I will love you better now

di Curly_crush
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** About us ***
Capitolo 2: *** Same mistakes ***
Capitolo 3: *** When I was your man ***
Capitolo 4: *** Can you love me again? ***



Capitolo 1
*** About us ***




ABOUT US

La guardo mentre arriva a scuola a piedi, come il suo solito. Stamattina potrebbe piovere, ma niente può fermare quella ragazza: pioggia, neve, tempesta, bufere, uragani, lei si farebbe sempre e comunque la strada a piedi. È forte, non c’è che dire. Mi scappa un sorriso.

“Haz, che fai, ridi da solo come i matti?”

Porto il mio sguardo su Niall, il biondo della nostra compagnia, che mi guarda con un sopracciglio alzato.

“No, no, niente, mi era venuta in mente una cosa”, mi difendo.

Tiro fuori il cellulare dalla tasca della giacca, e le scrivo un messaggio.

Fra 10 minuti al giardino dietro la scuola ;) x

Poi infilo le mani nelle tasche. Per essere fine ottobre fa davvero freddo, chissà cosa ci aspetta andando avanti.

Continuo a seguirla con lo sguardo, mentre legge il mio messaggio, un sorriso quasi impercettibile sul volto, ma che vedrei anche al buio, e nel momento in cui raggiunge il nostro gruppo, salutando tutti con un timido ed assonnato “Buongiorno, gente”.

I nostri sguardi si incrociano spesso, ma nessuno se ne accorge. Per quanto ne sanno gli altri, noi due facciamo solo parte della stessa compagnia, siamo buoni amici, quindi perché sospettare se a volte i nostri occhi si incontrano? È normale, tra gente che si conosce e condivide uscite e quant’altro.

Abbasso lo sguardo, e sorrido, di nuovo. No, gli scambi di sguardi tra me e quella ragazza non hanno proprio niente di normale, niente di semplicemente amichevole. Certo, siamo anche amici, ma, prima di ogni altra cosa, siamo una coppia.

“Oh, Harry, ma che cavolo hai oggi da ridere tanto?”, esclama Niall, ancora.

Lo guardo, e per poco non lo fulmino. Ma non può lasciarmi fare i miei viaggi mentali in santa pace?

In un attimo, mi ritrovo gli sguardi dell’intera compagnia, una decina di persone, addosso. Decido che quello è il momento di andarmene verso l’incontro che aspetto dalla sera precedente.

“Eh, ogni tanto mi prendono le risatine isteriche, sai, avendo un compito alla prima ora … Anzi, è meglio  che vada. Ci vediamo più tardi, ciao a tutti”, mi congedo, scambiando un’ultima fugace occhiata con lei.

Raggiungo il giardino dietro la scuola, quello dove mai nessuno ci va. Chissà perché, è così carino, ed intimo. Bah. Mi sistemo sul muretto della recinzione, e aspetto. Dopo pochi minuti, la vedo girare l’angolo. Mi alzo, e le vado incontro sorridendo.

Buongiorno bellezza”, sussurro, prima di darle un bacio sulle labbra.
“Non so dove tu veda tutta questa bellezza, ma buongiorno anche a te, Harry”, risponde lei, calma.

Risponde al mio bacio, ma senza troppo entusiasmo. Quella sua abitudine di rifiutare i complimenti, davvero non la capisco.

“Qualcosa non va?”, chiedo.
“No, no, è tutto a posto”, risponde lei, staccandosi leggermente da me.

Porto una mano al suo viso, e le alzo il mento con un dito.

“Fizz?”, la riprendo.
“Sono solo preoccupata per il compito, sai che non sono una cima in Fisica”, borbotta lei.

Mi viene da ridere piano.

“Dai, Fizzy, tu sei brava in tutto!”, cerco di tirarla su.

Lei sbuffa, poi mi abbraccia in vita, appoggiando la testa sul mio petto.

“Harry, tu mi vuoi bene?”, chiede, improvvisamente.

La guardo, in quei suoi occhi tra il verde ed il castano, e non posso far altro che sorridere.

“Se ti voglio bene? Io ti amo, Felicity”, rispondo, senza alcun dubbio.

Le sue labbra toccano le mie, piegandosi in un sorriso, e mi baciano con molto più trasporto rispetto a prima. Sorrido, e lascio che le nostre bocche si fondano, mentre con la testa torno indietro di circa sei mesi.

Era iniziato tutto grazie ad una stupida ed infantile scommessa. In quel periodo, uscivo con un’altra compagnia, di cui facevano parte solo quelli più in, se così si possono definire. Ed io, purtroppo o per fortuna, sembravo corrispondere agli standard richiesti. Uscivo con quei ragazzi a cui non importava niente di nessuno, se non di loro stessi e del loro aspetto, e, sinceramente, non mi ci trovavo male.

Sono sempre stato uno non troppo sicuro di sé, ma capace di far credere agli altri il contrario, così da farmi accettare. Per quanto riguardava le ragazze, in quei mesi, se una mi piaceva mi bastava avvicinarla e farglielo capire, e sapevo già dal suo primo sguardo se ci sarebbe stata o no, se valeva la pena perderci una serata oppure cambiare obiettivo.

Detta così, non dovrei essere troppo fiero dell’immagine che esce di me. Ma è proprio grazie a questa mia stagione di superficialità che sono arrivato a lei. O meglio, grazie a Nigel, il leader di quel gruppo di fighetti. Se non fosse stato per la scommessa di quella sera di metà marzo, non avrei mai conosciuto Felicity, e sarei ancora prigioniero di ciuffi, profumi, jeans griffati e quant’altro.

“Chi è la ragazza al bancone?”, avevo chiesto a Nigel.
“Mah, non so come si chiami, ma se riesci a farti anche quella sei un mito, fratello. Non è mai stata con nessuno, da quanto ne so”, aveva risposto lui.

E io, forse stanco delle solite ragazze piastrate e truccate alla perfezione, forse deciso a dimostrare chissà cosa a quel ragazzo che presto avrei scoperto essere una vera nullità, avevo allungato la mano, e lui me l’aveva stretta augurandomi buona fortuna.

L’avevo già notata, lei, a scuola. Seguiva i corsi di Fisica e Francese con me. E io avevo serie difficoltà in Francese, almeno questo era vero. Felicity è una di quelle ragazze che passano, o meglio, che vogliono passare inosservate: capelli spesso raccolti in una coda, abbigliamento non appariscente, felpe, magliette e jeans, camminata veloce, quasi sulle punte, come per non fare rumore, sguardo basso. La timidezza fatta persona. Ma io ero riuscito comunque a vederla, nonostante i suoi mille tentativi di sembrare invisibile. Non conoscevo il suo nome, dato che gli insegnanti a scuola chiamavano tutti per cognome, così avevo deciso di chiedere al mio amico,  dopo averla vista lavorare al bancone del locale per il quale avevamo optato quella sera.

Mi ero avvicinato al bancone, e avevo aspettato che fosse lei a notarmi. Ciò che più mi aveva sorpreso, era stata la sua reazione: niente respiro trattenuto, niente occhi strabuzzati, niente rossore alle guance. Nessuna delle risposte alle quali ero abituato con le altre ragazze, insomma.

“Ciao, cosa ti va?”, aveva chiesto, impeccabilmente professionale.

A quel punto, ero io ad essere in difficoltà. L’avevo osservata dall’alto in basso, riconoscendo quanto fosse bella e di come non me ne fossi accorto prima. Quella sera aveva i capelli sciolti che le incorniciavano il viso, leggermente ondulati, di un colore che oscillava tra il castano ed il ramato, e che si sposava alla perfezione con il verde- castano degli occhi. Occhi grandi, occhi dolci, occhi timidi, che mi fissavano in attesa di una risposta.

Mi ero reso conto della figura da tonto che stavo facendo, e avevo ordinato un drink a caso, giusto per farmi vedere sicuro.

“Ci vai giù pesante, mi pare”, aveva detto, mentre preparava il tutto.
“Non ti preoccupare, reggo bene”, ribattei, sorridendole solo con un angolo della bocca.

Avevo imparato che quel sorriso, tra il complice ed il malizioso, funzionava bene, di solito; ma, di nuovo, lei non mostrò alcun interesse.

“Spero di non dover venire a tenerti la testa, dopo. Odio vedere la gente che sta male per il troppo bere”, aveva ribattuto lei, seria.

A quel punto mi ero arreso.

“Ascolta, lascia stare, non ho più sete. Dimmi come ti chiami, piuttosto, miss Preoccupazione”, avevo replicato, appoggiandomi al bancone con un gomito, per avvicinarmi a lei.
“Felicity. Tu sei Harry, vero?”

