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di TIMELORD95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo primo. ***
Capitolo 3: *** Capitolo secondo. ***
Capitolo 4: *** Capitolo terzo. ***
Capitolo 5: *** Capitolo quarto. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Rimase ferma, impietrita, completamente immobile. Guardava il TARDIS scomparire con il Dottore. Il suo Dottore. Aveva fatto tanta strada per ritrovarlo e rivedere il suo sorriso, e adesso l’aveva perso, di nuovo. Una vita insieme. Era questo che voleva. Una vita insieme al Dottore, a correre tra le stelle. Ripensò alle notti passate a lavorare al Torchwood , e all’incredibile fatica che aveva fatto per raggiungerlo. E adesso? Era di nuovo al punto di partenza, intrappolata in quel mondo parallelo che aveva odiato tanto. Era come rivivere quel giorno, il giorno più doloroso della sua vita. Il giorno in cui era stata separata dal Dottore. Si senti prendere la mano dolcemente, si volse e vide l’altro Dottore, il Dottore umano. Il Dottore con un solo cuore che le aveva promesso di trascorrere il resto della sua vita con lei. Il vento smise di soffiare e l’unico suono percepibile era il rumore delle onde che si infrangevano sugli scogli. Era come se il tempo si fosse bloccato, come se la Terra avesse smesso di ruotare. 

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Capitolo 2
*** Capitolo primo. ***


Era notte fonda. La luna splendeva alta nel cielo, proiettando la sua luce fioca sul paesaggio sottostante. Lui non riusciva a dormire. Se ne stava sul letto, impassibile, cercando di combattere e distruggere quel senso di vuoto che lo sovrastava. Il silenzio era insopportabile. Gli mancava il ronzio del TARDIS, gli mancava viaggiare nello spazio e nel tempo e correre, correre sempre più veloce. Rimase a guardare il cielo, la luna e le stelle. Quelle stelle tanto familiari, adesso gli sembravano irraggiungibili, e tutto questo mandava il suo cuore in frantumi. Era l’ultimo dei Signori del Tempo. Aveva passato 903 anni a viaggiare nell’universo e adesso era intrappolato, senza avere alcuna via di fuga. Si alzò dal letto, e si avvicinò lentamente alla finestra con lo sguardo perso nel vuoto. Era consapevole che non sarebbe riuscito a sopportare tutto questo. Non sarebbe riuscito a sopportare l’essere bloccato in quel mondo parallelo. Ne era certo. Lui era il Dottore. Aveva sconfitto Cybermen, Daleks e Attraxy con solo un semplicissimo cacciavite sonico, ma adesso non sapeva gestire la situazione e l’unica cosa di cui aveva paura, era di non farcela e ferire Rose. La sua Rose. L’unica persona che gli permetteva di non crollare, e di andare avanti. Decise di uscire. Si diresse verso la porta, percorrendo a grandi passi la stanza, e si incamminò verso l’unico posto in cui si sentiva veramente a suo agio: la biblioteca. Durante il tragitto, si fermò di colpo davanti la stanza di Rose, e lentamente appoggiò la testa alla porta, chiedendosi se stesse dormendo o se semplicemente, dormire gli risultasse impossibile, proprio come nel suo caso. Raggiunse la biblioteca con fare lento, e quando arrivò all’ingresso trovò Rose, seduta sul divano vicino il caminetto, intenta a raccontare una storia a Tony. Rimase sulla porta a fissarla, incantato, come se fosse la sua dea personale, stupefatto e pieno di gioia.

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Capitolo 3
*** Capitolo secondo. ***


– E poi, che è successo?- esclamò Tony stupefatto. – Il Dottore, si è fatto ricrescere la mano!- disse lei. – Wow! - Tony era incredibilmente entusiasta.- Il Dottore è forte!- – Si, è forte!- ripetè lei ridendo, guardando il suo fratellino. – Ma adesso … devi andare a dormire! E’ tardissimo.- continuò. -Non voglio! Non riesco a dormire! Ho paura dei mostri! Mi prenderanno!- si lamentò lui impaurito. - I mostri non possono prenderti, Tony. C’è il Dottore qui a proteggerti. Non devi avere paura di nulla.- disse lei con un sorriso stampato in volto – Facciamo una cosa, per questa sera dormi con me, ma da domani niente più storie intesi?- - Mmmh … va bene. Affare fatto! - esclamò lui contento, incamminandosi verso la porta. Poi si fermò, si volse verso di lei e iniziò a scrutarla con i suoi grandi occhi color nocciola. La fissava pieno di interrogativi, poi fece un sorriso a trentadue denti e le disse – Ti piace il Dottore, Rose? – Ci fu una pausa. Rose era senza parole, era completamente sbigottita. Era tanto evidente? Si notava così tanto che persino un bambino di 6 anni riusciva ad accorgersene? Arrossì di botto, e guardò in basso come se gli occhi del suo fratellino potessero scavare nella sua anima. Dopo qualche istante Tony le si avvicinò e le disse sincero – Non ti preoccupare! Tanto io so mantenere i segreti!- Rose guardò la sua faccia seria, e iniziò a ridere di gusto, poi si fermò e gli disse – Si, mi piace il Dottore, piccolo ficcanaso!-

