzante verità: avevo le mestruazioni e stavo pure male.

Come per magia, Rudy mi allungò una pastiglia da tenere sotto la lingua cose se sapesse che io non riesco a ingurgitare nessuna medicina se non con l'aiuto di litri e litri di acqua.

Essere la figlia di uno psichiatra non aiutava, l'avevo capito perfettamente nell'arco degli anni, ma avere un ginecologo in vacanza si era già dimostrato parecchio utile.

Ora però il problema era: andare a urlare dietro a Toby per la figuraccia che mi aveva fatto fare o ringraziarlo per la sua gentilezza.

Optai per la terza soluzione: "Ignorare la cosa e ignorare pure lui."

Avevo appena preso la decisione di ignorarlo quando il bell'imbusto, mi allungò la valigia con una smorfia e la frase: "Visto che stai male.."

Per poi andarsene mentre io lo guardavo con un sopraciglio alzato sotto la risatina divertita di Matilde.

Quel ragazzo era assurdo!

Per tutta la mattinata non mi aveva rivolto la parola e adesso in meno di un minuto, mi aveva risolto ben due problemi lasciando però a me, l'arcano quesito chi era veramente e cosa voleva da me.

Proprio non riuscivo a capirlo!

Sospirai e andai a sedermi su una sedia mentre in lontananza vedevo mio papà e la mamma di Toby parlare amabilmente con un signore sui trent'anni.

·         Ma tuo papà e la mia mamma stanno litigando con quello li? - Chiese la bambina mentre io continuavo a osservare la scena.

·         Non ne ho idea... ma sicuramente stanno dicendo qualcosa...

·         Già! - Risi e la presi in braccio.

Fortunatamente dopo la pastiglia, il male era in parte scomparso e ora, cominciavo a sentirmi notevolmente meglio tanto da riuscire a giocare e scherzare.

Pochi minuti dopo, stavo ancora ridendo con Matilde quando mio papà si avvicinò con in mano due buste.

·         Guardate cosa vi ho portato! - Esclamò sorridente mentre io lo guardavo con un sopraciglio alzato.

·         Che cosa sono?

·         Regalini per i bambini! Volevano darlo solo a lei, ma io sono riuscito a prenderlo anche per te e Tobia, cose da matti, siete ancora minorenni e non volevano darvelo. - Disse per poi allontanarsi mentre Matilde ed io, prima ci affrettavamo ad aprire la busta ritrovandoci in mano, un quaderno con sopra un pappagallo, una scatola di matite e un pupazzo rappresentante pure quello il pappagallo.

Scossi la testa davanti a quegli oggetti.

Per forza non volevano darcelo, erano i giochi per bambini, altro che!

A dir la verità mi sarebbe pure piaciuto vedere la faccia di Tobia mentre apriva la busta. Se ne sarebbe fatto proprio tanto di un pupazzo in miniatura!

 

***

 

·         Allora signori, prima di tutto mi presento, il mio nome è Kevin. Il volo da Verona è in ritardo e arriverà a Mykonos solo verso le tre e mezzo, orario Greco. - Ci informò l'animatore del villaggio non del tutto convinto delle sue parole.

A sentire quella notizia sbuffai. Era solo l'una, perciò avevamo parecchio tempo per farci gli affari nostri quando io in realtà, avevo una voglia matta di buttarmi in piscina.

·         Ma Bianca... - Mi chiamò Matilde che da quella mattina non si era ancora staccata dalla mia mano.

·         Si?

·         Perchè non possono portare noi intanto?

·         Eh bella domanda... pare che da qui al nostro albergo, manchino ancora due ore di nave!

·         Due ore? - Domandò esterrefatta mentre io annuivo.

·         Eh già... quindi dobbiamo aspettare quelli di Verona e poi partire con loro.

·         Ho capito! E penso anche lo stia dicendo. - Disse indicando il giovane animatore che non dimostrava più di vent'anni.

A quelle parole mi misi ad ascoltare il suo discorso.

Effettivamente stava dicendo proprio ciò e questo non mi rassicurò per niente poiché dalle sue parole aveva fatto intendere perfettamente, che prima delle sette in albergo non ci saremo arrivati.

·         Ora ascoltatemi tutti. Potete fare un giro per Mykonos, è una bella città, potete mangiare o prendere il sole quello che volete, l'importante è che per le tre e venti voi siate tutti davanti all'imbarcazione.

·         E le valigie? Ce le portiamo dietro o possiamo già caricarle? - Domandò una signora poco lontana da me.

·         Ah si scusate, potete già caricarle! Poi alle tre, assieme ai vostri amici di Verona, ci addentreremo in mare e ci faremo portare dal battello fino a Naxos, nella città di Cora che in greco, vuol dire capitale.

·         Nel frattempo possiamo fare quello che vogliamo?

·         Sisi certo ma prima mettetevi i braccialetti del villaggio. I minorenni se lo devono far mettere arancione mentre i maggiorenni giallo, questo, serve per non far comprare alcolici o altre cose ai minori di diciotto'anni.

Sbuffai.

Dopo l'esperienza dell'anno precedente dove Giuseppe, il fratello maggiore di Tobia che sfortunatamente non era potuto partire con noi per motivi universitari, aveva passato l'intera vacanza a farci da cameriere non volevo assolutamente rivivere l'esperienza così, piano piano mi avvicinai vicino a mio padre che fortunatamente mi reggeva il gioco quando serviva.

·         Papi... - Sussurrai per non farmi sentire dagli altri – Ti prego, posso quello giallo!? Quest'anno non c'è Giuse...

·         Va bene se non esagerate! Serve solo a te o anche a Tobia?

Stavo per rispondere che serviva solo a me, ma poi pensai che, tutto sommato, quel giorno Toby era stato gentile con me e quindi, un premio se lo meritasse.

·         Prendine due... diamo meno nell'occhio così!

·         Ok vado a prenderli. - Rispose con un bel sorriso dopo avermi scompigliato i capelli.

Annuii soddisfatta.

Non ero una che beveva molto spesso, ma se c'era occasione, non mi tiravo indietro e anche se non ero mai andata ubriaca, una bevuta con gli amici me la facevo soprattutto se ci trovavamo di notte in spiaggia.

Intorno a me vedevo i ragazzi litigare con i loro genitori per avere quello giallo, ma sembrava che pochi di loro, se non addirittura nessuno, riuscisse a convincerli e così, con un bel sorriso stampato in faccia mi avvicinai a Tobia non dopo aver recuperato i due braccialetti plastificati.

·         Hey tu – Gli dissi incerta – legati questo va.

Alla vista del colore che gli stavo porgendo, mi regalò una smorfia che interpretai come sorriso.

·         Bel colpo!

·         Già. non avevo voglia di dovermi trovare il ragazzo maggiorenne per prendere da bere. - Risposi facendogli la linguaccia mentre lui sbuffava.

·         Sisi, come se tu riuscissi ad attaccare bottone!

·         Eh beh, ti ricordo che quello associale sei tu! L'anno scorso è toccato a me fare il primo passo sia con te sia con tuo fratello e se non ricordo male, siete entrambi più grandi di me.

·         Oooh che palle che sei! - Disse dandomi una leggera spinta sulla testa con un'espressione divertita. - Vorrà dire che poiché sono più grande mi toccherà farti da baby-sitter.

·         Gnee guarda che abbiamo solo un anno di differenza!

·         No no è come se ne avessimo due, tu sei nata a Dicembre!

·         Deficiente tu a novembre dell'anno dopo mica a Gennaio! - Affermai ridendo.

Era buffo, grazie al braccialetto mi aveva rivolto la parola in maniera decente e ne ero felice.

 

***

 

·         Bianca leggiamo il libro? - Mi chiese la piccoletta nel momento esatto in cui salimmo sulla barca.

·         Matilde ma lasciala un po' in pace sta ragazza no?

·         Toby! Vai a dormire, a lei non da fastidio vero che non ti do fastidio?- Mi chiese la piccola mentre io scoppiavo a ridere davanti al battibecco fra i due fratelli.

·         No tranquilla, non mi da fastidio leggerti il libro, ma povero Tobia non ti pare?

·         Noo! Tanto lui dorme sempre quindi...

Annuii e mi girai verso il ragazzo.

·         Vuoi davvero dormire?

·         Sì... ho sonno... - Detto ciò si sdraiò sui divanetti mentre io facevo segno a Matilde di seguirmi sulla terrazza laterale della barca.

Quel posto a quanto pare, l'avevo notato solo io.

Forse perchè era piccolo e ci stavano massimo massimo tre o quattro persone o forse proprio perchè era passato inosservato a tutti, per questa ragione, mi sistemai comoda comoda e ripresi a leggere esattamente dove mi ero fermata quella mattina.

Quel libro lo adoravo.

Quando avevo l'età della bambina, infatti, era il mio libro preferito e così, sapendo che lei amava farsi leggere le favole avevo deciso di portarlo in vacanza con me. La storia parlava di Joannie, una bambina di dieci anni con due grandi problemi. Problema numero uno: negli sport è brava quanto i maschi, ma i ragazzi non la fanno giocare. Problema numero due: la sua mamma gradirebbe molto vederla andare in giro agghindata come le sue amiche ma Joanie non sopporta lucidalabbra e cerchietti. Soluzione dei problemi: una volta cambiata scuola, fingersi un maschio e sperare che il trucco funzioni. Ci vuole coraggio da vendere, come dice il suo personale supereroe Superkid, ma vale la pena rischiare.

Forse quel libro mi piaceva tanto perchè anch’io da piccola, odiavo mettermi vestitini o cerchielli, o forse perchè tutto sommato, gli unici amici veri che avevo erano sempre stati maschi.

Avevo appena iniziato a leggere quando una voce maschile mi distrasse.

·         Ciao, voi chi siete? - Domandò l'animatore che all'ora di pranzo ci aveva spiegato cosa dovevamo fare.

·         Io Bianca e lei Matilde. - Mormorai incerta mentre lui mi stringeva la mano sorridente.

·         Piacere, io sono Kevin, benvenute in Grecia! - Annuii e mi fermai un po' a parlare con lui, alla fine avrei dovuto passarci due settimane intere e questo voleva dire che molto probabilmente non me lo sarei più tolta dai piedi come succedeva ogni volta che andavo nei villaggi.

Con quelli dell'anno precedente, infatti, avevo instaurato un bellissimo rapporto e spesso continuavo a sentirli tramite facebook.

Kevin mi stava parecchio simpatico, si vedeva che teneva al suo aspetto poiché i capelli erano rigorosamente pettinati verso destra e il colletto della polo era tirato su, ma oltre ciò, mi pareva pure un bravo ragazzo con la testa sulle spalle.

·         Quanti anni hai? - Domandò all'improvviso Matilde che probabilmente si stava annoiando a sentirci parlare.

·         Io ne ho venti!

·         Quindi sei novantatré? - Risposi incerta mentre lui annuiva ed io mi perdevo nei miei pensieri.

Novantatré, la stessa età del mio ex... bah, non ci volevo assolutamente pensare!

Per altri dieci minuti buoni continuai a parlare con lui finché non fu richiamato da un altro animatore e finalmente questa volta, riuscii a leggere l'intero libro a Matilde che sembrava parecchio felice di ciò.

 

***

 

·         Hai visto che bello? - Chiesi alla piccola due ore dopo l'inizio del viaggio in mare mentre la costa cominciava ad avvicinarsi a noi.

·         Sì, tutte le case sono bianche o blu!

·         Eh già. ma tu la conosci la leggenda del minotauro e del filo di Arianna?

·         No... - Rispose lei delusa per poi riprendersi subito e con un bel sorriso domandarmi – Me la racconti tu?

Annuii a quella richiesta e cercai di ricordarmi la storia, che da quando avevo cominciato il classico odiavo giacché mi era toccato tradurla parecchie volte.

·         Allora – cominciai - devi sapere che tanto tempo fa, ancora ai tempi di Ulisse, c'era un uomo di nome Minosse, che da giovane, desiderava con tutto se stesso diventare re di Creta. Un giorno questo signore, chiese al Dio Poseidone di mandare un segno affinché i cretesi capissero che era lui il prescelto. Poseidone fece uscire dall'acqua un toro e i cretesi capirono che Minosse era il predestinato. Poseidone chiese però a Minosse di sacrificare il toro ma egli se ne dimenticò. Allora il Dio fece innamorare sua moglie del toro così Minosse ebbe per figlio un mostro mezzo toro, mezzo uomo.

·         Che brutto! - Esclamò la piccola non del tutto soddisfatta delle mie parole.

·         Eh beh, è stata colpa sua, avrebbe dovuto ascoltare quello che gli aveva detto il Dio.

·         Sì, ma il Dio era cattivo!

·         Mmm forse un po', ma aspetta che vado avanti. Minosse non voleva si sapesse in giro che suo figlio era un mostro, allora chiese all'architetto più bravo che c'era di costruire un intricato labirinto per nascondervi il Minotauro (così lo chiamò), ma pretendeva dagli Ateniesi che ogni nove anni, quattordici giovani, sette maschi e sette femmine, fossero dati in pasto al Minotauro, suo figlio.

·         Ma allora era cattivissimo pure lui! C'è se è tuo figlio, devi tenerlo, anche se ha qualche problema!

·         Sì, ma se il figlio lo mangiava che cosa avresti fatto tu?

·         Boh gli avrei dato tante caramelle così magari stava buono.

·         Sì, forse sarebbe stata una buona idea ma probabilmente il Re non ci aveva pensato!

·         Si mi sa anche a me, ma quindi che cosa è successo dopo?

·         Beh, diciamo che per le famiglie era una cosa abominevole e sarebbe continuata se non fosse entrato in scena il principe Teseo che promise agli abitanti di Atene che avrebbe riportato vivi, da Creta, i quattordici ragazzi, anche se non aveva la più pallida idea di come fare a uscire dal labirinto.

·         Ooh i principi salvano sempre tutti!

·         Esatto, ma aspetta perchè questa volta è la principessa a salvare tutti - Risposi divertita dall'espressione che aveva fatto la piccola.

·         Davvero?

·         Si! Infatti, Arianna, figlia di Minosse, cioè la sorella del Minotauro, era pazzamente innamorata di Teseo e decise di aiutarlo. Chiese all'architetto se c'era un modo per uscire dal labirinto; no, effettivamente non c'era un modo, tuttavia l'architetto aveva un'idea. Così Arianna diede a Teseo un grosso gomitolo e gli disse di ritrovare la strada seguendo il filo, che andando avanti avrebbe srotolato. Ma in cambio voleva essere sposata dal principe.

·         E il principe cosa rispose?

·         Beh Teseo naturalmente accettò. Arrivò dal Minotauro, lo uccise ed ebbe la gloria di Atene. Teseo s’imbarcò per Atene con Arianna ma per ordine di Poseidone la dovette abbandonare addormentata su un'isola.

·         Ma poverina, che cattivo! Però almeno questa volta il Dio non si arrabbia.

·         Eh già, ma pensa che lei, abbandonata su un'isola, lontana dal suo amore, non la prendesse certo bene inizialmente, ma poco dopo, lì si trovò un nuovo fidanzato, il dio Dioniso. E vissero per sempre felici e contenti.

Dissi mentre Matilde mi guardava sorridente.

Era fin troppo chiaro che la storia le era piaciuta parecchio, anche se normalmente, da quello che avevo capito, non è che le storie d'amore le piacessero molto.

·         Ma Bianca... - Domandò dopo qualche secondo di silenzio – perchè mi hai raccontato questa storia?

·         Ah già... manca la parte fondamentale... Vedi la grande isola davanti a noi? - Chiesi indicando la baia su cui ci stavamo attraccando.

·         Si!

·         Ecco, questa è l'isola di Naxos che in italiano si chiama Nasso o anche Assos...

·         E quindi? - Chiese la piccola senza capire molto del mio discorso.

·         Il popolare detto "Piantare in asso una persona" deriverebbe dal nome di quest'isola e si riferisce al fatto che Arianna, viene abbandonata (piantata) da Teseo sull'isola di Nasso.

·         Quindi è dove si è innamorata del Dio?

·         Si! Hai capito bene e ora alziamoci che siamo arrivate! - Esclamai prendendola per mano entusiasta di scendere finalmente sulla terra ferma mentre Tobia che nel mentre si era avvicinato a noi, dopo essersi svegliato, mi fece cenno con il capo che ricordavo bene la storia.

Sorrisi, se anche a lui secchione in greco e latino era andato bene il mio racconto, ero notevolmente soddisfatta.

 

***

 

·         Tobia... - Mormorai dopo un po' in direzione del ragazzo che mi lanciò un'occhiata interrogativa.