Quindi lei mi conosceva, e probabilmente stava ridendo di me, dentro di lei. Avrei dovuto pagare chissà cosa a Nigel. Avevo perso quella scommessa, ormai l’avevo capito.

“Sì. Ascolta, Felicity, ma ti comporti così con tutti i clienti? Saresti da licenziare”, avevo provato a scherzare.
“Cosa?!”, aveva esclamato lei.
“No, dico, se fai venire i sensi di colpa a chiunque ti chieda qualcosa da bere, va a finire che mandi il locale in fallimento”, spiegai.

Lei aveva riso, rilassandosi, e io avevo riso con lei, felice di aver rimediato in parte a quel mezzo disastro.

“Ascolta, non è che per caso avresti un po’ di tempo da dedicarmi?”, avevo chiesto poi, guardandola dritta negli occhi.
“Che cosa intendi dire?”
“Facciamo francese insieme, non so se te ne sei accorta …”, avevo cominciato a spiegare.

Lei aveva annuito.

“Bene. Ecco, faccio un po’ schifo, così volevo chiederti se ti andava di darmi una mano”, proposi.
“Si potrebbe fare, sì. Magari ne parliamo meglio a scuola domani, okay?”, aveva detto.

Mi ero accorto in seguito che c’erano altri clienti che aspettavano di ordinare, così l’avevo salutata ed ero tornato al mio tavolo: non avrei voluto essere la causa del suo licenziamento, assieme alla sua poca fiducia nella capacità di reggere l’alcool dei clienti. Nigel mi aveva subito sottoposto ad un interrogatorio di terzo grado, e avevo risposto a tutto, anche se controvoglia. In cuor mio, stavo già cominciando a capire che il posto per me non era in mezzo a quella gente.

Così, avevo cominciato ad andare da lei per le ripetizioni di Francese, e avevo capito che ero messo peggio di quello che pensavo. Felicity si metteva le mani tra i capelli almeno tre volte a lezione, e non era poco, dato che i nostri incontri duravano in media un’oretta. Io ridevo della sua disperazione, e lei mi fulminava con lo sguardo.

Durante quelle ore, avevo iniziato a conoscerla, e avevo scoperto che era molto meno timida di come sembrava, ed era interessante come persona: simpatica, intelligente, dolce, seria, affidabile. E, a mano a mano che scoprivo la sua identità, la voglia di vincere quella scommessa scompariva, lasciando il posto ad un sentimento nuovo, forse mai provato. Mi ci stavo affezionando, e il fatto di dover rendere conto di qualsiasi cosa succedesse con lei a Nigel mi dava davvero fastidio.

Così, un pomeriggio, terminate le ripetizioni da lei, avevo risposto alla chiamata del ragazzo, come ogni volta, e gli avevo detto che avevo perso la scommessa, che lei non ci stava e che non volevo nemmeno più uscire con loro, guadagnandomi dello sfigato e del perdente.

Ma poco mi importava. L’unica cosa che avevo perso, fatto che nemmeno mi dispiaceva, era la loro amicizia, se così si poteva definire lo stare in un gruppo per convenienza. E, se proprio avesse dovuto succedere qualcosa con quella ragazza, sarebbe successo perché lo volevo davvero, non per uno stupido gioco.

Avevo cominciato, poi, ad uscire con la compagnia di Felicity, dove mi ero trovato subito a mio agio, e dove mi ero sentito accolto e non giudicato. Un gruppo dove, finalmente, potevo essere me stesso. Le serate trascorse con quei ragazzi non avevano niente a che fare con il gruppo che frequentavo prima: erano semplici, a loro bastava stare insieme, incontrarsi anche solo per chiacchierare, ridere insieme, mentre con gli altri, se non ti ubriacavi rischiavi di passare una serata di noia in disparte.

Come avevo potuto uscire con gente del genere, mi chiedevo continuamente. Purtroppo, però, qualche segno su di me lo avevano lasciato, ma l’avrei scoperto dopo.

Durante una delle ultime ripetizioni con Felicity, che ormai avevo imparato a chiamare Fizzy, come il resto della compagnia, non riuscivo a concentrarmi per niente, avevo altro per la testa. Quella ragazza ormai mi aveva conquistato, e, se inizialmente avrei dovuto starci assieme per una scommessa, ora quella possibilità era diventata un desiderio a cui non riuscivo a smettere di pensare. Fizzy mi piaceva, aveva tutto ciò di cui avevo bisogno, e ci stavo bene assieme. Ma lei sembrava così distante, era veramente inespugnabile, non riuscivo a capire cosa pensasse, cosa le piacesse, se io le piacessi.

Così, quel pomeriggio, ero perso in questi pensieri, e il Francese sembrava essersi trasformato in Arabo.

“Harry, sveglia! Siamo su questa frase da venti minuti, ormai, concentrati!”, mi aveva ripreso, per l’ennesima volta.
“Fizzy, sono stanco, dai, basta”, avevo ribattuto.
“Davvero non capisco cosa tu abbia in quella testolina riccia”, borbottò lei.
Te”, avevo risposto semplicemente, senza pensare alle conseguenze che quella replica avrebbe potuto portare.

Lei mi aveva guardato, in silenzio, con quei suoi occhi grandi, ed era arrossita, per la prima volta da quando la conoscevo. A quel punto, mi ero alzato, e mi ero avvicinato di più a lei, cercando di sostenere il suo sguardo. Le avevo spostato una ciocca di capelli dal viso, e lei era rimasta immobile. Avevo sorriso, e lei aveva ricambiato. Mi ero abbassato, fino a ritrovarmi faccia a faccia con lei, fermandomi a pochi centimetri dalle sue labbra.

“Harry, questo non rientra nelle ripetizioni”, aveva bisbigliato, facendomi ridere piano.

Poi non ero riuscito a trattenermi e l’avevo baciata, piano, senza troppa sicurezza. Avevo paura che potesse rifiutarmi. Ma non lo fece. Mi aveva guardato, poi aveva riavvicinato la bocca alla mia e mi aveva baciato a sua volta, strappandomi un sorriso, questa volta rilassato e felice.

Da quel momento, avevamo cominciato ad uscire assieme, senza però farlo sapere a nessuno, almeno per i primi tempi. In seguito, ci eravamo messi insieme ufficialmente, ma, dopo circa tre mesi, nessuno sapeva ancora niente.

Era stata una mia decisione, in realtà, lei avrebbe voluto gridarlo al mondo. Mi aveva detto che era pazza di me da tempo, ma che non mi aveva mai avvicinato perché le sembravo uno stronzo, al che l’avevo ringraziata della sincerità e ci avevamo riso sopra. Però avevo dovuto riconoscere che aveva ragione, anche se ero cambiato. Ma qualcosa di quel lato oscuro era rimasto: infatti, ciò che mi impediva di far sapere a tutti che stavo con lei, era la mia reputazione.

Insomma, io ero uno dei ragazzi più ambiti della scuola, bello, intelligente, conosciuto, e sicuramente poco modesto. Questa era la descrizione di me stesso che avevo sentito fin troppe volte, origliando alcune conversazioni o riferita da terzi.

Lei … Beh, lei per me era ed è tutto: la amo, è bellissima, ha carattere, è forte. Ma per il resto della scuola, lei non è nessuno. Non è popolare, non è tra le reginette di bellezza usuali, non è ricercata.

Felicity ha una bellezza insolita, e discreta, forse troppo. Per questo nessuno la nota, per questo nessuno direbbe che io sto con lei.

La campanella suona, facendoci capire che è ora di entrare in classe. Do un ultimo bacio alla mia ragazza, che sbuffa piano, forse scocciata quanto me che quel nostro momento sia già finito. Entriamo a scuola, fianco a fianco, ma senza toccarci, come il nostro solito. La voglia di tenerla per mano fino alla porta della classe è tanta, ma sono bloccato, non riesco a stringerla a me. Entriamo in classe, e prendiamo posto, io nel banco dietro a lei, e aspettiamo che il professore consegni il compito.



Curly space:
E rieccomi qui con una nuova storia a capitoli! :) Su Harry. Ma no, davvero?! =P
Beh, questa fanfiction è stata scritta alcuni mesi fa per partecipare al contest Winter is coming indetto dalla pagina Facebook Una Direzione: Fanfiction. E quindi, eccoci qui. ;) 
Non sarà una storia lunga, ci sono soltanto quattro capitoli ed è già completa, perciò non ci saranno ritardi nella pubblicazione (spero).

