Storie di vita vissuta

di Smora
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** infanzia ***
Capitolo 2: *** Prima volta ***
Capitolo 3: *** per un calice di vino ***
Capitolo 4: *** noia ***
Capitolo 5: *** desiderio ***
Capitolo 6: *** premonizioni ***
Capitolo 7: *** Una speranza nel buio ***



Capitolo 1
*** infanzia ***


Era stato fatto chiamare e ora si trovava solo al centro della sala reale. I fari erano spenti e la poca luce che filtrava dalle finestre non era sufficiente a illuminare la stanza, così il principe attendeva nella penombra.

Interminabili minuti erano trascorsi, poi un sordo rumore metallico aveva rotto il silenzio assordante di quella stanza preannunciando lo schiudersi del grande portone d'ingresso, poi era comparso il re, anche lui solo; camminava con passo deciso lungo il tappeto rosso con lo sguardo più accigliato del solito e le mani strette a pugno lungo i fianchi.

Suo padre si era avvicinato a lui, abbassandosi alla sua altezza e posandogli una mano sulla spalla, in un gesto che voleva essere d'affetto. Vegeta lo guardava negli occhi scuri, troppo simili ai suoi, e percepiva già dal nervosismo che tentava di dissimulare che qualcosa non andava.

L'incontro con Freezer non doveva essere andato bene, sapeva infatti che i soldati erano in ritardo di almeno tre giorni sulla conquista di Taz, quindi non dovevano esserci buone notizie se aveva voluto parlare con lui.

Non usò mezze parole o frasi gentili per indorare la pillola.

-Vegeta, tra tre giorni partirai con Freezer – Non era tipo da giri di parole il re, e nemmeno suo figlio lo era.

-Come vuoi padre.

Il re fece un lungo sospiro e mestamente disse la triste verità.

-Non sono io a volerlo...ma non ho altra scelta.

Vegeta odiò suo padre in quel preciso momento. Non perché lo cedeva al tiranno spaziale, ma perché non era abbastanza forte da sfidarlo, perché era talmente debole da non potersi permettere un'altra scelta.

Suo padre aveva permesso che i sayan diventassero degli schiavi, e questo non poteva sopportarlo.

 

Era salito sulla navicella spaziale senza guardarsi indietro, con il re e altri guerrieri di alto rango ad accompagnarlo. Poi suo padre l'aveva liquidato senza salutato, senza dirgli niente, aveva semplicemente voltato le spalle e se ne era andato. Alcuni scagnozzi di Freezer l'avevano prelevato per portarlo in una camera piccola scura e senza finestre con un'unica branda lercia come mobile. Aveva atteso li, uccidendo scarafaggi con piccole onde di energia, tanto per passare il tempo, e poi l'avevano portato dalla lucertola.

All'ingresso della sala poteva vedere una larga macchia nera, un tipo di macchia scura che il giovane conosceva bene e sapeva essere messaggera di morte, era quindi probabile che appartenesse a qualche sventurato che era stato incenerito poco prima.

-Benvenuto tra i miei soldati Vegeta, sono certo che ti troverai bene con noi – aveva sibilato Freezer, con il falso sorriso del joker in volto. Nessun titolo nobiliare aveva preceduto il suo nome e Vegeta non aveva replicato. Era rimasto in silenzio ad osservare i presenti.

Dodoria sembrava una viscida lumaca rosa per quanto sbavava dietro al suo padrone, mentre Zarbon pareva troppo preso dal suo aspetto per apparire un vero guerriero. Tuttavia a sei anni già sapeva che l'apparenza poteva ingannare, e che se quei due erano li un motivo doveva esserci, e l'unica ragione valida in quel posto era la forza. Aveva poi abbassato lo sguardo e aveva visto sul freddo pavimento della sala il medaglione di suo padre, quello che apparteneva al re del pianeta, quello che rappresentava il sole, il rinascere del loro popolo, frantumato in mille pezzi.