·         Si?

·         Beh ecco... questa sera, ti andrebbe di fare un giro in spiaggia o non so dove...

·         Sì, si potrebbe fare...

·         Guarda che non ti stupro eh! - Risposi lanciandogli un'occhiataccia.

·         Ci mancherebbe altro, al massimo lo faccio io comunque zitta che voglio sentire cosa dice l'animatore.

Sbuffai e non potei far altro che fare la stessa cosa.

Eravamo attraccati a Naxos da neanche cinque minuti e già ci avevano fatti salire tutti in autobus per portarci nel nostro benedetto albergo, luogo che non vedevo l'ora di vedere.

·         Signori e signori, ben venuti a Cora, la capitale di Naxos. Fra pochi minuti arriveremo in albergo, in sostanza per l'ora di cena. Ricordo inoltre che in teatro, alle ventidue, ci sarà la riunione informativa e ora, se guardate fuori dal finestrino alla vostra destra, potete ammirare la Portara, in altre parole la porta del tempio di Apollo.

A sentire quelle parole mi girai subito a guardarla mentre i ricordi del 2011 s’impossessavano della mia mente.

 

"

·         Amore ma prima o poi riusciremo a fare una vacanza in santa pace noi due? - Chiese Matteo mentre io scoppiavo a ridere.

·         Se riesci a convincere mia mamma anche si!

·         Ahahah! Molto divertente...

·         Eeeh dai, magari quando sarò maggiorenne... ma dove ti piacerebbe andare?

·         In Grecia... precisamente a Cora.

·         In Grecia? - Chiesi incerta. Matteo non era decisamente ragazzo da rovine antiche quindi mi sarei aspettata molto di più che la sua risposta comprendesse Amsterdam o Ibiza.

·         Sì, sai. li c'è il portale di Apollo.

·         E a te che frega del portale di Apollo? Tu odi la storia.

·         Si lo so, ma è la leggenda che mi piace...

·         La leggenda?

·         Sii o meglio, penso che piacerà più a te che a me...

Risi e gli baciai una guancia dolcemente. Cominciavo a capirci sempre meno di quella conversazione. Ma alla fine lui era così, quando doveva fare discorsi seri creava sempre una gran confusione.

·         E cosa dice questa leggenda?

·         Beh... Apollo è il dio dell'amore no? Si narra che al tempo degli Dei, se una ragazza passava sotto il portico del tempio che mai fu finito di costruire, o rimaneva incinta nel giro di sette settimane o non poteva più avere figli.

·         Sei un grandissimo stronzo sai? - Chiesi allontanandomi da lui che mi guardava con un'espressione parecchio confusa.

·         Perchè?

·         Perchè vuoi che non abbia figli?

·         Deficiente io voglio il contrario! Almeno tua madre ci lascerebbe in pace e noi riusciremo a stare assieme.

·         Tu sei pazzo! E di sicuro ci andremo quando sarò maggiorenne!

·         Sì... mi sa che quello sia obbligatorio, ma che dici, me lo prometti che un giorno ci andremo?

·         Si amore, è una promessa"

 

Sbuffai.

Non è che quel ricordo mi piacesse tanto, ma adesso che quella costruzione me la ritrovavo davanti, dovevo ammettere che quella volta Matteo era stato davvero molto dolce.

·         Signori e signori, eccoci in albergo! - Urlò l'animatore mentre un piccolo, MOLTO piccolo, villaggio appariva davanti a noi.

·         Ma dove diavolo sono finito... - Mormorò Tobia di fianco a me, mentre io non potevo fare a meno di dargli ragione.

 

***

 

Stanca, osservavo mia mamma parlare.

·         Noi andiamo a letto tu che fai? - Mi chiese mentre io lanciavo un'occhiata al ragazzo di fianco a me che ancora con la bocca piena rispose al mio posto.

·         Noi pensavamo di andare a fare un giro.

·         La riporti tu in stanza?

·         Sisi, non vi preoccupate. - Detto ciò bevve un sorso di coca-cola e s’incamminò verso la hall dell'albergo, unico posto, dove potevamo trovare connessione a internet, seguito a ruota da me

Né io né lui, eravamo entusiasti dell'albergo che in confronto a quello dell'anno precedente, era fin troppo piccolo e con troppe poche cose da fare.

Se quello dov'eravamo stati conteneva un massimo di milleottocento persone, questo ne ospitava massimo duecentocinquanta e il bello era che quella settimana non era neanche pieno.

Sbuffano mi lasciai cadere sul divano affianco al ragazzo che dopo avermi guardata per un secondo, si degnò di rivolgermi la parola.

·         Cinque minuti che guardo facebook e poi andiamo a farci un giro ok?

·         Per me va benissimo... - Mormorai posando il mio sguardo sulla famiglia che si era appena accomodata sul divano di fronte al nostro.

Una ragazza che sembrava essere più grande di me, con un vestito molto particolare, un paio di orecchini immensi dai colori della Jamaica e un bel sorriso stava discutendo con quello che doveva essere il fratello minore.

Un ragazzino sui tredici anni, dai grandi occhi castani.

·         Oggi non c'era proprio niente da fare.

·         Si è vero... abbiamo già fatto praticamente tutto quello che si può fare in questo posto.

·         Se...

"Fantastico" pensai.

Se quei due dicevano così l'albergo, doveva essere proprio una palla.

A questo punto, l'unica cosa che mi rimaneva da fare, era cercare di fare amicizia con quella li, anche se sembrava, più grande di me dubitavo si sarebbe lamentata, soprattutto se anche lei si stava annoiando.

·         Andiamo? - Domandò all'improvviso Tobia facendomi sobbalzare.

·         Sisi certo... - Dissi seguendolo mentre la ragazza castana alzava lo sguardo dal suo cellulare per mettersi a posto i capelli dandomi l'opportunità di vedere il braccialetto dell'albergo che portava al polso destro.

ERA ARANCIONE!

 

***

 

·         Mettiamo subito in chiaro due cose. - Esclamò il biondo nel momento esatto in cui fummo usciti dall'albergo incamminandoci per le stradine greche. - Tu ed io restiamo amici e non devi mai parlare di stupri o cose varie davanti a mai sorella.

A quell'affermazione lo guardai con un sopraciglio alzato.

Era completamente fuori di testa!

Se non altro però, avevamo messo in chiaro un fatto fondamentale: IO E LUI NON SAREMO MAI TORNATI ASSIEME e questo mi tranquillizzava parecchio, cosa che decisi pure di dirgli.

·         Sono decisamente d'accordo.

·         Sicura?

·         Si! Tu non mi piaci, siamo completamente diversi e poi, da quando sei venuto a Venezia e hai praticamente fatto a pugni con Matías - Dissi riferendomi al mio compagno di classe per cui avevo una cotta – ce l'ho pure abbastanza con te.

·         Ooh senti, se la sua ragazza si struscia su di me e mi costringe a mettergli le mani tu sai dove, non è certo colpa mia.

·         Come se a te fosse dispiaciuto tanto...!

·         Effettivamente! - Rispose scoppiando a ridere, cosa che feci anch’io dopo qualche secondo.

Quando quel deficiente era venuto a trovarmi a Venezia, infatti, avevo deciso di portarlo in discoteca con i miei compagni di classe, tutti per lo più bocciati una o due volte, ma alla fine, il tutto era finito in una quasi rissa fra Matías e Tobia, rissa cui eravamo scampati per un pelo e che ancora ricordavo ridendo.

·         Ti piace ancora quello li?

·         Sai come sono fatta... se un ragazzo mi piace, non riesco a togliermelo dalla testa...

·         Oppure lo usi e basta.

·         Già... - Sussurrai incerta. Non mi aspettavo decisamente di avere una conversazione del genere con lui.

·         Non ti merita lo sai vero? E' uno stronzo...

·         Perchè tu non lo sei vero? - Mormorai sperando non mi sentisse.

·         In che senso?

·         Lo sai che per me sei importante, quando l'anno scorso abbiamo deciso di fare quel che abbiamo fatto te l'ho detto, anche se non ero e non sarò mai innamorata di te, sarai sempre importante.

·         Quello che è successo fra noi è stato un errore... se già abbiamo sbagliato a baciarci non voglio neanche pensare al resto, e per fortuna che tu non ha voluto arrivare fino in fondo, ma alla fine lo sai, ero convinto di non vederti mai più.

·         Si sono d'accordo...

·         Non parliamone più ok?

·         In realtà non ne abbiamo mai parlato... tu cambi sempre discorso...

·         Lo so, è che non mi sento a mio agio.

·         Neanche io a dir la verità...

·         Ascolta, tu volevi solo distrarti dal tuo ex, io volevo divertirmi con una che non avrei più visto... non mi ero mai innamorato lo sai, non ci ho neanche pensato.

Annuii. Effettivamente aveva ragione.

Io quella sera ero mezza brilla, per la prima volta mi ero bevuta due cocktail interi completamente da sola grazie al braccialetto di Giuseppe, suo fratello e l'atmosfera era romantica... ma nessuno di noi due voleva fare niente con sentimento se non lui che in seguito si era preso una parte del mio cuore, in fatto di nuova esperienza.

·         Toby... - Sussurrai dopo un po' sedendomi su un muretto poco lontano.

·         Si?

·         Sei felice di essere venuto in vacanza con me?

·         In realtà non lo so, è imbarazzante, non ci conosciamo neanche praticamente...

·         Già...

·         E tu? - Chiese anche lui lasciando passare un po' di tempo.

·         Non lo so neanche io... però cazzo, a te ci tengo io voglio provare ad avere un qualsiasi rapporto con te.

·         Possiamo provarci se vuoi, alla fine se non ricordo male, sei una brava ascoltatrice o almeno con mio fratello lo eri.

Sorrisi. Durante la settimana estiva dell'anno precedente, ma anche durante tutto l'anno scolastico tramite facebook, avevo massaggiato con Giuseppe dandogli consigli con le ragazze e cose varie.

·         Su questo puoi contarci.

·         Allora facciamo una prova...

·         In che senso? - Domandai confusa.

·         Beh... io ho bisogno di parlare con qualcuno e salvo che non parli con i gatti che ci sono in albergo, non so con chi potrei farlo.

·         Ah... beh sì, sono qui se serve.

·         Vuoi tutta la storia?

·         Yes! - Risposi incerta. Non avevo neanche la più pallida idea di cosa volesse parlare.

·         Tutta tutta? Guarda che è lunga.

·         Tutta tuttissima!

·         E mi prometti di non parlarne con nessuno neanche con mia sorella?

·         Oh ma sei fissato con tua sorella! Mica è la mia migliore amica, mica vado a raccontarle tutto!

· E va bene... - Rispose facendo per la prima volta un VERO sorriso davanti a me. - Penso di essermi innamorato.

·Che ... tu, innamorato?

·Si... diciamo che è complicato, ha due anni meno di me.

·Quindi uno meno di me... - Mormorai facendo i conti a voce alta mentre lui mi lanciava un'occhiataccia.

· Sì... ma vedi, lei è fidanzata con uno da due anni... - E detto ciò continuò la sua storia per parecchio tempo.

Ero felice.

Finalmente si stava aprendo con me come non aveva mai fatto e sapevo, che se lo stava facendo, significava che ci teneva davvero ad avere un rapporto d'amicizia con me.

 

 

 

CIAO A TUTTI ^^

ECCOMI QUI CON IL SECONDO CHE POI IN VERITA' E' IL PRIMO CAPITOLO DELLA MIA STORIA :)

SPERO DAVVERO CHE VI SIA PIACIUTO!!

FATEMI SAPERE MI RACCOMANDO!!


 

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Capitolo 3
*** Uno luglio ***


CIAO A TUTTI...

ALLORA.... IN QUESTO CAPITOLO CI SARANNO UN BEL PO' DI NUOVI PERSONAGGI... MA TRANQUILLI CHE ORA SONO PRATICAMENTE FINITI ALMENO PER UN BEL PO'!

SE VI HO FATTO TROPPA CONFUSIONE PERO' DITEMELO MI RACCOMANDO...

UN BACIO E BUONA LETTURA!

 

CAPITOLO TRE

UNO LUGLIO

 




 

·         Cosa c'è. ?- Mugugnai ancora nel mondo nei sogni in direzione di mia mamma che stava decisamente cercando di dirmi qualcosa.

·         C'è Matilde fuori dalla finestra. - Ripeté di nuovo mentre io, questa volta decisamente più sveglia, mi rizzavo a sedere costatando che erano le nove e tre quarti del mattino e che probabilmente la bimba era lì da un quarto d'ora.

La sera precedente, infatti, prima di averle augurato la buona notte le avevo detto di presentarsi in camera mia alle nove e mezzo così avremo fatto colazione insieme.

·         Cazzo... - Mormorai fra me e me spalancando la serranda per farla entrare, mentre mia mamma mi faceva ciao ciao con la mano, dopo essersi messa la crema solare, prima di uscire dalla porta diretta in spiaggia.

Se dovevo essere sincera, ero ancora parecchio intontita poiché avevo preso sonno solo verso le due e la notte precedente, non è che avessi dormito molto di più, a causa di questo, mi ero completamente dimenticata della moretta che mi guardava con i suoi due occhioni castani.

·         Toby dorme ancora e mamma e papà sono andati via da un pezzo. - M’informò mentre io annuivo facendole segno di accomodarsi sul mio letto, per poi sparire in bagno a prepararmi.

Una volta che fui pronta, la presi per mano e m’incamminai verso il ristorante dell'hotel.

Era una bella giornata, il sole risplendeva limpido sul mare e i pochi turisti già svegli si stavano dirigendo in spiaggia.

Ero ancora intenta a contemplare il paesaggio intorno a me, quando un ragazzino dai capelli neri si scontrò con forza contro Matilde rischiando di mandarla a terra.

·         Hem scusate... - Disse imbarazzato tenendo gli occhi bassi mentre io lo osservavo divertita.

Anche se era parecchio alto, si poteva intuire perfettamente che non aveva più di dodi'anni.

I capelli scuri erano tutti spettinati e una maglia rossa leggermente grande gli arrivava quasi fino al ginocchio.

·         Tranquillo, come ti chiami?

·         Io. io... mi chiamo Fabio... - Sussurrò prima di scappare via mentre io e Matilde lo guardavamo allontanarsi sorprese.

 

***

 

Avevo finito di fare colazione da neanche cinque minuti quando qualcuno cominciò a chiamarmi.

·         Hey tu, si proprio tu con i capelli biondi e la maglia dell’Hollister dico a te! - Urlò nuovamente l'animatrice del villaggio mentre io dopo essermi guardata intorno per essermi assicurata che parlasse con me, mi avvicinavo incerta.

·         Si?

·         Hai meno di diciassette anni? - Mi domandò mentre al suo fianco una ragazza dai lunghi capelli ricci mi guardava sorridente.

·         Sì... ne ho sedici. - Alla mia affermazione un grido di gioia si levò dalla bocca di ognuna mentre Matilde spaventata da quelle due pazze si nascondeva dietro di me.

·         Fantastico allora non puoi dire di no, sei nei SEVENTEEN! - Continuò sventolandomi davanti al viso il foglio d'iscrizione che presi in mano senza sapere bene cosa dire.

Non avevo la più pallida idea di cosa fossero i Seventeen e non ero neanche tanto sicura di volerlo sapere, ma a quanto pare non avevo molta scelta dato che le due ragazze si erano abbandonate a un'emozionante conversazione.

Incerta non sapevo cosa fare, fu Matilde a tirarmi fuori da quel guaio.

·         Bianca, mi accompagni a vedere se Tobia dorme? - Chiese mentre io annuivo e salutavo le due ragazze dirigendomi verso le camere.

Sfortunatamente però, nel momento esatto in cui svoltammo l'angolo, la piccola cominciò a ridere come una pazza.

·         Io non vado nel Mini Club e invece ci finisci tu! - Esclamò mentre io mettevo il broncio cominciando a farle il solletico.

·         Ah si è così, ne sei sicura?

·         Si! Se è come quello dell'anno scorso io, non ci vado!

Risi. Effettivamente l'estate precedente si era ritrovata con un'animatrice che parlava solo russo e la settimana non è che fosse passata molto veloce.

·         Vuoi che andiamo a vedere che lingua parlano?

·         Va bene, dopo mi accompagni... però vediamo cosa c'è scritto nel foglio che ti hanno dato! - Annuii e mi sedetti sullo sdraio cominciando a leggere a voce alta mentre la piccola mi si sedeva in braccio.

" SETTEMARI CLUB!

