Non ho paura di amare!

di Piccola_Stella_Senza_Cielo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sguardi innocenti ***
Capitolo 2: *** Prospettive diverse della vita ***
Capitolo 3: *** Incoscienza! ***
Capitolo 4: *** Le cazzate che ti cambiano la vita! ***
Capitolo 5: *** Scomodi segreti ***



Capitolo 1
*** Sguardi innocenti ***


gaby e cri 21 Luglio... ore 9 e 30 del mattino. Ed il sole picchia forte. Siamo in piena estate, è normale! Ed è anche la tipica temperatura marina. Ma d'altronde... deve essere così... se non ce la godiamo noi questa bell'aria... chi mai dovrebbe farlo? In men che non si dica sono in via Grande, una delle vie principali di Livorno, lì dove un paio di anni fa ho trasferito il mio studio. Eh sì, sono un'affermata psicologa io... ed oggi mi sento particolarmente di buon umore. Salgo al mio piano. La porta è già aperta. Greta, la mia segretaria, è una ragazza davvero molto efficiente. Infatti, ecco lì i primi clienti. Cinque o sei persone aspettano tranquillamente il loro turno, sedute a delle sedie color arancione. Ogni mattina lo stesso spettacolo
"Salve dottoressa... tutto bene?" mi chiede Greta
"Certo cara... oggi fa un caldo..." appoggio la borsa dentro un piccolo armadio dal quale caccio anche il mio camice immacolato. Sono pronta per lavorare.
"Chi é il primo, Greta?" lei scorre un elenco che di solito tiene sulla  sua scrivania e sorridendo mi fa:
"Quei due ragazzi seduti lì..." e me li indica. Io mi girò nella sua direzione. E lì vedo. Un ragazzo ed una ragazza... parlano tranquilli. Forse sono proprio i più tranquilli di tutti in questa stanza. Hanno qualcosa di diverso rispetto agli altri. Glielo si legge nei loro sguardi. Ancora sognanti. Ancora pieni chissà di quali stupende emozioni passate. Lui, un ragazzo di al massimo vent'anni. Carnagione un pò più scura del normale, occhi scuri, sguardo intenso. Molto carino oserei dire. Giocherella con un mazzo di chiavi che ha tra le mani. Segno di nervosismo. Al collo porta una catenina. Una chiave azzurra ed una lettera... La C... Sarà l'iniziale del suo nome. Sotto al labbro inferiore invece intravedo un pircing. Lei lo guarda interessata ai discorsi che sta facendo. Una ragazza giovane, sembra un pò più grande di lui, ma non saprei dirlo con certezza. Carnagione chiara. Rosea. Trucco leggero. Un pò di matita azzurra gli fa da contorno ai suoi occhi chiari. Ha uno sguardo che incanta... davvero una bella ragazza... e poi ha dei bellissimi capelli lunghi, castani, che le scendono morbidi sulle spalle. Chi saranno quei due?
"Come si chiamano?" domando allora a Greta
"Ehm... il ragazzo si chiama Cristian Trevisi... la ragazza invece... Gabriella D'Amato!"
"D'accordo... falli accomodare nel mio ufficio!" e intanto io entro nella stanza in questione. Chiudo le finestre che Greta prontamente ha lasciato aperte stamattina per far prendere aria alla stanza. Accendo il ventilatore e mi accomodo sulla mia poltrona, dopo aver preso il mio fidato taccuino e la mia penna nera. Sento bussare alla porta
"Avanti!" ed entrano. I due ragazzi che ho visto prima. Si accomodano dopo avermi stretto educatamente la mano.
"Bene... signor... il signor Trevisi e la signorina D'Amato... giusto?" domando... giusto per avere una conferma. Lei sorride e mi dice
"Signora!" mi corregge. Sono spiazzata. Le guardo la mano. Beh, in effetti ecco lì la fede.
"Ah, mi scusi..." guardo anche la mano di lui. Niente... non sono sposati... e allora? Quale sarà il problema?
"Ditemi tutto... io starò qui... buona buona ad ascoltarvi e a prendere appunti!" allora la ragazza prende la parola....



La prima volta... non doveva essere per sempre? Scommetto che chiunque, dopo il primo matrimonio, si porgerebbe questa domanda. Perfino una come me, una tradizionalista, perfetta in tutto, si è trovata ad affrontare il suo secondo matrimonio. Voi sicuramente vi chiedere come io sia arrivata a fare una cosa del genere. Tradimento? Forse. Mancanza di amore? Può darsi. Ribellione nei confronti di un determinato modo di vivere? Sta a voi decidere. Divorzio? L'unico modo per uscire puliti da un matrimonio disastroso. Io mi limiterò semplicemente a raccontarvi come sono avvenuti i fatti per quanto mi riguarda.

Giustamente la prima parola è riservata alle donne, vero Gabriella? No, sul serio... all'inizio non ero d'accordo nel venire qui... mi sono detto... ma perchè mai dovrei andare da una psicologa a raccontare i fatti miei? Non ne vedo né la necessità né il motivo... in fondo... non sono mica uno di quei casi di depressione acuta... uno di quei ragazzi che si bucano o che vanno a donne tutte le sere... per carità... non io! E che diamine! Sono soltanto un ragazzo di 20 anni che ha perso la testa per qualcosa di assolutamente sbagliato, e che soltanto dopo si è dovuto prendere le conseguenze... ma va bene! Sono un tipo tosto... e sopporto tutto, davvero!

Ti prego Cristian... non ricominciare... ne abbiamo già parlato abbondantemente... Neanche io avrei mai immaginato di trovarmi qui... da una psicologa! Ma ormai ci siamo... vediamo di non far passare questa ora invano... Anche perché... come al solito sono io che la devo pagare!

Hai ragione, angelo! Parla tu... prometto di non interromperti, a meno che non sia strettamente necessario!

Grazie... bene... vede, la nostra storia é un pò complicata. Come ha sentito abbiamo ragionato molto prima di venire qui da lei. Ma avevamo bisogno di parlare con qualcuno. La situazione iniziava ad essere troppo scomoda. E un pò di sfogo ci avrebbe fatto soltanto bene! Io sono una donna sposata... lo sono stata... per un periodo non più... ma adesso lo sono nuovamente... ma non con lui... no, assolutamente... ci mancava solo questo ed ero finita! A quel punto però, credo che avrei avuto bisogno dello psichiatra e non dello psicologo, con tutto il rispetto! Da quando conosco questo individuo la mia vita è cambiata totalmente. In meglio, si capisce. Lui, è stato capace di trasformare una perfettina rigida ragazza di provincia come me, in una pazza scatenata, spinta dalla voglia di sentirsi libera nel fare le cose più assurde. Come sposarsi per la seconda volta! Però, delle volte... quando guardo indietro alla mia vita penso che in fondo, se adesso mi vedete così, calma, tranquilla, serena.... è soltanto merito suo e della sua testardaggine...

