Breath of life.

di Youhavesavedme_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno: Meetings. ***
Capitolo 3: *** Capitolo due: First lesson. ***
Capitolo 4: *** Capitolo tre: Party of a nobleman. ***
Capitolo 5: *** Capitolo quattro: After the party. ***
Capitolo 6: *** Capitolo cinque: Luna park. ***
Capitolo 7: *** Capitolo sei: Can you call me Harry? ***
Capitolo 8: *** Capitolo sette: Sweetest kiss. ***
Capitolo 9: *** Capitolo otto: The park. ***
Capitolo 10: *** Capitolo nove: Round of golf. ***
Capitolo 11: *** Capitolo dieci: I don’t let you go. ***
Capitolo 12: *** Capitolo undici: Capitolo undici: This is a goodbye? ***
Capitolo 13: *** Capitolo dodici: We will be strangers. ***
Capitolo 14: *** Capitolo tredici: Harry’s wedding. ***
Capitolo 15: *** Capitolo quattordici: She is my freedom. ***
Capitolo 16: *** Capitolo quindici: Harry's and Emilie's wedding. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***




P
rologo.

Lei: Il suo nome è Emilie Stephenson, è alta, mora ha gli occhi marroni, ha vent’anni ed è sempre sorridente.  E’ una giovane studentessa universitaria, ma per pagarsi gli studi, deve arrotondare. E per arrotondare, farà la “balia” ad un ragazzo nobile della sua età.

Lui: Il suo nome è Harry Edward Styles, è alto, ha i capelli ricci, gli occhi verdi, ha vent’anni, e il sorriso non è mai presente sul suo volto, anche se valorizzerebbe le sue piccole fossette che ha ai lati della bocca. Deve stare dietro a tutti i compiti nobiliari che gli competono, e poiché i suoi genitori non possono stare dietro ad un “ragazzino” come lo definiscono, devono procurarsi una “balia” ed a lui l’idea di dover stare con una vecchia, non piace per niente.

Loro: Cominceranno a convivere insieme, cominceranno a conoscersi, e forse lui cambierà grazie alla vicinanza della ragazza, oppure diventerà violento con lei pur di farsi rispettare, nonostante lei gli faccia conoscere la realtà, al di fuori della sua solita vita.

Noi, non possiamo sapere cosa succederà, semplicemente sappiamo che succederanno diverse cose che porteranno i nostri protagonisti a riflettere, ed a fare delle scelte.

Cosa succederà?
 
*Angolo scrittrice*
Ed eccomi con una nuova storia, devo dire che non so come finirà, perché sto scrivendo ogni capitolo volta per volta, però spero che almeno questa finisca in un modo diverso. L’idea, mi è stata buttata nella testa da lei (http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=404936) e devo ringraziarla, perché mi aiuta sempre molto. Questo bellissimo banner è stato invece fatto da lei (http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=166785). Spero che anche stavolta seguirete la mia fan fiction con tanto interesse come avete seguito l’altra. Ci vediamo al primo capitolo, che pubblicherò anche stasera, solo se ci saranno almeno cinque o sei recensioni.
Carol.

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Capitolo 2
*** Capitolo uno: Meetings. ***




C
apitolo uno: Meetings.  

Sono Harry Edward Styles, ho vent’anni e sono figlio di un duca e di una duchessa, proprio per questo non posso comportarmi come un normale giovane della mia età, ma devo andare a cena con famiglie nobili, e devo mettere in atto un certo comportamento, per non far sfigurare la mia famiglia. Per questo mia madre ha deciso di cercare una balia, che mi insegni come devo comportarmi durante questi eventi, poiché ne lei ne mio padre possono insegnarmi l’educazione che secondo loro dovrei aver già acquisito da diverso tempo. Mi dispiace sembrare il ragazzo che delude i suoi genitori, ma loro non vogliono capire che sono un semplice ragazzo di vent’anni, ed ho bisogno d’aria, ho bisogno di respirare, perché con tutti questi eventi, tutti questi “inchini” tutte queste “smancerie”, mi sento chiuso in una gabbia, controllata esclusivamente dai miei genitori.
Presi un respiro profondo, e decisi di scendere per parlare con mia madre, mi sentivo soffocato da loro, e necessitavo di parlarne con loro, ma scesi troppo tardi, poiché sentii mia madre parlare a telefono.

«Buongiorno sono la duchessa Anne Marie Styles, voi siete la signorina Emilie Stephenson?»

«Sì, sono io, ditemi.»

«Avrei bisogno del vostro aiuto, per dare un’ educazione a mio figlio Edward. Avrei bisogno della vostra presenza qui ventiquattrore su ventiquattro, poiché noi saremo poco presenti. Vi sarà fornita una divisa, in modo che voi sembriate la balia di mio figlio e dovrete accompagnarlo ad ogni evento a cui egli dovrà partecipare, anche e soprattutto senza di noi. Siete disposta a fare tutto questo?»

«Certo duchessa, fornirò a vostro figlio l’educazione necessaria. Quando mi volete a casa vostra?»

«Se voi potete anche subito, ma se questo vi crea problemi potreste  venire domani mattina, noi mettiamo la vita di nostro figlio nelle vostre mani

«Non vi preoccupate duchessa, vostro figlio avrà gli insegnamenti necessari. Comunque, a breve sarò a casa vostra, vi ringrazio per aver pensato di chiamare me. A presto duchessa.»

La sentii smettere di parlare, così entrai in salotto.

«Madre, quindi avete deciso di prendermi una balia? Non erano sufficienti tutte le lezioni che mi avete fatto prendere pur di essere il figlio “modello” il figlio “perfetto”?»

«Edward, per favore, abbiamo già toccato l’argomento, voi necessitate di un’educazione molto più approfondita di quella che vi è stata insegnata qualche anno fa. Non potete continuare a comportarvi come state facendo, sarebbe contro le regole della nobiltà, e non fareste altro che farci sfigurare.»

«Quindi, a voi non interessa nulla della felicità di vostro figlio? Semplicemente preferite sovrapporre le sciocche pratiche nobiliari alla vita di vostro figlio? Beh madre, vi ringrazio, siete la madre che ogni ragazzo desidera, credo che la mia vita sia migliore senza voi e mio padre, almeno non devo preoccuparmi di respirare troppo, e non devo preoccuparmi che questo comporti per la mia famiglia una cattiva impressione.»

«Figlio mio, non dite così. Sapete quanto io e tuo padre vi amiamo, e sapete quanto ci stia a cuore la vostra educazione, semplicemente necessitate di una migliore educazione, perché quella che vi è stata insegnata non è necessaria a farvi comportare in un modo adeguato alle mondanità di una famiglia nobile. Comunque, sapete che io e vostro padre abbiamo l’autorità in questa famiglia, quindi la decisione è stata presa. La vostra balia arriverà tra qualche ora, quindi, preparatevi per accoglierla in famiglia, con la dovuta educazione.»

«Ma madre, come potrei accoglierla con la giusta educazione se questa stessa educazione non mi è stata insegnata?»

In quell’istante entrò in casa mio padre, e mi diede uno schiaffo in pieno volto. Da quel gesto capii che aveva sentito ciò che avevo detto a mia madre.

«Edward, che non vi senta più riferirvi in quel modo a vostra madre. Ed ora, andatevi a preparare, dovete dare la giusta accoglienza alla donna che si occuperà di voi, durante la nostra assenza.»

Toccai il punto dove la mano di mio padre si era poggiata, e sentii leggermente bruciare. Forse non avevo scelto il comportamento migliore da adottare con mia madre, e probabilmente i miei genitori avevano ragione a volermi insegnare un’educazione, ma davvero non comprendevo il non farmi respirare, non riuscivo a credere al fatto che mi tenessero strettamente legato al loro mondo, forse avevano paura che io potessi scappare, cosa che avrei fatto se me ne fosse stata offerta la possibilità. Mi sentivo intrappolato, la mia anima era intrappolata nel mio corpo, e non riusciva a venirne fuori, perché il mio corpo fungeva da gabbia. Mi sentivo davvero rinchiuso dentro me stesso, e la cosa non mi piaceva, perché un normale ragazzo della mia età, era libero di fare i propri sbagli e le proprie scelte. Ah già, ma io non sono normale.

Mia madre mi passò una mano davanti al volto,  ciò stava a significare che mi ero chiuso nel mio mondo per pensare tutto questo. Nella consapevolezza di trovarmi nel torto guardai mio padre, con tono di sfida, e solo dopo essermi assicurato che lui mi avesse guardato salii nelle mie stanze per vestirmi in un modo più “decoroso” così lo definivano i nobili, per incontrare la mia balia.

Non trovavo giusto il fatto che coloro che mi avevano dato la vita, come continuavano a ripetermi, volessero affiancarmi una persona che dovesse controllarmi, in modo da non dover svolgere il loro compito di genitori. Sì, erano nobili, ed essere nobili comporta avere molte responsabilità, ma questo non significa allontanarsi dal proprio figlio, affidarlo alle cure di una sconosciuta e farlo sentire perennemente sotto giudizio degli altri, cercando di stare attento anche solo a respirare per non far sfigurare la propria famiglia.

Dopo essermi cambiato, scesi in sala, dove i miei genitori stavano discutendo sulla mia educazione, su ciò che avrebbero dovuto dire alla mia balia di insegnarmi, ciò che necessitavo di sapere per essere un figlio “modello” uno di quelli che fanno tutto meccanicamente e non vivono la vita, anche facendo degli errori.

Vidi mio padre scattare in piedi, sentendo che il maggiordomo era andato ad aprire la porta, per far entrare qualcuno. Mi rivolse un’occhiata di intesa a cui io cercai di non fare caso, il suo era solamente un modo per avere il controllo della mia vita, come aveva fatto suo padre con lui.

Vedemmo entrare il maggiordomo accompagnato da una ragazza giovane probabilmente della mia età, che non sapendo come comportarsi arrossì e si inchinò di fronte a noi. Io cercai di bloccarla, non ero abituato a simili smancerie con persone non nobili, ma i miei genitori mi imposero di non muovermi, quasi a farmi intendere che lei doveva comprendere le posizioni sociali, cioè noi nobili e lei di una classe sociale inferiore.

«Buongiorno e benvenuta nella nostra umile dimora. Questo è nostro figlio Harry, voi dovrete occuparvi della sua educazione. Io e mio marito il duca Thomas Andrew Styles dobbiamo partire per un viaggio, nostro figlio sarà nelle vostre mani.»

«M-ma quindi questo è “vostro figlio” a cui devo fare da balia?»

«Se vi state chiedendo se dovete fare da balia ad un ragazzo di vent’anni, beh sì, dovete sono io il bambino a cui dovete insegnare l’educazione, e se non vi sta bene, potete andarvene, io non ho bisogno di una come voi.»

«Per favore, non ascoltate mio figlio, lui quanto noi abbiamo bisogno di voi. Comunque, lui ha bisogno di comprendere come comportarsi ai numerosi eventi a cui una famiglia nobile deve partecipare. Noi confidiamo in voi, aiutate nostro figlio.»

Detto questo mia madre e mio padre uscirono ed io rimasi solo con la mia balia. Mi faceva un certo effetto chiamarla in questo modo, dopo aver scoperto che lei ha la mia età.

«Dunque signorino Styles, io devo insegnarvi l’educazione, ora sono appena arrivata, ed ho ancora bisogno di ambientarmi, ma domani cominceremo con i primi insegnamenti.»

«Fate silenzio. Io non ho bisogno di voi, quindi non avete nessuna autorità in questa casa. Purtroppo per me, e fortunatamente per voi non ho la possibilità di mandarvi fuori casa, perché altrimenti voi lo direste ai miei genitori, quindi semplicemente eviterò ogni lezione dei vostri stupidi insegnamenti.»

«E, davvero credete che non lo direi ai vostri genitori che non avete presenziato ai miei insegnamenti?»

Sussurrai un “vaffanculo” che lei sentì, così salutai, con tono di presa in giro e tornai nelle mie stanze.

Ora cominciava la mia vita in una gabbia più stretta di quella in cui già mi trovavo.
 
*Angolo scrittrice*
Eccomi con il primo capitolo. Ci sono diverse cose devo dire, non mi aspettavo sarebbe venuto in questo modo, ma devo dire che mi ispira molto. Comunque, in queste poche righe si sente una certa tensione tra i due, ma vedrete che più avanti la situazione si aggiusterà, ed oserei dire diventerà quasi tutta rose e fiori. Va beh, ora mi dileguo, mi raccomando continuate a seguire e recensire, al prossimo capitolo. A proposito, di questo capitolo quale parte avete preferito? Ditemelo nella recensione. <3
Carol.

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Capitolo 3
*** Capitolo due: First lesson. ***




Capitolo due: First lesson.

Quella mattina mi svegliai particolarmente nervoso poiché ancora non credevo di essere nelle mani di una sconosciuta che dovesse insegnarmi come comportarmi. Ancora non credevo che i miei genitori mi credessero così tanto irresponsabile a tal punto da farli sfigurare nei ricevimenti a cui venivamo invitati. Non credevo di essere talmente legato a questo “sangue blu” da non potermi allontanare nemmeno un momento da questa vita che mi soffocava, che mi logorava l’anima, tanto da farmi odiare persino i miei stessi genitori.

I miei pensieri furono interrotti dal maggiordomo che venne a chiamarmi per la mia prima lezione di insegnamento con la balia, così mi cambiai e scesi in sala.

«Buongiorno signorino Styles, accomodatevi e cominciamo la prima lezione, infondo ci sono tante cose che voi dovete imparare.»

Mi accomodai di fronte alla mia balia, e lei prese a parlare, con un po’ di timidezza iniziale.

«Dunque, dovete sapere che gli uomini ad un ricevimento sono sempre preferibilmente vestiti di scuro per non far perdere importanza alle signore presenti al ricevimento. Non appena voi entrate in una casa non vostra, salutate la padrona di casa, domandando della sua salute, e porgete un saluto agli altri mediante un inchino. Non potrete stringere la mano ad una signora che non conoscete, per poter stringere la mano, la signora deve essere vostra amica, nel senso di conoscente. Il baciamano si mette in atto nei confronti delle signore anziane presenti al ricevimento, poiché non è più molto utilizzato. Queste sono le principali norme di comportamento che dovrete conoscere.»

Le feci cenno di assenso, e lei mi chiese una dimostrazione pratica di ciò che le avevo spiegato, facendo finta che lei fosse una nobildonna. Così, entrai nella sala, la salutai chiedendole del suo stato di salute e porsi un inchino verso gi altri ospiti. Poi, feci il baciamano, spiegando che poteva essere messo in atto solo nei confronti delle persone anziane, e non appena ebbi finito di spiegare la mia balia si complimentò con me. Notai che nel momento in cui feci il baciamano lei arrossì leggermente, ma non vi feci più di tanto caso.

«Emilie, ma per quale motivo avete accettato di insegnarmi il comportamento da utilizzare nelle situazioni nobiliari, quando voi non mi conoscete, e quando non sapete a chi andavate incontro?»

«Signorino Styles, non siamo qui per parlare di me, i vostri genitori mi pagano per insegnarvi come dovete comportarvi, io non sono tenuta a spiegarvi della mia vita.»

«Per favore, parlatemi, siete l’unica fonte di libertà per me, siete l’unica persona che mi fa allontanare dalla solita monotonia, vi prego parlatemene, dopo continuerete ad insegnarmi, ma per favore, ora prendetevi un momento per farmi liberare da tutto questo.»

«Va bene signorino Styles, io ho accettato perché devo pagarmi gli studi per non perdere l’anno, comunque sapevo che non mi sarebbe capitato nessuno di pericoloso, non preoccupatevi, voi non siete pericoloso.» dissi accarezzandogli la guancia.

«Ma per quale motivo dite che io sono l’unica vostra fonte di respiro?»

«Perché essere nobile significa avere grandi responsabilità. Significa che ogni volta che ci si muove si deve stare attenti a ciò che si fa, per non creare problemi alla propria famiglia, ma i miei genitori credono che il mio comportamento non sia adatto alle mondanità legate alla nobiltà, quindi sono costretto ad avere lezioni di comportamento. In più, i miei genitori mi tengono recluso in casa, non mi fanno respirare non mi fanno incontrare nessuno, quindi voi siete l’unica persona che in questo momento mi stia salvando, voi siete l’unica persona nuova che potrò vedere quindi ve ne prego, non abbandonatemi.»

«Ma signorino Styles, io quando avrò finito il mio compito dovrò andarmene, quindi non posso promettervi di non abbandonarvi.»

«Per favore, dovete promettermelo, io avrò bisogno di voi. Sarete l’unica ad allontanarmi dalla realtà, grazie a voi sarò come un uccellino che viene liberato dalla propria gabbia in cui è rinchiuso. Vi chiedo di promettermelo.»

«Va bene signorino Styles, ve lo prometto, ma non vorrei convincervi di cose che non succederanno.»

«Non preoccupatevi, io mi fido di voi. Io ieri vi ho trattata male, credendo che fosse colpa vostra ciò che pensano i miei genitori di me, e credendo che fosse colpa vostra il fatto che i miei volessero insegnarmi ciò che credevano non mi fosse stato insegnato, ma mi sbagliavo, e devo scusarmi. Vi prego di scusarmi. Vi ringrazio.»

«Signorino Styles, non dovete ringraziarmi di nulla, comunque ora riprendiamo con gli insegnamenti.»

Io, rimasi leggermente male alla sua affermazione mi aspettavo che preferisse parlare con me, invece semplicemente mi sbagliavo, o forse anche lei non voleva deludere i miei genitori, quindi annuii e ricominciò ad insegnarmi.

«Dovete sapere che a cena con altre persone nobili, non potete tenere i gomiti poggiati sulla tavola, non potete iniziare a mangiare prima degli altri, dovrete aspettare che tutti siano seduti e siano pronti per mangiare, non dovete toccare il cibo con le mani, quando smettete un attimo di mangiare, o per bere o per conversare un momento dovete posizionare le posate obliquamente con le punte del coltello e della forchetta che si incrociano, non è ammesso utilizzare gli stuzzicadenti, e se doveste trovare un piatto nel capello dovrete toglierlo nel modo più discreto possibile.»

