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giorno, pioveva. Grosse gocce d’acqua cadevano ininterrottamente dal cielo
plumbeo, che stava scatenando la sua ira, riversando a terra un oceano
d’acqua.
Piangeva con il mio cuore, distrutto da una perdita che non ero pronto ad
accettare e mentre varcavo il portone della città proibita, pregavo;
Pregavo per lei e per la sua anima, che non ero stato capace di proteggere.
Il rimorso, per non esserle stato abbastanza vicino, sostituì ben presto il
dolore che mi aveva accompagnato per tutto il viaggio, di ritorno a casa.
Nonostante non avessi provato amore per mia moglie, l’avevo sempre
considerata una persona importante, con la quale avevo mosso i miei primi passi
da Imperatore.
Avanzando lentamente verso il palazzo, scorsi ai pedi dell’imponente
scalinata il mio consigliere, Guozhi, che mi attendeva reggendo in mano uno
stendardo bianco.
Al suo fianco, c’era Xiaoling, la mia seconda moglie vestita completamente di
bianco, in segno di lutto.
Non osai guardarli per un altro istante, perciò iniziai ad osservare le gocce
che colpivano la mia armatura dorata, producendo un suono metallico. Volsi poi
uno sguardo sulle guardie disposte ordinatamente per due file ai miei lati.
Erano silenziosi, immobili ed il fazzoletto bianco annodato al collo lì
rendeva ancora più solenni.
Solo in quell’istante, mi resi conto che la mia attraversata in sella al mio
stallone bianco, era accompagnata solo dal triste picchiettare dell’acqua sulla
terra.
Niente urla di benvenuto, niente tamburi o lanterne accese, neanche fuochi
d’artificio per il mio ritorno in patria;
Era questo ciò che avevo chiesto a Guozhi, come risposta alla lettera che
m’informava della morte di Daiyu.
Non volevo che il funerale dell’Imperatrice fosse messo in ombra dal mio
ritorno, ma nonostante tutto, vedevo sui volti delle persone, a partire dalle
mie guardie sino a Guozhi, sollievo.
<< M’inchino dinnanzi all’Imperatore >>, mi disse il mio
Consigliere, quando giunsi infine, davanti a loro.
Scendendo da cavallo, mi tolsi l’elmo dorato mettendolo sotto braccio. I miei
capelli cominciarono ad inzupparsi all’istante, mentre altre gocciole mi
rigavano il viso.
Prontamente, mi si avvicinò un servo con un gigantesco ombrello giallo, ma io
lo rifiutai bloccandolo con un gesto secco della mano.
<< Alzatevi >>, ordinai alle due persone inchinate con la fronte
che poggiava il freddo pavimento in pietra.
Xiaoling e Guozhi obbedirono e finalmente potemmo guardarci negli occhi, e
ciò che scorsi in quelli del mio anziano Consigliere, contornati da profonde
rughe, fu pace.
Inaspettatamente, mi sentii meglio anch’io.
<< Com’è andato il viaggio, vostra Maestà? >>.
<< Bene Guozhi, tralasciando il clima piuttosto torrenziale
>>.
<< Certo mio signore. Ora è meglio rientrare, vi state bagnando
completamente >>.
Insieme, ci dirigemmo verso il palazzo centrale, in altre parole la sede
degli appartamenti imperiali, dove fui accolto da alcuni servi che cominciarono
a slacciarmi la corazza d’oro.
<< Non ora. Preparatemi un bagno caldo >>, ordinai imperativo.
Avevo bisogno di parlare con Guozhi.
Xiaoling mi si avvicinò porgendomi una tazza di Ch’i-Men Mao Feng. Tè dal
colore vermiglio, all’aroma di rosa e chiodi di garofano.
<< Tenete mio signore. Questo vi riscalderà >>.
<< Grazie, ora però lasciaci. Devo discutere con Guozhi d’alcune
questioni importanti. Ci vediamo nei nostri appartamenti >>.
Rimasti soli, in quella stanza che mi era tanto famigliare, non riuscivo a
trovare il coraggio di far uscire dalle mie labbra, la parola "funerale".
