Agrodolce.

di itkindaofhappened
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo I. ***
Capitolo 3: *** Capitolo II. ***
Capitolo 4: *** Capitolo III. ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***
Capitolo 6: *** Capitolo V ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI. ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII. ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Agrodolce.
Quando l'amore fa male.

Era strano che a quell'ora del sabato sera non ci fosse nessuno...

Di solito i bar sulla spiaggia erano stra pieni, c'era un continuo via vai di persone che usciva dai locali per prendere una boccata d'aria fresca, si vedevano ragazzini di appena 13 anni che vomitavano l'anima nei posti più bui e nascosti perché si erano ubriacati proprio come degli stupidi.
Di tanto in tanto qualche temerario si buttava in mare, ben sapendo che se fosse passato qualche vigile si sarebbe trovato nei guai, ma questo non sembrava importare.

Si guardò in giro, quella sera sembrava quasi che tutta la gente fosse scoparsa nel nulla.
Probabilmente, non avevano tutti i torti: il cielo non lasciava presagire nulla di buono...
Quella non sarebbe stata di certo una serata calda e afosa, fatto ormai abitudinale dato che era piena estate.
All'orizzonte si stagliavano nubi nere che sembravano sul punto di esplodere e un leggero venticello faceva muovere le chiome degli alberi del parco.

Lara fece forza sulle braccia e con una spinta si sedette sul muretto ed aspettò, magari il resto del gruppo era semplicente in ritardo.
Parlare di ritardo non era nemmeno tanto corretto: non si erano dati nessun appuntamento e probabilmente gli altri, notando che il tempo non era certo dei migliori per fare un falò sulla spiaggia, avevano deciso di rimanere a casa.
E chi poteva biasimarli?

Solo lei, con la solita testa fra le nuvole, non aveva prestato attenzione al tempo ed era uscita in shorts e top.
Adesso se ne stava decisamente pentendo.
Si accorse che si stava stringendo per procurarsi un po' di calore ma la pelle d'oca non accennava a scomparire, anzi.

Sentì un boato in lontananza, sembrava proprio un tuono.
La situazione non era certo delle migliori.
Non aveva nemmeno portato l'ombrello e se non voleva beccare in pieno l'acquazzone era meglio che si sbrigasse a tornare a casa.

Saltò giu dal muretto e, lanciando un'ultima rapida occhiata al parco - per accertarsi che effettivamente non ci fosse nessuno -, si incamminò verso la fermata dell'autobus.

Una volta giunta al tabellone, su cui erano segnati gli orari, controllò di non essere in ritardo.

Guardò il cellulare, erano le 20:54.
Passò l'indice sugli orari fino a trovare quello che le serviva: il suo bus sarebbe passato alle 20:57.
Era stata fortunata, pensò, così avrebbe sicuramente evitato il temporale.

Cinque minuti dopo, l'autobus non accennava ad arrivare.
Pensò, con un certo ottimismo, che sicuramente era in ritardo, in fondo i servizi pubblici non sono certo famosi per la loro puntualità.

Dieci minuti dopo, le sue speranze cominciarono a vacillare.
Un ritardo di cinque minuti era amissibile ma dieci erano troppi.
Capì quindi di averlo perso per questione di qualche secondo.
Come sempre se sei in anticipo, stai pur certa che l'autobus sarà in ritardo. In caso contrario, se sei in ritardo, lui sarà sicuramente in anticipo.

Controllò a che ora sarebbe passato il successivo e quando vide che doveva aspettare 45 minuti, cadde nella disperazione totale.
Qualche minuto sopo sentì lo stomaco brontolare.
Tutte a lei dovevano capitare?

Si sedette sulla panchina e tirò fuori il cellulare.
Notò che non c'erano nè messaggi nè chiamate,nessuno l'aveva cercata.
Iniziò a giocare a "Temple Run".
Poteva sembrare stupido che una ragazza di 17 anni ci giocasse ma in assenza di meglio da fare doveva accontentarsi.

-" Cosa ci fa una fanciulla tutta sola a quest'ora?"- Sobbalzò quando sentì una voce maschile che proveniva dalla sua destra.
Sommersa nel gioco non si era nemmeno accorta che era arrivato qualcuno.
Non ebbe bisogno di guardare chi fosse il suo interlocutore, il timbro vocale e il tono strascicato erano stati più che sufficienti.

-"Esposito, ti sembra il caso di arrivare di soppiatto? Poi di solito si saluta."- Proprio non ci riusciva ad essere gentile con lui. 
Facevano nuoto insieme da anni eppure  da poco tempo avevano iniziato a frequentarsi, -non di loro spontanea volontà,si intende-, e quando si trattava di passare una serata assieme al resto del gruppo, non riuscivano mai ad arrivare a un compromesso.
I loro battibecchi erano all'ordine del giorno, sembrava che si divertissero.
Provavano una sorta di piacere nel litigare con l'altro.
I motivi, poi, erano sempre i più stupidi come ad esempio con cosa farcire la pizza quando si ritrovavano a casa di qualcuno per un film.

-"Mi scusi mia signoria, buonasera. Va meglio così? Adesso dimmi, cosa ci fai fuori?"- Lui non era da meno con la gentilezza.
Il suo tono sarcastico la mandava letteralmente in bestia ogni volta che parlavano.

-"Evita di fare il simpaticone, mi dai sui nervi. E comunque no, non ti dirò cosa ci faccio fuori. Dovrei?"- Era diventata estremamente diffidente nei suoi confronti, soprattutto dopo tutto quello che avevano fatto insieme e che lui aveva distrutto.

-"Dovresti. Comunque non mi sembra che questo "simpaticone" ti desse sui nervi quando chiedevi di essere baciata."- Doveva proprio ricordarglielo? Era stato un momento di debolezza.
Uno stupido momento di debolezza.

-"Non che a te dispiacesse.Ti posso assicurare che non accadrà mai più, è stato uno stupido errore."- E lo era stato davvero.
C'era stato un periodo, l'estate precedente, in cui tutto era andato a puttane. Lei, aveva avuto bisogno di qualcuno al suo fianco ad sorreggerla.
Lui, in quel momento era stato l'unico ad esserci, per sfortuna.
O fortuna.
Dipende dai punti di vista.

-"Mai detto che mi dispiacesse, piccola. E che mi dici di tutte le altre volte? Sempre errori?"- Al sentirlo chiamarla piccola le era salito un leggero brivido sulla schiena: si era ricordata di quando le aveva sussurrato, dopo aver fatto l'amore, "Sei mia, piccola." e li si era sentita morire, perchè lo sapeva, in quel momento era la verità.
Non in questo, però.

-"Non chiamarmi piccola, ne hai perso ogni diritto. Ora, se non ti dispiace, lasciami in pace."- Era stanca, stanca di litigare oni volta con lui.
Ad ogni litigio lo sentiva sempre più lontano.
Ad ogni litigio il cuore le faceva sempre più male.

-"Sei davvero cambiata"- Fu un sussurro - e sembrava anche piuttosto malinconico - ma lei lo sentì comunque.
Si girò velocemente verso Esposito e anche lui alzò lo sguardo su di lei.

-"Cosa hai detto,scusa?"- Sperava di aver sentito male, non era da lui uscirsene con frasi del genere.
Lui era il ragazzo dal cuore di ghiaccio.
Qualcuno gliel'avrebbe scongelato, prima o poi.
Non lei, comunque.
Non ci era riuscita.

-"Niente, non ho detto niente."- Cercò subito di salvarsi la faccia e girò lo sguardo verso la strada.
Per quanto poco si conoscessero realmente, -almeno così pensavano-, Lara capì che anche lui si era accorto dello sbaglio che aveva fatto e che ora stava riflettendo su quello che aveva detto.

-"Hai detto che sono cambiata. Cosa intendevi?"- Voleva davvero saperlo.
Anche lei si era accorta che qualcosa non andava, soprattuto nelle sue relazioni con gli altri, ma pensava fosse la sua immaginazione.
La trattavano come se fosse una bomba sul punto di scoppiare.
 

-"Mhh? Quindi hai sentito. Comunque non intendevo nulla, ho semplicemente detto quello che pensano tutti."- Aveva riacquistato la solita sicurezza.

Lo guardò come ad aspettare una spiegazione.
Nemmeno si accorse che i suoi occhi erano diventati lucidi, distolse lo sguardo e iniziò a fissare un punto indefinito dell'orizzonte.
Iniziò a torturarsi le mani, era decisamente agitata il problema era che non faceva nulla per nasconderlo.
 

-"Sai bene che se sono cambiata è solo ed esclusivamente colpa tua! ''- Lara iniziò ad urlare, sapeva bene che non era solo colpa sua ma dire - o meglio urlare – quella bugia la fece stare dannatamente meglio.
Tuttavia lui non era della sua stessa opinione, si girò di scatto verso di lei e le gridò contro : -'' Colpa mia? Facile così, assumiti le tue responsabilità una buona volta. Se è successo quel che è successo è stato solo a causa della tua stupidità! ''-
 

Lara si infervorò parecchio: -'' Quello che dovrebbe assumersi le sue responsabilità qui sei tu! Chi è che mi ha trattata come una nullità, una palla al piede? All'inizio tanto dolce e gentile, poi scaricata come se fossi una tua bambola.Però è vero, sono stata una stupida. Non mi sarei mai dovuta fidare di te.''-
Era la verità, era stata usata...
Lei c'era sempre per lui nel momento del bisogno, mentre lui non c'era stato.
Mai.
O meglio, c'era stato sempre.
Solo lei non se ne era accorta.
Lui era sempre lì, dietro di lei.
Pronto a prenderla se perdeva l'equilibrio.
Pronto a porgerle lamano se cadeva.


Esposito non resistette più.
Balzò in piedi e con un movimento veloce le andò addosso.
Prese le mani di lei che cercavano di spingerlo indietro e le portò verso l'alto, poi appoggiò le ginocchia ai lati delle cosce della ragazza.
Cercò i suoi occhi, trovandoli impauriti e sul punto di scoppiare in lacrime.

Si pentì di averla spaventata, non era certo sua intenzione ma si era decisamente spazientito.
Lei lo accusava di averla trattata come una nullità?
Sapevano entrambi cosa era successo veramente ma i loro punti di vista erano decisamente contrastanti, entrambi vedevano la situazione a proprio favore senza accorgersi che la colpa era di entrambi.

-'' Esposito, ti dispiacerrebe spostarti? Sai, non sei certo una piuma.''- Aveva ritrovato sicurezza e adesso il suo sguardo lanciava fulmini e saette.
Era quella la ragazza forte e coraggiosa per cui aveva preso una cotta tempo prima, non la banale copia che era nata da qualche mese.

Esposito, tuttavia, non accennava a spostarsi, anzi.
Accentuò la sua presa sui polsi della ragazza e avvicinò il viso al suo.

-'' Ehi, cosa stai facendo? Allontanati.''- Lara cercò di far forza sulle braccia e di liberarsi dalla sua stretta ferrea ma non c'era niente da fare.
Era estremamente forte.
Lui intanto continuava ad avvicinarsi...

-'' No...non farlo. Non voglio."- Sembrava incerta, quasi desiderosa del contrario e lui percepì la sua richiesta come un modo per dirgli “Fallo, non aspetto altro”.

-''Io sì.''- sussurrò il ragazzo.

Non aspettò nemmeno una sua risposta e si buttò sulle labbra carnose della ragazza.
Lei cercò di divincolarsi, senza risultato ovviamente.
Ricambiò il bacio e quando sentì che il ragazzo allentava la presa sulle sue braccia, si liberò e lo spinse giu dalla panchina.
Cadde a terra, sorpreso dal rifiuto e dal sotterfugio della ragazza.
Lei si strofinò il dorso della mano sulle labbra e poi sputò per terra, come a dimostrare il disgusto che le aveva provocato baciarlo.

-''Non provarci mai più. Ti ho già detto che non sono la tua bambola, non puoi tornare da me quando hai bisogno.''- Lui la guardò con un misto di tristezza e dispiacere.
Non pensava che lei fosse la sua bambola, tantomeno l'aveva baciata per sfogarsi, semplicemente non era riuscito a contenersi.
Quando si trattava di lei non ci riusciva mai.

Seguì un momento di silenzio, entrambi si guardavano negli occhi senza parlare.
Il ragazzo afferrò la mano della ragazza ma lei si divincolò e gliela schiaffeggiò.
Lo guardò negli occhi un ultima volta, poi si girò verso la strada.

Proprio in quel momento passava l'autobus, Lara lo prese al volo lasciando Esposito ancora seduto a terra a chiedersi se sarebbe riuscito a riconquistare il suo cuore.

“Almeno ho evitato il temporale”, pensò la ragazza con un sorriso triste sulle labbra e una mano sul cuore infranto.

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Capitolo 2
*** Capitolo I. ***


Agrodolce. 
Quando l'amore fa male.
Lara si svegliò verso le sette quella mattina.
Avrebbe preferito poter dormire qualche ora in più ma non aveva altra scelta.
Per la scuola, penserete voi.
E invece no, la scuola era finita da due giorni, eppure la sua sveglia era comunque rimasta fissata a quell'orario improponibile.
Questo perchè la scuola poteva anche essere finita, la stagione estiva no.
Lara era infatti una nuotatrice, con il sogno di vincere gli italiani.
Non che fosse così lontana dal suo obbiettivo, comunque.
Di conseguenza aveva dei doveri da rispettare, uno di questi era affrontare quattro ore di allenamento in acqua più due a secco ogni giorno, in estate almeno.
Come rovinarsi le vacanze, insomma!
Eppure a lei non dispiaceva, o meglio non aveva scelta, quindi tanto valeva almeno divertirsi e questo era possibile in quanto il resto del tempo lo passava insieme alla sua amata -si fa per dire- squadra.
Si fa per dire in quanto, come è ovvio, non con tutti c'era un rapporto d'amore, anzi con alcuni si trovava ogni giorno a litigare anche per cose stupide come, ad esempio, le tavolette da usare durante gli esercizi a gambe.
Infatti c'era chi la voleva verde, chi rossa, chi blu e non sempre tutti venivano accontentani, nascevano quindi discussioni.
E non era raro vedere le suddette tavolette volare da una parte all'altra della vasca, seguite dalle più colorite imprecazioni.
Eppure nutriva un profondo affetto per ogni singolo componente della squadra,– o quasi-,la reputava la sua famiglia, quella che, per un motivo o per un altro, non aveva mai avuto.


