Supernatural Stories

di abhainnjees
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Storia di uno che se ne andò in cerca della paura ***
Capitolo 2: *** PB&J ***
Capitolo 3: *** Ofis ***
Capitolo 4: *** Poi la starda la trovi da te. ***
Capitolo 5: *** Explain Yourself ***
Capitolo 6: *** Come MecLoed si fece strada nel mondo ***
Capitolo 7: *** Impala Jr ***
Capitolo 8: *** Angelo Custode Cercasi ***
Capitolo 9: *** Tutto per un ragazzo ***
Capitolo 10: *** Doppia faccia della stessa medaglia ***
Capitolo 11: *** Your own place ***
Capitolo 12: *** Il compare ***
Capitolo 13: *** Samuel Addio! ***
Capitolo 14: *** Chuck viene impiccato! ***
Capitolo 15: *** Eve in purgatorio ***
Capitolo 16: *** Lettere dall'inferno (si vabbè) ***
Capitolo 17: *** PanPepato ***
Capitolo 18: *** Moffat poem ***
Capitolo 19: *** Risveglio. ***
Capitolo 20: *** La storia dei tre fratelli ***



Capitolo 1
*** Storia di uno che se ne andò in cerca della paura ***


Storia di uno che se ne andò in cerca della paura*




Sam ricorda molto bene come Dean lo trattava quando erano piccoli.
Potremmo stare qui a citare le mille attenzione che il più grande dei Winchester rivolgeva all'altro, ma una sola sarà sufficiente.
Dean leggeva per Sammy.
Quando John andava a caccia, Sam era sempre molto agigato perchè non sapeva mai dove il padre stesse andando e si sentiva come un bambinetto sciocco al quale non si poteva dare fiducia.
Beh, in quelle occasioni Dean leggeva per Sam.
Cosa notevole considerato che il piccolo Dean odiava anche solo l'odore dei libri, o meglio, gli dava fastidio il contenuto dei libri, perchè non vedeva l'utilità di quelle storie. Lui sapeva che erano false, che gli eroi non sempre sopravvivono, che le principesse muoiono e che i veri draghi non volano, ma strisciano nelle viscere della terra.
Eppure Dean leggeva per Sammy.
Leggeva soprattutto fumetti; e Sam, sin da allora, immagginava, sapeva e sentiva, che non sarebbe mai stato come gli eroi di cui Dean gli leggeva, perchè nonostante fosse un ragazzino, sentiva di non essere del tutto puro**, che ci fosse qualcosa di malvagio in lui.

Una volta, una delle tante maestre di Sam, che aveva pressappoco sedici anni, aveva dato ai suoi alunni, per le vacanze di Natale, la lettura di un libro, precisamente "Le fiabe" dei fratelli Grimm; e nonostante i Winchester sapessero già che Sam non avrebbe continuato a frequentare la stessa scuola dopo Natale, Dean glielo comprò lo stesso.
Mentre erano entrambi seduti sul retro dell'Impala, Sammy scartò il suo regalo e chiese al fratellone di leggergli una fiaba.
Scelsero una con un titolo lungo lungo, che incominciava così :
"Un padre aveva due figli. Il maggiore era giudizioso e prudente e sapeva cavarsela in ogni situazione, mentre il minore era stupido, non imparava nè capiva nulla e quando la gente lo incontrava diceva -Sarà un bel peso per il padre- . Se c'era qualcosa da fare toccava sempre al maggiore".
Dean non continuò mai la lettura e, per quanto Sam avesse cercato in ogni angolo dell'Impala, o nella valigia del padre, non ritrovò mai quel libro.

Crescendo Sam si abituò a confrontare la sua vita con l'inizio di quella fiaba e, purtroppo le trovava più simili del dovuto.
Un padre aveva due figli, e ne amava solo uno, quello che sapeva fare tutto, quello che seguiva i suoi ordini, e quello non era Sam.
Quelle parole diventarono la sua ossessioni, a volte persino le sognava.
Il bambino col sangue demoniaco, il re, Ruby, la gabbia, le allucinazioni, le prove; Dean che lo abbandonava, che diceva di non potersi fidare di lui, che lo accusava di essere un mostro.
Sembrava che quella storiella parlasse di lui. Si rivedeva in quel ragazzino che non sapeva fare niente, che non riusciva in niente e che doveva confrontarsi con un fratello migliore di lui che lo accusava di essere un mostro.
A volte Sam cercava di rammendare quel racconto per ricordarsi che prima di essere un mostro era un ragazzino inutile; e per lui tutto era meglio di essere un mostro. Ma ormai era troppo stanco anche per ricordare una storiella, e fini per dimenticarla.

Per questo rimase sconcertato quando Dean, una sera, entrò in camera sua e si mise a sedere ai piedi del letto, gli baciò la fronte e gli scostò i capelli, poi lo coprì per bene, rimboccandogli le coperte come quando erano piccoli e si apprestò a leggere proprio "Le fiabe" dei Grimm, ma il libro era di un edizione diversa rispetto a quando erano solo dei ragazzini. Sam era troppo stanco e beato per opporsi alle cure del fratello e Dean iniziò.
"Un padre aveva due figli. Il maggiore era giudizioso e prudente e sapeva cavarsela in ogni situazione, mentre il minore era stupido, non..." e Sam già temeva la fine del racconto. Certo non si aspettava che "...il re stupito e tutto contento gli domandò com'era andata..." o che addirittura finisse sul ridicolo col ritornello "se sapessi cos'è la pelle d'oca".

Adesso che Dean ha finito la fiaba sta per andarsene, ma un sospiro del fratello lo blocca. Sam ha davvero un fratello di gran lunga migliore di lui. Dean non era obbligato a ricordarsi dell'avvenimento, eppure l'aveva fatto; si fermò allora per non ferire il fratellino e adesso l'aveva riletta per ricordare a Sam che prima di essere un mostro o un ragazzino inutile, era un eroe dotato di straordinario coraggio. Dean allora abbraccia silenziosamente Sam e gli asciuga le lacrime e gli sussurra:"Se devi piangere per questa stronzata, te la do io una buona ragione" e già mimava un movimento di un ceffone.

I fratelli Winchester si addormentarono così quella notte.
Mano nella mano.
Sam comodamente straiato sul letto e Dean coricato sulla sedia affianco.


*E' il titolo di una fiaba dei fratelli Grimm.
**Riferimento alla 8x21

Note dell'autrice
Quando lessi per la prima volta "Storie di uno che se ne andò in cerca della paura" dei fratelli Grimm, pensai che la storia calzasse a pennello ai WInchester nei primi dodici righi, poi mi resi conto di quanto le due storie fossero diverse. Quindi scrissi questa "cosa" per rievocare in un certo senso quelle che furono le mie prime impressioni.

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Capitolo 2
*** PB&J ***




Accade di notte, la membrava della fibra muscolare si contrasse improvvisamente in una forte, involontaria e dolorosa fitta ad altissima frequenza.
Se Castiel non fosse stato il diretto interessato sicuramente l'avrebbe descritta così; invece di imprecare, una dietro l'altra, tutte le parolacce che aveva imparato dai Winchester. Fortunatamente la contrazione e il dolore si estinsero spontaneamente dopo alcuni secondi.
Castiel si ricordò di aver sentito da qualche parte che bisogna muoversi subito dopo aver avuto un crampo, per scongiurare la paralisi.
Ma alzarsi era più difficile adesso; quando si muoveva sentiva l'insieme delle membra pesanti premenre per raggiungere il centro gravitazionale più vicino rimmergendosi nel confortevole tepore delle coperte.
Pian piano trovò la forza di alzarsi e sedersi sul ciglio del letto.
Di malavoglia poi si trascinò fino in bagno sentendo in bisogno di rinfrescarsi la bacca impastrocciata.
Delicatamente posizionò lo spazzolino inclinandolo di quarantacinque gradi contro il margine gensivale e spazzolò delicatamente all'esterno, all'interno e la superficie dei quesi ogni dente con movimenti veloci avanti e indietro. Ma era davvero così che si faceva? A Castiel sembrava un'operazione troppo complessa da ripetere ogni mattina, considerando che non riusciva mai a contare quanti denti avesse già spazzolato e quanti invece gli mancavano. E forse non avrebbe dovuto lavarseli ora, tenendo presente che una fame accecante lo stava divorando; sentiva lo stomaco vuoto, colpevole di starni brividi che percorrevano e si espendevano in tutto il suo corpo. Castiel aveva fame, ma aveva in bocca il pizzichio della pasta dentrificia che sapeva gli avrebbe impedito di gustare il sapore del cibo.
Fortunatamente nella Batcaverna (Castiel non capiva perchè Dean la chiamasse così, me se andava bene a lui, allora piaceva anche a Cass) c'era tutto quello che gli serviva per preparare una buona colazione.
Doveva tostare il pane con un affare che faceva ding , poi doveva cuocere l'acqua e aggiungere una polverina scura, e infine doveva prendere in pane tostato e croccante, aggiunquere un filo di burro di arachidi e tanta, tanta marmellata, -ma ebbe modo di scoprire col tempo che gli piaceva di più con tanto burro e un filo fi marmellata- poi doveva mettere le due fette una sopra l'altra e aspettare che si raffreddasse.
Dopo poteva mangiare il suo capolavoro; gustando la dolcezza della marmellata, contrapposta alla squisitezza e al sapore forte del burro, addentando la crosta dorata che pian piano si stemperava nella delicatezza del burro ormai fuso.
Addentare un panino era uno di quei piaceri che Castiel non poteva gustare se non ora che aveva perso la sua grazia. Si chiedeva persino a cosa gli servisse avere un paio di ali se poi non poteva comprendere neppure le senzazioni più elementari che gli uomini provavano quotidianamentnte.
Una volta Castiel sentì dire da qualcuno di saggio (provabilmente Sam) che le persone che possono impedire che il male trionfi e non lo fanno sono da considerarsi malvage a loro volta. Castiel ormai doveva considerarsi un'umano e cercare di non sbagliare -pensino nelle dosi di marmellata e di burro di arachidi- era diventata la sua priorità. Ma doveva fare qualcosa di concreto, qualcosa per impedire a tutto il male che c'è nel mondi di ferire queste strane, piccole scimmie che cercavano sempre di migliorarsi con un'umiltà che in tanti secoli non aveva mai visto negli occhi di nessun angelo.
Per questo sarebbe diventato un cacciatore. Avrebbe aiutato Sam e Dean, avrebbe salvato molte più anime di quanto non facesse prima, avrebbe protetto Dean molto meglio di come riusciva prima.
Doveva solo dirglielo.
Parlargli.
Una vita da cacciatore non poteva essere così male se poteva ancora farsi un panino al burro di arachidi e marmellata e Dean .
Dean non gli avrebbe mai detto di no.


