Psychologist.

di unfjxable
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** capitolo 1. ***
Capitolo 3: *** Pensieri. ***
Capitolo 4: *** Dolore. ***
Capitolo 5: *** Lacrime e baci. ***
Capitolo 6: *** Indecisione. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***





 
PSYCHOLOGIST.


 
Harry si chiedeva spesso cosa lo aveva portato a fare quel lavoro. Cosa lo ha spinto a laurearsi? 
Il suo sogno era quello di essere un calciatore o perchè no, anche uno scrittore. 
Da quando Harry faceva quel lavoro non era lo stesso. 


Per lui ora il tè non ha lo stesso sapore di un tempo.
Il calore non esiste nella sua vita, solo freddo.
Non riusciva a specchiarsi nella luna, era troppo abbagliante secondo lui.
Non guardava le stelle erano inutili ma contemporaneamente anche affascinanti.
Non esistevano altri colori nella sua mente, solo il nero. Nero come la sua giacca, i suoi pantaloni o le scarpe oppure il bianco, come la sua camicia.
Non sentiva nessun altro odore esistente al mondo tranne quello dei libri e del suo studio.
Non toccava nessun altro argomento che non trattasse il suo lavoro, la mente dell'uomo e le sue capacità.
Non sentiva più la mordidezza del suo materasso quando la notte cercava di dormire.
Quando usciva e il vento gli sfiorava la mordiba pelle lui non aveva brividi, era come il caldo.



Harry Styles sapeva che in realtà lui aveva bisogno di uno psicologo, non i suoi pazienti.








Spazio autrice:
Nuova fanfiction. Non so voi, ma io Harry psicologo ce lo vedo tantissimo. Nel prossimo capitolo scoprirete la protagonista e vi assicuro che non sarà come le altre storie, bensì una cosa originale per me, che non ho mai scritto in vita mia.
I hope you like it e buona lettura.
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Capitolo 2
*** capitolo 1. ***


 
PSYCHOLOGIST.


Gli sguardi
sono discorsi fatti in
silenzio.




Per Harry un nuovo giorno incominciò. Come al solito, prima di uscire dal suo appartamento, si prepara una tazza di tè al limone bollente e inizia a leggere il giornale. Niente di nuovo, pensò. Aspettava solo il suo prossimo paziente nello studio e fu talmente eccitato di ascoltare il nuovo parere di un suo paziente che uscì di casa con molta fretta.
Il vento giocava coi suoi morbidi ricci e quell'accenno di sole nascosto tra le nuvole faceva brillare i suoi occhi, facendo così notare la lucentezza del magnifico verde.
Harry amava in particolar modo le giornate così: il vento che soffia, il freddo pungente e un piccolissimo accenno di sole in cielo.
Non amava la luce poichè secondo lui metteva troppo in risalto i suoi occhi. Perchè in realtà non sapeva che a metterlo in risalto era proprio la sua bellezza?
Era una creatura unica e meravigliosa. I contorni del suo viso erano perfettamente lineari e nonostante i suoi ventiquattro anni aveva solo piccolissimi accenni di barba che quasi non aveva mai.
Aveva un torace sottile e tonico e le braccia, insieme al petto, coperte da tatuaggi fantastici. Eh sì. Tatuaggi. Chi si sarebbe mai aspettato che uno psicologo potesse avere dei tatuaggi? Secondo lui erano arte. Secondo gli artisti le opere d'arte si facevano su un quadro, secondo Harry Styles si facevano anche sulla pelle.
Aveva un fisico davvero perfetto e delle gambe sottili, cosa che è raro in un uomo.
Harry non se ne accorgeva. Non si accorgeva di quanta bellezza aveva a disposizione. Con essa attirava donne americane che a lui non piacevano affatto.
Non pensava mai ad una ragazza. Non gli importava assolutamente nulla e per lui veniva prima di tutto il lavoro.