«Vi ringrazio Emilie, ma queste cose le conoscevo già, io non comprendo per quale motivo i miei genitori abbiano voluto che voi mi insegnaste cose che già conosco. Davvero, la loro considerazione di me è molto bassa, mi credono un bambino, e credono che io li possa far sfigurare, quindi la loro unica preoccupazione è quella di non fare brutta figura, nonostante mi stiano tarpando le ali con il loro comportamento.»

«Signorino Styles, io non so per quale motivo loro vi considerino un bambino, o semplicemente per quale motivo vogliano che io vi insegni come comportarvi, forse semplicemente loro vogliono che voi diventiate più responsabile una volta che loro non saranno più con voi.»

«Davvero, mi sento chiuso in questa vita, mi sento obbligato a sottostare alle loro volontà pur di non farli sfigurare, anche se non so con quale comportamento io li faccia sfigurare, semplicemente a loro interessa il pensiero delle altre persone, a loro interessa cosa potrebbero pensare di noi, quindi puntano soltanto a “calmare” il ragazzo giovane.»

«Non so cosa dirvi signorino Styles, io sono stata chiamata dai vostri genitori, e faccio quello che mi è stato detto di fare, vi prego di non avercela con me.»

«Non potrei mai avercela con voi, voi siete l’unico soffio di vita nella mia vita monotona, non potrei mai permettermi di allontanarvi.»

Ci guardammo un momento negli occhi, e lei arrossì, forse avevo usato delle parole un po’ ”forti”, ma le pensavo realmente, lei era l’unica persona che potevo vedere al di fuori di tutte quelle persone nobili, facendo di fronte a loro la faccia “finta” di colui che è onorato nel vederli, anche se magari non era così. E nonostante fosse il primo giorno in cui mi trovassi in contatto con lei, Emilie mi faceva spuntare sempre un sorriso, perché lei era diversa, lei era speciale, non come tutti gli altri che si comportavano in modo decoroso in nostra presenza, e quando non c’eravamo più, parlavano male di noi, di me. Forse sono state queste stesse persone a parlare male di me a mia madre facendole credere che io fossi un “cattivo” ragazzo, quello che in realtà non sono.

*Angolo scrittrice*
Direi che questo capitolo è ricco di cose, qui si capisce che Harry tiene a lei, si capisce che si sta creando uno strano legame tra i due, che si sottolinea tutte le volte che Harry parla, ogni volta sottolinea che lei è la sua unica fonte di respiro, e si vedrò presente più di una volta questa affermazione. Spero che la storia vi piaccia, e spero che continuiate a seguirla, perché non immaginate nemmeno quanto io ci tenga. Al prossimo capitolo, ringrazio tutte di seguirla e recensirla. A proposito di questo, nel capitolo quale pezzo avete preferito? Ditemelo nella recensione <3
Carol.

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Capitolo 4
*** Capitolo tre: Party of a nobleman. ***




C
apitolo tre: Party of a nobleman.

Dopo la conversazione con Emilie, decisi di salire nelle mie stanze, non mi interessava se le fossi apparso ridicolo, io le avevo semplicemente detto ciò che pensavo, davvero credevo che lei fosse l’unica fonte di respiro nella mia vita.

Salito nelle mie stanze, mi cambiai e mi addormentai. La mattina seguente fui svegliato dall’irruenza del maggiordomo di famiglia che era venuto a svegliarmi per dirmi che Emilie aveva bisogno di parlarmi.  Mi cambiai, e scesi per poter parlare con lei.

«Signorino Styles, questa sera dovrete partecipare ad un evento mondano, quindi sarà la prima occasione in cui potrete mettere in pratica i miei insegnamenti. Io ovviamente vi accompagnerò, ma figurerò come vostra balia, spero che non avrete problemi a mettere in pratica i miei insegnamenti.»

«Non preoccupatevi Emilie, riuscirò a mettere in pratica ciò che mi avete insegnato. Però, io non voglio che voi vi presentiate semplicemente come mia balia, io ho bisogno di voi.»

«Ma signorino Styles, è quello che sono, io sono semplicemente la vostra balia, e non preoccupatevi, starò al vostro fianco, però, non potete chiedermi di presentarmi come qualcosa che non sono, perché io non sono una nobile, sono una persona diversa da voi. Detto questo, se sentite la necessità di chiedermi qualcosa sul comportamento che dovrete assumere, non esitate a farlo.»

«Certo, sempre per non far sfigurare la mia famiglia, non vi preoccupate, non farò niente che vi possa mettere nei guai. Ora, con permesso, vorrei salire nelle mie stanze.»

Anche lei aveva cominciato a pensare come i miei genitori, ma infondo aveva ragione, si trovava qui semplicemente per insegnarmi come dovevo comportarmi nella molteplicità di eventi mondani che mi trovavo ad affrontare. Infondo io ero nato nobile quindi da tale mi dovevo comportare, nonostante tutto mi gridasse di scappare, nonostante tutto mi spingesse a lasciarmi questa vita alle spalle, però forse non avevo il coraggio di allontanarmi. Decisi, che avrei cercato di mettere in pratica ogni insegnamento, in modo da dimostrarle di non essere il bambino che credeva che fossi, perché avevo compreso che lo credesse anche lei, quindi uno dei miei obiettivi era farle cambiare idea.

Durante la giornata, non fui molto presente in casa, preferii non scendere dopo la piccola discussione avuta con Emilie, e quando si fece il giusto orario decisi di cominciare a prepararmi. Però, io come le altre persone nobili, avevo un modo particolare di vestirmi, diverso da come si vestivano tutti i ragazzi della mia età, e proprio per questo la cosa di dovermi vestire “meglio” degli altri non mi piaceva, io ero come gli altri, io non mi sentivo un nobile, e non volevo esserlo, ma ad ogni modo ero obbligato a mettere tunica, sotto-tunica, brache, mantello e stivali fatti con materiali pregiati, solo per la classe nobiliare.

Non appena fui pronto scesi in sala, e trovai Emilie con la divisa di una balia, e mi sentii quasi strano, non ero abituata a vederla vestita così formalmente, mi sembrava quasi di non riconoscerla, nonostante fosse la stessa Emilie che “conoscevo” sotto quegli abiti.

«Signorino Styles state molto bene, non mi aspettavo di vedervi in questo modo.» disse arrossendo, mettendosi i capelli dietro l’orecchio.

«Vi ringrazio Emilie, e volevo scusarmi per la discussione di prima, non dovevo trattarvi in quel modo, semplicemente mi è sembrato di parlare con un’altra persona che mi stava giudicando.»

«Scusatemi voi signorino Styles, ma ora è il momento di andare, so che sarete in grado di comportarvi adeguatamente, ma devo dire che io so che vi siete sempre comportato bene, io sento che voi non siete mai uscito fuori dagli schemi, e davvero non comprendo per quale motivo i vostri genitori abbiano deciso di chiamarmi.»

Sorrisi, non mi aspettavo che lei pensasse questo di me, la presi a braccetto, ed uscimmo, accompagnati dall’autista.

La nostra epoca nobiliare era moderna, basata sul mettere in pratica certi atteggiamenti e vestirsi in un determinato modo, per il resto avevo ogni cosa di cui disponevano i cosiddetti ragazzi “normali”.

Arrivati a casa del duca di Normandia, chiesi ai padroni di casa il loro stato di salute, salutai i presenti, e ad ogni signora “anziana” facevo il baciamano, così come mi era stato insegnato da Emilie. Lì al ricevimento incontrai altri quattro ragazzi nobili della mia età, Niall, Liam, Zayn e Louis, li salutai decorosamente e mi sedetti al mio posto, con dietro Emilie.
Sì, lei si trovava dietro di me, perché una balia non poteva sedersi a mangiare insieme a delle persone nobili, non era degna di queste persone, e non poteva nemmeno paragonarsi a loro. Devo dire che la cosa non mi piaceva, infondo lei era parte della mia vita, e mi era stata più vicina lei in questi pochi giorni che i miei genitori in tutta la mia vita, infondo lei era il mio respiro, lei era la ragione per cui avevo cominciato ad andare avanti, facendo finta di non avere nobili, lei era l’unica persona, non nobile che potessi vedere, e con cui potessi stare in contatto, e l’idea di cambiare, mi piaceva.

Mentre cenavo, poggiai un gomito sulla tavola, ed Emilie si affrettò a dire “signorino Styles, state attento” devo dire che la cosa mi irritò leggermente, ma per il resto della cena riuscii ad andare avanti senza errori. Sì, errori, quasi come se fossi costantemente sotto prova, quasi come se fossi costantemente sotto giudizio, a tal punto da sentirmi io un errore.

Fortunatamente, dopo la cena io e gli altri quattro ragazzi della mia età ci spostammo verso un piccolo tavolo allestito per noi, che eravamo gli unici giovani presenti al ricevimento.

Mentre mi stavo spostano, Emilie cercò di venire con me, ma io la allontanai, e le dissi che non c’era bisogno mi stesse attaccata, sapevo badare a me stesso, e forse era una specie di vendetta per come si era comportata poco tempo prima.
A contatto con i ragazzi mi trovai a mio agio, non mi sembrava di essere un nobile, questa era stata una delle poche volte che senza Emilie mi sentivo un giovane normale, e non una persona nobile. Però, diciamo che dopo qualche ora la situazione si fece incontenibile.
Io ed i ragazzi cominciammo a bere ogni cosa che ci venisse presentata davanti ed Emilie continuava a ripetermi “la prego signorino Styles, non beva” io non le davo ascolto e continuavo a bere ed a scherzare con i ragazzi, poi ad un certo punto persi il controllo.

«Emilie, potete venire qui un momento?»

La vidi avvicinarsi titubante, e la vidi fermarsi di fronte a me, che nel frattempo mi alzai. Mi avvicinai a lei, le accarezzai una guancia, le spostai una ciocca di capelli, e potei percepire lei pronunciare “signorino Styles, che state facendo?” io non le risposi, semplicemente avvicinai le mie labbra alle sue, e la baciai. Dopo poco lei si staccò, comprendendo l’errore che aveva fatto, ed uscì dalla sala, con me che la seguivo.

«Vi prego Emilie, fermatevi, non dovevo fare ciò che ho fatto, scusatemi.»

«Signorino Styles, recuperate le vostre cose, torneremo nella vostra dimora.»

Detto questo, tornai dentro, salutai i ragazzi, ed uscii, per tornare nella mia dimora.
Durante tutto il tragitto nessuno dei due parlò, io ero brillo, ma comunque riuscivo a comprendere di aver sbagliato a comportarmi in quel modo con Emilie.

*Angolo scrittrice*
O mio Dio, Harry la bacia, ma è ubriaco, chissà cosa succederà il giorno dopo, mah, speriamo niente di grave. Dunque, sono felice che continuiate a seguire la storia, e che non mi abbandoniate così. Dovete sapere che ci tengo molto, forse perché è la prima vera volta che scrivo una storia su Harry, e ci tengo particolarmente. Davvero, grazie a tutti, spero continuiate a seguirla, e spero mi diciate il pezzo che preferite della storia nella recensione. Al prossimo capitolo, veramente grazie ancora.
Carol.

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Capitolo 5
*** Capitolo quattro: After the party. ***




C
apitolo quattro: After the party.

Non appena misi piede in casa, riuscii a percepire la tensione che si era andata a creare tra me ed Emilie. Lei non mi guardava, non mi diceva nulla, semplicemente pensava, e Dio solo sa cosa stesse pensando di me, credo che semplicemente stesse pensando di andarsene, perché anche lei da ciò che avevo fatto aveva cominciato a pensarla come i miei genitori, e quindi a definirmi come uno “sciocco ragazzino, che non si sa controllare”.

Non potei rimanere a pensare ad altro, poiché dovetti correre in bagno a liberarmi di tutto ciò che la mia mente da sciocco ragazzino aveva pensato bene di farmi mandare giù, forse per orgoglio, forse per gelosia, forse per qualcosa che non volevo accettare, semplicemente avevo pensato bene di bere e quasi di arrivare a non ricordarmi niente.

Corsi semplicemente nelle mie stanze ed andai in bagno, avrei certamente messo la mano sul fuoco sul fatto che Emilie non sarebbe venuta nemmeno a controllare come mi sentissi, invece semplicemente mi sbagliavo, perché la vidi entrare e la vidi chinarsi accanto a me, per spostarmi i pochi ciuffi che avevo sulla fronte. Poi semplicemente non appena ebbi finito di vomitare, anche l’anima, mi offrì una strana sostanza da bere, e successivamente aprì l’acqua della doccia per farmi lavare, poiché secondo lei una doccia fredda mi avrebbe fatto riprendere la poca lucidità necessaria anche solo per muovermi.

Così, uscì dalla stanza da bagno, mi svestii e mi misi sotto alla doccia, e pensai a tutto quello che avevo combinato, lei semplicemente poteva anche non aiutarmi, ma aveva preferito non abbassarsi a questi livelli, forse la situazione poteva essere risistemata, speravo semplicemente che il mio gesto non l’avesse portata a decidere di allontanarsi da me, perché era l’unica fonte di respiro nella mia vita, quindi semplicemente avevo bisogno di lei. Uscii dalla doccia, misi i vestiti che mi erano stati preparati, e non appena aprii la porta la vidi ancora nella mia stanza, e non appena si accorse della mia presenza decise di uscire dalla stanza, ma io la fermai.

«Vi prego Emilie, non andatevene, ve ne prego, restate con me, solo per questa notte, è probabile che domani non ricordi nulla, quindi vi prego, rimanete con me.»

«No signorino Styles, non potete chiedermi questo, proprio perché entrambi necessitiamo di poter riflettere su quello che è successo, è meglio che io me ne vada, è meglio che voi rimaniate senza di me. Forse questo è il momento in cui io dovrei andarmene del tutto, ma non so se ce la farò, ormai mi sono affezionata a voi, ma non in quanto balia, mi sono avvicinata semplicemente a voi, ma l’evento di stasera, è stato scatenante, forse è meglio che io me ne vada. Stasera credetemi, ci penserò più di quanto vorrei pensarci, più di quanto vorrei lasciar perdere, e domani saprete della mia decisione.»

Abbassai lo sguardo, in un certo senso mi aspettavo queste sue parole dopo quello che avevo fatto, e probabilmente avevo compromesso il suo “stato” di lavoro, e il suo modo di pensare, perché se prima mi vedeva semplicemente come un ragazzo al quale insegnare qualcosa, ora ero diventato altro, quindi probabilmente anche per lei sarebbe stato difficile allontanarsi da me.

«Vi prego Emilie, pensateci bene, sapete cosa penso di voi, e sapete quanto la vostra presenza accanto a me sia essenziale, sapete quanto io mi senta migliore, quanto io riesca a respirare con voi accanto, quindi vi prego, non allontanatevi per un mio errore, un errore che non avrei commesso se fossi stato sobrio.»

«Appunto, voi non dovreste essere a questo punto, non dovreste essere ubriaco, non dovreste essere brillo, e non dovreste essere così poco cosciente, non dovreste avere nessuno di questi sintomi, invece voi avete preferito bere senza preoccuparvi di nulla, delle possibili conseguenze, quindi ora dovrete accettare il fatto che io possa volermene andare.»

Detto questo uscì, ed io quando lei poté ancora sentirmi gridai «Come credete che io possa accettarlo?» dissi sbattendo i pugni sulla porta.

Non appena mi fui calmato, decisi di mettermi a letto, infondo non sarei riuscito a cambiare la situazione in nessun modo.

Pov’s Emilie.
Era la prima volta in cui mi trovavo davanti ad una situazione così difficile, non sapevo cosa pensare, non sapevo come agire, semplicemente non sapevo in quale modo muovermi. Decisi di sedermi sul letto, e misi le mani nei capelli, cominciando a gridare, mi aveva messa in una situazione impossibile, non sapevo realmente in quale modo comportarmi, anche se forse semplicemente potevamo andare avanti facendo finta di niente, perché ammettendolo a me stessa, anche io mi ero legata a lui, non sentimentalmente, ma qualcosa era cambiato, dal semplice sentirmi una persona che doveva insegnargli qualcosa.

Avrei pensato durante tutta la notte, e il giorno seguente avrei deciso come agire e cosa dirgli in base alla mia decisione, che sembrava la più dura che dovessi prendere, sembrava che avessi un macigno sul cuore, che mi impediva anche solo di pensare di andarmene, e forse quella era l’unica soluzione, restare.

La mattina seguente mi alzai, decisa a riferire ad Harry la mia scelta, forse era quella sbagliata, forse era qualcosa che non avrei dovuto fare, ma era la cosa migliore, per entrambi, e per non far sapere ai suoi genitori cosa era successo, anche se io non avrei mai pensato di poter riferire loro qualcosa, nemmeno se fosse stata la cosa peggiore che il loro figlio avesse potuto fare.

Pov’s Harry.
Mi svegliai di nuovo chiamato dal mio maggiordomo. Questa mattina avevo un forte mal di testa, e non ricordavo nulla di quello che fosse successo la sera precedente, ricordavo solo di aver ripetutamente sbattuto le mani contro la porta, ma non capivo il motivo. Scesi in sala, sotto richiesta di Emilie, che appunto chiedeva di parlarmi.

La vedi vestita non ufficialmente, ed arrossii, perché si intravedevano le sue curve, che confermavano alla mia mente che si trattasse di una bellissima ragazza. Mi sedetti accanto a lei, e cominciò a parlare, con un’espressione strana fissa sul volto.

«Signorino Styles, ho riflettuto su quello che è successo ieri sera, ed ho preso la mia decisione.»

Cosa era successo ieri sera? Diedi voce ai miei pensieri chiedendoglielo.

Pov’s Emilie.
Non ricordava ciò che era successo ieri, quindi forse era un modo per lasciare perdere tutto, e per passare sopra alla questione, ma la mia mente mi suggerì di fargli ricordare cosa era successo la sera precedente.