Quindi, quando suonò la sveglia, si alzò di buon umore decisa ad allenarsi duramente per raggiungere il tempo di qualificazione per gli italiani a Roma.
Scese a fare una leggera colazione: lei solitamente non mangiava la mattina ma in vista dello sforzo che avrebbe affronatato da lì a poco, dovette farlo.
Sul frigo era attaccata la dieta che il suo allenatore le aveva affidato, non era grassa, entrava tranquillamente in una taglia 36, eppure Sergio, il coach, si ostinava a ripeterle che doveva perdere almeno due o tre chili, in quel modo sì che sarebbe stata uno squalo in acqua.
Cercò la colonna del lunedì mattina, uno jogurt e qualche frutto.
Sospirò e si affrettò a prendere una mela e una banana.
Stava per richiudere lo sportello quando sentì un bisonte scendere di corsa le scale, qualche secondo dopo un mento si appoggiò alla sua spalla e iniziò a scrutare il frigo, come alla ricerca di qualche apparizione divina.
-”Non ci sono i biscotti qui.” lo sentì sussurrare prima che iniziasse a brontolare, come suo solito, evidenziando il fatto che in quella casa mancassero sempre i biscotti.
-”Mi sembra ovvio, se li cerchi nel frigo non li troverai mai.” disse indicando la dispensa.
-”Solitamente io, a casa mia, li tengo lì.” e si diresse verso il luogo indicato borbottando parole sconnesse come “biscotti”, “fame”, “maledette dispense”, “frigoriferi”.
-”E poi hanno il coraggio di chiamare me strana, si vede che non conoscono te.” e scoppiarono in una fragorosa risata.


Il bisonte aveva, ovviamente, un nome: Stefano. Secondogenito della famiglia Rizzo, aveva ormai raggiunto i venti anni e quindi si era trasferito nell'appartamento regalato dai nonni in seguito al suo diploma conseguito con il massimo dei voti, infatti, anche se è difficile crederlo dal suo comportamento infantile, era un ragazzo dall'intelligenza sopra alla media che gli consentiva di arrivare ad alti risultati con il minimo sforzo.
Era alto almeno una ventina di centimetri in più di Lara, per questo, fin da piccoli, si divertiva ad usare la sua testa come poggia braccio, ben sapendo quanto le desse fastidio; aveva un corpo muscoloso e ben definito dalle spalle e dal torace enormi, risultato di anni di nuoto e palestra.
Era quasi impossibile riuscire ad abbracciarlo totalmente.
Il viso era squadrato dandogli un tocco più mascolino.
Due luminosi occhi color nocciola, un naso all' insù ed una bocca carnosa completavano il tutto.
I capelli invece erano biondi e portati sempre verso l'alto, con qualche ciocca castana.


-”Vieni in piscina con me? Oggi allenamento di subacquee!” quasi urlò Lara entusiasta, era la più brava della squadra in quello ed ogni volta si divertiva a vedere i compagni arrancare per arrivare ai 40 metri mentre lei ne faceva tranquillamente 60 o, talvolta, 70.
-”Massì, giusto per ricordare a quei pivellini che sei la mia sorellina e che non devono nemmeno metterti gli occhi addosso.” se c'era una cosa che Lara amava e odiava di suo fratello, quella era la sua gelosia.
A volte era carino avere qualcuno che ti togliesse di torno gli scocciatori ma più di una volta il fratello aveva mandato a monte molti appuntamenti con ragazzi -che lui definiva bambini-, scatenando le ire della sorella.


Scosse la testa e lo schiaffeggiò su una spalla.
-”Se continui così non mi si avvicinerà mai più nessuno.” disse con tono fintamente sconsolato, in realtà lei non era affatto interessata all'amore, lo riteneva una stupida perdita di tempo, che le impediva di concentrarsi solo ed esclusivamente sul nuoto.
-”Meglio così, invecchieremo insieme. Te, io e qualche dozzina di gatti... Mh, magari anche qualche canarino e...” ma fu prontamente interrotto prima che potesse dilungarsi su discorsi privi di ogni logica.
-“Sì, ho afferrato il concetto! Ora muoviti, fra un'ora abbiamo, e sottolineo abbiamo, allenamento e non posso assolutamente arrivare in ritardo. Io vado a prepararmi!” e corse via lasciandosi alle spalle il fratello che si chiedeva dove trovare il latte ed il Nesquick.
Salì le scale a due a due ed iniziò a preparare la borsa, o meglio, aggiunse solo le cose che aveva messo ad asciugare quindi asciugamano, cuffia e occhialini.
Indossò subito il costume, per evitare di dover perdere tempo successivamente.
Sopra mise un paio di shorts color turchese ed una semplice maglietta bianca con su disegnato il simbolo della pace.
Non si truccò, non ce ne era bisogno per andare in piscina, soprattutto se non voleva trasformarsi in un panda.
Occhiali da sole in testa e zaino sulle spalle, chiuse la porta della sua camera e scese velocemente le scale.
-“Bene, let's go!” fece per avviarsi fuori di casa quando il fratello le ricordò che...
-”E le vitamine dove le metti? Sai di essere carente, muoviti a prenderle!” il solito fratellone apprensivo.
-”Ma sai che non mi piacciono!” cercò in qualche modo di fargli cambiare idea.
-”Niente ma. Prendile, adesso.” ogni suo tentativo di protesta fu vano.
Brontolando, caratteristica di famiglia suppongo, si diresse in cucina dove prese le pastiglie.
-”Ti odio.” borbottò mentre usciva da casa seguita da Stefano con un sorriso sornione sulle labbra.
La porta principale di casa si affacciava sul giardino, perfettamente tenuto dalla madre Claudia.
Era suddiviso, se così si può dire, in tre parti inframezzate da un vialetto di ghiaia e pietre bianche, vi erano poi diverse aiuole con fiori dai più disparati colori e nella parte laterale sinistra vi era un grande salice sotto al quale Lara passava gran parte delle giornate primaverili tra un compito e l'altro.
Attraversarono il vialetto centrale e si diressero alla macchina di Stefano, fortuna che c'era lui con la sua auto altrimenti sarebbero dovuti andare a piedi o in bici e di certo non ne aveva bisogno visto il carico che avrebbe dovuto affronatre successivamente.
-”Bene, signorina. Dove la porto?”
Lara rise: era raro per lei vedere il fratello senza quell'aria indaffarata e preoccupata e quindi voleva godersi quei momenti.
-”Aspetta, se prima facciamo un salto veloce veloce in quella pasticceria del tuo compagno di classe? Ti prego, sai quanto io sia goloso!” e lo sapeva bene, alla pancia di quel ragazzo non c'era mai fondo.
-”Va bene, ma fai in fretta, manca poco all'inizo dell'allenamento.” in realtà mancavano circa 45 minuti ma conoscendolo era meglio non rischiare.
-”Non ti preoccupare, farò in un lampo!” Lara sospirò per poi abbandonarsi allo schienale del sedile.
In men che non si dica arrivarono ad una delle pasticcerie più famose, “Vanilla” così si chiamava, e Stefano si precipitò dentro.
Lara lo seguì scusandosi con i passanti per l'infantilità del fratello, chi doveva essere il maggiore?
Entrarono in un'ampia sala, su una parete vi era un lungo bancone con i più golosi e appetitosi biscotti, bignè e brioches; sull'altra ve ne era un altro con un'infinità di torte di tutti i generi e numerosi tiramisù, specialità di quel posto; al centro vi erano diversi tavolini e sedie per potersi fermare a prendere un caffè; infine alla fine della stanza vi era il reparto salati con diverse pizze dalle più svariate farciture, poi tramezzini, panini...
Insomma quel posto era un paradiso per le persone come Stefano.
Infatti quest'ultimo corse al reparto biscotti e bignè e ne prese di diversi, con una bava alla bocca che arrivava al pavimento.
Si recarono alla cassa ed una volta pagato il conto tornarono alla macchina.
Lara controllò l'orologio e si accorse che erano già le 8.30, per le 9.00 dovevano essere in piscina e in quel momento si trovavano dalla parte opposta rispetto alla piscina.
-”Stefano! Siamo in super ritardo, muoviti.” iniziò ad urlare al fratello.
-”Arrivo, arrivo. Tranquilla, saremo in tempo” la rassicurò.


Trenta minuti e paracchie imprecazioni dopo, arrivarono in piscina.
Lara saltò giù dalla macchina e corse verso l'entrata, tirato fuori in fretta e furia il badge, attraversò lo stretto corridorio che portava agli spogliatoi.
Da fuori arrivavano le voci dei bambini ridenti ed urlanti che giocavano assieme agli animatori.
La piscina infatti, durante il periodo estivo, brulicava di bambini di ogni età che frequentavano i campi ricreativi; di conseguenza non erano inusuali le grida felici, e talvolta i pianti dei bambini che non volevano lasciare le madri.
Attraversò il grande portone che conduceva di fuori e si recò al gazebo sotto il quale lei, ed il resto della squadra, appoggiavano borsoni e vestiti, prese occhialini e cuffia e si avvicinò al resto ai compagni che si trovavano a bordo vasca.
-”Eccola! Ve l'avevo detto che sarebbe venuta.” urlò una sorridente Emily appena la vide.
-”Come mai in ritardo?” chiese Sergio, l'allenatore.
-”Ehm... io, ecco...” non poteva dire che si era fermata in pasticceria, no? Non dopo la dieta ferrea che le aveva dato propiro lui.
-”Scusate, colpa mia. L'ho trattenuta, ma sapete non vedo mai la mia sorellina.” pronunciò un trafelato Stefano dopo la corsa.
La squadra esplose in grida di gioia, erano mesi che non lo vedevano.
Lavorava fuori città quindi era andato ad allenarsi con un'altra squadra.
Sapete, potete pensare che il nuoto non sia uno sport individuale, ed è vero, ma nascono comunque delle profonde amicizie, indissolubili.
E' impossibile non rimanere legati a persona con cui condividi gli allenamenti più faticosi, le imprecazioni verso gli avversari che ti battono per qualche decimo di secondo, le gare andate bene e molto più spesso quelle andate male, le trasferte, le notti a scappare da una camera all'altra, i ritiri per la preparazione atletica.
E' decisamente impossibile.
Stefano venne sommerso da un numero indefinito di braccia che volevano abbracciarlo.
Anche l'allenatore si avvicinò e gli diede una pacca sulla spalla per poi tornare serio.
-”Ragazzi, ho un importante annunciò da fare.” disse con un tono che incuteva paura.
Tutti i volti si voltarono verso di lui, alcuni curiosi, altri spaventati.
-”Sono contento e soprattutto orgoglioso di annunciarvi che alcuni di voi sono stati convocati per un importante trofeo di livello internazionale che si terrà a Roma.
A fine allenamento quelli che chiamerò ora verranno con me in sala riunioni per discutere dei particolari.
” scambi di occhiate seguirono l'annuncio di Sergio, più o meno si sapeva chi sarebbe andato, era risaputo chi fossero i migliori.
Tuttavia erano comunque curiosi, magari ci sarebbe stata qualche sorpresa.
-”Quindi per le ragazze abbiamo Emily, Chiara, Angelica, Sofia e Lara.” le ragazze, già vicine, si unirono in un abbraccio.
Era conosciuta da tutti la loro profonda amicizia, soprattutto quella che univa Sofia e Lara.
Tuttavia nacquerò delle proteste da parte di Giorgia e Marilena, le due “nemiche” delle cinque.
Vi era, infatti, una rivalità tra di esse, tale da non permettere lo svolgimento di un allenamento senza qualche litigio.
-”Con voi due parlerò dopo, in separata sede. Non è il momento ora.” uno sguardò severo seguì le sue parole, e le interpellate si zittirono immediatamente.
-”Procediamo con i nominativi dei ragazzi: Simone, Roberto, Pietro, Lorenzo ed Andrea.” Chiara corse ad abbracciare Andrea, il suo ragazzo. Lara invece si espresse con un verso di disgusto, tra lei ed il ragazzo non scorreva buon sangue. Lui infatti le fece il dito medio di rimando.
-”Bene, ora entrate in acqua. Cinquecento metri di riscaldamento dovrebbero bastare, i dieci convocati si mettano in due corsie vicine, affronteranno un allenamento di scarico in questi giorni.” sospiri di sollievo si levarano dagli interessati, mentre quelli esclusi si tuffarono sconsolati.


