Alive.

di Autumvn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo capitolo. ***
Capitolo 2: *** Secondo Capitolo. ***
Capitolo 3: *** Terzo Capitolo. ***
Capitolo 4: *** Quarto Capitolo. ***
Capitolo 5: *** Quinto capitolo ***
Capitolo 6: *** Sesto Capitolo. ***
Capitolo 7: *** Attenzione. ***



Capitolo 1
*** Primo capitolo. ***


                                                            
                                                                                           (Crediti a @ehimaliik per il banner)


 

Primo Capitolo.
 


Uscii chiudendo, forse, con troppa forza lo sportello della macchina. Portai subito dopo le mani alla bocca, ammirando quella che da oggi in poi sarebbe stata la mia nuova casa. 
Chiusi spontaneamente gli occhi, inspirando a pieni polmoni, così da assaporare quel nuovo odore.

Ci siamo Holmes Chapel.

Pensai curvando le labbra in un ampio sorriso. 
Presi spontaneamente la mia valigia, senza aspettare un ulteriore rimprovero da parte di mia madre; aprii con un piede la porta di casa per poi rimanere a bocca aperta.
Era immensa, era qualcosa che non avrei mai potuto immaginare, qualcosa che andava ben oltre le mie aspettative. Senza farlo a posta lasciai cadere di peso la valigia, procurando così un tonfo sordo.
Neanche a farlo apposta, in quel preciso istante passò mia madre che subito assunse un'aria severa «Savannah, il pavimento!» mi rimproverò camminando con una serie di scatoloni in mano posti uno sopra l'altro.
Non dissi nulla, anche perchè non mi avrebbe comunque sentita dalla cucina.
Legai i capelli in una perfetta coda di cavallo, per poi prendere i scatoloni e correre su per le scale, ma sbuffai non appena al mio orecchio giunse la suoneria del mio telefono.
Ma leggendo il nome sulla schermata mi spuntò un sorriso involontario.
«Sei arrivata? Oddio dovresti vedere la mia camera!» urlò Amber - la mia migliore amica ormai dai tempi dell'asilo- dall'altra parte del telefono.
«Ho appena messo piede in casa, stavo per entrare in camera mia.» dissi soffocando dei piccoli gridi a causa della troppa eccitazione.
«Ok, allora al mio tre, apri la porta della tua stanza.»
«Ok, allora contiamo insieme» dissi respirando profondamente.
«1..2..» facemmo una piccola pausa di alcuni secondi, ed infine « 3» entrai spalancando violentemente la porta. Il telefono mi cadde dalle mani. Gli occhi non facevano altro che guardare incantati da una parte all'altra. La bocca involontariamente si spalancò. In lontananza sentii soltanto la debole voci di Amber chiedere se fosse tutto apposto, o perlomeno se ero ancora viva, ma la ignorai, concentrandomi soltanto sull'unica cosa che al momento attirava la mia attenzione.
Letto a due piazze, due immensi armadi, moquette bianca come la neve, pareti di un rosa flebile tendente al bianco, scrivania infinitamente grande, andava quasi da parete a parete, lampadari a luce regolabili, e come ciliegina sulla torta un portatile nuovo di zecca, posto sulla coperta bianco latte del letto.
Scossi la testa ancora incredula, poi riafferrai il telefono «Amb, ci sei ancora?» dissi con il fiato corto.
«La domanda è, se ci sei ancora tu.» soffocò un risolino.
«La stanza è..stupenda.»
«Niente a che vedere con quella precedente eh?» disse riferendosi al buco di camera che avevo prima di trasferirmi qui ad Holmes Chapel.
«Oh, ci puoi scommettere ragazza» risi, avendo ancora gli occhi a cuoricino.
Prima che potesse rispondermi, dal piano di sotto sentii mia madre chiamare il mio nome ripetutamente, così salutai Amber per poi riattaccare e mettere subito dopo il telefono in carica.
Scesi le scale tenendo stretto il corrimano, per poi raggiungere mia madre in cucina.
«Mi cercavi?» chiesi affiancandola.
«Oh, eccoti» accennò un piccolo sorriso «Stasera saremo a cena con i Woods, hanno da poco aperto un ristorante qui vicino»
«Con la famiglia di Amber?»
«Esattamente» disse infine, cominciando a mettere in ordine la cucina.
Capitavano spesso incontri del genere tra gli Hamilton e i Woods. Le nostre famiglie lavoravano insieme in società dapprima che io ed Amber nascessimo. Anche per questo motivo ora ci trovavamo tutte e due nella piccola cittadina di Holmes Chapel. Trasferite qui dalla grande America.
«Sai mamma, non ho ancora capito il motivo di questo trasloco, l'America offre molte più possibilità di lavoro»
«E' vero bambina mia, ma penso che un po' di tranquillità in una città serena come questa non faccia male»
Annuii per poi correre ai ripari nella mia nuova stanza, senza perdere altro tempo, svuotai tutto ciò che c'era in quella valigia negli appositi cassetti, dando infine qualche tocco personale qua e là.
Ed non appena attaccai l'ultimo poster alla parete diedi un fugace sguardo all'orologio che faceva esattamente le 19:03. Sbarrai gli occhi correndo verso le ante dell'armadio. Optai per dei normalissimi jeans ed una camicia bianca. Spruzzai un po' del mio profumo preferito sul collo, diedi una piccola aggiustatina ai capelli per poi scendere giù in salone dove trovai i miei genitori pronti per andare a cena.
«Savannah, non credo che quel genere di abbigliamento vada bene per una cena, non stai andando al cinema con dei tuoi amici» Osservò come sempre mia madre.
Aveva sempre qualcosa da dire su cosa facessi o indossassi, riusciva sempre a trovare qualcosa di negativo in me, anche quando effettivamente non c'era niente che non andasse.
Alzai gli occhi al cielo, poi la superai chiudendomi dietro lo sportello della macchina prima di sentire innumerevoli rimproveri per quell'insignificante gesto.
Arrivammo a destinazione poco dopo, infondo ci si poteva arrivare tranquillamente a piedi.
All'entrata trovai seduta con le braccia conserte Amber che raggiunsi quasi immediatamente.
«Che fai qui fuori? Non senti freddo?» le sorrisi aspettando un suo abbraccio che ricevetti con forse troppa energia.
«Sav! Sei arrivata!”
«Si, Amb, però ti prego, voglio continuare a vivere» risi liberandomi dalla sua stretta, forse, troppo forte.
«Oh, scusami, solo, mi mancavi» Si giustificò timidamente.
«Su andiamo, i miei sono già entrati.» La spinsi dentro, per poi fermarmi un secondo ad ammirare all'interno quella costruzione.
Spostai subito gli occhi da un tavolo all'altro fino a che non trovai il mio.
Presi a braccetto Amber trascinandola a destinazione, dopo di che ci sedemmo e cominciammo a parlare mentre i 'grandi' discutevano di questioni serie, si fa per dire.
Non facevano altro che dare sempre più importanza al progetto che a breve si sarebbe realizzato. Lo ripetevano così tante volte che alle mie orecchie risultava terribilmente noioso.
«Quando inizi la scuola, Sav?» chiese Amber annusando il cibo nel piatto.
«Da domani diciamo che inizierò tutto, dalla scuola, alle prove di danza moderna.» alzai le spalle.
«Hai già trovato una scuola di danza alla tua altezza?»
«Ci ha pensato mia madre, sai com'è fatta.» Alzai gli occhi al cielo.
«Penso faccia a gara con la mia, le piace organizzare ogni mio passo, mi farà iniziare la scuola la settimana prossima per farmi 'ambientare'»
«Non sei contenta?» alzai un sopracciglio.
«Per niente, tutti ricominceranno scuola domani, quindi tra una settimana tutti i nuovi arrivati avranno già fatto nuove amicizie, e l'emarginata di turno sarò io»
«Ma no, ci sono sempre io ricordi?»
Ma prima che potesse rispondermi, un tonfo di piatti caduti a terra ci interruppe, facendo cadere l'attenzione su un ragazzo riccio, chino per terra intento a recuperare i cocci.
Un altro ragazzo di circa la mia età passò lì vicino, ma invece di aiutarlo diede un calcio ai frantumi, facendoli sparpagliare per tutta la sala.
Il riccio si alzò di scatto guardandolo in cagnesco, prese il ragazzo per il colletto della camicia sbattendolo contro il muro.
Portai una mano alla bocca, non sapendo cosa fare richiamai l'attenzione di mia madre, magari lei avrebbe fatto qualcosa.
Subito lei avvertì Jenna, la madre di Amber, ovvero la proprietaria di quel ristorante.
Fulminò con una brutta occhiata il ragazzo riccio , per poi raggiungerlo. Con uno spintone lo scansò dalla vittima, che non sprecò vari secondi per andarsene.
Vidi Jenna prenderlo da parte e cominciare a parlargli con uno sguardo abbastanza serio, fino a quando il riccio non cominciò ad urlarle contro, a quel punto anche lei si alterò, ma lui rispose solo con qualche imprecazione, gettò a terra il grembiule legato in vita per poi uscire dalla porta infuriato.
Dopo alcuni minuti Jenna tornò al tavolo passandosi una mano tra i capelli.
Sospirò «Harry Styles, quel ragazzo mi ha sempre procurato degli innumerevoli guai»
Restai a bocca aperta «Ma, quel ragazzo è passato spargendo i cocci che stava raccogliendo!» dissi passando in sua difesa.
«Savannah, non ti immischiare» si intromise mia madre.
«Non stavo parlando con te» ribattei irritata.
«Savannah, prima o poi l'avrei licenziato io, questa sera mi ha solo facilitato il lavoro, sono troppe volte che passo sopra alle sue ragazzate.» si spiegò Jenna, riprendendo a mangiare come nulla fosse.
A quel punto mi rigirai a parlare con Amber che cominciò un discorso su quanto fosse stato irresponsabile quel ragazzo.
«Questi sono i classici 'cattivi ragazzi' di Holmes Chapel, meglio stargli alla larga, Sav.» disse sinceramente.
«Nessun problema, non intendo avvicinarmi a lui, neanche lo conosco.»

 





 



 

Parola a me.

Belle Bimbe, sono tornataaaaa, vi sono manca ehh (lasciatemi illudere)
E rieccomi qui, sinceramente finire Mistakes è stato un vero parto, ma a dir la verità tutta quella Fan Fiction è stata un parto!
Ma ora sono di nuovo qua, a rompervi le palle con una storia nuova di zecca. 
Questa volta ho deciso di farla su Harry **
E che dirvi, se ci riuscirò cercherò di aggiornare ogni venerdì o Sabato, perchè mi sono resa conto che il venerdì mi ritrovo sempre a scrivere in un modo o nell'altro.
Questa storia non c'entra assolutamente niente con l'ultima che ho scritto, diaciamo che questa risulterà un pochino più "leggera".
Detto questo fatemi sapere cosa ne pensate, se vi piace aggiornerò al più presto, promesso, questa volta sono più organizzata nell'aggiornare, e dal prossimo capitolo inizieranno i spoiler.
Al prossimo capitolo babieees.



Passate qui:

Like a wind of summer.

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Capitolo 2
*** Secondo Capitolo. ***


                                                         
                                                                      


 

Secondo Capitolo.

 

La sveglia cominciò a suonare ininterrottamente senza darmi sosta.

Sbuffai, per poi tirare fuori un braccio da sotto le mie amate calde e soffici coperte, poi diedi un sonoro colpo alla sveglia, finalmente smise di suonare, alleviando così, il fastidio alle orecchie provocato da essa.

Con un calcio riuscii a levarmi le coperte di dosso, misi ai piedi un paio di pantofole e mi diressi verso il bagno.

La sera precedente mi aveva turbata particolarmente. L'atteggiamento della madre di Amber nei confronti di quel povero ragazzo non mi era sembrato molto, come dire, giusto. Ma come sempre, non mi avevano lasciato modo di esprimere liberamente la mia opinione. Ma oramai, avevo gettato la spugna, da tempo mi ero adattata ai loro modi di fare e di pensare; avevo imparato a tacere anche quando loro erano dalla parte del torto. E tutto questo cominciava a stancarmi.

Uscii dal bagno, subito dopo la voce squillante di mia madre mi giunse all'orecchio.

«Savannah, non vorrai fare tardi alla tua prima lezione, vero?»

Perchè devi essere sempre così maledettamente irritante?

«Mamma, sto scendendo.»

Arrivai in cucina, misi in spalla lo zaino color rosa antico e uscii dalla porta sentendo di sfuggita un lamento di mia madre, sul fatto di non aver fatto colazione, ma la ignorai.

Durante il tragitto, dovetti chiedere numerose volte indicazioni, ma alla fine arrivai a destinazione, senza grossi problemi.

C'era gente che gironzolava ovunque, senza Amber al mio fianco, mi sentivo sola, spaesata ed insignificante.

Aprii lentamente la cartina della scuola, e con l'altra mano presi il foglio, con su scritto gli orari delle lezioni, il numero del mio armadietto e dove rivolgermi se mai incontrassi degli ostacoli o problemi. Presi un lungo respiro e mi avviai, cercando di sembrare il più sicura possibile, senza far intravedere alcun segno di timore.

All'interno, quell'edificio sembrava non finire mai, anche se, era molto più affollato, e gli studenti, non facevano che darmi spallate, lanciarmi occhiatine e risolini. In quel momento, avrei preferito correre via e nascondermi, sicuramente Amber mi avrebbe accolto nel letto con lei, ma a ripensarci bene, Jenna avrebbe avrebbe immediatamente avvertito mia madre, mettendomi così in serissimi guai.

Chiusi gli occhi per alcuni secondi, così da potermi calmare, sospirai nuovamente, strinsi ancora di più la cinghia dello zaino, e ripresi a camminare più determinata di prima.

Raggiunsi senza problemi l'armadietto, dove quasi subito infilai lo zaino, prendendo in mano solamente i libri che servivano per la prima lezione, ovvero,Storia, la materia che odiavo più di tutte, ovviamente, dopo educazione fisica, quella proprio non la mandavo giù.

Le classi erano, a mio parere, molto piccole, anche se a dire il vero il numero di studenti in ognuna di queste era molto elevato.

Corsi verso l'ultimo posto rimasto in prima fila, perfettamente nella traiettoria del professore il quale, aveva appena preso posto.

Cominciò a martellare la mano sulla cattedra per richiamare l'attenzione, smise soltanto quando tutti chiusero la bocca, e puntarono gli occhi su di lui.

Era basso, grasso, e abbastanza stempiato, non ispirava particolarmente simpatia, ma perlomeno non aveva una voce stridula, anzi, era bassa, ascoltarlo, mi rendeva difficile non posare la testa sul banco e chiudere gli occhi. Fu abbastanza antipatico, da non presentarmi agli altri, anzi ignorò la mia presenza, in classe non non mi guardò, neanche una volta, rimasi abbastanza offesa da quell'atteggiamento. Ma decisi di non dargli peso, in fin dei conti, era soltanto il primo giorno.

Al suono della campanella mi precipitai in corridoio e grazie alla mia straordinaria memoria e al mio fantastico senso di orientamento, trovai quasi immediatamente il mio armadietto. Soltanto ci fu un piccolissimo inconveniente. Non si apriva. Non sia aprii neanche quando cominciai a prenderlo a pugni, ma mi fermai immediatamente, non appena mi accorsi che diversi occhi erano puntati su di me, fu allora che decisi di rivolgermi alla segreteria.

Fortunatamente non trovai molti studenti in attesa d'aiuto, ansi, ne trovai soltanto una. A prima vista non sembrava una ragazza molto tranquilla, a dir la verità non smetteva di urlare contro quella povera signora.

«No! Non lo voglio quel fottutissimo armadietto!»

«Ma signorina, abbiamo a disposizione solo quello, la prego di capire»

Tossì ma, me ne pentii quasi immediatamente, la signora allo sportello decise di darmi la precedenza, e la ragazza davanti a me si spostò con poco garbo.

«Desidera?»

«Non funziona la serratura del mio armadietto.» dissi, così, fredda come il ghiaccio senza aggiungere altro.

«Perfetto, io mi prendo il suo e lei si prende il mio, vedrai che troverò il modo per aprilo.» la ragazza mi strappò dalle mani il foglietto con su scritto il numero e la combinazione, e senza neanche darmi tempo di ribattere se ne andò, guardai a bocca la signora, ma lei scosse la testa e mi girò le spalle, così, presi un lungo respiro e raggiunsi il mio armadietto, dove fortunatamente trovai quella ragazza.

Le picchettai la spalla, così da farla girare «Ah si, vero, tieni questa è la combinazione del mio armadietto, si trovai a fianco alla porta del bagno dei maschi, buona fortuna.»

«Ehm, no veramente, ecco, io, vorrei indietro il mio armadietto.» Dissi leggermente intimorita.

La ragazza smise di dare innumerevoli pugni all'armadietto, nell'intento di farlo aprire, e prese a paralizzarmi con lo sguardo.

«Mh, ma ora è mio»

«Ma veramente io..» sospirai, non sapevo come ribattere, così alzai bandiera bianca «Ci sono alcuni dei miei libri lì, ti dispiacerebbe ridarmeli?»

Sorrise compiaciuta «Oh, ma certo, appena riesco ad aprirlo te li farò avere.»

Mi posizionai sconsolata davanti a quello che sarebbe dovuto essere il mio armadietto, senza battere ciglio, inserii la combinazione ed esso si aprì senza problemi.

Quella ragazza non aveva posizionato nulla nel suo interno, così, lo riempii immediatamente con la mia enorme ed ingombrante borsa.

Di colpo due grandi braccia mi cinsero la vita, ed una voce bassa, roca e profonda cominciò a parlare al mio orecchio.

«Stasera, solito posto, cerca di esserci, ho bisogno del tuo supporto.»

Mi si accorciò il fiato, il cuore perse qualche battito, ma non riuscii a voltare lo sguardo, fin quando, quelle stesse mani non mi costrinsero a girarmi.

Abbassai gli occhi, non avendo il coraggio di guardare l'individuo posto esattamente davanti a me.

Con due dita, mi alzò, forse con troppa forza il mento.

«Ma tu non sei Erin.» Disse subito dopo aver scrutato alla perfezione il mio viso.

Non appena alzai lo sguardo ed i miei occhi si scontrarono con i suoi, una lampadina mi si accese nel cervello.

«Ehi, mai io ti conosco» sorrisi.

Si guardò attorno, forse per cercare..come l'aveva chiamata? Ah si, Erin.