-A quanto pare non hai molta voglia di parlare. Beh, poco male. Dodoria, prenditi cura del principino e accompagnalo nuovamente nella sua stanza, bisogna che riposi visto che domani dovrà conquistare il pianeta Moika.

Come era entrato nella stanza così ne uscì, accompagnato dal pingue alieno rosa che l'aveva spintonato nuovamente nella piccola stanza da cui era provenuto.

-Freezer ha detto di farti sentire il benvenuto- e con queste parole gli assestò un violento pugno in pancia, tanto forte da farlo perdere i sensi per diverse ore. Nel frattempo Freezer aveva deciso le sorti del suo popolo e con un unico colpo aveva annientato la razza Sayan.

 

Sterminata la popolazione di Moika il principe aveva saputo quello che aveva già intuito, suo padre era morto, e con lui il suo popolo.

 

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Capitolo 2
*** Prima volta ***


La base di Freezer era un luogo freddo e asettico posta su un pianeta spoglio e inospitale, dove i raggi del sole non posavano mai il loro generoso sguardo, troppo lontani da quel mondo e nemmeno desiderosi di scaldarlo. Le tenebre quindi imperversavano sul pianeta, e la sola luce che si poteva ammirare, oltre a quella delle stelle che brillavano lontane, proveniva dai neon posti un po' ovunque, e dai fari esterni che tentavano in qualche modo di dissipare l' oscurità.

Ogni volta che Vegeta terminava una missione faceva ritorno in quel luogo sterile di vita e di felicità. Era giunto li sanguinante e prossimo alla morte molte volte, ma sempre vincitore.

A tredici anni era partito da solo, senza il suo scarno seguito e dopo 3 giorni di lotta aveva conquistato il pianeta dei Rahitini, famosi in tutta la galassia per le loro armi sofisticate.

Si era presentato al cospetto di Freezer e con un inchino gli aveva comunicato la sua impresa.

-Se non sbaglio ti aveva assegnato cinque giorni per la conquista del pianeta...- disse il tiranno sorridendo, mentre con la mano faceva ondeggiare il calice di vino.

-I Sayan non sono in grado di comprendere nemmeno il più stupido degli ordini a quanto pare- si intromise Dodoria ghignando.

Vegeta sollevò lo sguardo in sua direzione e trattenne a stento un ringhio di collera.

-Suvvia Dodoria, per essere una scimmia è stato piuttosto bravo. Non mi pare il caso di rimproverarlo se in preda alla furia della sua giovane età è stato un po' troppo rapido.

Il giovane sapeva bene che non c'era motivo per cui il pianeta dovesse essere conquistato in cinque giorni. Tutte quelle parole erano state proferite solamente per umiliarlo e lui ingoiava la rabbia e la nascondeva nel profondo del suo animo, pronta a farla esplodere in battaglia.

-Comunque credo che mariti un premio – continuò la lucertola – un premio speciale che gli permetta di sfogare un po' tutta quella foga. Va pure a mangiare e rilassati per ora principino, te lo sei meritato.

 

Aveva mangiato fino a saziarsi, anche se gli alimenti che venivano serviti alla mensa erano a mala pena commestibili, poi aveva percorso i corridoi fino alla sua stanza, o meglio alla cella che gli avevano assegnato, e quando aveva aperto la porta aveva sentito un odore dolce ma nauseante, che percepiva talvolta sulle vesti di Napa e Radish di ritorno dal bordello, e proprio li sulla branda aveva visto una donna dai capelli fulvi.

La giovane aveva la palle di un rosa talmente pallido da ricordare il cielo di Emre, gli occhi grigi e le labbra piccole e carnose, rese più invitanti dalla tintura rossa. L'abbigliamento consisteva in poche vesti variopinte che mostravano le forme più che nasconderle.

-Chi sei?- disse atono

-Dodoria, per ordine di Freezer, dice che io sono il tuo premio per questa notte. Il mio nome è Rubia e sono una delle prostitute del bordello di Ice.

