Non ho paura di amare! di Piccola_Stella_Senza_Cielo (/viewuser.php?uid=26203)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sguardi innocenti ***
Capitolo 2: *** Prospettive diverse della vita ***
Capitolo 3: *** Incoscienza! ***
Capitolo 4: *** Le cazzate che ti cambiano la vita! ***
Capitolo 5: *** Scomodi segreti ***
Capitolo 1 *** Sguardi innocenti ***
gaby e cri
21
Luglio... ore 9 e 30 del mattino. Ed il sole picchia forte. Siamo in
piena estate, è normale! Ed è anche la tipica
temperatura
marina. Ma d'altronde... deve
essere
così... se non ce la godiamo noi questa bell'aria... chi mai
dovrebbe farlo? In men che non si dica sono in via Grande, una delle
vie
principali di Livorno, lì dove un paio di anni fa ho
trasferito
il mio studio. Eh sì, sono un'affermata psicologa io... ed
oggi
mi sento particolarmente di buon umore. Salgo al mio piano. La porta
è già aperta. Greta, la mia segretaria,
è una
ragazza davvero molto efficiente. Infatti, ecco lì i primi
clienti. Cinque o sei persone aspettano tranquillamente il loro turno,
sedute a delle sedie color arancione. Ogni mattina lo stesso spettacolo
"Salve
dottoressa... tutto bene?" mi chiede Greta
"Certo
cara... oggi fa un caldo..." appoggio la borsa dentro un piccolo
armadio dal quale caccio anche il mio camice immacolato. Sono pronta
per lavorare.
"Chi
é il primo, Greta?" lei scorre un elenco che di solito tiene
sulla sua scrivania e sorridendo mi fa:
"Quei
due ragazzi seduti lì..." e me li indica. Io mi
girò nella sua direzione. E lì vedo. Un ragazzo
ed una
ragazza... parlano tranquilli. Forse sono proprio i più
tranquilli di tutti in questa stanza. Hanno qualcosa di diverso
rispetto agli altri. Glielo si legge nei loro sguardi. Ancora sognanti.
Ancora pieni chissà di quali stupende emozioni passate. Lui,
un
ragazzo di al massimo vent'anni. Carnagione un pò
più
scura del normale, occhi scuri, sguardo intenso. Molto carino oserei
dire. Giocherella con un mazzo di chiavi che ha tra le mani. Segno di
nervosismo. Al collo porta una catenina. Una chiave azzurra ed una
lettera... La C... Sarà l'iniziale del suo nome. Sotto al
labbro inferiore invece intravedo un pircing. Lei lo guarda
interessata ai discorsi che sta facendo. Una ragazza giovane, sembra un
pò più grande di lui, ma non saprei dirlo con
certezza.
Carnagione chiara. Rosea. Trucco leggero. Un pò di matita
azzurra gli fa da contorno ai suoi occhi chiari. Ha uno sguardo che
incanta... davvero una bella ragazza... e poi ha dei bellissimi capelli
lunghi, castani, che le scendono morbidi sulle spalle. Chi saranno quei
due?
"Come
si chiamano?" domando allora a Greta
"Ehm...
il ragazzo si chiama Cristian Trevisi... la ragazza invece... Gabriella
D'Amato!"
"D'accordo...
falli accomodare nel mio ufficio!" e intanto io entro
nella stanza in questione. Chiudo le finestre che Greta prontamente ha
lasciato aperte stamattina per far prendere aria alla stanza. Accendo
il ventilatore e mi accomodo sulla mia poltrona, dopo aver preso il mio
fidato taccuino e la mia penna nera. Sento bussare alla porta
"Avanti!"
ed entrano. I due ragazzi che ho visto prima. Si accomodano dopo avermi
stretto educatamente la mano.
"Bene...
signor... il signor Trevisi e la signorina D'Amato... giusto?"
domando... giusto per avere una conferma. Lei sorride e mi dice
"Signora!"
mi corregge. Sono spiazzata. Le guardo la mano. Beh, in effetti ecco
lì la fede.
"Ah,
mi scusi..." guardo anche la mano di lui. Niente... non sono sposati...
e allora? Quale sarà il problema?
"Ditemi
tutto... io starò qui... buona buona ad ascoltarvi e a
prendere appunti!" allora la ragazza prende la parola....
La
prima volta... non doveva essere per sempre? Scommetto che chiunque,
dopo il primo matrimonio, si porgerebbe questa domanda. Perfino una
come me, una tradizionalista, perfetta in tutto, si è
trovata ad
affrontare il suo secondo matrimonio. Voi sicuramente vi chiedere come
io sia arrivata a fare una cosa del genere. Tradimento? Forse. Mancanza
di amore? Può darsi. Ribellione nei confronti di un
determinato
modo di vivere? Sta a voi decidere. Divorzio? L'unico modo per uscire
puliti da un matrimonio disastroso. Io mi limiterò
semplicemente
a raccontarvi come sono avvenuti i fatti per quanto mi riguarda.
Giustamente
la prima parola è riservata alle donne, vero Gabriella? No,
sul
serio... all'inizio non ero d'accordo nel venire qui... mi sono
detto... ma perchè mai dovrei andare da una psicologa a
raccontare i fatti miei? Non ne vedo né la
necessità
né il motivo... in fondo... non sono mica uno di quei casi
di
depressione acuta... uno di quei ragazzi che si bucano o che vanno a
donne tutte le sere... per carità... non io! E che diamine!
Sono
soltanto un ragazzo di 20 anni che ha perso la testa per qualcosa di
assolutamente sbagliato, e che soltanto dopo si è dovuto
prendere le conseguenze... ma va bene! Sono un tipo tosto... e sopporto
tutto, davvero!
Ti
prego Cristian... non ricominciare... ne abbiamo già parlato
abbondantemente... Neanche io avrei mai immaginato di trovarmi qui...
da una psicologa! Ma ormai ci siamo... vediamo di non far passare
questa ora invano... Anche perché... come al solito sono io
che
la devo pagare!
Hai ragione,
angelo!
Parla tu... prometto di non interromperti, a meno che non sia
strettamente necessario!
Grazie...
bene... vede, la nostra storia é un pò
complicata. Come
ha sentito abbiamo ragionato molto prima di venire qui da lei. Ma
avevamo bisogno di parlare con qualcuno. La situazione iniziava ad
essere troppo scomoda. E un pò di sfogo ci avrebbe fatto
soltanto bene! Io sono una donna sposata... lo sono stata... per un
periodo non più... ma adesso lo sono nuovamente... ma non
con
lui... no, assolutamente... ci mancava solo questo ed ero finita! A
quel
punto però, credo che avrei avuto bisogno dello psichiatra e
non
dello psicologo, con tutto il rispetto! Da quando conosco questo
individuo la mia vita è cambiata totalmente. In meglio, si
capisce. Lui, è stato capace di trasformare una perfettina
rigida ragazza di provincia come me, in una pazza scatenata, spinta
dalla voglia di sentirsi libera nel fare le cose più
assurde. Come
sposarsi per la seconda volta! Però, delle volte... quando
guardo indietro alla mia vita penso che in fondo, se adesso mi vedete
così, calma, tranquilla, serena.... è soltanto
merito suo
e della sua testardaggine...
DAI
RICORDI DI GABRIELLA
- Estate di due anni fa. Me ne stavo seduta al tavolo del
mio
soggiorno. A
scrivere. Nomi su nomi. Iniziavo a non capirci più nulla.
"Spero di non dimenticarmi di nessuno!" pensai scrutando più
volte quell'elenco improvvisato su un pezzo di carta qualunque. Ma
l'evento che stavo organizzando non era uno "qualunque"...
bensì
il mio matrimonio. Per tutta la vita, nei miei passati 26 anni, ho
sognato di convolare a nozze con l'uomo che amavo. Con un bellissimo
vestito bianco di seta, con uno strascico lungo tutta la navata... e
magari sposarmi in una delle chiese più belle di Livorno...
tipo
il Duomo... e chi non vorrebbe davvero farlo? Passi tutta la tua
adolescenza e i primi anni successivi al diploma a gustarti quei felici
attimi che trascorrerai da quel momento in poi. Momenti che, durante
l'adolescenza, a causa dei problemi dovuti alla pubertà, non
hai
potuto trascorrere. E quel sogno stava per avverarsi... di
lì a
poche settimane avrei avuto una fede al dito, che, si spera, per tutta
la vita, mi avrebbe fatto ricordare del prezioso uomo che mi era
accanto! Ad un tratto sentii una mano poggiarsi sulla mia spalla.