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Capitolo 4
*** Capitolo terzo. ***


-Il Dottore mi piace.- Questa frase gli rimbombava in testa come se venisse pronunciata ad alta voce. -Il Dottore mi piace.- Era incredibile quante sensazioni riuscisse a trasmettergli. Sentiva dentro di sé un implosione di emozioni che facevano quasi impazzire il suo unico cuore. Sapeva di piacere a Rose, lo aveva sempre saputo. Ricordava ancora la sua espressione quel giorno in cui aveva conosciuto e perso Mme de Pompadour, un’espressione a metà tra il dolore, la tristezza e il continuo pensiero di non essere abbastanza per lui. In realtà, lei aveva significato tutto e perderla lo aveva distrutto. Si, viaggiare con Martha e Donna era stato bellissimo, ma nessuno aveva mai colmato il vuoto lasciato da Rose. Nessuno. Aprì lentamente gli occhi castani, aspettandosi di vedere l’interno della sua cabina blu della polizia , ma non fu così. Era sempre molto difficile per lui abituarsi a quell’idea, ma presto o tardi avrebbe dovuto farlo. Non avrebbe mai più visto il suo TARDIS e soprattutto, non avrebbe mai più avuto modo di vedere l’immensità dell’universo. Quell’universo talmente strano e complicato da sorprenderlo sempre, nonostante i suoi 903 anni di esperienza. C’era ancora così tanto da vedere. C’erano così tante cose per cui stupirsi e sorridere. Stelle, pianeti, supernove, galassie C’era ancora così tanto là fuori,e tutto questo aspettava solo ed esclusivamente lui. Era questo che lo aveva spinto a rubare un TARDIS e a fuggire dal suo pianeta di origine: l’insaziabile desiderio di vedere nuovi mondi e coglierne le innumerevoli meraviglie. Decise di alzarsi. Uscì dalla stanza, e si diresse verso la cucina con fare lento. – Ciao.- Si volse e fu allora che la vide. Restava immobile, davanti la porta della sua stanza, anonima quanto la sua, con lo sguardo fisso su di lui. I capelli biondi le ricadevano disordinatamente sulle spalle, e un leggero sorriso le affiorava sulle labbra carnose. Gli era mancato così tanto il suo viso. – Rose!- esclamò lui sorpreso di vederla – Ciao.- Le si avvicinò senza distogliere lo sguardo dal suo viso. – Dormito bene?- continuò lui. – Si- disse poco convinta – e tu, Dottore?- Ogni volta che lo chiamava così, gli provocava una nuova emozione. Delle emozioni già provate in precedenza che, tuttavia, ora potevano essere finalmente espresse. Aveva tentato tante volte di scacciare quello che provava per lei, ma non ci era mai riuscito. Era riuscito a celare i suoi sentimenti per tanto tempo, perché non aveva altra scelta. Sapeva di non poter passare la sua vita con lei, ma adesso, era diverso. Avevano una nuova vita. Una vita insieme. Le si avvicinò ulteriormente, guardandola intensamente, con quello sguardo che riservava solo a lei. Avrebbe potuto baciarla da un momento all’altro, avrebbe voluto baciarla da un momento all’altro. Desiderava ardentemente le sue labbra. Voleva stringerla a sé come aveva fatto su quella spiaggia. Lei arrossì visibilmente per la loro vicinanza, pregando dentro di sé che lui non se ne accorgesse. Rimase ferma, incantata dalla sua particolare bellezza, in attesa di una sua prossima mossa. In attesa di un bacio. Un bacio che non arrivò, perché Jackie fece irruzione spezzando quel momento, riportandoli alla realtà. – Hey! Voi due! Che ci fate qui impalati? Venite a fare colazione!- Rose sorrise imbarazzata e abbassò lo sguardo, mentre il Dottore si allontanò da lei di malavoglia.- Arriviamo, mamma.- disse incamminandosi, poi si volse a guardarlo – Andiamo?- Lui annuì, restituendole il sorriso e quando fu lontana disse con tono sommesso - Tempismo perfetto, Jackie.-

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Capitolo 5
*** Capitolo quarto. ***


