Amaranth

di _KyRa_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduction ***
Capitolo 2: *** Good morning, LA ***
Capitolo 3: *** Almost ordinary ***
Capitolo 4: *** Unexpected ***
Capitolo 5: *** Just a coffee ***
Capitolo 6: *** 'Till death do us part ***
Capitolo 7: *** Weaknesses ***



Capitolo 1
*** Introduction ***


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2


1
Introduction





L'inspiegabilità del fatto che si fosse svegliata di soprassalto alle sette e mezza di una domenica mattina qualunque la portò a fare una breve riflessione che l'aiutasse ad ipotizzare la causa plausibile di tale irrimediabile disgrazia. Per quanto si sforzasse di affibbiare la colpa ad un accidentale – e di discutibilissimo gusto – scherzo del destino, la sua fin troppa consapevolezza verteva insistentemente su di un solo ed unico nome: Neal.

Quale oltraggiosa offesa poteva avere inferto al mondo per non meritarsi del salutare riposo?

Come figlia non aveva mai rappresentato un problema; il lavoro, che le aveva permesso fino ad allora di mantenersi, la rendeva quantomeno soddisfatta; il suo bagaglio culturale le aveva sempre giovato nella vita. Dunque perché i suoi sforzi non venivano ripagati?

Quel lontano dodici Luglio duemilanove quando aveva gentilmente offerto a Neal un'abitazione confortevole, che non coincidesse con la fredda ed umida sabbia di cui erano costituite le numerose spiagge poco distanti da casa sua, le era sembrato di essere stata piuttosto limpida ed esauriente circa le regole per una convivenza pacifica ed indolore, rigorosamente e professionalmente riportate su carta. Doveva riconoscere che la Costituzione americana le faceva un baffo in quanto a lunghezza, ma riteneva che tale sistema fosse il migliore, se costretta a vedersela con un uomo giorno e notte.

Uno degli innumerevoli punti stilati, forse il più importante, esplicava chiaramente il bisogno, il diritto, il dovere di consumare per lo meno otto, nove ore di sonno un giorno a settimana – concesso un rincaro della dose, vietato il contrario, eccetto richiesta validamente giustificata.

Non era pazza. Liesel Petrova era per natura una ragazza impaziente il cui inesistente autocontrollo aveva messo a dura prova i nervi di molte persone.

Decise di ignorare con estrema nonchalance il chiasso prodotto da quelli che sembravano pezzi di vetro, frantumatisi probabilmente sul pavimento, senza degnarsi neppure di sollevare una palpebra. Se avesse isolato la propria mente ed accantonato l'istinto omicida che le stava rodendo il fegato da minuti, con qualche probabilità sarebbe tornata nel mondo dei sogni per non abbandonarlo più.

Contava sul buon senso del suo adorabile coinquilino.

I cori dell'alleluia risuonarono come un'eco lontana nel momento in cui riuscì a sfiorare la soglia del Paradiso ma tale libidine fu nuovamente e bruscamente interrotta della fine imprecazione – degna di un vero principe – da parte del ragazzo al piano inferiore.

Le coperte furono gettate a terra con la grazia di un rinoceronte, malamente scalciate dalle sue gambe, quasi in preda a convulsioni. Si costrinse ad abbandonare il piacevole tepore che le aveva intorpidito i muscoli con un grugnito piuttosto eloquente e raccolse tutta la propria forza di volontà per poggiare i piedi al pavimento e raggiungere la maledettissima porta. Questa venne spalancata in modo tanto violento che per un momento temette di averla scardinata.

Ridusse gli occhi a due minuscole fessure, infastidita dall'accecante luce che oltrepassava le persiane della finestrella in corridoio e, preso un bel respiro, cominciò a scendere i venti scalini che l'avrebbero condotta al piano inferiore – nonché dalla sua vittima incombente – con passo deciso e sgraziato.

Non appena la sua vista venne violentemente a contatto con un paio di mutande leopardate inchiodò bruscamente, perfettamente conscia di aver raggiunto la sua meta.

Neal, che parve non averla sentita, continuò ad imprecare e borbottare maledizioni contro gli innumerevoli pezzi di vetro sparsi sul pavimento della cucina tentando al contempo di toglierli alla meglio – paletta e scopetto in mano –, elegantemente piegato a novanta, così da offrire una visione generosa del suo fondo-schiena maculato.

Neal, hai cinque secondi per trovare una valida scusa che mi spieghi cosa tu faccia in piedi a quest'ora. E prega che mi vada a genio.” pronunciò quelle parole con un tale autocontrollo che poté sentire le tempie pulsare minacciosamente. Neal aveva nel frattempo incontrato il suo sguardo. “Cinque...” prese a contare a braccia conserte battendo un ritmo per niente musicale con il piede sinistro.

Oh, buongiorno.” sorrise il ragazzo. “Metto a posto casa.” annunciò come fosse la cosa più elementare e lodevole del mondo.

Elementare, sì; lodevole, senza ombra di dubbio. Se non fosse stato per un piccolo ma rilevante dettaglio.

È domenica mattina.” commentò con tono incolore, ancora non del tutto conscia di ciò che stava accadendo.

È il mio unico giorno libero.” si giustificò lui con una veloce alzata di spalle.

Se non fosse stata la sua dignità a fermarla, sarebbe indubbiamente scoppiata in lacrime.

E dato che si tratta del nostro unico giorno di riposo, perché non porti quel tuo bellissimo culo in camera?”

I giorni di riposo non potevano chiamarsi a quella maniera senza un valido ed ovvio motivo.

Fremeva dalla voglia di correre nuovamente nella sua stanza perché sentiva che il sonno la stava lentamente abbandonando.

La casa era veramente uno schifo. Se non lo facciamo di domenica, quando possiamo?”

Di domenica pomeriggio.” ringhiò lei.

Neal schioccò la lingua contro il palato, sorridendo appena.

Ma non fare la sciocchina. Di domenica pomeriggio si esce e si va a prendere il sole al mare.” le disse, stuzzicandole il naso con le dita. Lei lo arricciò infastidita.

E chi l'avrebbe deciso?”

Io, ora.” Il ragazzo riprese a raccogliere i frammenti di vetro mentre continuava a parlare come nulla fosse. “Ho deciso che oggi pomeriggio andremo a fare un bel picnic in spiaggia, ci stenderemo su un asciugamano e prenderemo il sole fino ad ustionarci, accompagnati da un sottofondo musicale che, te lo concedo, sceglierai tu.”

Liesel lo guardava come stesse assistendo ad un orso che ballava la Lambada americana.

Decise di reprimere il fiume di parole che avrebbe tanto voluto fuoriuscire dalle sue labbra rosee e carnose e sospirò, ormai decisa ad abbandonare la vana impresa di farlo tornare a letto o la vaga speranza di poterlo fare almeno lei. Si avvicinò alla credenza biancastra e ne tirò fuori una tazza color lilla, gentilmente presa in prestito dal ragazzo, per poi recuperare un po' di latte dal frigorifero. Non le piaceva bere il latte caldo; trovava fosse troppo nauseante e quella mattina, di nausea, già ne aveva a sufficienza.

Mentre in silenzio sorseggiava la sua bevanda fresca – il bacino poggiato al bancone – fece saettare lo sguardo sul pavimento ancora in parte coperto da pezzetti di vetro che Neal stava pazientemente facendo sparire.

E intanto hai distrutto il terzo bicchiere del servizio buono.” constatò senza particolare entusiasmo.

Io e i tuoi servizi abbiamo un rapporto decisamente ostile.” commentò Neal una volta chiuso lo sportello della spazzatura dove aveva appena finito di gettare i vetri.

Quelle mutande mi sono nuove.” aggiunse Liesel. Conosceva fin troppo bene la vasta collezione di intimo di Neal ma era sempre stata convinta che il leopardato mancasse ancora all'appello.

Acquisto recente.”

Neal era un bel ragazzo.

I capelli biondo cenere, appena scompigliati, gli donavano l'aria un po' selvaggia per cui l'intero mondo femminile – o quasi – impazziva. Le sue iridi erano inondate di un blu marino, tendente in alcune zone al grigio, in grado di destabilizzare le più deboli di cuore. Il suo corpo piuttosto magro era dotato di qualche muscolo – merito delle ore passate in palestra assieme a lei – e ben proporzionato.

Il suo abbigliamento poteva essere catalogato come appariscente, protagonista di uno stile che richiamava a tratti il gotico ma con qualche tonalità di nero in meno.

Non era un amante dei piercing, eppure non aveva resistito alla tentazione di ornare il sopracciglio destro con un anellino metallico e, un paio di anni prima, riportare sulla pelle del collo la lettera iniziale del nome di Liesel, forte simbolo della loro solida amicizia.

Liesel era tutto ciò che Neal possedeva, o meglio, che gli era rimasto. Cresciuto in una famiglia decisamente chiusa, per nulla elastica di fronte al mondo che la circondava, si era visto costretto a fare le valige ed abbandonare quella casa che ultimamente gli aveva strappato via l'ossigeno. Sempre troppo stravagante, addirittura ridicolo per i suoi genitori. Vi era sempre un troppo a completare i loro aridi commenti.

Per non parlare del giorno in cui decise di dichiarare la sua omosessualità.

Fu costretto a passare attimi logoranti in cui i suoi pensieri avevano cominciato a vertere pericolosamente attorno al suicidio. Sentiva di non essere più in grado di gestire la situazione, di non averne più il controllo e ciò aveva cominciato a fare seriamente male, soprattutto se le poche persone che aveva attorno avevano deciso, tutte, di voltargli le spalle.

Solamente Liesel non aveva mosso un sopracciglio alla notizia. Tutto ciò che era stata in grado di fare fu preoccuparsi per le gravi condizioni del suo amico. Ricordava perfettamente il suo viso segnato dal dolore e dalle lacrime che i suoi occhi continuavano a versare. Ricordava il suo sguardo perso, arreso, scrutarla al di là della porta di casa sua mentre i capelli gli cadevano scomposti sulla fronte, fradici del temporale che aveva deciso di accompagnare il suo dolore quella sera come in un film.

Liesel non impiegò due secondi a decidere di prenderlo a vivere con lei. Non poteva assolutamente permettere che il suo migliore amico perdesse ogni speranza.

Ora, finalmente, lo vedeva sereno: si era accettato per quello che era e si sentiva a suo agio in mezzo alla gente. Nulla poteva renderla più felice.

Stasera invece vieni con me al Liquid Kitty?” le domandò improvvisamente Neal facendole spostare di nuovo lo sguardo su di lui.

Il Liquid Kitty era attualmente uno dei locali più in di Los Angeles, a una decina di minuti da Santa Monica dove Neal era solito incontrarsi con i suoi conoscenti omosessuali. Era capitato più volte che anche lei prendesse parte alla compagnia e non le fu difficile trovare la presenza di quei ragazzi bizzarri particolarmente gradevole.

Ci sarà anche Damian?” chiese curiosa mentre masticava rumorosamente.

Damian: l'unico vero motivo per cui Neal soffrisse ancora ogni giorno. Un amore non corrisposto, un amore che nonostante tutto Neal continuava a nutrire.

Già.” si limitò a rispondere il ragazzo trovando un diversivo nel panno bagnato con il quale prese a strofinare il bancone della cucina.

È semplicemente pigro.”

Oh.

Avrebbe tanto voluto tirarsi una sprangata sulle gengive per quella sua assurda uscita.

Pigro.

Non avrebbe potuto trovare conforto peggiore.

Neal scrollò le spalle scettico.

Evidentemente lo è solo con me.”

La ragazza non seppe aggiungere altro e forse era meglio così. Era inutile continuare a scavare nell'improbabilità. Per quanto provasse a tirarlo su di morale con poche ed incerte speranze, tutto si rivelava come sempre infruttuoso.

Vado a farmi una doccia.” tagliò quindi corto per evitare altre frasi inutili ed imbarazzanti dopo aver carezzato la schiena del suo migliore amico. Avrebbe capito.

D'accordo.”

E vedi di non distruggere l'intera cucina.” sorrise poi, una volta raggiunta la soglia, osservandolo con occhi furbi.

Neal aveva già sollevato il dito medio.

Con un sorriso impercettibile percorse nuovamente le scale – questa volta con più grazia – fino a raggiungere la sua stanza ancora immersa nel buio. Ormai decisa a rinunciare a qualche altro minuto di sonno, lasciò che la luce la invadesse e che un po' dell'aria che tanto amava respirare a Los Angeles la rinfrescasse.

Amava Los Angeles. Amava la sua casa, amava il suo lavoro. Poteva tranquillamente affermare di arrivare quasi ad amare la sua vita. Quel quasi vedeva la mancanza di un uomo con il quale condividere tali gioie ma, al contrario di ciò che la gente potesse pensare, Liesel era felice così. La presenza di un esemplare fallo-munito, e quindi inevitabilmente limitato, era l'ultima cosa di cui avesse bisogno.

Era chiaro che la sua fiducia nei confronti del genere maschile fosse alquanto assente. Che fosse colpa del suo adorabile padre, tornato rapidamente in Bulgaria il giorno della sua nascita senza averle mai concesso sue notizie? Probabile. Che fosse colpa del suo ex fidanzato, scovato a letto con un'interessante esemplare femminile che sfortunatamente non era lei? Non era da escludere. Ad ogni modo, non si era mai posta il problema di trovare la causa del suo essere così – come amava definirla Neal – frigida.

Aveva imparato a non offendersi più.

Il getto dell'acqua calda sul viso la fece sospirare compiaciuta.

Doveva fare la spesa. Lei e Neal non erano i campioni della cucina salutare e vedere il frigorifero ospitare solamente la metà di una cipolla le aveva fatto pensare che forse era giunto il momento di comprare qualcosa. Doveva anche stirare. Ultimamente il cumulo di vestiti che aveva preso posto sulla poltrona della sua camera aveva cominciato a crearle qualche problema.

Non era mai stata una persona disordinata ma il mondo avrebbe dovuto riconoscere che il suo lavoro le portava via molto tempo prezioso che probabilmente avrebbe potuto utilizzare per le faccende domestiche.

Fare la stilista era ciò che aveva da sempre agognato, fin da quando era una bambina e si divertiva a vestire in mille modi differenti le sue bambole preferite. Lentamente la passione aveva preso il sopravvento e, affiancata alla sua maturazione, era divenuta un obiettivo su cui lavorare. Obiettivo raggiunto con successo, che le aveva permesso di trovare un posto alla casa di moda Rodarte. Era forse stata la più grande soddisfazione della sua vita; non avrebbe mai accettato un lavoro per il quale sarebbe stata restia a svegliarsi al mattino.

Io amerò il mio lavoro, si ripeteva sin da adolescente, quando osservava sua madre sbuffare all'idea di affrontare un'altra giornata in farmacia – chiaro ripiego, poiché eredità di famiglia. Io farò ciò che mi piace.

Ciò che la gente conosceva di Liesel Petrova era anche la sua particolare testardaggine. Ragazza ventitreenne di bell'aspetto ed apparentemente di classe, nascondeva un lato di sé che molti uomini avevano trovato terrificante. Nessuno era mai riuscito a levarle le parole di bocca poiché sempre pronta a ribattere a provocazioni di qualsiasi tipo. Mai nella vita aveva lasciato che qualcuno le mettesse i piedi in testa e nonostante potesse essere annoverato fra le qualità che un umano non doveva ignorare, il suo caratterino focoso aveva incontrato non pochi guastafeste lungo il suo cammino. Ormai solo Neal aveva imparato a comprendere ogni sua sfaccettatura ma non si era mai posto il problema di insultarla pesantemente o mandarla a quel paese quando necessario.

Quel tuo atteggiamento distaccato e scontroso verso il prossimo ti farà morire sola. Poi decideva di indorare la pillola e aggiungeva: ed è ovvio che l'unico stronzo a starti dietro sarò io.

Quelle sue affermazioni erano sempre riuscite a strapparle un sorriso. Erano una dimostrazione molto goffa dell'affetto che provava per lei e non riuscivano mai ad ottenere l'effetto inizialmente desiderato.

Si avvolse un asciugamano rosso attorno al corpo e si diresse allo specchio dove si dedicò per qualche minuto al trucco. Far morire di infarto un quarto della popolazione della Città degli Angeli di fronte al suo viso distrutto non le sembrava carino.

La pelle olivastra, gli occhi lievemente a mandorla, i lineamenti dolci erano testimonianza delle sue origini bulgare, da parte di padre. Origini che mai nella vita aveva esplorato. Suo padre era fuggito decisamente troppo presto perché lei apprendesse anche solamente la lingua. D'altra parte, le sue radici italiane materne le avevano permesso di parlarne una seconda, oltre all'americano. Sua madre Mara si sposò con il suo attuale marito americano Phil Lee in Italia e quando Liesel compì tre anni, decisero di trasferirsi a Los Angeles, la sua città. In California, Mara dette alla luce Steven Lee.

Quando il suo viso acquisì nuovamente l'aspetto umano ricercato, decise che poteva presentarsi al mondo esterno.




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Hello, everybody!

Mi fa sempre un po' strano tornare con una nuova storia eppure scrivere ed interagire con voi mi era mancato.

Spero che possiate apprezzare questo mio nuovo lavoro. Chi mi conosce sa quale impegno io riponga in questa passione che mi porto dietro da anni e sa anche quanto per me sia importante venire a conoscenza dei vostri pareri, positivi o negativi che siano. Tutto fa crescere!

Che dire, spero vivamente che questa storia vi possa piacere come le precedenti e che io non abbia deluso per ora le vostre aspettative, anche se è un po' troppo presto per dirlo. Mi piacerebbe conoscere anche nuovi lettori, adoro leggere ciò che scrivete perché mi sprona a proseguire.

Se avete voglia di seguirmi in questo nuovo “percorso” sono contenta (:

Fatemi sapere che ne pensate per ora! Un bacio.


Kyra.

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Capitolo 2
*** Good morning, LA ***


a


2
Good morning, LA





Bill Kaulitz odiava la domenica. Se avesse avuto il potere di depennare quel dannato giorno dal calendario, l'avrebbe fatto con piacere. Odiava la domenica perché non faceva altro che ricordargli che se una persona così detta normale – uno studente, un avvocato, un commesso – vantava di un'intera giornata di riposo, per una rockstar era un giorno come un altro. E si dava il caso che Bill Kaulitz rientrasse in quella categoria.

Quando assieme a suo fratello aveva deciso di firmare il contratto con l'Universal, non aveva mai letto fra le clausole 'Dormire sarà un caro e lontano ricordo'.

La sveglia sul comodino accanto al letto stava scherzando con un fuoco molto, troppo ardente. Quel fuoco era la sua pazienza. Non riteneva di dispensarne di natura, figurarsi se stuzzicato.

Senza nemmeno rendersene conto, sferrò un pugno deciso contro quella tortura cinese che non appena atterrò con un forte tonfo sul chiaro parquet smise di strillare. Voltarsi nella direzione opposta e trascinarsi il cuscino sopra alla testa fu la semplice ed ovvia conseguenza di un risveglio sofferto. Non aveva la forza di abbandonare quell'antro caldo e confortevole che l'aveva cullato per tutta la notte.

Una fitta lancinante gli attraversò il cranio ricordandogli quanto controproducente fosse uccidersi di alcool il sabato sera. Lui e suo fratello si erano concessi, la sera prima, un'uscita al Bootsy Bellows in West Hollywood e qualche bicchiere di troppo. Da quando si erano trasferiti a Los Angeles capitava di rado che partecipassero ad enormi feste come facevano in Germania. Il motivo principale del loro trasferimento era una legittima voglia di normalità ma, come ben sapevano, non potevano nemmeno sottrarsi al lavoro. Appena tornati da Cologne – dopo l'esperienza come giudici di Deutschland sucht den Superstar – l'accoglienza dei paparazzi era stata alquanto calorosa. Per non parlare della lunga lista di interviste e servizi fotografici che il loro adorato manager, David Jost, aveva stilato. E se vi era ancora spazio per lo stress, si sovrapponeva la lavorazione al nuovo album.

Maledetto a me, quando ho giurato ai fans che l'avremmo pubblicato entro l'anno nuovo.

Decise che rimanere a letto e rimuginare su tutto ciò che al momento rappresentava motivo di ansia era del tutto inutile e sempre meno salutare. Con uno scatto – di cui pochi secondi dopo si pentì – si sedette sul materasso. Il violento capogiro che lo scosse gli fece venire voglia di piangere e si chiese come avrebbe potuto affrontare un'intera giornata allo studio di registrazione. E se il suo istinto gemellare funzionava ancora bene, sapeva che Tom sarebbe stato alquanto irascibile.

Incalzò le pantofole e si fece forza nel dirigersi verso la porta della sua camera illuminata dai sottili raggi di luce che oltrepassavano le persiane. Sin da quando era piccolo aveva la tremenda abitudine di dormire con le persiane leggermente aperte poiché riuscire ad intravedere la sua stanza gli infondeva sicurezza e lo aiutava a dormire bene. Al contrario di suo fratello, il quale si rifiutava di assopirsi se non completamente immerso nell'oscurità.

Si grattò con poca eleganza ciò che i suoi boxer contenevano e si incamminò verso il bagno. Lungo il tragitto, non mancò di sferrare un secco pugno contro la porta di suo fratello. Uno solo. Avrebbe recepito il messaggio.





***





Aveva già capito che Bill era sveglio dal chiasso che aveva udito pochi istanti prima quando – ne era sicuro – aveva distrutto la quinta radiosveglia del mese. Compravano più radiosveglie che mutande e onestamente si chiedeva per quale assurdo motivo si ostinassero a farlo, vista la breve vita di ciascuna. Il tonfo al di là della porta gli aveva solamente confermato quanto immaginato.

Si portò entrambe le mani al viso e se lo strofinò con disperazione. Ormai era abituato ai post-sbornia, nonostante non accadessero più così frequentemente, ma ciò non lo aiutava a sentirsi meglio ogni volta.

Quando si ritrovò miracolosamente in piedi fece qualche passo mantenendosi la fronte, come potesse aiutarlo a non perdere l'equilibrio. Si legò i capelli neri in una coda ed uscì dalla stanza. Il contatto con la luce fu doloroso e destabilizzante e represse una delle tante imprecazioni volgari facenti parte del suo forbito repertorio.

Raggiunta la destinazione, senza nemmeno bussare, aprì la porta del bagno.

Fuori dai coglioni.” borbottò quando trovò suo fratello intento a lavarsi la faccia.

Buongiorno anche a te.” fu la neutra risposta di Bill che non si era per nulla scomposto a tale entrata. “Immaginavo di trovarti di buonumore.” continuò con sarcasmo senza nemmeno guardarlo.

Afferrò l'asciugamano e vi ci affondò il viso.

Sì, beh... Esci, ho bisogno di una doccia.” tagliò corto il chitarrista sperando che si limitasse a fare come gli aveva detto.

Senza proferire ulteriore parola, Bill abbandonò il bagno. Con un immenso sospiro, Tom si liberò dai boxer e fece il suo ingresso in doccia. Quando l'acqua congelata lo prese alla sprovvista scattò da un lato maledicendola.

Una cosa veloce!” urlò suo fratello al di là della porta.

Vaffanculo!” fu la sua risposta.

Doveva ammettere di non brillare di simpatia al mattino. Se c'era una cosa di cui la gente era perfettamente conscia riguardo Tom Kaulitz era di guardarsi bene dal rivolgergli parola prima che le sue palpebre si sollevassero del tutto.

Si prese il tempo necessario per svegliarsi sotto il getto d'acqua pregando perché quella maledetta nausea lo abbandonasse.

Quanti bicchieri aveva bevuto la sera prima? Non lo ricordava. Era stata colpa del barista in ogni caso, poco ma sicuro.

Si era sorpreso di svegliarsi solo. Da quando la sua storia con Ria era giunta al capolinea dopo quattro anni per volere di entrambi, di tanto in tanto si era concesso qualche scappatella. Nulla di cronico, in sei mesi era accaduto un paio di volte. Forse tre. Il punto era che Tom Kaulitz era cambiato, aveva fatto quel salto di qualità che tutti gli rinfacciavano dall'età di dodici anni. Doveva riconoscere che Ria aveva giocato un ruolo fondamentale e, nonostante le cose non avessero preso l'andamento desiderato, l'aveva aiutato ad assaporare per la prima volta l'amore vero.

Una volta pronto e vestito, scese le scale e raggiunse Bill in cucina.

Ora ti posso parlare?” gli domandò con scherno suo fratello, seduto al tavolo, non appena lo vide entrare.

Sorseggiava distrattamente il suo caffè-latte e nel frattempo teneva d'occhio una rivista di Gossip.

Dio mio, non ti stanchi mai di leggere le cazzate che scrivono su di noi?” commentò il chitarrista per tutta risposta mentre recuperava dalla credenza una tazza ed un cucchiaio.

Se non leggessi le cazzate che scrivono su di noi, non saresti stato in grado di dare molte smentite che ti hanno fatto comodo.” ribatté Bill senza staccare gli occhi dall'articolo, a Tom ancora sconosciuto.

Forse.” scrollò le spalle il moro sedendoglisi di fronte. “Ma vivrei sicuramente meglio.” Versò il caffè-latte nella propria tazza. “E poi non hanno più foto da scattarmi con Ria.”

È questo il punto.” fece il vocalist con tono saccente. “Dato che avranno intuito che non state più insieme, saranno sempre dietro l'angolo, pronti per immortalarti con la tua nuova fiamma e trarne una storia la cui concorrenza potrebbe essere retta solamente da Beautiful.”

Tom sorrise.

Però devi ammettere che è divertente.” considerò ironico. Bill sollevò gli occhi al soffitto e tornò a concentrarsi sulla rivista. “Piuttosto spremiti le meningi per nuovi testi.”

È quello che già faccio senza che tu me lo dica.” ribatté il vocalist senza guardarlo.

Pensi che LiesAngeles potrebbe esserti d'aiuto in questo?” domandò Tom con un lieve cenno del capo in direzione della rivista.

Chi lo sa, potrei dedicargli una canzone.” borbottò il biondo con altrettanta beffa.

Tom fece finta di riflettervi.

No, troppo scontato.” concluse.

Ormai aveva imparato ad affrontare quel lato della sua carriera con la giusta ironia e la giusta leggerezza. Tutti dovevano farvi i conti prima o dopo e lui aveva deciso di non farsi rovinare l'esistenza.

A proposito, ha chiamato David poco fa.” esordì nuovamente suo fratello. “Un servizio fotografico questa settimana.”

Gli allungò sul tavolo un foglietto sul quale aveva scribacchiato frettolosamente tutte le coordinate necessarie. Lo afferrò e lo scrutò svogliatamente.

Anche dalla Germania riesce ad organizzare tutto.” commentò.

Non per niente è il nostro manager.” Bill si alzò dalla sedia e posò la tazza nel lavello per riempirla d'acqua. “E vediamo di ricordarci di sentire Georg e Gustav stasera.” Tom annuì distrattamente. Spesso si dedicavano a lunghe video-chiamate su Skype. Da quando si erano trasferiti, portare avanti il loro lavoro era divenuto piuttosto difficile ma avevano comunque trovato il modo di partorire nuove idee sempre insieme. Spesso suonavano per provare nuovi accordi, nuove melodie, nuovi arrangiamenti. Certo, alle volte diveniva stressante e Tom non poteva negare di provare una certa mancanza per i suoi colleghi ma sapeva che presto si sarebbero riuniti per registrare finalmente le tanto attese canzoni del nuovo album. “Bene, direi di andare.”





***





Insinuare le dita fra i granelli di sabbia morbida era sempre stato un gesto per lei rilassante ed abbandonarsi al tepore rilasciato dai raggi solari su ogni lembo di pelle era qualcosa di rigenerante. Uno dei tanti lati positivi di Los Angeles era la quasi totale mancanza di inverno. La gente si concedeva lunghe giornate in spiaggia in qualsiasi periodo dell'anno, anche in quelle più fresche.

Sospirò ad occhi chiusi, pronta per immergersi in uno stato di dormiveglia e recuperare un po' di riposo.

Cristo!” urlò all'improvviso quando si sentì colpire sulla tempia da qualcosa di pesante.

Si portò una mano al viso e si sollevò immediatamente a sedere per scovare l'ennesima causa di disturbo che non voleva farla riposare. Al suo fianco, la risata di Neal la fece imbestialire. Quando si accorse che l'oggetto incriminato era una palla da beach-volley vide rosso ovunque.

Scusi, signora!” esclamò un bambino che doveva avere all'incirca otto anni mentre camminava nella sua direzione.

Signora.

Si voltò immediatamente verso Neal.

Dice a me?” domandò esterrefatta ed il suo amico non riuscì a fare altro che ridere di gusto. Decise di ignorarlo ed afferrare la palla per lanciarla di nuovo al marmocchio.

Grazie!” esclamò nuovamente questo per poi correre via e tornare a giocare con i suoi amici.

Bambini.” borbottò tornando a stendersi accanto al biondo.

Oh, andiamo.” sorrise lui. “Smettila con questa storia di odiare i bambini.”

Siamo semplicemente due mondi paralleli. Loro non tormentano me, io non tormento loro.” tagliò corto lei mentre si apprestava a chiudere nuovamente gli occhi con l'intento di riprendere da dove era stata interrotta.

E cosa farai quando ti fidanzerai con un ragazzo che vorrà sposarti e avere figli?” la stuzzicò Neal pur sapendo quanto inutili fossero le sue parole.

Gli uomini non muoiono dalla voglia di sposarsi, lo accetterà. Per quanto riguarda i figli... Un paio di cani tengono comunque compagnia.”

Neal scosse la testa con un lieve sorriso a increspargli le labbra perfette.

Morirai sola.”

Ci risiamo.

E tu sarai l'unico stronzo a starmi dietro. Sì, lo so.” sorrise Liesel.

Non aveva mai pensato alla famiglia. A dire il vero, aveva sempre evitato quel pensiero come la peste. Il problema di Liesel era un bisogno troppo insistente della propria indipendenza. Odiava dover dipendere da qualcuno o che qualcuno dipendesse da lei. Forse era vero, i figli erano per molti la gioia più grande ma il solo pensiero di mettere al mondo una creatura la cui vita sarebbe stata inevitabilmente fra le sue mani la terrificava. Per anni si era chiesta come sua madre fosse stata in grado di crescerla da sola. E forse era proprio quel modello sbagliato di famiglia che aveva alle spalle a farle sviluppare tali pensieri. Forse non voleva semplicemente ritrovarsi sola come sua madre nonostante avesse incontrato l'amore pochi anni dopo.

Aveva bisogno di fumare.

Prese a frugare nella sua borsa da spiaggia alla ricerca del pacchetto di sigarette che trovò leggermente schiacciato dall'ammasso di roba – prettamente inutile – che si era portata dietro.

Lei e la sua maledetta ansia di previdenza.

Sbuffò quando non trovò l'accendino.

Hai tu il mio accendino?” borbottò a Neal, senza smettere di scavare nella borsa come un cane da tartufo.

No.” fu la semplice risposta del ragazzo.

Troppo secca.

Si voltò verso di lui con sguardo accusatore.

Neal.” lo ammonì.

Liesel.” le fece il verso lui.

Dammi l'accendino.”

Smettere di fumare non ti farebbe male.”

Non ho ancora fumato oggi! Non rompere le palle.”

Oh, i miei complimenti allora.”

Era ovvio che si prendeva gioco di lei ma con riluttanza glielo lanciò.

Anche io ti faccio i complimenti per la tua perseveranza. Ogni volta ci provi nonostante i pessimi risultati. Bravo.” scherzò a quel punto lei mentre si accendeva la sigaretta. Poi sventolò l'accendino. “Questo lo tengo io.” disse prima di gettarlo in borsa.

Fumare era l'unico vizio che poteva dire di possedere. Almeno in quello voleva essere lasciata in pace.

Improvvisamente Liesel riconobbe il lieve suono di una vibrazione provenire dalla sua borsa. Ne estrasse il cellulare e sorrise non appena lesse il nome di sua madre sullo schermo.

Mamma.” rispose lieta di sentirla per poi sbuffare una nuvola di fumo.

Tesoro, come stai?” domandò la donna dall'altro capo con quella tenera cadenza italiana che non era riuscita a perdere. Sembrava sorridesse anche lei.

Bene, sono in spiaggia con Neal.” le riferì ed il suo amico sorrise.

Oh, salutamelo!

Liesel si poggiò il cellulare alla spalla e si rivolse a Neal.

Ti saluta.”

Passamela!” esclamò a quel punto il biondo e senza nemmeno lasciarle il tempo di replicare si lanciò verso di lei afferrando il telefono. “Mara!” Liesel sollevò gli occhi al cielo limpido e scosse la testa. Non aveva certo dimenticato le ore di telefonate fra sua madre e Neal. Adorava il rapporto stretto e confidenziale che si era instaurato fra loro. Laura lo considerava come un terzo figlio e per Neal non vi era gioia più grande, visto e considerato il rifiuto da parte della sua intera famiglia. “Sì, tutto bene. Tu come stai?” Forse aveva imparato col tempo a celare il proprio dolore e prendere la vita con ironia ma nulla cancellava dai suoi occhi quella sfumatura malinconica, traccia di sofferenze ed incompletezza. Diceva sempre di non sentire la mancanza di nulla perché Liesel era ormai divenuta parte della sua famiglia ma era ovvio che non fosse del tutto così. “Se fa la brava?” sorrise con malizia scrutandola di sottecchi. Liesel dal suo canto lo osservò minacciosa. “Dici a parte rompere le palle ventiquattro ore su ventiquattro?” la stuzzicò e lei non perse tempo a tirargli uno schiaffo sul braccio sotto le sue risate. “Non mi lamento.”

Bene, ora potrei parlare con mia madre, per favore?” intervenne a quel punto una Liesel piuttosto spazientita.

Ti reclama.” continuò a parlare al telefono. “D'accordo. Ciao, Mara.”

Si riappropriò del cellulare.

Mamma.” borbottò.

Tesoro.” ridacchiò la donna. “Stavo per dire a Neal che io, Phil e Steven vi vorremmo a cena da noi martedì sera. Se non avete altri impegni.”

Liesel fece una smorfia. Dubitava che suo fratello Steven fosse anche solamente al corrente di tale iniziativa. A dire il vero, lui odiava queste stronzate di famiglia, come amava definirle, e fremeva dalla voglia di concludere qualsiasi tipo di rimpatriata per uscire e divertirsi con la sua discutibile compagnia.

Non dovremmo avere problemi.” annuì quindi. “Nel caso ci fossero, ti avviso.”

Perfetto! Allora vi aspettiamo martedì.”

D'accordo, un bacio.” Riattaccò. “Siamo da loro martedì sera.”

Oh, finalmente un po' di sano cibo italiano!”

Come se morissi di fame.”

Sa il mondo intero che sei un disastro in cucina.”

Liesel spalancò la bocca esterrefatta.

Riconosceva di non essere esattamente un genio culinario ma quella era spudorata cattiveria.

Vaffanculo, Neal.” esclamò, dopo aver gettato la sigaretta consunta, buttandosi poi sull'asciugamano a pancia in giù per prendere un po' di sole sulla schiena.

Sentì il ragazzo tirarle due pacche sul sedere con una lieve risata che la fece sorridere.

Comunque domani mattina devo essere prima al lavoro.” lo udì parlare.

Non c'è problema, ti porto io.” Poiché Neal era solito svegliarsi più tardi di lei al mattino per esigenze lavorative, si spostava con i mezzi – benché non fossero il punto di forza di Los Angeles – mentre Liesel utilizzava la sua preziosa auto – un'innocente Opel Astra – che mai l'aveva abbandonata sulla strada nonostante l'età avanzata. “Dovresti comprarti una macchina.” osservò poi.

Stavo pensando di andare in concessionaria uno di questi giorni, se non ho contrattempi.” Spostarsi per Los Angeles senza un'auto era impensabile. “Vieni con me?” le domandò poi.

Se non lavoro sì.” annuì lei. “Ora, bambini e telefonate permettendo, vorrei rilassarmi un po'.”





***





Con una smorfia di dolore cercò di allungare i muscoli della schiena tremendamente intorpiditi. Si legò i capelli in una nuova coda per poi passarsi stancamente le mani sul viso. La finestra al loro fianco rivelava un cielo bluastro già cosparso di stelle.

Per oggi ho dato.” mormorò strofinandosi gli occhi.

Era tremendamente stanco; il cervello sembrava volesse esplodergli nel cranio.

Sì, anch'io.” sospirò Bill, seduto di fronte a lui. “Credo proprio che dovremo rimandare la video-chiamata con Georg e Gustav. Ormai è tardi.” Tom annuì appena dopo aver scoccato una veloce occhiata all'orologio da parete che segnava la mezzanotte. “Fumiamo una sigaretta e andiamo?”

Senza rispondere il chitarrista si sollevò ciondolante dalla poltrona e seguì suo fratello in giardino.





***





Il Liquid Kitty era letteralmente pieno. Liesel odiava i locali tremendamente affollati ma sapeva che Neal teneva ad averla con sé. La musica a tutto volume le faceva venire voglia di ballare nonostante non avesse ancora mosso un muscolo e le luci psichedeliche le trasmettevano quella conosciuta sensazione di quasi stordimento.

Poggiata al bancone, teneva in mano un bicchiere di birra. Poiché guidava, i superalcolici erano banditi. Neal dal suo canto le sostava affianco intento a tenere un'allegra conversazione con i suoi amici. Non le erano sfuggite le occhiate che di tanto in tanto lanciava a Damian, al centro della pista. Liesel non sopportava Damian per il semplice fatto che rappresentava fonte di insopportabile dolore per Neal e si chiedeva come quest'ultimo potesse aver perso la testa per lui. Modello affermato, Damian Powell nascondeva al mondo intero di essere gay. Molte volte aveva illuso Neal, molte volte si era rotolato fra le lenzuola assieme a lui per poi non farsi più sentire per settimane ed impedirgli di parlare di loro in giro. Aveva una certa reputazione, stando ai suoi discorsi. Ma ciò non fermava Neal dall'incaponirsi sempre di più.

Damian si dimenava in mezzo alla folla assieme a due biondine appiccicate ai suoi muscolosi bicipiti. Ad un occhio esterno mai sarebbe passato per l'anticamera del cervello di crederlo omosessuale.

Sollevò gli occhi al soffitto disgustata e ripose l'attenzione su Neal.

Ci facciamo un ballo?” le propose lui con un sorriso.

Dai.” annuì Liesel per poi finire in un sorso la sua birra.

Lasciò sul bancone il bicchiere vuoto e seguì il suo amico in mezzo alla calca. Il suo viso si contrasse in smorfie ogni qual volta percepisse un corpo sudato venirle addosso.

Quando Neal raggiunse una postazione – il più lontano possibile da Damian – si fermò e si voltò nuovamente verso di lei prendendo a muoversi energicamente. Liesel si lasciò scappare una risata ed accompagnò ogni sua mossa. La gente attorno a loro saltava senza controllo con le braccia sollevate e Liesel amava la sensazione di confusione nella testa. Sorrise e prese a muoversi con più enfasi incrociando le proprie dita con quelle di Neal. Sentiva le mani di chiunque addosso ma non vi dette peso; probabilmente più di metà di quella gente non capiva nemmeno dove fosse.

Una vibrazione improvvisa al fianco destro la fece sobbalzare. Fece segno a Neal di attendere un momento ed estrasse il cellulare dalla borsa. Quando lesse il nome di suo fratello sullo schermo dell'i-phone un campanello d'allarme prese a suonare nella sua testa. Steven non la chiamava mai per semplice piacere.

Steven!” urlò tappandosi un orecchio. “Sono a ballare! Aspetta che esco, non sento nulla!” continuò prendendo a farsi largo fra la gente non senza fatica. Non ricordava fosse così distante l'uscita, per poco non rischiò di perdere l'equilibrio sui tacchi. “Hey.” fece una volta raggiunta l'aria aperta.

Tirò un sospiro di sollievo nel percepire la tiepida brezza serale californiana sulla pelle umida.

Le sue orecchie fischiavano.

Senti, Liesel, ho un problema.” borbottò Steven dall'altro capo.

Come mai non mi sorprende?

Che hai combinato?” ribatté lei preparandosi al peggio.

Ormai era ben conscia che le cazzate di suo fratello non trovavano mai limite.