«Vuole veramente sapere cosa è successo? Voi ieri sera vi siete ubriacato, e mi avete baciata, e da quello avevo pensato di andarmene, solo che questa notte ho riflettuto molto, e la soluzione è stata quella di decidere di rimanere, infondo sarebbe una decisione ingiusta, e non ne sarei felice, quindi ho deciso di rimanere.»

Pov’s Harry.
Io l’avevo baciata, e lei aveva pensato bene e giustamente di andarsene, semplicemente perché avevo deciso di bere, Dio solo sa per quale motivo avevo deciso di farlo, non riuscivo a comprendermi. Tirai un sospiro di sollievo non appena compresi pienamente le sue parole, lei restava, perché non sarebbe stata felice di andarsene, quindi forse era cambiato qualcosa anche per lei.

Non so per quale motivo, ma decisi di abbracciarla, lei rimase un attimo impalata, ma poi ricambiò l’abbraccio. Davvero, mi stava dando modo di respirare, davvero mi stava dando modo di cambiare, e quanto sarei voluto cambiare insieme a lei, quanto sarei voluto cambiare semplicemente per la sua felicità, per vederla sorridere.

Forse anche per me stava cambiando qualcosa, ma non ero ancora in grado di comprendere cosa stesse cambiando, semplicemente cominciavo a comprendere che tutto quello che stava cambiando, era bello, mi faceva sentire diverso, mi faceva respirare.

I leave my heart open but it stays right here empty for days. 

*Angolo scrittrice*
Devo dire che questo capitolo mi ha stupita molto, non mi aspettavo che sarebbe stato così, e devo dire che quando ho iniziato a scriverlo non mi piaceva, poi man mano che andavo avanti cominciavo a convincermene sempre di più, ed alla fine ho compreso che era meglio di quanto credessi. Ringrazio tutti quelli che stanno seguendo la storia, non sapete quanto io vi sia legata, infatti spero che vi piaccia tanto quanto piace a me, e spero che vi emozioni tanto quanto sta emozionando me. Al prossimo capitolo, grazie a tutti.
Carol.

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Capitolo 6
*** Capitolo cinque: Luna park. ***





C
apitolo cinque: Luna park.

Dopo aver risolto la nostra discussione, e dopo aver compreso che entrambi eravamo cambiati da quando l’uno era entrato nella vita dell’altra, avevamo cominciato a trattarci ed a comportarci in un modo diverso, sempre mantenendo il dovuto distacco tra due persone che appartengono a ranghi sociali differenti.

Quella mattina fui io a svegliarmi prima del solito stranamente, e scesi in cucina, dove ad aspettarmi si trovava Emilie, particolarmente sorridente. Mi accomodai accanto a lei, lasciandole un bacio sulla guancia che la spiazzò, e sinceramente questo comportamento spiazzò anche me, non credevo di essere così diretto con una ragazza che relativamente conoscevo da poco tempo.

«Signorino Styles, avrei una cosa da proporvi, vorreste cambiare vita per un giorno?»

«Che cosa intendete?»                                       

«Intendo uscire fuori dalla realtà nobiliare per un giorno, uscire fuori dalle mondanità, dagli incontri, e farvi conoscere la realtà al di fuori di tutto questo, che ne pensate?»

«Non posso farlo, comprendetemi, i miei genitori verrebbero a scoprirlo, ed io non sarei altro che una delusione. Non farei altro che farli convincere del fatto che sono solo uno sciocco ragazzino che non sa come comportarsi, al quale non è stato insegnato nulla di giusto, nulla di perfetto, come invece sono loro.»

«E come credete che lo verrebbero a sapere? Poi infondo, è solo un modo per farvi continuare a respirare, per farvi continuare a far sentire libero, è semplicemente un altro modo per farvi conoscere e vivere la vita delle persone non nobili. Ci rinuncereste così facilmente?»

«Ma come faremo a muoverci senza essere visti? Senza far cadere gli sguardi degli altri su di noi? Senza far cadere sospetti su di noi? Infondo io sono nobile, e un nobile deve mantenere la propria immagine, non voglio di nuovo deludere i miei genitori, già mi vedono come una persona inutile, se poi do loro modo di confermarlo, non sarò più libero di fare nulla.»

«Voi non preoccupatevi di questo, vi fidate di me? Se semplicemente riponete la vostra fiducia in me, non preoccupatevi di niente, penserò a tutto io.»

«Sì, mi fido di voi Emilie, e voglio farlo, voglio che mi facciate conoscere la realtà al di fuori della nobiltà, voglio comprendere com’è la vita al di fuori di questo, sono nelle vostre mani.»

«Credo in voi signorino Styles, e so che riusciremo a non far scoprire a nessuno la nostra vera provenienza, solo che è necessario avere vestiti semplici, di ragazzi giovani della nostra età, per questo ho rimediato, poi io ho la patente, quindi anche per questo non ci sono problemi, semplicemente ora dobbiamo andarci a cambiare, e raggiungere il posto dove desidero portarvi. Un’altra cosa, davanti agli altri, non potremmo farci sentire a darci del “voi” quindi dovremmo darci del “tu” esclusivamente quando ci troviamo insieme ad altre persone, poi ne capirete il motivo.»

Dopo esserci confrontati, e dopo aver superato la mia paura di deludere i miei genitori, che già mi consideravano quasi una nullità, decidemmo di andarci a cambiare.

Devo dire che per conoscere così poco una persona mi stavo totalmente fidando di lei, speravo solo di non aver scelto di mettere in atto un comportamento sbagliato.

Salito nelle mie stanze, trovai i famosi vestiti che i miei genitori mi avevano mostrato, sottolineando di eliminarli dalla mia mente, poiché non li avrei mai dovuti indossare, non sarebbero stati consoni al mio stato sociale. Non appena fui pronto, decisi di scendere in salotto, dove trovai Emilie, già pronta, così uscimmo di casa, avvisando il maggiordomo della nostra uscita, ovviamente non specificando il luogo dove ci stavamo recando, anche perché nemmeno io conoscevo il posto dove Emilie mi stesse portando.

Arrivammo a destinazione in tre quarti d’ora, ed identificai il luogo dove ci trovavamo, come un luna park. Non appena scesi dalla macchina, mi sentii particolarmente strano, mi sembrava di essere un bambino che scopre come vivere, uno di quei bambini appena nati, che con il passare del tempo scoprono tutte le bellezze della vita, mi sembrava davvero di sentirmi un piccolo esserino che stava scoprendo come vivere.

Emilie, non appena scese dalla macchina, mi sorrise, e mi invitò a seguirla. Non appena fummo entrati, mi guidò verso la ruota panoramica, dove dopo diverso tempo ad aspettare, salimmo, e riuscii a vedere dall’alto la città da cui provenivo, riuscii a sentire per la prima volta la vera brezza di essere libero, riuscii finalmente a sentirmi semplicemente Harry Styles, e non “Harold Edward Styles, figlio di un duca”.

Scesi dalla ruota panoramica, decidemmo semplicemente di girare un po’, io non compresi bene per quale motivo, ma la presi per mano, lei a questo mio gesto rimase particolarmente rigida, così decisi di intrecciare le mie dita alle sue, lei mi sorrise in modo timido e semplicemente cominciammo a muoverci.

Mentre camminavamo, passammo davanti ad una di quelle attrazioni dove si deve colpire il bersaglio, ed ovviamente l’uomo proprietario di questa attrazione cercò di attirare la nostra attenzione “guardate questi due fidanzatini, signorino, non vorrebbe provare a vincere qualcosa per la sua ragazza?” istintivamente Emilie fece allontanare le nostre mani in modo brusco, ed io decisi di voler provare a vincere qualcosa per lei. Pagai l’uomo per provare a colpire il bersaglio, mi diede un fucile, ed io provai a sparare, ma mancai il bersaglio, così chiesi un altro tentativo, in quel momento riuscii a colpire perfettamente il bersaglio, pensando che forse le lezioni che mi erano state date per andare a cacciare, attività svolta raramente da un uomo nobile, erano state utili. Mi feci consegnare il premio scelto da Emilie, e glielo porsi, lei semplicemente mi ringraziò con un sorriso che io ricambiai.

Durante quella giornata, quasi non parlammo, ma semplicemente i nostri sguardi, i nostri sorrisi i nostri gesti furono sufficienti per capire lo stato d’animo dell’altro, e per capire che insieme ci stavamo sentendo bene, senza nessun tipo di problema, nonostante quello che qualche sera prima fosse successo. Riuscimmo a passare nello stesso modo tutto il pomeriggio, fino a quando non si fece buio, così decidemmo di tornare a casa, pur di non rimanere per troppo tempo “scomposti” cioè, fuori dal nostro solito ruolo.

Tornati a casa, decisi di dover dire qualcosa ad Emilie, anche perché si era presa una grande responsabilità, e non mi andava bene il fatto di non ringraziarla nemmeno. Così, non appena entrammo in salotto, le chiesi di accomodarsi un momento, poiché avevo bisogno di parlarle.

«Emilie, ho bisogno di ringraziarvi, ma non per il semplice fatto di avermi fatto passare una giornata diversa, ma perché mi avete fatto sentire libero, perché oggi più che mai ho sentito di essere riuscito a respirare, oggi più che mai ho sentito di essere riuscito ad uscire più del normale dalla gabbia che mi era stata costruita intorno, e davvero non trovo altro modo di ringraziarvi. Davvero, senza di voi non avrei mai cominciato a distruggere questa gabbia che mi è stata costruita intorno, quindi non posso fare altro che ringraziarvi, e promettervi che ci sarò sempre per voi, comunque, nel bene e nel male, perché per quanto poco io possa conoscervi, voi siete già diventata importante per me.» detto questo le sorrisi, e lei timidamente ricambiò il mio sorriso, poi entrambi ci recammo nelle nostre stanze, ed io riflettei sulle mie parole.

Stava cominciando a cambiare qualcosa, ma ancora non riuscivo a comprendere bene cosa, sapevo solo che tutto questo mi avrebbe stravolto l’anima.

*Angolo scrittrice*
Dunque, devo dire che inizialmente, come è già capitato con altri capitoli, nemmeno questo capitolo mi piaceva, poi la piega che ha preso, mi ha convinta, e quindi ho raggiunto questo risultato, che spero vi piaccia. Davvero, non immaginate quanta fatica io stia facendo per scrivere questa storia, perché ci tengo davvero molto, non ho mai impiegato così tante energie in qualcosa, davvero spero che vi stia piacendo e spero che continuiate a seguirla. Sicuramente metterò il capitolo prima di andare da mia zia, ed in quel periodo non aggiornerò, quindi nel frattempo vi auguro buon Natale.
Al prossimo capitolo.
Carol.
 
 

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Capitolo 7
*** Capitolo sei: Can you call me Harry? ***




C
apitolo sei: Can you call me Harry?

Quella mattina, mi svegliai particolarmente sorridente, forse per la giornata appena passata con Emilie, e devo dire che mi faceva piacere il cambiamento che stavo mettendo in atto, mi rendeva felice il fatto di diventare diverso dalla solita persona che prendevano in considerazione gli altri. Decisi che era arrivato il momento di parlare ad Emilie di una cosa importante, che avevo preferito tralasciare, perché non comprendevo ancora bene, e perché non la conoscevo ancora bene, per poterle spiegare ciò di cui le volevo parlare.

Non appena la vidi scendere mi irrigidii anche se forse la cosa che le dovevo dire era più semplice di quanto credessi, implicava una grande confidenza, che probabilmente tra di noi non c’era, solamente per il nostro rapporto duca-balia. La vidi accomodarsi accanto a me, particolarmente sorridente, così presi al volo l’occasione per cominciare a parlarle.

«Emilie, volevo parlarvi di una cosa importante, che necessito di dirvi. Dunque, io ho pensato molto al fatto che in questi giorni il nostro rapporto sia cambiato, cosa molto evidente, quindi proprio per questo volevo chiedervi di cominciare a darci del “tu” anche perché voi avete la mia età e non vedo il motivo di dover mantenere questa distanza, semplicemente perché voi siete la mia balia.» non appena pronunciai queste parole, la vidi scuotere la testa, segno che probabilmente non si trovava d’accordo con quanto da me detto, o semplicemente non credeva giusto che ci dessimo del tu.

«Signorino Styles, mi dispiace dirvelo, ma io realmente non posso darvi del tu, come non potevo tenervi la mano, come non potevo approcciarmi con voi come se fossimo dei ragazzi normali, solo che pur di farvi sentire libero, pur di farvi comportare come un semplice ragazzo della vostra età, ho lasciato correre, ma su questa cosa non posso, la vostra posizione sociale implica che io sia inferiore a voi, quindi per questo non posso prendere certe concessioni vostre e di altre persone nobili, mi dispiace, ma per questo non possiamo farci niente. Avete ragione, lo so, so anche che abbiamo la stessa età, so che probabilmente potrebbe sembrarvi ingiusto il fatto di doverci trattare come se fossimo diversi, ma purtroppo è così che siamo, purtroppo è così che siamo nati, quindi io non posso prendermi questa facoltà di darvi del tu.»

«Comprendo i vostri dubbi e le vostre insicurezze, ma cosa ci perdete a darmi del “tu”? Semplicemente in questo modo ci sentiremmo più vicini, semplicemente io riuscirei a sentirmi maggiormente un ragazzo normale di vent’anni, ed infondo nessuno saprebbe che ci stiamo dando del tu, nessuno comprenderebbe che tra noi è cambiato qualcosa, poiché il fatto di darci del tu, non comporta il fatto di mettersi insieme, comporta semplicemente l’abbattere questo muro che si trova tra di noi, per la nostra posizione sociale.»

«Ma voi non comprendete, questo comporterebbe prendere una confidenza che non mi spetterebbe. Comprendo benissimo che quando uscirò di qui, tornerò alla mia vita, e voi tornerete alla vostra, quindi nessuno si ricorderà di questo, però non posso prendere qualcosa che non merito, anche perché presto me ne andrò, non appena i vostri genitori torneranno mi verrà detto se dovrò rimanere ancora, o se il mio compito sarà finito, ed in quel momento le nostre strade si divideranno, quindi credo sia inutile abbattere questo muro, che si ricreerà non appena me ne sarò andata, perché ammettiamolo, nessuno dei due si ricorderà dell’altro per sempre, quindi credo sia meglio rimanere ognuno nella propria posizione.»

«E chi ve lo dice che qualcosa non cambierà? Chi vi conferma che io non mi ricorderò di voi? Chi vi dice che io non impedirò il vostro allontanamento, perché quello che sta cambiando tra di noi, mi sta rendendo migliore? Credete che seriamente io pensi di voi che siate solamente la mia balia? Forse avete sbagliato persona, o semplicemente avete preferito farvi condizionare dai pregiudizi che gli altri hanno su di me, ma non credo che siate solo la mia balia, dopo il nostro cambiamento, credo l’abbiate notato anche voi, ci siamo avvicinati notevolmente, e abbiamo creato un rapporto diverso da quello presente all’inizio, quindi non crediate che sarà così facile allontanarmi da voi. Ma con questo discorso credo di essere andato fuori dal tema centrale del mio discorso, davvero io desidero che voi mi diate del “tu” infondo siamo semplicemente due ragazzi, che per natura sono “diversi” ma che messi insieme credo siano la forza della natura.»

«Signorino Styles, credo che con le vostre parole stiate esagerando, infondo tra noi oltre quello che è cambiato, non ci sarà nessun’altro cambiamento, e come vi ho detto prima, non servirà a niente darci del tu, non ci impedirà di allontanarci, e non ci impedirà di eventualmente stare male per l’allontanamento l’uno dall’altra, anzi credo che l’iniziare a darci del “tu”, sia solo un modo per legarci inutilmente, e soffrire quando ci allontaneremo, perché sapete che succederà, e sarà impossibile impedirlo, perché io non potrò stare qui per sempre, quindi non credo che la vostra sia una buona idea.»

«Ma spiegatemi per quale motivo, le vostre motivazioni non sono valide, avete paura di legarvi a me? Beh, quello ormai è inevitabile, perché per quanto voi vogliate impedirlo è già successo, quindi per questo non possiamo farci niente. Semplicemente vi chiedo di riflettere su di noi, sulla nostra diversità, ma anche sugli aspetti che ci accomunano, cosa vi cambia darci del “tu”? Cosa credete che comporterà? Infondo, ormai la situazione tra di noi è già cambiata, quindi semplicemente dandoci del tu, abbatteremmo un muro che ci distacca, semplicemente perché io sono nobile, e voi non lo siete. Ditemi, siete veramente disposta a voler rinunciare ad una possibile dimostrazione di uguaglianza, e magari ad un possibile avvicinamento?»

«Signorino Styles, io non so quale sia questa grande cosa che credete sia cambiata tra di noi, ma tutto questo grande cambiamento non c’è stato, però, voi siete sicuro di volervi abbassare a trattare come una vostra simile una ragazza che di simile a voi non ha nulla?»

«Emilie, voi adesso state semplicemente cercando di spostare l’attenzione su di me, per non ammettere che avete paura, quindi cercate di ammettere che ne avete, cercate di superare questa vostra paura, e prendete una decisione, credo che sia semplicemente un  terrore da parte vostra di legarvi a me, e non vedo cosa ci sia di male. Ah già, forse voi credete che io sia un bambino capriccioso, quindi non volete avere accanto una persona “viziata” beh, credo che nemmeno io mi vorrei accanto, quindi forse fate bene a decidere di starmi lontano.» dissi, recuperando una lacrima che stava scivolando, mi stavo mostrando debole, e la cosa non mi piaceva, per niente.

«No, vi prego signorino Styles non dite così, io non la penso assolutamente in questo modo, forse siete voi ad avere ragione, ho paura, una paura che non mi fa agire, mi fa bloccare e non mi fa muovere, ma se questo potrà cambiare le cose, rendendole migliori, va bene, voglio riporre questa fiducia in voi, e darvi del tu.» dissi avvicinandomi a lui, e accarezzandogli la guancia, da dove era appena scivolata la lacrima.

Lo vidi alzare lo sguardo verso di me, aprì un sorriso mostrando le sue dolcissime fossette, e mostrando i suoi verdissimi occhi che brillavano e decise semplicemente di abbracciarmi, gesto che fece aumentare notevolmente il battito del mio cuore.