DAI RICORDI DI GABRIELLA - Estate di due anni fa. Me ne stavo seduta al tavolo del mio soggiorno. A scrivere. Nomi su nomi. Iniziavo a non capirci più nulla.
"Spero di non dimenticarmi di nessuno!" pensai scrutando più volte quell'elenco improvvisato su un pezzo di carta qualunque. Ma l'evento che stavo organizzando non era uno "qualunque"... bensì il mio matrimonio. Per tutta la vita, nei miei passati 26 anni, ho sognato di convolare a nozze con l'uomo che amavo. Con un bellissimo vestito bianco di seta, con uno strascico lungo tutta la navata... e magari sposarmi in una delle chiese più belle di Livorno... tipo il Duomo... e chi non vorrebbe davvero farlo? Passi tutta la tua adolescenza e i primi anni successivi al diploma a gustarti quei felici attimi che trascorrerai da quel momento in poi. Momenti che, durante l'adolescenza, a causa dei problemi dovuti alla pubertà, non hai potuto trascorrere. E quel sogno stava per avverarsi... di lì a poche settimane avrei avuto una fede al dito, che, si spera, per tutta la vita, mi avrebbe fatto ricordare del prezioso uomo che mi era accanto! Ad un tratto sentii una mano poggiarsi sulla mia spalla. Sorrisi...
"Amore... a che punto sei?"
"Neanche a metà, tesoro!" dissi girandomi dalla sua parte "Questa lista è un compito ingrato... sono sicura di averla terminata... solo che poi mi rendo conto che non è affatto così, e mi tocca setacciarla di nuovo, alla ricerca di qualche persona aggiunta..." ero sul crollo di una crisi di nervi... come si faceva a rendere tutto perfetto? Come potevo non tralasciare nulla nell'organizzazione, se già la lista degli invitati mi creava così tanti problemi?
"Amore... sei troppo agitata... non ti fa bene alla pelle... ora respira ed ispira... calmati e vedrai che tutto si sistema!" mi sorrise. Mi trasmetteva tranquillità. Con il suo modo di fare. Come diceva sempre lui: "Tutto deve essere programmato e nulla, e ripeto, nulla deve essere lasciato al caso!" e in fondo a quel suo modo di fare mi ci ero abituata anch'io. Certo, nel primo periodo insieme, fu difficile convivere. Diversi modi di pensare e vedere le cose, diversa educazione, diverso lavoro, ritmo di vita.... ma con la buona volontà si può conciliare tutto, no? Ed io, pensavo con tutto il cuore di esserci davvero riuscita...
"Lorenzo, amore, cosa ne dici di andare al cinema questa sera?" gli domandai abbracciandolo
"Ma Gaby, tesoro mio... lo sai che non posso... devo terminare quel lavoro che Moretti mi ha affidato... con questo lavoro, potrei anche ottenere la promozione che sogno da tempo... e magari, chissà... potremmo andarcene da questa città e partire alla volta delle vere città..." il suo sguardo si fece fiero "Amsterdam... New York... Parigi... tutte ai nostri piedi... non sarebbe fantastico amore?"
"Sensazionale!" esclamai io. Il suo sogno mi incuriosiva. Mi piaceva la sua ambizione. I suoi sogni, che la maggior parte delle volte, prevedevano di lasciare l'Italia e proseguire la vita altrove. E fu per questo, che iniziai a crederci anch'io. Iniziai ad immaginarmi la mia esistenza cambiata in un posto del genere... un posto come New York...
L'affermata desainer Gabriella D'Amato, chiamata ad organizzare le decorazioni del nuovo museo dei New York, dal presidente degli Stati Uniti in persona... ok... forse adesso esagero... però crederci... non fa mai male...
"Tu sei sensazionale amore mio!" e mi baciò. Io mi lasciai andare a quella sua spinta. Quella passione che ogni volta si presentava tra noi due... come sempre, mai scheggiata... mi abbracciò forte, e sentii il profumo del suo dopobarba... forte... intenso... proprio come lui. Lorenzo era poco più grande di me, aveva 32 anni, ma possedeva una maturità che difficilmente è possibile ritrovare in un uomo... ma lui non era mica un uomo qualsiasi... non era mica come tutti gli altri... era diverso, migliore, ed era mio!
Continuò a baciarmi sul collo... dolcemente, mentre io, totalmente in estasi, gli tolsi la giacca che finì a terra. Lui allora, continuando a baciarmi mi sollevò, spingendo le mie gambe attorno alla sua vita, stringendolo. Mi portò sul divano... una volta distesa, con lui sopra di me, gli sbottonai la camicia, accarezzandolo ovunque... mentre le sue labbra continuavano a baciarmi dappertutto, e le sue mani arrivavano in posti sconosciuti... Ben presto anche il resto dei vestiti venne via... molto facilmente... e facemmo l'amore... su quel divano... fantastico, come sempre. Era un'insieme di emozioni incredibili, che ogni volta si impossessava del mio fragile corpo, e riusciva a portarmi lontano, probabilmente ancora più lontano di quelle grandi città, dove un giorno Lorenzo, sarebbe voluto andare...
"Ma non avevi detto che dovevi sbrigare un lavoro urgente?" scherzai io abbracciandolo forte. Intanto con la mano gli accarezzavo il petto
"Sì... ma tu mi hai distratto... seduttrice!"
"Sempre colpa mia, eh? Non mi è sembrato che ti dispiacesse però..."
"Vabbé, mi sono trovato costretto ad assecondarti... altrimenti saresti stata con il muso tutto il giorno... niente cinema... almeno questo te lo dovevo!" e mi sorrise
"Ah... che signore... la ringrazio!" e mi arrampicai di nuovo su di lui. Portai la testa di lato e sorridendo dissi:
"Sei troppo perfetto per me... io non ti merito!"
"L'uomo perfetto non esiste, Gaby! E poi sono io che non merito un angelo come te!" portò entrambe le mani sul mio viso e lo abbassò verso il suo. "Ti amo!"
"Ti amo anch'io!" gli dissi sorridendo. Ci baciammo di nuovo, sorridendo appena. Contenti... complici...
Sentivo che nulla e che nessuno al mondo avrebbe potuto portarmi via quella felicità e quella sicurezza che acquisivo standogli accanto... quella sensazione che soltanto il mio Lorenzo riusciva a darmi... e che nessuno, a parte noi due, poteva condividere... mi sentivo la donna più bella con lui...
Ad un tratto il mio cellulare prese a suonare. Mi alzai appena e presi il telefono dal mobile, fortunatamente vicino al divano. Il display segnava Isa...
"Pronto?"
"Ehi Gabry... sono Isa!"
"Dimmi carissima!" feci io sorridendo a Lorenzo che mi guardava in maniera interrogativa
"Ho trovato il posto adatto per la festa!"
"Quale festa scusa?" adesso ero io che avevo un'aria interrogativa
"Come quale festa? La tua, no? Quella di addio al nubilato! Quale se no?"
"Cazzo!" esclamai "Me ne ero totalmente dimenticata!" già, totalmente sfuggito di mente, ma come avevo fatto?
"Ah... mannaggia a te mannaggia... meno male che c'è la tua Isabella... sempre efficiente e pronta all'uso. Coraggio vestiti e fatti trovare pronta... tra dieci minuti sono lì da te!"
"No, non si può fare... non sono pronta... devo ancora lavarmi... vestirmi... non ce la faccio!" dissi disperata.
"E che cosa stai aspettando! Riattacca e vai a farlo... a dopo!"
"No aspetta!" cercai di dire, ma fu inutile. D'altronde lo sapevo ormai... cercare di contraddire Isa era come respirare sott'acqua senza bombola di ossigeno... impossibile! Chiusi lo sportellino del telefono sbuffando... la pace era terminata purtroppo!
"Chi era?" mi domandò Lorenzo
"Isa..." dissi alzandomi da lui e sedendomi sul bordo del divano
"E... cosa voleva?"
"La festa... quella per l'addio al nubilato... dice che è riuscita a trovare un locale adatto!" portai una mano nei capelli, disperata
"A bene... sono settimane che cercate... e quale sarebbe?"
"Ah, non me l'ha neanche detto! So solo che devo sbrigarmi perché tra dieci minuti sarà qui!" e mi alzai definitivamente dal divano
"Dai su... ti divertirai... e un pò di svago non può farti altro che bene..." si alzò anche lui e mi abbracciò da dietro. Mi diede un leggero bacio sul collo dicendomi:
"Coraggio... vai a farti bella!" e sorrise. Io, afflitta e sconsolata, e ormai arresa a tutta quell'insistenza, sbuffai un'ultima volta, dopodiché dissi:
"D'accordo... farò quello che volete voi... adesso fammi andare a prepararmi... se no chi la sente poi quella!" e dopo un ultimo bacio sulle labbra, andai in bagno. Una doccia veloce, e mi diressi in camera da letto. Cacciai dall'armadio una gonna di Armani ed una bella camicia bianca... un paio di scarpe con il tacco...
"Ed ora i capelli!" affermai guardandomi allo specchio.
"Lasciali sciolti... sei molto più bella così!" mi disse Lorenzo da dietro. Io lo guardai e poi sorridendo dissi:
"D'accordo... se lo dici tu!" gli diedi solo una pettinata... dopodiché  passai al trucco. Non sono mai stata una donna che ama truccarsi pesantemente. Certo, la matita è necessaria, ma chiara, e non troppo marcata. Odio quando mi si sbava sotto gli occhi... almeno con quella chiara non si nota poi tanto. Un pò di mascara e lip gloss e sono pronta. L'immancabile borsa, l'indispensabile cellulare, il necessario specchietto! Bene... suono del citofono... giusto in tempo!