QUESTO E' QUELLO CHE PENSO' CASTIEL PRIMA DELLA FINE DELLA 9x03 :)


Note dell'autrice: Bhè che dire, la scorsa storiella era ispirata da una fiaba dei Grimm; questa inceve no. Andiamo la storia della marmellata e del burro di arachidi che Cass racconta a Sam mi stava mordendo il culo e contemporaneamente mi stava gridando "SCRIVIMIIIIIIIIIIIIIIIIIII" e io l'ho scritta ;)

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Capitolo 3
*** Ofis ***


Ofis*

Un giorno accadde che un ragazzo raggiunse i suoi fratelli e ne uccise il padre.

Ne uccise l'autorità, il rispetto, il ricordo e l'affetto. Uccise, involontariamente o meno poco importa, la figura responsabile e dolce del padre di famiglia.

Perché, nonostante tutto, loro erano una famiglia felice, anche se non erano una famiglia completa .
John poteva considerarla tale quando di notte stringeva al petto i corpicini esili dei suoi due figli; o quando li portava dallo zio Bobby per distrarli - e distrarsi - e li vedeva ridere e si sentiva felice sapendo che il mondo era un posto un po' più sicuro nel quale i suoi figli potevano ancora sorridere per merito suo; o quando la mattina si scervellava per preparare la colazione ai suoi due bimbi, - a Sam piaceva la polpa di mela, mentre Dean prediligeva i cereali al cioccolato - e come si divertiva a guardare Dean che ingurgitava con tanto orgoglio il cibo preparatogli dal papà e il piccolo Sammy che, un po' titubante, non finiva mai quello che aveva nel piatto; o quando, tornando da una caccia, e trascinandosi nella vasca - quando c'era - i suoi due campioni per fargli notare il meno possibile i vestiti imbrattati di sangue, e ragazzini lo insaponavano il torace e lo sciacquavano con cura, sporcando persino il soffitto.

Quindi no, quell'idiota non aveva il diritto di presentarsi e uccidere lo spirito di John di fronte ai suoi figli.
Ma dal tronde che colpa aveva lui?

Fu John che durante quell'indagine in Minnessota non riuscì, per la prima volta in vita sua, ad essere fedele al fantasma della donna che più aveva amato; o più semplicemente alla madre dei suoi figli.
I suoi figli.
Di certo pensò a loro mentre si rifuciava fra le braccia di un'altra donna.

E fu sempre John che l'anno dopo tornò da lei per stringere tra le braccia l'esserino più dolce e fragile che avesse mai visto.
Neanche Dean sembrava così puro quando nacque.
Dean era una palla di lardo sorridente, con gli occhietti vispi e le manine che stringevano tutto, e per la cronaca era anche un piscione che apriva i rubinetti ogni volta che toccava a papà John cambiargli i pannolini, ma di certo non era dolce.
Era tenero, però, mentre sorrideva tra le braccia della mamma.

Ma ora Dean non sorrideva più.
Perché Dean riesce ad accusare e condannare Adam, che si godette un padre che non era il suo.

Adam era un ladro, un ladro e un assassino.
Rubò ai Winchester il papà quando era ancora in fasce, quando Sam aveva ancora bisogno di un babbo che lo cullasse e gli preparasse la colazione, e non di un fratello che a malapena riusciva a tenerlo imbraccio.
E adesso lo aveva ucciso.
Ora che Dean aveva bisogno di sentirsi parte di una famiglia, e non solo una stupida pedina di un gioco più grande.

Adesso che erano soli, l'ultima cosa di cui i Winchester avevano bisogna era un nuovo fratello che li trascinasse ancora più giù.
Verso l'inferno.**




Note dell'autrice: dopo una storia basata dagli scritti dei Grimm, una ispirata dagli scrittori (di SPN) stessi; questa è invece ispirata dal mondo classico. L'incipit lo ebbi infatti quando lessi "Γεωργός καί ὄφις (τόν παῖδα αὐτοῦ ἀποκτείνας)", per la gente comune "Il contadino e il serpente che ne uccise il figlio" di Esopo. La favola è completamente diversa da questa, essa narra di una serpente che uccide il figlio di un contadino, il quale poi cerca vendetta ma non riesce ad uccidere il serpente, perché quest’ultimo è troppo furbo. Il contadino allora cerca di fare pace, ma la favola finisce dicendo che ".. le grandi inimicizie non danno luogo a facili riconciliazioni..". Ma ho creato questa piccola storia dopo averla letta e quindi l'ho citata. Voglio solo essere chiara che questa non è una storiella per denigrare John, ma è un racconto sulla rabbia e i ricordi felici di Dean. :)

* ὄφις è la parola greca per indicare "serpente".
** Mi sembrava doveroso aggiungere una prolessi.

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Capitolo 4
*** Poi la starda la trovi da te. ***


Poi la strada la trovi da te

Riguardandolo adesso, dopo quindici anni, Bela si accorse che nell'adattamento cinematografico della Walt Disney, Peter era stato dotato di due buffissime e stupidissime sopracciglia folte e disordinate. Bela sorrise e si chiese come mai non se ne fosse mai accorta.
Ma non è ovvio?
I bambini vedono solo ciò che vogliono vedere; possiedono uno scrigno inesauribile di immaginazione che non esitano ad aprire se la realtà che li si presenta davanti non è dolce quanto un bacio della buonanotte.
Bela perse troppo presto il suo scrigno, le fu potato via con la forza da una realtà molto crudele.

Fortuna volle però, che nei suoi ricordi di bambina ancora innocente, la figura di Peter Pan, con annessi film e libro, si conservasse intatta sotto il filtro della fanciullezza.

Sullo schermo, intanto, Capitan Uncino era riuscito ad attirare Peter nella sua trappola.
Non l'avesse mai fatto!
Peter era veloce e con la sua improbabile spada di legno iniziò un'avvincente combattimento contro il Capitano, mentre i lamenti pieni di terrore degli scagnozzi di lui facevano da sottofondo.
Bela sorrise nostalgica, ma quel dolce momento le fu strappato via dall'improvvisa vibrazione del cellulare.

Era Dean Winchester.
Bhè forse quello che venne dopo fu anche meglio del film*.
Bela stoppò la pellicola nell'esatto momento in cui Peter si trovava con le braccia a mezz'aria, pronto a sferrare il colpo finale.

Lo facevano spesso, lei e Dean*.
Quando non erano troppo impegnati a litigare o a portarsi rancore, Dean chiamava Bela e iniziava a parlare, a chiedere domande, a ridere e far ridere una persona alla quale voleva bene; come ultima buona azione.

Per lo più prendevano in giro Sam; andiamooo.. tutto il cosmo sa che Sam Winchester ha una cotta per Bela Talbot, e suo fratello fu il primo ad accorgersene.
- Dovresti dargli un po' di soddisfazione. Pensa che oggi pomeriggio è crollato su una sedia e si è messo a fare un sacco di rumorini felici; secondo me ti sognava!
- Non essere disgustoso, poi ci ritroveremmo ad essere imparentati!
- Cancella quello che ho detto, con ci tengo ad avere Crudelia Demon nella famiglia!
- Ha-ha-ha- Doveva sembrare una risata sarcastica, ma persino alle orecchie di Bela risuonò troppo sincera. - Al massimo posso sposare lui e venire a letto con te.
- Allora che stavi facendo prima che il tuo futuro amante di disturbasse?
- Niente di che.- Mentì Bela mentre fissava lo schermo. - E tu? Raccontami della tua ultima caccia!
E Dean, come al solito, iniziò.

Non erano vere e proprie conversazioni; era quasi sempre Dean che parlava, ma lo faceva perché ne aveva bisogno, aveva bisogno di una compagnia disinteressata, cinica e spietata (come Bela) che lo ascoltasse e lo giudicasse; e Bela aveva esattamente bisogno di ascoltare qualcuno di intelligente e spiritoso che la distraesse.

