It's only a matter of time

di ellafitzgerald
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il viaggio di una vita ***
Capitolo 2: *** Different ideas of breakfast ***
Capitolo 3: *** What are you doing to me? ***
Capitolo 4: *** Just having fun ***
Capitolo 5: *** B-day ***



Capitolo 1
*** Il viaggio di una vita ***


Damon prese le chiavi della macchina, una bottiglia di scotch e due sacche di sangue, le uniche cose che gli erano necessarie. Uscì dalla pensione Salvatore,  si recò verso la sua auto, aprì lo sportello ma si fermò un attimo a fissare quella che era stata la sua casa per tanto tempo: erano trascorsi due anni da quando aveva preferito chiudere la sua storia con Elena. Era stata una tortura rimanere così a lungo in quel luogo, avendola così vicino da sentire il suo profumo ogni giorno ma non potendola mai sfiorare o baciare… era stata una sua scelta, la scelta giusta e ora doveva conviverci; non era fuggito prima da quell’inferno solo perché non poteva abbandonare le due persone che più amava durante le disavventure con Augustine e la seta segreta. Ma ora erano tutti morti, da più di sei mesi ormai ed era tempo per lui di abbandonare il campo e battere in ritirata.
Solo Stefan era a conoscenza della sua decisione e lo aveva capito, lo avevo compreso. Non aveva neppure tentato di fermarlo. In fondo gli altri non erano neanche interessati a ciò che lui faceva, continuavano la loro vita tranquillamente. Anche Elena era andata avanti, senza di lui… ora stava frequentando  un umano, un essere insignificante… non sapeva neppure il suo nome. Ma a casa Salvatore tutti erano coscienti della rinata passione tra Stefan ed Elena: se ancora non erano tornati assieme, era per rispetto del povero fratello emotivamente instabile la cui reazione sarebbe stata imprevedibile. E così era stato: cosciente di tutta la situazione, aveva deciso di andarsene lontano e lasciare spazio ai due innamorati.
Salì in macchina in fretta, i sentimentalismi non erano da lui. Accese la macchina e si diresse verso l’unica tappa che era in programma prima di lasciare Mystic Falls.
Sfrecciò davanti al Grill, dove riuscì a intravedere quell’ ameba di Matt che smontava dal suo turno; lì ad aspettarlo c’erano Bonnie e Jeremy. Mancava solo la vampira bionda…. “sarà a rimirarsi davanti a uno specchio” pensò Damon.
Raggiunse il cimitero e scese dalla macchina. Non poteva andarsene senza un ultimo saluto al suo vecchio amico Alaric; arrivò in fretta alla sua tomba e lì, senza pronunciare una sola sillaba, versò a terra un sorso di scotch  per il suo amico.
“Non c’è bisogno di dire niente, ora posso andare” pensò Damon. Stava già per sfrecciare via con la super velocità vampiresca quando udì un fruscio sospetto e un profumo troppo intenso e artificiale; si voltò di scatto e trovò davanti a sé qualcuno che non si sarebbe aspettato, né che avrebbe voluto vedere.
 
“Sapevo che ti avrei trovato qui” disse Caroline.
“Che ci fai qui, Barbie? Il cimitero non mi sembra adatto  a svampite ragazzine con il sorriso stampato perennemente in faccia” replicò Damon.
“Mi riservi sempre i migliori complimenti, vedo. Comunque sono qui per te, ti stavo aspettando, sai?”
“Dovrei avere paura di essere perseguitato da te ora?” chiese Damon ma subito pensò che era stata mandata da Stefan per fermarlo oppure da… “sei qui per conto di mio fratello? Non mi sembra il suo stile, è un tipo più da discorsi epici e strappalacrime che fa in prima persona. Oppure ti ha mandato… Elena?”
Gli sembrava inverosimile la seconda possibilità, lei non poteva saperlo, Stefan aveva giurato di mantenere il segreto… eppure ci sperava.
“Mi dispiace per te, ma sono qui per conto mio. Voglio partire con te, ora, stanotte. Lo so che non siamo amici né niente altro, ma ho bisogno di andarmene e tu sei la mia possibilità”
Era vero, Caroline doveva andarsene, quel paesino ormai le stava stretto, come mai prima d’ora. Ma non aveva mai avuto il coraggio di lasciare tutto e fuggire, magari non per sempre ma solo per un po’. E Damon ora non poteva impedirglielo, non glielo avrebbe permesso.
Il vampiro stava già per controbattere ma Caroline lo precedette: “Ascoltami, Damon, non posso restare. È un pensiero che mi vaga nella mente da un po’ ma quando ho sentito la  conversazione con Stefan sulla tua decisione di partire, mi sono decisa anch’io e ora voglio venire con te”
“Sentito? Vuoi dire origliato! E comunque è no, non ho bisogno di una zavorra” replicò il Salvatore.
“Credimi, per me è difficile chiederti questo favore, ma tu me lo devi: mi hai manipolata, compulsa e usata come cena quando ero umana. Io non ho la forza di partire verso il nulla, senza una meta tutta sola e quindi ti chiedo di aiutarmi: non sarò un peso, sarò una compagna di viaggio e ti prometto che, non appena avrò trovato il luogo adatto a me, ti lascerò alla tua solitudine e alla tua disperazione. In più ho una valigia piena di alcool di ottima qualità e sangue fresco come snack per il viaggio” disse Caroline, sfoderando il suo sorriso e anche tutta la sua risolutezza.
“Accetto le tue condizioni, anche se so già che me ne pentirò!” rispose il vampiro centenario, colpito da quella giovane vampira che per una volta era riuscita a non dargli sui nervi con uno dei suoi discorsi. Si avviò alla macchina e, quando era già salito, urlò: “Allora vieni, sì o no?”
Caroline non se lo fece ripetere due volte, caricò le sue cose in macchina e salì. E quella strana coppia partì verso una meta ancora sconosciuta.