"Questa deve essere Isa... Amore, io vado... mi raccomando... fai il bravo in mia assenza!" gli dissi
"Io devo fare il bravo? Tu piuttosto... stai attenta ai ragazzi single che ti metteranno sicuramente gli occhi addosso!"
"Ma figuriamoci... a me gli altri non fanno alcun effetto!" e lo baciai di nuovo. "A dopo!" ed uscii richiudendomi la porta alle spalle. Scesi di corsa gli scalini... In dieci anni che conoscevo Isabella, sapevo che bisognava evitare in tutti i modi di farla arrabbiare... altrimenti... sarebbero stati guai! Ed eccolo lì, parcheggiato come al solito in quarta fila... il suo maggiolone rosso, cabriolet, sempre lucido come uno specchio. Mi suonò il clacson euforica
"Beh, ci vogliamo muovere... la festa non aspetta... e gli spogliarellisti sono pagati fino alle unici e mezza!" mi urlò dal finestrino aperto
"Stai zitta!" le dissi entrando in macchina "C'è Lorenzo alla finestra!"
Lei si sporse un pò e lo salutò con la mano, come se niente fosse... Mi girai a vedere sul sedile posteriore. C'erano tutte le mie amiche più care. Katia, Dalila e Marina... L'ultima in braccio alla prima, perché lo spazio di dietro è molto poco...
"Buona sera compagnia!" dissi sorridendo
"Buona sera a lei futura sposina!" mi fece Marina sorridendo con i suoi capelli corti, taglio alla maschiaccio, e i suoi occhi teneri. L'aspetto rappresentava un pò la sua personalità... Tenera sì, ma anche molto forte... sarebbe stata capace di divorare da sola un uomo... solo con l'aiuto del suo pollice destro... fidanzata, con la sua fantomatica "metà" come lo chiama lei. Un certo Giorgio, se non sbaglio. Un tizio che lavora al comune... Non si vedono quasi mai, e a lei sta bene così.
Da dietro sbucò Katia rossa in viso che protestò:
"Non si può accendere l'aria condizionata? Fa un caldo qua dietro!"
"Guarda che é già accesa... Non è  colpa mia se sei già in meno pausa e non la senti!" le ripose a tono Isabella.
"Stacci tu sul sedile posteriore in questo buco di macchina. Neanche Dalila, che è magrissima, da sola riuscirebbe a starci comoda!"
"Puoi anche scendere e proseguire a piedi se non ti piace il mio buco!"
"Non ci penso proprio!" fece lei
"E allora sta zitta per una santa volta e non rompere le palle alla gente!" e tornò a guardare la strada davanti a noi... Katia sbuffò, dopodiché, sorridendomi mi disse:
"Eh, Gaby, beata te che ti sposi... Qui le zitelle vanno via come il pane... vero Isa?"
"Muori stronza!" le rispose l'altra. Quelle due, da quando le conosco hanno sempre fatto così.. il loro rapporto si basava su una sorta di amore-odio reciproco. Che ogni volta sfociava in interminabili litigi, anche lunghi ore intere. Ma in fondo era divertente starle a sentire. Se ne dicevano di tutti i colori. Ma io sapevo che tutto sommato si volevano bene!
Katia era la classica disoccupata a vita. Da quando aveva preso il diploma, aveva fatto una miriade di cose: iscriversi all'Università, presso la facoltà di legge, poi ha cambiato con quella di economia e commercio, per poi optare per medicina... Fece le prime due sessioni dei corsi e poi lasciò, per dedicarsi "a se stessa"... e da allora non ha più fatto nulla... Aveva 27 anni, nessun fidanzato, un cane, e condivideva ancora l'appartamento con sua madre. Carattere distorto, mente disordinata, vita sconquassata, nessun orario, nessun obbiettivo nella vita. Non so come facesse a vivere in quel modo... Io non ci sarei mai riuscita. Sarà perché nella mia vita ho sempre imparato ad organizzarmi tutto per filo e per segno.
E poi c'era Dalila. La più silenziosa di noi cinque... fisico minuto, occhi grandi azzurri... fidanzata da sei anni. Ma ancora niente matrimonio... lei dice di essere ancora troppo piccola per un passo del genere... Beh, ha 27 anni... non mi sembra così tanto piccola... io ne avevo 26 e tra qualche settimana mi sarei sposata... Nel lavoro è una tipa molto intransigente, perfettina al massimo, ma d'altronde... è stato così che si è guadagnata una carica così importante come quella di responsabile di settore presso un'importante casa di cosmetici. Le sorrido. Lei ricambia con il suo solito sguardo dolce. Poi ritornai a guardare davanti a me... alla guida della sua "ferrari" rossa c'era lei, la mia migliore amica... La mia anima gemella al femminile. Isabella, 28 anni, giornalista a tempo indeterminato... Simpatica, solare, rompipalle, eccentrica, scassa ombrelli, ambiziosa, trita-scatole, single... insomma... un vero e proprio peperino... con i suoi boccoli biondi e gli occhiali che a tratti le coprono stupendi occhi verdi. E' davvero impossibile annoiarsi in sua compagnia...
"Che locale è?" domandai ad un tratto
"Si chiama Coyote Ugly. Non ci sono mai andata, però hanno detto che è molto carino. Si balla, c'è buona musica e soprattutto..." si girò a guardarmi entusiasta "Non circola droga! Sei contenta?"
"Ah... grazie! Se non ci fossi tu..." scherzai
"Il mondo sarebbe un posto migliore!" terminò Katia la mia frase. Isabella la ignorò come ignorò anche le nostre risate.
"Ah... a proposito... la vuoi sapere l'ultima?" mi fece Katia
"Dimmi!"
"La nostra Marina... si sposa!"
"Che cosa?" feci io girandomi di scatto.
"Non è vero... non starla a sentire Gaby! Questa spara le cazzate così come le vengono in mente!" e le diede una gomitata
"Ma l'hai detto tu prima!" fece Katia massaggiandosi il fianco colpito
"Non ho detto questo! Ho semplicemente fatto un'esclamazione... ho detto che mi piacerebbe essere al posto di Gaby, e sposarmi con l'uomo che amo! Ma non ho mai detto che mi sposo, stupida che non sei altro!"
"Sì sì... cambiamo le carte in tavola... e intanto io passo come quella che si inventa le cose!"
"Katia... tu le cose te le inventi sul serio!" esclamò Dalila sorridendo. Katia sbuffò di nuovo. Io sorridendo tornai a guardare la strada. Non era ancora del tutto buio, ma i lampioni che costeggiavano la carreggiata erano già stati accesi. Le mie amiche mi invidiavano, lo sapevo... erano contente per me, certo, però... io avevo un fidanzato stupendo, con il quale condividevo una bellissima casa, avevo un bel lavoro, e soprattutto... stavo per sposarmi, che come ho già abbondantemente detto, è il sogno di ogni donna... Già, ero proprio fortunata... dalla vita avevo avuto tutto, e nulla poteva andare storto!
Arrivammo davanti al locale in questione. Carino, un posto abbastanza accogliente. C'era un sacco di gente, di tutte le età. Al centro c'era un bancone circolare, dietro al quale due baristi e due bariste si davano da fare per soddisfare le richieste dei clienti. Un ragazzo si avvicinò a noi e Isa disse:
"Ci dovrebbe essere un tavolo prenotato a nome Orlandi!"
"Sì, prego... da questa parte!" e ci portò al nostro tavolo. Più che altro erano dei divanetti ricoperti di cuscini davanti ai quali vi era un tavolino di vetro trasparente
"Vi porto subito i nostri aperitivi... per questa sera, siccome so che è un'occasione speciale, sono offerti dalla casa!"
"Ah!" fece Isa "Grazie mille!" e ci sedemmo.
"Dovresti sposarti più spesso... così ti ricoprono di attenzioni!" mi fece Martina
"Oppure dovrebbe sposarsi Isabella!" esclamò Katia
"Ma perchè ti ho invitata stasera?" si domandò allora Isa alzando gli occhi al cielo
"Perchè sono una delle più care amiche di Gabriella e perchè..." le portò un braccio attorno alla spalla e sorridendo disse: "Perchè mi vuoi bene!"
Scoppiammo tutte a ridere mentre il cameriere di prima ci portava le nostre bibite.
"Beh... allora... alla salute di Gabriella e Lorenzo..." disse Katia alzando il bicchiere
"...E chi siate felici per sempre..." affermò Dalila
"...Con tanti bei bambini e tanto amore..." la seguì Marina
"...Ma soprattutto con tanto sano e genuino sesso!" concluse Isa. Alzammo tutte i bicchieri e dopo averli battuti insieme scoppiammo a ridere. Assaggiai il cocktail... Era buono... un pò forte, ma buono. Ad un tratto però... mi sentii osservata... era come se qualcuno da qualche parte della sala mi stesse squadrando dalla testa ai piedi. Mi girai in giro più volte. C'era tanta gente, non si riusciva a distinguere nulla. All'improvviso però... il mio sguardo fu rapito da una figura. Dall'altro lato della sala. Appoggiata ad un tavolo. Attorno al quale c'erano parecchi ragazzi. Poteva avere al massimo 18 anni... Continuava a fissarmi, compiaciuto, e con un mezzo sorriso stampato sulla faccia. Accortosi che mi ero resa conto della sua insistenza, alzò il bicchiere nella mia direzione e mi fece l'occhiolino... ma tu guarda questo! Ma per chi mi ha preso?
"Ehi... a quanto pare, hai fatto colpo!" mi disse Isa dandomi un gomitata
"Ah... lascia perdere... non l'hai visto? E' soltanto un ragazzino!"