Vegeta alzò un sopracciglio, non era mai stato con una donna e sebbene conoscesse la teoria era piuttosto incerto sul da farsi. Tuttavia non era certamente una codardo e se qualcuno pensava di metterlo in difficoltà con una donna si sbagliava di grosso. Aveva richiuso la porta alle sue spalle e con movimenti fluidi si era levato l'armatura; aveva quindi camminato fino al letto e li si era seduto.

-Non temere, dicono che sono molto brava nel mio lavoro, sarò delicata – disse pensando di metterlo a sua agio, e nel frattempo lo massaggiava, scendendo dalle spalle, percorrendo gli addominali e fermandosi all'inguine, dove, complice il fiorire della virilità, qualcosa aveva iniziato a muoversi.

Vegeta gli aveva afferrato lesto un polso e l'aveva stretto con forza, fino quasi a spezzarlo.

-Io non temo niente, e sicuramente non ho paura di una puttana.

Con queste parole la costrinse a reclinare sul letto, strappandole i vestiti di dosso e piazzandosi immediatamente tra le sue gambe divaricate. Rimase immobile un istante, poi si abbassò semplicemente i pantaloni ed entrò in lei.

Non durò molto a lungo, non c'era piacere in quell'atto, era stato semplicemente un ordine da svolgere nel minor tempo possibile, perciò non un gemito uscì dalle loro labbra.

Terminato l'amplesso Vegeta vide il suo volto specchiarsi nelle iridi che aveva di fronte, e si sentì ancora più profondamente schiavo, si sentì la puttana di freezer, e in preda all'ira uccise con un unico colpo l'unico essere su cui poteva riversare la sua rabbia, ovvero la giovane Rubia.

 

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Capitolo 3
*** per un calice di vino ***


Il sangue gocciolava copioso, macchiando lo sterile pavimento di metallo. I respiri si erano fatti sempre più superficiali e rari, quasi a presagire la fuoriuscita dell'ultimo alito di vita.

Napa correva rapido per i corridoi, tenendo tra le braccia il corpo martoriato di Vegeta, che lottava con tutte le forze per non abbandonare la terra dei vivi.

Era entrato urlando nella medical room e aveva deposto il corpo del suo giovane principe sulla branda bianca che si trovava al centro della stanza.

-Aiutatelo – disse solamente, troppo sconvolto per aggiungere altro.

L'anfibio guaritore si avvicinò al corpo del giovane e con mani esperte tastò il polso e auscultò il torace, fece quindi un gesto ai suoi sottoposti che lo spogliarono per poi deporlo all'interno di una delle macchine.

-Credo che ci vorranno almeno ventiquattro ore...sempre se sarà in grado di ristabilirsi.- Disse il medico rivolto a Napa, il quale orfano del suo condottiero, si era seduto in un angolo con braccia e gambe incrociate, in attesa del suo risveglio. Senza Vegeta era come un cane randagio, senza uno scopo e senza una guida.

 

Galleggiava in quel liquido chiaro e aveva finalmente ripreso possesso della sua coscienza.

Era stato brutalmente massacrato da Dodoria a causa di una lotta scoppiata per la sua strafottenza.

Si trovavano su una delle province dell'impero di Freezer, su cui erano stati richiamati per ricevere ordini. Il vino e i liquori scarseggiavano su quel pianeta a causa della sterilità del terreno e della morte di molti dei coltivatori, così le poche riserve che avevano si trovavano sulla nave spaziale dello stesso Dodoria, che a causa del lungo viaggio intrapreso, si trovava con una riserva composta da due sole botti, motivo per cui i guerrieri erano stati costretti a bere acqua. Ma Vegeta non si considerava un guerriero qualunque e forte dell'assenza di Freezer si era introdotto nella stiva e aveva trafugato alcune borracce di vino, per poi degustarlo apertamente sotto al sole di Fariia. Non amava particolarmente il vino, ma quello aveva un sapore nemmeno paragonabile al miglior vino dell'intero universo. Sapeva di libertà e potere e a Vegeta sembrava di non esserne mai abbastanza ebbro.