Ciao a tutti! Questa è la mia prima fanfiction, quindi non so bene cosa fare, se piacerà o meno.. spero davvero che sia apprezzata e vi prego di recensire se potete/volete, tutti i pensieri, le opinioni e le critiche sono ben accette! mille baci!! XD

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Capitolo 2
*** Different ideas of breakfast ***


Caroline si svegliò di soprassalto, aprì gli occhi e fu accecata dal sole che entrava dal finestrino. Era crollata poco dopo essere salita in macchina: la notte precedente non aveva dormito, era andata a letto con mille pensieri che le affollavano la mente, dopo aver origliato la conversazione tra Stefan e Damon quella sera; alla mattina era ancora nella stessa posizione in cui si era sistemata, aveva gli occhi aperti e fissava il soffitto, ma la decisione era presa: sarebbe partita.
E così aveva fatto.
“Ben svegliata, principessa. Dormito bene?” le disse Damon con il suo solito sarcasmo.
Non aveva voglia di replicare con una battuta, aveva troppo male al collo data la scomodità di dormire in un’automobile. “Possiamo fermarci in una stazione di servizio? Ho bisogno di sgranchirmi!”
“Non so, la nostra meta è quasi vicina… però ho fame e devo fare la colazione” rispose il vampiro. Dopo neanche cinque minuti videro un bar lungo la strada e parcheggiarono. Senza rivolgersi una parola, scesero dalla macchina e si divisero: Damon entrò nell’edificio in fretta, mentre Caroline prese dalla borsa-frigo una sacca di sangue e si inoltrò nel boschetto lì vicino, lontano da sguardi indiscreti.
Era strano, si sentiva riposata nonostante tutto… era la prima volta da mesi che non provava un forte senso di angoscia, un nodo che le attanagliava la gola. Iniziò a bere e dissetarsi; chissà cosa stavano facendo i suoi amici in quel momento… magari si erano già accorti della sua assenza; si chiese se avrebbero collegato che poteva essere partita con Damon. Estrasse il cellulare dalla tasca e cercò il numero di Stefan, voleva chiamarlo, sentire la voce del suo migliore amico e spiegargli la sua scelta. Ma non lo fece: aveva già spiegato tutto a sua madre, le aveva detto ciò che provava da tempo a quella parte e lei era stata comprensiva. Insieme avevano deciso che sarebbe stata Liz a comunicare a tutti della sua partenza, per la vampira sarebbe stato troppo doloroso.
Terminata la sacca, decise di entrare nel bar per rinfrescarsi, ma mentre si avvicinava, notò che il suo compagno, sbucato dal retro dell’edificio, le stava venendo incontro.
“La pausa è terminata, Barbie… è ora di ripartire. Sali in macchina” disse Damon.
Lei obbedì senza replicare, lui fece lo stesso e le porse poi un bicchierone enorme di caffè che lei accettò subito: “Pensavo ne volessi un po’… la cameriera è stata molto gentile e si è offerta di darci la colazione gratis” disse il vampiro
Caroline lo ringraziò e poi fece un rapido gesto, indicandogli il labbro a destra dove aveva ancora una gocciolina di sangue che gocciolava: evidentemente, avevano una concezione diversa di colazione, loro due.
Ripartirono e Caroline si rese conto di non sapere ancora dove si stavano dirigendo; glielo chiese subito, curiosa come non mai: “Prima hai detto che la nostra meta è vicina… posso sapere dove siamo diretti?”
Damon la guardò, inarcando un sopracciglio con aria beffarda: “Miami! Florida! Spiaggia, sole, mare, belle ragazze con cui intrattenersi… niente di meglio per dimenticare quello sperduto paesino della Virginia, se non andare nel luogo più diverso che ci sia!”
Caroline sorrise: “Addio tristi case tutte uguali, boschi inquietanti e concittadini invadenti e moralisti!”
Damon sorrise di rimando: forse c’era qualcosa su cui erano d’accordo. “Manca poco, penso un’ora di viaggio e poi… potremo salutarci per sempre!”
La vampira rimase un po’ ferita da quelle parole, ma non era stupita: sapeva che lui era un tipo solitario, cocciuto e decisamente chiuso; erano pochi quelli che avevano abbattuto il suo muro di diffidenza entrandogli nel cuore. Le vennero subito in mente le parole che le aveva detto Elena una sera in cui si erano ubriacate, circa un anno e mezzo prima:
“Sai, Care, Damon non è una persona così complicata come tutti pensano: agisce sempre nello stesso modo, con un unico scopo… tenere al sicuro le persone a cui tiene… avanti, pensaci! Lui è venuto qui per salvare Katherine, la donna che amava da più di cent’anni; è rimasto per stare vicino al fratello e a… me… si è innamorato e io l’ho amato tanto, ma ora mi ha lasciata… all’inizio non capivo perché, ma ora mi è chiaro: il passato ritorna sempre e condiziona il futuro; il suo era un fardello troppo grande e non poteva né voleva farlo pesare a me”
All’inizio non era riuscita a comprenderle appieno, ma ora le era chiaro: Damon, dietro quella corazza di disinteresse e pessimismo perenne, era sempre pronto a fare la cosa giusta, anche se ciò era un dolore per lui. Insomma non era poi così male come persona, bisognava solo capirlo.
Nel frattempo, anche il vampiro era assorto nei suoi pensieri; non riusciva a smettere di chiedersi il perché aveva accettato di portarsi dietro quella zavorra bionda… lui era sempre stato libero, indipendente e non voleva ostacoli sulla sua strada. Però aveva accettato di prenderla con sé, di aiutarla e non riusciva a scoprire cosa gli era passato per la mente in quel momento… non era neanche ubriaco!
“Hai notizie per caso di Klaus?”
Quella domanda lo risvegliò dai suoi pensieri.
“Niente di niente… come mai mi chiedi di quel bastardo?”
La vampira stava per rispondere, quando si accorse di non avere una risposta: non sapeva come mai aveva chiesto del’ibrido, le era uscita dalla bocca ancora prima che le sue inibizioni la frenassero. Era da tanto che non pensava all’originale o almeno che non si soffermasse troppo sul pensiero di lui; stava pensando a Damon, al suo modo di comportarsi, al suo istinto di protezione e non poteva non trovare una certa analogia tra i due. Decise di evitare di esporre questo pensiero e optò per una risposta più neutra: “Non so, pensavo che… poteva essere in giro da queste parti…” Ma anche lei non riteneva quella risposta plausibile o perlomeno sensata, era una pessima bugiarda. Cambiò argomento allora: “Penso che sia stata un’ottima scelta la Florida! I paesaggi sono mozzafiato da quello che posso ammirare”
Damon non sapeva cosa fare: avrebbe voluto stuzzicarla un po’ su quell’argomento spinoso e così imbarazzante per lei, ma preferì tacere. Calò il silenzio tra i due vampiri.