Sì, perché ero stato così negligente, da non presenziare al funerale della
mia consorte. Purtroppo, gli Unni imperversavano insistentemente sui nostri
confini, rischiando così l’imminente invasione.
Avendo ben poca scelta, non mi rimaneva che combattere assieme all’esercito e
salvare il mio popolo.
Quando mi giunse la missiva non tornai indietro, ma continuai a lottare,
respingendo con tutta la forza che avevo in corpo, gli invasori che volevano
rubare quella pace che la mia gente meritava tanto.
Conoscevo, però le conseguenze che mi attendevano. Dopotutto, essere
Imperatore significa avere potere. Di decidere;
Io avevo deciso, e lo ammetto con una mano sul cuore, fu una scelta
gravosa.
Abbassai lo sguardo verso la tazzina di ceramica, che tenevo in mano: il
liquido rossastro tremava al suo interno e i vapori profumati del tè, mi
penetravano nelle narici.
Ne bevvi un lungo sorso, assaporandone il dolce gusto che tanto mi era
mancato, mentre rimproveravo me stesso, ben conscio che stavo temporeggiando.
Convenni però, che rimandare quella discussione, non mi avrebbe portato a
nulla.
<< E’ andato tutto bene il funerale? >>. Le mie parole, parvero
avere l’eco in quel silenzio così inteso che riempiva la stanza.
Guozhi, sorpreso dalle mie improvvise parole, mi esaminò per alcuni batter di
cigli, prima di rispondere alla mia domanda, tremendamente artificiosa.
<< Certamente vostra Maestà. L’Imperatrice è stata inumata secondo le
sue volontà e con tutte le massime onorificenze. La sua veste funeraria è stata
la più ricca, che la Cina abbia mai creato: 2000 piastrine di Giada cucite con
un sottilissimo filo dorato. Un’eccellente lavoro d’artigianato, vostra Maestà
>>.
<< Bene. Ero certo che avreste fatto un ottimo lavoro Guozhi >>,
gli risposi, ingoiando l’ultimo sorso di tè. Il liquido caldo che mi scendeva
lungo la gola, mi rilassò e rilasciai un sospiro di sollievo.
<< Il popolo è stato molto sollevato nel rivedervi… >>.
<< Sì certo, anche se le circostanze non sono del tutto appropriate
>>.
<< Al contrario, vostra Maestà. Voi rappresentate la loro guida. Come
avrebbero fatto se vi fosse accaduto qualcosa? Inoltre, non avendo eredi e con
la morta prematura dell’Imperatrice, a chi sarebbe andato il trono?
>>.
<< Vi preoccupate troppo… >>, gli dissi con poca convinzione.
Le sue parole dicevano il vero e la mancanza di un legittimo erede al trono,
era una questione piuttosto delicata;
Xiaoling non rappresentava una persona adatta per generare il futuro della
Cina, e delle mie 70 concubine nemmeno una poteva sostenere questo rilevante
compito.
Urgeva una soluzione ed immediata. Qualcosa mi suggeriva che gli Unni non si
sarebbero limitati a ritirarsi dietro le loro linee di confine, ma avrebbero
continuato a provare ad invadere la Cina, ed io non sarei rimasto invano a
vedere il mio esercito cadere sotto i miei occhi.
Senza rendermene realmente conto, iniziai a girare in tondo per la stanza
sotto lo sguardo stupefatto di Guozhi.
<< Maestà, non era mia intenzione turbarvi >>.
<< No, Guozhi >>, risposi fermandomi davanti a lui. <<
Avrei dovuto pensarci prima. Ho rimandato così a lungo questa cosa, che l’unica
persona che poteva donarmi un’erede degno di essere chiamato tale, se n’è
andata. Ho pensato tanto al benessere del mio popolo, che ho scordato di
assicurargli la cosa più importante: una guida che impugni il mio posto
>>.
<< Maestà, se permettete io avrei un’idea >>.
Il suo sguardo rassicurante e quieto si posò sul mio. Quel vecchio
consigliere, dai capelli argentati e la pelle grinzosa, rimaneva sempre pieno di
risorse.