L'allenamento raggiunse presto il termine, fecero a malapena un'ora e tutto ad andature mediamente blande.
Lara si tolse cuffia ed occhialini e rimase a mollo nell'acqua aspettando che anche gli altri terminassero la vasca.
La raggiunse Andrea, la persona che più detestava.
-”Ho notato che sei piuttosto ferma, come farai ad entrare a Roma? A malapena farai le regionali.” inizialmente nemmeno lo calcolò e si allontanò con lente bracciate a rana, poi, ripensandoci, si girò lo chiamò per cognome e poi gli mostrò il dito medio con tanto di sorriso.
Dio, quanto lo odio, pensava mentre raggiungeva le scalette e le saliva, subito seguita dalle altre.
-”Chiara, ma come fai?” l'interessata, che stava parlando con Angelica, si voltò verso di lei con sguardo interrogativo.
-”A stare con quella sottospecie di ragazzo, intendo.” Chiara sbuffò, com'era solita fare quando incorrevano in questo argomento.
-”Te l'ho detto, si comporta così solo con te. Gli starai antipatica...” Lara fece spallucce e cominciò a parlare con Sofia della festa che avrebbero organizzato la sera stessa.
O meglio, dovevano decidere come vestirsi.
Il resto era già tutto pronto.
Non ebbero nemmeno il tempo di incominciare che Sergio le richiamò: ”Muovetevi, dobbiamo discutere di molte cose! Andate il saletta ed aspettatemi.”
Si avviarono quindi verso la struttura interna, non pima però di essere passati per il bar.
Lucia aveva già preparato il loro pranzo che quel giorno consisteva in una bell'insalata di riso, una cotoletta ed un frutto a scelta.
-”No ragazzi, prima in sala riunioni, poi palestra e solo dopo potrete mangiare!” urlò dalla cucina, indaffarata a farcire le pizzette.
Raggiunsero la sala riunioni sconsolati e, con un certo languorino, presero posto aspettando l'arrivo di Sergio.
-”Eccoci qua!” pronunciò entrando nella stanza, ed avviandosi verso la scrivania.
-”Come vi ho accennato si terrà questo trofeo a Roma la prossima settimana, ricordatevi che non andiamo in gita, abbiamo dei tempi da fare.” il tono non ammetteva repliche, Sergio era serio più che mai.
-”Qualcuno non riuscirà nemmeno a farli.” bisbigliò Andrea con tono maligno al compagno di sempre, Pietro.
-”Quel qualcuno sei tu, o sbaglio? Perchè se stai parlando di me, si dà il caso che io li abbia già fatti.” Lara era parecchio irritata, è vero nell'ultimo periodo non era esattamente in forma ma si sarebbe risollevata, come sempre.
-”Oh beh, se continui così farai solo figure di merda agli italiani. Non voglio essere paragonato a te.” la situazione si faceva calda, presto avrebbero iniziato a litigare, cosa per niente nuova.
-”Ehi ehi, calmi. Lara sa bene cosa deve fare e tu, Andrea, pensa ad impegnarti un po' di più, anche tu sei abbastanza piombo ultimamente.” Andrea era stato zittito del tutto, Lara gli rivolse un sorrisetto compiaciuto e riprese ad ascoltare il coach.
-”Quindi, tornando a noi, partiremo lunedì e torneremo la settimana dopo. So che possono sembrarvi molti giorni ma ci alleneremo con la squadra di un mio vecchio amico, così almeno avrete un breve tempo per rilassarvi prima degli allenamenti di Luglio e Agosto che, comesapete bene, saranno molto duri. Per quanto riguarda il viaggio, andremo con il pulmino della società, alloggeremo presso un albergo vicino alla piscina, così da rendere semplici gli spostamenti. Domande?” scrutò i suoi atleti, nessuno aveva domande.
-”Ora passiamo alle gare, si possono fare un massimo di quattro gare più le staffette. Cosa volete fare?” si guardarono tutti sbalorditi, da quando...?
-”Scherzavo! Ho scelto io ovviamente.” e si mise a sghignazzare, ecco ora lo riconoscevano come il solito Sergio.
-”Simone, tu sei bravo nelle distanze corte quindi farai i 50 ed i 100 nelle gare stile e delfino.” questo annuì ed una chioma di biondissimi ricci ondeggiò con la sua testa.
-”Roberto, 200 delfino, stile e misti più i 100 stile.” anche lui mosse la testa in cenno affermativo.
-”Pietro, a te piacciono le gare lunghe quindi 400 misti, 400 e 1500 stile, poi potresti provare un 200 rana, cosa ne pensi?” Pietro era perplesso, era tantissimo tempo che non si allenava seriamente a rana ma nonostante tutto, forte della sua competitività, decise di mettersi in gioco.
-”Lorenzo, tutte le gare a dorso e a delfino tranne i 200.” il ragazzo fece spallucce come a dire “E che me ne importa?”, infatti lui ormai nuotava solo per il gusto di farlo, e tuttavia rimaneva uno dei migliori in Italia.
-”Andrea, decidere le tue è stato davvero un parto, ovviamente farai tutte quelle a dorso e proverai i 400 misti.” Andrea era davvero bravo nel dorso, a dire il vero era bravo in tutto ma in quello stile in particolare non aveva rivali.
-”Ed ora le ragazze, Emily 400 e 800 stile.” non poteva fare altro, era una fondista nata e nelle altre gare non era un granchè.
-”Chiara, 100 e 200 stile e delfino.” la ragazza annuì perplessa, lei un 200 delfino? Non sarebbe mai riuscita ad arrivare alla fine ma valeva la pena almeno provarci.
-”Angelica, la rana è tutta tua e in più i 200 misti.” la ranista della squadra, era piccolina e quindi andava come un missile e scivolava come nessun altro.
-”Sofia, 50 e 100 stile e delfino.” annuì contenta, erano le sue gare preferite.
-”Lara, cosa devo fare con te? Ero indeciso su cosa metterti. Potresti fare tutto ma ho deciso di metterti le stesse di Andrea. Dato che siete sempre in competizione magari riesci a svegliarti un po'.” la ragazza sollevò gli occhi al cielo pensando che avrebbe dovuto passare gran parte degli allenamenti a discutere con Andrea su chi doveva condurre il lavoro.
-”Bene, abbiamo finito! Muovetevi ad andare in palestra, due orette non ve le toglie nessuno.” i dieci ragazzi si guardarono scioccati, già un'ora era dura, figurarsi due!
Quindi uscirono e passarono nuovamente per il bar, beandosi dei profumi che provenivano da esso, per poi avviarsi abbattuti verso la palestra.
Spalancarono la porta trovando seduti a limonare Marilena e Davide, i due si staccarono per guardarli male.
-”Oh, guarda chi c'è! I dieci convocati per il prestigioso bla bla bla.” disse la ragazza facendo il verso all'allenatore.
-”Marilena, sloggia. Non sei simpatica.” intervenne Angelica, solitamente calma e pacata.
-”Oh la piccola puritana, quando ti deciderai a scopare?” disse Giorgia che era entrata proprio in quel momento.
Le reazione furono tra le più diverse: Lorenzo, da sempre innamorato della ragazza, si scagliò verso quella che aveva pronunciato le parole ma venne prontamente trattenuto da Simone che ora la fissava con odio; Andrea e Pietro invece si misero a ridere sguaiatamente, i due erano infatti molto amici di Davide e di conseguenza anche delle due ragazze.
-”E tu quando ti deciderai a chiudere la tua amica là sotto?” la sfidò Lara che si ritrovò, in men che non si dica, scagliata a terra da Giorgia.
Iniziarono quindi a tirarsi i capelli, pugni e calci.
Andrea e Pietro continuavano a ridere, facendo il tifo per Giorgia.
Lara tuttavia, come tutti sapevano, era di gran lunga più forte e quindi l'istigatrice del litigio si ritrovò sbalzata a terra mentre l'altra si alzava tranquillamente e si scrollava di dosso la polvere.
Si girò poi verso Andrea e Pietro mimando con sguardo truce:”Con voi faccio i conti dopo.”.
I due ripresero a ridere ancora di più dicendo:
-”Non vediamo l'ora.” e mandandole un bacio con la mano.
Chiara era rimasta estranea a tutto questo, essendoci da una parte il suo ragazzo e dall'altra le sue migliori amiche, non sapeva cosa fare.
Si avvicinò ad Andrea che le agguantò un fianco e la avvicinò a sé; Chiara guardò con espressione dispiaciuta le amiche che le fecero cenno di assenso come per dire: “Ti capiamo, tranquilla.” e la capivano davvero, il ragazzo esercitava una sorta di influenza negativa ma lei non se ne accorgeva, era troppo innamorata.
Come non si accorgeva del fatto che lui la usasse solamente, senza provare nulla per lei.
Giorgia nel frattempo se ne era andata, seguita da Marilena e Davide, troppo umiliata per rimanere ancora in quel posto.
Quelli che rimanevano iniziarono quindi a fare i soliti esercizi di routine, tutti zitti e senza guardarsi negli occhi.
Alcuni con un ghigno sulle labbra, come Andrea e Pietro; altri con sguardi dispiaciuti.
-”Sentite, dobbiamo stare per una settimana intera a stretto contatto. Possiamo almeno cercare di convivere civilmente? Senza insulti o litigi inutili?” Emily aveva preso parola, era una ragazza un po' cicciottella, per questo motivo bersaglio delle prese in giro da Andrea, ma comunque bella.
Lunghi capelli biondi le incorniciavano un viso dai lineamenti dolci, gli occhi azzurri erano sempre gentili e le labbra sottili sempre sorridenti.
Era buona come il pane, farla arrabbiare o litigare con lei era praticamente impossibile, per questo voleva mettere pace tra i convocati.
-”Emily, è impensabile non litigare con quei due. Guardali, sono due teste di cazzo.” Lara era così, si infervorava per nulla e farla calmare era davvero difficile.


L'esatto opposto di Emily, insomma.
E se l'aspetto di Emily faceva pensare ad un angelo, quello di Lara si rispecchiava nel suo carattere focoso.
I capelli rossi tinti, o, come li definiva lei, colorati con l'hennè, le arrivavano fino al seno ed erano sempre scompigliati, sembravano una fiamma.
Il viso era quasi sempre corrugato in una smorfia di arroganza.
Non che facesse a posta, ma i suoi lineamenti davano quell'impressione.
Gli occhi erano di un verde acceso ed imperscrutabili, era davvero difficile capire cosa pensasse.
Il naso, come quello del fratello, era piccolo e all'insù con qualche lentiggine che arrivava fino alle guance.
Quelli che non la conoscevano dicevano che fosse una bulletta che guardava dall'alto in basso tutti.
Quelli che invece erano suoi amici, non l'avrebbero scambiata con nessuno, mai.
O almeno così dicevano.
Perchè come succede sempre, le persone che in apparenza sono le più forti, in realtà crollano piuttosto facilmente.
Lei era così, esuberante, spigliata, sempre in movimento, forse un po' troppo logorroica ma se avevi bisogno di lei, c'era.
Anche a costo di fare del male a se stessa.

-”Ha parlato!” ovviamente Andrea doveva dire qualcosa, no? Non poteva rimanersene sui suoi attrezzi a pompare ancora il suo fisico?


Non lo conosceva bene, sapeva solo che era uno spocchioso narcisista, arrogante e viziato.
Non si era mai interessata a lui abbastanza da tentare di farci amicizia, se lo sentiva a pelle che era una cattiva persona.
Tra loro due c'era una sorta di rivalità insensata, essendo Andrea maschio era normale che fosse più forte, lei però non demordeva e cercava continuamente di superarlo.
Il suo corpo, a differenza del carattere, invece era conosciuto a mezza popolazione mondiale, non che fosse difficile dato la sua tendenza a cambiare ragazza ogni giorno, anche ora che era impegnato.
Non si poteva dire che fosse un brutto ragazzo, anzi.
Gambe toniche e muscolose, addominali scolpiti, pettorali ben definiti e delle spalle potenti, il tipico nuotatore.
Due occhi di una tonalità non ben definita di blu -anche se spesso coperti da un paio di occhiali da vista- un naso dritto ed una bocca non troppo sottile né troppo carnosa, formavano il viso di quello che si poteva definire un figo da paura.
I capelli biondi, erano spesso pettinati in un modo strano ma che a lui stava d'incanto.


-”Sentite, convivere tra noi è impossibile, siamo troppo diversi. Cerchiamo solo di non venire alle mani, okay?” Era stata Angelica a parlare, con la sua voce dolce e pacata.


Era bassa, molto bassa. Per questo veniva chiamata affettuosamente “Puffo” dalle amiche.
Di carnagione olivastra, aveva dei lunghi capelli castani con qualche meches bionda che le arrivavano fino al sedere.
Gli occhi nocciola, grandi ed estremamente espressivi, erano spesso coperti da una frangia che la ragazza si ostinava a portare, sebbene la infastidisse molto.


I dieci convocati fecero spallucce e, guardando l'ora, si accorsero che le due ore di palestra erano passate.
Gli occhi di Lara e Simone si illuminarono di felicità, finalmente avrebbero potuto mangiare.
I due, come dei bambini, si presero per mano e corsero verso il bar in cui il prando delizioso li aspettava.


Simone era il classico rubacuori ma, a differenza di Andrea, mostrava un innato rispetto nei confronti delle ragazze che conquistava. Le trattava da principesse, riempiendole di attenzioni e piccoli regali.
Di media statura, aveva un corpo pressochè perfetto, il classico fisico da nuotare direte voi, e invece no, lui, se possibile, era anche meglio.
Non faceva solo nuoto infatti, avendo finito la scuola, aveva molto tempo libero quindi si dilettava in diversi sport tra cui arti marziali miste e atletica.
Uno sportivo con i fiocchi, in pratica.
Questo gli aveva permesso di sviluppare un corpo armonioso in tutte le sue componenti.
I capelli erano biondo cenere ed erano molto, molto ricci; Lara spesso si divertiva a metterci le dita in mezzo durante le trasferte.
Ma ciò che colpiva di lui erano gli occhi, erano azzurri, ma non di quell'azzurro acquoso, scialbo, loro erano di un azzurro intenso.
Guardandoli da vicino sembravano formati da numerossimi cristalli.
Si rischiava di perdercisi in quegli occhi.
Il loro rapporto era strano, potevano infatti sembrare un coppia di fidanzatini.
In realtà erano tutto l'opposto.
C'era stato un periodo in cui flirtavano l'una con l'altro, erano anche stati insieme per due settimane ma poi avevano capito che non era quello che cercavano.
I due avevano deciso di rimanere amici e con gli anni si erano talmente legati da non poter più fare a meno dell'altro.
Non erano migliori amici, questo mai.
Nessuno dei due credeva nell'amicizia tra maschio e femmina.
Come ho detto, il loro rapporto era strano, assurdo, bizzarro.
Forse perchè erano loro i primi ad esserlo.
Erano una coppia scoppiettante, energica, di quelle che non trovi in giro.
Quelle amicizie che non hanno bisogno di sentirsi ogni giorno.
Quelle amicizie che ti cambiano.
Quelle amicizie che invidi.
Li riconoscevi, da lontano.
Erano sempre stretti in un abbraccio, sempre a parlare fitti fitti.
E tutti si chiedevano per quale motivo non stessero insieme.
E solo loro sapevano la risposta.
Una risposta che, forse, vi rivelerò più avanti nella nostra storia.