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Capitolo 3
*** What are you doing to me? ***


Verso le due di pomeriggio erano arrivati a Miami finalmente. Avevano lasciato la macchina nel parcheggio dell’hotel che avevano scelto e si erano recati nella hall. Damon si bloccò e si voltò verso di lei: “Ci penso io qui, tu vai pure a farti un giro”
Caroline ubbidì, non vedeva l’ora di scoprire quella nuova città: avevano deciso di soggiornare nello stesso hotel, non c’era bisogno di separarsi subito, poteva fare ben poco lei.
Uscì in fretta e assaporò quel sole caldo che la colpiva sul viso, su tutto il corpo e rimase immobile per qualche minuto. Voleva gustarsi tutto, non voleva tralasciare nulla. Con calma si recò verso la spiaggia, ma prima si fermò in un negozietto che trovò sulla strada: non poteva continuare ad indossare jeans, maglietta e golfino… erano vestiti adatti a Mystic Falls, non a Miami! Scelse un grazioso abitino prendisole rosa, delle zeppe nere molto semplici e occhiali da sole. Uscì dal negozio fiera del suo acquisto. Alla spiaggia, si tolse in fretta le scarpe per poter sentire la sabbia sotto ai piedi e raggiunse il bagnasciuga dove camminò avanti e indietro per qualche ora. Si sentiva così bene lì dove era, non aveva bisogno di nient’altro…
Quando vide il sole tramontare, decise che era il momento di rientrare. Aveva il lieve timore che Damon se ne fosse andato e l’avesse lasciata lì; non sapeva se si sentisse sollevata all’idea oppure ne fosse spaventata. Raggiunse l’hotel in un batter d’occhio e proprio lì sulla porta, c’era un facchino che la stava aspettando. Senza alcuna emozione in volto o nella voce, le riferì il messaggio: “La tua camera è la 312, Barbie. Ho fatto mettere lì le tue cose, ma mi sono preso la libertà di appropriarmi di due bottiglie di bourbon come pagamento per il disturbo.” Era stato soggiogato da Damon, ovviamente. Si stupì di quanto era stato carino in fin dei conti a preoccuparsi di lei. Raggiunse la camera e si avvicinò alla finestra: il paesaggio era mozzafiato, non si era mai sentita così libera e serena.
 
