Thinking about you

di Holkay
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Amavo le collane che si intrecciavano tra loro sfiorando il suo collo per poi cadere sul petto, amavo quella parte di tatuaggio che spuntava dal colletto della maglia, amavo le clavicole così evidenti e il solco che si creava naturalmente tra queste, amavo le rughe che gli uscivano intorno al suo sguardo quando sorrideva, la luce che emanavano i suoi occhi, amavo il modo in cui gli cadeva la maglietta sulle braccia, le maniche corte arrotolate che stavano larghe anche se avesse le braccia muscolose.
Passava lì ormai tutte le sere, entrava quasi sempre alla stessa ora, da solo oppure in compagnia di un amico.

Lo guardavo da dietro al bancone tra un ordine e l’altro.
Il bar in cui lavoravo non era tanto frequentato, riuscivo a ricordare la maggior parte dei clienti abituali e lui era uno di quelli.
Ogni volta che oltrepassava quella porta, stringeva in un’unica mano l'agenda di pelle marrone e il telefono di ultima generazione.
Potevo rimanere lì a fissarlo per ore se avessi potuto.
Mi affascinava troppo, come nulla al mondo
Per tutte le volte che era stato lì seduto ore su ore, aveva incrociato il mio sguardo giusto un paio di volte; a me non interessava, mi bastava che potessi guardarlo io.
Non conoscevo niente di lui, se non il suo nome.
Si chiamava Harry, l’avevo scoperto una sera grazie al suo amico biondo che entrò e gridò per richiamare la sua attenzione.
Era sempre ricurvo sui fogli di quella agenda, con la penna stretta tre le sue lunghe dita.
Scriveva. 10, 100, 1000 pagine a sera.
Le uniche pause che prendeva era per dare un sorso all’unica birra che ordinava oppure per portarsi indietro i capelli che gli ricadevano sulla fronte per colpa della posizione della testa.
Mia…Mia!!”
La voce di Emma, la mia collega, mi riportò alla realtà facendomi distogliere l’attenzione da quel ragazzo.
Ancora a fantasticare su quello lì?!?! Mia ne abbiamo parlato tante volte; se non fai la prima mossa tu quello lì non lo avrai mai. Te l’ho detto, secondo me è gay” sentenziò ripetendo quello stupido pensiero.
Emma ma lo vedi?! Tutto quel ben di Dio sprecato ad essere gay?! No non credo proprio”.
E allora come lo spieghi: viene qui tutte le sere, un bar gestito da due donne bellissime e non fa nulla per abbordarne una. Boh!!”
Forse è timido oppure fidanzato, che ne puoi sapere” dissi cercando una risposta a quei dubbi che mi aveva messo in testa “ e poi non metterci il pensiero, se dovesse scegliere una delle due sarò io, chiaro????” la minaccia puntandole contro il dito.
Un uomo appoggiato al bancone alzò la testa attirato dal mio tono di voce forse troppo altro; con uno sguardo di fuoco gli feci passare la voglia di impicciarsi dei fatti altrui e tornò a guardare il liquido color caramello che aveva nel bicchiere.
Emma uscì da dietro al bancone per fare il giro dei tavoli, quello che era il suo compito.
Tornò con dentro al vassoio qualche bicchiere sporco e posò il foglietto con le ordinazioni sul bancone.
C’erano scritti solo un cocktail e una birra.
La birra è per lui, gliela vai a portare tu” disse mentre caricava la lavastoviglie.
Cosa?!?! Non se ne parla proprio Emma!!! È compito tuo quello” le feci notare, volendo evitare quella situazione che mi avrebbe messo sicuramente in imbarazzo.
Lo vuoi conoscere o resterai zitella a vita continuando a fissarlo appoggiata al bancone??”disse ancora piegata.
La osservai alzarsi, stappare la birra, versarla nel bicchiere e porgermela.
Vai!” mi intimò.
Scossi la testa in disapprovazione.
No non ci pensare proprio, vai tu” le dissi posando il bicchiere nel vassoio accanto al cocktail che era già lì.
Allora cara Mia, tu ora vai lì sbatti un po’ le tue ciglia sui tuoi occhioni neri, smuovi questi bei boccoli scuri e lo fai cadere ai tuoi piedi” recitò mettendomi tra le mani il vassoio e dandomi una leggera pacca sul sedere.
Ridacchiai, mi feci coraggio ed uscii dal bancone.
Portai prima il cocktail al signore in fondo alla sala poi tornai indietro fermandomi accanto al suo tavolo.
Ecco la tua birra” dissi appoggiando il boccale sul legno scuro.
Avevo la voce tremante, sembravo una ragazzina al primo appuntamento eppure di anni ne avevo 23 e di appuntamenti ne avevo avuti tanti.
Grazie” mi rispose.
Aveva una voce mai sentita, così bassa, cupa ma anche suadente e calda; di quelle voci belle che se venissero sentite di primo mattina lascerebbero i brividi addosso per tutto il giorno.
Incrociò gli occhi con i miei e la sensazione che provai fu la più bella che io avessi mai provato in tutta la mia vita.
Il mio cuore si bloccò, oppure era stato fermo fino a quel momento e aveva ripreso a battere.
Le gambe non mi reggevano più e il petto mi sembrò quasi sul punto di esplodere.
Quegli occhi da vicino erano ancora più belli e particolari.
Non erano i semplici occhi verdi di un qualsiasi ragazzo, i suoi erano speciali sembravano urlare bellezza.
Li riabbassò subito sul foglio pieno di scritte; alcuni pezzi erano ordinati altri invece confusi, intrecciati come i ricci che aveva alla base del collo.
Comunque piacere io sono Mia” dissi, cercando di controllare il tono e tenerlo più neutro possibile.
Harry” rispose rialzando la testa e stringendomi la mano che gli avevo porto.
Sembrò freddo, quasi infastidito da quella mia audacia ma forse fu solo una mia impressione dato che subito dopo mi fece un sorriso.
Risposi con lo stesso gesto, sentendo il viso andarmi in fiamme e tornai al mio lavoro.
Allora cos’ha detto?” domandò subito eccitata Emma che aveva assistito alla scena da lontano.
Io continuavo a guardarlo, sembrava non essere scosso, ne provare nessun altro tipo di emozione, da quello che era appena accaduto; era tornato nella sua posizione, quasi come una statua.
Avrei potuto pensare che non fosse vivo se non avesse continuato a muovere la mano per scrivere.
Mia che ha detto??” domandò di nuovo con tono quasi duro.
Cose che già sapevo” risposi secca.
Cioè?” chiese ancora lei.
Che si chiama Harry”.
E tu non gli hai chiesto nient’altro??” si stupì.
Scossi la testa.
In effetti qualsiasi altro ragazzo avrebbe attaccato bottone, anche solo per fare due chiacchiere; invece lui era diverso, sembrava volesse rimanere solo nel suo mondo fatto di lettere e parole.
Avrei scoperto con il tempo tutto di lui, sfidai me stessa.
Il suo fare misterioso mi intrigava troppo, mi eccitava la mente a sapere di più su di lui senza che scoprisse il mio interesse.
Il mio passo l’avevo fatto.
Avrei indagato su di lui.
Non ero fatta per essere rifiutata, avrei scoperto i suoi punti deboli e l’avrei colpito proprio lì.
Mi serviva solo tempo e quel riccio sarebbe diventato mio!




Mia *lo so è in bianco e nero, usate un po' di fantasia xD*:

 

Writer's Corner:

Si l'ho fatto :D
Ho scritto una storia su Harry.
FINALMENTE!!!
Ne avevo il bisogno, vitale proprio!
Vi avviso, questo non sarà il solito Harry tutto cuoricini&sesso xD
Sarà diverso ma poi lo scoprirete da sole :3
Cosa ne pensate?! Lo so è solo l'inizio ed è corto ma spero di avervi incuriosito almeno un po' :3
Ditemi qualcosa in una recensione, anche negativa accetto tutto :D
Grazie mille per l'attenzione xD
Much Love!!!

 

Holkay xx

 

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Capitolo 2
*** 2 ***




Austin, il mio titolare, finalmente si era deciso a darmi un aumento di stipendio; eravamo io ed Emma a gestire quel locale ma non lo facevamo come delle semplici dipendenti, trattavamo quel bar come se fosse nostro e lui ce n’era grato dato che non si faceva vedere da quelle parti quasi mai.
Aveva messo un po’ di tempo per prendere quella decisione ma quando mi disse che avrei avuto più soldi mensilmente, non persi un attimo per chiamare il proprietario di casa e dire che da lì a poco sarei andata via.
Non che non mi piacesse quell’appartamento ma era in una posizione scomodissima; per raggiungere il lavoro ci mettevo quasi un'ora e i pochi soldi che risparmiavo sull’affitto li spendevo per la benzina.
E così mi ritrovai sommersa da scatoloni.
Ovunque mi girassi vedevo oggetti da impacchettare, vestiti da piegare e dovevo fare tutto nel minor tempo possibile dato che quel giorno avrei dovuto lasciare la casa.
Come mio solito mi ero ridotta all'ultimo momento per sistemare tutto ma le sere che tornavo dal lavoro non ne avevo voglia.
Per fortuna che Emma si era offerta di aiutarmi, sia nell'impacchettare che per il trasloco vero e proprio; la sua macchina era più grande della mia e con un unico viaggio avremmo trasportato tutto.
Piegai gli ultimi maglioni in uno scatolone e sentii finalmente il campanello suonare, era arrivata.
Scesi di corsa le scale per aprirle la porta e la salutai con un veloce bacio sulla guancia.
Ma sei ancora a questo punto Miaaaa!!” urlò appena mise piede nell'appartamento.
In effetti aveva ragione, come mio solito avevo perso tempo facendo nulla, distraendomi con qualsiasi cosa.
Mi accadeva sempre, qualunque cosa io dovessi fare; anche quando dovevo uscire perdevo tempo fino all'ultimo e poi mi arrabbiavo quando i miei amici arrivavano, ovviamente in orario ed io ero ancora in alto mare.
Si Em si, mi conosci è inutile che strilli così” la scongiurai.
Lei tirò un grande sospiro, mettendosi poi all'opera nel sistemare i quadri porta foto nella carta da imballaggio, in modo che non si rompessero nel trasporto.
Io presi il telefono dal tavolo e lo attaccai alle casse, la musica doveva sempre esserci in sottofondo alla mia vita.
Decisi per i 30 Seconds To Mars e premetti play facendo espandere nella casa la voce di Jared.
Insieme ad Emma incominciammo a cantare a squarciagola.
L'estate prima eravamo state al loro concerto lì a Londra ed era stata un'esperienza unica.
La musica ci accomunava molto a noi due, pur se avessimo caratteri diversi.
Ripresi il mio da fare con un umore diverso e quasi non mi pesava più impacchettare tutta quella roba.
All'improvviso però la musica si bloccò facendo echeggiare la mia suoneria dalle casse.
Ma daaaaiii era il mio pezzo preferitoooo” si lamentò Emma.
Feci una piccola corsa per vedere chi mi stesse chiamando.
Il proprietario di casa.
Mi misi un dito sulle labbra per far segno alla mia amica di stare zitta e staccai il cavo dal cellulare.
Pronto” .
Ciao Mia, sono Anthony, ho avuto un contrattempo e non posso venire. Potresti aspettare tu il nuovo inquilino per dargli le chiavi?” ascoltai cosa avesse da dirmi in silenzio.
Si, va bene” risposi poi.
Tra poco sarà lì, ora lo avviso che lo stai aspettando” continuò.
D'accordo”
Grazie mille Mia”
Di niente. Ciao Anthony” lo salutai cordialmente e chiusi il telefono.
Che voleva?” mi domandò Emma.
Anthony era il suo ex ragazzo, era stata lei a presentarmelo quando cercavo una casa. Non si erano lasciati in buoni rapporti ma lei ci teneva ancora.
Le spiegai ciò che mi aveva detto e lei rispose annuendo.
Non ha chiesto di me vero?” domandò.
Scossi la testa; Anthony non era fatto per la mia amica ma lei non riusciva a capirlo, non le aveva mai dato la giusta importanza che si meritava.
Chiudemmo insieme l'ultimo pacco e ci sedemmo sul divano guardando quella casa ormai vuota.
Quante nostre sbronze hanno visto queste mura?!” chiese retorica Emma.
Quante feste e quante ramanzine per la musica troppo alta?!” continuò.
Quante risate?!” aggiunse.
E quante lacrime?!” dissi io amaramente.
Mi mancherà questa casa” ammisi sfiorando il tessuto del cuscino.
Scattai in piedi per reprimere quello stato di angoscia che mi stava per attanagliare e mi diressi nella camera da letto per controllare, per l'ultima volta, se avessi preso tutto.
Sentì il campanello anche se avevo la testa immersa nel vuoto armadio.
Emma puoi andare tu ad aprire?” chiesi alla mia amica.
Non ebbi risposta ma sentì la serratura della porta scattare, che mi fece capire che mi aveva sentito.
Tornai in salone e proprio in quell'istante Emma entrò seguita da una persona; quando la mia amica si spostò io non credei ai miei occhi.
Dietro di lei c'era il ragazzo biondino che era venuto delle volte al bar con Harry.
Mi sorrise imbarazzato dato che lo fissavo senza parlare ma ero rimasta spiazzata da quella notizia.
Tu...tu sei il nuovo inquilino?” domandai balbettando leggermente.
Non avevo imbarazzo nel parlare con lui ma il mio cervello stava già elaborando altro.
Si si” rispose energicamente.
Tieni queste sono le chiavi” gli porsi il mazzo che avevo tra le mani.
Grazie, comunque piacere io sono Niall” si presentò spostando le chiavi nell'altra mano e stringendomi la mia allungata.
Ah già...scusami, Mia piacere”.
Bel nome, inusuale” notò il biondino dagli occhi blu.
È italiano, mia nonna aveva le origini italiane” spiegai senza neanche pensarci.
Il mio sguardo fu attirato dalla mia amica che era rimasta lì impalata durante tutta la conversazione.
Oh e lei è Em..”
Mi sono già presentata, non sono mica maleducata” sorrise, più che a me lo fece verso Niall che ricambiò nello stesso modo.
 
