Together? Forever.

di lacrimenere
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sunrise, sunrise, looks like morning in your eyes ***
Capitolo 2: *** I can't love you more than this ***
Capitolo 3: *** Daisies. ***
Capitolo 4: *** Promises ***
Capitolo 5: *** trust me. ***



Capitolo 1
*** Sunrise, sunrise, looks like morning in your eyes ***


Un timido raggio di sole si fece spazio tra le tende azzurre della camera da letto e andò a stuzzicare il sonno di Harry.
Le lunghe ciglia si smossero un poco, ma appena sollevò le palpebre richiuse gli occhi immediatamente, constatando che la luce fosse troppo forte.
Si stiracchiò, strizzò gli occhi - stavolta senza aprirli - e allungò la mano sull’altra sponda del letto matrimoniale.
Quando incontrò quella di Louis, che stava ancora dormendo, un sorriso spuntò sul suo bel viso mettendo in risalto le profonde fossette.
L’intera stanza era illuminata da una luce fioca, e l’unico rumore percepibile era il respiro pesante del ragazzo addormentato e il cinguettio di qualche passerotto mattiniero probabilmente fermatosi sul davanzale della finestra.
Quando finalmente si decise ad aprire gli occhi, si sollevò sui gomiti reggendosi la testa con una mano.
Fissava Louis senza smettere di sorridere.
Era incerto sul da farsi: svegliarlo e subirsi una sclerata isterica (Louis era infatti quel tipo di persona che è meglio non svegliare prima di mezzogiorno) o continuare ad osservarlo, pensando a quanto fosse perfetto in ogni suo piccolo particolare?
Optò per la prima opzione, facendo una smorfia come se stesse dicendo a sé stesso “vai così Harry, sei coraggioso stamattina”.
“Lou” provò.
Nulla.
“Louis”
Per tutta risposta lui si girò dandogli le spalle, mugolando qualcosa di incomprensibile.
Harry scosse la testa, accennando una risata.
Doveva aspettarselo.
“Hey”, sussurrò avvicinandosi.
Non ottenne nessuna risposta, di nuovo.
 “Lou”
Appoggiò le labbra rosee sul collo del ragazzo steso vicino a lui, lasciandovi un’umida scia di baci.
Louis si mosse quasi impercettibilmente, ma questo bastò per far allontanare Harry, che notò sul suo braccio un velo di pelle d’oca.
Sorrise tra sé e sé soddisfatto.
“Svegliati, stronzo”
“Ancora 5 minuti”
“No, è ora di alzarsi”
“Daaaaai, ti preeego” strillò stringendosi nelle coperte. “E comunque, stronzo sarai tu. Non lo sai che non è buona educazione svegliare la gente così presto?” disse con voce impastata.
“Sono le 10 di mattina, Louis”
“Appunto, è presto”
Il riccio si avvicinò ancora un poco, strofinando il naso sulla guancia di Louis. Le palpebre del ragazzo si dischiusero, mostrando al mondo l’incredibile azzurro dei suoi occhi.
“Okay, okay. Sono sveglio. Sappi che ti odio”
“Sì, ti amo anche io. Buongiorno, principessa”  fece Harry sollevandosi per trovarsi faccia a faccia con lui e stampandogli poi un fugace bacio sulle labbra.
“…regina”
“Cosa?”
“Non sono una principessa, sono una regina”
“Oh, come vuoi tu, Lou!” rispose gettando indietro la testa e scoppiando in una sonora risata.
Saltò giù dal letto avviandosi verso le scale “dai muoviti, scendo a preparare la colazione”
Louis richiuse gli occhi e si tirò le coperte fin sopra la testa.
“Sei un amore, Hazza”
“Si, lo so” . Sorrise.
“Ah, Harry…”
“Sì?”
“Voglio due cucchiaini di zucchero nella mia spremuta d’arancia”
“Come desidera, sua maestà”
L’ultimo suono che udì prima di uscire dalla stanza fu la risata cristallina di Louis.

















Sciaaao bele.
Parto dal presupposto che questa è la prima storia in assoluto che scrivo.
L'ispirazione mi è venuta durante l'ora di storia a scuola, e sinceramente questo non è neanche il primo capitolo in ordine di scrittura.
L'ho postato per primo perchè tra tutti quelli che ho scritto finora è in assoluto il mio preferito.
So che avrei potuto farlo più lungo, ma credo che continuerò la descrizione di questa scena nel prossimo capitolo...il fatto è che state leggendo questo capitolo esattamente come l'ho concepito in partenza :)
Non ho molto da dire, quindi vi chiedo solo una cosa: lasciatemi una recensione e fatemi sapere quanto schifo faccio in una scala da 1 a millemila, mi farebbe tanto tanto taanto piacere ❤
Loveyou.


 

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Capitolo 2
*** I can't love you more than this ***


Louis, sdraiato a pancia in giù, era ormai quasi del tutto sveglio.
Harry gli aveva detto di scendere in cucina almeno una mezz’ora prima, ma la realtà è che non aveva molta voglia di lasciare il letto. Allungò una mano sul posto vuoto lasciato da Harry.
Le lenzuola scaldate dal sole profumavano ancora di lui. Sorrise tra sé e sé pensando a come era stato svegliato quella mattina.
Mai nella sua vita avrebbe pensato di arrivare ad amare una persona così tanto.
Harry era tutto quello che aveva sempre desiderato. Ed era suo.
Strinse di più le lenzuola immergendosi nel loro odore.
 
