A Melting Heart

di ValeDowney
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Contro il volere del Re ***
Capitolo 2: *** Destinazione Inaspettata ***



Capitolo 1
*** Contro il volere del Re ***


Nota: la storia si svolge prima di Thor 1
 
In un tempo remoto gli uomini assunsero una semplice verità, che non erano soli nell'universo. L'uomo credeva che alcuni mondi fossero la casa degli dei, ma sapeva che altri erano da temere. Coloro che affrontavano queste creature, cadevano in battaglia, finché non sopraggiunsero gli eserciti di Asgard respingendole nei loro mondi. Il costo fu elevato, ma alla fine la battaglia venne vinta e noi potemmo ritornare in patria, nel regno eterno... Asgard. La nostra casa, è una luce di speranza per chiunque e nonostante siamo consegnati ai miti e alle leggende degli uomini, è stata Asgard, con i suoi guerrieri , a portare la pace nell’universo. Io, Re Odino e padre di tutti gli Dei, proteggo i nove Regni e, un giorno,  questo compito sarà affidato ad uno dei miei due figli, entrambi nati per diventare Re”
 
Thor, fiero di se, coraggioso, primogenito di Odino e Frigga, moglie doverosa, premurosa verso i suoi figli e sempre al fianco del suo sovrano, stava facendo la sua entrata nella Sala del trono; doveva parlare con suo padre di una cosa per lui molto importante, ma che molto probabilmente non sarebbe stata accolta con grande sostegno da parte dello stesso sovrano. Percorse l’enorme corridoio, dove ai lati vi erano statue e colonne dorate, le quali indicavano l’importanza e la maestosità di quel posto, fino ad arrivare al portone, anch’esso dorato, che era protetto da due guardie poste ad entrambi i suoi lati; appena lo videro, fecero un inchino con la testa, portandosi anche un pugno sul petto; si fecero da parte, battendo lo scettro a terra contemporaneamente e il portone si aprì. Al di là di esso, Thor poté vedere suo padre, Odino, seduto sul trono, mentre un corvo se ne stava accanto a lui, guardandosi intorno; il dio del tuono entrò nella sala reale, come se stesse marciando verso una vittoria dopo una dura battaglia. Il sommo sovrano, anche se era intento ad accarezzare il piumaggio del suo fidato corvo, si era accorto della presenza del figlio; infatti gli domandò: “Perché sei venuto qua, figliolo ?”.
“Padre ho bisogno di parlarti” rispose Thor; Odino voltò lo sguardo in direzione del figlio e con un solo cenno, gli fece capire che poteva continuare a parlare; quindi, fece un lungo respiro e sperando che suo padre fosse di buon umore, continuò: “Sono venuto al tuo cospetto, per parlare di una cosa molto importante, che mi tormenta da un po’ di giorni, ma che ho bisogno anche del tuo consenso per poterla realizzare”.

“ Se è una cosa molto importante per te, non dovrebbe tormentarti, ma solo renderti felice” disse Odino.

“Non mi renderebbe felice, se il tuo giudizio fosse negativo, padre” disse Thor.

“Sentiamo di cosa si tratta”.


“Vorrei poter visitare gli altri mondi:  gli abitanti di ogni pianeta, devono conoscere il loro futuro sovrano” spiegò Thor.

Odino sembrò pensarci un po’ su alla proposta del figlio; appoggiò un gomito, portandosi una mano sotto il mento; osservava lo sguardo del figlio, i quali stessi occhi si riflettevano in quelli identici del padre. Poi Odino parlò: “Per tanto saggia è la tua proposta, non è possibile realizzarla”.

“Perché no, padre ? Un re deve conoscere su chi comanderà” chiese Thor.

“Ma un Re deve anche imparare a rispettare gli altri popoli; anni fa combattei una dura guerra, cercando di portare la pace negli altri otto regni e ora che questa pace c’è, non vorrei che essa venisse distrutta dal volere di mio figlio” spiegò Odino.
“La pace non verrà distrutta da una semplice visita” disse Thor.

“Ma una semplice visita, può portare anche a terribili conseguenze !” gridò Odino; vi fu silenzio, nel quale si poteva solo sentire lo sbattere delle ali del corvo, che si era spaventato per la voce potente del suo padrone. La voce del re era stata così tanto potente, che i vetri delle enormi vetrate avevano tremato, ma Thor non si mosse dalla sua posizione: dal carattere orgoglioso, il dio del tuono guardava con sguardo di sfida il padre, che anch’essi non voleva cambiare la sua decisione: “ Non si può cambiare le usanze degli altri popoli, né tanto meno decidere sulle loro vite; un Re è saggio, se riesce a governare bene il suo di popolo ed a farsi rispettare; solo a quel punto, potrà andare negli altri regni e farsi conoscere ma, fino a quel momento, dovrà rimanersene al suo posto ed il tuo posto è qua, ad Asgard e lontano da queste decisioni”. Ancora silenzio; Thor guardò il padre e poi, con sguardo furioso e contradditorio, si voltò e se ne andò, sotto lo sguardo vigile di Odino, che sospirando ripensò alla proposta del figlio.

Thor uscì dalla sala reale; oltrepassò le guardie, che stavano ancora al loro posto; ripercorse il corridoio con le colonne dorate e, infine, svoltò l’angolo, quando una voce lo fermò: “Non è andata come avevi previsto, vero ?”.

“Loki non è il momento” disse Thor, fermandosi. Colui che aveva parlato, uscì dall’ombra di una colonna ed allontanandosi dal muro, dove fino a quel momento era stato appoggiato con la schiena; si avvicinò al dio del tuono, tenendo in mano un libro dalla copertina un po’ sbiadita dagli anni.

“Per te non è sempre il momento per parlare, soprattutto dopo quando nostro padre non è d’accordo con una tua proposta” disse Loki, fermandosi di fronte a lui; seppur i due erano fratelli, i loro caratteri erano diversi, così come il loro aspetto: se Thor era biondo, Loki aveva i capelli neri, con la pelle pallida e due occhi azzurri tendenti al grigio, ma tutti due avevano un solo scopo: diventare Re di Asgard ed entrambi erano amati da Odino e sua moglie Frigga, seppur Odino privilegiava di più Thor rispetto a Loki, che trovava comunque conforto nella madre.

“Pensa che il mio posto sia per sempre qua, ad Asgard” disse Thor, con un po’ di disprezzo nella sua voce.

“E non è ciò che vuoi ? Salire sul trono di Asgard e diventare Re ? Lo hai sempre desiderato fin da bambino” disse Loki.

“Ma da bambino desideravo anche altro” disse Thor e riprese a camminare, con Loki al suo fianco, che disse: “Sì, ricordo: battaglie contro i nemici, ma non ci sono solo le battaglie nel ruolo di un re e sicuramente nostro padre te lo avrà detto”.

“Lui non approva mai le mie proposte” disse Thor. “E non ti sei mai chiesto il perché ?” chiese Loki.

“Perché dovrei farlo ? A cosa servirebbe ?” rispose Thor.

“Potrebbe farti usare di più la testa e meno la lingua” rispose Loki; Thor gli lanciò un’occhiataccia, ma preferì non obiettare: ne aveva già avuto abbastanza prima con suo padre e ora ci si metteva pure suo fratello, il quale amava sempre stuzzicarlo, soprattutto quando il fratello maggiore era di pessimo umore.

“Ora sono curioso: quale sarebbe stata questa tua proposta ?” domandò Loki.

“Visitare gli altri otto regni e far conoscere a quei popoli il loro futuro sovrano” rispose Thor.

“Ottima proposta che avrei approvato, ma come sai meglio di me, nostro padre non è un tipo tanto convincente, soprattutto quando si toccano questi argomenti” disse Loki.

“Davvero tu mi avresti fatto andare ? Non è da te” disse Thor, alquanto stupito.

Non hai fiducia nel tuo caro fratello ? Sono sconcertato da questa tua affermazione” disse Loki, come se fosse dispiaciuto, cosa che invece non era.

I due continuavano a camminare, finché non arrivarono in un’altra grande sala, non grande quanto quella del trono, dove vi era un divano di fronte al caminetto acceso e sopra questo divano vi erano una donna ed un uomo abbastanza grasso che si stava mangiando una coscia di pollo; un altro uomo, dall’aspetto cinese, era appoggiato con la schiena contro una delle pareti, mentre un terzo uomo, dai capelli biondi, se ne stava in piedi accanto al divano. “Salve amici miei” li salutò Thor; i quattro si voltarono in direzione dei due fratelli, ricambiando il saluto di Thor, tranne Volstagg che stava mangiando la coscia di pollo.
I quattro, però, non salutarono Loki, sempre visto malamente dagli abitanti di Asgard, tranne da Thor e Frigga, che lo trattava amorevolmente. Sif notò subito lo sguardo perturbato di Thor; quindi, gli domandò: “Qualcosa non va ?”.

“Ha litigato con il re” rispose Loki, al posto del fratello maggiore, il quale lo guardò, replicando: “ Non sai mai quando stare al tuo posto, vero ?!”.

“Notavo che non rispondevi e allora ho parlato io al posto tuo” disse con la sua calma Loki; Thor riguardò i quattro amici.
“Su cosa hai litigato ?” chiese Fandrall.

“Su una mia proposta” rispose Thor.
“Una sciocca proposta per i gusti del Re” aggiunse Loki; Thor gli lanciò un’occhiataccia, facendogli capire di stare zitto, ma riguardò gli amici, quando Volstagg, tra un boccone e l’altro, disse: “Figuriamoci quando mai il Re prende in considerazione le proposte altrui: lui considera ragionevoli solo le sue di proposte”.

“Volstagg modera il tuo linguaggio: ricordati che stai parlando del Re” lo rimproverò Sif.

“Lo sai che è la verità” le disse Volstagg.

“Cos’era questa proposta ?” domandò Hugon.

“Volevo avere il suo permesso per visitare gli altri regni” rispose Thor.

“Non la trovo affatto una proposta sciocca; in cosa il re non ci trova giusto in essa ?” chiese Fandrall.