Quando arrivò al suo studio si mise comodo sulla poltrona e poggiò i piedi sulla scrivania mettendo le mani dietro il collo.
La voce della sua segretaria interruppe i suoi misteriosi pensieri.
-Dottor Styles, la sua paziente è qui. La faccio aspettare?- si poggiò sullo stipite della porta e la bionda ossigenata aspettò una risposta da lui. Harry prese di fretta la sua cartella e diverse carte e si mise composto.
-Sisi, falla entrare con piacere.- sorrise divertito da quella situazione. Amava esser chiamato in modo così formale.
Gli piaceva essere rispettato da tutti, quasi rise.
Appena Miranda, la sua segretaria, esce la figura di una ragazza mette immediatamente piede nello studio.
Quando Harry la vide la prima cosa che pensò fu
'Da dove diamine è uscita ora lei?'. Aveva capelli biondi ossigenati lunghissimi, ed Harry immaginò che fossero extension. Del trucco davvero pesante e un abbigliamento poco adatto a quell'ambiente così professionale. Harry quasi sgranò gli occhi ma cercò di non fare figure avanti alla ragazza che aveva davanti.
-Piacere signorina...- Harry dimenticò il suo cognome.
- Renee. Becky Michel Renee.- il suo sguardo era freddo e il tono di voce era quasi duro.
Harry fece accomodare la bionda sul piccolo divano nero in pelle e accanto a lei c'era una sedia classica, dove lui si sedette.
Harry la guardò per bene e si rese conto della sua bellezza magnifica che si nascondeva sotto tanto nero.
-Allora, mi dica tutto signorina Renee.- 
- Beh, che dire signor Styles. Vuole sapere così la mia vita?- Harry non sapeva che rispondere. Quasi la prese come un'offesa ma si limitò ad annuinare.
-Da bambina sentivo i miei genitori urlare mentre ero a letto. Mi ci mandavano a posta, solo per urlarsi contro. Tutte le notti coprivo le orecchie con le mani per non sentire quelle inutile cazzate.-  Per un po' Becky pensò al termine che aveva usato e quasi rise.
-Arrivo al dunque dottor Styles. Ho sofferto di bulimia e anoressia e forse anche tuttora.- spiegò.
-Come mai Becky..volevo dire signorina Renee?- si corresse subito.
-Sono appena uscita da un periodo abbastanza difficile. Tutti continuavano a prendermi in giro per il mio aspetto.-
-Ma io la trovo semplicemente bellissima.- Harry voleva sprofondare nell'Inferno di Dante.
-Beh, la ringrazio ma non sono qui per un concorso di bellezza.- era così intelligente, pensò Harry.
-Mi scusi. Allora continui pure a parlare di lei e della sua vita.- Harry la incitò a parlare.
-Ha mai pensato all'amore?- Becky mise un argomento ed Harry pensò che non riguardava la sua visita.
Harry segnava perfettamente tutto e continuava ad ascoltare la sua voce. Oh, quella voce. Avrebbe voluto sentirla centinaia e migliaia di volte al giorno. Una voce così dolce per il suo aspetto così tosto.
-Vede, signor Styles, il problema non è nessun tipo di amore. Immagini un mondo senza esso, non si sentirebbe meglio? Provi ad immaginare una sigaretta accesa. Quando passa il tempo si consuma, proprio come la vita. La vita è solo uno spreco di tempo. Persone che consumano la loro vita con sciocchezze inutili quando non sanno cosa riserva a loro il mondo.- 
Harry la fissò in un modo sbalordito. Era così intelligente a fare quegli esempi che quasi ne rimase stupito.
Rimase a guardare i suoi occhi di ghiaccio a lungo e non ebbe più parole per descrivere la sua intelligenza. 
Passarono due ore e Becky era anche sull'orlo di piangere per aver ricordato tutti quei ricordi così brutti per lei.
Harry era ancora sbalordito per quella risposta così...significativa, intelligente e da persona matura. Lui non ci aveva mai pensato. Non pensava che l'amore potesse essere paragonato ad una sigaretta.
Era decisamente una nuova cosa per lui e la trovò..eccitante, quasi.
Quella ragazza stava segnando il suo destino, il suo futuro. Quella ragazza gli stava facendo capire cos'è in realtà l'amore. Quel sentimento così forte che ti rende così debole.
Aveva perfettamente ragione. L'amore consuma la tua vita. Harry l'ha pensato questo, infatti non si ritrova a pensare a certi argomenti.
Harry era sicuro, quella ragazza avrebbe cambiato la vita.

-Signorina Renee, lei ha davvero una mente molto matura per i suoi vent'anni. La sua risposta mi ha lasciato davvero senza parole.- Harry le aveva detto la verità.
-Signor Styles, è ciò che penso. Sono felice che lei, grande psicologo di New York, pensi questo. Ne sono onorata.- il suo tono era serio ed Harry per poco non si mise a sorridere tutto il tempo. Accennò solo un breve sorriso e poi ritornò al suo lavoro.
-Posso darti del tu?- Harry chiese e lei annuì. -Bene, secondo me è questo il tuo vero problema.-
-Cioè? Signor Styles io ho avuto così tanti problemi.- 
-L'amore. Devi trovare l'amore. La persona che ti ama ti sta aspettando. Potrebbe essere dietro l'angolo e tu hai l'occasione. Sei una ragazza splendida e davvero matura anche che se devo ammettere trovare un ragazzo serio, gentile e disponibile e che,ovviamente, sia alla tua altezza è difficile. Sai? Ti immagino senza il trucco nero sotto gli occhi o il tuo abbigliamento troppo eccessivo.- Harry diceva ciò che pensava ma quando ci ripensò sù credeva di essere ad una sfilata di moda dove lui consigliava cosa mettere.
-La ringrazio signor Styles, è stato davvero gentile da parte sua. Se vuole..possiamo vederci una volta a settimana? Ho voglia di uscire dall'anoressia e risolvere tutti i problemi così magari posso anche trovare il ragazzo dei miei sogni, come lei sostiene.- La bionda sorrise ed Harry pensò che aveva un sorriso davvero incantevole e favoloso. 
-Va più che bene. Beh, allora ci vedremo giovedì prossimo. Arrivederci Becky.- strinse la sua mano.
-Arrivederci signor Styles, e grazie di tutto.- sorrise ancora e uscì dallo studio. 


Becky uscì letteralmente dall'ufficio del dottor Styles e si sentì davvero pronta ad affrontare il mondo, l'Universo e tutte le persone. Sentì una parte di lei che stava davvero guarendo da quel periodo così difficile.
Becky Michel Renee stava diventando una ragazza forte.











Spazio autrice: 
Primo capitolo e io lo adoro. Che ve ne pare? Non si è scoperto molto sulla protagonista, Becky ma si scoprirà in futuro molte cose.
Spero che la fanfiction in generale vi piaccia davvero tanto e spero anche di avere parecchie recensioni e visiste da parte vostra.
I hope you like it e buona lettura!
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Capitolo 3
*** Pensieri. ***


 

"Hai visto che occhi?
E' malata.
Malata di sogni,
siamo tutti malati di sogni." 
--Charles Bukowsi.


 
PSYCHOLOGIST.

 


