Little things

di hilarouis
(/viewuser.php?uid=468642)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 capitolo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** 1 capitolo ***


La storia di Veronica non è sicuramente la storia di una ragazza felice, non è la storia che termina bene e non è la solita storia d’amore, perché lei, era diversa, diversa in un modo particolare, non era diversa nel modo nel modo in cui le persone pensano, lei non era migliore e nemmeno peggiore, era davanti ad un bivio al quale non sapeva trovare risposta e rimaneva lontana dal mondo delle persone comuni perché aveva paura, paura che la portassero a scegliere la strada sbagliata.

Quella giorno, Veronica era a casa da sola, cosa a cui lei ormai si era abituata, suo padre aveva lasciato lei, suo fratello e sua madre quando era piccola, ma ciò ormai non la toccava più, non sentiva il bisogno di un uomo che le insegnasse a vivere nella sua vita, perché lei ormai si arrangiava per quanto riguardava la sopravvivenza. Veronica non era una ragazza molto estroversa, ma comunque era circondata da persone che le volevano bene, o almeno questo cercavano di fargli credere, ma lei sapeva benissimo che c’erano poche persone che ci tenevano e non lo sapeva perché leggeva nella mente degli altri, ma semplicemente perché anche lei faceva finta di tenere a persone a cui non poteva fregare di meno, era solo per buona condotta, perché in fin dei conti non voleva essere odiata dalle persone. Veronica era buona, non voleva del male alle persone, ma da quando sua madre aveva cominciato ad escluderla dalla sua vita aveva iniziato a fregarsene altamente degli altri perché aveva capito che nessuno sarebbe stato in grado di aiutarla, non perché fossero degli incapaci, ma perché le persone sono già brave se riescono a capire se stesse e aveva capito che anche se le allontanava non c’avrebbe perso niente.

Nel pomeriggio arrivò suo fratello ma si sentiva comunque sola, ma non sola perché non c’era nessuno a casa con lei ma perché aveva definitivamente scelto di chiudere il cuore a qualsiasi persona le si parasse davanti, non aveva più intenzione di star male per qualcuno come era successo con suo padre o con sua madre, aveva capito che era stato un errore piangere per loro, perché a loro non importava di lei.

Era ora di cena e scese per cenare insieme a suo fratello, non avevano niente di pronto, prepararono delle cotolette e dopo aver mangiato ognuno tornò nella propria camera, in quella casa, i rumori non esistevano, qualcuno poteva dire che in quella casa regnasse la pace, Veronica invece pensava che quella casa fosse piena di angoscia, tristezza, debolezza. Perché tutti e tre avevano smesso di lottare per avere qualcosa in cambio, avevano smesso di sognare un futuro migliore. Fuori pioveva e nessuno se n’era accorto, la tv in camera di Veronica era accesa, ma non si sa se era perché avesse voglia di guardare qualche programma o se voleva semplicemente eliminare quel terribile silenzio che le rimbombava nelle orecchie, lei infatti non stava guardando quel che facevano, stava fissando lo schermo del televisore pensando a chissà cosa. Non amava la musica come tutte le ragazzette della sua età, non amava leggere, non amava niente, se non stare tranquilla in casa, uscire le piaceva, stava bene quando era con altri, diceva, però lei sapeva che uscire non la rendeva più felice di quanto già non fosse.

Veronica veniva definita la stronza della scuola, perché a causa del suo fisico, (era sul metro e sessanta, carnagione scura, mora e occhi marroni) aveva una miriade di ragazzi che gli facevano la corte, e questa cosa non le dispiaceva affatto, perché ricevere delle attenzioni la facevano sentire importante e questo a lei serviva visto che si sentiva inutile al mondo, utile solo a se stessa. Ma lei rifiutava sempre di uscire con quei ragazzi, perché sapeva bene che la cotta era una cosa momentanea, che prima o poi, se lei si fosse aperta, tutti l’avrebbero lasciata lì, in piedi davanti al nulla, perché non era una ragazza semplice e nessuno aveva intenzione di capirla e poi lei nel cuore aveva spazio per una sola persona, che per quanto lei provasse a cacciarla fuori da quel posto oscuro lei ci rimaneva, e dava un po’ di colore a quella vita monotona; la persona che teneva nel cuore si chiamava Ashton, non era un suo amico, era un ragazzo che passava le ore di fisica con lei, visto che nessuno dei due aveva qualche amico con cui stare insieme in quell’ora. Ashton era un tipo tranquillo, niente di speciale, ed era per questo che Veronica lo adorava tanto, lui era come lei, un po’ strano a dir la verità, faceva dei ragionamenti piuttosto contorti, ma alla fine anche lui era stanco di tutto, solo che cercava ancora di trovare qualcosa di positivo in questa vita di merda.