Forse aveva ragione, stava cambiando qualcosa.

*Angolo scrittrice*
Non sapete quanto ho pianto scrivendo questo capitolo, non so per quale motivo, ma mi ha fatto un certo effetto scriverlo, e nonostante siano tutte battute credo che abbia il proprio perché e credo che sia davvero dolcissimo il modo in cui Harry cerca di farle capire che desidera darle del tu. Lo so, infondo l’ho scritto io, però mi p sembrato di immaginare un Harry così, che lo dice veramente, e devo dire che ha fatto un certo effetto. Spero che questa storia vi stia piacendo, e spero che continuiate a leggerla. Al prossimo capitolo, davvero grazie ancora a tutti quelli che la leggono e la seguono.
Sappiate che per circa una settimana non ci sarò, ma appena tornerò aggiornerò di nuovo.
Carol.
 

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Capitolo 8
*** Capitolo sette: Sweetest kiss. ***




C
apitolo sette: Sweetest kiss.

Dopo aver convinto Emilie a darmi del tu, quasi feci i salti di gioia, stavamo cambiando, e la sua presenza al mio fianco mi faceva sentire migliore, forse qualcos’altro poteva cambiare, anche se ancora non comprendevo in quale modo. Non appena mi fui cambiato, scesi in salotto, dove come ogni mattina trovai Emilie, così per scherzare mi inchinai davanti a lei, ed immediatamente lei sorrise arrossendo.

«Buongiorno Emilie, quale onore potervi dare del tu.» dissi inchinandomi di nuovo.

«Harry, per favore non fate, ehm, volevo dire non fare l’esagerato. Devo ancora abituarmi a questa situazione, mi sento ancora molto a disagio, non comprendi nemmeno quanto.»

«Emilie, per favore, ne abbiamo già parlato, non devi farti dei problemi, semplicemente perché io sono nobile, purtroppo o per fortuna sono nato così, ma questo non vuol dire che io non possa creare legami con le poche persone che mi stanno accanto. Per favore, devo chiederti una cosa, non andartene, come fanno sempre tutti, non faresti altro che aumentare il mio dolore

Lei rimase spiazzata dalle mie parole, ed arrossì nuovamente, poi cercò di riprendere a parlare.

«Harry, questo non posso promettertelo, ne assicurartelo, sai che quando torneranno i tuoi genitori saranno loro a decidere per me, quindi se decideranno che sarà il mio momento per andarmene, dovrò farlo, capisci Harry che non sono io a decidere?»

«Ma io potrò decidere qualcosa della mia vita? Se ti vorrò ancora al mio fianco? Se vorrò vederti sempre come ora, non potrò farlo? Per quale motivo mi stai dicendo che farai quello che ti diranno loro?»

«Harry, sono loro ad avermi chiamata, quindi io dovrò fare quello che decideranno loro, e semplicemente se ti considereranno ancora un bambino, non so se ti faranno decidere, semplicemente utilizzeranno il pretesto che non sarò stata utile a farti cambiare, mentre invece se riuscirai a cambiare, mi allontaneranno da questa casa semplicemente perché sei maturato sufficientemente per comportarti bene. Vedi? In ogni caso dovrei andarmene, e saremmo comunque costretti ad allontanarci, quindi non posso prometterti che sarò sempre con te, e non ti abbandonerò!»

«Non riusciresti a promettermelo nemmeno se tra noi dovesse cambiare qualcosa? Nemmeno se le cose si facessero talmente tanto serie da impedirci di allontanarci? Anche in questo caso saresti disposta a dirmi che non ci saresti?»

«Harry, ma cosa vuoi che cambi? Cosa vuoi che diventi tanto serio? Tra noi non succederà niente, non potrebbe succedere, e lo sai benissimo. Sai che relazioni tra un nobile ed una persona di rango inferiore non sono permesse, quindi cosa vuoi che migliori? Cosa vuoi che accada? Tra noi, nemmeno se fosse uno dei nostri desideri più grandi, potrebbe succedere nulla, siamo troppo diversi, non accetterebbero il vederci insieme se intendevi questo, quindi, per favore, non credere in cose che non potrebbero succedere.»

«Emilie, tu seriamente stai dicendo che non ti sei accorta di niente? Davvero credi che tra di noi non stia succedendo qualcosa che potrebbe cambiare radicalmente la situazione? Dimmi che stai scherzando, dimmi che ti sei sbagliata, dimmi che stai cercando di nascondere il fatto che anche tu ti sei accorta di questo, dimmi tutto quello che vuoi, dimmi delle bugie, mentimi, ma per favore, non dirmi che non te ne sei accorta, non dirmi che realmente credi non possa accadere nulla tra di noi, perché non ti crederei.»

«Harry, io sono seria, io non credo niente, io non ti sto mentendo. Per me non potrebbe accadere nulla tra di noi nemmeno se lo volessimo, siamo troppo diversi

Non appena sentii quelle parole uscire dalla sua bocca, corsi nelle mie stanze e sbattei la porta.

Pov’s Emilie.
Avevo semplicemente esagerato.
Mi aveva solamente chiesto di promettergli di non andarmene.
Ma non potevo farlo.

Avrei fatto più male a me stessa che a lui.

Non potevo promettergli di esserci sempre stata, perché entrambi sapevamo benissimo che me ne sarei andata. Certo, quando non lo sapevamo, ma che me ne fossi andata sarebbe stato sicuro, quindi non potevo promettere niente di tutto quello che mi aveva chiesto.

Desideravo andare a vedere come si sentisse, ma forse era troppo presto, non ne avevo il coraggio, quindi decisi di aspettare un po’, per fargli sbollire la rabbia.

Pov’s Harry.
Sapevo che sarebbe finita così.

Lo sospettavo, ma avevo preferito mettermi in questa situazione, altrimenti mi sarei fatto del male a mantenere quel rapporto freddo e distaccato che avevamo.

Mi appoggiai sul letto, mi misi a pancia in giù, poggiai la testa sul cuscino, e cominciai a gridare, poi queste grida si fecero piccoli singhiozzi, e così cominciai a piangere, mi aveva distrutto, nel vero senso della parola, forse semplicemente perché io stavo vivendo qualcosa di diverso rispetto a lei.

Non appena cominciai a non sentire più niente, compresi che mi stavo addormentando.

Pov’s Emilie.
Decisi che era arrivato il momento di andare a vedere come Harry si sentisse, anche se avevo già un’idea, semplicemente volevo cercare di risolvere la situazione in qualche modo.

Salii le scale, e non appena fui davanti alla sua stanza bussai, nessuno rispose, così decisi comunque di entrare.
Non appena aprii la porta lo vidi steso sul letto a pancia in giù, sentivo il suo respiro pesante, quindi compresi che stava dormendo, dopo aver pianto. Mi avvicinai a lui, e gli accarezzai i capelli, aveva davvero pianto per me? Quindi forse seriamente lui provava qualcosa per me? Qualcosa che andasse aldilà del nostro rapporto nobile-balia?

Lo sentii muoversi, così decisi di alzarmi per andarmene, ma lo sentii sussurrare un flebile “non andartene” così, non uscii dalla camera, rimanendo nella posizione in cui mi trovavo non appena disse quelle parole. Lo vidi girarsi nel letto, si mise a pancia in su e non potei fare a meno di notare i suoi occhi rossi e gonfi per il pianto appena concluso.

«Emilie, vieni qui per favore.»

Mi implorò di avvicinarmi a lui, e non potei ascoltare questa sua flebile richiesta di “aiuto”, di calore umano. Mi sedetti accanto a lui, e lo vidi tirarsi leggermente su, per farmi spazio.

«Mi dispiace Harry.»

Lui semplicemente mi fece cenno di non dire nulla, lo vidi avvicinarsi a me, mi spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, mi tirò a se, facendo unire le nostre mani, e cominciò a passare il proprio sguardo dai miei occhi alle mie labbra, mordendo le sue. Poi mi accarezzò la guancia e poggiò le sue labbra sulle mie.

Fu un bacio lento, e pieno di dolcezza, non appena ci staccammo ci guardammo un momento negli occhi, ed io abbassai lo sguardo arrossendo per la vergogna.

Lui, prontamente fece incontrare di nuovo i nostri sguardi.

«Adesso, non puoi dirmi che sei ancora convinta che tra di noi non stia cambiando niente. Dimmi, hai provato qualcosa quando ci siamo baciati?»

E non sai quanto avrei voluto mentirti, quanto avrei voluto nascondere tutto quello che mi era successo mentre le tue labbra si trovavano sulle mie, ma semplicemente annuii, provocando il tuo sorriso con tanto di fossette.

Harry Styles, stai diventando qualcosa di pericoloso per me.

*Angolo scrittrice*
Oh mio Dio, cioè non sapete quanto mi sia venuto il diabete a scrivere del loro bacio, ma anche semplicemente tutto il capitolo. Questa storia sta diventando la mia morte, non sapete quanto io stia scrivendo difficilmente tutto questo, davvero non sapete quanto io tenga a questa storia. Spero che vi piaccia quanto piace a me, perché davvero è una delle storie a cui tengo più di tutti, e credo che avere un parere positivo anche da voi, sia importantissimo. Ringrazio ancora tutti coloro che seguono la mia storia e che la recensiscono, non saprei cosa fare senza di loro.
Alla prossima.
Carol.
 

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Capitolo 9
*** Capitolo otto: The park. ***




C
apitolo otto: The park.

Pov’s Harry.
Quella mattina mi svegliai di soprassalto, e stranamente mi sentivo diverso, sentivo di essere diventato migliore tutto grazie a lei. Sentivo di potermi permettere di essere libero, tutto questo grazie al suo aiuto. Scesi in salotto e la trovai pensierosa, cercai di fare incrociare i nostri sguardi e le diedi un dolce bacio a stampo, da cui lei si staccò velocemente.

«Ehi Emilie, cosa succede?» dissi accarezzandole una guancia.

«Harry, tutto questo è sbagliato, noi non possiamo stare insieme.»

«Non è giusto che se due ragazzi provano qualcosa l’uno per l’altra, debbano stare insieme, o almeno debbano provarci? Emilie, se è per il fatto che io sono nobile e tu non lo sei, a me non importa, mi importa solamente del fatto che con te al mio fianco mi sento migliore, mi sento cambiato, sento di riuscire a respirare, per favore, non finiamo come ieri sera, sappiamo entrambi che sta cambiando qualcosa, quindi non mettiamoci contro questo qualcosa che farebbe bene ad entrambi.»

«Ma capisci che mettendoci insieme, o semplicemente provandoci staremmo più male di quanto non staremmo da separati? Io non voglio pensare a quando succederà, ma so che succederà, credi che ci permetteranno di stare insieme? Ovviamente no, mi allontaneranno, e credi che la cosa sarà migliore?»

«Ma non sarà migliore nemmeno se saremo distanti, perché in quel caso, continueremmo a chiederci come sarebbe stato se ci avessimo provato. Quindi, io non dico di doverci mettere insieme, ma dico di non impedire che accada qualcosa, se deve accadere, se invece non accadrà, vorrà dire che stiamo bene così, ma almeno non impediamola.»

La vidi abbassare la testa, forse anche lei era d’accordo con tutto questo, ma aveva paura di soffrire, beh, credo che fosse meglio provarci, piuttosto che avere rimpianti. Decisi di avvicinarmi a lei e l’abbracciai. Lei arrossì, probabilmente non era abituata a tutte queste attenzioni, poi mi guardò, ed annuì, quasi a confermarmi che ci avrebbe provato, non avrebbe impedito nulla, ed io le sorrisi, uno di quei sorrisi che si regalano solamente ad una persona speciale, che ti ha cambiato.

«Comunque, dopo questa piccola parentesi da diabete direi, avevo pensato ad un’altra sorpresa, cioè, volevo farti conoscere un’altra realtà del mondo normale. Vatti a cambiare, così ti potrò portare dove desidero.»

Le sorrisi, e salii nelle mie stanze, per mettermi i vestiti che i miei genitori mi avevano impedito anche solo di toccare, per loro non erano vestiti, erano stracci, quindi secondo loro un ragazzo come me, non doveva nemmeno pensare di conformarsi alla massa, doveva rimanere al proprio posto.

Non appena fui pronto, scesi ed uscimmo di casa, di nuovo con la sua macchina. Devo dire che mi faceva strano essere portato in giro da una ragazza, di solito tra ragazzi è il contrario, ma noi, avendo l’autista personale, non avevamo bisogno di prendere la patente, quindi mi toccava essere portato da lei, anche se la cosa non mi dispiaceva particolarmente poiché mi sembrava sempre più bella al volante della sua auto.

Arrivammo davanti ad un parco, e non appena scesi dalla macchina, presi Emilie per mano, e mi feci condurre da lei. Arrivammo davanti ad una specie di parco giochi, e ci sedemmo sulle due altalene libere. Dopo poco arrivarono dei bambini, e ci mettemmo a guardarli sorridendo.

Spostai un momento il mio sguardo su di lei, e la vidi osservare sognante come quei bambini stavano giocando, così decisi di farmi avanti, e di mettermi a parlare, rompendo quella semplice atmosfera che si era andata a creare.

«Emilie, raccontami un po’ di quando eri bambina.»

La vidi incupirsi, e quasi implorarmi con lo sguardo di cambiare domanda, ma con una carezza le diedi coraggio, e lei intrecciando le mie dita tra le sue, cominciò a parlare.

«Da piccola, mi sentivo la bambina più felice del mondo, giocavo sorridente, scherzavo, non facevo altro che vivere la vita come una dolce bambina di tre anni quale ero. Avevo un fratello più piccolo che adoravo, e non riuscivo a non giocare con lui, mi piaceva davvero tanto vederlo nella sua culla, vederlo sorridere perché semplicemente gli facevo le pernacchie, o facevo qualunque piccola cosa, che può comprendere una bambina di tre anni. Non appena raggiunsi i dieci anni, i miei genitori mi dissero che sarebbero dovuti andare a comprarmi un regalo speciale per il mio compleanno, perché tutti gli anni dai loro viaggi, mi portavano un regalo speciale, ma quell’anno il regalo non arrivò, o perlomeno non arrivò per mano loro. Infatti, la sera stessa del mio compleanno, i miei genitori furono vittima di un incidente, la nave dove stavano viaggiando era andata contro ad uno scoglio, ed aveva cominciato ad imbarcare acqua…» la vidi prendere un respiro profondo, così le strinsi maggiormente la mano con la quale aveva incatenato la mia sin dall’inizio, e riprese a parlare «i loro corpi non furono più ritrovati, ed il “regalo speciale” mi arrivò qualche tempo dopo, era una semplice foto nostra a grandezza gigante, con i loro auguri più grandi. Da quel momento, dovetti cominciare a prendermi cura di mio fratello e da lì non riuscii più a vivere la mia vita di bambina di dieci anni. Ora io e mio fratello non ci parliamo più, lui ha deciso di fare la sua vita, ed io faccio la mia.»

Rimasi leggermente spiazzato dalla sua storia, dire che mi dispiaceva, sarebbe stato inutile, perché non le sarebbe servito a migliorare la situazione, così semplicemente le sorrisi, e la vidi sorridere con me, poi la vidi prendere di nuovo un respiro e ricominciare a parlare.

«Però, non siamo qui per parlare di me, io sto cercando con tutta me stessa di superare tutto questo e ce la sto facendo, senza dimenticarmi di nessuno. Comunque, ti ho portato qui, per farti vedere come dei semplici e piccoli bambini, si accontentino di poco per giocare, ti ho portato qui, per farti recuperare solo un giorno della tua infanzia, voglio farti sentire libero.»

«Emilie, mi spieghi da dove trovi tutta la tua forza? Io non ce la farei ad affrontare questa situazione da solo, non riuscirei nemmeno a parlarne, non concepirei di riuscire ad aprirmi così tanto con una persona.»

«La mia forza la prendo dalle persone che mi stanno accanto. Tu dici che non riusciresti ad aprirti così tanto con una persona, beh credo che ti stia sbagliando, perché con me l’hai fatto, più di una volta.»

E di nuovo spiazzato dalle sue parole, le sorrisi. Poi la vidi alzarsi, e mi alzai con lei, mi condusse di fronte ad uno di quei giochi per bambini, che si muoveva con il peso di due persone, così salimmo, e cominciai a sentirmi libero, cominciai a sorridere, credetti di sentirmi di nuovo bambino. Dopo quello, ci spostammo su altre piccole giostre, senza fare caso agli sguardi delle persone, noi eravamo due bambini e ci stavamo godendo la nostra infanzia.

Non appena fummo stanchi, ritornammo alle nostre altalene, e ci sedemmo come prima, con le nostre mani intrecciate. Di nuovo vedemmo dei bambini giocare, ed io diedi voce ai miei pensieri.

 «Ci pensi? Se dovessimo avere anche noi un bambino? Uno come questi, solo tutto nostro, che assomigli più a te, o più a me, o due bambini che siano le nostre copie, ci pensi? Cambierebbe tantissimo la situazione, ma non sai quanto mi piacerebbe.»
La vidi arrossire ed alzarsi, così mi alzai con lei, e la fermai.

«Non stavo scherzando, davvero se dovesse accadere qualcosa desidererei avere un bambino con te.» detto questo, feci unire le nostre labbra e lei non mi respinse.

Quando ci staccammo, ci sorridemmo e ci incamminammo verso la macchina per tornare a casa.

Oh, you’re in my veins,
And I cannot get you get you out.

*Angolo scrittrice*
Cioè, rendetevi conto ogni capitolo sta diventando sempre più dolce, devo dire che è solamente colpa del nostro protagonista, mi ispira tante cose dolci, come quelle che realmente accadono nella storia. Spero che vi piaccia, e spero che per voi non sia diventata noiosa, perché siamo ancora solo all’inizio, ci sono ancora otto capitoli, quindi ne avrete da leggere ancora per molto. Davvero, come ho già detto, non sapere quanto io davvero tenga a questa storia, davvero, spero che vi piaccia quanto piace a me scriverla. Alla prossima.
Carol.

