Halfblood 3 - The War On Witches

di Defiance
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Disclaimer: i personaggi di questa FF non sono di mia proprietà. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

Cosa dovete sapere di Halfblood e Halfblood 2?
- Hermione è anche una Shadowhunter, sorella di Jace Herondale, ed ha una storia con Percy (figlio di Poseidone);
- Annabeth (figlia di Atena) ed Harry stanno insieme;
- Ron ha una relazione con Isabelle (ex Shadowhunter; nel corso del prologo scoprirete perchè);
- Clary e Jace (ovviamente) sono una coppia;
- Il Golden Trio ha un gioiello che gli permette di utilizzare tranquillamente la magia senza le bacchette;
- Fanno tutti parte di una squadra speciale che collabora con Ministero della Magia e Conclave, molto spesos anche con la consulenza di Chirone (il centauro). Nel corso del capitolo scoprirete il loro scopo.
- Se ci saranno altre cose da aggiungere sulle due precedenti FF, le appunterò in questo modo oppure spiegherò nel corso dei capitoli.
Spero che vi piaccia e mi raccomando, RECENSITE e fatemi sapere cosa ne pensate!
Bell.



 
Halfblood 3 -
The War
On Witches

 
 
 
 





 
 
Prologo


 
 
 




 
New Orleans risplendeva di colori quel giorno, ma Hermione pensò che dovesse essere sempre così; quel luogo metteva allegria e tutto sembrava arte.
“Quanto tempo abbiamo?” domandò Isabelle, controllando l’orologio “sono le dieci”.
“L’incontro è per le dodici. Direi che ne abbiamo abbastanza per organizzarci, l’appartamento dovrebbe essere questo” annunciò Harry, indicando il numero 12 di Bourbon Street.
“Allora forza” li incalzò Jace, rimettendosi il borsone sulle spalle e incamminandosi verso l’abitazione.
“Forse sarebbe il caso se lasciaste andare solo me ed Hermione” asserì Annabeth, una volta che ognuno ebbe sistemato le proprie cose e che tutti ebbero raggiunto il soggiorno.
“Siete matte? Secondo voi vi manderemmo in un covo di vampiri da sole?” la contraddì Percy.
“Sapete quello che hanno detto il Conclave e il Ministero. Chi guida questo clan è molto pericoloso, ma il fratello è abbastanza diplomatico e Annabeth ed io siamo le persone che sanno usare meglio il cervello qui e, soprattutto, non siamo delle incapaci in battaglia. Male che vada, ricorrerò alla smaterializzazione. Ma non possiamo mettere a rischio l’impresa per l’impulsività di alcuni di voi” spiegò Hermione, lanciando una rapida occhiata ai ragazzi, che avevano assunto una finta aria innocente.
“D’accordo. Andate pure, ma vi farebbe comodo un licantropo ammazza vampiri in questo caso” bofonchiò Isabelle, ancora irata per la condizione in cui si trovava.
L’anno prima, era stata morsa in battaglia da un lupo, e aveva creduto di essersi salvata, ma il suo contagio si era manifestato solo qualche mese dopo e non era stato facile per lei accettarlo.
“No Izzy. Meno siamo, meno si sentiranno minacciati,meglio è. Dobbiamo tenere a mente che non sono loro il nostro nemico! Dovranno accettare il nostro aiuto, le streghe del posto stanno giocando troppo sporco” le ricordò la figlia di Atena, come se stesse ripetendo delle informazioni che aveva studiato per giorni.
“Non capisco perché ci abbiano coinvolti in questa storia! Alla fine, fattacci loro! È il loro regno, o sbaglio?” borbottò Jace, con la sua solita noncuranza.
“Il nostro compito è quello di mantenere l’equilibrio tra i diversi mondi sovrannaturali e queste streghe lo stanno sconvolgendo!” gli ricordò Clary.
“D’accordo, d’accordo, avete vinto!” si arrese Harry, lasciando che la sua ragazza e la sua migliore amica si dirigessero da sole presso villa Mikaelson.
 
“Allora, facciamo il punto della situazione. A capo del clan, vi è Niklaus, l’ibrido: pericoloso, immortale e spietato; il fratello, Elijah, è il suo braccio destro: diplomatico e razionale, è a lui che dobbiamo puntare” sintetizzò Hermione, camminando con passo rapido accanto alla semidea.
“Poi c’è la loro sorellina impulsiva, Rebekah. E loro sono gli Originali. L’altro braccio destro di Mr. Immortale per eccellenza, Marcel: immagino che sia il sovrano col compito di farsi amare dal ‘popolo’ a questo punto” proseguì Annabeth, contando i nomi sulle dita.
“E infine c’è il licantropo, Hayley, che è incinta di non si sa quale specie di creatura. Non credo che lei sarà un problema” terminò Hermione, soddisfatta, una volta giunte davanti al cancello della villa.
“Però, si trattano bene questi Originali” commentò sbalordita l’amica vedendo lo sfarzo in cui i vampiri vivevano, poi suonò il campanello.
“Chi va là?” tuonò una voce maschile, molto profonda.
Le ragazze si scambiarono un’occhiata perplessa, poi annunciarono in coro: “Hermione Granger e Annabeth Chase”.
Un vampiro dai folti capelli ricci accorse verso di loro, aprendo il portone.
“Io sono Diego, prego, entrate. Vi aspettano” le invitò lui, facendo loro strada.
 
La casa all’interno era forse ancor più lussuosa di quanto una persona immaginerebbe vedendola dall’esterno; aveva un qualcosa di regale e persino un po’… antico.
“Prego, accomodatevi” le spronò il vampiro Diego, aprendo la porta di una grande stanza.
Le ragazze vi si addentrarono e i loro occhi si illuminarono nel constatare che si trattava della più grande libreria che avessero mai visto in vita loro.
“Mi fa piacere che l’ambiente sia di vostro gradimento, signore” esordì una voce regale almeno quanto l’ambiente circostante.
“E benvenute in casa nostra. Io sono Elijah” si presentò, porgendo loro la mano ed esibendo un sorriso galante.
“Hermione Granger” disse lei, stringendo la mano dell’uomo.
“Annabeth Chase” annunciò l’altra, ripetendo il gesto dell’amica.”
“E io sono Klaus. E sono molto curioso di sapere quali motivi vi abbiano spinte fin qui” terminò una profonda voce proveniente dalle loro spalle.
Le ragazze si voltarono: davanti a loro, sorridente, si ergeva un uomo dal viso talmente angelico e carismatico, che a vederlo nessuno avrebbe mai pensato potesse trattarsi del sanguinario Ibrido di cui tutti parlano nel mondo sovrannaturale.
“Perdonate il mio ritardo” si scusò poi, invitandole a sedere con un gesto della mano.
“Marcel?” domandò Elijah, prendendo posto dietro la scrivania, accanto al fratello.
“Sta risolvendo un piccolo affare per conto mio. D’altronde è pressoché inutile la sua presenza qui” rispose Klaus, con noncuranza.
“Bene. Allora vi ascoltiamo” le spronò a parlare Elijah, assumendo un’espressione concentrata.
“Da dove volete che cominciamo?” domandarono in coro Hermione e Annabeth, sospirando per farsi coraggio.