Poi tornò ai miei occhi «Tutti mi conoscono.» mi ammiccò tendendo ad allontanarsi.

«No, davvero, ti ho visto ieri, al ristorante mentre raccoglievi quei cocci per terra.» dissi cercando di fare conversazione,o per lo meno di fare amicizia, ma il suo viso si rabbuiò.

«Si, vi ho visti sai?» rise «Fammi indovinare, ti sei appena trasferita da una grande città, sei una sedicenne viziata a cui tutto è permesso, hai una famiglia ricca da far schifo e che altro? Dai su, dimmi anche che quella puttana che mi ha licenziato ieri è tua madre e mettiamo la ciliegina sulla torta.» fece per andarsene, ma per qualche strano motivo parlò di nuovo «Ah, e per la cronaca, tu non mi conosci affatto.»

Rimasi a bocca aperta, e come una stupida, lo lasciai andare via, senza prima aver ribattuto qualcosa di estremamente intelligente.

Che poi come si permetteva, come io non conoscevo lui, lui non conosceva me. Non ero viziata, cazzo no.

Ma tutto quello che riuscii a dire in vano fu un flebile «In realtà quella non era mia madre..» Ma ovviamente la mia voce non arrivò al suo orecchio, ormai ben lontano.

Il resto delle lezioni passarono in fretta, avevo già riempito più di mezzo quaderno con vari appunti che, ovviamente mi sarebbero serviti più in la.

Ma non riuscivo a togliermi quelle parole dette con tale odio da parte di quello sconosciuto. Non mi conosceva non poteva giudicarmi.

Uscii distrattamente dall'aula 134, ovvero, quella dove si tenevano le lezioni di Filosofia, e con mia grande sorpresa, proprio lì vicino, vi era, quel ragazzo che aveva osato giudicarmi. Parlava ridendo con la stessa ragazza che si era appropriata del mio armadietto.

Senza pensarci, mossi le gambe nella loro direzione.

«Ehi, tu.» Dissi cercando di attirare la sua attenzione del ragazzo

«Ti prego, chiamami Harry.» Disse ancora prima di girarsi, ma la sua espressione, cambiò non appena realizzò chi fossi.

Avrei voluto dirgli tante di quelle cose, ma per qualche strano motivo, davanti a lui non riuscivo a fare un discorso di senso compiuto.

«Erin, lei è la figlia di quella put..di quella che mi ha tolto il lavoro ieri.» disse duro.

Ah ecco, era lei Erin.

«V..veramente, lei non è mia madre.» dissi abbastanza insicura.

«Allora perchè cenavate insieme?» Inarcò un sopracciglio.

«L..lei è la madre della mia migliore amica.»

«Bene, Harry, ci penso io, ci vediamo dopo.» Erin gli stampò un veloce bacio sulla guancia per poi prendermi a braccetto.

Mi portò fuori in cortile, dopo di che, si mise davanti a me, sospirò, per poi dar fiato alle sue parole «Scusalo, lui non è sempre così, solo, lascialo stare.»

«Ma io volevo solo spiegargli come stanno realmente le cose, non sono una ragazzina viziata, sul serio.» Dissi imbarazzata.

«Bene, farò in modo di farglielo sapere, ma sta lontana da lui. Non è un tipo molto socievole e tu non riusciresti a stargli dietro, o perlomeno non riusciresti a capirlo.»

Annuii, un po' incerta le tesi la mano «Comunque, io sono Savannah.»

«Mh, si, penso che potremmo diventare amiche.» Sorrise « mi chiamo Erin, Erin Payne.»

Sorrisi nuovamente, alla fine non sembrava poi così antipatica, forse non lo faceva neanche apposta.

Feci per voltarmi, ma un peso morto mi si gettò addosso.

«Amber!» Urlai abbracciandola.

«Sono venuta a prenderti.» annunciò l'ovvio, per poi staccarsi da me.

Erin intanto aveva già raggiunto Harry. Si stavano allontanando, ma i loro sguardi non smettevano di fissarmi. Stavano sicuramente parlando di me.

«Come sono andate le tue prime lezioni?» Disse Amber distraendomi dai mie pensieri.

«Oh, ehm, piuttosto bene.»

«Hai preso degli appunti vero? Poi magari me li passi.» disse infine prendendomi la mano, ed iniziammo ad incamminarci verso casa, quando sfortunatamente, Amber scorse con lo sguardo Harry.

«Ehi, ma quello non è..»

La bloccai immediatamente «Si, Amb, è lui.» Tagliai corto.

Sbuffò rumorosamente «Vado a scuola con un matto incosciente, perfetto.»

«E sarà meglio stargli alla larga, sopratutto tu Amb, sa che quella che lo ha licenziato è tua madre.» l'avvertii.

«Non ho paura di lui.» Dichiarò sicura di se.

Bene, perchè io si.

Non le risposi, ansi, non aprii bocca fino a quando non aprii la porta della mia camera da letto.

Avevo salutato Amber poco prima di entrare in casa, ed è scontato dire che rivolsi a mia madre soltanto alcune inutili parole.

Amavo la mia pelle a contatto con quel soffice materasso. Mi dava un senso di serenità.

Chiusi per quelli che mi sembrarono pochi secondi gli occhi, ma come previsto, mi addormentai. Ed a svegliarmi in tarda serata, ci fu Amber, che come al solito,non usò maniere molto dolci.

«Amb, stavo dormendo.» dissi con la voce ancora impastata di sonno.

«Tua madre ci ha dato il permesso per uscire a fare una passeggiata stasera.» disse sovreccitata.

«Ma cosa? No Amb, sono stanca.» mi giustificai strofinandomi gli occhi.

«No, non ci pensare neanche, alzati, renditi presentabile, e tieniti pronta per una serata all'aria aperta.»

Sbuffai, feci quello che mi era stato richiesto, salutai scocciata mia madre, per poi uscire di casa. L'impatto che ci fu tra la mia pelle e l'aria gelata fu abbastanza traumatico.

«Bene, Amber l'avventuriera, ora dove andiamo» dissi ironizzando un po' la situazione.

«Su internet, ho visto dei posti qui, in cui almeno una volta nella vita si deve andare.»

Portai la mani alla testa «Ok, e sarebbero?»

Sorrise, tirando fuori dalla borsa alcuni fogli, poi me li mostrò.

«Amber, scherzi? Sono quasi tutte discoteche.»

«Non hai letto tutto! Si, sono discoteche, ma in ognuna di queste succede qualcosa di particolare, per questo dobbiamo andarci. Sai che non andrei mai in comunissime discoteche.»

Scossi la testa «Non se ne parla.»

«Andiamo Sav!» Cominciò a pregarmi in tutte le lingue di sua conoscenza, che a dire il vero, erano davvero tante!

«Basta Amb, ho detto no, se vuoi vacci da sola.» Dissi cominciando ad innervosirmi.

Sbuffò per poi sedersi su una panchina «Quindi ora cosa facciamo?»

Ci pensai un po' su, poi presi a guardarmi in giro, quando delle luci ad un po' d'isolati di distanza attirarono la mia attenzione.

«Andiamo a vedere cosa fanno lì.» Dissi prendendola per un braccio.

Camminammo per circa un ora, o anche di più. Ma non perchè il posto dove dovevamo andare era lontano, ma bensì perchè, ci fermavamo ogni due secondi a ridere e scherzare.

Alla fine si erano fatte le due passate quando finalmente raggiungemmo la destinazione.

«Oh, perfetto, siamo finite in una fiera di paese. Ottima idea Savannah, non riesco ad immaginare niente di più eccitante, davvero.» Amber non la finiva di prendermi in giro. Era davvero insopportabile quando prendeva a fare così.

Girammo tutta la zona, sinceramente non c'era niente che attirasse la mia attenzione, sarebbe stato meglio rimanere a letto.

«Sav, andiamo a casa, comincio ad avere sonno.» mi si aggrappò al braccio Amber.

«Certo, andiamo.» ripercorremmo per circa tre volte la stessa strada, prima di trovare quella in cui iniziava la fiera.

Stavamo per uscire da quel caos quando scorsi di sfuggita una ragazza che al primo impatto mi sembrò Erin.

Scossi la testa pensando fosse il sonno, ma poi udii la sua voce, e fu lì che mi girai e vidi anche Harry, ma al suo fianco vidi per la prima volta un volto nuovo, ma non ci feci caso.

La mia attenzione passò direttamente ad Harry, il quale due ragazzi un po' più grandi di lui erano intenti a passargli due bottiglie piene di birra, che lui ovviamente scolò in due secondi, ma non finì lì, successivamente, bevve quattro bicchierini di tequila, seguiti da altri quattro di Vodka.

Amber continuava a spingermi, ma non potei fare a meno di correre in suo soccorso non appena lo vidi accasciarsi a terra.

Ovviamente Erin e l'altro ragazzo lo presero in spalla facendolo sedere sul marciapiede.

Quando arrivai lì, il respirò non volle regolarizzarsi, così parlai a fiato corto.

«Perchè diavolo l'ha fatto?» Chiesi allarmata «Cercava forse di suicidarsi?» Tenni saldo il tono iniziale.

Erin mi guardò con aria severa, per poi prendermi di nuovo da parte, mentre con la coda dell'occhio vidi il ragazzo insieme a loro intendo a fargli rigettare tutto quello che aveva ingerito poco fa.

«Sto cercando di essere il più gentile possibile con te, e così non mi stai facilitando il lavoro tesoro, neanche un po'.» sorrise falsamente.

«Ma..lui..» lo indicai.

«Harry starà bene, non lo conosci neanche, smettila di preoccuparti.»

«Voglio aiutarlo.» Affermai decisa.

A quel punto mi guardò seria, forse anche un po rossa in viso a causa della rabbia.

«Non puoi! Devi andare via! Non puoi essergli amica, peggioreresti tutto. Sta lontana da lui, è l'ultima volta che te lo ripeto.» disse quasi urlandomi contro.

Ci rimasi visibilmente male, ma a distogliermi di nuovo dai miei pensieri, arrivò Amber che con uno strattone mi allontanò da quella scena.

«Tua madre mi ha appena chiamata, è abbastanza alterata, Sav, sono quasi le tre.» Disse cominciando a mangiarsi le unghie.

A quell'avvertenza il cuore mi salì in gola, sicuramente appena rientrata a casa mi avrebbero ammazzata viva.

La presi sotto braccio cominciando a correre il più velocemente possibile.

Arrivate a casa, ci salutammo frettolosamente. Entrai in punta di piedi, chiudendo di scatto gli occhi per paura di qualche schiaffo improvviso. Ma appena li riaprii, trovai solo lo sguardo severo di mia madre.

«Savannah.» disse duramente «Ti sembra forse l'ora di rientrare a casa? Sai forse che ore sono? Tra precisamente tre ore la sveglia in camera tua suonerà. Credi che andando a dormire a quest'ora domani riuscirai a stare attenta alle lezioni? Credi che continuando così otterrai una buona media scolastica?»

Lo stava davvero dicendo? Si preoccupava di come avrei seguito le lezioni il giorno dopo ma non di dove avevo passato la notte. Bene.

Serrai le labbra superandola, senza degnarla di uno sguardo.

«Ti ho forse dato il permesso di andare in camera tua?» disse afferrandomi per una mano, ma la strattonai subito dopo correndo in camera e sbattendo la porta. Sentii infine solo la voce esasperata di mia madre chiamare il mio nome, ma la ignorai chiudendo gli occhi e cadendo in un sonno profondo.




Parole a mee.

Rieccomi babiees.
Scusate il ritardo ma vabe dai, ci siete abituate :')
Ringrazieta la mia Lauretta, se non ci fosse stata lei a rompere per questo aggiornamento,
probabilmente avrei tardato ancora di più.
Ma comunque torniamo a noi, all'inizio, si lo so, i capitoli non sono molto lunghi, ma man mano che la storia andrà avanti
i capitoli prenderanno lunghezza, e per quanto riguarda la storia, so che non ci si capisce nulla ma poi si scoprirà cosa fa Harry, tranquille.
Detto questo, vi lascio che sto morendo di sonno, al prossimo capitolo <3


(Crediti a @ehimaliik per il banner)

Passate qui, amo questa storia:
 

Like a wind of summer.

 



 

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Capitolo 3
*** Terzo Capitolo. ***


                                                          

 

Terzo Capitolo.

 

Ormai era passata una settimana, un'estenuante e lunghissima settimana.

Erin, non cessava di tirarmi occhiatine omicide, Harry non smetteva di esprimere il suo odio ingiustificato verso di me, usando modi, non molto carini, e come se non bastasse, man mano sempre più ragazzi si aggiungevano alla 'cerchia' di quei due. Non che mi interessasse, solamente che, avevo lezioni in comune almeno con ognuno di loro. Eccetto che con Harry.

Fortunatamente, quel giorno a scuola con me sarebbe arrivata Amber, la quale mi avrebbe reso molto più facile la permanenza li dentro.

Come ogni mattina uscii di corsa da casa stavolta però, aspettai Amber prima di incamminarmi.

«Sei pronta?» le dissi sorridendo.

«Dovrei prepararmi per cosa in particolare?» disse assumendo un aria più che spaventata oserei dire, agitata.

«Dai, sto scherzando.»

Fece un sospiro di sollievo «Hai già fatto amicizia con qualcuno?»

Scossi la testa «Per niente, ansi, credo mi odino.»

Alzò un sopracciglio «Andiamo, come si fa ad odiare una ragazza come te?» cercò di consolarmi.

«Non so, prova a chiederglielo» scrollai le spalle.

Una volta arrivate davanti all'imponente istituto, Amber, tirò un sospiro di sollievo «Sai, tutto questo nella mia mente, appariva, molto, ma molto più terrificante.»

Risi, poi tra una chiacchiera ed un'altra entrammo.

Dopo averle fatto fare tutto il giro della scuola, ritirammo con estrema fretta il foglio con su scritte tutte le indicazioni.

«Che numero hai?» Chiesi riferendomi all'armadietto.

«Mh, 182 B» disse fissandomi.

Sorrisi «Bene, io ho il 181» l'abbracciai di slancio «Da oggi in poi saremo anche compagne d'armadietto»

La presi sotto braccio per poi andare dritte verso i nostri armadietti.

Ma sfortunatamente, trovai, posti esattamente ai lati del mio armadietto Erin ed Harry.

Mi pietrificai all'istante, senza sapere con esattezza come allontanare Erin dall'armadietto di Amber.

Amber infastidita dalla presenza di Harry contrasse la mascella «Ci penso io» sussurrò al mio orecchio prima di andare all'attacco.

Assistetti alla scena come una specie di spettatore esterno, Amber picchettò sulla spalla di Erin, così facendola girare.

«E tu sei?» chiese sgarbatamente Erin.

Amber strinse i pugni, ma d'altronde aveva sempre avuto un carattere abbastanza particolare, riusciva a tener testa a tutti, tranne che ai suoi genitori.

«La proprietaria di quest'armadietto.» disse cercando di sembrare spavalda.

Le scoppiò a ridere in faccia «Scusami? No tesoro, questo è il mio armadietto.»

«No è il mio!» insistette Amber.

Ma subito s'intromise Harry, strappandole dalle mani il fogliettino con su scritto il numero dell'armadietto.

Dopo averlo letto da cima a fondo, guardò Amber, indicandole con un dito l'armadietto posto esattamente di fronte noi.

«Hai sbagliato fila, tu hai 182 B, questo è 182 A.» disse tenendo un tono distaccato e a mio parere anche un po' maleducato.

Amber arrossì di colpo per la brutta figura appena fatta «Ah.» disse solo questo, poi mi sorpassò, correndo davanti al suo apposito armadietto.

Io intanto, mi avvicinai cautamente al mio, cercando di evitare il più possibile Erin ed Harry. Fu un'azione alquanto difficile visto che ero posta esattamente tra loro due.

Aspettai con impazienza che Harry se ne andasse, poi presi coraggio e richiamai l'attenzione di Erin.

«Ehi.» Dissi guardandomi le scarpe.

Non rispose, ma puntò il suo sguardo verso di me.

«Come mai sei qui?» Chiesi con un pizzico di timidezza.

«Beh, sai com'è, i miei mi hanno praticamente costretta a venire in questa scuola.» disse alzando gli occhi al cielo.

«No, no» mi affrettai a dire «Intendo, a questo armadietto, credevo avessi preso il mio.» accennai un sorriso.

«Quell'inutile armadietto.» Fece una smorfia «Non sono riuscita ad aprirlo, come sai, non vado molto d'accordo con la signora della segreteria, così quella stronza mi ha ridato un armadietto vicino ai bagni»

«Oh, capisco.» dissi cercando di nascondere tutto il disagio che avevo in corpo.

«E' forse un problema per te avermi vicina?» chiese senza alcun accenno di prepotenza o quant'altro.

«Oh, no, assolutamente.» sorrisi incerta.

«Non sono poi così antipatica» sorrise cercando di sembrare cordiale «Solo, tengo molto ad Harry, cerco sempre di proteggerlo da qualche eventuale delusione che potrebbe complicare la sua vita.» mi confidò sinceramente.

Corrugai la fronte «Potrei dargli eventuali delusioni?»

«Non fraintendermi raggio di sole, ma se mai lui ti permettesse di entrare nella sua vita, se ti permettesse di conoscerlo, semplicemente tu, non riusciresti a capirlo, o perlomeno a stargli dietro. Te ne andresti, ed Harry non è pronto a perdere ancora persone a cui vuole bene.»

«Ancora?» chiesi bisognosa di sapere di più.

Scosse la testa «Accetta un consiglio d'amica, lascia perdere.»

«Ma..»

«Niente “ma”» mi ammonì prendendo dei libri «Ho una lezione di filosofia tra meno di cinque minuti, meglio che vada, a dopo compagna d'armadietto.» ammiccò sorridendo per poi sparire dietro l'angolo.

Senza battere ciglio raggiunsi Amber, la quale mi guardò a bocca aperta.

«La permanenza qui dentro, sarà più dura del previsto.» disse dando voce ai suoi pensieri.

«O forse no..» dissi sicura di me, sorridendo.

Mi ero appena creata un obbiettivo. Decisi di ignorare all'istante il consiglio datomi poco prima da Erin. E più determinata che mai, decisi di voler farmi spazio nella vita di Harry.

Volevo conoscerlo, ma sopratutto volevo dimostrare ad Erin quanto il suo sesto senso sbagliasse sul mio conto.

«Perchè sorridi?» chiese Amber guardandomi sospettosa.