Damon era al bar dell’hotel, stavo sorseggiando un bicchiere di whisky: ora l’unica cosa che gli interessava era spegnere la mente e mettere a tacere i pensieri, l’alcool era una buona soluzione. Era triste bere da solo, lo faceva sentire ancora più disperato di quanto non fosse davvero; ma con la morte di Alaric aveva perso il suo compagno di bevute… e non solo. Forse quell’umano era l’unica persona che era riuscita a comprenderlo davvero: erano così simili, ma anche così lontani… però si erano trovati e Damon era consapevole che perderlo era stata una degli eventi più dolorosi della sua vita. Soggiogò il barista così che gli lasciasse lì la bottiglia e bevve direttamente da essa, cercando di stordirsi.
 
“Se rimani chiuso in un bar, non ci sarà differenza tra qui e Mystic Falls… saresti anche potuto rimanere a questo punto” disse Caroline, che si era recata in quel posto sicura che, se non se ne era già andato, sarebbe stato sicuramente lì. E non sbagliava.
Proseguì: “Dovresti godertela di più Damon! Sei sempre stato bravo in questo no? Dalle storie che so su di te, anni fa eri capace di spassartela”. Si sedette di fianco a lui, ordinando un drink.
“Ha parlato la ragazza con le manie di perfezione e probabilmente qualche disturbo ossessivo-compulsivo… penso che tu non sappia neanche cosa voglia dire divertirsi” rispose il vampiro.
“Forse hai ragione, ma sicuramente neanche quello che stai facendo tu corrisponde alla normale definizione di divertimento… fuori da questo edificio è pieno di giovani, locali… perché autoinfliggersi dolore qui dentro al buio?” riprese Caroline.
Damon appoggiò il bicchiere sul bancone, si alzò e rimase qualche secondo a fissarla: forse aveva ragione, cosa aveva da perdere? Non aveva più nulla ormai…
“Va bene, bionda… ti invito ufficialmente ad uscire! Non fraintendere, non sei decisamente il mio tipo, però ti ho portato fino a qui ed è mio dovere insegnarti a godertela prima di andarmene!”
La vampira era sorpresa di quella proposta, non se lo aspettava proprio… “Ok… però devo andare prima in camera a sistemarmi, ci metterò pochissimo, te lo prometto!” rispose, sicura di non volersi perdere un’occasione simile.
“Quindici minuti, non di più” fu la risposta.
 
Con la super velocità vampiresca, Caroline raggiunse la sua camera in un secondo; aprì le valigie e iniziò a cercare qualcosa di adatto. Optò per un vestitino nero semplice ma d’effetto e tacchi alti; si raccolse i capelli in una coda alta e morbida e un trucco non troppo pesante.
Mentre era intenta a fissare la sua immagine allo specchio, sentì bussare alla porta e andò ad aprire: Damon era sulla soglia, si era cambiato anche lui e ora indossava una camicia nera, jeans scuri e giacca di pelle: era davvero sexy. Caroline si stupì di quel pensiero inaspettato;  il vampiro era lì che la fissava e scuoteva la testa. “Non ci siamo proprio, Barbie… anche tu hai qualche problema con la geografia evidentemente: non siamo più in Virginia, dove la tua aria da ragazza della porta accanto può sembrare seducente! Siamo in Florida, baby e ti serve un nuovo look: devi esagerare, andare oltre il limite e trucco inesistente e pettinatura da ragazzina non sono oltre il limite!”
La vampira non sapeva cosa rispondere: era spiazzata da tutto quel discorso, per non dire neanche offesa… non si accorse neppure che Damon l’aveva trascinata in bagno e aveva iniziato a scompigliarle i capelli. “Ma cosa mi stai facendo?” furono le uniche parole che riuscì a pronunciare.
“Ti rendo adatta a Miami” le rispose il vampiro, porgendole un eye-liner che aveva rubato poco prima, sicuro che sarebbe dovuto intervenire. Caroline obbedì senza replicare più.
Stavano per uscire quando il telefono della ragazza iniziò a squillare: era Stefan. Lei rimase per qualche secondo immobile a fissare lo schermo del telefono... Caroline sentiva lo sguardo spazientito di Damon, non sapeva cosa fare: voleva così tanto sentire di nuovo la voce del suo migliore amico però sentiva anche che non sarebbe stata la cosa giusta rispondere.
 Schiacciò il tasto ‘rifiuta’ e si voltò verso Damon con un grande sorriso: “Questa è la nostra serata, no?”