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Capitolo 2
*** 1. ***


1
 
 
 
 






 
 
 
“Innanzitutto” esordì Klaus, rilassandosi contro lo schienale della poltrona, “potreste dirci chi siete e per quale motivo avete insistito tanto per parlare con noi”.
“Per prima cosa, sei a capo di un regno, quindi ci sono delle faccende di cui dovresti venire a conoscenza” rispose impulsivamente Annabeth, ma catturando l’attenzione dell’ibrido.
“Il nostro problema” intervenne Hermione, schiarendosi la gola, “è con le streghe del quartiere francese”
“Pensate un po’, lo è anche il nostro” le informò Elijah, versando del bourbon in alcuni bicchieri e offrendoli al fratello e agli ospiti.
“Voi non avete la minima idea dell’entità della situazione. Le streghe stanno infrangendo una marea di regole” proseguì Annabeth, venendo poi interrotta da Klaus.
“Sì, le mie. Quindi, come può questo costituire un problema per voi?”
“Noi siamo membri della Squadra Speciale responsabile degli equilibri tra i mondi sovrannaturali, signor Mikaelson e queste streghe li stanno sconvolgendo. Un clan di vampiri al potere in una città come New Orleans non causa alcun danno, come non l’avrebbe causata la presenza delle streghe, motivo per cui ci siamo tenuti in disparte fino ad ora. Ma adesso le cose sono precipitate” proseguì la semidea.
Quando Klaus fece per parlare, il fratello lo bloccò, invitando le ragazze a continuare il loro racconto e chiedendo spiegazioni più dettagliate.
“Dovete sapere la parte della storia nascosta anche a voi che siete i primi vampiri in assoluto. Quando le persone cominciarono a capire che vi erano, tra loro, esseri soprannaturali, questi ultimi decisero di raggrupparsi in comunità,sparse per il mondo e ciascuna con le proprie regole, ma sempre finalizzate a mantenere tra loro una sorta di equilibrio. Non può esservi alcun contatto tra società soprannaturali differenti, eccetto che in casi eccezionali, come questo, motivo per il quale voi non siete mai venuti a conoscenza di questi altri regni. Probabilmente, se le circostanze fossero state diverse, sarebbero stati i membri del Ministero Universale a contattarvi, anche perché tu, essendo il Re della città, dovresti entrare a farne parte dato che i membri sono i sovrani o governatori dei vari mondi” spiegò ancora Annabeth.
I Mikaelson si scambiarono un’occhiata perplessa.
“Andiamo! Non credevate mica che il mondo si suddividesse in Vampiri, Licatropi, Streghe, Fantasmi e Mortali!!!” reagì incredula la figlia di Atena, ma Hermione intervenne per salvare la situazione.
“Per ora, a causa di eventi particolari, sono entrati in contatto tre regni, dai quali possiamo attingere aiuto per contrastare le streghe del quartiere francese: il mondo degli Shadowhunters, Cacciatori di Demoni; il mondo di Annabeth, ovvero quello dei semidei, il mio mondo, quello delle streghe e dei maghi che utilizzano la magia interiore”
“Quindi sei una strega?” domandò Klaus, con un’espressione che gridava morte.
“Una specie. Oddio, io sono un’eccezione in realtà, metà strega e metà Nephilim, ma pratico una sorta di magia diversa da quella delle streghe del quartiere francese, che si servono di quella spirituale e che io non condivido affatto, per via dei sacrifici e tutto il resto, ma su questo ancora non ci sono problemi” si affrettò ad aggiungere la Granger, allarmata dagli sguardi dei due Originali.
Forse stavano combinando un casino nel rivelar loro quelle informazioni; forse, avrebbero dovuto lasciare che se ne occupasse il Ministero Universale.
“Che vuol dire, il mondo dei semidei? E questi Nephilim, che genere di demoni cacciano?” domandò Elijah, quietando ancora una volta il fratello.
“Demoni, creature del male che giungono sulla terra da altre dimensioni. E per quanto riguarda i semidei, credo che voi sappiate cosa siano. Io, ad esempio, sono figlia di Atena” rispose con fierezza Annabeth “e di un mortale. Semidea.”
A questo punto della conversazione, entrambi i Mikaelson apparivano alquanto allarmati.
“Cosa stanno facendo di tanto grave quelle stupide streghe per sollevare un polverone di questa entità?” chiese ancora Elijah, preoccupato.
“Abbiamo ragione di credere che stiano reclutando demoni. I più feroci e spietati demoni, dei livelli più alti” rivelò Hermione, ora con uno sguardo ansioso.
“Cosa ve lo fa pensare?” proseguì ancora il maggiore dei fratelli, mentre Klaus osservava un punto fisso infondo alla stanza.
“Abbiamo registrato una forte attività demoniaca, da queste parti” chiarì Annabeth, porgendogli dei fogli su cui erano stati rappresentati alcuni grafici.
“Credete che li stiano invocando per contrastare noi?”
“Sì. Stanno cercando una via d’uscita per spodestare vostro fratello, se non per eliminarlo completamente”
Concluse Hermione, sussultando poi per la reazione dell’ibrido.
Io sono Niklaus Mikaelson, l’ibrido Originario! Non posso essere ucciso!” ruggì inferocito.
Elijah gli mise una mano sulla spalla e lo riportò a sedere.
“Calmati, fratello. Ho come l’impressione che per le streghe del quartiere francese la tua fama non conti”
“Perché dovrei preoccuparmi di questi demoni? Ne ho già abbastanza per fatti miei” replicò nuovamente Klaus, cercando tuttavia di recuperare la calma.
“L’ultima volta che abbiamo avuto a che fare con loro avevano come obiettivo la distruzione del mondo così come lo conosciamo e la dominazione sulla terra. I demoni privano un pianeta della loro vitalità e quando si stancano, quando ormai è tutto morto e trasformato in una dimensione demoniaca, cercano altrove. Ignorargli significherebbe la fine, l’apocalisse” dichiarò infine Hermione, sperando che tutto questo convincesse i due Originali.
Ci furono diversi minuti di silenzio, durante i quali le ragazze sospettarono che i vampiri si stessero consultando. parlando in maniera talmente impercettibile che loro non riuscivano ad udirli.
“Cosa ci state proponendo, esattamente?” domandò ancora Elijah, incrociando le braccia.
“Abbiamo un nemico comune, che nessuno dei due può affrontare da solo. Vi proponiamo una collaborazione, che in realtà è l’unica via di uscita a questa situazione. Il vantaggio è reciproco: noi svolgeremmo il nostro lavoro e ripristineremmo l’equilibrio tra i mondi e tu avresti il tuo regno e il tuo posto nel Ministero Universale. Ho sentito parlare della tua propensione a non sottostare ad alcune regole, se non alle tue, ma ti accorgerai che mantenere l’equilibrio è strettamente necessario” espose Hermione, come se avesse ripetuto quel discorso almeno cinquecento volte.
“Perché dovremmo fidarci di voi?” sbottò dubbioso l’ibrido, scrutandole di sottecchi.
“Perché dovremmo farlo noi? Non è abbastanza semplice, signor Mikaelson? Non abbiamo altra scelta. Nessuno di noi ce l’ha” sentenziò Annabeth, sospirando pesantemente.
“Noi siamo dentro. Accettiamo la vostra proposta” annunciò Elijah, alzandosi e stringendo le mani alle due ragazze.
Klaus sembrava ancora alterato per la piega che quella conversazione aveva preso, ma era un Antico e le buone maniere, per quanto spietato potesse essere, erano delle norme che rispettava sempre, così imitò il gesto del fratello.
“Vi terremo aggiornati. E ovviamente, siete tenuti a farlo anche voi” mise in chiaro la figlia di Atena, mentre Elijah le accompagnava all’uscita.
Una volta lontani dal raggio di azione dell’ibrido, il fratello, con tono grave, sussurrò loro: “pensate davvero che ci sarà una guerra?”
“Mi creda, signore. Ne ho vissute talmente tante che ormai so riconoscere ad occhi chiusi i sintomi di una battaglia che sta per sfociare” ammise amaramente Hermione, per poi congedarsi e fare ritorno all’appartamento dove i loro compagni le stavano aspettando, sicuramente trepidanti e affamati di notizie.