«Nulla, solo alcuni pensieri.» scossi la testa levandomi quell'inutile sorriso dalla faccia.

C'era solamente un piccolissimo problema: Harry non mi voleva fra i piedi, ne tanto meno Erin.

Quel giorno le lezioni passarono abbastanza in fretta e fortunatamente, per la prima volta da quando frequentavo quella scuola, un professore, precisamente, quello di psicologia, mi rese partecipe alla lezione, facendomi alcune domane, rimase alquanto soddisfatto, visto che nelle rispose non tralasciai neanche un particolare essendo un argomento già studiato in precedenza.

Una volta arrivata davanti all'armadietto, con estrema fretta lo aprii e con i miei soliti modi maldestri feci cadere alcuni dei libri che tenevo in mano. Li raccolsi subito, ma prima che riuscissi ad alzarmi, qualcuno inciampò sul mio corpo rannicchiato a terra.

Così lasciai i libri dove erano e corsi a vedere come stava il ragazzo steso per terra a causa mia.

Lo aiutai ad alzarsi, ma non appena inquadrò la mia faccia strattonò la mano.

«Ce la faccio da solo.»

Oh, Harry. «Scusami, volevo..solo aiutarti.»

«Non mi serve il tuo aiuto.»

 

Savannah, non farti scappare quest'occasione.

 

Harry fece per andarsene ma lo fermai «Harry.» lo chiamai, forse per la prima volta con il suo rispettivi nome.

Si girò, guardandomi con quegli occhi verdi, in attesa di sentirmi dire qualcosa.

 

Avanti, di qualcosa!

 

Ovviamente non riuscii a dire niente, in realtà avrei voluto chiedergli per quale motivo ce l'avesse tanto con me, ma non riuscii a dar fiato alle mie parole.

Senza aspettare altro tempo inutile, si girò nuovamente, prendendo la direzione opposta alla mia.

Sospirai dandomi mentalmente della stupida. Perchè in fin dei conti, era ciò che mi ero dimostrata.

Aspettai Amber all'uscita, per poi dirigerci verso casa.

Il percorso fu estremamente noioso, visto che Amber non smetteva di parlare. Non faceva altro che fare osservazioni su quanto questa scuola fosse indietro con il programma, o su quanto fosse carino il biondino posto esattamente a fianco a lei nella lezione di Letteratura.

Sospirai «Amb, c'è forse un pulsante per spegnerti?»

«Ti sto annoiando?» chiese assumendo un'aria dispiaciuta.

Scossi la testa «No, scusami, solo che oggi è stata una giornata pesante.»

«Oggi pomeriggio facciamo qualcosa? Sono esonerata dai compiti per una settimana.» le se illuminò il volto.

«Amb, sai che non posso.» le ricordai, riferendomi alla sera precedente.

Annuii, poco dopo dovemmo dividerci, promettendole che l'avrei chiamata più tardi entrai in casa, dove trovai mia madre intenta a preparare un fantastico dolce.

«Mh, a cosa devo questa prelibatezza?» dissi affiancandola.

«Non è per te.» mi avvisò scherzando.

«Pensa, mi ero già immaginata dieci modi diversi per mangiarla.»

«Più tardi andiamo a portarla ai vicini, sai quanto amo fare buona impressione.»

«Lo so anche fin troppo bene..» alzai gli occhi al cielo per poi rintanarmi in camera da letto, dove con estrema fretta finii tutti i compiti per il giorno seguente. Mi sarei sicuramente fatta interrogare, così, giusto per farmi notare dai professori che tendevano ostinatamente ad ignorarmi.

Mi buttai a pancia in sotto sul materasso cominciando a pensare ininterrottamente a cosa avrei fatto della mia vita in quella piccola città.

E tra un pensiero e l'altro, la voce stridula di mia madre giunse al mio orecchio, facendomi così, scendere a malincuore al piano di sotto.

«Stavi dormendo?» mi chiese notando i miei occhi stanchi.

«No, ma quasi.» le dissi strofinandomi un occhio.

Mi posizionai davanti allo specchio posto all'ingresso, sistemai i capelli per poi uscire seguita a ruota da mia madre, la quale senza battere ciglio, bussò alla porta accanto.

Dopo circa un minuto, una signora su per giù dell'età di mia madre ci venne ad aprire con un sorriso smagliante stampato in volto.

«Buon pomeriggio signora, mi scusi per il disturbo, volevo solamente darle questo dolce fatto interamente dalla sottoscritta, sa, ci siamo trasferite qui da poco, pensavo sarebbe stata una buona idea creare un po' di confidenza tra vicine.» sorrise.

Dovetti trattenere con tutte le mie forze gesti sgarbati contro mia madre.

Parlava come una vera altolocata, da far saltare i nervi a chiunque.

La signora ovviamente gradì il gesto, subito dopo ci invitò ad entrare.

Sbuffai mettendomi a sedere sul divano, mia madre aveva la brutta abitudine di parlare troppo.

Dietro alla mie spalle, dalla grande scala fatta interamente di legno scese una ragazza.

«Mamma io esco, ci vediamo stasera, non aspettarmi per cena.»

«Va bene Erin, fa attenzione.»

Erin?

Voltai di scatto la testa verso la figura posta esattamente difronte alla porta d'ingresso.

Fece per uscire ma con la coda dell'occhio mi vide e fece quasi immediatamente retro front.

«Che ci fai qui?» mi chiese sorridendo.

«Oh, ehm, abbiamo portato un dolce. Abitiamo proprio qui affianco» dissi insicura.

«Davvero? E la torta è forse al cioccolato? No perchè io amo il cioccolato.»

Risi «In realtà è ricotta e cioccolata.»

«Cominci a capire come conquistare la mia simpatia.» disse facendomi l'occhiolino.

Risi leggermente «Oh bene, allora la prossima volta porterò una torta fatta interamente di cioccolato.»

Rise, subito dopo mi salutò con un cenno della mano, fece per uscire ma la mamma la fermò «Erin, perchè non la fai venire con te? Così le fai conoscere un po' il posto.»

Spalancammo gli occhi entrambe.

«Ma, mamma non penso le farebbe piacere uscire con persone che non conosce.»

«Si, infatti signora Payne, non fa niente, grazie comunque per il pensiero.» mi intromisi.

«Esci con Harry, no Erin?» disse la madre ignorandomi totalmente.

«Si ma..» cercò di ribattere Erin.

«Tu conosci Harry?» mi chiese.

«Beh, non proprio.» aggiunsi cercando di cavarmela.

«Bene, lo conoscerai meglio oggi, su Erin, non fare la maleducata.»

Sbuffò « E va bene. Andiamo.» disse facendomi un gesto con la mano, una volta uscita da quella casa insieme a lei, sbatté la porta.

«Se non vuoi non fa niente, sono ancora in tempo per rifugiarmi dentro casa.» dissi torturando l'orlo della maglietta.

«Mia madre mi ucciderebbe.» disse guardandomi per un secondo «Non preoccuparti, dovrai solo restare vicino a me, e se non stuzzicherai Harry, tutto andrà per il meglio.» Sorrise falsamente.

Camminammo per circa dieci minuti dopo di che ci fermammo davanti a quella che sarebbe dovuta essere casa di Harry, che scese solo dopo alcuni minuti.

Salutò educatamente Erin, per poi far cadere il suo sguardo torvo su di me.

«Che ci fa lei qui?» chiese freddo ad Erin che alzò gli occhi al cielo.

«Non sei una ragazza con il ciclo Harry, non puoi far cambiare così il tuo umore. Comunque tranquillo, è innocua.»

«Dovevi farla venire proprio oggi?» chiese tenendo fissi gli occhi su di lei.

«Perchè? Cosa dice di fare il bigliettino?» chiese nervosa.

«Leggi.» disse porgendole tra le mani un pezzetto di carta tagliuzzato.

Lo sguardo di Erin, cadde su di esso, dopo di che guardò a bocca aperta Harry. «No, tu non lo farai di nuovo» disse guardandolo con serietà.

«Sai che devo.» disse sconsolato.

«Ti ammazzerà!» quasi urlò «Chi hanno scelto come testimone?» chiese Erin cercando di tranquillizzarsi.

«Zayn.» abbassò lo sguardo.

«Cazzo.» sibilò Erin passandosi una mano tra i capelli.

Tossii volontariamente «Scusate, di cosa state parlando?»

Harry mi fulminò con lo sguardo «Non sono cose che ti riguardano»

La sua freddezza mi ferì in qualche modo.

«Ti spiegherò tutto più tardi.» mi rassicurò Erin, sotto lo sguardo pungente di Harry.

Annuii cominciando a mangiare le mie povere unghie.

Dopo di che ricominciammo a camminare. Rimasi in disparte, mentre Erin ed Harry parlavano a bassa voce, lanciandomi raramente occhiate omicide, più che altro da parte di Harry.

Arrivammo quasi subito in un piccolo parchetto in periferia, dove ad aspettarci vi erano quattro ragazzi, che cominciarono a squadrarmi senza sosta.

«Ragazzi, lasciatela stare, è innocua.» dichiarò Erin prendendomi sotto braccio.

«Ehy, perchè hai guardato proprio me?» disse un ragazzo moro dagli occhi di ghiaccio.

«Perchè ti conosco Lou.» rise sotto i baffi sotto lo sguardo 'offeso' del ragazzo.

Intanto Harry si era seduto vicino ad esso. Gli sussurrò qualcosa all'orecchio, e lui in risposta lo rassicurò con una pacca sulla spalla.

Erin mi si avvicinò all'orecchio «Avanti presentati, li terrò a bada io se mai dovessero metterti le mani addosso.» mi spinse in avanti, così da farmi vedere da tutti i presenti.

«Ehm, i..io sono Savannah.» feci uno strano cenno con la mano destra.

«Io sono Liam, il fratello di Erin.» mi fece l'occhiolino.

Distolsi quasi immediatamente lo sguardo.

«Io Zayn.» Si presentò il tipo accanto a lui.

E così andando si presentarono tutti.

Scoprii che il ragazzo dagli occhi di ghiaccio si chiamava Louis.

Poi ce ne era uno in particolare che attirò la mia attenzione, si chiamava Niall, non faceva altro che ridere.

Si rilevarono tutti bene o male simpatici, anche se Harry rimaneva estraneo a quel gruppo mentre si parlava con me. Quella situazione mi mise ad altissimo disagio.

«Allora Savannah» incominciò Louis, marcando il nome «Quanti anni hai?»

«Diciassette.» rivelai con un filo di voce.

«Oh, bene abbiamo una minorenne qui.» rise Zayn.

«Cos'hai contro le minorenni Zay?» mi si affiancò Erin.

«Assolutamente niente.» le ammiccò.

Lei disgustata andò a sedere sulle gambe di Harry, il quale l'accolse a braccia aperte.

Io non avendo posto, mi sedetti per terra.

«Sav, puoi anche venire sulle mie gambe, se vuoi.» disse maliziosamente Louis.

Sorrisi imbarazzata «No grazie.»

Tutti scoppiarono a ridere.

Poi Erin aprì bocca «E così hanno scelto te, Zayn, come testimone.»

«Già.» sospirò Zayn.

«Che devi fare amico?» chiese Niall.

Harry sospirò «Devo rubare la macchina a Sheldon.»

Zayn sbarrò gli occhi «Un'altra volta? Amico quello ti fa secco.»

Avevo capito ben poco di quella faccenda, ma voletti comunque dare una possibile soluzione.

«Scusate, ma visto che il testimone è Zayn, non può testimoniare il falso?» chiesi con tutta la mia ingenuità.

Harry infastidito dalla mia intromissione prese parola «Non può testimoniare il falso, altrimenti verrebbe ucciso, è uno dei miei migliori amici, non posso far accadere questo.» disse cercando inutilmente di restare calmo.

A quella reazione sussultai leggermente abbassando lo sguardo. «S..scusa, i..io non lo sapevo.»

Ricominciarono subito dopo a parlare «Potremmo sempre fare un patto con Sheldon.» disse Liam.

«Quello mi odia.» ribatté immediatamente Harry «Sono fottuto ragazzi.» si mise una mano tra i capelli tirandoli leggermente.

Erin gli baciò il capo, per dargli una sottospecie di 'conforto'

Passai il tempo restante, osservandoli.

Fecero un piano, un piano estremamente elaborato alla perfezione.

Non si fecero scappare nulla.

«Mi dispiace dirtelo, Sav, ma qui dentro ci rientri anche tu.» disse Louis facendo così voltare tutti.

«Che cazzo dici Lou?» urlò Harry.

«Ehy, calmati, ormai lei sa.»

Io so? Effettivamente sapevo ben poco, ovvero che Harry doveva rubare la macchina ad un tipo che lo odiava.

«E che cazzo significa? Qui sanno in molti.»

«Si ma lei, è stata sicuramente vista qui con noi.»

«Spiegheremo a Trevor la sua presenza come una semplice amica di Erin.» Disse Harry cercando una valida soluzione.

Ma si arrese subito dopo «Non dovevi venire, cazzo, no.» disse uscendo visibilmente fuori di se.

«Harry, ti ho già spiegato che questi cambiamenti d'umore sono concessi solamente a noi donne.» scherzò Erin.

«Erin, per me è una cosa seria.»

«Ehy piccolo uomo, abbiamo sempre risolto le cose insieme, ce la faremo anche adesso.» lo tranquillizzò Erin abbracciandolo.

Ripresero a parlare, ormai si era fatta notte, il sole era calato già da un po'.

Finirono di parlare, dopo di che Erin mi consigliò di avvertire mia madre sul fatto di non aspettarmi alzata.

Ovviamente quando glielo dissi, non fu molto contenta, ma non appena parlò con Erin, a mia sorpresa si tranquillizzò.

«Ragazzi ho fame. Ci facciamo una pizza?» propose Liam.

Tutti urlarono un sonoro 'si' tranne che me.

Rimasi zitta, in disparte.

Liam mi si avvicinò «E tu? Piccoli occhi azzurri, la vuoi la pizza?» mi chiese con fare gentile.

Annuii incerta.

«Ti va di accompagnarmi? Non voglio andare da solo.»

Annuii nuovamente, poi mi alzai di corsa affiancandolo.

«Erin, mi porto via la tua amica.» urlò Liam alla sorella, la quale lo guardò male.

«Stai lontano da Savannah.» lo fulminò.

«Mi accompagna solo a prendere una pizza.» disse ridendo.

«Liam, non vale, l'ho vista prima io!» protestò scherzosamente Louis.

Dopo una varietà infinita di battutine pungenti, presi posto nella macchina di Liam.

Allacciai la cintura per poi dar spazio ad un disagio infinito.

«Non prendertela per quello che dice Harry, è semplicemente fatto così.» Parlò interrompendo quel silenzio assolutamente imbarazzante.

Mi sentivo a disagio, ma credo che stare a pochi centimetri da Harry sarebbe stato anche peggio.

«Non fa niente, non me la sono presa, avrà avuto le sue buone ragioni per rispondermi in quel modo.» mentii giustificandolo.

«Meglio così.» sorrise tenendo lo sguardo fisso sulla strada davanti a se.

Rimanemmo così fino a destinazione.

Una volta arrivati, scese dalla macchina e ad a una velocità sorprendente, rientrò con un cartone di pizza.

«Che buon odore.» aggiunsi sorridendo.

«Questa pizza rischia di non arrivare intera.» scherzò evidenziando quei denti perfettamente bianchi.

«Allora, Savannah, parlami un po' di te, cosi, tanto per passare il tempo.» disse ricominciando a guidare.

«Perchè invece non facciamo il contrario?» dissi cercando di spostare l'attenzione su di lui.

Rise capendo al volo il mio intento «Non c'è molto da dire, ho diciotto anni, ho sempre vissuto qui, conosco Harry e i ragazzi da quando avevo tredici anni, amo la musica, a differenza di tutti gli altri, odio il calcio ma bensì amo correre.» Sorrise spostando lo sguardo da me, alla strada.

Arrivammo al parchetto dopo alcuni minuti.

Durante il tragitto risi, anche troppo forse. Liam era davvero fantastico.

Raggiunti gli altri, cominciammo a mangiare la pizza, la quale finì dopo pochi secondi.

«Mi avete lasciato solamente un pezzo!» si lamentò rumorosamente Erin.

«Così impari! Mangi alla velocità di una lumaca!» Esclamò Niall ridendo.

«Siete ingiusti.» scherzò mettendo il broncio.

Risi di cuore a quella scena, per la prima volta vidi Harry sorridere.

Aveva proprio un bel sorriso.

Scossi la testa per distogliere lo sguardo che tenevo fisso su di lui, da almeno due minuti. Non so con certezza se se ne accorse.

«Ragazzi è quasi ora di andare.» Annunciò sconsolato Zayn.

«Già.» sospirò Harry, torturandosi l'unghia del pollice.

«Andrà tutto bene.» cercò di rassicurare un po' tutti Erin, la quale abbraccio, di nuovo Harry.

Quasi invidiavo il loro rapporto. La loro era un'amicizia più unica che rara.

Passarono altri venti minuti, ormai si era fatta mezzanotte e mezza.

Tutti, compresa me, ci alzammo e a piedi raggiungemmo il parcheggio, dove io Erin, Liam ed Harry prendemmo una macchina, mentre Niall, Zayn e Louis un'altra.

Per tutto il tragitto, Erin cercò in vano di tranquillizzare Harry, il quale si rivelò più agitato che mai.

Io rimasi dietro, zitta, giocando con i miei pollici delle mie mani, in attesa di vedere quello che sarebbe successo a pochi minuti di distanza.

Arrivammo subito dopo, faceva freddo, l'aria si era fatta più gelida ed il cielo non sembrava più molto limpido come lo era prima. Presto sarebbe arrivato un temporale.

«Allora Harry, ci siamo.» Sospirò Zayn allacciandosi fino al mento il giacchetto fatto interamente di pelle nera.

«Ho appena avuto una soffiata. Sheldon rimarrà occupato fino alle due e mezzo.» rivelò Niall stringendosi nel giacchetto.

«Bene.» si guardò intorno Harry.

«Allora, le coppie questa sera si divideranno in questo modo, Niall, tu rimarrai con le ragazze, tienile d'occhio, loro non devono essere toccate. Per quanto riguarda voi.» indicò Liam e Louis. « resterete come pali, non si sa mai qualcosa dovesse andare storto. Naturalmente io andrò con Harry.» Disse Zayn guardandoci in modo serio.

«Avevi giurato di rimanere con me per proteggermi.» disse Erin mostrandosi abbastanza delusa.

