Loved to 'Deth

di pandalalala
(/viewuser.php?uid=508584)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** why so close? ***
Capitolo 2: *** honeymoon ***
Capitolo 3: *** poison was the cure ***
Capitolo 4: *** the hardest part of letting go... ***
Capitolo 5: *** hope and faith ***
Capitolo 6: *** denial ***
Capitolo 7: *** from the Vault ***
Capitolo 8: *** do you remember? ***
Capitolo 9: *** 'fight club' ***
Capitolo 10: *** don't write a song about me ***
Capitolo 11: *** love drunk ***
Capitolo 12: *** i still love you ***
Capitolo 13: *** addicted to chaos pt. I ***
Capitolo 14: *** the name of the feeling ***
Capitolo 15: *** addicted to chaos pt. II ***
Capitolo 16: *** ex friends ***
Capitolo 17: *** memories ***



Capitolo 1
*** why so close? ***


Disclaimer: con questo mio scritto pubblicato senza fini di lucro - se trovate qualcuno che mi pagherebbe per scrivere stupidaggini presentatemelo eh - non intendo dare una rappresentazione veritiera dei caratteri dei personaggi. Come mi disse una volta una mia cara amica, quando scrivi riguardo persone reali non puoi fare a meno di inventare un po', e alla fine della storia hai dei personaggi tuoi che degli originali, bene o male, conservano solo il nome. Tutto questo soltanto per dire che Dave Mustaine e David Ellefson non sono gay per davvero, sia chiaro.
 

1989

Qualche volta, qualche sera, Dave avrebbe curato il suo male di vivere non solo con le droghe o con l’alcol, ma anche con l’amore. Lì disteso su un lato, perfettamente incastrato tra le braccia di Junior avrebbe creduto che fosse quello il suo posto, avrebbe persino giurato che esisteva un destino e che si sarebbe abbandonato ad esso proprio come alle spinte dolci e decise del ragazzo.

E Junior gli avrebbe  riempito le spalle di baci dopo avergli scostato i capelli, non gli sarebbe importato se puzzavano di erba o di ero, sarebbe stato contento così, stringendo ed accarezzando ciò che di più prezioso aveva al mondo, baciando la ragione per cui era così.

Ed entrambi, svegliandosi nello stesso letto al mattino, non si sarebbero ricordati di nulla e si sarebbero chiesti con una nota di rimpianto nella voce: "Perché così vicini?"

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** honeymoon ***


1993

La luna di miele, la stanza buia dell'hotel, e gli occhi di David erano chiusi per non vedere che sotto di lui tra quelle lenzuola di lusso c'era sua moglie. E lui si sarebbe chinato, l'avrebbe baciata con dolcezza ma con la morte nel cuore e le avrebbe passato una mano tra i capelli, sperando di trovare al loro posto le onde rossicce del chitarrista che amava tanto.
Ed avrebbe sospirato, non per il piacere ma per la nostalgia, per quella mancanza che gli stringeva la gola in un nodo, stentando a chiamare il nome di Juliet, sforzandosi con tutto se stesso per non sbagliarsi, per non rivelare che l'unica persona a cui pensava e per cui valesse la pena di vivere era Dave.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** poison was the cure ***


1987

Tutto quanto era solo una scusa. Tutte quelle bottiglie vuote sul tavolo, tutto quel fumo e tutta quella droga erano solo una scusa per Dave, per poter giustificare quelle strane notti, quei baci pieni di passione mentre lui e Junior si sorreggevano l’un l’altro per non cadere a terra svenuti, quei ‘ti amo’ biascicati ed ansimati sulla pelle sudata del bassista. Per poter dire di non ricordare, che erano state le droghe a parlare, di non sentirsi in colpa. Anche se non era vero.
E d’altra parte, si ostinava a non voler capire perché Junior lo svegliasse ogni mattina sedendosi sul suo letto per offrirgli della coca, perché anche attraverso lo sguardo annebbiato ed il mal di testa della mattina dopo lo guardasse sorridendo e non dicesse niente.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** the hardest part of letting go... ***


NB: 'Ma perché non proviamo a scrivere qualcosa in prima persona', mi sono detta, da brava roleplayer. E dunque una notte buia e tempestosa è nato questo. Dave Mustaine POV.
 