Bela si immaginava Dean seduto su qualche poltrona, con le gambe vicino al petto e leggermente inclinate su un lato -essattamente come lei- e con una luce, forse la luce di uan lampada che immaginava potesse essere molto vicina alla poltrona, che metteva in risalto le lentigini e la tonalità chiara -ma allo stesso tempo scura- degli occhi di Dean.

Chissà perché, ma in quel preciso momento ciò che era attorno a Dean iniziò a mutare, e Bela non immaginò più i soliti letti, e non c'era più il piccolo Sam in uno di quelli; ora i letti avevano lasciato il posto a un raffinato mobilio inglese e al posto di Sam c'era una figura scura, indefinita... un'ombra!!
Bela arrossì.
Effettivamente poteva affermare senza ombra di dubbio che Dean Winchester era, per lei, un po' come Peter Pan; eternamente bambino, e capace di farle vivere ore di spensieratezza trasportandola in qualche meravigliosa avventura in cui il mostro di turno era Capitan Uncino.

Qualche ora piacevole, prima di diventare adulta.**




Nda:
* tanto lo so che avete pensato male.

**per Bela diventare adulta significa senza dubbio perire.

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Capitolo 5
*** Explain Yourself ***


Charlie si ritrovò ad avare paura, lì difronte allo specchio della sua stanzetta.
Guardò in silenzio quell'immagine allo specchio, e il suo riflesso fece lo stesso e quel gioco andò avanti per qualche minuto.
Poi il riflesso cambiò improvvisamente espressione e Charlie si ritrovò a fissare una figura più languida, assonata.
'Ma chi è quella?'
si chiese, e si rispose di non saperlo, che probabilmente quella era lei, o forse era stata lei. Tornando indietro a quella mattina, Charlie poteva giurare di aver visto la stessa figura nello stesso specchio e di averla scambiata per se stessa, ma ora.. chi lo sa, probabilmente era cambiata da allora.

Ma Charlie non era di quelle ragazzine stupide che si perdono in sciocchi pensieri, lei stessa si accorse che ciò che diceva non aveva alcun senso, ma come poteva spiegare al meglio a se stessa la sensazione di non essere più la stessa che se stessa aveva sempre giurato di essere?

Si scrutò attentamente: stessi occhi, stesse ciglia, sesse sopracciglia, stessa attaccatura di capelli, stessa treccia, stesse orecchie, stessi zigomi, stesse lentiggini e stesso naso.
Cosa poteva essere cambiato? Persino il mento era lo stesso!!

Ma poi gli occhi si posarono sulle labbra della ragazzina difronte a lei, che pareva continuasse ad imitarla nei movimenti con una costanza che quasi infastidì Charlie; e si accorse che il segreto stava tutto lì.
Sul lato sinistro del labbro inferiore i suoi occhietti miopi intravidero un piccolo segno.. tracce di denti.. un morso!!
Poi distolse lo sguardo, infine le guardò di nuovo e le tracce erano sparite, eppure finalmente poteva vedere cosa la rendeva diversa da quella mattina.
Le sue labbra erano leggermente arrossate e gonfie con quelle piccole tracce di morsi che apparivano e scomparivano un po' dappertutto.
E con quelle labbra sembrava proprio una donna.
Persino la ragazzina che Charlie aveva intravisto nello specchio quella mattina si sarebbe accorta che quelle erano le labbra di chi ha appena ricevuto un bacio.
E non un bacio qualsiasi.

Quelle che si posarono su Charlie non erano labbra qualsiasi, ma erano le sue labbra; che, per nulla tremanti, si erano avvicinate a quelle di Charlie e avevano intrapreso con loro un gioco nel quale erano destinate e vincere.
Ma erano labbra gentili, e come tali gentilmente si presero la loro vittoria; nonostante Charlie non fosse più tanto sicura che quelle labbra e quel sapore potessero davvero appartenere a lei , che di gentile non aveva nulla.
E si, non era un bacio qualunque.
Era un bacio segreto, proibito, desiderato.
Un bacio che avrebbe portato con se dolci ricordi e sul quale gravava il peso di colpe terribili.

Decisamente non era la stessa di stamattina.
Non dopo aver risposto a quel bacio, baciando a sua volta labbra così simili alle sue e prendendosi la sua personalissima rivincita su di loro.
E, col passare dei giorni - e dei baci - scoprì di non essere mai la stessa ragazza che si era addormentata la sera prima.





NdA: una storia su Charlie.. bhè scomodare Baum era scontato, stesso discorso vale anche per Tolkien.. quindi beccatevi il Brucaliffo :)

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Capitolo 6
*** Come MecLoed si fece strada nel mondo ***


Come MecLoed si fece strada nel mondo.

Alla fine del viale, verso la destra, le appariscenti luci al neon segnalavano a Crowley che era quasi arrivato a destinazione.
Affrettò il passo, trascinandosi addosso quell'eccitazione tipica dei bambini quando sanno che stanno per compiere qualche cattiveria.
Quando aprì la porta sotto i neon, Crowley so sistemò automaticamente il nodo alla cravatta, stringendolo, se possibile, ancora di più.

Se c'è una piccola perversione che il re dell'inferno si concesse deliberatamente di far accrescere, questa era il suo buon gusto e la sua passione per il vestire.
Dall'esterno non sembrava che un uomo di mezza età con una moglie premurosa alle spalle, e non un demone con un piccolo fetish per cravattini e giacche col risvolto di seta.

Devo ammettere che questo posto non è il letamaio pullulante di esseri umani che mi aspettavo. La percentuale di fattucchieri e fattucchiere è alta in questo quartiere. Chissà come reagirebbero se sapessero che il re che tanto invocano è in mezzo a loro.
Jody mi ha sorpreso. Lo fa sempre, con la sua risolutezza di donna americana e i suoi modi così amorevoli; ma questa volta ha proprio superato se stessa.
Questo locale.. che stile! E quella carta da parati..!! Così cupa, così raffinata, così elegante e ambigua, starebbe proprio bene all'inferno.



Okey, Jody.. respira, con calma Jody, va bene se lo guardi, va più che bene, va benissimo, ma ricordati di respirare.
E' solo un uomo di mezza età, un po' panciuto, vestito come un dio, con un sorriso gentile, due occhioni da cerbiatto, una barbetta dolcissima e un paio di mani che se si azzarda a negare di nuovo di essere stato un sassofonista al college, lo uccido; non c'è da preoccuparsi.
E' solo Crowley, il mio Crowley.


Per non scandalizzare il lettore e per preservare la dignità di Crowley -l'inferno non è Wall Streat-, non riporterò tutte le dolci paroline e i sussurri che ebbero luogo quelle sera; ma solo parti del discorso in cui Crowley si dimostrò più virile e ebbero inizio riflessioni che mi piacerebbe, in seguito, riportarvi.
- Dirti che sei la donna più bella qui, questa sera, sarebbe un'assurdità e una stupida romanticheria che non ti attribuirebbe il tuo vero valore. Jody, tu sei la cosa più bella che questi occhi abbiano mai visto, più bella delle Ninfee di Monet o del Taj Mahal, ma promettimi che ti lascerai rapire da me, che ti lascerai portare in capo al mondo! C'è un intero mondo la fuori che non aspetta altro che essere conquistato da noi, insieme. Vieni con me Jody.
- Parli come un ragazzino alla sua prima dichiarazione...
- Davvero? I ragazzini di oggi sono così bravi? Ai miei tempi non era così facile..
- Intendevo.. hehhe, quelle sembrano idee per dei giovani e non per dei... per noi.
- Mia giunchiglia, l' amore può tutto e osa tutto!


Oh cara, ti si legge negli occhi che desideravi più di ogni altra cosa al mondo che io ussassi quella parola.
Amore.
Ma non ti biasimo, persino io restai affascinato da quella parola, molti, molti anni fa. In un periodo in cui le Ferrariri non avevano motori ma zoccoli, e in cui le donne si corteggiavano con lettere d'amore e fiori.
In un'epoca in cui io ero Fergus MacLeod, in cui ero solo un povero vedovo con un figlio stupido e una sartoria alle spalle. Chi crediate che fosse il sarto che ne uccise sette in un colpo solo?
Ebbene si, fui io quel "prode piccolo sarto", e i Grimm pagarono abbondantemente per non avermi pagato i diritti d'autore quando vennero a trovarmi all'inferno.
Ebbene on quegl'anni anch'io trovai l'amore, e così come lo trovai, lo persi.
Sette centrimenti, evidentemente non le bastavano.