Lui era biondo scuro, non troppo alto, occhi verdi e due fossette che gli incorniciavano quel sorriso meraviglioso, aveva una risata fantastica e quando lui e Veronica ridevano lei si emozionava sempre, perché era una risata tenera e vera.
Nel frattempo, mentre si era persa a pensare ad Ashton mentre fissava la televisione, si erano fatte le 23.00 e dopo essersi coricata a letto ricevette un messaggio di buonanotte da Calum, il suo amico più vicino, non rispose, perché non sapeva cosa dire, non era da tutti i giorni che Calum le scrivesse e anche se quel messaggio le fece molto piacere, non riuscì a rispondere perché aveva tante cose da dirgli, ma nemmeno una era in grado di essere scritta in un messaggio. Poco dopo, stanca di quella giornata in cui non aveva fatto altro che pensare, prese sonno, sperando di svegliarsi con qualcosa di diverso, di migliore.
 




 
Ragazze, ciao! E’ la prima ff che scrivo sui 5sos, i protagonisti come ben avrete capito sono Ashton e Veronica, non so cosa dirvi perché è solo il primo capitolo, ma se c’è qualcosa che volete dirmi, sono qui che vi ascolto, mi farebbe davvero piacere che recensiste questo capitolo, così capisco se è piaciuto o meno e se devo continuare così o no, un bacio. 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Era finalmente arrivata mattina, per Veronica non era stata una notte semplice, durante quelle poche ore si era svegliata più volte e prendeva sonno sempre con più difficoltà; aveva tanti pensieri che girovagavano per la sua testa e non riusciva a smettere di pensare, di rilassarsi. Andò in bagno per lavarsi il viso, aveva il viso stanco, di chi non ha l’anima in pace, Veronica infatti non ce l’aveva e questo la faceva soffrire. Cominciò a truccarsi e anche se si ripeteva che truccarsi tanto era segno di debolezza continuava a farlo, perché pensava che così la sua vera identità fosse impercettibile. Fece colazione e tutto quello che una ragazza normale fa prima di andare a scuola; prese il cappotto e uscì di casa, l’istituto non era molto lontano da casa sua ma fare tutta quella strada da sola era una sfida per se stessa, voleva dire che avrebbe potuto pensare e quindi soffrire, perché nell’ultimo periodo non c’era una cosa buona che le succedesse. Pensò poi al messaggio che Calum la sera prima le scrisse, ma non c’era molto da pensare, infatti pochi secondi dopo tornò a pensare a sua madre, che quella mattina era distesa sul divano con delle occhiaie troppo pronunciate per una signora di 45 anni. Non si erano nemmeno salutate, ma a nessuna delle due importava un saluto. Veronica voleva aiutare sua madre, farla ritornare quella che era una volta, la donna contenta che faceva felice anche lei, che viveva e faceva vivere sua figlia. Fu sollevata dalla vista della scuola, presto avrebbe avuto una crisi di nervi se avesse continuato a pensare a come sua madre si era ridotta.

Entrò in classe, il suo posto era libero, alla prima ora avrebbe avuto inglese, una professoressa normale con una lezione noiosa da morire, niente di strano. Nessuno si sedette con lei, probabilmente per il suo aspetto ma anche perché aveva squadrato tutte le persone che si fossero avvicinate a lei negli ultimi 15 minuti. La lezione era ormai quasi finita quando il cellulare vibrò dalla tasca dei jeans, era ancora Calum che voleva sapere che aveva alla seconda ora, lui aveva filosofia mentre lei matematica.  Rispose ma non intraprese una conversazione anche se la lezione di inglese si stava facendo piuttosto noiosa.

Finalmente suonò la campanella e sgattaiolò fuori dalla classe correndo verso l’armadietto che stava a pochi metri dalla classe, ripose i libri di inglese e prese invece quelli di matematica. “Veronica!” sentì chiamare da dietro di lei e si girò di scatto per vedere chi era; Michael, un ragazzo piuttosto tranquillo. “Dimmi Michael” disse lei incamminandosi verso l’aula di matematica. “Avrei bisogno dei compiti di biologia, potresti passarmeli?”, sbuffò, immaginava che fosse lì per chiedergli dei compiti. “Tieni le chiavi, apri l’armadietto e cercali, poi riportamele.” Veronica non era una di quelle ragazze che dentro l’armadietto teneva le foto delle sue cotte o cose inutili che tenevano tutte le ragazze della sua età, trovava che fosse stupido mettere in bella vista delle cose così private nel suo armadietto, infatti ci stavano solo le cose principali, libri, quaderni, dizionari, l’occorrente insomma. Aumentò il passo ancora prima che Michael potesse dire qualcosa, entrò in classe e trovò un banco libero in terza fila, non era dispiaciuta, matematica gli piaceva parecchio come materia, era precisa, niente preferenze, niente sentimenti nella matematica, o fai questo o sbagli tutto. Poco dopo l’inizio della lezione bussarono alla porta e Michael portò le chiavi a Veronica, il professore lo rimproverò, ma lui non fece altro che sorriderle e ringraziarla quasi come se Bret non esistesse.