2002, in un qualsiasi Starbucks.
 
Quegli occhi puntati da ogni parte tranne che nei miei, quelle dita a scandire un ritmo nervoso sul tavolo - sembrava che l'avessi scambiato per il tuo basso - e quell'anonima caffetteria. Parlammo amichevolmente ma ci trovammo a sorridere solo mentre ricordavamo "i bei vecchi tempi".
Era un addio quello, David?
Ti confesserò, non avevo sperato di rivederti così presto, di tornare a sentire le tue mani su di me ed il tuo fiato sul viso, anche in quel modo che sembrava così sbagliato, aggressivo. E ti confesserò anche questo, se soltanto non avessi avuto Justis con me avrei reagito in maniera molto differente: un pugno in faccia non te lo avrebbe levato nessuno, o forse anche due, ma poi avrei zittito le tue minacce con il nostro ultimo bacio.
E adesso fammi causa, dai!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** hope and faith ***


NB: Vogliamo essere blasfemi e sfruttare una conversione al cristianesimo sincera e sentita come quella di Dave soltanto per amor dello slash? Oh sì, io lo voglio. 
 

2002

In quei primi tempi Dave nemmeno pregò il signore: in ginocchio davanti alla croce, i suoi pensieri e le sue suppliche andavano tutti a Junior, a tutta quella distanza e quel tempo che li separavano, a come lentamente ed inconsapevolmente i loro sguardi erano diventati freddi e le conversazioni più corte, a come entrambi si mordevano le labbra per non esplodere in un urlo disperato, per frenare quella domanda che si era fermata in mezzo alla gola: 'Che cosa siamo diventati? Ed anzi che cosa non siamo più...'
Dave nel silenzio della chiesa per quei primi tempi l'avrebbe maledetto il signore, avrebbe agitato i pugni al cielo per farsi ridare il suo amore nonostante tutte le ferite che si erano inferti a vicenda, ma rimaneva lì a capo basso, con i capelli che gli si appiccicavano al viso coperto di lacrime calde e lente.
E pian piano tuttavia ogni giorno il suo sguardo si alzava di più, ogni giorno di più capiva che sarebbe stato necessario un miracolo per riavere la sua vita, che avrebbe fatto meglio a credere e sperare che la lontananza si sarebbe colmata ed il ghiaccio sciolto, fino a quando unì le mani e si mise a pregare Dio.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** denial ***


1986
 
Tutte quelle donne che gli si gettavano ai piedi alla fine dei concerti o che nei pub gli scivolavano accanto e gli parlavano con voce suadente, Dave le guardava con aria indifferente e le lasciava andar via in una scia di profumo e rumore di tacchi. Si guardava attorno, bevendo persino più del solito e cercando con lo sguardo qualcosa che non sapeva definire ma il cui bisogno lo mangiava da dentro; e quei morsi facevano male nonostante tutto, nonostante gli scherzi e le risate con i membri della band e la vista che gli si annebbiava. E presto la notte si sarebbe esaurita, volata via in tutto il fumo che offuscava la sala e la mente del chitarrista, bruciata come l'ennesima canna. Dave sentiva che non ce l'avrebbe fatta a vedere un'altra alba spuntare da quel cielo grigio cenere senza avere accanto a sé un corpo addormentato, ma che quello che voleva lui non lo poteva avere, non lo voleva avere; con passo malfermo e mente traballante diede un' ultima gomitata scherzosa a Junior e si avvicinò ad una ragazza al bancone, capelli color del miele, sguardo dolce, il sorriso che gli ricordava qualcuno. Era lei, per quella notte era quella giusta.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** from the Vault ***