•••


Io e Mia caricammo tutto in macchina e Niall si offrì gentilmente di darci una mano.
Era un ragazzo tranquillo, molto più socievole di Harry.
Avevo una gran voglia di domandargli del suo amico, se gli avesse mai parlato di me.
Il problema è che nessuno aveva messo in mezzo il discorso “Ci siamo visti da qualche parte” e non volevo iniziarlo io.
Lo ringraziai per l’aiuto e salì in macchina.
Emma già era pronta alla guida.
Mise in moto e ci allontanammo dal quartiere.
Em ma hai capito chi è Niall?” domandai vagamente.
La vidi pensarci un po’ su, cercando nella sua testolina bacata un ricordo di quel viso.
No, mi dispiace” rispose ridendo della sua poca memoria.
La solita! È l’amico di Harry, quello che viene qualche volta con lui al bar” le spiegai.
Frenò di botto e ringraziai il cielo che non ci fossero macchine dietro di noi.
Odiavo quando aveva le sue reazioni esagerate anche mentre guidava.
Le colpii forte il braccio per lo spavento che mi aveva fatto prendere.
E tu non gli hai chiesto niente?????” disse quasi urlando, tralasciando il mio gesto di ira.
Scossi la testa in risposta.
Lei si colpì la fronte con la mano.
Sei idiota non c’è niente da fare” sentenziò per poi ripartire.
Raggiungemmo il mio nuovo appartamento.
Lo adoravo letteralmente.
Era a dieci minuti dal bar, a qualche isolato da casa di Emma e vicino alla metropolitana.
Poi l’interno era qualcosa di spettacolare; era un loft ed io desideravo un appartamento così da sempre.
Posizionato all’ultimo piano, aveva solo due stanze; una comprendeva cucina e salone e l’altra era la camera da letto con il bagno accanto.
Una parete era tutta vetrata, dandomi così la possibilità di godere quei panorami che solo Londra poteva offrire.
L’avevo affittato già arredato e i mobili che c'erano per fortuna mi piacevano tanto.
Portammo su i pacchi facendo vari viaggi in ascensore e in meno di mezz’ora era già tutto in casa.
Ma che abbiamo sistemato a fare tutto così bene nelle scatole se dopo nemmeno un’ora lo dovevamo disfare?” mi domandò sarcastica Emma.
Io risi, aveva ragione ma non potevo di certo portamele in mano tutte le mie cose.
Mi aiutò anche a sistemarne alcune ma eravamo stanche e dopo un po’ ci abbandonammo sul divano.
Avevo trovato anche quello compreso nell’arredamento ed era esponenzialmente meglio di quello che avevo prima.
Era a forma di L e prendeva metà sala.
Non era quel solito divano dove non puoi stare rannicchiata con le ginocchia al petto, il contrario.
Questo divano è proprio comodo, bello largo. Giusto per farci…” disse Emma, facendomi capire che stava notando la mia stessa cosa ma il suo cervello stava viaggiando troppo forse.
EMMA!!! Ma è mai possibile che pensi sempre a quello?” la redarguii.
Lei rise sonoramente.
Ma dai non fare la santarellina, sai quante volte ci scoperai su questo divano” concluse rudemente.
Io diventai rossa in viso per la poca finezza della mia amica, sghignazzando per non risponderla.
Chiacchierando decidemmo di andare a mangiare qualcosa insieme per pranzo e poi ci saremmo divise, ognuna nei propri appartamenti.
Il sabato era così, il bar era chiuso tutto la giornata tranne la sera ma io e Emma non riuscivamo a stare lontane.
Dopo pranzato, mi accompagnò al supermercato prima di andarsene; dovevo comprare il giusto essenziale per sopravvivere almeno un giorno in più.
Tornai a casa e mentre sistemavo il cibo in frigo sentii come una cosa dentro che mi opprimeva, io dovevo farlo.
 
•••



La mia macchina l'avevo lasciata nel parcheggio accanto al bar dato che per il trasloco dovevamo usare quella di Emma.
Presi la giacca dalla poltrona, recuperai la borsa da terra ed uscii.
Mi strinsi nelle spalle per il vento che si era alzato e mi incamminai verso l'auto.
Dovevo tornare lì, volevo e dovevo parlare con lui, dovevo conoscerlo.
Accelerai il passo aiutata a mantenere il ritmo dalla musica che emanavano le cuffie nelle mie orecchie.
Arrivai al parcheggio dopo aver salutato qualcuno che conoscevo del quartiere.
Mi misi alla guida e ripercorsi a ritroso la strada che avevo fatto con Emma la mattina stessa.
Stavo tornando al mio vecchio appartamento, con la speranza di trovare Niall lì.
Adoravo guidare, soprattutto con la musica e quando il tempo era così, come quel giorno.
Il cielo pezzato di grigio, il vento che spostava le chiome degli alberi e io rinchiusa nella mio mondo comunemente chiamato auto.
Cullata dai pensieri filosofici che mi accanivano, quasi tutte le giornate, mi resi conto di essere già arrivata nel quartiere.
Cercai parcheggio e scesi raggiungendo con una piccola corsa il mio vecchio palazzo.
Non avevo preparato nessuna scusa plausibile ma poco mi interessava.
Bussai al mio appartamento e attesi una risposta.
La voce del biondino non tardò a rivelarsi.
Niall sono Mia, ho dimenticato una cosa posso salire?” inventai così su due piedi.
Certo” mi disse e pochi attimi dopo era già giù ad aprirmi la porta.
Mi scusai per il disturbo e lo seguii su per le scale, continuando a contemplare quel poco di schiena muscolosa lasciata scoperta dalla canottiera.
Fai come se fossi a casa tua” disse in una risata, facendo ridere anche me.
Mi diressi in quella che era la mia camera da letto cercando il nulla, dato che era solo una scusa.
Per mia fortuna non mi seguì e dopo aver girato a vuoto per qualche minuto, tornai in salone facendo finta di posare qualcosa in borsa.
Trovato, avevo ragione era ancora qui”.
Rimasi a fissarlo aspettando che mi dicesse qualcosa ma non lo fece, si limitò ad imitarmi .
Io comunque ti ho già visto da qualche parte” dissi per punzecchiare la sua memoria.
La ragazza del bar!!!” urlò all'improvviso.
Bingoooo! Il biondo si è svegliato!!
Non feci trapelare nessuna emozione, anzi assunsi un'espressione interrogativa che sembrò andare a buon termine dato che Niall subito spiegò la sua frase.
Tu ed Emma lavorate in quel bar dove veniamo spesso io e un mio amico” ascoltai quella verità che già sapevo.
Ecco dove ti avevo visto” feci la finta tonta e mi sbalordì falsamente.
Sei l'amico di Harry” continuai facendogli capire che conoscevo il suo amico.
Lui sgranò leggermente gli occhi a sentirmi pronunciare il nome.
Vi siete presentati?” domandò.
Si l'altra sera, ero curiosa di dare un nome a quel volto che vedo tutte le sere” spiegai in modo filosofeggiante.
Non era il caso di raccontare a Niall quanto bramassi il suo amico e quanto conoscessi a memoria ogni suo minimo particolare.
Lui rise ma non si sporse più di tanto nel parlarmi di Harry.
Gli piace quel bar” si limitò a dire.
Come mai? Non ha nulla di speciale” risposi cercando di tirargli fuori quante più informazioni.
Dice che lo ispira quel luogo” continuò vago.
Mi stava irritando quel suo atteggiamento; io volevo sapere tutto su di lui.
Decisi di utilizzare modi più “bruschi”.
Quanti anni hai…avete?”.
24 tu?” rispose e sembrò che quella domanda generica lo aveva fatto rilassare, dato che cambiò espressione al volto.
23. Frequentate qualcuno?” domandai secca.
Forse mi stavo esponendo troppo ma a me interessavano quelle notizie.
Niall ridacchiò.
Se intendi sapere se siamo fidanzati la risposta che vuoi è: Harry non è fidanzato”mi disse mettendomi letteralmente in imbarazzo.
Presi fuoco in viso e abbassai lo sguardo per la vergogna; Niall aveva capito tutto.
Scusa è che…” cercai di spiegarmi, di fargli capire che non lo stavo usando.
Tranquilla non gli dirò niente. È troppo misterioso il mio amico, soprattutto con chi non dovrebbe” concluse regalandomi un sorriso.
Continuammo a parlare in piedi al centro della sala fino a quando non lo salutai e lui mi rispose che ci saremmo visti presto al bar.
Avevo ottenuto quello che volevo e in più avevo scoperto che bella persona era Niall.
Il mio piano andava a gonfie vele.






Writer's Corner:
Hi people :3
Mi avete fatto penare per questa nuova FF =(
Mai possibile che nessuno la pensi?! *occhioni lucidi*
Anyway…passiamo al capitolo.
Non è il massimo ma mi serviva per spiegare un po’ la vita di Mia e per iniziare ad avvicinarla ad Harry :3
Che ne pensate?
Questa volta me lo fate sapere in una recensionee?? Pleaseeee
Much Love!!!

Holkay xx





 

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Capitolo 3
*** 3 ***


Era già passata una settimana da quando avevo traslocato e le giornate trascorrevano monotone come sempre.
Monotone belle però.

Lui era sempre lì, stretto nei suoi jeans neri e l’agenda in una mano.
Entrava, mi sorrideva, per un brevissimo momento e andava al suo posto dando il via al mio fantasticare.
Sembrava stupido quello che facevo, agli occhi di qualsiasi persona sana ti mente potevo risultare una ragazza con qualche problema, ma a me non interessava.
Io ero felice di poterlo scrutare ferma dalla mia posizione, contenta di poter imparare ogni suo minimo dettaglio e ogni giorno riuscivo a scovarne di nuovi.
Mi bastava quello per stare bene.
Molte volte mi era venuto l’istinto di avvicinarmi a lui e domandargli cosa simboleggiasse l’anello che portava oppure farmi spiegare il significato dei tatuaggi impressi sulla sua pelle.
Ero curiosa di sapere tutto di lui, volevo entrare nella sua vita e far entrare lui nella mia.
Forse era esagerato dichiararmi innamorati di Harry, ma una sensazione del genere non l’avevo mai provata con nessun ragazzo; mi aveva folgorata ed ero consapevole che non fosse accaduto solo per la sua esteriorità.
Quel ragazzo per me era una calamita, lui e il suo essere misterioso; non riuscivo a non pensare a lui, qualsiasi cosa facessi, anche al di fuori del bar, la riportavo sempre a lui.
Era diventato una priorità per me ed ero tristemente consapevole che per lui non era lo stesso.
Non aveva mai dato nessun segnale d’interesse nei miei confronti, anzi spesso aveva fatto il contrario quasi a riluttarmi.
Non avvilivo per quella situazione, ero stata abituata a combattere sempre per ciò che desideravo, non avevo mai ottenuto niente in modo facile nella mia vita e questa era per me come l’ennesima sfida.
Sentivo dentro di me come se Harry fosse quell’opposto del quale avevo bisogno per essere completa.
Non ero riuscita a tenere nascosto ad Emma che ero tornata da Niall, alla fine non avevo fatto niente di male ed avevo solo seguito il suo consiglio e di fatti lei ne rimase contenta anche se mi disse che sperava che il biondino avrebbe tirato fuori più informazioni.

 

•••


Quella sera ancora non era arrivato ed era come se mancasse l’aria, volevo scappare via da quel bar quando lui non veniva ma ero incastrata tra quelle bottiglie e quel bancone.
Emma vado a fumarmi una sigaretta nel retro” avvisai la mia collega.
Stava parlando con un cliente, quindi glielo dissi a bassa voce mentre passavo dietro di lei.
Avevo controllato in che situazione fosse il bar ed era in stallo, tutti avevano la loro
ordinazione.