Sono in commissariato, dovresti venire a prendermi.”

Cosa?!” Il sangue prese a ribollirle nelle vene. “Steven, di nuovo!”

Senti, non ho detto niente a mamma. Mi vieni a prendere o no?

Sai, Steven, farei bene a lasciarti lì dentro. E vedi di non parlarmi con quel tono, non impiego due secondi a chiamare la mamma o tuo padre.” Prese a fare avanti e indietro per il marciapiede, passandosi più volte la mano sul viso con fare nervoso. “Dove ti trovi?” sospirò poi massaggiandosi una tempia.

Al Parker Center.

Non rispose nemmeno. Riattaccò seccata. Si affrettò a scrivere un messaggio a Neal senza scendere nel dettaglio – avrebbe comunque immaginato, conoscendo Steven – e si diresse alla macchina. I piedi cominciavano a far male e l'idea di raggiungere il commissariato con quel vestitino succinto che le scopriva metà coscia le dava alla testa. Ed il lungo spacco sulla schiena non giocava a suo favore.

Si chiederanno che razza di famiglia siamo.

Mise in moto l'auto ed abbandonò il parcheggio a tutta velocità – trovato dopo una lunga, estenuante ed invana ricerca.

L'incredibile nervoso la faceva respirare quasi a fatica. Non capiva per quale assurdo motivo suo fratello si lasciasse trascinare da quella dannata compagnia. Non capiva perché si divertisse a creare scompiglio in giro, a mettersi nei guai. Era stufa di doversi ancora occupare di lui come fosse un adolescente nella dura fase della ribellione. Aveva vent'anni, era ora per lui di maturare.

Il piede schiacciò improvvisamente e con violenza il pedale del freno e la macchina, dopo un forte stridio delle ruote, inchiodò non prima di toccare con il muso quello di un'enorme Range Rover bianca.

Cazzo!” esclamò la ragazza portandosi le mani al viso. Il cuore impazzito.

Ci mancava solo una dannata denuncia per sinistro stradale.

Quando scorse le portiere dell'auto aprirsi roteò gli occhi chiedendosi quale razza di scherzo divino fosse quello. Aprì la propria e, facendo ben attenzione a non slogarsi una caviglia sui tacchi, scese dalla macchina.

Dico, sei idiota?!” esclamò un ragazzo alto e moro – con un curioso accento tedesco – camminando nella sua direzione con rabbia. Un altro ragazzo, altrettanto alto, era sceso basito.

Liesel fremeva dalla fretta di rimettersi alla guida e raggiungere il dannato commissariato.

Senti, mi dispiace.” borbottò gesticolando eccessivamente. “Sono un attimo di fretta.”

Non me ne frega un cazzo. Ora vediamo di risolvere la cosa.” ribatté il moro indicando la sua Range Rover.

Non vedo nemmeno un graffio.” obiettò lei inarcando un sopracciglio mentre il ragazzo biondo controllava da vicino il fanale destro.

Correvi come una pazza!”

Questo perché ho una certa cosa urgente da fare!”

Ti pare una giustificazione?!”

Quel bel visino cominciava ad irritarla.

E aveva fretta.

Senti, facciamo così...” borbottò prendendo a frugare nella borsa con una certa urgenza. Ne estrasse il telefono. “Segnati il mio numero. Domani, quando il cosmo avrà smesso di mettermi i bastoni tra le ruote, ne riparliamo.”

E io come so che quando chiamerò risponderai?” la scrutò di sottecchi.

Non c'è nessun modo se non fidarti e fare come ti ho detto.”

Il ragazzo lanciò un'occhiata al biondo come per cercare un'approvazione.

Mi sembra innocua.” scrollò le spalle questo quasi con beffa, cosa che la infastidì.

Il moro sospirò e recuperò l'i-phone dalla tasca dei jeans. Liesel gli dettò pazientemente il numero di telefono ed attese che il ragazzo le facesse uno squillo.

Come ti chiami?” gli domandò mentre digitava sullo schermo.

Tom.” rispose lui. “Io gradirei sapere anche il tuo cognome.”

Liesel Petrova.” bofonchiò lei. “Ora, se non vi dispiace, devo andare ad infrangere un altro po' di limiti di velocità.” fece poi con sadico sarcasmo riaprendo la portiera della sua Opel Astra.

A distruggere qualche altra macchina.” sentenziò lui mentre anche loro risalivano a bordo della vettura.

Ma vaffanculo.” mormorò a quel punto Liesel ripartendo a tutta birra.

Le enormi ed imponenti palme sfrecciavano pericolosamente ai lati della strada. Ormai conosceva a memoria il tragitto. Steven le aveva dato la meravigliosa possibilità di farsi un giro in commissariato almeno una volta ogni due mesi.

Giunta a destinazione, parcheggiò con noncuranza e salì di corsa le scale.

Sono Liesel Petrova, la sorella di Steven Lee.” annunciò non appena un ufficiale la fermò.

Mi segua.” rispose questo con una serietà che detestò.

Lo seguì lungo il corridoio fino a che non giunsero ad una piccola stanza. Suo fratello sedeva alla scrivania, di fronte al commissario, con il capo chino e l'atteggiamento di chi non vedeva l'ora di togliersi dai piedi per combinare qualche altro casino altrove.

Salve.” mormorò Liesel al commissario.

Comincio ad essere stanco di vederla, signorina Petrova.” disse con sarcasmo l'uomo.

Anche io, se posso essere sincera.” sibilò lei lanciando nel frattempo un'occhiata truce a Steven.

Questa volta abbiamo detenzione di stupefacenti.” continuò lui sollevando una busta per poi farla ricadere sul tavolo con fare quasi rassegnato. Liesel percepì un brivido lungo la colonna vertebrale. “La sua fortuna è che non ha superato la quantità massima.” Tornò a scrutare suo fratello quasi con odio mentre la voglia di prenderlo a schiaffi era insopportabile. La cosa che più la sconvolgeva era la sua totale indifferenza. L'uomo si sporse sulla scrivania e vi poggiò i gomiti incrociando le dita. “Che cosa abbiamo intenzione di fare?” domandò sia a lei che a Steven. “Vogliamo darci un freno?” questa volta parlò solamente con suo fratello. Steven dal suo canto lo sfidò con lo sguardo. Non lo distolse e non proferì parola. Il commissario annuì appena abbassando il proprio per poi lasciarsi andare ad un lieve sospiro e tornare a poggiare la schiena alla sedia. “Vai.” lo congedò senza guardarlo ed il ragazzo non perse tempo ad alzarsi.

Arrivederci.” soffiò Liesel per poi uscire dalla stanza.

Steven aveva cominciato a recare problemi alla famiglia all'età di sedici anni, quando le prime compagnie sbagliate ricoprivano un ruolo troppo rilevante per un adolescente. A vent'anni, quei problemi si erano triplicati ed erano i principali motivi di discussione con sua sorella. Passava il tempo a rinfacciarle il fatto di accaparrarsi dei meriti di madre che non aveva solo perché più grande di lui. Ma Liesel non voleva semplicemente che suo fratello si distruggesse con le sue stesse mani e dove non poteva arrivare Mara, cercava di intervenire lei. Non raramente aveva nascosto tanti episodi a sua madre e Phil, solamente per salvaguardare suo fratello.

Una volta fuori, Liesel lo strattonò per la giacca – prima che potesse svignarsela – e fece in modo che si voltasse verso di lei.

Hey! Lasciami stare!” si dimenò lui.

Io ho smesso di fare figure di merda per pararti il culo, Steven! Vedi di aprire bene le orecchie!” fece lei frenando l'impulso di urlare. “Cosa cerchi di dimostrare con le tue stronzate? Cosa stai cercando di dirci? Vuoi attenzione? Che cazzo vuoi, Steven?!”

Voglio che mi lasci in pace!” ribatté lui con la minaccia nello sguardo ma Liesel non lasciò la presa sulla sua giacca, la rinforzò.

Certo, ti lascerò in pace! Ma non provare a telefonarmi la prossima volta che ti trovi nei guai! Te la vedrai direttamente con tuo padre, ti piace l'idea? Ti fa ancora venire voglia di fare il gradasso?”

Smettila di comportarti come fossi mia madre.”

Io mi comporto come una persona che non ne può più di vedere suo fratello in commissariato, sempre appeso ad un filo. Arriverà un dannato giorno, Steven, in cui non ti daranno più un'ennesima possibilità. Arriverà un fottutissimo giorno in cui ti ritroverai dietro le sbarre. E tutto perché? Perché devi fare lo spaccone con i tuoi amici. Oh, sì, drogarsi è forte, sei proprio figo.”

Vattene a 'fanculo, Liesel.”

Si liberò con uno strattone dalla sua presa e le diede le spalle incamminandosi verso una meta a lei sconosciuta.

Continua così, ti ringrazierai un giorno.” gli disse ancora prima di risalire in macchina per poi sbattere la portiera con ira.





***





Rientrò in casa che aveva solamente una gran voglia di gettarsi fra le coperte. Il mal di testa che le era esploso era insopportabile. Aveva sentito Neal poco prima e le aveva riferito che era stato riportato a casa da un amico. Si sentiva mortificata anche per lui.

Gettò le scarpe a lato dell'ingresso, buttò le chiavi sulla ribaltina e per poco non urlò quando il suo coinquilino comparve davanti a lei come un fantasma. Era di nuovo in mutande.

Cristo, Neal.” mormorò slacciandosi la giacca che successivamente appese.

Allora? Che ha combinato stavolta?” le domandò consapevole a braccia conserte.

Detenzione di stupefacenti.” fece una smorfia. “Che novità.”

Neal era basito.

Giuro che non lo capisco.” commentò scuotendo la testa.

Non lo capisco io che sono sua sorella, direi che è legittimo.” borbottò lei incamminandosi verso le scale con passo trascinato. Perfino la borsa cominciava a pesarle. “Comunque non ho voglia di parlarne. Preferisco andare a dormire visto che domani mattina devo anche lavorare.”

L'idea di mettere piede in azienda non era delle più emozionanti.

D'accordo, buona notte.” la salutò Neal prima che lei si congedasse.

Una volta in camera, gettò vestito e reggiseno a terra per poi sprofondare fra le coperte come non vi fosse un domani.





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Questo capitolo in realtà faceva parte del primo ma ho deciso di dividerli, almeno come inizio, dato che i prossimi saranno piuttosto lunghi. Diciamo che con questi due vi ho un po' introdotti alla storia, si è delineato il contesto.

Fatemi sempre sapere che ne pensate! Un bacio a tutti!

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Capitolo 3
*** Almost ordinary ***


aaaaaaa


3
Almost ordinary





Sfiorava la carta con la matita tramite tratti leggeri – che di tanto in tanto si sdoppiavano, visto l'incredibile mal di testa – con l'intento di portare a termine quella sua ennesima creazione.

Impressa nella carta, la sagoma di una giacca maschile – a metà tra l'elegante ed il casual – della quale stava ultimando i dettagli. Non troppi, non le erano mai piaciuti i fronzoli. Quel capo andava ad aggiungersi a pantaloni, maglie, scarpe di cui si era già occupata in precedenza con l'entusiasta consenso delle direttrici, le sorelle Kate e Laura Mulleavy. Nel corso del tempo era riuscita a conquistarsi la loro fiducia; tutti i lavori che aveva presentato erano frutto di incredibile impegno, ragionamento e fantasia e mai l'aveva fatto se non del tutto convinta. Conosceva colleghe alla Rodarte che pur di ottenere la grazia delle sorelle sfornavano abiti ogni ora – spesso poco curati – che venivano inevitabilmente archiviati. Liesel conosceva la sensazione di dover disegnare qualcosa di presentabile entro un breve lasso di tempo e nonostante tutto poteva dire – a parte qualche ritocco – di essersela sempre cavata.

Una volta terminata la giacca, inserì il foglio in una pellicola trasparente facente parte di un intero book che conteneva i capi precedentemente creati. Sperava potesse trarne una nuova linea uomo.

Si alzò dalla sedia ed abbandonò la propria scrivania con il book sottobraccio. Attraversò numerosi corridoi e stanze, separate da enormi vetrate che conferivano all'azienda un aspetto fresco ed elegante. Una volta di fronte allo studio delle sue datrici di lavoro, bussò alla porta già aperta per segnalare gentilmente la sua presenza. Kate e Laura, sedute ai rispettivi tavoli, sollevarono la testa per vedere chi fosse.

Liesel, entra.” sorrise Laura.

Liesel obbedì con un sorriso e si andò a sedere di fronte a lei. Nel frattempo Kate si era avvicinata.

Ho terminato i capi maschili.” annunciò posando sulla scrivania il book. Le sorelle se lo avvicinarono e presero a sfogliarlo, scambiandosi qualche mormorio di tanto in tanto.

Liesel attese con ansia il loro responso. Scorgeva espressioni soddisfatte sui loro volti e ciò la incoraggiò.

Beh, che dire...” sospirò infine Kate. “Ancora una volta non ci hai deluso, Petrova.” la osservò con attenzione e Liesel percepì il proprio sorriso farsi largo sul volto più rilassato. “Potrebbe uscirvi una buona linea maschile.” aggiunse la donna tornando nel frattempo a scrutare i disegni.

Davvero?” domandò Liesel cercando di contenere l'eccitazione.

Sì. Io e Laura vedremo di apportare qualche piccola modifica e di aggiungere qualche altro capo su questo stile, così da avere una vasta gamma di modelli.”

La bruna sorrise ancora.

È grandioso.” commentò.

Ci piace questa mescolanza di elegante e casual. È alla portata di tutti.” intervenne Laura continuando a scrutare i suoi lavori con interesse. “Sì.” concluse infine sollevando il busto. “Direi che vanno più che bene.”

Ti teniamo aggiornata.” sorrise Kate.

Grazie.” annuì Liesel per poi alzarsi dalla sedia.

Si congedò gentilmente ed uscì di tutta fretta dallo studio. Estrasse immediatamente il cellulare dalla tasca dei jeans e scrisse un veloce messaggio a Neal mentre il cuore ancora batteva forte per l'emozione.


Nuova linea maschile


Avrebbe capito.

Con un sospiro soddisfatto e liberatorio si incamminò nuovamente verso la propria scrivania.





***





Era stato distratto dall'improvviso messaggio di Liesel. Che la sua migliore amica fosse riuscita a realizzarsi ancora una volta era un qualcosa che lo riempiva a dir poco di gioia. Teneva a lei più che a chiunque altro, era la sua unica famiglia. L'aveva osservata tante volte trascorrere le nottate alla scrivania fino a che la testa non le crollava su di essa, sfinita. L'aveva osservata dedicare tutta se stessa a quel lavoro che tanto amava; era giusto che ricevesse tante gratificazioni.

Scattò un'altra foto.

I gemelli Kaulitz sostavano di fronte a lui con sguardo fermo e sicuro verso l'obbiettivo. Neal percepiva sempre la differenza fra ordinari modelli e personaggi famosi. Questi ultimi avevano una sicurezza in più, una disinvoltura quasi tangibile e ciò gli piaceva. Anche lui come Liesel amava il suo lavoro ed i soggetti sottoposti alle sue attenzioni – a seconda del carisma – gli trasmettevano la giusta ispirazione. Quel giorno ne aveva particolarmente.

I Kaulitz erano i gemelli più belli che avesse mai avuto l'onore di fotografare. Ma soprattutto possedevano quella grinta, quella sicurezza che ad altri mancava.

Bene, ora vorrei farvi delle foto singole. Partiamo con Bill.” annunciò improvvisamente, sbucato da dietro la fotocamera. “Siediti pure.” gli suggerì ed il biondo prese posto sulla sedia scenografica puntando lo sguardo all'obbiettivo con fare disinvolto e quasi provocatorio. Neal realizzò una ventina di scatti fino a che non chiamò Tom che prese il posto del fratello. Non sapeva dire chi dei due preferisse. Entrambi avevano delle peculiarità rilevanti; entrambi avevano un fascino fuori dal comune e doveva ammettere che ciò non gli era indifferente. Erano il genere di modelli che prediligeva per le sue foto e gli sarebbe piaciuto lavorare ancora con loro. “Perfetto.” concluse. “Abbiamo finito.” annunciò successivamente spegnendo la fotocamera. “Se attendete due minuti le carico sul computer così ve le mostro.” Detto questo, si diresse al tavolo seguito dai gemelli. Collegò la fotocamera al PC ed attese pazientemente il trasferimento dei file. “Siete degli ottimi soggetti. Mi piacerebbe fotografarvi di nuovo.” spiegò nel frattempo.

Quando le foto furono finalmente pronte i ragazzi si avvicinarono.





***





Aveva parcheggiato di fronte allo studio fotografico. Come sempre aveva raggiunto Neal, pronta per tornare a casa insieme, ma questa volta era troppo entusiasta per attenderlo in macchina. Scese da essa e si affrettò a salire le scale che l'avrebbero condotta da lui. Un sorriso ad illuminarle il volto.

Erano rare quelle giornate di pura spensieratezza e voleva inebriarsene.

Segnalò la sua presenza alla segretaria – con la quale non aveva mai avuto un rapporto idilliaco – e raggiunse lo studio dove trovò Neal davanti al computer con due ragazzi, che dovevano essere i modelli del giorno, intenti a scrutarne lo schermo.

Si avvicinò.

Neal non appena la vide le sorrise caloroso.

Hey, vieni.” le intimò facendole segno con la mano. “Lei è la mia amica Liesel.”

I ragazzi sollevarono lo sguardo su di lei e... Qualche divinità aveva voluto punirla, non poteva esservi altra spiegazione. Quando credeva di essersi disfatta della sfortuna, questa tornava a bussare imperterrita alla sua porta.

Perché a me?

Quello sguardo incredibilmente astuto, quegli occhi nocciola particolarmente vispi erano puntati su di lei con scherno. Poteva sentire gli aghi nella pelle.

Gli strani casi della vita.” fece il moro con palese e soddisfatto sarcasmo.

Vi conoscete già?” domandò Neal curioso spostando le pupille da uno all'altra.

Abbiamo fatto un interessante incontro ieri sera.” confermò Tom senza staccarle gli occhi di dosso.

Non mi hai chiamato alla fine.” scrollò le spalle Liesel con supponenza. Se avesse avuto qualsiasi problema con lei, avrebbe potuto benissimo alzare il telefono.

Come puoi vedere, ero impegnato.”

Neal si schiarì la voce portandosi nel frattempo una mano al collo.

Non mi avevi detto di esserti data alla pazza gioia.” le fece notare con un sorriso misto fra l'imbarazzato ed il malizioso.

Un campanello d'allarme prese a rimbombarle nelle orecchie facendole sgranare gli occhi.

Ma che hai capito?! Non ci ho fatto sesso!” si ribellò, indignata per il fatto che lo avesse solamente insinuato. Tom e Bill si scambiarono un'occhiata probabilmente disorientati. “Ho sfiorato la sua preziosa auto con la mia.” spiegò con una smorfia.

Quella macchina costa più di te.” ribatté il ragazzo con estrema calma pungendola nel vivo.

Oh, immagino come ti abbia fatto cadere in rovina. Ne avrai altre sei tutte uguali.”

Okay, ora fermatevi un momento.” intervenne Neal sollevando le mani. “Ci sono dei danni?” domandò ai gemelli.

No che non ce ne sono.” rispose Liesel a braccia conserte picchiettando un piede contro il pavimento.

Non ho chiesto a te.” borbottò il biondo.

È segnata sul lato destro. Dal fanale.” spiegò quindi Bill.

Oh, come no.” sospirò Liesel con sarcasmo. “Andiamo a vederla, allora.” propose poi con sfida.

Volentieri. Concludiamo qui e scendiamo.” colse al volo Tom provocatorio.

Dopo un'ultima occhiata truce Liesel uscì dalla stanza e prese ad attendere in corridoio, poggiata al muro con le braccia ancora conserte. Quei due ricconi avevano deciso di rovinarle la giornata, che aveva visto un esordio coi fiocchi. Il suo umore era ormai guastato ed avrebbe volentieri girato sui tacchi e tolto il disturbo. Fra tutti i modelli di Neal, non poteva credere la sfiga avesse organizzato quel dannato incontro proprio con loro. Non li aveva mai visti prima di allora e si chiese come fosse possibile due volte in un giorno e mezzo.

La segretaria la osservava con interesse ma aveva intelligentemente optato per il silenzio. Non voleva essere costretta a lanciarle una scarpa.

Sbuffò sonoramente e decise di abbandonare lo studio recuperando il suo prezioso pacchetto di sigarette dalla borsa nera. Prevedeva una grossa quantità di nicotina quel pomeriggio. Fumò seccata e piuttosto velocemente, appena fuori l'entrata all'enorme palazzo, chiedendosi se i ragazzi avessero piantato le radici. Aveva una dannata fretta di tornare a casa con Neal ed affogare il viso in un piatto di pasta.

Quando finalmente uscirono tutti e tre, gettò la sigaretta a terra espirando l'ultima boccata di fumo.

Allora? Fatemi vedere questa enorme botta.” esordì con sana causticità mentre Tom la superava dirigendosi probabilmente verso la sua macchina. Bill fece una smorfia e seguì suo fratello.

Riesci a non fare la scontrosa per un secondo?” mormorò Neal al suo orecchio mentre la affiancava.

Viene piuttosto facile quando hai a che fare con degli idioti.” ribatté lei senza preoccuparsi di abbassare il tono.

Neal scosse la testa e gettò lo sguardo al cielo forse per invocare qualche santo che riuscisse a tapparle la bocca. Ma tutti sapevano che Liesel era fornita di una lingua piuttosto tagliente e che nulla sarebbe stato in grado di metterla a tacere.

Vide Tom piegarsi di fronte alla sua auto e sfiorare con le dita ciò che secondo lui poteva esserle recriminabile.

Questo come lo chiami?” domandò il ragazzo con sfida lanciandole un'occhiata sardonica.

Liesel inarcò un sopracciglio e si avvicinò per scrutare la zona incriminata.

Oh.

Un elefante sembrò essersi impossessato del suo stomaco mentre un brivido di fastidio le percorse la schiena.

Ieri sera non c'era.” borbottò scrutando quel dannato segno come avesse potuto prendere vita da un momento all'altro ed assalirla. Sì, si stava arrampicando sugli specchi.

Sei seria?” le domandò Bill esterrefatto.

Liesel inarcò un sopracciglio nella sua direzione.

Ho l'aria di una che scherza?” ribatté. “Ieri sera non ho visto quel maledetto graffio.”

Ah, tu lo chiami graffio.” sorrise Tom per nulla divertito. Liesel lo avrebbe volentieri preso a schiaffi. “Io lo chiamo colorito risarcimento.”

Ora sei tu quello che scherza.” annuì saccente la bruna. “Non hai bisogno di altri bigliettoni.” lo stuzzicò successivamente con il disappunto di Neal.

La nostra situazione economica non è cosa che ti riguarda.” precisò Bill del tutto tranquillo con le mani nelle tasche dei jeans. “Possiamo stilare una semplice constatazione amichevole.”

Per quanto la tentazione di rispondergli con un soddisfacente vaffanculo fosse tremendamente allettante, si prese qualche secondo di riflessione. Alla fine, era vero, il danno c'era seppur piccolo. Liesel odiava ammettere di sbagliare, aveva sempre guardato alle scuse come una caduta di stile e piuttosto si sarebbe mangiata la lingua. Lei ed il suo dannato orgoglio. Come poteva decidere di divenire più elastica se quella parte di lei prevaleva su tutto?

Tirala fuori, almeno non vi sento più.” sbottò decisa a non dare loro soddisfazione.

Vide Tom scrutarla come di fronte alla follia personificata.

Certo che sei strana forte.” commentò dandole le spalle per aprire la portiera.

Liesel attese sospirando nervosamente con il naso. Lo odiava per aver cancellato l'entusiasmo che l'aveva accompagnata fino a qualche minuto prima.

Lo osservò recuperare dei moduli che poggiò sul cofano della macchina.

Attento, si rovina.” lo prese in giro lei guadagnandosi un'occhiata truce da parte di entrambi i gemelli.

Neal le sferrò una gomitata in una costola che la fece piegare appena su se stessa. Tom a quel punto la invitò ad avvicinarsi.

Hai una penna?” le chiese.

Ce l'ho io.” intervenne Neal estraendola dal borsellino che portava in spalla.

Liesel lo fulminò.

Potevi almeno fingere di non averla.” lo rimbeccò strappandogliela di mano sotto lo sguardo incredulo dei ragazzi.

Probabilmente si domandavano da quale strano pianeta provenisse.

Sbuffando prese a scribacchiare sul modulo tutte le informazioni richieste a partire dalla data, l'ora ed il luogo del sinistro, le generalità dei conducenti, le compagnie assicurative, per finire con una breve descrizione dell'incidente.

Vedi di scrivere onestamente ovvero che correvi come una pazza.” le rammentò Tom al suo fianco intento a controllare ogni parola che scriveva. Strinse le dita attorno alla penna per evitare di infilargliela nel collo. “Hai un cognome bulgaro, sei nata in Italia e vivi in America.” commentò poi mentre scriveva.

Ciò dovrebbe rappresentare un problema?” domandò Liesel senza staccare gli occhi e la penna dal modulo.

Ciò spiegherebbe la confusione che hai nel cervello.” la stuzzicò lui.

Meglio che non mi esprima sul tuo inglese, allora. Impiegherei tre giorni solo per elencare il numero di volte in cui infili il tedesco fra una parola e l'altra.”

Tom fu lì lì per ribattere ma Neal lo precedette: “Fidati, è inutile.”

Liesel tentò di incenerirlo con lo sguardo. Avrebbe dovuto prendere le sue difese invece pareva aver stipulato un patto segreto col Diavolo. In quel caso, con l'idiota che aveva di fronte.

Firmò.

Fatto.” concluse svogliata poggiando la penna sul cofano. “C'è altro?”

Direi di no.” fece soddisfatto il moro raggruppando ordinatamente le carte. “È stato un piacere, Liesel.” aggiunse ironico con un sorriso che riuscì ad irritare ogni cellula del suo corpo.

Addio.” salutò amorevolmente lei.

Grazie per il lavoro.” si rivolse poi a Neal, che sorrise annuendo.

Grazie a voi.” Li osservarono salire in macchina ed abbandonare il parcheggio pochi secondi dopo. “Sei indescrivibile!” esclamò a quel punto Neal mentre Liesel si dirigeva verso la sua amata Opel.

Oh, andiamo, sono due ricconi usciti dal nulla che cercavano solamente un pretesto per accrescere la quantità di banconote che non sanno più dove infilare.” ribatté la bruna salendo dal lato del conducente.

Neal si affrettò ad affiancarla chiudendo la portiera con un tonfo secco.

Non sono due ricconi usciti dal nulla. Sono il cantante ed il chitarrista dei Tokio Hotel. E tu sei stata una vera cafona nei loro confronti.”

Liesel spense nuovamente il motore che aveva acceso da pochissimi secondi e si voltò a scrutare il suo amico con sguardo interrogativo.

Quei due?” domandò con la fronte aggrottata. Neal annuì energicamente. “Non erano la brutta copia di Bob Marley ed un porcospino?”

Ricordava Bill decisamente più femminile con i capelli corvini sparati in aria ed un pesante trucco nero a contornargli gli occhi. Inoltre si chiedeva che fine avessero fatto i rasta di Tom.

Sei davvero perfida.” commentò Neal incredulo.

Dai, sto scherzando.” sorrise a quel punto lei rimettendo in moto la macchina. “Dico solo che sono un tantino cambiati.” Ingranò la prima e partì. “E comunque il fatto che facciano parte dei Tokio Hotel rafforza la mia teoria: ricconi sfondati in cerca di altri bigliettoni, il che è ancora più triste.”

Poté scorgere con la coda dell'occhio Neal che scuoteva la testa con disappunto.

Morirai sola.” ribadì per l'ennesima volta.

Liesel sorrise.

Dobbiamo fare la spesa. Ho bisogno di dolce. Tanto dolce.”





***





Si portò alla bocca il pasticcino ricoperto di Nutella che da minuti aveva catturato la sua attenzione sul tavolo. Si leccò le labbra compiaciuta.

Liesel di norma teneva alla propria forma fisica e trascorreva molte giornate in palestra proprio per quel motivo. Eppure era anche una ragazza molto lunatica e facilmente corruttibile davanti ad un dolce. Era uno dei suoi punti deboli e non vi aveva ancora trovato rimedio. Fortuna voleva che non prendesse chili grazie all'attività fisica che conduceva.

Per quanto mangi, non dovresti più passare dalle porte.” commentò Neal – di fronte a lei – quasi rapito dal gusto con cui mangiava il suo dessert, con la guancia schiacciata contro la mano. “Come fai a non ingrassare di un etto?”

Immagino sia culo.” rispose lei con la bocca piena e masticante. “E poi il cioccolato è sempre un ottimo terapeuta.”

Non eri di buonissimo umore?”

Sì, finché un guastafeste mangiacrauti non me l'ha rovinato.”

Il biondo sollevò gli occhi al soffitto con fare scocciato.

Ancora con questa storia.” borbottò.

Glielo paghi tu il danno?” lo stuzzicò lei assottigliando gli occhi a due minuscole fessure.

L'hai fatto tu.” sollevò le mani lui con indifferenza. “La prossima volta impari ad emulare Schumacher.”

Non è colpa mia se Steven ha deciso di vivere in commissariato.” Neal scosse la testa e bevve un bicchiere d'acqua. “A proposito, mi chiedo cosa abbia combinato dopo che abbiamo litigato.” rimuginò poi pensierosa.

Il suo amico tornò a scrutarla serio.

Avete litigato?” domandò con la fronte aggrottata.

Dov'è la novità?” ribatté lei sollevando le spalle mentre si puliva le mani con un tovagliolo.

Possibile che non riesci ad instaurare un dialogo con lui?”

Neal, ci ho provato un'infinità di volte. Con lui non funziona e lo sai anche tu. Mi vede sempre come la sorella maggiore che vuole imporsi come seconda madre.” Si illuminò improvvisamente. “Cosa anche piuttosto ridicola, visto che il ruolo di madre non mi s'addice e nemmeno mi piace.” aggiunse con sarcasmo.

Liesel, alla fine tre anni di differenza non sono tanti. Prova a importi come sua pari, magari funziona.”

È colpa mia se mia madre mi ha dato un cervello un tantino più sviluppato?” fece con un sopracciglio inarcato e le braccia aperte. La risposta di Neal fu una semplice occhiata di scherno e portò Liesel a sospirare arresa. “Potrei anche provarci ma so già che è del tutto inutile.” concluse per poi alzarsi dalla sedia e raccogliere i piatti dal tavolo.

Sai benissimo che tuo fratello non è destinato a fare una buona fine se continua così.” le ricordò lui con la preoccupazione nel tono di voce.

Liesel prese a lavare le stoviglie nel lavandino.

Grazie dell'incoraggiamento, Neal.” fece sardonica mentre strofinava la spugna insaponata contro un bicchiere.

Ne era perfettamente conscia. Non voleva semplicemente ammetterlo a se stessa.

Sono qui per dire le cose come stanno.” Il ragazzo si alzò dalla sedia e si stiracchiò appena. “Vado a fare un pisolino.” le disse quindi prima di abbandonare la cucina.

Liesel sospirò.

Come poteva riuscire a gestire Steven? Era un dannato ventenne nel bel mezzo di una crisi di ribellione e lei, ventitreenne, era l'ultima persona in grado di aiutarlo poiché in quanto a sanità mentale non era messa tanto meglio.

Chiuse l'acqua e dopo essersi asciugata le mani decise di recuperare il cellulare che aveva lasciato in borsa. Passò in rassegna i nomi nella sua rubrica fino a che non trovò quello di suo fratello. Seccata, se lo portò all'orecchio in paziente attesa di una risposta.

Che vuoi?” le chiese senza nemmeno degnarla di un saluto.

Buongiorno anche a te.”

Sto lavorando.” borbottò lui di rimando.

Liesel gettò un'occhiata all'orologio e si accorse che era l'una e mezza.

Scusa se non ho ancora studiato i tuoi orari a memoria.” cantilenò infastidita.

Sì, beh, ora lo sai. Mi devi dire qualcosa?

Calma, Liesel, si disse stringendo i denti. L'istinto di prendere ad urlargli nell'orecchio era impossibile da ignorare.

Volevo solo sentire come stava mio fratello.” si sforzò di mantenere un tono pacato.

Bene.” rispose semplicemente lui.

Bene.” ripeté lei nervosa.

Ho clienti.”

Liesel roteò gli occhi.

D'accordo.”

Riattaccarono senza salutarsi, ormai era di routine. Abbandonò il telefono sul bancone della cucina e sbuffò ricominciando a riordinare.

Liesel provava ad essere una buona sorella e ci sarebbe anche riuscita se non avesse avuto a che fare con un ragazzo dannatamente cocciuto con seri problemi di droga e disciplina.

La cosa positiva di tutto quel trambusto era che Steven godeva di un posto al Formosa Cafè, in West Hollywood, come cameriere. Visto l'andamento delle cose, aveva sempre fatto fatica a credere che potesse rimboccarsi le maniche e lavorare. Erano quelle le contraddizioni di suo fratello ed era ciò che più la faceva imbestialire. Steven non era stupido, al contrario, era un ragazzo molto intelligente che imparava con una certa rapidità. Si chiedeva se valesse la pena rovinarsi la vita a quella maniera quando sapeva di poter puntare molto in alto.

L'improvviso vibrare dell'i-phone la risvegliò dai propri pensieri. Mollò lo straccio e riprese il cellulare.


Caffè?


Sorrise appena al messaggio di Samantha, amica di infanzia e collega di lavoro.

Forse un caffè era ciò di cui aveva bisogno.


Andata





***





Una chioma rossa e riccia ondulava vistosamente avvicinandosi sempre di più. Samantha camminava spedita nella sua direzione in pantaloncini strappati, canotta dalla trama floreale e sandali. Sul viso un'espressione di pura fretta.

Liesel sorrise: la solita ritardataria.

Lo so.” esordì la rossa non appena le fu davanti con il fiatone. “Giuro che stavolta ho provato ad essere puntuale. Non è proprio nel mio DNA.”

La mora ridacchiò e le diede un paio di pacche sulla spalla.

Tranquilla, ci ho fatto il callo.” ribatté per poi sedersi al tavolino del bar davanti al quale si erano date appuntamento. Avevano optato per un posto ben illuminato dal sole così da potersi rilassare. “Non ci siamo nemmeno incrociate oggi al lavoro.” notò spostandosi gli occhiali da sole sulla testa così che anche i capelli le liberassero il volto.

Lascia perdere, sono stata tutta la mattina chiusa in ufficio.” borbottò Samantha mentre sistemava la borsa sulla sedia libera accanto a lei. “A proposito, un uccellino mi ha detto che qualcuno sta per avere la sua linea uomo.” fece con un sorriso malizioso piuttosto eloquente.

Liesel non poté fare a meno di ricambiarlo.

Questo uccellino ti ha detto bene.” annuì.

Sono davvero contenta.” batté le mani la riccia con entusiasmo. “Almeno tu qualche gratificazione ce l'hai.”

La mora inclinò la testa da un lato.

Non dire così.” mormorò.

Sapeva quanto Samantha si impegnasse giorno e notte per ricevere buoni responsi da Laura e Kate, le quali avevano apprezzato molte sue creazioni, ma mai aveva avuto anche lei la possibilità di creare una propria linea.

È la verità.” scrollò le spalle Samantha prima che il cameriere le raggiungesse per le ordinazioni. “Due ginseng.” chiese. Ormai era abituata alle scelte di Liesel. Il ragazzo annotò tutto e poi si congedò. “Carino.” commentò quindi con sguardo compiaciuto.

Liesel scosse la testa divertita.

Sapevo l'avresti detto.” commentò.

Samantha era particolarmente famosa per i suoi colpi di fulmine. Se poteva, non ne risparmiava nemmeno uno.

Allora l'hai notato anche tu.”

Diciamo che ha un posteriore niente male.” Risero appena. “Allora, che hai combinato ieri?” cambiò quindi discorso.

Non è ovvio? Ho litigato con Max.”

Max era il fidanzato storico di Samantha. Un trentenne con il cervello di un ventenne. A Liesel non era mai andato più di tanto a genio benché con la sua amica avesse trascinato quella complicata relazione per sette anni, fra tanti tira e molla. Facendo un breve calcolo, si poteva affermare che si lasciassero una volta ogni tre mesi circa, con un mesetto di pausa fra una ripresa e l'altra. Quello, Maggio, era attualmente il mese di pausa.

Perché? Non stavate riflettendo per l'ennesima volta?” chiese con ironia.

Samantha le scoccò un'occhiataccia.

So che non lo sopporti ma potresti fingere di non farlo per un secondo?” le propose.

Tanto adesso non state insieme, nemmeno tu lo sopporti. Quando fra qualche giorno tornerete insieme tornerò a fingere di amarlo.”

Chi ti dice che ci torno fra qualche giorno?”

Perché fate così ogni santa volta. Credimi, per quanto all'inizio mi appassionassero le vostre vicende, state diventando un po' monotoni.” Samantha inarcò le sopracciglia divertita. “Che so, stavolta fate passere due mesi e mezzo, per dire.” gesticolò come fosse cosa da nulla così che la sua amica scoppiasse a ridere.

Ecco i ginseng.”

Il cameriere aveva fatto il suo ritorno con le tazzine e Liesel e Samantha si scambiarono un'occhiata d'intesa mentre le loro labbra si curvavano impercettibilmente verso l'alto.

Grazie.” sorrisero in coro prima che si congedasse di nuovo.

Sì, decisamente carino.” annuì la rossa prendendo a scuotere una bustina di zucchero.

Il telefono di Liesel cominciò a squillare.

Neal.” rispose.

Non le sfuggì lo sguardo scocciato della sua amica.

Hey, mi sono svegliato e non ti ho trovato.” le disse il biondo dall'altro capo.

Sono a prendere un caffè con Samantha.” rispose lei preparandosi ad una serie di insulti che ormai conosceva a memoria.

Ah, la stronza.”

Per l'appunto.

Chiedigli se mi ha sognato stanotte.” fece con sadico sarcasmo la rossa.

Liesel sollevò gli occhi al cielo limpido di Los Angeles.

Non l'avrebbero mai finita. Per qualche assurdo motivo i due non riuscivano a respirare la stessa aria senza punzecchiarsi. Non aveva ancora compreso quale losca ragione li portasse a non sopportarsi a vicenda. Tutto ciò che sapeva era che Samantha considerava Neal una donnina affetta da perenne sindrome premestruale e lui considerava lei un inutile essere non meglio identificato con seri problemi di autostima. Non si era mai presa la briga di approfondire.

Piuttosto che sognarla mi ingoio un cactus.” commentò Neal con voce sprezzante.

Okay, hai bisogno?” tagliò corto Liesel. Non aveva decisamente voglia di udire il solito repertorio di botta e risposta che non aveva mai fine.

Volevo dirti che stasera non torno a casa a dormire.”

Una fitta di fastidio le attraversò la schiena poiché il motivo poteva essere solo Damian.

Mmh.” mugugnò un assenso girando nel frattempo il cucchiaino nella tazzina.

Liesel, tranquilla. So badare a me stesso.” fece lui con tono dolce.

Se ti piace essere preso per il culo...” borbottò lei.

In tutti i sensi.” intervenne Samantha prima di sorseggiare il suo caffè con nonchalance.

Liesel la fulminò.

La mandi a cagare, per favore? O strappale tutti quei cespugli che, poverina, si ritrova per capelli.”

Ti trovo per cena?” lo ignorò lei.

.”

Allora ci vediamo dopo, dai.”

D'accordo. Sputale nel caffè.”

Ciao.” calcò Liesel prima di chiudere la telefonata. Sospirò con frustrazione. “Siete insopportabili, lo giuro.” bofonchiò per poi concentrarsi finalmente sul suo ginseng.

Che voleva?” domandò Samantha poco interessata.

Stasera non torna a dormire.” rispose lei dopo aver ingoiato il liquido ormai tiepido.

Uh, fuochi e fiamme.” commentò la rossa. “Perfetto!” esclamò quindi battendo una volta le mani. “Stasera uscita fra donne!” Liesel inarcò un sopracciglio. “Si va al Red!”

Dopo il Liquid Kitty di ieri sera?” domandò la mora, scettica.