“Un re saggio deve prima farsi rispettare dal proprio popolo e solo successivamente visitare gli altri regni, questo è ciò che mi ha detto mio padre” spiegò Thor.

“Ed ha anche aggiunto che il suo posto è qua ad Asgard” aggiunse Loki; Thor lo guardò minacciosamente ed in modo stupito, ma non del tutto, perché quasi sicuramente Loki avrà usato qualche suo trucchetto magico, insegnatogli dalla madre, per spiare sulla conversazione del fratello e del padre.

“Secondo me, è stato troppo ingiusto” disse Volstagg, finendo la coscia di pollo e tenendo in mano solo l’osso.

“Volstagg finiscila” replicò Sif.

“Se il Re avesse detto le stesse cose a te, anche tu ti saresti arrabbiata e, in questo momento, non parleresti così bene di lui” disse Volstagg, guardandola.

“Ohhh non ditemi che state litigando ? Non è da voi…no, un momento…è proprio da voi: non fate altro che litigare per simili sciocchezze” disse Loki; i quattro lo guardarono malamente, tranne Thor, che sembrava assorto in qualche suo pensiero.

“Mai che ti fai i tuoi affari, vero ?” replicò Fandrall, guardando Loki, il quale guardandolo a sua volta, gli sorrise e con calma gli disse: “E’ che sono molto curioso”.

 “Ha ragione lui: non dovremmo litigare per simili sciocchezze” disse Sif; gli altri tre guerrieri, la guardarono in modo stupito; poi, Fandrall le domandò: “Sif ma che ti prende ?”.

“Lo so io cosa le prende” iniziò col dire Volstagg e, poi, guardando Loki, lo indicò finendo col dire: “E’ colpa sua”.

 “E sentiamo, cosa le avrei fatto ?” chiese Loki con la sua solita calma; Volstagg si alzò in piedi, lanciando nel caminetto l’osso della coscia di pollo. I tre guerrieri, eccetto per Sif e Thor, guardarono minacciosamente Loki e Volstagg rispose: “Le hai fatto il lavaggio del cervello, con uno dei tuoi incantesimi: sappiamo che ne sei capace, anche perché sono il tuo pezzo forte”.

“Sì, devo ammetterlo: mi diverto molto a farli, ma….non questa volta” disse Loki.

“Sei il dio degli inganni: perché mai dovremmo crederti ?” chiese Hugon.

“Voi credete che la mia verità sia menzogna ? Una menzogna non è una menzogna, se non è detta come una menzogna” disse Loki; i tre si guardarono in modo stupito e non avendoci capito nulla, quando Thor parlò: “Sif e Loki hanno ragione: non dovremmo litigare su queste cose, soprattutto in un momento come questo”.

“Sono toccato da queste tue parole, fratello” disse Loki.

“Ti do ragione, solo per farli smettere di litigare” disse Thor.

“Non lo mettevo in dubbio” disse Loki.

“Ma cosa vi è preso ad entrambi ? Da quando in qua date ragione ad un tipo come lui ?” domandò stupito Volstagg.

“Loki, al momento, dice il vero: la sola cosa alla quale dobbiamo pensare è altro” rispose Thor.

“Del tipo ?” chiese Fandrall.

“Al piano” rispose Thor.

“Quale piano ?” domandò Volstagg.

 “Quello a cui avevo pensato, mentre voi stavate litigando tra di voi” rispose Thor.

“Non stavamo litigando tra di noi, ma con Loki” disse Volstagg.

“Sì, sì, date sempre la colpa a me, come se la colpa fosse veramente mia” disse Loki, facendo lo sguardo da innocente.

“Perché non è così ?” chiese Sif e Loki la guardò sorridendo maliziosamente.

“Varcheremo il Bifrost, per andare in uno degli altri regni” rispose Thor.

“Un piano niente male” disse Loki.

“Anche tu hai un piano, per caso ?” replicò domandandogli Hugon; Loki lo guardò chiedendogli: “Perché pensi a questo ?”.

“Perché continui ad appoggiare qualsiasi cosa dica Thor, mentre di solito non lo fai mai” rispose Hugon.

“E questo ti fa subito pensare che io stia architettando qualcosa contro il mio caro fratello maggiore, vero ?” disse Loki e, quando Hugon non gli rispose, si mise a ridere, per poi aggiungere: “ Voi guerrieri usate sempre poco la vostra ingenua mente e vi fermate a ciò che vedete; dovreste, invece, andare oltre, ma non lo capite e mai lo capirete, finché penserete solo a combattere o mangiare” e guardò maliziosamente Volstagg, il quale invece lo guardò malamente.

“Loki, ora basta così: credo che abbiano capito” disse Thor.

“Se lo dici tu” disse Loki e guardò da un’altra parte.

“Thor è una pazzia: fare ciò, vuol dire andare contro il volere di tuo padre; contro il Re. È troppo rischioso” disse Sif.

“Allora vuol dire che è un rischio che sono disposto a correre” disse Thor.

“Ma a che scopo ? Il Re ti ha solo detto di aspettare” disse Sif.

“Ho aspettato abbastanza e non intendo continuare a sottostare al suo volere ! Un giorno sarò futuro re di Asgard ed è giusto che debba conoscere le popolazioni degli altri regni: se non sanno chi sono, di conseguenza non sapranno nemmeno l’identità di chi li governerà in futuro” replicò Thor.

“Quel futuro potrebbe essere ancora lontano: non fare scelte sbagliate” disse Sif.

“La mia scelta non è sbagliata, ma saggia; so quello che faccio” disse Thor; a questo punto, Sif non obiettò più e nella stanza calò il silenzio, nel quale si poteva solo sentire lo scoppiettare delle fiamme nel caminetto acceso. Il dio del tuono fece un lungo sospiro e, mentre guardava ognuno dei suoi amici, disse: “ Non voglio obbligarvi a venire con me, amici miei ma se anche voi obiettate il volere del Padre degli Dei, allora non potete….non dobbiamo starcene qua con le mani in mano, ma dobbiamo soddisfare ciò che veramente vogliamo e cosa è che noi vogliamo ?”.

I quattro si guardarono, poi Volstagg disse: “Combattere”.

“E per cosa ? Non per certo rimanere qua; amici miei, noi siamo nati per combattere e mantenere la pace in tutti i regni. Il Padre degli Dei non approva questa mia scelta, ma se gli faremo vedere quello per ciò cui valiamo, allora cambierà il suo parere” spiegò Thor.

“Cosa che non avverrà” disse Loki; i cinque lo guardarono e Volstagg replicò: “Come se tu fossi d’accordo con noi”.

“Ma è la verità e lo sapete: il Re non è un uomo da obiezioni e poi, come ben sapete, se volete andare anche solo in un altro regno, dovete passare il volere di Heimdall” disse Loki.

“Riusciremo a convincerlo: Heimdall è sempre stato dalla nostra parte” disse Thor; Loki rise per poi dire: “Credete veramente che vi dia ascolto ? Voi non valete una minima parte di quanto il Re valga per lui: siete solo un piccolo granello di polvere in confronto all’importanza che ha il Padre degli Dei per lui. Non si farà convincere tanto facilmente”.

Ci fu silenzio, poi Thor, mentre camminava verso di lui, gli disse: “Ma tu sai essere molto persuasivo”.
“A cosa alludi, fratello ?” domandò Loki.

“Sai a cosa alludo: al tuo potere di poter controllare le menti altrui; te l’ho visto fare” rispose Thor.

“Accusi me di questa cosa ? Ne sono alquanto sorpreso, fratello” disse Loki, con fare alquanto stupito.

“Sei il Dio degli Inganni: sapresti raggirare chiunque; anche nostro Padre e nostra Madre” disse Thor; lo sguardo di Loki, al solo nominare la Madre, divenne cupo e replicò: “Non osare mettere nostra Madre nei tuoi subdoli discorsi ! Lei non fa parte di tutta questa storia  e sai benissimo che non la trarrei mai in inganno !”.

“Ma saresti disposto ad osare per lei ? Se fosse stata lei a chiederti ciò, avresti accettato ?” chiese Thor.

“Hai anche il coraggio di chiedermi ciò ? Umili la donna che ti ha messo alla luce e umili le tue origini” rispose Loki.

“Non era una domanda, ma solo una mia supposizione” disse Thor.

“No non accetterei e il perché è molto semplice: lei non mi chiederebbe mai di obiettare le decisioni del Padre degli Dei” spiegò Loki.

“Ma ora lo faresti ?” domandò Thor; ci fu silenzio; poi Loki sorrise e gli rispose: “ Accetto”, ma in realtà, qualcos’altro si stava muovendo nella sua mente; qualcosa che di certo non corrispondeva all’idea del suo caro fratello.

 Qualche ora più tardi, Loki stava camminando lungo uno dei corridoi del palazzo, quando nell’angolo comparì Frigga, sua madre; la regina, appena vide il figlio, gli sorrise, come del resto faceva sempre: lei gli voleva molto bene, anche più di quanto ne volesse a Thor; per lei Loki era come un tesoro da custodire gelosamente e non avrebbe mai permesso che gli fosse accaduto qualcosa.

La donna avanzò verso il figlio, per poi abbracciarlo: “Madre, qualcosa vi turba ?” chiese Loki; Frigga lo guardò, rispondendogli: “Solo perché abbraccio mio figlio, non significa che ci sia qualcosa che mi turbi”, ma dopo aver visto lo sguardo pensieroso del figlio, aggiunse dicendogli: “Ma sento, che invece c’è qualcosa che turba te”. “Ciò che mi affligge, non vorrei che diventasse fonte di importanza per te” disse Loki; Frigga gli sorrise, mettendogli una mano su una guancia ma, in realtà, sapeva dallo sguardo del figlio, che c’era veramente qualcosa che lo turbava.

La regina riusciva a sapere i sentimenti ed i tormenti di tutti, solo dai loro sguardi, compresi i suoi figli, primo fra tutti Loki, il quale tentava sempre di nascondere i propri sentimenti dietro ad una maschera, da lui indossata. “Va bene, ti credo, ma non farmi stare in pena; lo sai che non mi piace vederti così” gli disse Frigga.

