Welcome to my nightmare

di Krealyus
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


"Giù la maschera,questo sorriso a tutti i costi non mi serve. E’ la tua emozione che voglio, la tua debolezza, le tue speranze, la tua paura, il dubbio la disillusione, non ti chiedo come stai, perchè non crederò al tuo abituale e retorico “bene grazie” . Giù la maschera e dammi la mano. Non puoi reggere sulle tue sole spalle il peso del mondo. Dammi la mano, passo dopo passo, ritroveremo insieme il sorriso, quello vero… "
Anton Vanligt



 

Pansy era nella sua stanza quella sera, immersa nella lettura del suo nuovo libro sulle arti oscure, quando sentì l'avambraccio sinistro pulsare: l'Oscuro chiamava.
Si alzò dalla comoda ed elegante poltrona di velluto verde, appoggiò il libro sul comodino e prese il mantello, dopodiché andò a svegliare Daphne e si diresse verso i dormitori maschili. Nel corridoio trovò Theodore, Tiger e Goyle pronti per recarsi a Malfoy Manor. Mancava lui, Draco.
-E Draco? Dov'è?- chiese a Theo.
Il ragazzo la guardò con malizia e ghignò: sapeva cosa voleva dire quello sguardo, era così ogni volta.
-Mi dispiace Pans, è fatto così...- disse, anche se non gli dispiaceva affatto: lo leggeva nel suo sguardo 
divertito.
I tre se ne andarono e lei rimase sola davanti alla porta del biondo Malfoy.
Sentì una voce femminile e poi delle risate.
"Sarà la solita sgualdrina di Tassorosso" pensò, poi si schiarì la voce, si stampò un falso sorriso in faccia ed entrò.  
Appoggiato elegantemente alla testiera del letto matrimoniale c'era Draco, il lenzuolo lo copriva fino al bacino lasciando il petto nudo: stava sorridendo, sembrava rilassato e spensierato.
Accanto a lui c'era una ragazza bionda, gli occhi azzurri e il viso angelico, il lenzuolo tirato su fino a coprire il seno.
Non era una sgualdrina di Tassorosso, la conosceva anche troppo bene: Astoria Cecile Greengrass. Una delle sue migliori amiche.
Sentì mancare l'aria, uno strano senso di claustrofobia la avvolse: voleva solo uscire da lì. 
Quando Pansy entrò nella stanza smisero di parlare: sul volto angelico della bionda si aprì un sorriso falso, un ghigno, anche Draco sorrise, sapeva cosa stava per succedere e il suo sguardo si spostava velocemente dalla mora alla bionda.
Pansy si ricompose e disse: -Draco, tesoro, Lui ci chiama, andiamo.-
-Era troppo bello per essere vero- sospirò il biondo, -vai avanti. Digli che stiamo arrivando. Io vado a vestirmi, tu- disse rivolto ad Astoria- puoi prendere in prestito una delle mie camicie.-
Pansy lanciò un'ultima occhiata disprezzante a quella bambolina, che continuava a puntare i suoi occhioni blu su di lei, ed uscì dalla stanza:era delusa, ferita ed infuriata. 
Era abituata al fatto che lui la tradisse, era la piccola Greengrass che non poteva sapere in che guaio si era cacciata andando a letto con il SUO ragazzo. 
"Benvenuta in guerra, tesoro" pensò e nel frattempo iniziò a gustare il sapore della vittoria: una Pansy incazzata è una Pansy vincente.
Mentre stava per entrare nel camino e raggiungere l'Oscuro, vide la Greengrass uscire dal dormitorio maschile: i capelli raccolti in una coda di cavallo disordinata, le gambe erano scoperte e la camicia bianca lasciava intravedere l'intimo nero. 
-Sai Pans... vorrei dire che mi dispiace ma...non mi dispiace, lui ora è mio: non sei mai stata l'unica in sette anni, io sono l'unica da ormai sei mesi. Inutile che tu sia gelosa o che ti incazzi, piantala tesoro- disse con voce calda, dolce quasi, ma le sue parole erano veleno, puro veleno di una serpe: la piccola Greengrass era cresciuta.
-Davvero non continuare a metterti in ridicolo da sola, non ne vale la pena. Fattene una ragione, sono io la Regina adesso.-
Sul suo volto si aprì un sorriso angelico ma non di quelli rassicuranti, faceva paura.
La mora non riuscì a proferire parola, prese una manciata di polvere e l'ultima cosa che sentì prima di essere avvolta dalle fiamme fu: -Ho vinto, non mi dispiace-.
Era solo l'inizio di un'altra guerra, più fatale delle altre.