Sorrisi...
"Amore... a che punto sei?"
"Neanche a metà, tesoro!" dissi girandomi dalla sua parte
"Questa lista è un compito ingrato... sono sicura di averla
terminata... solo che poi mi rendo conto che non è affatto
così, e mi tocca setacciarla di nuovo, alla ricerca di
qualche
persona aggiunta..." ero sul crollo di una crisi di nervi... come si
faceva a rendere tutto perfetto? Come potevo non tralasciare nulla
nell'organizzazione, se già la lista degli invitati mi
creava
così tanti problemi?
"Amore... sei troppo agitata... non ti fa bene alla pelle... ora
respira ed ispira... calmati e vedrai che tutto si sistema!" mi
sorrise.
Mi trasmetteva tranquillità. Con il suo modo di fare. Come
diceva sempre lui: "Tutto deve essere programmato e nulla, e ripeto,
nulla deve essere lasciato al caso!" e in fondo a quel suo modo di fare
mi ci ero abituata anch'io. Certo, nel primo periodo insieme, fu
difficile convivere. Diversi modi di pensare e vedere le cose, diversa
educazione, diverso lavoro, ritmo di vita.... ma con la buona
volontà si può conciliare tutto, no? Ed io,
pensavo con
tutto il cuore di esserci davvero riuscita...
"Lorenzo, amore, cosa ne dici di andare al cinema questa sera?" gli
domandai abbracciandolo
"Ma Gaby, tesoro mio... lo sai che non posso... devo terminare quel
lavoro che Moretti mi ha affidato... con questo lavoro, potrei anche
ottenere la promozione che sogno da tempo... e magari,
chissà...
potremmo andarcene da questa città e partire alla volta
delle
vere città..." il suo sguardo si fece fiero "Amsterdam...
New
York... Parigi... tutte ai nostri piedi... non sarebbe fantastico
amore?"
"Sensazionale!" esclamai io. Il suo sogno mi incuriosiva. Mi
piaceva la sua ambizione. I suoi sogni, che la maggior parte delle
volte, prevedevano di lasciare l'Italia e proseguire la vita altrove. E
fu per questo, che iniziai a crederci anch'io. Iniziai ad immaginarmi
la mia esistenza cambiata in un posto del genere... un posto come New
York...
L'affermata desainer Gabriella D'Amato, chiamata ad organizzare le
decorazioni del nuovo museo dei New York, dal presidente degli Stati
Uniti in persona... ok... forse adesso esagero... però
crederci... non fa mai male...
"Tu sei sensazionale amore mio!" e mi baciò. Io mi lasciai
andare a quella sua spinta. Quella passione che ogni volta si
presentava tra noi due... come sempre, mai scheggiata... mi
abbracciò forte, e sentii il profumo del suo
dopobarba...
forte... intenso... proprio come lui. Lorenzo era poco più
grande di me, aveva 32 anni, ma possedeva una maturità che
difficilmente è possibile ritrovare in un uomo... ma lui non
era
mica un uomo qualsiasi... non era mica come tutti gli altri... era
diverso, migliore, ed era mio!
Continuò a baciarmi sul collo... dolcemente, mentre io,
totalmente in estasi, gli tolsi la giacca che finì a terra.
Lui
allora, continuando a baciarmi mi sollevò, spingendo le mie
gambe attorno alla sua vita, stringendolo. Mi portò sul
divano... una volta distesa, con lui sopra di me, gli sbottonai la
camicia, accarezzandolo ovunque... mentre le sue labbra continuavano a
baciarmi dappertutto, e le sue mani arrivavano in posti sconosciuti...
Ben presto anche il resto dei vestiti venne via... molto facilmente...
e facemmo l'amore... su quel divano... fantastico, come sempre. Era
un'insieme di emozioni incredibili, che ogni volta si impossessava del
mio fragile corpo, e riusciva a portarmi lontano, probabilmente ancora
più lontano di quelle grandi città, dove un
giorno
Lorenzo, sarebbe voluto andare...
"Ma non avevi detto che dovevi sbrigare un lavoro urgente?" scherzai io
abbracciandolo forte. Intanto con la mano gli accarezzavo il petto
"Sì... ma tu mi hai distratto... seduttrice!"
"Sempre colpa mia, eh? Non mi è sembrato che ti dispiacesse
però..."
"Vabbé, mi sono trovato costretto ad assecondarti...
altrimenti
saresti stata con il muso tutto il giorno... niente cinema... almeno
questo te lo dovevo!" e mi sorrise
"Ah... che signore... la ringrazio!" e mi arrampicai di nuovo su di
lui. Portai la testa di lato e sorridendo dissi:
"Sei troppo perfetto per me... io non ti merito!"
"L'uomo perfetto non esiste, Gaby! E poi sono io che non merito un
angelo come te!" portò entrambe le mani sul mio viso e lo
abbassò verso il suo. "Ti amo!"
"Ti amo anch'io!" gli dissi sorridendo. Ci baciammo di nuovo,
sorridendo appena. Contenti... complici...
Sentivo che nulla e che nessuno al mondo avrebbe potuto portarmi via
quella felicità e quella sicurezza che acquisivo standogli
accanto... quella sensazione che soltanto il mio Lorenzo riusciva a
darmi... e che nessuno, a parte noi due, poteva condividere... mi
sentivo la donna più bella con lui...
Ad un tratto il mio cellulare prese a suonare. Mi alzai appena e presi
il telefono dal mobile, fortunatamente vicino al divano. Il display
segnava Isa...
"Pronto?"
"Ehi Gabry... sono Isa!"
"Dimmi carissima!" feci io sorridendo a Lorenzo che mi guardava in
maniera interrogativa
"Ho trovato il posto adatto per la festa!"
"Quale festa scusa?" adesso ero io che avevo un'aria interrogativa
"Come quale festa? La tua, no? Quella di addio al nubilato! Quale se
no?"
"Cazzo!" esclamai "Me ne ero totalmente dimenticata!" già,
totalmente sfuggito di mente, ma come avevo fatto?
"Ah... mannaggia a te mannaggia... meno male che c'è la tua
Isabella... sempre efficiente e pronta all'uso. Coraggio vestiti e
fatti trovare pronta... tra dieci minuti sono lì da te!"
"No, non si può fare... non sono pronta... devo ancora
lavarmi... vestirmi... non ce la faccio!" dissi disperata.
"E che cosa stai aspettando! Riattacca e vai a farlo... a dopo!"
"No aspetta!" cercai di dire, ma fu inutile. D'altronde lo sapevo
ormai... cercare di contraddire Isa era come respirare sott'acqua senza
bombola di ossigeno... impossibile! Chiusi lo sportellino del telefono
sbuffando... la pace era terminata purtroppo!
"Chi era?" mi domandò Lorenzo
"Isa..." dissi alzandomi da lui e sedendomi sul bordo del divano
"E... cosa voleva?"
"La festa... quella per l'addio al nubilato... dice che è
riuscita a trovare un locale adatto!" portai una mano nei capelli,
disperata
"A bene... sono settimane che cercate... e quale sarebbe?"
"Ah, non me l'ha neanche detto! So solo che devo sbrigarmi
perché tra dieci minuti sarà qui!" e mi alzai
definitivamente dal divano
"Dai su... ti divertirai... e un pò di svago non
può
farti altro che bene..." si alzò anche lui e mi
abbracciò
da dietro. Mi diede un leggero bacio sul collo dicendomi:
"Coraggio... vai a farti bella!" e sorrise. Io, afflitta e sconsolata,
e ormai arresa a tutta quell'insistenza, sbuffai un'ultima volta,
dopodiché dissi:
"D'accordo... farò quello che volete voi... adesso fammi
andare
a prepararmi... se no chi la sente poi quella!" e dopo un ultimo bacio
sulle labbra, andai in bagno. Una doccia veloce, e mi diressi in camera
da letto. Cacciai dall'armadio una gonna di Armani ed una bella camicia
bianca... un paio di scarpe con il tacco...
"Ed ora i capelli!" affermai guardandomi allo specchio.
"Lasciali sciolti... sei molto più bella così!"
mi disse Lorenzo da dietro. Io lo guardai e poi sorridendo dissi:
"D'accordo... se lo dici tu!" gli diedi solo una pettinata...
dopodiché passai al trucco. Non sono mai stata una
donna
che ama truccarsi pesantemente. Certo, la matita è
necessaria,
ma chiara, e non troppo marcata. Odio quando mi si sbava sotto gli
occhi... almeno con quella chiara non si nota poi tanto. Un
pò
di mascara e lip gloss e sono pronta. L'immancabile borsa,
l'indispensabile cellulare, il necessario specchietto! Bene... suono
del citofono... giusto in tempo!