Detto questo, vi lascio alla lettura, spero vi piacerà e spero vi affezionerete anche a questa coppia... :3 Ovviamente, sapete che ogni commento è ben accetto ;) Grazie fin d'ora  achi deciderà di darmi fiducia e leggerla! :D

A presto, 
Curly crush x  
  

P.S: il primo capitolo di You light up my world è arrivato alle 2500 visite. GRAZIE DI CUORE A CHI CONTINUA A LEGGERLA <3    
P.P.S: grazie a Tommos_girl93 per il banner! ;)

 

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Capitolo 2
*** Same mistakes ***




SAME MISTAKES

Il weekend senza di lei è stato una tortura. Di solito ci troviamo o a casa mia o da lei, dipende chi non ha i genitori tra i piedi. O, come ultima spiaggia, ci vediamo con la compagnia. Ma in questi due giorni non ne abbiamo avuto la possibilità, la domenica è stata via, il sabato doveva studiare per un altro compito e la sera non è venuta al ritrovo con il gruppo, era troppo stanca.
Il fatto è che io ho bisogno di stare con lei, di vederla, di baciarla. È diventata la mia droga, quella ragazza, non posso farci niente. Dopo quasi sei mesi che stiamo assieme, penseresti che subentra l’abitudine, la monotonia, e invece con lei no, con lei ogni giorno è come se fosse il primo.

Non so se sono mai stato così innamorato: sono uno che si affeziona facilmente, questo sì, ma dall’affetto all’amore c’è una bella differenza … E lei è riuscita a farmela capire, a farmi distinguere questi due sentimenti troppo spesso confusi tra loro.

A volte penso che lei si meriterebbe di meglio. In fondo, chi sono io? Un codardo che non ha nemmeno il coraggio di dire ai nostri amici che io e lei stiamo insieme da tempo, ormai. Poi però arriva quella vocina, che dice che mettere la nostra relazione alla luce del sole porterebbe solo guai, che dovrei rispondere a mille domande, che la gente ci giudicherebbe. E mi rendo conto che, in fondo, stiamo bene anche così, solo io e lei, nel nostro piccolo mondo, e la mia parte egoista prende il sopravvento.

Non che io mi permetta di trarre dei privilegi da questa situazione, comunque. Voglio dire, le altre ragazze della scuola pensano che io sia libero, perciò continuano a ronzarmi attorno, provandoci spudoratamente, ma io non le calcolo, per me non esistono, io vedo solo Felicity, punto. Perciò la mia reputazione da stronzo cresce ogni giorno di più. Diciamo che al momento non sono uno dei simpaticoni della scuola, ecco.

Ma non mi importa quello che il resto delle persone pensa di me, a me basta avere lei e degli amici che sanno realmente come sono, e di cui so di potermi fidare.

Sono proprio con loro, in questo momento, con i miei amici, e li ascolto mentre si raccontano cosa hanno fatto durante il weekend e i loro programmi per quella giornata. Il più rumoroso è senz’altro Niall, la sua risata si sente in tutto il cortile della scuola, ed è contagiosa, così alla fine scoppiamo tutti a ridere. Felicity ancora non c’è, però, ed è quasi ora di entrare. Dopo pochi istanti, infatti, sentiamo il suono metallico della campanella, ed entriamo. Continuo a guardarmi indietro, ma di lei non c’è traccia.

Sono in ritardo, ci vediamo dopo

Legge il messaggio di cui mi accorgo entrando in classe. Sorrido, poi rimetto il telefono in tasca. Ecco un’altra delle sue caratteristiche: è un’esperta dei ritardi, specialmente a scuola. È divertente vederla arrivare in classe trafelata, con il fiatone, mentre si scusa mille volte con l’insegnante di turno.

Qualcuno bussa alla porta, deve essere lei. Infatti, eccola entrare, sguardo basso, viso paonazzo, respiro accelerato. Mi viene da ridere, poi la saluto con una linguaccia ed un “Buongiorno dormigliona” mentre appoggia lo zaino a terra e prende posto davanti al mio banco. Lei mi fulmina con gli occhi, poi si siede, riprendendo fiato. La guardo mentre prende tutto l’occorrente dallo zaino, mi perdo ad osservare i suoi movimenti decisi, le sue mani piccole ed affusolate, le sue spalle, forse leggermente più larghe rispetto a quelle delle altre ragazze, ma così fragili, che si muovono lente sotto la maglia.

“Styles, che ne dici, ti va di svegliarti e correggere l’esercizio o ti lascio dormire?”

Alzo gli occhi di colpo, verso la professoressa, che mi sta guardando storto. Cerco una via di fuga, non ho la minima idea di cosa stiamo facendo.

“Frase 4, esercizio 2, pagina 230”, mi sussurra Fizzy, voltandosi appena.
“Sì, certo”, rispondo, recuperando un po’ alla volta.

Leggo la frase, fortunatamente è giusta, sono salvo, più o meno. L’insegnante mi lascia finalmente in pace.

Grazie amore <3”, scrivo in un minuscolo pezzo di carta, poi la tocco piano sulla spalla per passarglielo. Lei lo prende, sorridendomi, poi si volta e scrive qualcosa. Porta il braccio all’indietro e mi restituisce il biglietto.

Chi è il dormiglione adesso? ;)”, leggo, e mi viene da ridere, ma mi trattengo tenendo le labbra tra i denti.

Inaspettatamente, Felicity mi passa un altro biglietto.

Durante la pausa riusciamo a stare un attimo soli? Ho bisogno di parlarti

Questo messaggio sembra serio, sto cominciando a preoccuparmi. Cosa mi dovrà mai dire? Certo, ci diciamo sempre tutto, ma durante il weekend non ci siamo visti, solo sentiti, e so che le cose lei preferisce dirmele in faccia. Potrebbe essere successo qualcosa in questi due giorni, quindi. La curiosità comincia a divorarmi, prima della pausa ci sono ancora due ore, non resisterò mai.


E invece devo farlo, soprattutto perché in queste due ore non sono nemmeno in classe con lei, non possiamo proprio comunicare. L’unica cosa che mi resta da fare è prestare attenzione alle spiegazioni. Che bellezza.

Suona la campanella, salto in piedi e corro fuori dall’aula, nel vero senso della parola. Non ce la faccio più. Il suono delle risate dei miei compagni e le proteste del professore di storia mi arrivano all’orecchio, ma le ignoro e mi dirigo verso il nostro giardino. Cammino avanti e indietro, le braccia lungo i fianchi che spesso salgono verso i capelli, spettinandoli, torturandoli, meglio.

“Oh, sei già qui?”

Sento chiedere alle mie spalle. Mi volto e sorrido a Felicity, le vado incontro e la bacio con calma.

“Certo, sono praticamente scappato dall’aula, non ce la facevo più”, confesso.

Lei rimane seria, sembra sulle spine. Non credo di averla mai vista così … Ansiosa? Preoccupata? Intimidita? Non riesco nemmeno a decifrare la sua espressione, è una maschera di tante emozioni. Prova un sorriso, ma le esce solo una smorfia.

“Harry, io … Ti devo dire una cosa”, comincia, a voce bassa.
“Dimmi, ti ascolto”

Aspetto le sue parole, ma c’è solo silenzio in questo momento, tra noi. Felicity si guarda attorno, si fissa le punte dei piedi, si tortura le mani.

“Tu … Ti sei chiesto perché non ci siamo visti, durante il weekend?”, chiede, guardandomi negli occhi con aria insicura.
“Mi hai spiegato tu stessa che eri impegnata”, rispondo, sicuro.
“E ti sei fidato, deduco”, ribatte lei
“Perché non avrei dovuto farlo, Fizz?”, chiedo io, non capisco cosa stia cercando di dirmi.
“Beh, non è vero che ero impegnata”, dice, dopo qualche attimo di silenzio.

Spalanco gli occhi, non so cosa dire. È la prima volta che mi dice una bugia, e che lo ammette davanti a me.

“E allora perché non ci siamo visti?”, riesco a chiedere.
“Non … Dovevo pensare a delle cose, non ero sicura di volerti vedere”, spiega, la sua voce è un sussurro, faccio fatica a sentirla.
“Ah”, è l’unico suono che esce dalle mie labbra.

Nel frattempo, il mio cuore comincia a battere più forte, ma non per emozioni positive. Sento che c’è qualcosa che non va, non è da lei essere così cauta con me.

“Fizz, che cosa sta succedendo?”, chiedo.

È probabile che la risposta non mi piacerà, ma che altro posso fare, se non chiederle se c’è qualcosa che non va?