DAI RICORDI DI CRISTIAN - Io invece avevo altri grilli per la testa; i quadri mi avevano dato una colossale mazzata. Anche quest’anno mi ero beccato il debito in latino. E con la testa appoggiata sulla bacheca della scuola pensai
“Fantastico dovrò fare ripetizioni di latino altrimenti sarò bocciato!”
“Ciao Cri, tutto bene? Ti vedo un po’ depresso!” Mi disse Daniela, che era giunta di soppiatto alle mie spalle.
“No, tutto bene tranne per quel cinque in latino e le palle che mi farò studiando per tutta l’estate con un vecchio professore,che sputa mentre parla e puzza di naftalina” Le risposi con aria schifata solo all’immagine di quel prof.
“Mi dispiace Cri, io ti ho aiutato finché ho potuto ma con il prof Martinelli è impossibile suggerire. Bè almeno in greco hai sei e sai chi devi ringraziare vero?”
“Si che lo so senza di te sarei spacciato, ma adesso che faccio?” La guardai disperato in cerca di conforto.
“Se vuoi io ti posso aiutare. Passa da me oggi pomeriggio e facciamo un po’ di ripetizioni di latino.” Finalmente le parole che desideravo sentire dalla mia migliore amica, eccole qui servite su un piatto d’argento.
“Sei grande Dany, sei la migliore ma questo lo sai già.” le dissi abbracciandola e dandole un bacio sul collo.
“Già sono grande solo quando ti fa comodo.” Disse lei con un tono che poteva essere tra lo scherzoso e il serio. Ma io mi limitai a sorriderle, abbracciarla poi correndo verso l’uscita le dissi che verso le tre sarei passato da lei. La abbandonai lì, vicino ai quadri mentre, mi guardava con i suoi occhi chiari mentre mi allontanavo nella folla di ragazzi. Daniela rimase sola ma in quel momento poco mi importava, dovevo uscire con i miei amici e andare a rimorchiare qualcuna anche se la tristezza non voleva saperne ad andarsene. Quel cinque in latino mi ronzò in testa fino alle tre e mezza quando bussai alla porta di Daniela, e quando aprì la porta le porsi una rosa, scusandomi ovviamente per il ritardo.
“Per prendere quella rosa ci ho messo mezz’ora, facevo prima col comprarla!” dissi io cercando di rubarle un sorriso. E a quanto pare ci riuscii. Con me Daniela è sempre stata gentile, carina e la verità me l’ha sempre detta in faccia, come quella volta che mi feci il piercing le sue prime parole furono “Che cos’è quell’orribile coso sulla tua faccia?”. È sempre stato così la mia Dany. Forse con me si comportava troppo bene mentre io, nonostante fossi il suo migliore amico, a volte lo ammetto ero proprio uno stronzo. Questi furono i mille pensieri che mi invasero mentre stavamo attraversando il corridoio per raggiungere la sua camera.
“Mazza come sei ordinata. Neanche fosse passata l’agenzia della pulizie.” dissi io sbigottito.
“Bè mi piace l’ordine. Solo così posso trovare ciò che cerco.” disse lei un po’ infastidita da quell’accento.
“Ecco, trovato!” disse lei prendendo il libro di latino.
“Cavolo pure i libri in ordine alfabetico.” sgranai gli occhi. A casa sua ero venuto qualche volta ma nella sua stanza non avevo mai messo piede, ora capisco il perché.
“Sei una maniaca dell’ordine!”
“Vieni a studiare che è meglio e non criticare chi è diverso da te.”
Mi sedetti alla scrivania accanto a lei. Dany aprì il libro alla pagina 2 dicendomi
“Ė meglio se cominciamo dall’inizio perché tanto non sai niente è inutile che ti chieda da dove vuoi cominciare perché tanto non me lo sapresti dire.” e poi rise.
“Ahh si…” feci io cominciando a farle il solletico.”Ripeti quello che hai detto se hai il coraggio.” Lei fece no con la testa continuando a ridere, finché non cadde dalla sedia. A quel punto disse “Va bene. Mi arrendo, hai vinto tu! Però cominciamo lo stesso dall’inizio.”
Cominciammo a studiare e dopo la ripetizione di quel porco di Catullo che tuttavia era molto interessante per le sue descrizioni erotiche e la revisione di qualche versione di Cicerone, ero sfinito. Cominciai a guardare altrove, a darle fastidio.
“Ahia, mi hai fatto male.” disse lei guardandomi in maniera dolorante, mentre si sfregava il braccio con l’altra mano.
“Capirai, non ti ho fatta così male!”
“Un pizzico sul braccio non fa male?” Domanda retorica, era inutile rispondere.
“Dai facciamo una pausa. Sono stanco, sono disidratato e sono ancora in astinenza.”
“Possiamo fare così. Ci prendiamo qualcosa da bere in cucina così facciamo anche una piccola pausa. Per il tuo terzo problema non so come potrei aiutarti.”Disse lei ridendo per quella battuta. Ma ero in vena di scherzare così continuai.
“Si che sai come aiutarmi, sei una donna io un uomo, traile tu le conclusioni.” dissi io, avvicinandomi forse troppo a lei. Ma Dany non stette allo scherzo così mi superò e uscì dalla stanza mentre io la seguì.
Giunti in cucina Dany prese qualcosa dal frigo.
“Acqua, thè o birra?”
“Birra, ovvio no?” ma per lei non era tanto ovvio, infatti mi guardò con faccia seccata.
“Tu vuoi fare il duro ma questa è una parte che non ti riesce molto.”
“Ragazze, non capiranno mai noi uomini!”
“Certo, perché noi non ragioniamo con…emmm!” si bloccò all’improvviso come se quella parola fosse vietata. Arrossì!
“Dany cavolo non è un reato pronunciare cazzo! È un’offesa per noi maschi se la uso nella tua frase e per questo dopo la pagherai. Però non è un reato.”
Dopo aver finito i nostri drink tornammo in camera ma io non avevo alcuna intenzione di continuare la ripetizione di latino così mi concentrai a dare fastidio a Dany.
All’improvviso il suo cellulare si illuminò e sul display comparve il nome di un ragazzo.
“Davide. Chi è Davide?” Chiesi io incuriosito e un po’ perplesso, mai avrei immaginato che Dany potesse avere un ragazzo.
“Ė un mio amico cretino, cosa ti pensavi? Dammi il telefonino…subito!”Per un po’ ci giocai e non glielo diedi poi riuscì a prenderlo e aprì il messaggio e lo lesse tutto d’un fiato.
“Festa al coyote ugly in via Cestoni 61/D alle ore 21:30…dai vieni ci divertiremo tantissimo! Ti aspetto un bacio il tuo Daviduccio.”
“Il tuo Daviduccio.”Dissi io mandando tanti baci per prenderla in giro.
“Dai smettila. Comunque ci andremo e ci divertiremo tanto vedrai!” Mi disse convinta che io dicessi di si.
“No Dany, non sono in vena di feste, latino mi ronza ancora in testa.”Dissi io con una voce dolce per poterla convincere ma lei era molto insistente.
“No, siamo in vacanza e dobbiamo goderci ogni momento!”Disse lei strattonandomi per un braccio. A quel punto la abbracciai da dietro appoggiai la testa sulla sua spalla cercando di convincerla mentre lei pose le sue mani sulle mie, che le cingevano la vita.
“Non fare così perché tanto non mi convinci. Andremo alla festa.”
Io continuai a fare il playboy, scherzando si intende.
“Allora se devo venire tu soddisfa anche il mio terzo desiderio, visto che prima ti sei rifiutata!”
“Di cosa stai parlando?”Disse lei ormai rossa perché tanto aveva capito ma non voleva ammetterlo.
“Avevo sete e ho bevuto, ero stanco e mi sono riposato, ero in astinenza e lo sono ancora.”Dissi io ridendo.
“Ma sei matto!” disse lei ormai completamente rossa.
Io camminai con lei abbracciata sino al letto, poi la voltai col volto verso di me e la feci distendere sul letto lentamente mentre lei cercava senza troppo impegno di liberarsi dalla mia stretta. Io mi ritrovai su di lei e accarezzandole una coscia delicatamente le dissi sussurrandole all’orecchio
“Dai Dany rimaniamo a casa, ti farò provare cose che non hai mai provato prima. Un piacere immenso. Ma ti prego la festa no.”
“Non pensarci neanche, fare il casca morto non ti aiuterà ad evitare quella festa. Con me non attacca!” disse lei liberandosi dalle mie braccia e scivolando giù dal letto. Ormai era tornata del suo colore naturale in viso. Aveva un colore roseo e sorrideva. Era proprio carina. La guardai meglio e mi resi conto di quanto fosse speciale. Io mi distesi normalmente e dissi
“Eh va bene lo faccio solo per te. Questo è un privilegio raro!”
“Allora devo essere proprio speciale se sono riuscita ad ottenere questo privilegio.”Disse lei prendendomi di nuovo in giro.
“Oggi sei proprio in vena di scherzare.”Dissi guardandola divertito. Anche lei mi guardò divertita. Poi uscimmo dalla stanza e mentre percorrevamo il lungo corridoio lei si fermò di scatto.
“ Cristian?” disse voltandosi verso di me
“Che c’è amore mio?” dissi io scherzosamente
“Uffa ma tu scherzi sempre?!? Mi sono dimenticata il cellulare sulla scrivania.” disse lei quasi seccata, cosciente di dover tornare indietro a prenderlo.
“E che problema c’è, posso andarlo a prendere io.”
“Va bene ma fai presto.”
Rientrai in quella stanza troppo pulita, troppo ordinata e presi il telefonino ma nella fretta volò un piccolo foglio rosa a terra. Lo raccolsi, poi lo lessi e lo nascosi furtivamente in tasca.
“Cristian sbrigati o faremo tardi.” Alle parole di Dany abbandonai la stanza e corsi verso di lei. Mi prese il telefono dalle mani. Mi accorsi che qualcosa non andava. Mi stava nascondendo qualcosa proprio lei, la mia migliore amica. Ma non chiesi nulla mi limitai ad osservarla. Qualunque cosa mi stesse nascondendo io l’avrei comunque scoperto.
Poi uscimmo e ci dirigemmo verso il centro che ormai erano le 20:30.
“Ecco Davide.” Urlò lei sorridendo e facendo segno con la mano.
-Chi cazzo è Davide?-pensai analizzando quel soggetto.
“Ciao Dany come stai? È un botto di tempo che non ti vedo ma sei stupenda come sempre!” Disse lui rivolgendo il saluto solo a lei come se io non ci fossi.
“Grazie anche io sono molto felice di vederti. Comunque lui è un mio amico Cistian.” Ci salutammo molto freddamente. Quel tipo già non mi piaceva. Poi il fatto che andasse dietro a Dany, si vedeva lontano un miglio che era così.
Ci fece strada fino al locale. Quando aprii la porta e quell’aria di festa mi travolse cominciai a scatenarmi. Le luci erano travolgenti. I ragazzi si stavano scatenando. E le ragazze erano stupende.
“Te lo avevo detto che ti saresti divertito ma tu non mi credi mai!” Mi disse Dany con un sorriso.
Mi stavo proprio divertendo e quel pensiero del debito di latino ormai era come un pensiero lontano. Ci avrei ripensato domani a casa di Dany mentre lei avrebbe cercato di farmi entrare qualcosa nella testa.
Mi unii al tavolo dove c’erano tutti i miei amici compresa Dany che con quella maglia nera che le scopriva le spalle, stava proprio bene. Io Rimasi in piedi.
Poi la vidi. Il mio cuore cominciò a battere. E il mio unico pensiero fu
“Mazza quanto è bona quella!” non riuscivo a non guardarla.
Continuai a guardarla ancora per un po’, ma lei si accorse delle mia presenza così sfoderai tutta la mia sicurezza. Le sorrisi, alzai il bicchiere in segno di saluto e le feci l’occhiolino, cercando, forse inutilmente, di conquistarla. 