Niente di meglio.” annuì Samantha con convinzione.

Liesel ci rifletté qualche attimo per poi scrollare le spalle.

D'accordo.”

Sarebbe arrivata al lavoro il giorno dopo come uno zombie senza identità. Che problema c'era?





***





Hobbit, ti trovo ingrassato!”

Georg e Gustav sorrisero divertiti al di là dello schermo, all'esclamazione di Tom, non appena il video su Skype partì.

Bill, accanto al chitarrista, scosse la testa.

Come state, ragazzi?” domandò.

A parte il fatto che mi manca l'idiozia di Tom?” fece Georg ironico. Tom sorrise. “Ce la passiamo bene.”

Ma questa barba?” si informò Gustav, curioso.

I gemelli si toccarono contemporaneamente il mento.

Entrambi avevano deciso da qualche anno di ornare il proprio viso con della peluria e se Bill ancora alternava il suo look fra barbuto e sbarbato, Tom poteva ritenersi stabile da qualche tempo. Aveva semplicemente deciso che con la barba si piaceva e l'aveva tenuta. A dire il vero, era sempre piaciuta anche a Ria e per abitudine aveva smesso di rasarsi frequentemente. Ma quelli erano dettagli irrilevanti.

Ci dona, vero?” commentò il moro, soddisfatto. “Ovviamente a me dona di più.” aggiunse poi con gli occhi vispi che mai l'avevano abbandonato dalla nascita.

Sì, Tom.” lo assecondò Gustav.

Che combinate?” domandò a quel punto il bassista.

Una pazza psicopatica mi è venuta addosso con la macchina.”

Sul serio?”

Di tipi così strani non ne incontravo dai tempi dei concerti, credo.” commentò Bill. “Tutto sommato, era divertente.”

Divertente un cazzo, mi ha rovinato la macchina.”

Come sei esagerato.” cantilenò il vocalist. “Ad ogni modo, abbiamo buttato giù qualche parola.” si rivolse di nuovo a Georg e Gustav. “Più tardi vi invio il documento così mi dite che ne pensate.”

I due annuirono.

Era incredibilmente difficile riuscire a gestire e mandare avanti una band separata da tutta quell'imponente distanza. Fortuna voleva che i ragazzi fossero legati da una forza quasi estranea, che li affiatava e li smuoveva dall'inerzia. Ma, prima di tutto, da un'amicizia fondata su basi più che solide che difficilmente si sarebbero sgretolate.

Qui David è una piaga.” ridacchiò Georg. “Intrattabile.”

A noi lo dici? Riesce ad organizzarci la vita anche a quattordici ore di volo.” disse Tom giocherellando nel frattempo con una penna.

Bill sollevò gli occhi al soffitto.

Credo che tu non abbia ancora ben chiaro il concetto di manager.” gli fece notare scrutandolo con attenzione.

Comunque...” lo ignorò il chitarrista poggiando le gambe sulla scrivania dove sostava il computer. “Quando avete in programma di venire a Los Angeles? Dobbiamo provare delle cose insieme.”

Georg si voltò verso Gustav.

Pensavamo di venire per il mese di Giugno.” rispose il batterista.

Bene. Ricordati il costume, Hobbit.” sorrise Tom. Adorava stuzzicarlo ogni minuto.

Perché non prendi in giro anche un po' Gustav, per una volta?” chiese il rosso, interessato.

Perché lui è permaloso e tu ti presti bene.”

Io non sono permaloso.” obiettò il biondo.

Come no.” ridacchiò Bill. Poi sospirò malinconico. “Ci mancate proprio.”





***





Ti ho detto di non ricominciare.”

Io non ricomincio, Neal. Ti esprimo semplicemente ciò che mi disturba e mi preoccupa.”

Liesel batteva nervosamente la forchetta nella scodella piena di insalata. I suoi continui tentativi di rinsavire Neal si erano rivelati ancora una volta un buco nell'acqua.

Ciò che non riusciva a mandare giù era che il suo migliore amico accettasse di annullarsi completamente per la persona che amava, pur essendo perfettamente conscio di tutte le prese in giro costretto a subire.

Damian non avrebbe mai rivelato al mondo intero di essere gay e, ancor di più, mai l'avrebbe amato. Era un essere subdolo, opportunista e vuoto ed era un concetto ancora ostico per Neal da accettare.

Cosa ti preoccupa? Che io possa soffrire ancora di più di quanto già non faccia? Impossibile.” fece ironico il ragazzo dopo aver ingoiato un paio di foglie di insalata.

Neal, il problema è che tu non stai guardando in faccia la realtà e stai perdendo il tuo tempo con una persona che non merita nemmeno una tua unghia.”

Una scopata ogni tanto è una perdita di tempo?”

Non è la scopata a preoccuparmi. Sono i tuoi sentimenti.”

Ho imparato a conviverci senza alcun problema.”

Invece sbagli! Trovati un'altra persona, Neal. Prova ad innamorarti di nuovo, di qualcuno che ti merita, che sappia tirare fuori il tuo meglio. Ma soprattutto che non si vergogni di te.”

Neal irrigidì visibilmente i muscoli della schiena.

Damian non si vergogna di me ma del fatto di essere gay.” precisò non del tutto convinto.

E ti sembra una bella cosa?” sollevò un sopracciglio Liesel. Non poteva continuare a giustificare tutti i suoi passi falsi. “Se davvero è sicuro di ciò che è, dovrebbe urlarlo ai quattro venti, senza il minimo vacillamento. E poi, andiamo, sai perfettamente che non ti ama e si diverte a scopare in giro.”

Grazie.”

Dico la verità, anche se ti fa male. Perché sono tua amica e desidero solamente il meglio per te.”

Neal sollevò gli occhi al soffitto e poi si alzò dalla sedia con un sospiro frustrato. Per Liesel era tremendamente difficile approcciarsi a lui con quel tono e quella brutalità ma sapeva anche che era il metodo migliore per aprirgli gli occhi, nonostante lui si ostinasse a tenerli serrati.

Lo osservò posare la scodella vuota nel lavandino ed aprire l'acqua. Restava in silenzio e la bruna si chiedeva cosa la sua mente stesse elaborando. Dal suo canto, aveva scelto di non aggiungere altro, almeno non finché non si fosse deciso a parlare di nuovo.

Una volta sciacquato il tutto, si asciugò le mani con il panno da cucina e si voltò nella sua direzione.

Al momento sto bene così, Liesel.” mormorò anche se con una certa determinazione che l'aveva spiazzata per un attimo. “Ho ventiquattro anni, sono in grado di prendere le mie decisioni. Forse so di non meritare questa persona ma ne sono innamorato. Vuoi condannarmi per questo?”

Le parlava con immensa calma ed il cuore in mano e Liesel si era vista costretta ad ingoiare il groppone che le si era formato in gola.

È che hai già sofferto tanto per la tua famiglia e –”

Damian non mi farà mai soffrire tanto quanto loro.” A quel punto non seppe cos'altro aggiungere. Era vero, il vuoto che la famiglia di Neal aveva lasciato in lui era incolmabile e sperava che nessuno potesse ferirlo ancora a tal punto. “Ti fidi di me?” le domandò poi con un piccolo sorriso. Liesel sospirò con il naso mentre lo osservava pensierosa ed invasa dai dubbi. Non era sicura di tanta disinvoltura da parte del ragazzo ma scelse di credervi per il bene della loro amicizia. Annuì appena. “Bene.” concluse Neal, sollevato. “Vado a prepararmi.”

La lasciò sola in cucina con un fastidioso peso nello stomaco.





***





Luci psichedeliche, folla sudata in movimento, musica a tutto volume. Solito scenario.

Cercò di tirare verso il basso il vestito nero e attillato che minacciava di mostrare un po' troppo del suo corpo. Le scarpe col tacco del medesimo colore le facevano sfiorare il metro e ottantadue così che gli occhi più affamati non la abbandonassero nemmeno per un secondo.

Liesel era una contraddizione vivente. La fiducia negli uomini a dir poco scarseggiava e l'idea di dare inizio ad una nuova storia non l'aveva sfiorata nemmeno per errore, eppure non le dispiaceva dare nell'occhio. Aveva sempre gradito le attenzioni maschili, nonostante tutto, purché queste si limitassero al semplice diletto. Non era votata al sesso di una notte ma non vi aveva mai visto nemmeno nulla di male, se scelte le occasioni giuste. Non le accadeva spesso; l'ultima volta risaliva a più di tre mesi prima e non ne sentiva nemmeno il bisogno viscerale. Non aveva mai programmato nulla nella sua vita, tanto meno il sesso. Le piaceva cogliere le occasioni al volo ma mai andarsele a cercare.

Quella sera non guidava. Lei e Samantha avevano optato per un comodo taxi, così da risparmiare qualche piccola costrizione che non le avrebbe permesso di lasciarsi andare come desiderava fare. Da un po' di tempo non era riuscita a concedersi una nottata degna di quel nome e quella volta aveva deciso di dedicarsi esclusivamente al divertimento, pregando perché suo fratello non le telefonasse per l'ennesima bravata.

Si sedette al bancone, in attesa del suo Rum e Cola, e di tanto in tanto lanciava occhiate alla sua amica, impegnata in un corpo a corpo con un ragazzo piuttosto carino.

Scosse la testa.

Samantha seguiva una curiosa filosofia di vita che includeva uomini che non fossero Max nei loro periodi di pausa. Al momento sono single, diceva sempre per discolparsi e Liesel non si era mai spinta oltre con le ramanzine. Anche la rossa era grande e vaccinata, quindi perfettamente in grado di gestire la propria vita come meglio credeva.

Ecco a te.” udì la voce del barista alla sua destra.

Si voltò verso di lui e gli sorrise afferrando il suo cocktail.

Grazie.” mormorò prima di berne un sorso dalla cannuccia, senza mai staccargli gli occhi di dosso. Spesso si era sentita dire di mostrarsi provocante nelle movenze ma mai lo faceva per il puro intento di seduzione.

Sei qui da sola?” le domandò il ragazzo.

Doveva avere circa venticinque anni e Liesel fu costretta ad ammettere a se stessa che disponesse di un'alta carica erotica. I capelli biondo cenere, scompigliati, gli occhi azzurri e le braccia tatuate avevano provocato in lei un'attrazione non indifferente.

Con un'amica.” rispose dopo aver ingoiato la bevanda. “Ma pare sia impegnata.” continuò.

Il ragazzo sorrise e poi le allungò una mano.

Morris.” si presentò.

Liesel.” Gliela strinse senza mai spezzare il contatto visivo che si era venuto a creare.

Sei americana?” Lo vide corrugare la fronte. Probabilmente i suoi lineamenti tipici dell'est non erano passati inosservati.

Italo-bulgara.”

Morris sollevò le sopracciglia, sorpreso.

Però.” commentò compiaciuto. “Scusa un attimo.” le sorrise poi per dedicarsi ad un altro cliente bisognoso di una Vodka Lemon. Liesel ricambiò il sorriso e si voltò nuovamente verso Samantha – ora schiacciata fra due ragazzi, a mo' di sandwich – e prese un altro sorso dal bicchiere. Non appena i loro occhi entrarono in contatto, la rossa le fece segno di raggiungerla ma Liesel scosse la testa facendole intendere con uno sguardo di essere altrettanto impegnata con il barista. “Dicevamo?” sentì di nuovo Morris alle sue spalle.

Eri interessato alle mie radici.”

Non credo di averti mai vista in questo locale.” notò lui assottigliando gli occhi a due mezze lune.

Non sei stato attento.” fece lei, furba, cosa che lo portò a chinare la testa e sorridere.

Cosa fai dopo?” le domandò quindi tornando a guardarla, del tutto sfacciato.

Dipende.”

Morris si lasciò scappare una lieve risata annuendo appena.

Stacco alle quattro.” le disse con una certa sicurezza.

Bene.” sorrise la mora prima di alzarsi dallo sgabello e congedarsi con un'occhiata complice.

Si erano appena dati appuntamento in camera da letto? Così sembrava.

Alle volte Liesel si chiedeva da dove estrapolasse quel lato di sé così sfacciato e disinibito. Ma, in tutta onestà, quella sera sentiva il bisogno di un po' di sano sesso ed il candidato in questione poteva dirsi un ottimo candidato. Era definibile una cattiva ragazza? No. Aveva solo ventitré anni, il cuore spezzato ed era giusto che di tanto in tanto anche lei si dedicasse ad un po' di divertimento. Una scappatella non aveva mai ucciso nessuno.

Max l'abbiamo rimosso?” stuzzicò Samantha non appena le fu accanto, finalmente libera dai due ragazzi che l'avevano tenuta impegnata sino a quell'istante. I ricci scomposti ed uno sguardo piacevolmente sconvolto.

Sono single!” esclamò la rossa continuando a scatenarsi senza mezze misure. Liesel si lasciò andare ad una risata ed accompagnò l'amica in una performance piuttosto sexy. Si lasciò travolgere e trascinare dal ritmo spinto della musica house chiudendo gli occhi e sollevando le braccia. Percepiva caldo attorno a lei e tanti corpi che, ammassati, si muovevano senza mai allontanarsi l'uno dall'altro. Scollegò la mente sorseggiando di tanto in tanto il suo cocktail, ancora in mano. Percepiva l'alcol scaldarle il sangue portandola a muoversi senza inibizioni. Adorava ballare, adorava lasciarsi andare tra la folla, adorava la confusione che musica e gente creavano. “Tu, incontro galante con il barman?” le urlò poi nell'orecchio Samantha con uno sguardo che non lasciava alcun dubbio sull'incredibile dose di malizia.

Può darsi!” sorrise Liesel, vaga, senza smettere di muoversi.

La serata proseguì fra una capatina al bancone per un nuovo drink ed una in pista per dare il meglio di sé in quanto a movenze. Un paio di due di picche a destra e a manca ed una conclusione di serata ancora piena di adrenalina.

Nel locale erano calati il silenzio ed una luce soffusa, segno che la nottata era terminata. L'orologio sul suo cellulare segnava le quattro del mattino e Liesel si chiese come avrebbe fatto a raggiungere l'azienda con tutti i neuroni funzionanti. Ancor di più per il fatto che la sua serata non era ancora conclusa.

Io vado a casa.” disse Samantha non del tutto lucida. Il trucco aveva formato delle macchie nere sotto i suoi occhi verdi ed un'aria sconvolta denunciava un'incredibile voglia di gettarsi su un materasso e riposare un paio d'ore prima che il dovere chiamasse di nuovo. “Ci vediamo fra qualche ora.”

A dopo.” ridacchiò Liesel al di fuori del Red.

Osservando Samantha salire su un taxi si accese una sigaretta, in attesa di Morris. Espirò la prima boccata di fumo guardandosi attorno. Un gran numero di auto stava abbandonando quella via ma il traffico non aveva smesso di manifestare la propria presenza in strada.

Un altro motivo per amare Los Angeles: l'incredibile vita che mai si fermava, nemmeno di notte.

Fece cadere un po' di cenere sull'asfalto e sospirò appena.

Udiva dei rumori alle sue spalle ma non si voltò. Probabilmente i proprietari del locale erano impegnati a chiudere, segno che Morris l'avrebbe finalmente raggiunta. Per l'appunto, pochi minuti dopo si sentì toccare la schiena.

Scusami.” le disse il ragazzo.

Figurati.” rispose Liesel gettando la sigaretta consunta a terra. Senza aggiungere altro, seguì il ragazzo fino a che non si trovarono davanti ad una macchina grigio-metallizzata. Sorrise non appena le aprì gentilmente la portiera. “Sai, devo lavorare fra qualche ora.” esordì una volta che l'auto fu messa in moto. “Spero ne valga la pena.” lo stuzzicò quindi voltandosi nella sua direzione.

Morris sorrise compiaciuto e sorpreso al tempo stesso di tanta sfacciataggine.

Sei sempre così schietta?” le domandò con un sopracciglio sollevato.

Purtroppo o per fortuna, sì.” annuì lei. “Destra.” annunciò poi ed il biondino eseguì svoltando ad un incrocio. In pochi minuti raggiunsero l'appartamento della bruna. Quando aprì la porta risparmiò ogni onore di casa. Lanciò le chiavi sulla ribaltina e si lasciò prendere in braccio dal barista che aveva già cominciato a marchiarle il collo con baci voraci. “Scale.” sospirò sulle sue labbra così che Morris potesse raggiungere la sua stanza seppur con qualche fatica.

Il pavimento venne cosparso disordinatamente di vestiti mentre l'aria si fece più pesante e lussuriosa. Un fruscio di lenzuola annunciò la caduta dei loro corpi sul letto matrimoniale e pochi preamboli anticiparono il gemito di piacere che la gola di Liesel liberò alla loro unione.

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Capitolo 4
*** Unexpected ***


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4
Unexpected





Nel corso della sua vita Liesel aveva avuto occasione di crearsi qualche nemico. Uno di questi, l'emicrania.

Sollevò una palpebra e la richiuse, accecata dalla violenta luce che aveva deciso di oltrepassare le tende fino a ricordarle quanto vicino fosse l'arrivo di quella mattina. Insopportabili fitte le attraversavano il cranio rendendola molto più suscettibile di quanto già non fosse per natura ed un peso allo stomaco la portò ad abbassare lo sguardo sul suo addome.

Tatuaggi.

Sospirò e gettò nuovamente la testa sul cuscino. Morris non aveva ancora tolto il disturbo e come per magia gli eventi di quella nottata si rivelarono incredibilmente nitidi nella sua memoria. Alle quattro avevano abbandonato il Red, alle quattro e mezza avevano preso a rotolarsi fra le sue candide lenzuola – poteva giurare di aver ripassato tutto il manuale del Kamasutra, a giudicare anche dal dolore alla schiena – ed avevano concluso alle sei del mattino. A quel punto aveva deciso di concedersi un minimo di riposo pur consapevole di dover presentarsi al lavoro di lì a tre ore, fresca come una rosa.

Aveva timore della radiosveglia sul suo comodino. Ancor di più dei numeri lampeggianti su di essa. Il sonno aveva preso il sopravvento e si era persino dimenticata di attivare l'allarme.

Morris, al suo fianco, respirava pesantemente. Odiava dover svegliare la gente e soprattutto dover recitare la parte dell'amante dallo spirito libero che cacciava di casa le sue conquiste.

Hey.” borbottò picchiettandogli con un dito il braccio pesantemente abbandonato sul suo stomaco. Visto il fallimento di tale impresa, glielo scrollò con decisione.

Oh.” mugugnò il ragazzo guardandosi attorno come disorientato. “Che c'è?” le domandò quindi in un sussurro. La fronte aggrottata e gli occhi piccoli.

Ti avevo detto che avrei dovuto lavorare stamattina.” lo rimbeccò Liesel mentre sollevava un sopracciglio, piuttosto caustica. Odiava ripetersi. “Ti conviene levare le tende.” continuò quindi liberandosi dalla sua presa per sedersi sul materasso. Il lenzuolo le era caduto al bacino ma non si premurò di ricoprirsi.

Mi stai cacciando?” ridacchiò il ragazzo sollevandosi sui gomiti per osservare meglio il suo profilo. I capelli arruffati.

Hai capito bene.” sorrise con sarcasmo la bruna prima di alzarsi dal letto e recuperare dei vestiti puliti. “Devo farmi la doccia alla velocità della luce.” Solo in quel momento ebbe il coraggio di gettare un'occhiata all'orologio. Si sentì quasi mancare nello scorgere un otto ed un trentadue. “Forse no.” si corresse cercando di mantenere una certa calma. Gli diede le spalle, per niente intimorita da quello sguardo famelico sul suo corpo nudo, e prese a frugare fra i cassetti della biancheria intima.

Mi lasci il numero?” lo udì parlare. Si immobilizzò per un attimo prima di voltarsi di nuovo verso di lui, ora seduto sul materasso ed uno sguardo in paziente attesa.

Sei uno di quei ragazzi che tampinano di telefonate?” chiese senza mezze misure.

Dapprima sorpreso da tale domanda, si lasciò poi andare ad un sorriso.

No.” rispose tranquillo.

Allora lasciami il tuo sul comodino.” concluse lei prima di voltarsi di nuovo alla ricerca degli slip.

Paura delle relazioni?” si informò Morris con tono chiaramente divertito mentre lo sentiva trafficare con un pezzo di carta.

Ho semplicemente imparato a tenermi alla larga dagli uomini dopo una spiacevole delusione amorosa.” ribatté lei, intenta ad indossare un paio di jeans aderenti.

Vuoi farcela pagare?” sorrise di nuovo il biondo mentre posava un biglietto sul suo comodino. Lo vide alzarsi dal letto e recuperare i boxer dal fondo del materasso.

No.” scrollò le spalle Liesel. “Voglio solo dedicarmi un po' a me stessa ed evitare qualsiasi coinvolgimento emotivo per risparmiarmi altri inconvenienti.”

Morris si lasciò andare ad un'espressione fintamente impressionata.

Un po' drastico, no?”

Preferisco previdente.”

Non voleva essere costretta ad approfondire un sentimento di pura rabbia nei confronti dell'intero genere maschile – escluso Neal – ad una persona di cui non sapeva nulla se non che se la cavava eccellentemente a letto. Erano cose private di cui solo Neal era a conoscenza e tali dovevano rimanere.

Dopo essersi data una sciacquata al viso e lavata i denti lo esortò ad abbandonare la sua stanza.

Nel momento stesso in cui scesero le scale udì forte e chiaro il rumore di una chiave che ruotava all'interno della serratura. Prima ancora che Liesel potesse chiedersi se fosse Neal – cosa inevitabile visto e considerato che era l'unico ad avere una copia delle chiavi – il ragazzo fece il suo ingresso in casa.

Trascorsero pochi attimi di silenzio in cui i tre si scambiarono occhiate incuriosite fino a che Neal non richiuse la porta alle sue spalle.

Non dovevi essere al lavoro?” domandò la bruna del tutto confusa.

Ho un servizio solo alle dieci e ho pensato di passare un momento a casa.” rispose l'amico spostando lo sguardo da lei a Morris, il quale era ancora immobile accanto alla ragazza.

Una delle tante fortune del lavoro di Neal. Era lui a gestirsi orari, appuntamenti ed intere giornate. Organizzare settimane di vacanza era sempre stato per lui un gioco da ragazzi al contrario di Liesel che doveva sottostare a chiari ordini e regole.

Beh, io toglierei il disturbo.” intervenne a quel punto Morris grattandosi con fare impacciato la nuca. “Ci si vede.” disse poi a Liesel prima di passare affianco a Neal con un semi-sorriso ed uscire di casa.

Neal, che aveva seguito non con poco interesse ogni movimento del sedere del biondino, si voltò nuovamente verso Liesel con espressione sorpresa e compiaciuta al tempo stesso.

I miei complimenti.” esclamò posando le chiavi sulla ribaltina. “Niente male il tipo.”

Liesel fece un gesto svogliato con la mano come la cosa non la toccasse.

Sono in un ritardo mostruoso.” borbottò affrettandosi a recuperare borsa e chiavi della macchina.

Lo sai che voglio i dettagli più sconci a pranzo.” le ricordò il ragazzo con la malizia negli occhi nonostante non la guardasse nemmeno.

A dopo.” farfugliò la bruna prima di chiudersi la porta alle spalle.

Corse lungo il vialetto fino a salire a bordo della sua Opel.

Quelle nottate riuscivano sempre a sconvolgerle i piani.

Mise in moto ed abbandonò casa alla velocità della luce.

Per un momento si chiese se Tom, Bob, come diavolo si chiamava, avesse agito concretamente con la constatazione amichevole che era stata costretta a compilare. Ormai aspettava la telefonata della sua assicurazione che le ricordasse quanto odiava quei gemelli che nemmeno conosceva.

Abbandonò l'auto in quello che nemmeno lontanamente poteva somigliare ad un parcheggio e si affrettò a salire le scale dell'azienda.

Hey.” mormorò Samantha, immobile davanti all'ascensore con l'aria di chi aveva appena fatto ritorno da una corrida. I capelli più scompigliati del solito, le enormi borse sotto gli occhi a mezz'asta e la reattività di un'ameba erano chiari indizi di una notte trascorsa in bianco.

Ti trovo bene.” fece ironica la bruna non appena la affiancò in paziente attesa.

Non che tu sia messa tanto meglio.” ribatté l'amica senza guardarla. “Almeno se la cava?” le domandò poi senza mezzi termini tornando a gettarle gli occhi stanchi addosso.

Ne è valsa la pena.” scrollò le spalle Liesel prima che entrambe finalmente facessero il proprio ingresso in ascensore.

Io mi sono trovata Max ubriaco sotto casa.” parlò di nuovo Samantha quando le ante si chiusero davanti ai loro sguardi.

Liesel non le chiese nulla a riguardo. Sapeva che si erano rimessi insieme come da copione.

Al din dell'ascensore, uscirono incamminandosi lungo il corridoio.

A dopo.” le disse per poi sedersi alla scrivania. Samantha le fece un cenno con il capo e sparì dietro l'angolo.

Con un gran sospiro si apprestò a recuperare un foglio bianco dal cassetto ed una matita ben temperata. Non era in grado di prevedere cosa la sua mente potesse partorire quella mattina, soprattutto dopo la notte movimentata, ma aveva scelto in ogni caso di fingere di essere ancora provvista di buona volontà.

Abbozzò lo scheletro di quello che avrebbe dovuto essere un abito da sposa ma – come quello stesso disegno le avesse letto nel pensiero – vi sfregò una gomma sopra, facendolo sparire.

Lei non credeva nel matrimonio. Preferiva dire fosse una forma di allergia cui non poteva porre rimedio. Odiava i matrimoni, odiava l'ipocrisia che vi si nascondeva, odiava i motivi economici che spesso e volentieri facevano da benzina. Lei non si sarebbe mai sposata, nemmeno avesse trovato l'uomo della sua vita.

Fece una smorfia a tale pensiero.

Ormai aveva talmente tanto perso la fiducia nel genere maschile che anche solamente ipotizzarlo era utopia.

L'unico matrimonio che aveva visto funzionare – almeno per il momento – era stato quello di sua madre e Phil. Dopo la fuga di suo padre e le corna che il suo ex fidanzato aveva ben pensato di piantarle in testa dopo anni di relazione apparentemente perfetta, Liesel aveva smesso di credere che il principe azzurro arrivasse sul suo cavallo bianco. A dire il vero, non vi aveva mai creduto nemmeno prima; aveva semplicemente rafforzato la sua teoria. Ognuno a casa propria a dirigere la propria vita, quello era il suo punto fermo da qualche tempo e non l'avrebbe nemmeno modificato o cancellato per nessuno.

Liesel?”

La voce della segretaria, Jenna – una giovane ragazza di diciannove anni, ancora alle prime armi in quell'ambiente – le giunse delicata alle orecchie ricordandole di trovarsi in ufficio con un foglio ancora bianco sotto il naso ed una matita in mano che attendeva di essere finalmente utilizzata.

Sì?” le rispose gentilmente.

Kate e Laura ti vorrebbero nel loro studio.”

Come dopo un colpo in testa, Liesel si alzò immediatamente dalla sedia, curiosa di sapere quale fosse il motivo di quella chiamata. Che vi fosse qualche novità sulla sua linea?

Grazie.” le disse prima di uscire dall'ufficio ed attraversare le enormi vetrate. Bussò come sempre alla porta aperta.

Eccoti.” sorrise Laura. “Volevamo riferirti qualche novità che dovrebbe farti particolarmente piacere.” Liesel – il cuore martellante – si sedette di fronte a loro. “Prima di tutto, siamo fiere di annunciarti che la linea uomo si farà.” Liesel si lasciò andare ad un sorriso radioso, più eccitata che mai. “Siamo molto soddisfatte dei tuoi lavori e troviamo che ne valga la pena.”

Grazie.” annuì la bruna.

Seconda cosa.” parlò Kate. “Essendo una nuova linea, verrà presentata con una sfilata.” Liesel percepì un brivido lungo la schiena. “Tale sfilata si terrà a New York.”

Oh bontà divina.

La data è ancora da stabilire.” spiegò di nuovo Laura. “Ma, a grandi linee, sarà il prossimo mese.”

Liesel era frastornata. Stava accadendo tutto così velocemente.

Infine...” ricominciò Kate. “Come ben sai, da anni collaboriamo con Vogue.” A quel nome, Liesel deglutì. “Ovviamente i capi saranno esposti anche nella rivista con un servizio fotografico del quale si occuperà la redazione.”

Servizio che, ne era certa, avrebbe realizzato Neal. Già in precedenza si era impegnato per Vogue.

Il tuo compito è quello di realizzare materialmente i capi da te disegnati non appena si conosceranno i modelli per le misure necessarie.” Liesel si chiese da dove giungesse tutta quell'improvvisa fortuna. Non poteva credere alle proprie orecchie. “Con l'ausilio dei tuoi colleghi ovviamente.”

Siamo sicure che farai un ottimo lavoro.”

Era convinta di dover ancora metabolizzare tutto quanto ma annuì in ogni caso.

Per ora è tutto.” sorrise Laura. “Non appena sapremo qualcosa di più te lo riferiremo.”

Grazie.” ripeté come il suo vocabolario disponesse solamente di quella parola.

Aveva da sempre ritenuto che quando la fortuna manifestava la propria presenza – in quei rari casi di benevolenza – la cosa migliore da fare era prenderne atto e non guastare il tutto con inutili discorsi. Motivo per cui si alzò dalla sedia con un semplice e lieve sorriso ad illuminarle il volto, ora più rilassato.





***





Era stato convocato nel prestigioso ufficio di Vogue per discutere sopra un presunto nuovo progetto che lo riguardava da vicino. Da tempo la curiosità era passata in secondo piano, visto e considerato che tutte le soddisfazioni di cui potesse godere erano già state sperimentate. Una chiamata da parte di Vogue – per un comune mortale motivo di incredibile euforia – per lui rappresentava solamente una piacevole routine.

La direttrice Anna Wintour sedeva di fronte a lui con fare estremamente serio e professionale, reduce da un lungo discorso che chiarisse a Neal il motivo di tale colloquio.

Un servizio per la nuova linea uomo di Liesel Petrova?” fu la sua domanda retorica, giusto per assicurarsi che avesse capito bene. Sorrise non appena Anna annuì. La sua migliore amica stava ottenendo tante meritate gratificazioni e non vedeva l'ora di tornare a casa e festeggiare con lei. “Quindi ho libera scelta per quanto riguarda i modelli?”

Se riuscissi a contattare qualche personaggio televisivo sarebbe meglio.”

Un campanello d'allarme prese a suonare nella sua testa. I suoi pensieri erano planati a grande velocità sui gemelli Kaulitz. Aveva già avuto occasione di riferire loro che li avrebbe volentieri sottoposti ad un nuovo servizio poiché tremendamente fotogenici ed affascinanti. Sembrava l'occasione perfetta nonostante sapesse che Liesel non avrebbe esitato a tagliargli la testa.

Perfetto.” annuì convinto.





***





Era decisamente abituato alla bizzarria che lo caratterizzava da ventiquattro anni ma quando si rese conto di aver dormito in bagno qualcosa gli disse che questa si era ulteriormente evoluta.

I muscoli della schiena – poggiata da tutta la notte al freddo muro in piastrelle bianche – gridavano aiuto indolenziti ed un mal di testa lacerante lo stava dilaniando. Era stato il suo cellulare, ancora nella tasca dei jeans, a svegliarlo. L'improvvisa vibrazione alla gamba l'aveva fatto sobbalzare riportandolo alla realtà con una velocità inaudita. Doveva ancora regolarizzare il battito accelerato del suo cuore, vittima di uno spavento.

Con un grande sospiro si sfregò gli occhi appesantiti dal sonno per poi recuperare l'oggetto malefico che ancora squillava imperterrito. Aggrottò la fronte quando lesse il nome di David sullo schermo.

Pronto.” borbottò sfregandosi il viso quasi con disperazione.

Considerata la tua bellissima voce mattutina, deduco abbiate fatto baldoria ieri sera.”

Considerato il mio risveglio in bagno, direi lo stesso. Fu solamente un tacito pensiero che si guardò bene dal pronunciare. David era di larghe vedute ma quella mattina non aveva decisamente voglia di dare spiegazioni.

Che cazzo di ore sono?” mugugnò guardandosi attorno come potesse trovare un orologio, completamente dimentico di avere il cellulare a portata di mano.

Da voi è mezzogiorno.”

Tom inarcò un sopracciglio. Credeva fosse ancora l'alba.

Quindi lì sono le...” fece una smorfia mentre si sforzava di mettere in moto il cervello e aggiungere un dannato nove al dodici. In quel momento sembrava la cosa più difficile del mondo.

Le nove di sera, Tom.” gli venne in contro il manager.

Giusto.” mormorò il chitarrista per poi aggrapparsi con una mano al lavello nella vana impresa di alzarsi dal pavimento decisamente poco comodo per la sua schiena.

Una volta in piedi – non senza qualche barcollio – si diede un'occhiata allo specchio. I capelli erano raggruppati in una coda ormai sfatta e ciocche nere gli cadevano davanti agli occhi completamente arruffate. Il viso segnato da profonde occhiaie bluastre fu un futile dettaglio se paragonato all'aria sbattuta che lo avvolgeva.

Se ti parlo di lavoro, riesci a capire?” gli domandò con chiaro sarcasmo David portandolo a fare un'altra smorfia.

Ci provo.”

Poggiò il cellulare sul ripiano accanto al lavandino ed attivò il viva-voce. Aprì il rubinetto dell'acqua.

Dunque, mi ha... Stai facendo pipì?

Tom sollevò gli occhi al soffitto con fare disperato.

Mi sto lavando la faccia, David.” bofonchiò prima di rinfrescarsi finalmente il viso.

Dicevo...” si schiarì la voce il manager. “Mi ha chiamato Neal Evans.”

Per quanto si sforzasse di ricordare, quel nome proprio non voleva trovare un'identità nella sua memoria.

Ricordami chi è.” disse per poi nascondere il volto bagnato in un asciugamano.

Il fotografo.” Il moro si illuminò, ora conscio. L'amico della teppista, ricordò la sua mente. “Mi ha detto che gli siete piaciuti particolarmente e vorrebbe fotografarvi di nuovo.”

Sì, ce l'aveva già detto.” confermò mentre spremeva un po' di dentifricio sullo spazzolino.

Vi ha detto anche che vi vorrebbe per Vogue?

Tom immobilizzò lo spazzolino a mezz'aria, sorpreso.

No, questo gli è sfuggito.” fece poi prendendo a spazzolarsi i denti con vigore.

Beh pare che Vogue voglia lanciare la nuova linea uomo, di marchio Rodarte, di una certa Liesel Petrova e –

Tom sputò immediatamente la schiuma nel lavabo.

Di chi?” domandò confuso. Aveva sentito bene?

Liesel Petrova.” ripeté il manager pazientemente.

Si lasciò scappare un sorrisetto scuotendo appena la testa.

L'ironia della sorte. Non immaginava che quella pazza psicopatica fosse una stilista e anche di alto livello. L'avrebbe vista meglio come pilota di auto da corsa o qualcosa di simile.

Si sciacquò la bocca con il getto d'acqua e chiuse il rubinetto. Una volta che anche le mani furono perfettamente asciutte, recuperò il telefono e disattivò il viva-voce.

La conosco.” si limitò a dire. “È quella che mi ha distrutto la macchina.” decise di enfatizzare.

Bene.” esclamò ironico l'uomo. “Mi sembra un ottimo inizio.” Tom borbottò un qualcosa che nemmeno lui seppe decifrare. “Ad ogni modo, ti lascio il numero di telefono di Neal così potete parlarne e mettervi d'accordo. Secondo me è una bellissima occasione per apparire di nuovo dopo DSDS, almeno in parte.” Tom annuì pensieroso, come David lo potesse vedere. Effettivamente da quando lui e Bill avevano deciso di trasferirsi a Los Angeles e prendersi un periodo piuttosto lungo di pausa, la notorietà era per forza di cose andata a calare. Nonostante tutto, l'affetto di gran parte delle loro fiduciose fan era rimasto immutato, motivo per cui provavano un gran sentimento di gratitudine nei loro confronti ed una voglia di non deluderle che non erano nemmeno in grado di quantificare. Forse apparire in un servizio fotografico – per Vogue oltretutto – sarebbe stato un modo per dire 'Siamo ancora vivi e stiamo lavorando per voi, abbiate fiducia'. “Comunque ora ti lascio al tuo traumatico risveglio. Fatemi sapere tutto, d'accordo?” continuò David.

Sì.” confermò lui.

Ciao, Tom.”

Chiuse la telefonata e fece un sospiro di circostanza. Aveva bisogno di una bella doccia rinfrescante ma prima di soddisfare i suoi bisogni uscì dal bagno per dirigersi verso la stanza di suo fratello. Fece il proprio ingresso come sempre senza bussare – non che avesse mai rappresentato un problema – e riducendo gli occhi a due mezzelune cercò di farsi strada nell'oscurità. Riconobbe il tasto della tapparella automatica e non esitò nel pigiarlo così che qualche raggio di luce illuminasse la stanza a soqquadro.

Non riuscì a trattenere una risata nel mettere a fuoco la figura del vocalist davanti a sé. Bill dormiva di sasso, steso con la pancia sul materasso, goffamente abbracciato ad un ammasso di morbidi cuscini ed un rivolo di bava – ormai asciutta – a tracciare uno strano percorso dalla bocca alla federa. Tutto nella norma se non fosse stato completamente nudo – il suo prezioso e roseo sedere all'aria a testimoniare.

Soffocando un attacco di ridarella improvviso, prese a punzecchiargli l'indice contro una natica.

Bill.” lo chiamò. Il fratello non reagì. “Bill?” ripeté pazientemente, ora scuotendolo dalla spalla. Se non fosse stato per il suo pesante respiro, si sarebbe fatto prendere dal panico credendolo morto. “Bill!” urlò quella volta, persa la pazienza, e sorrise nel constatare che aveva funzionato.

Il biondo sollevò di scatto la testa prendendo a guardarsi attorno con occhi piccoli.

Che succede?” domandò spaurito.

Ti hanno stuprato o hai deciso di far prendere un po' d'aria al culo?” sollevò un sopracciglio con sarcasmo il chitarrista godendosi quella fantastica scena di suo fratello che cercava di ricreare un contatto con la realtà.

Cosa vai blaterando?” mugugnò il vocalist mentre si stiracchiava appena con la faccia nascosta nel cuscino. “Fammi dormire, cazzo.”

È mezzogiorno e ha chiamato David, direi che faresti meglio ad alzarti.”

Che voleva David?” si informò il gemello senza sollevare il viso e rendendo in questo modo la sua voce ovattata.

Te lo dico quando ti degni di sollevare quelle tue preziosissime chiappe dal letto. Per quanto possa eccitare molte ragazze l'idea di vederti completamente nudo, io preferivo vivere nell'ignoranza.”

Bill finalmente sollevò il viso dal cuscino e con la fronte aggrottata si voltò in direzione del suo didietro.

Dove cazzo sono le mie mutande?” domandò esterrefatto.

Mi aspettavo che almeno tu lo sapessi.” commentò Tom ironico. Sbuffando sonoramente Bill si mise a sedere, questa volta in direzione di suo fratello che inorridì alla vista dei suoi gioielli di famiglia all'aria. “Diamine, fratello! Copriti!”

Come non avessimo mai fatto docce insieme.” borbottò Bill coprendosi il bacino con il lenzuolo.

Avevamo cinque anni.” ribatté il chitarrista. “Ad ogni modo, mi ha dato il numero di Neal, il fotografo.”

Perché?” domandò confuso il biondo mentre si sfregava un occhio. “Avevo capito che avesse tendenze omosessuali ma che addirittura David gli desse –”

È per lavoro, idiota.” lo interruppe il moro dopo aver sollevato gli occhi al soffitto con fare sconfortato. “Ci vuole per Vogue.”

Lo sguardo di Bill si illuminò di pura sorpresa ed eccitazione, esattamente come Tom aveva previsto.

Così suona già diversamente.” commentò interessato.

Gli serviamo come modelli per una nuova linea uomo Rodarte.”

Adoro Rodarte!” esclamò Bill entusiasta.

Sì e scommetto che adorerai anche colei che ha ideato questa linea.” sorrise ambiguamente il chitarrista. Allo sguardo accigliato del fratello, decise di chiarire. “La pazza psicopatica, attentatrice di auto.”