“Io …”, sussurra, “Non voglio più stare con te

Le sue parole mi arrivano dritte come un pugno allo stomaco, forse peggio, una coltellata, tanto fanno male. Deglutisco, chiudo gli occhi, tento di recuperare il fiato che mi si è mozzato in gola.

“Cosa?”, chiedo piano.

Lei mi guarda, il suo sguardo è preoccupato, sembra stia soffrendo.

“Harry, non è cambiato niente per me, non c’è un altro, se è questo che pensi …”, spiega.
“Non sto pensando a niente, Fizzy, a niente, se non al semplice fatto che mi stai piantando!”, rispondo, in modo quasi aggressivo.

Davvero, non so cosa pensare, non so cosa ci sia nella mia mente in questo momento, se non le sue parole di pochi secondi fa e il suo viso.

“Non ti sto piantando”, dice, sottolineando l’ultima parola.
“No? E cosa stai facendo allora?”, chiedo.
“Non … Non me la sento più di continuare così, stare assieme a te senza che nessuno sappia niente. Mi sento una criminale, a volte”, rivela.

La guardo, sta dicendo sul serio, non è uno scherzo.

“Insomma, ci vediamo sempre di nascosto, i nostri amici non sanno niente, i genitori nemmeno a parlarne, che senso ha?”, mi chiede.

Vuole una risposta.

“Ma io pensavo che stessimo bene così …”, provo.
“Tu, forse. Ma io no. All’inizio poteva andare bene, ma sei mesi, Harry, sei mesi così no, non ce la faccio!”, esclama.

Non so cosa ribattere, mi ha steso completamente.

“Vedi? Non sei nemmeno in grado di darmi una risposta, una soluzione, di dirmi che proverai a migliorare … Niente”

Le sue parole continuano a ferirmi come lame, e, nonostante tutto quello che sta dicendo sia vero, non riesco né a darle ragione, né a difendermi. È come se avessi perso il senno, e assieme a questa, la voce. La sto perdendo.

Lei mi guarda, poi annuisce, come se si stesse rispondendo ad una domanda nella sua testa, e mi dà le spalle.

“Fizz”, la chiamo.

Lei si gira.

“Solo Fizzy, da oggi. Mi dispiace, Harry”, mi corregge, poi se ne va, lasciandomi solo.

Fizz è il modo in cui la chiamo solo e soltanto io, per il resto degli amici, o per la sua famiglia, è Fizzy o Felicity. Mi ha negato anche il soprannome, non sarà più la mia Fizz, non sarà più la mia ragazza, non sarà più mia, semplicemente. Mi siedo sul muretto, cercando di pensare razionalmente, con calma. Chiudo gli occhi, porto le mani al viso, respiro.

Fizzy mi ha appena lasciato. Smetto di respirare per un attimo.

Il motivo è che non ce la faceva più a nascondersi. Avrei voglia di prendermi a pugni.

È colpa mia, soltanto colpa mia. Avrei dovuto sapere che sarebbe successo, che non avrei dovuto tirare così tanto la corda, e invece ho preferito dare ascolto al mio egoismo. Per quanto forte sia quella ragazza, avrei dovuto immaginare che non avrebbe sopportato in eterno questa situazione. E ora l’ho persa, forse per sempre. Oltretutto, invece di reagire, di chiederle scusa, di tentare di riparare a questo disastro, me ne sto qui a piangermi addosso. Sempre più egoista, Harry, bravo, continua così.

Arriva il segnale della fine della pausa, comincio ad odiare quel suono metallico. Mi alzo, e mi dirigo verso la classe, cercando di ricordarmi che lezione ho adesso. Francese. Merda. Non credo di farcela, non credo di riuscire a stare per un’ora dietro a lei senza poterla toccare o parlarci assieme. Lei comunque non credo ne avrebbe voglia. Vado al mio armadietto, prendo le mie cose ed esco, salto le ultime lezioni, non me ne importa niente.

Almeno, se devo fare il codardo, voglio farlo bene. Non ho più il coraggio di guardarla negli occhi oggi, perché so che è tutta colpa mia. Lei sta soffrendo, e chissà per quanto ha sofferto prima di prendere questa decisione. Sì, anche io sto soffrendo, ma almeno questa volta voglio pensare a come si sente lei, se lo merita, anche se ormai è tardi. Già, è tardi. È tardi per andare da lei e chiederle scusa, è tardi per dirle che mi dispiace, che cambierò, è tardi per dirle che la amo e già mi manca.

Avrei dovuto pensarci prima, avrei potuto comportarmi meglio, dire a tutti che stavamo assieme. Valutando la nostra relazione dallo stato in cui sono ora, mi rendo conto di quanto stupido io sia stato, e di quanto as
surde fossero le mie paure. Temevo la reazione degli altri, le cose che avrebbero potuto dire di noi, della nostra storia. Che cavolo di preoccupazioni sono? Che senso hanno? Stavo bene assieme a lei, non mi mancava niente, lei era, anzi è, perfetta. E me la sono lasciata scappare. Tutto quello che riesco a provare in questo momento è solo rabbia verso me stesso. Sono un idiota, nient’altro.

Continuo a camminare, con lo zaino che pesa solo su una spalla, ma non me ne rendo conto, non so nemmeno dove sto andando. Poi mi accorgo di essere arrivato davanti a casa di Felicity, neanche a farlo apposta. Mi fermo lì, e osservo quella casa, dove ci siamo conosciuti, dove lei mi ha insegnato tutto quello che non avevo capito del Francese, dove ci siamo baciati per la prima volta.

So che sto per piangere, odio la mia emotività, ma non posso farci niente. Mi volto, e torno verso casa mia, continuando a pensare a quanto io abbia perso in questa giornata a causa del mio assurdo carattere egoista. 



Curly space:
Buongiorno! :) Capitolo parecchio deprimente, devo dire... Poverino il nostro Haz, mi fa tanta pena, penso che andrò a coccolarlo un po'... :3
Beh, insomma, Felicity ha deciso di chiudere, adesso cosa succederà? Idee? ;) Fatemele sapere... :)

Intanto un grazie di cuore a sabrinatomlinson per aver aggiunto la storia alle Preferite, a Xdchiara e _haribopayne_ per averla Seguita e a Fenicella per la recensione <3 
Vi adoro :D
E grazie anche a chi ha letto il primo capitolo... :)

A presto,


Curly crush x

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Capitolo 3
*** When I was your man ***




WHEN I WAS YOUR MAN

È passato quasi un mese dalla rottura tra me e Felicity, ormai, e non so davvero come finirò. Sono ubriaco quasi ogni sabato sera, mi sembra di essere tornato ai tempi in cui uscivo con Nigel e gli altri fighetti. Con la sola differenza che almeno lì bevevo in compagnia. Ora vado al bar, ordino qualcosa e faccio tutto da solo, poi torno a casa, con mia sorella che, per non so quale strano motivo, tenta di coprirmi, e mia madre che mi becca comunque ogni volta e mi riempie di parole.

Le rare volte in cui esco con la compagnia, per un motivo o per l’altro, Fizzy non c’è mai, e mi fa più male il fatto di non vederla che, magari, vederla ignorarmi. Perché il fatto che lei non esca con i nostri amici quando sa che ci sono anche io, vuol dire che mi vuole proprio evitare. E questo mi fa soffrire più di qualsiasi altra cosa.
Non voglio perderla anche come amica, perché lei, prima di tutto, è proprio la mia migliore amica. Lei è quella che mi ha salvato dal mio periodo nero, facendomi capire che stavo facendo la vita sbagliata, e che al mondo c’è di meglio.

Certo, rompere con lei è la cosa peggiore che potesse capitarmi, ma non ho intenzione di lasciarla andare, di farla uscire così velocemente dalla mia vita. Voglio essere ancora un po’ egoista, e tenerla con me almeno come amica. Non voglio buttare via tutto l’affetto che c’è tra noi. Perché so che anche lei mi vuole ancora bene, lo vedo da certi sguardi che mi lancia di sfuggita, sguardi apprensivi, dispiaciuti, che vorrebbero comunicare chissà cosa. Ma, non appena i nostri occhi si incrociano, lei li rivolge ad altro, qualsiasi cosa sia, solo per evitare le mie occhiate.

Non parliamo molto, solo il minimo, ai limiti dell’educazione; per il resto, è come se non ci conoscessimo. Quando siamo con la compagnia, a scuola, lei parla con le altre ragazze, evitando di intromettersi in conversazioni a cui partecipo io. E, se qualche volta capita che un discorso interessi proprio tutto il gruppo, entrambi esprimiamo le nostre idee, ma, per quanto io voglia, non riusciamo mai ad interagire tra noi, non ci parliamo mai sopra, non abbiamo mai un motivo per scambiare due parole. A volte mi sento fuori posto, di troppo, come se non mi meritassi di stare nel suo stesso gruppo.