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Capitolo 10
*** Capitolo nove: Round of golf. ***




C
apitolo nove: Round of golf

Pov’s Emilie.
Dopo il confronto del giorno precedente con Harry, sono riuscita a sentirmi più libera, e da ora in poi credo che riuscirò ad essere più aperta nei suoi confronti, anche perché aveva ragione, tra di noi stava cambiando qualcosa, e devo dire che l’idea cominciava a farmi sentire bene, cominciavo a non avere più paura.

Prima di scendere in salotto mi fermai davanti alla porta della stanza di Harry, l’aprii leggermente, e lo vidi dormire con un sorriso sulle labbra, forse stava sognando qualcosa che lo rendeva felice ed istintivamente sorrisi anche io, poi senza fare troppo rumore chiusi di nuovo la porta e scesi in salotto. Lì trovai il maggiordomo, e lo avvisai del fatto che Harry quel pomeriggio avesse una partita di golf, così decise di andarlo a chiamare, per dargli l’avviso. Istintivamente sorrisi, ma non compresi nemmeno io il motivo, forse ero felice di vederlo, o semplicemente il fatto di stargli accanto mi faceva sentire diversa, ancora non comprendevo tutto questo, sapevo solo che mi stava cambiando.

Dopo poco sentii una persona scendere le scale, e vidi il volto di Harry ancora assonnato, poi non appena incontrò il mio sguardo sorrise e si avvicino per darmi un bacio, che senza paura ricambiai, poi non appena ci allontanammo, cominciai a parlare.

«Buongiorno signorino Styles…» lasciai la frase in sospeso per veder come reagiva, e come previsto s’incupì, io gli sorrisi immediatamente e lui comprese il mio gioco, così cominciò a ridere, facendo spuntare quelle sue dolcissime fossette. Non appena ci fummo ricomposti, ripresi il mio discorso.

«Oggi dovrai partecipare ad una partita di golf, e sarà il primo evento a cui dovrai partecipare nella tua veste ufficiale di nobile, quindi dovremmo tornare nei nostri panni ufficiali, ed ovviamente io sarò lì come tua balia, come assistente, che porterà con sé la tua sacca con le mazze da golf, che ti asciugherà il “sudore” se ne avrai bisogno, ma non sarò nient’altro che questo.»

«Quindi tu stai dicendo che non ti potrò stare vicino? Stai dicendo che non ti potrò baciare? Quindi, noi lì, saremo come due estranei? Dimmi che stai scherzando, dimmi che come hai iniziato questa conversazione mi stai prendendo in giro, dimmi qualunque cosa, ma non farmi credere che dovremmo comportarci come due estranei.»

«Sì, Harry, dovremo farlo, perché sai come concepiscono l’amore le persone nobili, e sai che non è accettata una cosa del genere. Capisco che questa sia la tua vita, e che sia tu a dover decidere per te stesso, ma in questo caso non possiamo decidere noi, siamo costretti a conformarci alla massa, ed a seguire delle regole che ci sono state imposte, altrimenti ci andresti di mezzo tu, e non voglio assolutamente che i tuoi genitori continuino a pensare che tu sia uno sciocco ragazzino, perché non lo sei, e non lo sei mai stato, quindi cerchiamo di dimostrare a quelli che non credono in te, che parlano male di te, che si sono sbagliati a pensare quelle cose di te. Ah, e a proposito di questo, ovviamente non potremmo darci del tu, dovremo ritornare a darci del “voi” perché intorno a noi, ci sono persone come te, che non accettano una cosa del genere. Sappi che comunque, in ogni momento per me sarai Harry, e non il signorino Styles che conoscevo all’inizio.»

Lui sorrise amaramente, poi si avvicinò per baciarmi di nuovo, ma stavolta dovetti respingerlo, perché? Per cominciare ad abituarci ad allontanarci, perché la notte stessa sarebbero tornati i suoi genitori, e semplicemente ci saremmo dovuti nascondere da loro, quindi sarebbe stato meglio cominciare lentamente ad allontanarci, almeno quando ci trovavamo in stanze dove in ogni momento sarebbero potuti arrivare i suoi genitori. Lui probabilmente non lo capì, ma era giusto così.

La mattina la passai chiusa nella mia stanza, per evitare di incontrarlo e di dovergli dare spiegazioni sul mio comportamento, che non aveva una motivazione precisa.

Non appena arrivò il momento di andare alla partita di golf, mi vestii ufficialmente e scesi in salotto, dove già si trovava Harry, che prima di farmi uscire riuscì a baciarmi, ed a sussurrarmi un “me lo dovevi” che mi fece sorridere.

Venimmo accompagnati dall’autista, e non appena fummo arrivati Harry dovette salutare decorosamente numerose persone, mogli di signori con cui si sarebbe dovuto sfidare, i suoi sfidanti, ed anche qualche ragazza giovane, figlia di questi signori nobili, che si comportava da civetta nei suoi confronti, e lui non faceva altro che guardarmi per vedere la mia reazione. Poi, arrivò il momento di cominciare la partita, mi chiese una delle sue mazze, e cominciò a giocare.

Fu a lui che toccò la prima azione, e la pallina finì nella prima buca senza troppa fatica. Il gioco continuò nello stesso modo, fino ad arrivare all’ultima buca, dove lui ed un altro signore si stavano sfidando, Harry fu il primo a tirare, ma la pallina non entrò in buca al primo tentativo, invece per il suo sfidante fu il contrario, ed Harry perse per qualche punto di svantaggio.

Finita la partita, i signori si strinsero la mano complimentandosi tra di loro, ed invitarono Harry ad una cena, così fu costretto ad andarci, lanciandomi ogni tanto delle occhiatine per dirmi che gli dispiaceva il non poter stare con me.

Non appena finirono la cena, Harry salutò di nuovo decorosamente le persone con cui si era trovato in contatto, ed uscimmo dalla sala. Salimmo in silenzio nell’auto e fummo accompagnati a casa. Non appena fummo a casa, Harry scese prima di me, mi prese per mano, e non appena fummo entrati mi baciò, ma dovemmo staccarci subito, perché sentimmo delle voci provenire dal piano superiore.

Non appena vedemmo quelle due figure farsi più chiare, comprendemmo che fossero i suoi genitori, e ci guardammo quasi imploranti di non allontanarci. I suoi genitori mi congedarono chiedendo di rimanere con il figlio, ed io con un inchino me ne tornai nelle mie stanze.

Che l’incubo abbia inizio.

Pov’s Harry.
«Figlio mio, come state? Vi trovo più sorridente, ma mi sembra di vedervi più responsabile, sono fiera di voi. Spero che mi dimostrerete ciò che penso, così potremmo affidarci a voi, e potremmo mandare a casa Emilie, visto che non abbiamo più bisogno di lei. Siamo orgogliosi di voi, figlio mio.»

Non finii di ascoltare il discorso di mia madre, poiché mi fermai alle parole “potremmo mandare a casa Emilie” quindi, stavano dicendo che io ora sarei rimasto solo ? Stavano dicendo che io da quel momento non avrei più respirato? Non l’avrei più vista? Avrei di nuovo sentito questa gabbia in cui mi trovo chiuso, stringermi addosso?

Non potevo, e non volevo permettere tutto questo.

“Noi rimarremo sempre quello che siamo, sai perché?
Perché non si può uccidere l’amore”

*Angolo scrittrice*
Spero che anche questo capitolo vi piaccia, credo che il prossimo capitolo sarà il mio dolore, perché succederà una cosa tristissima, che forse avete già intuito. Beh, davvero non sapere quanta fatica io sto facendo per scrivere questa storia, ma credo che sia una buona fatica, perché credo sia una storia buona, e credo che sia migliore quando porta numerose emozioni per il lettore. Spero che continuiate a seguirla.
Però diciamo che per farmi aggiornare ci sono dei compromessi.
Vorrei ricevere le solite recensioni, anche perché nello scorso capitolo non è stato così. Ovviamente so che non è facile, perché in tanti periodi ci sono molte cose per la scuola, però credetemi se vi dico che ci rimango male se mi vedo una recensione nuova al giorno, e non molte come invece me ne arrivavano prima.
Poi, anche in questo capitolo vorrei sapere la vostra parte preferita, vorrei sapere meglio cosa ne pensate, vorrei una recensione più dettagliata, per capire se sbaglio qualcosa o va tutto bene.

Alla prossima.
P.s: Ho fatto preparare un trailer della fan fiction, ma è sorto un piccolo problema, se non aete recensito in molti lo inserisco comunque nel capitolo, altrimenti lo inserisco nel prossimo e continuerò ad inserirlo per un pò, per assicurarmi che voi lo vediate. 

Carol.

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Capitolo 11
*** Capitolo dieci: I don’t let you go. ***




C
apitolo dieci: I won’t let you go.

Dopo quella notizia, il mio cuore quasi smise di battere.
Non potevo stare senza di lei, ed i miei genitori non potevano impedirmi di stare con lei.
Non potevo accettare che loro avessero il controllo sulla mia vita.
Non potevano, non dovevano averlo.

Salii nelle mie stanze, avevo bisogno di far riposare la mia mente e dovevo pensare a qualcosa pur di non far allontanare Emilie da me, non me lo sarei mai perdonato se l’avessi fatta andare via da me senza aver almeno lottato per noi.

La mattina seguente mi alzai, ovviamente con due occhiaie ben visibili, quasi non avevo dormito, non riuscivo a concepire il fatto di dovermi allontanare da Emilie, lei che mi aveva cambiato, mi aveva reso migliore, lei che potevo considerare mia.

Decisi di andare nella sua stanza, aprii la porta e la vidi appoggiata con la schiena alla testiera del letto, con la testa tra le mani, poi sentii dei singhiozzi, anche lei sapeva, e piangeva per noi. Mi avvicinai a lei, e le accarezzai i capelli, lei non appena sentì il mio tocco si irrigidì, alzò la testa e cercò di asciugarsi le lacrime, ma comprendendo che io ormai l’avevo vista piangere si lasciò chiudere in un abbraccio. Poi non appena credetti fosse il momento giusto, cominciai a parlare.

«Emilie, io non ti farò andare via, non succederà, ora dobbiamo mostrarci noi stessi, poi vedremo cosa fare, sicuramente ti faranno stare altro tempo qui, non ti faranno andare via domani o il giorno dopo, quindi dovremo sfruttare questo tempo per trovare qualcosa da fare, ora ti prego, smetti di piangere.» detto questo, le accarezzai la guancia e la baciai, poi non appena ci staccammo scesi in salotto, dove già si trovavano i miei genitori.

«Buongiorno Harry, io e vostro padre stavamo parlando di Emilie. Abbiamo pensato al fatto che sia inutile farla rimanere ancora per molto in casa, semplicemente vorremo una dimostrazione da parte vostra che siete cambiato, poi in base a come vi comporterete decideremo quando congedarla, ma credo che già domani potrà andarsene, perché vi vediamo cambiato, quindi crediamo che già da subito ci dimostrerete di aver migliorato il vostro comportamento.»

Non appena smisero di parlare, mi distrassi, e cominciai a pensare a me e ad Emilie, come avremmo fatto ad allontanarci? Come avremmo fatto a stare l’uno senza l’altra? Non riuscivo a concepire il fatto di dovermi distaccare da lei. Venni allontanato dai miei pensieri a causa di un rumore proveniente dalle scale, Emilie stava scendendo e non appena fu arrivata in salotto la vidi inchinarsi di fronte a noi, e rimanere in piedi, fino a quando i miei genitori non le dettero il permesso di sedersi. Già, anche questo quando eravamo soli, non mi era mai passato per la mente, lei per me non è mai stata diversa, solo che con loro presenti dovevamo essere distaccati e dovevamo comportarci come quando ci siamo conosciuti, comportarci con rispetto e distacco l’uno nei confronti dell’altra, senza far trasparire la benché minima emozione.

Rimasi assente, nel periodo in cui i miei genitori parlavano con lei, quasi non volevo credere al fatto che se ne sarebbe dovuta andare, infatti non lo avrei mai ammesso, così, decisi che quel pomeriggio lo avrei passato con lei, soprattutto per pensare a qualcosa da fare, non sarei stato disposto a rinunciare a noi così facilmente.

Dopo pranzo, vidi Emilie, congedarsi di fronte ai miei genitori, così pensai che quella fosse l’occasione giusta per passare del tempo con lei. Liquidai velocemente i miei genitori con una scusa, e la raggiunsi nella sua stanza. La vidi stesa sul letto, così mi stesi accanto a lei, e l’abbracciai da dietro, a quel contattò lei rabbrividì, ed io sorrisi, ero felice di provocarle questo effetto.

«Emilie, come ti avranno detto i miei genitori, vogliono una dimostrazione del mio cambiamento, e poi dovrai andartene, ma io non lo voglio, non voglio allontanarmi da te, non mi sento pronto, e credo che non mi sentirei mai pronto ad essere allontanato da te, perché in nessun caso sarebbe una mia decisione. Ti prego, facciamo qualcosa.»

«Harry, io tel’avevo detto che non ci dovevamo avvicinare, sapevo che arrivati a questo punto sarebbe stata la cosa più dura da fare. Vedi? Ora dobbiamo allontanarci, e non possiamo far capire loro di amarci, perché non lo accetterebbero e comunque mi allontanerebbero da te. Capisci? Noi non possiamo fare nulla, il nostro destino non si trova nelle nostre mani, ma si trova totalmente nelle mani dei tuoi genitori, e non possiamo fare altro che sottostare alle loro decisioni.»

«Tu veramente credi che io mi sottometterei alle loro decisioni, dopo tutto quello che ti ho fatto capire? Credi che continuerei a far decidere loro per la mia vita? Credi che realmente sarei in grado di farmi continuare a comandare, quando si sta parlando della mia felicità? Allora forse non mi conosci abbastanza bene, perché se realmente mi conoscessi, non diresti questo, anzi cercheresti di trovare con me un modo per non farti mandare via, per non farti portare via da me.»

«E secondo te, io non desidero rimanere con te? Tu davvero credi che non mi dispiaccia allontanarmi da te? Semplicemente cerco di essere quanto più forte possibile, fino al momento in cui dovrò andarmene, perché quello sì che farà male, quello sarà il momento in cui dovremmo salutarci, quello sarà il momento in cui dovremmo dirci addio, e non dirmi che ci rivedremo, perché sai benissimo come me che non succederà.»

«Ma non capisci, tu non te ne andrai, tutto questo non succederà, io non lo farò accadere. Tu dici che non ci rivedremo, ma la cosa è ben diversa, perché noi non ci allontaneremo. Per favore non dirmi che te ne andrai, tu comportandoti così, mi stai semplicemente confermando che farai quello che ti diranno, senza nemmeno provare a lottare, ed io non voglio questo, voglio che lottiamo, per noi, per la nostra felicità, che non deve essere in mano ai miei genitori, ma deve essere in mano nostra. Ricordi? Ricordi di avermi chiesto se le se le tue cicatrici mi dessero fastidio? Beh sappi che no, non mi danno fastidio, ma semplicemente è quello che le tue cicatrici nascondono che devi riuscire ad esprimere, forse anche le tue cicatrici dovute al nostro amore devi riuscire a far emergere ed esprimere quello che nascondono.»

Non appena finii di pronunciare quelle parole, la sentii cominciare a piangere, ed io cercai di asciugare le sue lacrime, per quanto potevo, poi decisi di baciarla, per trasferire il mio amore su di lei, cosa che inizialmente la fece sorridere sulle mie labbra, e poi le fece ricambiare il bacio, unendo le nostre lacrime.

Ma prima che ci staccassimo, la porta venne spalancata, e vidi con la coda dell’occhio i miei genitori assumere un’espressione delusa. Io e lei frettolosamente ci staccammo da quel bacio, di cui tanto avevamo bisogno, e seguimmo i miei genitori in salotto, che ci avevano detto di doverci parlare. Andando contro la loro volontà, mi sedetti accanto a lei, e le strinsi la mano, per infonderle coraggio, nonostante i miei genitori mi stessero quasi fulminando, perché un comportamento del genere non era accettato per una persona nobile.

«Vi rendete conto di quello che avete fatto? Vi rendete conto di ciò che ci costringete a fare? Signorina Emilie, preparate le vostre cose, domani sera stessa ve ne andrete, non abbiamo bisogno di un’altra come voi in casa.»

«Madre, capitemi, non stavamo facendo nulla di male, stavamo semplicemente seguendo il nostro cuore, ci stavamo rendendo felici, ma ovviamente voi non potete capire. Comunque, voglio sapere una cosa da voi, cosa intendete con il termine “un’altra come voi”?»

«Intendo che la signorina Emilie, è un’altra delle tante che si innamora di voi, figliolo mio, semplicemente perché siete nobile. Ed ora, non voglio più sentire scuse, andate a preparare la vostra roba,  entro domani sera, non vi vogliamo più in questa casa.»

Cercai di ribattere, ma Emilie mi fermò, e prese parola.

«Harry, per favore, lascia perdere. Va bene signori Styles, me ne andrò, ma sappiate che state rovinando vostro figlio, sappiate che lui non è felice, ma non perché sono io a renderlo felice, semplicemente perché voi state decidendo  della sua vita.»

Le sorrisi, ma compresi che la mia vita stava di nuovo per cominciare ad essere complicata.

Ed ecco che di nuovo sentivo la gabbia intorno a me farsi sempre più stretta.

*Angolo scrittrice*
Ed ecco che devono allontanarsi, credetemi se vi dico che sto per piangere, mentre scrivevo mi è sembrato di essere lì vicino a loro e di gridare, no vi prego non dite così, anche se le cose da far dire le stavo scrivendo io stessa. Davvero, come ho già detto e ripetuto negli altri capitoli, tengo particolarmente a questa storia, per il suo protagonista, davvero spero che vi stia piacendo, e spero che continuiate a seguirla, abbiamo ancora un po’ da dirci hahah.
Stavolta diciamo che sono rimasta meno delusa dall'altra volta, e sapete cosa? Vorrei che tutte le volte fosse così. Cioè, vorrei che tutte le volte recensiste come avete fatto ora, perché ora come non mai nel capitolo precedente ho ricevuto le recensioni migliori, veramente.
Anche stavolta vorrei che mi diceste ciò che avete preferito, spiegandomi bene anche se dovessi cambiare qualcosa.