*******Angolo Dell'Autrice********

Salve! 
Le cose cominciano a farsi interessanti, vero?
O quantomeno avete capito più o meno qual è la situazione. 
Beh, non credo ci sia altro da aggiungere, spero che il capitolo vi sia
piaciuto e che la storia vi stia interessando (e soprattutto, di non stare scadendo rispetto ai due precendenti Halfblood, mi sembra sempre di peggiorare purtroppo).
Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va!
Alla prossima,
Bell :)

 

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Capitolo 3
*** 3 ***


3
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Percy non era convinto di potersi fidare degli Originali, anzi, ne era sicuro ma nessuno pareva ascoltarlo; non capiva per quale motivo dovessero aver bisogno dell’aiuto di quei vampiri, dato che fino a quel momento se l’erano cavata benissimo da soli.
Era notte fonda, quando si risvegliò per l’ennesima volta e decise che era stanco di provare a dormire.
In punta di piedi, si alzò e uscì dalla stanza.
Il corridoio che portava alla sala degli addestramenti era buio e alquanto sinistro, il luogo perfetto per uno dei suoi incubi… anche se non ne aveva da tempo.
Era quasi davanti alla grande porta marrone della loro ‘palestra’, così la chiamavano, quando fu sorpreso dalla voce di Hermione, proveniente dalla biblioteca.
Senza fare rumore, vi si avvicinò e si mise in ascolto.
“Ma come, Kingsley? New Orleans è sull’orlo di una guerra, non posso mollare tutto e andare via!” arrancava la ragazza, il Ministro della Magia era seduto di fronte a lei e la osservava impassibile.
“Signorina Granger, se lei non accetta l’incarico non esisterà alcun mondo per cui lottare, questo lo capisce? Invieremo qui Ginny, Draco, Luna, Neville, Chris, Clarisse e Nico. Ma lei, il signor Valdez e la signorina Chase dovete andare. Ne va della sicurezza della Terra stessa, New Orleans potrebbe anche soccombere in confronto alla devastazione che seguirà se la Missione A. fallisse. Questione di priorità signorina Granger.” Terminò Kingsley, gli occhi supplichevoli.
“Cosa devo fare?” si arrese la strega, abbassando lo sguardo.
“Leo Valdez giungerà qui domattina alle sei, insieme alla passaporta che vi condurrà a destinazione. Una volta lì, mostrerete questi distintivi – uno per lei, uno per la signorina Chase – e entrerete nel QG. Vi spiegheranno tutto lì, questa è una questione mondiale, signorina Granger. Non c’è bisogno che la avverta che incontrerà persone dotate di grande potere e che essenziale sarà la cooperazione tra tutti voi” proseguì il Ministro, a metà tra il preoccupato e il sollevato che la giovane avesse accettato.
“Mi sta tenendo all’oscuro perché non vuole che io dica cosa sta succedendo agli altri, vero?” dedusse intelligentemente lei e l’uomo annuì.
“La questione è di estrema segretezza. Conto su di voi, ora la devo lasciare” si congedò Kingsley e, prima di lanciare la polvere nel camino, si fermò a guardarla, per poi sussurrarle in tono greve:
“Faccia attenzione signorina Granger. E buona fortuna”
 
Hermione rimase da sola, rigirandosi il distintivo tra le dita.
Era un pezzo di metallo, color argento, non più grande del suo palmo e raffigurante una luminosa ‘A’.
“Cosa significa, ‘Mione?” mormorò confuso e abbattuto Percy, abbandonando il suo nascondiglio e sedendosi accanto a lei.
“Sapevo che stavi ascoltando. Significa che devo andare, cerca di capire; ho visto ogni sfumatura del volto di Kingsley, ma mai nella mia intera vita, nell’intera vita di qualcuno, si è presentato con quell’espressione di puro terrore. E ha chiesto il mio aiuto; io non potevo rifiutare” cercò di giustificarsi lei, ma il figlio di Poseidone la interruppe.
“Promettimi che tornerai” la supplicò, le lacrime che minacciavano di sgorgargli dagli occhi azzurro mare.
Promettilo, Hermione!”
“Non faccio mai promesse che non posso mantenere, Percy. Spiegalo a Jace, te ne prego. A Harry e Ron. E… non mi aspettare; che non lo faccia nessuno di voi” disse lei, alzandosi e dirigendosi a passo deciso verso l’uscita.
“Mi stai forse dicendo che questo è un addio?”
“Mi dispiace, Percy. Non ho altra scelta; so cosa vuol dire questo simbolo, ho capito qual è il team al quale sto per unirmi: non c’è ritorno. Una volta presa quella via, non ci si può tirare fuori” confessò Hermione, che si accorse in quel momento che il semidio l’aveva raggiunta.
Si voltò a guardarlo e gli sfiorò la guancia con la mano.
“Non cambiare mai Percy Jackson, hai un cuore grandissimo ed è per questo che so che capirai. Un giorno, forse ci vorranno anni, ma capirai. Ti amo. Vorrei restare, ma devo andare” sussurrò flebilmente, mentre preziose lacrime le ricadevano sul viso.
Il figlio di Poseidone le asciugò via, poi posò delicatamente le sue labbra su quelle della giovane.
“Ti amo anche io, Hermione Granger. Cerca almeno di restare viva” mormorò supplichevole lui.
“Vale lo stesso per te. Tu ed Harry sarete una guida perfetta. E tenete a freno Jace… è il più impulsivo di voi” concluse lei, dischiudendo la mano su quella dell’ormai ex ragazzo e facendovi ricadere sopra le chiavi dell’Istituto.
Dopo di che, riprese a camminare e scomparve dalla vista del semidio.
 