Un improvviso frastuono fece sobbalzare Louis.
“Ma porca troia!” l’imprecazione di Harry risuonò per tutta la casa.
“Harry, cos’ è successo?”
Louis si alzò dal letto dirigendosi verso le scale e sporgendosi alla ringhiera aggiunse ridendo “Tutto bene? Haz, sei ancora vivo?”
“Molto simpatico, Lou. Non fare lo stronzo e vieni giù ad aiutarmi” ribatté Harry affacciandosi alla porta della cucina.
Dopo essersi infilato svogliatamente le pantofole prese a scendere le scale “giuro che se hai rotto la mia tazza con i conigli ti ammazzo”.
Arrivato al piano terra, cercò di essere il più silenzioso possibile si avvicinò quel tanto che bastava per riuscire a guardare all’interno della cucina. Harry era chino a terra, e con le braccia cercava di ammucchiare alla meglio della polvere bianca sparsa sul pavimento. Accanto a lui, un vasetto arancione rotto. Su uno dei frammenti più grandi era ancora leggibile la scritta ‘sugar’.
“Non sapevo avessi iniziato a tirare di coca”
Harry si girò di scatto, notando solo in quel momento Louis, che se ne stava appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate e un sorriso strafottente stampato in viso.
“Ripeto, Louis: sei molto simpatico stamattina”
“Ma si può sapere come cavolo hai fatto?”
“Beh, signorino Tomlinson” iniziò Harry con un tono professionale, alzandosi e pulendosi i pantaloni dallo zucchero “si da il caso che avessi preparato la colazione a puntino. Era tutto apposto, ma poi mi sono ricordato che sua maestà gradisce due cucchiaini di zucchero nella sua spremuta, e non solo uno. Così, non avendo voglia di prendere ancora la sedia per arrivare alla mensola della zuccheriera, ho tentato di raggiungerla appoggiandomi al lavandino”
“E…?”
“E il lavandino era bagnato, quindi traine tu le conclusioni”
La faccia di Louis era seria, almeno quanto quella di Harry.
Nella stanza calò un silenzio imbarazzante.
“Sai, Harry…”
“Dimmi”
“Sei un coglione” concluse scoppiando in una risata.
“Smettila Lou” ma Louis era ormai sdraiato a terra, ridendo a crepapelle con le lacrime agli occhi.
Harry sorrise, e poi scoppiò a ridere a sua volta.
 
“Buooooooongiorno genteeeee!” esordì Niall aprendo la porta di casa.
Louis e Harry, troppo impegnati a ridere, non si accorsero nemmeno del suo arrivo.
Il biondo, fermo all’ingresso, osservava la scena confuso.
Quando Harry riuscì a controllare un minimo le risate, cercò di ricomporsi asciugandosi le lacrime con il palmo della mano.
“Nialler! Che bello averti ancora in mezzo alle palle” disse andandogli incontro e sorridendo sfacciatamente.
“Smettila cupcake, so che mi ami e che adori quando mi autoinvito a casa vostra”
“Ma naturalmente” rispose allargando ancora di più, se possibile, il sorriso.
 “Cosa vuoi?”
“Niente, in realtà. Solo, avevo voglia di stare con i miei amichetti del cuore. Sono passato da Liam prima, ma mi ha quasi sbattuto fuori a calci sostenendo che fosse vecchio e avesse bisogno di dormire”
“Ma sono quasi le 11…”
“E’ quello che gli ho detto anche io! Allora poi ho pensato di passare da Zayn, ma ho visto la macchina di Perrie parcheggiata fuori, e tu sai quanto mi faccia paura quella ragazza”
“Quindi hai pensato di venire a rompere a noi” concluse Harry.
“Esattamente. Louis?”
“Eehm.. penso sia sdraiato in cucina”
Niall fece uno sguardo interrogativo, e il riccio per tutta risposta sollevò le spalle.
“Harry vieni un attimo! E non portare Niall, per favore. Devo parlarti” riecheggiò la voce di Louis.
Harry guardò il biondo, e alzò una mano facendogli intendere di rimanere dove si trovava.
Quando raggiunse la cucina, Louis teneva in mano una scopa e sorrideva realizzato.
“Cosa…?”
“Ho avuto un’idea geniale Haz”
“Ti ascolto”
“Tu adesso fai entrare Niall, e poi lascia fare a me. Appena te lo dico, seguimi”
Harry inarcò un sopracciglio, con aria sospettosa. Ma il sorriso sul volto di Louis, lo convinse a fidarsi per l’ennesima volta. Tanto da lì a poche ore si sarebbe pentito di averlo ascoltato. Ormai era routine.
“Niall, Louis ti vuole!” lo chiamò sporgendosi.
Niall camminò cauto fino all’ingresso della cucina, e spalancò gli occhi alla vista di quell’insolito spettacolo.
“Porca puttana, vi ha nevicato in casa?”
“Senti Niall, vieni qui..” Louis gli si avvicinò mettendogli un braccio dietro al collo, mentre con l’altra mano reggeva la scopa dietro la schiena. Harry, che aveva intuito i piani di Louis, sorrise beffardo.
“Hai mai visto il film di Cenerentola?”
“Uuhm.. si” rispose dubbioso Niall.
“Ti piacerebbe girare per Londra su una carrozza a forma di zucca indossando delle scarpette di cristallo?”
Harry cercò di trattenere le risate portandosi una mano alla bocca.
“Louis, cosa cazzo…?
“Dai Niall, so che ti piacerebbe. E io, da brava fatina turchina, ho intenzione di esaudire il tuo desiderio. Prima però devi fare il lavoro sporco”
Appena ebbe finito di parlare, mise la scopa nelle mani dell’amico.
 “Ora Harry, ora!” prese per mano il riccio e correndo lo trascinò fuori di casa, chiudendo poi dentro Niall.
“Siete dei bastardi!” si sentì urlare dall’interno.
“Anche noi ti vogliamo bene, Cenerella!” ribattè Louis “mi raccomando pulisci bene tutto!”.
Harry guardò prima Louis, poi sé stesso.
Erano ancora entrambi in pigiama. Quando sollevò lo sguardo, Louis stava ancora battibeccando con Niall.
Sorrise.
Mai nella sua vita avrebbe pensato di arrivare ad amare una persona così tanto.
 
 
 
 
 
 
Hola bitchachos!