Il biondo lo scrutò per qualche attimo, basito.

Sei serio?” domandò come un pesce in un acquario.

Come la morte.”

E da quando fa la stilista?”

Pare da sempre.” Sospirò appena. “Comunque, alzati e cerca di riprenderti, sei orribile stamattina. Così chiamiamo questo Neal per metterci d'accordo.”





***





Ma che cosa ti devo dire?! Se la cava!”

Sbuffò per l'ennesima volta mentre si apprestava a mescolare la pasta intenta a cuocersi nell'acqua sotto le domande del tutto indiscrete del suo migliore amico circa le doti fisiche ed il talento sessuale di Morris.

Tutto qui? Non vai mai con uno che se la cava e basta.” commentò con malcelata malizia il biondo, alle sue spalle.

Se la cava egregiamente, contento?”

No.” sorrise Neal per poi affiancarla. “Voglio i dettagli.”

Tu stai male.”

E dai! Io ti racconto i miei!”

Ma non ti ho mai chiesto di farlo!”

Non ti sei mai tappata le orecchie però.” Liesel sospirò affranta. “Mi sembrava ben messo fisicamente, no?”

A cosa ti riferisci?”

Solo al fisico in generale, porcellina.”

Io sarei la porcellina?!” Lei e Neal avevano sempre condiviso tutto nella loro vita, senza alcun tipo di tabù. Eppure riteneva esistessero ancora quelle poche cose che preferiva mantenere private poiché ormai scarseggiavano. Neal sapeva tutto della sua esistenza – non che questo le dispiacesse – e voleva che almeno la sua vita sessuale – quel poco che le era rimasto di privato – rimanesse tale. Il che era piuttosto retorico dato che, in ogni caso, il ragazzo sapeva sempre quando e con chi faceva sesso. “Comunque sì, era ben messo.”

Ora tu a cosa ti riferisci?” fece il ragazzo furbescamente.

Neal, giuro che ti infilo il mestolo nel culo.” lo minacciò stringendolo in mano mentre continuava a girare la pasta.

Adoro la tua finezza.” la prese in giro lui. “E poi, potrebbe essere piacevole.” aggiunse con malizia sotto il suo sguardo quasi scioccato.

L'improvvisa suoneria del cellulare di Neal interruppe quell'infinito botta e risposta.

Dio ti ringrazio!” esclamò la mora, finalmente libera dalle grinfie dell'amico.

Non credere, continuiamo dopo. Pronto?” rispose senza abbandonare la cucina. “Ah, ciao, Tom!” Liesel mollò immediatamente il mestolo e si avvicinò a Neal con aria sospettosa. “Sì, ho sentito il tuo manager stamattina.” sorrise il ragazzo mentre la mora lo scrutava sempre più minacciosa. Cosa diamine stava confabulando con quell'idiota? Liesel cominciò a gesticolare e sbracciarsi con l'intento di fargli inserire il viva-voce scatenando così l'ilarità di Neal, cosa che la innervosì ancora di più. Solamente il fatto che il riccone avesse il suo numero di telefono era qualcosa da dimenticare ed anche con una certa urgenza. Da quando erano entrati così in confidenza? Perché aveva il suo numero? Perché gli aveva telefonato? “Ah, bene!” annuì Neal con fare inspiegabilmente soddisfatto.

Liesel provò ad attaccare il proprio orecchio al suo cellulare – con l'intento di udire una semplice parola che potesse farle comprendere di cosa stessero blaterando – ma Neal si allontanò.

Neal, che cazzo!” sbatté un piede per terra la ragazza, terribilmente curiosa.

Sì.” continuò ad ignorarla l'amico. “No, lei ancora non lo sa.” sorrise poi con malizia nella sua direzione.

Se Liesel fosse stata in possesso di antenne, si sarebbero drizzate immediatamente.

Che cosa non so? Che cazzo non so?!” esclamò velocemente questa volta ad alta voce senza preoccuparsi del fatto che la potesse udire il chitarrista. Cominciava seriamente a preoccuparsi. “Neal, passami l'idiota!”

Sì, è qui.” ridacchiò il biondo cercando di sfuggire dai suoi inutili tentativi di afferrargli il cellulare.

Neal, giuro sul mio lavoro che se non mi dai immediatamente il telefono ti ritroverai le valigie fuori di casa!”

No, non ha il ciclo. È così da ventitré anni.”

Mi prendete anche per il culo?! Vado a farti le valigie!” sbraitò infine facendo per uscire dalla cucina. “Neal, sto andando!” lo minacciò ancora una volta sotto le risate dell'amico.

D'accordo, te lo passo!” si arrese il biondo con disperazione. “Scusala.” mormorò ancora a Tom prima che Liesel gli strappasse il telefono di mano.

Senti tu, mangiacrauti che non sei altro, che diavolo state confabulando alle mie spalle?” parlò senza nemmeno riflettere sotto lo sguardo contrariato di Neal.

Ti svegli sempre così di buonumore, Bulgaria?” le domandò il ragazzo dall'altro capo del telefono.

Per tua sfortuna, sì. Allora?” insistette battendo un piede a terra in un ritmo per niente musicale e con evidente impazienza. Si sentiva particolarmente irritata, ancor di più se presa in giro.

Puoi fartelo spiegare tranquillamente da Neal.” ribatté placidamente il moro. Poteva sentire il fumo uscire dalle orecchie. “Indizio: c'entrano le tue preziose manine.”

Liesel sgranò gli occhi, rossa dalla rabbia. Si voltò con sguardo assassino verso Neal – che indietreggiò spaventato – e fece qualche passo intimidatorio nella sua direzione.

Che gli hai promesso, brutto stronzo pervertito?!” urlò livida sotto lo sguardo esterrefatto del biondo.

Eh?” sollevò un sopracciglio questo come non avesse la minima idea di cosa stesse parlando.

Calma i bollori, Italia. Non è niente di sessuale, non sono così disperato.” sentì parlare di nuovo Tom dall'altra parte.

Cosa vorresti insinuare?”

Assolutamente nulla. Ora mi passi di nuovo il tuo amico così ci mettiamo d'accordo sulle ultime cose?

Liesel sbatté il cellulare sul petto di Neal – che riuscì ad afferrarlo al volo – e gli diede nuovamente le spalle per tornare ad occuparsi della pasta ormai scotta. Interamente incollata, immaginava fosse immangiabile.

Era decisamente curiosa di sapere che razza di scherzo di discutibilissimo gusto le stesse organizzando Neal. Il fatto che non l'avesse nemmeno interpellata la mandava in bestia.

Decise di tapparsi le orecchie, anche se figuratamente, e smettere di ascoltare quella conversazione poiché avrebbe solamente alimentato il suo nervosismo.

Chi si credeva di essere quella rockstar viziata? Odiava le rockstar, odiava i ricconi e odiava gli uomini. Ironia della sorte, Tom rientrava perfettamente in tutte e tre le categorie, incluso suo fratello. Dopo lo scherzo della macchina, l'ultima cosa che avrebbe voluto fare era risentire la sua voce così dannatamente irritante. Non aveva mai incontrato quei due prima di allora, come poteva essere possibile che in un paio di giorni fossero entrati così prepotentemente nella sua esistenza quasi perfetta? Meno li voleva, più questi in un modo o nell'altro si ripresentavano.

D'accordo. Ciao, Tom.” Neal chiuse la telefonata. Liesel gli dava ancora le spalle. Scolò la pasta – o meglio, l'ammasso incollato di presunto cibo – con fare seccato. “Rompipalle.” lo sentì parlare con quella che doveva essere un'aria divertita in volto.

Non ti aspettare che ti parli.” ribatté la mora continuando a trafficare sul bancone, intenta ad impiattare quel fallimento culinario.

L'hai appena fatto.” le fece notare lui. Liesel tacque, nervosa. “Se ci sediamo a tavola ti spiego tutto con calma. Sono sicuro che non ti dispiacerà, anzi.”

Mi stai diventando amico per la pelle dei ricconi?” sbottò acidamente la bruna dirigendosi nel frattempo al tavolo dove posò malamente i piatti.

Sempre a trarre conclusioni affrettate.” sorrise il ragazzo mentre le si sedeva di fronte. “E poi ti ho già detto che sono persone piacevoli.”

Non ho dubbi.” fece una smorfia scettica lei cercando di districare con la forchetta i dannati spaghetti che non volevano saperne di staccarsi l'uno dall'altro. “Per colpa di quell'idiota mi si è anche scotta la pasta.” sbuffò contrariata.

Quanto la fai nera.” la prese in giro Neal per poi portarsi alla bocca la prima forchettata. “Comunque...” fece masticando. Attese di ingoiare e riprese a parlare. “Ho contattato il manager dei gemelli per te.”

Che pensiero carino.” fece con sadico sarcasmo Liesel senza guardarlo mentre continuava a combattere con la pasta.

Vogue mi ha assegnato il servizio fotografico per la tua linea.” A ciò, la ragazza sollevò appena lo sguardo su di lui. “Mi è stato detto di cercare personaggi televisivi e per quanto loro ti possano infastidire, sono i migliori che io abbia mai fotografato. Sono perfetti per lanciare la tua linea. Vuoi che tu non ne guadagni dalla loro notorietà? Non ci hai nemmeno pensato per un momento.” Liesel si morse un labbro. “Sono il tuo migliore amico, ormai dovresti sapere che non faccio nulla per darti contro ma che cerco sempre di trovare il meglio per te. E sei incredibilmente stronza a pensare che io l'abbia fatto per dispetto.”

Era vero, l'aveva pensato. Ma non per mancanza di fiducia.

Era già successo che Neal in passato la ponesse di fronte a ciò che più la infastidiva per farla ricredere; quel giorno aveva pensato avesse tentato di fare lo stesso. Era un ragazzo bizzarro, investito da improvvise idee spesso discutibili. Doveva dargliene atto.

Liesel distese il volto in un piccolo ed ironico sorriso.

Lo sai che io e la stronzaggine non viaggiamo mai separate.” cercò di sdrammatizzare.

Vide Neal lasciarsi andare ad una smorfia divertita.

Lo so, purtroppo.” borbottò. “Ce la farai a collaborare con i ragazzi senza ucciderli?”

Liesel sospirò appena.

Tenterò il mio meglio.” commentò ricevendo uno sguardo di rimprovero dall'amico. “Lavorare con loro non significa farmeli piacere per forza.” si giustificò con una scrollata di spalle.

Sei prevenuta. Nemmeno li conosci.”

Due rockstar che si fanno pagare per un graffietto alla macchina hanno già detto tutto.”

Neal prese a scuotere la testa con un sospiro stremato.

Fossilizzata sulle sue idee.” borbottò facendola sorridere.





***





Io continuo a pensare che quella sia completamente pazza.” commentò Tom subito dopo aver riattaccato.

Aveva avuto occasione di incontrare nella sua vita gente poco normale, bizzarra, folle e quant'altro. Eppure mai aveva rasentato livelli di nevrosi talmente elevati. Gli sembrò di sopravvivere a quella telefonata come un militare alla guerra. La parlantina della ragazza l'aveva non poco sorpreso.

Perché?” chiese Bill senza guardarlo, troppo interessato a risolvere qualche strano rompicapo sul suo i-phone.

Ha cominciato a sbraitare prima ancora di sapere di che diamine stessimo parlando io e Neal.” gesticolò il chitarrista sedendoglisi di fronte, dalla parte opposta del tavolo.

Beh, per lei sei il riccone che le ha fatto sganciare i soldi per un risarcimento.” sollevò le spalle il vocalist con fare ovvio.

Sì, ma lei era la psicopatica che gli aveva rovinato la macchina!

Sì, risarcimento che mai è avvenuto, peraltro.” commentò scettico il moro picchiettando nel frattempo le dita sul tavolo.

Questo lei non lo sa.”

Avrei potuto fare lo stronzo e portare la constatazione amichevole all'assicurazione. Anzi, sto cominciando a pentirmi di non averlo fatto.”

Lascia perdere, che ti importa?”

Sospirò pesantemente e decise di alzarsi di nuovo.

Vado a farmi la doccia.” annunciò per poi salire di corsa le scale.

Al diavolo quella pazza.





***





Cene di famiglia. Avesse potuto depennarle dalla storia, l'avrebbe sicuramente fatto. Non che avesse particolari problemi nel vedere sua madre o Phil o suo fratello Steven. Il vero problema era vederli insieme, o meglio, vedere Steven fremere per andarsene con i suoi amici, Phil osservarlo con la delusione negli occhi e sua madre agitata per la sua prossima mossa. Non era esattamente ciò cui più avrebbe voluto assistere quella sera, dato che di gatte da pelare già ne aveva e portavano il nome di Bill e Tom Kaulitz.

Due dannatissime gatte da pelare.

Sbuffava, intenta a frugare nel suo enorme armadio sperando di trovarvi qualcosa di adeguato per una cena di famiglia – non che le avessero mai fatto storie riguardo il suo vestiario – che non comprendesse minigonne o maglie trasparenti. Alla fine optò per un vestitino dalle tinte floreali ed un paio di sandali bianchi ai piedi. I lunghi capelli castani furono raggruppati in una crocchia scomposta e gli occhi colorati con dell'ombretto marroncino, una sottilissima linea d'eye-liner e mascara.

Poteva andare.

Si affrettò a raggiungere il bagno dove sapeva Neal si stesse preparando. Pur essendo un uomo, impiegava il doppio del tempo che poteva impiegare lei, il che era piuttosto inquietante.

Aprì la porta senza troppi preamboli.

Davanti a lei il ragazzo sobbalzò lasciando cadere a terra il rasoio con il quale era intento a tagliarsi la barba per poi fulminarla con lo sguardo.

Prego, entra pure.” borbottò sarcastico mentre si piegava per recuperare ciò che aveva involontariamente gettato con il viso per metà ancora coperto da schiuma bianca.

È una cosa necessaria?” domandò Liesel picchiettando un piede contro il pavimento.

Sì se non voglio dare l'impressione di un barbone.” rispose semplicemente lui senza staccare lo sguardo dallo specchio, troppo impegnato a radersi per prestarle reale attenzione.

No, intendo questa cena.”

Gli occhi dell'amico finalmente la sfiorarono con espressione corrucciata.

Quella sera si sentiva particolarmente in ansia. Non era la prima volta che Steven finiva in commissariato ma non si erano mai più parlati da allora, se non nella mezza telefonata del giorno prima durante la quale l'aveva liquidata in nemmeno due minuti con la scusa del lavoro. Sapeva che avrebbe regnato la tensione – come sempre – in quella tavola.

Perché no? È la tua famiglia.” rispose Neal con un'alzata di spalle prima di tornare a rimirarsi allo specchio.

Una famiglia particolare.” commentò lei incrociando le braccia al petto.

Solo per tuo fratello. Tua madre e Phil sono le persone più piacevoli che io conosca.”

Sì, lo so.”

E allora qual è il problema?”

Liesel sbuffò agitandosi appena.

Non voglio che cali il silenzio a tavola. È una cosa che odio.”

Tutto qui?” sorrise Neal. “Se è per questo, sfodererò la mia inimitabile logorrea. Non sentirai nemmeno l'odore di punti morti. E sai che è vero.” Sì, sapeva quanto instancabile potesse essere il biondo se preso da uno dei suoi attacchi di logorrea acuta ma il problema era ben diverso. Sentiva che quella serata sarebbe inevitabilmente stata rovinata da suo fratello. “Senti, Liesel, se è Steven il problema, cerca di non pensarci. Sappiamo tutti com'è fatto. È un ragazzo difficile e ribelle e ormai ci si può aspettare di tutto da lui. L'unica cosa che puoi fare è ignorare qualsiasi cosa negativa faccia stasera. Pensa solo a passare un po' di tempo con tua mamma, ne avete bisogno entrambe.”

Annuì.

Neal aveva ragione ma Liesel non era per natura in grado di passare sopra alle problematiche. Lei era quella che ribatteva, era quella che non ingoiava le provocazioni o stava zitta di fronte a tutto ciò che non le andasse a genio. Era un carattere esuberante, dinamico, istintivo e fin troppo sincero. L'autocontrollo non sapeva nemmeno cosa fosse, come aveva già avuto modo di dimostrare in non poche occasioni.

Quando finalmente Neal si reputò presentabile, abbandonarono casa e salirono in auto.

Durante la guida, Liesel prese a pensare alla serata che Neal aveva passato con Damian e benché la voglia di sentir parlare dell'idiozia formato persona fosse pari a zero, la curiosità aveva scelto come sempre di prevalere.

Non mi hai raccontato com'è andata con Damian alla fine.” parlò all'improvviso dopo aver abbassato di qualche tacca il volume della radio precedentemente accesa.

Ti interessa sul serio saperlo?” le domandò Neal in tutta tranquillità ma non abbastanza perché Liesel non se ne risentisse.

Certo che mi interessa, sei il mio migliore amico.”

Non volevo offenderti. È che so che non ti piace quindi se preferissi non sentirne parlare non sarebbe strano, anzi.”

Invece ne voglio sentire parlare se riguarda te.”

D'accordo.” Si schiarì la voce. “Abbiamo avuto una discussione.” Liesel aggrottò la fronte e si voltò per un secondo verso il biondo prima di tornare a concentrarsi sulla strada. “Diciamo che il tuo discorso sul fatto di nascondersi mi ha fatto un po' riflettere così ho avuto la geniale idea di farglielo notare.”

Immagino la sua reazione.” borbottò la bruna in una smorfia.

La solita, insomma. Io sono un modello, sono una persona nota, ho una certa reputazione da difendere, sai cosa la società pensi dei gay al giorno d'oggi... Sul serio, nulla di nuovo.” concluse Neal con un sospiro frustrato.

Liesel percepì le mani prudere. Se solo quel ragazzo si fosse accorto di quale incredibile opportunità si stesse lasciando sfuggire. Aveva sempre sostenuto che chiunque si fosse lasciato scappare Neal sarebbe stato un grandissimo idiota. Lei per prima, se non fosse stato gay, l'avrebbe tenuto stretto a sé – motivo per cui si reputava decisamente fortunata ad averlo come amico.

E com'è andata a finire?” si informò di nuovo senza guardarlo.

Secondo te? Con il sesso.”

Tipico.

Scosse la testa contrariata. Non ne sarebbero mai venuti a capo.

Non potete continuare a soffocare tutti i problemi nel sesso. Dovete parlare, cazzo.”

Fosse stato per me, li avremmo già risolti da un bel pezzo di fronte ad una tazza di tè.”

Liesel sospirò appena.

È ingiusto, Neal.” mormorò dopo qualche attimo.

Ci risiamo.”

Sì, ci risiamo e penso che non la smetterò fino a che non ti renderai conto dell'enorme stronzata che stai facendo.”

Vogliamo elencare le tue, di stronzate?”

No, troppo complicato.” Calò per qualche secondo il silenzio fino a che entrambi non si lasciarono andare ad una piccola risata. “Sei uno stronzo.”

Lo so.”





***





Tesoro.” sorrise sua madre Mara – nel suo tenero accento italiano – non appena la porta di casa venne aperta.

Ciao, mamma.” ricambiò Liesel lasciandosi stringere dalla donna.

Doveva ammettere che, da quando aveva deciso di fare le valigie e cercare una casa tutta sua, le loro tipiche chiacchierate madre-figlia di tanto in tanto le mancavano. Ricordava i tempi del liceo, quando tornava a casa dopo una giornata burrascosa – la scuola non le era mai andata a genio e, per un motivo o per un altro, la sua antipatia nei confronti dei professori veniva spesso ricambiata – e sua madre era pronta con un bel piatto di pasta all'italiana che sapeva l'avrebbe tirata su di morale, seguita da una lunga chiacchierata intrisa di risate ma soprattutto tanta comprensione.

Sua madre era l'unica persona cui avesse mai fatto affidamento nella vita. Forse perché l'aveva cresciuta in completa solitudine per i primi tre anni. Erano legate da qualcosa di viscerale.

Neal, tesoro.”

Abbracciò il ragazzo con lo stesso calore con il quale aveva accolto lei.

Anche Phil fece la sua comparsa con un grande sorriso. Guardandolo si poteva facilmente intuire da chi Steven avesse preso esteticamente. Erano due gocce d'acqua. Stessi capelli color castano chiaro, stessi occhi del medesimo colore, un corpo snello e muscoloso ed una buona altezza. Al contrario, la somiglianza fra Liesel e Steven pareva inesistente.

Il ragazzo fece poco dopo il suo ingresso in cucina dove tutto era già pronto a tavola.

Ciao, Neal.” fece senza troppo entusiasmo per poi fare un cenno alla sorella con il capo.

Nulla di nuovo. Con un po' di pazienza e sangue freddo sarebbe giunta illesa alla fine di quella serata.

Un delizioso profumo le invase le narici quasi stordendola.

Il lato positivo di quelle cene era la cucina italiana, nonostante Phil fosse capocuoco del Providence specializzato in pesce. Liesel aveva appreso qualche ricetta passatale generosamente dalla madre ma il mondo era ormai al corrente di quanto impedita fosse dal punto di vista culinario e, per tale ragione, mangiare qualcosa di preparato da Mara era senza dubbio più soddisfacente dei suoi esperimenti spesso pericolosi. L'unico munito di coraggio in grado di mangiare le sue leccornie era proprio Neal ma per una pura questione di sopravvivenza: se Liesel non era brava a cucinare, Neal era anche peggio, e per forza di cose avevano finito per optare per la cucina meno assassina delle due.

Sento odore di lasagne!” esclamò Neal sedendosi a tavola, affianco a Liesel. Steven di fronte a loro e Mara e Phil a capotavola.

Hai buon fiuto.” sorrise Mara prima di sollevare il coperchio dalla teglia che aveva precedentemente posato al centro del tavolo. Il fumo liberatosi da essa lasciò il posto ad un aroma inebriante.

Beh, buon appetito.” si sfregò le mani Phil prima di servirsi.

Allora, come vanno le cose, tesoro?” domandò Mara alla figlia mentre anche lei si riempiva il piatto.

Tutto bene. Verrà creata una mia linea uomo.”

Ma è fantastico!” esclamò Phil con sguardo sorpreso.

Non me l'avevi detto!” sorrise emozionata la madre. “Bravissima, Liesel. Sono davvero fiera di te.”

Grazie, mamma.”

Fin da piccola, quella frase aveva rappresentato per lei una sorta di via libera. L'idea di rendere sua madre orgogliosa per ciò che faceva nella vita era qualcosa di terribilmente appagante e la spronava a fare sempre meglio.

Quando avverrà?” si informò Phil.

Non so ancora i dettagli ma pare abbastanza presto.”

Bene.”

La cena proseguì nella calma e nella totale serenità, cosa del tutto inaspettata ed insolita. Steven non aveva ancora proferito parola se non per farsi passare il pane o il sale. Certo era che quel suo mutismo la rendeva non poco ansiosa, come se da un momento all'altro scoppiasse una bomba innescata di nascosto.

Uomini in vista?” domandò improvvisamente Mara prendendola in contropiede.

Per me o per lei?” chiese Neal facendo scoppiare tutti a ridere.

Giusto, dimenticavo.” ridacchiò la donna. “Per tutti e due.” scrollò le spalle infine.

Per me il solito stronzo.” fece quindi il biondo come fosse una cosa da poco conto. “Ma per il momento sto bene così.”

Un certo Damian, se non ricordo male?”

Proprio lui.”

Aprirà gli occhi e si accorgerà del tesoro che si sta facendo sfuggire. E tu?” si rivolse poi alla figlia, la quale aveva finto indifferenza fino a quell'istante per scampare la fatidica domanda.

Io ho chiuso con gli uomini per ora.” rispose decisa fissando il proprio piatto e giocherellando con una mollica di pane.

Non puoi ragionare così a ventitré anni. Solo perché hai incontrato un imbecille nella tua vita non significa che sono tutti così.”

È quello che le dico sempre anch'io ma non ne vuole sapere.” intervenne Neal. Liesel gli scoccò un'occhiataccia. “Per esempio, quel Morris era piuttosto interessante.” la stuzzicò poi.

Liesel si fermò dal lanciargli il piatto.

Chi è Morris?” si informò Mara piuttosto interessata.

Non è nessuno, mamma.” borbottò Liesel stancamente.

Vuol dire che ci ha scopato.” commentò Steven senza nemmeno sollevare lo sguardo su di loro, troppo occupato a smanettare con il suo cellulare.

Tu sei stato zitto fino adesso e tutto d'un tratto decidi di dar voce alle tue cazzate?” ribatté Liesel irritata mentre percepiva la mano di Neal posarsi leggera sul suo braccio, come per ricordarle di mantenere la calma.

Io parlo quando e come mi pare.” Questa volta Steven sollevò lo sguardo di sfida su di lei. “Almeno io non vado in giro ad aprire le gambe.” la provocò senza il minimo rispetto, cosa che le riempì lo stomaco di incredibile ira.

Steven!” lo richiamò Phil nervosamente.

Io invece non sniffo fino a bruciarmi i neuroni.”

Il silenzio calò a tavola. Liesel sentiva i muscoli tremare dal nervoso, persino dopo aver pronunciato quell'ultima frase che l'aveva messo inevitabilmente a tacere. Odiava doverlo fare davanti a sua madre, odiava dover portare a galla ciò che con ostinazione ignoravano. Ma quella volta suo fratello aveva superato il limite e troppe cose represse erano dovute uscire dalle sue labbra. Lui non si doveva permettere di giudicarla. Proprio lui.

Sei una stronza.” fu un sussurro.

A quel punto Steven si alzò quasi con violenza dalla sedia per poi abbandonare con rabbia la cucina. Tutti strinsero le palpebre al forte tonfo della porta di casa che con forza veniva sbattuta.

Nessuno ebbe ancora il coraggio di parlare. Solo un lieve ticchettio di posate che ormai venivano abbandonate sui piatti fino a che sua madre non si alzò per sparecchiare la tavola.

Liesel chiuse gli occhi e desiderò levare le tende il prima possibile.

Quel sentore che l'aveva perseguitata per tutta la sera ancora una volta si era rivelato fondato ed ora si sentiva incredibilmente stremata. Non avevano mai discusso a tavola menzionando la questione droga. Vi avevano sempre girato attorno senza mai pronunciare quella parola che pareva infuocata sulle loro labbra. Solo Liesel aveva sempre avuto il coraggio di dire ciò che pensava senza farsi troppi scrupoli. Alla fine, era un dato di fatto: Steven si drogava. Non vi era nulla di difficile da capire, quindi perché tanto chiasso nei confronti della semplice verità? La verità, per quanta paura potesse fare alle volte, era inevitabile e necessaria, e questo sua madre lo doveva capire. Immaginava quanto difficile potesse essere per lei e Phil vedere il proprio figlio rovinarsi di giorno in giorno ma non prenderne atto era da stupidi. Si andava solamente a mettere una pezza laddove prima o poi tutto sarebbe esploso, esattamente come quella sera.

Phil si schiarì improvvisamente la voce.

Beh, io sono un po' stanco. È mezzanotte e oggi ho lavorato parecchio.” si arrampicò sugli specchi con qualche difficoltà per poi alzarsi dalla sedia e fare il giro del tavolo. “Ciao, Liesel.” le disse non appena la raggiunse per poi stamparle un bacio sulla fronte. “Ciao, Neal.” Gli posò una mano sulla spalla e poi sparì dalla cucina.

Liesel e Neal si scambiarono un'occhiata veloce.

Io vado un attimo in bagno.” annunciò il ragazzo sotto lo sguardo grato di Liesel. Sapeva che lo faceva per darle un po' di privacy con sua madre. Capiva sempre tutto al volo.

Quando si ritrovarono sole, Liesel sospirò.

Mi dispiace, mamma.” mormorò in colpa osservandole la schiena mentre era intenta a lavare le stoviglie nel lavandino.

No, non ti devi dispiacere.” rispose la donna tentando di esternare dolcezza. “Siamo noi che ci ostiniamo ad ignorare i fatti.” Liesel si alzò per poi affiancarla poggiando un gomito sul bancone. “Forse non siamo dei buoni genitori.” sussurrò mentre gli occhi cominciavano ad inumidirsi.

Una morsa allo stomaco per poco non fece piegare la bruna su se stessa. Odiava vedere sua madre piangere ma soprattutto demolirsi.

No, mamma, non siete dei cattivi genitori.” si affrettò a consolarla. “Non è colpa vostra. Steven ha solamente conosciuto le persone sbagliate.”

Evidentemente perché non siamo stati in grado di dargli un'educazione, di fargli capire cosa sia giusto e sbagliato.”

Liesel sospirò di nuovo e stavolta posò una mano sulla spalla di sua madre.

Mamma.” la chiamò facendole spostare lo sguardo su di lei. “Ti prego, non ti incolpare di nulla. Non devi assolutamente sentirti una fallita. Tu sei la madre che sono sicura tanti vorrebbero. Sei stata e continui ad essere forte. Mi hai cresciuto da sola e l'hai fatto divinamente.”

Mara sorrise e una lacrima scorse lungo la sua guancia, ma si affrettò a rimuoverla.

Allora perché non sono stata in grado di farlo con tuo fratello?” domandò terribilmente indifesa.

Liesel scosse la testa.

L'hai fatto anche con lui ma non si può scegliere con chi farlo uscire. Se a sedici anni non avesse preso questo giro, non avesse cominciato a frequentare brutta gente, a quest'ora sarebbe un ventenne modello. Perché tu e Phil gli avete trasmesso tutti i sani principi che avete trasmesso anche a me.” Si prese una piccola pausa. “Ti prego, mamma, non dubitare mai più di te stessa perché mi fai stare male. Provo grande ammirazione per te e non posso accettare di vederti così delusa.”

Era sicura di non averle mai confessato quelle cose.

Liesel era per natura una ragazza riservata che aveva sempre fatto troppa fatica a dar voce ai propri sentimenti. Non era una persona dai facili abbracci, dai facili 'ti voglio bene', dalle facili manifestazioni d'affetto, ma vedere sua madre così in difficoltà le aveva stretto il cuore.

E quando Mara la abbracciò non poté fare altro che ricambiare con un sorriso.

Ti voglio bene.” mormorò la madre poggiandole una tempia al petto, poiché più bassa.

E anche se Liesel non rispose, sapeva che aveva capito.


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Capitolo 5
*** Just a coffee ***


aaaaaaaaaa


5
Just a coffee





Con un gemito affaticato ed un'aria altrettanto distrutta lasciò cadere a terra entrambi i pesi che da qualche minuto stava sollevando. Aveva bisogno di scaricare una massiccia dose di stress e mal di testa, e dei semplici analgesici non sarebbero di certo bastati. Giornate come quelle erano l'esatta testimonianza di quanto pericoloso potesse essere starle attorno. Solamente Neal aveva avuto il fegato di provarci un paio di volte – ora al lato opposto della palestra, intento a cimentarsi in piccoli e rapidi addominali – ma aveva miseramente fallito.

Quella dannata cena l'aveva disturbata; si era rivelata un ennesimo buco nell'acqua. Per lo meno non si era illusa che suo fratello potesse recitare la parte del bravo bambino educato, non l'aveva fatto nemmeno per un momento.

Le aveva esplicitamente dato della poco di buono. Lui.

Emise quello che somigliava ad un grugnito decisamente poco elegante e riafferrò i pesi con rabbia.

Si era sentita dare della poco di buono da colui che da quattro anni a quella parte aveva rappresentato solamente un problema per la famiglia, che aveva piantato le radici in commissariato, che aveva dato modo a sua madre di non dormire la notte.

Si tamponò l'asciugamano sul collo e si diresse al tapis roulant.

In più – come se tutta quella storia non fosse già un bel carico da novanta per la sua povera schiena – la questione Kaulitz era solamente appena iniziata.

Pigiò con violenza il dito contro la freccia davanti a sé aumentando progressivamente la velocità del suo passo fino a cimentarsi in una vera e propria corsa frustrata.

C'è di peggio, si ripeté nella mente cercando una convinzione che ancora non aveva.

Neal aveva 'tramato' tutto alle sue spalle ponendola di fronte al fatto compiuto. Sì, aveva agito pensando di favorirla – ed effettivamente era così – ma più pensava di dover lavorare con i gemelli più la sudorazione aumentava.

L'unico fatto che ancora non le tornava in tutta quella storia era la mancata telefonata da parte della sua assicurazione che la mettesse al corrente dell'avvenuto risarcimento nei confronti dei mangiacrauti. Avrebbe dovuto chiamare lei quel pomeriggio.

Sbuffò.

Sta cominciando a far freddo qui dentro.” Aggrottò la fronte all'improvvisa uscita di Neal, ora al suo fianco, che aveva appena azionato un tapis roulant accanto al suo. “Se continui a sbuffare, dovrò cominciare ad allenarmi in giacca.”

Le palpebre di Liesel calarono a mezz'asta con sarcasmo.

Simpatico. Davvero.” commentò senza entusiasmo e distogliendo lo sguardo da lui.

Alla fine non è andata così male.” parlò di nuovo il biondo, ora in corsa.

La bruna si voltò per un momento verso di lui con fare scioccato per poi riportare le iridi castane di fronte a sé.

Scherzi?” gli domandò sinceramente basita.

Non mi pare siano volati i bicchieri come l'ultima volta.” scrollò le spalle Neal come nulla fosse.

Ah, allora è andato tutto divinamente. Giusto.” fece lei caustica.

Alle volte l'ottimismo di Neal era quasi imbarazzante.

Comunque...” riprese il ragazzo già vittima di fiato corto. “Ritenevo giusto informarti che oggi prenderemo un caffè con i gemelli per discutere sul progetto.” I piedi di Liesel, come improvvisamente privi di ossa, divennero talmente molli che si scontrarono a vicenda facendola quasi ruzzolare a terra se non si fosse aggrappata al volo al manico. Il tapis roulant continuava a scorrere privo di peso mentre la bruna sostava nuovamente sul pavimento con occhi sgranati ed il cuore impazzito per lo spavento. “Ed il fatto che tu stessi per morire per ciò che ti ho appena detto non è di buon auspicio.” aggiunse con incredibile calma lui, ormai troppo abituato ai colpi di testa dell'amica.

Una sola domanda, Neal.” esordì Liesel con il fiato spezzato ed il petto che si alzava ed abbassava ripetutamente. “Lo stai facendo apposta?”

Neal la scrutò accigliato senza abbandonare la corsa.

Liesel, vuoi lavorare con loro senza prima prendere accordi?” le fece notare come fosse ovvio. Liesel era perfettamente al corrente e consapevole di dover prima affrontare un colloquio con i ragazzi ma non vedeva il motivo di includere un dannato caffè – caffeina, un vero e proprio killer per il suo corpo già isterico e nevrotico – come a sottolineare una confidenza che non esisteva e non sarebbe nemmeno mai esistita. Si stava comportando da bambina? Forse. “Io credo che tu stia esagerando.”

Okay, lei poteva lontanamente ipotizzarlo. Gli altri no.

Credi quello che ti pare.” decise di tagliare corto per poi riprendere possesso dell'attrezzo.

Che avesse ragione? Che fosse lei con la sua ineguagliabile testardaggine ed il suo invidiabile orgoglio a mandarsi fuori strada? Doveva ricredersi sui gemelli? Cosa vi vedeva Neal di così positivo che lei non riusciva a condividere?

Non li conosci nemmeno, sibilò la parte razionale del suo cervello che – strano a dirsi – ricopriva ancora un ruolo più o meno rilevante.

Quel poco che so basta e avanza, tornò all'attacco quella istintiva.

Forse era solamente nervosa per gli accadimenti della cena. E per la fase premestruale.

Benché si ostinasse a negarlo, Steven rappresentava un validissimo motivo di incredibile stress nella sua vita ed automaticamente tutto ciò che la circondava prendeva le sembianze di una valvola di sfogo o un pretesto per scaricare le sue frustrazioni. I gemelli Kaulitz probabilmente erano giunti inconsapevolmente a ricoprire quel ruolo.

Sapeva di non essere stata graziata alla nascita poiché sua madre – e forse suo padre – l'aveva provvista di un carattere che per i più deboli di cuore rappresentava una fastidiosissima colica – lei personalmente non ne aveva mai sofferto ma aveva sentito dire che fossero insopportabili quasi quanto il parto, il che rendeva chiaramente l'idea – ma non aveva nemmeno troppa fretta di migliorare.

Alle volte si chiedeva se le insinuazioni di Neal sul fatto di morire sola si avverassero. Poi scuoteva la testa dandosi dell'idiota per averlo solamente preso in considerazione.

A che ora?” si arrese quindi, ora più pacata. Voleva porre fine a quell'inutile discussione da cui – lo sapeva – Neal sarebbe uscito come sempre vincitore.

Alle quattro.”





***





Solamente quando uscì di casa e venne così a contatto con il caldo – quel giorno quasi asfissiante – di Los Angeles si rese conto di quanto idiota ed improbabile fosse stata la sua scelta di indossare degli stivaletti. Ciò che fortunatamente creava un appiglio che le dava la forza di non puntarsi una pistola alla tempia fu il vestitino estivo, bianco, che scendeva morbido sulle sue curve fino a pochi centimetri sopra le ginocchia. Stivaletti di un marroncino chiaro alla caviglia e la borsa del medesimo colore. Aveva avuto per lo meno la decenza di legare i capelli in una crocchia molto morbida. Libera qualche ciocca castana che, ondulata, le incorniciava il viso migliorato da un leggero strato di fard ed una semplice passata di mascara.

Truccarsi in quelle giornate quasi afose era per lei una vera e propria sfida cui la maggior parte delle volte si rifiutava di prendere parte.

Odiava il caldo. Odiava il caldo e lo soffriva tanto quanto il sonno. Era difficile che Los Angeles subisse escursioni termiche così violente – solitamente era definibile calda ma piacevole – eppure quel giorno avrebbe tanto voluto fare una capatina in Alaska, giusto per rinfrescarsi un po' il cervello.

Credeva che l'asfalto bruciasse sotto i suoi piedi e Neal, accanto a lei, sembrava non percepire la stessa sensazione poiché da minuti era lei quella intenta a sbuffare e sventolarsi una mano davanti al viso in un magro tentativo di trovare un po' di sollievo. Come se non bastasse, soffriva di pressione bassa e la sensazione di cadere da un momento all'altro al suolo non era delle più gradevoli. Le era persino passata la voglia di fumare, il che era tutto dire.

Non appena raggiunsero il bar dove Neal e i ragazzi si erano dati appuntamento, Liesel si lasciò andare ad un sospiro di sollievo. Presero posto ad un tavolino esterno e la ragazza non si scomodò a sfilarsi gli occhiali da sole poiché ancora accecata dai raggi che le baciavano il viso.

Prenditi una bustina di zucchero.” le intimò Neal accanto a lei indicando con un gesto del capo le bustine poste in un contenitore al centro del tavolo. Ormai era perfettamente al corrente di quanto improvvisi e subdoli fossero i suoi cali di pressione e non era nemmeno estraneo a suoi possibili svenimenti.

Liesel non disse nulla. Semplicemente afferrò una bustina, la aprì e la svuotò per metà nella sua bocca. Di lì a poco si sarebbe sentita meglio.

Pigiò l'unico tasto del suo i-phone per controllare l'ora e constatò contrariata che erano le quattro e cinque.

Hai sentito i tuoi amici? Sai quando arrivano?” domandò cercando di mantenere la calma mentre la gamba, quella accavallata, dondolava impaziente.

Smettila di fare la sarcastica.” l'ammonì Neal senza scomporsi e senza nemmeno guardarla.

Non sto facendo la sarcastica, ho fatto una semplice domanda.” scrollò le spalle lei fingendo indifferenza.

E io ti conosco abbastanza da poter con certezza affermare che tu non fai mai semplici domande.”

Indignata da tale insinuazione, decise di ignorarlo ed introdurre una mano nella borsa alla ricerca del suo pacchetto di sigarette – il disgusto per la nicotina aveva avuto vita decisamente breve – e per poco non si sentì seriamente male nel constatarne l'assenza. Aprì maggiormente la borsa e scavò a fondo, ma nulla.

Ora cominciava seriamente ad impazzire.

Me le hai fregate di nuovo?” gli domandò senza smettere di frugare ed omettendo appositamente l'oggetto incriminato, sicura che lui capisse a cosa si stesse riferendo.