1990

L'atmosfera è caotica e rovente negli attimi subito dopo il concerto, gli sguardi si cercano, i corpi si spingono e le mani si stringono lungo la via per il camerino, quasi con noncuranza, quasi per abitudine. Dave e Junior non si accorgono delle occhiate curiose di tutti gli altri, staff e membri della band e dei sussurri che li circondano, come non si rendono conto dell'occhio della telecamera che tutto riprende; cercano solo un attimo di respiro, cercano le labbra dell'altro e si fermano appena in tempo per continuare ognuno con le proprie cose, lanciandosi sguardi infuocati da un lato all'altro della sala. Le voci intorno a loro, tutti quei vuoti complimenti e gli scherzi e le battute, David non sa a chi dare retta ed i suoi occhi scorrono con desiderio la schiena del chitarrista che si sta asciugando il sudore della recente esibizione.
"Hey guys, are you fucking?
Entrambi si girano di scatto, negano, cercando di portare avanti quello scherzo il meno possibile, cercando di non pensare a quella notte che avrebbero dovuto passare con le rispettive donne e che invece ricordano a malapena, innervositi dalla presenza di tutta quella gente e soprattutto del cameraman, ma Junior allunga una mano, sperando che risulti fuori dall'inquadratura, a dare una pacca al suo amante.


(Che sia ringraziata Chos per questa gif ed il gifset da cui proviene)

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** do you remember? ***


2004

Divisi da un tavolo massiccio tavolo di tribunale e dalle insulse parole degli avvocati, Dave e David avrebbero cercato di non guardarsi negli occhi temendo che l'altro li avrebbe incrociati e vi avrebbe scorto il segno di quella mancanza, di quella nostalgia che entrambi pensavano fosse debolezza, che vi avrebbe visto il peso degli anni e delle scelte.
E quel peso se lo sarebbero sentito addosso, opprimente, cercando di non pensare a tutte quelle volte che si erano tenuti stretti e si erano guardati negli occhi senza paura di perdercisi dentro e trovare l'amore di cui avevano bisogno, o tentando di dimenticare di quando anni prima, ancora inesperti di burocrazia si addormentavano alle parole più amichevoli ma infide ed ugualmente noiose di un altro avvocato, le loro teste, dopo aver ciondolato per un po' a causa del torpore dato dalla droga e dalle notti passate da svegli ad amarsi - quelle notti che adesso sembravano così lontane che quasi dubitavano fossero mai trascorse davvero in quel modo - cadevano sulla spalla dell'altro.
E non ne avrebbero potuto più, si sarebbero lanciati un unico sguardo truce e silenzioso che in realtà voleva essere un amaro 'ti ricordi?'

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** 'fight club' ***


1987

"Non mi faccio dare dello stronzo da uno come te!"
L'eroina mancava oramai da tre giorni e gli animi erano infiammabili e aridi, secchi come le vene del chitarrista che si era lasciato andare a quello scatto d'ira. Dave alzò repentino la testa, fissandolo con aria minacciosa ed interrogativa insieme, cercando di mantenere la calma il più possibile mentre l'espressione sul suo viso mutava ed il sopracciglio si alzava in una mossa sarcastica. Aveva insultato Chris senza intenderlo davvero, tra lo scherzo ed una leggera rabbia che gli mordicchiava la bocca dello stomaco, ma ora il tono acido della risposta aveva spostato l'ago della bilancia e peggiorato notevolmente la situazione: "Uno come me in che senso, scusa?!" indagò il rosso, una lieve ruga di disappunto e concentrazione ad increspargli la fronte. "Un frocio." Dave si girò lento, incredulo e quasi divertito da tanta idiozia, soffiando l'ordine di ripetere se ne avesse avuto il coraggio, sentendo l'adrenalina corrergli dentro come sempre prima di uno scontro. "Allora non hai capito: un frocio."
In un attimo i due chitarristi si furono addosso, le nocche di Dave contro la mascella di Chris, che ad ogni pugno scaricavano la rabbia ed il tormento, tutti i dubbi che lo attanagliavano in quel momento di lucidità indesiderata, e ad ogni pugno di più, più forte, tanto che presto dovettero intervenire Gar e Junior.
Cercando la calma Dave si allontanò e si accese una sigaretta, guardando di sfuggita il bassista: sapeva che non avrebbe dovuto posare lo sguardo su di lui, eppure non era riuscito a farne a meno, tutte quelle sensazioni contrastanti e spiacevoli tornarono a riempirlo e fu inutile cercare di scacciarle in un sospiro fumoso. Tornarono i ricordi annebbiati di baci segreti, tornarono le farfalle nello stomaco che in un primo momento aveva creduto essere dovute ai frequenti doposbronza, gli tornò tutto quanto in mente all'improvviso e per nulla al mondo Dave avrebbe voluto che il suo sguardo fosse ricambiato. 
Ci teneva un po' troppo a quel ragazzo: e detestava ammetterlo, ma dopotutto Chris aveva centrato il punto.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** don't write a song about me ***