Emma si scusò con il ragazzo dell’altra parte del legno e mi seguì.
Tutto bene?” domandò.
Certo, sono solo scazzata” le spiegai vaga.
Entrai nel ripostiglio dove tenevamo la nostra roba e presi il pacchetto di sigarette.
Mi avviai verso la porta che dava sul retro incastrandone una tra le labbra.
Il freddo dell’esterno mi colpì facendomi stringere nelle spalle, tirai dalla tasca il bic verde e la accesi.
Non aveva più senso stare in quel bar quando lui non c’era e mi sentivo un’idiota nel pensare questa cosa.
Una folata di vento mi colpì dritto in viso facendomi tornare con i piedi a terra.
Non potevo farmi cambiare la vita così tanto da un ragazzo che nemmeno mi considerava.
Tirai forte dalla sigaretta e le sensazioni di prima tornarono a galla; stavo bene con le emozioni che provavo quando vedevo Harry quindi chi se ne frega se fosse una cosa buona o meno.
Lanciai la sigaretta, ormai finita, poco lontano da me facendola ruotare tra due dita e tornai dentro con l’umore quasi uguale a prima, ma quando raggiunsi Emma dietro al bancone lei mi accolse con un sorriso gigantesco.
Incrociando il suo viso mi venne istintivo spostare lo sguardo al posto dove sedeva di solito Harry e lo trovai lì, più bello di sempre; indossava una maglia grigio scuro con le maniche tirate su fino ai gomiti, gli s’intravedeva il petto dato che i tre piccoli bottoni erano stati lasciati aperti. Portava anche un cappello di lana che copriva i capelli, lasciandone scappare solo qualche ciocca ai lati.
Una volta finita la radiografia a Harry notai che accanto a lui c’era anche Niall; parlavano tra loro in modo animato, la televisione trasmetteva la partita di calcio quella sera e credo stessero dibattendo di quello.
Ti ha salutata Niall?” domandai voltandomi verso Emma.
La trovai con le braccia incrociate, appoggiata con il sedere sul banco frigo dove tenevamo le bibite.
Mi stava osservando con un ghigno sulle labbra.
Ben tornata tra noi Mia!” mi disse spintonandomi per prendermi in giro.
Risi forse troppo.
Sì, mi ha salutato e ha chiesto di te” mi rispose poi.
Di me?!” domandi incerta puntandomi un dito al petto.
Emma annuì.
E tu cosa gli hai detto?”
Che eri stata rapita da un alieno” rispose ironica e scocciata.
Che stavi fumando una sigaretta, no genio?!” parlò poi seriamente.
Signorina potrebbe darmi una birra per favore?” una voce maschile interruppe il nostro scambio di battute.
Mi voltai riconoscendola.
Ehy” lo salutai.
Ciao tutto bene?” domandò Niall con un gran bel sorriso.
Sì grazie, a te?”
Anche…” rispose aspettandosi la domanda successiva.
Che birra vuoi?” chiesi tornando nelle mie vesti da barista.
Oh no, era solo una scusa per salutarti. Siamo lì” marcò il plurale indicandomi il suo
tavolo.

Annuii sorridendo, non sapevo cosa dirgli, ero imbarazzata nel parlare con lui dato che
aveva scoperto la mia “segreta passione” per il suo amico.

Mi fece un altro sorriso per poi allontanarsi e io lo seguii con lo sguardo.

 

•••

 

Quella serata diventò perfetta nel momento in cui il mio migliore amico varcò la soglia del bar.
Mi fiondai fuori dal bancone per saltargli in braccio intrecciandogli le braccia introno al collo e le gambe al bacino.
Robeeert” urlai nel suo orecchio.
Mi sei mancata” sussurrò lui nel mio.
Ci conoscevamo in pratica da sempre, cresciuti l’uno al fianco dell’altro; lui era stato il compagno di qualsiasi avventura, sia buona sia cattiva.
Con lui avevo trascorso le migliori serate in giro per locali ed anche le più belle giornate buttati sul divano ad oziare.
Eravamo davvero più di fratello e sorella.

Non ero mai riuscita a trovare una definizione per noi due; migliori amici era troppo poco.
"Quando sei tornato?" Gli chiesi ricomponendomi e placando il mio stato d’eccitazione per averlo rivisto.
Studiava a Manchester, diceva che Londra ormai gli aveva già dato troppo e voleva iniziare a vivere nuove realtà.

"Al massimo un'ora fa, sono passato a casa a posare la mia roba, ho fatto una doccia e sono uscito subito" spiegò.
”Sei sempre il solito" lo presi in giro spettinandogli ancora di più i capelli.
"Il mio primo pensiero sei stata tu" mi disse secco senza dare troppa importanza a quella frase.
Robert era praticamente il ragazzo perfetto per me, sia esteticamente sia caratterialmente anche se spesso ci trovavamo a litigare su cose banalissime; ma per quanto poteva essere perfetto io non ero mai riuscita a vedere lo più di un fratello.
Avevo combattuto contro di molte di quelle che si dichiaravano mie amiche, che volevano accaparrarselo.

Lo tenevo lontana da quelle arpie passando sempre per la gelosa, ma non m'interessava, non l'avrei mai dato in pasto a quelle iene.
A Robert poi non serviva di certo il mio aiuto per rimorchiare, ma mi ero sempre divertita a fargli da spalla e molte volte gli ero stata utile per allontanare qualche ragazza non voluta.
Tornai alla mia postazione e lui si sedette su uno degli sgabelli di pelle che erano posizionati davanti al bancone.
Non gli chiesi cosa volesse da bere, c’eravamo ubriacati insieme così tante volte che sapevo alla perfezione i suoi gusti.

Stappai la sua birra preferita e gliela poggiai sul banco
"Tu non la prendi?" Mi domandò.
Guardai Emma dalle altra parte del bancone, stava servendo dei clienti; non le era mai piaciuto che bevevo durante il lavoro ma quella era un eccezione, era tornato il mio fratellone.
Colpii con il collo della mia birra quella di Robert e la portai poi alla bocca per fare un sorso.

"Alla salute" la voce d’Emma alle mie spalle mi fece sobbalzare.
Mi guardo complice e saluto Robert.

"Ciao Em... sempre più bella vedo" incominciò subito il mio amico riprendendo le vecchie abitudini.
Emma gli sorrise continuandolo a fissare con i suoi occhioni castani.

"Okay, smettiamola" dissi dando un colpo di anca ad Emma per riportarla sulla terra.
Cosa mi racconti di bello piccola Mia?" Domandò il mio migliore amico facendo quel gioco di parole che gli era sempre piaciuto.
In quell’istante mi ricordai della presenza di Harry nel bar; chissà se avesse notato tutta quella scena e chissà cosa aveva pensato.
Guardai nella sua direzione e notai che sia lui sia Niall avevano gli occhi dissi sullo schermo intenti a guardare la partita.

"Credo sia meglio che te lo racconti fuori di qua" risposi finalmente a Robert tornando con lo sguardo verso lui ma lo trovai ad osservare verso la direzione in cui guardavo io prima.
"Quale dei due?" Mi domandò senza troppi giri di parole.
Ecco quello che adoravo di lui, mi capiva in due attimi e non servivano le mie parole, lui già sapeva tutto solo guardandomi.

"Quello castano" spiegai.
Lui annui come ad approvare la mia scelta.

"Allora domani sera esci con me, hai sempre la domenica libera vero?" Chiese.
"Sì, non è cambiato niente"
"Ok allora domani sera sei
mia" gli piaceva troppo giocare con il mio nome e a me questo faceva sorridere.
"Em se vuoi sei invitata anche tu" disse in modo vago rivolgendosi alla mia amica che si era spostata di qualche metro, ma aveva continuato ad ascoltare la nostra conversazione sicuramente.
"Ci sarò Rob" ammiccò lei versando poi un tipo d’alcol nello shaker.
 

•••


La sera seguente dovetti perdere mezz'ora per spiegare a Robert dove mi fossi trasferita.
Non era così difficile, ma il mio migliore amico era restio, o solo pigro, a cambiare le vecchie abitudini, soprattutto dopo un lungo periodo passato fuori città.
Quando finalmente arrivò sotto casa mia fu piacevolmente sorpreso di scoprire che doveva percorrere poca strada per arrivare a casa d’Emma.
Aveva organizzato tutta la serata lui, a noi aveva solo detto l'orario in cui farci trovare pronte
Attraversammo quasi tutta la città e dopo aver sbagliato strada due o tre volte Robert finalmente spense il motore.
Riconobbi subito quel luogo, era il suo locale preferito; un vecchio pub che era stato smantellato ed adibito a discoteca su due piani, sotto la pista e sopra privè.

Cinse le spalle di entrambe e ci condusse all'entrata.
Era stato dj per un bel po' di tempo e conosceva ormai tutti in quel giro; infatti, arrivati davanti alla porta bastò un suo cesso al buttafuori che lo salutò in stile molto gangster e ci fece spazio nella folla per darci la possibilità di entrare saltando la fila.
Una volta dentro la musica era assordante e notai che c'era già abbastanza gente

"Iniziate a salire, io prendo da bere" mi disse Robert avvicinandosi al mio orecchio per assicurarsi che lo sentissi e poi si allontanò.
Presi Emma per mano e mi feci seguire su per le scale.
Occupammo uno dei primi divanetti libero nell’attesa che arrivasse Robert.
Quando il mio amico ci raggiunse brindammo alla serata e iniziammo a ballare accanto alla ringhiera in modo da poter vedere cosa succedesse nella pista.
Mi facevo trasportare dalla musica ad occhi chiusi, non curante di quanto fossero stretti nel ballare tra di loro Emma e Robert.

C’era sempre stato questa sorta di gioco tra loro, quando si vedevano Emma non resisteva al fascino del mio amico e cadeva tra le sue braccia, cosa che non dispiaceva a Robert dato che gli era sempre piaciuta la mia amica.
Avevo domandato spesso il perché non si mettessero insieme, ma entrambi mi rispondevano sempre che tra loro ci fosse solo chimica, solo un’attrazione di corpi e nient’altro.
Ad un certo punto qualcosa colpi forte le mie costole, era un gomito della mia amica.

"Cosa c'è?" Chiesi infastidita.
Lui si limito ad indicarmi con la testa un punto indecifrato dietro di me.
D’istinto scattai guardando in quella direzione e rimasi scioccata.

Non credevo ai miei occhi, quello era Niall con Harry e con loro c'era anche un altro ragazzo e una ragazza con un colore di capelli che non riuscivo a decifrare a causa delle luci della discoteca.
Non avrei mai sostenuto che Harry fosse un tipo da discoteca, ma sembrava proprio a suo agio lì, continuando a muoversi a tempo di musica, sorseggiando il cocktail che aveva stretto in una mano.

Tornai verso i miei amici e le mie guance presero letteralmente fuoco.
Mi sentivo imbarazzata a quella coincidenza, come se volessi giustificare a tutti i costi che non era nulla di preparato la mia presenza nello stesso locale dove si trovava harry.

" Ehy respira" mi prese in giro Robert.
Ridacchiai e afferrai la cannuccia del suo bicchiere per fare un sorso.

 

•••

 

Emma aveva insistito nell’andare a ballare più vicino a loro, dovevo farmi vedere secondo lei, anche se a me quest’idea non andava tanto a genio.
Lei continuava a stringersi a Robert ed io a ballare, bevendo dal bicchiere che avevo
riempito ancora una volta.

