City of Lies

di Rebs Herondale
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Escape ***
Capitolo 3: *** I will find you ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



City of Lies
 
 


Bugie e segreti, Tessa, sono come un cancro nell'anima. Mangiano via ciò che è buono e lasciano solo distruzione dietro. " 
Cassandra Clare ,”Il Principe” -
 


Prologo

 
Finii di allacciarmi lo stivale destro, misi una spada angelica alla cintura, insieme alle altre armi, e mi feci una runa sulla

caviglia.

Silence.

“Speriamo funzioni…”

Per sicurezza, tracciai anche una runa dell’invisibilità sul braccio, ignorando il bruciore provocato dallo stilo.

Presi un respiro profondo e mi rimirai nello specchio. Un paio di occhi scuri ricambiarono lo sguardo.

Tenuta da battaglia nera come la notte, rune a riempire la pelle visibile e armi a sufficienza.

Era tutto pronto, ora bisognava solo sperare che le cose andassero come previsto.

La mia immagine riflessa sorrise strafottente.

Lo spettacolo può cominciare…

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Capitolo 2
*** Escape ***





City of Lies
 


Bugie e segreti, Tessa, sono come un cancro nell'anima. Mangiano via ciò che è buono e lasciano so. " 
Cassandra Clare ,”Il Principe” -
 


1.Escape                                         

“Fidati delle persone finché
ti danno motivo di non farlo più.
E allora non voltarti mai indietro.”
-La risposta è nelle stelle- Nicholas Sparks
 

Distogliendo lo sguardo dallo specchio, presi un pugnale, afferrai la sacca che avevo preparato e mi diressi verso la porta,
controllando di avere lo stilo a portata di mano.
“Devo essere rapida.” pensai, aprendo silenziosamente la porta. Controllai che non ci fosse nessuno e poi mi incamminai nel corridoio deserto, tenendomi rasente al muro. Era tutto nell’oscurità, l’unica fonte di luce erano i raggi della luna che entravano dalle poche finestre.
I miei passi non produssero alcun rumore, ero un tutt’uno con le ombre.
Continuai ad avanzare, tesa, cercando di captare il  minimo rumore. Ma era tutto calmo.
Quando raggiunsi le scale per il piano inferiore, aggrottai la fronte. C’era qualcosa che non andava.
“È troppo facile…”
Il mio pensiero si rivelò fondato quando, sceso l’ultimo gradino, fui accecata da una luce improvvisa. Mi coprii gli occhi con una mano, mettendomi automaticamente in posizione di difesa.
-Dove hai intenzione di andare, angelo?-
Spalancai gli occhi, riconoscendo la voce, l’ultima che mi aspettavo in quel momento.
Alzai lo sguardo, puntandolo nei suoi occhi di ghiaccio. Mi stava sorridendo ironico, ma sentivo che in realtà era teso. E preoccupato.
Mi rimisi eretta, abbassando le mani. – Secondo te? – dissi sarcastica.
Continuò a fissarmi impassibile, studiandomi.
– Perché? – chiese semplicemente, anche se sapeva già il motivo.
Sospirai, serrando la mascella. – Lo sai perché…- sibilai, perdendomi nei ricordi.
 
Imboccai il corridoio, diretta all’armeria.
-Perché mi hai fatto questo?! Dopo tutto quello che ho fatto per te! Ti ho amata, ti ho fatto sentire una regina, cosa volevi di più? Ma tu sei voluta correre tra le braccia di quel Nascosto!...- sentii urlare da una voce maschile, conosciuta, seguita da un suono ormai familiare, che aveva accompagnato tutta la mia infanzia. Inconfondibile.
Frustate.
Sbarrai gli occhi, rabbrividendo, e mi avvicinai di più alla porta. Era quella che non mi era permesso aprire. Non era usata da tempo e non capivo perché fossero lì proprio ora. E soprattutto chi ci fosse con lui.
L’altro rispose qualcosa, ma con voce così flebile che non riuscii a capire.
E gli schiocchi ricominciarono, più di prima, sembrava volessero continuare all’infinito.
Non so quanto tempo passò, prima di sentire finalmente silenzio.
Rimasi immobile di fronte alla porta, imbambolata.
Improvvisamente, temevo quello che quel silenzio significava.

Mi riscossi solo quando sentii dei passi dall’altra parte, sempre più vicini. Immediatamente, iniziai a correre, allontanandomi il più possibile da lì. Sapevo già quello che mi aspettava se mi avesse scoperto a spiarlo.
Ricominciai a respirare solo quando mi chiusi la porta dell’armeria alle spalle.
Presi un bel respiro profondo e scossi la testa.
“Non era niente. Dimenticatelo e concentrati sull’allenamento.” Mi ripetei nella mente, mentre mi dirigevo verso le armi.
Mi allenai per due ore, dando anima e corpo, e in poco tempo l’episodio che avevo ascoltato passò in secondo piano, finendo nel dimenticato.
Non avrei potuto immaginare quello che mi aspettava di lì a breve…
 
I miei occhi divennero lucidi, al pensiero di quello che venni a sapere due giorni dopo.
Non potrei mai dimenticarlo.
 