La camera di Harry era socchiusa, Annabeth era sgattaiolata via dal letto non appena Hermione l’aveva chiamata.
“Cosa succede?” domandò perplessa, osservando due grossi pacchi con i loro nomi sopra.
“Cambiamo lavoro, ‘Beth. Siamo state promosse” rispose la strega, lo sguardo lucido e perso nel vuoto, il capo tra le mani, sorretto dai gomiti posati sulla scrivania della sua stanza.
“Io… non capisco ‘Mione” biascicò la semidea, sgranando gli occhi non appena il distintivo le atterrò davanti.
Afferrò la grossa e argentea ‘A’ e la osservò a lungo prima di parlare.
“A che ora dobbiamo partire?” chiese, all’improvviso consapevole del suo obbligo.
“Alle sei. Non potremo salutare nessuno, lo sai, vero? Eppure non torneremo mai più” disse Hermione, stringendo i pugni.
“È quello che succede alle persone come noi, a quelle che dedicano la propria vita a salvare il mondo. Proprio noi due, sapevamo fin dall’inizio che questo giorno prima o poi sarebbe venuto. Abbiamo rinunciato ad ogni intento egoistico quando abbiamo scelto di operare al servizio dell’umanità. Ci sono cause superiori cui non possiamo opporci” sentenziò Annabeth, aprendo lo scatolo e indossando la sua divisa.
“Ci hai messo meno tempo di me per accettarlo” ammise la strega, avvicinandosi al suo pacco e liberando anche la sua uniforme.
Erano molto simili a quelle degli Shadowhunters, se non altro avrebbe avuto con sé qualcosa che la facesse sentire più sicura, a casa.
Afferrò la sua frusta e se l’arrotolò sul braccio, poi agganciò al collo la catenina che due anni prima Percy le aveva regalato: sarebbe stato il suo portafortuna.
Notò che anche Annabeth aveva al polso un regalo di Harry, un braccialetto con un ciondolo a forma di gufo.
Edvige. Fu il primo pensiero di Hermione, nonostante sapesse anche che i gufi erano una specie di simbolo devoto alla dea della Saggezza.
“E quegli zaini?” fece notare all’improvviso la semidea, indicando i due sacchi ai piedi del letto.
Li afferrarono e gli aprirono.
“Ma sono pistole?” boccheggiò sconvolta la Granger.
“Pistole e altri strani aggeggi” convenne la figlia di Atena, tirando fuori un congegno che probabilmente serviva a folgorare con delle scariche elettriche chiunque fosse venuto a contatto con la parte superiore.
“Oh mio dio, mi sento male” mormorò Hermione, che sicuramente di lì a poco avrebbe dato di stomaco.
“Si cambia completamente metodo, a quanto pare” sentenziò Annabeth, appuntandosi il distintivo sul petto e scambiandosi uno sguardo rassegnato con l’amica, conferendosi in questo modo forza e coraggio a vicenda.
Assicurarono le armi alla cintura delle loro tenute e riempirono i loro zaini degli oggetti e delle armi a loro più care, dopodiché lasciarono l’abitazione senza fare rumore.
 
“Siete già qui” le saluto sorridente Leo Valdez, appena comparso in un remoto angolo di Bourbon Street.
“Ciao Leo” lo salutarono con un abbraccio le ragazze.
“Tra un minuto si parte. Pronte?” le avvertì lui, così che le giovani si affrettarono a toccare la passaporta, per sparire poi nelle fievoli luci dell’alba.
 
Harry si rigirò nel letto, tastando l’altro lato del materasso con la mano e percependo, al posto della pelle liscia e morbida della sua ragazza, la ruvida consistenza della carta.
Si alzò di botto, mentre una sensazione bruttissima si faceva strada lungo la sua colonna vertebrale sottoforma di brivido, e afferrò la lettera.
La scrutò a lungo, accarezzando molte volte con lo sguardo le soffici curve della scrittura di Annabeth prima di avere il coraggio di leggere.
 
Harry,
non ho molto tempo, non ho abbastanza forza per scrivere tutto ciò che dovrei, che vorrei dirti.
Sapevamo entrambi che, scegliendo questo lavoro, avremmo potuto trovarci davanti scelte molto difficili da prendere e quella che ho pigliato questa notte fa parte di queste; non ho avuto il coraggio di dirti addio di persona, non sapevo se ne sarei stata capace ma la mia partenza era necessaria.
Purtroppo non posso dirti nulla, né di dove sto andando, né di cosa vado a fare, ma sono obbligata ad avvisarti, non ne farò ritorno: viva o morta dovrò restare lì.
Qualunque cosa accada, voglio che tu sappia che ti ho amato più di quanto non abbia mai amato qualcuno in vita mia e spero che prima o poi tu possa capire.
Hermione ti manda un bacio e si scusa per non averti salutato, così come spero che tu riferisca le stesse parole a Percy da parte mia.
Avete voi il comando ora, siate prudenti.
Un giorno forse ci rivedremo o forse non accadrà mai, ma voglio che tu vada avanti Harry. Vivi la tua vita.
Non aspettare qualcuno che potrebbe non tornare mai più nella tua vita.
Non aspettare me.
Che gli dei ti proteggano sempre.
Addio,
Annabeth.
 

 
 *********************Angolo Dell'Autrice****************************
Booom! SOOORPREEESAAA!!!
Non volete ammazzarmi, vero? VERO?
Ho dovuto farlo, dico sul serio.
Spero di non aver spezzato troppi cuori.

Volete seguire le nuove vicende di Annabeth, Hermione  e Leo?

Per farlo, dovete solo leggere la mia nuova ff! http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2536119
Con cosa sarà il cross-over questa volta? Aprite e lo scoprirete!
Spero che vi piaccia, fatemelo sapere mi raccomando!
A presto,
Bell.