Mi ero collocata dopo i miei amici così da poter guardare Harry senza farmene accorgere.
Non rimanevo fissa verso lui e i suoi amici, non volevo sembrare una stalker, ma dovevo capire quale fosse il legame con quella ragazza.
Lui ci chiacchierava tranquillamente, ridendo di tanto in tanto e sfiorandole il braccio quando lo faceva.
Mi girai verso il parapetto e mi promisi di non guardare più verso lui per tutta la serata; era come una tortura ormai.
Vai a salutarlo no?!” disse Robert avvicinandosi.
Non se ne parla proprio” risposi seccata.
Non potevano continuare ad obbligarmi a fare cose che non volevo lui ed Emma.
Sentii che l’alcol mi stava facendo uno strano effetto e quel nervosismo non aiutava di certo.
Vado a sedermi” annunciai ai miei amici che continuavano a stare incollati tra loro, ballando.
Mi allontanai cercando con lo sguardo un posto dove potermi sedere, dato che ormai il divanetto che avevamo preso prima io ed Emma era stato occupato da altri.
Mi dovevo accontentare di quelli accostati al muro che potevano utilizzare anche chi non avesse il tavolo riservato.
Appena posai la borsa sulle mie gambe sentii il cellulare vibrare; incominciai a pensare subito a chi potesse essere e rimasi delusa quando vidi che erano solo delle notifiche di twitter.
Indugiai qualche istante sul social, isolandomi dal resto del locale.
Ciao” una voce arrivò dritta alle mie orecchie, ed era il suono più bello al mondo.
In un attimo sembrò che la musica alta fosse sparita facendomi sentire quel saluto in modo così limpido.
Alzai di scatto la testa e lo trovai seduto accanto a me; non mie ero accorta di niente.
Appena incrociai i suoi occhi fu come quella volta nel bar, il cuore a mille, le gambe tremanti.
C-ciao” balbettai io.
Non poteva farmi quell’effetto quel ragazzo.
Maledetto Harry.
Dovevo essere la solita me e non una bimba impaurita e timida.
Che ci fai qui?” domandai, ma subito dopo realizzai che fosse una domanda scontatissima.
Beh, una serata con Niall e suo cugino” spiegò lui indicando l’amico poco lontano da noi.
Non aveva nominato la ragazza, ero curiosa di sapere chi fosse.
Quella è la ragazza di Niall?” chiesi dopo aver guardato dove lui indicava.
Ero spudorata ma lui non dava segnali e io dovetti fare l’ennesimo passo.
No” rise “è una nostra amica” continuò.
Rimanemmo in silenzio uno accanto all’altro per un po’ di tempo.
Quello è il tuo ragazzo?” mi domandò all’improvviso.
Non riuscivo a credere che Harry si fosse sbilanciato per una volta, dimostrando un mezzo interesse verso di me.
Quella sua domanda mi fece capire che mi aveva notata già prima di sedersi accanto a me, dato che niente poteva far capire, in quel momento, che io fossi in compagnia di Rob ed Em.
Guardai Robert che sembrava molto interessato alle labbra di Emma dato che non le staccava più dalle sue.
Ti sembra?!” chiesi ironica alludendo alla scena che stavamo osservando entrambi.
Lui rise e fu in quel momento che mi scoppiò il cuore.
Forse fu anche esagerata come reazione la sua, i cockatil in corpo erano troppi per entrambi ma non ci badai; aveva la risata più bella del mondo e io non ne potevo più fare a meno.



 

Writer's Corner:

Hi people :3
Ecco qua :3 capitolo forse troppo incasinato e con troppi avvenimenti ma mi piaceva scriverlo così.
Il nostro Harry finalmente si sbilancia un pochino…ma non fatevi illudere xD

Vi ho avvisato che non sarà tutto rose e fiori :3
Mi fate sapere cosa ne pensate in una recensione, pleaseeee?
Much Love!!!

 

Holkay xx

 

   

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Capitolo 4
*** 4 ***


Quando Robert mi accompagnò a casa la mia testa pesava, forse troppo.
La colpa di ciò era sì dei cocktail, ma soprattutto del suo sorriso, delle sue labbra, dei suoi occhi, di quella camicia sbottonata e dei capelli tirati indietro.

Ero riuscita ad averlo a pochi centimetri da me, a parlare con lui, a ridere e scherzare con lui.
Non riuscivo ancora a crederci.
Harry si era sbilanciato quella sera, domandandomi se Robert fosse il mio ragazzo, poteva anche essere una semplice curiosità ma a me piaceva vederlo come un segnale di interessamento; peccato che però andò via senza neanche salutarmi.
Dopo aver parlato uno accanto all'altro, ci eravamo separati, contro mia volontà e lui era svanito così nel nulla.
Odiavo questo suo atteggiamento, se era un gioco non mi piaceva per niente.

 

•••

 

Per quella sera io ed Emma avevamo organizzato una festa nel bar, lo facevamo spesso ed avevamo approfittato che Robert fosse ancora in città così avrebbe potuto suonare.
Avevamo pubblicizzato la serata a quasi tutti i clienti fissi e non ed Emma aveva usato i social network per espandere l'invito anche ad altre persone.
Harry durante tutta la settimana era mancato un paio di sere, lasciandomi in balia dei miei pensieri, ma riuscii ad invitarlo.
Non sarebbe mai mancato il sabato sera ed infatti fece ingresso nel bar alla sua solita ora, perfetto nei suoi jeans neri, una semplice maglietta verde scuro a fasciargli in busto muscoloso e sopra una giacca nera.
Era misterioso anche nella scelta dell'abbigliamento, fuori c'erano al massimo una decina di gradi e lui si limitava a quei pochi capi per coprirsi.
Lo seguii con lo sguardo, notando che con lui c'era anche Niall e altri due ragazzi che non avevo mai visto.
Niall mi salutò scuotendo la mano da lontano, lui invece mi fece un grande sorriso distogliendo lo sguardo subito dopo e io mi sentii quasi svenire.
Cercai di riportare l'attenzione sui clienti che si riversavano sul bancone in richiesta delle loro ordinazioni. Emma aveva fatto venire sua sorella a lavorare con noi, ci sarebbe servita una mano durante la festa.
Il locale si andò riempiendo un po' alla volta e Robert iniziò ad alzare il volume della musica, qualcuno incominciò a ballare accanto al proprio tavolo, anche se davanti alla consolle c'era dello spazio libero per farlo. Noi preparavamo i cocktail a tempo di musica ed io mi sentivo al settimo cielo solo al pensiero di avere Harry lì anche quella sera, pur non riuscendolo a vedere per colpa della folla.
Io servivo al bancone mentre Emma, come sempre, era addetta ai tavoli.
Percorsi con gli occhi tutte le persone sedute sugli sgabelli per vedere chi avesse bisogno di me, ma erano già stati tutti accontentati.

Notai un ragazzo che mi guardava, seduto alla fine del bancone.
Non mi soffermai più di tanto su chi fosse ed iniziai a sciacquare dei bicchieri prima di metterli nel cestello della lavastoviglie, muovevo il corpo tenendo il ritmo.
"Ciao Mia" mi salutò una voce maschile.
Alzai la testa dai bicchieri e ritrovai lui davanti a me.
"Malik qual buon vento?! Da quando sei qui?" Domandai sorridendo.
Zayn era il mio tatuatore ma prima di tutto un mio vecchio amico con il quale mi vedevo di rado.
"Ero seduto lì già da un po" mi spiegò indicando il posto infondo.
Con il buio del locale non l'avevo riconosciuto.
Annuii in segno di risposta.
"Tutto bene?" Mi chiese
"Certo, solita vita. Devo passare da te ho un paio di tatuaggi in mente" gli dissi per trovare un argomento comune sul quale parlare.
"È sempre un piacere mettere le mani su di te" disse provocandomi.
"Stupido che sei" risi alle sue parole.
Due ragazze si avvicinarono al bancone, io chiesi cosa desiderassero e Zayn non perse tempo a squadrarle per bene.

Mentre versavo le birre alle ragazze, Robert mise una delle mie canzoni preferite e non potetti evitare di iniziare a ballare dietro al bancone.
Posai i bicchieri sul legno scuro senza smettere di muovermi.
Se proprio hai voglia di ballare, andiamo” disse Zayn facendo un cenno con la testa verso la mini pista davanti alla consolle.
Emma fece ritorno dal suo giro per i tavoli e le chiesi se per lei ci fossero problemi se mi fossi allontanata qualche minuto e lei mi diede il consenso.
Zayn mi afferrò la mano, senza nessuna malizia a mi trascinò dietro di lui, salutò Robert con un veloce gesto e incominciammo a ballare vicini, ma non in modo appiccicoso dato che la canzone era abbastanza movimentata.
Mi ero sempre divertita con lui, mi divertiva soprattutto il modo in cui faceva finta di provarci con me.
Passò un braccio intorno al mio busto attirandomi a se e ballare così più vicini.
Andammo avanti fino alla fine della canzone.
Malik devo tornare al lavoro” dissi riprendendo fiato.
Mi avviai al bancone, lui mi seguì e riprese il posto che aveva prima.
Mia” mi chiamò Emma muovendo il dito per farmi segno di avvicinarmi a lei.
Si scusa mi sono fatta prendere dalla musica” le dissi ipotizzando che volesse dirmi che ero stata via troppo tempo.
No no, non volevo dirti questo”
E cosa?”
Harry è diventato verde dalla gelosa cara Mia” spiegò soddisfatta.
Ma che dici! Non gli interesso, perché dovrebbe essere geloso?!”.
Non credevo a ciò che stava dicendo Emma, Harry non era geloso di me.
Mia, credimi l'ho osservato tutto il tempo e guardava solo te con un'espressione che era tutto tranne che felice” continuò la mia amica spiegandomi.
Dovevo per forza credere a ciò che mi dice, lei aveva sempre visto le cose in modo obbiettivo, senza farsi coinvolgere dalle situazioni.
Tornai al mio lavoro, continuando a chiacchierare con Malik tra una ordinazione e l'altra.
Ormai la serata era quasi al termine e il bar iniziava a svuotarsi.
Mi sedetti sulla parte bassa del bancone, parlando con Zayn che era sempre dall'altra parte.
Ogni volta che avevo parlato con lui durante la serata, avevo osservato la reazione di Harry, che sembrava sul serio infastidito, ma quando mi girai l'ultima volta lo trovai a ridere con Niall che a sua volta stava parlando con due ragazze.
Non capivo questo suo gioco, mi stava facendo letteralmente impazzire; prima, secondo Emma, era tremendamente geloso che io stessi ballando con Zayn ed ora era lui a chiacchierare con delle ragazze?!



•••

 

Una volta chiuso il bar, erano andati tutti via sia Harry che Zayn, eravamo rimasti solo io, Emma e Robert.
Mi fate compagnia mentre fumo una sigaretta?” ci chiese il mio amico.
Accettammo senza problemi e ci sedemmo nella sua macchina dato che con la notte i gradi erano scesi ancora di più.
Io impazzirò dietro quel ragazzo, me lo sento” sentenziai.
Anzi io sono già impazzita per colpa di quel ragazzo. Ho il cervello in pappa e non riesco a capire se gli interesso sul serio oppure no” continuai.
Certo che è più complicato di me” fece notare Robert.
Effettivamente aveva ragione, lui aveva un carattere complesso, si faceva mille film mentali e non voleva legarsi mai a nessuna ma Harry lo batteva con il suo essere misterioso.
Mi puoi fare un attimo il punto della situazione” chiese il mio amico, cacciando il fumo dalla bocca.
Certo, non è poi così tanto lunga la lista. L'altra sera in discoteca mi ha chiesto se tu fossi il mio ragazzo, poi è scappato via senza salutarmi, stasera mi ha dedicato un sorriso come saluto, si è ingelosito per colpa di Malik e poi ha flirtato con due ragazze. Fine”.
Io ci rinuncio” Emma entrò nel discorso esclamando questa frase.
È troppo complicato amica mia!” disse Robert battendo la mano sulla mia gamba.
Lo so e a me piacciono le sfide, lo sapete meglio di tutti” sentenziai.
Ma questa è la più difficile” fece notare Emma.
E io la vincerò” le risposi sorridente.
Dovevo capire a tutti i costi cosa avesse in mente Harry, cosa pensasse, a quale gioco stesse giocando.

 

•••

 

Lo stesso sabato sera, o meglio domenica mattina, una volta arrivata a casa avvisai Anthony con un sms che non avremmo aperto il bar quel giorno, dato che avevamo chiuso all'alba a causa della festa.
Passai la maggior parte del giorno a dormire, fino a quando nel primo pomeriggio non fu Emma a svegliarmi, presentandosi a casa mia.
Sembrava stralunata, come se stesse ancora con la testa sul cuscino, vagava dentro casa mia mentre io non trovavo il coraggio di alzarmi dal letto.
Mia lo vuoi un caffè?” mi domandò dalla cucina.
Sì, grazie” risposi.
Era la prima frase di senso compiuto che pronunciava oltre al “Ciao” che aveva mugugnato appena entrata.
Mi feci coraggio e uscii da sotto le coperte, raggiungendola nell'altra stanza.
Mi porse la mia tazza di caffè appena fatto e rimase in silenzio a sorseggiare la sua.
Emma cos'è successo?” le chiesi.
Non era da lei rimanere zitta per tutto quel tempo.
A questa mia domanda scoppiò in lacrime, lasciandomi allibita.
Posò la tazza sul tavolo e si butto tra le mie braccia, singhiozzando contro la mia spalla.
Ehy, calmati” le accarezzai i capelli per tranquillizzarla.
Quando riprese il suo respiro normale mi guardò con gli occhi rossi.
Mi spieghi?” le domandai con tono calmo.
Lei mi superò e si sedette sul divano, io la seguii.
Stamattina Anthony è venuto qui per lasciarti le bollette del bar, ha bussato ma tu non hai aperto” iniziò a spiegarmi e io mi preparai al peggio.
Dormivo” dissi.
Lo so. Dato che non ci sarà in questi giorni, l'unica opzione era passare da casa mia e non ha avuto alternative” continuò facendo poi un grande respiro.
Quindi è venuto da te?” domandai incredula.
La mia amica accanto a me annuì.
Quando è arrivato non credevo sul serio fosse lui, l'ho fatto salire, ovviamente, e prima che se ne andasse non ho resistito e...” bloccò le parole.
Emma non mi dire che l'hai baciato”.
Sì Mia, l'ho fatto e lui non si è di certo tirato indietro” concluse.
Io scossi la testa, non era la cosa giusta da fare.
Ovvio che ci è stato, hai fatto il suo gioco Em!” la colpevolizzai, forse troppo bruscamente.
Siamo finiti a fare l'amore Mia...” aggiunse, con voce bassa, cosciente dell'errore che aveva commesso.
Emma...” non riuscii a proferire altro.
Non credevo che la mia migliore amica fosse caduta di nuovo nella trappola di Anthony.
Lui se ne è andato, ha finito ed è andato via Mia capisci?!” mi disse, cercando di far realizzare più a se stessa che a me quello che stesse dicendo.
Lo ha sempre fatto, ti ha usata per anni e tu ci sei caduta ancora una volta. Non è colpa tua, tu ci hai sempre messo i sentimenti in questa relazione ed è ovvio che quando gioca un po' con te, tu torni da lui” le spiegai cercando di non farla sentire troppo in colpa.
Ecco, tu l'hai capito...”
E forse anche lui, piccola mia” le dissi accarezzandole la guancia.
La abbracciai un'ultima volta prima di alzarmi dal divano per riprendere la sua tazza di caffè, avrebbe aiutato a farla stare meglio.
Io invece sono arrivata ad una conclusione” annunciai cercando così di cambiare di scorso e di distrarla.
Su cosa?” domandò lei.
Harry” chiarii.
Vado a parlare con Niall, tanto ormai lo sa che ho un debole per il suo amico; è l'unico che può chiarirmi le idee” spiegai alla mia amica che sembrò approvare facendomi un sorriso.