Angolo autrice.
Bene, come avrete (forse) capito il prologo è collocato temporalmente in un secondo momento rispetto a questo capitolo.
La nostra storia inizia effettivamente da questo, vedremo cosa ha portato Lara ed Esposito a questo strano rapporto e vedremo come si evolverà la loro relazione.
In questo capitolo inziamo a conoscere i personaggi principali che verranno approfonditi con l'andare avanti della storia.
Beh, ho altro da dire.
Se vi va, lasicate un piccolo segno del vostro passaggio.
Baci, fobic.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo II. ***


Agrodolce.
Quando l'amore fa male.

C'era agitazione nell'aria quella sera, di lì a poco si sarebbe tenuta la festa che -si sperava- sarebbe stata ricordata per le estati a venire.

Era il cosiddetto “ballo scolastico” americano, solo senza professori e stupidi guastafeste.

Lara e Sofia, assieme ad un incredibile numero di aiutanti avevano iniziato a prepararlo mesi e mesi prima.

Tutto doveva essere perfetto, nessun errore sarebbe stato perdonato.

Sofia, da buona maniaca dell'ordine qual era, si affrettava a riporre gli ultimi stuzzichini su uno dei tavoli posti ai lati della pista da ballo.

Per l'occasione, la villetta della ragazza era stata svuotata e ri-arredata.

I mobili in legno pregiato erano stati spostati al piano di sopra, così come i tappeti ed i divani.

Il salotto era poi stato riempito da quattro enormi tavoli posti lungo i muri della stanza.

Al centro era stata posizionata una console per il dj, Diego, un loro compagno di squadra che si era offerto per la musica.

Dove si svolgeva una festa, lui c'era sempre.

Tutto intorno era stata allestita una pista da ballo con tanto di luci stroboscopiche che illuminavano la sala.

I genitori, per fortuna, erano in viaggio di affari all'estero e, per il giorno del loro ritorno, tutto sarebbe tornato al proprio posto.

Almeno così sperava Sofia.

All'esterno invece, la piscina era stata dotata di luci colorate.

Vi avevano inoltre messo uno scivolo e diverse ciambelle, tubi e palloni gonfiabili galleggiavano sull'acqua trasparente.

In mezzo al giardino era stato posto,per le coppiette, un enorme gazebo bianco che Lara aveva guardato con aria schiafata pensando:”Io li non ci metto piede”.

Il gazebo era stato decorato con minuscole rose rosa e blu che Lara era riuscita a fregare dal giardino della madre.

Tutto intorno erano state messe delle piccole lanterne che formavano una stradina che conduceva alla costruzione; Lara aveva definito il tutto “troppo stucchevole per i miei gusti.”

Era risaputo da tutti che odiava ogni genere di romanticismo e che rifiutava in ogni suo aspetto l'amore.

Ma si sa, l'amore è cieco e ti colpisce quando meno te lo aspetti.

Questo Lara, ovviamente, non poteva saperlo.

 

Del cibo, ma soprattutto degli alcolici, si era occupata Lara.

Assieme a Simone aveva infatti preparato centinaia di diversi stuzzichini e aperativi sfiziosi.

Involtini fritti, orecchiette di mozzarella, pizzette, bastoncini di pasta sfoglia, splanatine,crocchette, girelle, frittelle, muffin, biscotti sono solo alcuni esempi di ciò che i due avevano cucinato con cura ed attenzione.

La parte del bere era stata la più facile, avevano comprato almeno 5 bottiglie di ogni alcolico che avevano trovato, ci avrebbe poi pensato Marco, il bar man a preparare i cocktail migliori.

 

Alla fine, soddisfatte del loro risultato, erano andate a prepararsi per non essere da meno alla bellezza della festa.

 

Sofia aveva optato per un semplice abito monospalla nero con un fiocco color oro sul fianco, le scarpe, anch'esse oro, avevano un leggero tacco, questo perchè Sofia era già abbastanza alta senza bisogno di un ulteriore aiuto.

I lunghi capelli neri erano stati acconciati in una treccia a spina di pesce lasciata su una spalla.

Lara, invece, aveva scelto un abito con una scollatura a cuore senza spalline.

Il colore era di un blu acceso, per creare contrasto con i capelli rossi che per l'occasione erano raccolti in uno chignon con qualche ciocca ondulata lasciata libera ai lati del viso.

Le scarpe, dal tacco alto, erano nere come la pochette.

Il trucco di entrambe era molto leggero, uno smokey eyes oro per Sofia ed uno nero per Lara.

Erano entrambe stupende.

 

Sofia non ne aveva bisogno, non doveva fare colpo su nessuno: era fidanzata da quasi un anno con Luca, un ragazzo di quattro anni più grande che la amava alla follia.

Molti erano stati i commenti maligni che li avevano seguiti giorno e notte in seguito alla loro rivelazione ma a loro non era importato, erano andati avanti a testa alta.

Si erano conosciuti su un treno.

Sofia aveva appena sedici anni, Luca già venti.

I primi giorno si limitavano a rapide occhiate, accenni di sorriso.

Poi Sofia, intraprendente com'era, si era fatta avanti.

Si era presentata e da lì avevano iniziato a frequentarsi, di nascosto da tutti e tutto, consapevoli che nessuno avrebbe appoggiato la loro relazione.

Lara li aveva scoperti, una mattina, abbracciati e felici mentre passeggiavano.

Si era arrabbiata e molto.

Non perchè non volesse che la sua migliore amica stesse con uno più grande ma perchè non le aveva detto nulla.

Ovviamente, tutto si era risolto rapidamente.

Una discussione e poi amiche come prima.

I tre avevano iniziato ad uscire spesso insieme; Luca cercava in tutti i modi di trovare un ragazzo a Lara; lei non ne voleva sapere niente.

Era felicemente single e non voleva che nulla cambiasse.

 

Mentre si apprestavano a scendere le scale per aspettare gli ospiti al piano terra, sentirono un campanello suonare seguito da numerose imprecazioni.

Scesero e, aprendo la porta di ingresso, trovarono Chiara piuttosto infervorata.

Aveva un vestitino striminzito fucsia con una scollatura a cuore e, sotto al seno, una fascia impreziosita da piccole gemme.

-”Guardate!”- urlò, mostrando una scarpa con il tacco rotto.

-”Adesso come faccio?”- si mise una mano tra i capelli castani.

Lara corse al piano di sopra e tornò con un sorriso a trentadue denti tenendo in mano un altro paio di scarpe.

Chiara le saltò addosso abbracciandola, dicendo che, testuali parole, “le aveva salvato la vita”.

 

Piano piano iniziarono ad arrivare tutti gli invitati e, in men che non si dica, la festa era diventata follia pura.

Sulla pista da ballo, le ragazze -”quelle più cagne.” disse Lara, con una sorta di smorfia disgustata sul viso- si strusciavano su più ragazzi, esibendosi nelle smorfie che Angelica definì “da vacche in calore”.

Erano entrambe conosciute per il fatto di dire in faccia alla gente ciò che pensavano, senza alcun pelo sulla lingua.

La differenza era che Angelica lo faceva con dolcezza e discrezione; Lara invece lanciava frecciatine velenose, specialmente quando era nervosa, e spesso a voce alta.

Era una caratteristica che l'aveva portata a farsi molti nemici: “Meglio così” diceva ”meno leccaculo in giro.”

Era estremamente sincera con le persone, spesso finiva per ferirle e altrettante volte le sue amiche le avevano consigliato di contenersi, non sempre era carino sentirsi dire cattiverie.

 

Stava sorseggiando un cocktail quando una mano le si posò sulla spalla.

-”Come mai tutta sola, Rizzo? Nessuno ha avuto il coraggio di invitarti a ballare?”- chi poteva essere se non Esposito, il ragazzo che avrebbe ucciso volentieri con le sue mani se non avesse poi avuto la conseguenza di poter finire in carcere?

Indossava un paio di jeans neri ed una camicia blu, sembrava che si fossero messi d'accordo.

-”Oh Andrea, che spiacevole sorpresa. Strano, eppure mi sembrava di non averti invitato a questa festa.”- Per puro caso, l'invito che avrebbe dovuto consegnargli, era finito -per sbaglio ovviamente- nel caminetto del suo salotto.

-”Oh suvvia, sii più gentile. Mi sembrava ovvio che, invitando la mia ragazza, anche io fossi ben accetto.”- calcò sulla parola ragazza, indicandola con il mento mentre lo salutava dall'altra parte della sala mentre parlava con delle amiche.

-”Hai pensato benissimo, ovviamente.”- fece per voltarsi e tornare a bere il suo drink quando...

-”Quindi immagino di essere invitato anche per questa notte, giusto? Non potrei mai lasciare Chiara sola.”- doveva aver scoperto che alla fine della serata di sarebbe tenuto una sorta di “pigiama party” tra gli otto -ora dieci perchè ovviamente Andrea avrebbe invitato anche Pietro- convocati al trofeo in modo che, il giorno dopo, fossero già tutti insieme per la partenza.

-”Certo, senza alcun dubbio.-” e così dicendo se ne andò verso il centro della pista dove si mise a ballare assieme a Simone.

 

-”Abbiamo un problema.”- gli sussurrò mentre gli allacciava le braccia dietro al collo.

-”Dimmi tutto.”- le rispose.

Lara potè chiaramente sentire la fragranza del suo profumo e, un po' nascosto, vi era l'odore di alcool.

-”Quanto hai bevuto, Simo?”- si alzò sulle punte per sovrastare il suono della musica.

Simone le fece fare un rapido mezzo giro.

Ora Lara aveva la schiena contro il petto del ragazzo e poteva chiaramente sentire il suo respiro, leggermente affannato, sui capelli.

-”Quanto basta. Ora dimmi cosa succede.”- lo disse con una voce talmente roca che a Lara vennero i brividi.

-”Esposito. Vuole dormire qua.”- disse girandosi di nuovo e ritrovandosi i suoi occhi che la scrutavano profondamente.

-”E che problema c'è? E' giusto che ci sia anche lui.”- glielo disse con un tono duro, quasi con rimprovero. Il tutto era abbastanza comico se consideravi il fatto che era alquanto ubriaco.

Lara gli lanciò una rapida occhiataccia.

-”Sinceramente non capisco perchè siate così in competizione. Okay, è una testa di cazzo ma potreste provare a ignorarvi? Così noi non dovremmo sorbirci i vostri litigi interminabili.”- la guardò con aria seria, sembrava diventato improvvisamente sobrio.

-”Da quando sei così saggio?”- e scoppiarono entrambi in una risata.

 

Parecchie ore dopo la festa finì e rimasero solo i dieci ragazzi che si misero a mettere in ordine.

-”Finchè non è tutto come prima nessuno va a dormire, okay?”- urlò Sofia per farsi sentire dagli altri.

-”Non darci ordini!”-dissero Andrea e Pietro di rimando, guardandola dall'alto al basso.

-”Siete in casa mia, dovete dormire qui. Si da in caso che io abbia tutti i diritti per farlo.”- disse con tono calmo ma minaccioso.

Nessuno fiatò più.

Iniziarono a raccogliere piatti e bicchieri per terra, a buttare le bottiglie e a togliere le luci e la stazione da dj.

Finirono relativamente presto di pulire e di riportare divani e mobili al piano terra.

Crollarono tutti, chi per terra, chi sul divano, chi addirittura sul tavolo.

Alla fine non ci sarebbe stato alcun pigiama party.

Erano distrutti e il giorno dopo sarebbero dovuti partire per Roma, se non si fossero addormentati in fretta il giorno dopo nessuno di loro sarebbe riuscito a stare in piedi.





Angolo autrice.
Ehilà, questo capitolo è molto corto in quanto è un semplice capitolo di passaggio.
Dal prossimo ne vedremo delle belle.
Voglio ringraziare chi ha recensito e chi ha messo tra le preferite/seguite/ricordate.
Bye, fobic.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo III. ***


Agrodolce.
Quando l'amore fa male.

*SBAM SBAM SBAM*

Lara aprì gli occhi lentamente, una luce accecante le colpì il viso e, di conseguenza si girò velocemente verso il lato in ombra, trovandosi un viso a qualche centimetro di distanza.

Poi, si accorse di quale viso avesse accanto e si tranquillizzò, abituata ad esserci così vicina.

Piccoli ricci biondi gli cadevano sulla fronte, la bocca era leggermente dischiusa, gli occhi dolcemente chiusi; “sembra proprio un angelo”, pensò guardando Simone.

Lara si accorse che un suo braccio muscoloso le circondava possessivamente la vita, sorrise pensando che dovevano essersi addormentati abbracciati.

Deve essere mezzogiorno passato, ormai.” pensò guardando, dalle ampie finestre, il sole ormai alto nel cielo.

Richiuse gli occhi dicendosi “solo altri dieci minuti” ma non fu possibile.

-”Aprite, cazzo! Sergio sarà qui fra un'ora.” qualcuno, fuori dalla porta stava urlando, “ed è anche piuttosto incazzato”, si disse.

Lara riconobbe la voce del fratello e si chiese perchè fosse fuori quando aveva le chiavi di riserva.

Poi meditò sulle parole del fratello e quando capì, finalmente, si mise a strepitare.

E' tardissimo.” considerò mentre andava ad aprire al fratello, che era sul punto di iniziare a tirare altri pugni sulla porta.