Lo guardai disorientata. – Non capisco…- sussurrai, confusa.
Ma una parte di me sapeva già cosa voleva dire. Solo che non voleva accettarlo.
Lui mi guardò compassionevole.
-Tesoro, mi dispiace, ma non ce l’ha fatta. Un branco di lupi mannari l’ha presa di sorpresa mentre era in missione nel loro territorio e non è riuscita a tenere testa a tutti loro insieme. Purtroppo, è una cosa molto frequente tra gli Shadowhunters, dovevamo tenere a mente che era una possibilità…- disse, dispiaciuto e addolorato.
Continuai a far vagare gli occhi sul suo viso, in cerca di un segno, uno qualsiasi che mi dimostrasse che stesse mentendo. Ma non lo trovai.
Sentii le guance umide, quando realizzai che era tutto vero.
Era tutto maledettamente vero.

Ma non potei sfogarmi appieno, perché un suo sguardo di disapprovazione mi fece immediatamente ricomporre.
Mi asciugai gli occhi.
I Cacciatori non piangono…
Cercai di rimanere impassibile, mentre mi abbracciava freddamente, facendo un minimo sforzo per consolarmi.
Da sopra la sua spalla guardai l’altra persona presente nella stanza, che non aveva ancora detto una parola.
Fissava l’uomo ancora abbracciato a me, negli occhi di ghiaccio una luce indagatrice, come se non gli quadrasse qualcosa. O non gli credesse…
Una carezza sui capelli mi fece riportare lo sguardo su di lui.
Mi guardava con un espressione dispiaciuta. Ma gli occhi erano impassibili.
-Mi dispiace, tesoro…-
A quella frase sentii una rabbia disumana invadermi.
Era colpa loro. Erano stati quei Nascosti a privarmi di una delle persone più importanti della mia vita. E avrebbero pagato per questo. Tutti.
Un sorriso che mai avevo fatto prese posto sul mio viso.
Non avrebbero avuto scampo…
 
Imparai la verità soltanto molti anni dopo.
Ma ormai era già troppo tardi…
 
Sentii la bile montare, al ricordo di quello che feci negli anni a seguire.
Ero disgustata, al pensiero di quello che ero diventata. Di quello che lui mi aveva fatto diventare.
Per questo dovevo andarmene, perché non volevo più essere lei. E perché al solo pensiero di stare ancora vicino a lui mi veniva da vomitare.
“È tutta colpa sua…”
Digrignai i denti, ringhiai credo. Non dovevo rimanere lì un solo minuto di più.
Feci, decisa, un passo avanti, ma un paio di mani calde mi bloccarono, tenendomi strette le spalle.
Mi ricordai solo in quel momento della sua presenza. Subito, alzai lo sguardo sul suo viso dall’espressione apparentemente fredda.
Ma io sentivo le sue vere emozioni. Sapevo che quella era solo una maschera costruita per difendersi dal mondo.
Infondo, eravamo uguali.
-Lo sai che non ti darà pace, che farà di tutto per riportarti dalla sua parte, vero?- sussurrò, con la preoccupazione evidente negli occhi. Erano sempre stati molto espressivi quando stava con me, la loro freddezza cadeva, lasciando il posto alla persona che amavo di più al mondo.
Sorrisi triste, perdendomi in quella distesa ghiacciata. – Certo, ma devo tentare. Non posso più stare qui. Morirei lentamente ogni giorno…L’unica cosa che mi dispiace è doverti abbandonare…- dissi, con la voce arrochita dalle lacrime trattenute.
Una Cacciatrice non piange…Era assurdo che dopo tutto quello che aveva fatto, io non riuscissi a dimenticare i suoi insegnamenti.
Mi accarezzò dolcemente una guancia, lo sguardo tormentato.
-E lo sai che se mi chiederà di ucciderti, io sarò costretto a farlo…vero?- disse, facendo una smorfia.
Mi morsi il labbro, abbassando la testa, ed annuii.
Sì, lo sapevo.
Un giuramento sull’Angelo per noi è sacro…Una volta fatto, ti vincola per sempre…Quante volte avevo sentito quelle parole? Prima, non mi erano mai sembrate così dure. Così difficili da accettare.
Mi prese il mento fra le mani, facendomi rialzare il viso e guardare la sua espressione addolorata.
Io non voglio farti del male…” mi disse nella mente.
Alzai appena l’angolo della bocca. “Lo so, e so che non me lo farai…dopotutto, siamo parabatai, no?” risposi, accentuando il sorriso, con un pizzico di divertimento.
Lui mi abbracciò, stringendomi forte con le sue grandi braccia.
Siamo molto più di questo…”mi sussurrò con affetto nella mente, e sapevo che non si riferiva solo al legame potenziato che quella runa ci donava.
Affondai il viso nel suo petto, respirando il suo profumo ad occhi chiusi.
-Ti voglio bene, Emm.-
-Anch’io, angelo.- disse dolcemente, baciandomi la fronte.
Passai una mano nei suoi capelli corvini, facendola scendere sulla guancia.
-Ci rivedremo presto, tornerò a prenderti.- promisi a lui e a me stessa.
Avrei fatto di tutto per mantenere la parola.
Lui mi ribaciò la fronte e mi diede una leggera spinta verso l’uscita.
Muoviti, ti coprirò le spalle…” Disse, usando il nostro sistema di comunicazione e inviandomi un sorriso splendente.
Buona fortuna, sorellina.”
Ricambiai, disegnando la runa di apertura sulla porta.
Mi guardai per un istante indietro, osservando quella che era stata la mia casa per diciassette anni.
Ma soprattutto, fissai per l’ultima volta quegli occhi color ghiaccio.
Arrivederci, Emm. Aspettami…”
E con questo ultimo pensiero, mi fiondai fuori, correndo come mai avevo fatto, verso la libertà.
Ma la lontananza non mi impedì di sentire l’urlo di rabbia alle mie spalle.