“Tranquilla madre: non dovrete preoccuparvi di niente” disse Loki e dopo averla accarezzata su una guancia, le passò accanto, svoltando l’angolo; Frigga si voltò, osservando il figlio minore andarsene; sospirò: era in pena per lui; lo era sempre stato, visto che sin da bambino, Loki era solito andarsi a rifugiare in luoghi anche fuori dal palazzo. Temeva che gli potesse, prima o poi, succedergli qualcosa, ma subito si tolse quel brutto pensiero per la testa e proseguì per la sua strada.

Loki continuava a camminare, noncurante del piano del fratello; da quando Thor gli aveva chiesto di aiutarlo, all’inizio era contrario, ma poi qualcosa incominciò a macchinarsi nella sua mente; qualcosa che, in parte, aveva a che fare con il piano di Thor, ma che anche avrebbe portato terribili conseguenze nei suoi confronti. Non era che non volesse bene a lui, ma era geloso, perché, in quanto fratello maggiore, sarebbe diventato Re e lui sarebbe ancora stato il fratello “nell’ombra”; ad Asgard, seppur era figlio del Padre degli Dei, non era molto ben visto dalla popolazione e, per questo, avevano preso il vizio di dargli questo soprannome oltre, ovviamente, ad altri nomi che lui preferiva ignorare.

Nel regno tutti, eccetto per la sua famiglia, lo guardavano sempre in modo strano, come se non appartenesse a quel posto; lo facevano sentire un estraneo in quel mondo dove era cresciuto per secoli. Anche da bambino, durante i vari giochi, veniva sempre messo da parte, mentre gli altri prediligevano Thor: veniva scelto per primo; a lui spettava di scegliere i giochi da fare e, in quanto a principe, gli veniva anche concesso di vincere. Ma Loki si ricordò che c’era qualcuno che giocava con lui e non gli importava nulla di Thor: si trattava di una bambina, dai capelli lunghi e dorati e lo sguardo dolce. Si ricordava che giocavano sempre insieme e che facevano tutto insieme:
 
Due bambini stavano giocando a rincorrersi per i giardini del palazzo: “Non mi prendi” diceva la bambina dai lunghi capelli dorati, mentre il bambino dai capelli corvini la inseguiva. “Sono più veloce di te” aggiunse la bambina, guardando il bambino, ma quando voltò lo sguardo in avanti, se lo ritrovò magicamente davanti. Si fermò e disse: “Non vale: avevi promesso che non lo avresti più rifatto”. “E’ vero, ma ora siamo pari: anche tu, prima, hai usato i tuoi poteri, quando avevi promesso che non li avresti usati” disse il bambino, arrivando dietro di lei, mentre l’immagine davanti alla bambina scomparve; la piccola si voltò e gli sorrise: non riusciva mai a tenergli il broncio, anche perché non voleva. I due erano molto amici e difficilmente avrebbero litigato, anche se a volte capitava, ma finivano col fare pace
 
Era la prima volta che Loki ripensava a quella bambina; in realtà, ci aveva pensato ogni volta da quando quel giorno, non l’aveva più vista. Era come completamente scomparsa dal regno, ma in cuor suo Loki, allora adolescente e poco più di 12 anni, non aveva mai smesso di cercarla, anche se non si era mai ricordato cosa le fosse realmente successo. Si mise una mano sulla testa; gli faceva male ripensare a quei ricordi, ma quello non era il momento opportuno: doveva portare a termine altro, quindi, riprese a camminare, uscendo dal palazzo e dirigendosi verso le stalle reali, dove prese il suo fidato cavallo e, a tutta velocità, si diresse verso il confine della città.

Cavalcò sul destriero, passando sopra il Ponte Arcobaleno, un ponte dai mille colori; arrivò ad enormi porte dorate, che si aprirono lasciando passare il giovane principe, il quale proseguiva verso la sua meta, che si presentò davanti a lui pochi minuti dopo.

L’edificio, se così lo si poteva chiamare, aveva le sembianze di un osservatorio; Loki lo guardò fino alla cima, dove l’enorme punta, si ergeva fino al cielo. Il giovane scese da cavallo; gli diede una leggera carezza sul muso e poi si incamminò verso l’osservatorio, contemplando alle possibili parole che avrebbe potuto dire al guardiano: si trattava di un uomo di colore, alto sui due metri e passa; Heimdall era il suo nome. Egli se ne stava immobile nell’osservatorio, a guardare in un punto non precisato davanti a se; era suo solito osservare qualsiasi cosa di tutti e saperne la loro esatta posizione  di fatti…

“Cosa sei venuto a fare qua ?” domandò a Loki, non appena questi mise piede all’interno dell’edificio. Al contrario di Thor, sembrava che Heimdall non avesse alcun tipo di rispetto per Loki, anche se si trattava del figlio del Re; non gli era mai stato simpatico e sentiva che quel ragazzo nascondeva qualcosa; qualcosa che molto probabilmente avrebbe cambiato la vita della famiglia reale.
“Non posso neanche venire a trovare un amico ?” chiese Loki, fermandosi, ma mettendo solo un piede avanti.

“Lo sai che non accetterò mai qualsiasi tua proposta” disse Heimdall, continuando a dare di schiena al ragazzo.

“Ma se ti dicessi che questa proposta è venuta in parte da Thor ? La rifiuteresti lo stesso ?” domandò Loki; il guardiano socchiuse gli occhi per un momento, per poi voltarsi verso il giovane dio e chiedergli: “Perché dovrei crederti ?”.

“Credi che dica il falso sul mio caro fratello ? Non mi permetterai mai” rispose Loki, sorridendo; ecco era proprio quel sorriso che non piaceva ad Heimdall: un sorriso che poteva dire la verità, come poteva dire, allo stesso momento, anche la bugia. “Quale sarebbe questa proposta ?” domandò Heimdall.

“Sapevo che mi avresti dato udienza….vedi è molto semplice: Thor si è messo in testa di dover farsi conoscere anche dagli altri regni, in modo che portino rispetto fin da adesso al futuro sovrano, ma visto che nostro padre non è dello stesso parere, ha voluto lo stesso fare di testa sua. Credi che potresti acconsentire anche tu ?” spiegò Loki, camminando intorno ad Heimdall il quale, mentre lo seguiva con lo sguardo, disse: “Non posso obiettare il volere del Re”.

“Risposta deducibile da uno come te, ma anche piuttosto sciocca, considerando che così facendo, volterai le spalle al futuro re, nonché tuo amico” disse Loki, continuando a camminargli intorno.

“Stai cercando di mettermi su due strade, ma non funzionerà” disse Heimdall, guardandolo.

“Non mi permetterei di farti prendere una decisione simile, ma ti sto solo dicendo di aiutare un amico” disse Loki, fermandosi; Heimdall sospirò: non era del tutto convinto delle parole del giovane; era il dio degli inganni e chi lo sa che non lo stesse traendo in inganno ? ma i suoi pensieri vennero interrotti da Loki: “Oh non ti preoccupare per il Re: non lo verrà mai a sapere, non almeno nella maniera della quale siamo a conoscenza”.

“Non so di cosa tu stia parlando” disse Heimdall.

“Il Re ha i suoi “informatori personali”, se così vogliamo chiamarli: volano sempre da tutte le parti, pur di portare utili informazioni al loro sovrano, ma se collaborerai, ti prometto che quei due uccelli terranno il becco chiuso” spiegò Loki, sorridendo maliziosamente.
“Che cosa hai in mente ?” chiese Heimdall.

Loki sorrise; il suo piano stava funzionando proprio come voleva, ma poi parlò: “Oh, niente di complicato per la tua mente…senza offesa, ovviamente” e riguardò Heimdall, cercando di capire il suo “stato” in quel momento: vide rabbia, per ciò che aveva appena detto, ma anche completa attenzione e, proprio quest’ultima, era ciò che gli interessava di più.

“Parla” disse semplicemente il guardiano.

“Il mio caro fratello vuole farsi conoscere negli otto regni, ma perché, invece, non gli facciamo fare un passo alla volta ? Dopotutto, un saggio Re, deve prima conoscere meglio i suoi futuri sudditi e non è di certo conoscendoli tutti in una volta, che si farà rispettare da loro” spiegò Loki.

“E tu cosa proponi ?” domandò Heimdall; eccola qua, la domanda che Loki stava aspettando: ora sapeva benissimo che il guardiano dell’osservatorio si stava fidando di lui…non completamente…per ora. “Un pianeta; uno solo, tanto per cominciare. Poi si vedrà” rispose Loki.

“Fin lì c’ero arrivato anche io che volevi solo una destinazione” disse Heimdall.

“Volevo solo vedere se prestavi attenzione” disse Loki, mettendo le mani dietro la schiena.

“Non sono un tipo con molta pazienza” disse Heimdall.

“Non ti arrabbiare per così poco: la vita è fatta di cose ben più peggiori, come per esempio tu che volti le spalle al Re” disse Loki.
“O mi vado a fidare di te” aggiunse dicendo Heidall; Loki sorrise, per poi dire: “ Se vuoi conoscere la destinazione, devi ascoltare attentamente le coordinate esatte che ti dirò”.

“So ogni coordinata di ogni regno: non c’è motivo che me le dica tu. Basta solo che mi riferisci la destinazione ed al resto penserò io” spiegò Heimdall.

“Con questo regno non è così, perché solo io ne so le esatte coordinate” disse Loki; Heimdall lo guardò poco convinto, come del resto faceva sempre, visto che quasi nessuno di fidava di Loki, ma furono le parole della regina a fargli cambiare idea:
 
“ Loki non è quello che pensi; basta solo capirlo fino in fondo, per rendersi conto che tipo di persona è. Vuole solo essere capito e compreso, ed è per questo che io gli voglio bene e gliene vorrò, anche se un giorno egli dovesse cambiare”
 
Il guardino, si spostò, porgendo davanti a se lo scettro; Loki sorrise e, avanzando sugli scalini dorati, allungò la mano destra, prendendolo, ma appena si mise al posto fino a quel momento occupato da Heimdall, si voltò e con un solo cenno della mano, fece diventare verdi gli occhi del guardiano, rendendolo sotto il suo completo controllo; quindi, gli disse: “Ora ascoltami attentamente: ti rivelerò le coordinate, ma quando io, Thor e gli altri subdoli suoi amici verremmo qua, ci aprirai il Bifrost, non conoscendo però, l’esatta destinazione. Vedi di fare il bravo ed io, forse, non dirò nulla al Re” e in un orecchio gli disse le coordinate del pianeta; queste coordinate rimasero nella mente di Heimdall, come fossero un’impronta indelebile.