 

•••

 

La sera stessa mi recai a casa di Niall, mi sembrò di vivere in un flash back.
Bussai al campanello che ormai portava il suo cognome, rispose dopo un po', sorpreso che fossi io.
Cos'altro hai dimenticato?” chiese ironico quando fui sopra nell'appartamento.
Niente, a dire la verità volevo...parlare con te” annunciai tentennante.
D'accordo. Vieni, accomodati” mi disse gentilmente avvicinandosi al divano.
Non aveva cambiato la disposizione dei mobili ed era come se abitassi ancora in quella casa.
Ti va qualcosa? Una birra casomai?!” domandò.
Sì grazie, una birra va più che bene” risposi sorridente.
Un po' di alcol avrebbe inibito i miei sensi e quindi fatto parlare con più facilità.
Niall stappò le due birre in cucina, portandomene una.
Di cosa volevi parlarmi?” mi chiese dando poi un sorso.
Beh io ho molto da domandarti ma non so da dove iniziare; più che altro dovrei spiegarti le situazioni che mi hanno portato a pensare certe cose” dissi.
Sono qui, dimmi tutto” rispose lui sorridendo.
Si tratta di Harry” .
Chissà perché l'avevo intuito” mi prese in giro.
Risi, nervosa del dovermi esporre così tanto a lui.
Mi ha buttato in uno stato confusionale il tuo amico, in uno dei peggiori.”
Perché cosa ha fatto?” mi domandò sgranando gli occhi, sorpreso.
Tutto e niente, è proprio questo il problema”.
Spiegami meglio” chiese.
Harry sembra stia giocando con la mia mente. Un giorno mi sorride e quello dopo non mi guarda nemmeno in viso, ma magari si trattasse solo di differenze tra giorni, lui ha cambi di umore da un attimo all'altro, mentre sta parlando con me sparisce nel nulla, mentre sembra interessato a me un secondo dopo sembra non importargli niente” parlai senza prender fiato.
Niall mi ascoltò, senza farmi capire se stessi dicendo cavolate o meno.
L'ultima cosa è successa ieri sera”
Sul serio?! Ma io ero con lui” era incredulo alle mie parole.
Ed è per questo che sono qui, mi devi dare una conferma o una smentita” gli spiegai.
Prego” fece una sorta di inchino con il capo per farmi parlare.
Harry ieri sera ti è sembrato geloso di me o di quello che stessi facendo con il mio amico?!” chiesi in modo esplicito.
Quando stavi ballando?” domandò in conferma lui.
Sì, l'ha notato allora. Emma mi ha detto che lo ha visto ingelosirsi ma poi a fine serata non mi ha degnato nemmeno più di uno sguardo, mi hai salutato solo tu quando siete andati via. Niall io sto impazzendo per colpa dei suoi atteggiamenti, non sono mai stata così poco sicura di me stessa, mi ha destabilizzato” ripresi il mio fiume in piena di parole.
Niall mi ascoltò, ancora in silenzio.
Il solito” mugugnò a denti stretti.
A te ha detto qualcosa inerente a questo?” chiesi in fine.
No, non mi ha detto niente” mi rispose ma mi sembrò stesse fingendo, non mi aveva risposto guardandomi negli occhi, aveva parlato con lo sguardo fisso sulla bottiglia che aveva tra le mani.
Niall lo stava comprendo, era complice del suo gioco, ne ero sicura!

 

 

Writer's Corner:

Hi people :3
Questo capitolo è stato praticamente un parto xD
C'ho messo troppo tempo per scriverlo, ma non sapevo come svolgere determinate scene che avevo in mente.
Finalmente eccolo qui.
Cosa ne pensate?
Harry è veramente geloso di Mia?
Ha ragione lei a dire che Niall è complice del gioco?
Rispondetemi in una recensione :3
Much Love!!!

 

Holkay xx

 

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Capitolo 5
*** 5 ***


Devo uscire da questo letto” pensai girandomi tra le lenzuola.
Avevo questo vizio maledetto di voler rimanere sotto le coperte per giornate intere quando non dovevo lavorare.
Era sabato e sarei stata libera fino alla sera, ma avevo troppe cose da fare.
Trascinai il mio corpo fuori dal letto e rabbrividì per il freddo che c’era.
Infilai una felpa e mi incamminai in cucina, alzandomi il cappuccio sulla testa.
Regnava il caos nel mio soggiorno, ero maniaca dell’ordine ma quando non avevo voglia non c’era verso di farmi mettere a posto le cose.
Mi preparai il mio caffè latte e riordinai tutta la casa.
Raggruppai tutti i vestiti sporchi e li misi in una cesta, avevamo le lavatrici condominiali quindi mi toccava andare all’ultimo piano del palazzo, quello sopra al mio, per fare il bucato.
Andai a fare una doccia e mi vestii, avevo il frigo vuoto e nell’attesa che la lavatrice fosse finita, sarei uscita a fare un po’ di spesa.
Caricai tutto nel cestello e scesi tutti i piani del palazzo a piedi.
Avevo voglia di camminare, ovattata nel giaccone caldo, non volevo usare l’auto e quindi decisi di andare al supermercato che c’era poco distante da casa mia, nel quartiere vicino.
Passeggiando per strada incontrai vari tipi di persone, mi piaceva osservare tutto ciò che mi circondava.
C’era una coppia di ragazzi, poco più piccoli di me, che si stringevano la mano e si sorridevano; un’anziana da sola che passeggiava guardando amorevolmente la bimba che era in braccio al padre davanti a lei.
Mi sentivo bene quel giorno, felice.
Il cielo era pezzato di grigio, ma il celeste che si intravedeva di tanto in tanto mi dava serenità.

 

•••

 

Ero stata in tutti i settori del supermercato e mi stavo già maledicendo di essere andata a piedi, dato che mi sarebbe toccato portare in mano tutti quei sacchetti pesantissimi.
Avevo comprato tutto roba utile, casa era praticamente vuota.
Spinsi il carrello stracolmo fino alla cassa e pagai.
La cassiera fu così gentile nell’aiutarmi ad imbustare tutto, ero in netta difficoltà.
Mi caricai come un mulo i sacchetti e mi avviai all’uscita.
Appena si aprirono le porte, la signora alle mie spalle diede voce ai miei pensieri.
Maledizione diluvia”.
L’unico giorno che avevo deciso di non usare la macchina stava avvenendo un nubifragio tipico di Londra.
Posai le buste a terra e mi alzai il cappuccio, non avrei risolto la situazione ma almeno limitato i danni.
Mi incamminai a testa bassa per non farmi bagnare il viso dalla pioggia e cercai di rendere il tragitto più corto, camminando velocemente.
Sentivo i sacchetti sempre più pesanti tra le mani.
All’improvviso udii un tonfo, guardai sul marciapiede e trovai alcune delle mie cose a terra.
Mi dovetti trattenere nell’imprecare dato che c’era abbastanza gente intorno a me.
Una delle buste aveva ceduto, forse per il troppo carico.
Mi accovacciai e cercai di distribuire i cibi caduti nelle altre buste.
Serve una mano?” una voce, calda, dura mi fece sobbalzare.
Ci mancava il marpione di turno.
No, grazie” risposi scontrosa, senza nemmeno alzare la testa.
Il ragazzo sembrò non sentire la mia risposta, oppure la ignorò semplicemente e si abbasso a recuperare una scatola.
Appena guardai la sua mano, i suoi anelli e quel tatuaggio inconfondibile quasi non mi prese un infarto.
Harry” scattai con la testa all’insù e lo guardai.
Era lì, piegato davanti a me, con il cappuccio blu sulla testa ed un giaccone aperto che cadeva sul suo busto.
Prese delle buste tra le mani e si alzo contemporaneamente a me.
Ciao, non mi avevi riconosciuto?!” domandò quasi incredulo.
Scossi la testa beandomi di quella visione.
Aveva il viso bagnato, i suoi occhi sembravano due fari in quel grigiore, splendevano.
Dove hai la macchina?” mi chiese guardandosi intorno.
Sono a piedi”
Abiti qui vicino?”.
Scossi ancora la testa.
Avevo perso la cognizione di tutto, non mi accorsi nemmeno più che ero sotto la pioggia battente e che mi stavo inzuppando tutta.
Mi guardò dalla testa ai piedi.
Io abito lì” indicò con cenno il suo palazzo.
Praticamente viveva accanto al supermercato nel quale ero andata io.
Se vuoi, ti asciughi e ti riaccompagno a casa io” disse in modo secco.
Mi faceva quasi paura il suo essere impassibile.

 

•••

 

Lo seguii su per le scale, tenendo gli occhi fissi sulla sua lunga schiena.
Non credevo a ciò che stava accadendo, pensai che da un momento all’altro mi sarei svegliata e sarebbe ripartita tutta daccapo la mia mattinata.
Osservai i suoi movimenti morbidi, abitudinari.
Infilò la mano in tasca, ne cacciò le chiavi ed aprì la porta.
Entrò togliendosi la giacca e l’appese sul sostegno apposito attaccato al muro.
Sgocciolava ancora ma sembrava gli importasse poco.
Vado a prenderti qualcosa da mettere” disse dandomi le spalle ed entrò nel piccolo corridoio davanti a lui, sparendo nella prima stanza a destra.
Mi guardai intorno, la casa lo rispecchiava molto.
C’era una penisola in legno che divideva la cucina dal salone, sulla quale c’erano un piatto ed un bicchiere, forse residuo della sua colazione.
Anche lui aveva un unico ambiente come me.
La parete del salone era praticamente una libreria fin sopra il soffitto, con al centro giusto lo spazio per la televisione; di fronte un piccolo divano in pelle marrone.
Aveva molti dipinti attaccati alle pareti.
Il pc lasciato aperto sul tavolo alle spalle del divano, con accanto la sua agenda marrone.
Il suo appartamento mi dava una sensazione di calore, mi pacava l’animo, forse perché era il suo appartamento.
Tornò con in mano quello che sembrava una tuta ed una felpa.
Si fermò poco distante da me e mi guardò inclinando la testa di lato ridacchiando.
Che c’è?!” chiesi guardandolo stupita.
Non morde mica il mio pavimento eh! Potevi posarle le buste”.
Ed ecco che tornava l’Harry simpatico, socievole.
Si avvicinò a me, togliendomi i sacchetti dalle mani e mi porse i vestiti.
Quello è il bagno” indicò la porta in fondo al corridoio.
Io sorrisi annuendo e seguii la direzione da lui indicata.
La felpa sapeva di lui, o almeno credevo che quello fosse il suo odore.
Uscii dal bagno avvolta dai suoi vestiti, il pantalone mi andava un po’ lungo, anche se fossi alta quanto lui.
Tornai in salone e la mia gola si seccò in un nano secondo.
Lo trovai a petto nudo dietro alla penisola, mentre girava il cucchiaino in una delle due tazze davanti a lui.
Non si accorse della mia presenza, dato che era a testa bassa ed io ebbi l’occasione di conoscere i tatuaggi nascosti.
Quelli sul petto erano due uccellini, quelle che vedevo sempre spuntare dalle maglie erano le ali.
Ne aveva molti sparse sulle spalle ed uno grande sullo stomaco.
Quelli sulle braccia li conoscevo già a memoria data la sua mania a vestirsi poco anche col freddo.
Mia, ho detto che ti ho preparato il thè” la sua voce mi risvegliò ed alzai lo sguardo per incrociare il suo.
S-sì scusami ero soprappensiero” mi giustificai, sperando che non avesse notato che lo stavo fissando.