Note dell'autrice: sono tornata ad inchinarmi al sacro altare dei Grimm! Non potevo non scrivere un racconto basato su Crowley, che era un sarto, in Scozia, nel 1600. Andiamo, i presupposti c'erano tutti! Scusate se ho tardato, e se avete qualche richiesta particolare per una nuova storiella con un qualche incipit strano, chiede pure :)

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Capitolo 7
*** Impala Jr ***


Era una notte cupa quando vidi il coronamento delle mie fatiche...
Era il 20 Aprile del `67 e alla General Motors stava per accadere il fatto più eccezionale fa ricordarsi in quegli anni.
Ma andiamo con ordine.
L`ormai vecchio Arthur, fratello di Samul e zio della graziosa Mary ~ che a quei tempo se ne stava a casa tutta preoccupata per il suo John e usciva dalla sua camera solo se al telegiornale trasmettevano qualche reportage dal Vietnam~ era stanco morto.
Gareggiava, contro la sua volontà, in una scommesse tra due due colleghi.
Con quella stronzata della cento-milionesima che si avvicinava, decisero di mettere il scena una gara di assemblaggio manuale per la cento-milionesima auto vettura che sarebbe uscita dalla concessionaria di Gainesville della General Motors.
Arthur era stato scelto per gareggiare con i Filo-Chevrolet contro i Filo-Capri.
L'accordo prevedeva che le due squadre avessero due ore di tempo per l'assemblaggio.
I ragazzi si presentarono tutti puntuali, Arthur ovviamente era in anticipo, e la gara ebbe inizio.
Ad Artur fu assegnato il compito di assemblare il processo di combustione interna del motore e assicurasi che la combustione a quattro tempi funzionasse correttamente. Una volta finito il motore, in solo dodici minuti e con ventitrè persone che ci lavoravano, passarono alla carrozzeria. Man mano che quello che aveva davanti smetteva di essere solo un insieme di pezzi da imballare e iniziava a prendere forma, Arthur sentì come un fremito provenire da quella nuova creatura ; come se non aspettasse altro che essere creata.
Arthur,però, era il fratello di Samul, era un fottuto Campbell, e aveva il suo occhio speciale per le cose speciali.
Se a tua moglie diventano meri gli occhi, legala ed esorcizzala; se senti che un'auto vuole essere creata e ti sembra quasi che si avviti i bulloni da sola, non finirla.
Ma come spiegarlo a ventidue operai di ceto medio?
Allora Arthur, senza farsi vedere fece sparire la vernice.
Dieci minuti dopo, a tre minuti prima della fine della gara, eccola di nuovo lì, al suo posto. E che cazz?
Qualcuno la prese, Arthur passo la pompa a pressione, cercando il più possibile di danneggiarla con l'unghia, ma niente...
La vernice batte sulla carrozzeria, è bella, è nuova, è viva.
Due.
Manca relativamente poco, qualcuno dall'altra parte dell'auto prende un'alta pompa di vernice per le rifiniture.
Uno.
E quasi fatto, un minuto basta e avanza..ma, PIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIP.
L'altra squadra ha finito.
Arthur sospirò. Avrebbe bruciato quell'auto il giorno seguente. L'importante era che non la pubblicizzassero e non la trattassero come il bene più prezioso di tutta la terra, perchè davvero, quell'auto sghignazzava.

Il giorno dopo, Arthur si presentò a lavoro con largo anticipo e con un bidone di benzina.
Ma l'auto era già uscita dal concessionario e venduta a un certo Sul Moriarty, da quanto aveva potuto leggere nei fascicoli dello stabilimento.
Maledizione.

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Capitolo 8
*** Angelo Custode Cercasi ***


Il bambino lanciò un urlo, ma dalla sua bocca uscì qualcosa che ricordò ad Anna il suono che fanno le foche quando le dai da mangiare del pesce rancido. E non fate domande per piacere, lunga storia, centra Gabriel. Quando il bambino riaprì gli occhi, la televisione era spenta il telecomando galleggiava a mezz’aria e se si sforzava, quel piccolo Dalek poteva anche vedere il tasto rosso ancora premuto da qualcosa.. o qualcuno che non riusciva a vedere.

-Ehi, perché guardi quella roba se ti fa paura?- Anna non sapeva che il bambino potesse sentirla, e infatti fu piacevolmente sorpresa quando lo sentì scusarsi pacatamente.

-Sei il mio angelo custode? -Il bimbetto stava erroneamente guardando la lampada alla destra di Anna, probabilmente pensando che lì potesse esserci lei.

- Sono Anna Milton.

-Anna Milton sei uno di quegli angioletti grassottelli con le ali sul collo e con sotto niente? Oppure sei uno di quelli alti e pallidi con in mano un giglio?- domandò curioso il bambino.

Anna sgranò gli occhi. Ma era questo che insegnavano al catechismo?

Non essendoci risposta il bambino continuò, sapendo che il suo angelo non se ne era andato. –Perché ti chiami Anna Milton? La mia mamma mi ha detto che gli angeli hanno solo un nome e di solito non è un nome molto comune. Ad esempio Gabriele o Ezechiele e poi non hanno sesso!-

Per carità! Se solo Gabe avesse potuto sentirlo! L’avrebbe spedito immediatamente nel paradiso di Vatsyayana con un calcio in culo e gli avrebbe gridato “poi vediamo se gli angeli non hanno sesso!” Ma per ritornare alle cose serie.

-Io non sono un angelo, non più. Adesso sono solo Anna Milton. Credo di essere il.. non so se potrei dirlo, so che sei un tal fifone.. non arrabbiarti, me credo di essere un fantasma dell’angelo che fui!

Il bimbetto rabbrividì. -Ma non preoccuparti ragazzino, fantasma dell’angelo che fu-custode o angelo custode, l’importante è che ti proteggo no?

-Anna Milton, che aspetto hai?

-Dean, un tempo mi trovava graziosa. Mia sorella Esther diceva che avevo la faccia di rimbambita e mio fratello Balt diceva che avevo un’aria qualunque.

-Di che colore sono i tuoi occhi? E come sono il tuo naso e le tue orecchie?- indagò ancora il bambino.

-Se proprio vuoi vedermi per un attimo, posso accontentarti. Ma stai zitto, eh che mi devo concentrare.

Dapprima davanti al bambino apparve qualcosa di simile ad un’ombra, poi l’immagine si fece più chiara e colorata, e infine le apparve una donna alta e magra,e senza ali –perché era il fantasma dell’angelo che fu, pensò il bimbo- e con dei capelli rosso sgargiante. Aveva il naso piccolo e le orecchie dietro i capelli, e gli occhi verdi.

Ecco com’era il suo angelo custode.




NdA: Questo dialogo è ispirato deliberatamente da "Angelo Custode Cercasi" di Crhistine Nostlinger. Però sarebbe bello se Anna, dopo essere morta, si sia trasformata in un fantasma, e chissà magari adesso veglia sul piccolo anticristo, Jesse!

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Capitolo 9
*** Tutto per un ragazzo ***


Jo ha solo un desiderio.
Lei non vuole finire come la madre.
Lei non vuole dover soffrire le pene dell’inferno ogni qual volta un amico di famiglia si avvicina alla tua baracca per portarti via l’uomo della tua vita, forse definitivamente. Lei non vuole aspettare che ritorni il padre dei suoi figli e intanto consolarli e sfamarli quando tutto quello a cui riesci davvero a pensare è la densa e ormai secca macchia di sangue che lavasti via dalla camicia di tuo marito la scorsa volta che tornò da una caccia.

Voleva essere un cacciatore. No la moglie di un cacciatore.
Ma poi arrivò Dean Wincherster.

Jo si aspettava di essere diversa da tutte quelle ragazze che arrivavano alla Red House alle spalle dei cacciatori col solo scopo di divertirsi per una notte con uno di degli adoni.
Ma Jo lo voleva. Voleva essere stretta e voleva stringere quelle spalle possenti.
Ma non si spaventò più di tanto, dopotutto sapeva da un bel pezzo come fanno a nascere i bambini e le vampate di certo non erano il peggio che le potesse capitare.
No, Jo si spaventò quando, dopo che Dean e Sam passarono svariate settimane tra un mese e l’altro alla Red House, sentì che quel fuoco che si accendeva ogni volta che lo vedeva poco a poco si stava scemando per lasciare posto a una tenerezza spropositata ogni volta che gli serviva la colazione e se lo ritrovava davanti spettinato e con le palpebre pesanti dal sonno.
Pian piano incominciò a desiderare di stargli vicino il più possibile, di sentirlo parlare a più non posso e di guardarlo più che poteva.

Sentiva un’angoscia spropositata ogni volta che se ne andava ed era grata a chiunque abitasse in mansarda per potergli sgrassare le camice ogni volta che tornava. E poi iniziò a desiderarlo tutto, senza scuse e senza eccezioni, desiderava risvegliarsi con lui al mattino e parlarci fino ad addormentarsi la sera; non voleva perdersi neanche una squallida battuta che faceva, così poteva registrare ogni faccia strana che quasi sempre accompagnava le sue buffonate per poterle tutte scolpire nella memoria.
Lo voleva tutto.
Ma se avesse potuto scegliere, tra l’averlo ed essere al centro delle sue attenzioni per una notte e essere al centro delle sue attenzioni sempre e non averlo mai, Jo si rese conto che avrebbe di gran lungo scelto la seconda.






NdA: la trama ricorda vagamente quella di Slam (Tutto per una ragazza, in italiano) di Nick Hornby, in quanto qui Jo, come Sam nel romanzo, finisce per diventare come la madre, nonostante sin dall'inizio fosse l'unica cosa che non voleva.

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Capitolo 10
*** Doppia faccia della stessa medaglia ***


Jo stava lucidando il bancone, poi passo agli scaffali ricolmi di liquore alle sue spalle, quando d'un tratto sentì il cigolio della porta che si apriva e annunciò con falso entusiasmo che il bar era chiuso.