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Capitolo 4
*** 4 ***


4
 
 
 
 
 
 
 
“Percy”
La voce di Harry rimbombò nella sala di addestramento, mentre il semidio era intento a prendere a pugni un sacco, con estrema brutalità.
Nell’udire l’amico, il figlio di Poseidone si interruppe e si voltò a guardarlo.
“Dimmi” rispose, gelido.
“Vuoi venire con noi a prendere a calci qualche demone o vuoi restare qui a scaricare inutilmente la tua frustrazione su un sacco da box?” lo schernì il mago, inarcando un sopracciglio.
Da quando le ragazze avevano lasciato il gruppo erano tutti molto più scorbutici e nell’aria poteva chiaramente percepirsi una tensione che rischiava di esplodere da un momento all’altro.
Sì, Jace, Percy ed Harry erano diventati una specie di pericolosa bomba ad orologeria.
“Sbaglio o Annabeth ci aveva lasciato un piano ben preciso da seguire?” replicò il semidio, sfilandosi i guanti dalle mani e rivolgendo la completa attenzione all’amico.
“Sì, ma lei non è più qui e visto che adesso comandiamo noi possiamo seguire un piano nostro. Né io né Jace vogliamo starcene con le mani in mano e aspettare. Di solito, ‘vedere come si evolvono le cose’ non ha mai portato a buon fine. Se possiamo stroncare la guerra sul nascere tanto vale provarci. O quanto meno…”
“…O quanto meno capire con chi abbiamo a che fare” concluse il figlio di Poseidone, sospirando.
“Io ci sto. Datemi dieci minuti e vi raggiungo”
 
Definire il cimitero di Lafayette in piena notte con l’aggettivo ‘inquietante’ era davvero un eufemismo.
“Un tempo, la Città di Ossa si trovava qui. Ma dopo il Grande Incendio il territorio fu affidato alle streghe in maniera definitiva e la dimora dei Fratelli Silenti fu spostata” stava raccontando Jace,che imprecò notando che agli amici la storia degli Shadowhuters interessava ben poco, soprattutto in quel momento.
“Aspetta un attimo!” esclamò all’improvviso Percy, corrugando la fronte.
“Stai dicendo che questo è un luogo sacro ai Cacciatori?”
“Lo era. Poi è stato sconsacrato e consacrato alle streghe” spiegò l’amico.
Non riusciva a capire dove volesse arrivare il semidio.
“Per cui, se il territorio è consacrato, non è possibile che vi siano demoni, giusto?” proseguì Harry socchiudendo gli occhi.
“sì, se vengono fatti entrare dall’interno. Credo funzioni un po’ come le mura che circondano Idris” chiarì Jace.
Idris. Avrebbe tanto voluto che sua sorella la vedesse, le sarebbe piaciuta… si costrinse a reprimere quel pensiero, non poteva perdere la concentrazione durante una missione.
“Ehm, ragazzi” Percy cercò di attirare la loro attenzione, mentre la sua veniva catturata da una ventina di demoni differenti che incalzavano verso di loro.
“Guai in vista”
“Ma che cavolo?!” boccheggiò il Cacciatore.
“Spero che quest’esclamazione voglia riferirsi al numero di mostri e non al fatto che non ne hai mai visti di questo genere, Herondale” mormorò Harry, sguainando la sua spada angelica.
Avevano scoperto, che con un complicato incantesimo inventato da Hermione, anche loro potevano impugnare quelle lame. E soprattutto, usare le rune.
In un certo senso, le loro ‘civiltà’ si stavano pian piano fondendo; inizialmente al Conclave la cosa non era andata molto a genio, ma le argomentazioni in merito portate avanti dalla strega erano troppo ferrate per poter essere scongiurate e, alla fine, l’avevano avuta vinta: se dovevano essere i difensori del mondo, tanto valeva renderli il più forti possibili.
Clary, dal canto suo, aveva inventato una runa in grado di conferire agli Shadowhunters i poteri degli elementi naturali, ma si era furbamente ben riguardata dal renderlo noto al Conclave.
“Mi dispiace deluderti, Potter. Ma credo che la risposta corretta sia: non ho mai visto niente del genere” replicò Jace, per poi lanciarsi nel bel mezzo della folla, seguito a ruota da Harry e Percy.
 
La battaglia non fu delle migliori: quelle creature sembravano essere davvero potenti, agivano d’astuzia e questo era strano persino per quegli esseri.
I demoni, solitamente, non erano dotati di tanta ragione, non quelli Minori almeno, cosa che fece venire un dubbio a Jace: poteva essere un mini-esercito di demoni Superiori?
Ne esistevano davvero così tante specie?
Pregò di sbagliarsi, perché già affrontarne uno sarebbe stato molto complicato, figurarsi un’orda intera.
E sì che ognuno di loro ne aveva viste ormai di tutti i colori, ma l’immortalità e l’invincibilità erano doni che ancora non avevano ricevuto e se non fosse stato per le nuove ‘misure di sicurezza’, di certo sarebbero tutti morti da un pezzo.
“Non riusciremo mai ad ucciderli, Jace!” gridò Harry, mentre tentava un affondo nel petto a un essere enorme e rosso.
Fu quando lo colpì che si resero conto di quanto sfortunate fossero le loro sorti: il demone si dissolse, ma dopo pochi secondi si rigenerò, come se fosse una sorta di mostro mitologico con un grado di rigenerazione molto elevato.
“Ma che cavolo…?!” esclamò Percy, richiamando a sé l’acqua e investendo le creature in un’ondata che le scagliò a centinaia di metri di distanza da loro.
“Harry!” lo richiamò poi all’attenzione e il mago eseguì un perfetto incantesimo di incarcerazione.
“Dobbiamo andare via da qui! Quelle funi non li tratterranno ancora a lungo! Usciamo di qui e smaterializziamoci!” gridò Potter, tirando Jace per un braccio.
“Io non me ne vado finchè non gli ho fatti fuori” ribattè imperterrito lo Shadowhunter.
“Dannato ego dei Cacciatori!” imprecò il figlio di Poseidone “e poi siamo noi semidei che passiamo per egocentrici! Non ti rendi conto che non li uccideremo mai?! Non sappiamo nemmeno cosa siano!”
Fu ciò che si materializzò davanti a loro, in lontananza, che convinse Jace a dare retta ai compagni.
Una massa informe, che si innalzava tra le funi, enorme: era come se i demoni si fossero fusi in uno e irati più che mai correvano verso di loro; dovettero ringraziare la stazza di quella cosa, se ebbero il tempo di fuggire.
“Jaaaaceeeee” urlò all’improvviso una voce nelle sue orecchie, facendolo arrestare.
“Avete sentito?” domandò con gli occhi sgranati.
“Cosa? Le uniche cose che sentiamo sono il ringhio e il pessimo alito di quel mostro che ci sta alle calcagna Jace!” rispose Percy, riafferrando l’amico per il braccio e spingendolo via con forza.
“La voce, Jackson! La voce!” affermò deciso il biondo, lasciando il semidio perplesso.
“Questo non promette bene. Per esperienza, le voci non promettono bene” asserì Harry,- che di voci in vita sua ne aveva avuto abbastanza-, strattonando a sua volta lo Shadowhunter, il quale alla fine si arrese e ricominciò a correre.
Il mostro era a pochi centimetri da loro, quando il mago trovò la concentrazione giusta per poter eseguire la smaterializzazione e tirarli tutti fuori da quel casino.
 