"Questa deve essere Isa... Amore, io vado... mi raccomando... fai il
bravo in mia assenza!" gli dissi
"Io devo fare il bravo? Tu piuttosto... stai attenta ai ragazzi single
che ti metteranno sicuramente gli occhi addosso!"
"Ma figuriamoci... a me gli altri non fanno alcun effetto!" e lo baciai
di nuovo. "A dopo!" ed uscii richiudendomi la porta alle spalle. Scesi
di corsa gli scalini... In dieci anni che conoscevo Isabella, sapevo
che bisognava evitare in tutti i modi di farla arrabbiare...
altrimenti... sarebbero stati guai! Ed eccolo lì,
parcheggiato
come al solito in quarta fila... il suo maggiolone rosso, cabriolet,
sempre lucido come uno specchio. Mi suonò il clacson euforica
"Beh, ci vogliamo muovere... la festa non aspetta... e gli
spogliarellisti sono pagati fino alle unici e mezza!" mi
urlò
dal finestrino aperto
"Stai zitta!" le dissi entrando in macchina "C'è Lorenzo
alla finestra!"
Lei si sporse un pò e lo salutò con la mano, come
se
niente fosse... Mi girai a vedere sul sedile posteriore. C'erano tutte
le mie amiche più care. Katia, Dalila e Marina... L'ultima
in
braccio alla prima, perché lo spazio di dietro è
molto
poco...
"Buona sera compagnia!" dissi sorridendo
"Buona sera a lei futura sposina!" mi fece Marina sorridendo con i suoi
capelli corti, taglio alla maschiaccio, e i suoi occhi teneri.
L'aspetto rappresentava un pò la sua
personalità...
Tenera sì, ma anche molto forte... sarebbe stata capace di
divorare da sola un uomo... solo con l'aiuto del suo pollice destro...
fidanzata, con la sua fantomatica "metà" come lo chiama lei.
Un
certo Giorgio, se non sbaglio. Un tizio che lavora al comune... Non si
vedono quasi mai, e a lei sta bene così.
Da dietro sbucò Katia rossa in viso che protestò:
"Non si può accendere l'aria condizionata? Fa un caldo qua
dietro!"
"Guarda che é già accesa... Non è
colpa mia
se sei già in meno pausa e non la senti!" le ripose a tono
Isabella.
"Stacci tu sul sedile posteriore in questo buco di macchina. Neanche
Dalila, che è magrissima, da sola riuscirebbe a starci
comoda!"
"Puoi anche scendere e proseguire a piedi se non ti piace il mio buco!"
"Non ci penso proprio!" fece lei
"E allora sta zitta per una santa volta e non rompere le palle alla
gente!" e tornò a guardare la strada davanti a noi... Katia
sbuffò, dopodiché, sorridendomi mi disse:
"Eh, Gaby, beata te che ti sposi... Qui le zitelle vanno via come il
pane... vero Isa?"
"Muori stronza!" le rispose l'altra. Quelle due, da quando le conosco
hanno sempre fatto così.. il loro rapporto si basava su una
sorta di amore-odio reciproco. Che ogni volta sfociava in interminabili
litigi, anche lunghi ore intere. Ma in fondo era divertente starle a
sentire. Se ne dicevano di tutti i colori. Ma io sapevo che tutto
sommato si volevano bene!
Katia era la classica disoccupata a vita. Da quando aveva preso il
diploma, aveva fatto una miriade di cose: iscriversi
all'Università, presso la facoltà di legge, poi
ha
cambiato con quella di economia e commercio, per poi optare per
medicina... Fece le prime due sessioni dei corsi e poi
lasciò,
per dedicarsi "a se stessa"... e da allora non ha più fatto
nulla... Aveva 27 anni, nessun fidanzato, un cane, e condivideva ancora
l'appartamento con sua madre. Carattere distorto, mente disordinata,
vita sconquassata, nessun orario, nessun obbiettivo nella vita. Non so
come facesse a vivere in quel modo... Io non ci sarei mai riuscita.
Sarà perché nella mia vita ho sempre imparato ad
organizzarmi tutto per filo e per segno.
E poi c'era Dalila. La più silenziosa di noi cinque...
fisico
minuto, occhi grandi azzurri... fidanzata da sei anni. Ma ancora niente
matrimonio... lei dice di essere ancora troppo piccola per un passo del
genere... Beh, ha 27 anni... non mi sembra così tanto
piccola...
io ne avevo 26 e tra qualche settimana mi sarei sposata... Nel lavoro
è una tipa molto intransigente, perfettina al massimo, ma
d'altronde... è stato così che si è
guadagnata una
carica così importante come quella di responsabile di
settore
presso un'importante casa di cosmetici. Le sorrido. Lei ricambia con il
suo solito sguardo dolce. Poi ritornai a guardare davanti a me... alla
guida della sua "ferrari" rossa c'era lei, la mia migliore amica... La
mia anima gemella al femminile. Isabella, 28 anni, giornalista a tempo
indeterminato... Simpatica, solare, rompipalle, eccentrica, scassa
ombrelli, ambiziosa, trita-scatole, single... insomma... un vero e
proprio peperino... con i suoi boccoli biondi e gli occhiali che a
tratti le coprono stupendi occhi verdi. E' davvero impossibile
annoiarsi in sua compagnia...
"Che locale è?" domandai ad un tratto
"Si chiama Coyote Ugly. Non ci sono mai andata, però hanno
detto
che è molto carino. Si balla, c'è buona musica e
soprattutto..." si girò a guardarmi entusiasta "Non circola
droga! Sei contenta?"
"Ah... grazie! Se non ci fossi tu..." scherzai
"Il mondo sarebbe un posto migliore!" terminò Katia la mia
frase. Isabella la ignorò come ignorò anche le
nostre
risate.
"Ah... a proposito... la vuoi sapere l'ultima?" mi fece Katia
"Dimmi!"
"La nostra Marina... si sposa!"
"Che cosa?" feci io girandomi di scatto.
"Non è vero... non starla a sentire Gaby! Questa spara le
cazzate così come le vengono in mente!" e le diede una
gomitata
"Ma l'hai detto tu prima!" fece Katia massaggiandosi il fianco colpito
"Non ho detto questo! Ho semplicemente fatto un'esclamazione... ho
detto che mi piacerebbe essere al posto di Gaby, e sposarmi con l'uomo
che amo! Ma non ho mai detto che mi sposo, stupida che non sei altro!"
"Sì sì... cambiamo le carte in tavola... e
intanto io passo come quella che si inventa le cose!"
"Katia... tu le cose te le inventi sul serio!" esclamò
Dalila
sorridendo. Katia sbuffò di nuovo. Io sorridendo tornai a
guardare la strada. Non era ancora del tutto buio, ma i lampioni che
costeggiavano la carreggiata erano già stati accesi. Le mie
amiche mi invidiavano, lo sapevo... erano contente per me, certo,
però... io avevo un fidanzato stupendo, con il quale
condividevo
una bellissima casa, avevo un bel lavoro, e soprattutto... stavo per
sposarmi, che come ho già abbondantemente detto,
è il
sogno di ogni donna... Già, ero proprio fortunata... dalla
vita
avevo avuto tutto, e nulla poteva andare storto!
Arrivammo davanti al locale in questione. Carino, un posto abbastanza
accogliente. C'era un sacco di gente, di tutte le età. Al
centro
c'era un bancone circolare, dietro al quale due baristi e due bariste
si davano da fare per soddisfare le richieste dei clienti. Un ragazzo
si avvicinò a noi e Isa disse:
"Ci dovrebbe essere un tavolo prenotato a nome Orlandi!"
"Sì, prego... da questa parte!" e ci portò al
nostro
tavolo. Più che altro erano dei divanetti ricoperti di
cuscini
davanti ai quali vi era un tavolino di vetro trasparente
"Vi porto subito i nostri aperitivi... per questa sera, siccome so che
è un'occasione speciale, sono offerti dalla casa!"
"Ah!" fece Isa "Grazie mille!" e ci sedemmo.
"Dovresti sposarti più spesso... così ti
ricoprono di attenzioni!" mi fece Martina
"Oppure dovrebbe sposarsi Isabella!" esclamò Katia
"Ma perchè ti ho invitata stasera?" si domandò
allora Isa alzando gli occhi al cielo
"Perchè sono una delle più care amiche di
Gabriella e
perchè..." le portò un braccio attorno alla
spalla e
sorridendo disse: "Perchè mi vuoi bene!"