-”Finalmente! Muoviti a svegliare gli altri.” aveva gli abiti del giorno prima, notò Lara.

Dove avrà dormito?” si ripromise di indagare più tardi, se ce ne fosse stato il tempo.

-”Ma non hai le chiavi di scorta?” gli domandò con un sorriso gentile sulle labbra.

-”Evidentemente no, non credi?” se c'era una cosa che i due avevano in comune, quella era il fatto che, se erano nervosi, era meglio lasciarli soli.

Rischio: sfuriata apocalittica.

 

-”Fate silenzio, qualcuno cerca di dormire.” borbottò Esposito da un angolo imprecisato della stanza.

-”Cretino, non devi dormire: Sergio fra poco sarà qua e qualcuno non ha nemmeno le proprie borse per partire” ecco, come non detto. Si preannunciava una giornata molto turbolenta.

-”Tu, a me, non dai del cretino, capito?” Andrea si era alzato e ora, con aria minacciosa, sovrastava Lara con il suo corpo muscoloso.

-”E dimmi, cosa le faresti, se lo facesse?” Ora era Stefano che, parecchio incazzato, fissava con sguardo truce il ragazzo.

Aveva spostato di lato la sorella e fronteggiava con sguardo fiero il rivale.

Esposito fu sul punto di sferrargli un pugno ma poi si fermò: considerato il fatto che il Stefano era più sviluppato e robusto, fu una buona idea.

-”Buona idea, ragazzo. Ora svegliate gli altri, vi preparo la colazione.” il tono di Stefano si ammorbidì e sorrise dolcemente alla sorella, che si affrettò a seguire il suo consiglio.

Andrea strinse i pugni vedendola, ancora una volta, uscire vincitrice.

L'avrebbe pagata, eccome se l'avrebbe fatto.” pensò prima avvicinarsi a Chiara che, nel frattempo, si era svegliata ed aveva fissato a bocca spalancata la scena.

Le diede un bacio passionale fissando ancora con astio Lara che, tuttavia, non gli rivolse la più minima attenzione.

Stava scuotendo un addormentato Simone che sembrava non aver la più minima idea di svegliarsi.

Quando aveva ormai deciso di lasciar perdere e usare le maniere forti, un secchio d'acqua gelida ad esempio, una mano le agguantò il braccio e la trascinò sopra al ragazzo.

-”Il bacio del buongiorno?” Simone le stava rivolgendo un insonnolito ma malizioso sorriso.

Gli occhi erano vispi e furbi.

-”Non ci pensare nemmeno, tesoro.” Lara fece per alzarsi ma Simone ribaltò le posizioni e, dopo averla guardata per un attimo negli occhi, iniziò a farle il solletico.

Se c'era una cosa che avrebbe fatto scoppiare a ridere Lara in una maniera quasi isterica, quello era il solletico.

E Simone sapeva bene quali fossero i suoi punti deboli.

-”L'hai voluto tu.” le sussurrò in modo che solo lei potesse sentirlo, un sorriso provocante ad incorniciargli il viso.

 

-”Quando avrete finito di fare i piccioncini, potete anche alzarvi e raggiungerci per la colazione.”

Andrea li stava guardando seccato, li odiava.

Non capiva la loro amicizia, per lui una ragazza poteva essere solo fonte di divertimento, nient'altro.

Simone e Lara sbuffarono, raggiungendo gli altri seduti intorno al tavolo.

Tutti, a parte Pietro ed Andrea, sorridevano, conoscevano i due amici ed erano abituati alle loro stranezze.

 

-”Chef, che si mangia?” chiese Emily con un sorriso sulle labbra: era da sempre innamorata del fratello della migliore amica.

Ovviamente non era ricambiata, il divario di età era troppo grande, nonostante ciò lei non demordeva e continuava a morirgli dietro.

Come quando, all'età di otto anni, gli aveva regalato una scatola, a forma di cuore, di cioccolatini fatti da lei.

Ora, ricordando l'accaduto, i due fratelli non potevano fare a meno di ridere fino alle lacrime.

Quei cioccolatini erano davvero orribili”, diceva ogni volta Stefano.

Non perchè fosse cattivo, ma proprio perchè era immangiabili.

Ovvio, dato che a prepararli era stata una bambina di otto anni.

 

Al contrario, e c'era una cosa che a Stefano veniva bene era cucinare: i pancakes allo sciroppo d'acero erano il suo cavallo di battaglia.

Ne servì cinque a testa, Lara lo guardò subito male, si alzò e prese una mela che addentò prontamente.

Tutti la guardarono straniti, lei rispose con un'alzata di spalle continuando imperterrita a masticare la mela.

Era assurdo che lei, solitamente la più golosa, rifiutasse i fantastici pancakes del fratello per una semplice mela.

Il fratello la rimproverò con lo sguardo, appuntandosi mentalmente di parlare con Sergio circa la dieta che le aveva dato; già una volta l'aveva vista cadere per colpa dell' insicurezza nei confronti del suo corpo, non intendeva permettere che risuccedesse.

Nessuno comunque, prestò più di tanta attenzione al fatto e iniziarono a mangiare quella deliziosa colazione che era stata loro preparata.

Lara, nel frattempo, si era allontanata ed era andata a cambiarsi per la partenza.

Il fratello l'aveva prontamente fermata:-”Che intenzioni hai?” le chiese con un tono che non ammetteva repliche; lei lo guardò dubbiosa, poi, intuendo a cosa si riferisse, gli rispose, in tono acido:”Non sono fatti che ti riguardano, fratellone.

Se ne andò, sentendo il ragazzo dirle:”Sono fatti che mi riguardano eccome, sorellina.”

Lei comunque non lo ascoltò e salì al piano di sopra, andò in bagno e dopo essersi lavata i denti, fece una comoda coda per poi mettersi un po' di fondotinta e una passata di mascara.

Si spostò nella sua camera e per poco non le venne un colpo quando trovò Pietro e Andrea che frugavano nella sua biancheria.

Si schiarì la voce per farsi sentire dai due che si voltarono rapidamente, colti in fragrante come un bambino che viene trovato dalla madre con le mani nella scatola dei biscotti.

-”Si può sapere cosa state facendo?”la voce rasentava l'isterismo, gli occhi mandavano lampi.

-”Beh, mi sembra ovvio.” rispose Pietro con una perfetta faccia da schiaffi.

-”Ed esattamente, perchè lo state facendo?” le era venuto addirittura un tic di nervosismo agli occhi.

-”Controlliamo la mercanzia.” disse questa volta Andrea, provocandola.

-”Non ne vedo il motivo, dato che non sarà mai vostra. Ora, se non vi dispiace, dovreste uscire: vorrei cambiarmi.” cercò di mantenere la calma ma era sempre più difficile.

Le prudevano le mani dalla rabbia.

Pietro, mettendosi una mano in tasca, seguì il suo consiglio, scambiandosi uno sguardo ammiccante con l'amico che rimase in camera.

Esposito, che invece era rimasto in piedi accanto all'armadio, si avvicinò alla ragazza e le sussurrò vicino all'orecchio:”Io non ne sarei così sicura, sai. Quello che è successo stamattina non mi è piaciuto, guardati le spalle.”

E se ne andò, lasciandola sola nella stanza.

Non si preoccupò della sua minaccia, voleva solo intimidirla e beh, non ci era riuscito.

Era abituata a quel genere di comportamento da parte di Esposito, ormai non se ne stupiva più di tanto.

Aprì l'armadio e, notando che i due non sembrava avessero fatto alcuna cosa, prese un paio di shorts di jeans a vita alta ed una camicia senza maniche color panna.

Ai piedi mise le immancabili vans dello stesso colore e, dopo aver preso la valigia e lo zaino, raggiunse gli altri che la aspettavano assieme a Sergio.

 

-”Bene, ci siamo tutti?” gli atleti annuirono guardandosi in giro.

Il coach fece segno di seguirlo e tutti, dopo aver preso i loro bagagli, lo seguirono.

Stefano fermò la sorella:”Senti, stai attenta okay? Se hai bisogno chiamami.”

Lara gli rivolse un sorriso dolce e lo abbracciò, totalmente dimenticata del litigio precedente.

Stefano le bacio la fronte e la incoraggiò ad andare:”Vedi di fare i tempi, o mai più pancakes per te.” Era il suo modo per augurarle il suo “in bocca al lupo.”

-”Ew, che sdolcinati.” Esisteva essere più ripugnante? Lara era ormai arrivata, dopo sei anni di nuoto con lui, alla conclusione che no, peggio di lui non c'era nessuno.

-”Sta lontano da lei o ne pagherai le conseguenze.” Quella era una minaccia in piena regola.

-”Oh si, le starò lontanissimo. Quel tono faceva presagire tutto il contrario.

Stefano, intanto, pensava a tutti i modi per ucciderlo, cercando di trattenersi dal prenderlo a pugni.

 

Quel ragazzo non le era mai piaciuto.

C'era stato un periodo in cui la sorellina tornava a casa da allenamento piangendo e non voleva dirne il motivo.

A quei tempi ancora non si allenavano insieme, lui era più grande e quindi si allenava a orari diversi, di conseguenza, non poteva sapere cosa accadesse.

Chiese quindi spiegazioni al coach che gli rispose di non sapere niente, in acqua la sorella non aveva problemi, era la più forte.

Era poi riuscito a scoprire, grazie alla confessione di Emily, che Lara veniva continuamente presa in giro da Esposito e dagli altri ragazzi della squadra.

Erano cose da bambini, sì ma quando la sorella le aveva detto che aveva iniziato a considerare l'opzione di cambiare squadra perchè terrorizzata da quei bambini, non era riuscito a controllarsi.

Li aveva chiamati in disparte e aveva fatto loro un cazziatone con i fiocchi: da quel momento nessuno aveva più rivolto una parola troppo cattiva a Lara.

Almeno fino a quando, tutti cresciuti, si erano trovati in evidente contrasto.

In quel momento Stefano si era fatto da parte, la sorella era già abbastanza grande da potersela cavare da sola.

Tuttavia non aveva mai dimenticato il dolore che le aveva inferto, portandolo ad odiarlo.

 

-”Allora? Ce la fate?” fu Sergio ad evitare una lite con i fiocchi.

Uscirono in fretta di casa e caricarono le valigie dietro.

Il furgone, o meglio pulmino, era di un colore rosso acceso.

Erano stati loro, anni prima, a verniciarlo ed ora, ogni estate, ripetevano quello che ormai era diventato una sorta di rito.

Contava dodici posti, di cui uno per il conducente: quattro file ognuna di tre posti.

Emily, che soffriva il mal d'auto e ancora di più quello di pulmino, prese il posto al fianco di Sergio assieme ad Angelica.

Lorenzo e Roberto presero posto subito dietro, stravaccandosi completamente e nascondendo sotto il sedile lo zaino pieno di schifezze.

Poi c'erano Sofia, Lara e Simone.

Simone che si era tuffato subito accanto all'amica e che le aveva schioccato un sonoro bacio sulla guancia.

Infine Pietro, Andrea e Chiara avevano preso i posti dietro.

Chiara si era accoccolata ad un Andrea alquanto scocciato e irritato.

Sarà un lungo viaggio” pensò, con un certo rammarico, Lara.

Infatti, affrontarlo con Esposito e Bellini, il cognome di Pietro, dietro non era affato semplice, soprattutto considerato lo scontro avvenuto qualche minuto prima.

Salutò un'ultima volta il fratello dal finestrino, prima che il pulmino partisse alla volta di Roma.





Angolo autrice.
Hi people, eccoci con un nuovo capitolo.
Finalmente in nostri ragazzi partono, nel prossimo capitolo ve li farò conoscere meglio.
Grazie ancora per chi ha recensito e per chi ha messo questa storia tra preferite/seguite/ricordate, mi fa tanto piacere sapere cosa ne pensate.
Bye, fobic.
 

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Capitolo 5
*** Capitolo IV ***


Agrodolce.

Quando l'amore fa male.

 

 

Ho perso le parole, eppure ce le avevo qua un attimo fa, dovevo dire cose, cose che sai, che ti dovevo, che ti dovrei.
Ho perso le parole, può darsi che abbia perso solo le mie bugie, si son nascoste bene, forse però, semplicemente, non eran mie.”

Lara e Sofia, al sentir passare alla radio una delle loro canzoni preferite di Ligabue, avevano improvvisato un duetto con tanto di microfoni immaginari.

Roberto e Lorenzo, avevano dato loro manforte, fingendosi fan accaniti che ora chiedevano il bis, sebbene le ragazze non fossero poi così tanto intonate; certo, avevano delle voci calde e dolci, ma non erano cantanti provette, anzi.

Tutti, comunque, erano scoppiati in risate davanti a quella divertente scenetta, tutti tranne Esposito e Chiara, troppo impegnati a risucchiarsi la bocca a vicenda per far caso a loro, comuni mortali.

Erano partiti da appena due ore, poco se considerato il fatto che ne mancavano ancora quattro e forse anche più, sempre se non ci fosse stato traffico.

Il viaggio proseguiva tranquillamente, nessun litigio era ancora scoppiato.

 

Sergio, un uomo cinquantenne, da giovane, nuotatore, come si poteva intuire dal fisico, chiacchierava tranquillamente con Angelica ed Emily mentre guidava il pulmino rosso fuoco, come i capelli di Lara.

In passato era stato campione europeo nelle distanze dei 50 e 100 stile, poi, non volendo assolutamente abbandonare la piscina e le emozioni che solo lei sapeva darti, aveva deciso di diventare allenatore.

Aveva allenato innumerevoli squadre, finendo poi nella loro dove da subito aveva iniziato a lavorare come allenatore degli assoluti.

Era una persona tranquilla e calma, se presa fuori dagli allenamenti.

Durante questi si trasformava totalmente, diventando molto severo e pretenzioso.

Una sua particolarità era che, spesso, correggeva i suoi atleti direttamente in acqua: si infilava un costume, si tuffava e mostrava esattamente la nuotata corretta.