NB: Innanzitutto scusate il ritardo. Strano ma vero, come si torni qui proprio quando si dovrebbero studiare 200 pagine per un esame che si ha tra poco ma hey, la vita è una e quando l'ispirazione chiama, chiama- E questa è un'altra storia, in realtà il nota bene è perché mi sono trovata a scrivere di nuovo in prima persona, dunque David Ellefson POV.

1992
Le mani sul basso si muovevano piano, quasi automatiche ma incerte, cercando di creare qualcosa che sembrava non volermi uscire dall'animo. Le dita si muovevano sulle corde provando ad indovinare quali sarebbero potuti essere i suoni per una nuova canzone, spesso azzeccandoci, ma il foglio là poggiato sul tavolo lo lasciavo bianco ed ogni tanto lo torturavo scrivendoci una parola che veniva subito cancellata da scarabocchi nervosi ed incomprensibili. E di canzoni ne avrei scritte tante, sulla scia di quel sentimento che riempiva il petto ed intimava di buttare giù qualcosa e subito, qualcosa da dedicare a qualcuno, piena d'amore e di odio e di bisogni ancora da soddisfare: e proprio questo sentimento era il problema. Se avessi sbagliato anche solo una parola Dave avrebbe scoperto, non ne sarebbe stato affatto contento, se solo avesse potuto sentire certi pensieri che cercavo di nascondere anche a me stesso, se solo avessi fatto un passo falso avrei avuto il sollievo ed il rimorso di essermi lasciato scoprire, di avergli fatto sapere che certe cose che avevo detto e fatto erano volute, che quelle notti per me non erano state un errore... E magari avrei avuto anche dieci secondi prima di essere licenziato.
Non si poteva più sperare ora, non con i nostri legami cambiati e le donne di mezzo, non con la prospettiva di un futuro con Juliet pensato a malincuore e per cui serviva pazienza e qualche soldo in più e tutta la frustrazione e l'amore represso uscivano dagli amplificatori in note veloci e tormentate, ma il foglio era sempre più sfregiato e niente di definitivo.

Sedevo in cerchio con gli altri, guardavo Dave e di solito stavo zitto, sapevo solo in parte come poteva sentirsi e avrei voluto fare di più, così tanto di più che non immaginava nemmeno; si parlava piano e concitati, a volte dubbiosi, rassegnati, cercando di aiutare lui che ci guardava in cagnesco affossato nella sua sediola.
Solo alla fine della seduta mi trovavo ad insistere, d'accordo con gli altri per avere una parte dei diritti: ma sapevo che mentre a Nick e Marty era la fantasia che mancava, io mi trovavo a chiedere perché ne avevo troppa.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** love drunk ***