Per Harry il tempo non passò mai.
Sembrava esser sempre la stessa ora, lo stesso giorno e lo stesso problema. Si massaggiava le tempie in continuazione davanti alla cartella di Becky e continuava sempre a rileggere quella risposta.
Tutto sembrò girare solamente intorno a ella. Tutto sembrò cambiare e tutto sembrò diventare meno duro.
Quel giorno si paragonò all'Orlando innamorato.
Orlando perso per la bellissima ed incantevole fanciulla Angelica. Immaginò, quasi, una vita con lei.
Immaginò di essere il suo principe e di farla sorridere in ogni istante. Si immaginò un pò l'Orlando innamorato ma ripensò anche all'Orlando furioso scritto da Ariosto.
L'Orlando pazzo d'amore per la sua amata.
Orlando pazzo per aver letto frasi inconprensibili sulla fanciulla e Medoro.
Quasi diventò furioso anche lui per la sua Becky.
Ma ci ripensò. Geloso di cosa? 
Perchè doveva paragonarsi a Orlando? E perchè Angelica a Becky?
Tutta la sua vita sembrò passargli davanti agli occhi. Tutti i momenti con sua madre e il suo patrigno. Ripensò a sua sorella Gemma che si trovava in Inghilterra, terra in cui è nato.
Poggiò i gomiti sul tavolo di legno del suo studio dove ormai passava giornate lì e ripensò a tutto il suo passato.
Più i ricordi apparivano davanti ai suoi occhi, più lui si sentiva male. Si sentiva male anche di amore.
Voleva provare il gusto di assaggiare delle labbra morbidi e di provare il vero amore.
Voleva sentire i brividi quando sentiva la voce della sua amata e voleva tenersela solo per lui.
Voleva baciarla e abbracciarla tutto il giorno, anche la notte. Lui si definisce un uomo per i suoi ventiquattro anni ma lui è ancora un ragazzino. Un ragazzino che ha voglia di divertirsi ma che ha troppa voglia di stare chiuso nel suo studio, a studiare i suoi pazienti, a studiare cosa dire loro una volta che si sono presentati di nuovo.
Non aveva mai immaginato di diventare uno psicologo, anche se aveva appunto fatto l'Università per studiare psicologia. Tutti gli dicevano che non avrebbe avuto un futuro eppure no. Eccolo lì, nel suo studio. Con i suoi fogli, i suoi archivi, la sua scrivania, le sue Enciclopedie, la sua sedia e il suo lavoro.

Incrociò i piedi sulla scrivania mentre posizionò le mani dietro la nuca scacciando via i suoi pensieri.
Per un momento si ritrovò in Paradiso, immaginò la sua Beatrice. Senza un volto, un carattere o un corpo. Immaginò solo lei e basta.
Immaginò lui innamorato. Chiuse gli occhi lentamente e continuò a vedersi mano nella mano con una ragazza.
Dopo un po' corsero su una distesa di prato verde e piena di tulipani rossi. Immaginò l'Olanda.
Dopo qualche minuto si immaginò su un prato, steso mentre fissava il cielo coperto da nuvole. Immaginò il paesaggio dell'Irlanda e subito dopo il fantastico Mare d'Irlanda.
Le onde caratterizzavano tutto a meraviglia. Sembrava quasi che esse potessero inondarlo, inondarlo d'amore. Strinse la mano della sua amata che stava immaginando e notò con piacere che stava riuscendo a disegnare caratteristiche di lei.
Osservava attentamente le sue labbra ed ebbe il desiderio di baciarle, tantevvero che si avvicinò a lei. Erano così troppo vicini, troppo vicini da continuare quella bellissima immaginazione.
I suoi pensieri andarono in fumo quando la porta si aprì e la sua segretaria, Miranda entrò senza il suo permesso.
Dottor Styles tolse immediatamente i piedi dalla scrivania e si raddrizzò sulla sedia.
-Dottor Styles.- sussurrò Miranda con malizia.
Harry riuscì solo a deglutire e quasi ebbe bisogno di slacciarsi la cravatta fastidiosa ma che doveva indossare.
-Oggi ci sarà il signor Lerman, non si dimentichi.- la segretaria bionda poggiò le mani sulla scrivania e stese le braccia mostrando senza pudore la sua camicia bianca sbottonata ai primi bottoni.
Harry spostò lo sguardo su Miranda che alzò l'angolo della bocca in un sorriso. Era deciso a no guardare in basso e osservò attentamente i fogli sulla sua scrivania color ciliegio.
-Puoi andare Miranda.- Harry era fin troppo preoccupato per tutte quelle attenzioni che gli stava dedicando.
-Ma Harry, credevo in qualcosina in più.- il ventiquattrenne odiava essere chiamato in modo informale.
-Miranda, quando ti ho assunta ti ho detto di non usare questo tono informale con me. Chiaro? Ora esci da qui, subito.- indicò arrabbiato la porta e quando la bionda uscì aggressivamente Harry incrociò di nuovo i piedi sulla scrivania e si riportò le mani dietro alla nuca.
Tutto durò poco. Dopo pochi secondi il signor Lerman entrò nello studio di Harry che, ovviamente, si raddrizzò subito e si alzò stringendogli la mano sorridente. Proprio come faceva sempre.
-Harry, quanto sei diventato maturo.- si guardò intorno e ispezionò attentamente lo studio.
-Allora? Ora possiamo parlare?- continuò sedendosi.
-Certo signor Lerman.- Harry fece lo stesso e piegò la schiena e poggiò i gomiti sulla scrivania unendo le mani.
-Quanto è disposto a far scendere il prezzo dell'appartamento?-
-Dottor Styles, io non potrò far scendere nessun prezzo.-
-È importante..signor Lerman, la prego.- 
John Lerman ci pensò per qualche secondo, cosa doveva farci? Styles era ricco, perchè voleva abbassare il prezzo?
-No signor Styles.-
-Lerman, si ricordi che io posso fare di tutto.-
-Posso ottenere ciò che voglio col mio denaro e posso anche farle abbassare il prezzo.- continuò lo giovane psicologo.
-Styles, non puoi. Non puoi avere tutto ciò che desideri.- ribattè il vecchio uomo.

-Papà, sono stanca. Ti prego andiamo.- la voce della figlia di John fece eco nella stanza. Ad Harry piacque quella voce così graziosa.
Harry la fissò. Bionda, aveva degli occhi chiari..quasi di ghiaccio. Pensò di avere sul serio un debole per le bionde.
-Dottor Styles, mi contatti quando ha preso una decisione seria.- si alzò di scatto dalla sedia e proseguì verso la figlia.