Ricomparvero tutti a pochi metri dalla casa che avevano affittato, affannati come non mai.
Restarono stesi sul marciapiede per diversi minuti: si sentivano dei vili codardi, erano scappati prima di aver eliminato quella cosa, che per quanto ne sapevano poteva anche accrescere il suo potere se lasciata in vita ancora a lungo.
“Questo rende evidente quanto Hermione e Annabeth fossero indispensabili per noi” sospirò scoraggiato Percy, lasciandosi ricadere sul divano del loro salotto.
Per fortuna, nessuno si era svegliato.
Le loro missioni notturne erano segrete agli altri membri del gruppo, che volevano necessariamente attenersi al piano delle loro vecchie compagne.
“Se la prendiamo in questo modo, se ci svalutiamo così fin dall’inizio, allora siamo fottuti, Percy” fece notare Harry, accingendosi a medicare le sue ferite.
“Ho sentito una voce” ripetè ancora Jace, col volto devastato, mentre si accasciava sul divano accanto a quello dove giaceva il semidio.
“E l’ho riconosciuta: era la voce di Sebastian
“Lo avevo detto io che non portava bene” sbuffò il mago, lanciando a Percy una fiala contenente un po’ di nettare degli dei.
“Ma è morto. Hermione lo ha trafitto, ricordate?” rimembrò il figlio di Poseidone, come se la sua presunta ricomparsa fosse una cosa completamente assurda.
“Sì, trafiggendo anche sé stessa. Solo che poi è tornata in vita grazie a una runa di sua invenzione. ‘la natura ristabilisce sempre l’equilibrio’. Non posso credere che stia accadendo di nuovo!” esclamò Jace, alzandosi in piedi e agitando le braccia per aria prima di portarsi le mani sul volto.
Come aveva fatto a non pensarci prima?
Avrebbe potuto impedire che ciò accadesse.
“Potresti aver solo immaginato quella voce. Sebastian domina i nostri incubi da un anno a questa parte Jace!” tentò di scongiurare quell’ipotesi Harry, nonostante non credesse nemmeno lui alle sue parole.
Meglio di chiunque altro sapeva cosa volesse dire essere l’unico a poter udire una voce di cui gli altri non avevano la minima percezione e più di tutto, era consapevole di quanto fosse frustrante non essere creduto.
“No! NO! Io l’ho sentita. Era chiara e distinta. Era lui, ne sono sicuro. Le streghe devono averlo aiutato!” controbatté imperterrito il Cacciatore, battendo un pugno sul tavolino di vetro che andò in mille pezzi, ferendogli la mano.
“Grandioso. Sei un genio Herondale, dico davvero” commentò sbuffando Percy, facendo roteare gli occhi per aria e passandogli lo Stilo per permetterli di disegnare un Iratze che guarisse quei tagli.
“Un momento. Jace, il rilevatore. Mentre eravamo al cimitero non è scattato” notò Harry, storcendo il naso.
“Magari è danneggiato” suppose lo Shadowhunter.
“Davvero? E quando si sarebbe rotto? Solo un quarto d’ora prima, con quel demone in Bourbon Street, aveva funzionato” rammentò il figlio di Poseidone.
“Ma che cazzo sta succedendo!” ringhiò in preda alla collera lo Shadowhunter, tirando un calcio al divano.
Proprio in quel momento, Clary irruppe nella stanza, gridando.
“Cos’è stato? Ho sentito un rumo… oh, avete rotto il tavolino. E cosa diavolo ci fate in piedi se siete sempre gli ultimi ad alzarsi?”
“Sssh. Sssh! Sta’ zitta, per favore!” muggì Jace a denti stretti, correndo dietro di lei per tapparle la bocca.
“Voi uscite di notte non è vero?” comprese lei, scrollandosi il ragazzo di dosso e diventando livida in volto, mentre i tre si scambiavano uno sguardo colpevole.
“Per l’Angelo, ma siete pazzi o cosa? Avevamo un piano!”
“Già, un piano che se non avessimo ignorato ci avrebbe portati a morte certa” borbottò Harry, convinto che avrebbe dovuto cominciare una strenua difesa del ‘progetto alternativo’ di loro ideazione.
“Oh. Ma certo. Ora che siete incazzati vi credete invincibili e fate stupidaggini per scaricare la vostra rabbia. Era proprio quello che Hermione e Annabeth si erano raccomandate con voi di non fare!” li riprese la Cacciatrice, sbattendosi con forza la mano sulla fronte.
“Abbassa la voce, prima di svegliare gli altri e metterci contro anche loro!” intimò Jace.
Proprio non riusciva a moderarsi quando era fuori di sé e non solo quello non era un bel periodo, ma gli eventi di quella notte lo avevano turbato più di quanto non volesse dare a vedere.
E non solo perché rappresentavano il suo unico fallimento nel corso della sua carriera.
“Beh, tanto se non vi scoprono ora lo faranno domani quando gli racconterò tutto! E poi non è proprio che stiate cercando di non farvi udi…”
Fu il campanello ad interrompere Clary.
I quattro si scambiarono un’occhiata confusa: non aspettavano visite… Draco e Ginny sarebbero arrivati la settimana dopo, al termine della missione in cui erano impegnati da circa un mese, insieme a Clarisse e Chris, mentre gli altri erano occupati su un altro fronte e non potevano raggiungerli affatto; all’inizio questa cosa non aveva turbato nessuno, ma ora Percy cominciava a credere che gli sarebbe servito molto più di qualche rinforzo.
I quattro allora si diressero cautamente verso la porta e quando Harry la aprì, la prima a parlare fu proprio Clary, distinguendo immediatamente la figura che si stagliava davanti a lei.
“Simon?!” sussurrò sorpresa, spalancando la bocca per lo stupore.  
Vederlo comparire lì, era l’ultima cosa che si aspettava in quel momento.4
 
 
 
 
 
 
 