Innumerevoli volte mi era stato vicino, indicandomi la giusta via da
percorrere, ed ero certo che anche quella volta, non mi avrebbe deluso.
<< Vi ascolto >>.
<< Siete rimasto con una moglie, Maestà. Se vi risposaste, con una
donna che riterreste adatta per dare alla luce il vostro erede, la questione
sarebbe già risolta >>.
<< Vecchia volpe! Sì… è un’idea alquanto attraente. Resta però, trovare
la candidata adatta >>.
<< Ho già pensato anche quello, vostra Maestà, e vi posso assicurare
che non ne rimarrete deluso >>.
<< Non ne dubito >>.
Giunta al termine la discussione col mio Consigliere, desideravo solo
liberarmi dell’armatura pesante e andare a godermi il mio bagno caldo
ristoratore.
Entrando nella mia stanza, la prima cosa che sentii fu la piacevolissima
fragranza emanata dai fumi della tinozza, colma d’acqua bollente.
Impaziente d’immergermi, tolsi frettolosamente la corazza e gettai a terra
elmo e katana.
Sommerso sino al collo in quell’acqua profumata di caprifoglio, mi conciliò
il riflettere sul mio imminente sposalizio;
Lo sguardo mi cadde sul letto al centro della stanza, dove avrei consumato la
prima notte di nozze con quella fanciulla.
Liling si chiamava. Il suo nome significava "giada bellissima", e a sentire
Guozhi lo era per davvero.
Fiori di ciliegio danzavano nell’aria, profumandola di primavera. Udendo
un’immaginaria melodia, coglievo i loro movimenti, di una danza dal ritmo
incalzante.
Ondeggiavano, disegnavano cerchi ed altre forme fiabesche nel vuoto, ed
infine planavano dolcemente sull’erba, sullo stagno ai piedi di un salice, sui
miei capelli scuri.
Il rombo di un tuono dall’alto del cielo, preannunciava un’altra pioggia
primaverile. Altri fiori di ciliegio sarebbero caduti.
Io, mi sentivo come quelli. Fragili e piccoli, che bastava una folata di
vento o una goccia di rugiada a farli precipitare.
Ed io sarei crollata? Sarei riuscita ad assolvere i miei gravosi compiti da
futura Imperatrice della Cina?
La vita, che stupori ci riserva. Piccoli momenti, che si dissolvono come un
respiro rimangono impressi nella mente, come la più fine incisione nella
giada;
Solo una settimana fa, era giunto presso la mia casa paterna, un messo
dell’Imperatore che aveva informato mio padre di recarsi all'istante a
palazzo.
Cinque ore dopo, tornò. Io mi stavo pettinando i lunghi capelli e mentre
posavo il pettine di giada sulla toeletta, mi fu detto che sarei diventata
Imperatrice.
Ricordi nitidi e chiari inerenti a quel momenti, affollavano la mia mente: la
luce soffusa delle candele, i grilli che cantavano, il fruscio della mia
vestaglia di seta, il battito del mio cuore che accelerava, il mio riflesso
sullo specchio ed il rumore del pettine che s’infrangeva sul pavimento.
Io, principessa Liling, ultima discendente della dinastia dei Sui, stavo per
essere incoronata Imperatrice della Cina.
Qualora ci avessi riflesso, il respiro mi diventava gravosamente più
affannoso, perciò immersi la mia mano diafana nell’acqua della fontana sotto
l’albero di ciliegio.
La sensazione di quella freschezza vellutata e soffice, sulla pelle della mia
mano, mi regalò un momento di pace, che assaporai pienamente ad occhi
chiusi.
Erano molti, i periodi di luce che trascorrevo sotto quell’albero.
Malinconica. Un aggettivo che mi si confaceva molto negli ultimi tempi e mia
sorella Wenling non faceva altro che ricordarmelo.
<< Liling! >>.
Alzai il volto, volgendolo in direzione della casa, dove notai mia sorella
che correva tutta eccitata verso di me, mentre reggeva un kimono dorato.