Ovviamente quella provocazione non era rimasta impunita e Dodoria, messo al corrente della cosa gli si era parato davanti, facendogli pagare ogni bicchiere di vino bevuto con l'equivalente in sangue e sudore, abbandonandolo poi nella polvere di quel deserto.

Vegeta nonostante il dolore lancinante che aveva provato non si era pentito un solo istante di quello che aveva fatto, e anzi avrebbe ripetuto la cosa altre cento, mille, diecimila volte. Lui era il principe dei Sayan, e prima o dopo avrebbe avuto il potere di uccidere il grasso tirapiedi di Freezer.

Sentiva già il suo corpo rinvigorito dopo quel combattimento. Essere stato così vicino alla morte l'aveva notevolmente potenziato. Era solo questione di tempo, ma avrebbe brindato alla morte di Dodoria.

 

 

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Capitolo 4
*** noia ***


 

 

Era passato il tempo in cui si divertiva ad infierire sulle sue vittime.

Quando era ancora un bambino la conquista di un nuovo pianeta era par lui una sorta di gioco crudele, in cui lui faceva la parte del lupo cattivo e gli abitanti rappresentavano le pecorelle che dovevano sfuggirgli.

Il divertimento principale consisteva nello stanare le sue vittime. Arrivava nei villaggi e nelle metropoli come un angelo sterminatore e poi faceva in modo che un certo numero di persone riuscissero a sfuggirgli in maniera da permettergli di nascondersi, per poi iniziare la sua caccia spietata.

Per rendere il gioco più avvincente non si serviva nemmeno dello scouter, ma fiutava la paura e ascoltava i pianti sommessi che provenivano dai nascondigli più impensati, e da li estraeva le sue vittime per poi spezzargli l'osso del collo, oppure trapassarli con un piccolo raggio energetico.

Ora invece, dopo aver sterminato popolazioni intere, mirava a terminare la missione nel minor tempo possibile, quindi accadeva che a volte, dopo essere atterrato su di un pianeta, si facesse catturare insieme a Napa e Radish, per poi farsi portare al cospetto della maggior autorità del luogo. Qui sfidava i guerrieri più potenti, e dopo averli uccisi, reclamava la conquista del pianeta. In questo modo le bellezze locali non venivano distrutte e gli abitanti potevano essere venduti come schiavi.

Questo era accaduto anche su Orias un pianeta azzurro, popolato da creature umanoidi con una forte affinità verso l'acqua, dovuta alla presenza di numerosi mari e laghi, che rappresentavano l'8o% della superficie del pianeta. Lo scontro tra i campioni di Orias ed i Sayan era avvenuto nel palazzo reale, e dopo che Vegeta ebbe sterminato facilmente i cinque guerrieri che avevano tentato invano di proteggere la loro terra, gli invasori si erano sistemati nella sala del trono, facendosi servire i cibi migliori che quelle lande offrivano.

-Non capisco perché Freezer abbia mandato noi a conquistare questo ridicolo pianeta.

Disse Napa affondando i denti in un enorme filetto di pesce.

-Beh, per noi è un fortuna.- gli rispose Radish - E' stato un lavoro di tutto relax, non è forse vero Vegeta?

Ma Vegeta non era affatto contento. Odiava andare alla conquista di popoli così inferiori, perché non ne ricavava alcun vantaggio. Non poteva mettersi alla prova e sopratutto non si divertiva nemmeno molto.

Rimpiangeva i tempi in cui il semplice fatto di uccidere e avere le mani imbrattate di sangue gli procurava una vera gioia. Ma ora la morte per lui era un'abitudine, e come a tutte le abitudini cominciava ad essere noiosa. Doveva quindi trovare qualcosa per distrarsi un po'.

Si rivolse al sovrano di quel regno, che si trovava prostrato ai piedi del trono.

-Dimmi vecchio, chi è l'erede della tua stirpe?

Il re di quel popolo, con la lunga barba ormai diventata azzurrina sollevò lo sguardo in sua direzione e tristemente gli rispose.