Nov, 1983

Undici. Il liquore scivolava bollente lungo la gola e Junior avrebbe voluto smetterla con quella scommessa - diciannove shot di tequila, davvero?! - ma quando riaprì gli occhi e vide la figura sfalsata di Dave sorridergli stupidamente incoraggiante, ubriaco quasi quanto lui, si dovette schiarire la gola e chiedere un altro bicchiere. 
Dodici. "In Minnesota non reggono l'alcol bene quanto dicono, a quanto pare", sentì biascicare scherzosa la voce del chitarrista accanto a lui ed il calore accumulato durante la bevuta se lo sentì tutto in faccia e pregò di non essere arrossito. "Zitto, dammi tempo e te ne bevo anche trenta", lo sfidò con tono strozzato e non appena vide apparire un ghigno sfocato sul viso di Dave se ne versò un altro e lo bevve d'un fiato. 
Tredici. La testa ora girava molto di più, ogni shot che aveva buttato giù gli ritornava su alla bocca dello stomaco e Junior si prese la fronte tra le mani, chiudendo gli occhi e riaprendoli solo quando la risata dell'amico si interruppe in un singhiozzo preoccupato; si avvicinò a lui improvvisamente più allegro e più affettuoso, deciso a ringraziarlo di tutto quanto, a dirgli quanto gli volesse bene. Dave si trovò costretto in un abbraccio tanto piacevole quanto imprevisto e le sue mani si mossero lentamente verso la schiena di Junior, a tenerlo fermo contro di sé per non farlo cadere, assecondando i deliri del bassista e scostandosi bruscamente soltanto quando le sue labbra gli schioccarono sulla guancia, vicine, troppo vicine alla bocca.
Eppure tutti quei complimenti, quelle parole che sembravano sincere, non ci era abituato, figurarsi a sentirseli sussurrare e balbettare così vicini ed avrebbe colto la tentazione, avrebbe voluto essere solo con lui, o così sbronzo da essere giustificabile, mentre Junior, dal canto suo, aveva deciso che la tequila non l'avrebbe toccata mai più.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** i still love you ***


2010
C'era una strana elettricità nell'aria il giorno prima che si parlassero di nuovo, dopo così tanti anni, ed il dito di David scivolava sui tasti del telefono mentre chiamava Shawn per dirgli che sarebbe voluto rientrare nella band - rivedere Dave, ma questo non glielo avrebbe detto, se lo sarebbe tenuto per sé ed avrebbe sperato.
C'era una strana atmosfera anche il giorno stesso, sguardi che si credevano dimenticati a riaccendere il viso di entrambi, ad incrociarsi di nuovo in un modo che sembrava quasi irreale. Dopo tutto quel tempo, dopo tutto quel dolore sembrava impossibile sedersi lì a suonare come se niente fosse e che tutto venisse fuori perfetto, come se l'ultima volta che avessero provato fosse stata ieri.
Cadde il silenzio - l'ultima nota suonata pervadeva ancora l'aria - e nessuno dei due potè più distrarsi con la musica; Dave abbassò lo sguardo cercando di non incontrare tutti i ricordi che gli tornavano alla mente e tutte le cose da dire, da fare, la voglia di avvicinarsi all'altro e baciarlo sulle labbra per tutto il tempo che si erano mancati, un groppo in gola chiuso da tre parole che premevano per uscire ed anche il bassista fece lo stesso, prima di rialzarlo e ritrovarli tutti in un abbraccio improvviso, muto, di come non ne riceveva da anni. Anche nella sua mente, improvvise come le braccia attorno alla sua schiena e fastidiose e delicate nello stesso tempo come i capelli del rosso a solleticargli la guancia, facevano capolino quelle tre parole e mozzarono il fiato ad entrambi:
'ti amo ancora'.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** addicted to chaos pt. I ***


1994 (?)