Allora, parto dicendo che questo capitolo è stato scritto di fretta (causa: marea di verifiche e interrogazioni) quindi, scusate se non è un granchè.
Devo ammettere che mi sono divertita ad elaborarlo, spero di essere riuscita a strapparvi un sorriso.
Vorrei ringraziare tutte le persone che sostengono il mio lavoro e che mi incitano ad andare avanti a scrivere e un enorme grazie a chi ha messo la storia nelle seguite/preferite.
Davvero, siete fantastiche.

Lau.❤

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Capitolo 3
*** Daisies. ***


Caro diario,
Oggi io e Louis siamo andati a fare una passeggiata in campagna.
E’ stato bello.
Era da tanto che non stavamo un po’ insieme da soli.
Le ultime settimane le abbiamo passate quasi totalmente in studio di registrazione, avevamo tutti bisogno di staccare… questo weekend libero è stato una manna scesa dal cielo.
In questo momento Lou è seduto sul divano e sta guardando una di quelle fiction argentine che farebbero entrare in stato comatoso chiunque dopo le prime due puntate. Non capisco perché non si decida a cambiare canale.. probabilmente il telecomando è troppo distante.
Promemoria: la prossima volta che decidi di fare una gita fuori porta con Louis, evita di dargli in custodia la borsa delle birre… almeno che tu non voglia ritrovarti a bocca asciutta e con il ragazzo ubriaco ancora prima di essere arrivati a destinazione. 
 
Harry xx
 
 
 
 
“Hey, Harry!”
Harry alzò lo sguardo dal diario, concentrando la sua attenzione sul ragazzo che l’aveva appena chiamato.
Stava seduto sul divano e teneva sulle gambe il computer, sorrideva fissando lo schermo.
La fiction argentina era – come previsto – stata messa in secondo piano nella lista degli interessi di Louis.
“…Harry?”
“Cosa”
“Vieni qui, muoviti. Non puoi perdertela questa!”
Il riccio posò la penna sul tavolo, diede uno sguardo alle poche righe che aveva scritto e sospirando chiuse il quadernetto.
Trascinando i piedi raggiunse la porta della cucina e si appoggiò a malavoglia allo stipite.
“Un’altra delle tue solite stronzate?”
Louis gli rivolse un’occhiata indecifrabile, distogliendo per la prima volta l’attenzione dal portatile.
“Ma ti decidi a venire qui o cosa?”
“Sono staaanco” ribattè Harry con voce infantile.
Louis lo fissò con gli occhi socchiusi.
“Okay, okay arrivo!” fece Harry ridendo e sollevando le mani in segno di arresa.
Si posizionò dietro al divano, poggiando i gomiti sulla spalliera in modo da poter osservare dall’alto lo schermo.
“Dunque?”
“Guarda qui” Louis digitò velocemente sulla tastiera, poi aprì un’immagine e con un sorriso radioso ruotò la testa per vedere l’espressione di Harry.
 “Non siamo bellissimi?” concluse poi scoppiando in una risata.
Sullo schermo, una foto.
O meglio, una loro foto.
Louis e Harry.
In pigiama.
Nel parco fuori casa.
“Oh dio mio, non posso crederci” sussurrò Harry sgranando gli occhi
“E non hai ancora visto i commenti”
Harry si portò una mano sulla fronte e la fece poi scivolare lungo la faccia fino ad appoggiarla a fior di labbra.
La foto portava la data di qualche giorno prima, e di fianco la descrizione della ragazza che l’aveva pubblicata “I Larry ieri. Oddio sono l’amore asdfghjhgf”.
A seguire, una serie infinita di commenti simili a primo.
Harry si soffermò sul nome del blog in cui avevano trovato la foto.
“Bull..shipper? Bullshipper?” balbettò nel tentativo di leggerlo.
“Vabbè, vogliamo parlare del nome ‘Larry’?” aggiunse Louis accennando una risata.
“Lo sai che questa cosa non va bene”
“Hai ragione, dovremmo chiedere alle fan di avvisarci prima di fare le foto, guarda che faccia ho qui! Sembro un coniglio”
“Louis, davvero. Ai manager non andrà giù”
Louis abbassò leggermente lo schermo del computer, poi lo appoggiò sul tavolino e si girò verso Harry, tirando un lungo sospiro misto tra rassegnazione e disappunto.
“Harry, lo so. E’ una situazione di merda okay? Lo so. Ma non ho intenzione di rovinarmi la vita preoccupandomi di cosa sarebbe meglio fare e di cosa non.”
Harry non mostrò nessun segno d’assenso o di disaccordo, né disse qualcosa.
“Freghiamocene Harry, ti prego. E’ già abbastanza pesante così, non complichiamoci la vita. Ti prego”
Harry incurvò leggermente la bocca, in una smorfia quasi riconducibile ad un sorriso.
“Va bene”
“Grazie”
Si sorrisero a vicenda. Sorrisi tirati, sorrisi amari.
“Comunque hai ragione”
“Ovvio, io ho sempre ragione. Ma a cosa ti stai riferendo esattamente?”
“Al fatto che in questa foto sembri un coniglio” disse indicando con un dito il computer.
Louis lo riprese e se lo appoggiò di nuovo sulle gambe, in modo da poter osservare meglio l’immagine.
“Tu non sei messo molto meglio, Haz” aggiunse dopo un attimo di riflessione.
“Io sembro come sempre un adorabile cupcake”
Louis assunse un’aria seria e si mise ad osservare attentamente la fotografia.
“Cazzo, hai ragione” sussurrò girandosi a guardare Harry e sorridendogli divertito.
“Ovvio, io ho sempre ragione”
Dopo qualche istante di silenzio, il riccio si avviò verso la cucina
“Louis, vuoi qualcosa da bere? Mi preparo un the”
“Se non le è di troppo disturbo, Signor Cupcake, ne gradirei un po’”
 