Sono rapita dai loro discorsi... hanno dei punti di vista talmente differenti. Non mi è mai capitato di essere così attratta dai racconti dei miei clienti. Guardo l'orologio. Le 10 e 45... cavolo come passa in fretta il tempo. E già un'ora è andata via. Mi dispiace quasi farli andare via. Ma d'altronde... non posso mica scegliermi i clienti. E ci sono altre persone di là che aspettano di essere ascoltate.
"Signori... mi dispiace... ma l'ora è terminata!" dico alzandomi
"Oh! Come vola il tempo quando ci si diverte!" fa il ragazzo, Cristian
"Se volete continuare, io domani apro lo studio alle 10! Vi aspetto!" e sorrido. Devono assolutamente tornare da me...
"D'accordo dottoressa... a domani allora!" mi dice la ragazza porgendomi la mano. Gliela stringo sorridendo di nuovo. Poi stringo quella di lui. Ed escono. Mi giro verso la porta. Di lì adesso entreranno altri clienti... con le loro storie, i loro problemi... e di Cristian e Gabriella? Beh, per saperlo dovrò aspettare a domani!


Ciao a tutti... siamo Piccola_Stella_Senza_Cielo e Dolce Mony, e per la prima volta abbiamo provato a scrivere una storia a due mani... Speriamo tanto che vi piaccia. Fateci sapere le vostre opinioni sommergendoci di recensioni... Baci a presto! 

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Capitolo 2
*** Prospettive diverse della vita ***


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Capitolo 3
*** Incoscienza! ***


Cri e Gaby 3 "Beh devo dire che in tutta la mia carriera non ho mai trovato una coppia con idee tanto diverse!" affermo guardandoli
"Oh... beh ma noi non siamo una coppia!" ci tiene a precisare lei
"Oh già... chiedo venia... errore mio!"
"Gaby, la smetti di precisare che non siamo una coppia... è una cosa che mi infastidisce, lo sai?" si lamenta Cristian
"Ma scusa... è così... non posso negare l'evidenza!"
"D'accordo... ma non lo ripetere mai più...!" evidentemente è un tipo orgoglioso quel ragazzo!
"Bene, vogliamo continuare?" domando io sorridendo
"Certamente!"...