CHE SPLENDIDA VACANZA!

 

I teenager cercano, anche in vacanza, esperienze aggreganti, divertenti e memorabili, “da raccontare”, che rimangano scolpite nella loro memoria.

Seventeen è il teen club dei Settemari Club dedicato ai ragazzi dai tredici ai diciassette anni compiuti, con aree riservate e programmi su misura per loro. È l’occasione di entrare a far parte di una grande community, incontrare tanti nuovi amici con i quali condividere la fantasia, la creatività e le passioni. I ragazzi saranno capitanati dai simpatici animatori Seventeen, pieni di entusiasmo ed energia coinvolgente, che proporranno un ricco programma di Party, pranzi e cene in gruppo, laboratori ed escursioni in esclusiva, show musicali, tornei, sfide notturne e tanto altro! Tranquilli sarà una vacanza da ragazzi.

Sorrisi, tutto sommato non sembrava male e poi, avrebbe potuto tranquillamente partecipare e iscriversi pure Tobia, per questo motivo dopo aver guardato Matilde per qualche secondo di troppo, completamente concentrata nei miei pensieri, la afferrai per mano e la trascinai al miniclub, dove due animatrici stavano parlando con alcuni genitori.

·         Parlano in italiano! - Mormorò la mora al mio orecchio.

·         Sì, contenta? - Chiesi mentre a quella domanda la bimba annuiva felice.

Neanche il tempo di aggiungere altro che le due ragazze si avvicinarono.

·         Ciao, avete bisogno di qualcosa?

·         Sì, lei vorrebbe iscriversi. - Risposi indicando Matilde che si era fatta subito timida davanti alle due sconosciute.

·         Oh ciao, io sono Rosa e lei è Denise - Si presentò la bionda mentre l'amica ci salutava con la mano. - Tu come ti chiami?

Per qualche altro minuto restai lì a parlare con entrambe fin quando la piccola non si decise a lasciarmi la mano informandomi che potevo anche lasciarla lì e che ci saremo viste solo all'ora di pranzo.

Annuii felice a quell'affermazione e salii la scala diretta alla piscina, dove solo mezz'ora prima avevo incontrato le due ragazze, che con mia grande contentezza erano ancora li.

·         Oh sei tornata! - Fu la prima cosa che dissero mentre mi accomodavo vicino a loro.

 

***

 

Erano circa le undici ed io mi trovavo seduta a un tavolo situato sul bordo della piscina a contemplare il bagnino dell'albergo e un cameriere parlottare amabilmente fra loro.

·         Non male eh! - Esclamò Giorgia mentre io le lanciavo un'occhiata d'intesa.

Da quando ero andata a sedermi con le due ragazze, se pur inizialmente parecchio scettica e incerta, ora cominciavo a sentirmi più rilassata.

Le due, infatti, erano parecchio simpatiche.

Silvia, la riccia e soprattutto la vacanziera, aveva la mia età e veniva da Trento mentre Giorgia, l'animatrice ancora senza divisa poiché era arrivata all'albergo solo la sera precedente, aveva diciannove anni cioè l'età della maggior parte della gente con cui uscivo di solito.

·         Si confermo...

·         Secondo me il bagnino è il più bello – Continuò l'altra mentre io mi soffermavo a osservarlo.

Tutto sommato era d'accordo.

Con il fisico perfettamente scolpito e le braccia muscolose faceva già la sua bella figura, ma se si parlava anche del viso allora li, a quel punto, non si poteva far altro che paragonarlo a un modello di biancheria intima.

A quel pensiero un ghignetto divertito apparve sul mio viso. Sapevo di non star facendo pensieri proprio casti, ma il fatto che avesse i capelli tagliati di lato e quelli centrali tutti pettinati verso destra, con un accenno appena visibile di baffi e uno stranissimo orecchino, almeno ai miei occhi, lo faceva essere perfetto.

Stavo ancora fantasticando su di lui quando in lontananza, esattamente dalla parte opposta della piscina, notai il ragazzino che quella mattina aveva investito me e Matilde e senza pensarci due volte mi alzai in piedi cominciando a urlargli dietro.

Non sapevo perchè lo stavo facendo, ma mi sembrava la cosa giusta e sicuramente lo parve solo a me poiché il poveretto dopo essere diventato, tutto rosso fu pure obbligato ad avvicinarsi.

·         Lui è Fabio! - Dissi tutta felice mentre si sedeva di fianco a noi.

·         Ciao, quanti anni hai?

·         Hem... io... io... io... ne ho tredici mormorò incerto mentre la mia attenzione veniva catturata da altre due persone.

I due fratelli della sera precedente, infatti, quelli che avevo visto mentre Tobia guardava facebook, stavano passeggiando sul bordo della piscina, e dopo aver salutato il bagnino e un altro tipo brutto e occhialuto saltato fuori da chi sa dove, si stavano avvicinando a noi.

Per questo motivo, non mi accorsi subito che oltre a Fabio, erano arrivati altri due ragazzi circa della mia età.

Ero imbarazzata.

Io con quella ragazza volevo farci amicizia. Non sapevo perchè, ma m’ispirava simpatia al che, quando si avvicinò a noi chiedendoci se poteva unirsi, fui ben felice di sporgergli una sedia.

·         Io sono Gloria e lui è Alex. - Disse indicando il fratello seduto a neanche due centimetri da lei. - Siamo già qui da una settimana, ma l'altro gruppo, quello precedente a voi ci stava antipatico e così abbiamo deciso di starcene per i fatti nostri.

·         Beh ciao... - Mormorai rendendomi conto solo in quel momento che le persone intorno a me si erano decisamente moltiplicate e così, decisi di rivolgermi ai due ragazzi con cui non avevo ancora spiccato parola.

·         Voi siete?

·         Io sono Alberto. - Rispose il più grande, un tipo con capelli castani e un bel sorriso stampato in faccia.

·         E io Giacomo.

Annuii dopo quell'affermazione e mi concentrai sulla ragazza appena arrivata che se non ricordavo male si chiamava Gloria.

 

***

 

·         Chi vuole una coca-cola? - Chiese Giorgia dopo l'ennesima risata di gruppo.

Da circa due ore, infatti, eravamo seduti al bar della spiaggia a parlare dei fatti nostri e con mia immensa gioia, ero pure riuscita a fare amicizia con Gloria e spesso, mentre gli altri affrontavano discorsi di qualsiasi genere, io e lei ci ritrovavamo a parlare per i fatti nostri.

Le sensazioni che avevo provato la sera precedente erano giuste, era una ragazza solare e simpatica, e passare tempo con lei non mi dispiaceva per niente.

L'unico aspetto che avevo sbagliato era l'età.

Se solo fino a poche ore prima pensavo che fosse più grande di me, pochi minuti dopo averla conosciuta, avevo appurato che non era così.

La mora, infatti, aveva un anno meno di me e questo, anche se inizialmente mi aveva sorpreso molto, mi aveva pure fatto sorridere.

Di cose in comune pareva ne avessimo fin troppe, dai ragazzi stronzi al fatto che entrambe fossimo negate negli sport con la palla.

Così, alla domanda di Giorgia, forse l'animatrice più pazza e simpatica che avessi mai conosciuto, lanciai un'occhiata alla mia nuova amica per poi rispondere.

·         Noi prendiamo due coche! - Venendo seguita a ruota da praticamente tutto il gruppo.

Dovevo ammettere che eravamo parecchi.

Dieci per l'esattezza se non contavamo Tobia e un altro ragazzo che molto presto, avremo obbligato a iscriversi. Ragazzo che se non avevo capito male, era il tipo con la barba che in aeroporto litigava con il fratellino per chi dovesse portare il benedetto zaino rosa.

·         Abbiamo pochi maschi! - Piagnucolò all'improvviso Silvia, la ragazza che quella mattina presto era al fianco di Giorgia quando mi avevano racimolato per iscrivermi ai Seventeen.

Risi a quell'affermazione. Effettivamente era vero. In quel momento intorno a me ce n'erano solo quattro:

Fabio, il ragazzino tredicenne che mi aveva investito quella mattina e che, stando alle sue parole, ballava il rap.

Alex, il fratellino minore di Gloria, che stando ai miei pensieri sarebbe diventato ben presto un badboy.

Giacomo, tanto carino e simpatico quanto chiacchierone e sorridente e infine Alberto, finora il più grande dei ragazzi ma comunque con un anno in meno di me.

Non era brutto, decisamene il suo metro e ottanta sapeva portarlo, anche se per i miei gusti era troppo timido e silenzioso, ma nonostante ciò, non era il mio tipo e questo mi dispiaceva, perchè oltre il bagnino nell'albergo non avevo visto ancora nessuno con cui divertirmi per l'intera settimana.

·         Ma tu ieri sera non eri con uno? - Esclamò all'improvviso Alex facendomi sobbalzare.

Fino a quel momento, infatti, non avevo nominato il nome di Tobia a nessuno dato che non sapevo se il biondino avrebbe accettato di venire in gruppo con noi o no.

Conoscendolo ci avrei messo parecchio tempo a convincerlo e se non ci fossi riuscita, mi sembrava stupido munire di false speranze l'intera parte femminile del gruppo.

·         Si si ecco... sta ancora dormendo.

·         E tu come fai a saperlo? - Chiese Stefania, una ragazzina che per qualche strano motivo non riusciva proprio a starmi simpatica e, infatti, ci avevo scambiato poche parole.

·         Siamo assieme quindi... - Mormorai nel momento esatto in cui Giorgia tornava con le nostre bibite riuscendo così, a chiudere il discorso Tobia almeno per un altro po'.

·         Che ne dite di andare a fare un bagno in piscina? - Chiese sorridendo poco dopo mentre un coro di urla investiva il bar.

 

***

 

Stavo nuotando bella tranquilla in acqua parlottando del più e del meno con Gloria quando in lontananza, oltre il bagnino, scorsi Tobia farmi segno di raggiungerlo a bordo piscina.

Sbuffai e dopo essermi girata verso la mia nuova amica scusandomi, m’immersi in acqua nuotando fino all'altra parte della vasca.

·         Ciao... - Mi salutò il biondo non troppo felice.

·         Salve, svegliato adesso?

·         No... sono andato a correre...

Stavo per rispondere che era pazzo ad andare a correre con quel caldo quando notai che le sue gambe erano completamente rosse.

·         Toby... ma che cazzo... - Mormorai incera avvicinandomi per costatare se si trattasse di sangue o di colore.

·         Sono caduto dentro i rovi.

·         Eh?

·         Senti, volevo andare a correre, sono uscito dalla finestra come ha fatto mia sorella sia ieri sera sia, sta mattina e poi volevo raggiungere la cima di quel monte li vedi? - Chiese indicandomi un monticello non tanto alto esattamente di fronte a noi.

·         Si si lo vedo...

·         Ecco, quindi ho scavalcato il muro e c'erano dei cespugli... pensavo fossero morbidi e invece sono rovi e per di più ci si sprofonda dentro... saranno alti un metro circa.

A quell'affermazione non sapevo se scoppiargli a ridere in faccia, e ci mancava davvero poco, o se preoccuparmi per tutto il sangue che lo ricopriva dalle caviglie allo stomaco.

Era assurdo, quel ragazzo in ogni situazione riusciva a mettersi nei guai.

·         Hem... vuoi una mano, oppure che ti aiuti a togliere tutto e a ripulirti?

·         No no va beh... - Mormorò prendendo l'asciugamano da piscina per poi passarselo sulle gambe in modo da pulire le tracce della sua disavventura pseudo sportiva.

Storsi il naso a quella vista e feci finta di niente.

Dovevo ammettere che vederlo dal basso verso l'alto non era tanto male.

Da come lo ricordavo, era cresciuto. I muscoli erano diventati molto più visibili e anche la tartaruga, che l'anno precedente non c'era, faceva la sua bella figura sul fisico abbronzato del ragazzo.

Scossi la testa a quel pensiero e mi ripetei mentalmente che a me non piaceva.

·         Oi, ma hai fatto amicizia con la ragazza di cui mi parlavi ieri? - Chiese dopo un attimo d’incertezza riferendosi a Gloria che nuotando lentamente si stava avvicinando a noi.

·         Sì, è carina vera?

·         Mmm... sì.

·         Il tuo mmm sì, lo prendo come un mi piace e vorrei conoscerla? - Chiesi schizzandolo un po' con l'acqua mentre lui mi lanciava un'occhiataccia delle sue.

Era buffo, da quando la sera precedente c'eravamo messi a parlare in tranquillità riuscivo a capire meglio cosa passasse per la sua testa.

Che fosse un ragazzo chiuso e riservato l'avevo sempre saputo, ma ora mi rendevo conto che sotto il carattere da orso, in verità c'era un brutto anatroccolo che aveva voglia di diventare grande.

·         Gloria ti presento Tobia. - Dissi dopo qualche secondo dopo mentre i due si stringevano la mano sotto la mia aria compiaciuta.

Che sarei dovuto diventare cupido era chiaro, conoscendo Tobia, anche se la sera precedente mi aveva detto di essere innamorato di una ragazza che viveva vicino a casa sua, dubitavo si sarebbe tirato indietro... La domanda era: Gloria, cosa ne avrebbe pensato?

 

***

 

·         C’era una volta una strega che viveva in una casa su una collina, la sua casa era rossa, il tetto era rosso, le persiane gialle. Il tavolo era verde, le sedie blu, il letto arancione e il water nero. La strega si chiamava “ Frittella”.
Ogni giorno la strega combinava un danno; faceva pasticci dappertutto, magie stregate, rompeva i piatti, calpestava la coda del gatto.

·         Pasticciona come Tobia! - Esclamò Matilde distesa sul mio letto mentre io scoppiavo a ridere come una pazza.

Erano le quattro di pomeriggio ed io e lei eravamo spaparanzate sul letto matrimoniale da tipo un'ora, intente a leggere storie su storie per passare il tempo.

Dopo la visita di Tobia in piscina, infatti, ero stata ancora un po' di tempo con i Seventeen a parlare del più e del meno fin quando non ci era venuta fame.

In realtà, avrei potuto trascorrere pure il pranzo con loro, ma lasciare Toby da solo mi dispiaceva, e così mi ero incamminata verso il nostro tavolo trovando i nostri genitori, ai quali feci subito firmare il modulo d’iscrizione sia mio sia suo.

Non che al ragazzo avessi già parlato della cosa, ma speravo che così, pure sua mamma mi avrebbe dato una mano a convincerlo.

·         Dai, ci divertiamo! - Avevo piagnucolato mentre lui masticava fin troppo lentamente la sua bistecca.

·         No, sono troppo piccoli.

A sentire quella frase avevo deciso di mentire.

Alla fine, se non l'avessi fatto, probabilmente, avrei passato l'intera vacanza sentendomi in colpa perchè io mi stavo divertendo e lui no.

·         Non è vero! Vedi quella con il costume giallo? - Avevo domandato indicando Silvia seduta al tavolo dei Seventeen.

·         Quella con le due tette enormi intendi?

·         Si lei... beh, lei ha la tua età e il ragazzo lì vicino, Alberto si chiama ha la mia.

·         Quindi non sono tanto piccoli...

·         No te l'ho detto! Senti facciamo così... questo pomeriggio alle cinque, c'è una partita di calcio giù in spiaggia. Partecipano sia quelli del nostro gruppo sia gli adulti...

·         E quindi?

·         Tu ami il calcio! Gioca e vedi se ti stanno simpatici! - Avevo esclamato esasperata nel momento esatto in cui Rudy, suo padre si accorgeva delle gambe completamente piene di tagli.

Continuai a ridere pensando a quella scena dove il padre si era messo a urlargli dietro che era un grandissimo deficiente, e cominciai a fare il solletico a Matilde.

Io amavo quella bambina!

Avrei potuto passare ore e ore in sua compagnia a leggerle libri, ma per fortuna si era trovata pure lei un'amichetta al mini-club facendo accrescere in lei la voglia di andare in quel luogo.

·         Biancaaa – Urlò all'improvviso dopo aver guardato il mio telefono.

·         Si?

·         E' tardi, dobbiamo andare! - Detto ciò scese dal letto, mi afferrò per mano e mi trascinò in terrazza, dove scavalcammo per poi trovarci in una delle numerose strade del villaggio.

·         Hai così tanta voglia di andare dai tuoi amici? - Chiesi ridendo.

·         Sì perchè stiamo preparando una sorpresa.

·         Aaah adesso capisco, e dimmi un po', dove dovete trovarvi?