Passarono varie ore ed Harry era sempre rimasto nel suo studio con la faccia coperta dal libro, e di nuovo la posizione di qualche ora fa.
Avrebbe ripulito la sua scrivania prima di andarsene, visto che lo faceva spesso ed era amante della pulizia.
Continuò a ripensare anche a quell'immaginazione interrotta. Quasi gli venne da ridere.
Come poteva pensare una cosa del genere? A ventiquattro anni lui ancora non ha una ragazza, invece i suoi amici sono fidanzati in attesa di un matrimonio.
Una volta gli presentarono una mora dai capelli mossi e gli occhi chiari. Non lo fece impazzire, ma era abbastanza carina.
L'angolo della bocca gli si curvò in un sorrisetto che quasi sembrava una smorfia. Voleva dimenticare tutto ciò che accadde in passato e non sapeva che fare.
Prese un foglio pulito e completamente bianco dal cassetto della scrivania e iniziò a scrivere delle parole insensate.
Combinò diverse parole tra loro ma quando leggeva ciò che veniva fuori si rese conto della grande sciocchezza che stava facendo. Perchè tutto questo?
Perchè per lui la coperta non aveva lo stesso calore di un tempo?
Perchè per lui il letto non era più comodo come una volta?
Perchè gli era difficile trovare una ragazza? Con il fascino che aveva non avrebbe avuto nessun problema.
Perchè il chiaro di luna, per lui, aveva un colore fin troppo scuro?
Non riusciva a specchiarsi nella luna e non riusciva a contare le stelle sul prato.
Troppi perchè giravano nella sua mente. E troppe poche risposte aveva. Pensò di avere un serio problema e quasi pensò di confidarsi a se stesso, per una buona volta.
Il suo sguardo si spense e assunse un'espressione contorta. Un dolore atroce invase la sua testa.
Era troppo pieno di domande per pensare ad altro, al suo lavoro e al suo passato. Per due minuti pensò alla frase che aveva detto al signor Lerman:


“-Posso ottenere ciò che voglio col mio denaro. [...] -”

Stava per diventare un uomo sadico, e pieno di problemi. Non gli piaceva però essere definito un uomo.
Dentro di lui, un profondo lui, c'era ancora il bambino di una volta che amava gli aeroplanini.








Spazio autrice:
Buonasera a tutti. Eccomi col secondo capitolo che..non so, lo amo. Lo adoro troppo e mi piace soprattutto la parte in cui Harry si paragona all'Orlando innamorato.
Mi dispiace non aver aggiornato subito, ma almeno ce l'ho fatta. Ho fin troppe interrogazioni in cui devo dare il massimo per arrivare ai miei obbiettivi ma...magari ci saranno le vacanze di Pasqua in cui potrò scrivere parecchio.
I hope you like it, buona lettura.
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Capitolo 4
*** Dolore. ***




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PSYCHOLOGIST.

 




Becky si sentiva quasi turbata dopo l'appuntamento dal suo nuovo psicologo, assai più giovane di quello precedente. 
Turbata da non sa cosa. Perchè? Forse credeva che per risolvere i suoi problemi non c'era bisogno di uno psicologo ma semplicemente lei stessa.
Quasi voleva scoppiare a piangere lí, nel suo misero appartamento di circa quarantacinque metriquadri. Cosa si aspettava? Era completamente sola e non poteva permettersi un appartamento costoso o più grande. Aveva conservato tutti i suoi risparmi per delle visite dallo psicologo.
Notó un papiro rosso sul tavolo. Quello che aveva raccolto l'altro giorno e che le piaceva tantissimo. Lo accarezzó con quella poca dolcezza che di solito aveva, poi guardó la finestra e osservó la luce che filtrava dalle nuvole fino a rimanere accecata dal troppo bagliore.
Quando le persone nominavamo San Valentino lei immaginava teschi, rose nere e spine. Spine che pungono il cuore fino a renderlo fin troppo debole. Ecco a cosa paragonava l'amore, spine di una rosa nera.
Nera perchè era il suo colore e spine perchè erano dolorose. Becky cercava qualcosa per colmare il vuoto che era in lei e che la risucchiava per poi mandarla in un'altra dimensione dove tutto era buio e tutto collegava con l'oscurità.
Una dimensione che lei immaginava, sin da quando è iniziata a crescere.
Il colore bordeaux le stava a meraviglia e il nero inizió a riempire il suo armadio.

Aveva preparato delle pietanze con la tentazione diMangiare ma non ci riuscí.
Il piatto rimase lí, sul tavolo per due giorni. Quando insetti cominciarono a girare intorno alla pietanza lei sia accorse di di dover davvero buttare quel piatto pieno.
Si sentí un pó una casalinga in quel giorno e non le piaceva. La casa peró era ancora ben pulita e ordinata tralasciando la sua camera.
Uscí nel cortile della palazzina e giró intorno a un'aiuola.
C'erano fiori rossi e rose di un rosso intenso. Il colore era estremamente bellissimo come un fuoco che splendeva nella notte oscura e buia.
Il portone si aprí e lo giovane psicologo di Becky mise piede nel cortile. Si allontanó dall'aiuola e gli voltó le spalle ma la sua voce la fece fermare.
Chiuse gli occhi immaginando cosa le volesse dire.
-Signorina Renee, mi guardi.- sentiva fin troppo bene quella voce cosí accanto a lei.
-Ti piacciono le rose vero?- cercó di avere un tono dolce con lei, quasi per compassione.
La giovane si limitó ad annuire, era vero. 
Sentí lo psicologo dietro di lei che strappava qualcosa.
-Becky, Becky, Becky.- sussurró.
-È una rosa dal gambo pieno di spine.- si posizionó dietro di lei e accarezzó i petali della rosa rossa per poi poggiarla tra i capelli della bionda.
-Spine che stanno per dolore. E a te piace il dolore, vero Becky?- giró intorno a lei mentre ella si toccó la rosa tra i capelli.
Becky notó che da un dito di Harry scorreva del sangue. Lei lo indicó quasi divertita e Harry portó lo sguardo sul suo dito.
-Visto Becky?- quasi sorrise.-Soffriamo senza nemmeno accorgecene.- Becky sentí un cumulo di emozioni dentro di lei che non sapeva più controllare.
-Arrivederci dottor Styles.- 

Becky si sedette al tavolo ancora scombussolata da ció che era accaduto. Quella frase cosí importante per lei.
“- Soffriamo senza nemmeno accorgecene.-” quando il suo psicologo pronunció quelle parole lei sentí quasi il desiderio di svenire tra le sue braccia.