Harry tornò in salotto con due tazze fumanti in mano e si sedette vicino a Louis, tendendogli la sua.
Iniziarono a sorseggiare in silenzio.
Aveva iniziato a piovere e le gocce riempivano il vuoto con il loro picchiettio.
“Sai, le margherite ti donano proprio” disse ad un certo punto Harry senza distogliere lo sguardo dalle vetrate.
“Cosa?”
“La coroncina che hai in testa”
Solo in quel momento Louis si ricordò di non essersela ancora tolta.
Sorrise ripensando alla giornata trascorsa insieme.
Per un secondo, gli sembrò di sentire ancora le note della chitarra che accompagnavano la voce di Harry mentre, sdraiati nell’erba, cantavano canzonette.
Si ricordò del profumo del granturco, del sole che scottava la pelle, del suono dei grilli.
E poi ancora, le risate di Harry, il suo tono incazzato quando si era reso conto che le birre erano finite. La sua espressione concentrata mentre infilava le margherite una di seguito all’altra. E l’aria soddisfatta che aveva assunto mentre ammirava il suo capolavoro.
Erano frammenti di vita che non sarebbero tornati mai più.
“Grazie Harry”
“Per la coroncina?”
“Per tutto”.
 
 
 
 
Ciao, cuccioli di panda.
Volevo ringraziare ancora tutte le figone che mi leggono, sappiate che siete le migliori.
So che la storia sembra non svilupparsi mai, ma vi chiedo di avere ancora un po’ di pazienza perché pian piano tutti i pezzi si uniranno e la trama incomincerà ad esservi più chiara :)

Siete stupendi, ve lo giuro.

- Lau xx                 
 
 
Seems like these days I watch you from afar
Just trying to make you understand
I’ll keep my eyes wide open”

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Capitolo 4
*** Promises ***


Louis si svegliò presto quella mattina.
La luce filtrava dalle fessure delle ante, e si maledì in silenzio per non aver controllato più attentamente che fossero ben chiuse, la sera precedente.
Al suo fianco, Harry dormiva ancora profondamente e Louis sorrise nel notare che le loro mani erano ancora intrecciate.
Si stiracchiò e allungò la mano libera per raggiungere il cellulare che giaceva sul comodino accanto al letto e, una volta afferratolo, si mise a scorrere i messaggi che non aveva ancora avuto modo di leggere.
Ne aveva ricevuti sette: uno era da parte di sua madre, che lo rimproverava di non aver chiamato casa per più di due settimane, tre erano di Niall e due di Liam (in entrambi i casi i messaggi erano un ammasso di frasi senza senso e parole scollegate tra loro, segno che i due quella notte avevano bevuto probabilmente qualche bicchiere di troppo), ma fu sull’ultimo che focalizzò la sua attenzione.
Delicatamente sfilò la mano da quella di Harry  e si mise a sedere senza distogliere lo sguardo dal display.
“Cazzo, no. Non proprio ora..” sussurrò a denti stretti.
Riappoggiò il cellulare sul comodino e gettò uno sguardo ad Harry.
Sospirò chiudendo gli occhi, come se stesse cercando la forza di pronunciare quella frase.
“Perdonami, se puoi, ancora una volta”
Gli lasciò un leggero bacio sulla guancia, poi si alzò dal letto e uscì dalla stanza.
 
 
Harry aprì gli occhi svogliatamente, svegliato dagli schiamazzi dei bambini nel parco.
C’era parecchia luce nella stanza.
Si voltò per cercare Louis al suo fianco
“Buongiorno signor Toml..”
Lasciò la frase in sospeso, restando interdetto nel notare che il letto era vuoto.
Si mise a sedere, cercando di elaborare il più razionalmente possibile quell’informazione.
Deglutì nervosamente guardandosi intorno, poi si alzò e prese a scendere le scale.
Magari, per una volta, sua maestà si era decisa a prepararsi da sola la colazione.
Del resto il sole era già alto, e non si poteva escludere la possibilità che Louis avesse avuto un improvviso attacco di fame, no?
E probabilmente aveva preferito non svegliarlo, così era sceso da solo. Era possibile, giusto?
Ma mentre faceva queste considerazioni tra sé e sé, sapeva di essere fuori strada.
Raggiunto il piano terra, notò un insolito silenzio.
Prima di arrendersi all’evidenza, però, fece un rapido giro per le stanze.
Sala, bagno, giardino, camera degli ospiti.
Niente.
Louis non era in casa.
Si avviò verso la cucina, sapendo che non l’avrebbe trovato neppure lì.
“Certo che almeno poteva avvisarmi, cristo santo!” borbottò mentre tirava fuori una tazza dalla credenza e apriva il frigorifero per prendere del latte.
Si portò la tazza alle labbra e mentre sorseggiava notò sul tavolo un foglietto.
Si avvicinò lentamente e dopo aver appoggiato la scodella sul piano del lavandino prese tra le mani il pezzo di carta.
Lesse velocemente.
Appena ebbe finito, con calma apparente e un sorriso irritato sul volto, lo appallottolò e lo lanciò con forza contro la parete opposta.
“Vaffanculo” sussurrò, mentre si lasciava cadere sulla sedia più vicina.
 
“Sono uscito con Eleanor.
Non aspettarmi per pranzo
Lou xx”
 
 
 