·         In spiaggia credo! - Annuii e m’incamminai giù per la discesa in modo tale da accompagnare la piccola al mare e poi dirigermi al campo da pallavolo dove probabilmente sarebbero stati tutti gli altri.

 

***

 

·         Biancaaa! - Urlò Gloria nel momento esatto in cui mi vide per poi corrermi incontro mentre un mormorio di disappunto, si alzava dalle bocche degli altri, poiché così facendo, aveva abbandonato il campo da gioco.

·         Hey, ma tu non eri quella che non sapeva neanche toccare la palla? - Domandai mentre lei annuiva.

·         Sì, infatti, mi hanno obbligato a giocare! - Risi a quell'affermazione e mi sedetti sul muretto scoprendo che la ragazza non era l'unica a non saper giocare.

Sorrisi a quel pensiero e continuai a guardare le ultime azioni della partita.

Ero felice.

In poche ore mi ero trovata un gruppo e dubitavo che sarei riuscita a dimenticarlo una volta finite le vacanze, stavo bene con loro!

·         Andiamo al bar della spiaggia? - Proposi dopo un po' ricevendo l'approvazione da parte di tutti gli altri.

Canticchiando fra me e mi andai a sedermi stando ben attenta da prendere il tavolo più lontano da dov'erano seduti i miei genitori e quelli di Tobia, che probabilmente stava ancora dormendo in stanza da letto.

·         Sentite un attimo. - Richiamò la nostra attenzione Giorgia mentre tutti ci giravamo a guardarla.

·         Si?

·         Questa sera, dopo lo spettacolo sarebbe programmata l'escursione al Kahlua per il nostro gruppo.

·         Escursione dove!? - Domandammo tutti in coro mentre Gloria e Alex si lanciavano un'occhiata complice.

·         Il Kahlua sarebbe una specie di disco bar, dove si balla sopra i tavoli e se beve e ci andremo verso le undici e mezzo per poi tornare all'una e mezza. - Ci spiegò brevemente la nostra animatrice.

A sostenere la verità non sembrava una brutta idea, ma dubitavo che i miei genitori mi avrebbero concesso il permesso di stare fuori salvo che...

Con una nuova idea in testa, mi alzai da tavola e svoltai angolo dirigendomi verso di loro.

·         Mamma, questa sera io e Tobia possiamo andare in un disco-bar fino l'una e mezzo? - Chiesi tenendo incrociate le dita dietro la schiena.

·         Beh... se viene anche Tobia, penso di sì... - Mormorò non del tutto convinta mentre io con il sorriso più smagliante che potessi avere le rispondevo a pennello.

·         Oooh puoi giurarci che viene! - Detto ciò feci dietro font e tornai dagli altri più soddisfatta che mai.

A dir la verità, l'unico problema era convincere il ragazzo a venire, ma in un modo o nell'altro ci sarei riuscita.

Non sapevo perchè, ma a patto che Toby fosse con me, i miei mi avrebbero fatto fare qualsiasi cosa e questo mi pareva fantastico.

Motivo per cui, non mi sarei fatta assolutamente rovinare la vacanza da quel testone, a patto di mettergli un collare e portarmelo al guinzaglio per tutto l'arco delle due settimane.

·         Io e Tobia possiamo venire! - Esclamai una volta che mi fui accomodata nuovamente sulla sedia di plastica.

·         Tu e chi? - Chiesero in pratica tutti.

·         Io e uno di diciassette anni che ora sta dormendo... - Risposi mentre Stefania, la ragazzina odiosa che quella mattina mi aveva fatto domande su di lui, s’intrometteva nuovamente nella conversazione.

·         Quello con cui sei in vacanza?

·         Si lui...

Per tutta l'ora successiva continuammo a parlare del più e del meno mentre io continuavo a lanciare occhiatacce maligne in direzione della ragazzina, con il sottofondo delle risate di Gloria che spesso non riusciva a trattenersi.

Tanto quanto amavo una, alla stessa maniera odiavo l'altra e questo significava, che una l'avrei sposata e una l'avrei volentieri ammazzata.

·         Bianca, guarda che io e mio fratello questa sera non ci siamo... Dobbiamo andare a mangiare a Cora, la capitale di Naxos. - M’informò dopo un po' mentre io le lanciavo un'occhiataccia.

·         Come non ci sei!? Ma non puoi andarci un altro giorno a mangiare fuori?

·         Eh no... Al Kahlua ci sono andata la scorsa settimana e non è che mi sia divertita più di tanto... - Cantilenò prima di mordermi un braccio mentre io scattavo in piedi ridendo.

·         Ma uffaaaaa!

·         Eh oh...

Sbuffai e tornai a sedere mentre Giorgia attirava nuovamente la nostra attenzione.

·         Ragazzi, guardate che fra pochi minuti comincia la partita di calcio... che dite se ci troviamo tutti alle sei in piscina? - Chiese mentre tutti annuivano.

·         Sì, noi giochiamo e poi raggiungiamo voi ragazze ok?

·         Perfetto, e allora alziamoci! - Detto ciò tutti insieme ci incamminammo verso il capo da calcio, luogo da cui noi ragazze avremmo dovuto continuare la nostra camminata in direzione della piscina.

Quella però non mi sembrava una bella idea.

Avevo detto a Tobia di andare a giocare a calcio e volevo essere sicura al cento per cento che ci andasse e che non se la svignasse solo pochi minuti dopo, così, dopo averci pensato per qualche minuto di troppo, mi girai verso la mia nuova amica.

·         Glo... ti andrebbe di vedere la partita di calcio?

·         Boh sì perchè?

·         Beh ecco... io non ho voglia di andare in piscina e poi c'è Tobia che ti vorrebbe conoscere...

·         Ma io sono fidanzata da un anno! - Esclamò lei sgranando gli occhi.

·         Eh va beh, quel che succede in Grecia resta in Grecia! - Risposi nel momento esatto in cui un mormorio si alzò dalle bocche di tutte le altre ragazze che in confronto a quella mattina, si erano moltiplicate notevolmente.

·         Guardate che bello quello li.

·         Sì, ha un modo di fare elegante

·         Già è proprio bello.

Sbuffai a quelle affermazioni e tornai a parlare con Gloria.

·         Ma stanno parlando ancora del bagnino? - Chiesi nel momento esatto in cui scorsi il viso parecchio seccato di Tobia farsi largo verso di noi.

 

***

 

·         Bianca! - Mi chiamò il ragazzo in questione pochi minuti dopo mentre io allontanandomi dai Seventeen avvicinandomi a lui.

·         Si?

·         Sono venuto contento?

·         Sii! Sei stato bravissimo comunque ti devo chiedere un piacere per questa sera... - Mormorai incerta.

·         Sentiamo...

·         Beh ecco, il gruppo organizza un'escursione in disco-bar fino all'una di notte, ma i miei genitori mi lasciano venire solo se vieni anche tu.

·         Si beve?

·         Sì...

·         C'è Gloria?

·         Sì... - Mentii con un bel sorriso stampato in faccia.

·         E allora vengo... ora scusami ma devo andare a giocare a calcio.

In silenzio lo osservai allontanarsi.

Avevo mentito è vero, ma se non avessi detto ciò, molto probabilmente non avrebbe accettato di venire, e quella, non mi sembrava una bella cosa.

Sbuffai e m’incamminai verso il gruppo dei Seventeen per assicurarmi che almeno la parte del bere non fosse una bugia, ma nel momento esatto in cui rientrai nel gruppo, una sfilza di domande m’investì.

·         Chi è?

·         Quanti anni ha?

·         Perchè non viene in giro con noi?

Risi e feci l'occhiolino a Gloria che se la rideva sotto i baffi per poi rispondere.

·         Si chiama Tobia, fra qualche mese compie diciotto'anni e ci conosciamo perfettamente.

·         Ma non è tuo fratello giusto? - Domandò Stefania, la ragazzina insopportabile mentre io scuotevo la testa.

·         No no, siamo solo in vacanza assieme.

·         Tu con sua sorella?

·         Sì... - Sbuffai per poi salutare tutti con la mano e sedermi nel muretto lì vicino seguita a ruota da Gloria.

Per qualche minuto restammo in silenzio entrambe concentrate nei nostri pensieri.

Sorrisi al vento fresco della sera, e mi misi comoda a osservare il paesaggio.

La spiaggia sembrava un piccolo formicaio, ognuno era impegnato nel proprio compito: i bambini giocavano, le mamme li inseguivano, qualcuno leggeva il giornale e qualcun altro invece si stendeva lasciandosi accarezzare dai caldi raggi. Il rumore del mare era coperto dalle attività umane, un sottile chiacchiericcio si estendeva nell'aria, turbato solo a tratti da qualche urlo e qualche risata.

Se mi sporgevo un po' a destra, potevo vedere il mare in tutta la sua grandezza. Poche onde, poco vento, anche l'acqua sembrava emanare calore e la quantità di bagnanti in cerca di refrigerio né era la prova.

·         Ci sei stata molto male per il tuo ex? - Mi domandò all'improvviso Gloria riferendosi a quello che le avevo raccontato solo quella mattina.

Per qualche altro secondo restai zitta fingendo di non aver sentito, fin quando non mi decisi a rispondere.

·         Sai, è stato il mio primo grande e soprattutto vero amore... così mi piace ricordarlo. - Mormorai in risposta per poi perdermi con gli occhi a cuoricino nei miei ricordi – Ero innamorata di lui, probabilmente lo sono ancora... ma come ho imparato a capire nei mesi, probabilmente ho fatto amicizia con quei sentimenti troppo presto. Una storia d'amore a distanza durata tre anni sono duri anche per un adulto, figuriamoci per due ragazzini com'eravamo noi all'epoca.

·         Sì però siete durati a lungo.

·         Beh... diciamo che ce l'abbiamo messa tutta... e il fatto che io trascorressi l'intera estate in montagna con mia nonna aiutava parecchio.

·         Sì, tre mesi interi passati in sua compagnia giusto? - Annuii e chiusi gli occhi ripensando a quei giorni.

A quel tempo era tutto fantastico e credevo che la vita, potesse regalare solo momenti belli se non qualche delusione.

·         Sai, avrei sacrificato la vita per lui e non lo dico tanto per fare... ancora oggi, a distanza di tempo, ricordo quello che è successo quel giorno, ma soprattutto, quel che mi è rimasto più impresso è il tradimento della mia migliore amica.

·         Ha fatto male?

·         No, più che altro mi ha tolto tutto... mi sono ritrovata senza un ragazzo, senza la mia best-friend, senza il gruppo, senza il bambino che identificavo mio fratello... senza più niente.

·         E perchè lei si è comportata così?

·         Beh ecco... stando alle sue parole è sempre stata innamorata di lui, ma io non credo sia vero... più che altro si era innamorata della sacrosanta figura che facevamo io e lui insieme, mano nella mano da anni ormai.

·         Ora ho capito, comunque guarda! Tobia ha fatto goal!

A quell'affermazione esultai assieme a tutto il resto della squadra fingendo di essere felice, ma se solo avessi potuto, se solo fossi stata sola, avrei tanto voluto poter piangere in tranquillità.

L'unico ragazzo che era riuscito a farmi dimenticare Matteo, era un mio compagno di classe di nome Matías, un palestrato che avrebbe dato la vita per l’Hollister e che amava l'MMA e il cartone di Naruto.

Per tutto l'anno scolastico avevo continuato a ridere e scherzare con lui rendendomi conto in poco tempo, che in quei momenti, dov'eravamo soli, riusciva a farmi sentire speciale e soprattutto a farmi dimenticare Matteo.

Nonostante ciò, le cose con lui non erano andate a finire bene e così, lentamente, stavo cercando di farmelo uscire dalla testa.

 

***

 

·         Questo è il permesso per gli alcolici miei e di Tobia... - Mormorai in direzione di Giorgia per poi porgerle il foglio stando ben attenta a non farmi sentire dal ragazzo in questione che seduto sul muretto era a neanche dieci centimetri da me.

Quel pomeriggio, infatti, dopo avergli mentito su Gloria, ero venuta a sapere che in realtà noi Seventeen non avremo potuto comprare alcol alla presenza degli animatori, ma dopo aver parlato con mio papà, ero riuscita ad ottenere un tagliando che permetteva a me e a Toby di fare quello che volevamo.

Felice di ciò, mi allontanai dalla nostra animatrice e mi sedetti vicino a lui nel momento esatto in cui il ragazzo barbuto dell'aeroporto gli pestava il piede facendolo urlare di dolore.

·         Ma che cazzo... stai attento! - Grugnì in direzione dello sconosciuto.

·         Si scusa... - Stava per aggiungere altro quando Kevin, ricordavo il suo nome solo grazie al cartellino che aveva attaccato alla maglia, si avvicinò a noi e con un sorriso megagalattico, si rivolse al nuovo venuto.

·         Weee il trentenne è qui con noi!

A quell'affermazione, i più piccoli del gruppo si girarono verso di lui con facce esterrefatte.

·         Ma sei maggiorenne?

·         Ovvio che è maggiorenne se no non avrebbe la barba che dici?

Risi a quelle parole e aspettai la risposta che non tardò ad arrivare.

·         No! Ho sedi'anni non sono maggiorenne comunque mi chiamo Nicolò voi? - Detto ciò partì un giro di presentazioni infinite mentre Kevin e Giorgia facevano l'elenco dei partecipanti poiché pure diversi adulti avevano deciso di unirsi a noi per venire a ballare.

Una volta che ci fummo mossi, cercai Silvia con lo sguardo e mi ci avvicinai.

Col fatto che ero stata praticamente tutto il giorno in compagnia di Gloria, non è che io e lei avessimo fatto così tanto amicizia, ma mi sembrava più che giusto stare anche con lei, soprattutto perchè quella sera, se no, non avrei saputo con chi altro cimentare le mie chicchere.

Una volta che gli fui di fianco, costatai che stava parlando con Alberto, il moretto niente male con un anno meno di me che fino a quella sera, non aveva aperto bocca con nessuno.

Scossi la testa fra me e me e gli scompigliai i capelli.

·         Ciao!

·         Hey – Mi salutò – Posso farvi da cavaliere? - Disse in seguito porgendo a entrambe un braccio, cui io, mi attaccai senza pensarci due volte sotto le risatine isteriche di Stefania alla quale lanciai un'occhiataccia.

Ma perchè mi chiedevo io, le ragazzine dovevano sempre rompere le palle?

Per un buon quarto d'ora camminammo tranquilli al buio della notte.

In lontananza sentivo la voce di Tobia scambiare battute con altri ragazzi e questo mi faceva piacere, segno evidente che almeno non si stava annoiando poi tanto.

La strada greca era sabbiosa e piena di curve e gli unici momenti dove s’intravedeva qualcosa, era quando un quod o una macchina passava di fianco a noi.

Proprio per questo, ci misi un po' a capire da dove venisse la puzza lancinante che investì tutti all'improvviso.

Un immenso lago di sale sorgeva, infatti, alla nostra destra, circondato da pozze di catrame e altre sostanze poco identificabili.

·         Oddio che schifo! - Esclamai disgustata.

·         Si appunto e poi dubito sia un lago di sale, se mai sono latrine!

·         Appunto! Qui ci vanno tutti i nostri bisogni! - Continuò Silvia mentre Alberto ed io annuivamo per poi tornare a parlare dei fatti nostri sperando così di dimenticarci della puzza.

·         Fidanzata? - Domandò dopo un po'.

·         No tu?

·         Circa. ci stiamo mettendo assieme.

·         Wow! Una coppia nascente insomma! - Dissi ridendo per poi rivolgermi alla riccia.

·         E tu Silvia?

·         Io non lo so...

 

***

 

·         Bianca aspetta un attimo! - Mi chiamò Tobia prima di entrare nel locale.

·         Si?

·         Gloria?

·         Hem... Gloria ha saputo solo all'ultimo momento di dover andare a cena con i suoi genitori, mi dispiace.

·         Va beh... tutto sommato ho fatto amicizia con Nicolò, il tipo della barba... ma dimmi un po', tu con Alberto?

·         Alberto?

·         Sì, ci faresti nascere qualcosa? - Scossi la testa a quella domanda e m’incamminai dentro il locale senza dargli una vera risposta.

Non sapevo se avrei voluto stare con lui.

Era più piccolo e già questo mi sembrava strano, ma nonostante ciò, se fino a quella mattina ero convinta che fra me e il bruno non avrebbe mai potuto esserci nulla, durante la passeggiata di quella sera, mi ero convinta sempre di più che forse un qualcosa sarebbe pure potuto nascere, ma tutto.

sommato, lui era pure fidanzato no?