“Percy”
La voce di Harry rimbombò nella sala di addestramento, mentre il semidio era intento a prendere a pugni un sacco, con estrema brutalità.
Nell’udire l’amico, il figlio di Poseidone si interruppe e si voltò a guardarlo.
“Dimmi” rispose, gelido.
“Vuoi venire con noi a prendere a calci qualche demone o vuoi restare qui a scaricare inutilmente la tua frustrazione su un sacco da box?” lo schernì il mago, inarcando un sopracciglio.
Da quando le ragazze avevano lasciato il gruppo erano tutti molto più scorbutici e nell’aria poteva chiaramente percepirsi una tensione che rischiava di esplodere da un momento all’altro.
Sì, Jace, Percy ed Harry erano diventati una specie di pericolosa bomba ad orologeria.
“Sbaglio o Annabeth ci aveva lasciato un piano ben preciso da seguire?” replicò il semidio, sfilandosi i guanti dalle mani e rivolgendo la completa attenzione all’amico.
“Sì, ma lei non è più qui e visto che adesso comandiamo noi possiamo seguire un piano nostro. Né io né Jace vogliamo starcene con le mani in mano e aspettare. Di solito, ‘vedere come si evolvono le cose’ non ha mai portato a buon fine. Se possiamo stroncare la guerra sul nascere tanto vale provarci. O quanto meno…”
“…O quanto meno capire con chi abbiamo a che fare” concluse il figlio di Poseidone, sospirando.
“Io ci sto. Datemi dieci minuti e vi raggiungo”
 
Definire il cimitero di Lafayette in piena notte con l’aggettivo ‘inquietante’ era davvero un eufemismo.
“Un tempo, la Città di Ossa si trovava qui. Ma dopo il Grande Incendio il territorio fu affidato alle streghe in maniera definitiva e la dimora dei Fratelli Silenti fu spostata” stava raccontando Jace,che imprecò notando che agli amici la storia degli Shadowhuters interessava ben poco, soprattutto in quel momento.
“Aspetta un attimo!” esclamò all’improvviso Percy, corrugando la fronte.
“Stai dicendo che questo è un luogo sacro ai Cacciatori?”
“Lo era. Poi è stato sconsacrato e consacrato alle streghe” spiegò l’amico.
Non riusciva a capire dove volesse arrivare il semidio.
“Per cui, se il territorio è consacrato, non è possibile che vi siano demoni, giusto?” proseguì Harry socchiudendo gli occhi.
“sì, se vengono fatti entrare dall’interno. Credo funzioni un po’ come le mura che circondano Idris” chiarì Jace.
Idris. Avrebbe tanto voluto che sua sorella la vedesse, le sarebbe piaciuta… si costrinse a reprimere quel pensiero, non poteva perdere la concentrazione durante una missione.
“Ehm, ragazzi” Percy cercò di attirare la loro attenzione, mentre la sua veniva catturata da una ventina di demoni differenti che incalzavano verso di loro.
“Guai in vista”
“Ma che cavolo?!” boccheggiò il Cacciatore.
“Spero che quest’esclamazione voglia riferirsi al numero di mostri e non al fatto che non ne hai mai visti di questo genere, Herondale” mormorò Harry, sguainando la sua spada angelica.
Avevano scoperto, che con un complicato incantesimo inventato da Hermione, anche loro potevano impugnare quelle lame. E soprattutto, usare le rune.
In un certo senso, le loro ‘civiltà’ si stavano pian piano fondendo; inizialmente al Conclave la cosa non era andata molto a genio, ma le argomentazioni in merito portate avanti dalla strega erano troppo ferrate per poter essere scongiurate e, alla fine, l’avevano avuta vinta: se dovevano essere i difensori del mondo, tanto valeva renderli il più forti possibili.
Clary, dal canto suo, aveva inventato una runa in grado di conferire agli Shadowhunters i poteri degli elementi naturali, ma si era furbamente ben riguardata dal renderlo noto al Conclave.
“Mi dispiace deluderti, Potter. Ma credo che la risposta corretta sia: non ho mai visto niente del genere” replicò Jace, per poi lanciarsi nel bel mezzo della folla, seguito a ruota da Harry e Percy.
 
La battaglia non fu delle migliori: quelle creature sembravano essere davvero potenti, agivano d’astuzia e questo era strano persino per quegli esseri.
I demoni, solitamente, non erano dotati di tanta ragione, non quelli Minori almeno, cosa che fece venire un dubbio a Jace: poteva essere un mini-esercito di demoni Superiori?
Ne esistevano davvero così tante specie?
Pregò di sbagliarsi, perché già affrontarne uno sarebbe stato molto complicato, figurarsi un’orda intera.
E sì che ognuno di loro ne aveva viste ormai di tutti i colori, ma l’immortalità e l’invincibilità erano doni che ancora non avevano ricevuto e se non fosse stato per le nuove ‘misure di sicurezza’, di certo sarebbero tutti morti da un pezzo.
“Non riusciremo mai ad ucciderli, Jace!” gridò Harry, mentre tentava un affondo nel petto a un essere enorme e rosso.
Fu quando lo colpì che si resero conto di quanto sfortunate fossero le loro sorti: il demone si dissolse, ma dopo pochi secondi si rigenerò, come se fosse una sorta di mostro mitologico con un grado di rigenerazione molto elevato.
“Ma che cavolo…?!” esclamò Percy, richiamando a sé l’acqua e investendo le creature in un’ondata che le scagliò a centinaia di metri di distanza da loro.
“Harry!” lo richiamò poi all’attenzione e il mago eseguì un perfetto incantesimo di incarcerazione.
“Dobbiamo andare via da qui! Quelle funi non li tratterranno ancora a lungo! Usciamo di qui e smaterializziamoci!” gridò Potter, tirando Jace per un braccio.
“Io non me ne vado finchè non gli ho fatti fuori” ribattè imperterrito lo Shadowhunter.
“Dannato ego dei Cacciatori!” imprecò il figlio di Poseidone “e poi siamo noi semidei che passiamo per egocentrici! Non ti rendi conto che non li uccideremo mai?! Non sappiamo nemmeno cosa siano!”
Fu ciò che si materializzò davanti a loro, in lontananza, che convinse Jace a dare retta ai compagni.
Una massa informe, che si innalzava tra le funi, enorme: era come se i demoni si fossero fusi in uno e irati più che mai correvano verso di loro; dovettero ringraziare la stazza di quella cosa, se ebbero il tempo di fuggire.
“Jaaaaceeeee” urlò all’improvviso una voce nelle sue orecchie, facendolo arrestare.
“Avete sentito?” domandò con gli occhi sgranati.
“Cosa? Le uniche cose che sentiamo sono il ringhio e il pessimo alito di quel mostro che ci sta alle calcagna Jace!” rispose Percy, riafferrando l’amico per il braccio e spingendolo via con forza.
“La voce, Jackson! La voce!” affermò deciso il biondo, lasciando il semidio perplesso.
“Questo non promette bene. Per esperienza, le voci non promettono bene” asserì Harry,- che di voci in vita sua ne aveva avuto abbastanza-, strattonando a sua volta lo Shadowhunter, il quale alla fine si arrese e ricominciò a correre.
Il mostro era a pochi centimetri da loro, quando il mago trovò la concentrazione giusta per poter eseguire la smaterializzazione e tirarli tutti fuori da quel casino.
 