-Tu hai ucciso l'erede di questo trono, tu hai ucciso il principe di questo popolo e il difensore di queste terre. Mio figlio giace su questo pavimento, ed è l'ultimo guerriero che tu hai trafitto.

-Non era poi questo gran difensore – replicò Napa ridacchiando.

Vegeta ignorò volutamente l'affermazione e continuò a domandare.

-Quindi non hai altri figli?

-Ebbene no. Braido era il mio unico figlio maschio.

-Non è quello che ti ho chiesto vecchio.

L'anziano uomo troppo stanco dalla vita e provato dalla morte del figlio, incautamente rispose alla domanda che gli era stata rivolta, incapace di comprenderne le conseguenze.

-...ho anche Alisea, mia figlia, l'unica cosa che ancora mi resta.

-Credo che sia il caso di conoscerla – disse Vegeta maligno, e continuò rivolgendosi a Radish -Va a cercarla, e bada bene di non torcerle un capello, sarò felice di incontrarla.

Il sovrano sussultò spaventato a quelle parole. Ma non c'era niente da fare. Ormai era nelle mani di quegli assassini.

La giovane Alisea era stata quindi portata al cospetto di Vegeta, che mellifluo l'aveva afferrata per il mento osservandola in viso.

-Devo dire che non sei niente male. Credo che potremo divertirci abbastanza insieme – e detto questo cominciò incurante a togliersi l'armatura.

Napa si alzò quindi dal suo comodo giaciglio e seguito da Radish uscì dalla sala del trono, trascinandosi dietro l'anziano re.

-Cosa vuole fare a mia figlia? - chiese terrorizzato con gli occhi carichi di lacrime.

-Non l'hai capito vecchio? Vegeta è un principe e quindi quando può ama “intrattenersi” con le principesse.

-Povera povera figlia mia – pianse il re, e in una sorta di disperata preghiera invocò i suoi dei, affinché sua figlia non rimanesse gravida da quella violenta unione. - vi prego potenti Atlantici, risparmiateci almeno questa umiliazione.

I due Sayan risero di gusto a quelle parole.

-Non temere – disse Napa – Nessuna delle donne di Vegeta corre il rischio di rimanere incinta...-

L'uomo ringraziò gli dei per l'apparente sterilità di Vegeta e principiò un profondo sospiro di sollievo, che però non ebbe il tempo di uscirgli dalla gola.

-...nessuna rimane in vita abbastanza a lungo da concepire qualunque cosa!

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Capitolo 5
*** desiderio ***


Era famosa in tutta la galassia per la sua bellezza e la sua bravura.

Aveva lunghi capelli viola che incorniciavano lo splendido viso, adorno di due occhi grandi e profondi, dello stesso colore degli smeraldi. Sebbene il fisico fosse asciutto i seni erano ampi e carnosi mentre il bacino stretto fungeva da anteprima a due lunghe gambe snelle. Ma lo sguardo era ciò che faceva di lei la professionista che era. Sapeva ammaliare gli uomini, che cedevano al suo fascino senza remore, abbandonandosi alle sue cure. Il suo nome era Amena ed era la donna più nota dell'intero universo.

La sua vocazione era l'amore, nella forma più fisica del termine e grazie alla sua bravura era riuscita a preservare il suo pianeta.

Vegeta era stato mandato su Iandia dopo che Zarbon era tornato senza essere riuscito nella conquista di quel piccolo globo, ricco di diamanti e pietre preziose. L'affascinante tirapiedi di Freezer, forte della sua bellezza aveva pensato di conquistare la bella Amena e farsi così consegnare il pianeta, senza inutili spargimenti di sangue, l'uomo infatti detestava il combattimento, restio com'era al sudiciume e allo sforzo che spesso comportava. Tuttavia era rimasto vittima del suo stesso piano, e innamoratosi perdutamente della ragazza le aveva concesso il mantenimento del dominio sul pianeta, per poi tornare al cospetto di Freezer profondamente vergognoso.