DAI RICORDI DI GABRIELLA -  
Continuavo a guardarlo, come rapita dai suoi movimenti... il suo modo di atteggiarsi, in mezzo alla sala, tra quella Dany e quel ragazzo con cui sembrava stesse facendo una sorta di sfida... sentii qualcosa di strano dentro di me. Un brivido mi percosse su tutta la schiena. Sentii una strana stretta alla bocca dello stomaco.. una cosa mai provata... Continuai a guardarlo. Senza più rendermi conto delle mie azioni. Non mi accorsi di essermi fermata proprio al centro della sala. Imbambolata, ad osservarlo. Come rapita dal quel suo modo di essere. Ad un tratto però, sentitosi osservato si girò nella mia direzione. Mi sorrise. Con un aria strana. Sentii le mie guance cambiare colore.
"Ma che sto facendo?" mi dissi ritornando in me. Dopodiché, scappai in bagno, sperando almeno là, di ritrovare la mia razionalità.

DAI RICORDI DI CRISTIAN -
Davide, una palla al piede. Ma dove cazzo lo ha incontrato Dany? Caspita, non starò mica diventando geloso della mia migliore amica?!? Continuai a bere il mio drink, cercando di sorridere all'ennesima cazzata che Davide aveva sparato. Lui era accanto a lei. Ad un certo punto pose il suo braccio intorno alla spalla di lei. A quel punto mi alzai. Avrei voluto ucciderlo. Mi voltai. Cercai di distogliere lo sguardo da quel tentativo deprimente di conquistare una ragazza.
"Non ci sai proprio fare con le ragazze, Davide!" Dissi sorridendo tra me e me, mentre lui mi guardò con occhi di ghiaccio. Ripresi a sorseggiare quello che doveva essere alcool, ma gli effetti ancora non li sentivo. Ad un tratto mi sentii osservato. Mi voltai e la vidi. Sembrava un angelo. Le sorrisi, ma lei imbarazzata scappò nel bagno.
Mi feci coraggio e decisi di seguirla. Reagii d'istinto!



DAI RICORDI DI CRISTIAN - La trovai nel bagno che si rinfrescava il viso con le mani bagnate. Io rimasi sulla porta a guardarla. Era bellissima. E preoccupata era anche più bella. Si voltò di scatto verso di me. Le sorrisi ma lei abbassò lo sguardo e camminando leggiadra stava per andarsene. La fermai bloccandola per un braccio. Il suo sguardo si incrociò con il mio. Era spaventata. Io serio, per la prima volta nella mia vita ero sicuro di quello che volevo. Ero sicuro di quello che volevo fare. La appoggiai al muro, lei tentò di liberarsi inutilmente dalla mia stretta. Mi accorsi che mi fissava. I suoi occhi si stavano decisamente perdendo nei miei. Ormai era tra le mie braccia. La baciai. Era un bacio delicato e morbido. Continuai a baciarla. La baciai sulla guancia e scesi giù baciando il suo collo. Sentivo il suo profumo intenso e pungente, che mi eccitava. Scesi giù, le sbottonai piano piano i bottoncini bianchi e piccoli della sua camicetta fino a scoprire leggermente il suo reggiseno di pizzo bianco. Le baciai i seni prosperosi. La baciai con più intensità. Le accarezzavo le gambe lisce come la seta mentre baciavo quelle labbra rosse. Sentivo il suo piacere che cresceva lentamente. Le alzai lentamente la gonna. Lei per l’ennesima volta disse che era sbagliato, che non avremmo dovuto farlo ma io non badai troppo alle sue parole, alle sue paure nascoste, continuai a baciarla e ad avvolgerla tra le mie braccia.
Le mia mano sotto la gonna le sfilava lentamente le mutandine di raso. E anche se non lo voleva ammettere aveva il forte desiderio di continuare quell’avventura incredibile e del tutto irrazionale. I miei pantaloni erano a terra. Ormai uniti in quel piacere smisurato, niente avrebbe potuto fermare quel momento. Ad un tratto sentii dei rumori provenire verso il bagno. Erano rumori forti. Rumori di tacco. Quando la porta si spalancò, sbiancai completamente nel vedere il suo sguardo allibito. Mi guardò per un secondo Dany era sconvolta. Poi richiuse la porta alle sue spalle. Io mi rialzai i pantaloni, chiusi bene la cintura e cercai di seguirla ma ormai era fuori con Davide, sulla sua moto che correvano perdendosi nella notte.


Ho paura che tu stia galoppando troppo con la fantasia mio caro Cristian.” Dice Gabriella rivolgendosi al suo ehm…come potrei definirlo…amante. Io intanto continuo a prendere appunti ascoltando molto incuriosita.
Mi sa tanto che soffri di amnesia angelo. I fatti si sono svolti proprio nel modo in cui li ho raccontati.”
No non può essere così. Non sono una ragazza che si lascia persuadere troppo facilmente. Non sarei mai venuta a letto con te.”
Beh quella sera la pensavi decisamente in modo diverso. Credimi.” Dice sorridendo quel ragazzo dall’aspetto affascinante e decisamente troppo sicuro di sé.
Ma io…” sbuffa lei e acconsentendo con il gesto del capo ammette:
E va bene…diciamo che per una volta hai ragione anche se non credo che alla dottoressa interessi molto le nostra relazione sessuale.”
No anzi.” Rispondo io “E' un ottimo modo per capire meglio la vostra situazione così potrò aiutarvi.”
Si aiutarvi.” Penso. Più che altro voglio soddisfare la mia curiosità. Devo cercare di dimostrarmi meno interessata, non voglio dare l’impressione di una ficcanaso. Ma la loro storia è mi sta appassionando, le loro avventure sembrano scritte proprio tra le pagine di un libro. In momenti come questi amo il mio lavoro. Tendo a precisare lo amo perché posso aiutare la gente a superare i loro problemi non perché voglio impicciarmi dei fatti loro, ma certo quando la loro vita è così eccitante il motivo diventa un po’ anche questo.
Poi guardai delusa il grande orologio appeso nel mio studio. Il tempo passa sempre così in fretta quando sei troppo presa da un argomento. Adesso mi toccherà aspettare fino a domani per scoprire come si svolgeranno le avventure di questi due giovani. Speriamo solo che domani 

Rieccoci qui... pronte con un nuovo capitolo, qst volta molto ma molto interessante... speriamo tanto che vi piaccia... fateci sapere presto. Mi raccomando tante recensioni, saluti da Dolce Mony e Piccola_Stella_Senza_Cielo

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Capitolo 4
*** Le cazzate che ti cambiano la vita! ***


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Capitolo 5
*** Scomodi segreti ***


CRISTIAN "D'accordo, signor Stigliani... domani alle quattro andrà benissimo! Arrivederla!" e metto giù. Poi premo il tasto dell'interfono. Pochi secondi e la voce di Greta arriva chiara e decisa
"Sì dottoressa?"
"Greta, cara, non passarmi più telefonate!"
"Sarà fatto!" mi alzò dalla scrivania e torno a sedermi alla mia poltrona. Recuperò anche il taccuino e la penna. Sfodero il mio miglior sorriso ed esclamo:
"Bene, vogliamo continuare?"
 