«Lo avevo fatto prima ancora di essere scelto come testimone»

«Zayn..» Lo implorò Erin.

Egli sospirò «Erin, non posso.»

«No va bene, può venire un altro con me, il regolamento non vieta questo.» Fece spallucce Harry

«Perfetto.» disse Erin sorridendo ampiamente.

«Chi vuole venire con me?» chiese guardando tutti meno che me.

«Io e Louis siamo gli unici capaci di coprirti alla perfezione le spalle.» disse sicuro Liam.

«Vieni tu, Niall?» chiese speranzoso Harry, ma subito Niall si tirò indietro.

«Non che non voglia farlo, solo ti rallenterei.» disse sinceramente.

«Ehi, Harry, portati Savannah, sembra una tipa precisa e sveglia.» Propose Louis guardandomi.

Subito mi irrigidii. Non volevo andare con lui. Mi metteva paura. Aveva uno splendido talento nello spaventarmi.

Harry sgranò gli occhi «No. Non ci pensate neanche.» si tirò indietro.

«Scegli amico, o lei, o la morte.» disse ben chiaramente Liam.

Harry spazientito si guardò intorno, scompigliandosi nervosamente i capelli, quasi vidi degli occhi lucidi sul suo volto.

«Va bene.» decise turbato.

Spalancai gli occhi «C..cosa? Non sono all'altezza.»

«Non cominciare a fare la bambina. Ormai ci sei dentro quanto noi. Dovrai solo starmi dietro, per poi riferire tutto ad un tipo che poi ti presenteremo.» disse freddo come il ghiaccio Harry.

Deglutii rumorosamente per poi annuire.

A cosa stavo andando contro? In che casino stavo per cacciarmi?

Tutte domande alla quale non sapevo dare una risposta logica.

«Avanti Harry, tranquillo, nervi saldi, andrò tutto bene, te lo prometto.» lo rassicurò Erin.

«Non fare promesse le quali non puoi mantenere.» ribatté Harry ormai al culmine del nervosismo.

Erin non ci rimase male, probabilmente lo conosceva bene, forse fin troppo.

Con uno strattone mi mise al suo fianco.

«Seguimi, non emettere un fiato.» disse guardandomi dritto negli occhi per poi cominciare a camminare con passo svelto.

Annuii silenziosamente, come mi era appena stato appena ordinato.

Arrivammo davanti ad un Pub. L'insegna troppo luminosa mi costrinse ad abbassare lo sguardo.

Subito dopo raggiungemmo un parcheggio, dove Harry, trovò la macchina da noi ricercata.

Con un piede di porco prese a forzare lo sportello, non ci volle molto. Esso si aprì quasi subito. Harry sospirò di sollievo. Quasi vidi spuntare un sorriso sul suo volto.

Salii di corsa in macchina, senza aspettare un ulteriore ordine, entrai dalla parte del passeggero.

Harry si guardò intorno «Troppo facile.» Sussurrò fra se e se.

All'inizio pensai avesse ragione, ma forse un po' di ottimismo nella vita andava sempre bene.

«Non essere così pessimista.» dissi sorridendogli.

Ovviamente lui non ricambiò il sorriso, anzi, distolse immediatamente lo sguardo continuando a guidare.

Passammo davanti all'ingresso del Pub, ma subito due tizzi uscirono fuori da li, fulminandomi immediatamente con lo sguardo.

Harry si coprii il viso quasi immediatamente, poi accelerò.

«Cazzo.» quasi urlò stordendomi un orecchio.

Dietro di noi, già erano posizionate quattro automobili pronte per l'assalto.

Harry stringeva, forse, troppo forte il manubrio.

Non sapevo che dire, stava andando troppo veloce, cominciava a farmi male lo stomaco.

All'improvviso fece una manovra brusca, entrando a tutta velocità dentro una piccola via deserta. Si accostò tra gli alberi spegnendo tutto, compresi i fari della macchina.

Mi fece segno di stare zitta, annuii spaventata.

Vedemmo subito quelle quattro macchine nere passare avanti, senza entrare in quella vietta.

Sospirò, tirando la testa indietro mi fece una domanda «Sono riusciti a vedere il mio volto?»

«No.» Risposi fredda tralasciando un piccolissimo dettaglio: avevano visto me. Ma decisi di non dirgli niente.

Sospirò nuovamente «Non possiamo tornare indietro.»

«Proseguiamo per questa via, da qualche parte porterà, no?»

Decise di darmi ragione, la sua mascella rimase contratta, per tutto il viaggio non mi degnò di uno sguardo, per non parlare del silenzio che regnava li dentro.

Una volta arrivati in una zona più che isolata, abbandonammo la macchina e cominciammo a camminare senza una precisa destinazione.

«Dove stiamo andando? Camminiamo senza sosta ormai da un ora e davanti a noi regna il nulla.» dissi lagnandomi leggermente.

«Ti prego stai zitta.»

«Non dirmi di stare zitta, venire con te, fidati, era l'ultimo dei miei desideri.» dissi scocciata dal suo comportamento davvero infantile.

«Avevo forse scelta?» sbuffò continuando a camminare.

«Provo a chiamare Erin.» scocciata digitai il numero sulla tastiera del telefono, ma sfortunatamente la chiamata si interruppe immediatamente per la mancanza di campo. «Non c'è campo!» mi rivolsi agitata verso Harry, il quale sbarrò gli occhi, provò a chiamare anche lui, ma il risultato fu lo stesso.

«Harry, sono le due.» dissi con timore.

«Merda, ti vuoi dare una calmata?» urlò scaraventando il telefono a terra, inutile dire che andò in mille pezzi, subito dopo Harry imprecò passandosi una mano tra i capelli.

«Neanche ci volevo stare con te!» urlai a mia volta in preda ai nervi.

Ci vollero tutte le forze che avevo in corpo per non scoppiare a piangere. Quella situazione mi rendeva terribilmente emotiva.

«Allora perchè cazzo sei venuta?» urlò nuovamente.

«Perchè altrimenti ti avrebbero ammazzato! Non urlare!» Urlai.

Sospirai sedendomi al margine della strada nell'intento di darmi una calmata.

Dopo pochi minuti, anche Harry riuscii a calmarsi e riprendemmo a camminare. Alla fine, dopo aver fatto una serie di km a piedi trovammo un Hotel a due stelle.

Entrammo e subito un odore acre si impossessò delle mie narici lasciandomi per un secondo spaesata.

Harry con estrema svogliatezza lasciò sul bancone all'entrata pochi spiccioli bastanti per una camera doppia.

Entrammo ed esausti ci buttammo sul letto, sfortunatamente a due piazze.

All'istante mi alzai da esso, presi alcune coperte per poi dirigermi in bagno.

Organizzai un perfetto letto, dentro la vasca non troppo grande, mi rannicchiai dentro essa per poi chiudere gli occhi, ma subito la luce si accese.

«Dormi qui?» chiese notando il mio letto improvvisato.

«Si.» annuii cercando di sorridere.

«Sembra abbastanza scomodo.» aggiunse squadrando la mia posizione.

«Già.»

Fece spallucce per poi fare dietrofront e dirigersi verso il letto.

«Harry.» Lo chiamai timidamente «ho freddo.» ammisi aspettandomi un atto gentile, magari mi avrebbe prestato una felpa.

«Arrangiati.» urlò dall'altra parte della stanza. Sbuffai stringendomi ancora di più nel sottile lenzuolo preso da sotto il letto.

In una frazione di secondo pensai a mia madre, e a quanto si sarebbe arrabbiata il giorno dopo, ma la sonnolenza ebbe la meglio su di me.

 







Parola a mee.
Ho tardato di una settimana, menatemi.
Solo ultimamente non ho molto tempo per scrivere, maa per farmi perdonare ho scritto il capitolo più lungo del solito :3 AMATEMI.
Spero questa storia scritta un pò a mezza bocca vi interessi, ho intenzione di far scoprire tutto nel prossimo capitolo, ovviamente Savannah pretenderà delle spiegazioni.
Harry è uno scorbutico di cacca .-. Erin invece và a momenti, che brava ragazza.
Pipol (?) io vado, ho sonno, ora mi addormento mentre scrivo il mio angolino.
Vi amo taanto.
Al prossimo capitolo :* 



(Crediti a @ehimaliik per il banner)


Passate quii:

Like a wind of summer.


 

 

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Capitolo 4
*** Quarto Capitolo. ***




                                                      

 

 

Quarto capitolo.

 

Quella mattina mi svegliai particolarmente di cattivo umore.

Mi alzai strizzando gli occhi a causa del dolore provocato dalla brutta posizione in cui dormivo scomodamente dentro quella minuscola vasca per poi correre davanti allo specchio.

Stentai a credere che la ragazza riflessa fossi davvero io. Pettinai faticosamente i miei capelli per dargli più o meno una 'piega' anche solo lontanamente guardabile per poi entrare nella stanza dove vi era Harry.

Ebbi quasi paura ad avvicinarmi, ma c'era forse alternativa?

«Harry?» lo sfiorai.

Arricciò il naso per poi girarsi dalla parte opposta; sbuffai alzando involontariamente gli occhi al cielo «Harry, dobbiamo trovare un modo per tornare a casa.» Gli ricordai scuotendolo ancora una volta.

Si girò di scatto fulminandomi con gli occhi «Cazzo, stavo dormendo.» disse per poi borbottare qualcosa tra se e se.

Tirai subito indietro la mano per poi guardarlo con un accenno di timore, che però svanì quasi subito.

Corrugai la fronte «Senti, non so esattamente perchè tu abbia tutto questo odio represso nei miei confronti, che sotto questo punto di vista sei davvero infantile ma se non ti dispiace ora vorrei tornare a casa e subirmi ore ed ore di prediche e lamentele da parte dei miei genitori e se non sarai tu ad accompagnarmi, andrò da sola.» dissi portando le braccia al petto.

Rise con fare assonnato «Da sola? Tu?» rise di nuovo.

«Ti faccio forse ridere?» chiesi indignata.

«Non faresti mezzo metro da sola.» rise per poi tornare al suo solito broncio.

Spazientita tirai la zip del maglione fino a sotto il collo per poi aprire la porta. Harry si alzò sbuffando «Va bene ti accompagno.»

Sorrisi soddisfatta per poi sedermi sul letto ed aspettare che Harry finisse di prepararsi, ma non appena toccai quel soffice letto chiusi gli occhi.

«Fatto.» annunciò Harry sbattendo la porta del bagno. A quel suono sobbalzai dal letto e sbarrai gli occhi.

Harry mi guardò stranito «Ti senti bene?»

«Si.» dissi strofinandomi gli occhi «E' solo un po' di sonnolenza.»

Aveva lasciato che dormissi in una misera vasca ed ora cominciava a preoccuparsi. Patetico ed irritante.

Sollevò le spalle per poi dirigersi verso l'uscita di quell'hotel.

Alzai gli occhi al cielo, poi mi decisi a seguirlo.

Stranamente fuori faceva caldo, dovetti socchiudere gli occhi a causa del sole feci per dire qualcosa ma il telefono prese a squillare. Mi meravigliai del suo funzionamento nonostante Harry l'avesse gettato al suolo la sera prima.

Sospirai di sollievo. «Erin, ieri ho provato a chiamarti ma non c'era mai linea, così siamo andati in un hotel e ho dovuto dormire in una vasca, e poi, oddio mia madre mi ucciderà.» Dissi tutto d'un fiato.

«Savannah calmati. Ho chiamato mia madre, le ho detto di dirle che saresti rimasta a dormire da noi. In questo momento lei crede che tu sia a scuola quindi, comincia a respirare regolarmente. Ora passami Harry.»

Feci come mi era stato chiesto, ma non potetti che fare un sospiro di sollievo, mia madre era all'oscuro di tutto.

«Si Erin, calmati. Non le ho fatto niente, che genere di persona pensi che io sia? Si, ok. No. Hai finito con l'interrogatorio? Sta benissimo. Con chi hai passato la notte?! Ok, ma non è finita qui. Non so dove siamo! Zayn dovrebbe avere un localizzatore. Si abbiamo dei localizzatori sui nostri telefoni, che problemi hai? Ah, Erin falla finita ci vediamo dopo.» Riattaccò per poi restituirmi il cellulare.

«Stanno venendo a prenderci.» disse sedendosi il più lontano possibile da me.

«Non ho qualche malattia infettiva, ti fa tanto schifo stare vicino a me?» dissi irritata dal suo comportamento.

Borbottò qualcosa a me incomprensibile, ma nonostante tutto non si avvicinò nemmeno di un centimetro.

Sbuffai appoggiando la testa al muro socchiudendo gli occhi.

«Sei arrabbiato con me?» chiesi timorosa.

«No» rise.

«Non mentire.»

«Non sto mentendo.» disse spostando lo sguardo verso me.

«Si, lo stai facendo.»

Rise nuovamente «Allora sentiamo, perchè dovrei avercela con te?»

Alzai le spalle «Non lo so. Mi hai fatto dormire in una vasca, al freddo, ed in una posizione alquanto scomoda. Non fai altro che rispondermi male e farmi sentire a disagio. Non mi hai mai fatto sentire tua amica.»

Divenne serio «Sei tu che hai scelto di andare in quella vasca. Non volevo risponderti male, solamente sono fatto così. Come potrei farti sentire mia amica quando effettivamente non lo sei? Per me sei a mala pena una conoscente. Non prendertela.» disse per poi distogliere lo sguardo.

Quell'ultima affermazione mi ferì in qualche modo. Non ci conoscevamo da tanto, ma, non pensavo di essere così insignificante per lui.

Inutile dire che passammo i minuti restanti in silenzio senza dire una sola parola.

Erin arrivò insieme a Zayn con la macchina di quest'ultimo.

Harry senza perdere altro inutile tempo entrò nella macchina fulminando con gli occhi Erin e subito dopo Zayn.

In macchina non volò una mosca, tutto era così maledettamente imbarazzante. Per un solo istante desiderai ci fosse anche Liam.

In venti minuti raggiungemmo casa di Harry dove dentro trovammo il resto del gruppo.

«Cazzo amico, mi hai fatto perdere sette anni di vita.» Urlò Louis abbracciandolo.

Harry rise «Quello stronzo neanche mi ha visto.» disse rassicurando il resto del gruppo.

Deglutii per poi sedermi timidamente vicino a Liam che si avvicinò al mio orecchio «Stai bene?»

Annuii senza guardarlo negli occhi.

«Sicura?» posò la mano sul mio ginocchio.

A quel contatto sobbalzai leggermente trovandomi impreparata a quel gesto, a quanto pare se ne accorse perchè levò immediatamente la mano cominciando a parlare con Niall. In quel gruppo cominciavo a sentirmi una perfetta sconosciuta. Non si facevano molti problemi ad escludermi.

Sbuffai per poi guardare l'ora «Sono le 15:30, forse è meglio che vada.» mi alzai prendendo il giacchetto tra le mani.

«Sai la strada per tornare a casa?» Chiese premurosamente Erin.

«Oh, tranquilla, la troverò.» sorrisi incerta.

«Harry perchè non l'accompagni?» chiese con le intenzioni più buone.

Sospirò scocciato, ma subito dopo Erin gli sussurrò qualcosa, allora annuii tenendo un'espressione indecifrabile.

«Andiamo.» mi fece cenno con la mano.

Spalancai gli occhi per poi affiancarlo.

«Aspetta.» Liam bloccò con una mano Harry «Posso accompagnarla io.» Si offrì sorridendomi. Ricambiai quasi immediatamente il sorriso.

Harry scosse la testa «Devo spiegarle delle cose.»

Liam sembrò capire al volo ma insistette «Posso farlo io.»

«Questa storia mi riguarda particolarmente. Penso sia giusto che lei sappia tutto da me.» di colpo i lineamenti di Harry si indurirono.

«Ci siamo tutti dentro quanto te.» Liam contrasse la mascella.

Nella stanza prese a regnare un silenzio cristallino.

«Liam, andiamo, lascia fare a lui.» Gli sussurrò all'orecchio Erin. Quest'ultimo non oppose resistenza, anzi, sembrò calmarsi.

Rimasi immobile difronte a quella scena dopo di che silenziosamente seguii Harry fuori dalla proprietà.

Dopo un lungo susseguire di sospiri e sguardi furtivi presi coraggio «Pensi di parlare prima o poi, oppure non so, lo farai quando ormai sarò arrivata a casa?» lo guardai senza espressione.

«Ci fermiamo un po'?» mi chiese sedendosi su una panchina nei dintorni

Sospirò «Sicuramente, Liam saprebbe come iniziare il discorso. Perchè cazzo non ho lasciato venisse lui con te?» si morsicò nervosamente il labbro inferiore.

«Non ho fretta.» Lo rassicurai sorridendo.

«Era solo uno stupido gioco da ragazzini, cazzo.» cominciò a modo suo, non so esattamente se disse ciò come un attuale inizio oppure come una giustificazione ai suoi rimorsi. Ma lo lasciai continuare.

«Avevamo quindici anni. Esattamente tre anni fa facemmo un'insignificante prova di coraggio, a quei tempi, non sapevamo che quello stupido 'gioco' avrebbe compromesso le nostre vite a tempo indeterminato. Così una sera, andammo tutti e cinque in una discoteca di periferia. A quindici anni tutto sembrava uno scherzo, andiamo, chi è che a quell'età prende qualcosa sul serio?» iniziò a guardare un punto non identificato difronte a lui «Holmes Chapel è famosa per questo genere di discoteche, tutti sanno, ma fanno finta di non sapere cosa succede a mezzanotte in quei posti. Ovviamente tu non sai, piccola ed ingenua Savannah. A mezzanotte, Trevor, il tizio che gestisce questo genere di cose, al centro della pista, mette una sfera concava a dir poco enorme, ripiena di bigliettini, ad occhio ce ne saranno a migliaia, ma non è questo il punto, un ragazzo o una ragazza deve andare lì e pescare uno di quei pezzettini di carta, e fare ciò che è stato scritto lì. Ci può esser scritto la cosa più stupida del mondo come quella più brutta e pericolosa. A loro non importa.»

«Non capisco, chi li scrive questi bigliettini?»

«Semplicemente persone, chiunque può andare lì e scrivere qualcosa per poi buttarla lì dentro.» Alzò le spalle.

«Ancora non capisco, perchè sei costretto a farlo tutte le volte?»

«Una volta. Basta solo una volta e sei fregato, sei costretto a farlo ogni Venerdì sera. Trevor sa come controllarti, quando si tratta di business, nessuno lo può fregare.»