Mi stringo nella giacca mentre esco da scuola, fa davvero freddo, ormai è dicembre inoltrato, mancano sì e no dieci giorni a Natale. Sto pensando a cosa avrei potuto regalarle, poi mi rendo conto che è inutile continuare a farsi male così. Cerco di chiudere in un angolo della testa questi pensieri, e saluto Niall facendo incontrare i nostri pugni.

“Ehi, biondo”, lo apostrofo.
“Ehi, riccio”, risponde lui.

Parliamo un po’ del più e del meno, e, poco alla volta, ci raggiungono anche gli altri, tutti tranne Felicity. Chissà dove si è cacciata. Oggi non sono riuscito a vederla bene, non avevamo lezioni assieme, ma so che c’era, sono sicuro di averla vista, anche se di sfuggita, mentre andava in bagno durante la pausa.

Poco dopo, vedo Niall spalancare occhi e bocca, e, se avesse avuto gli occhiali da sole, li avrebbe sicuramente tolti con un gesto lento e deciso, come fa sempre. Mi giro per capire chi abbia visto di così interessante da fargli interrompere la nostra conversazione su cosa fare a Capodanno, e sono già pronto a fargli qualche battutina maliziosa, che mi muore in gola non appena tutto si fa più chiaro. Felicity. Niall ha semplicemente visto Felicity.

Felicity con un vestito che sembra fin troppo leggero per questa stagione, e che la fa sembrare ancora più bella di quel che già è. È grigio, appena sopra il ginocchio, la parte superiore coperta dal cappotto; le gambe snelle sono coperte da calze nere lavorate, sembrano quasi un pizzo ricamato sulla sua pelle chiara. Un semplice vestito che non le ho mai visto addosso mi fa rimpiangere ancora di più la nostra storia finita. Quel velo di trucco che tante volte le ho sentito deridere e definire non suo, rende il suo viso più adulto, i lineamenti meno dolci, lo sguardo più serio. Ma è comunque bellissima.

“Ciao ragazzi, mi dispiace, ma devo scappare”, dice, fermandosi comunque un momento.
“Wow, Fizzy, sei una bomba, stai benissimo così!”, esclama Niall, facendo ridere tutti, compreso me.

Non è facile vedere Felicity con abiti del genere, lei cerca sempre di non essere troppo appariscente, quindi è assolutamente giustificato lo stupore dell’intero gruppo. Io pure sono completamente senza fiato. Continuo a guardarla dall’alto in basso, tentando di memorizzare ogni singolo particolare di questa inaspettata sorpresa. Non che quando stava con me non si sia mai messa un abito, ma era talmente difficile che lo facesse anche quando glielo chiedevo in ginocchio, che vedergliene uno addosso di sua propria volontà ha qualcosa in più. Fizzy nota il mio sguardo e, per un attimo, lo ricambia, poi riporta gli occhi su Niall.

“Grazie, Niall”, risponde, arrossendo.

Poi fa per andarsene, ma Niall ha qualcos’altro da dire.

“Che fai, scappi da Georgie, per caso?”, chiede.

Georgie. E questo chi è? Un’amica non di sicuro, anche se il nome potrebbe far pensare ad una ragazza. Ma il tono allusivo di Niall chiarisce molte cose. Felicity mi lancia un veloce sguardo, che non saprei se definire imbarazzato o colpevole, poi guarda il biondo e scoppia a ridere, senza dare alcuna risposta. Il che significa . Sì, sta andando da Georgie. E io devo parlare a quattr’occhi con Niall.


Ma dovrò aspettare ancora un po’, vista la conversazione appena ripresa: Capodanno, l’eterno dilemma. Che si fa? Ascolto tutte le proposte dei ragazzi, che sarebbero più orientati su una festa in discoteca, e quelle delle ragazze, che invece preferirebbero trascorrerlo sì in compagnia, ma organizzando un party di gruppo, così da non essere dispersi al momento degli auguri. Accettato questo compromesso, si passa all’organizzazione vera e propria: dove, quando, come. Cerco di inserirmi nella conversazione, in questo momento sembro una statua, ancora paralizzato dalla scoperta che ho fatto. Dico che potrei provare a chiedere ai miei genitori se ci potessero lasciare la casa libera, così da trovarci lì. Niall invece è già sicuro di avere l’opportunità di fare la stessa cosa, quindi probabilmente si farà da lui, ma decideremo meglio nei prossimi giorni. Adesso è ora di andare.

Finalmente anche gli ultimi rimasti del gruppo se ne vanno a casa, e restiamo solo io e Niall. Non so come iniziare il discorso, la situazione è imbarazzante. Il biondo non sa niente di me e Felicity, ma sicuramente sa qualcosa più di me su questo George, deduco sia quello il nome vero. Beh, devo smetterla di farmi tutte queste pare mentali e svegliarmi fuori, se non voglio restare indietro con i gossip sulla mia ex ragazza.

“Ehi, Niall, ma di cosa stavi parlando con Fizzy, prima?”, chiedo, accorgendomi che il mio stomaco comincia a stringersi per l’agitazione.
“Prima quando? È praticamente volata via”, replica lui, confuso.
“Eh, appunto, chi è il tipo che hai nominato? La nostra Fizzy ha qualche flirt in corso?”, scherzo, dandogli di gomito.

Niall mi punta addosso i suoi occhi azzurri, glaciali, non so se più per il tempo di oggi o per l’occhiata che mi lancia. All’improvviso mi pento di avergli chiesto qualcosa, ho quasi paura della sua reazione.

“Harry, quand’è che la smetterai di prenderci in giro?”, chiede lui, tagliente.

Resto per un attimo senza fiato, ma continuo a guardarlo.

“Che cosa vorresti dire?”, ribatto, ancora bugiardo, ancora egoista.

Niall scuote la testa, abbassando lo sguardo. Poi mi guarda di nuovo, questa volta il suo sguardo è più dolce.

“Haz, guarda che io so tutto”, confessa, sottovoce.

Spalanco gli occhi, la bocca, il cuore accelera sempre di più.

“Niall? Potresti spiegarti meglio, per favore?”, insisto.

Lui sospira, poi decide di assecondarmi.

“Pensavi davvero che Fizzy non lo avrebbe detto a nessuno? Sono il suo migliore amico, Harry, l’ho capito dal secondo giorno che la vedevo più solare del solito che stavate assieme”, rivela lui.

Io sorrido. Non c’è più motivo di mentire, o di nascondersi, so che di Niall mi posso fidare. Sono pronto a raccontargli qualsiasi cosa lui mi chiederà. Dopotutto, lui è stato il primo ad accogliermi a braccia aperte e senza pregiudizi quando Fizzy mi ha invitato ad uscire con loro la prima volta.

“Lei ti vuole bene, ci tiene a te”, continua lui.
“Lo so … Cioè, lo spero”, rispondo.
“Solo che, a quanto pare, questo non basta. Non ce la faceva più, davvero, lo sai?”, riflette.

Abbasso lo sguardo, sentendomi terribilmente in colpa per aver fatto soffrire così tanto l’unica ragazza che io abbia mai amato veramente.

“Comunque, se ti fa stare più tranquillo, sono l’unico al quale l’ha detto”
“Non ci sono problemi, Niall, in questo momento correrei in giro ad urlarlo se servisse a farla tornare da me”, sospiro.  

Niall sorride, sembra capirmi, forse fa il tifo per me.

“Ma, allora, di chi stavi parlando prima? Chi è questo Georgie?”, chiedo, tentando di nascondere il disprezzo per questo sconosciuto che temo si possa sentire nella mia voce.
“E’ George, quel ragazzo che ha la mia età e frequenta lo scientifico qui vicino”, spiega lui.

Faccio mente locale, e il viso di quel ragazzo mi appare nella testa: sì, lo conosco, in realtà lo conoscono tutti qui in città, è un bravo ragazzo. Purtroppo per me.

“Ma chi, quello con i capelli imbarazzanti?”, esclamo.
“Haz, anche tu a volte hai dei capelli imbarazzanti, molto più di lui, tra l’altro”, risponde Niall, prendendomi in giro.

Scoppio a ridere con lui, poi torno serio.

“Da quanto va avanti questa storia?”, indago.
“Mah, so che si sentono da qualche settimana, oggi in teoria è la prima volta che escono”, risponde il biondo, non troppo sicuro.
“E lei cosa dice?”, insisto.