Poi si allontanò, riscendendo i gradini e rimettendosi di fronte allo scettro e, con un solo cenno della mano, gli occhi di Heimdall, da verdi ritornarono normali.

Il guardiano sbatté gli occhi un paio di volte, non rendendosi minimamente conto di ciò che era appena successo; guardò lo scettro che teneva puntato verso Loki e poi guardò quest’ultimo, chiedendogli: “Cosa è successo ?”.

“Non te lo ricordi ? Ti ho detto le coordinate della destinazione, come promesso prima” rispose Loki; Heimdall lo guardò non dicendo nulla, quindi Loki aggiunse dicendogli: “Non importa se non te le ricordi: te le ricorderai, quando verremmo qua” e si voltò per andarsene, ma poi si fermò; voltò lo sguardo e finì col dire: “Ah e mi raccomando: che tutto ciò che ci siamo detti, rimanga fra noi e forse qualcuno non dirà nulla al Re” e, rivoltando lo sguardo in avanti, uscì dall’osservatorio, mentre aveva un sorriso compiaciuto.

Poco dopo, si ritrovò in una delle stanze del palazzo, insieme a suo fratello Thor: “Lo sapevo che ci saresti riuscito” disse entusiasta Thor, mettendo le mani sulla spalle di Loki, il quale disse: “Prima regola: mai dubitare di me”.

“Infatti, non ho mai messo in dubbio le tue doti. Vado ad avvertire gli altri: partiremo dopo cena” disse Thor ed uscì dalla stanza, mentre Loki, sorridendo maliziosamente, disse: “Seconda regola: fidarsi sempre di me”.

Come prestabilito da piano, i quattro guerrieri, più i due fratelli, dopo cena si congedarono nelle loro stanze, preparandosi alla partenza, ma appena Loki uscì dalla sua stanza, di fronte a lui arrivò Frigga; la madre guardava il figlio con sguardo  di apprensione. In quello sguardo, Loki capì fin da subito, che molto probabilmente la madre aveva capito, o forse intuito qualcosa: “Loki, c’è qualcosa che devi dirmi, figlio ? Ho notato che tu e Thor, durante la cena, eravate molto silenziosi, cosa che non è da voi” disse Frigga.

“Può anche capitare che, almeno per una volta, non ci mettiamo a litigare: dopotutto non siamo più dei bambini, no ?” disse Loki.

“No, infatti” disse con un filo di tristezza Frigga; Loki sapeva benissimo quanto sua madre pensasse costantemente a loro, quindi le disse: “Non devi preoccuparti madre: io e Thor staremo bene”.

Frigga sospirò; sentiva che, da un momento l’altro, sarebbe successo qualcosa, ma in cuor suo si fidava delle parole del figlio; alzò, quindi, lo sguardo verso di lui e mettendogli una mano sulla guancia, accarezzandogliela dolcemente, disse: “Mi si spezzerebbe il cuore, al solo sapere di uno dei miei figli in pericolo ma, tu, sai cosa fare: nel corso degli anni ti ho insegnato molte tecniche di magia e sono sicura che le metterai in pratica anche per salvare tuo fratello, nel caso fosse in pericolo”.

“Lo farò, ma come ti ho detto, non devi preoccuparti di nulla; Thor potrà anche essere forte, ma gli servo io per scampare alla morte” disse Loki.

“Confido in te, Loki ed in tutto ciò che hai appreso” disse Frigga.

“Non temere madre: so quello che faccio” disse Loki e, dopo averla baciata su una guancia, le passò accanto, proseguendo per la sua strada; Frigga lo guardò, ma poi si diresse verso la sua camera da letto, dove trovò Odino, sul balcone, intendo ad osservare Asgard.
La regina si avvicinò a lui; nessuno dei due, per un po’, non preferì parola, ma poi il re, alzando lo sguardo verso il cielo, disse: “ Stasera le stelle non sono molto luminose: succederà qualcosa”.

“E’ solo una tua sensazione” disse Frigga.

“Le mie sensazioni non sbagliano mai” disse Odino, appoggiando le mani sul muretto del balcone ed abbassando lo sguardo; Frigga lo guardò e, dopo aver messo una mano su quella sua, disse: “ Dovresti attenerti più alla realtà e meno alle tue sensazioni; dopotutto gli eventi cambiano costantemente”.

“Ma questi eventi potrebbero anche portare ad una rottura della pace che ho creato tra tutti i regni” disse Odino.

“Lo sai che non portano solo a quello: potrebbero benissimo portare ad altro” disse Frigga.

“Come, per esempio, i figli che ci nascondono qualcosa ?!” replicò Odino, guardandola; Frigga lo guardò, togliendo la mano da sopra quella re. Non sapeva cosa dire; era rimasta impassibile davanti a quella frase. Odino la guardò con uno sguardo un po’ sospettoso, replicando: “Se sai qualcosa, parla”.

“Se lo sapessi, sarei preoccupata quanto te, anche se tu non lo sembri affatto. Credi veramente, che se sapessi qualcosa, me ne starei qua a parlare con te, anziché fermarli ? Voglio loro molto bene e mi si spezzerebbe il cuore sapendoli in pericolo” spiegò Frigga; in realtà la regina intuiva che entrambi i figli stavano loro nascondendo qualcosa, ma di sicuro non avrebbe detto ciò a suo marito.

Odino la guardò; ma poi, senza dire nulla, rientrò nella stanza, mentre Frigga lo seguiva con lo sguardo: non voleva che il re sospettasse qualcosa, anche perché ciò voleva dire mettere in cattiva luce i loro figli.

Si rivoltò a guardare Asgard ed alzò lo sguardo verso le stelle, pronunciando una preghiera di protezione, in lingua norrena, per i suoi figli; poi, anche lei, rientrò nella stanza, proprio mentre al di fuori del palazzo, sei figure stavano andando verso le stalle: “Spero che il re non ci veda” disse Volstagg.

“Tranquillo: i suoi informatori sono sistemati” disse Loki; Volstagg lo guardò domandandogli: “In che modo ?”.

“Hai paura di essere scoperto da due corvi ? Non è da te, che sei grande e grosso e che potresti benissimo nutrirti della loro carne” rispose Loki. Volstagg riguardò avanti con sguardo poco contento, dicendo: “Non farmi dire le cose che sto pensando in questo momento su di te”.

“Sono alquanto curioso di sentirle invece” disse Loki.

“Non ne rimarresti contento” disse Volstagg.

“Non pensavo che dalla tua bocca, oltre che ad ingerire cibo in gran quantità, uscissero anche parole su di me” disse Loki, stuzzicandolo, ma stavolta Volstagg preferì non replicare. Sapeva che se avesse parlato, Loki avrebbe continuato a stuzzicarlo: al dio degli inganni piaceva prendere in giro gli amici di suo fratello e ciò lo rendeva molto felice.

I sei arrivarono alle stalle e, dopo aver preso ed essere saliti sui loro cavalli, uscirono, dirigendosi verso il Ponte Arcobaleno, che percorsero, stranamente senza essere fermati dalle guardie reali; ovviamente i quattro guerrieri si insospettirono di ciò, guardandosi preoccupati, ma poi rivoltarono lo sguardo in avanti quando davanti a loro comparì l’enorme osservatorio. Si fermarono e, dopo essere scesi da cavallo, camminarono verso di esso: “Sento che accadrà qualcosa” disse Volstagg.

“Da quando sei diventato così pessimista ?” chiese Fandrall.

“Da quando ci andiamo a fidare di lui” rispose Volstagg, guardando Loki, camminare dietro di loro. “Pensavo che tu fossi uno che non si fa tutti questi problemi: sei sempre andato avanti per la tua strada, senza pensare ad altro” disse Fandrall.

“E’ che Loki mi ha sempre messo a disagio: con lui non c’è mai da stare sicuri” disse Volstagg.

“Thor si fida di lui, quindi perché non dovremmo neanche noi ?” disse Sif.

“Perché Loki è il dio degli inganni e ci si può aspettare di tutto da un tipo come lui” disse Volstagg.

Thor rallentò, volutamente, un po’ il passo, permettendo così al fratello di raggiungerlo ed affiancarsi a lui, domandandogli: “Come ci sei riuscito ?”.

“A fare cosa ?” chiese Loki.

“A far sì che non ci fosse neanche una guardia” rispose Thor.

“Te l’ho già detto che riesco ad essere molto persuasivo” disse Loki.

“E per quanto riguarda i due corvi di nostro padre ?” domandò Thor.

“Hai troppa poca fiducia in me: quei due li ho sistemati a dovere e, se anche si dovessero muovere, verranno spennati” rispose sorridendo Loki.

Nello stesso momento, Odino si era diretto alla sala del trono; le guardie, appena lo videro, fecero un inchino ed aprirono le porte per lui, ma appena il Re entrò, si fermò di colpo: di fianco al trono ed appesi a testa in giù con una corda che legava le zampe e dei bracieri di fuoco sotto di loro, vi erano Huginn e Muninn: i suoi due corvi. Odino, a passo veloce, andò subito da loro e, utilizzando la parte finale del suo scettro, riuscì a tagliare le corde che li imprigionava; non appena furono liberi, i due volarono accanto al loro padrone, che chiese loro: “Chi vi ha fatto questo ?”.

Uno dei due gracchiò; lo sguardo del Re divenne furioso e poi, mentre uscì dalla sala reale, gridò: “Guardie ! Preparate subito il mio cavallo !”, mentre i due corvi lo seguirono.