 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Atterrò elegantemente a Malfoy Manor cinque secondi più tardi, seguita da Theodore, Daphne, Tiger e Goyle.
Le tempie le pulsavano dolorosamente, e credette che le sarebbero potute scoppiare da un momento all'altro.
Era stata una delle giornate più gelide della vita di Pansy Parkinson, quella, ma non certo per le temperature.
Una leggera brezza primaverile soffiava dolcemente, a scomporle la crocchia elegante. 
Alla vista della splendida dimora, a stento trattenne le lacrime. Doveva essere forte, non poteva di certo lasciarsi andare ai problemi d'amore.
Anche perché stava per incontrare l'Oscuro.
Cercò di non ripensare a Draco e alla piccola Greengrass avvolti da splendide lenzuola di seta, mentre ridevano
spensierati, ma quell'immagine la tormentava ormai da ore.
-Pans, muoviti...- la richiamò Daphne, scuotendola leggermente, mentre sorpassava la coppia di pavoni albini nel giardino del maniero.
-Sì, scusami...- rispose la mora.
Era ancora completamente immersa nei suoi pensieri, quando l'Oscuro si presentò, più pallido e spaventoso che mai, di fronte a loro.
E Draco non era ancora arrivato.
S'inginocchiarono. Tutti, tranne lei, che chinò leggermente il capo.
-Mio Signore...- sussurrò, impercettibilmente.
Non era proprio serata. E lei odiava gli imprevisti. Specie quando si presentavano tutti assieme, nel momento sbaglia...o forse non cosi' sbagliato.
Draco nelle mani di Astoria Greengrass non sarebbe sopravvissuto. Quel suo clamoroso ritardo, che visibilmente stava infastidendo Lord Voldemort, lo dimostrava.
Il guaio in cui la ragazzina si era cacciata, si stava lentamente trasformando in una trappola mortale, e quello Pansy non aveva esitato a capirlo.
-In piedi, in piedi. Non c'è tempo da perdere- decreto' Lui, -anche se, a quanto pare, qualcuno non la pensa come me...-
Allungò lo sguardo sul vialone che conduceva all'ingresso di Villa Malfoy, e così fecero i ragazzi.
Draco e Astoria camminavano fianco a fianco, due ghigni stampati in volto.
-Mio Signore...- dissero in coro, una volta raggiunti i compagni.
Pansy ebbe un secondo tuffo al cuore. Avrebbe voluto eclissarsi in quell'istante, se fosse riuscita ad evitare le conseguenze di quell'orrendo quadretto.
Eppure, non successe nulla di strano.
"Abbandona le tue certezze per le incertezze..." si ripetè. Solo in quel modo sarebbe riuscita a trionfare. 
Le sarebbero serviti comunque un solido piano e dei validi alleati.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Ghignò.
Pansy aveva la soluzione in pugno, e così anche coloro che l'avrebbero aiutata a raggiungerla.
Il Signore Oscuro aveva chiamato i suoi Mangiamorte a Malfoy Manor per una riunione di controllo, perciò non c'era molto di cui preoccuparsi.
-Theo, Theo, Theo...- disse.
Il ragazzo scosse la testa, -che hai in mente, Parkinson?- sorrise.
-Un piano geniale per riprendere Draco, Nott...-
Theodore sbuffò.
-Pans...sono diciassette anni che lo conosci. Siete come fratelli...-
-E' chiaro che non hai capito proprio nulla di noi due, Nott...Per Salazar, fratelli!-
Si avvicinò al ragazzo con fare provocatorio, e gli puntò la bacchetta al volto, -ora tu mi ascolterai, caro il mio Theodore Nott, e non fiaterai.-
-Okay, molto bene. Abbassa lo stiletto, prima. Non vorrei essere colpito da una delle tue strane ed oscure maledizioni...-
-Saresti un'ottima cavia, ma i Mezzosangue occupano ancora il posto d'onore. NON RIDERE! Non sono mai stata più seria...Tu, tu proprio non hai idea di come mi sia potuta sentire quando ho visto la piccola ed innocente Astoria Greengrass tra le braccia di Draco, vero?-
Lo fulminò con lo sguardo.
-Oh, sì, invece. Ti conosco abbastanza bene, Pans...-
-E allora perché non hai fatto nulla per impedire quello scempio?- urlò.
-Io conosco te...ma tu conosci Draco. Come pensi che avrei potuto evitare che accadesse?-
-Non saprei...minacciando lei, forse?-
-Parkinson...era la tua migliore amica fino a ieri sera.-
-Esatto, ERA! Per Salazar, Nott! Era a letto con il MIO ragazzo! Ma tranquillo, ho la soluzione. Devi stare al gioco, però...-
-C'è Zabini, anche se è apatico...-
Pansy storse le labbra.
-Non dirmi che il tuo piano sarebbe di chiedermi di venire a letto con te solo per vendetta, Parkinson- ghignò, divertito.
-Perspicace, il ragazzo- rise anch'ella, -ma no. Blaise Zabini sarà anche apatico, ma sai bene quanto sia innamorato della bambolina...-
-Certo, ovvio. Non fa altro che parlare di lei...-
-Grazie, Nott. Peccato che non sappia ancora nulla di quanto accaduto nel LETTO di Draco. Theodore Nott, io VOGLIO Blaise Zabini!-
Il ragazzo inorridì.
-Tranquillo, non lo voglio in quel senso. Solo...-
-Senti, perché non lasci correre, come hai sempre fatto, da sette anni a questa parte?-
-PRIMO: Astoria Greengrass era la mia migliore amica. SECONDO: E' andata a letto con il MIO ragazzo. TERZO: Si è autoincoronata REGINA. Non è solo una squallida questione di sesso, Nott, perchè tra loro due non esisterà mai nulla di diverso, questo lo sai, vero? Ho perso la fiducia di tutti voi! Ho perso il Trono! Sono diventata una nullità in un nanosecondo!- sbraitò, rossa in volto.
Inaspettatamente, Theodore Nott la baciò.
-Ti aiuterò a riconquistare la corona, Parkinson.-
'E Draco' pensò lei.
Ma rispose al bacio.