Meg alle sue spalle cercò di essere il più silenziosa possibile, ma la mole di Sam non garantiva molto successo, e tanto valeva annunciare la propria presenza schiarendosi la gola.
Quel suono familiare convinse Jo a voltarsi e quando si ritrovò Sam a un passo dal naso non poté trattenersi dall'ammettere il suo stupore nel vederlo.

Meg ridacchiò, quella ragazza era meno attraente dell'immagine della bionda formosa e promiscua che era etichettata sotto il nome di Jo Harvelle nella testa di Sam.
Povero cucciolo, così grande e così represso.

Jo sentì Sam chiederle una birra, lei la prese e la posò scontrosa mentre rimproverava Sam per averla -innanzitutto cercata- trovata. Nel loro ultimo incontro era stata abbastanza chiara e si sarebbe aspettata che per lo meno Sam avrebbe rispettato la sua decisione di non vederli più.
Meg iniziò a temporeggiare e istintivamente si tolse la giacca; ciò che Meg non sapeva era che l'occhio attento di Jo era più preciso del previsto, infatti notò subito la lieve ustione circolare marcata al centro dell'avambraccio di Sam che non faceva presagire nulla di buono. Così Meg fece un piccolo monologo di scuse per il quale rispolverò ogni piccolo ricordo di Sam riguardo il padre. Si chiese se avrebbe trovato gli stessi epiteti anche nella testa del maggiore dei Winchester

Evidentemente lei non era l'unica ad avere un debole per "iridi glauche e lentiggini"; Jo pareva molto più interessata a Dean, e sicuramente non tentava di nasconderlo considerando le domande esplicite che stava rivolgendo a Sam.

-Bhe, Dean è molto più simile a mio padre di quanto non lo sia io..

Ma Meg non era stupida, riusciva a cogliere i più impercettibili movimenti che trasudavano emozioni in maniera magistrale. Era arrivato il momento di giocare pesante :
- Vedi Jo, lui ti vuole bene, ma come.. una sorellina. Una storia d'amore è proprio fuori questione. Lui ti vede come una bambina

Meg si prese tutto il tempo, fece pause illogiche nel bel mezzo del discorso, accentuò alcune parole al mosto di altre e rise in modo inquietante ogni volta che finiva una frase. Le piaceva vedere lo sguardo ferito e rabbioso di Jo vagare per tutta la stanza cercando di evitare lo sguardo di Sam.
Meg le prese la mano, bloccandola possessivamente sul balcone e proclamando di essere interessato a lei. Effettivamente non le era indifferente e mentre si allontanava perchè Jo stessa lo aveva invitato ad andarsene, torna indietro e la intrappola sotto la stretta delle braccia di Sam.
Jo cercò di divincolarsi, ma non poté fare a meno di respirare più sonoramente quando Meg face strofinare il bacino di Sam contro il suo.
Fu per questo momento di mancata lucidità che Meg ebbe l'occasione di sventare la bottiglia con la quale Jo stava cercando di colpirla. Il corpo di Sam era un involucro perfetto, così saldo e inespugnabile, così pieno di capacità e doti mai utilizzate..
Jo si dimenava tra le sue braccia cercando una via di fuga, e Meg sfruttava ogni minimo spostamento per fare in modo che i loro corpi combaciassero sempre di più.
Una volta immobilizzata prese a percorrere la lunghezza del collo di Jo con le labbra di Sam, mentre una mano l'adagiava sul bancone divaricandole le gambe quanto bastava per accoglierlo sopra il bancone, che iniziò a scricchiolare.

Sam stava decisamente prendendo il controllo della situazione ; non che a Meg non piacesse l'idea, ma aveva un compito da svolgere. Sam si sarebbe sfiziato dopo.
E mentre Jo iniziava a non opporsi più alle carezze e al movimento lento del bacino di Sam contro il suo, Meg con un'ultima poderosa spinta, le sollevò il capo e lo gettò violentemente all'indietro.
Jo perse i sensi.

Adeesso doveva solo avere pazienza. Quando Dean sarebbe arrivato, si sarebbe divertita ancora di più.

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Capitolo 11
*** Your own place ***


C'era una volta..
"un re!" diranno subito i miei lettori. No, ragazzi, avete sbagliato, c'era una volta una testa di cazzo.

La nostra testa di cazzo non era un ragazzo interessante, ma un sempliciotto; uno di quelli che alla mensa scolastica non sanno verso quale tavolo incamminarsi perchè temono il rifiuto di tutti, così finiscono per mangiare fuori la scuola, sui gradoni, perchè così prendo un po' d'aria fresca, è salutare sai? ma sta piovendo? ah, vabbè quello che non strozza ingrassa! heheh .

Non so come accade, ma il fatto è che un bel giorno questa testa di cazzo capitò in un negozio d'antiquariato - uno di quelli in cui ti vendono le lenzuola della nonna come pezzo del corredo nuziale della figlia della seconda moglie dello zar di tutte le Russie- , che apparteneva ad un vecchio occhialuto, avente due occhi enormi, i quali si rimpicciolivano esageratamente ogni volta che si toglieva gli occhiali per controllare la merce.

Ma tornando alla nostra testa di cazzo, che si aggirava come un'anima in pena, cercando di capire per cos'era fatto, o cos'era fatto per lui.
"Figliuolo, per il negozio di mio figlio si entra dell'altra porta, vai vai, dopo la tenda"
Figuratevi come ci rimase la nostra piccola dolce testa di cazzo!
Si sorprese; probabilmente il proprietario l'aveva scambiato per qualcun altro. Allora non era poi così tanto anonimo se poteva essere scambiato per qualcun altro! Che bella notizia no? Forse no.
Comunque sia, il nostro eroe - ho scritto eroe? scusatemi volevo dire testa di cazzo- si incammino verso la tenda che gli aveva indicato il vecchio proprietario ed entrò in un posto un po' strambo, con appesi ai miri tantissimi poter con simboli strani - uno di questi elencava le prime lettere dell'alfabeto in modo sbagliato- e c'erano dei tavoli su cui poggiavano tantissimi scatoloni.
"E tu chi cazzo sei?"
Chiese un tizio occhialuto, ma molto più giovane del primo e con una montatura decisamente più leggera, che aveva appena alzato lo sguardo da un pesante schermo sotto il quale giaceva una altrettanto pesante tastiera.
"Allora coglione, che ci fai qui?" "Io.. mi chiamo Ash, posso dare un'occhiata?"




NdA: Inutile specificare che le prime due righe sono deliberatamente tratte dal Pinocchio di Collodi, vero? Diciamo che questa è la mia versione super personale della metamorfosi di Ash, - come quella che hanno tutti gli adolescenti quando scoprono la propria passione- un personaggio che secondo me ha davvero spessore nonostante sia stato poco presente nella serie. Se l'espressione ripetuta "testa di cazzo" vi ha dato fastidio, mentre leggete potete sempre sostituirla con "testa di carciofo". Fatemi sapere cosa ne pensate e per quanto vorreste che si prolungasse questa raccolta! Alla prossima :) :)

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Capitolo 12
*** Il compare ***


Un pover'uomo aveva tanti guai, per cominciare era nato nero forse nel secondo o terzo periodo peggiore per farlo, e aveva scoperto troppo presto- si quarantacinque anni sono troppo presto- che i mostri peggiori non bisogna cercarli sotto il letto; e adesso che un altro problema gli si era piazzato davanti, non sapeva proprio più a chi rivolgersi.

Sogno che doveva aprire la sua agenda dei numeri telefonici adeguati a certi problemi e chiamare il primo che gli capitasse sotto gli occhi. Quando si svegliò l’uomo fece quello che aveva visto in sogno e il primo numero telefonico che gli saltò agli occhi fu quello del suo vecchio amico di scorribande Robert Singer.

Una volta i due andarono a Kearney , in Missouri, dopo che qualcuno gli aveva fatto una soffiata su un certo fantasma. Si appostarono in uno spiazzale per campeggiatori e scoprirono che era stato il sindaco della città, un certo Lew, a chiamarli perché la sorella di sua moglie era stata posseduta mesi prima e salvata da loro due e ne aveva sentito parlare molto bene; aveva bisogno del loro aiuto perché suo figlio era stato vampirizzato, e chiedeva un antidoto. Non c’era bisogno della presenza di entrambi per seguire le istruzioni di una pergamena e per mettere degli ingredienti in una ciotola e poi mescolarli, così Rufus lasciò la residenza comunale e tornò a fare delle ricerche sul Dio Azteco Quetzalcoatl che da settimane li stava dando rogne.

In due ore riuscì a trovare ciò che gli interessava, se veniva bruciato dopo essere stato cosparso da delle lacrime di vero rimorso, sarebbe morto per sempre, e neanche gli Xolotl lo avrebbero potuto resuscitare. Sarebbero potuti partire verso Lebanon immediatamente, se Bobby fosse tornato.

Allora Rufus volle recarsi alla casa comunale, per raccontare al suo compare delle sue scoperte, e per informarsi del suo ritardo; ma quando giunse a casa la trovò più silenziosa di come si ricordava. Entrò e si guardò intorno, e vide delle teste mozzate nel salotto, dei corpi deturpati della cucina e nei corridoi e su per le scale altri resti di corpi o teste mozzate in sue verticalmente.