Il resto dell’ora passò veloce, la lezione di matematica era sempre la più interessante per la ragazza. Il resto delle ore di scuola passarono tranquillamente, non incontrò né Calum, né Michael. A pranzo andò a sedersi con Ally e Helen, due ragazze della sua età, simpatiche ma un po’ stupide e Veronica ancora non riusciva a capire come mai ci uscisse insieme. In un tavolo poco più infondo c’erano Calum, Michael e, e c’era anche Ashton; non sapeva che fossero amici o forse non se n’era mai accorta. Calum le fece segno di andare da loro e lei ci mise un po’ per decidere, ma poi si alzò, senza salutare le due ragazze che rimasero un po’ deluse dal comportamento di Veronica, mise giù il vassoio e andò a sedersi vicino a Calum che le circondò la vita con il braccio. “Ciao Becks” Calum la salutò affettuosamente dandole un bacio sulla guancia, non ricambiò si limitò a sorridere e a salutare, saluto anche gli altri soffermandosi per un po’ di secondi sul sorriso di Ashton ma poi Calum le strinse il braccio e lei tornò alla realtà, aveva già visto milioni di volte il suo sorriso, ma era la prima volta che lo vedeva da così vicino fuori dalla classe di fisica. Chiacchierarono per i restanti 45 minuti di cose stupide, come la scuola, le ragazze e le solite cazzate di cui i ragazzi parlano sempre: Ashton non si era molto aperto in quella lunga e noiosa conversazione, e non capiva se fosse colpa sua o se semplicemente lui fosse timido. Veronica non diede importanza al ragazzo che aveva davanti a lei, in quel momento le andava solo di stare un po’ in pace, senza nessuno che le rompesse i coglioni, dopo ben sei ore di scuola non tutti sono ancora freschi come alla prima ora e Veronica dato il suo cattivo umore non era proprio in vena di chiacchierare. Al contrario Calum e Michael parlavano animatamente sbandierando qualsiasi cosa, senza un minimo di contegno; se c’era una cosa che odiava in loro era il fatto che non avessero nemmeno un po’ di privacy tra di loro. Vedeva che ogni tanto Ashton le regalava uno sguardo, che lei non ricambiava, era rimasta a guardare fuori dalla finestra per la maggior parte del tempo; fuori pioveva ancora, e vedere le gocce d’acqua scontrarsi contro il vetro delle finestre le ricordava tanto la sua storia: una volta era una bomba che nessuno poteva fermare, era carica e con una voglia di fare che tutti le invidiavano, ma poi qualcosa andò storto e dal quel momento cominciò a cadere nel vuoto. Dopo quei soliti pensieri che ormai ripeteva ogni giorno si alzò e “Me ne vado” disse posando una mano sulla spalla di Calum il quale sembrò prenderla un po’ male visto che la sua espressione cambiò radicalmente, si limitò a salutarla, come gli altri due. Mentre già era diretta verso la porta si girò e alzò la mano per salutarli un ultima volta, sapeva che la stessero ancora guardando, capitava così ogni volta. Quel pomeriggio non aveva lezioni così tornò a casa e arrivata in quella stanza che un normale ragazzo avrebbe chiamato stanza si distese in quel letto che scricchiolò sotto il suo peso. Quella camera rispecchiava tutto il suo essere, ordinata, pulita e buia, cupa, c’era un odore orribile in quella camera, non apriva mai la finestra e sua madre non si sarebbe mai presa la briga di sistemarla. Negli angoli si poteva intravedere della muffa. E anche se all’apparenza quella poteva sembrare una camera comune, solo un po’ triste in realtà quella conteneva un sacco di pianti, parole e urli che nessuno sarebbe mai dovuto venire a sapere. La porta d’entrata  era tutta rovinata, strisciata, scolorita, avrebbe potuto cadere a pezzi da un momento all’altro, ma quello ero un po’ come il posto dove piangere, ogni volta che ne aveva bisogno si sedeva lì e piangeva, perché solo quello sapeva fare, piangere.


 
Buonasera ragazze! Ho visto che siete in tante ad aver letto il primo capitolo ma nessuno ha recensito, ho paura che non vi piaccia L
Questo capitolo è un po’ così, non ho avuto molto tempo per scriverlo per questo è solo di passaggio. Come vedete Veronica non riesce a dare la giusta importanza alle persone e questo comporterà qualcosa nel futuro. Recensite questo capitolo vi pregoo. Un bacio :*

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2484513