<< Liling, guarda! Non è stupendo? Viene direttamente dal palazzo. Sarà
l’abito che indosserai per il matrimonio. Non è stupendo? Oddio, mi ripeto come
una stupida! Ma ci pensi? Puoi indossare abiti dorati e gialli! >>.
<< Wenling vuoi darti una calmata per cortesia! E’ solo un kimono
dorato… >>.
<< Oh Liling! Sorridi un pochino, invece di stare qui a rimirarti nel
riflesso dell’acqua. Sono certa che sua Maestà apprezzerà enormemente la tua
beltà >>.
Sospirai rassegnata di fronte alla sua eccitazione, mentre si premeva addosso
il kimono, rimirandosi dal basso. Era così raggiante, che si esibì in una danza
di cerchi, tenendo gli occhi fissi sul fondo dello strascico che produceva un
dolce fruscio.
<< Wenling! Smettila di rovinare quell’abito e riportalo qui!
>>.
<< Sì madre! >>, gridò sempre continuando la sua danza, poi
rivolgendosi a me: << Torno subito >>.
Anch’io avrei voluto essere così felce e spensierata per il mio matrimonio,
dopotutto era così che me lo ero sempre immaginata.
Ero ignara anche del volto del mio sposo, in quanto l’Imperatore l’avevo
sempre visto sugli yen. Potevo solo immaginare come potesse essere in carne ed
ossa.
<< Sorridi un po’ Liling! Stai per sposarti >>, sopraggiunse
all’improvviso mia sorella, apparsa improvvisamente al mio fianco.
<< Ti vorrei far rammentare che non sarà un matrimonio normale
>>.
<< Appunto! Stai per sposare l’Imperatore. Ma ci pensi? Abiti,
gioielli, servitori, e lui… pare che sia molto bello. E poi c’è il palazzo!
Abiterai lì, circondata dal lusso… >>.
<< … E da 70 concubine. Non è esattamente quello che mi aspettavo
>>, aggiunsi ironica, ma ero consapevole che mia sorella non avrebbe
compreso.
Avrei posseduto tutto ciò che desideravo, sarei stata circondata da un
infinito numero di servi, ma non avrei mai avuto mio marito;
Sarei stata costretta a condividerlo con altre donne, e questa era una cosa
che non potevo accettare. I principi che mi erano stati insegnati, mi
ricordavano che questo sacro vincolo poteva essere condiviso solo tra marito e
moglie.
Io invece, con altre 70 persone, ma non potevo fare nulla per oppormi perché
l’Imperatore è al disopra delle leggi.
<< Liling, sei ancora qui? >>, domandò mia sorella, piuttosto
preoccupata.
Sorvolando sui miei pensieri, che da molto tempo a questa parte mi
affollavano la mente, sollevai lentamente il capo guardandola rassegnata negli
occhi.
<< Sì, Wenling >>.
<< Allora è questo che ti preoccupa! Sinceramente, non ti capisco
proprio… Potrai avere qualunque cosa, vivrai negli agi, e tu vai a pensare alle
concubine! >>.
<< Perdonami, ma non riesco ad essere così superficiale. Io dal mio
matrimonio mi aspettavo amore, non un kimono giallo! >>.
Cadde un silenzio freddo e scostante tra me e mia sorella, che rimase
immobile dinnanzi a me, senza muovere un muscolo.
Io invece, abbassai lo sguardo, incontrando il mio riflesso nell’acqua, e
quello che vidi, non mi piacque: un volto mi osservava, malinconico e triste.
Quella non ero io, sempre sorridente e solare. Mi stavo trasformando in ciò
che gli altri volevano che fossi, ma non ero io.
Di sorpresa, l’immagine nell’acqua si distorse in tanti cerchi che si
andavano lentamente allargando.
Alzai gli occhi al cielo, ed una goccia fredda e minuscola mi cadde sulle
labbra rosse. Pioveva.
<< Rientriamo, o finiremo col bagnarci tutte >>, dissi rivolta a
mia sorella e prendendola sotto braccio, rientrammo in casa.
Ero attorniato da una gran quantità di monili d’oro tempestati di pietre
preziose, spille di giada dalle molteplici forme e pregiatissimi kimoni in seta
screziati.