Ed eccoci, oggi abbiamo il trailer http://www.youtube.com/watch?v=ppET2uDDsjI credetemi se vi dico che lo amo. Veramente, nel primo momento in cui l'ho visto mi è sembrato di vedere la mia fan fiction diventare realtà, mi è sembrato che questa storia esistesse realmente. Devo dire che la ragazza che mi ha fatto il trailer è stata bravissima, perché l'ha curato benissimo ed ha fatto tutto da sola, facendomi una fantastica sorpresa. Per questo ringrazio infinitamente http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=396876  (
_ Giorgia _) che mi ha fatto questo fantastico trailer, facendomi emozionare infinitamente. Grazie mille ancora, è veramente bellissimo. 

Al prossimo capitolo, grazie davvero a tutti voi, che continuate a seguire e recensire con dedizione la mia fan fiction.
Carol.
 

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Capitolo 12
*** Capitolo undici: Capitolo undici: This is a goodbye? ***




C
apitolo undici: This is a goodbye?

Pov’s Emilie.
Aveva combattuto per noi ed anche io avevo fatto qualcosa, ma già sapevamo che non ci avrebbero mai permesso di stare insieme, quindi forse l’unica cosa da fare sarebbe stata quella di allontanarmi, quella di dimenticarlo, quella di farmi di nuovo una vita, senza di lui, senza persone nobili, stando per sempre alla larga da una vita simile a questa, che mi ha procurato solo dolore. Non appena mi ripresi, salii nelle mie stanze e cominciai a preparare la mia roba, dovevo andarmene, dovevo lasciare il mio Harry, e dovevo cambiare, del tutto.

Sentii dei passi, e compresi che si trattasse di Harry, solo lui aveva quel modo di camminare, che avrei riconosciuto anche se ci fossimo trovati a chilometri di distanza. Lo vidi entrare nella mia stanza, e lo vidi sedersi sul mio letto. Prese un respiro e cercò di cominciare a parlare, ma le parole gli si mozzarono in gola, io cercavo di non guardarlo per non cominciare a piangere, poi però mi prese le mani, mi fermò dal mio movimento frenetico e mi fece sedere accanto a lui.

«Emilie, io ho preso una decisione, che probabilmente mi cambierà la vita, ma credo sarà la scelta migliore per entrambi, ho deciso che verrò via con te. E nulla che tu dirai, potrà farmi cambiare idea, perché ormai ho preso la mia decisione, ormai sono convinto di non volerti lasciare andare e proprio per questo sarò io a venire con te.»

«No Harry, non puoi fare questo, non puoi allontanarti da questa casa, non puoi allontanarti dai tuoi genitori, per quanto io sia legata a te, non potrei mai permetterti di abbandonare la tua casa, e venire a vivere con me, che non sono nessuno. Non posso, e non meriterei la tua presenza accanto a me.»

«Emilie, non puoi impedirmi di venire con te, non puoi veramente farmi credere di non volermi con te, e non meriti niente, perché io semplicemente sono innamorato di te, questo dovrebbe bastarti. Non sai quanto vorrei gridarlo al mondo di essere innamorato di te, ma non posso, quindi credo che basti che tu lo sappia. Sai, ho una strana sensazione riguardo a te, come se avessi una corda sotto le costole a sinistra, annodata ad una corda simile dentro di te. E se andassi via temo che quella corda che ci unisce ci spezzerebbe e comincerei a sanguinare internamente.»

Rimasi spiazzata dalle sue parole, lui era innamorato di me, lui era legato a me, da una corda, che sentivo di avere anche io, che sentivo mi impedisse di allontanarmi da lui, e per il suo amore,  pur di starmi accanto avrebbe abbandonato i propri genitori. Ma io non potevo permetterglielo, a costo di essere infelice, il suo posto era qui, accanto ai suoi genitori, non mi sarei mai perdonata di averlo allontanato dalla sua famiglia, così prima che pensasse che io fossi d’accordo con lui, ripresi a parlare.

«Per quanto anche io sia innamorata di te, non posso lasciarti scappare con me non mi perdonerei di averti allontanato dai tuoi genitori, di averti  portato via dalle uniche persone che ti amano, dalle persone che ti hanno creato, non mi sentirei più me stessa, credo che finiremmo per litigare, per allontanarci e ci lasceremmo, perché non riusciremo più a guardarci negli occhi, così come stiamo facendo adesso.»

«So quanto per te sia difficile non avere una famiglia, e capisco il fatto che tu ti possa sentire responsabile per me, ma io sono la tua nuova famiglia, hai trovato una persona che ti ama, semplicemente per come sei, fregandomene del fatto che tu sia “inferiore” a me, anche se non l’ho mai pensato. Semplicemente questa è la nostra vita, che è cambiata esattamente nel momento in cui abbiamo deciso di abbattere quel muro che ci divideva, che all’apparenza ci rendeva diversi, ma che subito dopo ci ha fatto comprendere che internamente eravamo e siamo simili, semplicemente abbiamo sempre fatto riferimento alla nostra posizione sociale, che ci ha portato a volerci conoscere e che alla fine ci ha portato a questo. Ti chiederai “e questo cos’è?”, beh questo è il nostro legame, questo è il nostro amore, questo è il sentimento che ci fa agire per farci rimanere insieme, verrò via con te, è deciso.»

Non appena finì di parlare, mi accarezzò la guancia, e mi baciò, cercando di farmi comprendere tutto il suo amore. Solo in quel momento riuscii a comprendere quanto realmente eravamo legati, e riuscii a comprendere che nulla ci avrebbe fatto dividere, perché noi insieme eravamo la più completa e grande forza, perché eravamo uniti dal sentimento dell’amore.

Quella sera, Harry mi chiese se potesse rimanere a dormire da me, ed io acconsentii con un po’ di titubanza, comunque, dopo la mia completa convinzione ci stendemmo insieme, prima di addormentarci però, Harry, riprese un momento a parlare.

«Posso guardarti in silenzio quindici secondi? Per ricordarmi di questa notte che stiamo passando insieme.»

Io annuii e lui di nuovo riprese a parlare.

«Bene, allora tu conta fino a quindici ed io ti guarderò in silenzio.»

Annuii e lo guardai, poi presi a contare e lo avvisai quando arrivammo ai quindici secondi.

Lui si avvicinò a me per lasciarmi un bacio a stampo, poi mi abbracciò da dietro e fece aderire la mia schiena al suo petto, mi addormentai dopo un po’ di preoccupazione, e titubanza, per quello che era appena accaduto, con il suo respiro regolare a cullarmi. Infatti non comprendevo il motivo per cui mi avesse fatto quella richiesta.

La mattina seguente mi svegliai, vedendolo già sveglio e sorridente che mi osservava. Non appena fui completamente cosciente, gli lasciai un bacio a stampo e gli sussurrai un “buongiorno”, poi decisi di andarmi a cambiare, ma venni fermata da lui.

«Questa mattina, dovremmo comportarci in modo distaccato, quasi come se avessimo litigato, per non destare sospetti, poi verso sera, anche io preparerò le mie cose, e ce ne andremo, vivendo la nostra vita, come due uccellini che riescono a scappare dalla propria gabbia.»

Lo salutai e mi andai a cambiare, comprendendo che anche lui si sarebbe andato a cambiare, senza destare sospetti. Cercai di aspettare che Harry scendesse prima di me, per non trovarmi sola con i suoi genitori, poi scesi anche io. Come ovvio che fosse, non mi sedetti a tavola, e non feci colazione con loro, stessa cosa avrei fatto per il pranzo e per la cena. La mattinata la passai nelle mie stanze, dove passai anche l’ora del pranzo, poi venni raggiunta da Harry, che volle passare un po’ di tempo con me, quasi come se sentisse che sarebbe successo qualcosa. Devo dire che questo qualcosa lo percepivo anche io, così decisi di sfruttare tutto il tempo a nostra disposizione, per stare con lui, prima della nostra partenza. In quel periodo ci coccolammo e continuammo a baciarci, a guardarci negli occhi, ma rimanemmo in silenzio, quasi a volerci memorizzare ed a volerci conservare l’uno nel cuore dell’altra.

Finalmente arrivò il momento della cena, ciò significava che di lì a poco ce ne saremmo andati, anche se cominciavo a sentire di nuovo addosso quel qualcosa che mi faceva stare male. Harry andò a cenare, poi congedò i suoi genitori, dicendo che si sarebbe andato a riposare. Subito andò a prendere le sue cose nelle proprie stanze, e mi raggiunse. Io cercai di rimanere tranquilla, cosa che non mi riuscì molto facilmente, poi cominciai a calarmi dalla finestra, dalla quale poi Harry cominciò a passarmi i nostri bagagli, ma nel mentre in cui lui stava cominciando a scendere, sentii la porta della mia stanza spalancarsi, e sentii Harry cominciare a gridare contro i suoi genitori.

«Figlio mio, che state facendo?»

«Me ne sto andando con la donna che amo, mi sto allontanando da voi, da questa casa, da questo paese, perché voi volete decidere della mia vita, ed io non voglio permettervelo.»

«Mi dispiace rovinare i vostri insulsi piani, figliolo mio, ma voi siete già stato promesso in sposo alla figlia del barone, il matrimonio si celebrerà tra qualche giorno, è proprio per questo che abbiamo voluto darvi la giusta educazione, ed è per questo che siamo tornati proprio ora. Adesso, fate entrare in casa la signorina Emilie, ditevi addio e ritornate a vivere la vostra vita.»

Lo avrebbero fatto sposare con un’altra donna, avrei dovuto fare qualcosa, non potevo permetterlo, lui era il mio Harry, lui era il ragazzo che mi aveva cambiata, era il ragazzo che avevo cambiato ed era l’unico che io avessi mai realmente amato, non potevo lasciarlo allontanarsi così da me.

Venni interrotta dal rumore della porta d’entrata che si apriva, e subito vidi Harry in lacrime, corsi da lui e lo abbracciai. Salutai decorosamente con un inchino i genitori di Harry che non provavano altro che disprezzo nei miei confronti, e mi dedicai esclusivamente ad Harry.

«Quindi, questo è un addio, vero? Beh, lo sospettavo, testone che non sei altro, tel’avevo detto che non dovevamo fare di testa nostra, non dovevamo avvicinarci così tanto, ed ecco il risultato a cui siamo arrivati. Beh, sappi che rimarrai sempre nel mio cuore e nella mia mente, nonostante io prima di questo volessi già dimenticarti, credo di aver appena compreso che mi sia impossibile.» dissi cominciando a piangere.

Lo visi avvicinarsi a me, fece unire le nostre fronti, e stavolta fu lui a cominciare a parlare, dopo avermi asciugato con il pollice qualche lacrima.

«Incontriamoci al parco domani notte, potremmo parlare, e gridarci quello che desideriamo, per favore, probabilmente è e sarà l’ultimo nostro incontro, ti chiedo per favore, vieni, ho bisogno di stare un po’ di tempo solo con te, prima di questo matrimonio.»
Continuai a piangere, ma tra le lacrime annuii, lui mi lasciò un ultimo bacio, poi fu costretto a tornare in casa richiamato dai suoi genitori. Così, ci guardammo un’ultima volta negli occhi, poi io mi allontanai, cercando un alloggio per quella notte, poiché la notte seguente l’avrei di nuovo visto, poi me ne sarei andata, credo per sempre.

I will love you unconditionally
Open up your heart, and just let it begin.

*Angolo scrittrice*
Questo capitolo è chilometrico, lo so, ma certe cose non potevo non metterle, quindi sono stata costretta a farlo così lungo, beh siamo arrivati ad un bel certo punto, i miei due giovani si sono lasciati, ed io sto piangendo, davvero non sapete nemmeno quanto mi abbia fatto male farli dividere, ma confidate in me, la situazione presto si risolverà. Spero che vi piaccia, e che continuiate a seguirla.

Diciamo che da come è finita per lo scorso capitolo, ho deciso una cosa, voglio mettere alla prova tutti i miei lettori, perché nel capitolo nove, sono rimasta contentissima dalle vostre recensioni, ma dallo scorso sono rimasta delusissima, perché solo un giorno prima che aggiornassi mancavano 8 recensioni, ed io ci sono rimasta malissimo, veramente.

Quindi ho preso una decisione, oggi ho aggiornato perché ci tenevo ad aggiornare per il compleanno di Har, lo so, magari per voi non è niente di particolare, ma io oggi ho deciso appositamente di aggiornare, ma ho preso un’importante decisione, che mi è costata molto, non l’avrei mai fatto se non mi fossi trovata costretta, ho deciso di non aggiornare per due settimane.

Però, SE RIUSCIRO' AD AVERE TUTTE LE RECENSIONI CHE NORMALMENTE HO, E MAGARI HO QUALCHE LETTORE IN PIU’ CHE LEGGERA’ IN CONTINUITA’ LA STORIA AGGIORNERO’ SABATO PROSSIMO, COME NORMALE, altrimenti se avrò tante recensioni in meno aggiorno sabato 15.

Questa non è assolutamente una minaccia, come mi è stato detto, semplicemente ho voluto esprimere come mi sono sentita ad avere meno recensioni.
Mi dispiace, mi sono ritrovata costretta a farlo.

Eccovi di nuovo il link del bellissimo trailer http://www.youtube.com/watch?v=ppET2uDDsjI

Alla prossima.
Carol.

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Capitolo 13
*** Capitolo dodici: We will be strangers. ***




C
apitolo dodici: We will be strangers.

Pov’s Emilie.       
Dopo qualche ora, riuscii a trovare un alloggio per la notte, che mi assicurava anche i pasti per il giorno seguente. Presa la chiave per la mia stanza, la raggiunsi entrai ed immediatamente mi stesi sul letto. Non appena fui stesa, cominciai a pensare ad Harry, e a quanto credessi sarebbe stata facile questa situazione, ma come sempre mi sbagliavo, era più difficile del previsto. La parte più dolorosa era accettare che l’uomo di cui sei innamorata era già promesso sposo di un’altra donna, ed io una semplice, in questo caso balia, cosa avrei potuto fare nei confronti di tante persone nobili, che non avrebbero mai compreso ed accettato l’amore di loro figlio per una donna inferiore a loro?

Forse avevo sbagliato anche ad accettare di incontrarci nel parco in cui l’avevo portato, per farlo sentire di nuovo bambino. Infondo andare lì, cosa avrebbe cambiato? Cosa avremmo risolto vedendoci di nuovo? Tutto questo ci avrebbe portato solo tanta sofferenza, forse era veramente meglio che non ci vedessimo, ma non sapevo se realmente ero disposta a rinunciare a quest’ultima possibilità, per potergli stare accanto.

Pov’s Harry.
Emilie si era allontanata da poco da me, ed io non riuscivo a fare a meno della sua presenza,  di nuovo stavo facendo gestire la mia vita dai miei genitori, di nuovo non ero in grado di impormi, di far vedere quanto io fossi “cresciuto”. Come avevo fatto a lasciarla andare via? Come avevo fatto a non oppormi alla decisione dei miei genitori scappando comunque con Emilie? Comunque in ogni caso, mi sarei sentito meglio vedendola l’indomani sera, così almeno sarei riuscito ad andare avanti, infondo sapevo che avremmo fatto qualcosa per impedire tutto questo, sapevo che lei non avrebbe accettato tutto questo, come non lo stavo accettando io. Venni allontanato dai miei pensieri dall’irruzione del maggiordomo nella mia stanza che mi avvisava del fatto che i miei genitori volessero vedermi, così controvoglia scesi in salotto, dove non appena si accorsero della mia presenza, mi invitarono a sedermi.

«Figlio mio, come sapete tra qualche giorno dovrete sposarvi con la figlia del barone di Gran Bretagna, per questo, domani mattina dovremmo andare a fare la prova per il vostro abito, anche perché una persona nobile, non può vestirsi come si vestono le persone comuni, perché come vorrei ricordarvi, noi non siamo persone comuni.»

«Madre, ma per quale motivo io dovrei sposarmi con questa donna? Infondo nemmeno la conosco, e sapete che sono innamorato di Emilie.» dissi quest’ultima parola sussurrando.

Mio padre subito interruppe la conversazione e prese parola, sovrastando la mia voce, le mie parole.

«Noi non dobbiamo darvi spiegazioni di nulla, semplicemente voi dovete fare quello che noi decidiamo, infondo questo è per il vostro bene. Adesso, potete tornare nelle vostre stanze, la discussione è conclusa.»

Non appena fui congedato dovetti salire nelle mie stanze, anche se avrei voluto rispondere che non mi sarei sposato con quella donna, perché amavo Emilie, avrei voluto gridarlo, ed invece l’avevo sussurrato, permettendo a mio padre, ancora una volta di prendere parola su di me. Tornai nelle mie stanze e mi addormentai, con il pensiero fisso verso la mia Emilie.

La mattina seguente venni svegliato dal maggiordomo, con l’avviso che sarei dovuto andare a provare l’abito nuziale.
Scesi in salotto, salii sulla macchina con mia madre e venimmo accompagnati al negozio. Arrivati lì, subito mi fecero provare il vestito, e non appena lo indossai, cominciai a pensare alla mia Emilie, cominciai a pensare al fatto che fosse stata lei a venirmi incontro davanti all’altare bellissima, come sempre, avvolta in un meraviglioso abito bianco, ma fui allontanato dai miei pensieri dalla voce di mia madre, che si emozionava vedendomi vestito in quel modo, e continuava a sussurrare che sarei stato benissimo con la donna con cui mi sarei dovuto sposare.

Pov’s Emilie.
Quella mattina mi svegliai particolarmente agitata, non riuscivo a non pensare al fatto che la sera stessa avrei incontrato il mio Harry, ed avrei dovuto dirgli quello che pensavo sarebbe stata la cosa migliore per poter andare avanti. Sarebbe stato doloroso, ma dovevo farlo per lui, per me, per noi, non potevamo continuare ad andare avanti convincendoci del fatto che saremmo riusciti a fare qualcosa o che saremmo riusciti a ricreare quel legame, che era nato, ma che inevitabilmente, essendo lontani, si sarebbe dissolto e ovviamente, non ne sarebbe rimasto nulla, se non qualche ricordo.