Il segnale che il mio tempo era scaduto.

-ISABELLAA!!-












 

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Capitolo 3
*** I will find you ***




City of Lies



Bugie e segreti, Tessa, sono come un cancro nell'anima. Mangiano via ciò che è buono e lasciano solo distruzione dietro. " 
Cassandra Clare ,”Il Principe” -
 


2.I’ll find you…             
 

But in the end you’ll see,
You-won’t-stop-me.
I am a fighter and I ain’t  goin’ stop.
There is no turning back.
I’ve had enough!
-Fighter- Christina Aguilera
 

Continuai a correre, sentendo dietro di me i passi concitati dei miei inseguitori.
“Ancora un po’!…Ci sei quasi!” mi dicevo nella mente ogni volta che inciampavo o che riprendevo fiato, stanca. Non dovevo mollare.
Sentii un sibilo e mi scansai in tempo, evitando una freccia.
“Però, i tuoi sgherri hanno una buona mira!” pensai beffarda, asciugandomi la fronte, e ripresi a correre.
-Non dovete ucciderla, branco di idioti! La voglio VIVA! – urlò la sua voce alle mie spalle, fin troppo vicina.
“Accidenti!” Dovevo prendermi del vantaggio o non ce l’avrei mai fatta.
Aumentai la velocità, sentendo i muscoli bruciare, ma fregandomene. Non era il momento.
Vedevo gli alberi e le piante intorno a me susseguirsi in un ammasso sfocato e i rumori alle mie spalle si fecero sempre più flebili.
“Dai…Ce l’hai quasi fatta!...”
In lontananza, vidi un’enorme roccia conficcata nel terreno.
Sorrisi.
“Perfetto!”
Feci un ultimo sforzo e mi accasciai ai piedi del masso, tirando fuori lo stilo.
Cominciai a disegnare, cercando di fare il più in fretta possibile.
-ISABELLA! Fossi in te tornerei immediatamente qui, o potresti non riconoscerti più dopo che ti avrò presa!- ringhiò minaccioso, avvicinandosi.
Feci tutto ancora più freneticamente, sentendo i sibili delle frecce intorno a me e i passi farsi sempre più vicini.
Quasi urlai di sollievo quando finalmente finii di tracciare le linee nere e il portale si aprì.
Stavo per entrarci, quando sentii un dolore alla spalla destra. Gemendo, mi portai una mano sulla parte lesa e trovai un pugnale conficcato in essa.
“Non ho tempo, per l’Angelo!..”
Digrignai i denti e lo estrassi, producendo un urlo strozzato. Con la mano imbrattata di sangue che ancora stringeva il coltello e gli occhi che lanciavano lampi, mi girai verso colui che mi aveva colpita.
Non mi sorpresi più di tanto quando scoprii chi era l’artefice.
Fissai quegli occhi che erano lo specchio dei miei e, raccogliendo le poche energie, portai il braccio sinistro indietro e lancia il pugnale. Peccato che i suoi riflessi in quel momento fossero molto più in forma dei miei.
Con un semplice movimento, lo schivò e mi sorrise maligno.
-Puoi scappare dove vuoi, Isabella, ma lo sai che ti troverò ovunque andrai.- sussurrò, con quel tono di voce che mi metteva i brividi.
Decisi di non perdere un minuto di più e, non prestandogli più attenzione, mi affrettai ad entrare nel portale.
Ma sentii comunque quello che disse dopo.
-Ti troverò, Isabella. Le famiglie non devono stare separate…-
 