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Capitolo 4
*** Just having fun ***


Erano sdraiati sulla spiaggia da un’ora quasi, con i piedi nella sabbia a osservare il sole che stava per sorgere. Avevano trascorso tutta la notte a ballare, bere e divertirsi; il tempo era passato in un batter d’occhio e quando il locale in cui si trovavano aveva chiuso, avevano deciso di trasferirsi in quel luogo, entrambi desiderosi di non far terminare quei loro momenti di sintonia.
“Non pensavo che tu fossi un’ottima compagna per una serata come questa” disse Damon, voltando il suo viso verso la ragazza, che si trovava al suo fianco.
“Non lo avrei mai detto neppure io… e sinceramente mi dispiace molto che sia già mattina” replicò Caroline. Improvvisamente  le venne in mente un’idea folle: si alzò senza alcun preavviso e si diresse verso il mare, pian piano spogliandosi e rimanendo solo in intimo. Si voltò verso Damon che la stava guardando stupito: “ma cosa stai facendo Barbie?” le chiese.
“Mi sto divertendo, no?” fu la risposta. Caroline si gettò in mare, dopo essersi tolta ciò che le restava addosso.
Il vampiro non sapeva cosa fare: era totalmente scioccato da quel gesto così spontaneo, folle e assolutamente non da lei. Continuò a guardarla, mentre si faceva colpire dalle onde e rideva come mai prima…
 
Rientrarono all’hotel separatamente: Damon l’aveva preceduta, era andato via quando lei si trovava ancora in acqua. Caroline si rivestì in fretta quando vide che la spiaggia si stava affollando e si diresse in albergo. Era stanca, voleva farsi una doccia e poi infilarsi sotto le coperte per una dormita.
Damon invece, dopo essersi fatto una doccia, era di nuovo uscito per fare un giro per le strade di Miami; erano anni che non ci tornava, quasi non se la ricordava più. Trascorse tutta la giornata a camminare, senza mai fermarsi se non al tramonto, nello stessa spiaggia in cui si trovava quella mattina con la vampira. Alla sera, rientrò in albergo e senza neanche pensarci si diresse verso la camera di Caroline; bussò e lei aprì subito, senza chiedere chi fosse. “Ciao Damon! Che fine avevi fatto? Mi sono fatta dire quale era la tua camera ma non ti ho trovato!” gli disse Caroline, facendolo accomodare.
“Ho fatto un giro, niente di che… pensavo di chiederti se volevi accompagnarmi a cena. Durante il mio vagare oggi ho trovato un ristorante che potrebbe piacerti molto” rispose il vampiro. “Certo! Ti avevo cercato per questo!” fu la risposta, accompagnata da un sorriso sincero. Uscirono dalla camera per andare al ristorante prescelto. La cena fu piacevole, continuarono a parlare senza mai andare troppo sul personale, ma non ci furono neanche imbarazzanti momenti di silenzio. Dopo però Damon era stanco e preferì tornare in camera: non dormiva da tre giorni e iniziava a farsi sentire la cosa. Caroline invece si recò a bere qualcosa in un bar, dove conobbe un ragazzo molto carino, biondo, con grandi occhi scuri e una parlantina molto fluente. Trascorse una serata gradevole, ma non resse il confronto con quella precedente con Damon: non si era mai sentita così libera, senza freni… si era divertita e scatenata, senza interessarsi di ciò che gli altri avrebbero potuto pensare; si era sentita bene come mai da tempo.
Rientrò in albergo e andò in camera, ma prima si fermò alla reception per lasciare un biglietto per Damon: “Domani sera permetterai a me di invitarti a cena? Se è un sì, ti aspetto in camera mia per le 20”
 
Trascorsero insieme dieci giorni, comportandosi esattamente come due amici che erano partiti insieme per una vacanza all’insegna del divertimento. E si divertirono infatti: ogni giorno in spiaggia a godersi il mare e il sole, la sera un locale diverso. Dormirono poco, ma non erano mai stanchi. Gli unici momenti in cui si separavano era quando o erano in camera per riposare oppure quando dovevano nutrirsi e placare la sete: mentre Damon si nutriva direttamente dalla vena di una giovane ragazza, Caroline preferiva continuare a usare le sacche di sangue e non voleva assistere a certe scene. Però era bello ogni momento e pian piano la nostalgia andò diminuendo fino a scomparire.
 