Era stato quindi scelto Vegeta per compiere quella missione, misogino fin nel profondo, non avrebbe certamente ceduto di fronte ad una donna. L'imperativo tuttavia rimaneva lo stesso, Amena doveva rimanere viva, per essere condotta al cospetto di Freezer, e il pianeta non averebbe dovuto subire pesanti danni.

 

Atterrato su Iandia si era guardato intorno e aveva a lungo inspirato l'aria fresca. Quel pianeta doveva valere veramente molto, lo capiva dalla vegetazione lussureggiante e dalla fauna che girava indisturbata a pochi passi da lui, per non parlare dei sassi, che altro non erano se non piccole pietre luccicanti. Era a dir poco incredibile che un luogo del genere appartenesse ancora ad una singola donna.

Si era alzato in volo e aveva raggiunto la grande struttura che sapeva appartenere alla sovrana di quel regno. I soldati che proteggevano l'ingresso appena l'avevano scorto si erano fatti da parte, permettendogli il passaggio, e lui aveva varcato la soglia facendosi scortare fino alla sua destinazione.

-Benvenuto principe dei Sayan.

La voce proveniva dalla cima della scalinata, alla cui sommità, invece di trovarsi il solito trono, faceva bella mostra di se una conchiglia gigantesca, ornata di cuscini e tessuti purpurei.

-Come sai chi sono?

Lei rise, e la sua risata era cristallina come l'acqua di sorgente.

-tutti conoscono Vegeta, il valoroso principe dei Sayan. Famoso per la sua forza e la sua crudeltà.

-Saprai anche perchè mi trovo qui quindi.

-Certo che lo so mio principe.

-Mostrati donna!Non sono abituato a parlare senza vedere il mio interlocutore.

Rise ancora.

-Non ho timore a mostrare il mio volto, ma devo avvisarti però che se mi vedrai non riuscirai più a portare a termine la tua missione.

-Correrò questo rischio – disse strafottente, ma il sorriso malefico gli morì sulle labbra quando i suoi occhi la scorsero.

 

Era trascorsa una settimana da quando era entrato nella sua casa, e non aveva quasi mai abbandonato l'alcova.

Quella donna conosceva profondamente la natura degli uomini e si era fatta dominare da Vegeta, guidandolo in posizioni e perversioni a cui lui da solo non avrebbe mai pensato , per quanto la sua fantasia fosse fervida.

Con la passione aveva fatto in modo che la mente del Sayan si smarrisse tra le sue curve ed i suoi baci, facendogli perdere la cognizione del tempo.

-Ti trovi bene qui con me mio principe? - gli chiese mentre con la testa dell'uomo poggiata sul grembo lo nutriva, portando alla sua bocca gli acini dolci di un frutto succulento.

Lui non rispose,ma aprì la bocca per farsi imboccare ancora.

-Rimani qui e farò di te il re di questo regno. Tornerai ad essere il sovrano di un popolo e non un semplice mercenario posto sotto il giogo di Freezer.

Ancora non emise un suono, ed ingoiò un altro acino.

 

Era la persona a cui aveva forse permesso di avvicinarsi di più in tutta la sua vita, a cui aveva concesso di toccarlo e con cui aveva trascorso notti memorabili. Aveva goduto sotto il suo tocco e aveva appreso come dare piacere. Per un attimo si era anche distratto nell'illusione di prorogare all'infinito quella vita, ma l'orgoglio l'aveva reclamato e quando lei, che si era veramente invaghita del principe, scortata davanti a Freezer gli aveva domandato perchè, lui aveva semplicemente risposto:

-Non voglio essere re di un pianeta quando posso diventare il dominatore dell'universo.

 

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Capitolo 6
*** premonizioni ***


Era sempre un soldato. Un mercenario o al limite un gladiatore che invece di combattere all'interno di un'arena aveva come luogo adibito al combattimento l'intero universo. Non combatteva per se stesso, e nemmeno per la libertà, lo faceva perchè farlo era l'unico modo di sopravvivere e l'unica maniera che avesse per raggiungere il suo scopo. L'orgoglio gli impediva di abbandonare la battaglia, anche quando la situazione diventava disperata, anche quando si trovava da solo, circondato dai nemici, e prossimo alla morte. Ma la fortuna era dalla sua parte e un bagliore lontano iniziò a diffondersi lungo l'orizzonte, la luna stava sorgendo e lui era salvo.