Scoppiammo tutte a ridere mentre il cameriere di prima ci portava le
nostre bibite.
"Beh... allora... alla salute di Gabriella e Lorenzo..." disse Katia
alzando il bicchiere
"...E chi siate felici per sempre..." affermò Dalila
"...Con tanti bei bambini e tanto amore..." la seguì Marina
"...Ma soprattutto con tanto sano e genuino sesso!" concluse Isa.
Alzammo tutte i bicchieri e dopo averli battuti insieme scoppiammo a
ridere. Assaggiai il cocktail... Era buono... un pò forte,
ma
buono. Ad un tratto però... mi sentii osservata... era come
se
qualcuno da qualche parte della sala mi stesse squadrando dalla testa
ai piedi. Mi girai in giro più volte. C'era tanta gente, non
si
riusciva a distinguere nulla. All'improvviso però... il mio
sguardo fu rapito da una figura. Dall'altro lato della sala. Appoggiata
ad un tavolo. Attorno al quale c'erano parecchi ragazzi. Poteva avere
al massimo 18 anni... Continuava a fissarmi, compiaciuto, e con un
mezzo sorriso stampato sulla faccia. Accortosi che mi ero resa conto
della sua insistenza, alzò il bicchiere nella mia direzione
e mi
fece l'occhiolino... ma tu guarda questo! Ma per chi mi ha preso?
"Ehi... a quanto pare, hai fatto colpo!" mi disse Isa dandomi un
gomitata
"Ah... lascia perdere... non l'hai visto? E' soltanto un ragazzino!"
DAI
RICORDI DI CRISTIAN - Io invece avevo altri
grilli per la testa; i quadri mi avevano dato una colossale mazzata.
Anche quest’anno mi ero beccato il debito in latino. E con la
testa appoggiata sulla bacheca della scuola pensai
“Fantastico
dovrò fare ripetizioni di latino altrimenti sarò
bocciato!”
“Ciao
Cri, tutto bene? Ti vedo un po’ depresso!” Mi disse
Daniela, che era giunta di soppiatto alle mie spalle.
“No,
tutto bene tranne per quel cinque in latino e le palle che mi
farò studiando per tutta l’estate con un vecchio
professore,che sputa mentre parla e puzza di naftalina” Le
risposi con aria schifata solo all’immagine di quel prof.
“Mi
dispiace Cri, io ti ho aiutato finché ho potuto ma con il
prof Martinelli è impossibile suggerire. Bè
almeno in greco hai sei e sai chi devi ringraziare vero?”
“Si
che lo so senza di te sarei spacciato, ma adesso che faccio?”
La guardai disperato in cerca di conforto.
“Se
vuoi io ti posso aiutare. Passa da me oggi pomeriggio e facciamo un
po’ di ripetizioni di latino.” Finalmente le parole
che desideravo sentire dalla mia migliore amica, eccole qui servite su
un piatto d’argento.
“Sei
grande Dany, sei la migliore ma questo lo sai
già.” le dissi abbracciandola e dandole un bacio
sul collo.
“Già
sono grande solo quando ti fa comodo.” Disse lei con un tono
che poteva essere tra lo scherzoso e il serio. Ma io mi limitai a
sorriderle, abbracciarla poi correndo verso l’uscita le dissi
che verso le tre sarei passato da lei. La abbandonai lì,
vicino ai quadri mentre, mi guardava con i suoi occhi chiari mentre mi
allontanavo nella folla di ragazzi. Daniela rimase sola ma in quel
momento poco mi importava, dovevo uscire con i miei amici e andare a
rimorchiare qualcuna anche se la tristezza non voleva saperne ad
andarsene. Quel cinque in latino mi ronzò in testa fino alle
tre e mezza quando bussai alla porta di Daniela, e quando
aprì la porta le porsi una rosa, scusandomi ovviamente per
il ritardo.
“Per
prendere quella rosa ci ho messo mezz’ora, facevo prima col
comprarla!” dissi io cercando di rubarle un sorriso. E a
quanto pare ci riuscii. Con me Daniela è sempre stata
gentile, carina e la verità me l’ha sempre detta
in faccia, come quella volta che mi feci il piercing le sue prime
parole furono “Che cos’è
quell’orribile coso sulla tua faccia?”.
È sempre stato così la mia Dany. Forse con me si
comportava troppo bene mentre io, nonostante fossi il suo migliore
amico, a volte lo ammetto ero proprio uno stronzo. Questi furono i
mille pensieri che mi invasero mentre stavamo attraversando il
corridoio per raggiungere la sua camera.
“Mazza
come sei ordinata. Neanche fosse passata l’agenzia della
pulizie.” dissi io sbigottito.
“Bè
mi piace l’ordine. Solo così posso trovare
ciò che cerco.” disse lei un po’
infastidita da quell’accento.
“Ecco,
trovato!” disse lei prendendo il libro di latino.
“Cavolo
pure i libri in ordine alfabetico.” sgranai gli occhi. A casa
sua ero venuto qualche volta ma nella sua stanza non avevo mai messo
piede, ora capisco il perché.
“Sei
una maniaca dell’ordine!”
“Vieni
a studiare che è meglio e non criticare chi è
diverso da te.”
Mi sedetti alla
scrivania accanto a lei. Dany aprì il libro alla pagina 2
dicendomi
“Ė
meglio se cominciamo dall’inizio perché tanto non
sai niente è inutile che ti chieda da dove vuoi cominciare
perché tanto non me lo sapresti dire.” e poi rise.
“Ahh
si…” feci io cominciando a farle il
solletico.”Ripeti quello che hai detto se hai il
coraggio.” Lei fece no con la testa continuando a ridere,
finché non cadde dalla sedia. A quel punto disse
“Va bene. Mi arrendo, hai vinto tu! Però
cominciamo lo stesso dall’inizio.”
Cominciammo a
studiare e dopo la ripetizione di quel porco di Catullo che tuttavia
era molto interessante per le sue descrizioni erotiche e la revisione
di qualche versione di Cicerone, ero sfinito. Cominciai a guardare
altrove, a darle fastidio.
“Ahia,
mi hai fatto male.” disse lei guardandomi in maniera
dolorante, mentre si sfregava il braccio con l’altra mano.
“Capirai,
non ti ho fatta così male!”
“Un
pizzico sul braccio non fa male?” Domanda retorica, era
inutile rispondere.
“Dai
facciamo una pausa. Sono stanco, sono disidratato e sono ancora in
astinenza.”
“Possiamo
fare così. Ci prendiamo qualcosa da bere in cucina
così facciamo anche una piccola pausa. Per il tuo terzo
problema non so come potrei aiutarti.”Disse lei ridendo per
quella battuta. Ma ero in vena di scherzare così continuai.
“Si
che sai come aiutarmi, sei una donna io un uomo, traile tu le
conclusioni.” dissi io, avvicinandomi forse troppo a lei. Ma
Dany non stette allo scherzo così mi superò e
uscì dalla stanza mentre io la seguì.
Giunti in cucina
Dany prese qualcosa dal frigo.
“Acqua,
thè o birra?”
“Birra,
ovvio no?” ma per lei non era tanto ovvio, infatti mi
guardò con faccia seccata.
“Tu
vuoi fare il duro ma questa è una parte che non ti riesce
molto.”
“Ragazze,
non capiranno mai noi uomini!”
“Certo,
perché noi non ragioniamo con…emmm!” si
bloccò all’improvviso come se quella parola fosse
vietata. Arrossì!
“Dany
cavolo non è un reato pronunciare cazzo! È
un’offesa per noi maschi se la uso nella tua frase e per
questo dopo la pagherai. Però non è un
reato.”
Dopo aver finito
i nostri drink tornammo in camera ma io non avevo alcuna intenzione di
continuare la ripetizione di latino così mi concentrai a
dare fastidio a Dany.
All’improvviso
il suo cellulare si illuminò e sul display comparve il nome
di un ragazzo.
“Davide.
Chi è Davide?” Chiesi io incuriosito e un
po’ perplesso, mai avrei immaginato che Dany potesse avere un
ragazzo.
“Ė un
mio amico cretino, cosa ti pensavi? Dammi il
telefonino…subito!”Per un po’ ci giocai
e non glielo diedi poi riuscì a prenderlo e aprì
il messaggio e lo lesse tutto d’un fiato.