Sbuffai e mi avvicinai ai tavoli che Giorgia aveva unito per far si che ci stessimo tutti.

Con mia immensa sorpresa Alberto mi aveva tenuto una sedia libera vicino a lui, cosa che mi fece diventare tutta rossa.

Non ero abituata a ragazzi così. Matteo quando stavamo assieme, si era sempre rivelato un disastro in certe cose.

·         Allora, cosa volete da bere? - Domandò Giorgia all'improvviso. - Oltre Bianca e Tobia, tutti gli altri devono prendere o una coca-cola, o drink analcolici.

A quella frase un fantastico sorriso apparve sia sul mio viso sia su quello di Toby che mi fece l'occhiolino nel momento esatto in cui beccai il suo sguardo.

·         E così tu sei trasgressiva eh? - Mi domandò Alberto poggiando la sua mano sul mio ginocchio.

·         Eh proprio, come se con un drink potessi andare ubriaca.

·         Sì perchè adesso ti vanti pure di reggere l'alcol.

·         Più di te sicuramente! - Cantilenai facendogli una linguaccia.

·         Aaah sicura?

·         Al cento per cento! - Risposi mentre Stefania si avvicinava all'orecchio di Tobia domandandogli qualcosa che non sentii mentre sulla faccia del ragazzo appariva una strana espressione.

Sbuffai.

Se quella ci provava con il mio biondino, gli avrei spaccato la faccia.

·         Quindi cosa prendi? - Mi distrasse Alberto solo pochi secondi dopo.

·         Non lo so... la stessa cosa che prende lui!

E così, pochi minuti dopo mi ritrovai con un Mojito in mano dalle dimensioni gigantesche.

A dir la verità, non avevo mai bevuto un mojito in vita mia dato che normalmente, mi dedicavo a sciottini o vodka lemon, e probabilmente, se l'avessi assaggiato prima, non l'avrei mai preso...

Almeno non in quel posto poiché faceva decisamente schifo, anche se c'era da ammetterlo, la quantità d'alcol era notevole.

·         Ne vuoi un sorso? - Chiesi in direzione di Albi che mi stava osservando incantato da qualche minuto.

·         Eh? Cosa? - Rispose confuso mentre io gli porgevo il drink con le due cannucce già a portata di mano.

Per un po' bevemmo piccoli sorsetti a vicenda circondati da tutti gli altri con i loro cocktail analcolici in mano, almeno finché Nicolò, il ragazzo con la barba che cominciava a starmi molto simpatico e che visto da vicino, assomigliava in maniera impressionante a un mio amico, non tirò fuori il problema della serata.

·         Ma è possibile che qui facciano solo musica greca?

·         Già... - Concordai poco convinta.

·         Che ne dite se chiediamo al DJ di mettere qualcosa di un tantino più decente?

A quell'affermazione tutti annuimmo e ci incamminammo verso la pista da ballo mentre io afferravo per un braccio Toby.

·         Oi, cosa diavolo ti ha detto la deficiente? - Chiesi scazzata.

·         Parli di Stefania?

·         Se...

·         Mi ha chiesto se non ero geloso del tuo rapporto con Albi...

·         Ma che diavolo le interessa? E poi, perchè dovresti essere geloso?

·         Ah boh, è quello che ho risposto a lei! - Detto ciò mi afferrò per mano e mi trascinò sulla piattaforma, dove tutti stavano cominciando a muoversi poiché il DJ pareva essersi dato una svegliata.

Ora, tenendo in considerazione che io ero negata a ballare e che normalmente, quando andavo in discoteca con le mie amiche, venivo obbligata o meglio dire trascinata a ballare, trovarmi addirittura sopra la piattaforma mi creava parecchi problemi per non parlare delle numerose paranoie che si stavano insinuando nella mia testa.

Incerta mossi qualche passo, una sculettata di qua, un braccio in aria, tutti quei passi base che mi erano stati insegnati nei bagni più chiassosi e sporchi che avessi mai visto.

E proprio mentre il mio bacino stava scendendo per la terza volta, un braccio mi circondò la vita.

·         Balli bene sai?

Rossa come un peperone mi limitai a un mezzo sorriso che, essendo il ragazzo dietro di me naturalmente non vide.

Stavo ancora pensando a che strani gusti avesse sulle ballerine, quando mi ritrovai faccia a faccia con Alberto.

Le sue mani intrecciate dietro la mia schiena, i nostri stomachi uno contro l'altro, le nostre bocche a un centimetro di distanza e poi eccolo li, il bacio che mai mi sarei aspettata di dare quella sera.

Oltre alla confusione che avevo in testa, come se non bastasse, si aggiunse l'applauso clamoroso di tutto il gruppo dei Seventeen che fece diventare il tutto, ancora più imbarazzante e soprattutto SBAGLIATO.

·         Ma tu non eri fidanzato scusa? - Chiesi incerta mentre lui si stringeva nelle spalle.

·         Ho detto che ci stiamo mettendo assieme, non che siamo fidanzati, e poi tu mi piaci molto di più.

Annuii impacciata a quelle parole e lo baciai nuovamente trovandomi a guardare Stefania appiccicata all'orecchio di Tobia, che per la cronaca se la rideva soddisfatto alla vista di me e Albi lingua contro lingue, per la seconda volta in una serata.

Anche in quell'occasione però, mi parve di notare un'espressione seccata sul viso del ragazzo e questa volta, potei sentire perfettamente la sua risposta: " Ancora, ti ho già detto nemmeno un po'!"

Sbuffai immaginando cosa gli avesse detto e tornai a baciare quello che durante tutta la settimana sarebbe stato il mio ragazzo, muovendo il bacino a ritmo di musica.

Per una buona mezz'ora restammo così, io e lui sopra la piattaforma a baciarci per bene, mentre gli altri ci ballavano intorno.

Era buffo, se fino a poco prima mi vergognavo di essere la su, ora cominciavo decisamente a sentirmi a mio agio.

·         Hey, scusa se ti rubo la ragazza per un momento ma Bianca che ne dici di prenderci qualcos'altro da bere?

·         Sì, ma questa volta scelgo io! - Dissi in cagnesco a Tobia che tirò su le mani a mo di bandiera bianca.

·         Ok ok, cosa vuoi prendere?

·         Cubalibre!

·         E che c'è dentro? - Chiese Alberto mentre io e Tobia rispondevamo all'unisono.

·         Rum bianco, Coca - cola e gocce di lime! - Detto ciò, scesi dalla piattaforma e seguii Toby al bancone non prima di essermi assicurata che il mio pseudo ragazzo stesse attento a non farci beccare dagli animatori.

·         Testone, che ti ha detto, sta volta Stefania?

·         Oh, ma si può sapere che te ne frega a te di cosa mi viene a chiedere quella?

·         Beh mi da fastidio giacché parla di me! - Risposi incazzata mentre lui si grattava la testa pensieroso.

·         Beh sì, forse hai ragione... Comunque mi ha chiesto se ero sicuro, di non essere geloso!

·         Quella ha qualche problema! - Ribadii e detto ciò, presi il bicchiere che il barista ci stava porgendo e m’incamminai sorseggiando tranquilla verso Alberto fermandomi però ad ascoltare senza farmi beccare, la discussione fra Stefania e Fabio.

Si vedeva perfettamente che il moretto era imbarazzato e che se avesse potuto, sarebbe scappato il più lontano possibile dalla ragazza, ma sembrava che lei non ne volesse proprio sapere di lasciarlo andare.

·         E' proprio una troia! - Stava dicendo lei.

·         Io... io non ne sono sicuro... non penso sia così stupida da fargli le corna davanti agli occhi...

·         E invece sì, te lo dico io che stanno assieme! E poi, mi chiedo come possa stare con due ragazzi così belli contemporaneamente!

·         Secondo me non stanno assieme...

·         E invece secondo me si! - Detto ciò si alzò e s’incamminò spedita verso Tobia che era ancora seduto al bancone a bersi il suo Cubalibre.

Sbuffai a quella vista e scossi la testa.

Farmi dare dalla troia da una ragazzina definente non mi piaceva per niente, ma non avevo neanche troppa voglia di litigare, e così, mi limitai ad andare da Alberto che mi stava aspettando a braccia aperte sopra la piattaforma.

·         Saliamo sui tavoli? - Domandai.

·         Ma tu non eri quella che odiava ballare e farsi vedere?

·         Beh... tu eri quello fidanzato quindi... - Detto ciò lo trascinai sopra il tavolo tirandolo dalla camicia mentre un odore fin troppo conosciuto m’investiva.

Per qualche secondo restai immobile.

Il respiro fermo in gola e le lacrime con una voglia matta di uscire.

·         Hai il profumo dell’Hollister vero? Quello trasparente con il tappetto d'oro?

·         Sì perchè? - Niente mormorai impacciata.

Fino a prima non l'avevo sentito per via di tutti gli odori presenti in quella stanza ma ora li, mi rendevo perfettamente conto di che profumo indossasse.

Il profumo di Matías, il profumo che per serate intere mi aveva cullato durante tutto l'anno.

Il profumo del ragazzo che probabilmente, anche se non volevo ammetterlo amavo tanto quanto il mio ex Matteo, il profumo del ragazzo che avevo voluto vedere felice aiutandolo a stare con un'altra ragazza quando sarei stata disposta a tutto pur di stare con lui.

E li, con la musica dei grandi DJ americani sparata a palla nelle orecchie, la testa leggera per via dell'alcol, le mie gambe che si muovevano da sole sopra il tavolo, le braccia di un ragazzo sconosciuto che mi stringevano chiusi gli occhi e lo baciai.

Ma non fu un bacio come tutti gli altri dati quella sera, lo baciai immaginando di baciare qualcun altro, lo baciai con il profumo dell’Hollister che m’inondava le narici, lo baciai con le mani sprofondate nei suoi capelli e una lacrima solitaria sulla mia guancia.

Perchè ero diventata così?

Io che avevo sempre odiato le ragazze che andavano con tutti...

Io che da piccola, prima di mollarmi con Matteo, non avrei mai pensato alle storielle di un'estate...

Io che molto probabilmente, fino a quel momento, avevo amato due ragazzi nella mia vita.

 

 

 

 

SPERO PROPRIO CHE IL CAPITOLO VI SIA PICIUTO ;)

FATEMI SAPERE SE VI HA FATTO TROPPA CONFUSIONE!

BACIOOOO

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Capitolo 4
*** Due luglio ***



 CIAO A TUTTI... SCUSATEMI DAVVERO... MA SONO IN MONTAGNA IN UN POSTO ASSURDO (NON A PADOLA PER ESSERE PRECISI) E IL COMPUTER SI E' ROTTO -.- QUINDI HO POTUTO SCRIVERE IL NUOVO CAPITOLO SOLO FRA IERI E OGGI!!COMUNQUE... SO CHE NON E' BELLISSIMO... MA GLI SVILUPPI NELLA STORIA SONO QUESTI.. STATE TRANQUILLI CHE ANCORA POCHI CAPITOLI E BEH... CAMBIERA' TUTTO!!UN BACIONE CIAOOOO E BUONA LETTURA!!

 



 

CAPITOLO QUATTRO

DUE LUGLIO

 

 

 

·         Ciccia, ma perché quella lì ti sta guardando così male? - Domandò Gloria mentre io mi giravo a osservare l'espressione disgustata e ostile di Stefania mentre sul mio viso, appariva un sorrisetto divertito.

Da quando quella mattina mi ero unita al gruppo dei seventeen, la ragazza non faceva altro che confabulare alle mie spalle con il povero Fabio che non è che ne avesse molta voglia, ma a quanto pare, aveva capito che se provava a zittirla si sarebbe ritrovato nei pasticci.

·         Vieni con me, andiamo in reception. - Risposi dopo qualche secondo di troppo, alzandomi per poi baciare Alberto a stampo e incamminarmi verso la grande sala seguita dalla mia amica.

Era una bella giornata, in cielo c'era solo qualche nuvola e l'albergo sembrava davvero deserto.

·         Mi spieghi perché diavolo hai baciato quello li? - Chiese Gloria a bocca aperta una volta che ci fummo sedute sul piccolo divano.

A quella domanda la guardai con un sopracciglio alzato ricordandomi solo in quel momento che lei, la sera precedente non era venuta al Kahlua e che quindi, non sapeva assolutamente nulla degli avvenimenti, successi quella notte.

·         Ehm. ci siamo messi assieme! - Dissi divertita.

·         Che cosa? Ma non è bello! - Fu la risposta istantanea mentre io scrollavo la testa.

·         Eh va beh... comunque Stefania mi guarda così perché molto probabilmente le piaceva...

·         Ma non le piaceva il tuo amico, aspetta come si chiama, Tobia?

·         Sì, anch’io credevo... molto probabilmente le piacciono entrambi. - Dissi non troppo convinta per poi perdermi in chiacchere varie.

 

***

 

Per tutto il resto della mattinata Gloria ed io continuammo a starcene per i fatti nostri intente a conoscerci sempre più a fondo.

Ormai iniziavo ad avere un’immagine fin troppo chiara di lei e questo mi permetteva pure di farmi le mie idee sul suo conto.

Passare le giornate sul bordo della piscina a prendere il sole, non era male, soprattutto se lo sguardo finiva, molto casualmente, a posarsi sul bagnino che da quella mattina aveva preso a salutarmi ogni volta che gli passavo di fianco cosa che era successa, all'incirca venti volte.

·         Mi sa che il figlio del proprietario ha una cotta per te... - Mormorai dopo qualche minuto di silenzio.

·         Dici. - Chiese la mora incerta mettendosi a cercare il suo pseudo spasimante, non che il bruttone occhialuto con la riga in mezzo a separare i capelli neri.

·         Sì... non fa alto che guardarti, e poi ogni volta che ti avvicini diventa rosso come un peperone. - Costatai mentre lei si tirava a sedere.

·         Ma uffaaa! Se proprio devo fare un peccato, lo faccio con il bagnino non con quello schifo!

Risi e le lanciai un po' d'acqua addosso.

Effettivamente non aveva tutti i torti, quel ragazzo era proprio brutto o meglio, se si fosse conciato un po' meglio, con magliette al posto di camicie da muratore e, un'acconciatura normale, forse e dico forse, sarebbe stato anche bello, ma a vederlo così, sembrava un caso disperato.

Se avessi potuto, avrei fatto anche a meno di guardarlo tutto il tempo, ma il fatto che fosse sempre a cinque centimetri dal bagnino non migliorava le cose.

·         Ehi... - mormorai incerta dopo qualche altro secondo.

·         Si?

·         Ma tu lo sai il nome di quei due?

·         No...

·         Beh allora forse, e dico forse, sarebbe proprio il caso di saperlo che ne dici?

·         Mmm sì, ma come facciamo?

·         Intanto tuffiamoci in piscina e nuotiamo verso di loro, poi immagino che come il solito saranno loro ad attaccare bottone per primi... - Risposi sicura di me prima di mettere il cellulare in borsa della mora e fare un bel tuffo seguita da Gloria che non se lo fece ripetere due volte.

In men che non si dica mi ritrovai a sguazzare felice nell'acqua fresca.

I capelli tutti spettinati, e un bel sorriso stampato in faccia.

Risi e m’immersi nuotando sott'acqua in direzione dei due ragazzi che non ci toglievano gli occhi di torno dal momento esatto in cui c'eravamo tuffate.

Forse una bella idea per farci amicizia sarebbe stata quella di far finta di affogare, in modo tale che ci venisse a salvare, ma se non fossimo state abbastanza brave nella recita, probabilmente avremo fatto una figuraccia e così, scacciai dalla mente quel pensiero nel momento esatto in cui la voce dei due entrava nelle mie orecchie.

·         Ciao... - Dissero con quello strano accento greco.

·         Ciao. - Rispondemmo noi all'unisono. - Come vi chiamate?

Per qualche secondo i due continuarono a guardarci in silenzio fino a quando il tipetto occhialuto non si decise a darci una risposta.

·         Non capire noi. - Disse con un'aria parecchio dispiaciuta che mi fece scoppiare a ridere.

·         Oh tranquillo what's your name?

·         Ahh my name is Bibbas while his name is Andreias.(Il mio nome è Bibbias mentre il suo è Adreias) - Continuò mentre io annuivo.

Se non ricordavo male, in greco, Andreias significava forza e coraggio e come nome lo trovavo particolarmente bello, così feci un bel sorriso al bagnino e poi mi rivolsi a Bibbias che era ancora davanti a me, accucciato sulla piscina.

·         Your?

·         Bianca and Gloria. - Rispondemmo assieme prima di lanciarci un bel sorriso d'intesa.