Camminò tra i resti di quello che rimaneva di probabilmente tutta la famiglia e di tutti coloro che lavoravano al comune, finché non trovò Bobby seduto su una poltroncina rivolta verso un balcone a sorseggiare un qualche alcool, col macete accostato su uno dei sui manubri della poltrona.

Rufus si chiese se fosse stato saggio da parte sue richiamare alle armi uno che bruciava al desiderio di vendetta.


NdA: Ispirata da "Il compare" dei fratelli Grimm, che differisce da questa perchè il loro protagonista cerca qualcuno che gli faccia da padrino per uno dei suoi figli, e poi scopre che quest'uomo, il primo che trovava per strada come aveva sognato, è il diavolo. :)

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Capitolo 13
*** Samuel Addio! ***


NdA: Si, stavolta è necessario spendere due parole all'inizio. Se fino ad adesso ho preso spunto in ogni capitolo da una fiaba, romanzo per l'infanzia, favola diverse, i prossimi quattro avranno tutti lo stesso "tema" ovvero il romanzo La fabbrica di cioccolato di Roald Dahl e più precisamente su delle rivisitazioni delle canzoni degli Umpa-Lumpa, del libro e non del film di zio Tim:) Subito dopo ricomincerò a postare i capitoli "normali" :)




Radioascoltatori ben trovati su Angel Radio, vi diamo il buon giorno con il brano "Samuel Addio" dei Gabriel and the Archangels

E' certo che la vita, angeli cari,
di spettacoli immondi ne offre vari ;
ma uno dei più brutti e rivoltanti
(e ahmè in terra se ne vedon tanti)
è quello offerto da quei relitti
che dopo la sbornia barcollan afflitti;
sempre se ne stanno a succhiare
la canna - aimè- del boccale
piano di rum e liquidi a caso
o dei viscido sangue del naso.
Che brutto vizio che brutta cosa,
attaccarsi alla bottiglia appiccicosa
chi beve dal collo e poco dopo non smette,
prima o poi, è sicuro ci rimette.
Per caso avete udito voi il racconto
di un certo Samuel il tonto?
Quello che beveva senza posa
non solo rum ma qualsiasi cosa?
Beveva il sangue, beveva in chiesa,
beveva calmo, beveva in difesa.
Beveva sangue di demone fresco,
da Ruby con fare burlesco
E se non aveva la bottiglia a portata di mano
beveva dal primo demone anconitano,
e un giorno, privo d'altro vicino,
succhiò dal collo di un postino!
Con la fame così in esercizio,
e in conseguenza di questo suo vizio
la mente è tutta un folle sviluppo
con odio e rabbia in sovra-sviluppo.
Per mesi e mesi visse così,
e cento sacche o giù di lì
finchè una sera d'estate sentite,
come le cose sono finite.
Mentre si preparava per dormire
l'ultimo goccio stava per finire,
di quel demone dal gusto aromatico
che non si era offerto in modo automatico.
Infine, stanco, il cadavere abbandonò
spense la luce e si addormentò.
Mentre dormiva, invece di russare
la bocca continuava a succhiare.
Tutta la notte udii quel succhiare
che mi venne voglia di andare ad aiutare.
Ma ecco la mascella, impazzita,
decise infine di farla finita,
s'aprì larga, si chiuse stretta
e via! la lingua ecco che affetta.
Adesso il giovane è a casa mia in cura,
e i risultati non son cosa sicura.

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Capitolo 14
*** Chuck viene impiccato! ***


Durante il processo che vedeva imputati Sam e Dean per il mio omicidio, omicidio che ovviamente non è mai avvenuto ma che è la più semplice spiegazione della mia scomparsa, avevamo concordato che la difesa fosse affidata a Sam che finalmente aveva avuto l opportunità di dimostrare le sue abilità nell avvocatura. Ovviamente tutti ci aspettammo che Sam prendesse la cosa seriamente, e invece una volta aver giurato di dire tutta la verità e nient altro che la verità, Sammy iniziò a cantare, si a cantare, a mo di Glee, la loro difesa sorprendendo tutti, in primis Dean.


Chuck Shurley, Chuck Shurley
dal precipizio ha fatto shup!
Sei piccolo e scemo e un po ignorante
e per i discepoli assai seccante.
Sogni e scrivi a sazietà
ma non ci nutri di bontà.
Siccome questo non ci va giù,
fa che non si ripeta più.
Sei stato un profeta stronzetto
senza scrivere mai nulla di bello.
Che fare voi tipo come te?
Noi li prendiamo per un piè
e li facciamo diventare
ottima roba da mangiare.
Scrivi qualcosa che sia spasso
non solo un altro banale contrappasso.
Avido, ingordo, goloso e ghiotto
guarda come ci hai ridotto.
A scrivere di morte ci hai presto gusto,
ma questo a noi non sembra giusto!
E a questo stato disgustoso
c è un rimedio portentoso
l unica buona soluzione
si trova nell impiccagione.
Niente paura, editori belli
non gli verranno torti i capelli
ma certamente scenderà cambiato
dall albero dove sarà impiccato!
Perché quando quel cane entra in azione
per noi c è sempre sopraffazione:
le dita sulla tastiera sempre più in fretta
e gli angeli cantano :Affetta affetta!!
Aggiunge poi astio, sangue e moine
per le sue storie sopraffine!
E alla fine ecco il portento
grande di Chuck è il cambiamento
sceso dall albero bello che morto
non scriverà più di noi son certo.
Ma noi almeno, per carità
abbiam provato a tramutare in bontà
la sua immensa dote di avidità.
Infine per quel che scrive e quel che ci fa
quel maledetto già detestato
non verrà mai da tutti amato.
Per questo è meglio morto lui
che cento libri di guai per noi

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Capitolo 15
*** Eve in purgatorio ***


NdA: sappiate che non è proprio colpa mia se ho aggiornato così tardi (rabbrividisco al solo pensiero di quali chilometriche scuse dovrò scrivere quando aggiornerò "Noe Skjult", ma vabbè) però per farmi perdonare pubblicherò due storie -esclusa questa- fino alla fine della giornata!
Comunque eccovi la terza filastrocca-canzoncina tratta molto poco liberamente dalla "Fabbrica di cioccolato" di Roald Dahl. Questa è inspirata a "Veronica nella stanza delle noci".


Ed eccoci ben ritrovati, angeli cari, per una nuova edizione del TG serale! Dalla regia mi dicono che è pronto il collegamento con Bitael nella piazza "Buon Dio". Aggiornaci Bitael.
-Buongiorno a tutti, si siamo in diretta dalla piazza "Buon Dio" dove un gruppo di angeli hippy rigorosamente nudi stanno festeggiando con arpe e trombe la caduta del regime dei Leviatani sulla Terra. Intervistandone qualcuno possiamo capire che sono sotto pesante uso di stupefacenti, probabilmente polvere si stelle tagliata male, a giudicare dall'odore, e tutti assieme cantano inni di gioia contro la caduta della malefica Eve..


I leviatan, i leviatan,
i leviatan, mostri viziati,
nel purgatorio son stati rigettati!
(e per fare le cose per bene
in questi casi sempre conviene
toglier di mezzo senza timori
quelli incoscienti dei genitori)
Giù nel burrone, da dove è venuta
gettiamo in primis Eve abbattuta.
Lungo la strada, fra la sporcizia
avrà occasione di fare amicizia
con i suoi figli più interessanti
anche se proprio non tanto eleganti
come quelli a cui è abituata:
niente merletti, solo la testa tagliata
di vampiri finiti nel fondo:
"Cara mamma, le do il buongiorno!
Che bello vederla in questi paraggi."
Più giù poi incontra altri personaggi,
draghi ormai morti e ben ammuffiti
alpha vecchi e rinsecchiti,
mutafurma che perdono pezzi
con le streghe che ne vendono i resti.
E tanti altri figli, interi o a frammenti
ma tutti più o meno assai puzzolenti.
A questi Eve si dovrà abituare,
perchè tale è il prezzo che deve pagare,
per essere stata così prepotente
senza curasi mai della gente. una domanda di certo avrete
possibile che ogni responsabilità
tocchi solo ai mostri, senza fare a metà
con chi deve averli in fondo aiutati?
Chi tutte vinte sempre gli dava
e in tutto e per tutto gli accontentava?
Chi gli avrà resi così affamati,
egoisti e per giunta atei?
Chi è la colpevole, la malfattrice?
Ma è ovvio, Eve l'allevatrice!
Così è giusto che sia caduta,
giù del burrone da dove è venuta!


-E' questo credo sia tutto, abbiamo sentito l'inno di liberazione di questa comunità eremita di angeli, che festeggia la caduta della tirannia del Leviatani sulla Terra e acclama a gran voce la propria superiorità nei confronti di quella razza.*
Da piazza "Buon Dio" è tutto, passo a te la linea!
-Grazie Bitael**, e adesso passiamo alle informazioni sul traffico...