Riaprì gli occhi, David, e si liberò da quell' abbraccio che fino a poco prima lo teneva stretto, ingarbugliato, assonnato. E non ci poteva credere, di averlo fatto di nuovo, di esserci ricaduto con tutte le scarpe, di essere ricaduto nel letto del chitarrista che adesso gli dormiva accanto e sembrava così tranquillo, senza alcun movimento tranne il petto che si alzava e si abbassava piano. Credeva di aver smesso, di averlo dimenticato, di essersi finalmente convinto che era Julie la persona a cui doveva dare il suo amore, ed invece gli era bastato sentire dei problemi che Dave stava avendo con sua moglie, gli era bastato che lui gli toccasse una spalla, traballante e disperato e stordito da tutto quel valium, e adesso era lì a rimpiangere ogni carezza, ogni tocco, a rimettersi la maglia con aria colpevole.
Guardò di sfuggita l'uomo là disteso, i suoi capelli sparsi e le sue lenzuola disordinate e candide, provando un improvviso moto di vergogna e confusione nel desiderarlo ancora pur con tutta la volontà e tutta la nuova fede che ci metteva nel trattenersi e trasalendo nel percepire un movimento, distolse lo sguardo, ma ormai era troppo tardi, aveva già incontrato quegli occhi offuscati dal sonno e dalle droghe.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** the name of the feeling ***


1983

"E non mi chiamare in questo modo!" insistette il bassista, con uno scatto ed un tentativo di sguardo truce, ed invece Dave rise e lo disse di nuovo e poi un'altra volta ancora, assaporando il suono del nuovo soprannome, sì, andava bene, era quello giusto finalmente.
Dal canto suo, Junior, non poteva fare a meno di guardare male quello che in così poco tempo era diventato il suo migliore amico e sentirsi preso in giro, svalutato, come se con quelle stupide sei lettere non facesse altro che ricordargli la sua età e la sua poca esperienza, come se solo chiamandolo gli elencasse tutte le cose che aveva ancora da imparare, e non andava bene questo sentirsi così piccolo, così indifeso, e tanto meno andava bene quel nuovo pensiero così assurdo ed improvviso.
"E dai, amico..." continuò a cercare di dissuadere Dave, poco convinto, ma quel che sentiva nel petto lo confessava e gli intimava di nasconderlo il più profondamente possibile, ed infatti cadde in un silenzio che era rassegnato e distratto, l'unica cosa a far rumore erano le parole sussurrate nella sua mente:
'potresti chiamarmi così solo se fossi tra le tue braccia.'

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** addicted to chaos pt. II ***


NB: Innanzitutto, mi scuso per il ritardo. Se qualcuno che non è le due Giulie - che ringrazio tanto btw - segue questa fic, quel qualcuno deve sapere che sono sotto esami e quindi non ho proprio tanto tempo... 
Inoltre, per qualche strano motivo questo capitolo anche se è intitolato pt. II è un prequel- 

1994 (?)
 
Era arrivato in una corsa silenziosa e disperata, prendendolo di sorpresa e all'improvviso si era trovato così, con le sue mani intorno alla sua vita ed il suo respiro dietro il collo ed era stato travolto da un sussulto e una valanga di ricordi: l'aveva chiamato Junior, dopo tanto di quel tempo, ed il brivido lungo la schiena rimaneva sempre lo stesso.
Rimase immobile, 'hai bevuto?' l'aveva soltanto pensato non appena l'odore dell'alcol gli aveva colpito le narici, però Dave il suo nome l'aveva detto davvero, con voce rotta e trascinata - almeno tu mi ami, Junior? - e allora il bassista aveva preso tra le sue le mani che lo stringevano, non riuscendo a far altro che accarezzargliele distrattamente. Doveva dire no, voleva dire no, ma quelle due lettere vennero ricacciate indietro dal calore del corpo di Dave dietro il suo, da quell'abbraccio ad intermittenza soffocante e dolce che sembrava dire tutte le cose che il chitarrista taceva e che forse avrebbe farfugliato se non avesse avuto il viso affondato nell'incavo del suo collo, a riempirlo di baci e brividi come se gia non bastasse. "Dimmi che mi ami, ti prego...", continuava, la crepa della sua voce che si allargava sempre di più, e Junior era teso tra scappare e pietrificarsi lì tra le sue braccia. Non poteva dire di non amarlo; si voltó, alzando poco lo sguardo per incontrare quello rosso e lucido dell'altro, "che cosa succede?" chiese, mentre una carezza gli sfiorava i capelli, ma riabbassò subito gli occhi come se servisse a fingere di non aver sentito.
"Pam..."