DAI RICORDI DI CRISTIAN - "Cristian!" sentii una voce in lontananza. Ma lì rimase, lontana! "Cristian, diamine, svegliati! Sta arrivando mamma!" sentii il lenzuolo sopra di me venir via, ed il freddo impossessarsi del mio corpo.
"Lasciami in pace!" mugugnai girandomi dall'altro lato. Non avevo la minima voglia di alzarmi, men che meno di dare retta alle prediche di quella quaglia di mio fratello.
"Cristian, sono le undici e mezza... se mamma ti vede ancora così, darà di matto!"
"E desse di matto quanto vuole... io ho sonno... sono in vacanza, cazzo... ricordiamocelo questo!"
"Ti do altri cinque minuti, se non ti sarai ancora alzato, allora ti giuro che scendo giù e ti rigo la fiancata della macchina!" e detto questo uscì dalla camera. Sbuffai rumorosamente girandomi in modo tale che potessi vedere per intero il soffitto celeste della mia camera.
"Recepito il messaggio!" esclamai allora alzandomi a sedere. Sapevo che mio fratello era capace di questi insulsi atti di vandalismo cronico... purtroppo! Senza forza nelle gambe mi diressi verso la cucina, e non appena fui dentro, mi precipitai verso il frigo.
"Ehi... 'Giorno Cristian.... dormito bene?" mi chiese mio fratello sorridendomi, con la sua tazza di caffé tra le mani. Presi la bottiglia del succo di frutta e la sbattei sul tavolo. Mio fratello fece una smorfia strana
"Mmm... a quanto pare no!" mi sedetti di fronte a lui e mi riempii il bicchiere, quasi fino all'orlo.
"Come mai quella faccia? E non dirmi che è perché hai dormito poco... non ti crederei!" mi fece
"Ho dormito male..." mugugnai soltanto. Non avevo voglia di parlare, ma sapevo che con mio fratello il gioco del silenzio era impossibile da fare!
"Troppi pensieri?" mi fece "Troppe ragazze?" azzardò alzando leggermente un sopracciglio in tono malizioso. Mi venne spontaneo ridere. Cazzo, tra tanti argomenti, giusto di quello dovevamo parlare?
"Lasciamo perdere questo tasto dolente della mia vita... preferirei parlare di scuola..." o non parlare proprio, a seconda dei casi...
"Ah sì? Va bene.. come vanno le ripetizioni di latino?" d'accordo, quella proprio non era giornata!
"Splendidamente... mi domando ancora come cazzo ho fatto a scegliere una scuola così dannatamente inutile!" feci in tono retorico. Ma infondo sapevo il perché, e sapevo anche che mio fratello non avrebbe atteso un attimo per ricordarmelo.
"Ancora con questa storia? Sai quanto mamma ci tenesse.. e se vuoi sapere la mia opinione..."
"Non mi sembra di avertela chiesta..."
"Questa è stata l'unica scelta sensata della tua vita!" concluse
"Eccolo che ricomincia..." bisbigliai
"Almeno quando avrai il diploma potrai dire di avere qualcosa tra le mani..."
"Sempre se riesca a prenderlo!" pensai
"E poi, il fatto di provenire da un liceo come si deve, ti aiuterà quando entrerai all'Università..."
"Sì, certo, continua a sognare..." esclamai alzandomi
"Cri!" mi riprese mio fratello con il suo solito sguardo severo
"Che c'é? E' la verità... tu e la mamma vi state facendo troppe illusioni... perché diciamoci la verità, Paolo, io sono fatto per tutto, tranne che per lo studio, benché meno in un liceo classico!"
"Ma perché dici così... se ti sentisse mamma... le daresti un immenso dispiacere!"
"Madonna, Pà, e che palle!" esclamai uscendo dalla cucina. Entrai in camera mia, iniziandomi a spogliare, ma qualche istante dopo me lo ritrovai nuovamente di fronte
"Cristian, per piacere, ne abbiamo già parlato abbondantemente... la situazione che la mamma sta affrontando è già abbastanza complicata, non peggiorare le cose!" mi bloccai un attimo. Sapevo che prima o poi sarebbe successo. Sapevo, anzi, temevo, che prima o poi avrebbe cacciato quella questione. Mi sedetti sul bordo del letto, a torso nudo, e sbuffai
"Ti riferisci... a papà?" non lo guardavo. Come ero solito fare quando ero a disagio, posavo gli occhi su qualcosa che non fosse il mio interlocutore. Lo sentii sospirare. Già quello per me fu un cenno positivo.
"Sì, mi riferisco a lui! Da stamattina ha già chiamato cinque volte..." io abbassai la testa, stringendo forte la maglietta che avevo ancora tra le mani "Cristian, ha chiesto di te!". Strinsi gli occhi, per tenere lontano quel pesante masso che da anni ormai mi opprimeva. Non volevo, non dovevo e soprattutto non potevo pensare a quell'uomo...
"E tu dirgli che sto bene, soprattutto da quando se n'è finalmente andato..." risposi alzandomi e dirigendomi verso il bagno. Ma prima di sbattermi la porta alle spalle giurai di aver sentito Paolo esclamare con voce flebile: "Cristian, ti prego, non fargli questo..."
Aprii l'acqua, più che altro con un senso quasi liberatorio. Avevo assolutamente bisogno di pensare ad altro. Qualsiasi cosa sarebbe andata bene. Ad un tratto mi tornò in mente Daniela... e Davide! Quando li avevo visti avvinghiati l'una all'altro su quel letto, avevo sentito un buco, all'altezza del cuore. Non sapevo bene cosa fosse. Probabilmente un'innocente sorpresa nel coglierli in quegli atteggiamenti. Non ero del tutto abituato a vedere Dany con un ragazzo al di fuori di me. Ma soprattutto non sopportavo che Daniela ridesse con un ragazzo che non fossi io! Mi sbottonai i jeans e li feci scendere giù. Poi iniziai a togliermi i braccialetti che avevo al polso. Ne ero un amante sfegatato. Ogni posto che visitavo tornava a casa con me, grazie a quei bracciali. Tuttavia mi accorsi subito di una cosa. Ne mancava uno.... uno dei miei preferiti... uno che avevo preso nel mio ultimo viaggio in Germania con la scuola... cercai di ricordare dove avessi potuto perderlo, ma i posti erano così tanti... Sbuffai seccato
"Oggi non me ne va bene una, cazzo!" e mi infilai sotto l'acqua, mentre la mia mente volava lontano...

... quel giorno me lo ricordo come se fosse ieri. Era Gennaio, e fuori faceva un freddo micidiale!
Ma a me non interessava. Ero da poco tornato da una festa mitica, e l'unica cosa che mi interessava in quel momento, era affondare la mia
testa stanca sul cuscino. Dovevo anche essermi fatto un paio di birre di troppo.
Me ne andai di filato nella mia stanza, passando davanti a quella di Paolo. Mi affacciai un momento. Lui alzò la testa e mi disse
"Ti sembra questa l'ora di tornare?"
"Cazzo, Pà, ogni giorno che passa somigli sempre di più a mamma!"
"Sei... sobrio?"
"Secondo te?" gli domandai sorridendo.
"Cristian..." mi riprese, ma io lo anticipai
"Buonanotte Paolo!" lui sospirò. Tanto lo sapeva che non c'era verso.
"Buonanotte Cristian!" e me ne andai in camera. Come al solito mi infilai sotto le coperte semi-vestito. Mi tolsi soltanto le scarpe, i calzini e la maglietta.
Il silenzio rendeva l'atmosfera piacevole, rilassante, quella ideale per addormentarsi! Chiusi gli occhi, in attesa del momento in cui Morfeo mi sarebbe venuto a prelevare, per portarmi nel meraviglioso
mondo dei sogni. Ma ad un tratto sentii un forte rumore. Un rumore di vetri, che al contatto con il duro pavimento, si infrangevano. Mi sollevai preoccupato. Non sentendo più nulla mi
lasciai andare all'indietro. Poi la voce di mio padre squarciò l'aria tranquilla della notte. Mi alzai di scatto e lo raggiunsi. Era nella camera da letto. Più vicino alla porta
sentii anche la voce di mia madre. Come al solito stavano litigando. Stavo per aprire la porta della loro camera, quando venni bloccato da Paolo.
Mi lanciò un'occhiata e rimanemmo in attesa.
"Non puoi dirmi cosa fare e cosa no!" urlò mio padre. Non l'avevo mai sentito gridare in quel modo.
"Sei un padre di famiglia, dannazione! Cosa direbbero i tuoi figli se ti vedessero così?" sentii qualcosa dentro di me, qualcosa di strano. Cosa stava succedendo là dentro?
"Al diavolo... sai quanto cazzo me ne possa importare... quelli non sono mai stati figli miei!"
Rimasi di sasso. Come anche Paolo d'altronde. Non sono mai stato uno che ci tiene molto alla famiglia, però, cavolo, quella era comunque una batosta non indifferente.
"Ma che stai dicendo? In questo momento non ragioni... adesso calmiamoci tutti e due, e parliamone con calma... altrimenti rischieremo di svegliare i ragazzi!"
"Sei patetica... non ti rendi neanche lontanamente conto della gravità della situazione... Non hai ancora capito che siamo nella merda fino al collo... non hai ancora capito che a momenti quelli ci sbattono
fuori a calci!" non stavo capendo nulla... e Paolo ne sapeva quanto me
"Se tu non ti fossi venduto anche il sangue in quelle dannate case da gioco, forse a quest'ora avremo ancora un tetto sopra la testa!"
La casa? Cosa centrava ora la casa?
"Stai zitta... non ti voglio neanche sentire!" e spalancò la porta, sorprendendoci. Si fermò un istante a guardarci, con un'espressione sul volto
che era un misto tra il sorpreso ed il furioso
"Andatevene a dormire voi due!" ci disse spingendoci via.
"Che sta succedendo?" domandò Paolo
"Non mi hai sentito allora!" fece lui avvicinandosi minacciosamente al suo viso "Ti ho detto che te ne devi ritornare nel tuo cazzo di letto, maledizione!"
Paolo ebbe un leggero fremito di paura. Papà era poco più basso di lui, e mio fratello è sempre stato ben messo fisicamente, soltanto che forse di fronte a quell'uomo,
la sua forza e la sua altezza non gli erano d'aiuto!
"Ma sei impazzito?" bisbigliai. Purtroppo però, lui mi sentì, e con fare minaccioso si avvicinò
"Sì, probabilmente sono impazzito... sono impazzito perché me ne sarei dovuto andare di qui molti anni fa!"
sentii una puzza tremenda d'alcool provenire da lui. Io avevo bevuto, sì, ma lui evidentemente
doveva aver proprio esagerato. Non lo avevo mai visto in quelle condizioni, e stavo male io per lui!
"No, ti prego!" fece mia madre bloccandogli il braccio, mentre stava per andarsene. Ma lui, preso da un impeto di follia allo stato puro,
si girò di scatto e le diede uno schiaffo, talmente tanto forte da farla cadere a terra. Paolo si precipitò a soccorrerla, mentre io rimasi a guardarlo. Schifato. Disgustato. Deluso!
Lui guardò mia madre, accasciata a terra tra le braccia di Paolo, e poi guardò me. E quella fu l'ultima volta in cui i nostri sguardi si incrociarono...