“Louis”
Louis mescolava il suo cappuccino distrattamente, ignorando la ragazza che gli stava di fronte.
Era un piccolo bar in centro e per il momento nessuno si era ancora accorto della loro presenza lì, se non un paio di ragazze che erano poi corse via urlando.
“Louis, per favore, degnati almeno di alzare lo sguardo”
Non riuscendo ad ottenere la sua attenzione, continuò con una nota in più di irritazione nella voce
“Speri che ti venga rivelato il futuro continuando a contemplare il tuo caffè? Nel caso non te ne fossi accorto, non hai davanti una sfera di cristallo”
“Non sarà una sfera di cristallo, ma non è neanche un caffè”
Eleanor lo guardò con aria interrogativa.
“E’ un cappuccino” concluse il ragazzo senza alzare lo sguardo.
“Fa lo stesso, dio mio”
Louis afferrò un’altra bustina di zucchero e ve la versò dentro, poi mise in un angolo del tavolo la carta insieme ad altre cinque bustine vuote e riprese a mescolare con lo stesso ritmo.
“Cerca almeno di fingere un sorriso, siamo usciti per questo, no?” riprese la ragazza alzando gli occhi al cielo contrariata “là dietro c’è un fotografo, guarda distrattamente da quella parte e fagli fare qualche foto decente”
Louis alzò lo sguardo cercando di individuare l’uomo, e lo vide appostato dietro all’aiuola che separava i tavolini esterni del bar dal marciapiede.
Tentò un sorriso tirato, mentre il tizio regolava l’obbiettivo e premeva il pulsante scattando la prima foto della giornata.
“Sai, El… Harry non la prenderà affatto bene” azzardò Louis.
“Cosa c’è di diverso dalle altre volte?” chiese lei  dopo un attimo di esitazione, sfiorando la mano del ragazzo nel tentativo di confortarlo, per quanto le fosse possibile.
“Non è passato molto tempo dall’ultima volta in cui abbiamo avuto una discussione a proposito di queste uscite… di tutta questa storia della copertura e di ciò che ne comporta”
Eleanor lo fissò nell’attesa che continuasse
“Gli avevo detto che avrei trovato un modo per smettere questa farsa, solo che davvero.. non so come potrei riuscirci, non so come fare. Non credo neanche che esista un modo, perché non posso svegliarmi una mattina e decidere di urlare al mondo che amo Harry, capisci? Non posso perché non dipende da me. E nonostante siamo entrambi consapevoli della nostra situazione, lui ha voluto lo stesso che glielo giurassi, che gli giurassi che avrei smesso di fingere di essere ciò che non sono. Che avrei smesso di obbligarlo a mettersi ogni giorno una maschera. E io, stupido, l’ho fatto. Gliel’ho giurato, El. E il problema è che in quel momento, ci ho creduto anche io.”
Abbassò lo sguardo.
“Oh, Lou…”
Eleanor si alzò e fece il giro del tavolo, raggiungendo il ragazzo e abbracciandolo dal dietro.
L’uomo dietro l’aiuola ne approfittò per scattare altre foto.
 
 
 
Più tardi quel pomeriggio, Louis si stava incamminando verso l’appartamento.
Si era preparato un discorso da fare nel caso Harry gli avesse chiesto o rinfacciato qualcosa, ma la realtà era che non sapeva esattamente cosa sarebbe successo una volta varcata la soglia di casa.
Si fermò davanti alla porta e sospirò profondamente abbassando lo sguardo.
Strinse i pugni ripetendosi di rimanere calmo.
Harry lo amava, no? Gliel’aveva detto anche la sera precedente quando gli aveva preso la mano prima che si addormentassero.
Avrebbe capito. Insomma, Eleanor non aveva tutti i torti. Cos’era cambiato da tutte le altre volte?
Erano solo entrambi più stanchi.
Girò lentamente le chiavi nella toppa ed entrò.
Il salotto era immerso nella penombra.
L’unica fonte di luce proveniva dal televisore acceso.
Stavano passando un vecchio film in bianco e nero.
Scorse la figura di Harry oltre il divano, appoggiò le chiavi sulla mensola e si sorprese nel notare che il posacenere non era più al suo solito posto.
Mosse un passo in avanti, ma si bloccò a metà strada tra la porta d’ingresso e il divano.
Il ragazzo non si era ancora accorto della sua presenza.
“Hey” sussurrò Louis flebilmente.
Harry fissava assorto le spirali di fumo della sua sigaretta.
Nell’altra mano, rigirava la coroncina di margherite.
“Ciao, Louis” rispose secco.
Fece un ultimo lungo tiro, poi spense la sigaretta.
 “…avevi promesso che avresti smesso di fumare” disse con tono insicuro e con un certo tremito nella voce
“allora facciamo entrambi schifo a mantenere le promesse, non credi?”
Detto questo si alzò dal divano buttando fuori il fumo che aveva ancora nei polmoni.
“Harry…”
Il riccio sollevò una mando facendogli intendere di restar zitto.
Lo superò in silenzio e prese a salire le scale.
Louis rimase immobile nella sua posizione, lo sguardo rivolto al pavimento, i capelli a coprirgli il viso.
Sentì la porta della camera da letto sbattere, alzò lo sguardo e si rese conto suo malgrado di non esser più in grado di distinguere chiaramente i lineamenti degli oggetti intorno a lui.
Si avvicinò al divano e notò la coroncina per terra.
Doveva essere caduta ad Harry quando si era alzato.
La raccolse delicatamente e la sfiorò con le dita.
Il gambo tra le due margherite rosa era spezzato.
Louis si portò la coroncina al petto e si lasciò sprofondare nel divano, mentre le guance diventavano umide.
 