Si sentiva anche un pò a disagio. Come poteva il suo psicologo presentarsi lì, nel cortile del palazzo di casa sua?
Per cosa poi? Darle una rosa? Si sentiva anche turbata dal comportanto di un adulto responsabile e intelligente.
Si ricordò del fiore che le aveva lasciato e lo prese in mano. Fece attenzione a non pungersi con le spine e odorò i petali.
Era un fiore bellissimo e il rosso acceso lo rendeva affascinante.
Si ricordó delle fragole che aveva in frigo e decise di scacciare via tutti i pensieri mangiandone alcune. Sciacquó con cautela le fragole e quando si mise a sedere le mangió senza pensarci sù.
Il sapore quasi aspro le piaceva da morire, aspro come lei. Le piaceva il colore delle fragole, rosso fuoco. Era carino vedere quelle fragole messe insieme.
Erano invitanti e deliziose e le piacevano sin da bambina. Quello era il problema, da bambina. Aveva un passato fin troppo buio per i suoi gusti e l'idea di rivedere tutte quelle scene come dèjà-vu la faceva letteralmente spaventare.
Ricordó quando da bambina, insieme a suo nonno, andó a raccogliere delle fragole.
Fu anche il primo giorno in cui le assaggió. Si ricordó del fatto che era emozionata poichè stava per assaggiare quel frutto che tutti consideravano buonissimo ma era anche spaventata da qualche reazione allergica.
Durante la sua infanzia è stata una bambina intelligente, addirittura la più matura della classe.
Suo padre era un medico e lei gli chiedeva spesso i tipi di malattia al mondo. Tutto cambió quando entró nel periodo dell'adolescenza.
Suo nonno tanto amato la lasció e lei pensó che avrebbe incontrato la nonna. Anche il rapporto tra i genitori cambiò.
Il suo aspettó cambió, il suo carattere cambió, la sua intelligenza cambió, i suoi capelli cambiarono.
Non era più la bambina intelligente di una volta. Aveva perso tutto. Si era perduta in una selva oscura come Dante e capí di dover raggiungere l'Inferno.
Si ricordò anche di sua nonna. Da bambina, dopo aver raccolto le fragole col nonno, stava a guardare attentamente tenendo la testa tra le mani la nonna che cucinava un'ottima marmellata di fragole che lei amava.
Continuò così per tutti gli anni e man mano che assaporava quella marmellata le sembrò che il sapore divenne sempre più amaro proprio come l'amore tra i suoi genitori.
Per un momento pensò che loro non volessero davvero tutto quel bene alla loro figlia. Iniziò a rifiutare i piatti quando sua madre morì a causa della mancanza di suo marito.
Becky era arrabbiata con suo padre. Dava tutta la colpa a lui che ormai smise di lavorare e la crisi economica calò sulla famiglia.
Becky si ritrovò sola, senza un padre, una madre, una famiglia. Non aveva fratelli o sorelle e quando si ritrovò sola la scuola salì in primo piano. Passava il tempo lì per non abbandonarsi nella casa, sola.
Quando tornava a casa sembrava cominciare un film dell'orrore. Aveva quasi paura del buio intramontabile dell'appartamento e la polvere stava cominciando a farsi notare.
Il cibo rimase sul tavolo per una settimana fin quando il suo vecchio psicologo - molto più vecchio a differenza di Harry- non andò a casa sua per vedere come andava.
Rimase quasi disgustato ma provò così tanta compassione per lei che pulì la casa col suo aiuto. Di certo non si aspettava una cosa del genere da Harry, per niente. Quando lo vide per la prima volta pensò che fosse un uomo viziato ed egoista. 
Invece si rivelò intelligente per la sua giovane età. Lei si paragonava come se fosse la notte, il buio e il cielo e lui lo considerava come una stella, la stella più luminosa che accendeva il cielo scuro.












Spazio autrice:
buonasera! Ho aggiornato prima del previsto, come potete vedere. C'è anche un nuovo banner e ringrazio tantissimo Walls per averlo creato.
Per ogni cosa mi trovate anche su facebook Unfjxable Efp.
Non ho nulla da dire su questo capitolo, io lo amo.
I hope you like it, buona lettura!

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Capitolo 5
*** Lacrime e baci. ***



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PSYCHOLOGIST.



 

Harry si sentiva quasi realizzato dopo la visita a casa di Becky. Sapeva che le piacevano le rose e sapeva quasi tutto di lei. 
La prima visita ha avuto un grandissimo successo e sono passati giorni dopo l'incontro con lei, nel cortile di casa sua.
Il secondo incontro si tenne il mercoledì e lui non fu preparato. Si aspettava un'altra risposta da parte di Becky troppo contorta e dentro di sè sentiva un vortice che risucchiava tutto di lui, anche le parole. E se non sapeva che dirle? Che razza di psicologo era se non sapeva che dirle?
Se Harry non avesse frequentato l'Università lui non sarebbe qui e se non fosse stato per sua madre non avrebbe nemmeno incontrato Becky, la ragazza delle ombre, come la definiva lui.
Nonostante i suoi occhi fossero chiari come l'acqua lui li paragonava all'oscurità e alle tenebre e persino ai mali del mondo.