Era un lunedì sera quando a cena Damon le comunicò la sua intenzione di partire il giorno successivo; Caroline rimase stupita da questo: forse lui non la pensava come lei? Pensava che si stessero divertendo insieme, non voleva che quei momenti terminassero così presto… In realtà lui non vedeva l‘ora di andarsene! Probabilmente senza di lei ed era rimasto lì fino a quel momento perché aveva pena di lei, la piccola e spaesata vampira lontana da casa, ecco cosa pensava la bionda. Calò un gelo tra di loro, quello  stesso gelo che si era sciolto pian piano in quei giorni; entrambi preferirono andare a letto presto senza rimanere fuori fino a tarda notte. Caroline trascorse tutto il tempo continuando a rigirarsi nel letto, senza mai chiudere occhio: non voleva rimanere sola, non era ancora pronta. In fondo Damon le aveva insegnato qualcosa in quel breve periodo assieme: se vuoi qualcosa, prenditelo; ignora se gli altri ti saranno contro. Ed era proprio quello che aveva intenzione di fare.
 
“Barbie, sono un vampiro molto più vecchio ed esperto di te; non puoi cogliermi di sorpresa…” le disse Damon mentre lei cercava di avvicinarsi di soppiatto.
“Va bene, mi hai scoperta! E adesso cosa farai?” gli rispose lei.
“Pensavo di andare a New York…  tu?”
“Vengo con te! Ovvio! Ti ricordi cosa ti avevo detto? Che me ne sarei andata quando avessi trovato il posto adatto a me.. beh, Miami è bella però non mi soddisfa completamente e quindi è il momento di ripartire” disse Caroline, con gli occhi che le brillavano e con la forte speranza che lui non le avrebbe detto no. Anche se era quasi sicura che non avrebbe rifiutato la sua compagnia.
“Va bene, non posso certo impedirti di mantenere la tua parola… vai a prendere le tue cose che partiamo” disse Damon, nascondendo con l’indifferenza l’allegria che gli aveva dato quella notizia.
“In realtà, stanotte ho scassinato il bagagliaio della tua macchina e ho già messo dentro le mie cose. Sono pronta!” rispose la bionda, sorridendo all’idea di aver compiuto un gesto che non avrebbe mai pensato di potere e sapere fare e nel frattempo, salendo anche in macchina.
 
“Secondo me, non dovremmo andare subito a New York sai? O meglio, ci sono alcune tappe che potremmo fare lungo la strada… giusto così, per non farci mancare nulla!” disse Caroline strizzando l’occhio al suo compagno di viaggio.
“Siamo partiti da neanche mezzora e già cerchi di prendere il controllo della situazione, piccola maniaca? Forse una buona tappa sarebbe un ospedale psichiatrico per te!” fu la risposta.
“Oh su, non fare il brontolone… sto parlando di Washington, Orlando,… e Atlanta! Non vuoi darti al gioco d’azzardo?”
“Sei seria? E cosa vorresti fare a Orlando?”
“Beh ma che domanda idiota! Sto parlando dei parchi divertimento! Non si può andare in Florida senza fare un giro sulle montagne russe!!” disse la vampira scoppiando in una genuina risata.
Damon si trovò un attimo a pensare a quella proposta: gli sembrava così strano, così non da lui! Ma quell’idea lo attirava, aveva deciso di non farsi mancare nulla in fondo!
“Va bene, piccola bimba, ti porterò a fare un giro sulle giostre” disse il vampiro, rivolgendo verso di lei i suoi occhi azzurri sorridenti.

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Capitolo 5
*** B-day ***


E' passato un po' di tempo dall'ultima pubblicazione ma un po' perchè mi mancava l'ispirazione, un po' per gli esami dell'università non sono riuscita a completare il capitolo prima di oggi! Spero che vi piaccia, l'ho scritto d'impulso XD recensite e fatemi sapere che ne pensate!