Riflettei «Ecco a cosa servono i “testimoni”, ecco perchè sono costretti a testimoniare il vero..» spalancai la bocca «Se li scoprono a testimoniare il falso, loro..»

«Li uccidono senza pietà.» disse senza battere ciglio.

«Erin..»

«No, Liam gliel'ha proibito un paio di anni fa. Sa cosa rischia.»

«Chi altro è coinvolto? » dissi senza voler davvero sapere la risposta.

«Zayn, Louis e Liam.» disse stringendo i denti.

Liam

Il nome che speravo di non sentir pronunciare.

Spalancai gli occhi «Liam?»

Sorrise con un pizzico di fastidio «Lo conosci appena e già tieni a lui. Tutti amano incondizionatamente il dolce Liam Payne.» Evidentemente fece quell'osservazione perchè non succedeva lo stesso con lui, probabilmente riusciva a contare sulle dita di una mano i pochi amici che aveva accanto.

«Geloso?»

«Per niente, poi di lui?» rise amaramente.

Infastidita mi alzai «Ironico, nascondi la tua gelosia verso i suoi confronti con la consapevolezza di desiderare almeno un quarto di tutto l'amore che viene dato a quel ragazzo. C'è solo un particolare che sfugge alla tua piccola mente contorta. Sei tu ad allontanare le persone, riesci a capirlo questo? Un giorno dovrai farlo Harry, un giorno dovrai permettere a qualcuno di entrare nella tua vita. Respingi tutto l'affetto che gli altri cercano di darti, ma allo stesso tempo critichi Liam perchè fa l'esatto contrario.»

Serrò la mascella «Non mi conosci.»

«Sinceramene, Harry, c0n tutte le buone intenzioni con cui ero partita, forse non ne vale la pena.»

«Non puoi dirlo, non ne hai il diritto, non sai niente di me, non mi conosci.» contorse la mascella alzandosi.

«Sei tu a non permettermelo. Ogni volta che cerco di avvicinarmi, o semplicemente di conoscerti mi respingi trattandomi come uno straccio per pavimenti!» Cominciai a perdere la pazienza.

Le sue nocche ormai avevano perso colore. Rise, forse con un pizzico di tristezza «Ci sono cascato chissà quante volte, ma a forza di tirare la corda questa si spezza. Quindi non sperare di riuscire ad entrare nella mia vita. Tengo stretti i pochi amici di cui sono sicuro di potermi fidare e indovina? Tu non sei nella lista.»

Immediatamente ripensai alle parole di Erin.

Facendo così non facevo altro che darle ragione. Sarei stata capace a entrare nella sua vita e a non uscirne mai più.

Così sospirai cercando di riprendere la calma «Perchè Niall è stato l'unico a non aver provato?»

Harry sembrò rilassare per un attimo i nervi «Andò via prima quel giorno.»

Annuii «Riprendiamo a camminare? Comincio ad avere freddo.»

Arrivata a casa posai tutto con estremo ordine all'entrata per poi salire le scale.

«Amore, come è andata oggi?» La voce di mia madre mi bloccò a metà scale.

Amore? Le volte in cui mi chiamava con quel nomignolo erano davvero poche, probabilmente era di buon'umore, meglio non fare niente che potesse compromettere quel suo stato così calmo e sereno.

«Si mamma, giornata noiosa, sono molto indietro con il programma, sono tutte cose che ho già studiato.»

«Sempre meglio dare una spolverata a tutto no?»

«Certo, stavo giusto andando a ripassare Biologia.» Mentii.

«Dormito bene a casa Payne?» chiese dirigendosi in cucina.

«Oh» sobbalzai per l'inaspettata domanda «Mi hanno fatto sentire perfettamente a mio agio. Sono tutti talmente educati lì.» Cercai con tutta me stessa di non far vedere il mio nervosismo.

«Meglio così, sai quella Erin, mi piace, dovrebbe essere in gamba.»

«Oh, altroché.» sorrisi per poi raggiungere di corsa la mia stanza.

Schiacciai immediatamente il pulsante del telefono per illuminare il Display quando immediatamente notai gli ultimi sette messaggi inviati da Amber, allarmata li aprii.

 

Niall Horan mi ha appena mandato la richiesta d'amicizia su Facebook, quel biondino carino di cui ti parlavo oggi, ricordi?

 

Devi assolutamente vedere le sue foto.

 

Ehy, Savannah, ci sei?

 

Non dirmi che ti sei addormentata.

 

Giusto, hai detto di non poter uscire con me ovviamente per uscire con Erin e la sua combriccola di sfigati. Dici a me di star lontana da Harry e poi lo frequenti? Dov'è la tua coerenza?

Ti ho vista mentre uscivo per buttare la spazzatura, non hai scuse.

 

Ehy, scusa, non dicevo sul serio, scrivimi appena puoi.

 

Oggi non ti ho vista a scuola, è successo qualcosa? Stai male?

Sav, mi stai facendo preoccupare.

 

Subito le scrissi per evitare possibili litigi

 

Amb, scusami avevo il telefono in vibrazione. Fidati avrei con piacere evitato di uscire con loro, la madre di Erin mi ha praticamente obbligato.

Amb, ma che dici si che sono venuta oggi, sono partita da casa un po' più tardi, infatti non ti ho vista pensavo fossi rimasta a casa.

 

Inviai, ma non potei fare a meno di sentirmi terribilmente in colpa, non avevo mai mentito ad Amber, ci dicevamo tutto, ogni cosa, ma pensai che magari questo genere di cosa, non andasse spifferato ai quattro venti.

Sbuffai presa da un'estrema noia per poi stendermi sul letto cominciando a fissare il soffitto senza sapere esattamente cosa fare.

I minuti passavano in fretta, ben presto si trasformarono in ore, ormai anche il sole era calato, ed annoiata da quella situazione presi a guardare fuori dalla finestra.

Scorsi Erin entrare dalla porta di casa sua, e ben presto la rividi entrare nella sua stanza, puro caso o destino, non saprei dirlo, ma la sua stanza era posta esattamente davanti alla mia. La salutai con un cenno della mano attraverso la finestra. Mi vide quasi immediatamente poi ricambiò il saluto, dopo di che guardò il display del suo telefono, cambiò quasi subito espressione, quasi combattuta, portò esso all'orecchio cominciando a parlare, ma più i minuti passavano e più quella conversazione sembrava movimentarsi, potevo capirlo dal modo in cui camminava avanti ed indietro, oppure da come alzava ripetutamente gli occhi al cielo.

Per non fare la figura dell'impicciona andai a sedere difronte alla scrivania cominciando ad anticipare qualche compito per la prima volta, controvoglia, difatti mi alzai snervata dagli innumerevoli esercizi di matematica falliti.

Erin si era appena seduta sul letto, parlava ancora al telefono, ma stavolta aveva un'aria quasi serena.

Guardai di sfuggita il telefono per poi leggere il messaggio appena ricevuto. Era da parte di Amber.

 

-Passi da me?

 

Sorrisi.

 

-Certo, ma dopo cena.

 

Posai distrattamente il telefono sulla mensola accanto alla finestra, richiamai l'attenzione su Erin, e un Harry abbastanza alterato fece irruzione nella sua stanza ma prima di cominciare un possibile litigio, con un gesto secco, chiuse le tende, così da oscurare la visuale.

Alzai gli occhi al cielo per poi scendere in salone.

«Savannah, la cena è pronta.» urlò mia madre dalla cucina.

«Sono già a tavola.» dissi informandola.

Polpettone.

Odiavo a morte il polpettone, non che mia madre non lo sapesse, anzi lo sapeva anche troppo bene, ma era il piatto preferito di papà, quindi non si accettavano obiezioni.

Se avessi un cane, forse avrei potuto dare a lui i miei avanzi proprio come si fa nei film.

Ma purtroppo, dovetti mangiarlo, altrimenti sarei andata a dormire senza aver cenato.

Ormai si erano fatte le otto. Mi andai a lavare le mani, per poi uscire di casa.

Faceva freddo, ma non troppo. Il cielo era limpido, il che mi fece sorridere.

Un tonfo mi fece girare di scatto.

Harry aveva appena chiuso violentemente il portone di casa Payne.

I nostri occhi si incrociarono per una frazione di secondo, immediatamente gli diedi le spalle cominciando a camminare verso casa di Amber.

Perchè interessarmi, quando lui stesso aveva sottolineato quanto fossi insignificante per lui.

Ma a mia sorpresa con una mano poggiata sulla mia spalla mi fece girare con uno strattone.

Per un istante rimasi senza fiato, spiazzata da quell'azione inaspettata, ma poi lo fissai con aria truce.

Respirai a pieni polmoni per far si che le parole uscissero dalla mia bocca ma non feci in tempo.

«Tu.» puntò l'indice sul mio petto.

Indietreggiai di quale millimetro per eliminare quel contatto «Io..» gesticolai invitandolo a continuare.

«Tu!» questa volta usò un tono molto più minaccioso che mi fece pensare a tutte le ultime azioni fatte che avrebbero potuto innervosirlo.

«Harry non ho tutta la serata.» sbuffai guardandolo dritto negli occhi. In fin dei conti ero abbastanza brava nel nascondere la paura.

«E' colpa tua.» sussurrò a denti stretti.

«Colpa mia? Harry ti senti bene?» corrugai la fronte.

«Se solo ieri sera non ci fossi stata tutto questo non sarebbe successo! Zayn sarebbe venuto con me così da evitare che passasse un'intera notte con Erin! E secondo te cosa hanno fatto? Beh secondo me si sono messi a fare innumerevoli lavori a maglia! Oddio, non capisci, lui la farà soffrire!» Spalancò gli occhi così da evidenziare quelle due iridi verdi che per una frazione di secondo mi distrassero.

«Harry..non era mia intenzione..io..»

«Ormai è troppo tardi, non so se per loro è stata solo una storia di una notte oppure no. Ma questo non cambia, Erin starà male per lui e tutto per colpa tua!» Strinse con forza i miei polsi.

Strinsi gli occhi «Lasciami mi fai male.» con uno strattone mi liberai dalla sua potente stretta, cominciando a massaggiarmi i polsi.

Ci fissammo per qualche secondo, il suo sguardo cambiò improvvisamente. Non riuscii a decifrarlo. E questo mi mise in seria difficoltà.

Girai appena lo sguardo per scorgere la figura di Liam correre verso noi.

Guardò Harry per poi spostare lo sguardo verso i miei polsi appena arrossati.

«Harry.» Quelle parole uscirono dalla bocca di Liam quasi come un rimprovero.

«Liam non ti immischiare.» ribatté serio.

«Harry, andiamo ti accompagno a casa.» Liam lo tirò leggermente indietro.

«Ho detto non immischiarti.» la sua espressione non cambiò.

Non conoscevo Harry, tanto meno Liam, non sapevo come la situazione poteva andare ad evolversi.

Cercai di pensare il più velocemente possibile ma l'innalzamento della voce di Harry mi fece tornare alla realtà.

Forse aveva solo bisogno di parlare un po'.

Mi avvicinai cautamente a Liam prendendolo da parte «Liam, forse è meglio che tu vada a casa. Grazie per essere venuto in mio aiuto ma ora me ne occupo io.»

«Sav..» cercò di ribattere ma non gliene diedi modo.

«Ci penso io.» lo abbracciai per poi avvicinarmi al suo orecchio «Grazie per essere venuto, salutami Erin.»

Sorrise leggermente per poi fare marcia indietro e tornare nella sua rispettiva casa.

«Scena davvero commovente.» commento Harry con estremo disprezzo.

«Vuoi un abbraccio anche tu?» chiesi ironicamente.

Scosse la testa infastidito.

«Andiamo, ti accompagno a casa.» lo informai cominciando a camminare.

«So la strada.»

«Oh, sicuramente, ma voglio accompagnarti ugualmente.»

Senza dire niente cominciò a camminare seguito da me.

Per un bel pezzo di strada nessuno dei due parlò, anche se cercai continuamente il momento giusto per aprire bocca, ma nessuno di quei minuti sembrava abbastanza opportuno per dire qualcosa.

Eravamo quasi arrivati a destinazione ed Harry cominciò ad affrettare il passo.

«Harry rallenta.» corsi per tornare al suo fianco.

Non mi diede retta.

«Harry seriamente fermati, non riesco a tenere il tuo passo.»

«Non è un mio problema.»

Lo fermai tirandolo per una manica. «Ti prego.» dissi affannata.

Finalmente prese a camminare normalmente. Sospirai cominciando a respirare regolarmente.

«Certo che sei strana.» rise fra se e se.

«Mi hanno detto di peggio.» lo rassicurai non dando importanza alla sua affermazione.

«Dico davvero.» Si fermò «Cosa stai cercando di fare? Perchè vuoi diventare mia amica? Intendo perchè così insistentemente?»

Mi colse di sorpresa «Non lo so.» risposi sinceramente a quella domanda abbastanza insolita.

Sorrise, forse per la prima volta «Afferrato.» mi guardò «Pensi di riuscirci?»

Si era calmato. Forse stavo riuscendo nel mio piccolo intento.

«Non lo so, dimmelo tu. Me lo permetterai?»

Non rispose, riprese a camminare lasciandomi sola nel punto in cui c'eravamo fermati.

«Che cos'ho di sbagliato? Avanti dimmelo, ora. Torna indietro, guardami negli occhi e dimmi che c'è che non va.» Urlai.

Si fermò, voltò leggermente la testa, ma poi come una specie di ripensamento riprese a camminare.

Lasciai le mani ricadere giù per i fianchi come segno di resa.

Sconsolata mi volta per tornare a casa, ma prima diedi un ultimo sguardo indietro. Mi guardava, si, Harry si era girato per guardami. Forse voleva solo assicurarsi che non lo stessi seguendo ma
ormai poco importava, mi voltai definitivamente per tornare a casa.

 

Parola a meee.

Buona sera a tutte, so che adesso mi odierete a morte, ma non sapevo davvero come continuoare, scusatemi.                                 Ora cercherò di aggiornare il più velocemente possibile, spero che qualcuna di voi ancora mi segua.

 

(Crediti a @ehimaliik per il banner)

 

Passate quii:

Like a wind of summer.

 

 

 

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Capitolo 5
*** Quinto capitolo ***



 

Quinto capitolo.

 

Il giorno dopo, ovvero Martedì, dormii fino a tarda mattinata, La scuola era stata chiusa a causa di una disinfestazione.

A dire il vero gradii quelle poche ore di sonno in più che usai per riposare.

Come già previsto, quella mattina dopo una calda e rinfrescante doccia, ad occupare quelle ore del mattino c'erano i miei adorati libri di economia. Mi ci vollero almeno quattro ore per memorizzare solo quattro misere paginette. Ma dopo tutto, Economia non era mai stata un mio punto di forza.

Chiusi di scatto tutto ciò che includeva la parola 'economia' per poi aprire le ante dell'armadio e indossare una comoda tuta.

Scesi di corsa le scale. Il salone era deserto ma non potei dire lo stesso della cucina. Dentro vi erano mi madre e a mia sorpresa la mamma di Erin.

«Buongiorno signora Payne. Buongiorno mamma.» Le salutai entrambe bevendo un sorso di latte fresco.

«Dormito bene?» chiese mia madre.

«Diciamo.»

Difatti la notte prima riuscii ad addormentarmi solo a poche ore di distanza dal sorgere del sole.

«Programmi per oggi tesoro?» chiese nuovamente.

«Non credo.»

«Ho saputo che oggi pomeriggio Erin si vedrà con i ragazzi perchè non vai con loro?» Chiese la signora Payne con fare delicato.

Mi irrigidii all'istante «Oh, ehm, veramente dovrei finire di studiare Economia, sa non è proprio il mio forte.»

«Forse potrei chiedere a Liam, lui è un asso in economia.» Disse prendendo l'iniziativa.

Cominciai a sudare freddo «Ma non si preoccupi, me la caverò da sola.» Insistetti, anche se passare un po di tempo con Liam non mi sarebbe dispiaciuto.

«Ma no, sono sicura che ti darà una mano con grande piacere.»

Ormai non sapevo più cosa inventarmi, quindi mi dileguai velocemente, iniziando una delle mie tante corse mattutine, giusto per staccare un po la spina.

Perchè Harry non riusciva ad accettarmi? Cosa avevo di tanto sbagliato?

Feci altri due passi per poi andare a sbattere contro qualcuno, non volevo incontrare di nuovo Harry, non ero psicologicamente pronta, così ci misi un po' prima di guardare in faccia la persona posta esattamente difronte a me.

«Liam!» dissi con un pizzico di sollievo.

«Ehi, che ci fai da queste parti?» disse sorridendo ampiamente.

«Oh, correre mi aiuta a pensare, tu?» chiesi timidamente.

«Un po' di sano allenamento.» non smise di sorridere.

«Allora non ti rubo altro tempo, ci vediamo in giro.»Lo sorpassai. «Savannah!» disse richiamando la mia attenzione.

«Si?» mi voltai togliendo una cuffietta.

«Che ne dici se, si insomma, se qualche volta noi due uscissimo insieme? Cioè, intendo, noi due da soli.» chiese imbarazzato.

Mi ci volle un po' per elaborare il tutto ma poi risposi «Con molto piacere.» sorrisi.

«Non vedo l'ora.» ricambiò il sorriso.

«Ah, tua madre ti ha praticamente impegnato tutto il pomeriggio con me a studiare economia.» lo informai imbarazzata.

«Perfetto, adoro economia. Allora ci vediamo dopo.» Mi salutò ricominciando a correre.

Sorrisi soddisfatta, Liam sembrava un bravo ragazzo, mi piaceva.

Tornata a casa, feci la seconda doccia nel giro di poche ore.

Preparai con estrema perfezione tutto il materiale per l'arrivo di Liam, dopo di che mangiai al volo un po' di insalata.

Mi stesi sul letto ancora con i capelli bagnati quando il telefono cominciò a squillare.

Era Amber.

«Sav, è successo qualcosa?»

«No, perchè questa domanda?» Aggrottai la fronte.

«Ieri sera saresti dovuta venire da me, ma non ti sei più fatta viva.»

«Oddio, scusami Amb, mi è sfuggito di mente, sono in un periodo abbastanza snervante, scusami ancora.» dissi afflitta.

«Qualcosa che non va?»

«No, sai, tutto questo studio comincia ad ammazzarmi.» Mentii.

«Ah, tranquilla ti capisco, novità?»

Scattai esaltata dal letto «Liam Payne mi ha chiesto di uscire!» Dissi esaltata.