“Festa
al coyote ugly in via Cestoni 61/D alle ore 21:30…dai vieni
ci divertiremo tantissimo! Ti aspetto un bacio il tuo
Daviduccio.”
“Il
tuo Daviduccio.”Dissi io mandando tanti baci per prenderla in
giro.
“Dai
smettila. Comunque ci andremo e ci divertiremo tanto vedrai!”
Mi disse convinta che io dicessi di si.
“No
Dany, non sono in vena di feste, latino mi ronza ancora in
testa.”Dissi io con una voce dolce per poterla convincere ma
lei era molto insistente.
“No,
siamo in vacanza e dobbiamo goderci ogni momento!”Disse lei
strattonandomi per un braccio. A quel punto la abbracciai da dietro
appoggiai la testa sulla sua spalla cercando di convincerla mentre lei
pose le sue mani sulle mie, che le cingevano la vita.
“Non
fare così perché tanto non mi convinci. Andremo
alla festa.”
Io continuai a
fare il playboy, scherzando si intende.
“Allora
se devo venire tu soddisfa anche il mio terzo desiderio, visto che
prima ti sei rifiutata!”
“Di
cosa stai parlando?”Disse lei ormai rossa perché
tanto aveva capito ma non voleva ammetterlo.
“Avevo
sete e ho bevuto, ero stanco e mi sono riposato, ero in astinenza e lo
sono ancora.”Dissi io ridendo.
“Ma
sei matto!” disse lei ormai completamente rossa.
Io camminai con
lei abbracciata sino al letto, poi la voltai col volto verso di me e la
feci distendere sul letto lentamente mentre lei cercava senza troppo
impegno di liberarsi dalla mia stretta. Io mi ritrovai su di lei e
accarezzandole una coscia delicatamente le dissi sussurrandole
all’orecchio
“Dai
Dany rimaniamo a casa, ti farò provare cose che non hai mai
provato prima. Un piacere immenso. Ma ti prego la festa no.”
“Non
pensarci neanche, fare il casca morto non ti aiuterà ad
evitare quella festa. Con me non attacca!” disse lei
liberandosi dalle mie braccia e scivolando giù dal letto.
Ormai era tornata del suo colore naturale in viso. Aveva un colore
roseo e sorrideva. Era proprio carina. La guardai meglio e mi resi
conto di quanto fosse speciale. Io mi distesi normalmente e dissi
“Eh va
bene lo faccio solo per te. Questo è un privilegio
raro!”
“Allora
devo essere proprio speciale se sono riuscita ad ottenere questo
privilegio.”Disse lei prendendomi di nuovo in giro.
“Oggi
sei proprio in vena di scherzare.”Dissi guardandola
divertito. Anche lei mi guardò divertita. Poi uscimmo dalla
stanza e mentre percorrevamo il lungo corridoio lei si fermò
di scatto.
“
Cristian?” disse voltandosi verso di me
“Che
c’è amore mio?” dissi io scherzosamente
“Uffa
ma tu scherzi sempre?!? Mi sono dimenticata il cellulare sulla
scrivania.” disse lei quasi seccata, cosciente di dover
tornare indietro a prenderlo.
“E che
problema c’è, posso andarlo a prendere
io.”
“Va
bene ma fai presto.”
Rientrai in
quella stanza troppo pulita, troppo ordinata e presi il telefonino ma
nella fretta volò un piccolo foglio rosa a terra. Lo
raccolsi, poi lo lessi e lo nascosi furtivamente in tasca.
“Cristian
sbrigati o faremo tardi.” Alle parole di Dany abbandonai la
stanza e corsi verso di lei. Mi prese il telefono dalle mani. Mi
accorsi che qualcosa non andava. Mi stava nascondendo qualcosa proprio
lei, la mia migliore amica. Ma non chiesi nulla mi limitai ad
osservarla. Qualunque cosa mi stesse nascondendo io l’avrei
comunque scoperto.
Poi uscimmo e ci
dirigemmo verso il centro che ormai erano le 20:30.
“Ecco
Davide.” Urlò lei sorridendo e facendo segno con
la mano.
-Chi cazzo
è Davide?-pensai analizzando quel soggetto.
“Ciao
Dany come stai? È un botto di tempo che non ti vedo ma sei
stupenda come sempre!” Disse lui rivolgendo il saluto solo a
lei come se io non ci fossi.
“Grazie
anche io sono molto felice di vederti. Comunque lui è un mio
amico Cistian.” Ci salutammo molto freddamente. Quel tipo
già non mi piaceva. Poi il fatto che andasse dietro a Dany,
si vedeva lontano un miglio che era così.
Ci fece strada
fino al locale. Quando aprii la porta e quell’aria di festa
mi travolse cominciai a scatenarmi. Le luci erano travolgenti. I
ragazzi si stavano scatenando. E le ragazze erano stupende.
“Te lo
avevo detto che ti saresti divertito ma tu non mi credi mai!”
Mi disse Dany con un sorriso.
Mi stavo proprio
divertendo e quel pensiero del debito di latino ormai era come un
pensiero lontano. Ci avrei ripensato domani a casa di Dany mentre lei
avrebbe cercato di farmi entrare qualcosa nella testa.
Mi unii al
tavolo dove c’erano tutti i miei amici compresa Dany che con
quella maglia nera che le scopriva le spalle, stava proprio bene. Io
Rimasi in piedi.
Poi la vidi. Il
mio cuore cominciò a battere. E il mio unico pensiero fu
“Mazza
quanto è bona quella!” non riuscivo a non
guardarla.
Continuai a
guardarla ancora per un po’, ma lei si accorse delle mia
presenza così sfoderai tutta la mia sicurezza. Le sorrisi,
alzai il bicchiere in segno di saluto e le feci l’occhiolino,
cercando, forse inutilmente, di conquistarla.
Sono
rapita dai loro discorsi... hanno dei punti di vista talmente
differenti. Non mi è mai capitato di essere così
attratta dai racconti dei miei clienti. Guardo l'orologio. Le 10 e
45... cavolo come passa in fretta il tempo. E già un'ora
è andata via. Mi dispiace quasi farli andare via. Ma
d'altronde... non posso mica scegliermi i clienti. E ci sono altre
persone di là che aspettano di essere ascoltate.
"Signori... mi dispiace... ma l'ora è terminata!" dico
alzandomi
"Oh! Come vola il tempo quando ci si diverte!" fa il ragazzo, Cristian
"Se volete continuare, io domani apro lo studio alle 10! Vi aspetto!" e
sorrido. Devono assolutamente tornare da me...
"D'accordo dottoressa... a domani allora!" mi dice la ragazza
porgendomi la mano. Gliela stringo sorridendo di nuovo. Poi stringo
quella di lui. Ed escono. Mi giro verso la porta. Di lì
adesso entreranno altri clienti... con le loro storie, i loro
problemi... e di Cristian e Gabriella? Beh, per saperlo
dovrò aspettare a domani!
Ciao a tutti... siamo
Piccola_Stella_Senza_Cielo e Dolce Mony, e per la prima volta abbiamo
provato a scrivere una storia a due mani... Speriamo tanto che vi
piaccia. Fateci sapere le vostre opinioni sommergendoci di
recensioni... Baci a presto!
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Capitolo 2 *** Prospettive diverse della vita ***
Hai trovato un baco su EFP, per questa non vedi il testo della storia.
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L'amministrazione provvedera' a fare il possibile per sistemare. Grazie in anticipo per la preziosa collaborazione.
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Capitolo 3 *** Incoscienza! ***
Cri e Gaby 3
"Beh devo dire che in tutta la mia
carriera non ho mai trovato una coppia con idee tanto diverse!" affermo
guardandoli
"Oh... beh ma noi non siamo una coppia!" ci tiene a precisare lei
"Oh già... chiedo venia... errore mio!"
"Gaby, la smetti di precisare che non siamo una coppia... è
una cosa che mi infastidisce, lo sai?" si lamenta Cristian
"Ma scusa... è così... non posso negare
l'evidenza!"
"D'accordo... ma non lo ripetere mai più...!" evidentemente
è un tipo orgoglioso quel ragazzo!
"Bene, vogliamo continuare?" domando io sorridendo
"Certamente!"...
DAI RICORDI DI
GABRIELLA -
Continuavo
a guardarlo, come rapita dai suoi movimenti... il suo modo di
atteggiarsi, in mezzo alla sala, tra quella Dany e quel ragazzo con cui
sembrava stesse facendo una sorta di sfida... sentii qualcosa di strano
dentro di me. Un brivido mi percosse su tutta la schiena. Sentii una
strana stretta alla bocca dello stomaco.. una cosa mai provata...