Harry si buttò sulla sedia quasi annoiato e si massaggiò le tempie. La sua cartella era pronta, lui era pronto ma lei mancava.
Magari avrebbe fatto ritardo quel giorno ma non poteva sapere. Si alzò e andò vicino alla grande vetrata del suo ufficio e osservò il panorama che si vedeva da sopra. Perchè i palazzi dovevano essere più alti? Di certo Harry si stava creando problemi e domande inesistenti.
Dieci minuti sembravano non passare mai nel mondo di Harry fin quando l'attesa scomparve e la porta si aprì. 
Harry si girò di scatto e vide Becky, diversa dal solito. Aveva una camicia a quadri rossi che era il triplo di lei ma gli piaceva come le stava, a lei stava tutto bene.
Le sue gambe erano scoperte e solo dei pantaloncini neri in pelle ricoprivano le sue cosce ma ovviamente indossava anche delle calze nere strappate che aderivano a meraviglia sulle sue gambe troppo magre. Il trucco era sempre quello, troppo eccentrico e troppo nero secondo i gusti di Harry.
-Buongiorno dottor Styles.- Harry per la prima volta vide Becky accennare un sorriso.
-Buongiorno Becky.- quasi sorrise al suo saluto. -Beh, puoi benissimo sederti.- le indicò la poltrona di fronte a loro. Lei si dirisse subito lì e si stese.
-Come vanno le cose?- sembrava un padre che chiedeva alla propria figlia come andava.
Lei scosse la testa con una smorfia e Harry quasi impallidì. Non voleva vedere le persone star male.
-Se devo dire la verità non ho mangiato niente in questi giorni, a parte delle fragole che mangiai da quando lei è venuto da me.- Harry si ricordò subito della rosa e dell'aiuola.
-Non è buono. Becky, cos'è in fondo che ti fa stare così male?- Harry per un momento pensò di accarezzarla ma non lo fece.
-Il mondo. Sembrerà una risposta strana ma questa è la verità. Il mondo è la cosa che mi fa star male.- Becky quasi sospirò. Harry non l'aveva mai vista così.
-Becky, non puoi raccontarmi del tuo passato? Qualcosina, davvero.- Harry riprese a trascrivere alcuni dettagli.
-La morte.- Harry spostò lo sguardo su di lei che guardava il soffitto ad occhi chiusi.
-E le sembrerà strano ma io ho il cuore in fiamme. Non c'è mai stato nessuno disposto a spegnere il fuoco dentro di me. Tutti paragonavano i miei occhi all'oceano ma con esso volevo solamente spegnere il fuoco.- Harry sapeva che avrebbe dato una delle sue risposte da donna matura e le piacevano così tanto.
-Sai Becky, anche io ho avuto un passato orribile eppure guardami.- Becky lo guardò per davvero.
-Ha dei begli occhi dottor Styles. Un verde che ho sempre amato, il verde che è il colore della speranza. Lei aveva speranza ecco perchè si trova qui.- Becky era troppo sicura di questo.
-Tu sei una donna forte Becky. Puoi combattere tutto, guardati. Sei la donna più forte che io abbia mai conosciuto in questo studio.- 
-E fuori questo studio?- la voce di Becky tremava ed Harry era sicuro che era sull'orlo di piangere. 
Cazzo, non voleva.
-Anche fuori da questo studio Becky.- Harry si fermò e gli occhi di lei erano colmi di lacrime pronte ad uscire fuori. Quando Harry vide una lacrima scendere sul suo volto non ci pensò due volte a spingere il pollice verso la sua guancia e levarle la goccia.
-E se il tuo problema è l'amore, puoi stare anche tranquilla.- Harry si sporse avanti mentre lei aveva gli occhi serrati.
-Troverai qualcuno che sarà perfetto per te e qualcuno che ti vorrà davvero bene. Tu non meriti questo, Becky.- Becky sentiva il respiro di Harry accarezzarle la guancia sinistra.
-E se per te trovare l'amore è come la ricerca di un tesoro nel buio, io potrò accendere la luce per te.- Harry finì il suo discorso.
Sfiorò le labbra di Becky e le accarezzò la nuca coperta dai capelli. Sentì tutto ciò di cui aveva bisogno e avrebbe voluto starsene così per ore e fare l'amore con lei fino a farlo stancare. 
Becky aveva già baciato un ragazzo dopo due giorni di 'appuntamento' se si poteva chiamare così. Per lei non era un problema baciare quest'uomo ma il problema serio era che l'uomo che stava baciando era il suo psicologo.

Harry quasi morse il labbro di Becky e assaporò le sue labbra intense che sapevano di amore e di dolore.
Il ricordo di lui che le poggiava la rosa tra i capelli sembrava ripetersi ogni volta che provava a incontrare la sua lingua.
Harry stava assaporando la sua lingua e per un momento pensò che era una cosa sbagliata quello che stava facendo ma vide che a lei piaceva.
Le lacrime salate di Becky caddero sulle labbra di Harry ed assaporò anche quelle. Tutto sembrava perfetto e quel momento era perfetto e ad entrambi piaceva. Le loro fronti si unirono e Harry le lasciò un ultimo e semplice bacio sulle labbra dopodichè appoggiò la schiena contro lo schienale.
-Dottor Styles...facciamo finta che non sia mai successo niente.- Becky quasi lo implorò.
-Benissimo. Buongiorno Becky, come andiamo?- Harry quasi inorizzò.
-Sempre al solito punto. Nei giorni scorsi mi è capitato di non mangiare proprio niente e sto quasi male.-
-Lo rifarei.- Harry si morse il labbro per scacciare via la tentazione.
-Allora lo faccia.- quasi si pentì di averlo detto.
Harry non esitò un solo momento e non se lo fece ripetere due volte. Premette le labbra contro quelle di Becky, quasi con tutta la forza che aveva ma anche con la troppa delicatezza che di solito ha.

Becky pensò che era così bello quell'uomo. Avrebbe voluto baciarlo e stare con lui per sempre. Immaginava lei e il suo uomo seduti sul letto, che si abbracciavano e lei leggeva le righe di un libro che piaceva anche a lui.
Man mano il volto dell'uomo prendeva la figura del viso di Harry e Becky capì di essersi persa sulla sua strada.
Quel bacio sembra averle tolto ogni problema che aveva contro l'amore ma era così troppo surreale quello che stava accadendo. Ha davvero lasciato che il suo psicologo la baciasse?
Quasi si sentì morire tra le braccia di quell'uomo così bello e incredibilmente affascinante.
-Dottor Styles...la prego. Dimentichiamoci di tutto, sul serio.- quasi pensò di mettersi in ginocchio e pregarlo.
-Guarda Becky, puoi anche darmi del tu. Sei la prima paziente alla quale è concesso.- 
-Solo perchè ti ho baciato?- Becky non era riuscita a trattenersi quelle parole che le sembravano crude.
-No, per niente. L'ho sempre pensato e puoi chiamarmi Harry.- si avvicinò a lei troppo velocemente e sentiva il suo respiro perfettamente.
-Abbiamo passato del tempo solo a baciarci e non a risolvere le mie cose.- Becky cercò di apparire dura.
-Bene. Siccome non sei molto convinta delle tue cose ti direi di creare un diario e scriverci tutto quello che vorresti dirmi ma che non riesci. Proviamoci, d'accordo?- Harry le sfiorò la guancia e lei annuì.
Si fecero le 14.50 e Becky decise che era meglio lasciare lo studio.
-Posso andare, Harry?- Becky non era abituata a usare un tono informale con una persona del tipo Harry.
Lui sorrise per aver detto il suo nome e gli sembrò maledettamente bello come il suono della sua voce lo faceva sorridere.
-Aspetta.-
Harry prese il viso di lei tra le sue grandi mani e la baciò, come se fosse l'ultima volta. L'ultima volta perchè sapeva che in realtà lei non glielo avrebbe più permesso di baciarla.