 

L'enorme scimmione aveva eliminato tutti i famosi arceri di Legaine e terminato il suo sterminio si era ridimensionato, perdendo il pelo e le zanne per rinascere nuovamente uomo.

Vegeta era esausto. La battaglia lo aveva stroncato e c'era ancora la città principale da conquistare. Perdeva sangue dal braccio e i muscoli gli facevano talmente male da non riuscire più a muoverli. Doveva trovare un riparo per far trascorrere la giornata, e tentare un nuovo attacco alla sera, quando la luna si approssimava a sorgere.

Si era trascinato tra la fitta vegetazione, aveva raggiunto un corso d'acqua, e li aveva bevuto avidamente; poi troppo stanco per proseguire si era adagiato sul prato arancione e li si era addormentato.

 

Sentì una nenia sussurrata piano e una mano che gli accarezzava la fronte, mentre due occhi azzurri lo stavano scrutando. Vide un sorriso felice dipingersi sulle labbra della giovane quando si accorse che si stava riprendendo.

-Ben svegliato. Sono stata molto in pensiero per te.

Vegeta la guardava stranito. Se non fosse stato più che certo di finire negli inferi avrebbe pensato di essere morto e di trovarsi in paradiso in compagnia di un angelo. Era bella infatti, talmente bella da non sembrare nemmeno una creatura terrena. Si sentiva in pace e al sicuro come non lo era mai stato in tutta la sua vita.

Poi tutto divenne tenebra e un ceffone violento lo riportò alla realtà.

 

Era legato.

Le mani e i piedi talmente stretti da permettere a male pena la circolazione del sangue mentre sentiva il freddo granitico di una roccia lungo la schiena.

Doveva trovava all'aperto, data la brezza che gli accarezzava il viso, ma l'odore che raggiunse le sue narici non era quello del vento sottile che profuma le foreste, ma un olezzo più acre e molto più noto. Percepiva odore di morte.

La testa gli pulsava e con un enorme sforzo costrinse le palpebre a sollevarsi, mentre gli occhi mettevano a fuoco. Davanti a lui si trovavano centinaia e centinaia di cadaveri, alcuni parzialmente ustionati, altri riversi in una pozza scura formata dal loro stesso sangue rappreso; di qualcuno probabilmente non rimaneva altro che un pugno di cenere.

-Quale onore. Il principe delle scimmie ci degna finalmente della sua presenza.

L'alieno verde lo guardava con strafottenza mentre si provava dei gioielli probabilmente trafugati dal tesoro di corte.

-Freezer era stanco di aspettare e ha deciso di mandare la mia squadra a...soccorrerti!

Guldo ora rideva riversandogli addosso il terribile puzzo del suo alito. Rideva di lui e della sua stirpe di guerrieri.

Un essere inferiore. Poco più che un verme strisciante si permetteva di prendere in giro Lui, il grande Vegeta.

Rabbia, frustrazione e orgoglio gli infuocarono l'animo risvegliando all'istante ogni fibra del suo corpo martoriato. Le parole si affollavano sulle labbra, ma nessun suono uscì da esse.

Una smorfia di dolore gli deformò il viso quando con tutta la forza che ancora possedeva spezzò le catene che lo imprigionavano, riducendo poi in briciole con la sola forza combattiva il masso che le sorreggeva.

L'alieno colto di sorpresa non riuscì a fermare il tempo venendo colpito con inaudita violenza.

Vegeta si scagliò su di lui ma il braccio, proteso in avanti, venne fermato da quella che sembrava una forza invisibile. L'alieno aveva ripreso possesso delle sue facoltà e le avrebbe sfruttate effettivamente fino al suo ultimo respiro

Cadde a terra prossimo all'incoscienza, colmo di ira ma sperando con l'ultimo barlume di lucidità di riprendere almeno il sogno che aveva interrotto.