«Cosa? Quando?» urlò euforica Amber

«Non lo so, credo presto. Ci siamo incontrati stamattina, a momenti dovrebbe venire qui per studiare.» La informai.

Ad un tratto suonò il campanello e così fui costretta ad attaccare il telefono.

Scesi le scale con estrema fretta, sapendo già chi c'era dall'altra parte della porta, diedi un ultimo sguardo allo specchio posto esattamente davanti a me per poi aprire con un sorriso smagliante.

«Lia..Harry.» presto quello che sarebbe dovuto essere un sorriso si tramutò in un espressione infastidita.

«Aspettavi forse Liam?» chiese spingendomi prepotentemente per poi fare irruzione in casa dirigendosi a passo spedito al piano superiore, quasi come fosse casa sua.

«Harry!» Urlai lasciando ricadere le braccia giù lungo i fianchi.

Salii velocemente le scale trovandolo sdraiato sul letto ancora sfatto.

«Dov'è il tuo libro di economia?» chiese alzandosi e cominciando a rovistare tra le mie cose.

«Harry dov'è Liam?» chiesi incrociando le braccia al petto.

«Ma tu non le dici mai le parolacce?» disse continuando a cercare in vano il libro quando era esattamente davanti ai suoi occhi.

«Dov'è Liam?» ripetei cercando di assumere un tono molto più fermo e sicuro.

«Ha dovuto portare Erin all'ospedale.» disse con noncuranza mentre sfogliava svogliatamente il libro.

«Cosa? Perchè?» chiesi allarmata.

«Dice di avere forti dolori alla pancia.» disse con tono piatto.

«Harry dobbiamo andare da lei, potrebbe essere una cosa seria!» dissi raccogliendo le scarpe da sotto il letto iniziando a metterle ma Harry mi fermò.

«No, devi studiare, Erin starà bene altrimenti Liam avrebbe già chiamato.» disse spazientito.

«Erin è tua amica come fai a non preoccuparti?» chiesi innervosita.

«Savannah, cominciamo a studiare questa maledetta economia per piacere?» disse aprendo a metà il libro sbattendolo davanti ai miei occhi.

Spalancai gli occhi facendo come mi era stato richiesto.

Mi fece leggere svariate pagine e per ognuna di queste dedicava delle piccole spiegazioni.

Però alla fine nel momento in cui prese a farmi delle domande non seppi rispondere.

Ormai era ora di cena ed Harry cominciava a spazientirsi.

«Andiamo, almeno dimmi la definizione di Economia in generale.»

«Beh, si, la definizione di Economia ovviamente è..»

Alzò un sopracciglio in attesa della risposta che però non arrivò.

Sbuffò passandosi una mano tra i capelli.

«Stiamo studiando dalle quattro, Savannah, studiamo da quattro ore e non ricordi neanche la definizione.» disse esasperato.

Non dissi nulla.

«Sei un disastro.» sbuffò.

«Liam non mi avrebbe mai fatta sentire così.» sussurrai.

«Così come?» chiese turbato.

«Così stupida! Non hai fatto altro che umiliarmi!»

«Non sono io quello che in quattro ore non riesce a memorizzare neanche una pagina di economia!» buttò il libro a terra.

«Liam non lo avrebbe mai detto!»

«Allora va da lui!» Urlò alzandosi.

Guardai fuori dalla finestra notando Liam ed Erin attraversare la strada.

«D'accordo!» misi di fretta le scarpe per poi uscire in mezzo alla strada seguita a ruota da Harry.

«Erin!» l'abbracciai «Come stai?»

Rise «Tranquilla, sto bene, era solo un mal di pancia dovuto dal ciclo irregolare.» disse facendo una smorfia di fastidio.

«Sav, scusami sarei venuto se solo..» cominciò Liam ma lo interruppi.

«Tranquillo non hai bisogno di giustificazioni.» dissi sinceramente.

«Che scenetta adorabile.» commentò Harry.

«Che facevi ancora a casa di Savannah?» chiese Liam rivolgendosi ad Harry, rendendosi conto del tardo orario.

«Prova ad indovinare.» rispose Harry sfacciatamente con un accenno di malizia.

Liam parve abbastanza infastidito, ma fece comunque finta di niente.

Alzai gli occhi al cielo dandogli una gomitata dritta sullo stomaco.

Harry si piego leggermente facendo ridere Erin. Liam rimase impassibile.

Gli rivolsi un'occhiata interrogativa ma distolse lo sguardo ignorandomi, dopo di che fece due passi indietro diretto verso casa.

Guardai male Harry per poi rincorrere Liam.

«Hey.» lo fermai.

Si fermo ma prese a fissare l'asfalto.

«Liam, abbiamo studiato tutto il pomeriggio» lo rassicurai.

«So che genere di effetto fa Harry sulle ragazze.»

«Harry mi è indifferente.» ammisi guardandolo dritto negli occhi.

«Difficile da credere.»

«Credi davvero che io sia come tutte le altre ragazze?»

«Sav, non lo so.» ammise sinceramente «Sta a te farmi cambiare idea.»

«Liam, di me puoi fidarti.» dissi sinceramente.

«Non lo so.» ripeté torturandosi le unghie delle mani.

Feci un passo verso Liam, il quale mi guardo dritto negli occhi.

Mi piaceva il colore dei suoi occhi.

Presi le sue mani tra le mie. Mi avvicinai ancora, così da poter poggiare le mie labbra sulle sue.

«Questo per cos'era?» chiese sorridendo non appena mi staccai.

Imbarazzata abbassai lo sguardo «Non lo so.» dissi cominciando a camminare verso casa con un sorriso scolpito in volto.

Harry ed Erin rimasero senza parole.

«Savannah? C'è forse qualcosa che dovresti dirmi?» chiese Erin fermandomi.

«Ti va di restare per cena?» le chiesi.

«Certo.» sorrise «Vado a prendere il cellulare.» mi informò entrando in casa affiancata da Liam.

«Credi mi abbia dato fastidio quel bacio?» chiese Harry afferrandomi per un braccio.

«Se pensi che io l'abbia baciato solo per farti un torto, Harry, sei completamente fuori strada.» risposi sinceramente.

Non disse nulla, si allontanò mettendo le mani nelle tasche della felpa blu che attualmente indossava.

Mia madre apprezzò la presenza di Erin a tavola, strano ma aveva un debole per quella ragazza.

Finito di mangiare entrammo nella mia stanza. Chiuse velocemente la porta per poi partire con l'interrogatorio.

«Allora, da quant'è che hai una cotta per mio fratello?» chiese direttamente.

«Oh, beh..io..non lo so.»

«Savannah» disse incoraggiandomi.

«E' sempre stato gentile con me, sin dal primo momento.»

«E' fatto così» sorrise.

«Non sono ben sicura di quello che provo per lui.

«Ma..?»

«Erin si, mi piace!» ammisi ridendo.

A quell'affermazione urlò abbracciandomi ma quel gesto improvviso mi fece cadere dal letto.

«Domani cara Savannah, tu dormirai a casa mia.» disse.

«E' una domanda?» chiesi alzandomi dal pavimento ridendo.

«Non proprio.» rise. «Devo rientrare, Liam mi ha appena mandato un messaggio.» disse salutandomi.

Presi di corsa il telefono di casa componendo il numero di Amber.

«Sav?» rispose.

«Ho baciato Liam.» dissi tutto di un fiato.

«Cosa?» squittì Amber dall'altra parte della cornetta.

Risi a quella reazione «Ho baciato Liam.»

«Lo hai baciato tu?» chiese conferma sbalordita.

«Si.» le guance cominciarono a colorarsi al solo ricordo.

«Perchè?» rise.

«Non lo so, mi trovo bene con lui.» ammisi guardando la camera di Erin.

«E ti piace.»

«Non proprio..»

«Sav, ti piace.» continuò.

«Ma..»

«Non provare a negare l'evidenza.» disse infine.

«Va bene.» sbuffai confermando ciò che ormai era ovvio.

 

Quel Mercoledì mattina, arrivai stranamente in anticipo davanti ai cancelli della scuola e a distanza di pochi minuti mi raggiunse Amber.

«Siamo vicine di casa, nonché migliori amiche, e in tre giorni riesco a vederti solo ora.» disse affiancandomi.

Voltai lo sguardo notando quasi subito l'arrivo di Harry e Erin, seguiti da tutti gli altri, compreso Liam a cui sorrisi imbarazzata.

«Savannah, mi stai ascoltando?» chiese Amber.

Scossi la testa tornando al mondo reale «Scusa, dicevi?»

«Lascia stare, so che vuoi andare da loro.» disse con un tono diviso tra la comprensione e il fastidio.

«Loro chi?» dissi smettendo di seguire con gli occhi Liam.

«Loro.» disse indicandoli.

Rimasi zitta, Amber aveva pienamente ragione, ma non le dissi niente.

«Amber, non ti lascerò da sola.» la tranquillizzai.

«Neanche se Liam Payne stesse venendo qui?» disse alzando un sopracciglio facendo un gesto con la mano puntando esattamente alle mie spalle.

«Amb, non..»

«Sav.» disse una voce, o meglio, la voce di Liam alle mie spalle.

Chiusi gli occhi strizzandoli maledicendomi per non essermene andata prima che arrivasse.

«Hei Liam.» lo salutai distaccatamente per l'imbarazzo.

Amber fece per allontanarsi ma la presi giusto in tempo per la manica della sua nuova maglietta.

«Lei è Amber.» sorrisi presentandola.

Avrei fatto qualunque cosa pur di evitare un'imbarazzante conversazione a proposito del bacio che probabilmente era intenzionato a fare.

«Oh, io sono Liam» disse preso alla sprovvista, facendogli un cenno con la mano.

Amber sorrise ampiamente «Savannah mi ha parlato molte volte di te.» disse rivolgendosi a Liam che sorrise guardandomi.

Invece di ricambiare quello splendido sorriso sbarrai gli occhi dandole un pizzicotto che la fece improvvisamente sobbalzare.

Liam mi guardò interrogativo, e a mia risposta feci spallucce.

«Volete unirvi a noi?» chiese Liam indicando il resto del gruppo.

Esitai alcuni secondi prima di rispondere, ma quando aprii la bocca per pronunciare un sonoro 'no' Amber accettò entusiasta.

Sbuffai cominciando a camminare, non che non volessi stare con loro, semplicemente la presenza di Harry mi infastidiva.

«Sav, presenti tu?» Chiese Liam andandosi a sedere tra Erin e Zayn.

Incerta annuii «Ragazzi, lei è Amber.» dissi indicandola.

Nessuno ricambiò il saluto così continuai.

«Amber, lui è Zayn, Niall, Harry – dissi con un pizzico di fastidio che a quanto pare lo fece ridere – Louis ed infine lei è Erin.» sorrisi.

Ormai al suono della campanella mancavano solo pochi minuti, ma gli altri tra schiamazzi e risolini non parvero accorgersene.

«Vieni qui.» disse Liam attirando la mia attenzione.

«Io?» dissi guardandomi dietro.

Rise annuendo.

Prima di raggiungerlo diedi un'occhiata ad Amber, non faceva altro che ridere alle battute di Niall e diventare rossa per le attenzioni di Harry.

Diciamo che Harry parve abbastanza interessato ad Amber, non si era fatto molti scrupoli nel farla sentire a suo agio.

«Dimmi.» dissi raggiungendo Liam, distogliendo lo sguardo da Harry.

«Niente, volevo stare vicino a te.» mi rivelò stringendomi la mano.

A quel gesto sorrisi appoggiando involontariamente la testa sulla sua spalla. Mi piaceva il modo in cui Liam riusciva a farmi sentire.

«Guardate, si è formata un'altra coppia all'interno del gruppo.» urlò Erin indicandoci.

Tutti si girarono per guardare la dolce scenetta composta da me e ovviamente Liam, tutti tranne Harry che si limitò a darci le spalle.

I sguardi di ognuno di loro si addolcirono, tranne quello di uno che non perse tempo nel continuare a dare attenzioni 'particolari' ad Amber.

«Ignora Harry, è solo geloso.» sussurrò Liam.

Corrugai la fronte «Geloso? No, ha passato tutto questo tempo cercando di farmi capire di essere una sorta di peso per lui.»

A quella affermazione rise trascinandomi verso l'entrata della scuola.

«Mi accompagni all'armadietto?» chiesi prendendolo per mano. Non sapevo esattamente cosa fossimo, ma in un certo senso la sua presenza mi rassicurava.

«Certo.» sorrise.

«Posso vomitare?» commentò Harry sorpassandoci.

«Sei irritante.» dissi scocciata prendendo il libro di Chimica.

A Liam non parve dare fastidio, ansi prima di prendere direzioni diverse si salutarono con una strana stretta di mano.

«Si diverte nel farsi odiare così tanto?» commentai stringendo ancora la sua mano.

«La prendi troppo seriamente.» rise Liam aprendo la porta dell'aula.

Sorrisi cercando di stendere i nervi. In effetti prendersela per ogni minima provocazione non faceva altro che peggiorare le mie giornate.

«Forse hai ragione.» sospirai prendendo posto.

Prima di cambiare direzione e prendere posto vicino a Niall, Liam mi rivolse un sorriso, un bellissimo sorriso.

Fortunatamente quella giornata grazie alle dolcissime attenzioni di Liam, passò velocemente. Amber, invece, non aveva fatto altro che stare con Harry. Il tutto fu abbastanza irritante. Amber odiava Harry, Harry odiava Amber, quindi non riuscii a dare un senso a tutto ciò. Ma per evitare litigi, decisi di non farne parola. Erin e Zayn passarono molto tempo insieme, sempre tenuti sott'occhio, quasi minacciosamente, da Harry, il quale mi ignorò per quasi tutto l'arco della giornata.

 

«Fa sul serio?» commentò Erin fissando Amber, che al momento era posta di nuovo tra Harry e Niall.

«Credetemi, quella se li vuole fare tutti e due.» disse Zayn fissando la scena.

Alzai gli occhi al cielo «E' vergine.» dissi smentendo l'affermazione di Zayn.

«Non sembrerebbe» aggiunse Louis leccandosi le labbra.

«Andiamo ragazzi, non fissiamoli.» disse Liam voltandosi.

Scossi la testa stufa del suo comportamento.

Cominciai a camminare spedita verso Amber per poi trascinarla via.

«Sav!» si divincolò.

«Che stai cercando di fare?» le dissi duramente.

«Sto cercando di fare amicizia.» si difese.

«Solo con Harry e Niall?» alzai un sopracciglio.

«Sono gli unici a parlare con me.» mise le mani sui fianchi.

Alzai gli occhi al cielo «Se vieni con me ti faccio conoscere meglio gli altri.» le dissi sorridendo.

Annuì seguendomi.

«Di cosa state parlando?» dissi facendo sedere Amber vicino a me.

Intanto gli altri assunsero delle facce infastidite.

«Parliamo di Venerdì.» disse freddamente Zayn.

Giusto, il Venerdì non faceva che avvicinarsi e ovviamente non volevano far sapere come stavano davvero le cose ad Amber.

«Cosa succede Venerdì?» chiese Amber impicciandosi.

«Ci andiamo a fare le unghie!» disse Erin falsamente euforica.

«Posso venire anche io?!» squittì Amber saltando e battendo le mani contemporaneamente.

Erin sorrise ampiamente «No.» disse per poi scoppiare a ridere insieme al resto del gruppo.

«Perchè stanno ridendo?» mi chiese confusa Amber.

«Non ne ho idea.» dissi soffocando un risolino.

«Siete strani.» affermò Amber tornando tra le braccia di Harry.

Ora cominciavo a capire il senso di nausea che provava poche ore prima Harry vedendo me e Liam mano nella mano.

«Guardate come sta scendendo verso Sud la mano di Harry.» disse Zayn stringendo la mano di Erin.

Sbuffai cercando di ignorare il tutto.

Intanto Louis mi affiancò attirando la mia attenzione.

«Deve essere terribile vero?» sussurrò Louis al mio orecchio «Intendo, vedere Amber ottenere in poche ore tutto quello che hai sempre voluto da quando hai messo piede in questa città.»

A quelle parole schiusi leggermente le labbra, ma tornai subito a sorridere non appena notai lo sguardo di Liam puntato su di me.

«Ragazzi, dovrei andare, mia madre si starà chiedendo che fine abbia fatto.»

«Sav, quindi stanotte ti fermi da me?» chiese Erin sorridendo dolcemente.

«Certo.» ricambiai il sorriso.

«Sav, ma tua madre mi aveva assicurato che avresti trascorso la notte da me.» ribatté Amber non appena sentì la richiesta di Erin.

«Riccioli d'oro risparmiaci la lagna.» rispose freddamente Erin.

«Sav!» disse Amber in cerca d'aiuto, ma visto il suo precedente comportamento, feci spallucce per poi dirigermi verso casa.

Ma non appena girai l'angolo venni affiancata da Liam.

«Non devi sentirti costretto Liam, so la strada per tornare a casa.» sorrisi.

«Non mi sento costretto, mi va e basta.» disse sorridendo.

«Va bene, apprezzo tutto questo.» dissi prendendogli la mano.

«Sav, ti sto solo accompagnando a casa.» rise dolcemente.

«Lo so, ma per me è importante tutto questo.»

«Oh, qui abbiamo una sentimentalista.» disse scherzando.

«Non prendermi in giro.» dissi spingendolo giocosamente.

«Non credo che la tua amica stia simpatica a tutti.» rise.

«Solo ad Harry, credo.» dissi abbassando la testa.

«Ed a Niall.» mi corresse.

«Non so cosa le sia preso oggi, di solito non si comporta così.» dissi cercando di giustificarla.

«Tranquilla, ci penserà Erin ad escluderla da tutto questo.»rise conoscendo il caratteraccio della sorella.

«Io sarei arrivata.» affermai toccando con la mano la maniglia della porta.

«Va bene, allora il mio lavoro qui è finito.» disse lasciandomi un bacio sulla guancia «A dopo.» disse andandosene.

Entrai avendo stampato in faccia un energico sorriso.

«Mamma, sono a casa.» urlai salendo le scale «Non prepararmi la cena, non ho molta fame.»

«Va bene amore.»urlò dalla cucina.

Una volta entrata in camera presi a mettere in una borsa tutto l'occorrente necessario per passare una notte fuori, ma non appena chiusi la cerniera lampo bussarono alla porta.

«Puoi entrare mamma.» dissi stendendomi sul letto, ma ad entrare fu Amber.

«Hey.» disse chiudendo la porta alle sue spalle.

«Ciao Amb.»