Era da una settimana circa che si trovavano a New York lei e Damon. Avevano girato in quell’anno di viaggio quasi tutte le città degli Stati Uniti, tutte tranne una… New Orleans. Entrambi non avevano mai accennato nulla su quella mancanza, un po’ per paura di ammettere che entrambi sapevano il perché: Klaus. Non che il vampiro avesse paura dell’Originale, questo no, ma temeva che la sua compagna mantenesse fede alla sua parola e che lì trovasse il luogo adatto a lei, con la persona adatta a lei e lo lasciasse solo. Da parte di Caroline, aveva solo paura ad ammettere che l’ibrido sarebbe stato la persona più giusta per lei, il suo ultimo amore. Ma nessuno dei due avrebbe mai ammesso qualcosa; avevano quindi deciso di far finta di nulla e ora erano tornati nella Grande Mela su insistenza di Damon che voleva farle conoscere meglio la città che tanto lui amava. E mentre lui in quel momento si trovava nella sua camera d’hotel con l’ennesima ragazza dagli occhi verdi, la pelle olivastra e i capelli castani, lei quel mattino si era svegliata di buon ora per fare un giro a Central Park tutta sola e riflettere… sapeva che doveva dare una svolta alla sua vita, non poteva continuare a fuggire per quanto fosse piacevole e divertente. Aveva tagliato i rapporti con tutti o meglio loro lo avevano fatto per lei: non avevano tollerato la sua scelta di partire, allontanarsi da quel buco di città e semplicemente avevano smesso di chiamarla e rispondere alle mail. Solo sua madre, il nuovo sindaco di Mystic Falls si faceva sentire ogni tanto; ma erano sempre chiamate brevi o sporadici messaggi di poche frasi per e-mail. Ma Caroline la capiva: era difficile per entrambe sopportare quella lontananza, soprattutto per Liz che non ne comprendeva il motivo appieno. E ora lei stava per festeggiare il suo ventiduesimo compleanno sola con Damon, l’unica persona che le era rimasta vicina. Ma andava bene così. Si erano molto avvicinati in quel periodo, si erano scoperti, conosciuti e avevano imparato ad apprezzarsi: non erano mancati i momenti di tensione e scontro, erano due teste calde che ammettevano solo raramente di aver torto, però erano davvero amici, o meglio compagni. Era un rapporto strano il loro: non si erano mai detti mai ciò che provavano l’uno per l’altra, ma ne erano ugualmente consapevoli; uno sguardo e si comprendevano, una parola era abbastanza per trovarsi e la presenza di una era tutto ciò che serviva all’altro per lenire la propria sofferenza. Proprio in quei momenti di solitudine, la vampira si trovava a riflettere sul loro rapporto e sulla differenza con le amicizie di sempre: Bonnie, Elena, Matt e anche Stefan avevano sempre un posto nel suo cuore ma anche Damon era riuscita a trovarne uno tutto suo, più particolare e più nascosto, ma non meno importante. E le piaceva. E sapeva che anche lui condivideva tutto questo. E che anche lui piaceva.
 
Damon aprì gli occhi infastidito da qualcosa che aveva al suo fianco. Aprì gli occhi a fatica e si trovò una mora appiccicata al fianco di cui non si ricordava affatto. Cercò di riordinare le idee per sapere come comportarsi: la sera prima era uscito a fare un giro ma non aveva più nessun ricordo dal momento in cui aveva ordinato il primo bicchiere di bourbon; aveva trascorso una pessima giornata e alla sera aveva avuto solo voglia di alcool e sangue, Caroline lo sapeva e se ne era stata alla larga da lui per tutto il giorno, sapendo che doveva sfogarsi in quel modo che lei non condivideva. Ma ora lui stava bene e quel peso morto che era accoccolata al suo fianco gli dava fastidio; decise di alzarsi e farsi una doccia sperando di riuscire a svignarsela prima che quella stupida ragazzina si svegliasse. Purtroppo al suo primo movimento lei aprì gli occhi e Damon si maledisse centomila volte per non aver usato la super velocità.
“Ben svegliato, tesoro!” squittì la mora sbattendo le ciglia e avvicinandosi al suo viso per strappargli un bacio. Damon si scostò, infastidito, e in fretta disse mentre le sue pupille si dilatavano oscurando l’azzurro dei suoi occhi: “Ora, ragazzina, prendi le tue cose, ti vesti ed esci da questa camera. Non mi cercherai mai, né mi saluterai o ti avvicinerai  se ci incontreremo di nuovo: l’unica cosa che ti ricorderai è che hai trascorso  la migliore nottata di sesso della tua vita” e quindi, si alzò per raggiungere il bagno, sapendo di dovere fare una chiamata importante dopo essersi ripreso completamente.
 
Caroline guardò l’orologio che aveva al polso:  era seduta al tavolo da dieci minuti e stava attendendo Damon per il pranzo; non era stupita del suo ritardo, a volte a lui piaceva farsi attendere. Quando rialzò gli occhi, lui era seduto davanti a lei che la guardava con il suo solito sorrisetto sghembo; ma dai suoi occhi capì che la tristezza dei giorni precedenti era sparita e ne fu sollevata.
“Barbie” disse lui, facendo un lieve gesto di saluto con il capo.
“Damon” rispose lei imitandolo. Non voleva iniziare lei la conversazione, voleva che per una volta fosse lui a prendere l’iniziativa, dimostrandole interesse. E sembrò che lui avesse capito le sue intenzioni perché subito le chiese come avesse trascorso la giornata precedente.
“Direi bene, ho fatto un giretto con Kelly, shopping, manicure, pedicure e massaggi… insomma robe da donne!” disse lei, sorridendo e porgendogli la carta di credito che gli aveva sottratto dal portafogli il giorno prima.
Lui fece un sorrisetto fingendo un po’ di irritazione inesistente e intascò la carta senza dire nulla di più. Trascorsero tutto il resto del pranzo e il pomeriggio scherzando e ridendo come non facevano da giorni. Amavano ritrovarsi e trascorrere del tempo insieme dopo i giorni di malinconia dell’uno o dell’altro: era come lasciarsi indietro tutto e ricominciare a essere sé stessi, solo loro due, come da un anno a questa parte.
 