Voglio sapere con che situazione ho a che fare, voglio conoscere il mio rivale al meglio, per potermi riprendere Felicity al più presto.

“Fizzy … Non so, sembra contenta, credo che lui le piaccia abbastanza”, risponde Niall.

Fantastico. Annuisco, in silenzio. Niall mi dà una pacca su una spalla.

“Lo so, potevo pensarci prima …”, dico, indovinando i suoi pensieri.

Lui mi guarda in silenzio, sperando forse di non essere così trasparente. Alzo le spalle.

“In qualche modo riuscirò a riprendermela, Niall, costi quel che costi”, affermo, risoluto.
“Così mi piaci, amico”, esclama lui, sorridendo.
“Io la amo, davvero, e mi sento uno stupido per essermela fatta scappare così”, confesso.

Niall annuisce, sembra riflettere sulle mie parole, poi si guarda attorno, in modo sospetto, e mi fa segno di avvicinarmi a lui.

“Ehi, che resti tra noi, io non ti ho detto niente”, mi avvisa.

Io faccio sì con la testa, ho bisogno che vada avanti con il suo discorso.

“Secondo me ce la puoi ancora fare, non è troppo tardi. Quando ti ha lasciato era distrutta, davvero, e se a volte non esce con noi, è perché vederti e non poterti stare vicina la fa soffrire troppo”, spiega, sottovoce.

Le sue parole mi stanno riempiendo di speranza, vorrei abbracciare questo angelo che mi ritrovo come amico.

“E poi io credo che George sia solo una distrazione, un modo per non pensare a te ed andare avanti”, continua lui intanto.

Lo guardo fisso negli occhi, e capisco che tutto ciò che sta dicendo lo pensa davvero. Ho veramente una seconda possibilità.

“Niall … Perché?”, chiedo, senza specificare altro.

Ma lui capisce, e sorride.

“Perché sei uno sfigato e mi fai pena!”, esclama, dandomi un pugno sulla spalla.

Ridiamo insieme, poi lui torna serio, mentre io mi sento più leggero.

“Scherzi a parte, Haz, lo faccio perché sei un amico, e ti voglio bene. E poi sono curioso di vederti assieme alla mia amica, credo che siate davvero una bella coppia … Alla luce del sole”, spiega, calcando il tono sull’ultima parte.

A questo punto non ce la faccio più, mi butto addosso a lui e lo abbraccio, stringendolo forte. Lui ricambia la stretta, dandomi forti pacche sulla schiena.

“Grazie, Niall, grazie davvero”, mormoro.

Lui respira forte, alzando le spalle come per dire “Figurati”.


Dopo poco ci salutiamo, e torniamo ognuno a casa propria. Lungo il tragitto, faccio un bilancio di tutto ciò che so in questo momento. Felicity esce con un altro, ma Niall pensa che io abbia ancora una possibilità. Quindi, devo trovare un modo per riconquistarla.

Regalarle dei fiori, troppo semplice. Chiederle di uscire, senza nasconderci, e tenerla tranquillamente per mano mentre camminiamo, potrebbe essere un’idea, ma come faccio a convincerla a vederci? Invitarla ad una festa? Stesso problema dell’appuntamento.

Mentre mi scervello per trovare un rimedio decente e ad effetto, la soluzione a tutti i miei problemi mi si presenta davanti agli occhi sotto forma di cartellone pubblicitario. Lo osservo bene, guardo i colori, le scritte, e mi scrivo tutto quello che serve nel diario, che ho estratto dallo zaino in pochi secondi, poi corro a casa sperando con tutte le mie forze che questo sia il mio giorno fortunato.  


Non appena finisco di mangiare, mi precipito in camera mia, salendo le scale tre gradini alla volta; accendo il computer, e impreco contro quell’aggeggio che ci mette due secoli ad accendersi ogni volta che mi serve per qualcosa di importante. Le mie dita tamburellano sulla scrivania, nervose, mentre la gamba destra quasi saltella per l’agitazione. Dopo un tempo che mi sembra eterno, il pc si connette, e riesco ad entrare nel sito che mi serve.

Olly Murs, Manchester, 24 dicembre”, leggo, senza troppa attenzione, queste informazioni non mi servono, le ho già memorizzate. Vado avanti: “Compra biglietti”, eccolo. Clicco, e chiudo gli occhi. Li riapro, e guardo, temendo il peggio: “Biglietti disponibili”.

“Sì!”, esulto, battendo il pugno sulla scrivania.
“Harry, tutto bene?”, chiede mia madre, dal piano di sotto.
“Sì, sì, tutto a posto mamma, non preoccuparti”, rispondo, velocemente.

Ho una missione da compiere. Clicco sul link per selezionare i biglietti: me ne servono due, non vicini, ma nemmeno troppo distanti. Ecco qui, una fila dietro la sua. Dovrò stare attento, magari arrivo un po’ dopo. Mi perdo nei miei pensieri su come organizzarmi per quella serata, ma dovrò farlo dopo. Ora devo comprare quei biglietti.

Terminata la mia impresa, posso dirmi più che soddisfatto, il mio piano potrebbe funzionare. Olly Murs è il cantante preferito di Felicity, ed è da tempo che mi dice che vorrebbe andare ad un suo concerto. Quale occasione migliore, se non la vigilia di Natale? Ma non posso invitarla di persona, non accetterebbe; dovrò fare tutto di nascosto, un’ultima volta. Ma so che, pur non sapendo chi le manda il biglietto, accetterà, è un’opportunità che non si può perdere.

Mi butto sul letto, le mani dietro la nuca, un sorriso compiaciuto sul viso. E spero che tutto questo funzionerà, lo spero davvero, ho bisogno di riavere la mia Fizz accanto a me.



Curly space:
Buondì a tutti! :) 
Oh dunque, questo capitolo mi piace tanto, Harry è tanto cucciolo, non trovate? E Niall? Anche io voglio un amico così, tanto carino anche lui :3
Felicity invece non mi piace, chi è 'sto Georgie che vuole portarsela via? Oh, non facciamo scherzi eh, team Haz forever :D

Beh, insomma, avrete notato che Harry, nella sua testolina, ha finalmente capito che deve cambiare un po' di cose, sta maturando ed è pronto a tutto per riconquistare Fizzy... Anche regalarle un concerto di Olly :D

Quindi, previsioni per il prossimo capitolo, che sarà l'ultimo di questa breve - ma intensa (?) - storia? Ditemi tutto! ;)
Ovviamente, i vostri commenti sono sempre i benvenuti, quindi riempite un pochino il riquadro qui in basso che si sente tanto solo u.u

Passando a voi, per l'appunto...
GRAZIE a marikina182000 per aver inserito la storia nelle Preferite :)
GRAZIE a teenage_dirtbag per averla messa nelle Ricordate :)
GRAZIE a _haribopayne_ per la recensione :)
E grazie a chi si è fidato ed ha provato a leggerla fin qui... ;)

A presto,
Curly crush
 

P.S: scusate per la pessima impaginazione dello scorso capitolo, ma non riuscivo a trovare i giusti caratteri, ecc... Ero un po' rinco, evidentemente, ma questa volta è andata meglio... ;)
 

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Capitolo 4
*** Can you love me again? ***




CAN YOU LOVE ME AGAIN?

I giorni seguenti, a scuola, tento di fare il distaccato con Felicity, non voglio che sospetti di me quando le arriverà il biglietto. Così, a lezione, la saluto, e poi più niente, non un cenno, non una domanda, nulla. Durante gli incontri con la compagnia  evito il suo sguardo, che sento rivolto a me più del solito.

Le mie labbra si piegano in un mezzo sorriso quando, con la coda dell’occhio, vedo che si avvicina a me e Niall, un giorno durante la pausa.

“Ehi, ragazzi, di che parlate? Di là le conversazioni sono noiose”, dice.

La mia Fizz, incapace di inventare una scusa decente. Mi viene da sorridere, ma mi trattengo. Con Niall stavamo parlando proprio del mio piano per riconquistarla e, se c’è qualcuno che mente peggio di Felicity, quello è proprio il biondino che mi sta davanti, con le guance che iniziano a imporporarsi. Lo salvo in corner.

“Capodanno, stavamo pensando se fare qualcosa a tema o una cosa tranquilla”, invento.

Felicity mi guarda, stringendo appena gli occhi, e io sostengo il suo sguardo.

“Come stai?”, mi lascio sfuggire.

Lei sembra stupita dal mio improvviso interesse.