Insieme, creavano un effetto luminescente tutt’intorno alla stanza e la seta
lucida e soffice, colpita dai raggi solari, riluceva sopra il massiccio letto
davanti a me.
Avevo il compito di preporre una parte del corredo della futura Imperatrice,
sebbene non possedessi alcun’idea a riguardo;
Essendo ignaro dei suoi gusti personali, mi stavo addentrando in un’impresa,
che con molte probabilità, non avrei portato a buon fine.
Non avevo intenzione di renderla infelice e desideravo poterla conoscere
meglio, in confronto a tutte le donne di cui ero circondato.
Magari, con l’aiuto del tempo avremmo anche imparato ad amarci.
Un’opportunità che bramavo da tanto e che purtroppo, non mi era mai stata
concessa.
Ora che n’avevo la possibilità, non me la sarei fatta sottrarre.
Avvolto tutt’intorno da luccichii dorati e senza sapere dove girarmi per non
rischiare di rovinare qualche abito, preferii subito scartare i monili più
volgari e appariscenti.
Il Fengguan, copricapo in oro che rappresentava una fenice, simbolo della
bellezza femminile e indossato dalle Imperatrici, mi fu presentato sopra ad un
vassoio dorato;
Troppe gemme lo arricchivano e la forma dell’animale era troppo grossolana,
per questa ragione ordinai di crearne uno nuovo seguendo le mie precise
direttive.
Osservai alcuni anelli e bracciali, tutti d’ottima fattura ma diversi gli uni
dagli altri. Sprovveduto al momento del gusto personale di Liling, risolsi la
questione facendoli diventare tutti quanti parte del corredo.
<< M’inchino dinnanzi all’imperatore >>, mi giunse dalle spalle
la voce profonda di Guozhi.
Voltandomi, gli indicai di mettersi in piedi in modo piuttosto frettoloso,
essendo ora impegnato nella scelta dei kimoni: Homongi, Komon, Iromuji e
Furisode.
<< Vostra Maestà, necessitate d’assistenza? >>.
<< Necessiterei di sapere cosa apprezza maggiormente Liling, ma dato
che dovrò restarne all’oscuro fino al matrimonio, cerco di utilizzare l’arte
dell’arrangiarsi >>.
<< Certamente vostra Maestà, ma sono certo che l’Imperatrice gradirà il
vostro raffinato gusto >>.
<< Dubito. Tu! >>, ordinai ad una serva che attendeva
pazientemente in un antro della stanza.
<< Tutte queste cose faranno parte del corredo dell’Imperatrice.
Raccoglile e portale nella stanza assegnatale >>.
<< Sì Maestà >>, rispose portando la fronte contro il
pavimento.
Notai con non poco stupore, l’espressione sbalordita sul volto di Guozhi
senza capirne la ragione.
<< Vostra Maestà, se permettete, ma… tutto? >>.
<< Sì. Come ti ho già accennato, non sono al corrente dei suoi gusti,
in conseguenza di ciò, sarà lei a scartare le cose che non sono di suo
gradimento dal corredo >>.
<< Non avete però intenzione di sottrargliele? >>.
<< Ovviamente no. Tutto quello è suo >>.
<< Maestà, qualcuna delle vostre concubine potrebbe pensare che la
stiate favorendo… >>.
<< E anche se fosse? Non preoccuparti Guozhi, e ora andiamo a prenderci
una tazza di tè >>.
<< Come desiderate vostra Maestà >>.
C’incamminammo fianco a fianco lungo il corridoio che conduceva alla sala del
trono, seguiti dal consueto corteo di mandarini, che mi scortava ovunque io
andassi.
Colonne rosse a stucchi dorati, salivano dal pavimento sino a congiungersi
col soffitto, affrescato da dipinti e intarsi.
Sotto i miei piedi, tappeti alti e soffici ricoprivano ogni centimetro della
superficie del pavimento. Uccelli, draghi, fiori, nuvole e montagne arricchivano
i drappi.
Ogni cosa pareva essere stata intinta nell’oro fuso, e così tutto riluceva in
uno splendore più forte di quello del sole.