DAI RICORDI DI GABRIELLA – Lorenzo sembrava così disperato mentre lo guardavo allibita. In fondo era solo una macchina. I danni più gravi non erano di certo quelli. Povero Lorenzo se avesse saputo non avrebbe più avuto il coraggio di guardarmi in faccia. Io non avevo il coraggio di farlo.
Chiusi gli occhi per un istante. –Non è successo nulla, nulla, nulla.- continuavo a ripetere a me stessa, nella speranza che realmente fosse così.
“Andiamo Gaby, altrimenti faremo tardi.” Mi incitò a salire in macchina, dopo aver raggiunto un accordo con l’altro conducente.
“Ma scusa…e la macchina?” Domandai, ormai la voglia di fare la lista nozze non mi interessava più, volevo solo tornare a casa, parlare con le mie amiche e sottolineare a me stessa che andava tutto bene. Ma se andava tutto bene, perché continuavo a sentire i rimorsi? Perché sentivo di non avere la coscienza del tutto pulita?
“Alla macchina ci penserà l’assicurazione. Che ci sta a fare, se no?” mi rispose Lorenzo nervoso, come non lo avevo mai visto.
Raggiungemmo dopo qualche minuto il negozio di articoli per la casa  più grande di Livorno. Incontrammo all’entrata Melinda, un’amica di Lorenzo. Lei ci fece fare un giro per il negozio, alla ricerca di qualcosa di carino, che ci sarebbe servito. Lorenzo sembrava un bambino. Correva a destra e a sinistra, indicando e scrivendo sulla lista tutte le cose che ci sarebbero potute servire per la nostra casa. Io però avevo la testa da tutt’altra parte. Quel ragazzo. Non riuscivo a capire come sia stato capace di farmi sentire così in paradiso. Ricordo una sensazione di piacere, un qualcosa che non avrei voluto finisse mai. Un qualcosa che Lorenzo non era mai riuscito a darmi. Ma sicuramente non avevamo fatto niente. Non avrei mai fatto nulla. Insomma dovevo sposarmi fra pochi giorni.
“Gaby, Gaby…ci sei? A cosa stai pensando?” Mi chiese, io alzai lo sguardo e poi dissi:
“Non ti preoccupare…non stavo pensando a nulla. Cosa hai trovato di carino.”
“Ti piace? Non è bellissima.” Disse indicando una culla con all’interno una copertina rosa.
“Si è bellissima ma chi ti dice che avremmo una femminuccia, il primo figlio potrebbe essere anche un maschietto.” Risposi un po’ indecisa. Come potevamo avere dei figli se ancora non eravamo sposati? E poi questi sensi di colpa mi stavano decisamente uccidendo.
Dopo un giretto tornammo a casa con una lista lunga, scritta solo da lui. Avevo la testa altrove. E lui se ne era anche accorto. Mi guardava di tanto in tanto con aria perplessa ma io non avevo voglia di parlare. Non volevo dire assolutamente nulla.
"Non sono andata a letto con un ragazzino, diamine.” Pensai e volevo gridarlo a tutti e invece non potevo.
Nel primo pomeriggio giunsero Marina e Isabella a casa. Una visita decisamente inaspettata ma forse mi avrebbe aiutata a distrarmi un po’. Quei pensieri stavano diventando il mio chiodo fisso.
In cucina ci accomodammo tutte e tre, e mentre preparavo del caffé Marina cominciò a dire:
“Ieri sera è venuto a casa mia il figlio del mio capo.”
“E tu giustamente lo hai fatto entrare vero?” chiese incuriosita Isa.
“Certo e non l’ho fatto entrare solo in casa.” Disse maliziosa Marina.
Entrambe risero. Io a quell’affermazione feci involontariamente cadere del caffé sul fornello.
“Gaby tutto bene?” mi guardarono perplesse.
“Io…si. Tutto bene. Va tutto a meraviglia. Non è successo nulla.” Una risata isterica inondò la cucina.
"Cavolo adesso penseranno male. Ma io non ho fatto nulla." Ero troppo agitata, anche un cieco se ne sarebbe accorto. 
“Non è che ieri nel bagno è successo qualcosa con quel bel ragazzo, che sinceramente si farebbero tutte.”
“Ma sei matta…tu devi avere qualche problema al cervello! Io non ho fatto assolutamente nulla.” Dissi difendendomi da quelle insinuazioni.
“Calmati stavamo solo scherzando Gaby. Che hai la coda di paglia? Non è che è successo veramente qualcosa?” Mi domandò Marina. E dopo un sospiro consolatorio.
“No, non è successo assolutamente nulla. Io non tradirei mai Lorenzo. Lui è perfetto per me e sarà mio marito.”
Dopo entrambe decisero di lasciar cadere l’argomento. Lo avevano capito ormai che mi dava fastidio.
Dopo il caffé entrambe se ne andarono. Avevano tutti i giorni appuntamenti. Sono veramente uniche. Il pomeriggio trascorse in fretta. Erano le 22:00 quando Lorenzo tornò dal lavoro. Mi saluto con un tenero bacio sulla guancia. Dopo aver lavato i piatti, decisi di andare a letto. Lorenzo mi seguì poco dopo. Incominciò a coccolarmi, a baciarmi, ad accarezzarmi in luoghi dove nessuno avrebbe osato toccarmi. Mi alzò il babydoll. Mi piacevano le sue mani sul mio corpo. Poi all’improvviso un ricordo. Le mani sue che mi sfioravano vigorosamente. Le sue mani così giovani. Il suo respiro. Poi cercai di liberarmi dalla stretta di Lorenzo.
“Amore che c’è?” mi guardò in modo strano.
“Non ho voglia. Sono stanca…voglio solo dormire.” Gli dissi. Lui ci rimase maluccio. Ma ad un tratto ebbi paura. Che fosse veramente successo qualcosa?


Eccoci qui, siamo tornate. Siamo rimaste un pò deluse nel vedere che nessuno si è interessato a qst fic? Cos'è, nn vi piace? Sbagliamo qualcosa? Vi preghiamo di dircelo, e magari riusciamo a rimediare. Non è bello essere ignorati del tutto. Speriamo solo che qst capitolo attiri la vostra attenzione. Diteci se vale la pena continuare! A presto... By Piccola_Stella_Senza_Cielo e Dolce Mony

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