AltreNdA: *visto che i Leviatani sono stati creati agli albori dal Padre, ho ipotizzato che ci fosse dell'astio tra le due razze.
** è davvero il nome di un angelo, l'ho trovato su www.angelogia.it/dizionario.htm, nel caso..
Fatemi saper che ne pensate :))

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Capitolo 16
*** Lettere dall'inferno (si vabbè) ***


NdA: Sto mantenendo la promessa! Uhh e quanto sono brava!
Ma parlando di cose serie, come avevo preannunciato tre capitoli fa, questa piccola serie nella serie finisce qui, con la filastrocca ispirata da "Mike Tivù viene teletrasportato". Che dire? Come ultima filo/storiella vorrei dedicarla a cin75 e ai piccoli Sam e Dean (posso permettermi di citarli vero?) con la speranza che queste quattro filastrocche non vengano mai 'lette come favola della buona notte' , ma forse - anzi sicuramente - ne sarei oltremodo onorata!


Lucifero, per li amici Lulu (e non Lulù, attenzione) se ne stava seduto sul misero trono nel suo monolocale di cinque metri quadri, una costrizione che non gli costava poi così tanto se pensava a ciò che avrebbe avuto tra poco meno di un anno, e rideva. Come in ogni penitenziario che si rispetti, anche all'Inferno non si potavano ricevere o mandare lettere e pacchi che non venissero prima scrupolosamente controllati dal capo. A Lucifero quel lavoro piaceva, impicciarsi dei fatti degli altri era oltremodo la sua attività preferita e rendeva tutti i giorni speciali come Natale. Sai che goduria, per uno come lui, avere a disposizione migliaia di pacchi da scartare? In un certo senso si accontentava, considerato che a lui nessuno inviava mai niente.
Curiosamente si era ritrovato dalle mani una lettere di John Winchester - si chiese più e più volte dove avesse trovato il tempo per scriverla- e si meravigliò dell'ingenuità di quell'uomo. Davvero credeva che avrebbe recapitato una lettera tanto pericolosa a Bobby?





Ehmm non ho tempo per le introduzioni, speditela a Bobby, razza di vermi.

Perchè un figlio sia bene educato
una cosa importante ho imparato:
non permettere mai e poi MAI
onde evitare un sacco di guai,
che il miserello sia lasciato
da solo in terra a farsi il bucato.
Una donna gli servirà,
perchè a imparare non gli piacerà
e la sua scelta brillante
ricadrà su un demone poppante. (si Bobby, in quel senso la "poppa/nte")
Nel capannone che ho visitato
c'era un Winchester seduto impalato,
lo sguardo lustro, la bava alla bocca
davanti a quel demone dall'aria sciocca.
Lo sguardo fisso, l'aria da allocco
dovresti vederlo quando le strizza l'occhio
( e se fatto censimento
si contano venti cadaveri sul pavimento)
Seduto immoto, ipnotizzato,
come ubriaco paralizzato
con il cervello appena lavato
dal sangue più prelibato.
E così la signora tiene buono
mio figlio, quel birbaccione
che così noie non le darà
quando il papino risorger dovrà.
Ma non si è mai fermata a pensare
a tutti i danni che può causare,
non si è mai chiesta esattamente
che effetto esercita sulla mente
ingenua della mia creatura
la sua invenzione contronatura?
A questo punto qualcuno dirà :
"Va bene, va bene ma come si fa?
Se questo mostro di cui parlate
va eliminato con due pedate
come farà in nostro SAlaMetto
a vendicarsi del suo diletto?
Caro Bobby fammi il favore
di attirare la sua attenzione
prendi la stronza e mandala via
via da Sam e dagliele da parte mia.
Fagli scordare a suon di botte
le curve di Ruby che vede di notte,
un brutto sogno gli sembrerà
e in ragazzo grato ti sarà!
P.S. so che ti dispiace, ma lasciare Sam la
significherebbe che l'inferno ben mi sta!




Lucifero lesse per l'ultima volta la lettere, accompagnandola con un leggero motivetto cantato. Volteggiava tutto allegro nella sua stanza, gustando già il momento in cui avrebbe trovato un pezzo di fuoco per bruciare la lettera. (Si, perchè il diavolo non brucia ma gela, e in cinque metri quadri dove vi aspettate che un povero disgraziato trovi del legno da ardere?)

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Capitolo 17
*** PanPepato ***


-Dobbiamo metterci in riga con le querele dei clienti, abbiamo già alleggerito le domande del mese scorso?
Il segretario, che indossava un elegante completo grigio, era un uomo incredibilmente alto e grasso contronatura, molto simile alle sue scartoffie. Che ovviamente non erano state archiviate.
-Certo ma del 25%, un ottimo risultato! Mi creda, so fare il mestiere mio io, e poi ho molta molta esperienza, si fidi di me, sono qui da tanto tempo. Si lasci consigliare da un esperto come me.
Se c'era una cosa che Naomi non sopportava, questa era la malafede. Lei era un soldato, e svolgeva un lavoro d'ufficio solo perchè utile alla causa. Riconosceva le minime sfaccettature delle intonazioni della voce con una precisione militare e odiava i grassocci nullafacenti.
Tante cose si potevano dire di Naomi, ma sfido a trovare un solo angelo che lodi la sua pessima poker face , tanto pessima che il segretario si accorse subito di aver sbagliato strada e si interruppe. La sua espressione, infatti, era terribile e il dipendente desiderò ardentemente di cadere sulla Terra per scamparle.
-Se mi è stato affidato quest'incarico è perchè ne la pratica, ne tantomeno la burocrazia porta a dei risultati soddisfacenti. E ora i bilanci!
Il segretario sbiancò, e con aria mortificata consegnò il fascicolo magro dei bilanci a Naomi. Quest'ultima li prese e con passo svelto e altezzoso se ne tornò nel suo ufficio, sbattendosi la porta alle spalle in modo tale che il segretario comprese di averla offesa a morte.
Respirando a fondo cercò di calmarsi, prima di sedersi sulla sua rigida e scomoda poltrona.
A volte odiava il paradiso. Pieno di vecchi panciuti e sessisti. "sono qui da molto prima di lei" " si lasci consigliare" Che imbecille! Qualcuno dovrebbe ricordargli che al di fuori dei nostri tramiti umani, siamo tutti fatti della stessa sostanza del Padre.
Dentro di se, Naomi era certa che suo Padre non avesse colpe e che alcuni dei suoi figli non sono stati educati adeguatamente. ( e lo credo, hanno letto tutte le tavolette sbagliate, scritte da quel represso di Metatrone, che era follemente innamorato di Lilith e quando quest'ultima non se lo filava di striscio, lui iniziò a scrivere che aveva una relazione con Satana in persona, spingendola involontariamente da lui, che a braccia aperte ha accolto ex sorella nella sua nuova famiglia... ma questa è un'altra storia, non fatemi divagare)
Amava immaginarsi come una fetta di un dolce terrestre, il così detto "Panpepato"; sapeva di avere al suo interno un innumerevole quantità di pinoli, mandorle e nocciole e si domandava a che scopo suo Padre l'avrebbe così ben fornita di idee e opinioni se poi non poteva usarle per far ragionare gli altri?
Aveva le stesse potenzialità per competere con gli uomini nel campo delle possibilità.
E avrebbe fatto vedere a tutti di che pasta era fatta.



NdA: e il Pan Pepato viene dritto dritto da Mary Poppins di Pamela Lyndon Travers. Nello specifico il "Pan Pepato" viene citato in una bellissima scena dove ci sono delle vecchie di mille anni e più che attaccano le stelle al cielo su una scala traballante! Mi sono lasciata guidare dall'istinto e ho pensato che la rigidità di Naomi combaciasse con quella di Miss Poppins del libro, e così ho scritto questa storia (circa tre mesi fa forse) che mi ha portato in tutt'altra direzione! Spero che vi piaccia e fatemi sapere!! :))

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Capitolo 18
*** Moffat poem ***


Damons run when a good man goes to was

Dean è l’incubo di tutti i mostri. Gli angeli in paradiso lo temono, ma in fondo lo ammirano; in purgatorio di tanto in tanto qualche anima in pena scova per caso la carcassa maleodorante dei mostri che gli hanno intralciato la strada e all’inferno, nonostante tutti abbiamo una paura immensa di lui, viene ricordato con affetto. In fondo tutti sanno che Dean è primaditutto un uomo giusto, ed è questo che li spaventa, tutti. Sapere che quando il coltello affonderà nelle proprie carni per mano del maggiore dei Winchester, la morte porterà con se la condanna che quell’uomo buono emetterà nei tuoi confronti.

Night will fall and drown the sun

Lì all’inferno, tutti conoscono lo sguardo di Dean; c’è chi l’ha sentito su di se mentre veniva torturato o mentre torturava. Ed era luminoso. Lo sguardo di Dean mentre sentiva il dolore allo stato puro era acceso di speranza, la stessa che negli ultimi tempi Meg non gli aveva visto più. Perché ormai Dean Winchester non ha più speranze, nessuno che lo consoli sul serio e nessuna voglia di litigare con persone con cui già aveva un equilibrio precario. Non vede più nessuna luce alla fine del tunnel.

Friendship dies and true love lies

Ogni sera, prima di dormire, Dean si chiedeva se sarebbe riuscito a contare quanti ne aveva sulla coscienza. E ogni sera rinunciava, afflitto. Non avrebbe dormito poi se si fosse ricordato quanti cari amici sono morti per colpa sua, o se avesse pensato a quante persone lo odiano –in primis suo fratello- per quello che è.