Quando lo facevo?” borbottò Neal in risposta. Liesel sollevò gli occhi al cielo perfettamente azzurro e privo di nuvole maledicendosi per aver dimenticato l'unica cosa che l'aiutasse a mantenere la calma per un paio di minuti. Proprio quando la sua già debole pazienza sembrava sul punto di abbandonarla inesorabilmente, i suoi occhi vennero a contatto con le figure dei Kaulitz in lontananza, che camminavano nella loro direzione. “Comportati bene, per favore.” la implorò il biondo in un sussurro che la disturbò.

A ventitré anni era perfettamente in grado di badare a se stessa e decidere come comportarsi con chi voleva. Si sarebbe attenuta ad una conversazione puramente professionale senza cadere nell'eccessiva confidenza.

Ciao, scusate il ritardo.” sorrise Bill non appena li raggiunsero. “Il traffico di Los Angeles ormai non ha più bisogno di spiegazioni.”

Figurati, lo sappiamo.” annuì il fotografo mentre i gemelli si sedevano di fronte a loro.

Senza contare i tempi di preparazione di Bill a dir poco imbarazzanti.” commentò Tom con un sorriso sghembo. Anche loro avevano deciso di tenere gli occhiali da sole sul naso, nonostante le spalle ai raggi, probabilmente per una questione di riservatezza. Los Angeles nascondeva fotografi in ogni angolo, non era un mistero, e la beffa voleva che ne avessero uno proprio di fronte. Non era certo un paio di occhiali a farli passare inosservati ma forse si illudevano di godere di una sorta di protezione, seppur labile. “Come stai, Bulgaria?” domandò poi il chitarrista con un piccolo sorriso di scherno in direzione di Liesel, la quale si sentì improvvisamente trascinata al centro dell'attenzione.

Divinamente.” rispose. “E il caso vuole che mia madre, alla nascita, mi abbia provvisto di nome.” aggiunse caustica. “Pensa te.”

Non puoi proprio vedermi.” ridacchiò Tom con un'impercettibile sfumatura di malcelata soddisfazione nelle iridi.

A quel punto Neal si schiarì la voce e, giusto in tempo, il cameriere fece il suo miracoloso arrivo con il blocchetto per le ordinazioni.

Un tè freddo alla pesca.” chiese il biondino.

Anche per me.” confermò Liesel. Forse l'avrebbe salvata da quel caldo torrido.

Due al limone.” parlò Bill.

Annotato tutto, si allontanò di nuovo.

Vivete stabilmente a Los Angeles?” si informò Neal probabilmente per attenuare la tensione.

Ci siamo trasferiti qui circa tre anni fa.” rispose il vocalist mentre estraeva dalla tasca dei jeans un pacchetto di sigarette che Liesel bramò come fosse oro. “Volevamo cambiare aria, prenderci una pausa.” tacque un momento per accenderne una. Ne trasse la prima boccata e quando il fumo raggiunse le narici della ragazza questa si sforzò di non strappargliela dalle labbra. Poggiò il pacchetto sul tavolo, immediatamente recuperato dal gemello che compì le stesse mosse. “Non sappiamo se sia stato più un bene o un male.” sorrise appena Bill prima di espirare di nuovo.

Fumate?” chiese il chitarrista mentre liberava un po' di fumo dal lato destro della bocca e con la mano allungava ad entrambi il pacchetto.

Liesel percepì la pelle prudere.

Solo lei.” rispose Neal indicandola con il capo.

Tom a quel punto la scrutò interrogativo senza mai abbandonare quel sorriso ironico che – l'aveva capito – riservava solo a lei.

Se ne prendi una, la tua corazza di orgoglio non si sgretola.” la stuzzicò furbo.

Liesel sollevò un sopracciglio.

Come mi facessi certi problemi.” commentò allungando nel frattempo una mano per afferrarne una. Accettò di buon grado anche l'accendino e lo restituì senza battere ciglio dopo aver tirato la prima rigenerante boccata.

Ad ogni modo, abbiamo cambiato totalmente stile di vita e per il momento siamo contenti.” continuò Bill, conclusasi quella breve parentesi.

Liesel si prese qualche momento per osservarli. Fino a quell'istante non li aveva mai veramente guardati. Per esempio, non ricordava il colore castano dei loro occhi. Talmente occupata a borbottare contro di loro ogni lamentela il suo stomaco generasse, non aveva nemmeno fatto caso ai loro lineamenti, al loro modo di vestire, a nulla, se non quanto la irritassero.

E solo allora si accorse di quanto palese fosse la somiglianza fra i due. Non era una somiglianza che saltava all'occhio; era una di quelle che andavano ricercate. Uno biondo, l'altro moro, avevano lineamenti pressoché identici. Lineamenti delicati, resi più mascolini dalla barba, e – benché le costasse ammetterlo – quasi perfetti. Quanto al corpo, Bill era senza dubbio più gracile. Una semplice canottiera metteva in bella mostra i bicipiti meno muscolosi di quelli del fratello, decisamente più torniti. Aveva intuito chi dei due frequentasse la palestra e ringraziò gli dei del cielo che non fosse proprio la sua.

Voi da quanto siete qui?” domandò Tom mentre faceva cadere un po' di cenere.

Io ci sono nato.” rispose Neal, fiero.

Quando gli sguardi si spostarono su Liesel si sentì costretta a rispondere.

Da quando avevo tre anni.” si limitò a spiegare. Le scocciava fornire dettagli della sua vita a perfetti sconosciuti con i quali si era imposta fin dall'inizio di mantenere un rapporto del tutto professionale.

E dato che stavi in Italia, le origini bulgare da dove arrivano?” si informò Bill. Non si era dimenticato delle informazioni con le quali Liesel aveva dovuto compilare la constatazione amichevole.

Da un padre bulgaro.” tagliò corto lei come fosse più che ovvio. Non avrebbe parlato del suo fantastico padre davanti a loro. Quello era poco ma sicuro. “Ad ogni modo, siamo qui per parlare di affari, no?” cambiò immediatamente discorso mentre picchiettava la sigaretta per far cadere un po' di cenere.

Quanta fretta.” notò il chitarrista per poi aspirare altra nicotina.

Liesel fece finta di non udirlo ed estrasse dalla borsa il dannato book con la sua linea – gentilmente recuperato da Kate e Laura –, piccolo dettaglio che le aveva quasi distrutto una spalla, attimi prima, nel trasportarlo. Lo poggiò con poca grazia sul tavolino e poi lanciò un'occhiata ai gemelli.

Questa è la linea.” spiegò semplicemente senza nemmeno aprirlo. Nel frattempo il cameriere li aveva cortesemente serviti.

Si portò il bicchiere pieno di liquido fresco e dolce alle labbra godendo di quel momento mentre i Kaulitz presero a sfogliare il book con attenzione.

Belli.” commentò Bill sorpreso. “È un mix di elegante e casual.”

Il che va a tuo favore.” intervenne Tom lanciandole un'occhiata. La bruna sollevò un sopracciglio. “Se avessi disegnato smoking non li avrei senza dubbio indossati.”

Liesel fece schioccare la lingua contro il palato.

Vedi, a saperlo prima.” fece ironica guadagnandosi un'occhiataccia da Neal.

Quando conclusero glielo restituirono.

Chi l'avrebbe mai detto.” Si stiracchiò appena Tom gettando la sigaretta consunta. “E io che ti facevo una pilota di auto da corsa.”

Liesel – in quel momento impegnata con il suo bicchiere – sollevò le iridi scettiche sulla sua figura.

Voleva essere una battuta?” domandò seriamente curiosa.

No.”

A questo punto direi di accordarci sugli appuntamenti.” intervenne Neal, visibilmente seccato dal comportamento dell'amica.

Liesel si schiarì la voce cercando di tornare ad adottare un tono più serio. La sigaretta ormai terminata.

Prima del servizio, ovviamente, devo realizzare materialmente i capi e per farlo ho bisogno di prendere le vostre misure.” spiegò con una pazienza che non le apparteneva. L'unica cosa a cui pensava era che doveva andare a fare la spesa poiché il frigo era vuoto. Di nuovo. “Pertanto riterrei giusto che voi veniate in azienda. Che giorno vi andrebbe bene?”

Tom e Bill si scrutarono per un momento per accordarsi su una risposta.

Domani andrebbe bene.” parlò quindi Bill.

Perfetto, pensò lei con sarcasmo. Nemmeno un giorno di tregua. Lunedì, inizio settimana ed i gemelli in ufficio. Non poteva andarle meglio.

Vada per domani.” concluse arresa.

Poi, una volta realizzati i capi, ci accorderemo sul servizio.” prese parola il fotografo con una gentilezza che non aveva mai riservato nemmeno a lei.

A che ora possiamo venire domattina?” le domandò improvvisamente il gemello biondo.

Liesel scrollò le spalle con indifferenza.

Quando volete, sono in azienda dalle nove a mezzogiorno.”

Magari arriviamo per le dieci.”

La bruna annuì poco interessata. Non vedeva l'ora di porre fine a quella pessima idea di socializzazione partorita dalla diabolica mente di Neal. Ora come ora, cominciava a sospettare che il suo amico lo avesse fatto per una sorta di losco interesse che infrangesse i confini della semplice collaborazione.

Si bagnò le labbra con un altro po' di tè.

Siete qui da soli o con gli altri componenti della band?” tornò ad informarsi Neal.

Georg e Gustav sono rimasti in Germania ma li sentiamo quasi ogni giorno.” rispose Tom mentre giocherellava distrattamente con il suo bicchiere già vuoto. “Stiamo comunque lavorando insieme sul nuovo album. La distanza complica un po' le cose ma si cerca di fare il possibile.”

Non vengono mai qui?”

Sono venuti una volta e dovrebbero presto tornare.”

E la vostra famiglia?”

La vediamo raramente.” intervenne Bill. “A volte andiamo noi, a volte vengono loro. Ma sono pur sempre tante ore di volo. Diciamo che abbiamo più occasione di riunirci durante le festività.” Prese l'ultimo sorso del suo tè e poggiò il bicchiere sul tavolo. “Voi avete la famiglia qui, immagino?”

Liesel percepì la propria schiena divenire una lastra di cemento e trovò spontaneo voltarsi in direzione di Neal con sguardo preoccupato.

Odiava che Neal si trovasse obbligato a dare spiegazioni sulla sua famiglia, anche semplicemente a nominarla poiché non faceva altro che riaprire ferite non ancora rimarginate e sapeva che mai sarebbero guarite completamente. Pensare alla sua famiglia voleva dire ricordare ogni giorno perché avessero deciso di non accettarlo anni prima, perché l'avessero sbattuto fuori di casa, perché l'avessero rinnegato come figlio. La sua non era una vita facile e dover riportare in superficie dolori che aveva cercato fino a quell'istante di sotterrare non era giusto.

Sì, ce l'abbiamo a Los Angeles.” rispose Liesel per lui.

Eppure mi sono messo a vivere con questa psicopatica.” sdrammatizzò l'amico battendole amichevolmente una mano sulla spalla.

I gemelli sorrisero.

Vivete insieme da tanto?” domandò il chitarrista mentre sfilava una seconda sigaretta dal pacchetto. E quando ne fece rotolare una in direzione di Liesel senza nemmeno chiederglielo, la bruna accettò di buon grado.

Continui a non piacermi.” mise in chiaro prima di accenderla.

Non mi era nemmeno sorto il dubbio.” sorrise lui prima di intascarsi di nuovo pacchetto ed accendino.

Viviamo insieme da quattro anni.” parlò quindi Neal.

E non sei ancora scappato?” ridacchiò il moro fintamente sorpreso mentre espirava il fumo, come sempre, dal lato destro della bocca.

Insolente.

Ci sono andato vicino.” stette al gioco il biondino ricevendo una bella gomitata nelle costole da parte dell'amica, che lo fece piegare appena su se stesso.

Faccio presto a sbatterti fuori di casa.” dichiarò come fosse la cosa più elementare del mondo. “D'altronde, resta la mia.”

La tua bontà mi commuove.”

Liesel sbuffò via il fumo e si voltò in direzione del cameriere, in quel momento intento a servire il tavolo accanto al loro.

Era una sua impressione o le aveva ammiccato più volte da quando si era seduta?

Gli occhi verdi del ragazzo indugiarono nuovamente sulla sua figura – un angolo della bocca lievemente incurvato verso l'alto – finché non rientrò con i vassoi pieni di bicchieri vuoti.

Ulteriore motivo per cui odiava il genere maschile. Quei poveri tentativi di corteggiamento – un concetto di corteggiamento indiscutibilmente diverso da quello cui lei era abituata – decisamente poco plausibili ed altamente imbarazzanti erano un ingrediente necessario per il malcapitato che voleva farla scappare in un battito di ciglia.

Quanti anni poteva avere? Venti? Diciannove? Era almeno maggiorenne?

Roteò gli occhi e tornò a concentrarsi sulla conversazione ancora ignota che Neal e i suoi ormai amici del cuore avevano intavolato per poi far cadere un po' di cenere. Perché nessuno aveva ancora accennato ad abbandonare il tavolo?

Sì, abitiamo a Culver City, a circa un quarto d'ora da Santa Monica.” sorrise Neal sotto lo sguardo esterrefatto di Liesel.

Si era persa qualche passaggio. Come erano arrivati a tali confidenze?

E ad un quarto d'ora anche da Beverly Hills, noi abitiamo lì.” annuì Bill con consapevolezza.

Non è infestata di paparazzi?” domandò il fotografo piuttosto interessato.

Bill scrollò le spalle con noncuranza.

Nemmeno troppi, dopo un po' ci fai l'abitudine. Riusciamo a condurre la nostra vita sicuramente meglio di quando vivevamo in Germania. Ci facciamo le nostre passeggiate con i cani, andiamo in palestra, ceniamo fuori, usciamo senza farci più troppi problemi. So che sembra incredibile e Los Angeles è la città dei VIP per eccellenza, ma viviamo bene qui. Siamo riusciti a crearci una nostra dimensione.”

Però non dev'essere facile convivere con quest'ansia di essere fotografati di nascosto. E parlo da fotografo.”

A volte non lo è. Ma, come ti ho detto, ti abitui. E poi fa parte del nostro lavoro, non possiamo fare altro che vederla filosoficamente. Abbiamo scelto noi questa vita, sapevamo già che ci sarebbe stato il buono e il brutto. Non possiamo lamentarci, sono le conseguenze.” Si prese un secondo di pausa. “Alla fine i lati positivi compensano quelli negativi. Vedere quanta gente ti ami ancora nonostante la lunga assenza ripaga di tutto.”

Liesel ebbe non poche difficoltà ad ammettere silenziosamente che quel discorso non faceva una grinza.

Lei per prima sapeva quanti problemi aveva creato quel tipo di vita a molti VIP. Tanti avevano ceduto alle proprie debolezze, tanti avevano addirittura ben pensato di farla finita, altri ancora se ne lasciavano assorbire fino a non capire più nulla ed impazzire. Per quanto potesse comprendere, alle volte, la pesantezza di un paparazzo appostato dietro un cespuglio ogni cento metri, si chiedeva il motivo di tante lamentele. Non era stata una loro scelta? Era convinta che nessuno di loro avesse dato il via al proprio lavoro senza nemmeno essere consapevole delle ripercussioni.

Forse per la prima volta aveva udito un discorso giusto e comprensibile fuoriuscire dalle loro labbra.

Quello che mi piace di voi è che siete molto umili. Non vi ponete un gradino più in alto quando parlate con noi.” osservò sinceramente Neal con l'ammirazione negli occhi.

La tua amica non la pensa allo stesso modo.” sorrise furbo il chitarrista mentre le lanciava un'occhiata che assomigliava ad un invito a controbattere.

La tua amica. Gli avrebbe volentieri lanciato la borsa.

Per tutta risposta scrollò le spalle.

Il mio parere non ti dovrebbe importare, no?” gli fece notare con nonchalance.

Lo vide sollevare entrambe le sopracciglia con espressione piuttosto divertita in volto. Ancora si domandava cosa diavolo lo divertisse.

Ma lei non conta.” intervenne Neal sotto lo sguardo esterrefatto della bruna. “È la persona più strana, incomprensibile e stronza che incontrerete mai nella vostra vita.”

La secca risposta di Liesel – carica di incredibile sarcasmo ed un retrogusto di cattiveria – venne tempestivamente stroncata dall'arrivo del cameriere al suo fianco.

Vi porto altro?” domandò gentilmente il ragazzo fingendo indifferenza.

No, grazie.” risposero i gemelli in coro.

Liesel e Neal si limitarono a scuotere la testa con un mezzo sorriso così lasciarono che sgomberasse il tavolo dei bicchieri vuoti. Non mancò di ammiccarle appena prima di togliere nuovamente il disturbo.

Credo ti sia appena fatta un ammiratore.” la stuzzicò Neal, al che la bruna roteò gli occhi con fare scocciato.

L'ho intuito.” borbottò sotto lo sguardo divertito dei Kaulitz.

Non è male.” le fece notare ancora l'amico, decisamente troppo debole nei confronti del sesso maschile per riuscire anche lontanamente a capire quando ne valesse la pena o meno.

Non sarà nemmeno maggiorenne.” lo rimbeccò lei.

Vanno di moda i toy-boy.”

Liesel gli lanciò un'occhiata che non necessitava spiegazioni.

Mai nella vita si sarebbe abbassata ad una relazione con un ragazzo più piccolo. A malapena straripavano maturità i suoi coetanei, figurarsi i ragazzini.

Io non ho mai pensato che l'età fosse un problema.” esordì Tom con immensa tranquillità.

Punti di vista.” ribatté Liesel.

Punto di vista di uno che è stato fidanzato per quattro anni con una ragazza di cinque anni più grande.”

Liesel ne fu per un momento basita.

Cinque anni di differenza non erano un abisso ma nemmeno pochi se ad essere più grande era la donna. Come potevano non percepirli? Che fosse estremamente maturo lui o estremamente sciocca lei? E se proprio doveva dirla tutta, non credeva nemmeno possibile che Tom fosse tipo da relazione.

Però.” commentò Neal sorpreso. “E mai una volta hai sentito il distacco?”

Mai.” confermò il chitarrista.

Perché Tom sembra idiota ma in realtà è molto maturo per la sua età.” fu il debole tentativo di Bill di fargli un complimento.

Grazie.” fece il moro con sarcasmo.

Mi sono espresso male.” ridacchiò il vocalist grattandosi la nuca.

Comunque nemmeno io ho mai pensato che sia un problema benché io non abbia mai avuto esperienze simili. Anche se per me la questione è un po' diversa.” Quell'ultima ammissione da parte di Neal aveva fatto ridacchiare i presenti. “Non so se tra uomo e uomo funzioni allo stesso modo.” scherzò, ilare.

Ciò che Liesel amava di Neal era la sua mancanza di imbarazzo nell'ammettere le sue preferenze. Non aveva mai più temuto il giudizio della gente da quando la famiglia gli aveva voltato le spalle poiché era convinto che nessuno avrebbe più potuto fargli così male nel non accettarlo. Adorava il suo modo di voler a tutti i costi sdrammatizzare ed invidiava la sua incredibile forza d'animo.

Penso che funzioni allo stesso modo.” sorrise Bill.

Per lo meno i gemelli non sembravano nutrire problemi o astio nei confronti dell'omosessualità. Non avevano battuto ciglio o abbandonato l'espressione serena che li aveva caratterizzati fino a quell'istante.

Solo allora Liesel si rese conto di quanto confidenziale si fosse fatta quella conversazione e la cosa prese a turbarla.

Beh, Neal, io credo che sia ora di andare.” annunciò dopo aver lanciato un'occhiata di circostanza all'ora sullo schermo del cellulare.

Le cinque erano giunte con incredibile velocità e quell'incontro era servito a tutto fuorché al lavoro. Quell'ultimo era stato tema di conversazione per due insulsi minuti poi le chiacchiere superficiali avevano preso il sopravvento come succedeva agli studenti che provavano a creare gruppi di studio. Tutti sapevano che quegli incontri divenivano perfetti oggetti di divertimento e non di cultura.

Perché?” domandò l'amico con espressione confusa, cosa che le mise a dura prova ogni intenzione.

Dobbiamo anche fare la spesa, ti ricordi?”

Pregò per il suo buon senso e la sua acutezza, che riuscissero a cogliere al volo quel pretesto per defilarsi, e fortunatamente non sembrò opporsi.

È vero.” sbuffò lui come si fosse ricordato solamente in quell'istante di quanto il loro frigo piangesse da giorni. “Il nostro frigo è in condizioni imbarazzanti.” parlò poi in direzione dei gemelli, che parvero divertiti da tale uscita, mentre si alzava assieme a Liesel.

A quel punto i Kaulitz li imitarono e prima che Liesel e Neal potessero rientrare, questi li anticiparono a gran velocità, e ciò che la mora scambiò dapprima per un gesto decisamente poco galante si rivelò successivamente un gesto di pura cortesia.

Non dovevate.” mormorò Neal non appena capì che i gemelli avevano pagato per tutti.

Figurati.” sorrise Tom per poi riporre il portafogli nella tasca posteriore dei suoi jeans. Uscirono e si fermarono al centro del marciapiede. Liesel non emise un suono, decisamente troppo sopraffatta dall'orgoglio per poter solamente sibilare un grazie. “Allora, ci vediamo domani mattina.” si rivolse proprio a lei.

Si limitò ad annuire.

Grazie per la compagnia.” sorrise Bill.

Grazie a voi.” rispose il fotografo prima di salutarli e prendere a camminare nella direzione opposta assieme a Liesel.

Il silenzio calò inesorabilmente fra i due, un silenzio pregno di parole che fremevano dalla voglia di rivelarsi ed uscire dalla bocca di Neal. Questo Liesel lo sapeva molto bene. Sarebbe bastato un cenno, un suono, uno sguardo per far esplodere la bomba e la bruna decise che, o prima o dopo, quella bomba l'avrebbe fatta esplodere subito.

Avanti, dì quello che hai da dire.” sospirò consapevole.

Non mi basterebbe una giornata intera.” ribatté lui con insolita freddezza.

Possibile che ti stiano così a cuore?”

Possibile che tu debba sempre fare la cafona priva di qualsiasi freno?”

Raggiunsero l'auto a passo sostenuto e teso. Liesel aprì e vi salì a bordo ignorando bellamente l'amico che si era impegnato a sbattere la portiera con tutta la forza che aveva in corpo.

Stai calma, si disse.

Io non capisco perché ti preoccupi così tanto che io faccia loro le moine.”

Inserì la chiave nel quadrante e mise in moto.

Non si tratta di fare le moine ma di riuscire a sostenere una conversazione civile senza ribadire ogni cinque secondi e mezzo – in faccia a loro peraltro – quanto tu non li possa vedere. Ti stai comportando da bambina immatura, te l'ho già detto.” Liesel raccolse tutta la buona volontà per non distruggere il pedale dell'acceleratore e mantenere una velocità legale. “E sinceramente penso che le tue siano tutte scene. Non sai nemmeno tu perché non li puoi vedere! Tutto per il dannato incidente con la macchina? Cristo, Liesel, non ti hanno sterminato la famiglia! Sono dei ragazzi alla mano, simpatici e gentili. E questo lo sai anche tu ma sei troppo fossilizzata sulle tue idee per ammetterlo. Orgogliosa del cazzo.”

Hey, adesso piano con le parole!”

Piuttosto che ammettere di averli giudicati male, ti prenderesti a sprangate sulle gengive.”

Liesel chiuse per un momento gli occhi – fermi al semaforo rosso – e si massaggiò le tempie cercando di mantenere una calma che non le apparteneva.

Non tutte le persone che piacciono a te devono piacere per forza anche a me.” mise in chiaro pacata senza staccare gli occhi dalla strada.

Voglio una lista con tutti i motivi per cui non ti piacciono.”

Ma che razza di gioco è questo?!”

Rispondimi e basta.”

Il chiasso insopportabile dei clacson alle loro spalle le fece rendere conto di trovarsi ancora immobile in mezzo alla strada nonostante il verde fosse scattato da un po'. Si affrettò ad ingranare la prima con un sospiro frustrato e pigiò con talmente tanta violenza l'acceleratore che le ruote stridettero sull'asfalto cocente.

Mi urtano il sistema nervoso. Quando mi parlano, soprattutto il mangiacrauti moro, hanno sempre quel sorrisetto ironico in faccia, come a volermi prendere per il culo.”

Lo fanno perché sanno che hai sempre qualcosa da ridire su di loro.”

Credono di sapere tutto loro perché detentori di chissà quale grande esperienza. Ed un secco due al loro poverissimo tentativo di lusinga pagando anche per noi. Non siamo dei disagiati solo perché non sudiamo soldi come loro.”

Si chiama gentilezza, cosa che tu ovviamente non sai nemmeno cosa sia.” Liesel roteò gli occhi. “Sei riuscita a vedere marcio anche in un gesto del tutto spontaneo e carino. La tua totale mancanza di fiducia nei confronti dell'essere umano mi farà venire l'ulcera uno di questi giorni. Se per una volta non guardi alle persone come infami che vogliono sempre farti del male, non succede nulla. Non tutti sono come tuo padre, Liesel.”

I muscoli della bruna si tesero all'improvviso, impreparati a quell'ultima affermazione.

Perché diavolo aveva tirato in ballo suo padre ora? Non aveva mai sofferto per quell'uomo, non sapeva nemmeno che faccia avesse; come poteva provare dolore per una persona che non conosceva nemmeno?

Sai benissimo che lui non c'entra nulla.” sibilò, irritata da quell'insinuazione.

Lo credi tu. C'entra eccome. Così come Andrew.”

Oh, ora si passava a menzionare gli ex. Colpo basso.

Non nominare nemmeno quell'idiota. È uscito dalla mia vita e non intendo farcelo rientrare.”

Solo perché tutte queste persone ti hanno dato un esempio sbagliato di vita, non vuol dire che non c'è di meglio. Ti sei chiusa, hai costruito muri impenetrabili attorno a te e ne uscirai più distrutta di chiunque altro. Pensi di proteggerti così, invece ti fai solo del male. Ma continua a fare quello che tu ritieni giusto, a tuo rischio e pericolo.”

Quella frase – lo sapevano entrambi – segnò tacitamente la fine della loro discussione. Testimone il silenzio assordante che calò all'interno dell'abitacolo.





***





Quella è seriamente pazza, te lo dico io.”

Tom non aveva potuto fare a meno di dar voce a quel martellante pensiero che l'aveva tormentato per tutto il tragitto non appena varcò la soglia di casa assieme a suo fratello.

Gettò le chiavi sulla ribaltina e si lasciò salutare dai suoi amati cani che gli corsero incontro con incredibile gioia.

È solamente un'insicura.” scrollò le spalle Bill mentre si sfilava gli occhiali da sole. “Pare che odi l'intera specie umana. È chiaro che ha qualcosa che non va.”

Era sparito in cucina per recuperare un bicchiere che riempì d'acqua fresca di frigo. Tom lo imitò con calma.

Ha sicuramente molte cose che non vanno.” fece sarcastico.

Mai nella vita aveva avuto modo di incontrare persone così scontrose e suscettibili. Persone che nemmeno si sforzavano di fare la sua conoscenza, che lo giudicavano prima ancora di conoscerne il nome. Liesel era una ragazza decisamente strana e doveva ammettere che quel suo atteggiamento lo irritava non poco. Nonostante si sforzasse di approcciarsi gentilmente con lei, quei suoi fallimentari tentativi non sembravano farle cambiare idea, anzi, parevano infastidirla ancora di più. Ed avrebbe scommesso le sue palle che se avesse cominciato a trattarla male la situazione non sarebbe mutata di una virgola.

Avrà subito qualche torto ed ora lo fa scontare al mondo intero. Non ci vuole un genio per dedurlo.” parlò di nuovo il cantante prima di prendere un altro sorso d'acqua. “È troppo incazzata per essere così di natura.”

Neal, al contrario, è una persona davvero carina.” parlò quindi il chitarrista con il bacino poggiato al bancone ed il bicchiere ancora in mano. “Mi chiedo come faccia ad addomesticarla in casa.”

Questione di esperienza, immagino.” rispose il fratello riponendo la bottiglia in frigo. “E tanta, tanta pazienza.” Tom era convinto che nemmeno la pazienza sarebbe servita con Liesel. La pazienza, per quanto gli riguardava, aveva un limite e con una ragazza simile quel limite non sarebbe giunto troppo tardi. Nemmeno con la persona più coraggiosa dell'intero pianeta. “Vado a farmi una doccia.” annunciò Bill mentre gli passava accanto.

Io porto fuori i cani.”

Tom era un ragazzo per certi aspetti enigmatico. Aveva lati del suo carattere che andavano a cozzare inevitabilmente con altri. Non aveva vie di mezzo ma solo caratteristiche ben marcate e solide, che erano una l'opposto dell'altra. Iroso e litigioso, si lasciava andare a momenti di incredibile tenerezza con chiunque; puntiglioso ed esigente, spesso lasciava la sua camera a soqquadro; apparentemente forte e nascosto dietro una corazza talvolta strafottente, si commuoveva di fronte ad un cartone animato. Amante della compagnia, necessitava di momenti di completa solitudine in cui solamente i suoi cani avrebbero avuto il privilegio di accompagnarlo nelle sue riflessioni.

Legati i due ai guinzagli – ora saltellanti perché impazienti di passeggiare con il loro padrone per il quartiere di Beverly Hills – indossò nuovamente gli occhiali da sole ed uscì di casa.

Tom adorava i suoi cani. Provava per loro un vero e proprio amore incondizionato, cosa che aveva spesso colpito le persone, a volte negativamente. Era capitato che qualcuno lo prendesse per ragazzo eccessivamente affettuoso e protettivo con i suoi cuccioli. Ma lui era così, si prendeva cura di loro per semplice piacere. Per lui erano una presenza quasi essenziale. Dove non arrivava l'essere umano con la propria intelligenza vi arrivava un cane. Spesso, per assurdo, si sentiva capito da quei musi apparentemente incapaci di comprendere. Si sentiva amato, in modo del tutto puro e disinteressato.

Li osservò correre per i prati – ora liberi di costrizioni –, inseguirsi, marcare il proprio territorio ovunque e saltarsi addosso con fare giocoso.

Ricordava i momenti in cui lui e Ria si concedevano quelle uscite tranquille, persi ad osservarli, quando le cose ancora sembravano idilliche.

A volte sentiva la mancanza di Ria, della sua presenza. Nonostante lasciarsi fosse stata una scelta di comune accordo, lei rimaneva l'unica ragazza che avesse mai amato. Era colei che gli aveva aperto gli occhi, colei che gli aveva dato uno scopo nella vita che non fosse solo il sesso, colei che per un momento l'aveva fatto fantasticare su una famiglia da costruire e la prima che gli avesse strappato un 'ti amo'. Ria doveva essere la donna della sua vita, la madre dei suoi figli, e non aveva mai avuto timore a confessarglielo. Porre fine a quella storia era stato doloroso per entrambi ma necessario. Da tempo non si capivano più, avevano pensieri troppo divergenti ed una tolleranza pari a zero. Di conseguenza, l'amore era andato lentamente a scemare fino a divenire semplice affetto che ancora nutrivano l'uno per l'altra. Ancora si sentivano di tanto in tanto ma mai più nulla era successo. Nessuno dei due era riuscito a tagliare i ponti definitivamente poiché entrambi troppo importanti per l'altro. Avevano condiviso qualcosa di bello, qualcosa che era rimasto loro nel cuore, e mantenere un rapporto civile e pregno d'affetto era stato quasi inevitabile.

Pensieroso, afferrò il cellulare dalla tasca dei pantaloni. Era un po' che non la sentiva.

Scorse la rubrica fino a che non incontrò il suo nome.

Forse sbagliava; forse continuare a riportare in superficie una storia del passato faceva solo male ad entrambi. Eppure aveva semplicemente voglia di chiederle come stesse.

Pronto?” udì la sua voce al di là dell'apparecchio ed automaticamente sorrise.

Ciao.” la salutò.

Hey.” la immaginò sorridere allo stesso modo. “Come stai?” gli domandò con la voce del tutto priva di rancore. Nessuno dei due ne provava ed una cosa di cui andava estremamente fiero era il fatto di non essersi mai fatto la guerra con lei.

Bene, sono a spasso con i cani.” rispose Tom lanciando un'occhiata ai suoi cuccioli che non smettevano di correre.

Non mi sorprende.” fece dolcemente lei.

Tu come stai?”

Un po' indaffarata in questo periodo ma bene. La prossima settimana faccio un salto ad Amburgo da mia madre.

Bene, salutamela.”

Senz'altro.” Ad occhi esterni quella situazione e quel quasi assurdo rapporto erano qualcosa di inimmaginabile e lui non faceva fatica a comprenderlo. Anche lui forse avrebbe riscontrato qualche fatica nel figurarsi qualcosa di simile.

Tom conosceva molto bene i genitori di Ria. Li aveva conosciuti a sette mesi di frequentazione. Ricordava ancora le gambe che tremavano, la paura di compiere un passo decisamente troppo lungo. Abituato com'era a vivere di scappatelle e solitudine, l'incontro ufficiale con i genitori era sempre stato annoverato da lui fra le cose da evitare prima dei cinquant'anni. Solo quando si era seduto al loro tavolo ed aveva mangiato in loro compagnia – trattato come un vero e proprio figlio da entrambi – si era reso conto di quanto piacevole potesse in realtà rivelarsi. Ed era perfettamente al corrente di quanto avessero sofferto per la loro rottura. “Voi state ancora lavorando al nuovo album?

Sì, è un continuo lavoro che sembra non giungere mai a termine. Poi, lo sai, con Georg e Gustav lontani non è così semplice.”

Non dovrebbero venire a Los Angeles?

Sì ma non subito.”

Ria si prese una piccola pausa prima di riprendere parola.

Vedrai che andrà tutto per il meglio. Farete sicuramente un ottimo lavoro e le vostre fans non ne rimarranno deluse.

Spero che sia come dici tu.”

Sicuramente. D'altronde, sei Tom Kaulitz, no?

Sorrise a quella sua uscita.

Ria aveva sempre creduto in lui e nel suo gruppo. Doveva riconoscerle estremo sostegno quando stavano ancora insieme. Spesso sedeva a tavola con lui e suo fratello fino a tardi per aiutarli con nuovi testi o melodie. Non si stancava mai di dare il proprio parere, di incoraggiarli in qualunque cosa facessero e gliene era ancora grato.

Mi mancava il tuo ottimismo.” ammise un po' malinconico.

Io sono sempre qui, lo sai. Non staremo più insieme ma non ho mai smesso di amarvi come artisti. E lo sai che ti voglio bene.

Tom annuì sereno, come potesse vederlo.

Anche io te ne voglio.” rispose. Poi scoppiò a ridere, troppo bisognoso di sdrammatizzare. “Siamo più melensi ora che quando stavamo insieme.”

Udì la ragazza seguirlo in quella risata liberatoria.

Sì, meglio finirla qui.” scherzò divertita. “O finirò per innamorarmi di nuovo.

Tutte si innamorano del sottoscritto, prima o poi.” si diede delle arie. “È una cosa inevitabile.”

Già.” ridacchiò lei. Si presero qualche attimo di silenzio. Forse entrambi pensierosi. “Senti, ora sto facendo la spesa. Che ne dici se ci risentiamo con calma?

Sì, certo.” annuì lui senza perdere d'occhio i cani.

Allora, buona passeggiata.” gli augurò gentilmente.

Grazie. Ciao, Ria.”

Ciao, Tom.”

Riattaccò e trasse un sospiro.

Nonostante tutto, si sentiva meglio.





***





Fu la sessione di spesa più pesante che avesse mai dovuto sostenere in ventitré anni di vita. La tensione fra lei e Neal si tagliava con il coltello ed un silenzio a dir poco agghiacciante era planato sulle loro cupe figure. Liesel non faceva nemmeno caso a ciò che le sue mani afferravano. Gettando un'occhiata al carrello poté notare dei cavolini di Bruxelles, odiati da entrambi, che chissà come, quando e perché erano stati afferrati da uno dei due probabilmente sovrappensiero. Eppure li lasciò lì, non aveva voglia di attraversare di nuovo l'intero supermercato.

Afferrò una confezione di carne e la gettò in malo modo nel carrello. Vide Neal fare la stessa cosa con una di prosciutto.

Odiava quell'atmosfera, odiava litigare con lui e non parlarsi per delle ore. Tutto per quei dannati Kaulitz, per di più.

Dobbiamo continuare ancora a lungo?” borbottò all'improvviso senza guardarlo e concentrandosi su una scatola di biscotti. Non ricevette risposta e nemmeno voltò il viso per capire che espressione avesse assunto o se la stesse per lo meno guardando. Sospirò nervosamente. “Non ho voglia di litigare per loro.”

Tu hai sempre voglia di litigare.” parlò finalmente il biondo.

Frena, chi ha cominciato?” posò finalmente la sua attenzione su di lui, ora intento a piazzare due bottiglie di latte nel carrello. Era stato lui ad accendere la fiamma; fosse stato per lei nemmeno avrebbero toccato quel discorso.

Chi ha fatto la cafona durante tutto l'incontro?”

Ancora.” Sbuffò e si voltò di nuovo verso gli scaffali, indecisa se prendere i cereali integrali o al cioccolato. Optò per il cioccolato, era più forte di lei. Lanciò letteralmente la scatola nel carrello e posò lo sguardo sull'amico. “Ti chiedo scusa, va bene?” si arrese contrariata.

Neal era stato l'unico a riuscire a strapparle delle scuse negli anni. Mai nessuno aveva auto il privilegio di raggiungere quel vero e proprio traguardo, segnato da un orgoglio di fondo quasi impossibile da abbattere.

Non devi chiedere scusa a me.” ribatté lui senza lasciarsi minimamente toccare dalle sue parole.

Se pensi che chiederò scusa a loro, ti sbagli di grosso.” Neal le scoccò un'occhiata di fuoco per poi darle le spalle e passare in rassegna lo scaffale dell'acqua. Liesel sospirò per l'ennesima volta. “Posso piuttosto impegnarmi la prossima volta che li vedrò. Posso frenare il mio istinto.”

Oh, questo è molto coraggioso da parte tua.” si prese gioco di lei con una smorfia sardonica.

Neal.” lo ammonì lei. “Avanti.” cantilenò poi picchiettandogli scherzosamente un dito sulla testa. Lui le scacciò malamente la mano senza riuscire però a nascondere un piccolo sorriso che gli si era formato sulle labbra contro il proprio volere. Liesel ridacchiò e lo punzecchiò ora su una guancia. “Non sei arrabbiato.” sorrise senza smettere di stuzzicarlo.

Vaffanculo.” fu la risposta poco credibile di Neal. “Stronza.” concluse poi con un sorriso più evidente.

Anche io ti voglio bene.” cinguettò lei prima di stampargli un sonoro bacio sulla guancia.





***





Attese in silenzio che qualcuno le rispondesse. Ascoltava distrattamente il suono degli squilli, comodamente stravaccata sul divano dopo la lunga giornata, e si gustava un buon gelato alla nocciola – direttamente dalla vaschetta – davanti ad un film di cui non conosceva nemmeno il titolo. Sapeva solo che i protagonisti erano dei cani parlanti.

La casa era deserta – Neal era ovviamente a cena con Damian – e Liesel ne aveva approfittato per godersi un po' il suo appartamento, il suo divano ed il suo frigorifero. Se qualcuno l'avesse vista l'avrebbe scambiata per una zitella depressa che si sfogava sulla classica vaschetta di gelato post-rottura.

In realtà Liesel era solo golosa.

Pronto?

Quella voce femminile la risvegliò dai propri pensieri.

Sì, salve, sono Liesel Petrova, volevo un'informazione. Qualche giorno fa ho compilato una constatazione amichevole con il signor Kaulitz ma non mi è ancora arrivato nessun avviso di pagamento.”

Attenda in linea, per favore. Vado a controllare.” Liesel non rispose. Non staccò gli occhi dallo schermo del televisore benché stesse capendo poco e niente del film ora muto e si portò alla bocca un'altra cucchiaiata di gelato. Era proprio curiosa di sapere quanto le sarebbe venuto a costare quel dannato risarcimento. “Eccomi.” annunciò la donna. “Guardi, qui non risulta che sia avvenuto alcun pagamento. E nemmeno che ci sia pervenuta la constatazione amichevole dal signor Kaulitz.