Era rimasto un uomo sportivo, andava infatti ogni giorno all'alba a correre, poi faceva un po' di vasche in piscina e il pomeriggio si dedicava alla palestra assieme ai suoi atleti.

Si era sposato all'età di 30 anni ed aveva una figlia di quattordici anni che, con grande dispiacere del padre, aveva deciso di fare pattinaggio artistico e non nuoto, come invece lui si aspettava.

Beh, nuotatori di nasce, no?

 

Stavano chiacchierando di Roma, Emily non ci era mai stata; a differenza degli altri, che invece avevano già partecipato agli italiani di nuoto, quello era il primo anno che riusciva a raggiungere risultati che andassero oltre al semplice podio regionale.

Per questo era elettrizzata, così impaziente che non ce l'aveva fatta ad aspettare e aveva chiesto informazioni sulla piscina, sulla città, su tutto.

Cercava di nasconderlo, ma era molto spaventata.

Essendo la sua prima volta, aveva paura di fare brutta figura, e a nulla erano servite le rassicurazioni di Angelica e Sergio.

Intanto, dietro, Lorenzo e Roberto affondavano i cucchiai nella nutella e velocemente li portavano alla bocca, cercando di non farsi vedere dal coach.

Lara, vedendoli, si chiese da dove avessero tirato fuori nutella e cucchiai, poi collegò il loro fare sospetto, le occhiate furtive, “Ecco cosa nascondevano.”

Nel frattempo anche Simone si era accorto dei due, e , velocemente, aveva rubato il vasetto dalle mani dei ragazzi che si erano così trovati senza nulla.

 

Lorenzo e Roberto erano i più “vecchi” del gruppo, avevano entrambi venti anni, eppure erano anche i più infantili.

Avete presente i gemelli Fred e George di Harry Potter? Ecco, immaginateveli così, solo non dai capelli rossi ed entrambi vivi.

Erano l'anima della squadra, mai una volta che stessero calmi, nemmeno alle gare.

Ormai in regione li conoscevano anche i giudici, quando c'era qualcuno di rumoroso dicevano:”Ah si, sono loro, i soliti.”

Sempre a fare scherzi e battute, era impossibile ricordarsi un allenamento senza risate se c'erano loro.

 

Lorenzo era alto, molto alto.

Aveva i capelli ricciolini corti, di un colore nero come la pece, gli occhi erano verdi e portava un paio di occhiali dalla montatura nera: “Si abbina ai miei capelli”, diceva.

Era più volte campione italiano, tuttavia, a causa dell'inefficienza dei giudici, aveva mollato nuoto per un po' di tempo.

Infatti, due anni prima, aveva fatto il record nei 200 dorso.

Era arrivato felice alle premiazioni, certo di essere arrivato primo e di aver stabilito il miglior tempo italiano.

E lì era arrivata la batosta, le piastre automatiche non avevano preso il tempo, quindi non era valido; gli dissero che se voleva, poteva riprovare a fare la gara ma lui si era incazzato, e se ne era andato.

A nulla erano servite le incitazioni di Sergio, lui aveva deciso di non affrontare quella gara di nuovo.

Tornato a casa, poi, la rabbia era talmente tanta che aveva deciso di abbandonare quello sport che così l'aveva ferito.

Sei mesi dopo era tornato, lui era uno che viveva in acqua: non poteva lasciarla davvero.

Aveva ripreso gli allenamenti, la palestra, era tornato in forma e pian piano anche i suoi vecchi tempi erano tornati.

Ora, era più che mai deciso a spaccare i culi.

 

Roberto invece, aveva dei capelli color nocciola, proprio come gli occhi.

Lui, a differenza di Lorenzo, frequentava l'università di medicina, di conseguenza c'erano periodi in cui non metteva piede in piscina neanche per caso, causa esami.

Questo non l'aveva mai fermato dall'allenarsi assiduamente quando era libero da altri impegni.

Nella squadra, oltre ad essere il buffone, era anche una sorta di fisioterapista, data l'università che frequentava.

Era quello che nuotava da più tempo, anche se prima faceva parte di un'altra squadra che aveva lasciato a causa di un brutto rapporto con l'allenatore.

Era arrivato solo tre anni prima e da subito aveva stretto amicizia con Lorenzo, un po' per l'età, un po' per il carattere così simile.

Erano davvero inseparabili, quando Lorenzo aveva mollato, lui aveva continuato ad andare a trovarlo ogni santo giorno, pregandolo di tornare da loro, e così era stato.

C'era chi pensava che stessero insieme, vedendoli.

 

Dietro di loro, Simone continuava a mangiare tranquillamente la “sua” nutella, mentre Lara e Sofia stavano parlando fitte fitte di qualche argomento che doveva rimanere segreto.

Si conoscevano da sempre, in pratica.

Erano diventate amiche da davvero poco, però.

Il motivo era semplice, si allenavano ad orari diversi, non vedendosi mai, se non alle gare.

Sofia aveva, poi, iniziato ad allenarsi alle due, orario che Lara preferiva di gran lunga, e così era iniziata una profonda amicizia.

 

-”Ragazzi, facciamo una breve pausa. Poi ci mancherà circa un'oretta.” Sergio prese l'uscita dall'autostrada e si fermo in un piccolo piazzale, dove c'era anche un bar.

Il gruppetto vi si avvicinò e Simone stava per aprire la porta quando questa fu attraversata da una ragazza dai lunghi, le arrivavano quasi al fondoschiena, capelli castani.

Lara rimase un attimo stupefatta, poi corse ad abbracciare la ragazza.

-”Greta! Cosa ci fai qui?” anche l'altra fu presa dallo stupore, per poi ricambiare la stretta di Lara.

-”Siamo tutti qui.” disse, indicando dei ragazzi ancora all'interno del locale.

Greta faceva parte di una squadra di un'altra squadra di nuoto della regione e, assieme a lei, dovevano esserci anche i suoi compagni che, sentendosi presi in causa, uscirono dal bar e si misero alle spalle di Greta.

Iniziarono così una serie di sguardi, tutt'altro che amichevoli, tra i due gruppi.

Erano infatti in cattivi rapporti, se non pessimi, a causa della rivalità dei loro membri.

Non era infatti raro che alla fine dei campionati regionali, alla consegna della coppa per la migliore squadra, quella perdente, si dedicasse ad epiteti non proprio carini, portando così, molto spesso, a risse lungo il bordo vasca.

L'unica che si salvava era proprio Lara, che aveva stretto una profonda amicizia con Greta e che conosceva anche Giulio,-sebbene non si parlassero mai-, in quanto avevano preso parte ad un progetto con la scuola ed erano capitati in gruppo assieme.

Esposito si fece avanti, affiancato da Pietro:-”Oh, chi si vede.” pronunciò con il suo modo arrogante.

-”Avrei preferito non vederti affatto.” era stato Giulio a parlare, non poteva sopportare quella squadra e ancora meno Esposito.

Era un ragazzo alto poco meno di Andrea, dai capelli corvini che lui stesso si spettinava passandosi spesso le dita tra i capelli.

Il volto era leggermente squadrato, dandogli un aria più cattiva; le labbra erano carnose, gli occhi di un verde indefinito, molto scuro.

Lara si rese conto di non averlo mai visto sorridere, al di fuori dei suoi ghigni sarcastici.

-”Dai, cerchiamo di calmarci, nessuno vuole una rissa qua.” cercò di calmare le acque la rossa.

-”Pensa per te Rizzo, è proprio quello che voglio.” fu Esposito a ribattere alla sua richiesta in tono di altezzosità.

-”Vieni a prendermi, figlio di puttana.” disse Giulio, e in men che non si dica, Andrea gli era già addosso.

Giulio, sebbene più basso, era muscoloso almeno quanto l'altro; Andrea gli tirò un pugno in pieno stomaco al quale Giulio rispose con uno sullo zigomo destro.

-”Fermatevi subito.” era stato Sergio a parlare, affiancato da Manuel, il coach dell'altra squadra.

I due si arrestarono e si voltarono verso l'allenatore, subito si alzarono e fecero per pulirsi i jeans, sebbene non fossero sporchi.

-”Non mi sembra il caso di iniziare in questo modo la nostra trasferta, non vi pare?” aveva preso parola Manuel e ora li trapassava con i suoi occhi ghiaccio.

A differenza degli atleti, i due allenatori erano in ottimo rapporto, essendo stati, in passato, entrambi nella rappresentativa italiana.

Si allontanarono per confabulare, mentre Andrea e Giulio continuavano a lanciarsi sguardi di fuoco.

Al loro ritorno dissero semplicemente:-”Prenderemo parte a questo meeting assieme, quindi dovete cercare di convivere pacificamente. Ora effettueremo qualche scambio, giusto per il viaggio, così iniziate a socializzare.”

Lara, Esposito ed Emily fecero cambio con Greta e con altri due ragazzi che Lara non conosceva.

Emily corse a prendere il posto davanti e Lara notò che gli unici posti rimasti liberi erano quelli accanto a Giulio, così si sedette nel mezzo, alla sua sinistra c'era Andrea.

Che Dio mi salvi.” pensò, mentre il pulmino ripartiva.

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Capitolo 6
*** Capitolo V ***


Agrodolce.
Quando l'amore fa male.