·         Oi Glo, chiedi quanti anni hanno? - Domandai immergendomi un’altra volta in acqua.

Parlare in inglese non mi piaceva, era la materia scolastica che odiavo di più, per questa ragione, se potevo evitare di parlare quella lingua, ne avrei fatto volentieri a meno.

Quando risalii, scoprii che avevano rispettivamente, sedici e ventidue anni.

Annuii fra me e me e gli salutai iniziando a nuotare verso l'estremità opposta della piscina dove solo qualche secondo prima, avevo visto Tobia passare trafelato.

 

***

 

Raggomitolata nell'asciugamano mi stavo asciugando gli occhi quando il mio tornado personale mi corse incontro.

·         Mi accompagni in camera che fra cinque minuti dobbiamo mangiare? - Mi chiese Matilde mentre io la prendevo in braccio.

·         Certo! - Detto ciò mi girai verso Gloria.

·         Prometto che sta sera mangio al tavolo dei seventeen, ma solo se Tobia viene con me.

·         No no, tu sta sera mangi con noi... - Annuii a quelle parole e mi diressi verso le nostre camere a mano della piccola.

Fortuna che ci avevano dato il primo piano con terrazza e che quindi, scavalcando il muretto, riuscivamo a entrare in stanza senza bisogno della chiave.

Dopo aver messo la maglia alla piccola, la afferrai per mano e mi diressi verso la zona ristorante.

·         Ma a quella che sta sempre con te, piace Toby? - Mi chiese la bimba mentre io scuotevo la testa.

·         Non lo so... ha già il fidanzato! - Risposi mentre un mezzo sorriso appariva sulla faccia di Matilde.

·         Ah ok... - Detto ciò si mise a correre, senza lasciarmi la mano verso il nostro tavolo dove il suo caro fratellino, ci aspettava con un'espressione non molto felice.

Nel momento esatto in cui mi sedetti di fronte a lui, notai che era parecchio accaldato, segno evidente che era andato anche quel giorno a farsi la sua benedetta corsa.

Nonostante ciò però, sembrava parecchio sulle spine...

Un sorriso falso era fin troppo visibile sul suo viso.

Stavo per domandargli che cavolo aveva quando i nostri genitori ci raggiunsero...

·         Ti sei svegliato?

·         Sì... - Rispose lui in un sussurro per poi alzare lo sguardo in direzione di Rudy.

·         Ehm... papà... - Disse talmente piano che mi fu difficile sentirlo.

·         Cosa c'è?

·         Beh ecco... questa mattina sono andato a correre e... - Mormorò imbarazzato cercando il mio sguardo.

Che ci fosse qualcosa di strano era chiaro a tutti, il problema era capire cosa.

Incerta gli lanciai un'occhiata interrogativa, che molto probabilmente, servì a farlo parlare nuovamente.

·         Insomma, sono andato a correre e... ho messo le tue scarpe, le converse nuove... - Mormorò in direzione del padre.

·         Quelle bianche?

·         Sì...

·         E perché hai messo le mie che avevo appena comprato?

·         Perché... perché mi sono dimenticato di mettere le mie scarpe da corsa in valigia...

·         Ed è questo il problema? O meglio, il motivo per cui stai parlando come se ti dovessi uccidere?

·         No... - Disse a voce sempre più bassa – Vedi ecco io...

·         Tobia, ti decidi a dirmi che cosa hai fatto? - Tuonò Rudy facendomi sobbalzare mentre Matilde mi si coricava in braccio.

·         Sono... sono... sono caduto dentro una pozza di catrame... - Disse mentre i miei occhi si spalancavano tanto quelli di suo papà e di tutte le altre persone presenti alla tavola.

·         Stai scherzando?

·         No... io pensavo fosse solido e invece era liquido e sembravano sabbie mobili... mi dispiace – Piagnucolò mentre io e la piccola ci scambiavamo un mezzo sorriso.

Se avessi potuto scoppiare a ridere in quel momento l'avrei fatto.

Ma capivo che la situazione era parecchio disastrosa e così, dopo aver rimandato indietro le risate, continuai a seguire lo svolgersi degli eventi.

·         Ieri sei caduto in mezzo ai rovi, oggi dentro il catrame che poi sei andato a cercare l'unica pozza in tutta l'isola? Cos'è, l'hai cercata con binocolo e cannocchiale?

·         Io... io non l'ho fatto a posta...

·         Ma non m’interessa, hai distrutto le mie scarpe nuove! - Tuonò Rudy facendo girare pure le famiglie che mangiavano tranquille ai tavoli intorno.

·         Non l'ho fatto a posta...

·         Guarda Tobia, mettitelo bene in testa, se ne combini un'altra, una soltanto, tu non parti per Londra hai capito?

·         S... sì...

Detto ciò l'uomo si alzò e andò a prendersi da mangiare seguito da tutti gli altri.

Per qualche secondo restai in silenzio a osservare il biondo davanti a me, fin quando scorgendogli senza volere le gambe, mi accorsi che erano per lo più ricoperte di una sostanza nera.

A quella vista non ce la feci più e scoppiai in una fragorosa risata venendo fulminata dal poveretto.

·         Si può sapere cos'è che ti diverte tanto? - Chiese mentre io, fra una risata e l'altra mi decidevo a rispondere.

·         Ieri i rovi, oggi questo, direi che la corsa non è il tuo forte - Detto ciò, mi alzai anch’io in direzione del ristorante.

 

***

 

·         C'era una volta una vecchia capra, che aveva sette carrettini, e li amava come una mamma ama i suoi bimbi. Un giorno pensò di andare nel bosco a far provviste per il desinare; li chiamò tutti e sette e disse: "Cari piccini, voglio andar nel bosco; guardatevi dal lupo."

·         E' bellissima questa storia! - Esclamò Matilde mentre io annuivo e le scompigliavo i capelli.

·         Si è vero, piaceva tanto anche e me. - E con queste parole ripresi a leggere il libro.

Durante tutto il pranzo, Tobia non aveva parlato con nessuno e in quel momento, molto probabilmente era sotto le coperte a dormire mentre io e la piccola, come ogni pomeriggio, c'eravamo coricate in camera mia a leggere.

Mi divertivo a stare con lei e così, dopo aver letto l'ennesima storia, mi rizzai a sedere sul letto.

·         Sono le tre, che dici, andiamo dai nostri amici?

·         Sì, per me va bene!

Annuii e presi il suo asciugamano per poi uscire dalla terrazza e dirigermi verso la piscina dove scorsi Gloria intenta a parlare con suo fratello Alex.

Prima di raggiungerli, accompagnai Matilde al mini club e le lasciai tutte le sue cose, fatto ciò raggiunsi i due fratelli.

·         Ehi! - Mi salutarono contemporaneamente facendomi sorridere.

·         Hola! Facciamo un bagno, che ne dite?

·         Io lo farei, ma questa qui ha mal di pancia! - M’informò Alex.

·         Mmm... vuoi un moment?

·         No no grazie... è solo che mi sono venute le mie cose... e con solo il costume non posso... - Annuii e costatai che effettivamente era vestita di tutto punto con un completino di Brontolo mica male.

·         Vieni con me! - Esclamai afferrandola per un braccio e trascinandola verso camera mia mentre il moretto si avvicinava a Fabio e al resto della compagnia, apparsa da chi sa dove solo pochi secondi prima.

Gloria, che molto probabilmente non aveva capito le mie intenzioni mi seguiva in silenzio poiché entrambe eravamo concentrate nei nostri pensieri.

Il sole che spendeva alto nel cielo si faceva sentire forse fin troppo e fare quella semplice camminata cominciava a essere fastidioso.

Finalmente dopo qualche minuto, arrivai davanti camera mia, scavalcai il davanzale, attraversai la terrazza, spalancai la porta finestra e sentii alle mie spalle un mega tonfo.

Spaventata, mi girai per vedere cosa avesse causato quel suono, soffermandomi a costatare una Gloria distesa in mezzo alla terrazza.

·         Ma che diavolo...? - Mormorai con un sopracciglio alzato.

·         Sono caduta...

·         Ma va? Non l'avevo capito guarda! - Risposi scoppiando a ridere seguita a ruota dall'altra ancora a terra.

Per qualche altro minuto restammo lì come due deficienti, che se qualcuno fosse passato ci avrebbe preso sicuramente per pazze, ma oltre a quello, c'era poco da fare, così mi avvicinai e le porsi una mano aiutandola ad alzarsi.

Una volta che ci fummo trovate dentro la stanza, pescai fra i vestiti fino a trovare un paio di pantaloncini da mare.

·         Prendi questi, almeno puoi fare il bagno!

·         Ma...

·         Niente ma, in bagno ci sono gli assorbenti interni, su! - Detto questo, la spinsi nella stanza nominata e aspettai che si preparasse.

Il fatto di avere le mestruazioni in vacanza era odioso, ma avercele durante le vacanze al mare era ancora peggio!

Ormai ci avevo fatto l'abitudine, anche l'estate precedente, infatti, quando avevo conosciuto Toby e tutta la sua famiglia, avevo avuto lo stesso problema.

·         Ci sono! - Esclamò Gloria dopo qualche minuto facendomi sorridere.

·         Very good! E adesso andiamo dai seventeen che oggi li abbiamo snobbati tutto il tempo.

 

***

 

·         Smettetela di baciarvi voi due! - Urlò qualcuno facendomi scoppiare a ridere appoggiata alle labbra di Alberto che continuava a stringermi forte forte a se.

Era in parte tutto il pomeriggio che io e lui non ci staccavamo di un millimetro, le nostre mani sempre intrecciate e le nostre bocche sempre vicine.

Divertita, gli scompigliai i capelli e mi girai verso Giorgia che aveva appena tirato fuori un argomento molto interessante.

·         Venerdì sera, al posto di noi animatori, lo spettacolo lo farete voi. - Disse mentre Gloria ed io ci lanciavamo un'occhiata d'intesa poiché avevamo passato gran parte della mattinata a parlare proprio di ciò.

·         Lo fanno anche i piccoli giusto? - S’intromise Alex che essendo già lì da una settimana, come la sorella, aveva già assistito allo spettacolo del venerdì precedente.

·         Si esattamente!

·         Beh io ci sto! - Dissi entusiasta seguita a ruota da tutti gli altri esclusa Stefania che si rifiutava categoricamente di mettersi in ridicolo.

Annuii compiaciuta del fatto che non ci sarebbe stata in mezzo ai piedi e mi concentrai sull''unica domanda che frullava nella mia mente: " Che tipo di spettacolo avremo fatto?"

Fortunatamente fu Fabio a pronunciarla ricevendo una risposta che non mi piacque per niente.

·         Facciamo Amici, si balla, si canta e si recita! - Rispose Giorgia mentre sul mio viso appariva un'espressione terrorizzata.

Io ero stonata come una campana e sicuramente non sapevo ballare...

Dunque mi chiedevo come avrei fatto a sopravvivere a uno spettacolo del genere.

Stavo ancora pensando a ciò quando vidi Tobia avvicinarsi a noi.

·         Fra quant'è la partita di calcio? - Domandò dopo aver salutato tutti.

·         Oh cazzo è vero, si comincia fra dieci minuti! - E detto ciò, la maggior parte dei maschi si diresse verso il campo.

Incerta guardai Alberto allontanarsi senza salutare, ma poi, come se mi leggesse nella mente, fece dietro front e tornò per baciarmi nuovamente.

·         Vado a giocare, vieni a fare il tifo con Gloria?

·         Mmm... solo a una condizione! - Risposi divertita.

·         E quale sarebbe?

·         Semplice, devi fare amicizia con Tobia! - Detto ciò lo spinsi dolcemente lontano da me facendo segno a Gloria di incamminarsi con me, verso il campo da calcio il più lentamente possibile.

Speravo, infatti, che se il testone avesse fatto amicizia con Albi, magari si sarebbe sentito più sicuro a venire in giro con noi.

 

***

 

Che il mio piano avesse funzionato era fin troppo ovvio dato che Tobia si stava divorando una bistecca a dieci centimetri da me parlottando fisso fisso con Alberto e Nicolò, il ragazzo con la barba che per tutta la giornata non si era fatto vedere.

Sorrisi compiaciuta e feci ciao ciao con la mano a Matilde che bella tranquilla se ne stava seduta al tavolo del mini-club.

·         Ma spiegami bene la faccenda del bimbo greco. - Mi domandò Gloria distraendomi dai miei pensieri mentre Silvia alla mia destra, avendo assistito alla scena di quel pomeriggio, scoppiava a ridere come una matta.

·         Beh ecco, Apostolis, il fratello di Bibbias... - Dissi rendendomi conto solo in quel momento di che razza di nomi fossero proprietari quei due – Che deve avere all'incirca dieci anni, mi ha chiesto se poteva offrirmi qualcosa da bere e se mi andava di uscire con lui una sera... - Risposi sotto gli sguardi divertiti di tutto il tavolo.

·         Si che bello, tu esci con Apostolis ed io con Bibbias! - Annuii e le lanciai una pallina di carta.

Ero contenta, finalmente potevo starmene in compagnia dei miei nuovi amici senza preoccuparmi che Tobia si annoiasse.

Per tutto il resto della cena cazzeggiammo del più e del meno fin quando, Matilde non mi corse incontro.

·         Bianca ti prego, vieni a vedere la mini-disco.

·         Mmm... e cosa ricevo in cambio? - Chiesi prendendola in braccio.

·         Un bacio! - Rispose lei tutta felice.

·         Beh, e allora mi sa proprio che devo venire! - Vai giù che io finisco di mangiare il gelato e scendo.

Detto ciò, la bambina mi baciò un'altra volta la guancia per poi correre in direzione delle sue amiche.

Per qualche altro minuto mi concentrai sul mio dolce, fin quando non avemmo tutti finito.

·         Venite giù con me? - Chiesi mentre tutti annuivano e si alzavano da tavola dirigendosi verso il teatro dove i bambini avevano appena iniziato a ballare.

Era buffo, fino a qualche anno prima anch’io partecipavo a quei balli di gruppo uno più assurdo dell'altro, ma adesso, a pensarci bene non sapevo proprio con quale coraggio l'avessi fatto.

E così, mentre le parole di Veo Veo mi entravano nella testa, mi sedetti fra Gloria e Alberto.

 

"Veo veo que ves una cosita y que cosita es
empieza con la "a", que sera, que sera, que sera
alefante
no no no eso no no no eso no no no no es así
Con la a se escribe amor con la a se escribe adiós,
la alegría del amigo y un monton de cosas más. "

 

Sorrisi a quel suono e salutai con la mano Matilde che dal momento in cui io e i miei amici eravamo entrati nella stanza, non faceva altro che salutarmi con la mano.

Rosa e Denis nel frattempo, le due animatrici del mini club, vestite rispettivamente da Ape e coccinella, continuavano a ballare come pazze circondate dai bambini.

 

Veo veo que ves una cosita y que cosita es
empieza con la "e" que sere que sere que sere
eyuntamiento
no no no eso no no no eso no no no no es así
Con la e de la emocíon estudiamos la expresíon
y entonando esta cancíon encontramos la verdad.

 

Amavo quella canzone, quando ero più piccola era una delle mie preferite da cantare e ballare e presto, mi ritrovai in compagnia di Gloria a cantarne il ritornello sotto le risate di tutti.

Ma a dichiarare la verità, non è che me ne fregasse così tanto e, infatti, mi persi ben presto a pensare ai fatti miei fin quando il mio caro tornado non mi corse incontro!

·         Bianca Bianca è la canzone di mio fratello Giuseppe! - Esclamò la bimba tutta felice mentre un sorriso appariva sulle mie labbra.

Aveva ragione...

L'anno precedente, mentre Matilde ballava quella canzone insieme a tanti altri piccolini, io avevo scorto un ragazzo vestito da truzzo, ballarla sulle scalinate mentre un biondino cercava di farlo sedere inutilmente.

Neanche a dirlo qui due si erano rivelati Giuseppe e Tobia, e da quella volta, avevo sempre preso in giro Giuse per il suo strano modo di ballarla.

·         Vieni qua peste! - Dissi prendendomela sulle ginocchia per poi cominciare a ballarla, per modo di dire, dato che eravamo entrambe sedute.

·         Atencion!!

·         Si señor!! - Risposi alla piccola facendo il segno di saluto con la mano destra sulla fronte prima di lanciarmi in un ritornello sfrenato.

·         chu chu uà
chu chu uà
chu chu uà uà uà
chu chu uà
chu chu uà
chu chu uà uà uà!!