Ricomparvero tutti a pochi metri dalla casa che avevano affittato, affannati come non mai.
Restarono stesi sul marciapiede per diversi minuti: si sentivano dei vili codardi, erano scappati prima di aver eliminato quella cosa, che per quanto ne sapevano poteva anche accrescere il suo potere se lasciata in vita ancora a lungo.
“Questo rende evidente quanto Hermione e Annabeth fossero indispensabili per noi” sospirò scoraggiato Percy, lasciandosi ricadere sul divano del loro salotto.
Per fortuna, nessuno si era svegliato.
Le loro missioni notturne erano segrete agli altri membri del gruppo, che volevano necessariamente attenersi al piano delle loro vecchie compagne.
“Se la prendiamo in questo modo, se ci svalutiamo così fin dall’inizio, allora siamo fottuti, Percy” fece notare Harry, accingendosi a medicare le sue ferite.
“Ho sentito una voce” ripetè ancora Jace, col volto devastato, mentre si accasciava sul divano accanto a quello dove giaceva il semidio.
“E l’ho riconosciuta: era la voce di Sebastian
“Lo avevo detto io che non portava bene” sbuffò il mago, lanciando a Percy una fiala contenente un po’ di nettare degli dei.
“Ma è morto. Hermione lo ha trafitto, ricordate?” rimembrò il figlio di Poseidone, come se la sua presunta ricomparsa fosse una cosa completamente assurda.
“Sì, trafiggendo anche sé stessa. Solo che poi è tornata in vita grazie a una runa di sua invenzione. ‘la natura ristabilisce sempre l’equilibrio’. Non posso credere che stia accadendo di nuovo!” esclamò Jace, alzandosi in piedi e agitando le braccia per aria prima di portarsi le mani sul volto.
Come aveva fatto a non pensarci prima?
Avrebbe potuto impedire che ciò accadesse.
“Potresti aver solo immaginato quella voce. Sebastian domina i nostri incubi da un anno a questa parte Jace!” tentò di scongiurare quell’ipotesi Harry, nonostante non credesse nemmeno lui alle sue parole.
Meglio di chiunque altro sapeva cosa volesse dire essere l’unico a poter udire una voce di cui gli altri non avevano la minima percezione e più di tutto, era consapevole di quanto fosse frustrante non essere creduto.
“No! NO! Io l’ho sentita. Era chiara e distinta. Era lui, ne sono sicuro. Le streghe devono averlo aiutato!” controbatté imperterrito il Cacciatore, battendo un pugno sul tavolino di vetro che andò in mille pezzi, ferendogli la mano.
“Grandioso. Sei un genio Herondale, dico davvero” commentò sbuffando Percy, facendo roteare gli occhi per aria e passandogli lo Stilo per permetterli di disegnare un Iratze che guarisse quei tagli.
“Un momento. Jace, il rilevatore. Mentre eravamo al cimitero non è scattato” notò Harry, storcendo il naso.
“Magari è danneggiato” suppose lo Shadowhunter.
“Davvero? E quando si sarebbe rotto? Solo un quarto d’ora prima, con quel demone in Bourbon Street, aveva funzionato” rammentò il figlio di Poseidone.
“Ma che cazzo sta succedendo!” ringhiò in preda alla collera lo Shadowhunter, tirando un calcio al divano.
Proprio in quel momento, Clary irruppe nella stanza, gridando.
“Cos’è stato? Ho sentito un rumo… oh, avete rotto il tavolino. E cosa diavolo ci fate in piedi se siete sempre gli ultimi ad alzarsi?”
“Sssh. Sssh! Sta’ zitta, per favore!” muggì Jace a denti stretti, correndo dietro di lei per tapparle la bocca.
“Voi uscite di notte non è vero?” comprese lei, scrollandosi il ragazzo di dosso e diventando livida in volto, mentre i tre si scambiavano uno sguardo colpevole.
“Per l’Angelo, ma siete pazzi o cosa? Avevamo un piano!”
“Già, un piano che se non avessimo ignorato ci avrebbe portati a morte certa” borbottò Harry, convinto che avrebbe dovuto cominciare una strenua difesa del ‘progetto alternativo’ di loro ideazione.
“Oh. Ma certo. Ora che siete incazzati vi credete invincibili e fate stupidaggini per scaricare la vostra rabbia. Era proprio quello che Hermione e Annabeth si erano raccomandate con voi di non fare!” li riprese la Cacciatrice, sbattendosi con forza la mano sulla fronte.
“Abbassa la voce, prima di svegliare gli altri e metterci contro anche loro!” intimò Jace.
Proprio non riusciva a moderarsi quando era fuori di sé e non solo quello non era un bel periodo, ma gli eventi di quella notte lo avevano turbato più di quanto non volesse dare a vedere.
E non solo perché rappresentavano il suo unico fallimento nel corso della sua carriera.
“Beh, tanto se non vi scoprono ora lo faranno domani quando gli racconterò tutto! E poi non è proprio che stiate cercando di non farvi udi…”
Fu il campanello ad interrompere Clary.
I quattro si scambiarono un’occhiata confusa: non aspettavano visite… Draco e Ginny sarebbero arrivati la settimana dopo, al termine della missione in cui erano impegnati da circa un mese, insieme a Clarisse e Chris, mentre gli altri erano occupati su un altro fronte e non potevano raggiungerli affatto; all’inizio questa cosa non aveva turbato nessuno, ma ora Percy cominciava a credere che gli sarebbe servito molto più di qualche rinforzo.
I quattro allora si diressero cautamente verso la porta e quando Harry la aprì, la prima a parlare fu proprio Clary, distinguendo immediatamente la figura che si stagliava davanti a lei.
“Simon?!” sussurrò sorpresa, spalancando la bocca per lo stupore.  
Vederlo comparire lì, era l’ultima cosa che si aspettava in quel momento.





************Angolo Dell'Autrice**************
Salve a tutti!
Questa volta mi sono sbrigata ad aggiornare, vero? Ahahahah
Allora cosa ne pensate? La situazione sta cominciando a smuoversi
un pochino... vi sta piacendo la storia? Andiamo, un pò di critiche e 
commenti motivano sempre uno 'scrittore', fatevi sentire ;)
Spero che il capitolo sia stato di vostro gusto,
alla prossima,
Bell.

 

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