Liesel aggrottò la fronte sbattendo più volte le palpebre. Com'era possibile?

Mi sembra strano, ho compilato la constatazione pochi giorni fa. Doveva essere già stata inviata.” ribatté confusa.

In questi casi, può essere che l'altra parte scelga di non presentare nulla.”

Liesel era sempre più basita. Ci doveva essere un errore, il mangiacrauti aveva chiaramente espresso il proprio disappunto ed era parso fortemente convinto quel giorno nel farle compilare la constatazione. Che dovesse ancora presentarla?

Può succedere che non arrivi per errore?” domandò ancora troppo sospettosa per arrendersi all'evidenza.

No, guardi, funziona tutto telematicamente e non ci sono mai stati problemi. In questo caso, le ripeto, è la controparte che ha scelto di non chiedere il risarcimento. A meno che non faccia richiesta più avanti ma se mi dice che l'avete compilata giorni addietro, è più probabile che abbia scelto di non fare nulla.”

Questa, poi.

Va bene, grazie.” si arrese quindi.

Si figuri. Arrivederci.

Riattaccò.

Restò per qualche attimo con lo sguardo fisso – ma del tutto vuoto – sul televisore e la mano che reggeva ancora il cucchiaio ferma a mezz'aria.

Perché Kaulitz aveva scelto di non presentare la constatazione? Era così convinto e risoluto quel giorno. Che l'avesse presa solamente in giro? Che si fosse pentito? Che si fosse reso conto che quel dannato graffietto, per una rockstar come lui, faceva altamente ridere? O che fosse stato uno stranissimo e losco gesto di pura gentilezza? Non era possibile, nemmeno la conosceva.

Ripristinò il volume del film e sotto le chiacchiere improbabili di un cucciolo di Beagle si portò l'ennesimo cucchiaio di gelato alla bocca.

Vai a capire gli uomini.





***





Inserì la chiave nella toppa cercando di fare il meno rumore possibile. La girò digrignando i denti non appena scattò producendo un rumore secco. Erano le due di notte e non voleva che Liesel si spaventasse o lo vedesse in quelle condizioni. L'avrebbe solamente riempito di domande e non aveva per nulla voglia di parlare.

Il suo viso era ancora bagnato di lacrime – reduce da una violenta lite con Damian – e l'aria incredibilmente distrutta. La verità era che non riusciva più a sostenere tanto dolore. Non aveva mai creduto possibile che l'amore potesse fare così male, che potesse strappargli anche quella poca voglia di vivere che gli era rimasta grazie alla sua migliore amica. Si chiedeva il perché di tanto strazio, si chiedeva se non fosse degno di amare e di essere amato. Perché aveva l'impressione di essere respinto da tutti? Dalla sua famiglia, dal ragazzo che amava. Forse la sua vita era stata concepita per una continua lotta, anche interiore. E nonostante andasse fiero della sua identità, a volte si chiedeva perché Madre Natura non l'avesse fatto nascere eterosessuale. Forse tutti quei problemi che lo tormentavano nella vita non avrebbero trovato terreno fertile in quel caso. Tutto ciò che desiderava era una normale esistenza, una pace ed una tranquillità che attualmente gli mancavano nonostante l'incredibile amore che ogni giorno Liesel e la sua famiglia gli mostravano. Ma a lungo andare sapeva che non gli sarebbe bastato e sapeva anche che non vi sarebbero sempre stati per lui. Liesel si sarebbe creata una famiglia, avrebbe messo su casa per conto proprio con il suo uomo, a differenza di ciò che lei si ostinava a ripetere. Che ne sarebbe stato di lui? Sarebbe stato in grado di continuare a condurre la propria vita in completa solitudine? Sarebbe stato fortunato nel trovare anche lui l'amore? Quello vero, quello ricambiato, quello sereno.

Con un lieve sospiro richiuse la porta alla sue spalle e si asciugò le lacrime salate. Posò silenziosamente le chiavi sulla ribaltina e si voltò in direzione del divano dove una figura dormiente catturò la sua attenzione.

Gli venne spontaneo sorridere ed avvicinarsi alla sua migliore amica, profondamente addormentata e rannicchiata sul divano. Una vaschetta di gelato vuota sul tavolino di fronte – sorrise immaginando che si sarebbe strafogata di dolci nella sua assenza – e la televisione ancora accesa ma priva di volume che trasmetteva una sorta di televendita su gioielli.

Si piegò sulle ginocchia e le poggiò leggera una mano sul viso. Le sfiorò gentilmente la pelle liscia – tanto liscia da non averne mai sentite altre lontanamente simili – e la osservò pensieroso.

Le palpebre calate e rilassate, l'espressione beata ed un sorriso quasi impercettibile sulle labbra.

Era così indifesa quando dormiva, così dolce. I muri crollavano, la freddezza si scioglieva e l'inconsapevolezza le permetteva di gettare per un momento quella corazza fatta di rabbia repressa, scontrosità e sarcasmo. Ora vi era solo Liesel, nuda e cruda. La Liesel che non aveva vissuto l'esperienza di un padre assente, la Liesel che non era stata tradita dal ragazzo che amava, la Liesel che non era costretta a combattere con un fratello succube della droga. Davanti i suoi occhi, la Liesel che tanto adorava.

Le posò un bacio lieve sulla gota prima di rimettersi in piedi. Cercò il telecomando con il quale pose fine a quell'inutile programma e cercò di farsi strada nell'oscurità, fino a che non raggiunse la rampa di scale che l'avrebbe condotto in camera.

Forse dormire gli avrebbe fatto bene.


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Capitolo 6
*** 'Till death do us part ***


6 'Till death do us part


6
'Till death do us part





Picchiettava le unghie sulla scrivania producendo un ritmo per nulla musicale. Il metro ed il blocknotes sostavano a qualche centimetro dalla sua mano, pronti per essere utilizzati. L'orologio accanto a lei segnava le nove e cinquantotto, il che significava che di lì a due minuti – se puntuali – i gemelli Kaulitz avrebbero varcato la soglia del suo ufficio.

Da lunghi istanti si era esclusivamente concentrata su se stessa. Aveva provato a rimuovere il viso dei ragazzi dalla mente sostituendoli con altri che non le destassero avversione. Aveva tentato di calarsi nella parte, di vestire i panni della professionista, di colei che non avrebbe battuto ciglio al loro arrivo e che avrebbe portato a termine il proprio lavoro come con chiunque altro. Non erano legati da un rapporto personale, che andasse al di là della semplice collaborazione. Sarebbe stata perfettamente in grado di mantenere il giusto distacco e non cadere nel tranello della provocazione.

Raddrizzò il blocchetto con l'indice – così, tanto per tenersi occupata – e sospirò silenziosamente.

Il pensiero di suo fratello Steven si trovava ancora lì nel suo cervello. Si chiedeva cosa avesse combinato in quei giorni successivi alla cena e sperò solamente con tutto il cuore che non avesse procurato altri problemi a sua madre, o quella volta l'avrebbe seriamente riempito di botte.

Vi doveva pur essere un modo per fargli nuovamente acquisire il lume della ragione che fino a sedici anni circa aveva conservato. Non poteva essere del tutto svanito, doveva trovarsi ancora lì, da qualche parte dentro di lui.

Il flusso dei suoi pensieri venne improvvisamente interrotto da un lieve bussare. Sollevò lo sguardo e trovò davanti a sé la segretaria – alle spalle i gemelli – con una timida espressione in viso.

Sono arrivati i gemelli Kaulitz.” le annunciò come ve ne fosse seriamente bisogno prima di farsi da parte e farli entrare.

Grazie, Jenna. Mi chiameresti le direttrici, per favore?” le chiese gentilmente – quella ragazza doveva pur accantonare l'eccessiva timidezza ed insicurezza, tremendamente inopportune per tale lavoro – e la osservò togliere il disturbo dopo un cenno positivo della testa.

Ciao.” la salutarono in coro i ragazzi mentre facevano il proprio ingresso nel suo ufficio.

Ciao.” rispose lei con il dovuto distacco.

Bell'ufficio.” commentò Bill guardandosi attorno.

Entrambi indossavano magliette di cotone a mezze maniche, che fasciavano perfettamente i fisici scolpiti e muscolosi, accompagnate da normali jeans di colore scuro. Se non li avesse conosciuti, avrebbe ammesso a se stessa di trovarli oggettivamente attraenti. Ricordavano vagamente lo stile di Morris, il barista del Red con il quale aveva condiviso la notte di fuoco ancora impressa nella sua testa.

Grazie.” rispose semplicemente. Nemmeno due secondi dopo, Kate e Laura annunciarono la propria presenza così che Liesel potesse presentarli. “Loro sono Bill e Tom Kaulitz, i modelli scelti per la linea.”

Salve.” fece Tom gentilmente porgendo la mano che si apprestarono a stringere ad entrambi.

Sì, vi conosciamo.” sorrise Laura. “Beh, mi sembra una magnifica scelta.”

Liesel annuì appena seppur non completamente d'accordo.

Sono sicura riuscirete a fare un bel lavoro.” aggiunse Kate. “Ho visto alcuni vostri servizi fotografici e devo dire che siete molto fotogenici. Inoltre avete un bel fisico entrambi quindi siete perfetti per presentare la linea.”

A tal proposito.” rifletté Laura ad alta voce. “Noto che siete anche molto alti.” Si voltò verso sua sorella. “Non sarebbe interessante farli anche sfilare a New York?”

Kate parve riflettervi su mentre i gemelli si scambiarono un'occhiata. Liesel, dal suo canto, si era talmente arresa agli avvenimenti che non disse una parola.

Non so se ne siamo in grado.” sorrise Bill, visibilmente insicuro.

Tu avevi già sfilato per Dsquared, giusto?” gli domandò a quel punto Kate.

Il vocalist si portò una mano alla nuca.

Sì ma ho fatto giusto l'apertura e la chiusura con i disegnatori.”

Beh, potrebbero fare una cosa simile, no?” propose Laura a sua sorella.

Già, non sarebbe una brutta idea.” mormorò Kate pensierosa. “E durante la chiusura Liesel potrebbe sfilare con voi, immediatamente succeduti da noi due.” continuò a riflettere. Non le andava decisamente a genio la piega che quel discorso stava prendendo. Di male in peggio, ora si trovava costretta a collaborare con i gemelli persino a New York, e se gli dei avessero voluto farle un favore, anche a Milano. Possibile che il suo parere non contasse minimamente? D'altronde la linea era sua, era stata lei a crearla. “Può essere decisamente una buona idea. E grazie alla loro notorietà la linea avrebbe sicuramente più successo.”

La vera disgrazia di tutta quella storia era che il loro ragionamento non faceva una grinza. Era vero, i gemelli avrebbero apportato un numero indefinibile di spettatori solamente con la loro immagine. Chiunque ne avrebbe parlato, esattamente come era successo per la sfilata di Dsquared. E Liesel era perfettamente consapevole del fatto che se avesse voluto che il suo primo progetto fosse inaugurato con il così detto botto, avrebbe dovuto adeguarsi a tali scelte.

Studieremo per bene la cosa e vi riferiremo tutto quanto, se per voi non ci sono problemi.” disse Laura scrutando attentamente i gemelli, alla ricerca di un singolo sguardo che lasciasse trapelare il minimo disappunto.

I ragazzi si adocchiarono per un istante prima di scuotere la testa.

Per me sarebbe la prima volta ma posso farlo.” spiegò Tom.

Non è un problema se non hai mai sfilato.” lo rassicurò Kate. “Per l'apertura e la chiusura andreste più che bene. All'intera sfilata penseranno i modelli professionisti.”

I gemelli annuirono.

Studieremo la cosa per bene e vi faremo sapere, allora.” concluse quindi Laura con la soddisfazione nelle iridi quasi gialle. “Ora vi lasciamo al vostro lavoro. Liesel, hai tutto sotto controllo, vero?” La bruna annuì convinta. “Perfetto.” sorrise.

Arrivederci.” salutò Kate i due prima di congedarsi con la sorella.

Calato improvvisamente il silenzio, i gemelli si voltarono in direzione di Liesel, la quale era rimasta immobile accanto alla scrivania.

Io non ne sapevo nulla.” sollevò le mani prima di afferrare il metro.

Sembrano simpatiche.” commentò Bill.

Sono brave persone.” confermò semplicemente la bruna mentre si avvicinava ai due. “Cominciamo con te?” domandò al vocalist che la osservava, quasi timoroso che potesse strangolarlo con il metro. Si limitò ad annuire mentre il fratello andava a sedersi sul divanetto immediatamente accanto a loro. Liesel afferrò le mani del biondino e gliele fece posizionare perfettamente tese lungo i fianchi. “Tieni le braccia ferme così e stai dritto con la schiena.” gli suggerì prima di posizionare la prima estremità del metro sul pettorale sinistro.

Mantenendosi ad 'altezza capezzolo', come aveva studiato durante i corsi, lo fece girare attorno all'intero torace fino a che non congiunse la seconda estremità alla prima. Bill si era irrigidito appena in quella sorta di abbraccio – probabilmente timoroso che lo potesse seriamente uccidere da un momento all'altro – ed attese che prendesse la prima misura.

La bruna si voltò e scrisse sul blocchetto la prima cifra, sotto il nome di Bill.

Da quanto tempo fai questo lavoro?” domandò visibilmente curioso.

Quattro anni. Ho iniziato a diciannove, appena finita la scuola.” parlò distrattamente la ragazza per poi posizionarsi nuovamente di fronte a lui. Gli occhi di Tom nel frattempo erano attentamente posizionati addosso alle loro figure.

Questa volta fece girare il metro attorno alla sua stretta vita.

Hai seguito dei corsi?” si informò il chitarrista.

Sì, per qualche mese.”

Segnò la seconda misura.

Credevo si dovesse frequentare l'università per questo.” rifletté Bill incuriosito.

Teoricamente sì.” confermò Liesel posizionando questa volta il metro sulla vita. Ignorò con classe il fatto che gli toccò letteralmente le natiche nel farvelo girare – poteva percepire la tensione del ragazzo – e congiunse nuovamente le due estremità. “Ma si può dire che io abbia avuto fortuna.” concluse per poi segnare la terza misura. “Avevo una certa propensione per il disegno.”

Tastò le spalle del vocalist assicurandosi di posizionare la prima estremità del metro sull'osso sinistro e lo prolungò fino alla spalla destra attraversando lo sterno. Solo in quel momento si rese seriamente conto di quanto fossero alti.

Fece la stessa cosa dietro di lui.

Che scuola hai frequentato?” chiese Tom mentre scriveva la quarta misura.

Il liceo artistico.” Poi si rivolse a Bill. “Spingi il petto in fuori e metti le mani ai fianchi cercando di avvicinare i gomiti il più possibile.”

Lui seguì le sue indicazioni e la bruna misurò nuovamente l'ampiezza delle spalle.

Ma poi cuci tu i vestiti?” domandò interessato.

Sì, con l'aiuto dei colleghi.”

A me è sempre sembrata una cosa impossibile.”

Non è semplice ma nemmeno impossibile.”

Posizionò la prima estremità del metro ad altezza vita e lo distese fino alla spalla, che circondò, fino a farlo scendere lungo la schiena per congiungere le estremità.

Tu e Neal vi siete conosciuti per lavoro?” domandò di nuovo il moro.

Tutte quelle domande cominciavano a farle prudere fastidiosamente le mani. Aveva promesso a Neal di non rispondere male ma aveva anche promesso a se stessa di mantenere un semplice rapporto professionale con i ragazzi. Ed ora il suo cervello sembrò sul punto di esplodere.

A dire il vero, abbiamo frequentato lo stesso liceo.” precisò. Misurò la lunghezza del braccio e notò i vistosi tatuaggi; una scritta al suo interno, seguita da un numero. Ma ciò che più catturò l'attenzione di Liesel fu quello che copriva interamente la sua mano: rappresentava un vero e proprio scheletro che, dovette ammettere, non la colse del tutto indifferente. “Tatuaggio un tantino inquietante.” non poté fare a meno di commentare.

Non vi aveva nemmeno fatto caso il giorno prima, tanto era occupata ad ignorarli o detestarli mentalmente. Mai nella vita avrebbe avuto il coraggio di tatuarsi qualcosa di simile nonostante la sua pelle fosse già stata 'pitturata' più volte.

Udì la lieve risata del biondo.

Non sei l'unica persona ad avermelo detto.” ammise mentre lei faceva girare il metro attorno al suo bicipite.

Se ti inquieta la mano, aspetta di vedere quello sul petto.” parlò Tom sotto il suo sguardo sospettoso.

In quale strano e losco contesto dovrei vedere quello sul petto? Si chiese. Non era nemmeno curiosa di saperlo.

Trascrisse l'ennesima misura.

Nascondi uno yeti?” fece poi con sarcasmo, rivolta al cantante, circondandogli la spalla col metro. Effettivamente, attraverso la non troppo marcata scollatura della canottiera poteva intravedere quello che pareva un tatuaggio particolarmente colorato. Il rosso era una delle tonalità che aveva catturato la sua attenzione.

Un cuore.” rispose lui con un piccolo sorriso.

Liesel sollevò un sopracciglio e gettò un'occhiata sardonica al chitarrista.

Non era decisamente ciò che aveva notato.

Cosa ci sarebbe di inquietante in un cuore?” fu la sua domanda retorica e pregna di scetticismo.

In un cuore nulla. In un muscolo molte cose.” fece con estrema tranquillità il moro.

Percepì un brivido percorrerle la colonna vertebrale. Quella confessione l'aveva non poco impressionata. Si era seriamente fatto tatuare il muscolo del cuore sul petto? Aveva ragione da vendere nel ribadire che quei ragazzi non fossero del tutto normali.

Beh, così è tutta un'altra storia.” commentò quasi con rimprovero sotto lo sguardo divertito di Bill. Prolungò il metro dalla vita al tallone. “Hai preso una botta in testa prima di partorire un'idea simile o ti sei semplicemente fatto qualche bicchierino di troppo?” chiese senza nemmeno guardarlo, troppo occupata a segnare i numeri sul blocchetto.

Purtroppo nessuna delle due.” rispose Tom per lui.

Sono gusti.” scrollò le spalle Bill in sua difesa, come se la cosa non lo toccasse minimamente.

Tu non hai tatuaggi inquietanti?” indagò a quel punto il mangiacrauti moro con un sorrisetto furbo e caustico sulle labbra. “Mi sembri il tipo che nasconde dragoni sulla schiena.”

Tu invece mi sembri il tipo che spara tante cazzate e farebbe meglio a tacere. Fu un pensiero che – grazie al buon senso che le era rimasto – restò tale.

Non nascondo dragoni.” si limitò a rispondere misurando la circonferenza del collo di Bill. Nascondeva delle rondini stilizzate, quello sì. Concluse il lavoro misurando la circonferenza del pugno, del polso e la semplice altezza del ragazzo. “Con te ho finito.” disse quindi per poi lanciare un'occhiata a Tom, ancora comodamente seduto sul divanetto. “È il tuo turno.” gli annunciò così che suo fratello prendesse il suo posto.

Lui le si posizionò di fronte e la bruna riprese a compiere le stesse azioni di poco prima. Cominciò con la circonferenza del torace e quella sorta di abbraccio che aveva già inquietato Bill fu per lei persino più scomodo: Tom era decisamente più muscoloso del fratello e di conseguenza Liesel aveva meno spazio a disposizione.

Visto che non mi sopporti, farò finta che tu mi stia abbracciando con affetto.” la prese in giro il ragazzo, a stretto contatto con il suo petto decisamente più morbido. “Non capita tutti i giorni.”

Il tuo senso dell'umorismo è vecchio e monotono.” ribatté Liesel allontanandosi da lui per trascrivere la misura. “A proposito, ho una domanda da farti.” continuò come illuminata da un pensiero mentre si riavvicinava per calcolare la vita. “Che fine ha fatto la constatazione amichevole che mi hai fatto compilare, dopo un tormento durato una buona mezzora?”

Tom non abbandonò il suo sorriso intriso di furbizia nell'osservarla trascrivere le cifre.

Perché questa domanda?” le chiese troppo vago per essere lontanamente credibile. Liesel aveva tutti i difetti del mondo ma non era stupida.

Per caso ieri ho chiamato la mia assicurazione e mi è stato detto che nessuno ha ricevuto alcuna richiesta di risarcimento.”

Ma che strano.” ridacchiò il chitarrista prendendola chiaramente in giro.

Vorrei sapere a che razza di gioco state giocando tutti e due.”

Fece passare il metro sulle sue natiche – il fatto che fossero estremamente sode, da quel poco che poteva intuire, non la toccò minimamente – e prese la circonferenza dei fianchi. Era incredibile come riuscisse a rientrare nei canoni ricercati per i modelli professionisti. Le misure erano a dir poco perfette e mai l'avrebbe reso noto a lui o alle sue direttrici.

Invece che ringraziare, te ne stai lì a sospettare della mia buona azione.” le fece notare divertito.

Liesel finì di scrivere prima di rispondere.

Ringraziarti di cosa? Hai semplicemente fatto ciò che era ovvio fare. Perché il danno era pressoché inesistente.” ribatté saccente prima di posizionarglisi di fronte.

Ignorò il suo sguardo insistere sul proprio viso e misurò l'ampiezza delle spalle. Quel dannato ragazzo aveva un corpo a dir poco perfetto e proporzionato; se non avesse avuto quell'insopportabile modo di fare, l'avrebbe persino reputato una persona interessante.

Tu non sei proprio in grado di dire grazie e basta, vero?” le fece notare con incredibile pacatezza.

Pareva non essere minimamente toccato dalle sue provocazioni o forse era incredibilmente bravo a fingere indifferenza, cosa che per Liesel non poteva rappresentare altro che ulteriore terreno di sfida.

Lo faccio solo quando necessario.” si difese con nonchalance per poi prendere anche la misura della schiena imponente e dai muscoli contratti. “Inarca anche tu la schiena e metti le mani sui fianchi.” gli ordinò poi.

Ubbidì e Liesel poté portare avanti il suo lavoro con incredibile calma. Quando giunse a rilevare la circonferenza del suo bicipite – decisamente muscoloso a dispetto di ciò che aveva previsto – fu distratta da un tatuaggio piuttosto visibile che richiamava, se non ricordava male, quello che Bill nascondeva al centro del petto, dalla tonalità rossa.

Tom sembrò accorgersene.

È lo stesso di mio fratello.” le spiegò senza che lei glielo chiedesse. Lei si finse disinteressata ma continuò a scrutarlo con attenzione cercando di intuire quale strano significato vi si celasse. “È un simbolo che rappresenta l'amicizia.” continuò gentilmente.

Liesel non rispose.

Anche per lei l'amicizia era qualcosa di troppo importante, di vitale per quanto la riguardava. Senza i suoi amici, ma soprattutto senza Neal, si sarebbe sentita letteralmente persa. Non poteva pensare di svegliarsi al mattino e non scorgerlo nelle sue mutande leopardate, i capelli scompigliati e l'aria sbattuta. Non poteva pensare di ricevere una bella notizia nel lavoro e non poterla condividere con lui o Samantha. Certo, la sua famiglia era presente ma aveva già il suo gran da fare con un figlio troppo problematico, il che toglieva tempo per se stessa. Inoltre la comprensione di una madre alle volte non poteva bastare. La comprensione di un amico era essenziale, era qualcosa che poteva cogliere la minima sfumatura che si celasse nel profondo. Un amico poteva capirla a volte meglio di chiunque altro.

Misurò la lunghezza del braccio, il polso, la spalla. Quando gli si avvicinò di nuovo per misurare la circonferenza del collo, gli lanciò un'occhiata quasi truce senza un vero e proprio motivo. Sapeva solo che il ragazzo non riusciva a cancellare quell'insopportabile sorrisino che andava ad increspare visibilmente le sue labbra. Sembrava un voler continuamente prendersi gioco di lei. A quale razza di scopo?

Una volta che anche la lunghezza delle gambe e l'altezza complessiva del chitarrista furono rilevate, gli permise di congedarsi.

Ho preso tutte le misure necessarie.” parlò mentre trascriveva l'ultima cifra. I gemelli nel frattempo erano entrambi in piedi al di là della sua scrivania. “Ovviamente per la realizzazione dei capi avrò bisogno di qualche settimana. Probabilmente due basteranno ma non mi voglio sbilanciare.” spiegò con fare professionale. “Prima di realizzare il servizio fotografico sarà necessario che voi li indossiate per assicurarci che vestano bene. Almeno ho tutto il tempo di apportare modifiche in caso di errore.”

Allora attendiamo una tua telefonata?” si informò Bill.

Sì.” rispose Liesel seria.

L'improvviso bussare alla porta ancora aperta del suo ufficio fece voltare tutti e tre nella sua direzione.

Oh, scusa, non pensavo fossi occupata.” disse Samantha in difficoltà senza risparmiarsi dal gettare occhiate incuriosite ai ragazzi.

Tranquilla, abbiamo appena finito. Loro sono Tom e Bill Kaulitz, i modelli per la mia linea. Lei è Samantha Lewis, collega e amica.”

Tanto piacere.” sorrise eloquente la rossa stringendo con enfasi le mani ad entrambi. Liesel conosceva fin troppo bene quello sguardo. “Ero venuta per proporti una pausa caffè.” spiegò per poi rivolgersi ai gemelli. “Potete venire anche voi.” fece con particolare interesse.

Liesel sentì l'impulso di strangolarla.

Saranno occupati.” intervenne pregando perché i mangiacrauti recepissero il messaggio volontariamente malcelato.

Sì, abbiamo delle cose da fare.” sorrise appena il chitarrista, rivoltosi gentilmente alla rossa. “Ma grazie comunque.”

Samantha parve delusa.

Sarà per un'altra volta.”

Beh, allora io vi saluto.” si intromise Liesel facendo il giro della scrivania per raggiungerli, timorosa che potessero cambiare idea. “Vi farò sapere.”

D'accordo. Grazie.” annuì Bill. “Buona giornata.” augurò ad entrambe prima di uscire dall'ufficio.

Ciao.” salutò Tom per poi seguire suo fratello.

Liesel scrutò con sospetto la sua amica, che non aveva ancora staccato gli occhi dalle due figure che si allontanavano con andatura sicura e tranquilla. Quando posò nuovamente le iridi verdi su di lei Liesel si affrettò a parlare.

So a cosa stai pensando. Toglitelo dalla testa.” la mise in guardia prima di darle le spalle e riporre il blocchetto nel cassetto della scrivania.

Samantha era ormai per Liesel un libro sempre e comunque aperto, dannatamente prevedibile e scontato. Ed il bello arrivava inesorabile quando la bruna rientrava fra i suoi strani e contorti pensieri.

Dico solo che sono dei gran bei ragazzi sui quali non sputerei.” sollevò le mani la rossa con fare innocente.

Non ti sei appena rimessa con Max?” le fece notare mentre riordinava le carte.

Te l'ho detto, guardo e basta. Riconosco un bel ragazzo e stavo solamente dando un chiaro parere su questi interessanti gemelli.”

Interessanti quanto idioti.”

Non penso siano idioti.”

Lo dici solo perché hanno qualche muscolo.”

Samantha la scrutò per qualche attimo senza rispondere poi, come risvegliatasi da un breve coma, decise di ribattere.

Anche se fosse?” si difese quasi offesa.

Andiamo a prendere questo caffè.” sospirò Liesel per poi superarla fuori dall'ufficio.





***





Soffiò con delicatezza sulla superficie fumante della tazzina lasciando che un po' del vapore le scaldasse il viso. L'aroma pungente del caffè le invase le narici rigenerandola da quella mattinata a dir poco tesa. Il grande bar era situato all'interno dell'azienda, a qualche passo dall'entrata, circondato da enormi vetrate che gli conferivano un aspetto luminoso ed incredibilmente vasto, esattamente come l'intero edificio. I numerosi dipendenti si erano concessi un momento di pausa per sorseggiare un cappuccino, un succo d'arancia o un tè, accompagnati da una spensierata conversazione fra colleghi. Per molti quel momento della giornata era il vero motivo per cui trovassero la forza di abbandonare le confortevoli lenzuola al mattino.

Samantha, seduta di fronte a lei, sorseggiava il suo caffè con lentezza esasperante, quasi a voler gustare ogni singola goccia di quella calda e piacevole bevanda prima di tornare al lavoro e quindi alla serietà.

Quindi come vi siete rimessi insieme questa volta?” domandò Liesel come non conoscesse già la risposta.

A dire il vero, l'aveva fatto solamente per le esigenze della conversazione. Poteva vedere la scena davanti ai suoi occhi: Max che, ubriaco, si faceva trovare sotto casa sua; Samantha che, colta da un'improvvisa ed inevitabile compassione, se lo caricava in spalla e lo faceva salire; Max che le giurava amore eterno ed un finale con i fiocchi in cui il sesso faceva da protagonista.

Beh, quando l'ho trovato ubriaco sotto casa mia, non sono riuscita a lasciarlo lì.” raccontò la rossa con sguardo colpevole.

Samantha era perfettamente al corrente di quanto ingenua e debole fosse alle volte. Dacché avesse memoria, Liesel non aveva mai visto la sua amica sputare un secco no a Max da quando l'aveva conosciuto. Anche la rossa sapeva quanto sbagliato potesse essere continuare ad aprirgli le braccia ogni qual volta tornasse da lei per implorare il perdono nonostante fosse l'ultimo che vi credesse realmente.

Era un uomo con l'età giusta per crearsi una famiglia benché il suo cervello vi si fosse sempre ribellato desiderando di restare bambino. Samantha al contrario era una ragazza di ventitré anni con tanta voglia e gioia di vivere. Amava divertirsi, vivere di notte. Amava la libertà, quella libertà che con Max non poteva avere. Se solo l'avesse metabolizzato, avrebbe ancora avuto tutto il tempo per ricominciare da capo ed abbandonarsi alle spalle tutti gli anni persi con lui.

Mi spieghi cosa ti frena dal lasciarlo perdere una volta per tutte?” chiese Liesel basita. Domanda che in un modo o nell'altro le aveva sempre posto.

Samantha si strinse nelle spalle.

Lo sai, alla fine gli voglio bene. Abbiamo passato tanti anni assieme. Mi dispiacerebbe vederlo soffrire per causa mia.”

Parli come una sessantenne che si accontenta dell'uomo che ha accanto per semplice compagnia durante la vecchiaia.” La rossa distolse lo sguardo, consapevole. “Hai ventitré anni, vuoi stare dietro a uno del genere per tutta la vita e chiederti come sarebbe stato vivere la tua età? Avete una mentalità completamente differente, non c'entrate nulla l'uno con l'altra. Lui potrebbe già essere sposato con figli, tu hai ancora bisogno di divertirti, ti conosco.”

Ma io mi diverto con lui.”

Liesel calò le palpebre a mezz'asta con espressione scettica.

Ti diverti quando ci fai sesso?” fece con schietto sarcasmo ma stando ben attenta a non farsi sentire dalla gente attorno. Samantha, colpita, sembrò non trovare il coraggio di rispondere. “Fidati, sei ancora in tempo.” ribadì quindi tornando a poggiarsi allo schienale della sedia, ora più rilassata.

Dopo qualche sorso di caffè Samantha sospirò e poggiò nuovamente la tazzina sul tavolino.

Basta parlare sempre di me. Hai più sentito Morris?” si informò a quel punto con la sua solita irrefrenabile curiosità.

Liesel sollevò lo sguardo corrucciato su di lei.

Perché avrei dovuto sentirlo?” fece confusa.

La rossa batté le ciglia un paio di volte come non avesse ben compreso la domanda.

Beh, hai passato con lui una delle notti più focose della tua vita, mi aspettavo che lo rivedessi.”

Liesel sollevò un sopracciglio.

D'accordo, fermi tutti.” ridacchiò priva di divertimento. “Primo, come fai a dire che sia stata la notte più focosa della mia vita? Secondo, mai sentito parlare di botte e via?” fece caustica sapendo perfettamente quante scappatelle si fosse concessa la sua amica nei così detti momenti di pausa con Max.

Samantha fece schioccare la lingua contro il palato per poi scuotere la testa contrariata, come la sapesse lunga.

Vedi qual è il tuo problema? Non sai approfittare delle buone occasioni.” parlò con tono esperto.

Mi sembra di aver approfittato di un'ottima occasione.” precisò la bruna. Se la memoria non la ingannava, aveva approfittato eccome.

Intendo mantenere i contatti con le buone occasioni per crearne di altre.” fece la rossa allusiva.

Lo sai che non voglio casini. Gliel'ho chiarito sin dall'inizio.”

Gli hai messo paura!”

Gli ho fatto un favore. Sappiamo benissimo che gli uomini sono solo contenti quando si precisa di non volere alcun tipo di frequentazione dopo il sesso.”

Samantha scosse la testa con desolazione.

Quando la smetterai con questa storia dell'eterna solitudine?”

Finché mi starà bene.”

Il silenzio calò per un attimo fra loro. Probabilmente entrambe pensavano alla cosa più giusta da dire ma nessuna delle due ebbe l'idea lampo. Almeno non finché Samantha non decise di riprendere parola con la domanda più stupida del secolo.

Mai pensato di creare una buona occasione con uno dei Kaulitz?”

L'occhiata omicida e fulminante di Liesel bastò come risposta.





***





Liesel si era messa da subito al lavoro. I primi giorni erano trascorsi con incredibile velocità, viste le infinite ore che dedicava assieme ai colleghi alla realizzazione dei capi. Era decisa a finire in tutta fretta.

Dopo aver preso le misure di tutti i modelli professionisti per la sfilata di New York, si era immediatamente immersa nell'alta sartoria. Si trattava della sua prima linea, della sua prima occasione per realizzare il proprio sogno e non voleva per nessun motivo sprecarla. Per tale ragione avrebbe terminato il tutto il prima possibile – auspicio che l'aveva portata a lavorare anche in casa, a volte durante la notte.

Hey, sei ancora lì?” udì improvvisamente la voce addormentata di Neal – reduce da una lunga dormita sul divano – con il viso che sbucava curioso in cucina.

Liesel sedeva al tavolo, intenta a realizzare una delle magliette da lei disegnate. Scoccò una rapida occhiata all'orologio e notò con sorpresa che era quasi mezzanotte. Aveva lavorato su quei capi per ben quattro ore di fila e non se ne era nemmeno resa conto, se non per l'incredibile stanchezza e le palpebre dannatamente pesanti. Cercò di allungare i muscoli della schiena – del tutto intorpiditi – e si voltò verso l'amico.

Non mi sono resa conto.” mormorò posando sul tavolo la stoffa lavorata.

Ti conviene staccare o diventerai pazza.” le consigliò il biondo per poi recuperare una bottiglia d'acqua dal frigo.

Liesel si strofinò la faccia con fare esausto ed osservò il ragazzo sedersi a capotavola, accanto a lei. Le posò un bicchiere ad un palmo e glielo riempì.

Grazie.” sussurrò portandoselo successivamente alla bocca. A volte anche un semplice bicchiere d'acqua era in grado di rigenerarla. Anche Neal bevve in silenzio senza mai toglierle gli occhi di dosso. Indossava un semplice paio di boxer – quella volta non vi era l'ombra di leopardato o zebrato – ed i capelli erano del tutto scompigliati. “Anche tu sei stanco.” notò. Pareva non dormisse da secoli.

È un periodo un po' pesante al lavoro.” la rassicurò lui ma ciò non parve convincerla del tutto. Avrebbe tanto voluto scavare a fondo, indagare su cosa lo stesse tormentando da giorni – se ne era accorta, non era stupida – ma sapeva anche che in quelle condizioni parlare era l'ultima cosa conveniente da fare. Si strofinò la faccia anche lui. “Tanti servizi, uno dietro l'altro.” parlò dietro le mani, così che la voce risuonò ovattata.

Non puoi organizzarli meglio con gli orari?” domandò lei fingendo di credervi.

Sì, modificherò qualcosa.” commentò lui, ora con lo sguardo fisso sul proprio bicchiere. Avrebbe scommesso la casa che il motivo del suo malessere fosse ancora una volta Damian. “Vado a dormire ora.” annunciò poi alzandosi per posare il bicchiere nel lavabo. “Vai a letto anche tu?” le domandò osservandola di nuovo.

Liesel scrollò la testa.

No, non ne ho voglia.” rispose.

D'accordo però smettila di sferruzzare, per favore.”

Sì.” ridacchiò lei prima di ricevere un bacio sulla testa.

Notte.” la salutò per poi sparire su per le scale.

Di nuovo immersa nella solitudine, Liesel rifletté per qualche secondo.

Era vero, non aveva decisamente voglia di andare a dormire benché la stanchezza si facesse chiaramente sentire. Il fatto era che da qualche minuto un pensiero insistente la stava tenendo occupata, e quel pensiero non era altri che suo fratello. Doveva vederlo, doveva sapere come stesse e cosa stesse combinando.

Non lo vedeva e non lo sentiva da due settimane, dall'ultima lite, ed era sicura che quella notte non avrebbe chiuso occhio se non avesse dato retta all'istinto di prendere la macchina e raggiungerlo al lavoro. Se non ricordava male, staccava a mezzanotte in punto e l'orologio da parete segnava che mancavano quindici minuti esatti. A velocità sostenuta, sarebbe riuscita a raggiungerlo in tempo anche solamente per farsi mandare al diavolo.

Si alzò dalla sedia e spense la luce della cucina. Indossò il paio di scarpe che aveva lasciato in corridoio non appena rientrata in casa e non si scomodò nemmeno a darsi una rassettata. Neppure ai capelli disordinati, che parevano vittime di un violento tifone. Li raccolse semplicemente in una coda ed uscì di casa senza fare troppo rumore; Neal le avrebbe senza dubbio chiesto dove stesse sgattaiolando e non voleva impensierirlo più di quanto già non fosse.

Nonostante l'ora tarda, la temperatura manteneva il solito calore pomeridiano e Liesel – in semplice canotta dai motivi floreali – non percepì il minimo sbalzo di temperatura.

La strada era meno trafficata del solito e ciò agevolò il suo tentativo di arrivare puntuale.

Poteva facilmente prevedere la reazione di suo fratello non appena l'avrebbe vista, non aveva bisogno di una palla di vetro per dedurlo. Steven era sempre scontroso con lei e dopo una lite la situazione non sarebbe certamente stata delle più idilliache. Non si sarebbe sorpresa nemmeno se avesse fatto finta di non conoscerla.

Finalmente giunta a destinazione – al contrario delle sue previsioni, ce l'aveva fatta con ben cinque minuti di anticipo – spense il motore, immediatamente di fronte al Formosa Cafè, ed attese in auto che suo fratello facesse la sua uscita.

Forse per la prima volta nella sua vita aveva timore di rivedere Steven. Non che non avessero mai litigato – i litigi avevano sempre rappresentato il loro pane quotidiano – ma quella volta era trascorso molto più tempo del solito dall'ultimo scambio di parole e l'incognita era enorme davanti ai suoi occhi.

Scorse i primi clienti abbandonare il locale. Probabilmente si stavano preparando alla chiusura.

Non sapeva nemmeno cosa avrebbe potuto dirgli. Aveva guidato fin lì a tutta velocità senza un'idea concreta nella testa. L'improvvisazione non era il suo forte – la maggior parte delle volte la mandava nei casini – ed il suo particolare talento nel provocare era lì in agguato, che minacciava di rovinare tutto.

Un brivido le percorse la colonna vertebrale quando lo vide varcare la soglia assieme al capo. Li osservò chiudere la serranda e scambiarsi un gesto di saluto, tipico dei ragazzi.

Ora o mai più.

Si affrettò a scendere dalla macchina.

Il proprietario del Formosa era già lontano mentre Steven si era fermato proprio lì davanti per accendersi una sigaretta, ancora ignaro della sua presenza. Ma quando il tonfo della portiera che veniva chiusa giunse alle sue orecchie, sollevò lo sguardo perplesso sulla sua figura.

Adesso urla, pensò.

Al contrario, non fiatò. Aveva sgranato appena gli occhi nello scorgerla ma non aveva in ogni caso battuto ciglio. Non si era mosso, non aveva accennato ad andarsene, il che era positivo. Era rimasto immobile con la sigaretta fra le labbra e le mani intrufolate nelle tasche dei jeans.