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Capitolo 7
*** Una speranza nel buio ***


Sentiva la carne sotto i suoi piedi, ormai completamente imbrattata dello scuro liquido che sapeva essere il suo sangue. Con una leggera pressione percepiva lo scricchiolio della gabbia toracica con le ossa che andavano fratturandosi sotto il peso che stava esercitando. Sapeva che era inutile continuare, perchè quello che una volta era il corpo di una creatura vivente ora non era altro che un ammasso informe. Si era chinato quindi e con due mani aveva stretto la testa del suo avversario, sradicandola completamente.

Ce l'aveva fatta finalmente. Il cadavere di Freezer giaceva immobile ai suoi piedi.

Sentiva una sensazione sconosciuta, mai provata prima. Una specie di calore all'interno del corpo e il desiderio incontrollato di sorridere e rilassare le membra stanche finalmente. Forse per la prima volta in vita sua aveva scoperto cosa fosse la felicità.

Poi un rumore sordo. Guardò il cielo ma non si vedevano nuvole.

Poi uno scossone che sembrava muovere l'intero pianeta, seguito da un fastidioso allarme sonoro.

-Stiamo attraversando una zona ad alta concentrazione di meteoriti...prestare attenzione!

Disse la voce fuoricampo.

Poi il buio...

 

Osservando attraverso quel vetro si poteva ammirare la galassia nella sua magnificenza, adorna dei suoi pianeti, delle sue costellazioni e dei suoi soli; inoltre se si era in grado di guardare con attenzione e sensibilità attraverso il rosso di quel piccolo oblò, si poteva cogliere, nello spettacolo che svelava, l'essenza dell'universo con il suo creato, comprendendone l'immane bellezza.

Per chi non fosse abituato ai viaggi interstellari tutto quel buio avrebbe potuto incutere un certo timore, ma per Vegeta che volava nello spazio fin dalla più tenera età, l'universo non era altro che una via come un'altra. Ad ogni missione saliva sulla sua monoposto, attraversava l'atmosfera e si godeva per qualche ora la quiete di quel luogo, ritardando così l'azione del gas soporifero e concedendosi un po di tempo per riflettere e riposare.

Amava profondamente quei momenti di solitudine, in cui sapeva di non venir disturbato dal vociare degli altri guerrieri per il corridoio, o dalle inutili domande dei suoi sottoposti. Nemmeno quando dormiva alla base raggiungeva lo stesso livello di serenità, tormentato dal pensiero di essere aggredito durante il sonno.

Quel viaggio in particolare rendeva il suo animo particolarmente leggero. Radish era morto, ma la sua dipartita non era stata vena, aveva scoperto infatti dell'esistenza di sette sfere magiche, che cominciavano a rappresentare per lui una nuova speranza di libertà.

Nell'universo il suo nome era bisbigliato con timore, aveva sterminato decine di popolazioni e poteva distruggere pianeti interi con una sola onda di energia, ma questo non bastava a rendere di lui un uomo libero. Era uno schiavo, che per quanto potente rimaneva comunque uno schiavo. E tutte le umiliazioni che aveva subito avrebbero potuto essere lavate solamente col sangue di chi le aveva impartite.

Sognava ad occhi aperti ormai, immaginando lo scricchiolio delle ossa di Freezer infrangersi contro il suo pugno, ed il suo ghigno deformato dal dolore. Avrebbe goduto nel vederlo strisciare a terra come un verme invocando pietà...e lui misericordiosamente gli avrebbe concesso la morte. Una morte lenta e straziante. Le sue urla sarebbero state come musica melodiosa e il suo sangue come il più pregiato dei liquori, in fine gli avrebbe staccato la testa per mostrare a tutti di cosa era capace il principe dei Sayan.

Mai il suo sogno era stato tanto vicino dall'avverarsi. Solo un anno e finalmente avrebbe avuto ciò che voleva, l'immortalità.

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