Intanto, Thor e gli altri, erano dentro all’osservatorio: “Heimdall, siamo pronti” disse il dio del tuono; il guardiano si voltò verso di loro e appena incrociò lo sguardo di Loki, che lo guardava sorridendo, i suoi occhi divennero verdi.

Conficcò la sua spada nel meccanismo ed attivò il Bifrost: la punta in alto dell’osservatorio, iniziò a ruotare sempre più velocemente, quando dall’altra porta, opposta a dove erano appena entrati Thor e gli altri, si aprì un vortice di luce. Thor fu il primo a muovere un passo, avvicinandosi lentamente a quella specie di portale; uno dopo l’altro, anche gli altri lo seguirono. Per ultimo fu Loki che, appena passò accanto ad Heimdall, i due si guardarono: Loki lo guardò impassibile, mentre il guardiano lo seguiva come se il dio degli inganni fosse stato il suo padrone; in realtà, essendo come in uno stato di ipnosi, non sapeva neanche minimamente la destinazione che aveva appena aperto. Il dio del tuono si fermò davanti al portale, raggiunto poi, anche da tutti gli altri, Loki compreso, ma appena si avvicinarono anche solo di un po’, una forte energia li risucchiò in esso, trasportandoli attraverso quel vortice di luce. Di certo, dove sarebbero capitati, non sarebbe stata una piacevole sorpresa.
 
 
 
Angolo autrice: Ok eccomi qua, dopo secoli che non scrivevo più su EFP, rieccomi con un’altra storia; tranquilli di chi mi diceva che copiavo dai film, questa è originale, ma niente harry potter o tony stark (al momento), ma Thor, o per meglio dire, il suo amato fratellino “adottato” Loki, che adoro (e chi non lo adora ?) La storia inizia prima del primo thor ed è una un what if: cosa sarebbe successo se loki fosse stato esiliato sulla terra ? (tranquilli, poi successivamente viene esiliato anche thor, come ben sapete) e se trovasse qualcuno cocciuto quanto lui ? Al momento questo è il primo capitolo. Recensite se volete….ah, volevo ringraziare due mie carissime amiche alla quale dedico proprio questa storia: silvia e lucia e quest’ultima la ringrazio anche per le copertine che vedete all’inizio di ogni capitolo. Bè allora buona lettura

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Capitolo 2
*** Destinazione Inaspettata ***


 
 
I sei viaggiavano velocemente nel vortice di luce, mentre tutto intorno a loro si poteva vedere l’universo; il viaggio sembrava non finire mai, quando, dal cielo, atterrarono sul terreno.

La caduta non fu delle più belle, considerando anche il fatto, che il terreno non era dei più morbidi, non essendoci né erba e nemmeno sabbia: “Ahia, che male: non credevo che cadere da così in alto, fosse così doloroso” disse Volstagg, mentre si toccava, da seduto, la parte finale della schiena.

“ Vuoi che ti butti giù da qualche dirupo, così da provare l’ebrezza di una caduta ancora più dolorosa ?” propose Loki; Volstagg lo guardò malamente, replicando: “Chiudi quella bocca, prima che conficchi in te la mia spada”.

“Ohhh sto tremando di paura” disse sarcasticamente Loki.

 “Smettetela di litigare e tu Loki, togliti subito da sopra di me” disse Thor.

“Ecco perché stavo così comodo” disse Loki guardandolo e scese dal fratello; i restanti si rialzarono in piedi guardandosi intorno: “Che posto è questo ?” domandò Sif.

“Non di certo un buon posto dove alloggiare; Heimdall deve essersi sbagliato” rispose Fandrall.

“Heimdall non sbaglia mai: la destinazione è corretta” disse Thor.

“Come puoi esserne sicuro ? Gliela hai detta tu ?” chiese Sif; Thor la guardò, rispondendole: “No, ma spettava a Loki”.

Tutti allora guardarono il nominato e Volstagg replicò: “Lo sapevo che era male fidarsi di lui”.

“Potresti anche parlarmi direttamente, invece di rivolgerti a me in terza persona: intanto sono qua, proprio davanti a voi” disse Loki.

“Smettila di prenderci in giro: è tutta colpa tua, se ci troviamo in questo posto isolato” replicò Volstagg.

“Ragiona: se fosse isolato, non ci sarebbe il collegamento con il Bifrost, eppure eccoci qua” spiegò Loki.

“Non è il momento di litigare: troviamo qualcuno e facciamoci conoscere” replicò Thor, mettendosi tra i due e poi si incamminò; gli altri guardarono minacciosamente Loki e poi seguirono Thor.

“E’ lui quello che vuole farsi conoscere, ma ben presto scoprirà che non è bello essere figlio di Odino, soprattutto da queste parti” disse sorridendo Loki e seguì gli altri.

Camminavano per quella landa desolata e priva di vegetazione e sotto i loro piedi vi erano solamente ciò che pareva ghiaia, ma di colore molto scuro: “Questa ghiaia mi sta facendo male ai piedi” disse Volstagg.

“A me non sembra ghiaia” disse Sif.

“Di fatti non lo è: è cenere vulcanica” disse Loki; gli altri si fermarono e si voltarono verso di lui, guardandolo con sguardo stupito…più o meno.

“E tu cosa ne sai ?” domandò Volstagg.

“Sta scritto sui libri, ma è vero, che sbadato, voi non ne avete mai letti, quindi…” rispose Loki.

“Non ci raccontare bugie !” replicò Fandrall.

“Anche i bambini sanno che sui libri ci sono utili informazioni o voi prendete solo quelli con i disegni ? Probabile di sì, guardando le vostre espressioni prive di…nulla, perché è proprio il nulla che mi state trasmettendo” disse Loki.

Ci fu silenzio; poi Volstagg tirò fuori la sua spada, replicando: “Io ti ammazzo !” e stava per fiondarsi contro Loki, il quale rimase immobile nella posizione in cui era, quando venne bloccato per le braccia da Fandrall, Hugon e Sif: “Lasciatemi andare ! Voglio vedere la lama della mia spada, trafiggergli il cuore !” replicò Volstagg, mentre si dimenava, cercando di liberasi dalla presa degli amici.

“Volstagg, cerca di ragionare: potrai ucciderlo più avanti” disse Fandrall.

“Ma io voglio ucciderlo adesso !” replicò Volstagg.

“Risparmia le forze, per qualsiasi pericolo dovessimo incontrare qua” disse Hugon.

“Sono calmo: potete lasciarmi andare” disse Volstagg; i tre, fidandosi delle sue parole, lo lasciarono andare, ma poi stava per colpire Loki con la spada, quando Thor si mise tra i due e, mettendogli una mano sul petto, disse: “Volstagg, ascolta, Loki non ha nessuna colpa”.

“Vedo che finalmente c’è qualcuno che ragiona con il cervello, anche se non avrei mai immaginato fosse il mio caro fratello” disse Loki.

“Loki ti prego, non vedi che ti sto difendendo ?” disse Thor, non guardandolo.

“Sto solo reggendoti il gioco” disse Loki.

“Allora non parlare di più, se non vuoi che le cose si complichino ancora” disse Thor.

“Dove è che sono complicate ? Forse lo sono per te” disse Loki.

“Loki ti prego” disse Thor, stringendo i denti.

“Va bene, la smetto; però, quanto sei esigente” disse Loki.

Ci fu silenzio, nel quale Thor si accertava che il fratello non aprisse più bocca; quindi, parlò a Volstagg: “E’ grazie a Loki se siamo qua e nessuno delle guardie ci ha sorpreso, quindi non dovresti prendertela con lui. Come ha detto prima Hugon, risparmia le energie per un qualsiasi nemico che incontreremo, ma non per uccidere mio fratello”.

Volstagg guardò Loki; poi guardò l’amico e, mentre metteva via la spada, disse: “Bada che lo faccio perché sei tu Thor, se no lo avrei già spedito nell’Hell”.

“Dovresti darti una calmata o ti verrà un attacco di cuore” disse Loki; Thor lo guardò, facendogli capire di tenere chiusa la bocca, ma poi Loki aggiunse spiegando: “Questo pianeta non è disabitato: troveremo qualcuno, così che il mio caro fratello possa presentarsi a dovere”.

“Ascoltami bene, piccoletto: se solo dovesse succedere qualcosa a Thor, la lama della mia spada non ti risparmierà, è una promessa !” replicò Volstagg.

“Allora, sarò lì ad aspettarla” disse sorridendo Loki; ci fu silenzio, poi Thor semplicemente disse: “Andiamo” e proseguì il cammino.

Gli altri si guardarono e lo seguirono; Loki li guardò, sorrise maliziosamente e poi li seguì.

Capirono ben presto che quel regno non era di certo un posto molto accogliente: alte pareti rocciose si ergevano ad entrambi i lati del sentiero che stavano percorrendo; il nulla nasceva in quel terreno, se non qualche spicchio di erba, ormai non più verde, ma scurita dalla cenere che dominava il posto.

“Questo posto mette i brividi” disse Sif.

“Ti renderai ben presto conto, cara mia, che questo posto, in confronto ad altri, è il paradiso” disse Loki; Sif lo guardò stranamente: come faceva Loki a sapere di quel posto ? E, soprattutto, come faceva ad essere così sicuro di quello che stava facendo ? Bè, la risposta era molto semplice: sicuramente aveva qualcosa in mente che, di certo, loro non condividevano; quindi, prese fuori la spada, si fermò e la mise sotto il collo di Loki.

“Ohhhhhhh finalmente qualcuno che ha del buon senso come me” disse Volstagg, fermandosi come gli altri, guardando la scena.

“Piano piccola, o così rischi di farmi molto male” disse Loki.

“Avanti, parla: so che stai tramando qualcosa !” replicò Sif; Loki sorrise, per poi dire: “La tua mente è molto aperta, guerriera, ma a volte prende delle strade sbagliate. Se stessi tramando qualcosa, credi che anche io, ingenuamente, sarei venuto in questo postaccio dimenticato da tutti, insieme a voi ? No, me ne sarei rimasto ad Asgard a contemplare la mia vittoria contro degli ingenui come voi”.

“Bada a come parli, Loki” disse Thor.