Spalancatemi le porte, vi entrai a passo deciso, congedando immediatamente il
mio seguito;
Col tempo avevo imparato a rispettare quell’organo di competenza che mi
aiutava a governare il mio paese, ma era opprimente e assolutamente
insopportabile averli ovunque io mi muovessi.
Togliendomi il soprabito dorato del mio kimono, che appoggia su uno sgabello,
mi accomodai pigramente su una sedia, chiamando con uno schiocco di dita un
servo.
<< Conduci qui lo speziale >>.
<< Sì, vostra Maestà >>.
Quel giorno, ero tremendamente pensieroso, e senza esserne pienamente
consapevole, iniziai a massaggiarmi il mento con la mano destra.
Gesto che ero solito fare, quando pensavo o riflettevo su una questione che
ritenevo importante.
Preso enormemente dalle mie riflessioni, non avevo prestato particolare
attenzione a Guozhi, che per tutta la durata, era rimasto in piedi davanti a
me.
<< Guozhi, accomodati pure. Stavo riflettendo… >>, gli dissi
indicandogli con la mano, la sieda vuota vicino a me.
<>, mi rispose. Mentre si stava per
accomodare, però, notai una smorfia di dolore sul suo volto.
<< Che ti succede Guozhi? >>.
<< Non vi allarmate, Maestà. Sono i sintomi della vecchiaia
>>.
In quell’istante arrivò lo speziale che s’inchinò ai miei piedi. Gli ordinai
di mettersi in posizione eretta e permettendogli di avvicinarsi, concordammo il
tè che volevamo bere.
<< Vostra Maestà, posso suggerirvi una miscela di Lu Mu Dan?
>>.
<< Per oggi, gradiremmo degustare qualcosa di più deciso. Il tè nero
del Wulong. Che dici? >>, domandai rivolto a Guozhi.
<< Certamente Maestà >>.
Dopo un ultimo cenno col capo, lo speziale si congedò, diretto a preparare il
tè che avevo richiesto.
Potevo vantarmi del glorioso successo che ero riuscito a diffondere in tutta
la Cina, sulle coltivazioni delle varie tipologie di tè.
Ogni piantagione, inviava a palazzo un’ingente quantità di cadauno, e grazie
a ciò potevo gustare ogni varietà che desideravo.
La gloriosa e magnificentissima dinastia Tang, sarebbe stata ricordata non
solo per il suo fiorente periodo di splendore dorato, ma anche per il culto del
tè.
<< Guozhi, hai ottenuto le informazioni che ti avevo richiesto?
>>.
<< Sì vostra Maestà, e da quello che ho capito, avete la mia parola che
possiede tutti i requisiti giusti per governare assieme a voi >>.
<< Molto bene. E’ mio desiderio, possedere una moglie che sappia
governare un paese grande quanto la Cina. Ho commesso molti errori nello
scegliere le mie consorti, ivi compresa Xiaoling. Spero di non cadere nello
stesso tranello… >>.
<< Maestà, dovete rammentare che la brillantezza della giada,
rappresenta la carità. La sonorità, la saggezza. E’ traslucida come la
franchezza. La giada si spezza, ma non si piega, e questo denota coraggio, ha i
bordi acuti, ma non ferisce nessuno e ciò allude all’equità. Ricordate, è di lei
che stiamo parlando… >>.
E’ strano pensare come attimi importanti nella vita, finiscano nello stesso
istante in cui iniziano.
Ero solo un uomo in quei tempi perché la strada per diventare Imperatore, era
ancora molto lunga, ed io mi trovavo alla metà del viaggio.
Molte prove e avversità mi attendevano, ed il peso del potere gravava sempre
più sulle mie spalle.
Solo collaborando come la pioggia e il sole, la terra e l’acqua, lo Yin e lo
Yang, sarei riuscito a sopportare quel peso condividendolo con qualcuno che ne
fosse capace.
Quelle parole, incredibilmente fluide e scorrevoli, come quelle di una
preghiera o di un canto, che innalza la sua melodia sino al cielo, le avrei
portate dentro di me, per tutta la vita.