Sai, probabilmente sembrerò pazza, ma credimi Har, se ti dico che sento il battito del tuo cuore nelle mie orecchie.
Sento rimbombare il rumore di quando rallenta ed aspetta un tuo respiro per prendere ossigeno. Ormai sento tutto di te, e tu sei lontano da me, tutto questo perché ho pensato di avvicinarmi a te, nonostante io avessi paura, nonostante avessi combattuto contro me stessa per non legarmi a te.

Passai tutta la giornata in camera, e quasi non mi sentii male pensando a quello che avrei dovuto dirgli, avrei fatto più male a me che a lui, ma forse era necessario, era l’unico modo per renderci liberi, almeno dal mio punto di vista, lui in questo modo non si sarebbe mai sentito libero, si sarebbe sentito ancora più chiuso in gabbia ed ancora di più sotto il controllo dei suoi genitori, ma era l’unico modo per poter andare avanti, dovevo farlo.

Non appena cominciò a farsi buio, mi incamminai verso il parco, arrivata lì, trovai Harry seduto sull’altalena dove avevamo deciso di sederci quando l’avevo portato qua. Lo raggiunsi, e non appena mi vide cercò di baciarmi, ma io lo allontanai. Lui, subito cercò di capire le motivazioni per questo mio gesto, e non appena incontrai i suoi occhi delusi cominciai a sentirmi male, quasi volevo andarmene e ricominciare questo incontro da capo, arrivando qui e baciandolo, per riprendere quel contatto che tanto mi era mancato, ma non potevo farlo, così, non appena mi fui tranquillizzata decisi di cominciare a parlare.

«Harry, devo parlarti, non posso farne a meno, dobbiamo fare qualcosa, per risolvere questa situazione.»

Subito Harry sorrise, ma cambiò espressione, non appena incontrò il mio sguardo, così, non appena fui riuscita a prendere coraggio, decisi di riprendere a parlare.

«Harry, non vorrei dirtelo, non sai nemmeno quanto mi faccia male fartelo sapere, ma devi comprendere che io non sono mai stata realmente innamorata di te, ho sempre finto, solo per convincerti a fare qualcosa che ti avrebbe creato problemi, ma in realtà, per me ogni momento è stata pura finzione. Non credere che io ti stia mentendo, perché non è così, ti sto finalmente dicendo la verità, lo so, è difficile da accettare, ma è così, ed ho deciso di fartelo sapere adesso, in modo da farti vivere libero e lontano da me.»

«Non riesco a crederci, tu realmente non puoi dirmi che non hai mai provato niente, non puoi dirmi che non sei mai stata innamorata di me, non puoi, non dovresti dirmi tutto questo, anzi dovremmo trovare insieme un modo per non farmi sposare, perché infondo sai anche tu, quanto sia sbagliato questo matrimonio.» disse gridando, e tra le lacrime.

«Devi dimostrarmi che per te tutto questo è stata una finzione, ora guardami negli occhi e ripetimi che non sei innamorata di me, che non hai mai provato niente. Se realmente lo farai, per me le cose si potranno chiudere qui, per me sarai un capitolo chiuso, ma ti prego, non dirmele, per favore, non sai quanto male tu mi stia facendo.»

Presi un respiro profondo, mi avvicinai a lui e guardandolo negli occhi ripresi a parlare.

«Harry Edward Styles, io non sono mai realmente stata innamorata di te, tutto quello che è successo per me è stata solo finzione, quindi per me tutto questo può concludersi qui.»

Subito smisi di guardarlo negli occhi, altrimenti avrei cominciato a piangere, e lui non mi avrebbe creduto, cosa che volevo che facesse, semplicemente perché se almeno avesse creduto che io non fossi mai stata innamorata di lui, la cosa si sarebbe risolta, perché mi avrebbe dimenticata, avrebbe vissuto la propria vita, stessa cosa per quanto riguardasse me.

Anche se pareva che Harry non volesse guardarmi, non volesse parlarmi, decise di prendere parola, con le lacrime agli occhi, con la voce incrinata dal dolore per tutto quello che gli stavo facendo passare.

«Cosa farò senza di te? Senza il tuo sguardo, senza le tue labbra, senza la tua vicinanza, senza la tua presenza? Sai, mi sento fuori di testa, mi sembra di sentirmi male. Perché? Beh, perché tutto di me ama tutto di te, ama tutte le tue perfette imperfezioni. Per favore, ti chiedo ancora una volta “dammi il tuo tutto, io ti darò tutto il mio tutto” tu sei la mia fine ed il mio inizio, ed anche quando perdo, vinco perché ti do tutto di me e tu mi dai tutto di me. Sai, sei colei che mi fa crollare, sei colei che mi fa del male, sei colei che mi fa soffrire, ma sei anche la mia musa, sei la mia peggiore distrazione, sei la colonna sonora del mio amore. La mia testa, è completamente colma di te, la mia testa è per te. Per favore, giochiamo questo gioco a carte scoperte, non facciamolo giocare ad altri. Perché io ti ho dato e ti do tutto di me, e vorrei che anche tu mi dessi tutto di te.»

E quando finì di parlare, il mio mondo crollò, e desiderai tante volte che questo mondo fosse risollevato da lui, che piangeva che mi pregava di donargli tutto di me, che mi scongiurava di non andarmene.

Ma purtroppo non risollevò il mio mondo, perché io continuai a fingere, continuai a non guardarlo, continuai a rimanere forte per fargli credere che la mia vita fosse migliore senza di lui, per fargli credere che non desiderassi donargli il mio tutto.

Così, costretto dal mio silenzio Harry, continuò silenziosamente a piangere, successivamente si avvicinò a me, mi accarezzò la guancia e mi lasciò un bacio a stampo prima di andarsene, mi guardò quasi implorando di non lasciarlo andare così, ma dovetti farlo per noi. Non appena fu abbastanza lontano per non vedermi, cominciai a piangere comprendendo che mi ero appena rovinata la vita.

And I’m sorry it’s this way.
But I’m coming home, I’ll be coming home.


*Angolo scrittrice*
Ed ecco a quale punto siamo arrivati, i due giovani si allontanano, ed io scrivendo questa parte non sapete quanto abbia pianto, forse perché ci tengo, forse perché ho immaginato il tutto, o semplicemente perché sarebbe una cosa triste da vivere, quindi mi è stato difficile da scrivere. Comunque, spero che questa storia continui a piacervi, anche perché mancano ormai pochi capitoli per la fine, quindi tenetevi pronti per la fine. Spero che continuiate a seguirla fino al termine, anche perché mi dispiacerebbe non avere una vostra impressione finale dopo tutto il mio lavoro.
Alla prossima.
Carol.
 

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Capitolo 14
*** Capitolo tredici: Harry’s wedding. ***




C
apitolo tredici: Harry’s wedding.

Beh ho provato a vivere senza di te,
ma è doloroso, più di quanto io pensassi così le lacrime scendono dai miei occhi,
ora sono sola e mi sento così vuota.

Questa mattina ti saresti sposato.
Da quest’oggi non saresti più stato mio.
Non mi sarei più potuta avvicinare a te.
Anche se tutto questo, l’ho voluto io.

Pov’s Harry.                                              
Questa mattina mi sarei sposato, ed anche se non mi fossi sentito pronto avrei fatto tutto questo, infondo Emilie, benché fosse stata un capitolo importane della mia storia, era diventata una capitolo doloroso e doveva essere chiuso, quindi cominciando una nuova vita sarei cambiato di nuovo ed avrei superato tutto questo, forse con un po’ di difficoltà, ma cel’avrei fatta. La cosa che mi faceva riflettere era il fatto che io mi fossi aperto con lei, il fatto che mi fossi dedicato a lei, il fatto che le avessi aperto il mio cuore e lei semplicemente aveva scelto di giocarci sopra, aveva scelto di sfruttare la situazione a suo vantaggio e sinceramente la cosa era stata dolorosa.

Decisi che quello era il momento di voltare pagina, era il momento in cui avrei smesso di pensare ad Emilie, da quel momento avrei cominciato a pensare solamente a me e alla mia nuova famiglia, che stavo per andare a creare.
Mi stavo per sposare, ed avrei completamente cambiato vita.

Immediatamente ritornai in me, mi sarei dovuto cominciare a preparare, dovevo andare incontro alla mia nuova vita.
Misi il completo, scelto qualche giorno prima con mia madre e non appena fui pronto scesi in salotto, trovando i miei genitori, come me, già pronti. Mia madre non appena mi vide si emozionò e, cosa che fece probabilmente unicamente per questo evento, venne ad abbracciarmi, sussurrandomi che era fiera di me.

Forse questa cosa che mi sembrava tanto sbagliata era l’unica cosa giusta fatta in tutta la mia vita.

Dopo questa mia breve riflessione, mi staccai dall’abbraccio con mia madre e ci affrettammo ad uscire per raggiungere la Chiesa, dove si trovava Madeline, la donna che sarebbe diventata mia moglie, di cui conoscevo solamente il nome e con cui avevo avuto pochissimi incontri, poiché lei non partecipava spesso a cene nobiliari.

Pov’s Emilie.
Da lì a poco, saresti diventato di un’altra donna, e da quel momento non ci parleremo più, non ci vedremo più, perché?
Semplicemente perché tutto questo l’avevo voluto io, ti avevo voluto allontanare per non farci del male, anche se forse ce ne stavo facendo più di quello che avessi previsto, o semplicemente lo sapevo ma non volevo ammettere di saperlo, perché credevo che questo fosse l’unico modo per andare avanti, ma un modo c’era, combattere.
Avrei dovuto combattere per l’uomo che amavo, per rimanere con te, per non farti sposare con un’altra donna, per continuare a farti essere te stesso, invece avevo semplicemente preferito farti credere qualcosa che non era reale, semplicemente per farti andare avanti, forse più facilmente senza di me.

Forse avevo compreso cosa dovessi fare.

Pov’s Harry.
Dopo un breve tragitto raggiunsi la Chiesa, ed andai a mettermi davanti all’altare, dopo aver decorosamente salutato i genitori della mia futura moglie.

Ero realmente convinto di tutto questo?
Sì.
No.
Forse.

Sì, sì, ero convinto.

O forse no?

Precedentemente avevo pensato fosse giusto tutto questo, ma trovandomici dentro, stavo cominciando a pensare che tutto questo fosse solamente un grande sbaglio, cominciavo a pensare che non avrei dovuto lasciare che Emilie se ne andasse in quel modo, e pregavo che tutto questo fosse uno scherzo, anche se da quanto mi pareva, non lo era per niente.

La mia riflessione venne interrotta dalla marcia nuziale e dall’arrivo della donna che sarebbe a breve diventata mia moglie.

Tutto questo stava diventando così reale ed io non ero pronto per questa realtà.

Pov’s Emilie.
Mi preparai, e cominciai a correre, per raggiungere la Chiesa dove in questo momento si stava sposando. Stavo ripensando a tutto quello che avevo fatto, almeno se fosse finita male avrei potuto dire di aver combattuto, di aver fatto di tutto per farlo ritornare ad essere di nuovo il mio Harry.

Raggiunta la Chiesa entrai, e mi trovai precisamente nel momento in cui si stavano scambiando gli anelli, così, decisi di aspettare un momento, poi semplicemente gridai “non farlo” ed ovviamente il diretto interessato comprese e si girò, ma non riconoscendo nessuno, continuò a ripetere la promessa che in quel momento stava facendo a quella donna.

Non appena il sacerdote pronunciò le fatidiche parole “se qualcuno è contrario a questo matrimonio, parli ora o taccia per sempre” presi al volo la mia occasione e parlai.

«Harry, per favore non farlo. Io non sono nessuno per dirti quello che devi o non devi fare, ma ora come ora, non dovresti nemmeno farti comandare dai tuoi genitori, sai le tue capacità, sai gestire i tuoi sentimenti, non lasciare che gli altri comandino sulla tua vita.»

Harry fece cenno al sacerdote di continuare, ma io lo fermai di nuovo, non potevo permettere che si sposasse con una donna che non amava, sì, stavo anche rischiando che mi odiasse per tutta la vita, stavo rischiando poiché avrebbe potuto decidere di non volermi più parlare, di non voler più essere il mio uomo, ma questo era un grande rischio da correre.

«Ti ho mentito. Ti ho mentito spudoratamente quando ho deciso di dirti che non ti avevo mai amato, che non avevo mai provato niente quando siamo stati insieme, semplicemente avevo deciso di dirtelo per farti vivere la tua vita con questa donna, poiché non avrebbero mai accettato la tua relazione con me, quindi ho solo voluto facilitarti le cose. Poi però ho riflettuto, ed ho capito che mi sono sbagliata, ho capito che mi manchi come l’aria, ed anche se sto rischiando di allontanarti, dovevo dirtelo, perché tu se il mio uomo, Harry.»

Harry rimase immobile un momento, poi decise di cominciare a parlare.

«Mi hai deluso, tanto, e mi hai fatto del male, ma nonostante questo non sono mai riuscito a smettere di amarti, come la vogliamo mettere? Sei entrata nella mia mente e non sei più voluta uscirne, quindi ora sarebbe impossibile accettare di nuovo di allontanarti da me.»

Lo vidi avvicinarsi a me, ma subito i suoi genitori lo fermarono.

«Figlio mio, dove credete di andare? Voi dovete sposarvi con Madeline, non potete mettervi con questa ragazza, che in confronto a noi non è nulla, vi farebbe semplicemente sfigurare.»

«Madre, a me non interessa, so solo che la amo, e non potrei sentire ragioni che mi convincano a non stare con lei, noi siamo destinati a stare insieme, e non voglio essere io uno di quelli che va contro al proprio destino.»

«Sappiate che se uscirete da questa Chiesa senza aver sposato Madeline, voi non vi dovrete più considerare nostro figlio e non potrete più considerarvi nobile, poiché noi non vorremmo avere un figlio come voi. Quindi ora tornate accanto a Madeline e finiamo questa cerimonia.»

«Madre mia, mi dispiace, ma ora sono stanco di sottostare sempre alle vostre decisioni, io amo la mia Emilie, e deve essere solamente lei la donna della mia vita, quindi me ne andrò con lei, e non ci sarà nulla che potrete fare per impedirmelo, ormai la mia decisione è presa.»

Detto questo, mi raggiunse, poggiò le sue mani sui miei fianchi, e fece sfiorare le nostre labbra. Non appena ci staccammo, fece unire le nostre mani, ed uscimmo dalla Chiesa.

Il nostro amore aveva vinto.

*Angolo scrittrice*
Ed ecco che sono insieme, adesso ci saranno due/tre capitoli, poi questa storia sarà finita, davvero già piango, mi ero affezionata tanto ai miei Harrilie, e credo che mi mancheranno tanto, perché mentre scrivevo questa storia davvero ho sentito tante di quelle emozioni, che nemmeno ve lo immaginate, davvero non sapete quanto io abbia fatto fatica a scrivere certe parti, veramente, però sono fiera del mio lavoro e spero lo siate anche voi. Ci vediamo al prossimo capitolo.
Carol.

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Capitolo 15
*** Capitolo quattordici: She is my freedom. ***




C
apitolo quattordici: She is my freedom.

Pov’s Harry.
Ancora una volta lei mi aveva salvato, ancora una volta era riuscita a farmi sentire libero, ancora una volta era stata il mio soffio di vita, ancora una volta era stata essenziale per me tanto da considerarla la mia libertà. Sì, lei era la mia fonte di libertà, lei era l’unica persona ad aver creduto in me, solo lei era stata in grado di mettere su di me le proprie sicurezze era stata l’unica a fidarsi di me, era stata l’unica a voler scoprire qualcosa di me, che altre persone nemmeno si sono disturbate a voler sapere. Lei è sinonimo di vita, è la gioia, è la tristezza è la vitalità, davvero non riuscirei a credere di avere LEI accanto se non ne fossi completamente certo. Tante volte avrei voluto dirle “ti prego, scappa da me, non sono giusto per te” ma non appena ho iniziato ad avvicinarmi a lei mi è stato impossibile non chiederle di rimanere con me, ho dovuto subito chiederle di non abbandonarmi, perché il legame che si andava creando stava diventando troppo forse per essere spezzato da un semplice capriccio.
Ed ora, sono di nuovo con lei, di nuovo con la donna che considero quella della mia vita, che considero la persona perfetta, la persona giusta per andare avanti, sono con la donna che mi rende felice, con la donna con cui ho affrontato numerosi alti e bassi, con la donna con cui ho superato numerosi momenti tristi, tra cui ultimo ma meno importante, il nostro allontanamento, voluto inizialmente dai miei genitori, poi spinto da lei, che solo perché mi amava aveva deciso di volermi lasciare libero, libero di vivere qualcosa che mi chiudeva di nuovo in una gabbia, che continuava a restringermisi addosso.

Ora con lei sto bene.
Lei mi ha salvato.
Lei è la mia libertà.

Pov’s Emilie.
Lui era la mia ancora di salvezza, senza di lui la mia vita non sarebbe quella che è ora, non so dove sarei se non fossi stata con lui, ma so che sarebbe stato tutto più doloroso, so che se non cel’avessi messa tutta, avrei sofferto, più di quanto mi fossi mai immaginata fino forse ad arrivare a farmi del male fisico, perché lui è la mia cura, è l’aria che respiro e necessito dell’aria che respiro per poter vivere. Mi aveva cambiata tanto, inizialmente nei suoi confronti ero chiusa e non volevo credere ad un possibile cambiamento sul nostro rapporto, poi quando aveva cominciato ad avvicinarsi, io nonostante lo volessi, non avevo potuto fare nulla per tenerlo lontano, perché ormai era diventato importante, direi quasi essenziale per me. Ormai sembrava che la mia vita dipendesse dalla sua presenza, se non era con me non mi sentivo me stessa, perché lui aveva fatto emergere questo lato di me, ce forse per paura o per chissà quale altro motivo, avevo deciso di tenere nascosto. Non riuscivo a credere di poter dipendere così tanto da una sola ed unica persona, ma questo era l’effetto che lui mi faceva, e sinceramente mi faceva un po’ paura questa sua dipendenza nei suoi confronti.
Come mi aveva detto io lo avevo salvato, ma non sapeva di essere stato lui ad aver salvato me, non sapeva di essere la fonte della mia felicità, non sapeva di essere la fonte dei miei sorrisi, non sapeva di essere colui che mi faceva stare bene, non sapeva che lui mi completava e non sapeva di essere così tante cose insieme per una sola persona, perché lui si sottovaluta, credeva di essere semplicemente uno sbaglio, una persona che non portava a nulla di buono, invece se sapesse tutto quello che ha fatto per me, cambierebbe idea, credo radicalmente.