 

•••

 

Bevemmo il thè che aveva preparato senza parlare più di tanto, io continuavo a scrutare la casa e lui a scrutare me, cosa che mi mise in grande soggezione.
Evitavo di guardarlo per troppo tempo, non volevo mi vedesse sbavare su di lui.
Guardai l’ora sul telefono e strabuzzai gli occhi quando mi resi conto che fosse già ora di pranzo.
Sentivo i suoi occhi addosso, che seguivano i miei movimenti.
Ti accompagno a casa” annunciò posando la tazza sul tavolo.
Sì, grazie” sbiascicai quelle parole dato che mi aveva superato, mostrandomi la sua perfetta schiena muscolosa.
Quando fece ritorno a coprirgli il busto aveva un maglione grigio.
Prese le chiavi dal giaccone che aveva appeso appena entrati ed aprì la porta.
Recuperò dalle mie mani alcune buste e aspetto che fossi uscita per chiudere la porta alle sue spalle.
Mi fece strada fino al parcheggio sotterraneo, dov’era la sua monovolume nera.
Harry mi stava riaccompagnando a casa, era questo l’unico pensiero che girava nella mia testa.
Posò le mie cose sui sedili posteriori ed uscii dal garage.
Lungo il tragitto sembrò come se l’Harry misterioso non fosse mai esistito, fece battute stupide che però a me facevano ridere così tanto.
Mi prese in giro per quanto mi andasse larga la sua felpa, per il trucco colato ed i capelli ancora bagnati anche se ero rimasta in bagno ad asciugarli per parecchio tempo.
Volevo diventare invisibile se quello era lo spettacolo che stavo propinando ad Harry.
Lui rise della mia espressione dopo la sua descrizione.
Ti sto solo prendendo in giro Mia, non sei poi così male” disse ed il mio cuore arrivò al parabrezza per poi tornare indietro nel mio petto.
Non era una dichiarazione, ma per me valeva molto, insomma eravamo passati dall’Harry che nemmeno mi guardava all’Harry che mi diceva che non ero così male, un grande passo per me.
Ci vediamo stasera al bar” mi disse appena arrivammo sotto casa mia.
Io abbassai lo sguardo sul mio corpo.
I vestiti puoi portarmeli quando vuoi, tranquilla” mi sorrise ed io mi sciolsi come neve al sole.
Lo salutai con un semplice “ciao” e lo ringraziai per poi scendere dall'auto.

 

•••

 

Pranzai pensando ai suoi occhi, al suo sorriso, alla sua pelle chiara intervallata dallo scuro inchiostro.
Infilavo il naso nei suoi vestiti, che portavo ancora addosso e immaginavo di essere stretta tra le sue braccia, che quell'odore provenisse direttamente da lui, non dalla sua felpa.
Era stato gentile, premuroso, a tratti dolce e questo suo comportamento aveva praticamente peggiorato il mio stato di “innamoramento”.
Mi faceva impazzire il suo carattere così complicato, mi piaceva dover capire quelle piccole frasi.
Dovevo far tesoro di tutto ciò che mi diceva, qualsiasi parola poteva essere detta in modo importante da lui ed io dovevo captarla nel verso giusto.
Misi la musica a tutto volume e mi misi a ballare per tutta la casa, ero felice.
Quella giornata era iniziata con un umore bello, il meteo aveva cercato di minacciare la mia felicità ma ci aveva pensato il mio angelo custode a riportarmi il sorriso.
Guardai la tv avvolta ancora nei suoi vestiti, non li avrei tolti tanto facilmente.
La pioggia continuava a battere sulle finestre, come un dolce rumore da sottofondo ai miei pensieri.
Non ero mai riuscita a capire se amassi o no i temporali, ero spaventata ed affascinata allo stesso tempo da tuoni e fulmini, ma credo che da quel giorno in poi avrei amato la pioggia più di ogni altra cosa.
Mentre ero sul divano chiusi gli occhi due secondi e la mia testa mi catapultò in automatico nell'appartamento di Harry.
Avevo memorizzato tutti i minimi dettagli di quella casa e non sarebbero andati via nemmeno a volerlo.
Potevo visitarlo ogni volta che volevo in questo modo.
Mi persi nel guardare un film, uno di quelli super romantici strappalacrime; non erano del tutto il mio genere ma quel giorno avrei amato tutto e tutti.
Emma mi riportò con i piedi a terra, mandandomi un messaggio per sapere se fossi viva o no e che ci saremmo viste a lavoro tra poco.
Contro voglia mi tolsi i vestiti di Harry, non potevo usarli per lavorare e poi dovevo riportarglieli.
 
 

•••

 

Non avevo mai aperto il bar con un sorriso così grande sul viso, certo tutte le volte ero felice perché sapevo che avrei visto Harry, ma quel giorno era una felicità diversa, una consapevolezza maggiore.
Canticchiai il motivetto dell'ultima canzone ascoltata alla radio mentre sistemavo le mie cose nello stanzino.
La cara Mia oggi è felice, noto” disse Emma dandomi un colpo d'anca.
Io sorrisi.
Dormire ti fa bene eh?!” mi prese in giro.
A dire la verità non farlo mi fa ancora meglio” risposi a tono.
Lei si voltò a guardarmi, mi afferrò il mento con una mano bloccandomi il viso.
Hai passato la notte con qualcuno ed io non so niente?!” accusò.
Scossi il viso, scoppiando poi in una risata.
Ah già è vero tu aspetterai Harry, ti si faranno le ragnatele e diventerai decrepita dietro quello lì” continuò la mia amica allacciandosi il grembiule dietro la schiena.
Emulai i suoi gesti seguendola dietro al bancone.
A dire il vero sono stata a casa sua stamattina” dissi così all'improvviso, come se niente fosse.
Scattò verso di me e con due passi mi raggiunse, mi fece quasi paura.
A casa di Harry? Tu? E perché mai?!” domandò incredula.
Era ovvio che avesse quella reazione, se avessero detto a me quello che era successo poche ore prima non ci avrei mai creduto.
Annuii energicamente.
Casa di Harry. Io. Grazie alla pioggia” risposi ad ogni domanda che mi aveva posto.
Ovviamente ne seguirono una valanga e fui felice di spiegarle l'avvenimento di quella mattina.
Oooh ma qui finalmente qualcuno ha aperto i suoi grandi occhioni color smeraldo” urlò Emma alla fine del mio racconto.
Io risi della sua reazione.
Passai tutte le ore che mi dividevano dal suo arrivo a fantasticare su quale sarebbe stato il suo prossimo passo.
Lavoravo con il sorriso sulle labbra, come mai prima e fui gentile anche con chi non lo meritava.
Quella sera il bar si riempì in poco tempo e ci fu una grande affluenza, ma riuscii a trovare sempre un attimo per guardare in direzione del tavolo che occupava sempre Harry, ma lui non c'era.
Più passavano le ore e più il mio sorriso si affievolì ed una patina di tristezza scese lentamente su di me.
Arrivò l'orario di chiusura, erano ormai le prime ore del mattino e di Harry non si era vista nemmeno l'ombra nel bar.
Andai a riprendere le mie cose nello stanzino insieme ad Emma e vidi la busta con i suoi vestiti.
Non è venuto” disse la mia amica a bassa voce.
Scossi la testa sconsolata.
Avrà avuto qualche problema” cercò di rassicurarmi lei.
Ormai ero abituata al gioco di Harry, al suo tira e molla di sentimenti, di sguardi, di parole.
Ma in questo tira e molla il mio cuore si sarebbe rotto troppo presto.

 

Writer's Corner:

Hi people :3
Lo so, rischio la fucilazione è quasi un mese che non aggiorno O.O
MEA CULPA!
Anzi la colpa è del maledetto blocco che mi è preso e non riuscivo più a scrivere.
Harry è vivo e respira, pensa, parla ahahahah

Dai che si vede una lucina in fondo al tunnel xD
che ne pensate del suo atteggiamento?!

Fatemelo sapere in una recensione :3
Much Love!!!

 

Holkay xx

 

 

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Capitolo 6
*** 6 ***


Da quel maledetto sabato sera passò quasi un'intera settimana, nella quale la mia vita sembrava perdere senso minuto dopo minuto, il mio sorriso affievolirsi ancora di più, proprio come quella sera al bar.
La routine era sempre la stessa.
Casa, bar, casa.
Non facevo nient'altro, se non fosse stato per il lavoro non avrei neanche parlato con nessuno.
Ogni giorno aprivo quella saracinesca con una speranza dentro di me, che con il passare delle ore spariva, facendo spazio alla consapevole.
Harry non solcò la soglia di quel locale, non lo fece per nessuna di quelle sere.
Fin dal martedì, quando non lo vidi occupare il suo solito posto, realizzai che non sarebbe mai tornato, o almeno non a breve.
Iniziai a perdere le speranze, ad auto-convincermi che dovevo togliermelo dalla testa, dovevo andare oltre.
Stavo rovinando la mia sanità mentale per colpa dei suoi giochetti psicologici e del suo essere misterioso che, arrivata a quel punto, mi aveva scocciato.
Non potevo abbattermi così per un semplice ragazzo, del quale sapevo poco e niente.
Ero giovane ed avevo tutta la vita davanti ai miei occhi.
Di “Harry” ne sarebbero passati tanti, qualcuno si sarebbe fermato, qualcun' altro no, ma la mia vita doveva continuare.
Quella domenica sera avevamo lavorato poco, ma io mi sentivo stanca.
Non avevo dormito molto in quelle notti.
Emma era riuscita a darmi la carica giusta per lavorare nei giorni precedenti, ma quella sera non c'era verso di non farmi accasciare, ogni momento che potevo, sullo sgabello della cassa.
Quando uscirono gli ultimi clienti dal bar un brivido mi percorse la pelle, facendomi stringere nelle spalle.
Mia ti senti bene? Sei pallida disse guardandomi la mia amica.
Mi voltai verso lo specchio che era posto dietro le mensole portabottiglie ed effettivamente il colorito sul mio viso era quasi sparito, i miei occhi erano contornati da scure ombre e le iridi lucide.
Sono solo un po' stanca bisbigliai con un filo di voce tornando ad abbandonarmi sullo sgabello.
Emma annuì senza fare commenti ed uscì dal bancone.
Torno dopo qualche minuto, che io avevo passato a fissare il vuoto, con alcuni bicchieri sporchi tra le mani.
Li posò nel lavandino e mi sfiorò la spalla facendomi sussultare anche se fossi consapevole che era stata lei.
Vai a casa Mia, chiudo io stai tranquilla mi disse accarezzando la pelle appena scoperta dalla maglietta a maniche corte.
Alzai il volto verso il suo e senza pronunciare parole mi portai nel retro, ripresi le mie cose ed uscii dal bar per dirigermi a casa.
Il vento che mi colpiva non era troppo freddo, ma io tremavo, talmente da battere i denti in bocca.
Mi avvolsi meglio nel cappotto e cercai di raggiungere casa mia il più velocemente possibile.
Appena misi piede nell'appartamento il mio primo pensiero fu il letto, dovevo dormire, ne sentivo il bisogno.
Mi spogliai celermente, infilandomi la tuta che usavo come pigiama.
L'avviso di un messaggio echeggiò dalla tasca della giacca che avevo lasciato sul divano.
Tornai indietro e lo recuperai.
Emma si preoccupava per me, sapeva che ero sola a casa e voleva assicurarsi che stessi bene; mi chiese di misurare la febbre e così feci.
38.5, questo era il numero che il display del termometro faceva lampeggiare sotto i miei occhi stanchi.
Avvisai la mia amica che mi disse di non preoccuparmi e di riposarmi.
Struscia i piedi sul pavimento fino alla camera da letto per poi accucciarmi nel letto, avvolgendomi nel piumone.
Avrei passato lì il giorno seguente.