Night will fall and the dark will rise

Cerca un po’ di consolazione nella bottiglia, ma una volta arrivato sul fondo scopre che non c’è nessun abbraccio ad aspettarlo. Pare che ormai l’unico contatto fisico ce l’abbia quando combatte contro qualcuno, perciò è ben lieto di mostrare a Caino il suo talento.

Damons run but cout the cost
The battle’s won, but the child is lost


Quando Dean riesce a dormire, se il marchio glielo permette, sogna Tessa. L’unica che in tanti momenti gli è stato vicino, adesso lo tormenta nei segni maledicendolo e rimproverandolo per il patto che ha stretto. Dopo qualche tempo però, Dean si accorge che ha una gran voglia di tapparle la bocca e si domanda di se continuerebbe ad andargli in sogno se avesse la Prima Lama conficcata nello stomaco. Poi, quando succede, quando preme l’arma contro il busto di Tessa e la vede morie, scopre che no, con la Prima Lama nello stomaco non va più a fargli visita.


NdA : Okey mi rendo conto che questo è il peggior capitolo che abbia mai scritto (e vi prego non consolatemi dicendomi che ce ne sono stati altri più raccapriccianti) ma voleva davvero pubblicare questa ‘cosa’su Moffat 

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Capitolo 19
*** Risveglio. ***


P.s. La storia è ispirata fa Micheal Scott e più precisamente dal suo libro "I segreti di Nicolas Flamel" #1


-Risveglio il terribile potere custodito dentro di te..
Natasha, la piccola e sdentata nonnina di Pamela, le si avvicinò pronunciando suoni incomprensibili, che però, come da manuale, corrispondevano all'invocazione del potere matriarcali della famiglia Barnes. La tradizione voleva che arrivate alla veneranda età di diciassette anni, le donne della famiglia abbandonassero il rock'n'roll e la birra alla spina per abbracciare l'arte della veggenza, dono che aveva fedelmente accompagnato le signore di generazione in generazione.
Con rude gentilezza, Natasha premette le sue nerborute dita sulle tempie di Pamela, che all'età di diciassette anni si presentava già sfacciata e irresistibilmente donna.
-Vedi con acume, nel passato, presente e futuro.
La vista di Pamela sbocciò, e i corridoi della sua mente divamparono di luce, vide con chiarezza la realtà che la circondava, miliardi di persone che tutte insieme verso un obbiettivo comune percorrendo strade diverse, vide il susseguirsi degli eventi passati e le conseguenze future nitide davanti agli occhi.
-Odi con chiarezza le voci dei morti e quelle dei prossimi nascituri.
Fu come se qualcuno le avesse tolto del cotone dalle orecchie. Di colpo, sentiva. Ogni suono era amplificato. Poteva ascoltare ascoltare i vagiti impazienti dei bimbi non ancora concepiti e sentire i lamenti dei morti che criticavano le azioni dei vivi.
-Tocca con sensibilità la realtà che ti ospita.
La pelle di Pamela prese vita. Le stoffe che premevano sulla pelle la incatenavano in una realtà limitata che non poteva essere minimamente paragonata al mondo che la circondava. Riuscì a sentire l'umida pressione dell'aria sul collo e sulle mani e muovendole, percepì ogni legame chimico che esse distruggevano al loro passaggio.
Non si azzardò ad aprire gli occhi, quello che stava succedendo alla sua mente era sufficiente per farla tremare di dolore. Le pulsavano le tempie, le ossa le dolevano, persino la pelle scottava.
Per un lungo, interminabile secondo, Pamela sentì con chiarezza il peso del fardello che avrebbe dovuto portare.
Trovò la forza di sorridere.
Sarebbe dovuta diventare cieca per affrontare un destino simile senza scappare a gambe levate.





NdA: eccoci qui! Il prossimo capitolo è (finalmente ??) l'ultimo. Un po' mi dispiace perchè questa raccolta mi ha davvero divertito mentre la pensavo, scrivevo e rivedevo, ma nonostante ci siano molte altre storielle già pronte, ho deciso di fermarmi. Magari un giorno ci sarà un piccolo "Supernatural Stories 2". Fino ad allora spero che tutte le storie vi siano piaciute e rinnovo i miei ringraziamenti a tutti quelli che hanno seguito questa raccolta. Ci si vede tra qualche giorno per l'ultimo capitolo!
Peace out bitchs :))
Jees

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Capitolo 20
*** La storia dei tre fratelli ***


C'erano una volta tre fratelli che vivevano in un mondo tortuoso e solitario verso la fine del proprio pianeta.
Per la verità, c'erano una volta due fratelli, ma la famiglia non termina con i rapporti di sangue, o no?
Dopo diverse vittorie, i tre fratelli giunsero a un ostacolo troppo grande da affrontare. La morte, quella definitiva, di vecchiaia.
Tuttavia erano una gran banda di idioti, coraggiosi e temerari, e tentarono ugualmente di raggirare Morte. Essa era arrabbiata perchè le tre vittime chiedevano ancora di temporeggiare: di solito gli uomini a un certo punto si stancano della vita terrena e si spingevano tra le sue braccia senza troppe storie.
E dovrei aggiungere che Morte era abbastanza su di giri perchè ormai era da una vita (?) che tentava di mietere i Winchester e il loro angioletto.
Ma Morte era astuta. Finse di congratularsi con i tre fratelli per la loro audacia e decretò che non gli avrebbe portati con se per il crimine della vecchiaia. I fratelli sollevati, attesero che Morte svanisse, tuttavia questa li informò del suo desiderio di restare ancora un po' per conversare con tali veterani.
Il primo fratello, che era così anziano da sembrare il ritratto di Morte stessa*, cercò di rispondergli a tono, ma Morte gli ricordò che aveva giocato a fare il dio più di una volta in passato e le conseguenze erano sempre state esponenziali.
Anche il secondo fratello (più grande per statura**) domandò a Morte di non affaticare oltre tre cuori stanchi, ma Morte gli rispose che avrebbe dovuto avere più compassione di una divinità che passava tanto tempo da sola, considerando che a suo tempo furono proprio bontà a giustizia a gettarlo nel baratro, e che non sarebbe stato educato rinunciare alle proprie peculiarità nella vecchiaia.
E mentre Morte diceva ciò, il più piccolo dei fratelli (sempre per altezza***) si era alzato a fatica dalla sua poltrona, aveva raggiunto il frigorifero e stava tornando con una Coca-Cola per il suo vecchio amico Morte.
-Sapete, - iniziò Morte tra un sorso e l'altro -ho detto che non sareste morti di vecchiaia, ma se per caso dovessi fare la somma delle morti alle quali siete scampati in tutti questi anni e di tutte le colpe che vi gravano sulla coscienza, bhè se per caso dovessi farlo, morireste lo stesso.
-Essere uccisi non è una colpa, non siamo scampati a morti naturali, siamo stati ogni volta indotti a morire.
-Questo non è esatto, Sam Winchester. Vostro fratello qui, Castiel, ha per anni tentato di esercitare un potere che non gli era stato dato, ha sterminato angeli innocenti e su di lui gravano migliaia di anime degli umani morti a causa dei Leviatani. Non ti sembra questa una colpa?- e poi, rivolgendosi a Castiel -Non ti sembra che sia arrivato il momento di andare?
E fu così che Morte chiamò a se il primo fratello.
-Ma è ingiusto!! Tutti siamo peccatori, perchè prendersela con Castiel?
-Continui a sbagliare Sam Winchester, perchè vedi, tu sei un peccatore, sei stato corrotto dal vizio della Lussuria e hai abbracciato il male finchè ti è convenuto. Ma tuo fratello no. Tuo fratello è stato devoto solo a una cosa nel corso della sua vita, alla famiglia. Vi a amati e protetti commettendo molteplici errori e pagandone le conseguenze. Ma tu non hai mai amato la donna che ti ha gettato nel fosso. Tu ti sei abbandonato ai piaceri che questa ti offriva e ai condannato l'umanità all'Apocalisse. Credo vivamente che dovresti seguirmi.
E fu così che Morte portò con se il secondo fratello.
-Bene Dean, vuoi un sorso di Coca-Cola?
-Sai vecchio mio, senza di loro, forse è meglio che ti segua anche io, ma fammi fare una cosa prima.
Fu solo quando ebbe finito di lucidare per l'ultima volta i cerchioni della sua Baby, parcheggiata davanti all'ultimo Motel che avrebbe mai visto, che il fratello minore ordinò un Hamburger alla rosticceria del Motel e lo mangiò con la sua solita fretta.
Dopodichè salutò Morte come una vecchia amica e andò lieto con lei, da pari a pari, congedandosi da questa vita.



NdA Credo che non ci sia bisgno di specificare che quest'ultima storia è ispirata dall'omonima fiaba di J.K. Rowling.
*il primo fratello è Cas, il fratello non di sangue, il più vecchio di tutti, quello che è morto per il potere.
**il secondo fratello è quell'alce di Sam, che ha preferito un demone a uso fratello, quello che è morto per le conseguenze di un amore.
***il terzo fratello è Dean, e ci tengo a specificare che quel "da pari a pari" nell'ultimo rigo è veritiero, considerando che una volta Dean ha indossato l'anello di Morte.

Che dire, spero che questa serie vi sia piaciuta da cima a fondo, e ringrazio voi tutti per tutto!

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