Continuai a guardarlo. Senza più rendermi conto delle mie
azioni. Non mi accorsi di essermi fermata proprio al centro della sala.
Imbambolata, ad osservarlo. Come rapita dal quel suo modo di essere. Ad
un tratto però, sentitosi osservato si girò nella
mia
direzione. Mi sorrise. Con un aria strana. Sentii le mie guance
cambiare colore.
"Ma che sto facendo?" mi dissi ritornando in me. Dopodiché,
scappai in bagno, sperando almeno là, di ritrovare la mia
razionalità.
DAI RICORDI DI CRISTIAN -
Davide,
una palla al piede. Ma dove cazzo lo ha incontrato Dany? Caspita, non
starò mica diventando geloso della mia migliore amica?!?
Continuai a bere il mio drink, cercando di sorridere all'ennesima
cazzata che Davide aveva sparato. Lui era accanto a lei. Ad un certo
punto
pose il suo braccio intorno alla spalla di lei. A quel punto mi alzai.
Avrei voluto ucciderlo. Mi voltai. Cercai di distogliere lo sguardo da
quel tentativo deprimente di conquistare una ragazza.
"Non ci sai proprio fare con le ragazze, Davide!" Dissi sorridendo tra
me e me, mentre lui mi guardò con occhi di ghiaccio. Ripresi
a
sorseggiare quello che doveva essere alcool, ma gli effetti ancora non
li sentivo. Ad un tratto mi sentii osservato. Mi voltai e la vidi.
Sembrava un angelo. Le sorrisi, ma lei imbarazzata scappò
nel
bagno.
Mi feci coraggio e decisi di seguirla. Reagii d'istinto!
DAI RICORDI DI CRISTIAN - La
trovai nel bagno che si rinfrescava il viso con le mani bagnate. Io
rimasi sulla porta a guardarla. Era bellissima. E preoccupata era
anche più bella. Si voltò di scatto verso di me.
Le
sorrisi ma lei abbassò lo sguardo e camminando leggiadra
stava
per andarsene. La fermai bloccandola per un braccio. Il suo sguardo
si incrociò con il mio. Era spaventata. Io serio, per la
prima
volta nella mia vita ero sicuro di quello che volevo. Ero sicuro di
quello che volevo fare. La appoggiai al muro, lei tentò di
liberarsi inutilmente dalla mia stretta. Mi accorsi che mi fissava. I
suoi occhi si stavano decisamente perdendo nei miei. Ormai era tra le
mie braccia. La baciai. Era un bacio delicato e morbido. Continuai a
baciarla. La baciai sulla guancia e scesi giù baciando il
suo
collo. Sentivo il suo profumo intenso e pungente, che mi eccitava.
Scesi giù, le sbottonai piano piano i bottoncini bianchi e
piccoli della sua camicetta fino a scoprire leggermente il suo
reggiseno di pizzo bianco. Le baciai i seni prosperosi. La baciai con
più intensità. Le accarezzavo le gambe lisce come
la
seta mentre baciavo quelle labbra rosse. Sentivo il suo piacere che
cresceva lentamente. Le alzai lentamente la gonna. Lei per
l’ennesima
volta disse che era sbagliato, che non avremmo dovuto farlo ma io non
badai troppo alle sue parole, alle sue paure nascoste, continuai a
baciarla e ad avvolgerla tra le mie braccia.
Le
mia mano sotto la gonna le sfilava lentamente le mutandine di raso. E
anche se non lo voleva ammettere aveva il forte desiderio di
continuare quell’avventura incredibile e del tutto
irrazionale. I
miei pantaloni erano a terra. Ormai uniti in quel piacere smisurato,
niente avrebbe potuto fermare quel momento. Ad un tratto sentii dei
rumori provenire verso il bagno. Erano rumori forti. Rumori di tacco.
Quando la porta si spalancò, sbiancai completamente nel
vedere
il suo sguardo allibito. Mi guardò per un secondo Dany era
sconvolta. Poi richiuse la porta alle sue spalle. Io mi rialzai i
pantaloni, chiusi bene la cintura e cercai di seguirla ma ormai era
fuori con Davide, sulla sua moto che correvano perdendosi nella
notte.
“Ho
paura che tu stia galoppando troppo con la fantasia mio caro
Cristian.” Dice Gabriella rivolgendosi al suo
ehm…come potrei
definirlo…amante. Io intanto continuo a prendere appunti
ascoltando
molto incuriosita.
“Mi
sa tanto che soffri di amnesia angelo. I fatti si sono svolti proprio
nel modo in cui li ho raccontati.”
“No
non può essere così. Non sono una ragazza che si
lascia
persuadere troppo facilmente. Non sarei mai venuta a letto con
te.”
“Beh
quella sera la pensavi decisamente in modo diverso. Credimi.”
Dice
sorridendo quel ragazzo dall’aspetto affascinante e
decisamente
troppo sicuro di sé.
“Ma
io…” sbuffa lei e acconsentendo con il gesto del
capo ammette:
“E
va bene…diciamo che per una volta hai ragione anche se non
credo
che alla dottoressa interessi molto le nostra relazione
sessuale.”
“No
anzi.” Rispondo io “E' un ottimo modo per capire
meglio la vostra
situazione così potrò aiutarvi.”
“Si
aiutarvi.” Penso. Più che altro voglio soddisfare
la mia
curiosità. Devo cercare di dimostrarmi meno interessata, non
voglio dare l’impressione di una ficcanaso. Ma la loro storia
è
mi sta appassionando, le loro avventure sembrano scritte proprio tra
le pagine di un libro. In momenti come questi amo il mio lavoro.
Tendo a precisare lo amo perché posso aiutare la gente a
superare i loro problemi non perché voglio impicciarmi dei
fatti loro, ma certo quando la loro vita è così
eccitante il motivo diventa un po’ anche questo.
Poi
guardai delusa il grande orologio appeso nel mio studio. Il tempo
passa sempre così in fretta quando sei troppo presa da un
argomento. Adesso mi toccherà aspettare fino a domani per
scoprire come si svolgeranno le avventure di questi due giovani.
Speriamo solo che domani
Rieccoci
qui... pronte con un nuovo capitolo, qst volta molto ma molto
interessante... speriamo tanto che vi piaccia... fateci sapere presto.
Mi raccomando tante recensioni, saluti da Dolce Mony e
Piccola_Stella_Senza_Cielo
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Capitolo 4 *** Le cazzate che ti cambiano la vita! ***
Hai trovato un baco su EFP, per questa non vedi il testo della storia.
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Capitolo 5 *** Scomodi segreti ***
CRISTIAN
"D'accordo, signor Stigliani... domani alle quattro
andrà
benissimo! Arrivederla!" e metto giù. Poi premo il tasto
dell'interfono. Pochi secondi e la voce di Greta arriva chiara e decisa
"Sì dottoressa?"
"Greta, cara, non passarmi più telefonate!"
"Sarà fatto!" mi alzò dalla scrivania e torno a
sedermi
alla mia poltrona. Recuperò anche il taccuino e la penna.
Sfodero il mio miglior sorriso ed esclamo:
"Bene, vogliamo continuare?"
DAI RICORDI DI CRISTIAN -
"Cristian!"
sentii una voce in lontananza. Ma lì rimase, lontana!
"Cristian,
diamine, svegliati! Sta arrivando mamma!" sentii il lenzuolo sopra di
me venir via, ed il freddo impossessarsi del mio corpo.
"Lasciami
in pace!" mugugnai girandomi dall'altro lato. Non avevo la minima
voglia di alzarmi, men che meno di dare retta alle prediche di quella
quaglia di mio fratello.
"Cristian,
sono le undici e mezza... se mamma ti vede ancora così,
darà di matto!"
"E
desse di matto quanto vuole... io ho sonno... sono in vacanza, cazzo...
ricordiamocelo questo!"
"Ti
do
altri cinque minuti, se non ti sarai ancora alzato, allora ti giuro che
scendo giù e ti rigo la fiancata della macchina!" e detto
questo
uscì dalla camera. Sbuffai rumorosamente girandomi in modo
tale
che potessi vedere per intero il soffitto celeste della mia camera.
"Recepito
il messaggio!" esclamai allora alzandomi a sedere. Sapevo che mio
fratello era capace di questi insulsi atti di vandalismo cronico...
purtroppo! Senza forza nelle gambe mi diressi verso la cucina, e
non appena fui dentro, mi precipitai verso il frigo.
"Ehi...