«Sei arrabbiata con me non è vero?» chiese sedendosi vicino a me.

«No.» Mentii.

«Invece si.»

Sospirai «Perchè ti sei comportata così oggi?»

«Così come?» disse fingendo.

«Non hai fatto altro che passare da Niall ad Harry, tutto il giorno!»

«Cercavo solo di fare amicizia!» urlò.

«Si, facendoti toccare il sedere da Harry!»

«Harry non ha toccato il mio sedere!» urlò.

«Vi abbiamo visti tutti!» esclamai esasperata.

«Ma qual'è il tuo problema? Stai con Liam! Non ti sto facendo alcun torto!»

«Non sto con Liam!» urlai cercando di farglielo capire.

A quelle parole sembrò calmarsi «Giusto.» sorrise «A te interessa Harry, però sai dovresti dirlo a Liam, altrimenti potrebbe uscirne distrutto.» disse amaramente prima uscire e chiudere la porta.

Lanciai un cuscino infuriata. Ma come si permetteva, e quella sarebbe dovuta essere la mia migliore amica? Quella per cui avrei dato tutto?

Asciugai le poche lacrime rimaste sulle mie guance per poi andare da Erin.

Bussai delicatamente alla porta finché la signora Payne non venne ad aprirmi.

«Buonasera.» dissi entrando.

«Buonasera cara, Erin è nella sua stanza.»

«Grazie.» sorrisi salendo le scale.

«Erin!» dissi entrando in quella che sarebbe dovuta essere camera sua, ma dovetti ricredermi non appena vidi Liam gironzolare in mutande.

«Oddio scusami!» dissi richiudendo in fretta la porta.

Imbarazzata allora aprii quella affianco dove trovai Erin sdraiata sul letto. «Sei entrata nella camera di mio fratello?» chiese ridendo.

«Si!» dissi coprendomi il viso con le mani

«Fammi indovinare, era nudo?» chiese ridendo.

«No, fortunatamente aveva le mutande.» dissi imbarazzata.

«E' sexy mio fratello in mutande?» chiese ridendo.

«Sei di buon'umore stasera eh?» sorrisi.

«E' passato Zayn poco fa.» mi rivelò sorridendo.

«Siete una coppia?» cercai di informarmi.

«Così pare.» disse indicando una rosa posta esattamente sopra la sua scrivania.

«Te l'ha portata lui?» dissi portando le mani alla bocca.

«Esattamente.»

«E' un gesto dolcissimo!»

Quella serata passò veramente in fretta, ci addormentammo verso le due, Liam si fece vivo una volta o due. Erin invece non fece altro che parlare di Zayn. Sembravano carini insieme. Non riuscii a dare un senso all'esagerata preoccupazione di Harry.

La mattina seguente ci svegliammo tutti in tarda mattinata ed insieme a Liam andammo a correre. Erin non faceva che fermarsi alla vista di ogni cagnolino. Liam invece mi riempì di tenere attenzioni, forse cominciavamo ad essere una coppia fissa ma non ne ero molto sicura.

Anche gli altri giorni passarono velocemente malgrado fossero stati maledettamente noiosi. Ormai Liam faceva tappa fissa in casa. Studiare Economia con Liam era ben diverso che studiare con Harry. Lui aveva quella dolcezza nel fare ogni cosa che ad Harry mancava visibilmente.

Intanto Giovedì vidi uscire da scuola Harry con il braccio avvolto intorno al bacino di Amber. Ovviamente spostai subito lo sguardo ed inutile dire che ormai Harry non mi rivolgeva uno sguardo da svariati giorni.

 

«Sav, stasera vieni con noi?» chiese Niall.

«Dove? Scusate mi ero un attimo distratta.»

«Beh, oggi è Venerdì, dobbiamo andare in quel locale.» rispose Louis.

«Viene anche lei?» chiesi indicando Amber.

«Harry vuole portarla.» mi informò Zayn.

«Cosa? No se viene quella io rimango a casa, mi dispiace.» disse Erin rivolgendosi a Zayn.

«Prova a parlargli.» suggerì Liam ad Erin.

«Prima però allontano quella sanguisuga.» disse Erin camminando a passo svelto verso Harry che l'abbracciò come è suo solito, solo che lei si spostò, facendo così apparire sul volto di Harry un'espressione interrogativa. Non parlarono molto e da quanto riferito da Erin, Harry era intenzionato a portarla.

«Questo è tutto ragazzi, mi dispiace ma davvero non vengo.» disse lanciando un'occhiata omicida ad Amber prima d'andare via.

«Penso sia il caso di restare a farle compagnia stasera, scusami.» mi disse Liam lasciandomi un delicato bacio sulle labbra.

«Ti chiamo più tardi.» gli dissi sorridendo.

«Quando vuoi.»

Ci comportavamo in quel modo ormai da svariati giorni quindi, penso che, forse effettivamente cominciavamo ad essere una vera e propria coppia e questo mi piaceva.

La sera dopo aver mangiato mi passarono a prendere Niall e Zayn. Quella sera in macchina con loro scoprii quanto potessero essere rumorosi quei due quando erano insieme.

«Allora Niall, come va con Amber?» chiesi con disinvoltura.

«L'ho lasciata stare, le ragazze come lei non mi interessano, le lascio volentieri ad Harry.» disse aprendo il finestrino.

«Da quello che ho capito stasera nessuno di voi dovrà pescare dentro il cerchio, quindi perchè ci stiamo andando?» chiesi stanca.

Alzarono entrambi le spalle «Harry voleva andare.»

«Ma voi fate tutto quello che vuole Harry?» brontolai.

Harry, Louis ed Amber erano posti esattamente davanti all'entrata del locale. Lei indossava una minigonna a tubino con sopra un una canottiera nera. “Strano che la madre l'abbia fatta uscire vestita così.” pensai guardandola.

Mi guardai confrontandomi con ciò che indossava lei. A differenza sua, indossavo dei comodissimi Jeans stretti e una canottiera di pizzo.

«Dov'è Erin?» chiese Harry guardando dietro di noi.

«Non è voluta venire e di conseguenza Liam è rimasto a farle compagnia.» gli comunicò Niall alzando le spalle.

«Ciao Sav!» Esclamò Amber come se la litigata fatta precedentemente non fosse mai esistita.

La guardai alzando un sopracciglio per poi darle una spallata superandola.

«E' soltanto gelosa.» riuscii in lontananza a sentire Harry mentre cercava di rassicurare Amber. Ma a quelle parole mi fermai di scatto facendo immediatamente retro front.

Presi Harry per un braccio facendolo voltare bruscamente verso di me e ormai presa dai nervi cominciai a parlare «Gelosa? Harry mi dispiace distruggere le tue inutili aspettative, ma perché mai dovrei essere gelosa? Gelosa di Amber perchè sta con te? Non farmi ridere, mi sei completamente indifferente. Non vorrei mai e poi mai stare con un ragazzo anche lontanamente simile a te.» dissi tutto d'un fiato per poi dirigermi verso il bar di quel locale.

«Un succo alla pesca, grazie.» chiesi cordialmente.

Non avevo mai bevuto alcolici e sicuramente non lo avrei fatto quella sera.

«Ecco a lei.» disse il Bar-man dopo alcuni minuti porgendomi il succo, ma prima di berlo lo guardai male «Scusi la mia prudenza, ma lei mi assicura di non averci buttato dentro alcolici o roba simile?»

Il ragazzo rise annuendo cominciando a pulire con un fazzoletto il bancone già sporco.

Gli sorrisi sicura di bere un semplicissimo succo alla pesca.

Intanto il locale cominciò ad affollarsi e di conseguenza il Dj alzò la musica ad un volume assurdo e tutti compresi Amber ed Harry cominciarono a ballare.

 

Senza di te qui, non è la stessa cosa.” scrissi a Liam.

 

Vuoi che ti venga a prendere?” rispose premurosamente.

 

No, devo sorvegliare la verginità di Amber, ci vediamo domani.” lo tranquillizzai ironizzando un po' la situazione.

 

«Andiamo Sav, vieni a ballare.» urlò Niall.

Scossi la testa sorridendo, ma questo non riuscì a fermarlo, corse verso di me trascinandomi per mano in pista per poi lasciare la presa facendomi fare una giravolta. Risi cominciando a ballare perfettamente a ritmo.

Mi sentivo strana, libera. Non lo avevo mai fatto, intendo, ballare in un locale. Restai in pista con Louis fino a quando non riuscii più a sentire la sensibilità ai piedi, così tornai a sedere vicino al bar.

«Un altro succo?» chiese il bar man ridendo.

«Si grazie.» dissi continuando a fissare Harry. Aveva la maglietta bianca completamente appiccicata al torace per colpa del sudore, ed i suoi lunghi ricci non facevano altro che ricadere sulla sua fronte. Teneva costantemente le labbra schiuse, a volte chiudeva gli occhi. In quel momento non potei fare a meno che pensare a quanto fosse stato bello baciare quelle labbra, ma quei pensieri si interruppero non appena sentii il tonfo di una bottiglia ricadere e frantumarsi a contatto con il pavimento.

Il bar man, desolato richiamò la mia attenzione «Mi dispiace ma, la bottiglia con il suo amato succo si è appena rotta, non è ho altro, sa i casi in cui qui dentro richiedono del succo sono davvero rari.»

«Non si preoccupi.» sorrisi spostando l'attenzione su Amber che al momento teneva in mano un bicchierino con dentro uno strano liquido trasparente.

«Non ha mai bevuto alcolici non è così?» chiese raccogliendo i cocci per terra.

Annuii imbarazzata.

«Vuole provare?» chiese sorridendo.

«Non penso sia il caso.» ammisi con un po' di timore.

«Andiamo, è da ore che fissa quel ragazzo, un po' di alcool l'aiuterebbe nel farsi avanti.» sorrise.

«Cosa? Non mi interessa quel ragazzo.» dissi facendolo ridere.

«Comunque sia, non le farebbe male divertirsi un po'»

«E se poi svengo o mi succede qualcosa di brutto?» chiesi impaurita.

«Le giuro che in tal caso mi occuperò personalmente di lei.»

Mordendomi il labbro inferiore annuii incerta di quella decisione.

«Si fidi di me, mi ringrazierà.» sorrise preparando qualcosa con diverse bevande a me sconosciute.

Non appena finì quello che stava preparando da diversi minuti disse «Bevilo tutto d'un fiato.»

Annuii deglutendo per poi fare come mi era stato consigliato.

Appena quell'amaro liquido mi scivolò in gola strinsi forte gli occhi facendo svariate smorfie.

«Com'era?» chiese ridendo.

«Amaro..» feci una pausa «mi sento ancora come mi sentivo prima di berlo.» gli comunicai delusa.

Sorrise «Semplicemente perché prima deve bere ancora questi tre..» disse porgendomi davanti altri tre bicchierini «bevi questi e poi vai a ballare.» disse prima di rivolgersi ad un'altra ragazza.

Feci come mi era stato detto finché non sentii girare la testa.

In pista era tutto più confuso, le persone non facevano altro che venirmi addosso, la musica non faceva altro che rimbombare. Non riuscii a distinguere le figure che erano impegnate a ballare sparse per la pista finché non riconobbi una figura dai capelli ricci.

Cominciai a fissare quel ragazzo dai capelli ricci finché non riuscii a mettere bene a fuoco la figura e finalmente accertarmi che fosse Harry.

Teneva stretta tra le braccia Amber, la musica aveva un ritmo abbastanza movimentato, ma i loro passi non coincidevano a quella canzone. Sembrava ballassero quasi un lento.

Le loro teste si avvicinarono, finché non vidi la testa di Harry inclinarsi. Era tutto così ovvio, stavano per baciarsi, ma in quel momento decisi che il tutto non poteva succedere. Ero arrivata prima io. Avevo conosciuto Harry prima di lei. E in quell'esatto momento decisi che quelle labbra sarebbero state baciate prima da me.

Così a passo spedito mi feci strada arrivando davanti a quella sottospecie di coppia.

Spostai violentemente Amber prima che le sue labbra toccassero quelle di Harry.

«Savannah!» Urlò staccandosi dal muro «mi hai quasi fatta cadere!»

La ignorai cominciano ad osservare gli occhi verde smeraldo di Harry.

«Da vicino sono anche più belli.» confessai guardandolo.

«Hai bevuto?» chiese spostandosi leggermente.

«Ma certo che no!» dissi scoppiando a ridere.

«Ne sei sicura? Forse è il caso che ti riporti a casa.» disse scuotendo la testa.

«No.» lo fermai cominciando a fissare le sue labbra.

«Devo farlo prima che lo faccia lei.» dissi buttandomi su quelle labbra dannatamente piene e calde.

A mia sorpresa ricambiò quel bacio sin dall'inizio, posizionando le sue grandi mani sui miei piccoli ed esili fianchi.

Non appena mi staccai cominciai a ridere «Sei davvero un ottimo baciatore.»

«E tu sei ubriaca.» disse trascinandomi fuori «Amber fatti riaccompagnare da Niall.» disse liquidandola al centro della pista.

«Perché hai ricambiato il bacio?» chiesi non appena appoggiai la testa sul sedile della macchina.

Non rispose mettendo in moto la macchina.

«Mi hai sentita?» Risi.

«Domani mattina non ricorderai più nulla quindi smettila.» disse serrando la mascella.

«Hai sempre quell'espressione dura in volto.» lo rimproverai continuando a ridere.

«Tieni, ti farà bene.» disse porgendomi una bottiglia d'acqua precedentemente riposta sui sedili posteriori.

«Grazie.» dissi cominciando a bere.

 

 

 

Parola a meee.

Sera a tutte, partiamo dal resupposto che non sono Micaela ma Laura una sua amica.
Micaela ha moltissimi problemi con il suo computer scrauso quindi io l'ho aiutata a postare. Le dispiace molto per il capitolo postato così tardi ma dai siete ricompensate, guardate quanto è lungo!
Cioè comunque io amo questa storia quindi amatela anche voi <3
Recensitela assolutamente :)
Ciao Ciari ti adoro <3

(Crediti a @ehimaliik per il banner)

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Capitolo 6
*** Sesto Capitolo. ***



 

Sesto capitolo.

 

Il 

Nausea, emicrania, forte sensibilità alla luce e al suono, beh tutti sintomi per iniziare una giornata alquanto perfetta.
Pensai ironizzando. Mi stiracchiai chiudendo nervosamente gli occhi alla luce del sole. Amavo il profumo di vaniglia la mattina, sopratutto se accompagnato dall'odore del caffè.
Mi stiracchiai ancora un po' su quelle soffici lenzuola rosse per poi spalancare gli occhi. La mia camera non aveva mai profumato di vaniglia e mia madre era solita a fare il caffè in prima mattinata non alle 10:00 ma sopratutto, non avevo mai avuto delle lenzuola rosse!
Mi alzai di scatto scrutando la stanza attorno a me. Non riuscii a vedere chiaramente tutto a causa delle tapparelle tirate giù.
I muri risultavano completamente bianchi, il letto regnava al centro di quella stanza non esageratamente grande. C'era solo un armadio posto davanti il letto ad arredare quella stanza per il resto la camera risultava completamente spoglia.

Accesi cautamente la luce per poi guardarmi allo specchio.

Il trucco ormai era completamente andato. Ma sussultai non appena guardai cosa avevo indosso: soltanto una misera maglietta grigia che fortunatamente copriva fino al ginocchio.

I ricordi della sera precedente risultavano sfocati nella mia mente.
Ricordavo vagamente di aver baciato qualcuno, ma ormai questo non aveva più importanza.

«Tesoro oggi faccio anche il turno di notte, ci vediamo domani, mi raccomando comportati bene.» sussultai non appena sentii una voce venire dall'altra parte della stanza.

«Tranquilla mamma, ti voglio bene.» avvicinai l'orecchio alla porta cerando di dare un volto a quella voce così famigliare.

«Ah, quasi dimenticavo la sciarpa. L'ultima volta l'ho prestata a te per il freddo che faceva, ricordi?» Ripeté la donna ridendo.
Dalla voce così calma e dolce, me la immaginai bionda, ma non troppo, con due occhi chiari.

«Tranquilla, vado io.» si affrettò a dire lui.
Sentii dei passi pesanti attraversare il probabile corridoio che ancora lo divideva dall'entrare nella stanza in cui vi ero io.
Entrò di spalle un ragazzo alto. Poi vidi quei ricci. Ricci fin troppo famigliari. Poi quel profumo invase le mie narici, e a quel punto ne fui certa.

«Harry?» sussurrai in cerca di spiegazioni.
Si girò facendomi segno di stare zitta. Ubbidii mettendomi seduta tirando più giù l'orlo della maglietta.
Volevo delle spiegazioni, volevo sapere dov'erano finiti i miei vestiti, volevo sapere perché ero finita lì, volevo sapere molte cose, ma mi sentii davvero sollevata nel vederlo.
Cercava quella sciarpa con estrema fretta, guardando ogni tanto la porta.

«Ti aiuto?» chiesi a bassa voce.

«No, hai già fatto abbastanza.» disse irritato.
Non capii assumendo un espressione offesa.

«L'hai trovata?» fece capolino una donna di cui fino a pochi secondi fa conoscevo solo la voce. Doveva essere la madre.
I capelli biondi che avevo precedentemente immaginato lasciarono spazio a un nero intenso, gli occhi non erano di quel verde che pensavano, ma erano comunque chiari. Assomigliava molto ad Harry.
Appena mi vide lo guardò con aria severa.
Harry in risposta sbuffò facendo cadere le grandi mani lungo i fianchi.

«Salve.» dissi con un filo di voce, cercando di essere cordiale.

La donna di cui non sapevo ancora il nome non ricambiò il saluto, restò semplicemente con gli occhi puntati in quelli di Harry aspettando spiegazioni più o meno fattibili.

«Possiamo parlarne in cucina?» Chiese Harry ignorandomi.

«Sono già in ritardo, ne parleremo quando tornerò a casa.» disse severamente prima d'andare via.

«Harry, esigo delle spiegazioni.» dissi incrociando le braccia al petto.

«Cambiati.»disse freddamente indicando su una sedia i vestiti che avevo indosso la sera prima.

Sbuffai cercando di ribattere ma non me ne diede modo.

Arrivai in cucina cercando di abbottonare i Jeans che la sera prima non sembravano poi così stretti.

«Harry.» lo chiamai stringendo i denti.

Non si girò, ma si fermò un secondo per poi riprendere a lavare i piatti.