“Non metto in dubbio il vostro coraggio a venire qua e ad affrontare il Re, ma se proprio volete saperlo, non vorrei incorrere nelle ire del Padre degli Dei, se mai dovessimo provocare qualche guerra” disse Loki; Sif continuava a tenergli la spada alla gola: non si fidava delle parole del giovane dio, eppure è come se stesse dicendo la verità.

Dopotutto Loki non era il tipo da rischiare tanto, nemmeno da mettere in pericolo il regno dove era cresciuto, quindi lentamente tolse la spada da sotto il collo del dio degli inganni; Volstagg voltò la testa, quasi con sguardo triste perché la sua amica non aveva compiuto ciò che voleva.

 Sif lo guardò con sguardo di sfida, non rassegnandosi all’idea che stesse veramente nascondendo qualcosa, ma poi, guardò gli altri e, non dicendo nulla, riprese il cammino; gli altri la guardarono in modo stupito, non sapendo di quell’improvvisa decisione, ma poi la seguirono.

Loki se ne rimase un po’ lì, ma poi il suo sguardo divenne serio, dicendo: “Devo stare più attento: sembra che la guerriera abbia intuito qualcosa; meglio non voltare troppo le spalle o il mio piano verrà svelato” e seguì gli altri.

Camminavano senza sosta, o almeno, era Thor quello che camminava senza sosta: era intenzionato a trovare la popolazione di quel regno ma, fino a quel momento, non avevano ancora trovato qualcuno, quando….

“Quello che cosa è ?” chiese Fandrall: il gruppetto si fermò, ad osservare quella cosa che stava un po’ più distante di loro.

“Meglio ucciderlo” disse Volstagg, già pronto a tirar fuori la sua spada, ma Thor lo fermò, dicendogli: “Meglio di no: può darsi che si tratti di un animale sacro per la gente di questo regno”.

“Un animale sacro quello ?! Secondo me no” disse stupito Volstagg.

Quell’animale aveva l’aspetto di un grosso gatto e, in quel momento, stava mangiando qualcosa a terra: forse un piccolo animaletto appena catturato ed ucciso durante la caccia.

Stettero ad osservarlo, quando l’animale, drizzò le orecchie e li guardò; ci fu silenzio, nel quale nessuno fece qualcosa.

Avevano paura che l’animale li potesse attaccare da un momento all’altro, ma non potevano neanche rimanere lì a non fare nulla: “So cosa passa per le vostre menti e la risposta è no” disse Loki, mentre teneva le mani dietro la schiena; gli altri lo guardarono e Fandrall gli domandò: “No per cosa ?”.

“Pensavo che fossi uno dei più svegli del gruppo ma, a quanto pare, mi devo ricredere; ma è ovvio che è no, per attaccare quell’animale: se farete solo un passo, sarà lui ad attaccare noi e di certo non voglio finire i miei giorni qua” spiegò Loki.

“Bè di certo non possiamo starcene qua a non fare nulla” disse Volstagg.

“I miglior attacchi non sono sempre fatti di combattere, ma anche di difese: se prima non pensiamo ad un modo per difenderci, quell’animale ci farà fare una fine molto dolorosa uno dopo l’altro. Nessuno di noi ritornerà ad Asgard con tutti gli arti” spiegò Loki; Thor lo guardò, ma poi riguardò l’animale, che li continuava a guardare, scrutando ogni loro movimento, dicendo: “Hai ragione: meglio prima pensare ad un modo per passargli accanto, senza che ci attacchi, che attaccarlo direttamente” e riguardò il gruppo.

“Anche se ci passassimo accanto, dubito che ci lasci andare via così facilmente: dopotutto prede come noi non si vedono spesso da queste parti” disse Loki.

“Allora, cosa suggerisci ?” chiese Sif.

“Mi lusinga che tu chieda consiglio a me” disse Loki, guardandola.

“Al momento sembri l’unico a saper esattamente come aggirare quell’animale” disse Sif.

“Togli pure il “sembri”, perché la cosa è molto semplice: andrò io” disse Loki.

“Tu ?! E chi ci dice che poi non ci lascerai qua a farci mangiare dall’animale ?!” replicò Volstagg.

“Dubitate di me ? Non vi lascerei mai nelle grinfie dell’animale; anche io, come voi, tengo un cuore” disse Loki, mettendosi una mano sul petto.

Gli altri lo guardarono con poca convinzione: non si fidano e non volevano fidarsi delle parole del giovane dio.

Fidarsi, per loro, voleva dire rimanere su quel pianeta per il resto della loro vita, ma quelle parole erano così convincenti, che decisero di credergli: “Bada di portarci lontano da quell’animale, se no sarai il primo a finire nella sua pancia” disse Volstagg; Loki sorrise per poi dire: “Avete la mia parola, che quel gatto non vi graffierà neanche”.

Lo guardarono e si fecero da parte per farlo passare; Loki fece un lungo respiro, ma poi si incamminò verso l’animale, ma appena passò accanto a Thor, questi gli disse: “Madre non vorrebbe che tu rischiassi così tanto”.

“Hai paura che possa morire ? Tranquillo, so quello che faccio” disse Loki; i due fratelli si guardarono, ma poi Loki riguardò avanti a proseguì per la sua strada.

L’animale aveva la completa attenzione su di lui: sentiva che il suo “avversario” stava tramando qualcosa e, per questo, voleva accertarsi di non voltargli mai le spalle.

Loki continuava ad avanzare, sicuro di se e di quello che stava facendo: sperava che il suo piano non lo tradisse ma, essendo molto sicuro di se, era certo di non fallire.

 Si fermò, a pochi metri dall’animale; i due si guardarono, entrambi pronti per chi avesse compiuto la prima mossa, ma poi Loki tirò fuori il suo pugnale, mettendolo dietro la schiena e, sorridendogli maliziosamente, disse: “So che stai nascondendo la tua vera natura, quindi che cosa aspetti ad attaccarmi ? Sono disarmato e senza difesa e, di conseguenza, divento una facile preda per te”.

 L’animale mise una zampa avanti e poi ringhiò; gli altri stavano con il fiato sospeso: “Avanti, non ho paura di te” lo incitò Loki ma l’animale, prima di attaccarlo, cambiò aspetto: gli crebbe una criniera infuocata, così come infuocata era la punta finale della coda; comparirono anche delle fiamme attorno alle giunture delle zampe ed il suo corpo divenne come infuocato.

“Proprio questo aspettavo” disse Loki e corse verso il leone infuocato, il quale, a sua volta, corse verso il dio.

“Loki !” gridò Thor.

“Lascialo fare: si è scelto il suo destino” disse Volstagg; Thor lo guardò, replicando: “ Non è vero ed anche tu lo sai: Loki sta solo creando un diversivo per noi”.

“Secondo me lo sta creando solo per se stesso” disse Volstagg.

“Ma perché dubitate sempre di lui ? Ci sta aiutando” disse Thor.

“Perché è il dio degli inganni e sicuramente starà pensando a qualcosa per sbarazzarci di noi” spiegò Volstagg.

“Loki non lo farebbe mai” disse Thor.

“Allora ci dici del perché si è offerto volontario per affrontare quel gatto troppo cresciuto ? E se veramente stesse tramando qualcosa ? Io non voglio passare il resto della mia vita in questa landa dimenticata da tutti” disse Fandrall.

“Amici voi vi preoccupate troppo: Loki è sempre riuscito a cavarsela” disse sorridendo Thor, ma appena si voltò, vide Loki a terra e con il leone infuocato sopra di lui; il solo motivo del perché il leone infuocato non riusciva ad azzannare il suo avversario, era che Loki teneva entrambe le braccia davanti a se: una sulla parte alta della bocca del leone e l’altra sulla parte bassa della bocca.

“Dicevi ?” disse Volstagg.

Senza dire nulla, Thor incominciò a far roteare il suo martello, quando Sif gli disse: “Fermo: così rischierai di colpire Loki”.

“Ho ben di mira il mio bersaglio” disse Thor, continuando a far roteare il suo martello.

“Così facendo, istigherai ancora di più quella bestia” disse Sif.

“Così facendo salvo la vita a mio fratello” disse Thor e, mettendo il martello davanti a lui, volò velocemente verso i due.

Il leone infuocato cercava, ancora, di azzannare Loki, il quale, sentendo dei rumori, alzò lo sguardo all’indietro, vedendo Thor arrivare da loro a tutta velocità; quindi riguardò il leone infuocato e sorrise maliziosamente.

In un millesimo di secondo successero tre cose contemporaneamente: appena Loki allontanò le mani dalle fauci del leone, questi cercò di azzannarlo, ma nello stesso momento, Thor arrivò; Loki scomparve ed il dio del tuono, con il martello, si fiondò sul leone infuocato ed i due finirono a diversi metri di distanza.

I quattro guerrieri guardarono quella scena con il fiato sospeso, mentre il leone infuocato fu il primo a rialzarsi, col il fuoco che ritornò sulla sua schiena e ringhiando contro Thor, il quale, si rialzò anche lui, brandendo il Mjolnir.

Il leone infuocato ruggiva, mentre incominciò ad avanzare verso il suo avversario; Thor invece, gli girò lentamente intorno, tracciando un cerchio immaginario, ma continuando a guardarlo dritto negli occhi.

“Credete che dovremmo aiutarlo ?” domandò Sif.

“No: riuscirà a cavarsela da solo, come ha sempre fatto” rispose Volstagg.

Thor fece roteare ancora il suo martello, proprio mentre il leone infuocato balzò verso di lui: il dio del tuono, lo colpì sotto il mento con il martello, mandando il felino a diversi metri di distanza.

Ma il leone non voleva mollare e, rialzandosi, gli ringhiò contro, ma voltò lo sguardo, quando qualcun altro, parlò: “Ehi, ti sei dimenticato che stavi combattendo contro di me ? Prenditela con uno che ha più coraggio da vendere di lui”.

“Guardate un po’ chi è ritornato” disse Volstagg, guardando, come gli altri, in direzione di chi aveva appena parlato, che poi era Loki.

“Fratello vattene !  All’animale ci penso io” disse Thor.