 

•••

 

Era il secondo giorno che passavo chiusa in casa in compagnia dei miei microbi, mi ero imbottita di medicinali e per fortuna mi sentivo già meglio.
Al lavoro sarei ritornata il mercoledì, Emma non poteva stare troppi giorni a stretto contatto con Anthony ed io non potevo stare troppi giorni a stretto contatto con i miei pensieri.
Avevo praticamente visto tutto in televisione e finito di vedere tutte le puntate delle mie serie televisive in streaming.
Era ormai sera, mi abbandonai sul divano dopo aver cenato ed iniziai a leggere un libro che avevo trovato in casa.
Non sapevo cosa fare, non avevo mai tanto tempo libero e quel po' che avevo era già ben organizzato.
Quella febbre mi aveva destabilizzato anche mentalmente.
Emma in quei due giorni passava ogni attimo libero a casa mia, non so se volesse mischiarsi il virus oppure stare lontana da Anthony almeno per qualche ora.
Lui non aveva un appartamento in città, o meglio ce l'aveva ma ora ci vivevo io e quindi Emma era stata obbligata ad accoglierlo sul suo divano letto.
Dividere la casa con un ex non è una situazione nella quale ci si vorrebbe trovare.
La mia amica mi aveva sommerso di cioccolato durante le sue visite e qualsiasi altra cosa le chiedevo me lo portava nella pausa.
Era venuta prima dell'apertura del bar, si era assicurata che avessi tutte le medicine e mi aveva salutato dicendo che ci saremmo viste la sera.
Arrivai quasi a metà libro quando il campanello di casa suono, una sola volta.
Strano” pensai.
Emma annunciava sempre con una gran fanfara il suo arrivo, forse aveva le mani occupate da qualche altra leccornia.
Mi alzai lentamente, spostai la coperta doppia in lana che mi teneva calda e lasciai il libro aperto a testa in giù contro la pelle del divano per fermare la pagina alla quale ero arrivata, non sapevo mai che fine facevano i miei segnalibri.
Mi strinsi nelle spalle, facendo strusciare il cappuccio della felpa enorme che indossavo contro le guance e trascinando le calde pantofole sul pavimento, arrivai con calma alla porta.
Aprii direttamente senza domandare chi fosse, dato che ero sicura di trovare la figura della mia amica dall'altra parte della porta.
Quando lo scuro legno fu fuori dalla mia visuale il cuore si bloccò e per la prima volta nella mia vita ebbi paura che un infarto mi stesse colpendo.
Avevo i capelli raccolti in uno chignon arruffato, dal quale spuntavano varie ciocche ribelli di capelli, un'enorme felpone a riscaldami il busto, la tuta larga di color grigio scambiato e le mie pantofole invernali con gli orsetti sopra; per non parlare della mia faccia che era un completo disastro, senza un filo di trucco, torturata dallo stato influenzale e davanti a me si propinava lo statuario ragazzo del quale ero follemente innamorata.
Sgranai gli occhi nel vederlo davanti alla mia porta.
Mossi freneticamente le mani sul mio corpo, tirai giù la felpa, aggiustai qualche ciocca di capelli guardandolo.
H-Harry” balbettai alzando gli angoli delle labbra per formare un grande sorriso.
Mi sarei aspettata tutti tranne lui, lì, in quel momento.
Ciao Mia, come stai?” domandò sorridendomi, rimanendo sul suo posto.
Potrebbe andare meglio” abbozzai una risata per poi spostarmi di lato per fargli capire che poteva entrare in casa.
Ringraziai mentalmente mia madre dell'abitudine che mi aveva inculcato “Tieni sempre sistemato in casa, non si sa mai chi può venire” ripeteva fin dai primi anni della mia adolescenza e per fortuna quel giorno avevo seguito il suo consiglio.
Tranne per il divano e per la mia persona.
Vuoi qualcosa?” respirai prima di poter parlare seguendo Harry che era già arrivato a metà del mio salone.
Non riuscivo a crederci.
Lui in casa mia, senza che l'avessi invitato ed era più bello che mai.
Un maglione color sabbia gli avvolgeva le spalle e l'addome piatto, sui polsini spuntavano delle maniche bianche, forse di una seconda maglia che portava sotto.
A coprirgli le gambe i suoi soliti e tanto amati jeans neri, strappati qui e lì e ai piedi gli stivaletti neri lucidi in pelle.
Sì grazie, un thé” mi rispose dopo essersi fatto osservare per bene.
Sul suo viso regnava quel perenne sorrisino che a me incantava tanto.
Fino a qualche giorno prima,ora prima, avevo provato qualsiasi sentimento e sensazione nei suoi confronti.
Odio, disprezzo, rabbia, indifferenza, aggettivi che erano stati associati al suo nome, ma appena avevo incrociato i suoi occhi beh, tutto era scomparso ed era rimasto solo il cuore a mille e lo stomaco sotto sopra.
Prese posto su una sedia intorno al tavolo mentre io silenziosamente misi il bollitore sul fuoco.
Tentennai qualche attimo, non sapevo se dovessi restare lì a fissare l'acqua oppure andare da lui.
Aspettai qualche secondo e poi mi diressi da lui.
Mi torturai le mani tra loro, non sapevo cosa dire, cosa fare, come comportarmi; insomma era sparito per un'intera settimana e poi si era presentato davanti la mia porta.
Aspettavo Emma” esordii così per iniziare il discorso e me ne pentii subito; sembrava l'avessi detto perché non mi aveva fatto piacere la sua visita, ma non era così.
Iniziai a mordicchiare l'interno del mio labbro in maniera nervosa.
Sì lo so, ma al bar c'era ancora tanta gente. Le ho chiesto di te, mi ha spiegato che avevi la febbre e così sono venuto a trovarti” spiegò lui, ovviamente la mia preoccupazione era stata vana, inutile, perché lui non aveva colto il senso sbagliato.
Oh, grazie” gli feci un sincero sorriso, guardandolo dolcemente e mi sedetti accanto a lui in attesa che l'acqua bollisse.
Lui rispose nello stesso modo, guardandomi con le sue iridi verde limpido.
Lasciai vagare il mio sguardo su tutto il suo volto, memorizzando ancora quei lineamenti che mi sembravano cambiati, oppure forse mi erano solo mancati in quella settimana di astinenza.
Harry questa settimana tu...” dissi all'improvviso, senza nemmeno pensare a ciò che stavo dicendo, ero troppo impegnata ad osservare le sue morbide labbra.
Non sono stato in città, ero a casa di mia madre” mi interruppe lui sapendo già cosa stavo per domandargli.
Io alzai lo sguardo per incrociare il suo.
Mi sentii colpevole di averlo accusato, di aver pensato male di lui.
Non era colpa mia o per me che non veniva più al bar, era solamente stato fuori città ed infatti eccolo qui, di nuovo con me.
Abbassai la testa, sconsolata a quel pensiero ed in quel momento sentii fischiare il bollitore.
Saltai in piedi e velocemente mi portai ai fornelli.
Spensi il fuoco e preparai le due tazze, nelle quali posai i filtri del thé.
Ci versai cautamente l'acqua bollente sopra ed un odore di erbe avvolse subito la casa.
Portai la tazza calda ad Harry e ripresi il mio posto.
Soffiai sul liquido, tentando di farlo raffreddare per dare il primo sorso e sentivo gli occhi del ragazzo accanto a me scrutarmi, osservare ogni mio movimento.
Gli domandai del suo piccolo viaggio e mi raccontò vari aneddoti accaduti in quei giorni nella sua città natale.
Era divertente e mi piaceva ascoltarlo, aveva una voce calda, accogliente che ad ogni parola ti cullava.
I sintomi della febbre sembrarono sparire all'improvviso.
Quando finimmo il thé, Harry gentilmente prese le tazze e le portò nel lavandino mentre io mi diressi verso il divano dove piegai la coperta che poco prima mi avvolgeva il corpo.
Lui mi raggiunse lì e fermandosi accanto a me, guardò la copertina ben visibile del mio libro.
Roba da donne” commentò leggendo il titolo di questo.
Feci una smorfia di disapprovazione.
Mai giudicare il libro dalla copertina, Harry” gli dissi sorridendogli furbamente.
Io non l'avevo fatto, non mi ero fatta sopraffare dalla misteriosità di Harry, dal suo essere vago, ero riuscita a conoscerlo ed era completamente l'opposto di ciò che appariva.
Beh Mia, io ora devo andare” disse sfiorandomi la schiena con le dita, gesto che mi fece sussultare
visibilmente.

Lui ridacchiò ed io mascherai la cosa strusciandomi le mani sulle braccia, giustificando così lo spasmo come un brivido di freddo.
Feci qualche passo dietro Harry quando un pensiero mi salii alla mente.
Ti devo ridare i vestiti” annunciai.
Lui scattò col viso verso di me, voltandosi con tutto il corpo poco dopo.
È vero, me ne ero dimenticato” parlò in un sorriso.
Lo lasciai lì in piedi, in mezzo alla sala dirigendomi a passo svelto in camera.
Accanto all'armadio, era lì che era rimasta l'intera settimana, c'era la busta con dentro i suoi abiti che mi aveva prestato quel sabato piovoso.
La presi incastrando tra le dita i fili di cotone e tornai nella stanza precedente da Harry.
Tieni e grazie ancora” gli porsi la busta sorridendo.
Lui me la tolse delicatamente dalla mano.
Si avviò verso la porta ed io lo seguii come una brava padrona di casa.
Osservavo i muscoli della schiena contrarsi mentre camminava e mi meravigliai che, pur essendo larga la maglia, si vedevano da sotto ad essa.
Quando fu davanti la porta si fermò mettendo la mano sulla maniglia, essendo io a qualche passo dietro di lui feci lo stesso, giusto in tempo per non sbattergli con la faccia contro la schiena.
Si girò verso di me e mi sorrise ancora una volta.
In quell'attimo non so cosa successe al mio cervello, sembrò di vivere in una mondo parallelo.
Vidi Harry fare un passo verso di me avvicinandosi maggiormente, portarmi una mano al volto, avvolgendo la mia linea della mascella con il suo palmo.
Io istintivamente chiusi gli occhi e lui si abbassò su di me, arrivando a sfiorare le mie labbra dove lasciò un candido e puro bacio.
La sua morbida bocca premette per qualche secondo contro la mia leggermente più sottile e poi si allontanò.
Ciao Mia” bisbigliò sorridendo ancora ed io riaprii gli occhi per vederlo andar via, superando l'uscio della porta senza però riuscire a salutarlo.
Quando sentii lo scatto della serratura la magia svanii ma la sensazione di calore sulle mie labbra non lo fece.
Con gli occhi sgranati e le labbra curve in un piccolo sorriso mi appoggiai con le spalle alla porta, con la mano toccai le labbra e capii che la scena vissuta pochi attimi prima non era stata frutto della mia immaginazione.
Harry mi aveva baciato.

 

 

Writer's Corner:

Hi people :3
Sì, un altro mese che non aggiornavo, non so cosa mi succede, ma mi sono fatta perdonare bene no?! :D

Avevate paura che Harry se ne fosse andato vero?! XD
Spero di riuscire a scrivere presto, finalmente c'è stata la svolta e qualcosa si è mosso nella testolina bacata di Harreh.
Mi fate sapere cosa ne pensate in una recensione!?
Grazie mille :3
Much Love!!!

 

Holkay xx

 

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Capitolo 7
*** 7 ***


Harry mi aveva baciato.
L’unico pensiero che riusciva ad elaborare il mio cervello mentre rimanevo con le spalle premute contro il freddo legno della porta di casa.
Mi sentivo stupida, continuando a passare la lingua sul mio labbro inferiore che sembrava avesse il suo sapore.
Mi sentivo stupida soprattutto perché era stato solo un bacio, candido, puro ed io non riuscivo a far calmare i battiti del mio cuore.
Lo sentivo esplodere nella gabbia toracica, premere contro lo sterno per poi tornare indietro.
Avevo il fiatone e gli occhi persi nel vuoto, a fissare il nulla.
Davanti a me avevo impressi quelle iridi smeraldo incastrate nelle mie scure, avevo la sensazione di averlo ancora lì, premuto contro le mie labbra.
Harry mi aveva baciato.
Mi mossi fluttuante, come se stessi camminando su una nuvola fino ad in camera dove recuperai il cellulare e scrissi un veloce messaggio ad Emma:
Grazie per non essere venuta”.
Sorrisi rileggendo quelle parole ed inviai.
Sembrava che ci fossi rimasta male, ma Emma avrebbe capito cosa intendevo, aveva mandato lei Harry.
Tornai sul divano e sembrò che i sintomi della febbre fossero passati, quel libro perse il mio interesse e la televisione accesa blaterava senza ancora più senso.
Avevo un sorrisino impresso sulle labbra che nessuno avrebbe potuto togliere.
Poco più tardi mi raggiunse Emma, questa volta era proprio lei ed aveva portato la cena.
Mangiai con lei il nostro menù take-way mentre le raccontai in modo dettagliato ciò che era accaduto.
Saltò dalla sedia quando arrivai alla fine, iniziò a battere le mani come una bambina ed io non riuscii a trattenermi nell’accennare una risata.
Sì, era proprio felice quanto me.

 

•••

 

Il giorno dopo tornai a lavoro e nel tragitto da casa al bar sentivo lo stomaco contorcersi, il cuore accelerare ed il sorriso non tentennava ad affievolirsi.
Ero timorosa, avevo paura che sarebbe potuto succedere come la scorsa volta, che Harry sarebbe sparito lasciandomi nel mio limbo di emozioni.