Spazio autrice:
Buon sabato a tutti! Ecco il nuovo capitolo...che non so come definire. Ho paura che li abbia fatti baciare più presto del previsto ma proprio perchè Becky ha avuto un passato 'diverso'.
I hope you like it.
Mi trovate su:
 

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Capitolo 6
*** Indecisione. ***







PSYCHOLOGIST.


 

Becky si sentiva quasi male, dopo essere tornata a casa. Sentiva la voglia di svenire e non svegliarsi mai più. 
Voleva che tutto ciò che accadde fosse stato solo un incubo e che si sarebbe svegliata nel suo comodo letto da sola o anche in compagnia di qualcuno.
Voleva che i baci di Harry fossero stati meno affascinanti del dovuto. E se non avrebbe avuto nessun problema? Che fine avrebbe fatto? Starebbe con un ragazzo e non avrebbe incontrato quella meraviglia?
E se Harry non fosse mai stato uno psicologo o non si fosse mai laureato? Dove si troverebbe? A giocare coi suoi amici? O a giocare d'azzardo per guadagnare qualcosa?
Sarebbe stato un uomo alcolizzato? 
Entrambi si chiedevano che fine avrebbero fatto ma soprattutto loro che fine avrebbero fatto.
Becky era, da una parte, irritata dal comportamento di Harry anche se...magari stava cominciando a volerlo per lei.
No, non voleva. Stava pensando e ripensando questo tutto il pomeriggio, ma non capì il senso. Osservava il soffitto coperto dalla muffa e pensava ad Harry. Come è potuto accadere tutto questo?
Sapeva che doveva cambiare atteggiamento e se poteva, sarebbe voluta ritornare indietro nel tempo per non permettere ad Harry di baciarla spudoratamente.
Tutti i pensieri furono interrotti dalla suoneria del cellulare di Becky, un messaggio.
Non si aspettava di certo che Harry le mandasse un messaggio ma quando lesse le sembrò di certo un bambino.
*Becky, stai bene? Hai provato a mangiare qualcosa? Rispondimi.*
Per poco Becky non si premeva il palmo contro la fronte per poi scoppiare a ridere.
Rispondergli o meno?

*Harry, sto bene. Sì, ho mangiato.* 
no, non era vero. Lo aveva solo pensato ogni secondo ed ogni minuto.
*Lo spero. Posso aiutarti con qualcosa?* 
stava diventando assillante, secondo Becky. Ma non voleva farlo smettere. Era troppo difficile da spiegarlo, anche nella sua mente.

*No.*
Troppo acida era stata?

Non rispose più e Becky pensò che non sarebbe finita lì. Davvero quell'uomo (il suo psicologo, tra l'altro) l'aveva baciata? Si erano davvero amati in quel momento?
E forse quello era il problema. In quel momento, si amarono. Si amarono come una giornata di inverno e una tazza di tè al limone.
Si amarono come la scultura Amore e Psiche. Si tenevano stretti e Harry aveva paura che se ne fosse andata via per sempre.
Ma pensava male, perchè lei non se ne sarebbe mai andata per nessuna ragione al mondo. Non in quel tempo, dove aveva baciato un uomo così affascinante e più grande di lei.
Becky desiderava quelle labbra dal primo giorno in cui mise piede in ufficio e desiderava abbracciarlo più che poteva senza fermarsi.