'Giorno Cristian.... dormito bene?" mi chiese mio fratello
sorridendomi, con la sua tazza di caffé tra le mani. Presi
la
bottiglia del succo di frutta e la sbattei sul tavolo. Mio fratello
fece una smorfia strana
"Mmm...
a quanto pare no!" mi sedetti di fronte a lui e mi riempii il
bicchiere, quasi fino all'orlo.
"Come
mai quella faccia? E non dirmi che è perché hai
dormito poco... non ti crederei!" mi fece
"Ho
dormito male..." mugugnai soltanto. Non avevo voglia di parlare, ma
sapevo che con mio fratello il gioco del silenzio era impossibile da
fare!
"Troppi
pensieri?" mi fece "Troppe ragazze?" azzardò alzando
leggermente
un sopracciglio in tono malizioso. Mi venne spontaneo ridere. Cazzo,
tra tanti argomenti, giusto di quello dovevamo parlare?
"Lasciamo
perdere questo tasto dolente della mia vita... preferirei parlare di
scuola..." o non parlare proprio, a seconda dei casi...
"Ah
sì? Va bene.. come vanno le ripetizioni di latino?"
d'accordo, quella proprio non era giornata!
"Splendidamente...
mi domando ancora come cazzo ho fatto a scegliere una scuola
così dannatamente inutile!" feci in tono retorico. Ma
infondo
sapevo il perché, e sapevo anche che mio fratello non
avrebbe
atteso un attimo per ricordarmelo.
"Ancora
con questa storia? Sai quanto mamma ci tenesse.. e se vuoi sapere la
mia opinione..."
"Non
mi sembra di avertela chiesta..."
"Questa
è stata l'unica scelta sensata della tua vita!" concluse
"Eccolo
che ricomincia..." bisbigliai
"Almeno
quando avrai il diploma potrai dire di avere qualcosa tra le mani..."
"Sempre
se riesca a prenderlo!" pensai
"E
poi, il fatto di provenire da un liceo come si deve, ti
aiuterà quando entrerai all'Università..."
"Sì,
certo, continua a sognare..." esclamai alzandomi
"Cri!"
mi riprese mio fratello con il suo solito sguardo severo
"Che
c'é? E' la verità... tu e la mamma vi state
facendo
troppe illusioni... perché diciamoci la verità,
Paolo, io
sono fatto per tutto, tranne che per lo studio, benché meno
in
un liceo classico!"
"Ma
perché dici così... se ti sentisse mamma... le
daresti un immenso dispiacere!"
"Madonna,
Pà, e che palle!" esclamai uscendo dalla cucina. Entrai in
camera mia, iniziandomi a spogliare, ma qualche istante dopo me lo
ritrovai nuovamente di fronte
"Cristian,
per piacere, ne abbiamo già parlato abbondantemente... la
situazione che la mamma sta affrontando è già
abbastanza
complicata, non peggiorare le cose!" mi bloccai un attimo. Sapevo che
prima o poi sarebbe successo. Sapevo, anzi, temevo, che prima o poi
avrebbe cacciato quella questione. Mi sedetti sul bordo del letto, a
torso nudo, e sbuffai
"Ti
riferisci... a papà?" non lo guardavo. Come ero solito fare
quando ero a disagio, posavo gli occhi su qualcosa che non fosse il mio
interlocutore. Lo sentii sospirare. Già quello per me fu un
cenno positivo.
"Sì,
mi riferisco a lui! Da stamattina ha già chiamato cinque
volte..." io abbassai la testa, stringendo forte la maglietta che avevo
ancora tra le mani "Cristian, ha chiesto di te!". Strinsi gli occhi,
per tenere lontano quel pesante masso che da anni ormai mi opprimeva.
Non volevo, non dovevo e soprattutto non potevo pensare a quell'uomo...
"E
tu
dirgli che sto bene, soprattutto da quando se n'è finalmente
andato..." risposi alzandomi e dirigendomi verso il bagno. Ma prima di
sbattermi la porta alle spalle giurai di aver sentito Paolo esclamare
con voce flebile: "Cristian, ti prego, non fargli questo..."
Aprii
l'acqua, più che altro con un senso quasi liberatorio. Avevo
assolutamente bisogno di pensare ad altro. Qualsiasi cosa sarebbe
andata bene. Ad un tratto mi tornò in mente Daniela... e
Davide!
Quando li avevo visti avvinghiati l'una all'altro su quel letto, avevo
sentito un buco, all'altezza del cuore. Non sapevo bene cosa fosse.
Probabilmente un'innocente sorpresa nel coglierli in quegli
atteggiamenti. Non ero del tutto abituato a vedere Dany con un ragazzo
al di fuori di me. Ma soprattutto non sopportavo che Daniela ridesse
con un ragazzo che non fossi io! Mi sbottonai i jeans e li feci
scendere giù. Poi iniziai a togliermi i braccialetti che
avevo
al polso. Ne ero un amante sfegatato. Ogni posto che visitavo tornava a
casa con me, grazie a quei bracciali. Tuttavia mi accorsi subito di una
cosa. Ne mancava uno.... uno dei miei preferiti... uno che avevo preso
nel mio ultimo viaggio in Germania con la scuola... cercai di ricordare
dove avessi potuto perderlo, ma i posti erano così tanti...
Sbuffai seccato
"Oggi
non me ne va bene una, cazzo!" e mi infilai sotto l'acqua, mentre la
mia mente volava lontano...
...
quel giorno me lo ricordo come se fosse ieri. Era Gennaio, e fuori
faceva un freddo micidiale!
Ma
a me
non interessava. Ero da poco tornato da una festa mitica, e l'unica
cosa che mi interessava in quel momento, era affondare la mia
testa
stanca sul cuscino. Dovevo anche essermi fatto un paio di birre di
troppo.
Me
ne
andai di filato nella mia stanza, passando davanti a quella di Paolo.
Mi affacciai un momento. Lui alzò la testa e mi disse
"Ti
sembra questa l'ora di tornare?"
"Cazzo,
Pà, ogni giorno che passa somigli sempre di più a
mamma!"
"Sei...
sobrio?"
"Secondo
te?" gli domandai sorridendo.
"Cristian..."
mi riprese, ma io lo anticipai
"Buonanotte
Paolo!" lui sospirò. Tanto lo sapeva che non c'era verso.
"Buonanotte
Cristian!" e me ne andai in camera. Come al solito mi infilai sotto le
coperte semi-vestito. Mi tolsi soltanto le scarpe, i calzini e la
maglietta.
Il
silenzio rendeva l'atmosfera piacevole, rilassante, quella ideale per
addormentarsi! Chiusi gli occhi, in attesa del momento in cui Morfeo mi
sarebbe venuto a prelevare, per portarmi nel meraviglioso
mondo
dei
sogni. Ma ad un tratto sentii un forte rumore. Un rumore di vetri, che
al contatto con il duro pavimento, si infrangevano. Mi sollevai
preoccupato. Non sentendo più nulla mi
lasciai
andare all'indietro. Poi la voce di mio padre squarciò
l'aria
tranquilla della notte. Mi alzai di scatto e lo raggiunsi. Era nella
camera da letto. Più vicino alla porta
sentii
anche la voce di mia madre. Come al solito stavano litigando. Stavo per
aprire la porta della loro camera, quando venni bloccato da Paolo.
Mi
lanciò un'occhiata e rimanemmo in attesa.
"Non
puoi dirmi cosa fare e cosa no!" urlò mio padre. Non l'avevo
mai sentito gridare in quel modo.
"Sei
un
padre di famiglia, dannazione! Cosa direbbero i tuoi figli se ti
vedessero così?" sentii qualcosa dentro di me, qualcosa di
strano. Cosa stava succedendo là dentro?
"Al
diavolo... sai quanto cazzo me ne possa importare... quelli non sono
mai stati figli miei!"
Rimasi
di
sasso. Come anche Paolo d'altronde. Non sono mai stato uno che ci tiene
molto alla famiglia, però, cavolo, quella era comunque una
batosta non indifferente.
"Ma
che
stai dicendo? In questo momento non ragioni... adesso calmiamoci tutti
e due, e parliamone con calma... altrimenti rischieremo di svegliare i
ragazzi!"
"Sei
patetica... non ti rendi neanche lontanamente conto della
gravità della situazione... Non hai ancora capito che siamo
nella merda fino al collo... non hai ancora capito che a momenti quelli
ci sbattono
fuori
a calci!" non stavo capendo nulla... e Paolo ne sapeva quanto me
"Se
tu
non ti fossi venduto anche il sangue in quelle dannate case da gioco,
forse a quest'ora avremo ancora un tetto sopra la testa!"