“Ehm, bene, grazie Harry. Tu?”, replica.
“Tutto a posto. Che fai durante le feste? A parte venire alla nostra fantastica festa”, chiedo, ammiccando.
“Mah, per il momento non abbiamo programmi, credo saranno delle vacanze noiose come al solito”, risponde, sbuffando leggermente.

Quanto è bella quando è seccata: le sue labbra si sporgono appena, il sopracciglio sinistro si alza, dandole un’aria di sufficienza che la rende ancora più adorabile. Mi incanto a guardarla, mentre lei fa lo stesso. A riportarci lì, nel cortile della scuola, è un colpo di tosse ad effetto di Niall. Entrambi ci voltiamo verso di lui, imbarazzati. Il mio cuore, nel frattempo, ha preso il volo.

Felicity, con un’altra scusa inventata male, torna dalle ragazze, lasciando me e Niall da soli. Il biondo non perde l’occasione di lanciarmi un’occhiata maliziosa.

“C’è qualcosa che dovrei sapere e non mi hai detto, Haz?”, chiede.
“Magari, Niall”, rispondo, sorridendo.
“Dai, vorresti dirmi che non è successo davvero più niente con lei, finora?”, insiste.
“No, Horan, sto facendo di tutto per ignorarla, così che non capisca che il biglietto è da parte mia, ma sembra volermi mettere in difficoltà, la signorina!”, protesto.

Niall ride, divertito dalla mia frustrazione.

“Dai, vedrai che funzionerà. Secondo me lei sta cominciando a cedere …”, afferma, ma si blocca all’improvviso.
“Dici?”, chiedo, sperando che vada avanti con il suo discorso.

Ma non lo fa, così mi giro per vedere cosa l’abbia distratto. Tutta la speranza che mi aveva dato la breve conversazione con Felicity prima, sparisce, risucchiata da quello che vedo. Il famoso George, che arriva e, tranquillo, bacia la mia ex ragazza sulla guancia prima di metterle un braccio attorno alle spalle e sussurrarle qualcosa all’orecchio. Ma, quello che mi distrugge di più, è il sorriso sul volto di Fizzy, un sorriso rilassato, un sorriso timido, un sorriso felice. Un sorriso che sa di innamoramento.


Quando torno a casa e trovo i biglietti, la prima cosa che vorrei fare è strapparli in mille pezzi e bruciarli. Li tengo tra le mani per qualche istante, poi li riappoggio sul tavolino dell’entrata, senza fare stupidaggini. Respiro a fondo, e chiudo gli occhi un attimo.

“Ehi, fratellino, stai meditando su quei due pezzi di carta?”, mi sento chiedere.

Mi volto, e trovo il sorriso beffardo di mia sorella Gemma ad aspettarmi, le mani appoggiate sui fianchi. La guardo, e le faccio una linguaccia, non trovo di meglio.

“Per chi sono?”, indaga lei, indicando i biglietti.
“Affari miei”, rispondo secco.

Lei alza le spalle.

“Beh, sei scemo, avrei potuto darti una mano con quella ragazza, ma se vuoi fare tutto da solo …”, dice poi, spiazzandomi.

Ma perché tutti sanno tutto, ormai? Sono io l’unico idiota che pensava di aver nascosto questa storia fin troppo bene? A quanto pare sì.

Guardo Gemma e la sua espressione soddisfatta, sa di avermi messo con le spalle al muro. La fulmino, poi la invito a seguirmi in camera mia, e le racconto tutta la storia. Lei mi ascolta in silenzio, seduta a gambe incrociate sul mio letto, mentre io mi sono accomodato sulla sedia della scrivania; i suoi occhi non mi lasciano un attimo, non vuole perdersi nemmeno mezzo particolare. Non avevo mai pensato di confidarmi con mia sorella, e mi rendo conto –di nuovo- di aver fatto un grosso errore, perché lei sembra davvero disposta ad aiutarmi.

“Fratellino, ti sei messo in un bel guaio, devo dire”, afferma, alla fine della mia spiegazione.

Sbuffo, lo so perfettamente senza che lei me lo dica.

“Ma si può risolvere, e l’idea che hai avuto è piuttosto buona, devo riconoscerlo”, continua.
“Davvero?”, chiedo, orgoglioso di me per la prima volta.

Lei annuisce, riflettendo su qualcosa.

“Però, sembra anche presa da questo George, quindi ti devi muovere”, suggerisce, “Dai, ti aiuto a scrivere il biglietto, va bene?”.

Faccio di sì con la testa, in effetti non ho ancora pensato bene a come mandarle il regalo. Discutiamo per qualche minuto sul testo da abbinare al biglietto, e alla fine riusciamo a trovare una soluzione che non faccia pensare subito a me.

Avrei voluto poterti dare molto di più, ma questo biglietto è l’unico che ho trovato. Divertiti al concerto. Buon Natale, Felicity. X

Legge il testo finale.

“Così c’è anche un doppio messaggio, no?”, riflette Gemma, osservando il lavoro finito da sopra la mia spalla.

Annuisco.

“Grazie, Gemma”, dico.
“Oh, adesso non provarci nemmeno a darmi bacini o cose del genere, eh!”, protesta lei, ridendo.

Mi unisco a lei nella risata, poi lei raggiunge la porta della mia stanza e fa per uscire.

“Comunque spero davvero che vada tutto per il meglio, Harry”, dice, poi esce senza aspettare una risposta.

Ti voglio bene, sorellona, vorrei dirle, ma me lo tengo per me. Penso che comunque lei lo sappia già, e saprà anche che le sarò grato per tutta la vita per l’aiuto che mi ha dato. È riuscita a calmarmi, e a farmi ragionare senza che io le dicessi niente, in pochi minuti.

Niall stesso, a scuola, è riuscito a fatica a trattenermi dall’andare da quel George e dirgliene quattro. Non sono uno violento, ma in quel momento sarei volentieri passato alle mani. L’unica cosa che mi ha distolto dal farlo è stata l’ipotesi, espressa dal biondo, che Felicity non avrebbe voluto più saperne nulla di me se l’avessi fatto davvero. A quel punto mi sono calmato, e sono tornato a casa, dando comunque una spallata a George mentre gli passavo di fianco.

Ma ora è tutto (più o meno) a posto. Devo pensare positivo, devo pensare che riuscirò a riconquistare la fiducia di Felicity e che lei tornerà con me. Devo solo resistere ancora qualche giorno.

***

E, finalmente, il giorno tanto atteso arriva. Gemma mi accompagna a Manchester per il concerto e tenta di caricarmi un po’, mi rassicura, dice che andrà tutto bene. La ringrazio e scendo dall’auto, poi mi avvio verso l’ingresso dell’arena, sperando che Felicity non abbia deciso di rinunciare. Lo spettacolo è già cominciato da circa una decina di minuti, perfetto. Raggiungo il mio posto, e, senza farmi notare troppo, mi infilo tra la gente che canta a squarciagola Troublemaker. Guardo nel posto davanti a me, è occupato: riconosco la testa castana di Fizzy, le sue braccia alzate che vanno a ritmo con la musica. Sorrido, è venuta, e si sta divertendo.

Mi godo anche io lo spettacolo, prendere due biglietti è stata un’ottima trovata. Mi ritrovo a canticchiare le canzoni di Olly mentre lui si scatena sul palco, supportato dal pubblico in delirio. Mi perdo a guardare la mia Fizz, sembra così contenta, malgrado sia sola, in mezzo a tanti sconosciuti. Mi assicuro che sia davvero così, che il suo cavaliere non abbia trovato un biglietto dell’ultimo minuto, ma gli spettatori accanto a lei sono ragazze. Tiro un sospiro di sollievo.


“Bene, ragazzi, siete stati fantastici finora! La prossima canzone è il mio ultimo singolo, Hand on heart!”, annuncia il cantante.

Il pubblico applaude, urla, accoglie la canzone con entusiasmo. E io so che è arrivato il mio momento. Quante volte Felicity mi ha detto che quella avrebbe potuto essere la nostra canzone, e io non l’ho mai presa sul serio. Ma conosco comunque a memoria il testo, e, in questo momento, mi rendo conto di quanto lei avesse ragione a proposito del dedicarla alla nostra storia, a noi. Comincio a sentire la tensione, ho paura di un suo possibile rifiuto, ho paura di doverle dire addio sul serio, ho paura di perderla, e di perdermi. Le mie mani tremano, non per il freddo, il mio cuore batte forte, mi sembra quasi che i battiti si sentano oltre la musica. Faccio un respiro profondo e chiudo gli occhi un secondo. Nel frattempo Olly continua a cantare, ormai è a metà del testo. Mi butto.