Nei giorni successivi, trascorsero quasi tutto il tempo insieme: Damon capiva che lei aveva bisogno di lui, della sua presenza amica per fronteggiare la tristezza di un compleanno lontano dalla sua famiglia e dai suoi amici. E lei gliene fu grata ogni singolo istante. Durante il giorno erano impegnati a fare le tipiche cose da turisti, mentre la sera e la notte si scatenavano in qualche locale. In particolare la sera prima del suo compleanno lui la portò a una cena speciale su un battello che lui stesso aveva affittato per mangiare sul fiume e poi la portò in un locale un po’ underground così lontano dallo stile della perfetta Caroline, proprio per farla sentire una persona diversa, lontana dai suoi schemi. Lei apprezzò ogni suo singolo gesto, cosa che lui comprese leggendolo solo dai suoi occhi pieni di ringraziamento.
 
“Alzati, Care… è tardi!”
Caroline aprì gli occhi all’improvviso un po’ incerta; aveva sentito la voce di Bonnie che la chiamava ma le sembrava impossibile, doveva essere un sogno. Quando però si trovo di fronte il viso dell’amica che la guardava con tanto affetto non potè che emettere un urlo di gioia per poi lanciarsi addosso a lei per un abbraccio.
“Ma cosa ci fai qui, Bon? Come è possibile?” chiese la vampira ancora incredula.
“Buon compleanno, amica mia! Come puoi vedere non ti ho dimenticato! Damon mi ha chiamata e mi ha detto che ero il tuo regalo di compleanno da parte sua!” rispose la ex streghetta. “Avanti vestiti! Lui e Jeremy ci aspettano giù per la colazione!”
Caroline non se lo fece ripetere due volte, rintanandosi alla velocità della luce in bagno e in meno di venti minuti ne uscì pronta, smaniosa di raggiungere l’amico per ringraziarlo.
Mentre scendevano le scale, riempì Bonnie di domande su cosa aveva fatto ,come stavano gli altri ma lei rispose in modo sfuggevole e dichiarando che quello era il suo giorno e dovevano pensare a lei: solo domani avrebbero pensato al resto. Nella hall, vide il vampiro che parlava con il fratellino di Elena e che aveva un espressione molto preoccupata: pensò che stessero parlando della ragazza tanto amata da Damon e non volle intromettersi, anche perché il ragazzo nascose quell’aria preoccupata quando la vide, accogliendola con un grande sorriso.
Trascorsero tutta la giornata a ridere, scherzare e Caroline condivise con i suoi amici tutti i momenti del suo viaggio on the road alla scoperta dell’America. E anche la sera fu all’insegna del sorriso e del divertimento; “no stress e preoccupazioni” era stato il motto pronunciato da Damon alla mattina e che tutti seguirono come fosse una regola per tutta la giornata. Prima di andare a letto, quando ormai i due fidanzatini si erano già rifugiati in camera loro, Caroline rivolse a Damon uno dei sorrisi più belli e sinceri che lui avesse mai visto e gli disse: “Grazie… è stato il regalo perfetto. Tu sei il compagno di viaggio migliore che potessi scegliere” e gli diede un bacio sulla guancia, consapevole che quelle poche parole sarebbero bastate a Damon per capire cosa avesse significato per lei quella giornata , e senza aspettare risposta andò in camera sua.
Il vampiro rimase fermo lì per qualche secondo, interdetto e anche triste perché era solo una questione di tempo prima che quella felicità scomparisse per essere sostituita dalla preoccupazioni che le rivelazioni del giorno successivo le avrebbero portato.
Caroline entrò in camera e si adagiò contro la porta: aveva agito d’impulso, sapeva che Damon odiava le smancerie ma non le importava: voleva solo fargli sapere che lui era diventato importante nella sua vita e che lei ne era felice. Si avvicinò al letto e vide che sul cucino c’era una fiore viola, molto profumato e una busta al cui interno c’era una poesia scritta con una calligrafia perfetta:
Fra le mie dita tenevo un gioiello 
Quando mi addormentai. 
La giornata era calda, era tedioso il vento 
E dissi "Durerà". 

Sgridai al risveglio le dita inconsapevoli 
La gemma era sparita.
Ora solo un ricordo di ametista
A me rimane

                                                      

                                Emily Dickinson
 
Velocemente estrasse dalla valigia il libro sul significato dei fiori che aveva trovato sul suo letto l’anno prima insieme a un’altra poesia di Emily Dickinson; cerco la foto del fiore che teneva stretto tra le mani e lesse: “Fiore di rosmarino, Ricordo”.
Sapeva bene di chi erano quei regali e non poteva fare a meno di desiderare di incontrare di nuovo il mittente.

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