Alla fine, più o meno, il viaggio era proseguito piuttosto tranquillamente.
Certo, c'erano state qualche frecciatine da parte dei due "amiconi" che sedevano proprio accanto a Lara ma lei era riuscita prontamente a calmare i due.
Aveva passato l'ultima ora che mancava a chiacchierare principalmente con Giulio, dato che anche lei era in pessimi rapporti con Andrea.
Ad un certo punto era stata sicura di averlo sentito sussurrare "tradimento" ma non se ne era preoccupata continuando a conversare con l'altro.
Era riuscita a conoscerlo un po' meglio.
Era un ragazzo strafottente, ma anche molto brillante e simpatico, quando voleva ; tuttavia le dava l'impressione di essere molto freddo, non capiva se fosse per il fatto che quasi non si conoscessero o se fosse così di natura, non ne fece un dramma, pensando che in questa settimana l'avrebbe sicuramente conosciuto meglio.
In qualche modo era profondamente attratta da quel ragazzo, specialmente dalla voce: era bassa e calda. Facendo un confronto con quella di Andrea, però, si accorse di preferire quella del biondo e di questo rimase piuttosto stupita.
Non per il fatto che ne preferisse la voce, ma perchè quel confronto era nato senza alcun senso.
-"Ragazzi, siamo quasi arrivati. Iniziate a raccogliere le schifezze che avete lasciato sui sedili, o vi beccherete serie interminabili di 800 metri, avete capito?"
Manuel aveva due anni in meno di Sergio, eppure sembrava averne molti di più: aveva un aspetto trasandato e lunghi capelli grigi che portava legati in un codino.
Lara aveva sentito dire che aveva perso la moglie qualche anno prima, forse era questo il motivo di questa sua trascuratezza.
Tuttavia non era diventato un uomo freddo, anzi aveva messo tutto il suo amore in quella squadra, nei suoi atleti; era diventato l'idolo dei suoi ragazzi.
-"Eccoci!" esclamò mentre parcheggiava il pulmino blu notte.
Lara guardò fuori dal finestrino e vide un enorme albergo di color pesca dalle grandi finestre e con numerose terrazze, adornate da numerosi fiori colorati; ciò che da subito la colpì fu il piccolo giardino che si intravedeva dal parcheggio e si ripromise che l'avrebbe visitato il prima possibile.
Scese in fretta dal mezzo e si guardò intorno, notando che era tutto immerso nel verde: un ottimo posto in cui rilassarsi.
-"Tutti qua, forza! Abbiamo delle piccole regole di convivenza da fissare." la voce chiara e forte di Sergio sovrastò le voci degli atleti che avevano iniziato a chiacchierare.
Come gli era stato detto, si avvicinarono tutti ai due allenatori e questi iniziarono a distribuire foglietti con elencate dieci regole principali.
"Dovevano già essersi messi d'accordo, questa trasferta comune non è un caso" pensò Lara, lanciando occhiate preoccupate al foglietto azzurro cielo.
-"Ora potete andare, le camere vi saranno comunicate in reception." 
Le cinque amiche si diressero verso il portabagagli per prendere le loro valigie, successivamente entrarono nell'hotel e, dopo aver ricevuto le chiavi della stanza che, ovviamente, avrebbero condiviso, iniziarono a salire le scale, arrivando alla loro stanza.
Era una stanza molto semplice dalle pareti rosa pastello, abbastanza grande da contenere cinque letti: un matrimoniale, uno singolo e uno a castello.
Vi era una grande scrivania addossata alla parete di un azzurro chiaro e, accanto ai letti, comodini del medesimo colore.
Un enorme tv a schermo piatto era posta esattamente davanti ai letti, per offrire a tutti gli ospiti un'agevole visione
Emily e Lara si fiondarono sul matrimoniale, Sofia si mise nel singolo, Chiara e Angelica in quello a castello.
-"Certo che è proprio una cazzata questa storia delle regole, pensano davvero che le rispetteremo? Scommetto che fra meno di un giorno Lara e Andrea litigheranno pesantemente, quello che è successo con Stefano non è piaciuto per niente al mio amore." Chiara aveva detto la verità, quel foglio non sarebbe servito a nulla, non con Giulio, Andrea e Lara che non aspettavano altro per urlarsi l'uno contro l'altro.
-"Io mi preoccupo di più per quello che succederà con l'altra squadra, non sarà una settimana tranquilla questa." Emily era la pacifista, probabilmente sarebbe corsa da una parte all'altra per cercare di calmare tutte le discussioni che sarebbero venute a crearsi.
-"Emy, ovviamente non lo sarà. Hai visto come se le sono date quei due idioti?" Anche Angelica era preoccupata, glielo si leggeva dagli occhi.
-"Ma io non capisco, perchè vi preoccupate tanto? Io non vedo l'ora di litigare con Esposito." Lara, a differenza delle altre, aveva un sorriso soddisfatto in viso, già si pregustava le urla che avrebbe lanciato contro il ragazzo. 
"E' il miglior modo per sfogarsi." diceva sempre.
Intanto, in un'altra stanza, anche i cinque ragazzi si stavano lamentando.
-"Ragazzi, non me ne frega una minchia di quelle stupide regole, ho due conti in sospeso da chiudere: uno con Bordan e l'altro con la Rizzo." Chi poteva essere se non Esposito?
Era sdraiato sul letto matrimoniale, che era riuscito a conquistare con un balzo felino, ed ora, parecchio innervosito, lanciava improperi a destra e manca.
-"Andrè, lascia perdere la Rizzo, tanto non te la dà." Pietro, seduto sul singolo, lo guardava dall'alto, con un sorriso sornione sulle labbra. 
-"Davvero, non riesci a lasciarla perdere? Sfogati con Chiara e non stressare Lara." Era stato Simone a parlare, sebbene fosse amico di entrambi, non era mai riuscito a capire le ragioni del loro conflitto, in realtà sembrava non ce ne fossero. Si divertivano e basta.
-"Allora, mettiamo le cose in chiaro: uno, la Rizzo è l'ultima ragazza che potrei mai volere; due, non intendo farla vincere. Anche se volessi, comunque, lei di certo non mi lascerebbe stare." Tutti sbuffarono, pensando che tra i due ci fosse più di quello che volevano raccontare.
-"Iniziate a scendere, fra poco più di dieci minuti si cena." Manuel e Andrea avevano iniziato a fare il giro delle camere, avvisando gli atleti.
Le ragazze fecero come gli era stato detto, aprirono la porta e fecero per uscire. 
Proprio in quello stesso momento, dalla porta accanto, uscirono anche i cinque ragazzi.
-"Oddio, questa è proprio sfiga!" esclamò Lara vedendo Andrea e Pietro.
-"Non pensare che io sia contento, Rizzo." Anche Esposito non sembrava molto entusiasta.
-"Lara, pensa che almeno avrai me." Anche Simone era uscito dalla stanza e le si era avvicinato, schioccandole un sonoro bacio sulla guancia, poi l'aveva agguantata per un fianco e l'aveva condotta verso la sala da pranzo.
Arrivati, notarono che l'altra squadra ancora non era scesa.
Presero posto a un lato dell'enorme tavolo e, quasi a farlo di proposito, Esposito si mise di fronte a Lara, sedendosi con un ghigno.
Arrivarono anche gli altri atleti e gli allenatori, sedendosi nei posti che rimanevano.
-"Spero che abbiate letto le regole,- iniziò Sergio- comunque volevo dirvi che stasera andremo a fare un giro per il centro di Roma, almeno potrete rilassarvi un po'."
Aveva appena finito di parlare, quando iniziarono ad arrivare gli antipasti.
Lara prese una fetta di prosciutto quando Andrea, con il suo solito tono arrogante le disse:-"Non ti conviene, sai? La pancetta inizia a farsi vedere."
La ragazza gli rivolse un'occhiata di puro odio, poi gli tirò un calcio da sotto al tavolo.
Esposito sobbalzò leggermente, stupito da quella reazione ma soprattutto dal fatto che non gli avesse risposto insultandolo.
Non ebbero altri confronti nel corso della cena.
-"Fra venti minuti vi voglio pronti nella hall, okay?" Avevano appena finito di mangiare e tutti avevano iniziato ad alzarsi per tornare alle camere
Chiara era saltata in piedi dicendo che non le sarebbero bastati per prepararsi, quindi si era messa a correre per arrivare il prima possibile e prendere possesso del bagno il bagno.
-"Che oca, quella ragazza." disse una dell'altra squadra, Erica.
Un po' lo era, a dire il vero.
Sempre a pensare a vestiti, capelli, trucco e manicure; nonostante ciò era loro amica, non l'avrebbero scambiata per nessun'altro.
Sofia fece per dire qualcosa ma Lara la fermò, scuotendo la testa.
-"Sofi, non ne vale la pena." disse, eppure sembrava stesse tramando qualcosa.
Una volta pronte, -Chiara era riuscita anche a mettersi lo smalto- uscirono in giardino e raggiunsero il pulmino.
Qui trovarono gli altri che le aspettavano, leggermente irritati.
-"Sono dieci minuti che vi aspettiamo!" Pietro le aveva aggredite subito, odiava ogni genere di ritardatario. 
Scese il silenzio, Lara sembrava parecchio innervosita in quel momento e tutti si aspettavano una litigata con i fiocchi.
-"Allora partiamo, così non dovrai aspettare ulteriormente." La voce calma e pacata di Emily ruppe il silenzio che si era creato dopo il commento del ragazzo. La guardarono stupiti, ma ancora più stupiti guardarono la rossa che saliva silenziosamente sul mezzo, sedendosi negli ultimi posti e girando la testa verso il finestrino.
-"Alzati." le disse Esposito, guardandola dall'alto al basso.
La ragazza girò lentamente la testa.
-"Se vuoi, siediti qua. Altrimenti sloggia." Il tono freddo con cui l'aveva detto stupì Andrea, era abituato a sentirsi insultare da lei con furore e rabbia. Questo suo nuovo atteggiamento lo stupì, doveva esserle successo qualcosa mentre era in camera.
-"Dopo dobbiamo parlare." Le aveva sussurrato queste tre parole vicino all'orecchio, in modo che solo lei le sentisse.
-"Non ce n'è bisogno, risolvo i miei problemi da sola. Se proprio non ce la faccio, chiedo aiuto agli amici." Gli rispose.
Non si rivolsero più nemmeno uno sguardo per il resto del viaggio.
Un osservatore più attento, tuttavia, avrebbe notato lo sguardo preoccupato sul volto di Andrea e la sua mano appoggiata sul ginocchio della ragazza, come per infonderle coraggio. 


Angolo autrice.
Mi scuso per l'enorme ritardo ma tra scuola, nuoto e amici non sono riuscita a scrivere nulla.
So che è abbastanza corto come capitolo ma arriverà un nuovo aggiornamento presto dato che ho quasi finito di scrivere.
Byee, fobic.

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Capitolo 7
*** Capitolo VI. ***


Agrodolce.
Quando l'amore fa male.


Il giro in centro proseguì tranquillamente.
Lara sembrava aver riacquistato il tipico buon umore, o almeno non mostrava il contrario.
Esposito, invece, non le si era più avvicinato, scosso dal fatto che si fosse preoccupato così tanto per la ragazza.

Dopo una breve passeggiata, decisero di andare in una gelateria che aveva intravisto in precedenza: era piccola e graziosa, con qualche tavolino e sedia davanti.
Avevano sentito dire che fosse la migliore di Roma ed erano estremamente curiosi di vedere se effettivamente fosse così.
Si erano quindi seduti, una squadra separata il più possibile dall'altra.
Lara aveva fatto lo stesso per trovarsi il più lontano possibile da Esposito.

Dopo aver preso un gelato a testa, avevano iniziato a chiacchierare del più e del meno, ricordando episodi successi in precedenza.
-”Oddio, ma vi ricordate l'estate di due anni fa?” Tutti guardarono Chiara, senza capire a cosa si riferisse.
-”Massì dai, quei quattro ragazzi romani che si sono allenati con noi!” Riprese la ragazza.
Le guance di Lara si tinsero immediatamente di rosso, quasi quanto i suoi capelli.
-”Adesso ricordo! Perché non chiediamo loro se hanno voglia di farci fare un giro per Roma?” Gli occhi di Angelica si erano illuminati per l'eccitazione.
-”Ma Angi, non li sentiamo da appunto due anni; probabilmente nemmeno si ricordano di noi!” Emily aveva scosso la testa sconsolata, a volte quelle due partivano in quarta senza nemmeno pensare.
-”Beh, io scommetto che Marco si ricorda di Lara.” Ammiccò Chiara alla ragazza che era ormai del colore dei suoi capelli.
-”Ma lei ancora si scrive con Marco!” Urlò Sofia, attirando gli sguardi di tutti, in particolare dell'interessata che ora guardava furente la migliore amica.
Esposito si irrigidì leggermente ma nessuno ci fece caso, nemmeno lui.

Due anni prima quattro ragazzi erano arrivati nella loro piscina di punto in bianco.
Sergio aveva detto che sarebbero rimasti per un mese e che si sarebbero allenati con loro.
Uno di loro aveva da subito iniziato a fare il filo a Lara, sebbene lei nemmeno si accorgesse delle attenzioni del ragazzo, troppo presa dagli allenamenti e da un altro che stava pian piano entrando nel suo cuore.
Poi, quando Marco le aveva chiesto di uscire, lei aveva capito e aveva iniziato a scriversi con lui, stringendo una sincera amicizia che anche dopo due anni non si era infranta.
Marco, tuttavia, non stava molto simpatico ai ragazzi della squadra, soprattutto ad Esposito.
Questo perchè, avendo la stessa età ed essendo entrambi tra i primi tre in Italia, si era acceso un forte spirito di competizione, e di odio, tra i due.

Così, non appena Esposito sentì il suo nome, si infervorò e sperò che la ragazza rispondesse in modo negativo.
-”In realtà, credo che nuoteremo con loro, sapete?” Ed ecco che le speranze del biondo furono totalmente infrante.
-”Come scusa?” Disse infatti, credendo di non aver capito bene.
-”Beh sì, Sergio mi ha detto il nome della squadra con cui ci alleneremo ed è la sua.” Gli rispose senza nemmeno guardarlo in faccia.
Le ragazze si illuminarono dalla felicità, i ragazzi sprofondarono nella completa disperazione.

Continuarono a conversare tranquillamente fino a quando non fu ora di tornare in albergo.
-”Per stanotte il coprifuoco è alle undici e mezza, non voglio trovare nessuno fuori dalla propria stanza a quell'ora. Domani mattina colazione alle otto in punto, poi andremo in piscina dove incontreremo l'altra squadra e faremo un leggero allenamento. Buonanotte.” Sergio finì di dare le ultime disposizioni e poi si allontanò assieme a Manuel, bisbigliando in modo sospetto.
Tornarono tutti nelle loro stanze, spossati dal lungo viaggio, non vedendo l'ora di dormire.
Faremo festa domani” si dissero.
Le cinque ragazze si cambiarono velocemente, mettendosi dei leggeri pigiami; solo Lara mise una felpa che era due volte più grande di lei.
-”Esco un po', vado nel giardino che ho visto appena arrivati.” Disse al resto delle ragazze, chiudendosi la porta alle spalle.

Il giardino era più grande di quanto si aspettasse, entrandovi sentì le fragranze di gelsomino e lavanda ed un leggere scroscio d'acqua poco lontano da dove si trovasse.
Si guardò intorno, alla ricerca della fonte di quel suono.
Non trovandola con la vista, si affidò all'udito e si incamminò verso il centro.
Camminando vide diversi fiori, non riuscì a riconoscerne nemmeno uno; non erano quelli che c'erano nel suo giardino.
Fece attenzione ai colori e di tanto in tanto si chinò ad annusarne l'odore.
Il rumore stava diventando sempre più forte, così Lara riuscì ad arrivare al punto da cui arrivava.
Era una piccola fontana, dalla forma circolare e con qualche fiore acquatico sulla superficie.
Si sedette su una panchina proprio davanti alla fontana e si rilassò, persa nei suoi pensieri.
Chiuse gli occhi e reclinò la testa all'indietro.

Rimase in quella posizione a lungo, beandosi delle fragranze floreali che raggiungevano i suoi sensi.
Ad un certo punto sentì qualcuno avvicinarsi e sedersi accanto a lei; in un primo momento si spaventò ma mantenne comunque gli occhi chiusi, poi riconobbe il profumo del ragazzo.
Menta e muschio” pensò e capì che poteva trattarsi solo di Esposito.
Aprì lentamente gli occhi, per poi girarsi verso il ragazzo che la stava osservando attentamente.
-”Cosa vuoi?” Gli chiese.
-”Sapere cosa ti succede, raramente ti ho visto così seria e pensierosa.” Aveva smesso di guardarla e ora aveva lo sguardo fisso sull'acqua della fontana che scendeva.
Lara non gli rispose, non voleva aprirsi con lui.
Lui che non era niente per lei.
Non più almeno.
-”Senti, so che non ti fidi di me, ma provaci almeno.”
Lara scoppiò a ridere, una risata nervosa e per niente divertita.
-”Oh insomma, se volessi parlare dei miei problemi andrei da Simone, non certo da te. Tu non sei nulla per me.” Gli disse fredda, senza tradire alcuna emozione nella voce.
-”Dici che non sono nulla per te, eh? Eppure indossi ancora la mia felpa.” Era tornato il solito Esposito dal cuore di ghiaccio.
Lara ammutolì, non sapendo come giustificarsi.
-”Se vuoi posso restituirtelo, lo indosso solo perchè temevo di aver freddo.” Lo guardò con aria di sfida, alzando un sopracciglio.
-”Non intendevo questo. Te l'ho regalata, è tua.” Lo sguardo del ragazzo si era leggermente addolcito.
-”Sai, non ho mai capito il motivo di questo regalo.” Disse con arroganza.
Gli occhi di Esposito tornarono gelidi e senza emozione.
-”Allore ridammelo, ora.” Le disse.
-”Non posso, non ho nulla sotto.” Eppure sapeva già cosa le avrebbe risposto il ragazzo.
-”Tranquilla, ti ho già vista nuda. E non è certo stato un bello spettacolo.” Voleva ferirla, farla stare male.
Prima che potesse accorgersene, Esposito si trovò il segno di cinque dita sulla guancia.
Lara si alzò e prese ad incamminarsi verso l'albergo.