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** ex friends ***


1984

Spesso in momenti apparentemente tranquilli, durante discorsi che non c'entravano nulla, Dave guardava Junior - o meglio il punto dietro di lui, i suoi occhi l'avrebbero distratto nonostante non volesse ammetterlo - e si lasciava sfuggire ancora qualche dettaglio sui suoi ex compagni, ex amici, ex tutto. "In questo posto l'ultima volta ci sono stato con i Metallica" diceva, oppure "questa è una di quelle cose che avrebbe fatto James", mentre il piccolo sorriso nostalgico che spuntava a quei ricordi si trasformava in una delle sue solite smorfie aggressive, per proteggersi da tutto il dolore che gli avevano inflitto ed a cui veniva automatico pensare, per frenare la rabbia e le lacrime che se fosse stato un po' meno orgoglioso avrebbe pianto da tempo, e qualcosa bruciava nei suoi occhi e qualcosa nella sua voce vibrava.
Dal canto suo Junior rimaneva lì a cercare di fissare lo sguardo altrove senza riuscirci: quell'attimo in cui il suo amico sorrideva gli faceva male in modi sempre diversi, prima perché non ne era lui la causa, e poi perché durava così poco, e sapeva che non era piacevole ciò che accadeva dopo. Avrebbe voluto fare qualcosa, qualsiasi cosa, tratteneva sulle labbra un 'dimmi di più' che avrebbe ucciso lui dalla gelosia e l'altro dal rancore, avrebbe voluto tenerselo tra le braccia, stretto, ma no, non era possibile; e così si limitava ad annuire.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** memories ***


2012
 
Il tempo passa, ma i suoi occhi sono sempre gli stessi. Lo scrutano al di là del tavolo e del dessert - french toast, come piace a lui - e David non riesce a non sorridere e a non abbassare i suoi sotto il peso di ricordi e parole non dette, incontrando di sfuggita il bicchiere di vino di Dave ed il suo, di coca cola. 'Ti ricordi?' lo distoglie la voce del chitarrista, anche lui sereno, come se i ricordi in realtà non lo stessero graffiando dall'interno per essere liberati e rivissuti e sussurrati nelle orecchie di chi una volta era stato tutto. In effetti, non c'è quasi nulla di tutto ciò in superficie: un angolo della sua bocca si piega e trema di nostalgia, gli occhi si appannano per un attimo ma è solo un lampo e poi continua a parlare tranquillo dei tempi passati ed entrambi ammucchiano ricordi su ricordi di quelle volte che si erano trovati a condividere più del dovuto, ad essere più vicini di quanto sperassero, con il cuore che batteva troppo forte e le mani che tremavano; e di quelle altre volte che invece si erano feriti a vicenda e la voce trema un po' a tutti e due a pensare a quegli sguardi ostili e a quelle parole gelide.
'Sono cambiato da allora', cerca di rassicurarlo Dave, forse è cambiato troppo eppure sente ancora quella morsa al petto fin troppo conosciuta, forse è cambiato troppo poco allora, ma l'altro annuisce e vede bene la differenza tra l'uomo che gli siede davanti ed il ragazzo che era e non può fare a meno di chiedersi se non avesse fatto un errore tanto tempo fa, anche lui cercando di tenere a bada quella sensazione che tornava dopo tanto tempo a tormentarlo. 'Credi che...?' non lo sa nemmeno lui quello che vuole chiedere - credi che abbiamo sempre sbagliato? credi che dovremmo riprovarci? credi che se ti baciassi, adesso...? - ed il rosso ricambia lo sguardo, a lungo, in silenzio che quasi gli dispiace di turbare quel momento con una risposta, e poi scuote la testa dolcemente.

Ed eccoci qui al gran finale. Niente di che, insomma. 
Spero sia piaciuto, sappiate che per voi ho in serbo altre cose
- veramente molte eh - ma non in questa sede. 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2194378