Che cosa fai qui?” le domandò gelido senza sfilarsi la sigaretta dalla bocca.

Sono venuta per vedere come stavi.” rispose lei mantenendo la calma.

Sto bene.” tagliò corto lui per poi darle le spalle con l'intenzione di raggiungere la sua macchina parcheggiata a pochi metri da quella di Liesel.

Questa gli afferrò un braccio per fermarlo.

Aspetta un momento, per favore.” lo ammonì seccata. “Se per una volta ti fermi a parlare con tua sorella non finisce il mondo.”

Lui si liberò malamente dalla sua presa e si voltò nella sua direzione con rabbia.

Di cosa dobbiamo parlare?” ribatté nervoso.

Mantieni la calma, continuava a ripetersi nella testa. È l'unico modo.

Deve sempre essere tutto studiato a tavolino? Dov'è finita la spontaneità di quando eravamo piccoli?”

È bruciata assieme al tuo cervello.”

Si voltò di nuovo e Liesel si affrettò a bloccargli la strada con decisione.

Smettila di comportarti così, non ne hai motivo!” esclamò decisamente urtata da quell'ennesima uscita del tutto fuori luogo. Non avrebbe mai imparato.

Non ne ho motivo? Scusami, dev'essere stata un'altra stronza quella che mi ha sputtanato davanti a mamma e papà!”

Hey, tu non hai fatto nulla di diverso! Mi hai chiaramente dato della troia!”

La prossima volta userò un eufemismo.”

Non è divertente.”

Allora, levati. Sono stanco morto e voglio andare a dormire.” Provò a sorpassarla senza successo.

Tu non stavi andando a dormire in ogni caso.”

Gli si parò nuovamente davanti.

Questo dovrebbe riguardarti?”

Sì perché non fai altro che combinare cazzate.”

Ti ho già detto un'infinità di volte di non vestire i panni della mamma. Tre anni in più non te ne danno il diritto.”

La mamma non ha nemmeno più la forza di dirti nulla, non te ne sei accorto?” Steven riuscì a superarla. “Come fai ad agire continuamente a questo modo pur sapendo di farle del male?”

Se avessi saputo che mi sarei dovuto sorbire una predica, non sarei nemmeno venuto a lavorare.” borbottò il ragazzo mentre apriva con stizza la portiera della macchina.

Vedi come fai? Continui ad evitare le mie domande!” alzò la voce la bruna, sempre più disperata.

Perché sono incredibilmente noiose!” Liesel non si dette per vinta. Quella volta avrebbe avuto la meglio con le buone o con le cattive. Fece il giro dell'auto e salì a lato del passeggero. “Scendi da questa cazzo di macchina.” la minacciò lui mentre richiudeva la sua portiera. Il finestrino aperto per fumare.

La bruna fece lo stesso.

No, finché non riusciamo a conversare civilmente.” insistette.

Ma io non ho voglia di conversare.” marcò particolarmente quella parola per enfatizzare quanto la trovasse inutile e stupida. “Voglio andare a dormire.”

Ti ho detto che non mi freghi con la stronzata del dormire quindi ascoltami e basta.” Lo sguardo iroso del fratello non la sconvolse. “Voglio che la smetti con questo atteggiamento da spaccone. A lungo andare stanca, non ti farà figo per sempre.”

Il mio non è un atteggiamento, è come sono fatto, che ti piaccia o no.”

Non è vero. Questo non sei tu. Non c'è un cazzo di te in tutto questo schifo che ti gira attorno.”

Questo lo dici tu.”

Sì, lo dico io e lo faccio con cognizione di causa. Sono tua sorella, ti conosco meglio di chiunque altro.” Il cuore le batteva forte nel petto. “Tu ami l'adrenalina, ami il rischio ma non è questo il modo migliore per divertirsi. Non devi cercare di fare cose in cui non credi per essere accettato dagli altri perché chi ti accetta solo a tali condizioni non è un vero amico o una persona su cui fare affidamento.”

Tu non li conosci neanche.”

E non ci tengo nemmeno, se posso essere del tutto franca.” Si prese un momento osservandolo aspirare la nicotina con apparente calma. “Cosa ti ha portato a condividere ciò che fanno? Mamma e Phil ti hanno sempre impartito un'educazione e dei principi, principi che hai sempre mantenuto fino a sedici anni. Che cos'è successo, Steven?”

Il fratello roteò gli occhi mentre faceva cadere un po' di cenere al di là del finestrino.

Non ho voglia di ascoltare questo tipo di discorsi.” si limitò a commentare senza nemmeno guardarla.

Smettila di evitare ogni mia domanda!” sbottò la bruna. Doveva pur esistere un modo per farlo ragionare. “E guardami quando ti parlo!” aggiunse con rabbia afferrandogli il mento e voltandolo nella sua direzione.

Dio, lasciami stare!” urlò lui schiaffeggiandole la mano per togliersela di dosso. “Faccio quello che mi pare e con chi mi pare perché mi va, va bene? Mi va!” Liesel era basita. “E se tu hai tutta questa smania di cambiarmi, ti dico già che stai perdendo il tuo tempo! Tu conduci la tua vita, che io conduco liberamente la mia!”

Per un momento non seppe cosa controbattere. Stentava a credere che quelle parole fuoriuscissero dalle labbra di suo fratello, il bambino con cui giocava tutto il pomeriggio davanti a macchinine o pupazzi; l'adolescente che le confidava la sua prima esperienza amorosa. Non poteva essere la stessa persona. Aveva davanti un ragazzo che non conosceva, un ragazzo che apparentemente la odiava e non si spiegava il perché.

Perché tutto quell'odio verso il mondo? Perché demolirsi così?

Non ti riconosco più.” mormorò sincera.

Ora non cominciare con il melodramma.” sospirò lui per poi aspirare un altro po' di fumo.

Perché mi tratti come fossi un'estranea? Sono tua sorella, cazzo!” Batté un pugno sul cruscotto, senza mai distogliere le pupille dalla sua figura. “Cos'è cambiato?! Cosa ti ha allontanato da me?!”

Si cresce.” tagliò corto lui e Liesel fu attraversata da una fitta allo stomaco che la portò a scrutarlo come avesse appena udito un'assurdità.

Crescere vuol dire dimenticare i propri familiari? Cos'è, un'idea che ti ha messo in testa qualche tuo caro amico? Amare la propria famiglia ora è da perdenti?” lo chiese con disprezzo e con un sarcasmo terribilmente cupo. “Scusa, non so come funzionino questo cose. Sai, sono un po' fuori dal giro.”

Smettila di fare la spiritosa.”

E tu smettila di parlare come un robot senza personalità! Sembra che tu abbia dovuto studiare un copione a memoria!”

È il mio fottutissimo modo di parlare, che ti stia bene o meno! Ora scendi da questa cazzo di macchina e lasciami stare una volta per tutte!”

Liesel si sentì incredibilmente ferita da quelle parole. Era un dolore nuovo, che forse non aveva mai creduto di poter provare per suo fratello. Era così abituata a ricevere insulti gratuiti, ad essere quasi disconosciuta come sorella. Ma quella volta Liesel sentiva dolore. Troppo dolore. Forse era la consapevolezza di aver fallito ancora una volta, il toccare con mano quanto Steven fosse realmente cambiato e quanto poco lucido fosse. La droga lo stava mandando in pezzi, gli stava annientando il cervello. Non ragionava più da tempo e non sapeva più nemmeno chi fosse e da dove arrivasse. La sua famiglia era divenuta un parassita, un gruppo di persone che volevano guastargli il divertimento. E sua sorella era divenuta solamente un lontano ricordo.

Percepì per la prima volta dopo anni un noto pizzicore agli occhi mentre un nodo era andato a mozzarle il fiato in gola.

Era per lei giunto il momento di andarsene.

Bene.” concluse, scura in volto. Aprì con rabbia la portiera e scese con incredibile velocità. “Ti lascio in pace. Non ti tormenterò mai più, non preoccuparti. Fai quello che ti pare della tua vita. Ucciditi se vuoi.”

La sbatté nuovamente per poi allontanarsi a grandi falcate senza più lanciargli nemmeno uno sguardo. Incrociare i suoi occhi sarebbe stato troppo.

Udì alle sue spalle il motore accendersi e le ruote scivolare sull'asfalto. Ormai era sempre più lontano, lo sentiva, fino a che il silenzio totale non le perforò i timpani, incessante.

Salì sulla sua Opel e vi restò immobile per non seppe quanto tempo con i muscoli tremanti. Lo sguardo fisso davanti a lei, intenta a contemplare il vuoto, e lo stomaco che pareva accartocciarsi ogni secondo di più.

Nemmeno quella volta riuscì a piangere.





***





La terra scricchiolava sotto i piedi. Il loro fiato rapido ed irregolare faceva da sottofondo a quel deliberato tentativo di corsa.

Percepiva i muscoli quasi intorpiditi e terribilmente pesanti, il cuore tentare di sfondarle la cassa toracica ed una carenza d'ossigeno che minacciava di ucciderla.

Un momento, frena!” esclamò all'improvviso inchiodando sui propri piedi e poggiando le mani alle ginocchia per ritrovare l'aria che le mancava. Cosa diavolo le era passato per la testa quando aveva accettato di andare a correre assieme a Neal sulle colline di Los Angeles – posto più optato dagli sportivi per dedicarsi a del sano esercizio fisico –?

Ringrazia le tue sigarette.” la rimbeccò con sarcasmo l'amico, anche lui a corto d'aria, mentre pazientemente attendeva che si riprendesse. Aveva fastidiosamente ragione ma non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce nemmeno sotto tortura. “Avanti, non ci manca molto.” la incoraggiò successivamente.

Liesel sospirò per poi tornare in posizione eretta.

Togliamoci questo dente.” borbottò prima di riprendere a correre, immediatamente seguita dal biondino. Ce l'avrebbe fatta senza morire. Quella mattina era uscita di casa del tutto carica ed in tenuta sportiva. Pantaloncini e canotta aderenti, accompagnati da scarpe da jogging. I capelli erano stati raccolti in una treccia stretta, così che non le impedissero la completa visuale del percorso. Neal aveva trovato la soluzione in un paio di pantaloncini della ragazza, rigorosamente fucsia, che mettevano in risalto ogni sua fattezza. Liesel non aveva potuto fare a meno di ridere non appena le si fu parato davanti in tutto il suo splendore. I miei pantaloncini sono tutti a lavare, aveva spiegato con una scrollata di spalle nonostante nessun tipo di domanda fosse fuoriuscito dalle labbra della bruna. Ad ogni modo, i buoni propositi con cui si era fatta forza prima di uscire di casa avevano trovato presto una fine dopo i primi due minuti di corsa. Liesel era un tipo da palestra, da camminata, da esercizi statici. La corsa non rientrava assolutamente fra le sue capacità e la colpa era interamente del fiato che non aveva. Ed ancora una volta i suoi polmoni la stavano maledicendo per lo sforzo cui li aveva sottoposti. “Hai deciso cosa fare per il tuo compleanno?” gli domandò quindi con l'intenzione di ignorare la sensazione di una morte imminente. Forse distraendosi avrebbe anche trovato il modo di giungere viva a destinazione.

Neal avrebbe compiuto di lì a una settimana ventiquattro anni. Un altro compleanno in cui gli auguri della sua famiglia avrebbero rappresentato solamente una speranza che non poteva concretizzarsi.

Pensavo cena e Red.” rifletté il ragazzo continuando a scrutare la strada davanti a sé.

Liesel corrugò la fronte.

Come mai non il Liquid Kitty?” domandò incuriosita, al che il ragazzo scrollò semplicemente le spalle.

Volevo cambiare un po'.”

La bruna restò qualche attimo in silenzio poi decise di dar voce a ciò che pensava.

Morris lavora al Red.”

Neal posò le iridi bluastre su di lei.

L'hai conosciuto lì?” le domandò interessato. La ragazza annuì. “Beh, non è un problema, no?”

No, no.” Rifletté. “E la cena?”

Non lo so ancora. Si potrebbe fare una cosa tranquilla a casa o al ristorante di Phil.”

Beh, farla al Providence non sarebbe male.”

Sì, si mangia benissimo. Chiedi a Phil per una decina di persone.”

Sai già chi invitare?”

Più o meno sì.” Liesel fremeva dalla voglia di indagare sulla presenza di Damian. L'avrebbe invitato? Non sapeva nemmeno più a che punto fossero i loro rapporti, non ne aveva più parlato. “Dovresti avvisare Tom e Bill.”

Liesel si irrigidì immediatamente senza smettere di stargli dietro. Sentiva che la sua lingua avrebbe presto toccato terra.

Per cosa?” borbottò sospettosa.

Non hai terminato i capi?” le domandò con un sopracciglio alzato.

Oh, giusto.

Aveva quasi dimenticato di averli cuciti anche per loro. Il suo inconscio aveva agito ancora una volta.

Per quanto allettante fosse l'idea di ignorare tale consapevolezza, sapeva di non poter trasgredire la propria etica professionale.

Li avviso quando arriviamo a casa.” tagliò corto con il misero filo di voce che le era rimasto in gola.

Il silenzio durò ancora troppo poco.

Ti ho sentito uscire ieri sera.” Neal aveva scagliato la bomba regalando semplicemente una conferma ai sospetti di Liesel. La bruna aveva sempre saputo che quella domanda sottintesa prima o dopo sarebbe stata posta. Per quanto vi tentasse, Neal era probabilmente più curioso di lei ed il trattenersi dall'indagare era pura utopia. “E rientrare.” aggiunse come per incoraggiarla a fornirgli delle spiegazioni che ancora non aveva ricevuto.

Liesel era più che consapevole del fatto che l'unica via d'uscita a quei muti interrogativi era la pura e semplice verità.

Sono andata da Steven.” ammise ignorando nuovamente l'affanno che – lo sentiva – la stava per uccidere.

Neal sospirò roteando gli occhi.

Liesel.” borbottò con rimprovero.

Senti, è mio fratello fino a prova contraria.” obiettò lei. “Sono libera di andare da lui tutte le volte che voglio.”

Sì, sarà anche tuo fratello ma un fratello non del tutto ordinario. Immagino tu non abbia cavato un ragno dal buco.” Il silenzio di Liesel bastò come risposta. “Quando imparerai che parlarci non serve a nulla?”

Cosa dovrei fare? Lasciarlo cadere nel fosso senza nemmeno provare ad impedirglielo?”

Ci hai già provato in tutti i modi.”

E non intendo arrendermi fino a quando non sarà davvero troppo tardi.”

Scrutò Neal e notò che sorrideva con una tenerezza del tutto nuova negli occhi.

Sai, per quanto stronza tu sappia essere alle volte, firmerei per avere una sorella come te.”





***





Non aveva decisamente voglia di udire la loro voce, motivo per cui decise di inviare un semplice e professionale messaggio.


I capi sono pronti. Potete venire a provarli.


Il numero di telefono del chitarrista era rimasto memorizzato nella sua rubrica dalla sera del discutibile tamponamento.

Con un sospiro si gettò a peso morto sul morbido ed accogliente letto che tanto amava.

Aveva un incredibile bisogno di riposare; quella dannata corsa l'aveva a dir poco distrutta. Neal, al contrario, era parso incredibilmente risollevato ed aveva trovato il coraggio di dedicarsi ad una serata in discoteca con gli amici. Le aveva proposto di aggiungersi alla compagnia ripetute volte ma la bruna aveva fermamente declinato l'offerta. Doveva essere del tutto pazzo.

L'improvviso vibrare del cellulare la fece sobbalzare sul materasso ed il cuore prese a martellarle nel petto. Probabilmente si era trovata sul punto di addormentarsi senza nemmeno accorgersene.

Si portò il telefono davanti agli occhi e visualizzò il messaggio appena ricevuto.


D'accordo. Quando possiamo venire in azienda?


Liesel rifletté qualche attimo prima di rispondere. Se avesse voluto portare a termine il progetto in tempi brevi, avrebbe dovuto organizzare quell'incontro il prima possibile.


Domani mattina va bene.


Sbuffò. Pareva una persecuzione, un dannato castigo.


Agli ordini, Bulgaria ;)


A quell'insopportabile nomignolo, le mani non poterono fare a meno di prudere. Odiava quel nomignolo. Era un dettaglio della sua vita, un luogo d'origine che ancora rifiutava.


Ti ho già detto di non chiamarmi a quella maniera.


Bloccò l'I-Phone con l'intenzione di poter finalmente dormire ma i suoi buoni propositi vennero mandati a monte da un nuovo messaggio.


Mi odierai ancora per molto? :)


Liesel sollevò un sopracciglio. Voleva convertirla a qualche strano principio di inquietante amicizia? La risposta, quella volta, fu piuttosto facile.


Finché morte non ci separi.

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Capitolo 7
*** Weaknesses ***


aaaaaaaaaaa


7
Weaknesses





I gemelli Kaulitz stanno arrivando.” le annunciò Jenna, riuscita ad accalappiarla nel bel mezzo del corridoio lungo il quale Liesel stava trottando in direzione della cabina armadio dell'azienda, dove i modelli normalmente indossavano i capi in prova. Una lunga giornata la attendeva e voleva far sì che quelle ore trovassero vita facile e possibilmente indolore.

Falli venire qui, per favore. Li aspetto.” Giunta a destinazione, la segretaria si congedò con un cenno d'assenso. “Mi servirà una riabilitazione alla fine di tutta questa storia.” borbottò gettando malamente sul tavolo gli ultimi capi che aveva recuperato dal suo ufficio.

Erano venuti meglio di come si aspettava. Era sinceramente orgogliosa del duro lavoro cui aveva dato anima e corpo in numerose nottate insonni. I suoi sforzi avevano finalmente dato i dovuti frutti.

Quanto la fai nera.” commentò Samantha sventolandosi un dépliant davanti al viso con aria accaldata mentre si godeva un fresco bicchiere d'acqua. Anche quel giorno Los Angeles aveva deciso di uccidere nel fuoco i suoi abitanti.

A proposito!” esclamò all'improvviso la bruna fronteggiandola con aria minacciosa ed un dito puntato contro. “Prova anche solo con il pensiero a proporre ai gemelli un dannato caffè e ti disconosco come collega e amica.” Colse la rossa a deglutire appena prima che un bussare alla porta già aperta alle sue spalle la facesse voltare con aria fintamente disinvolta. “Ciao.” salutò tranquilla non appena le sue iridi si posarono sulle figure dei ragazzi.

Ciao.” salutarono loro in coro, seguiti da una Samantha fin troppo entusiasta.

Samantha, giusto?” sorrise Tom in direzione della rossa.

Sì.”

L'espressione compiaciuta sul volto della ragazza suggerì a Liesel l'enorme soddisfazione nel sentir ricordare il proprio nome da una rockstar. Poteva perfettamente immaginare quanti castelli stesse costruendo nella sua testa, con tanto di decorazioni.

Questi sono i capi.” intervenne la bruna con l'intento di gettarsi subito al dunque. Posò una mano sulla pila di tessuti che aveva poggiato sul tavolo poco prima.

Liesel, sono appena entrati.” ridacchiò la rossa. “Volete un bicchiere d'acqua?” domandò successivamente ai gemelli e Liesel strinse i pugni per non lanciarlesi contro. Odiava essere interrotta.

No, grazie.” rispose gentilmente Bill.

Bene.” fece Liesel con sarcasmo. “Dicevo, questi sono i capi. Questi –” Posò la mano sulla pila di sinistra. “- sono di Bill. E questi –” Posò la mano su quella di destra. “- sono di Tom.”

Ci cambiamo qui?” domandò il vocalist curioso mentre si guardava per un momento attorno.

Non mi dite che vi imbarazza cambiarvi davanti a due donne.” li stuzzicò con espressione furba in viso.

A me no.” sorrise appena il chitarrista lanciandole un'occhiata di inequivocabile sfida mentre la affiancava per afferrare la prima maglia. La studiò con attenzione mentre il fratello lo seguì nelle sue stesse azioni. “Sei brava.” commentò quasi sorpreso. Sorpresa che irritò non poco la bruna. Dubitava della sua professionalità?

Non faccio questo lavoro per caso.” ribatté caustica per poi portarsi alla bocca un bicchiere d'acqua che le aveva fatto trovare l'amica sulla scrivania.

Il chitarrista, senza degnarla di una risposta o troppi preamboli, si sfilò la maglietta color crema che indossava quel giorno. Le pupille di Liesel indugiarono un secondo di troppo sui suoi addominali scolpiti, sulla pelle glabra lievemente abbronzata e sui pettorali torniti, ed il pensiero che le attraversò per un attimo la mente fu solo uno: merda.

Professionalità. Era il concetto sul quale aveva tentato di concentrarsi nel successivo minuto – tempo che Tom impiegò per coprirsi di nuovo con il capo cucito giorno e notte da lei – fino a che anche Bill non mise in mostra il proprio corpo.

Le costò metà della dignità ammettere che anche il cantante fosse dotato di un fisico niente male seppur meno formato e muscoloso di quello del fratello. Solo allora scorse i famosi tatuaggi che avevano stuzzicato il suo interesse due settimane addietro. Lo stesso simbolo dell'amicizia che riportava Tom sul bicipite, affiancato dal famoso cuore. A primo impatto le venne piuttosto spontaneo distogliere lo sguardo, lievemente impressionata, poi lo riportò su di esso per studiarlo appena. Era realmente disegnato nel dettaglio, qualcosa che lei stessa faticava ad immaginare sulla propria pelle. Si chiedeva cosa lo avesse spinto a desiderare qualcosa di simile e ciò non faceva altro che avvalorare la sua ipotesi: quei due erano del tutto fuori di testa.

Con le iridi castane catturò nuovamente l'immagine di Tom, il quale si lasciava fasciare dalla maglietta nera aderente e se la sistemava attorno al torace.

Mi sembra a posto.” commentò osservandosi attentamente da ogni angolazione.

Liesel gli si fece più vicina e prese a studiare ogni singola cucitura per poi aggiustargliela sulle spalle. Con la coda dell'occhio notò Samantha fare la medesima cosa con Bill.

Sì, le misure ci sono.” rifletté. “D'accordo, proviamo la giacca sopra.” annunciò poi passandogliela. Anch'essa nera, era caratterizzata da uno stile elegante ma per nulla classico. Poteva richiamarne anche uno più sportivo se propriamente abbinata.

Scrutò il chitarrista da cima a fondo e per un momento temette di lasciarsi eccessivamente andare con gli apprezzamenti. Non aveva mai avuto occasione di osservarlo in giacca e doveva ammettere che gli donasse particolarmente. Si voltò di nuovo in direzione di Bill e notò che anche lui aveva indossato la stessa giacca grazie all'aiuto della rossa.

Sì, facevano decisamente la loro figura.

Che seccatura.





***





Quando le varie prove giunsero al loro termine Liesel tirò un sospiro di sollievo.

Ora voleva solamente godersi la sua pausa caffè – idea che l'aveva tormentata fino a quell'istante – e non dover fingere gentilezza.

Sentite, dato che l'altra volta avete declinato il mio invito, pretendo che veniate a prendere un caffè con noi.”

Liesel, in quel momento impegnata a riordinare la scrivania, sgranò gli occhi voltandosi nella direzione di Samantha. Aveva sentito bene?

I gemelli si scambiarono un'occhiata veloce per poi sorriderle.

Va bene, stavolta abbiamo proprio bisogno di caffè.” accettò Bill con gentilezza sotto lo sguardo esterrefatto della bruna.

Samantha, dal suo canto, la scrutò con sicurezza come a dirle senza timore che le sue minacce non la intimidivano.

Questa me la paghi, borbottò mentalmente ormai arresa ai fatti.

Perfetto.” sorrise la rossa sotto il suo sguardo inceneritore. “Andiamo.” la stuzzicò.

Una cosa era certa, una volta sole avrebbe saputo come porre fine a quel suo sorrisetto vittorioso.

Giunti al bar dell'azienda, presero posto ad uno dei tavolini. Samantha e Liesel da un lato, Tom e Bill di fronte.

Per Liesel la pausa caffè aveva da sempre rappresentato un momento di riposo, di spensieratezza, e che quella mattina si trovasse costretta a guastarlo con i Kaulitz la rendeva non poco nervosa.

Come vi siete conosciuti?” si informò all'improvviso la rossa con incredibile interesse, così tanto che Liesel non poté fare a meno di intervenire.

Non siamo amici di vecchia data.” puntualizzò. “Li ha scelti Neal per il servizio fotografico.”

A dire il vero abbiamo avuto il piacere di conoscerci qualche giorno prima.” precisò Tom con aria sardonica e disinvolta.

Ora lo stendo con una testata, pensò la bruna. Una sola, secca.

Sì, beh, cosa di poco conto.” tagliò corto fulminandolo con lo sguardo per fargli intendere che se avesse proferito una sola parola ancora sul loro fatidico incontro, sarebbe uscito da quell'azienda con un testicolo in meno.

Voi invece vi conoscete da tanto?” intervenne Bill interessato.

Da quando sono venuta qui. Circa due anni fa. Lei lavorava già all'epoca e mi ricordo che mi ha colpito immediatamente la sua esuberanza.” sorrise Samantha. “Difficile che Liesel passi inosservata.” ridacchiò poi lanciandole un'occhiata dal retrogusto malizioso.

Quello senza ombra di dubbio.” sollevò un sopracciglio il chitarrista.

Liesel evitò di lanciargli una scarpa solamente perché interrotta dall'arrivo del cameriere.

Ciao, Jim.” lo salutò calorosamente Samantha. “Loro sono Tom e Bill, freschi freschi dai Tokio Hotel.”

Piacere!” esclamò il moro a dir poco colpito da tale presenza. Vedevano molta gente varcare la soglia dell'azienda ma ogni qual volta una celebrità facesse il proprio nobile ingresso il fermento si percepiva con forza da parte di tutto il personale e Liesel si chiedeva il perché di tanto chiasso. Erano due ragazzini pomposi; perché farli sentire ancora più importanti di quel che in realtà erano? “Cosa posso portarvi?” domandò poi Jim, eccitato alla sola idea di servirli.

Due caffè normali.” rispose Bill con la sua solita gentilezza. Pareva quasi intenerito da tale reazione.

Io uno macchiato.” continuò Liesel.

Anche per me.” si aggiunse Samantha. Annotato il tutto, il ragazzo si congedò. “E ora cosa state facendo? State lavorando ad un nuovo disco?” continuò quindi particolarmente interessata.

Sì, ci stiamo lavorando da qualche anno. Ci siamo presi una pausa più lunga questa volta. Avevamo bisogno di un po' di tregua, motivo per cui ci siamo trasferiti a Los Angeles.” spiegò il chitarrista.

Strano posto dove trovare la tregua.” ridacchiò la rossa.

Tom sorrise quasi imbarazzato ed abbassò lo sguardo per poi rialzarlo immediatamente.

Sì, beh, so che sembra strano. Ma ci sembrava il luogo migliore, d'altronde non eravamo così tanto conosciuti qui come in Europa. Cosa che ovviamente non toglie di mezzo i paparazzi ma fa parte del nostro lavoro ed abbiamo imparato a conviverci.”

Anche tu fai la stilista?” chiese improvvisamente Bill a Samantha.

Sì.” sorrise quasi intimidita. “Ma non sono ai suoi livelli.” aggiunse indicando la bruna con un gesto del capo.

Liesel scosse la testa e roteò gli occhi.

Non fare la modesta.” la rimbeccò.

Non faccio la modesta, è la verità. Sei tu che stai realizzando una linea non io.” le sorrise del tutto tranquilla.

È solo questione di esperienza, sei qui da meno tempo. Ma sei brava.” si impuntò Liesel.

È strano sentirti fare dei complimenti a qualcuno.” commentò Tom compiaciuto e quasi sorpreso. La ragazza si voltò minacciosa verso di lui. “Me lo concedi?” sollevò di nuovo le sopracciglia lui con sano sarcasmo.

Eppure vedo che nonostante la tua consapevolezza di non piacermi, non fai nulla per farmi cambiare idea.” lo stuzzicò.

Lui scrollò le spalle senza abbandonare quell'espressione del tutto rilassata che a lungo andare le dava la nausea.

Ho qualche speranza? Per quanto poco io ti conosca, non è difficile dedurre che non sei una tanto facile da scollare dalle sue convinzioni.” ammise. “E, se posso essere onesto, non sono interessato a farti cambiare idea.”

L'aveva detto con il sorriso più sereno del suo repertorio.

Ma ecco che una nuova sensazione di fastidio aveva stretto lo stomaco di Liesel. Cos'era? Umiliazione? Mai un ragazzo le aveva sputato con tanta facilità la realtà in faccia. Mai per un momento l'aveva fatta sentire un tantino più piccola. Mai aveva sbandierato il proprio disinteresse, davanti ad altre persone per giunta.

Le mani presero a prudere. Tom Kaulitz non poteva averla messa a tacere. Liesel Petrova non poteva farsi sottomettere da una mocciosa rockstar sfacciatamente sicura di sé.

Bene, allora siamo d'accordo.” fece con incredibile nonchalance prima che i loro caffè arrivassero.

Al diavolo.

Samantha si schiarì la voce mentre versava una bustina di zucchero nella propria tazzina.

Comunque.” riprese, chiaramente per spostarsi su un altro discorso. “Riuscite ad andare in giro? Andate mai in spiaggia, per esempio?”

Sì, ci piace molto andare alla spiaggia El Matador di Malibù.” rispose il vocalist prima di sorseggiare la sua calda bevanda.

Liesel percepì un brivido alla schiena.

Non farlo.

Sul serio?” esclamò la rossa colpita ed emozionata al tempo stesso. “Anche noi ci andiamo ogni tanto!”

L'ha fatto.

Non vi abbiamo mai visto però.” sorrise Bill, sorpreso.

Non ci andiamo di frequente.” gesticolò lei. “Ma è una spiaggia stupenda. Anzi, potremmo incontrarci là una volta.”

Ormai Liesel aveva persino terminato di pensare. Che bisogno c'era d'altronde? L'intero cosmo ce l'aveva con lei. Nulla da spiegare.

Sarebbe carino.” annuì il biondo. “Si potrebbe dire anche a Neal.”

L'espressione euforica di Samantha venne ben presto sostituita da una intrisa di astio.

Sì, si potrebbe fare.” borbottò.

I gemelli aggrottarono le sopracciglia ed entrambi cercarono con lo sguardo una spiegazione da parte di Liesel.

Lei e Neal non vanno molto d'accordo.” chiarì quasi disinteressata per poi sorseggiare un altro po' di caffè.

Dì pure che ci detestiamo.” precisò la rossa.

E non si sa ancora bene il motivo.” continuò Liesel.

È un insopportabile so-tutto-io, una checca isterica dalla sindrome premestruale cronica.” La bruna tornò ad osservare i gemelli e sorrise con sarcasmo. “Ma mi posso adattare. Anzi, ne approfitterò per stuzzicarlo e rendergli la vita impossibile. È piuttosto divertente.”





***





Una tipa strana l'amica di Liesel.” fu il primo commento di Bill una volta solo con suo fratello.

Tom, alla guida, scrollò le spalle con una lieve smorfia di divertimento sulle labbra.

Ci sarà un motivo se sono amiche.” fece caustico.

Aveva sviluppato un'opinione molto chiara nei confronti di Liesel. Che fosse l'essere umano più curioso, contorto e contraddittorio del pianeta era ormai assodato. Ciò che non riusciva a comprendere fino in fondo era su quali assurdi criteri si basasse la sua improbabile mentalità. E ancora, cosa diamine la spingesse a detestarlo a quella maniera senza una spiegazione quantomeno plausibile. Che Samantha fosse simile a lei, di conseguenza, era più che ovvio e facile da credere. Probabilmente era munita di qualche rotella in più ma la sostanza era invariata.

Però è simpatica.” parlò ancora suo fratello. “Come Liesel, d'altronde. Per quanto pazza ed instabile.”

Tom sollevò un sopracciglio e si voltò per un paio di secondi nella sua direzione per constatare effettivamente quanta verità vi fosse in quello che aveva appena proferito con convinzione.

È una squilibrata.” ribatté quasi esterrefatto prima di tornare a concentrarsi sulla strada.

Era indubbio che spesso quel suo modo di fare così controverso lo divertisse ma non era nemmeno da dimenticare la dura realtà dei fatti: Liesel Petrova non era – senza alcun dubbio – sana di mente.

Bill si strinse nelle spalle con un sorriso.

Sì ma non riesce ad irritarmi per quanto sia inspiegabilmente scontrosa. Mi fa sorridere. Forse mi fa quasi tenerezza.”

Tom sgranò gli occhi fino a farseli quasi uscire dalle orbite e per poco non inchiodò con l'auto.

Tenerezza quell'insieme di scontrosità, saccenza ed assurdità? Stiamo parlando della stessa persona?”

Liesel smuoveva in lui emozioni che nemmeno lontanamente potevano essere accostate alla parola tenerezza. Suo fratello aveva un modo di vedere la vita del tutto affascinante nella sua inspiegabilità.

Sì. Non è una persona cattiva. Se continua ad attaccarti, lo fa solamente per autodifesa. Ne avevamo già parlato.”

Difendersi da cosa? L'ultima cosa che voglio fare è stuprarla o ucciderla a mazzate, anche se la tentazione alle volte è forte.”

È la nostra figura a darle fastidio, non noi come persone. Non senti che ha dei pregiudizi? Che parla per categorie? Voi rockstar, voi celebrità, voi ricconi...” Era vero. Tom vi aveva fatto caso ma continuava a non spiegarsi il motivo. “Lasciamola sfogare. Quando si renderà conto di non avere più argomenti e di essersi sbagliata, non potrà fare altro che ricredersi e finirla esattamente come ha iniziato.”





***




Faceva finta di non ascoltare quella telefonata, troppo impegnata a sfogliare con falsa attenzione il giornale sotto i suoi occhi vaghi. Le dita della mano sinistra picchiettavano palesemente nervose sul tavolo della cucina mentre la destra voltava pagina, a distanza di una decina di secondi ogni volta, quando pensava che i tempi di lettura fossero credibili.

Neal, seduto a capotavola, parlava da qualche minuto con Tom al telefono. Quello che avrebbe dovuto essere un accordo sul servizio fotografico si era trasformato ben presto in un'allegra conversazione cui il suo migliore amico stava partecipando con notevole entusiasmo.

Ciò che l'aveva inquietata fino a quell'istante stava prendendo forma e concretezza. Neal, Tom e Bill stavano lentamente dando vita ad un rapporto che andava ben oltre l'aspetto professionale. Il loro sentirsi spesso, le loro chiacchierate lunghe mezzore – o a volte persino ore intere – minacciavano la nascita di un'amicizia cui Liesel non avrebbe mai preso parte.

Era sempre stata inspiegabilmente gelosa di Neal ma nella maniera più sana ed innocente. Ora percepiva nella pelle una nuova sensazione, un nuovo bisogno; quello di proteggerlo. Così come con Damian, non voleva che il biondino entrasse a far parte di un mondo troppo lontano dal suo, che l'avrebbe inevitabilmente danneggiato.

D'accordo, ci vediamo. Ciao, Tom. Saluta Bill.” Riattaccò. Quando sollevò finalmente lo sguardo sulla bruna, questa restò a scrutarlo per qualche istante in silenzio. “Cosa?” domandò quindi probabilmente a disagio.

Niente.” borbottò lei con una scrollata di spalle prima di alzarsi dalla sedia e raggiungere la credenza per recuperare un bicchiere che presto riempì d'acqua fresca. “Senti, stasera ho voglia di bere.” annunciò poi sotto il suo sguardo basito.

Perché questa strana voglia improvvisa?” indagò lui con un sopracciglio sollevato.

Effettivamente non aveva nemmeno avuto il tempo di riflettervi. Aveva semplicemente dato voce al primo pensiero che le aveva attraversato la mente.

Così.” scrollò di nuovo le spalle. “Da quando è strano?”

Beh, non hai esattamente detto 'stasera ho voglia di guardare un film'.” le fece notare.

La ragazza si sentì pervasa da un brivido di fastidio.

Parli come non avessi mai bevuto in vita mia. È così scioccante?”

Neal non proferì risposta.

Senza aggiungere altro, Liesel abbandonò la cucina.





***





Neal era perfettamente consapevole di quanto Steven rappresentasse per Liesel un motivo di stress. Sapeva quanto la sua migliore amica, nonostante non volesse ammetterlo, soffrisse per suo fratello. Non era dunque difficile da comprendere il motivo di quei suoi improvvisi atteggiamenti scontrosi e per nulla socievoli. Si chiudeva in se stessa e non lasciava entrare nessuno nel suo più intimo mondo, nemmeno lui. Mutava umore nel giro di pochi secondi, senza che nessuno se ne rendesse conto, e parlava senza riflettere. Si alzava, se ne andava, si ammutoliva.

Scosse la testa abbandonandosi ad un debole sospiro.

Se avesse posseduto una bacchetta magica, avrebbe senza dubbio agito a suo favore. Avrebbe rimesso a posto suo fratello in pochissimi secondi ed avrebbe cancellato dalla storia Andrew, il dannato motivo per cui si rifiutava di avvicinare qualsiasi uomo per più di una notte di sesso.

Improvvisamente il suo cellulare prese a squillare. Gettò le pupille nella sua direzione e percepì le vertigini nel leggere il nome di Damian. Non si erano più sentiti dall'ultima discussione che avevano avuto.

Rispondere o accantonarlo per sempre?

Deglutì prima di portarsi il telefono all'orecchio.

Pronto?” mormorò incerto ma fingendosi il più freddo possibile.

Ciao.” udì dall'altro capo la sua voce calda, in quel momento tremendamente seria.

Ciao.” rispose lui dopo qualche secondo.

Si domandava il motivo di tale telefonata. Avevano litigato innumerevoli volte ma mai come quell'ultima. E Damian era un ragazzo così orgoglioso, che stentava a credere che fosse stato lui il primo a farsi vivo. Da una parte aveva quasi desiderato di non sentirlo più, forse illudendosi di dimenticarlo; dall'altra – e ciò lo faceva sentire un fallito di proporzioni cosmiche – era sollevato nel bearsi nuovamente della sua voce.

Passarono altri secondi di silenzio in cui entrambi probabilmente cercavano le giuste parole con cui spezzarlo. Fu Damian a schiarirsi poi la voce.

Dobbiamo parlare.” esordì nuovamente. “Possiamo vederci stasera?

Merda.

Che doveva fare? Non gli era ben chiaro se Liesel volesse trascorrere la serata a suon di alcol in compagnia o nella completa solitudine. Non era nemmeno certo che la bruna non si offendesse in caso di buca, soprattutto se la causa ancora una volta assumeva il nome di Damian.

La domanda più giusta era 'Lui se lo merita?'.

Sospirò.

D'accordo.” cedette. Non gli era costato poi molto.

Vieni da me per le nove. A più tardi.”

Non attese nemmeno una sua risposta. Riattaccò facendolo sentire ancora più stupido di quanto già non fosse.





***





Si, domani abbiamo il servizio fotografico.”

Georg e Gustav sorridevano interessati al di là dello schermo del portatile.

I gemelli Kaulitz, stravaccati sul divano, avevano fatto un breve resoconto dell'avventura che li vedeva coinvolti con Neal e Liesel. La seconda metà del gruppo si era mostrata entusiasta di tale progetto riconoscendo in esso un certo vantaggio per la band stessa benché riguardasse solamente Tom e Bill.

Quindi immagino le cose vadano meglio con la psicopatica.” rifletté Georg, il mento poggiato alla mano in un'espressione di pura curiosità.

Ci limitiamo ad un rapporto quasi civile e professionale.” scrollò le spalle Tom mentre posava un piede sul tavolino di fronte a sé dove il computer si trovava.

Quasi?” sollevò un sopracciglio il batterista.

Diciamo che noi facciamo del nostro meglio ma la psicopatica non sembra dello stesso parere.” spiegò Bill.

Ormai psicopatica era il solo nome con cui i loro amici capissero di chi parlassero e tale era rimasto. Effettivamente i gemelli non avevano mai pensato di affibbiarle un'identità, in modo da chiarire maggiormente con chi avessero a che fare. Non vi avevano semplicemente pensato.

Il fotografo invece è simpatico. Si sta instaurando un bel rapporto.” riprese Tom con un lieve sorriso. “Ci ha invitato al suo compleanno, venerdì.”