-”Tutto questo non cambia niente, lo sai?” La voce del ragazzo la fece fermare.
-”Non cambia cosa?” Non capiva dove volesse arrivare.
-”Quella notte... E' stato un errore.” Eppure non ne sembrava convinto.
-”Non solo quella notte. Tutto quello che abbiamo passato lo è stato.” Fu Lara, questa volta, ad averla vinta.
Se ne andò tranquillamente.
Poi ad un certo punto si fermò, si tolse il maglione e lo buttò a terra.
-”Dovresti fare la fine di questo maglione, sai.”


Angolo autrice.
Ciao a tutti, eccomi qui con il sesto capitolo.
Beh che dire, come avrete già capito, tra i due è successo qualcosa ma cosa esattamente? Per saperlo non dovete fare altro che leggere, presto sarà svelato.
Ci tenevo a precisare che il prologo è sempre collocato dopo tutti questi avvenimenti, vi avviserò io quando ci sarà una sincronizzazione anzi, lo capirete da soli perchè lo riscriverò, solo dal punto di vista di Esposito.
Ci tenevo inoltre a ringraziare tutti quelli che recensiscono e mettono la mia storia tra le preferite\seguite\ricordate e anche a tutti coloro che leggono e basta. (Anche se mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.)
Per ora e tutto.
Bacioni, fobic.

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Capitolo 8
*** Capitolo VII. ***


Agrodolce.
Quando l'amore fa male.

 

DRINN DRINN DRINN DRINN

-"Qualcuno spenga quell fottuta sveglia, per l'amor del cielo!" Emily, la pacifica Emily, si era trasformata in una belva, mai e poi mai doveva essere svegliata in modo improvviso.
Chiara, da sotto le coperte, sbuffò e imprecò per la stupida canzoncina che era partita dopo il “drinn”
-"Sofia, se non la spegni, giuro che ti buttò il telefono dalla finestra." La ragazza, preoccupata per il suo nuovo Iphone, si affrettò a mettere in silenzioso il cellulare.
Pian piano tutte le ragazze si alzarono ed iniziarono a preparare le borse per l'allenamento.
-"Dio, non ci posso credere! Sono appena le sette e noi già dobbiamo andare in piscina, questo è l'inferno." Lara, una chioma indomabile al posto dei capelli, si era svegliata con la luna storta: non aveva dormito granchè, pensando all'episodio della sera precedente.

-"Vedo che siete tutte svegli e pimpanti." Sergio, in seguito a questa sua affermazione che trasudava ironia da tutte le parti, si beccò gli sguardi adirati di tutti i suoi atleti
-"Non una parola." Sibillò un adirato Esposito entrando nella sala per la colazione.
Era probabilmente quello che aveva dormito meno in assoluto: profonde occhiaie e capelli sparati in tutte le direzioni, era davvero uno spettacolo ridicolo.
-"Dormito male?" Lara, ovviamente, non intendeva seguire il suo consiglio.
Esposito le lanciò un'occhiata di fuoco ma non le rispose, troppo occupato a cercare di non inciampare nei suoi stessi piedi.
Simone arrivò subito dopo di lui e stampò un bacio sulla guancia della rossa che arrossì, tutti li stavano guardando.
Prese una mela e si sedette al tavolo, stessi posti della sera prima quindi Esposito era esattamente davanti a lei.
Il ragazzo non le rivolse nemmeno uno sguardo e iniziò a mangiare il panino con la nutella che si era fatto preparare da Chiara.
"Come fa a stare con uno come lui?" Si chiese una parte di lei.
"Come hai fatto a starci tu?" Rispose l'altra.

Quarantacinque minuti dopo, le due squadre erano arrivate alla piscina in cui si sarebbero allenate e ora, dopo essersi cambiate in pochi minuti, stavano osservando la vasca che era quasi totalmente occupata.
-"Sergio! Manuel! Ma siete davvero voi, quanto tempo è passato?" Un omone si avvicinò ai due allenatori, abbracciando entrambi.
Era calvo e già totalmente abbronzato, sul suo incarnato spiccavano due limpidi occhi azzurri.
"Deve essere l'allenatore della squadra che si allena qui." Pensò Lara, guardandolo incuriosita.
-"Andrea! Certo che non sei cambiato proprio per niente." Il nuovo allenatore doveva essere il più anziano tra i tre, eppure era quello che portava meglio gli anni.
-"Fra qualche minuto arriveranno anche i miei ragazzi, alcuni li conoscete già. Ah, non preoccupatevi, adesso finisce il nuoto libero e tutte le corsie saranno nostre."
Andrea sorrise raggiante ai due amici di lunga data, dicendo che avevano molte cose di cui parlare.
Come aveva detto, iniziarono ad arrivare altri nuotatori; tra di loro, Lara riconobbe Marco.
Si vergognava a chiamarlo, quindi decise di aspettare che fosse lui ad accorgersi che anche lei era lì.
-”Ehi, un attimo di attenzione. Questa sono le squadre di due miei cari amici, si alleneranno con noi per un po' di tempo. Trattateli bene, sono stato chiaro?” Gli atleti di Andrea si accorsero solo in quel momento degli altri nuotatori presenti e iniziarono a studiarli uno ad uno.
-”Lara!” Urlò Marco non appena ebbe visto la rossa.
Lei gli sorrise e lui le andò incontro, abbracciandola di slancio.
Rimasero abbracciati per un minuto, dondolandosi e sussurrandosi quanto l'uno fosse mancato all'altra.
Fu un colpo di tosse ad interromperli, Andrea li stava guardando.
Era furente.
Lara non capiva il motivo, era stato lui a mettere fine a tutto.
Marco lo guardò stranito, poi si girò verso Lara per chiederle spiegazioni, lei alzò le spalle come a dire “ehi, io non ne so niente”.
I due decisero di ignorare il biondo, soprattutto Lara che dopo la delusione della sera prima non lo voleva nemmeno vedere.
Gli allenatori fecero segno ai ragazzi di iniziare a fare stretching, avrebbero iniziato subito a lavorare duro.
-”Dobbiamo parlare.” Andrea si era piegato e aveva sussurrato queste due parole proprio vicino all'orecchio di Lara, il suo tono era minaccioso.
-”Non abbiamo nulla da dirci, non più.” Lo sguardo che le riservò il ragazzo la fece rabbrividire, era preoccupata ma anche troppo orgogliosa per soccombergli.
Poi, finalmente, iniziarono a nuotare.

L'allenamento passò in fretta tra battute e risate, era sempre bello, almeno questo era il pensiero di Lara, vedere le dinamiche di una squadra.
Vedere come ogni persona interagisse con l'altra e il tipo di rapporto che c'era fra queste.
La squadra di Marco era molto unita, si vedeva lontano un miglio.
Si aiutavano a vicenda, scherzavano tra di loro.
Tutto il contrario di quella di Lara, insomma.
Non le dispiaceva più di tanto comunque: lei aveva le sue quattro pazze con cui divertirsi, le bastavano.

 

Andarono tutti a pranzo assieme, Andrea aveva prenotato in uno dei ristoranti più carini della città.
Marco e Lara non avevano smesso nemmeno per un attimo di parlare fitti fitti, non si riusciva nemmeno a capire di cosa parlassero.
Sembravano discorsi che solo loro potevano capire.
Questo non andava bene ad Esposito che li aveva fissati dall'altro lato del tavolo, ignorando quasi completamente Chiara che invece cercava continuamente, e inutilmente, di attirare la sua attenzione.
Improvvisamente, probabilmente stanco di quella situazione, si alzò imprecando e uscì dal ristorante.
Disse di aver bisogno di una boccata d'aria fresca.
Lara riflesse a lungo prima di uscire anche lei, con la scusa di andare in bagno.
Voleva sapere quale fosse il problema di quel ragazzo e, soprattutto, era seriamente preoccupata per lui.
Non era più lo stesso arrogante, saccente e odioso ragazzo con cui litigava un giorno sì e l'altro pure.
Era diventato totalmente apatico, se non in qualche rara occasione.

Uscì dalla porta nel retro e si trovò in un piccolo cortile.
Esposito era di spalle, osservava un piccolo pettirosso che non riusciva a spiccare il volo.
-”Sapevo saresti venuta” disse spezzando il silenzio.
-”Sono diventata così prevedibile, eh?” cercò di sdrammatizzare la situazione.
-”No, ho solo imparato a conoscerti” sussurrò con una nota di dispiacere.
-”Io invece non sono riuscita a decifrarti nemmeno per metà” si era spostata e si era messa davanti a lui.
Le iridi blu del ragazzo scattarono dal pettirosso agli occhi verdi di Lara.
-”Allora ti sarà ancora più difficile riuscirmi a decifrare dopo questo.”
Poi la baciò, a stampo.
Fu breve e senza alcun senso.
Il tempo di poggiare le sue labbra su quella della ragazza e si era già staccato, si era già allontanato.
Lara rimase immobile, le dita erano state portate alle labbra, a sfiorare il punto in cui il bacio sembrava bruciare di più.

 


 

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Capitolo 9
*** Capitolo VIII. ***


Agrodolce.
Quando l'amore fa male.




Lara non si mosse per quella che sembrò un eternità, era rimasta pietrificata.
Quel gesto era talmente incomprensibile che non ne riusciva a trovare il senso e per lei, che era una che ricercava la logica in ogni più piccola situazione, era destabilizzante.
Decise di tornare dentro e chiedere spiegazione ma, una volta entrata, lo vide ridere e scherzare con Chiara e comprese: era stata tutta una presa per il culo.
Sentì una sensazione nello stomaco che attribuì al fastidio per essersi, anche se per un breve tempo, illusa.
Illusa che le cose sarebbero potute tornare come un tempo.
Abbassò la testa e tornò al suo posto, sentiva lo sguardo di qualcuno ma non aveva il coraggio per alzare gli occhi e vedere chi fosse.
Marco cercò di parlarle, di capire, ma lei si voltò dall'altra parte, nascondendosi dalla sua eccessiva preoccupazione.
Non aveva assolutamente voglia di parlarne, anche perché non capiva cosa le fosse successo.
Volse lo sguardo ad Esposito e Chiara, lui le stava facendo il solletico e lei rideva felice.
Si immagino, per un momento, di essere al suo posto poi scosse la testa energicamente: quei pensieri non erano da lei.
Sofia la guardava interrogativa, aveva una faccia talmente buffa che Lara scoppiò a ridere.
Peccato che la sua risata sembrasse più isterica che effettivamente divertita, di conseguenza mezzo ristorante si girò a guardarla, squadrandola.
Sorrise imbarazzata e si nascose dietro ad uno dei menù poggiati nel tavolino dietro di lei.
Si girò verso Esposito e notò che quest'ultimo la stava già guardando, un sorriso diverito fece capolino sulle sue labbra.
Lei si infervorò.
Oltre al danno, la beffa” pensò.
Arricciò il naso in una smorfia corrucciata e riprese il discorso che aveva interrotto quando era uscita per seguire il biondo.


Una volta finito di mangiare tornarono all'albergo, avrebbero riposato un po' e poi sarebbero andati al secondo allenamento della giornata.
Lara, Sofia e Angelica andarono subito in sauna, volevano rilassarsi un po', soprattutto la rossa.
Aveva i nervi a fior di pelle in quel momento, aveva assolutamente bisogno di smettere di pensare a quel che era successo e doveva anche trovare il coraggio di raccontarlo a Chiara.
Era una guerra interiore, da una parte pensava che fosse giusto dirle la verità e farle capire di che pasta fosse fatto il suo ragazzo, dall'altra c'era il fatto che non fosse nulla di importante e che comunque non ci sarebbero stati ulteriori contatti tra lei ed Esposito.
Riflesse per tutto il tempo che rimasero in sauna, alla fine arrivò alla conclusione che avrebbe seguito il normale corso degli eventi, vedendo come procedevano le cose, e solo dopo avrebbe deciso cosa fare.
Quando uscirono erano tutte più rilassate, Sofia e Angelica chiacchieravano animatamente, solo Lara era ancora sulle sue, persa tra mille pensieri.
Non riusciva a togliersi dalla testa quel bacio e soprattutto le sensazioni che esso le aveva trasmesso.
Tornarono in camera e, dopo essersi cambiate, andarono nella camera dei ragazzi dove trovarono anche Chiara e Emily.
Chiara era seduta con la schiena contro la spalliera del letto matrimoniale ed Esposito era sdraiato con la testa sulle gambe della ragazza.
Entrambi ridevano.
Lara, entrando, lanciò un'occhiata di puro fuoco al ragazzo per poi andare da Simone e schioccargli un rumoroso bacio sulla guancia.
Questo, di risposta, la prese per la vita e la trascinò sul letto con lui.
Lara scoppiò a ridere vedendo il riccio che, quasi a rallentatore, batteva la testa contro il muro a causa dell'eccessivo slancio che aveva preso per tirarla giù.
Subito tutti si unirono alle risate, solo Simone ed Esposito rimasero seri.
Il primo perché faceva il finto offeso, ma si vedeva un piccolo sorriso nascente sulle sue labbra.
L'altro invece si era improvvisamente fatto serio, forse l'eccessiva vicinanza e il rapporto stretto dei due lo irritava, o almeno così si intuiva vedendo lo sguardo che serbava loro.
Si era alzato e se ne era andato, sbattendo la porta dietro di sé.
Lara avrebbe voluto seguirlo ma si fermò dal farlo per due motivi: il primo era che sarebbe stato troppo strano; l'altro era che aveva paura di essere cacciata dal ragazzo.
Così rimase con gli altri, accanto a Simone.
Ancora una volta non aveva avuto il coraggio di seguire il suo cuore.


L'allenamento arrivò in fretta e così anche la fine di esso.
Non si erano rivolti lo sguardo, men che meno la parola.
Avevano nuotato nella stessa corsia per due ore eppure avevano mantenuto sempre lo sguardo basso, anche in quei pochi minuti che Sergio aveva concesso loro di riposare.
Poco male” si disse Lara, non aveva voglia di confrontarsi con il biondo.
Non ancora almeno.

 

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