Pov’s Harry.
Dissi ad Emilie che volevo parlarle, avevo bisogno di dirle queste cose, che fino a quel momento avevo solo pensato, e quello mi sembrava il momento giusto, infondo eravamo solo noi, noi contro tutti, e quel momento era per noi due soli, quindi dovevamo sfruttarlo.

«Emilie, volevo farti comprendere e sapere, che per me tu mi hai salvato. Mi hai allontanato dalla mia vita, mi hai cambiato e mi hai fatto conoscere un Harry che non conoscevo. Come ho forse spesso ribadito sei stata, sei e sarai la mia unica fonte di respiro, sei stata colei che mi ha fatto conoscere una realtà che non conoscevo, sei stata colei che è riuscita a fidarsi di me, nonostante non mi conoscesse, è per questo che sento di dirti che ti amo.» dissi avvicinandomi a lei ed unendo le nostre mani.

«Harry, devi sapere che sei stato tu ad essere la mia salvezza, sei stato tu la mia ancora, sei stato tu l’unico a cui mi sono affidata, l’unico che si è preoccupato di me, l’unico che ha fatto emergere un lato di me, che per chissà quale motivo, non volevo mostrare, sei tu l’unico che mi ha fatta cambiare, in meglio, sei tu l’unico che devo ringraziare per la persona che sono ora. E, sai cosa mi fa paura? Mi fa tanta paura il fatto che io dipenda completamente da te, che io non mi senta me stessa senza di te. Anche io, sento di dirti che ti amo, ma non perché voglio rispondere a quello che mi hai detto tu, ma perché sei la persona che mi ha donato amore, in questo periodo, e sei la persona a cui vorrò donare il mio, per sempre.»

«Emilie, voglio farti sapere un’altra cosa, per me tu sei la mia libertà. Sai, mi fa paura questa cosa, mi rende instabile il fatto che la mia libertà sia così legata ad una persona, ma per me è così, la mia libertà sei tu, senza di te mi sentirei in gabbia, con te sono un uccellino che sta di nuovo spiccando il volo.» dissi prendendo un respiro, poi decisi di riprendere a parlare.

«Per questo, perché la mia libertà sei tu, perché io sono te tu sei me, tu sei la mia ombra ed io sono la tua, perché dipendiamo completamente l’uno dall’altra, io voglio chiederti Emilie Stephenson, vuoi diventare mia moglie?»

La vidi fare un’espressione sconvolta, poi la vidi poggiare le proprie mani sulle labbra, in segno di stupore e la vidi cominciare a piangere, poi la vidi sedersi sul divano. Mi agitai leggermente, anche perché credevo avesse intenzione di allontanarmi di nuovo da sé, nonostante quello che ci fossimo appena detti.

Poi la vidi prendere un respiro e la vidi parlare, quasi senza fiato.

«Sì Harry, voglio sposarti, voglio diventare tua moglie, voglio che tu sia mio marito, perché ho bisogno di te, ho bisogno di noi. Ma prima di ogni altra cosa, ho bisogno di te, che sei diventato in poco tempo, la fonte della mia ragione. Ed ora, ti chiedo, ti prego, sii la mia ancora, sii la persona su cui potrò appoggiarmi e che non mi farà mai cadere, sii la persona che mi proteggerà da ogni pericolo. E ti prego abbracciami, abbracciami fino a rompermi le costole, abbracciami fino a farmi mancare il respiro, fino ad unire le nostre anime.»

Non appena sentii le sue parole mi illuminai, mi sentii speciale per la donna che amano, mi sentii desiderato da qualcuno. Così mi avvicinai a lei e la abbracciai facendole mancare il respiro, come stava mancando a me stando accanto a lei, e successivamente la baciai trasmettendole tutto il mio amore, che lei dimostrò subito di ricambiare.

*Angolo scrittrice*
Oh mio Dio. Tutto questo è stata la cosa più dolce che abbia mai scritto, potevo essere presa da una crisi diabetica a momenti, credo che sia una delle cose migliori che abbia mai scritto, e non mi sto vantando, semplicemente sto piangendo, perché quello che ho scritto per me è speciale, tanto e ci tengo. Davvero, spero che vi stia continuando a piacere e non stia risultando troppo banale o monotona, vi avviso che manca l’ultimo capitolo, poi tutto questo sarà finito, e già piango tanto. Continuo ancora a ringraziare tutti quelli che seguono la mia storia, spero che riusciate a resistere, per leggere L’ULTIMO capitolo di questa mia seconda fan fiction.
Alla prossima.
Carol.
 

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Capitolo 16
*** Capitolo quindici: Harry's and Emilie's wedding. ***




C
apitolo quindici: 
Harry’s and Emilie’s wedding.

Pov’s Emilie.
Passarono diversi mesi da quando Harry mi chiese di sposarlo, da quel momento cercammo di cambiare stile di vita e modi di vivere anche se ufficialmente l’avremmo fatto dopo la cerimonia, quando ci sarebbe stato confermato il fatto che l’uno appartenesse all’altra.

Questa mattina era il tanto atteso giorno, ci saremmo sposati, ed io quasi non riuscivo a credere a quello che stavo per dirgli, a ciò che ci saremmo promessi, a quello che ci saremmo giurati davanti al Signore.

Non appena realizzai cosa stava per accadere, dovetti sedermi un momento, mi sembrava di svenire, sentivo di respirare e di smettere di farlo il momento dopo, la cosa mi metteva particolarmente in crisi. Questa situazione non mi piaceva e mi metteva in condizione di chiedermi se realmente fossi stata pronta a sposarlo, poi ripresi la calma e compresi che tutto quello che stavo blaterando era semplicemente dettato dalla paura, paura per la novità, per il cambiamento che stavo per affrontare.

Io e Harry quella notte avevamo dormito in stanze separate, ma saremmo comunque andati in Chiesa insieme, anche perché non avevamo invitati, per noi era sufficiente la nostra presenza e quella dei nostri testimoni, perché quello era solamente il nostro momento.
Non appena mi accorsi dell’orario, feci una doccia, mi truccai e mi feci una pettinatura particolare, poi misi il mio meraviglioso vestito, che mi era stato regalato dall’uomo di cui ero infinitamente innamorata.

Non appena fui pronta uscii fuori, e mi trovai davanti il mio futuro marito, vestito con un abito blu scuro, con una rosa rossa in mano ed una del taschino della giacca del completo. Mi porse quella che aveva in mano, poi si avvicinò a me, mi accarezzò leggermente la guancia, e mi sussurrò un “sei bellissima” che riuscii appena a percepire, fece poi unire le nostre fronti e dopo esserci studiati alla perfezione, mi diede un lento e dolcissimo bacio.

Ci staccammo, non appena ci accorgemmo di non avere più fiato, e venimmo portati in Chiesa.
Arrivati lì, aspettammo i nostri testimoni, poi entrammo nel luogo che ci avrebbe consolidato, che ci avrebbe dichiarato uniti, anche se già lo eravamo dal primo momento in cui ci eravamo conosciuti.

Entrati in Chiesa, ci accomodammo, ed il parroco iniziò la funzione.
Io ed Harry, durante questa continuavamo a guardarci ed a stringerci le mani, quasi volessimo completamente unirci in una cosa sola, anche se noi già eravamo una cosa sola, noi dall’inizio eravamo legati anche se non lo avevamo capito, noi dall’inizio abbiamo sentito qualcosa che è stato poi cambiato dai nostri sentimenti che si sono ingranditi, che si sono fatti sempre più forti, fino a portarci a questo.

I miei pensieri vennero interrotti dalle parole del parroco.

«Ed ora, è il momento di scambiarvi le promesse, prima dello scambio degli anelli.» non appena ebbe pronunciato queste parole, si rivolse a me, così cominciai a parlare.

«Harry Edward Styles, sono totalmente dipendente da te. Quando non sono con te mi sento totalmente e completamente debole, ti sembra giusto tutto questo? La mia vita è completamente legata alla tua, il mio respiro è legato al tuo respiro, la mia anima è legata alla tua anima, quando non ci sei, anche per poco, mi sembra che mi manchi qualcosa, quando invece sei con me, mi sento completa, sento di avere accanto la persona giusta, sento di essere migliore quando tu sei con me.
La prima volta che ti ho visto, può sembrare stupido sì, ma ho pensato che c’era qualcosa in te di cui avevo bisogno. Poi ho capito che non era qualcosa di te. Era semplicemente di te che avevo bisogno. Ma sai la cosa che mi spaventa? Mi spaventa completamente, il fatto di essermi affidata così tanto ad una persona, mi spaventa il fatto che tu ti senta mio, quanto io mi sento tua, mi spaventa il fatto di averti cambiato così tanto, fino a portarti a prendere decisioni importanti. E sai la cosa più grande che mi porta a voler scappare da tutto questo? Vorrei scappare, perché aspetto tuo figlio, vorrei scappare perché ho paura di non riuscire ad affrontare un cambiamento del genere, ho paura di non essere abbastanza, per te e per questo bambino che presto nascerà.» lasciai la frase in sospeso, poiché Harry, dopo aver saputo la mia notizia, si fece scappare una lacrima, che io asciugai, poi ripresi a parlare.

«Ma tu, per tutto questo non hai colpa, anzi sei la persona che mi ha resa felice, e che sta per regalarmi una piccola creatura, completamente uguale a se, infinitamente uguale a se, spaventosamente uguale a se, la cosa mi spaventa, non sai nemmeno quanto, ma so che insieme ce la faremo. E sai, quando dici che mi ami, vorrei dirti che ti amo di più, e quando dici che hai bisogno di me, vorrei gridarti che io ho molto più bisogno di te, di noi. Ma sai qual è la cosa invece che mi fa riflettere è: come sarò come mamma? Come sarò come moglie? Riuscirò ad essere giusta? Sai, non ho ancora trovato una risposta a tutto questo, ma so che riuscirò a smettere di avere paura, perché io mi fido completamente di te e perché ti amo, Harry Edward Styles.» non appena finii di parlare, mi lasciai andare ad un sospiro, e non appena Harry prese a parlare, mi alzò il viso con due dita.

«Emilie, tu non ti rendi minimamente conto di quanto tu mi abbia stravolto la vita, ed ora, scoprendo che aspetti un bambino, che aspetti il mio bambino, non posso fare altro che dirti che così mi hai reso completo, così mi hai reso l’uomo più felice di questo mondo. Sai vero che tu mi hai salvato? Sai che sei stata tu quella che mi ha dato forza, tanto da voler abbandonare la mia vita, e rimanere con la persona che realmente amavo? Sai, che solo tu sei riuscita a non giudicarmi in base a quello che sentivi dagli altri? Sai che quando non sono con te mi sento completamente debole? Questo è davvero così sbagliato? E’ realmente così sbagliato che solo tu riesca a rendermi forse? Solo tu, sei stata in grado di cambiarmi, solo tu sei stata in grado di farmi sentire libero, di farmi sentire migliore, di farmi sentire ciò che meritavo, sei stata in grado di farmi respirare, forse solo tu puoi essere considerata il mio respiro, sei il mio ossigeno, ma sei anche la mia anidride carbonica, perché mi fai male quanto mi fai bene, perché per me sei la luce ed il buio, per me sei la felicità, ma sei anche a volte la sofferenza ma sempre e solo tu hai riposto la tua fiducia in me, solo tu sei riuscita a liberarmi dalla gabbia in cui ero chiuso dalla nascita.» lasciò un momento la frase in sospeso, per mostrarmi il suo braccio, sopra quello si trovava la scritta you’re my freedom la toccai e sentii che era ancora leggermente rialzata, lo aveva fatto da poco, e non aveva voluto dirmelo prima di quel momento, come io avevo deciso di fare per il bambino.
Prese poi un respiro, e riprese parlare, dopo avermi asciugato qualche lacrima, che per la troppa emozione aveva deciso di scendere.

«Sai Emilie, sei la donna della mia vita, sei la donna che avrò accanto per sempre e sei la donna con cui avrò questo figlio, che sarà un'altra scusa, per ricordarmi di te in ogni momento, in ogni situazione, anche quando non sarai con noi, per qualunque motivo. Sai cosa penso? Penso che noi non saremo mai come gli altri, penso, so che vogliamo farcela fino alla fine, che vogliamo rimanere per sempre quel noi, che oggi stiamo andando a creare. E so che niente può più mettersi fra di noi, niente può o potrà farci separare, nemmeno Dio o gli stessi dei ci faranno allontanare. Ed infondo i litigi tra di noi, ci sono stati, ci sono e continueranno ad esserci, ma cosa importa? Io voglio fare questo passo, perché voglio te, voglio voi. Voglio tutto di te, per sempre. Io e te, ogni giorno della nostra vita, infondo non è fin che morte non ci separi? Sei la persona che mi ha permesso di respirare, sei il mio soffio di vita, ed ecco perché anche io ti amo, Emilie Stephenson.»

«Ora che vi siete scambiati le promesse, possiamo passare all’ufficializzare il tutto.»

Io presi un respiro, aspettando che il parroco ricominciasse a parlare.

«Harry Edward Styles, vuole prendere come sua legittima sposa la qui presente Emilie Stephenson per amarla ed onorarla, in salute ed in malattia, finché morte non vi separi?»

«Lo voglio.» rispose Harry.

«E lei, Emilie Stephenson, vuole prendere come suo legittimo sposo il qui presente Harry Edward Styles per amarlo ed onorarlo, in salute ed in malattia, finché morte non vi separi?»

«Lo voglio.» risposi.

«Prima dello scambio degli anelli i nostri sposi dovranno svolgere un atto di unione. Qui, troviamo una boccia, e troviamo tre pesci all’interno di tre bicchieri differenti. Ora, ognuno di voi dovrà mettere questo pesciolino all’interno della boccia più grande, quello per il vostro bambino lo metterete insieme, tutto questo serve per indicare e per simboleggiare la famiglia che state formando e che continuerete a formare.»

Io ed Harry prendemmo ognuno un bicchiere, e facemmo cadere il pesciolino nella boccia più grande, poi insieme prendemmo l’ultimo bicchiere e mettemmo dentro il pesciolino che simboleggiava il nostro bambino. Non appena il pesciolino fu spostato nella boccia, io ed Harry istintivamente accarezzammo la mia pancia, che proteggeva e stava facendo crescere quello che di lì a qualche tempo sarebbe stato il nostro bambino.

«Ed ora, potrete scambiarvi gli anelli.»

Harry prese l’anello, lo baciò, e lo mise all’anulare della ragazza, baciandole il dito davanti dicendo “sempre” e baciandole il dito dietro e dicendo “per sempre”.

Emilie prese l’anello, lo baciò, e lo mise all’anulare del ragazzo, baciandogli il dito davanti dicendo “sempre” e baciandogli il dito dietro e dicendo “per sempre”.

«Con il potere conferitomi dalla Chiesa, vi dichiaro marito e moglie, può baciare la sposa.»

Harry, subito si avvicinò a me e mi baciò, prendendomi in braccio, e facendomi girare, continuando a sussurrarmi che era felice di diventare padre di un figlio creato dal nostro amore.

Quando uscimmo dalla Chiesa, decidemmo che avremmo del tutto cambiato vita, ci saremmo allontanati dai valori della nobiltà, ci saremmo del tutto allontanati da questo posto ed avremmo permesso una vita migliore a nostro figlio, una vita senza bisogno di partecipare ad eventi mondani, senza bisogno di sentirsi obbligato a fare qualcosa solo perché suo padre era un nobile.
Quella sarebbe stata la loro vita, e nessuno l’avrebbe potuta rovinare, perché loro erano il loro destino, loro erano il loro respiro, e non si sarebbero mai separati, finché morte non li avesse separati.

Pov’s scrittrice.
Quella del finché morte non li separi, è un’altra storia, che ora non è il momento di raccontare, ora i due innamorati dovevano semplicemente occuparsi l’uno dell’altro, badare al proprio bambino e non pensare a nulla.
Il resto, lasciamolo al resto, il passato al passato, ed il futuro al futuro, noi e loro viviamo/vivono per il presente.

*Angolo scrittrice*
Ed eccoci al matrimonio dei miei due dolci protagonisti. Ecco, che siamo arrivati al termine di questa credo dolcissima storia d’amore. Già mi chiedo come farò a stare senza di loro, non riuscirò, lo so già, credo che piangerò non appena seriamente realizzerò che questa storia è realmente finita. Tante volte mi è sembrato di essere una lettrice, al di fuori di tutto questo, non mi è sembrato di essere io quella che la scriveva. Davvero, vi ringrazio infinitamente per averla letta, per averla recensita, ed in un certo sento per averla fatta vostra, come io scrivendola l’ho fatta mia.
Spero che ora come ora in quest'ultima recensione mi direte cosa avete provato, cosa avete amato di questa storia, cosa vi mancherà, spero che mi direte qualunque cosa vi passi per la testa e vi sia passata leggendo questa storia.
E poi, chi lo sa, magari ci sarà un continuo, questo non lo so, ma so quello che sta succedendo ora.
Ora come ora sto scrivendo un'altra storia, che inizierò a pubblicare da sabato 15 marzo, ed ovviamente avviserò tutti coloro che hanno seguito questa mia storia e che spero vorranno seguire anche le mie prossime storie.

P.s: il bellissimo banner è stato fatto da lei http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=404936 (Ehybastaldo_)

Non smetterò mai di ringraziarvi infinitamente, con il cuore.
Alla prossima, storia, alle prossime emozioni.
Carol.

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