Andate?” si informò il rosso.

Sì.” sollevò le spalle Bill lanciando un'occhiata a suo fratello come in cerca di conferma. “Ci svaghiamo un po'.”

Il chitarrista annuì.

Noi abbiamo deciso quando venire a Los Angeles.” cambiò discorso Georg ed entrambi i gemelli si drizzarono sul divano, improvvisamente interessati. “A dire il vero non abbiamo ancora una data precisa ma pensavamo una settimana prima della sfilata.”

Bene!” esclamò Tom con gli occhi che brillavano. “Dobbiamo recuperare il tempo perso, Hobbit.” sorrise poi malizioso ed ammiccante.

Tutti scoppiarono a ridere scuotendo la testa con fare rassegnato.

Sei sempre il solito.”





***





La video-chiamata durò più del previsto e quando venne interrotta i gemelli distesero i muscoli contratti ed intorpiditi. Una chiacchierata con i loro compagni di disavventure era un toccasana, un motivo di buon umore e serenità. Benché si guardassero bene dal manifestare le proprie emozioni, la mancanza che provavano l'uno per l'altro era palese e palpabile. Ricordavano le intere giornate a scrivere e comporre nuove melodie, le chiacchierate fino a notte fonda, le maratone alla play-station, le fide a ping-pong, le rincorse, i lanci di cibo e le litigate. Erano ricordi felici di cui facevano tesoro. Tom, dal suo canto, provava sempre a convincerli sul loro trasferimento nella Città degli Angeli; sforzi che puntualmente venivano respinti poiché giudicata troppo caotica e lontana dal loro stile di vita. Il chitarrista comprendeva in parte. Inizialmente si era trattato di un vero e proprio salto nel vuoto, in una cultura diversa, in una città che non dormiva mai e straripava di fotografi e personaggi famosi. Col tempo avevano avuto modo di conoscerla meglio, di prendervi confidenza, di individuare i luoghi più appartati e convenienti. Si erano creati la loro cerchia di amici a dispetto di qualsiasi pensiero negativo. Si stavano costruendo con successo una nuova vita dalle radici e ne andavano incredibilmente fieri poiché non tutti ne erano in grado. Avevano visto gente rinunciarvi prima di un concreto inizio; avevano visto gente che dopo poche settimane si era ritirata da quel mondo, definito troppo in tutto. Tom e Bill, in completa solitudine, avevano stretto i denti e ce l'avevano fatta.

Li ho trovati bene.” sorrise Bill mentre abbassava lo schermo del PC. Tom annuì con un lieve sorriso. “Sigaretta?” propose poi il vocalist che non ebbe bisogno di una risposta.

Entrambi si erano già alzati dal divano, diretti al giardino. Aprirono il finestrone scorrevole e lo richiusero alle loro spalle dopo aver fatto uscire i cani. Trovato posto sulle poltrone in vimini, si abbandonarono alla nicotina.

Ho sentito Ria qualche giorno fa.” esordì all'improvviso il chitarrista mentre espirava la prima boccata di fumo. Aveva lanciato un veloce sguardo a suo fratello, giusto per coglierne l'immediata reazione, poi l'aveva nuovamente posato sui suoi cuccioli intenti a passare in rassegna l'intero giardino. “Non è la prima volta.” aggiunse poi senza guardarlo.

Aveva sinceramente timore della sua risposta. Primo, perché gli aveva nascosto una verità. Secondo, non sarebbe stato d'accordo su quello strano rapporto che aveva creato con la sua ex.

Poiché ancora non aveva ricevuto replica, prese coraggio e si voltò di nuovo verso di lui. Questo lo scrutava con una sfumatura nelle iridi che per un momento gli spezzò il cuore: delusione e timore.

Perché non me ne hai mai parlato?” domandò con tono incredibilmente delicato.

Tom sospirò appena concentrandosi sull'albero di fronte a sé. La tiepida brezza serale gli sfiorava lievemente il viso rilassandolo per quanto possibile.

Non lo so, Bill.” mormorò mentre il fumo creava spirali irregolari davanti a sé. “Forse avevo paura del tuo giudizio perché la situazione è già abbastanza strana per me.”

Era la prima volta che dava voce a quei pensieri. Per la prima volta stava aprendo il proprio cuore su tutta quella vicenda ed ora che stava accadendo sentiva solamente un gran magone.

Dalla rottura con Ria non aveva mai proferito parola a riguardo nonostante i rispettosi tentativi di suo fratello. Aveva sempre preferito tenersi tutto dentro, nascondere nell'antro più profondo del suo cuore ciò che realmente provava. Non voleva che la gente lo compatisse, non voleva provare dolore benché la separazione fosse stata consensuale. Per quanto meditata, aveva fatto male ad entrambi perché i ricordi erano troppo vividi nella loro memoria. Non aveva semplicemente voluto riaprire una ferita.

Ma, Tom.” soffiò il biondo. “Sai perfettamente che non ti avrei mai giudicato.”

Tom chiuse per un momento gli occhi annuendo consapevole.

Lo so, Bill. Scusami.” Sospirò di nuovo. “Forse non ero ancora pronto per parlarne.”

Trascorse qualche attimo di silenzio che venne spezzato nel momento in cui Bill posò dolcemente la mano sul suo braccio.

Te la senti di farlo ora?” domandò con un sorriso comprensivo.

Il moro lo scrutò per attimi che parvero infiniti poi scostò nuovamente le pupille altrove.

Da dove poteva cominciare? All'improvviso le parole si erano trasformate in macigni e la bocca sembrava faticare ad aprirsi per emettere solamente un flebile suono.

Era sempre stato molto pudico nell'esprimere i propri sentimenti, nel parlare di sé.

Si schiarì la voce.

Sai che Ria è stata la prima ed unica ragazza di cui mi sia mai innamorato.” cominciò con fatica. Quei pensieri, espressi ad alta voce, lo facevano emozionare. “Insomma, è vero, abbiamo preso la decisione di finirla insieme e continuo a pensare che sia la giusta soluzione per entrambi.” Deglutì. “Ultimamente abbiamo ricominciato a vivere. Avevamo passato momenti difficili, momenti in cui non sopportavamo nemmeno più di sentire la nostra voce. Momenti in cui tutto sembrava pesante e forzato.” Si torturò un ginocchio con la mano libera. “Eppure, non so il motivo, entrambi non siamo riusciti a mettere un punto finale. Non siamo riusciti a chiudere definitivamente e a volte abbiamo ancora bisogno di sentirci.” Si strofinò momentaneamente il volto per poi rivolgersi a Bill. “Bill, è normale che mi manchino certe cose?”

L'aveva chiesto con la disperazione nello sguardo. La disperazione di chi aveva bisogno di aiuto, di chi aveva bisogno di qualcuno che lo aiutasse a dimenticare.

Il biondo sospirò appena prima di rispondere.

Sì, Tom.” mormorò. “Vedi, tu e Ria avete vissuto una storia d'amore per più di quattro anni. Avete vissuto assieme ogni giorno, avete condiviso gioie e dolori, vi siete scoperti e amati per la prima volta. Lei è la ragazza che ti ha permesso di conoscere un mondo che ti era estraneo, è la prima cui tu ti sia dato sentimentalmente e che ti ha fatto crescere. È normale provare questa malinconia, non riuscire a spezzare questa sorta di cordone ombelicale che avete creato. Ci vuole tempo, come per tutte le cose.” Tom abbassò lo sguardo e buttò la sigaretta non ancora del tutto consunta. Con un sospiro frustrato si prese la testa fra le mani e posò i gomiti alle ginocchia. Che il dolore trattenuto fino a quel momento avesse deciso di esplodere? Strinse le palpebre percependo un bruciore che da tempo non aveva più avuto modo di affrontare. Schiacciò i palmi contro gli occhi per impedire a quelle maledette lacrime di scivolare lungo le sue guance e rivelarsi a suo fratello. “Hey.” mormorò proprio il biondo carezzandogli la schiena curva. “Non sei anormale. È una reazione del tutto ragionevole.” Si prese una piccola pausa. “Tom, non devi vergognarti di piangere.” A quel punto il moro non poté più trattenere le gocce salate che presero a segnargli il viso contratto. Non aveva il coraggio di emettere un suono; pianse in silenzio, in imbarazzo. Non capiva il perché di quell'improvvisa reazione. Non capiva il perché di quelle lacrime quando non ne aveva versata una dalla separazione fino a quell'istante. Sentiva la mano di suo fratello continuare a sfiorargli con affetto la schiena per confortarlo come poteva e lo stomaco accartocciarsi sempre di più. “Stai sfogando tutto quello che ti sei tenuto dentro fino ad ora. Nulla per cui imbarazzarsi.” Quelle lacrime erano l'ennesima prova che l'aveva amata con tutto se stesso. Il suo cuore batteva all'impazzata ma le sue labbra non avevano ancora liberato un singhiozzo, un semplice suono. Era un pianto intimo, dignitoso, un pianto che testimoniava una stanchezza, una presa di coscienza e forse una liberazione. Quando sembrò essersi calmato appena, Bill riprese: “Però, Tom, sai anche tu cos'è giusto fare, vero?” Il chitarrista si asciugò gli occhi arrossati e tirò lievemente su con il naso. “Devi spezzare questo cordone.” Annuì impercettibilmente senza guardarlo. Continuava a tenere gli occhi serrati ed il viso fra le mani. Ora che era di nuovo lucido non voleva farsi vedere da suo fratello in quelle condizioni. “E continuare a sentirla non ti aiuta. Non fa bene a nessuno dei due.” Per quanto difficile da accettare, sapeva che era la verità. “Sei d'accordo?”

Sì.” soffiò per la prima volta con voce spezzata.

Passò qualche attimo prima che il vocalist si facesse prendere da uno slancio di tenerezza.

Vieni qui, fratellino.” Lo tirò a sé abbracciandolo con tutta la forza che aveva. Tom, dapprima frastornato, si lasciò andare a quella stretta. Una di quelle che avvenivano di rado ma piene d'amore. “Ti voglio bene.”





***





Aveva appena fatto ritorno a casa con una pesante busta della spesa in mano. Ricordava ancora lo sguardo sospettoso della commessa che l'aveva servita nello scorgere tutto l'alcol acquistato. Avrebbe scommesso la casa che fosse sul punto di chiederle la carta d'identità ma, dal suo canto, non aveva battuto ciglio. Sentiva che quella sera avrebbe dovuto dare sfogo alle sue frustrazioni – ne aveva molte – e nessuno sarebbe stato in grado di distoglierla da quell'intenzione.

Era un periodo dannatamente strano e combattuto. Da un lato, la soddisfazione nel campo lavorativo; dall'altro, i problemi che vedevano protagonista suo fratello. I Kaulitz facevano solamente da ciliegina ad un mix di situazioni che la inquietavano ed avevano in quel momento assunto un ruolo pressoché irrilevante.

No, i gemelli non facevano più testo.

Entrò in cucina e spalancò l'anta del frigo di nuovo vuoto. Aveva fatto rifornimento di alcol mentre il cibo non le era passato nemmeno per l'anticamera del cervello; quella sera non poteva definirsi una vera e propria ragazza modello.

Posò le bottiglie di vino negli appositi scomparti e richiuse ignorando quella sensazione di vuoto e di imbarazzo che aveva provato per un istante verso se stessa.

Hey.” entrò di soppiatto Neal facendola quasi sobbalzare. Liesel non rispose. Non aveva molta voglia di parlare. “Hai fatto spesa?” domandò il ragazzo con apparente entusiasmo che si spense non appena perlustrò il frigorifero. La bruna ignorò il proprio coinquilino e gettò il sacchetto di plastica nella pattumiera adottando un atteggiamento del tutto disinteressato e disinvolto. Neal si schiarì la voce passandosi una mano fra i capelli. “Beh, non è proprio quello che avevo immaginato ma... Va bene.” Richiuse l'anta e si voltò verso di lei che nel frattempo si era seduta sul davanzale della finestra e si era accesa in silenzio una sigaretta. “Ascolta...” borbottò e le orecchie della mora si tesero. Ormai conosceva fin troppo bene il ragazzo e sapeva che avrebbe presto ricevuto una notizia che non le sarebbe andata a genio. Tuttavia continuò ad osservare il panorama di Los Angeles come nulla fosse. “Mi ha chiamato Damian.” lanciò la bomba e Liesel percepì il primo brivido di fastidio. “Vorrebbe che stasera, verso le nove, andassi da lui. Vuole parlare.” La ragazza non mosse un muscolo e non si scomodò nemmeno per voltarsi a guardarlo. Aveva però stretto il pugno sinistro, le nocche biancastre a testimoniare. “Ti dispiace? Avevi intenzione di passare la serata assieme?”

Sì, avrei voluto il mio migliore amico al mio fianco. Lo pensò solamente.

Aveva percepito una morsa allo stomaco. La solitudine quella sera non avrebbe giovato alle sue paranoie. Sentiva il bisogno di condividere quel suo stato d'animo con qualcuno e quel qualcuno avrebbe dovuto essere Neal, l'unico in grado di comprenderla nel profondo, a dispetto di ogni apparenza.

Racimolò ogni singolo granello di forza di volontà per indossare una maschera; una maschera intrisa di indifferenza.

No, vai tranquillo.” si limitò a rispondere con una lieve scrollata di spalle.

Sapeva che gli occhi l'avevano tradita e che Neal era piuttosto talentuoso nello scorgere ogni suo più impercettibile cambio d'espressione. Ma non le importava.





***





Bill Kaulitz non era mai stato il re del tempismo, questo lui lo sapeva bene. Al contrario, se Los Angeles avesse inaugurato una categoria dedicata a tutti coloro che come lui avevano reso tale grattacapo una vera e propria patologia in stadio avanzato, si sarebbe senza ombra di dubbio accaparrato l'Oscar. Con tutti gli onori.

Presentarsi al mondo esterno, specialmente ad Hollywood, nella migliore delle condizioni fisiche era il minimo che una rockstar come lui potesse fare. Era una questione che Bill aveva preso piuttosto seriamente – una paranoia, a detta di Tom – da cui non poteva prescindere; una sorta di Codice da rispettare.

Dunque ciò bastava a giustificarsi contro le urla e le minacce che suo fratello gli lanciava da una buona mezz'ora.

Bill!” lo sentì sgolarsi dal piano di sotto. “Giuro sui cani che se non scendi entro due secondi esco senza di te e ti lascio a piedi!” La prospettiva non era delle più allettanti. Aveva non pochi problemi a compiere lunghe distanze senza l'ausilio di una macchina e, poiché poteva vantarsi di conoscere abbastanza bene il suo gemello, la sua buona coscienza gli impose di abbandonare il bagno e scendere le scale senza fiatare. Sapeva perfettamente quanta veridicità si nascondesse in quelle parole. Come? L'aveva lasciato veramente a piedi. “Grazie a Dio le minacce funzionano ancora con te.” borbottò Tom già pronto, vestito e profumato sulla porta di casa.

Bill si limitò ad indossare un giacchetto nero in pelle. Nonostante Los Angeles godesse di una temperatura stabilmente calda voleva prevenire qualsiasi inconveniente.

Una volta in macchina, accese la radio.

A che ora abbiamo il servizio fotografico domani mattina?” domandò all'improvviso dopo una breve riflessione. Ancora si domandava per quale razza di motivo scegliessero di andare a ballare sempre quando la mattina seguente avrebbero dovuto abbandonare il mondo dei sogni piuttosto presto.

Alle dieci.” rispose il chitarrista mentre si portava una sigaretta alla bocca. Abbassò il finestrino e la accese senza staccare gli occhi dalla strada.

Era sempre stato Tom il guidatore per eccellenza fra i due. Bill guidava ma non amava farlo quanto il fratello. Il moro vi trovava un qualcosa di rilassante, era divenuto un fattore automatico con chiunque. Bill, al contrario, gradiva abbandonarsi al suo fianco e godere della calma che il viaggio gli trasmetteva. Non aveva mai fatto mistero di quanto Tom fosse bravo a guidare e finché poteva ne approfittava.

Non trascorse molto tempo prima che raggiungessero il Bootsy Bellows. Parcheggiarono non molto lontano e si incamminarono verso l'entrata dove scorsero Shiro e Shay ad attenderli. Una coppia incredibilmente affiatata con cui avevano avuto modo di stringere una solida amicizia nel corso degli anni, sin dal loro trasferimento nella Città degli Angeli.

Hey!” sorrise Shiro non appena li vide. “Ce l'avete fatta.” ridacchiò poi dopo aver salutato entrambi.

Ringrazia Bill, come al solito.” ribatté Tom per poi posare affettuosamente una mano sulla spalla di Shay.

Bill era consapevole di quanto Shay si trovasse in mezzo a due fuochi. Cara amica di Ria, ora era costretta a dividersi fra lei e loro senza alcuna distinzione. Aveva sempre rivestito la parte della pura neutralità e l'aveva fatto molto bene. Tutti sapevano che quella situazione non era delle più semplici ma con un po' di pazienza erano giunti ad una soluzione quantomeno indolore.

Fecero il proprio ingresso al locale e la musica ad alto volume li accolse senza mezze misure.





***





Il dito pigiò ancora una volta il tasto del telecomando, insistente. Le immagini sullo schermo del televisore si susseguivano con velocità, senza un vero e proprio criterio, ed il suo sguardo perso ed un po' annebbiato fingeva di trovarvi interesse.

La prima birra aveva avuto vita breve ed era ovvio che non bastasse a negarle la lucidità. In completa solitudine, non aveva emesso nemmeno un suono, un verso, nulla. Amava l'indipendenza ma, abituata ad avere l'euforico Neal a gironzolarle attorno, cominciava a sentirne la mancanza soprattutto perché aveva aperto la seconda birra del tutto sola.

Una sottile sensazione di vergogna si impossessò della sua coscienza per un paio di secondi.

Tu che ti presti a grandiose ramanzine da Oscar con tuo fratello, ora sei stravaccata sul divano a tracannare birra dalla bottiglia.

Diede un'inutile occhiata al cellulare – nella vana speranza di trovare qualche messaggio o telefonata persa, così da farla sentire un po' importante – e si sollevò dal divano. Ignorò il lieve sbandamento che l'aveva fatta per un momento vacillare e si rifugiò in cucina. Non aveva toccato cibo e l'alcol stava facendo il suo effetto molto più velocemente.

I pensieri si susseguivano senza un ordine, senza un senso logico. Pensieri fondamentalmente vuoti cui nemmeno prestava reale attenzione. La sua mente ospitava un ammasso di contraddizioni senza capo né coda.

Cominciava a provare il bisogno di uscire. Voleva godersi una passeggiata per le strade di Los Angeles, lasciarsi carezzare dalla tiepida brezza serale, accompagnata da una sigaretta.

Indossò semplici sandali color crema, afferrò la borsa ed uscì di casa con la vista ormai annebbiata.





***





Scrutava distrattamente suo fratello chiacchierare con Shiro.

Sembrava essersi incredibilmente ripreso dal crollo emotivo di poche ore prima. Sorrideva, parlava, gesticolava. Ria pareva solo un lontano ricordo e Bill non poteva che esserne felice.

Conosceva fin troppo bene l'emotività di Tom. Era un ragazzo apparentemente forte, impenetrabile, che difficilmente si apriva o si lasciava studiare nella sua vulnerabilità. Ma Tom era solamente fragile, sensibile e pieno di insicurezze malcelate da una presunzione pressoché inesistente. Bill avrebbe dato la vita per lui, si sarebbe gettato nel fuoco. Non poteva nemmeno immaginare un'esistenza senza suo fratello; il solo pensiero gli faceva accapponare la pelle.

Distolse lo sguardo dalle loro figure e fece una panoramica del Bootsy Bellows. Un locale lussuoso dove il VIP era il cliente per eccellenza; le luci soffuse, la musica ridondante, i ballerini in fermento. Se non altro – per quanto assurdo potesse sembrare – lo rilassava.

Posò una mano sul ginocchio di suo fratello, il quale si voltò incuriosito.

Vado un attimo a fumare fuori.” gli comunicò prima di alzarsi dal divanetto e farsi strada fra la gente fino all'uscita.

Si portò una sigaretta alle labbra e poggiò la schiena al muro, a pochi passi dall'entrata. Una mano in tasca, lo sguardo fisso sulla strada di fronte a sé, sulle macchine che scorrevano tranquille, sui giovani che di tanto in tanto passavano di lì.

Anche lui come Tom amava Los Angeles, in tutte le sue sfumature.

I fotografi non sembravano in vista, il che era piuttosto strano, considerato il luogo dove si trovava. Forse avrebbero fatto il loro arrivo più tardi.

Espirò un po' di fumo per poi far saettare lo sguardo sul marciapiede opposto al suo, dall'altra parte della strada. Poggiò la testa contro il muro alle sue spalle e si portò nuovamente la sigaretta alle labbra fino a che non si ritrovò a ridurre gli occhi a due fessure sforzandosi di focalizzare la figura che l'aveva attratto. Per un momento si chiese se la sua vista facesse cilecca ma quando si rese conto di quanto i suoi sospetti fossero fondati prese a camminare in quella direzione. Attraversò la strada fino a raggiungere il marciapiede interessato.

Liesel sedeva rannicchiata su un muretto – una sigaretta tra le dita – con lo sguardo languido perso nel vuoto di fronte a sé, un'espressione poco lucida e l'aspetto decisamente più sfatto di quello con cui era abituato a vederla. I capelli castani ricadevano sciolti e appena scompigliati ai lati del viso, dei pantacollant neri le fasciavano le gambe, una canotta bianca e aderente metteva in risalto seno e addome mentre delle semplici All Star bianche andavano a completare un look decisamente differente dalla stilista che Bill ricordava.

Nonostante tutto, quella ragazza aveva una bellezza indiscutibile e anche quel tipo di vestiario la rendeva in un certo senso affascinante.

Parve udire i suoi passi perché si voltò un momento nella sua direzione. Lo sguardo spento e vacuo lo fece per un momento rabbrividire.

Oh, grandioso.” borbottò la ragazza tornando a posare le pupille sulla strada.

Bill si lasciò scappare un sorrisetto.

Potresti almeno fingere di avere piacere di vedermi.” le fece notare, ormai divertito.

Aveva il forte sospetto che quella sera Liesel fosse scossa da qualcosa di più di una semplice rockstar. L'aveva letto nei suoi occhi durante quei pochi secondi di contatto.

Non mi piace mentire.” biascicò lei, cosa che gli fece tendere le orecchie.

Sei ubriaca?” sollevò un sopracciglio, curioso.

Dipende dai punti di vista.”

Bill ridacchiò. Se non altro aveva avuto una conferma.

Con un lieve sospiro – la sigaretta ancora accesa fra le dita – le si sedette accanto, sul quel muretto testimone di quello che poteva essere dolore, come semplice tristezza o confusione. L'avrebbe in ogni caso scoperto.

Per quanto quella ragazza urtasse il suo sistema nervoso e quello di Tom, nessuno dei due riusciva ad odiarla. Che nascondesse altro dietro la sua facciata di cemento armato era più che palese.

La scrutò per un istante, indeciso sul da dirsi. Fumava come un automa, le palpebre nemmeno sbattevano.

Come mai qui?” fece la prima domanda che partorì la sua fantasia. Non poteva mai prevedere le sue reazioni.

Potrei farti la stessa domanda.” ribatté lei senza degnarlo ancora di uno sguardo. Buttò via del fumo.

Beh, io ero al Bootsy.” rispose come fosse ovvio.

Intendevo perché qui, seduto su un muretto a sproloquiare con un'ubriaca.”

Il vocalist sorrise.

Allora ammetti di esserlo.”

Liesel si voltò finalmente verso di lui.

Non hai risposto.” deviò.

Bill scrollò le spalle.

Sono sincero, mi fai un po' pena qui così.” Non si era nemmeno preoccupato di indossare guanti bianchi. Con Liesel Petrova non vi era bisogno. “Ora rispondi tu.”

Volevo pensare ai miei cazzi.” Inspirò un po' di nicotina. “E smaltire la birra.” sbuffò poi il fumo. Bill non sapeva se ridere. Non l'aveva mai vista in quei panni e, se la sua sbornia lo avesse aiutato, sarebbe riuscito a scoprire qualcosa in più di lei. “Che palle.” farfugliò la mora senza guardarlo di nuovo. Aveva gettato a terra la sigaretta consunta ed aveva incrociato le braccia sulle ginocchia.

Cosa?” provò lui senza mostrarsi troppo interessato. Non voleva – proprio ora che sentiva di averla in pugno – darle motivo di ritrarsi.

Voi VIP. Al momento mi state al quanto sulle palle.”

Bill non si trattenne dal sogghignare.

Nah, non è questo il motivo del tuo aspetto cadaverico.” la prese in giro.

Lo prendo come un complimento solo per non tirarti una testata.”

Molto generoso da parte tua.”

La vide accendersi un'altra sigaretta.

Aveva un qualcosa di diverso nei gesti. Sembrava molto più remissiva del solito, il che andava a suo favore.

Bill nel frattempo spense la sua.

Toglimi una curiosità.” cantilenò lei. “Tuo fratello è problematico?” Lui aggrottò la fronte, confuso. “Non problematico nel senso di idiota, buzzurro affetto da una concentrazione di autostima al di sopra della norma, quale è.” Sollevò un sopracciglio, ora divertito. “Intendo un vero coglione, una cazzo di spina nel fianco che ti rende la vita impossibile.”

No.” rispose sicuro.

Si droga o spaccia?”

Per poco non gli andò la saliva di traverso. Per quale razza di motivo lo stava sottoponendo a tali domande?

No.” ripeté stranito.

Liesel sorrise con sarcasmo.

Che ragazzo fortunato.”

Sbatté le ciglia più volte poi, quando un'illuminazione divina gli diede un improvviso ed immaginario scossone, pensò di comprendere.

Si schiarì la voce e si sedette più a suo agio accanto a lei.

Tu hai un fratello del genere?” si informò con incredibile delicatezza. Non voleva risultare irruento nei modi, non voleva si chiudesse di nuovo a riccio.

Diciamo che ho il pacchetto completo.” sdrammatizzò lei per nulla divertita mentre buttava a terra un po' di cenere.

Bill per un momento non seppe cosa dire. Tutto avrebbe dedotto ma non che Liesel avesse problemi con il fratello. Doveva affrontare il discorso senza fretta, passo per passo. Se necessario, partire dal principio.

Non sapevo avessi un fratello.” buttò lì.

Non ne parlo molto in giro. Sarei costretta a dare risposte che preferirei tenere per me.”

Parlava ancora con remore, con freddezza, con cupo sarcasmo. Manteneva quel distacco da lui come per paura che potesse ferirla da un momento all'altro, o potesse ferirsi da sola lasciandosi sfuggire qualche parola di troppo.

Quanti anni ha?”

Venti ma è come ne avesse dodici.” Sembrava così furiosa con suo fratello. Sembrava aver bisogno di sputare tutta la sua rabbia nei suoi confronti. “Mia madre non ha il polso necessario per gestire un teppista simile. E Phil va a periodi.”

Phil?”

Suo padre.” Bill dovette sembrare confuso perché lei gli schiarì brevemente le idee. “Stessa madre, padri diversi.” Annuì appena mentre la vedeva spegnere la seconda sigaretta. Avrebbe voluto chiederle qualcosa su suo padre, quello bulgaro, ma non lo fece. Non voleva risultare invadente. “Illuminami.” Riprese a parlare lei. “Come diamine vai d'accordo con Tom? Dammi qualche dritta, magari sono io che non so nulla di mio fratello. Magari sono io il problema.”

La quantità di sarcasmo nella voce si era a dir poco triplicata.

Non c'è un sistema. Si va d'accordo e basta. Ci si vuole bene. Si cerca di comprendere.”

Quindi quando vado a recuperarlo in commissariato con una bustina di cocaina sulla scrivania dovrei essere comprensiva e dire al commissario che non ha capito un cazzo della vita e che tra i ragazzi ci si diverte così. Fratellanza, insomma, così mi vorrà finalmente bene e smetterà di trattarmi coma l'ultima merda del pianeta.”

Non intendevo quello.” Sospirò appena cercando di trovare le parole adatte. “Il punto è che io e Tom non abbiamo problemi così seri. Oltre a tirarci qualche padella addosso durante le discussioni, non dobbiamo affrontare argomenti così delicati. È ovvio che la complicità sia indissolubile.”

E se io cercassi questa complicità da anni? Dovrei cominciare a drogarmi insieme a lui? Magari a quel punto sarò degna delle sue attenzioni.”

Assolutamente no e lo sai bene.” Si prese qualche attimo di riflessione. Non aveva mai pensato ad un'eventualità simile. Come si sarebbe comportato se Tom fosse caduto nel circolo della droga? Tanto più che l'ambiente che li ospitava ne era pieno zeppo. Sarebbe a dir poco morto dentro. “Avete mai provato a proporgli di andare in riabilitazione?”

Lei rise per nulla divertita.

Allora, partiamo dal presupposto che Steven è una testa di cazzo. Per natura, se gli dici di fare una cosa lui fa l'esatto contrario. Non accetta consigli nemmeno per sbaglio. Frequenta una compagnia a dir poco discutibile ed è del tutto deviato da loro. E, chicca di tutte le chicche, è convinto di essere nel giusto.” Più parlava più sembrava che i suoi occhi si annebbiassero. Probabilmente gli effetti dell'alcol stavano lentamente prendendo piede nel suo organismo ma Bill non poteva sapere quando e quanto avesse bevuto. “Come diavolo proponi ad una persona simile di farsi una gita in riabilitazione?” gli domandò guardandolo negli occhi, caustica.

Il vocalist si rese conto che del tutto semplice non poteva essere.

Si strinse nelle spalle in difficoltà.

Sai, vorrei poterti rispondere ma la verità è che nemmeno io saprei come comportarmi.” ammise del tutto sincero. “Spesso dare un parere esterno è la cosa più semplice che si possa fare, se dato senza cognizione di causa. Non ho mai vissuto quello che vivi tu; non so nemmeno lontanamente cosa voglia dire. Farei solo l'ipocrita a dirti di comportarti in un modo piuttosto che in un altro.”

Liesel fece una lieve smorfia.

Non è facile interagire con chi ha il cervello inibito dalla cocaina. E si può dire che l'interazione tra me e Steven sia pura utopia.” Il silenzio calò per qualche secondo. “Perché cazzo sto dicendo queste cose a te?” domandò poi lei, come svegliatasi da uno stato di trans, cosa che portò Bill a ridere sinceramente divertito.

Non avrebbe mai completamente capito quella strana ragazza.

Forse perché ti ispiro fiducia.” provò furbescamente.

Sarebbe riuscito a farle ammettere di non provare vero astio nei loro confronti.

Liesel sollevò un sopracciglio scettica.

O, più facilmente, è la sbornia.” borbottò ormai con la testa altrove.

L'aveva persa.





***





Suo fratello non rientrava e lui cominciava a chiedersi dove potesse essersi cacciato.

Quella serata l'aveva senza ombra di dubbio aiutato ad impossessarsi nuovamente del suo spirito allegro e spensierato. Il crollo emotivo per Ria era stato un mettere un punto definitivo su quella storia, un recuperare uno sfogo non avvenuto al momento giusto. Immediatamente dopo la rottura non aveva pianto ed ora, a distanza di tempo, aveva come riempito quel tassello mancante per accantonarlo definitivamente. E ancora una volta, suo fratello sia era rivelato di vitale importanza.

Si congedò gentilmente da Shiro, ora affiancato da Shay, e si fece strada fra la folla fino a ritrovarsi sul marciapiede. Si guardò attorno più volte, in ansia, alla ricerca di Bill che non pareva nei dintorni.

Dove diavolo si era cacciato, senza dirgli niente per giunta?

Fece saettare ancora lo sguardo a destra e a manca fino a che, con suo sollievo, non lo riconobbe al di là della strada, seduto su un muretto con – si sorprese – niente meno che Liesel.

Attraversò fino a raggiungerli.

Hey.” fece al biondo che si voltò tranquillo nella sua direzione. Posò poi lo sguardo sulla mora, ora intenta a studiarlo. “Che fai qui?” le domandò curioso. Aveva uno sguardo strano, diverso, forse indifeso e soprattutto – per la prima volta da quando l'aveva conosciuta – disarmato.

Mi intrattengo inspiegabilmente con tuo fratello e cerco di smaltire qualche birra di troppo.” farfugliò lei.

Tom sollevò un angolo della bocca, in un piccolo sorriso.

Era sbattuta e sfatta ma conservava nonostante tutto il suo fascino. Anche lo stile mascolino le donava. Ne aveva sempre parlato con Bill: Liesel era di una bellezza fuori dal comune, forse aiutata dalle radici dell'est, ed in qualunque modo si mostrasse al mondo esterno riusciva sempre a catturare l'attenzione.

Da quando ti intrattieni con uno di noi?” le domandò sinceramente curioso mentre si accendeva una sigaretta.

Questo succede quanto tocchi livelli di disperazione imbarazzanti.” ribatté lei con sarcasmo, accompagnato questa volta da una stanchezza insolita.

Questo mi lusinga.” scherzò Bill.

Sei qui da sola?” indagò ancora espirando la prima boccata di fumo.

Vedi qualcun altro a parte tuo fratello?”

Dove hai lasciato Neal?” continuò stavolta il vocalist.

Lui ha lasciato me stasera per stare con un idiota.” Ora capisco, pensò Tom quasi intenerito da tale ammissione. Che si sentisse sola senza di lui? Che non riuscisse a costruirsi rapporti che escludessero il fotografo? Alle volte la vedeva come una bimba; una bimba che doveva ancora imparare come stare al mondo. “Avremmo dovuto passare la serata insieme.” borbottò infine. Né Tom né Bill risposero. Ma il chitarrista immaginava Bill stesse formulando i medesimi pensieri. Liesel, se indifesa, era capace di intenerire chiunque; ancor di più perché comunemente chiusa e scontrosa. “Me ne vado a casa.” annunciò poi proprio lei facendo per alzarsi dal muretto. Una volta in piedi sbandò appena verso destra e Tom la afferrò delicatamente per un braccio. “Sto perfettamente in piedi da sola.” obiettò lei allontanandosi dalla sua presa.

Effettivamente era vero ma il suo equilibrio sembrava piuttosto precario.

Non puoi guidare.” la ammonì Bill, visibilmente preoccupato.

Chi ha detto che avrei guidato?” fece lei ormai con le palpebre a mezz'asta. Probabilmente aveva anche sonno.

Come avresti intenzione di tornare a casa?” intervenne Tom, confuso.

A piedi, no? Non sono ancora in grado di teletrasportarmi. Neal si è appropriato della macchina per andare da quell'idiota.”

Il chitarrista si scambiò un'eloquente occhiata con il cantante, tralasciando quel particolare 'idiota' a lui del tutto sconosciuto.

Ti accompagniamo noi.” parlò quindi Bill per tutti e due. Liesel sollevò un sopracciglio. “Non ti lasciamo attraversare le strade di Los Angeles da sola e in queste condizioni.” continuò convinto.

Tom, nonostante il silenzio, era d'accordo. Non era mai saggio lasciare che una ragazza si avventurasse di notte e del tutto sola fra le vie della città, grande o piccola che fosse.

Non ho bisogno di balie.” obiettò la mora.

Sì, beh, ben poco ti aiuterà a convincermi.” Ribadì Bill. Si voltò poi verso suo fratello. “Vado a salutare Shiro e Shay.”

Fallo anche per me.”

Lo osservò attraversare la strada fino a rientrare nel locale.

Non dovevate interrompere la serata per me.” udì all'improvviso la ragazza, ancora al suo fianco, con tono quasi glaciale seppur rotto dall'alcol che aveva in circolo.

Ce ne stavamo per andare comunque.” rispose voltandosi per guardarla.

Si stringeva fra le braccia come avesse freddo nonostante l'alta temperatura californiana ma sapeva che lo stava facendo solamente per una sorta di protezione da ciò che ancora gli era sconosciuto. Quella ragazza sembrava terrorizzata dalla vita ed ora che l'aveva indifesa davanti agli occhi capiva quanto debole in realtà fosse sotto la corazza di cemento che immaginava avesse costruito in tanti anni.

Sorrise appena scuotendo la testa e spostò lo sguardo sulla strada.

Perché ridi adesso?” domandò lei sospettosa.

Niente.” mormorò lui senza abbandonare quell'espressione rilassata. “Sei molto più trasparente di quello che credi.”

La vide irrigidirsi immediatamente sul posto, come se quella sua frase l'avesse scalfita nel profondo.

Non mi piace essere psicanalizzata.” ribatté duramente.

Tom la guardò di nuovo.

Non ti sto psicanalizzando.” fece con semplicità.

Liesel non proferì altro e Tom non insistette perché lo facesse. Quella ragazza aveva un problema col mondo; forzarla a parlare di sé, a far crollare ogni protezione in cui si illudeva di stare bene non era giusto ed avrebbe solamente ottenuto l'effetto contrario. Forse col tempo avrebbe capito da sola.

Pochi minuti e Bill fece il suo ritorno, trafelato.

Ogni volta uscire da quella dannata folla è impossibile.” borbottò prima di prendere a camminare lungo il marciapiede, seguito da Tom e Liesel.

Il moro lanciava di tanto in tanto sguardi alla ragazza, la quale minacciava di barcollare ogni tre passi, ma mai l'aveva aiutata per non farsi tranciare una mano. Convinta di poter camminare, avrebbe portato a termine quell'impresa da sola.

Mi farai sedere sulla tua preziosa macchina? Non ti sembra azzardato?” lo prese in giro all'improvviso ma lui non si fece toccare da tale provocazione se non lasciandosi andare ad un lieve sorriso.

Proverai quest'ebbrezza.” confermò sornione e ridacchiò nell'osservare la smorfia di disapprovazione prendere posto sulle labbra carnose della mora.

Non passò molto prima che si trovassero in strada, sulla sua Range Rover.

Liesel si era rifiutata di sedere affianco al chitarrista ed aveva preso posto sui sedili posteriori poggiando la tempia contro il finestrino. Tom l'aveva controllata attraverso lo specchietto retrovisore fino a che non dedusse si fosse addormentata.

Alla fine, è proprio una bimba.” commentò Bill intenerito subito dopo essersi voltato per scrutarla dormire profondamente.

Tom non poteva fare a meno di pensare la medesima cosa. Era così contraddittoria in qualsiasi cosa facesse; persino la più semplice.

La dobbiamo svegliare, non so dove abita.” parlò.

Credo non sarebbe utile nemmeno da sveglia.” Detto questo, Bill recuperò il cellulare dalla tasca dei jeans. “Devo disturbare Neal.” Tom, seppur contrario, lo lasciò digitare il messaggio. Messaggio che trovò risposta dopo pochissimi minuti. “È preoccupato per lei.” riferì il vocalist mentre scorreva le parole sullo schermo che gli illuminava debolmente il viso. “Ma almeno abbiamo l'indirizzo.”

Tranquillizzalo.” gli intimò il chitarrista.

In pochi istanti raggiunsero l'abitazione di Liesel, una villetta indipendente ed apparentemente ospitale che dava immediatamente sulla strada. Un piccolissimo giardino a farle da cornice.

Bill si voltò verso i sedili posteriori e prese a muoverla lievemente per un braccio.

Liesel, svegliati, siamo arrivati.” mormorò. Udirono la ragazza mugugnare appena prima di aprire con fatica gli occhi. “Siamo arrivati.” ripeté il biondo con delicatezza. “Ti accompagno dentro.”

No.” negò subito lei mentre si raddrizzava lentamente per aprire la portiera. “Ce la faccio da sola.” aggiunse. Prima di scendere dall'auto si immobilizzò per un istante fino a che non si voltò verso i gemelli con viso assonnato e decisamente poco lucido. “Grazie.” soffiò per poi sparire dalla Range Rover.

Tom era a dir poco sorpreso. Era la prima volta che udiva una gentilezza simile fuoriuscire dalle sue labbra e l'espressione quasi basita di suo fratello gli suggerì che non era l'unica vittima di quella spontanea reazione. Non mise in moto la macchina fino a che non si assicurò che Liesel – dopo numerosi tentativi per aprire la porta di casa – fosse solo un ricordo al di là del legno.

Ho la sensazione che non ci dimenticheremo di questa serata.” furono le ultime parole di Bill prima di allontanarsi da quella via.

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