-Rose?- Non ottenendo nessuna risposta Pete, disse con tono un po’ preoccupato - Rose? Va tutto bene?- - Si, scusa. Tutto bene.- disse lei sorridendo per tranquillizzarlo. Era stata in silenzio tutta la mattinata. La sua mente era piena di pensieri che le turbinavano in testa. Tutti pensieri riguardanti il Dottore. Non vederlo per così tanto tempo le aveva provocato dolore e disperazione senza precedenti e adesso, non riusciva a credere che lui, la persona che le aveva cambiato la vita, fosse lì, seduto dall’altra parte del tavolo a sorseggiare del tè. –Altro tè?- chiese Pete sorridendo. – No, grazie- rispose lui, sorridendogli di rimando. Rose rivolse lo sguardo nella direzione del Dottore. Se ne stava fermo, in silenzio per la prima volta da quando si erano conosciuti, con lo sguardo fisso verso un punto indefinito della cucina. Gli occhi profondi, i capelli ribelli e ingestibili come sempre,e quell’espressione che adottava quando stava rimuginando. Avrebbe voluto essere nella sua mente matta e brillante. Avrebbe voluto capire quello che provava. Come doveva sentirsi? Cosa provava in quel momento? Aveva sempre viaggiato per spazi sconfinati, e adesso, era bloccato in quel mondo che doveva sembrargli una minuscola fetta di universo confrontata a quello che aveva avuto modo di vedere. Ad un tratto si sentì un’egoista. Non aveva pensato ai suoi sentimenti. Non aveva pensato a quanto si potesse sentire turbato e confuso. Era bloccato in quel mondo parallelo con lei. “E se non fossi abbastanza per lui?” Dopo quell’ultimo pensiero, l’insicurezza e la malinconia si fecero strada in lei. Il flusso dei suoi pensieri si interruppe quando sentì la porta suonare, riportandola alla realtà. – Vado io- disse. Si alzò dal tavolo e aprì la porta. La figura che le apparve davanti le era estremamente familiare. Capelli castani, occhi di ghiaccio e quel sorriso, quel sorriso sghembo che aveva avuto modo di conoscere col passare del tempo. – Jared? Che ci fai qui?- disse sorpresa, abbracciando l’amico. Il ragazzo si mise a ridere di gusto, ricambiando calorosamente l’abbraccio. – Ero di passaggio, e ho deciso di venire a trovarti- disse lui continuando a ridere. Ad un tratto arrivò il Dottore. Si appoggiò alla parete che dava sulla porta a braccia incrociate, e si mise a osservarli, pieno di interrogativi e anche di un pizzico di gelosia causato dalla loro vicinanza. – Rose, Jackie ha detto che questa sera dovrai occuparti di Tony- disse infine il Dottore, intenzionato a richiamare l’attenzione dei due giovani, per far terminare quell’abbraccio fin troppo amichevole. Rose sciolse l’abbraccio e si volse a guardare sorpresa il Dottore che, osservando Jared aveva adottato il suo sguardo da “non mi fido di te, amico.” - Lui è Jared.- disse Rose imbarazzata dallo sguardo del Dottore, poi si volse verso il ragazzo sulla porta e disse semplicemente –Lui è il Dottore.- Jared gli porse la mano amichevolmente – E’ un piacere. Rose parla sempre di te.- Il Dottore sorrise, ricambiando la stretta di mano – Ma davvero?- poi si volse a guardare Rose sorridendo soddisfatto –Interessante.- Lei si mise a ridere rossa di vergogna – Ma smettila.- disse ancora ridendo rivolgendosi al Dottore. – Entra- disse poi all’amico. Lui accennò un sorriso – Mi dispiace, non posso. Devo andare all’università a sostenere un esame.- Poi guardò l’orologio e aggiunse – E sono anche in ritardo.- - Sarà per la prossima volta allora. Buona fortuna!- disse Rose. Lui le sorrise, un sorriso che non piacque molto al Dottore e poi le diede un bacio sulla guancia. - E’ stato bello rivederti, Rose.- poi guardò il Dottore – E’ stato un piacere. A presto.- Appena Jared andò via, Rose chiuse la porta d’ingresso. Guardò il Dottore e notò che non si era mosso neanche di un millimetro. La stava osservando con uno sguardo che non aveva mai visto prima. Il silenzio la stava uccidendo quindi si affrettò a dire -Andiamo?- - Rose, quel Jared…- si fermò non sapendo come porre la domanda. –Ecco… io lo capirei. Non ci siamo visti per così tanto tempo. Insomma, è il tuo…- - Ragazzo?- disse lei completando la frase. Lui annuì con uno sguardo cupo. Uno sguardo che scomparve subito quando lei scoppiò a ridere di gusto. – Certo che no. E’ solo un caro amico. Non c’è…- si fermò guardando in basso –Non c’è stato nessuno.-

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