Era già calata la sera, le giornate d’inverno diventavano sempre più corte.
Mi strinsi nel giaccone ed alzai il cappuccio, il vento freddo mi tagliava quasi la pelle talmente era forte, per fortuna che per arrivare al locale mancava poco.
Raggiunsi il bar cercando le chiavi della serranda nella mia immensa borsa.
Quando le trovai tolsi per primo l’allarme, poi alzai lentamente la saracinesca notando che il cappuccio mi ostruiva praticamente la visuale laterale.
Mentre mi avvicinai alla porta per poter aprire anche quella, delle mani mi avvolsero il busto, intrecciandosi sul mio ventre morbido a causa dei vari strati di stoffa che lo ricoprivano.
Sussultai non sapendo chi fosse, non riuscivo nemmeno a vedere il riflesso nel vetro davanti a me a causa del buio.
Abbassai così lo sguardo per osservargli le mani e capire da queste di chi si trattasse.
Le avrei riconosciute anche ricoperte da dei guanti.
Mani grandi con lunghe dita affusolate ed il piccolo tatuaggio sul dorso di una.
”H-Harry” sussurrai mentre la voce mi si strozzò in gola.
Non mi aspettavo di vederlo ancora prima dell’apertura del bar.
Mi girai lentamente nel suo piccolo abbraccio e mi ritrovai a dover combattere con il mio cuore che voleva uscire, ancora una volta, dal petto.
Quegli occhi così perfettamente verdi fissavano i miei mentre le mani rimanevano intrecciate, ormai sulla mia schiena.
Noto che ti sei ripresa” mi sorrise stringendo poi senza malizia il labbro inferiore tra i denti.
Annuii senza riuscire a proferire parola.
La gola si era seccata, la voce sembrava bloccarsi mentre continuavo a guardarlo.
Posai le mani sulle sue braccia sfiorando il tessuto del cappotto con la punta delle dita.
Non riuscivo a staccare gli occhi da lui, ero inerme lì a guardarlo.
Sono passato a farti un saluto” sussurrò quelle parole avvicinandosi al mio viso.
Chiusi istintivamente gli occhi quando sentii il suo respiro colpire le mie labbra ed un attimo dopo la sua bocca premette sulla mia.
Spinsi le dita automaticamente le caldo tessuto inclinando la testa di lato.
Con mio grande stupore schiuse le labbra accarezzando le mie con la lingua, facendo diventare il bacio così più travolgente.
Portai le mani dietro la sua nuca, baciandolo con calma, come a desiderare che quel momento non finisse mai.
Si staccò piano, lasciando un bacio a fior di labbra.
Ci vediamo più tardi”soffiò ancora le parole sulla mia bocca mentre io ero ancora ad occhi chiusi.
Li riaprii per poterlo guardare, mi baciò di nuovo e poi andò via, tirando su il colletto del cappotto si diresse verso la sua auto.
Gli dedicai un sorriso quando si voltò verso di me e lo salutai con un lento gesto.
Entrai nel bar e misi i miei effetti personali al solito posto.
Ripetei le solite azioni che facevo all'apertura del bar solo che quel giorno tutto era più bello, tutto era piacevole anche alzare un cartone intero di birre da terra.
Arrivò Emma ed in men che non si dica le prime due ore volarono.
Controllavo la porta ogni volta che si apriva, ero in trepidante attesa di Harry.
In me avevo un mix di emozioni, paura e trepidazione.
Paura che non si presentasse, proprio come la volta precedente.
Trepidazione per vedere i suoi comportamenti e per vedere lui ancora una volta, non ero mai sazia della sua presenza.
Quando l'orologio scoccò le ventuno e trenta io ero in balia dei clienti, tutti accalcati al bancone a farmi le richieste più assurde.
Ci misi precisamente cinque minuti prima di poter alzare la testa da bicchieri e bottiglie e notare che Harry era finalmente entrato.
Dopo parecchi giorni lo vedevo in compagnia di Niall, ma non riuscivo a osservarli bene dalla mia posizione data la folla che c'era nel bar quella sera.
Stappai delle bottiglie di birra che un ragazzo mi chiese e riportai lo sguardo in direzione del suo tavolo.
Riuscii a vedere come fosse vestito.
Aveva i capelli tirati leggermente indietro, una giacca in pelle, che non gli avevo mai visto, ad avvolgergli le spalle e le braccia muscolose.
Intravedetti una camicia a quadri, che spuntava sul petto, di un colore misto tra il verde ed il celeste, quasi a voler far concorrenza allo splendido colore dei suoi occhi.
Sorrisi e mi passai la lingua tra le labbra desiderando di avere ancora il suo sapore su di esse, ma erano passate troppe ore dal suo ultimo bacio.

•••



Quella maledetta sera sembra che tutto fosse contro di me, o almeno che lo fossero i clienti del bar.
Continuavano a propinarmi delle richieste di cocktail mai sentiti e che ovviamente Emma, avendo poca esperienza nel campo, non sapeva esaudire.
Fui costretta a rimanere bloccata dietro il bancone in metallo per un'altra ora mentre la mia collega continuava ad entrare ed uscire dalla pedana per riportarmi bicchieri sporchi ed altre ordinazioni.

Non ebbi nemmeno il tempo di chiederle di Harry e non mi sembrò strano che lui non mi venne nemmeno a salutare.
Era contorto quel ragazzo, ormai l'avevo capito e sicuramente si stava facendo mille problemi sul disturbarmi sul posto di lavoro, per giunta in una serata così caotica.
Quando l'ondata di clientela fu placata, riuscii a prendere fiato e a guardarmi intorno.
Chiesi ad Emma se per un po' potevamo fare cambio, sarei andata a fumare una sigaretta ed avrei fatto il giro per i tavoli.
Lei accettò e mi sorrise, ma in un modo strano, sembrava che dovesse dirmi qualcosa.
“Em qualcosa non va?” domandai premendo le dita contro il freddo materiale del bancone.
Lei scosse la testa e sparì cercando qualche bibita nei frigoriferi bassi.
Feci una smorfia ed alzai le spalle, forse era solo stanca.
Mi diressi nello stanzino e recuperai la mia desiderata sigaretta.
La incastrai tra le labbra e mi misi a fumare accanto alla finestra, faceva troppo freddo per uscire sul retro.
Da lì potevo sentire il vociare che si disperdeva per la strada, era una serata molto movimentata.
Si sentivano risate sguaiate al cielo di ragazze sicuramente poco signorili.
Commenti di ragazzi con voci molto roche ed impastate dall'alcol che avevano ingerito.
Feci l'ultimo tiro dal filtro in cotone e spensi la sigaretta nel posacenere messo appositamente sul davanzale.
Mi lavai le mani e tornai dietro al bancone.
Accarezzai la schiena della mia amica per farle percepire il mio ritorno e lei mi dedico un veloce sorriso.
“Vado a ripulire i tavoli” le dissi mentre afferravo tra le dita in grande vassoio verde che usavamo per trasportare i bicchieri.
Lei annuì e posò sul bancone due cocktail trasbordanti.
Scossi la testa ridacchiando, non imparava mai a misurarsi nelle dosi.
Partii dal lato opposto del locale dal quale si trovava Harry, avrei potuto passare un po' più di tempo insieme a lui così.
Recuperai i bicchieri sporchi da alcuni tavoli e segnai sul taccuino le nuove ordinazioni.
Svuotai il vassoio dietro il bancone e ripresi il giro.
Quando arrivai al tavolo del ricciolo la sua imminente figura copriva tutte le persone intorno a lui.
Parlava con i gomiti premuti sul legno scuro.
Mi avvicinai a lui giungendogli dalle spalle e posai una mano sulla sua schiena per richiamare la sua attenzione.
voltò mi fece scoprire una cosa non piacevole.
Non erano soli, lui e Niall.
Accanto ad Harry c'era seduta una ragazza con i capelli che dal castano sfumavano al biondo e di fronte a lei, seduta di fianco a Niall, un'altra ragazza totalmente mora.
Mi sentii le gambe cedere e dovetti posare entrambe le mani sul doppio tavolo.
“Ciao Mia” mi sorrise lui guardandomi, ma la sua voce arrivò ovattata e come se fosse sotto l'effetto di un eco.
I miei occhi erano puntati sulla ragazza accanto a lui.
Sorrideva anche lei, con una perfetta dentatura, le labbra tinte di un rosa pastello e degli orecchini che le sfioravano le guance.
Presi un respiro e riuscii a parlare.
“Ciao a te” lo salutai con la voce rotta passando poi lo sguardo verso Niall.
Mi guardava in modo sereno, con un gran bel sorriso allargato sul viso.
Non capivo il loro atteggiamento.
Non ero la ragazza di Harry, quello era certo, ma credevo che non si sarebbe mai presentato nel locale dove lavoravo con un'altra ragazza.
Forse avevo sopravvalutato quei baci, ma mi sembrava fossero molto sinceri e non dati così giusto per passare il tempo.
Non credevo fossi un giocattolo nelle sue mani, una di quelle ragazze da sfruttare.
“Tutto bene Mia?” Niall mi riportò alla realtà, distogliendomi dai pensieri.
Annuii fingendo un sorriso.
“Devo tornare al lavoro” sbottai acida guardando Harry negli occhi, che trasformò il sorriso il un espressione preoccupata.
Superai il loro tavolo e raggruppai le stoviglie sporche nel modo più veloce possibile.
Dovevo stargli lontano oppure avrei detto cose di cui mi sarei pentita.

 

•••



Tornai al bancone e riposi tutto nella lavastoviglie senza proferire parola.
Emma mi osservava mentre il locale andava svuotandosi e la band, che era ospite quella sera, strimpellava le ultime canzoni della scaletta.
Stringevo la mascella per sopperire il nervosismo e continuavo a sbattere i bicchieri nel cestello.
“Mia hai deciso che vuoi ricomprarli tutti? Li romperai così” rise la mia collega prendendomi in giro per il modo rude con il quale stavo svolgendo le mie azioni.
Gli occhi mi pizzicavano, sentivo le lacrime pronte nei condotti, volevano spuntare fuori da un momento all'altro.
Serrai ancora di più la mascella e mi rialzai cercando di tenere lo sguardo il più lontano possibile dalla direzione di Harry.
“Vado a fumarmi una sigaretta” dissi ancora con tono freddo ed acido alla mia amica.
Lei mi guardò, facendo scorrere lo sguardo lungo tutta la mia figura e mi bloccò per una spalla.
“Mi dici che hai?” chiese infastidita dal mio comportamento.
Indicai il tavolo di Harry con la testa e lei sospirò.
“L'avevo già visto, speravo che non fossero qui insieme, per quello non te l'ho detto” parlò lei facendo scivolare la mano dalla mia spalla fino alla schiena, accarezzandomi da sopra la t-shirt.
“e invece no, sono qui tutti e quattro insieme. Belli, felici e contenti” dissi ancora più nervosa e mi scostai dal suo tocco.
Non ce l'avevo con lei, ovviamente, mi urtava solamente quella situazione stupida in cui mi trovavo.
Questa volta la finestra non sarebbe bastata, avevo bisogno di prendere aria, di sentire il freddo tagliarmi la pelle e farmi riprendere.
Fumai nervosamente, stringendomi nelle spalle ed infilando la mano libera sotto l'altro braccio per riscaldarmi.
Tremavo, ma non solo per i pochi gradi, ma anche per il nervoso.
Il filtro scottava tra le mie labbra talmente facevo tiri lunghi e decisi.
Mi morsi le labbra tra un tiro e l'altro, fino a romperle a sangue.
Quando la sigaretta fu quasi alla fine, sentii dei sordi passi nel vicolo sul quale sporgeva l'uscita.
Un brivido di paura mi pervase la schiena, avevo il locale alle mie spalle, potevo benissimo rientrare, ma gli ubriachi di quel quartiere sapevano come spaventare una ragazza.
La fioca luce del lampione fece brillare quegli occhi verde smeraldo ed il mio cuore sussultò quando capii che si trattava di Harry e non del primo balordo che passava per strada.
Rimasi in silenzio fino a quando lui non si fermò dinanzi a me e mi cinse le spalle con le braccia.

Sto andando via” sussurrò quasi a pochi centimetri del mio viso.
Io non parlai, mi limitai a guardarlo negli occhi.
Mi aspettavo spiegazioni, ma quello che arrivò fu solo un bacio, un altro bacio.
Passò la lingua sulle mie labbra ferite e le pulii dal sangue che avevo creato spellandomele.
“Dovresti smettere di fumare tanto” mormorò sulle mie labbra.
Mi baciò ancora una volta e poi si allontanò dicendomi che ci saremmo visti il giorno seguente.
Harry era una giostra di emozioni, ma mi avrebbe dovuto dare delle delucidazione.



Writer's Corner:

Hi people :3
Sì,lo so, sono passati decenni da quando ho aggiornato.
Chiedo venia.
Capitolo un po' così, forse di passaggio oppure no.
Mi fate sapere cosa ne pensate in una recensione!?
Grazie mille :3
Much Love!!!

 

Holkay xx


 

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