«Harry sono seria, ho bisogno di spiegazioni, non so neanche come ho fatto ad arrivare fin qui!» cominciai a perdere il controllo «Mia madre mi ucciderà, Liam si arrabbierà con me per aver passato la notte da te e, di conseguenza anche Erin si arrabbierà con me. Aspetta un secondo sei stato tu a mettermi quella maglietta?» dissi fissandolo arrabbiata.

«Già.»

«Harry mi hai vista in intimo!» urlai.

«Come se non avessi mai visto niente del genere.» scosse la testa asciugandosi le mani.

Alzai un sopracciglio cercando di non perdere la calma.

«Potresti riaccompagnarmi a casa?» chiesi in imbarazzo per via delle sua affermazione.

«Sai la strada, non ho tempo per una come te.»

Una come te. Mi ripetei in mente.

«Una come me? Cosa vorresti dire?» chiesi infastidita.

«Non intendevo dire niente.»

«Hai detto quella frase con il modo con cui le persone etichettano altre persone.»

«Cazzo stai un po' zitta.» disse di scatto spostandosi i ricci da davanti gli occhi.

Sobbalzai «Abbiamo fatto..» cercai di finire la frase.

Spalancò gli occhi «No.» fece una pausa «non con te.»

«Ah.» dissi cercando di nascondere il disagio.

Ma comunque mi reputai offesa da quell'affermazione.

«Allora perché sono qui?»

«Non ricordi niente?» disse leggermente irritato.

Scossi la testa «Non berrò mai più.» piagnucolai.

«Meglio così, una volta tornata a casa dimentica anche di essere stata qui, non dovrai dirlo a nessuno.» disse serio.

«Pretendo una spiegazione.» dissi assumendo una posizione.

«Pretendo, pretendo e pretendo, sai dire solo questo. Quanto cazzo pretendi.» disse alzando la voce.

Assottiglia gli occhi «Dimmi perché diavolo sono qui!»

«Mi hai baciato cazzo! Eri ubriaca, saresti svenuta lì se non avessi fatto qualcosa!» urlò camminando avanti ed indietro.

Rimasi senza respiro per circa sei secondi, poi il respiro tornò, ma non regolare come sarebbe dovuto essere.

«Io..» cercai di trovare una giustificazione o perlomeno delle scuse, ma non riuscii a dire niente.

«Stai zitta, ti prego, sta zitta. Hai fatto anche abbastanza. Liam è uno dei miei migliori amici cazzo. Amber, Zayn ed Erin, ieri sera, quali altri problemi credi mi procurerai ancora?» chiese perdendo visibilmente le staffe.

«Mi dispiace..» sussurrai intimorita.

«Ti dispiace?» rise «Ma che vuoi da me? Lo vuoi capire o no che non ti sopporto? Che ogni volta che sei nei paraggi perdo la calma. Non ti voglio nella mia cazzo di vita. Ti metti con il mio migliore amico, dici di aver perso il completo interesse nei miei confronti e poi non appena vedi Amber avvinghiata a me vieni a baciarmi?» fece una piccola pausa riprendendo fiato «Perché cazzo lo hai fatto? Perché mi hai baciato, cazzo non dovevi!» urlò prendendomi per i polsi.

«Non ricordo!» urlai con gli occhi offuscati.

Invece ricordavo. Pian piano i ricordi cominciavano a farsi più chiari, limpidi.

Prese a guardarmi negli occhi. Forse aspettando di riprendere quel poco di calma che gli rimaneva.

Probabilmente non avrei dovuto pensare a quanto fossero stati belli quegli occhi. Così verdi. Così intensi. Schiusi leggermente le labbra continuando a fissare quegli occhi. Harry era davvero il più bel ragazzo che avessi mai visto. Di quella bellezza che attira, che ti fa fermare per strada, che fa perdere il filo del discorso. Harry era davvero la perfetta definizione di 'bellezza'.

Scossi la testa tornando a quell'amara realtà.

«Harry..» dissi con un filo di voce.

«No, non voglio più avere niente a che fare con te.» disse lasciandomi di scatto i polsi leggermente arrossati.

«Non so la strada per tornare a casa.» ammisi senza guardarlo.

Imprecò prendendo la giacca per poi uscire urlando un 'muoviti'.

Era in quei momenti che odiavo a morte il mio essere così emotiva. Asciugai distrattamente quelle poche lacrime provocate dall'esagerata alterazione di Harry.

In macchina non volò una mosca, non volle neanche accendere la radio.

«Harry ti prego, parlami.» dissi sentendomi poco bene.

Non rispose.

Quel silenzio non faceva altro che logorarmi internamente.

«Harry..» ripetei alzando lo sguardo.

«Sta zitta.» disse con tono deciso ed impassibile.

Deglutii abbassando gli occhi, cominciavo a sentirmi poco bene.

Perfetto, eravamo quasi arrivati, svoltammo l'angolo ma sbarrai gli occhi non appena notai Liam parlare con i miei.

Mi ammazzeranno. Pensai entrando le panico.

«Fai un altro giro! Non devono vedermi!» urlai accovacciandomi.

Non rispose, fece per svoltare di nuovo l'angolo, ma poi continuò dritto per poi accostare.

«Harry! Ti prego i miei mi uccideranno!» piagnucolai.

«Sei preoccupata per i tuoi o per il fatto che Liam ti veda insieme a me?»

Chiese cercando di apparire indifferente.

Sbuffai pregando in tutte le lingue del mondo prima di uscire dalla macchina.

«Savannah!» Mi abbracciò mia madre.

«Mamma.» ricambiai sorpresa.

«Dove sei stata?! Non farlo mai più, stavamo per chiamare la polizia!» Disse assumendo un tono severo.

«Con chi sei venuta?» chiese mio padre guardando la macchina da cui ero scesa allontanarsi velocemente.

«Harry.» disse Liam digrignando i denti.

«Non è come pensi.» dissi abbracciandolo. Avevo bisogno di quell'abbraccio. Avevo bisogno di lui e di nessun altro in quel momento. Respirai a pieni polmoni il suo odore giocando con la leggera barba cresciuta sulle sue guance.

Mi staccai notando la severità sul volto di tutti i presenti.

«Cosa sono questi sguardi?» accennai un sorriso.

«Ti rendi conto della gravità della situazione?»

«Ma papà..»

«Tuo padre ha perfettamente ragione.» si schierò mia madre.

Guardai Liam in cerca di conforto ma spostò altrove lo sguardo.

«Prima o poi riprenderai a rivolgermi la parola?» gli dissi entrando arrabbiata in casa.

Chiusi la porta alle spalle per poi dirigermi in camera, dove passai il restante pomeriggio, scesi solo per la cena, dopodiché mi rintanai in camera, solamente che a distanza di qualche minuto fece irruzione Liam.

«Non posso smettere di pensare. Perché eri con Harry?» chiese alterato.

«Vedi..ieri sera io..»

«Voglio la verità.» disse incrociando le braccia al petto.

«Ieri sera siamo andati in un locale con Harry e con tutti gli altri ragazzi, e..» Volevo dirgli del bacio ma non potevo fargli questo «ho bevuto qualche drink cominciavo a sentirmi poco bene così Harry mi ha ospitato.» dissi con naturalezza.

«Ti ha ospitato? Avete dormito insieme?» chiese corrugando la fronte.

«No Liam!» chiesi offesa da quel pensiero.

Sospirò «Tutto qui? Non è successo nient'altro?»

«Tutto qui.» gli sorrisi tranquillizzandolo.

«Dio, mi hai fatto prendere un colpo.» disse baciandomi dolcemente.

«Scusami.» dissi contro il suo petto.

«Hey, tranquilla.» disse accarezzandomi i capelli.

«Rimani qui stanotte?» gli sussurrai all'orecchio.

«Non credo i tuoi approverebbero.» disse sorridendo.

«Non glielo diremo, domani mattina usciranno presto per andare ad uno stupido convegno, non si accorgeranno di niente.» sorrisi.

«Sicura?»

«Si, crederanno di non averti sentito mentre uscivi.»

Si sdraiò accanto a me cominciando a lasciare qualche bacio qua e là, dopodiché prese ad accarezzarmi il ventre piatto e così ci addormentammo. Niente sesso, solo lui, i suoi baci e le sue carezze. A me bastavano solo quelle.

La mattina seguente ci svegliammo come previsto senza trovare i miei in giro per casa. Tutto era in perfetto silenzio.

In cucina, trovai un bigliettino su scritto “Tesoro torneremo domani pomeriggio, ti vogliamo bene.”

Sorrisi «Ti fermi qui anche stasera?»

«Stasera non posso fare le ore piccole, domani mattina devo visitare alcuni college.» disse dispiaciuto.

Alzai le spalle come per dire fa niente sarà per la prossima volta.

«Cucini tu il bacon vero?» chiesi accendendo il gas.

«Perché?»

«Non faccio altro che bruciarlo.» dichiarai ridendo.

«Sei un disastro.» scoppiò a ridere.

Trascorremmo il resto della mattinata tra coccole e risate sul divano color panna del salone.

«Possiamo rimanere così per il resto della giornata?» chiesi solleticandogli il petto, ma nemmeno a farlo apposta, suonò il campanello.

«Ovviamente no.» rispose Liam quasi infastidito.

«Vi ho portato la colazione!» urlò Erin sorpassandomi non appena aprii la porta d'ingresso.

«Veramente l'abbiamo già fatta.» disse Liam.

«Circa due ore fa.» continuai.

«Ed ora con questi cosa faccio?» Sbuffò Erin sventolando davanti a se una busta con dentro immagino del cibo commestibile.

«Portala a Zayn.» proposi.

«Quel pakistano è partito per Los Angeles. Torna dopodomani.» sospirò Erin.

«Perché non lo raggiungete?» Propose Liam cercando di rendere felice Erin.

«Liam abbiamo scuola e poi ho paura dell'aereo.» confessai.

«Ma a giorni abbiamo le vacanze di Natale.»

«Ma Zayn sarà già tornato.» ribatté Erin.

«Hey, non avete sentito? Ho paura dell'aereo.» dissi a voce alta.

«E se passassimo tutti le vacanze a Los Angeles?» propose Erin saltando dal divano.

Alzai gli occhi al cielo «Solo se vieni anche tu.»

«Piccola, tra borse di studio e nuovi College non posso muovermi.» disse Liam accarezzandomi la guancia.

«Ti prego.»

Scosse la testa.

«Liam.» lo implorai baciandolo.

«Ragazzi niente effusioni davanti a me per favore.» urlò Erin coprendosi gli occhi.

«Vedrò come fare.» disse in fine Liam.

«Ti amo lo sai?» urlai abbracciandolo.

«Mi ha appena mandato un messaggio Niall, dice al solito parco tra un ora.» Ci riferì Erin uscendo con la sua solita andatura ondeggiante.

«Bene, vado a vestirmi.» dissi lasciandogli un bacio sulle labbra.

«Posso venire?»

«Liam.» lo rimproverai ridendo.

Entrata in camera, passai venti minuti davanti all'armadio per poi mettere dei semplici jeans ed una felpa bianca.

Arrivati a destinazione trovammo solo Harry. Poco dopo arrivarono tutti gli altri. Erin per qualche strano motivo arrivò per ultima.

«Ragazzi, Sav vi ha già detto cosa faremo a Natale?» disse Erin.

Scossero la testa.

«Passeremo il Natale a Los Angeles!» disse euforica.

«Io sono incastrato dal classico Natale a casa dei Nonni.» disse Louis seguito da Niall.

«Non so.» disse Harry guardando da tutt'altra parte.

«Harry, dai.» disse Erin saltandogli in braccio.

«Io..» iniziò Amber.

«Tu non sei invitata.» disse freddamente Erin.

Soffocai un risolino anche se cominciavo a sentire la mancanza di Amber, così abbassai il capo, ma appena lo rialzai, incrociai quegli occhi verdi.

Accennai un sorriso ma lui rimase serio, disse qualcosa ad Erin prima d'andare via.

Seguimi.” lessi sul display del telefono da un numero sconosciuto. Harry, capii poco dopo.

«Ehm, scusate, d..dovrei tornare a casa.» dissi riferendomi sopratutto a Liam che sorrise mimando con le labbra un “Ti amo.” In quel momento non potei che sentirmi un magone salire nello stomaco, ma finsi un sorriso per poi seguire di soppiatto Harry.

Si fermò a due isolati dal quel parco avvicinandosi a me.

«Hai detto qualcosa a qualcuno?»

«No.» feci una pausa «Ho detto solo di aver dormito da te.»

«A chi?» sbarrò gli occhi.

«Liam.» dissi «Harry, dovevo dirgli almeno quello.»

Strinse i pugni «Va bene.»

«Tutto qui?» incrociai le braccia al petto.

«Del bacio non hai detto niente?»

«Ero ubriaca. Non so nemmeno se sia davvero successo. Comunque no, tranquillo, non ne ho parlato con nessuno.»

«Cazzate, non eri così ubriaca da non ricordare niente il giorno dopo.»

«Harry non ricordo, quindi effettivamente non c'è stato nessun bacio tra noi due.» dissi consapevole dell'esatto contrario.

«Davvero?» disse avvicinandosi per poi scaraventarsi sulle mie labbra.

Fu quasi come rivivere il bacio di poche notti fa. Stesse labbra, stesso profumo, stesse mani. Presa da quelle sensazioni ricambiai per pochi secondi il bacio per poi staccarmi violentemente.

«Ma cosa ti è preso?» urlai.

«Ora il bacio c'è stato.»

«Non pensi a Liam? Non se lo meritava! Lo amo!» urlai.

«Ma hai ricambiato il bacio.» alzò un sopracciglio.

«Non è vero.»

«Si.»

«E' il tuo migliore amico.» dissi scuotendo la testa.

Non rispose, mise le mani in tasca tornando a casa.

I giorni passarono in fretta tramutandosi in settimana dove di Harry neanche l'ombra.

Zayn era tornato e Erin sembrò rifiorire.

Era capitato molte volte nel giro di poche settimane che Liam rimanesse a dormire da me. Una notte eravamo così vicini, ed io me la sentivo, giuro che avrei voluto farlo. Ma in un modo o nell'altro, che io volessi o no Harry era sempre lì, perennemente nella mia mente. Così decisi di tirarmi indietro all'ultimo sussurrando delle misere scuse.

Quel venerdì sera come tutti i venerdì sera da quando avevo conosciuto i ragazzi, sarei dovuta andare all'Heaven. Nome davvero strano per una discoteca di quel genere. Fortunatamente questa volta ci sarebbe stato anche Liam, così da evitare possibili baci a qualcuno che non sia lui.

Harry, come ormai era suo solito non mi rivolse neanche un 'ciao'. Era con Amber. Da come aveva riferito Louis, ormai potevano considerarsi una coppia, e tra i ragazzi già erano nell'aria scommesse su quanto potesse durare la verginità di Amber stando con Harry. Secondo Erin, neanche due settimane. Io feci finta di non ascoltare. Tutto questo mi rendeva così vulnerabile ed emotiva. Odiavo sentirmi così.

«Hey.» si avvinò Liam «tutto bene?»

«Si.» dissi fissando un punto non identificato.

«Parli ancora con Amber?» chiese accarezzandomi il braccio.

Scossi la testa guardandola. Se solo l'avesse vista Jenna. Pensai immaginando Amber reclusa in casa con il divieto assoluto nel frequentare Harry.

«Ti manca?» chiese premurosamente.

«Un po'.» Ammisi.

La stringeva stretta a se come avrei voluto essere stretta io.

La baciava come avrei voluto essere baciata io.

Non capivo perché mi stessi facendo così male, non capivo nemmeno perché lo stessi facendo a Liam.

Liam mi piaceva, ma sopratutto mi amava. Mi amava come probabilmente Harry non sarebbe stato capace di fare, allora perché non sapevo farmelo bastare? Perché cercavo Harry? Perché sentivo il bisogno di avercelo stampato sulle labbra? Perché cercavo in vano il profumo di Harry in quello di Liam? Ma una cosa era certa, non potevo fare del male a Liam. No, non potevo.

«Ti vedo strana.» disse Liam infine.

«No, ti sbagli.» finsi un sorriso.

«Vuoi tornare a casa?»

«No, Harry deve ancora pescare nel cerchio.» l'avevo rifatto. Harry. Stupido Harry.

«E' mezzanotte meno venti, tutti devono ancora pescare.» disse aggrottando la fronte.

«Giusto.»

«Un mojito.» Ordinò Amber affiancandoci al bar.

«E' arrivata riccioli d'oro.» commentò Erin trascinando in pista Zayn.

«Da quando bevi?» chiesi aggrottando la fronte.

«Da quando tu baci i ragazzi delle altre.» disse aspramente nonostante Liam stesse ascoltando.

«Cosa?» esclamammo all'unisono io e Liam.

«Come? Sav non gli hai detto niente?» disse Amber falsamente dispiaciuta.

«Una volta eravamo amiche, non eri così.» dissi con l'amaro in bocca.

«Le persone cambiano.» disse alzando le spalle.

«Sav, che significa?» chiese Liam.

«Niente! Liam non significa niente, lasciami stare!» urlai facendo uscire tutta la frustrazione accumulata fino a quel momento.

Ma non potei che sentirmi male non appena notai la delusione nei suoi occhi.

 

 

 

Parola a meee.

Saaalve, scusatemi immensamente per il ritardo ma spero che questo capitolo lungo possa colmare questo mio enorme ritardo. 
Il capitolo parla da se e niente Harry è sempre un po' stronzo ahaha
Ringrazio tutte quelle che mi hanno recensito negli scorsi capitoli e chi ha messo la storia fra le preferite/ricordate/ seguite.
Vi amo<3
Spero che la prossima volta non farò così ritardo.
Micaela.

(Crediti a @ehimaliik per il banner)

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Capitolo 7
*** Attenzione. ***


Ragazze, lo so avete tutte le ragioni  per odiarmi a morte, mi dispiace per questo lungo periodo di assenza, e quello che vi dirò tra più o meno 5 secondi alzerà oppure attenuerà il vostro odio verso di me.
Ho intenzione di cancellare questa Fan Fiction e scriverne un'altra più o meno fedele a questa storia.
Cercherò di scriverla meglio e magari di renderla un pochino più interessante.
Oggi inizierò a riscriverla, e per evitare questi periodi di assenza, inizierò a postare questa nuova storia solo al suo termine.
Non so bene quanto ci vorrà, e se non vorrete più seguirmi capirò.
Ringrazio di cuore invece le ragazze che troverò quando inizierò a postare questa nuova fan fiction.
 
 

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