“Non fare sempre la parte dell’eroe che si sacrifica per gli altri ed incomincia ad usare quel poco cervello che ti è rimasto: sai benissimo che non hai nessuna speranza nello sconfiggere la bestia, quindi lascia fare a me” spiegò Loki, mentre mise la mano destra dietro la schiena, facendo comparire il suo pugnale.

“Avevo la situazione sotto controllo, prima che tu ritornassi, quindi lascia questa battaglia a me” replicò Thor.

“Solo perché brandisci il Mjolnir, non è detto che tu possa vincere a tutti i costi” disse sorridendo Loki e, prima che Thor potesse nuovamente replicare, il leone infuocato corse verso Loki, il quale lo aspettava rimanendo immobile.

Appena fu a pochi centimetri, il leone balzò, ma proprio in quel momento, proprio come aveva fatto prima, Loki scomparve, ma stavolta, comparì dietro all’animale, il quale si voltò verso il dio degli inganni, proprio nel momento in cui questi gli conficcò  il pugnale nel cuore.

Il leone lanciò un acuto ruggito di dolore, per poi cadere a terra, mentre le fiamme nel suo corpo, piano, piano si spegnevano, finché non scomparvero definitivamente da quel corpo.

 Gli altri si avvicinarono a Loki: “Lo hai ucciso” disse Sif.

“Dovevo farlo, o ci avrebbe uccisi lui” disse Loki, mettendo via il pugnale nella cinta della cintura.

“Non era necessario arrivare a questo” disse Thor.

“Oh per favore, smettila con tutti questi sentimentalismi. Se avesse ucciso uno dei tuoi amici, avresti vendicato la loro morte, ma mettiamola così: ora non hai nessuna morte da vendicare” disse Loki, guardandolo.

“Quanto sei crudele” disse Sif; Loki la guardò, dicendole: “Se vi foste trovati un leone affamato a pochi centimetri dal viso, anche voi vi sareste comportati allo stesso modo, quindi vi ho solo difesi”.

“Loki…” iniziò col dire Thor, ma venne subito bloccato dal fratello, che disse: “Non fare la voce autoritaria come fa sempre nostro padre e, per una buona volta, lascia scorrere i fatti: è successo e non possiamo continuare pensare a ciò. Non ci resta che proseguire e vedere cosa ci riserva ancora questo posto”.

Ci fu silenzio, ma poi Thor disse: “Va bene, ormai questa bestia è morta e non possiamo riportarla in vita. Dopotutto, il nostro scopo è quello di farci conoscere dalla popolazione, quindi proseguiamo” e si incamminò; Loki lo seguì sorridendo e poi anche gli altri, dopo aver dato un ultimo sguardo al defunto animale, seguirono i due fratelli.

Man mano che proseguivano il cammino, il territorio cambiava: intorno a loro, al posto delle rocce, ora vi erano enormi crateri, dai quali fuoriuscivano getti di vapore bollente: “Dovevo sceglierla io la destinazione e non ci saremmo trovati qua” disse Volstagg.

“Sicuramente ci saremmo ritrovati davanti a qualche tavola imbandita” disse Loki.

“Dovresti tenere la bocca chiusa, visto che è per colpa tua, se ci troviamo in questo inferno” replicò Volstagg.

“E tu dovresti incominciare ad usare di più il cervello, anche se la trovo una cosa quasi impossibile” lo stuzzicò Loki; Volstagg aveva già messo una mano sull’elsa della spada, ma venne fermato dallo stesso Loki che aggiunse spiegando: “So che vuoi uccidermi, e non solo tu, ma vi servo io per uscire da questo posto…vivi, ma se volete ritornare ad Asgard con i vostri corpi ad uno stato di quasi decomposizione, allora fate pure: tanto so che Thor non vi fermerà”.

“Perché pensi ciò ? Lo sai che ti difenderei” chiese Thor.

“Da una parte ragioni da fratello, ma dall’altra il tuo cervello è sempre impegnato con le battaglie e, di conseguenza, non avresti nemmeno fermato un tentato omicidio” rispose Loki.

“I nostri corpi non saranno in uno stato di quasi decomposizione quando ritorneremo ad Asgard” disse Sif.

“Non lo saranno, se non verrete a contatto con le lucertole di fuoco” disse Loki.

“Le lucertole di fuoco ?! Sono come quel leone che è stato ucciso ?” domandò Fandrall.

“No, sciocco: a volte, possono anche diventare peggiore di quello. Se una lucertola di fuoco ti si attacca al corpo, puoi dire addio ad ogni possibile speranza di poter ritornare a casa tutto intero” rispose Loki.

“E’ così micidiale ?” chiese Sif.

“Appena attaccata alla sua preda, il corpo della lucertola diventa incandescente, bruciandoti la pelle a temperature molto elevate; poi, solo quando avrai ricoperto il corpo da buchi e quasi privo di forze, altre lucertole si avvinghieranno a te, nutrendoti della tua carne. È una morta lenta e dolorosa” spiegò Loki.

“Sembri molto informato su questi esseri, anche se non sei mai stato qua” disse Hugun.

“Perché a differenza di voi, leggo i libri, che sono una grande fonte di ispirazione e studio per chiunque….forse” spiegò Loki e guardò gli altri, sorridendo maliziosamente, ma appena riguardò avanti, Volstagg replicò: “O la smette di darci degli stupidi, oppure, lo ucciderò veramente”.

“Fa pure, ma ha ragione: solo lui può portarci via da questo posto indenni e fra tutti, sembra proprio che ne sappia più di tutti noi” spiegò Fandrall.

“Non mi convince ciò che ha detto: è impossibile che sappia così tante cose su questo posto, ad averle lette semplicemente su di un libro; sta nascondendoci qualcosa” disse Sif.

“Non sei la sola a pensarla così, quindi meglio tenere gli occhi bene aperti e soprattutto mai voltargli le spalle” disse Fandrall.

Camminarono ancora un po’, finché Loki non si fermò, facendo fermare anche gli altri: “Ora cosa c’è ?” chiese Volstagg.

“Dobbiamo cambiare strada” rispose Loki.

“Secondo me, è un altro pretesto per dirci che non sai dove stiamo veramente andando” disse Volstagg e, stava per proseguire, quando Loki gli mise un braccio davanti, bloccando e dicendogli: “Prosegui pure mio caro, ma a tuo rischio e pericolo” e guardò da basso; anche Volstagg e gli altri, guardarono nella direzione dove stava guardando Loki, per vedere tantissime uova di colore verde marcio, ma con macchie tendenti al rosso.

“Sono…uova” disse Sif.

“Uova di lucertola di fuoco e vi consiglio di non pestarne neanche una, se non volete morire” aggiunse Loki, tirando via il braccio da davanti Volstagg, il quale disse: “Finché quelle bestie non nasceranno, non ci potrà accadere nulla”.

“Fa pure e non seguire il mio consiglio da “compagno di viaggio”, così metterai ben presto fine alla tua misera vita” disse Loki, incrociando le braccia.

“Però Volstagg ha ragione: basta non toccarle ed esse non si schiuderanno” disse Fandrall.

 “Come sempre ragionate come dei bambini, appena vedono una figura colorata su di un libro; è ovvio che il concetto “basta non toccarle, così non si schiudono”, è valido solamente per le uova delle creature normali. Alle uova delle lucertole di fuoco, basta anche solo che una forte fonte di calore passi accanto a loro, per schiudersi e, di certo, noi non emettiamo freddo” spiegò Loki.

Ci fu silenzio; poi, gli altri guardarono Thor e Sif gli domandò: “Thor, cosa consigli di fare ?”.

“Cambieremo strada: passeremo intorno alla uova, in modo da non toccarle” rispose Thor e così si incamminò, passando lontano dalle uova; gli altri lo seguirono e, per ultimo, anche Loki.

Camminavano, cercando di stare il più lontano possibile da quelle uova, ma anche stando attenti a dove mettere i piedi, visto che il terreno era ricoperto di piccole rocce appuntite e sassi di cenere indurita, ma ad un certo punto, da una piccola tana delle rocce, spuntò una specie di serpente di colore rosso, il quale strisciò accanto a Volstagg; quest’ultimo lo vide; si spaventò, ma nell’indietreggiare per lo spavento, con un piede andò contro ad una delle uova, che di conseguenza, rotolò a quella accanto, che rotolò a quella accanto a loro e così successivamente vennero toccate anche tutte le altre uova; poi tutte si fermarono.

Gli altri rimasero in completo silenzio: “Bel lavoro, Volstagg” disse Fandrall.

“Non è successo nulla e poi mi aveva spaventato un serpente” disse Volstagg.

 Loki rise, per poi dirgli, mentre lo guardava: “Un essere grande e grosso come te, che ha paura di un piccolo serpente innocuo; che tristezza” e riguardò avanti.

“Cosa ne sai te che era innocuo ?! Magari era velenoso invece” replicò Volstagg, guardandolo.

“Aveva delle macchie ?” chiese Loki.

 “Non ero molto attento ad osservalo, ma perlopiù a starci alla larga” rispose Volstagg.

“Se aveva delle macchie, allora era velenoso; se non le aveva, allora sei stato molto fortunato che quel serpente fosse solo curioso” spiegò Loki.

“Era rosso” disse Volstagg.

“Tutte le creature di qua hanno la pelle rossa, per richiamare l’elemento predominante del regno” disse Loki.

“E mi pare non avesse macchie” aggiunse dicendo Volstagg.

“Non le aveva, perché se no avresti già la bava alla bocca, credimi” disse Loki e Volstagg non aggiunse altro, quando in quel momento si sentirono dei rumori: il gruppetto abbassò lo sguardo, per vedere le uova che si stavano schiudendo.

“Non è successo nulla, vero ?” disse Fandrall, mettendo un piede indietro.

“Non le ho toccate tutte: solo una” disse Volstagg.

“Che cosa facciamo ora ?” domandò Sif.

 “Scappiamo, ovvio” rispose Fandrall.

“Sarebbe tutto inutile” disse Loki.

“Non sarebbe inutile, se ce ne andiamo ora” disse Fandrall, guardandolo.