Harry non la voleva. Non dal primo momento in cui entrò. Harry era diventato quasi pazzo, pazzo d'amore.
Pazzo d'amore come Orlando e pazzo d'amore per Becky. Era pazzo sì, ma davvero d'amore? E se ci fosse un'altra cosa sotto? Pensò.
Quasi non ci credeva, non poteva volerla non per amore. Ma lui non desiderava di certo le sue labbra piene come desiderava quelle delle altre donne a New York.
Harry Styles era arrivato al suo pensiero fisso e stava capendo tutto, lui non era innamorato di Becky.
Quindi in un certo senso, aveva solo baciato le labbra di quella donna per chissà quale motivo gli frullava in testa.
Secondo Harry non poteva essere normale tutto ciò che stava accadendo. Voleva rivederla per parlarle chiaramente e stava pensando a chissà quale aggettivo si stava dando Becky per esser stata baciata da lui, quando in realtà non è affatto innamorato.
Era anche confuso e arrabbiato allo stesso tempo, e se lei stava male a causa sua? Non avrebbe voluto nemmeno pensarci.
Odiava far star male le persone, infatti decise di studiare psicologia proprio per aiutare. Lui non provava davvero niente e non sapeva nemmeno il perchè di quelle parole che le aveva detto.
Gli fu insegnato che durante un bacio provi mille emozioni messe insieme e quelle emozioni Harry non le provò.
Non ebbe la certezza di essere innamorato di Becky ed aveva paura. Forse perchè si trovava nel completo oblio in cui c'era anche Becky.
Oppure proprio Becky era l'oblio, per Harry.
Quasi la temeva e quasi ebbe paura di parlare e starle vicino ma poco gli importava. Le avrebbe detto chiaramente tutto senza usare parole cattive e farglielo capire nel modo più facile possibile.
Si disse a sè stesso che avrebbe scritto tutto su un foglio e che lo avrebbe letto ogni sera, prima di andare a letto, per memorizzare tutto.
Oppure avrebbe trovato semplicemente le paroli giuste da usare per quel caso, in cui c'era anche Becky.
E si convinse che non si trattava di destino, ma era la vita. Capì che la vita gli riservò proprio questo e che sarebbe dovuto vivere col rimorso di non aver amato nessuna.
In realtà, amò una donna appena si trasferì a New York. Secondo Harry era bellissima e avrebbe fatto invidia a qualunque donna.
Quando la vedeva tutto si fermava e le uniche persone a muoversi erano loro, che parlavano tranquillamente.
Il primo giorno che arrivò in città fu lei a farle da guida. Bussò alla porta di lui e gli portò una torta fatta proprio da lei, come benvenuto. Erano anche vicini di casa e Harry pensò che la fortuna era dalla sua parte.
Non proprio fortuna.
Sheila, il nome della donna, era malata e Harry per un periodo non la vide più. Dopo poco tempo scoprì che si trovava in ospedale sotto osservazione dai medici perchè era fin troppo malata per starsene a casa e a fare da guida ad Harry in città.
La madre di Sheila conosceva bene Harry. La figlia le parlò tantissimo di lui e di come fosse simpatico e maledettamente bello, troppo maledetto.
La signora Allen, disse direttamente di persona ad Harry le tristissime parole che nemmeno riusciva a trovare e cacciare fuori.
Sheila era venuta a mancare e Harry si rese conto che non c'era più e che non avrebbe più potuto sentire il suono della sua voce, se non in registrazione.
Quando la signora Allen glielo comunicò le si spezzò la voce dal pianto e Harry la strinse più che poteva, addolorato anche lui.
Entrambi piansero sulla spalla dell'altro e cercavano di consolarsi a vicenda. E dopo un dieci minuti la signora Allen gli disse che l'ultima parola di Sheila fu 'Harry'.
E egli si sentì amato da quella donna, anche se non c'era più.
Si sentì quasi male e ciò che avrebbe fatto in quel periodo era solo morire e rivedere così Sheila.
Harry, quel giorno ripensò a lei e a come si sarebbe sentito al posto di Becky. Lei si accorse che l'amava?
Era morta con la consapevolezza che quell'uomo la adorava?
Tutti i suoi pensieri sembrarono però collegare nuovamente a Becky, che non riusciva a togliere dalla mente.
Era un pensiero fisso, che non si sarebbe più staccato perchè in realtà Harry si sentiva tremendamente in colpa per aver baciato e detto quelle parole senza senso a Becky, senza che la sua mente lo pensasse davvero.
Non voleva di certo baciarla ma qualcosa di forte lo attrasse. Come se le labbra di Becky fossero un paio di calamite pronte ad accogliere le labbra di Harry.
Immaginò poi la sua vita con accanto lei, come sarebbe stata? Si immaginava il suo ritorno a casa dopo essere tornato da lavoro e Becky che l'aspettava a casa mentre preparava la cena.
Immaginava anche la sua compagnia, e a come sarebbe stato viaggiare con la sua compagnia e camminare per le strade di New York con lei.
Pensò a quasi tutti, tranne una cosa. Non pensò davvero a come ci si sentisse se l'amore che provi non fosse ricambiato.
Poi si decise, finalmente, a pensare a ciò che doveva dirle in realtà. Ma se non le avrebbe detto nulla? E se non aveva proprio afferrato niente?
Tentò lo stesso.

*Vuoi venire a cena? Magari questo sabato sera e poi facciamo un giro.*
le inviò cercando di essere il più serio possibile.
*Certo, va bene sì. A che ora?*
gli rispose e Harry immaginò il volto della giovane illuminarsi di gioia, ma se nemmeno lei provava niente?
*Alle nove, passo da te sabato. Buona cena, Becky*

E poi si ricordò del suo problema. Non riusciva a mangiare e Harry si sentì in colpa per averle scritto quelle parole ma si sentì anche quasi spregevole per averle risposto in una maniera quasi cattiva.
Ma che mi stà succedendo, pensò. Non lo sapeva nemmeno lui, sapeva solo che stava per diventare matto. Non era mai stato una persona cattiva ma lo stava diventando, anche troppo in fretta.
Se avesse coraggio, pensò di rovesciarle il bicchiere con del vino al giorno dell'appuntamento. Ma era davvero un appuntamento? E Harry si sentì confuso, di nuovo. Se non voleva stare con lei, perchè le stava chiedendo un appuntamento?
Ripensò poi alle parole che le avrebbe dovuto dire e si ricordò il perchè di quella cena. Osservò attentamente i fogli posizionati sulla scrivania dello studio e li buttò a terra, con tutta la forza che aveva, per poi sedersi a terra con la testa fra le mani e le dita che cercavano di tirare i capelli.
Non ebbe altra scelta di pensare, lui stava diventando pazzo d'amore e lo psicologo sarebbe dovuto servire a lui.



 

Spazio autrice
Buon giorno! Sono riuscita ad aggiornare e devo dire che questo è il mio capitolo preferito in assoluto.
Si capisce che Harry non è realmente innamorato di Becky ma lei ha un debole per lui e alla cena potrebbe accadere di tutto. Inoltre mi piace il fatto che nella mente di Harry ci sia solo Sheila, che non c'è più e magari potremo scoprire qualcosa in più su di lei man mano e su come reagirà Becky a questa storia.
Inoltre, sono felice delle nove recensioni (anche se poche, ma me lo aspettavo). Ho riflettuto molto sul fatto che io scrivo per me e non per gli altri ma tengo al fatto di ricevere qualche consiglio e parere sui capitoli.
Detto questo, vi auguro una buona lettura e i hope you like it.

Ho un'altra storia in corso, eccola Portami lontano (cliccate sul titolo e vi uscirà)
Come sempre potete trovarmi su facebook, Unfjxable Efp e chiedermi qualsiasi cosa.
crediti per il banner sempre a walls








 

 

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