Mentre in pratica tutto il gruppo dei seventeen mi guardava sgomento, feci segno a Gloria, Alberto, Nicolò e Tobia di seguirmi, cosa che fecero fin troppo volentieri e così, noi cinque deficienti più la piccola, continuammo a cantare a squarcia gola come dei pazzi.

Che fossimo fuori di testa me ne rendevo conto, ma qualsiasi cosa mi avessero detto o fatto, non avrei smesso per nessuna ragione e così, dopo essermi messa Matilde sulle spalle mimai tutta la canzone proprio come aveva fatto Giuseppe all'epoca seguita a ruota da tutto e dico proprio tutto, il gruppo dei seventeen esclusa Stefania che ci guardava come sempre con la puzza sotto il naso.

·         Compañia
(Compañia)
Brazo extendido!
(Brazo extendido)
Puño cerrado!
(Puño cerrado)
Dedos arriba!
(Dedos arriba)
Hombre fruncido!
(Hombre fruncido)
Cabesa hacia atras!
(Cabesa hacia atras)
Cola hacia atras!
(Cola hacia atras)
Pie de pinguino!
(Pie de pinguino)
Lengua afuera!
chu chu uà
chu chu uà
chu chu uà uà uà
chu chu uà
chu chu uà
chu chu uà uà uà!!
chu chu uà
chu chu uà
chu chu uà uà uà
chu chu uà
chu chu uà
chu chu uà uà uà!!

 

( Questo è il link della canzone per chi volesse ascoltarla... immaginatevi una quindicina di sedicenni che la cantano come pazzi imitando i movimenti D: https://www.youtube.com/watch?v=Qn8wz2BY25w )

 

Una volta che avemmo finito di cantare, il capo animatore, informò tutti che la mini-disco era finita e che da lì a qualche minuto, sarebbe cominciato lo spettacolo serale.

Subito mi girai verso Albi ricevendo un dolcissimo bacio a stampo mentre una ragazza sui quattordici anni, si avvicinava a noi.

·         Scusate, avete visto mia sorella? - Chiese timidamente.

·         E chi è tua sorella? - Risposi curiosa.

·         Silvia! - A quelle parole la guardai con un sopracciglio alzato.

Se Silvia, la ragazza riccia del giorno precedente, quella che secondo Tobia aveva due tette enormi ma brutte, era mascolina e grande, la ragazzina lì davanti a me, era tutto il contrario, mora con capelli lisci, magra e piccolina.

·         Tua sorella è lì dietro, comunque come ti chiami?

·         Io sono Francesca. - Rispose prima di sedersi dietro di me, non prima di aver salutato Silvia con la mano.

Per qualche altro minuto Alberto ed io continuammo a baciarci distratti solo dalle esclamazioni di Gloria e Tobia che avevano intrapreso una bella conversazione fra loro.

Ero ancora intenta a baciarlo quando Marco, il capo animatore, che ogni volta, che finiva una frase faceva uno strano verso assomigliante vagamente a un urlo, salì sul palco.

·         Buon giorno signori e signore, ragazzi e ragazze! Questa sera, nel nostro bellissimo teatro si svolgerà una competizione, la gara delle prove impossibili e a svolgerle, sarete proprio voi nel pubblico! Uaaaah! - Urlò mentre nella platea si alzava un mormorio sommesso che fu subito interrotto dalla sua voce che divertita riprese a parlare.

·         Allora, prima di tutto vi presento i nostri giudici pescati a caso durante la mini-disco, potete vederli li, al tavolo alla mia destra! Uaaah - Disse mentre Silvia e Francesca diventavano rosse come peperoni alla vista di una delle persone sedute al tavolo.

·         Oddio, ma quella è nostra mamma! - Urlarono all'unisono mentre tutti noi seventeen scoppiavamo a ridere.

·         Bene, ora che avete visto e conosciuto i giudici per modo di dire, ho bisogno di un signore e di due ragazzine! Uaaah!- Continuò Marco mentre Giorgia e Kevin, vestiti di tutto punto, uscivano dalle quinte per recuperare le persone richieste.

Per qualche secondo continuarono a camminare in mezzo a noi fin quando i prescelti non furono svelati.

Un signore muscoloso sulla quarantina si stava incamminando vero il palco e dietro di lui, Stefania e Francesca, facevano la loro santa figura.

·         Perfetto e ora, vi svelerò la prima prova! Uaaah! Siete pronti? Uaaah!

A quella domanda mezza platea rispose con un fortissimo sì, che assomigliava molto di più a un boato!

·         Perfetto, allora, il signore qui presente deve riuscire a tenere sollevate da terra le due ragazze per cinque minuti, può scegliere lui se tenerle sulla testa, sulle spalle, in braccio, a testa in giù, l'importante è che i loro piedi non tocchino terra Uaaah! Che dite giurati, ce la farà il nostro Superman?

Tutte le quattro persone sedute al tavolo scossero la testa, non del tutto convinte, mentre Gloria ed io ci lanciammo un'occhiata d'intesa prima di scoppiare a ridere come pazze sotto le espressioni sorprese dei due ragazzi che ci circondavano.

Dovevamo ammettere, che molto fortunatamente non era successo a noi, nel senso che, col fatto che, entrambe indossavamo vestitini senza spalline e parecchio corti, la situazione si sarebbe complicata.

·         Beh, anche se tutti i giudici non credono in lei, la prova glie la dobbiamo far fare comunque! Uaaah! E' pronto, tre due uno viaaaa Uaaaah!

A quelle parole il signore provò a prendere in braccio Stefania, ma ben presto si accorse che così facendo, non riusciva a sollevare Francesca, pensieroso, mise giù la prima e provò a farne salire una in spalla tenendo l'altra in braccio, ma anche così era complicato perché avrebbe dovuto avere quattro braccia. Una volta compreso che anche quel metodo era impossibile, sotto le risate generali perché la scena era davvero comica, fece attaccare Francesca al suo collo ma non ricucì ad alzarsi e alla fine, ecco che l'illuminazione lo abbagliò!

Prendendole entrambe sulle spalle come fossero sacchi di patate e tenendole a testa in giù, sembrava più tosto stabile.

·         Woow intanto è riuscito a sollevarle entrambe Uaaah! - Urlò Marco battendo le mani mentre io, Gloria, Tobia e Alberto ci rotolavamo dalle risate.

·         Bene, e ora si contala! Uaaah! - Detto ciò partì il conto alla rovescia che né io né gli altri seguimmo più di tanto troppo impegnati a ridere e scherzare fra di noi.

Ero contenta che Tobia si stesse aprendo e divertendo anche con gli altri!

Sinceramente, non me lo sarei mai aspettato, ma vederglielo fare era davvero bello.

·         Uaaaah e ce l'ha fattaaa! - Complimenti signoreeee! Lei ha vinto un massaggio gratuito di mezz'ora alla nostra spa! - Disse Marco dandogli un foglio mentre gli applausi aumentavano sempre di più.

Nonostante i giudici avessero perso, non avendo azzeccato assolutamente nulla, il signore era stato notevolmente bravo! Mio padre non sarebbe mai riuscito a fare una cosa del genere!

·         E adesso signori e signori, chiamo qui sul palco il bel tenebroso dei seventeen, il Ken della spiaggia che sta ancora cercando la sua barbie, o forse vuole solo tenercela nascosta, un bell'applauso a Tobiaaaa! Uaaah! - Urlò mentre contemporaneamente ci giravamo tutti verso il biondino che aveva assunto decisamente un'espressione sgomenta.

Perché diavolo dovesse salire sul palco, nessuno lo sapeva, ma quello che era chiaro a tutti era che il ragazzo non ne avesse molta voglia.

Infatti, continuava a tenersi saldamente attaccato alla sedia, rosso come un peperone, lui non era tipo da mettersi in vista, non l'era mai stato e mai lo sarebbe diventato.

·         Su su ragazzo, abbiamo bisogno della copia di Cristiano Ronaldo per questa prova!

A quelle parole sul viso di Tobia apparve un mezzo sorriso e dopo avermi lanciato un'occhiata d'aiuto, si alzò e s’incamminò a piccoli, se non piccolissimi passi sul palco.

·         Allora signori e signore, questa sera abbiamo sul palco un ragazzo che diventerà famoso nella storia del calcio ed è proprio per questo che l'ho chiamato qui vicino a me, la prossima prova, infatti, consiste nel fare cinquanta palleggi di fila con un pallone di spugna! - Disse mentre Gloria ed io ci guardavamo.

Sorrisi, avevo visto un luccichio passare sugli occhi del ragazzo, ed ero sicura che l'avesse presa come una sfida, se si trattava di calcio, infatti, lui sarebbe stato disposto a tutto.

·         Dici che ce la fa? - Mi domandarono Alberto e Gloria mentre io annuivo compiaciuta.

·         Ce la fa, ce la fa state tranquilli.

Per i cinque minuti successivi osservammo Tobia palleggiare concentratissimo senza mai perdere la palla, superando addirittura il numero cinquanta con una semplicità incredibile mentre un coro inondava il teatro.

·         Ken, Ken, Ken, Ken ! - Urlavano tutti entusiasti della sua bravura sotto il mio sorrisetto divertito.

C'era poco da fare, ero orgogliosa di lui!

Quando tornò a sedersi, gli baciai una guancia e poi mi accoccolai fra le braccia di Alberto per vedere il resto dello spettacolo.

Un signore fu obbligato a mangiarsi dei biscotti andati a male ripieni e conditi con gli ingredienti più strani, un altro dovette bere più birra possibile per poi con i rutti gonfiare un palloncino fino a farlo scoppiare e immaginate un po', ci riuscì!

Man mano che le prove andavano avanti diventava sempre più difficili e assurde fin quando, dopo un'oretta da quella di Tobia, toccò ad Alberto andare sul palco.

·         Molto bene ragazzo, prima di cominciare vorrei dirti una cosa: L'amore è cieco, mamma e papà no! Uaaah! - Disse Marco mentre io diventavo rossa come un peperone tanto quanto Albi che mi lanciò una di quelle occhiate terrorizzate che se non si fosse trattato di me, sarei scoppiata a ridere come una pazza.

·         Allora, la prova che affronterai te è questa: Devi riempire il palco d’indumenti maschili, le scarpe valgono cinque punti, le magliette dieci, i pantaloni venti e le mutande 100! Ma devi spronare più gente che puoi a stare in mutande!

Risi, Alberto sembrava parecchio sconcertato, come tutta la gente del resto, ma nel momento esatto in cui partì il conto alla rovescia, Tobia, Nicolò e Fabio, cominciarono a spogliarsi di tutto punto seguiti a ruota da parecchia gente.

Ben presto, mi ritrovai circondata da decine e decine di ragazzi e uomini di una certa età in mutande e mentre le risate si facevano incontrollate i fischi e gli applausi da parte delle ragazze non mancavano. E così, mentre Albi giocava al mercante, mi persi a pensare che tutto sommato quella vacanza, non stava andando poi tanto male.

 

***

 

·         Io devo tornare in camera a mezzanotte... - Piagnucolò Gloria distesa comodamente sul lettino della spiaggia.

·         Io torno quando torna Toby! - Risposi per poi lanciare un bel sorriso al biondino che mi scompigliò i capelli mentre Alberto mi stringeva a se poiché ero al sicuro fra le sue gambe.

Finito lo spettacolo, infatti, io Gloria, Tobia, Alberto e Nicolò, c'eravamo recati in spiaggia per starcene un po' per i fatti nostri.

La brezza del mare era calda e il rumore delle onde che si stagliavano sulla diga rendeva tutto più perfetto.

Li, fra le braccia di Alberto mi sentivo al sicuro, dopo tanto tempo stavo permettendo a un ragazzo di coccolarmi, ma non ero sicura fosse la cosa giusta e, infatti, volevo tener ancora alzato il muro che avevo costruito intorno al mio cuore.

 

OK, SO CHE IL CAPITOLO NON E' DEI MIGLIORI MA SPERO VI SIA PIACIUTO LO STESSO ;)

UN BACIONE CIAOOO

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Capitolo 5
*** Tre luglio ***


CIAO A TUTTI, OK, E' UN SECOLO CHE NON SCRIVO PIU' MA ECCOMI QUI, CON LA VOGLIA DI PUBBLICARE CHE E' TORNATA E INFATTI HO RIPRESO IN MANO L'INTERA PAGINA :)
SPERO CHE MI PERDONERETE E CHE RICOMINCERETE A SEGUIRMI CON LA STESSA SERIETA' CHE CI METTERO' IO A POSTARE IL PRIMA POSSIBILE <3 A PRESTO UN BACIOOO
PS: LA STORIA INTERESSANTE COMINAICA DAL PROSSIMO :p
 