 
“Haz, avresti un futuro in questo campo, sai?”
Louis, sdraiato nell’erba, osservava Harry armeggiare concentrato con un mazzetto di fiori.
“Ssssh! Non disturbare l’artista!”
Louis alzò le braccia in segno di scusa, accennando una risata.
Il riccio se ne stava a gambe incrociate e con la testa bassa, e lui non poteva smettere di fissarlo divertito.
D’improvviso scattò in piedi con aria trionfante
“TADADADAAAAN! Ho finito”
“Bravissimo”
Harry fissò Louis deluso
“Oh, andiamo, mi merito almeno un applauso”
Louis battè le mani con finta indifferenza, e rise notando la smorfia di disappunto sul volto di Harry.
“Allora, Grande Artista, mi mostra la sua creazione o non sono degno di tale onore?”
Il ragazzo lo fissò dall’alto con i suoi occhi verdi, assunse un’aria pensierosa e poi sorrise amabilmente.
Si avvicinò a Louis e si mise in ginocchio in modo da poterlo guardare negli occhi, lo fissò intensamente in silenzio per alcuni secondi.
Louis deglutì mentre un brivido gli percorreva la schiena.
Il riccio, senza smettere di sorridere, mise la sua creazione tra di loro, smettendo di nasconderla dietro la schiena.
“Una… coroncina?”
“Una coroncina di margherite” precisò Harry,
La pose tra le mani di Louis
“Ecco, vedi queste due?” indicò con un dito le uniche margherite con la punta dei petali rosata.
Louis annuì serio.
“Queste due siamo noi”
“Perché?”
“Beh, punto uno perché sono le più belle. E modestamente noi siamo molto belli”
Il ragazzo rise, ed Harry sorridendo continuò
“..punto due perché sono le uniche diverse in mezzo a tante altre tutte uguali. E finchè resteranno vicine, metteranno in ombra la bellezza delle margherite perfettamente bianche”
“Solo se resteranno vicine?”
“Solo se resteranno vicine. Altrimenti le altre risalterebbero di più”
“Quindi da sole queste due non valgono niente”
“Sbagliato”
Fissò Harry con aria confusa
“Da sole sono belle, ma non risplendono. Quando sono vicine, invece, non ce n’è più per nessuno”
Louis alzò lo sguardo, e il riccio gli sorrise.
Si mise la coroncina in testa e avvicinandosi sussurrò al suo orecchio
 “Sai Harry, mi piace quando ti improvvisi poeta e te ne vieni fuori con queste similitudini, però adesso chiudi quella bocca e baciami”
Prese il viso di Harry tra le mani e appoggiò le labbra sulle sue, sorridendo nel bacio.
 
 
 
Ciao topine!
Colgo l’occasione per ringraziarvi ancora per le recensioni e per aver messo questa storia tra le seguite/preferite, vi amo ♥
Sono finalmente riuscita a scrivere un capitolo più lungo, apprezzatelo dai, lol.
Adios bedde, cercherò di aggiornare il prima possibile :)
 
Lau xx
 

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Capitolo 5
*** trust me. ***


Il salotto era ormai totalmente illuminato dalla luce cupa del cielo grigio.
Louis, con lo sguardo assonnato di chi si è svegliato da non più di 10 minuti, seduto sul divano con gli stessi vestiti della sera precedente, cercava di riordinare i pensieri.
Aveva dormito li quella notte, e quando si era svegliato si era reso conto di star ancora stringendo la coroncina di margherite.
Si era addormentato quando ancora aveva le guance bagnate, quando, ormai troppo stanco, i sensi di colpa l’avevano finalmente lasciato in pace.
Sapeva di aver sbagliato, ma quale altra scelta aveva?
Ma soprattutto, aveva un’altra scelta?
Sperava che Harry avrebbe capito. Ma per il momento, non era stato così.
Si alzò e si stiracchiò mentre raggiungeva la grande finestra che dava sul balcone.
Diede un’occhiata fuori e poi si diresse verso la cucina.
Beh, in realtà Harry avrebbe dovuto capire. Perché voleva rendere tutto così difficile?
Avevano affrontato così tante volte quel discorso, che era stato stupido da parte sua chiedergli una cosa simile.
Gli aveva chiesto di promettere che ne sarebbero usciti.
Promettere.
Le promesse sono cose serie.
Raggiunse il frigorifero e lo aprì, mettendosi poi a contemplare i ripiani vuoti.
Dopo diversi minuti in cui tenne lo sguardo fisso sull’ultimo yogurt rimasto, richiuse il frigorifero e si sedette con poca grazia sulla sedia più vicina.
Poi ad un tratto una domanda gli balenò in testa, facendosi spazio tra la miriade di pensieri: dov’era Harry?
Prese lo yogurt e si diresse verso le scale.
Se Harry era ancora al piano superiore, probabilmente non aveva ancora fatto colazione.
Meglio portare con sé un dono di pace.
Sollevò lo yogurt per poterlo osservare meglio
“Tu, amico mio” disse indicando il vasetto con un dito “potresti essere la chiave per evitare un’altra discussione”
Sorrise con poca convinzione.
Camminò fino alla camera da letto e prima di guardarvi dentro tirò un profondo respiro.
Mosse un passo verso la porta, l’aprì leggermente e sgranò gli occhi non appena notò il letto vuoto.
In realtà non era sorpreso, più che altro era la delusione l’emozione predominante sulle altre.
 Su tutte le altre, le tante altre.
Si guardò intorno avvicinandosi al comodino, sperando di trovare un biglietto o qualsiasi altra cosa.
Niente di quello che avrebbe sperato.
Solo il posacenere con qualche mozzicone al suo interno.
Scrollò la testa contrariato.
Tornò al piano terra senza pensare a niente, se non a quell’unica domanda.
Dov’era Harry?
Passando davanti alla porta d’ingresso lanciò uno sguardo alla mensola e qualcosa attirò la sua attenzione.
Un accendino, il pacchetto di sigarette di Harry e un biglietto.
Cercando di non crearsi false aspettative, prese velocemente il biglietto tra le mani e lo lesse ad alta voce

Sono da Zayn.
Ps. come avrai notato, ho lasciato a casa le sigarette.
Almeno uno dei due le promesse le mantiene.
Harry
Louis rilesse quelle poche righe una decina di volte.
“Oh, fantastico” sibilò riappoggiando il biglietto vicino all’accendino.
Le promesse sono cose serie.
Non andrebbero mai fatte senza la certezza di poterle mantenere.
Ma cosa succede quando prometti qualcosa di impossibile, credendoci?
Non è mentire.
Non è non saper mantenere le promesse.
Non è neanche illudere le persone.
E’ convincerle a credere alla propria illusione.
A quell’illusione in cui credi anche tu, la stessa che ti ha portato via dalla realtà ma che ti permette di affrontarla.
E’ illudere involontariamente?
No, non è neanche questo.
E’ qualcosa di simile al sperare, aspirare a qualcosa di positivo.
E impossibile.
Illusione?
Tornò al divano e vi si sdraiò, fissando il soffitto e continuando ad affogare nei suoi pensieri.
 