Atterrai malamente sul marciapiede, sbucciandomi le mani e sentendo una fitta alla spalla. Vidi numerose gocce di sangue cadere al suolo, più di quelle che credevo.
“È più grave di quanto pensassi…”
Premendo la mano sulla ferita, cercando di fermare l’emorragia, mi alzai barcollando dal suolo.
Piano, feci i primi passi, ignorando il dolore ad ogni parte del corpo.
Solo quando alzai il capo, mi accorsi di non avere idea di dove mi ero teletrasportata. Non avevo pensato ad un luogo preciso, quindi potevo essere ovunque.
Studiai gli enormi grattacieli, il via vai di persone ai lati della strada, il traffico nonostante l’ora tarda. Non c’era niente che potesse distinguerla da qualsiasi altra metropoli.
Girai l’angolo e rimasi sorpresa. Mi trovavo in una lunga via, costeggiata da grattacieli ed edifici altissimi, su cui brillavano numerosi cartelli pubblicitari. Auto e taxi correvano veloci e tantissime persone passeggiavano, bevevano ad uno dei tanti pub e bar o parlavano concitati al telefono. Alzai la testa, in cerca di un riferimento e scorsi un cartello.
Times Square.
Spalancai la bocca.
Ero a New York.
Non era la prima volta che vedevo la città, ma l’ultima volta era stato per il mio ottavo compleanno e da allora ne era passato di tempo. Erano cambiate molte cose.
Mi rattristai, continuando a camminare e facendomi spazio tra la folla che, sorpresa, non capiva chi la stava spintonando, non riuscendo a vedermi.
Forse, avevo capito perché il portale mi aveva portato lì.
Quello fu l’ultimo compleanno che passammo tutti insieme.
L’ultima volta che mi sentii davvero felice.
E, probabilmente, il mio inconscio continuava a pensarci e dovevo averlo in mente quando sono entrata nel portale.
Mentre continuavo a fare teorie, non mi accorgevo che stavo continuando a camminare. O almeno, lo notai solo quando, inciampando, mi ritrovai di fronte ad un grande cancello.
Intorno a me non c’era più la luminosa e caotica vita della città.
Lì era tutto silenzioso e buio.
Disorientata, alzai la testa e rimasi ancora una volta sorpresa.
Davanti a me, una grande cattedrale in stile gotico, i cui pinnacoli svettavano verso il cielo. Le pareti di pietra, le numerose finestre istoriate, da cui fuoriusciva un lieve bagliore, e un enorme portone al centro della struttura, per l’ingresso.
C’era qualcosa di fianco ad esso.
Strizzai gli occhi, la vista mi si stava appannando, segno che le energie erano al limite.
Sulla parete c’era una targa in ottone, su cui risaltava una scritta:
Istituto di New York.
Sentii una consapevolezza farsi spazio in me.
Avevo già visto quel posto…
 
-Che cos’è?- domandai con la mia vocina acuta, fissando il grande edificio davanti a me.
-È un Istituto, Bella. L’Istituto di New York.- rispose una voce, indefinita, non riuscivo a ricordare a chi appartenesse.
-E a cosa serve?- continuai, stringendo la mano dell’altra figura.
Non riuscivo a vederla in viso ed era estremamente frustrante.
-È un luogo dove i Cacciatori possono vivere, o anche solo fermarsi per qualche giorno, dove possono allenarsi. Di solito, si viene mandati qui quando si deve compiere una missione.- mi spiegò dolcemente la voce.
 
Sbattei le palpebre, ritornando alla realtà.
Era il posto perfetto per me in quel momento.
Barcollando e con la vista annebbiata, mi avvicinai al portone.
Alzare una mano per suonare il campanello fu un agonia.
“Chiunque ci sia là dentro, per favore, faccia presto!” pensai, accasciandomi sul legno.
Non so quanto tempo passò, prima che sentissi dei passi veloci avvicinarsi e la porta aprirsi.
Non essendo più sostenuta, caddi al suolo, boccheggiando, mentre tre paia di occhi mi guardavano stupiti.
Riuscii solo a sussurrare un “Aiutatemi”, prima che tutto diventasse buio.
 

 


Ecco Times Square: http://thejetlife.com/wp-content/uploads/2013/06/Times_Square.jpg
 
 E qui l’Istituto: http://www.supadu.com/images/working2/s728289/1.jpg
 
 

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