CAPITOLO CINQUE
TRE LUGLIO
 
 
Seduta sugli scogli osservavo l'orizzonte completamente persa nei miei pensieri.
Quella mattina mi ero svegliata presto e dopo essermi rigirata nel letto all'infinito, mi ero decisa ad uscire.
Se non altro, per una volta non potevo azzardarmi a dire che era freddo dato che la felpa Hollister che stavo indossando non bastava a tenermi al calduccio.
Tremante mi guardai intorno, la spiaggia sempre piena, in quel momento era deserta, non c'era nessuno, tranne qualche uccello indistinto che volava basso sulle onde mosse solamente da un sottile filo di vento.
Me ne stavo seduta su quel pezzetto di scoglio dove avevo passato tante serate ammirando quella distesa pulita come solo il mare sa essere.
I gabbiani svolazzavano nel cielo limpido con il loro volo libero, e in alto diventavano piccoli puntini bianchi fin quasi a scomparire.
Per questo sobbalzai quando quella quiete fu interrotta dal suono del mio telefono.
Incerta lo estrassi dalla borsa e constatai che si trattava di Mara, la mia amica Milanese.
«Hey, come mai mi chiami a quest'ora, è prestissimo! »
«Bi ti ricordo che in Italia siamo un'ora avanti! » Disse lei scoppiando a ridere mentre io annuivo fra me e me.
Effettivamente non aveva tutti i torti, in quel diavolo di posto c'era il fuso orario.
«Va beh... comunque che ti serve? »
«Ma niente, io fra poco parto per la Sardegna, ma volevo sapere come va li da te. »
«Qui tutto bene, mi sono messa con un ragazzo ma...
«Ma non è Matteo. » Finì lei al mio posto mentre io annuivo.
Mara mi conosceva meglio di qualsiasi altra persona, nonostante dal vivo, ci fossimo viste solo pochi giorni.
Avere un amica a distanza aveva i suoi lati positivi, ma io ero talmente intelligente da avere due fra le mie tre migliori amiche a più di 500 chilometri.
Eleonora infatti viveva a Roma, mentre Mara a Milano e c'erano volte dove avrei fatto di tutto per averle al mio fianco e poterle abbracciare.
«Ha il profumo della Hollister, si pettina i capelli come Matias... »
«Quindi sta volta sei andata a cercarti il sosia del tuo bellissimo e stronzissimo compagno di classe wow! »
«Già... »
«Ma Bi che hai, mi sembri parecchio strana, normalmente quando ti torvi il giocattolino settimanale sei entusiasta. »
«E' solo che non mi convince... » Mormorai mettendo il vivavoce e continuando a guardare il mare che si stagliava con forza sulle rocce ai miei piedi.
Era un po' che ci pensavo.
Alberto era dolce, ci stavo con lui ma c'era sempre un muro sottile fra noi due e io non ero più tanto sicura di volere quello da un ragazzo.
«Ha già provato a metterti le mani nei pantaloni? »- Chiese Mara dopo qualche secondo di silenzio.
«No no, è già tanto se mi bacia. »
«Beve? »
«No, il drink l'altra sera l'abbiamo preso solo io e Tobia. »
«Fuma sigarette o altro? »
«No, assolutamente no. »
«E' stato adottato? »Domandò ancora mentre io alzavo un sopraciglio al suo buffo interrogatorio.
«Nooooo! »
«Ha qualche parente morto tipo uno dei genitori o il fratello? »
«Che io sappia i suoi sono solo divorziati.. » Mormorai incerta.
«Ha un pircing? »
«Naaa! »
«E' autolesionista? »
«Ma che cazzo di domanda è? Ovvio che no! »
«Ha tentato il suicidio? »
«Oi sei impazzita? No no e poi no! »
«Mmm... ha un tatuaggio? »
«Assolutamente no! »
«E allora è ovvio che non ti piaccia! »- Urlò lei sfondandomi un timpano e facendo volare via qualche gabbiano che fino a quel momento aveva dondolato tranquillo sull'acqua.
«Ma che diavolo stai dicendo si può sapere? » Chiesi mezza seria mezza divertita mentre la ragazza riprendeva a parlare.
«Sai benissimo cosa intendo, tu sei attratta dai ragazzi problematici, non dico quelli stronzi sia chiaro, intendo proprio quelli che hanno problemi in famiglia o con la società... A te attirano gli alcolizzati, quelli con un parente morto, quelli che hanno tentato di ammazzarsi.. tu hai bisogno di sentirti utile o sbaglio? »
Per qualche minuto restai zitta.
Non aveva tutti i torti. Io mi trovavo sempre a dover affrontare situazioni più grandi di me, e in un modo o nell'altro le persone problematiche mi si attaccavano senza più volermi lasciare andare.
Ero incerta dal discorso di Mara ma aveva ragione, fin troppo forse.
Alberto era troppo santarellino e normale per me, ecco perchè non mi prendeva fino in fondo.
«Eh già... » Risposi dopo un po' mentre dalla parte opposta sentivo Mara scoppiare a ridere.
«Ma va? Ci sono tante donne che potrebbero avere tutti gli uomini che vogliono ma inevitabilmente si ritrovano ad avere storie con i classici tipi problematici (che non sanno cosa fare nella vita, insicuri, alcolizzati...) insomma quei tipi che vanno presi per mano e che ti fanno pensare: "non ti preoccupare... sei figo... sei bravo... ce la farai"»
«Hahahah beh oddio non esageriamo, quello che faccio io normalmente è parlare con loro e stargli vicina quando hanno bisogno... »
«Già, praticamente con qualsiasi persona ti tocca fare così! »
«Taci che devo farlo anche con te quando si parla del tuo ex!! »Esclamai mentre tutte e due scoppiavamo a ridere come pazze. Pure Mara infatti, aveva avuto una storia d'amore parecchio triste e movimentata, e pure lei continuava ad amare il suo ex ragazzo nonostante fosse trascorso del tempo e quello era uno dei principali motivi della nostra amicizia.
«Beh comunque lasciami finire il mio discorso filosofico che mi sento ispirata! »Continuò sempre con una voce divertita.
«Dimmi dimmi sono curiosa! »
«Beh, generalmente questi soggetti hanno un rapporto molto particolare con la mamma, che può essere o morboso, accolloso o completamente l'opposto. »
«Cioè che vorrebbero ammazzarla e andarsene di casa? »
«Esattamente e la donna di turno, in questo caso tu, si ritrova a fare le veci della premurosa, affettuosa, dolce e sensibile mammina. All'inizio del rapporto la donna vive serena, appagata,fino a quando non si rende bene conto del ruolo che svolge per il partner e qui arriva la crisi d'identità.
«Ma io non sono mai arrivata a tanto! »Piagnucolai sempre più presa e affascinata dalla presa che stava prendendo il discorso.
«Shhh zitta tu sei un caso anormale questo lo sanno tutti! Ma la gente normale, pensa questo: "Io voglio un uomo... non voglio un bambino" oppure "voglio veramente un uomo oppure voglio un bambino??!" Insomma,come uscire dal tunnel??? »
«Buttandosi sotto un camion! »Urlai tutta felice mentre anche Mara scoppiava a ridere ancora più forte di prima.
«Si, potrebbe essere un idea, oppure potrebbe anche essere la sindrome da crocerossina, però il punto rimane sempre lo stesso... gli uomini "normali" carini, dolci, sensibili che ti riempiono di attenzioni dopo poco stufano e non c'è nessuna soddisfazione quindi si ritorna sempre alla tipologia di uomo problematico. »
«E infatti, di ragazzi che mi fanno la corte ne ho parecchi... Ma non mi attirano per niente. Sono una pallaaaaaa! » Urlai felice di trovarmi sola sulla spiaggia senza nessuno che potesse ascoltare i miei vaneggi.
A sentire quelle parole Mara sogghignò. In pochi minuti era riuscita a tirar su di morale anche me e questo era decisamente fantastico.
«Bi, io devo andare che stanno per imbarcarmi...ci sentiamo sta sera se riusciamo? »
«Si ovvio! »
 
***
 
«Gloria mi ha detto di dirti che oggi è tutta la giornata fuori in quod! »- Mi informò Alberto mentre io storgevo il naso a quell'affermazione.
Mi trovavo in compagnia dei seventeen da parecchi minuti, Stefania chiacchierava  con Silvia e sua sorella Francesca sotto il mio sguardo disgustato.
Per qualche secondo restai in silenzio stretta fra le braccia del moro.
Dopo la discussione con Mara, avevo deciso di mollarlo, l'unico problema era capire quando.
A dir la verità però, se fino a qualche tempo prima mi era parsa un'ottima idea, ora cominciavo ad avere seri dubbi.
Fra le braccia di Alberto stavo bene, mi sentivo al sicuro con lui.
«Ti va di fare un giro? » Gli domandai dopo qualche minuto.
«Si, certo! » E con queste parole si alzò prendendomi per mano sotto gli sguardi indagatori dell'intero gruppo.
In silenzio passeggiammo per le stradine del villaggio, entrambi assorti nei propri pensieri.
Io non ero fatta per avere ragazzi normali, ma soprattutto io, difficilmente mi affezionavo alle persone.
Senza farmi vedere osservai Alberto.
I capelli castani erano tutti spettinati e gli ricadevano sul viso dandogli un'aria da giocatore da calcio qual'era.
Ero ancora fra le nuvole quando il suono della sua voce mi distrasse.
«Quello non è il tuo amico Tobia? » Domandò mentre io seguivo il suo sguardo trovandomi ad osservare il biondo.
A vederlo da lontano sembrava sudato. Segno evidente che aveva appena finito di correre, così preoccupata osservai ogni millimetro del suo corpo per accertarmi che non fosse ricoperto di sangue o di catrame.
«Si può sapere cosa guardi? » Chiese una volta che ci fu abbastanza vicino.
«Se sei vivo... »
«Ahahah molto divertente guarda! »
«Tantissimo. »
Stavo per aggiungere altro quando Albi si mise in mezzo.
«Ma sei andato a correre? »
«Si perchè? »
«Beh... ti va se la prossima volta andiamo assieme? » Chiese incerto mentre Tobia lo scrutava riluttante dall'alto in basso ricevendo un'occhiataccia dalla sottoscritta.
Per qualche secondo di troppo rimase in silenzio, ma poi, finalmente si decise ad annuire.
Ero contenta. Toby si era comportato in maniera gentile, comportamento anormale per quanto lo riguardava.
 
***
 
Sbuffando mi guardai intorno.
Passare la giornata senza Gloria si stava rivelando più noioso del previsto se non contavo il tempo che avevo trascorso in compagnia di Matilde e della sua amichetta.
Tobia e Alessio con mia grande curiosità, erano spariti subito dopo pranzo e di loro, da quel momento, nessuno aveva più avuto notizie.
«Hola! » Mi salutò il bagnino facendomi sobbalzare.
Ero comodamente sdraiata a bordo piscina con gli occhiali da sole calati sugli occhi e un libro romantico in mano, per questo non mi ero assolutamente resa conto del bel fusto che silenzioso si era avvicinato a me.
«Tu no nuotare? »Chiese mentre io rossa come un peperone gli facevo segno di sedersi accanto a me.
«Mmm no... non ne ho voglia. »
«Io capire.. tu venerdì show? »
«Eh? »- Domandai senza capire quello che mi stava chiedendo.
«Venerdì tu show? »
«Intendi dire se faccio lo spettacolo? »
«Si si, show! »
«Ah, allora si! »
«Io potere venire vedere suo spettacolo?»  Annuii sorridendo.
Sapere che il bagnino aveva intenzione di venire a vedere il mio spettacolo era parecchio imbarazzante e poi, non avevo idea di come avrebbe reagito Gloria a questa notizia.
Ero ancora immersa nei miei pensieri quando Nicolò, il ragazzo con la barba, mi si avvicinò.
«Hey, dove sono tutti gli altri? »Chiese mentre io scuotevo la testa.
«Non ne ho la più pallida idea... »
«Vuoi cercarli? »
«Beh, credo che vengano in piscina fra poco, la partita di calcio dovrebbe essere quasi finita e il gruppo normalmente si ritrova qui. »
Detto ciò gli feci segno di prendere il posto di Andreias.
Nicolò mi stava simpatico, nonostante fosse più piccolo proprio come Alberto non lo dimostrava e sapevo di potermi fidare di lui.
A dir la verità, mi rendevo conto che tale sicurezza era dettata dal fatto che mi trovassi in vacanza dato che a casa, mai mi sarei permessa di raccontare i fatti miei ed un estraneo.
Presa dalla foga, mi persi a parlare di Matteo, il grande amore e poi mi soffermai su Matias, il mio caro compagno di classe per arrivare a fargli un sacco di discorsi allucinanti che lui stranamente capiva e commentava.
Eravamo ancora intenti a parlare quando una maglietta umidiccia mi venne lanciata addosso. Sbuffai e mi trovai a guardare Tobia e Alberto sorridenti e felici.
«Alla buon ora, sono tre ore che vi aspettiamo! »
«Hem.. »stava per aggiungere altro quando notai i graffi sul corpo di entrambi.
«Che diavolo avete fatto, Toby, un altra avventura con i rovi? »Chiesi mentre i due annuivano e io, dopo aver pensato che erano veramente due deficienti, scoppiavo a ridere come una pazza.
Era assurdo, se Tobia normalmente era la persona più seria sulla faccia della terra, c'erano volte dove avrebbe potuto passare le ore con un bambino e mettersi alla stessa altezza.
«Guarda che questa volta è stata tutta colpa del tuo fidanzato, siamo andati a correre fino a lassù »disse indicando un monte in lontananza con una croce in cima – e vicino al crocefisso ha messo un piede dentro a uno di quei cespugli maledetti, così ho cercato di aiutarlo. »
Annuii poco convinta e gli indicai la piscina, neanche il tempo di rispondere che mi ritrovai sott'acqua.
Tossendo e imprecando risalii sputacchiando a destra e a sinistra l'acqua che mi avevano fatto bere mentre i tre ragazzi se la ridevano di gusto. Velocemente lanciai un'occhiataccia a Nicolò e a Tobia per poi soffermarmi su Albi.
«Capisco loro, ma almeno tu potresti stare dalla mia parte»e con queste parole, lo schizzai mentre tutti insieme si tuffavano.
Era bello stare con loro, avevo sempre preferito la compagnia maschile a quella femminile e pure a casa trascorrevo ore con i miei migliori amici. Per di più, il fatto di non trovarmi con Stefania non era male.
 
***
 
«Bianca io mi vergogno! »- Piagnucolò Matilde mentre le pettinavo i capelli castani.
Erano dieci minuti che ci trovavamo nella mia stanza, e dopo averla aiutata a farsi la doccia e a vestirsi per la cena, stavamo parlando della sigla degli animatori che da quella sera, fino alla fine della vacanza, lei e i suoi amici del mini-club, avrebbero dovuto cantare ogni volta che ce n'era occasione.
A dirl la verità, da quel che avevo capito, avremo dovuto farlo anche noi, gruppo dei più grandi, ma con la scusa che nessuno ci aveva ancora insegnato la canzone, mi sentivo molto più tranquilla.
«Ma come, ti vergogni di cantare una canzone e non di fare la babydisco o lo spettacolo venerdì sera? »
«Lo spettacolo è bello, mi piace abbiamo già iniziato a fare le prove e alla miny disco non c'è quasi mai nessuno. »
Risi, effettivamente non aveva tutti i torti, la sigla del villaggio veniva cantata davanti all'intero albergo.
Conoscendo Matilde e tenendo in considerazione che era parecchio simile a me, mi rendevo conto che dover per forza fare ciò, la metteva davvero in difficoltà e così, dopo averle districato l'ultimo nodo, mi decisi a parlare.
«Facciamo così, finche non hanno finito di cantare e non inizia la cena, tu stai con me e ora su, mettiti i sandali che dobbiamo andare. »
«Davvero posso? »
«Certo, puoi stare con me quando vuoi lo sai. » E con queste parole la presi per mano e uscii.
Adoravo quel villaggio.
Se la prima volta che l'avevo visto non mi era piaciuto, perchè troppo piccolo, ora le cose erano cambiate. La brezza della Grecia mi faceva svolazzare i capelli biondi e il vestito nero era spinto in avanti.
Mano nella mano con la piccola ero assorta nei miei pensieri. Avevo deciso di trascorrere l'intera settimana con Alberto, alla fine poi non l'avrei più visto e ciò significava che non sarebbe mai stata una storia seria.
Ero ancora sulle nuvole quando una voce mi fece voltare.
«Bianca ferma! » Continuava ad urlare Fabio seguito a ruota da Alex. Sorrisi, se Alex era li, a cena ci sarebbe stata sicuramente anche Gloria.
Felice li aspettai mentre Matilde lanciava occhiatacce a Fabio ricordandosi fin troppo bene dello spintone che gli aveva dato il primo giorno, senza farlo a posta.
Parlottando con loro mi incamminai verso il ristorante venendo subito distratta da un coro di bambini.
 
Guarda che sole che c'è qui per te
un mare di gente sincera - Olè
Sembra che tutto sorrida con te
persino la luna di sera

Nei sette mari ci divertiremo e tu sai perchè - tu sai perchè
«Bianca stanno cantando, nascondimi! »Esclamò la piccola visibilmente terrorizzata mentre io annuivo e le stringevo forte la mano.
«Tranquilla, non ti lascio portare via. » Detto ciò, ci incamminammo verso il tavolo dei Seventeen già quasi completamente pieno. Stavo per girarmi a chiedere ad Alex dove fosse sua sorella, quando lui, Alberto e Nicolò si misero a cantare la fine della canzone.

 
Sette mari club che splendida vacanza
Sette mari club il sole è allegria
Sette mari Club risate in abbondanza
Con sette mari un ricordo speciale sarà...
 
«Ma che diavolo state facendo? »
«Cantiamo! » Risposero mentre io con un sopraciglio alzato restavo ancora più a bocca aperta alla vista di Tobia che si avvicinava al nostro tavolo sedendosi di fianco a me.
C'era decisamente qualcosa che non quadrava. Fino a quella mattina aveva detto che non sarebbe mai venuto a mangiare con noi, e ora ci veniva pure di sua volontà. Forse però, il fatto che avesse passato metà giornata con Alberto aveva contribuito a rendergli la decisione più facile e infatti, neanche dieci minuti dopo era tranquillo a parlare con Albi e Nicolò.
«Bianca io vado con i miei amici» mi sussurrò Matilde dandomi un bacio sulla guancia mentre io annuivo concentrata su Gloria che si stava avvicinando a me.
Dovevo ammettere che era veramente bella, i capelli ricci e castani erano sciolti e le ricadevano sulle spalle nude.
«Ciao ciccia » mi salutò con un bacio sulla guancia.
«Hey, bello il quod? »Si, abbiamo guidato tutto il giorno io e mio fratello, ci siamo divertiti.
Annuii e le feci segno di accomodarsi affianco a me, dopo che le avevo tenuto il posto libero sotto lo sguardo seccato di Stefania.
Come ormai da tradizione mangiammo le stesse cose, due fette di pizza, piatto di patatine fritte, un pezzo di carne greca dal gusto strano e quando finimmo, ci girammo verso il resto della tavolata.
«Chi vuole il gelato? »  Domandammo all'unisono mentre un coro di io invadeva il ristorante.
Sorrisi, ormai io e Gloria ci eravamo offerte come cameriere e ogni volta andavamo noi a prendere una ventina di gelati, il problema però era ricordarsi i gusti e dopo esserceli fatti ripetere una ventina di volte, ci incamminammo verso il bar dove i due figli del proprietario dell'albergo ci guardavano con occhi a cuoricino.
«Ciao Bibbias » lo salutammo cordialmente.
«Kalispera (buonasera) cosa io potere fare voi due belle signorine mie cuore? »
«Allora, vorremmo tre gelati panna e cioccolato, cinque solo cioccolato, due menta e liquirizia...»
Risi e osservai Gloria continuare a dire i gusti mentre il poveretto la guardava ad occhi aperti. Ero contenta, mi sentivo contenta e non avevo nessuna intenzione che le cose cambiassero. Nonostante il mercoledì non fosse stato un giorno emozionante, mi stavo convincendo sempre più che quella sarebbe stata una bellissima vacanza.
 

 
 CIAOOO LO SO CHE IL CAPITOLO NON E' DEI PIU EMOZIONANTI, MA CREDETEMI, BEN PRESTO LO DIVENTERA' <3 UN BACIOOO :)
 
 
 
 

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