“Le lucertole di fuoco sono molto veloci e ci metterebbero pochissimo tempo a raggiungerci, soprattutto ora che saranno in gran quantità” spiegò Loki.

“E allora che si fa ?” chiese Hugun.

“La cosa che sapete fare meglio: combattere” rispose Loki e tirò fuori il suo pugnale.

“E’ la prima volta che mi trovi d’accordo con te” disse Volstagg, tirando fuori la spada, così come fecero anche gli altri tre.

Le uova si stavano schiudendo quasi tutte e, da ognuna di esse, veniva fuori una piccola lucertola di colore rosso; il gruppetto si trovava in mezzo a tutte quelle uova, mentre ognuno stava con la schiena contro quella dell’altro.

“Hai qualche idea ?” domandò Thor.

“Sì ed è quella di combattere” rispose Loki.

“Pensavo ne avessi un’altra” disse Thor.

“Tu che pensi è già qualcosa di importante, ma non ti preoccupare, perché sicuramente mi verrà in mente qualcos’altro” disse Loki.

Le uova si schiusero del tutto e le piccole lucertole dal manto rosso, osservarono le loro prede: “Non fate movimenti azzardati: per loro basta anche una piccola mossa, per saltarvi addosso” spiegò Loki.

“Salteranno addosso anche a te se ti dovessi muovere” disse Volstagg.

“Probabile, ma al contrario di voi, io so come difendermi da queste creature” disse sorridendo Loki ed in uno scatto veloce, attaccò un paio di lucertole, uccidendole, colpendole in pieno petto con il pugnale.

Le altre lucertole, vedendo ciò che era appena successo, attaccarono il loro avversario, ma Loki era molto più veloce di loro e, con la magia, riuscì a scaraventarle lontano da lui; poi, guardò gli altri e replicò: “ Non statevene lì impalati come mummie ed affrontate le vostre paure !”.

“Noi non abbiamo paura !” replicò Fandrall.

“Parla colui che voleva darsela a gambe, quando ancora le uova non si erano schiuse” disse Loki e, con un raggio di magia, scaraventò lontano altre lucertole.

“Forse era meglio se lo avessimo fatto veramente” disse Fandrall, quando una lucertola lo attaccò, ma lui riuscì ad infilzarla con la spada.

Anche gli altri vennero attaccati e così iniziò una battaglia contro quelle terribili lucertole, le quali non volevano far scappare quelle prede: “Era così che immaginavi la tua prima visita in un altro regno ?” chiese Sif.

“No, lo immaginavo più regale” rispose Thor e, con il martello, colpì alcune lucertole.

Anche se continuavano a colpire, le lucertole non volevano mollare: “Sono troppe: non ce la faremo mai” disse Sif.

“Chiediamo al genio della situazione: dopotutto è per colpa sua, che ci troviamo qua” replicò Volstagg, lanciando un’occhiataccia a Loki, il quale disse, non guardandolo: “Almeno io, in confronto a voi, penso invece di stare sempre a combattere”.

“Smettila di darci degli ingrati !” replicò furente Volstagg, puntando la spada al collo di Loki, il quale, con la sua solita calma, gli disse: “Sto solo dicendo la verità” e, con una magia, scagliò via una lucertola che si era arrampicata sulla spalla di Volstagg, per poi aggiungere: “ E dovreste ringraziarmi”.

“Per cosa ? Per averci portato in questo posto infernale ?!” replicò Fandrall.

“No: perché vi salvo sempre la vita” rispose Loki.

“Bè, non sembra che ora tu ce la stia salvando” disse Sif e, con la spada, uccise un’altra lucertola.

“Perché con il vostro parlare senza senso, non mi date il tempo di pensare” disse Loki.

 “Vuoi che ti prepariamo qualcosa da bere e da mangiare, mentre te ne stai comodamente seduto su di una roccia ?” disse sarcasticamente Volstagg.

“Questo pianeta deve avere avuto uno strano effetto su di voi: non siete ancora riusciti ad uccidermi; parlate in modo sensato; vi rende spiritosi e…date retta a me” disse Loki.

“Basta prenderci in giro e dicci un modo per sbarazzarci di queste lucertole !” replicò Fandrall, puntando anche la sua spada al collo di Loki, il quale disse loro: “ Se voi mi uccidete, non scoprirete mai la mia idea per fuggire da queste lucertole”.

Volstagg e Fandrall si scambiarono una fugace occhiata; poi, riguardarono Loki e tirarono via le loro spade dal collo del dio degli inganni. “Avanti, spiegaci questo tuo piano” replicò Fandrall.

“Non ho sentito il per favore” disse Loki.

“Loki ti prego, non è il momento di fare i presuntuosi” disse Thor e con il martello allontanò un’altra lucertola.

“Presuntuoso io ?! Ma senti da che pulpito arriva” disse Loki.

“Vuoi dirci questo piano sì o no ?!” replicò Sif.

“Datti una calmata guerriera: agitandosi non si risolve mai nulla” disse Loki.

“Loki !” lo riprese Thor, allontanando altre lucertole, mentre alcune riuscirono, sfortunatamente, ad avvinghiarsi al suo mantello.

Loki sbuffò, ma poi spiegò: “Come avrete, spero, capito, l’elemento predominante di questo regno, è il fuoco, quindi, l’unica cosa per sconfiggere queste lucertole, è confrontarle con il loro stesso elemento”; gli altri lo guardarono stranamente, quindi Loki proseguì con la spiegazione: “ Se utilizzeremo il fuoco, le sconfiggeremo; allora quanti di voi hanno mai utilizzato del fuoco nello combattere ?”, ma ovviamente nessuno rispose.

“Siamo messi davvero bene” disse sarcasticamente Fandrall.

“Se nessuno lo sa usare, lo si può sempre creare” disse Loki.

“E come ? Prendendo dei legnetti e strofinandoli uno contro l’altro ?” disse Sif.

“Sei seria o il “mangia tutto” ti ha contagiata ?” disse Loki.

“Non lo prendo affatto come un complimento” disse Volstagg.

“Di fatti non lo era; lo faremo creare a Thor” disse Loki e tutti guardarono Thor il quale, dopo aver lanciato via un’altra lucertola, li guardò a sua volta, dicendo: “Parli senza senso, fratello”.

“Le mie parole hanno sempre un senso…fratello” disse Loki.

“Non vedo in che modo ora” disse Thor.

“Hai un martello portentoso in mano che, se ce lo avessi io, di certo lo utilizzerei per scopi miei; guardati intorno e trova un modo per creare il fuoco. Tutto sta a te, dio tonante” spiegò Loki; Thor si guardò intorno, mentre gli altri, Loki compreso, ripresero a combattere contro le lucertole.

 In quel momento, un geyser attirò l’attenzione del dio del tuono e capì finalmente a cosa alludeva Loki; quindi, alzò in aria il martello e gridò: “ Ora vedrete il vero potere del figlio di Odino”. Il cielo si oscurò più di quanto non lo fosse già; fulmini e saette colpirono il Mjolnir, con il quale Thor colpì fortemente a terra.

Dapprima non successe nulla, ma poi nel terreno si formarono delle crepe ed aumentavano sempre di numero; poi, la terra tremò: si aprì un’enorme voragine, dalla quale uscì tantissima acqua bollente, che bruciò vive le povere lucertole che si trovavano lì in quel momento.

Gli altri guardarono Loki, il quale sorridendo disse: “Molto astuto, ma faremmo meglio ad andarcene e sfruttare questo momento, mentre le altre lucertole si trovano dall’altra parte del getto di vapore” e dopo aver messo via il suo pugnale, corse via dalla nidiata delle lucertole; anche gli altri lo seguirono, mentre le lucertole cercavano di oltrepassare il vapore, finendo però bruciate.

Erano abbastanza lontani dalla nidiata delle lucertole, quando Sif disse: “Ora ce lo puoi dire come ti è venuta in mente un’idea simile”.

“E’ logico: è tutto frutto del mio brillante ingegno, cosa che vuoi non avete…o avete in parte” disse Loki.

“Loki non ricominciare” disse Thor.

Loki roteò gli occhi, per poi spiegare: “ Per affrontare una cosa, bisogna contrastarla con la sua stessa arma: due poli uguali si allontanano e quindi, facendo creare a Thor un altro getto di vapore, ho come voluto mandare in tilt quelle lucertole”.

“Brillante, direi” disse Sif.

“Peccato che sia venuta dalla mente di Loki, il che non è bello” disse Fandrall.

“Questa idea ci ha salvato la vita” disse Sif.

“Che fai ? Ti rimetti dalla sua parte ora ?” replicò Fandrall.

“Sto solo dicendo un mio parere” disse Sif.

“Basta litigare e cerchiamo qualcuno del posto con cui parlare” disse Thor.

“Non credo troveremo qualcuno abbastanza clemente che voglia parlare con noi” disse Loki.

“Sicuramente qualcuno troveremo” disse Thor.

“Non qui” disse Loki.

“Tu sai qualcosa, che dovremmo sapere anche noi, vero ?”  domandò Hugunn.

“Finalmente qualcuno che ha la mente aperta” iniziò col dire Loki; poi si fermò; si voltò ed aggiunse: “Benvenuti a Muspell” e gli altri si guardarono in modo preoccupato.





 
Angolo autrice: Secondo capitolo finito…uao, mi meraviglio di me stessa di esserci riuscita. Comunque all’inizio, l’idea era diversa, cioè mettere tutto in questo capitolo, ma poi ho optato per dividerlo e quindi la vera azione avverrà nel prossimo. Spero che non mi prendiate per pazza per aver creato strane creature infuocate o nell’aver pensato alla stramba (ma geniale) idea di Loki. Ci sto mettendo di mio per rendere questa storia il più originale possibile, ovviamente cercando di non uscire troppo dai personaggi o renderli pucciosi. Spero recensirete in molti (mi va bene qualsiasi tipo di recensione); ci tengo. Al momento vi lascio e spero di metterci meno tempo nello scrivere il terzo capitolo: ho un sacco di idee da mettere giù. Una buona lettura a tutti /e

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