 
 
“Harry…”
Il ragazzo sollevò lo sguardo dal tappeto bianco dell’appartamento.
Zayn era inginocchiato ai piedi del divano nel tentativo di incontrare le iridi verdi dell’amico, che lo fissava senza in realtà vederlo.
“Dimmi”
Zayn fece un sorriso che parve più una smorfia di disappunto. Aveva sperato che le parole gli sarebbero uscite spontaneamente, ma in quel momento rimpianse di non essersi preparato un discorso.
Harry l’aveva chiamato la sera prima, quindi avrebbe effettivamente avuto il tempo per riflettere su cosa dire, e su come sarebbe stato meglio dirlo.
Ma non l’aveva fatto.
Fece un respiro profondo, augurandosi di trovare le parole giuste.
“…Lui ti ama, lo sai”
L’attenzione di Harry si spostò su un punto non definito alle spalle di Zayn.
Immaginava che avrebbe reagito così.
“Harry, guardami!” disse afferrandolo per le spalle e scuotendolo un poco.
Il ragazzo lo fissò socchiudendo gli occhi.
“Mi ha preso per il culo, Zayn. Mi ha detto quelle cose così, senza pensarle, tanto per tenermi buono. Io ci avevo creduto, mi era sembrato sincero. Pensavo che finalmente saremmo riusciti a dare una svolta e a uscire da tutta sta storia. Ma non ho sbagliato, perché lui non ci ha neanche provato. E mai ci proverà”
Zayn sospirò rassegnato.
“Louis ti ama da morire, e sai meglio di me che se potesse farebbe di tutto per evitare questa situazione. Semplicemente, non può”.
“Si ma, se solo ci provasse…”
Harry tentò di nuovo di abbassare lo sguardo, ma Zayn lo obbligò a mantenere il contatto visivo sollevandogli il mento con una mano.
“Harry, qui non ne va solo del vostro futuro, ne va del futuro della band. Louis non è stupido, sa che se chiedesse di poter rendere pubblica la vostra relazione non otterrebbe il via libera.
E continuare a insistere metterebbe solo ostilità tra noi e loro.
Noi le marionette, i manager i burattinai. Lo spettacolino che siamo riusciti a mettere in scena frutta loro troppi soldi perché permettano che uno di noi tagli i fili. Peggio ancora se sono due. Non possono farlo, o meglio.. non vogliono farlo. Hai idea di quante fans se ne andrebbero se voi due faceste coming out? Meno fans uguale a meno soldi. Lo sai come girano le cose qui. Io e i ragazzi ne abbiamo parlato più volte, saremmo disposti a rinunciare a questa vita per vedervi felici. Il problema è che c’è un contratto, e una mano che ci indica un percorso prestabilito. Non ci lasceranno mai andare così, siamo prigionieri in questa gabbia dorata. Siamo impotenti Harry, almeno per ora. L’unica cosa che puoi fare è… accettarlo”.
Detto questo, fu Zayn per primo, stavolta, a distogliere lo sguardo.
Ci furono alcuni momenti di silenzio, rotti di tanto in tanto dal picchiettio della pioggia sui vetri.
“Non ce la faccio più, Zayn”
“Lo so, lo so. Ma sapevamo a cosa stavamo andando incontro quando…”
“Non avrei mai immaginato che si potesse star così male” lo interruppe Harry “così male, per così poco. Perchè alla fine è poco quello che chiedo, sai? Essere felice con la persona che amo. Tutti hanno questo diritto, tutti possono camminare per strada mano nella mano con la loro anima gemella. E non riesco ad accettare il fatto che io non potrò mai fare cose semplici come questa”
Zayn accennò a parlare, ma serrò immediatamente le labbra quando notò che Harry aveva ancora qualcosa da dire.
 “E sai cosa vuol dire vedere continuamente foto del tuo ragazzo abbracciato a qualcuno che non sei tu? E ritrovarsi ovunque gente che commenta dicendo ‘dio mio, loro due insieme sono perfetti, si amano, si vede’?
 E io rimango fuori, in disparte.
 Vorrei solo poter urlare ‘hey, Louis ama me, non lei’ ma non posso. O meglio, mi sento come se lo stessi urlando, ma avessi davanti un vetro che non permette alle persone che si trovano dalla parte opposta di sentirmi.
Vorrei solo essere felice. Felice, con Louis” terminò con voce rotta.
“Oh, Harry…”
Zayn si mise seduto sul divano accanto a lui. I riccioli gli coprivano gli occhi stanchi.
Il moro si avvicinò ancora un po’ e strinse l’amico, che si abbandonò nell’abbraccio.
Per un po’ nessuno dei due parlò.
Quando Harry sembrò calmarsi, Zayn allentò la presa in modo da poterlo guardare in viso.
 “Senti, dov’è Louis adesso?”
“A casa, credo”
”Vai da lui”
 “Non credo sia una buona idea, dato quello che è successo ieri sera non penso che lui voglia già parlarmi e nemmeno io sono sicuro di volerlo”
“Ci sta male, almeno quanto te…se non di più. E ha bisogno di te, più di quanto tu abbia bisogno di lui. Quindi smettila con le paranoie e vai”
Il riccio si morse un labbro, riflettendo su quanto gli era appena stato detto.
Forse Zayn aveva ragione, dopotutto. E lui era stato solo un egoista a non capire quanto stesse soffrendo Louis. Troppo preso dall’incolpare qualcuno per il suo dolore, aveva finito per accusare la persona sbagliata, quella che si trovava sulla sua stessa barca. Louis, appunto.
“Grazie amico, ti devo un favore” esordì, poi scattò in piedi di tutta fretta raggiungendo l’appendi abiti e infilandosi il giaccone nero.
Zayn, rimasto seduto sul divano, lo guardava con un sorriso dipinto sulle labbra.
Harry si avvicinò alla porta di casa, e prima di aprirla salutò l’amico con uno dei suoi più bei sorrisi.
“Sei il migliore”.
Gli fece l’occhiolino e aprì la porta.
Non appena mise piede fuori casa, respirò profondamente e lasciò che l’aria fredda penetrasse in ogni centimetro del suo corpo. Dopo qualche istante di esitazione, iniziò a correre in direzione dell’appartamento che condivideva con Louis.
“Harry aspetta!” strillò Zayn raggiungendo la porta “l’ombrello!”
Ma il ragazzo era ormai sparito, inghiottito dal grigio di quel pomeriggio di pioggia.
 