La
casa? Cosa centrava ora la casa?
"Stai
zitta... non ti voglio neanche sentire!" e spalancò la
porta,
sorprendendoci. Si fermò un istante a guardarci, con
un'espressione sul volto
che
era un misto tra il sorpreso ed il furioso
"Andatevene
a dormire voi due!" ci disse spingendoci via.
"Che
sta succedendo?" domandò Paolo
"Non
mi
hai sentito allora!" fece lui avvicinandosi minacciosamente al suo viso
"Ti ho detto che te ne devi ritornare nel tuo cazzo di letto,
maledizione!"
Paolo
ebbe un leggero fremito di paura. Papà era poco
più basso
di lui, e mio fratello è sempre stato ben messo fisicamente,
soltanto che forse di fronte a quell'uomo,
la
sua forza e la sua altezza non gli erano d'aiuto!
"Ma
sei impazzito?" bisbigliai. Purtroppo però, lui mi
sentì, e con fare minaccioso si avvicinò
"Sì,
probabilmente sono impazzito... sono impazzito perché me ne
sarei dovuto andare di qui molti anni fa!"
sentii
una puzza tremenda d'alcool provenire da lui. Io avevo bevuto,
sì, ma lui evidentemente
doveva
aver proprio esagerato. Non lo avevo mai visto in quelle condizioni, e
stavo male io per lui!
"No,
ti
prego!" fece mia madre bloccandogli il braccio, mentre stava per
andarsene. Ma lui, preso da un impeto di follia allo stato puro,
si
girò di scatto e le diede uno schiaffo, talmente tanto forte
da
farla cadere a terra. Paolo si precipitò a soccorrerla,
mentre
io rimasi a guardarlo. Schifato. Disgustato. Deluso!
Lui
guardò mia madre, accasciata a terra tra le braccia di
Paolo, e
poi guardò me. E quella fu l'ultima volta in cui i nostri
sguardi si incrociarono...
DAI
RICORDI DI GABRIELLA –
Lorenzo sembrava così disperato mentre lo guardavo allibita.
In
fondo era solo una macchina. I danni più gravi non erano di
certo quelli. Povero Lorenzo se avesse saputo non avrebbe
più
avuto il coraggio di guardarmi in faccia. Io non avevo il coraggio di
farlo.
Chiusi
gli occhi per un istante. –Non è successo nulla,
nulla,
nulla.- continuavo a ripetere a me stessa, nella speranza che realmente
fosse così.
“Andiamo
Gaby, altrimenti faremo tardi.” Mi incitò a salire
in
macchina, dopo aver raggiunto un accordo con l’altro
conducente.
“Ma
scusa…e la macchina?” Domandai, ormai la voglia di
fare la
lista nozze non mi interessava più, volevo solo tornare a
casa,
parlare con le mie amiche e sottolineare a me stessa che andava tutto
bene. Ma se andava tutto bene, perché continuavo a sentire i
rimorsi? Perché sentivo di non avere la coscienza del tutto
pulita?
“Alla
macchina ci penserà l’assicurazione. Che ci sta a
fare, se
no?” mi rispose Lorenzo nervoso, come non lo avevo mai visto.
Raggiungemmo
dopo qualche minuto il negozio di articoli per la casa
più
grande di Livorno. Incontrammo all’entrata Melinda,
un’amica di Lorenzo. Lei ci fece fare un giro per il negozio,
alla ricerca di qualcosa di carino, che ci sarebbe servito. Lorenzo
sembrava un bambino. Correva a destra e a sinistra, indicando e
scrivendo sulla lista tutte le cose che ci sarebbero potute servire per
la nostra casa. Io però avevo la testa da
tutt’altra
parte. Quel ragazzo. Non riuscivo a capire come sia stato capace di
farmi sentire così in paradiso. Ricordo una sensazione di
piacere, un qualcosa che non avrei voluto finisse mai. Un qualcosa che
Lorenzo non era mai riuscito a darmi. Ma sicuramente non avevamo fatto
niente. Non avrei mai fatto nulla. Insomma dovevo sposarmi fra pochi
giorni.
“Gaby,
Gaby…ci sei? A cosa stai pensando?” Mi chiese, io
alzai lo sguardo e poi dissi:
“Non
ti preoccupare…non stavo pensando a nulla. Cosa hai trovato
di carino.”
“Ti
piace? Non è bellissima.” Disse indicando una
culla con all’interno una copertina rosa.
“Si
è bellissima ma chi ti dice che avremmo una femminuccia, il
primo figlio potrebbe essere anche un maschietto.” Risposi un
po’ indecisa. Come potevamo avere dei figli se ancora non
eravamo
sposati? E poi questi sensi di colpa mi stavano decisamente uccidendo.
Dopo
un giretto tornammo a casa con una lista lunga, scritta solo da lui.
Avevo la testa altrove. E lui se ne era anche accorto. Mi guardava di
tanto in tanto con aria perplessa ma io non avevo voglia di parlare.
Non volevo dire assolutamente nulla.
"Non
sono andata a letto con un ragazzino, diamine.” Pensai e
volevo gridarlo a tutti e invece non potevo.
Nel
primo pomeriggio giunsero Marina e Isabella a casa. Una visita
decisamente inaspettata ma forse mi avrebbe aiutata a distrarmi un
po’. Quei pensieri stavano diventando il mio chiodo fisso.
In
cucina ci accomodammo tutte e tre, e mentre preparavo del
caffé Marina cominciò a dire:
“Ieri
sera è venuto a casa mia il figlio del mio capo.”
“E
tu giustamente lo hai fatto entrare vero?” chiese incuriosita
Isa.
“Certo
e non l’ho fatto entrare solo in casa.” Disse
maliziosa Marina.
Entrambe
risero. Io a quell’affermazione feci involontariamente cadere
del caffé sul fornello.
“Gaby
tutto bene?” mi guardarono perplesse.
“Io…si.
Tutto bene. Va tutto a meraviglia. Non è successo
nulla.”
Una risata isterica inondò la cucina.
"Cavolo
adesso penseranno male. Ma io non ho fatto nulla." Ero troppo agitata,
anche un cieco se ne sarebbe accorto.
“Non
è che ieri nel bagno è successo qualcosa con quel
bel
ragazzo, che sinceramente si farebbero tutte.”
“Ma
sei matta…tu devi avere qualche problema al cervello! Io non
ho
fatto assolutamente nulla.” Dissi difendendomi da quelle
insinuazioni.
“Calmati
stavamo solo scherzando Gaby. Che hai la coda di paglia? Non
è
che è successo veramente qualcosa?” Mi
domandò
Marina. E dopo un sospiro consolatorio.
“No,
non è successo assolutamente nulla. Io non tradirei mai
Lorenzo.
Lui è perfetto per me e sarà mio
marito.”
Dopo
entrambe decisero di lasciar cadere l’argomento. Lo avevano
capito ormai che mi dava fastidio.
Dopo
il caffé entrambe se ne andarono. Avevano tutti i giorni
appuntamenti. Sono veramente uniche. Il pomeriggio trascorse in fretta.
Erano le 22:00 quando Lorenzo tornò dal lavoro. Mi saluto
con un
tenero bacio sulla guancia. Dopo aver lavato i piatti, decisi di andare
a letto. Lorenzo mi seguì poco dopo. Incominciò a
coccolarmi, a baciarmi, ad accarezzarmi in luoghi dove nessuno avrebbe
osato toccarmi. Mi alzò il babydoll. Mi piacevano le sue
mani
sul mio corpo. Poi all’improvviso un ricordo. Le mani sue che
mi
sfioravano vigorosamente. Le sue mani così giovani. Il suo
respiro. Poi cercai di liberarmi dalla stretta di Lorenzo.
“Amore
che c’è?” mi guardò in modo
strano.
“Non
ho voglia. Sono stanca…voglio solo dormire.” Gli
dissi.
Lui ci rimase maluccio. Ma ad un tratto ebbi paura. Che fosse veramente
successo qualcosa?
Eccoci qui, siamo tornate. Siamo
rimaste un pò deluse nel vedere che nessuno si è
interessato a qst fic? Cos'è, nn vi piace? Sbagliamo
qualcosa? Vi preghiamo di dircelo, e magari riusciamo a rimediare. Non
è bello essere ignorati del tutto. Speriamo solo che qst
capitolo attiri la vostra attenzione. Diteci se vale la pena
continuare! A presto... By Piccola_Stella_Senza_Cielo e Dolce Mony
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