Porto le mani in avanti, e le poso sugli occhi di Felicity. La sento sussultare per lo spavento, vedo le sue spalle alzarsi di colpo. Le sue mani prendono a sfiorare le mie, lentamente, le tastano per provare a riconoscerle. Ad un tratto, sento le sue guance alzarsi piano, immagino le sue labbra che si piegano in un sorriso. Si libera gli occhi dalle mie mani, e si volta. Sta sorridendo.

“Sapevo che eri stato tu”, dice.

Io non posso far altro che sorridere a mia volta, abbasso lo sguardo, non mi sono mai sentito così timido come stasera. Le sue mani tengono le mie, e non capisco se stiamo tremando entrambi, o se sono solo io. La guardo di nuovo.

“E sei venuta lo stesso?”, chiedo.
“Certo, non potevo perdermi un’occasione del genere!”, risponde lei, contenta.

Mi chiedo se sia solo per questo che è venuta al concerto, o se magari sperava che ci fossi anche io.
Rido, ma sono teso, non riesco ad essere naturale come vorrei.

“Comunque, non ho accettato il biglietto solo per vedere Olly cantare”, dice poi, sicura.

Sembra quasi che le nostre personalità si siano scambiate, questa sera. La guardo, curioso.

“Ah no?”

Lei scuote la testa, e sorride.

“Quando ho trovato il biglietto, nella cassetta della posta, ho capito subito che eri stato tu a mandarmelo”, spiega, trapassandomi con lo sguardo.
“E perché non l’hai rifiutato allora? Vista la situazione tra noi …”

Perché continuo a remarmi contro? Forse voglio solo essere sicuro di non essermi illuso da solo vedendo i suoi sorrisi degli ultimi giorni, voglio solo sapere come stanno le cose per lei.

“Beh, a Natale siamo tutti più buoni, no?”, replica.

È lei ad abbassare lo sguardo, questa volta, e sono io ad aprirmi in un sorriso, semplice, rilassato, sincero. Chiudo gli occhi, voglio godermi questo momento, voglio sentire la speranza percorrermi ogni singolo centimetro delle vene, voglio assaporare la felicità che, lo sento, sta arrivando.  Aspetto che Felicity continui, e nel frattempo stringo di più le sue mani tra le mie. Ma lei non dice più niente, e capisco che tocca a me dire qualcosa.

Scusami”, sussurro.

Lei mi guarda ancora, vedo i suoi occhi brillare, forse sono le luci, forse no.

“Ti prometto che non ti farò mai più soffrire, Fizz, lo giuro, e non nasconderò più niente a nessuno. Voglio stare con te e basta, perché ti amo, ti amo davvero”, dico, tutto d’un fiato.

È quello che sento di doverle dire, è quello che si merita.

“Spero solo di essere in tempo”, concludo poi, guardandola in quegli occhi timidi, bellissimi.

Lei sorride, sembra pensarci un attimo.

“Harry”, sussurra poi.

Resta in silenzio per un tempo che mi sembra eterno.

“Anche io ti amo, e voglio stare con te”, confessa poi.

Non riesco più a trattenermi, è troppo tempo che non la stringo tra le mie braccia, è troppo tempo che non la sento più mia come dovrebbe essere. La abbraccio, tenendola il più vicino possibile a me, e le bacio la testa.

Ma ho ancora un dubbio, una piccola paura che ho bisogno di spazzare via.

“E George?”, chiedo, cercando di non far trasparire la fatica con cui pronuncio quel nome.
“Lui capirà, è un buon amico”, risponde, tranquillamente, alzando le spalle.

Poi mi stringe a sua volta, la sento respirare a fondo, prima di dirmi: “Mi sei mancato tanto”.

Mi allontano un attimo per guardarle il viso, le mie mani sfiorano le sue guance con delicatezza, come la prima volta, come se avessi paura di vederla scomparire di nuovo dalla mia vita. Mi avvicino lentamente, poi appoggio le mie labbra sulle sue. Ci baciamo, e il mondo attorno a noi, Olly, la folla in delirio, la musica, tutto scompare. Ci siamo solo io e lei, non più nascosti, non più preoccupati che qualcuno possa vederci. Il mondo ora può, e deve, sapere di noi.

***

“Pronto?”, chiede lei.

La guardo, il vestito rosso nuovo che abbiamo comprato insieme l’altro giorno le sta d’incanto. Questa ragazza è una favola, ed è la mia ragazza. Le sorrido, sicuro.

“Prontissimo”, rispondo.

Suono il campanello di casa Horan e, non appena il biondino vede le nostre mani intrecciate, ci salta addosso, stringendoci in uno dei suoi abbracci avvolgenti.

“Vi stavamo aspettando”, dice, accompagnandoci nella sala dove si svolge la festa di Capodanno.

Fizzy allenta la presa, fa per lasciare la mia mano, ma io la stringo, guardandola e sorridendole subito dopo per rassicurarla. Non deve più avere paura di nascondersi, ora stiamo insieme davvero, e questa è la nostra prima uscita “ufficiale”, diciamo. I nostri amici ancora non sanno niente, e i loro sguardi stupiti mentre entriamo nella sala non fanno altro che confermarlo.

“Ciao ragazzi”, saluto, sicuro.

Il solo suono che si sente è la musica che Niall ha messo di sottofondo.

“Ehi, è morto qualcuno, per caso?”, scherzo.

Scoppiano tutti a ridere, forse sono più tesi di me e Fizzy messi insieme, ma, dopo questo piccolo momento di imbarazzo, perfettamente comprensibile, la festa riprende, e cominciamo a rilassarci.

Quando qualcuno mi chiede da quanto stiamo insieme, non mi sembra il caso di mentire ancora.

“Sei mesi”, rispondo, senza problemi, sotto lo sguardo felice di Felicity.

È bello vederla orgogliosa di me.
Ovviamente, non posso sfuggire per sempre alle spiegazioni, ma per questa sera sembrano volerci lasciare in pace. E, di nuovo, mi sento al mio posto, sono felice di aver trovato gli amici giusti.
 


“3,2,1 … Buon anno!!”, esclamiamo tutti all’unisono, scambiandoci poi gli auguri uno ad uno, abbracci e baci con le ragazze, strette di mano e pacche sulle spalle con i ragazzi.

Finalmente raggiungo Felicity, che mi sta aspettando davanti al camino acceso. La abbraccio in vita, avvicinandola a me.

“Buon anno, amore mio”, le sussurro.
Lei sorride: “Sai cosa si dice di Capodanno?”, chiede.

La guardo, incuriosito, pensando a cosa mi voglia dire. Lei mi si avvicina all’orecchio.

“Quello che fai a Capodanno, lo fai tutto l’anno”, bisbiglia.

La guardo, e mi viene da ridere. Deve aver bevuto un po’ troppo, per sembrare così maliziosa tutto d’un tratto. Ma decido comunque di accontentarla.

“E, quindi, cosa vorresti fare, tu? Sentiamo …”, rispondo, sorridendo a pochi millimetri dalla sua bocca.
“Intanto baciami, poi si vedrà …”, risponde, ridendo.

E allora le mie labbra toccano le sue, decise, morbide, tento di trasmetterle tutto il mio amore in quel semplice bacio, un bacio che sa di nuovo, un bacio che non dovrà mai più essere nascosto, un bacio a cui tutti applaudono.

Un bacio, all’inizio del nuovo anno, che esprime il desiderio di stare con lei per tutti quei dodici mesi e, chissà, anche più a lungo.

Un bacio che contiene la promessa di un amore alla luce del sole, un amore speciale, un amore migliore.
 

FINE


Curly space:
Eccoci qui, siamo arrivati anche alla fine di questa breve storia... :) 
Come molte di voi speravano, tutto si risolve per il meglio e i nostri innamorati tornano assieme... :3 E io sono piuttosto felice, voi che ne dite? ;)
Spero che il collegamento tra il titolo della storia e la canzone di Ed Sheeran dopo questo capitolo finale sia chiaro, in caso sono pronta a darvi spiegazioni! ;)

Passando a voi, ringrazio cioccolatina15 per aver messo la storia tra le seguite, e tutte quelle che hanno letto :D Grazie milleeeeeeeee! <3

Se voleste leggere qualcos'altro, nella mia pagina trovate altre storie, e fra pochi giorni dovrei pubblicare anche un'altra cosina... Quindi, se vi interessa, stay tuned! :)

Per il momento vi saluto e vi ringrazio ancora tutte ;)

A presto,

Curly crush x
     

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