 
 
La porta si spalancò di colpo, facendo sobbalzare Louis che stava guardando distratto un vecchio film.
Harry era fermo sulla porta con i vestiti grondanti di pioggia.
“Harry, cosa cazzo…?” iniziò Louis con tono sorpreso.
Il riccio si tolse il giaccone e richiuse la porta, e con passo indeciso si avvicinò al divano e si sedette sulla poltrona vicina.
Louis continuava a fissarlo nell’attesa che dicesse qualcosa.
“Mi dispiace”
“Per cosa?”
“Per aver reagito così male ieri”
Louis fece per dire qualcosa, ma venne subito interrotto
“E’ solo che sono stanco di questa situazione.”
Harry, seduto a gambe incrociate, lasciò che i riccioli bagnati coprissero le sue iridi verdi.
“Lo so” fece eco Louis “anche io”.
Harry riflettè su quello che stava per dire, e dopo qualche momento di silenzio azzardò
 “Avevi promesso, Lou. Avevi detto che avresti chiuso questa storia per sempre, avevi detto che l’avresti lasciata”
Louis abbassò lo sguardo e sospirò profondamente prima di parlare
“Oh, dannazione Harry! Sai meglio di me che non posso. Io credo in quello che ti ho promesso, okay? E lo farò, solo non ora. Non adesso che tutto sta andando a gonfie vele.”
“Tutto? Spiegami cosa intendi per ‘tutto’” rispose, ed era quasi un sospiro. Un sorriso dal gusto amaro gli oscurò il volto.
“La carriera. La musica, le fans, i soldi…”
“…la nostra storia. Ah no, è vero: dimenticavo che il lavoro è più importante del nostro amore”
“Senti, ascoltami…”
“No Louis, ascoltami tu!”  ma non finì la frase.
Il moto d’ira che l’aveva spinto fino a pochi istanti prima si sciolse in un’unica lacrima salata, che velocemente tentò di asciugare sfiorandosi la guancia accaldata.
“Harry…io…”
Il silenzio era rotto soltanto dal pianto sommesso del ragazzo.
“Lascia perdere Louis”
Due occhi azzurri fissarono Harry, senza riuscire a metterne a fuoco i lineamenti.
Louis si alzò dal divano raggiungendo il ragazzo in lacrime.
“Hey” sussurrò sollevandogli il volto con delicatezza.
Nessuna reazione.
“Harold” riprovò, sperando di riuscire ad incontrare i due pozzi di acqua salmastra.
Harry alzò lo sguardo e puntò i suoi occhi in quelli di Louis, che sorrise di rimando.
“Ti giuro, te lo giuro Haz, saremo felici un giorno. Ti chiedo solo di avere ancora un po’ di pazienza” prese il viso del riccio tra le mani asciugandogli le lacrime con i pollici e gli si avvicinò lentamente, quasi fosse insicuro sul da farsi. Gli lasciò un bacio leggero e sfuggevole al lato della bocca e deglutì mentre le lacrime iniziavano a bagnargli le guance.
“Non giurare, per favore non farlo stavolta”
Si staccò quel tanto che bastava per permettere ai loro sguardi di accarezzarsi ancora, e lo fissò senza saper cosa rispondere.
 Poi si avvicinò di nuovo e labbra a labbra sussurrò con voce rotta “Scusami.”
Vedendo che Harry era rimasto impassibile, continuò “ti amo, Harry” e premette contro di lui lasciandogli un bacio tremante sulla bocca rossa.
Harry si allontanò di colpo.
Gli occhi di Louis vennero attraversati da un lampo di terrore.
“Harry…ti prego..” silenzio. “Harry….”
“Stai zitto”
“Cosa?”
“Non dirlo, Lou. Fa solo più male.”
“Io…mi dispiace…”
Il ragazzo scosse la testa, nascondendo il viso dietro i ricci.
“Sai perché fa così male?”
Louis sollevò lo sguardo aspettando che continuasse.
“Perché ti amo anche io, cazzo, lo sai quanto ti amo.
 Ti amo, e vorrei poter camminare per strada urlando ‘ebbene sì, amo Louis William Tomlinson’ mentre ti tengo la mano. E’ un sentimento troppo grande per essere ridotto a baci segreti, a parole non dette, ad abbracci rubati, a silenzi assordanti. E’ troppo Lou, ti amo troppo. E fa male non potertelo sussurrare ogni volta che i nostri sguardi si trovano”
Harry afferrò il volto del ragazzo dagli occhi color oceano tirandolo a sé e appoggiando le labbra sulle sue, in un bacio disperato.
Quando si staccarono, Louis prese le mani di Harry.
“Prima o poi tutti sapranno. Saremo come tu vorrai, come io vorrei. Non te lo prometto, ma sappi che io ci credo. E ti prego, credici anche tu”
“Ci credo”
Sorrise al ragazzo con i ricci, e nonostante lo sguardo non fosse pienamente convinto, si sentì il cuore sussultare.








scusate se ho impiegato così tanto ad aggiornare, scusate se il capitolo non è un granchè.
Devo ammettere che ho fatto molta, moltissima fatica per scriverlo... l'ispirazione sembra già avermi abbandonato.
Btw, fatemi sapere cosa ne pensate :)

Grazie a tutte quante, vi amo.
Laura x

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