***

-Theo, io...io...-
-Ti sei divertita parecchio, stanotte, Parkinson. Non lo negare, lo so benissimo...- ghignò.
-Sì, esatto. Però...credi sia giusto...voglio dire, andare a letto con il migliore amico del mio ragazzo...-
Non le era mai capitato, in sette anni, di sentirsi così vulnerabile.
-Parkinson, Astoria ha fatto sesso con il tuo ragazzo. Ed era la tua migliore amica!-
Si baciarono, di nuovo.
-E' proprio per questo. Non sono una puttana. Solo...una Regina caduta.-
-Sei ancora LA Regina, Parkinson. E lo sarai sempre- le sorrise dolcemente, cercando di rassicurarla.
-No, se Draco non è più mio.-
Irremovibile. Acida. Tagliente.
-Dimenticalo. Il tuo Impero sopravviverà anche senza che Draco sia il re. Fidati, io sono molto meglio...-
-Credevo tu mi stessi aiutando a riprendere Draco?- chiese, fredda.
-Pensavo tu mi volessi?- le fece eco lui, a tono.
Un terzo, deciso bacio arrivò.
-Potrei riuscire a dimenticare Draco, ma quella piccola stronzetta non avrà più un attimo di pace- decretò, con fermezza, -ha proprio bisogno di una lezioncina ad hoc.-
-Lasciala regnare per un po'. Lo capirà da sola che non è roba per lei, e tornerà ad inchinarsi ai veri sovrani- propose lui.
-Oh, lo farà. Eccome se lo farà. In un secondo. Questo è il MIO gioco, Nott. Con le MIE regole ed i MIEI tempi. Le leverò il respiro, proprio come lei fece con me, quando...-
Theodore capì, anche senza che Pansy finisse la frase.
-Sono pronto a giocare.-

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Pansy corse via, soddisfatta. Diretta al dormitorio maschile.
-Blaise? Blaise?- bussò, ma il ragazzo non rispose.
Almeno non si stava divertendo con una giocatrice della squadra di Quidditch di Corvonero, come al suo solito.
-Entra!- la sua voce, al contrario, provenne da uno dei magazzini alcoholici della sala comune.
Pansy non sapeva se agire o tacere. Ma, alla fine, entrò.
-Blaise, io...-
-Sei irrequieta, Pans?- chiese, tranquillo e distaccato.
-Come lo sai?- chiese lei, allarmata.
-Non lo so. Non so mai nulla, io.-
Fu in quel momento che Pansy Parkinson decise di versare tutta la sua rabbia, noncurante delle possibili, tragiche conseguenze.
-Astoria Greengrass è stata a letto con Draco, due notti fa.-
Quello fu troppo perfino per l'apatico Blaise Zabini. Non si sarebbe mai aspettato un simile comportamento dalla piccola e dolce Astoria, che tanto gli garbava.
Ma si era sbagliato. Proprio come chiunque altro.
La piccola Stella non era più innocente.
-Quella piccola...- non ebbe mai il coraggio di continuare.
-Sgualdrina- la finì Pansy per lui, -sì, Blaise, la tua amatissima Astoria è una di facili costumi.-
-Non...non riesco ancora a crederci.-
-E' meglio per te se lo farai, invece. Ed alla svelta. Perché da questo istante, comincerò a giocare seriamente. E tu ti unirai alla mia causa.-
Sapeva benissimo che Blaise non avrebbe mai mosso un dito contro la Greengrass, ma tentar non nuoce.
-No, non posso.-
-Oh, sì che puoi. Devi solo volerlo. Sono ancora la tua Regina, Zabini- disse, fiera, ricordando le parole di Theo, -devi aiutarmi.-
-Parla con Draco, prima. Hai il dovere di sentire le sue ragioni.-
-Non scambierò parola con Malfoy finché non avrò sistemato le cose con Astoria.-
Faceva male. Eccome, se faceva male. Ma non avrebbe potuto fare diversamente.
-Dunque perdonami, Pans, ma non potrò proprio esserti d'aiuto.-
Un ceffone lo colpì, secco, sulla guancia sinistra, lasciandogli un segno rossastro.
-Vorrà dire che farò a meno di te, allora. Tranquillo Zabini, davvero, non ci sono problemi. Fa' quello che ti senti...-
Corse via, prima che le lacrime le inondassero il volto. "Che idiota!" pensò. 
Si asciugò gli occhi, ferma, in mezzo al gelido corridoio che portava all'aula di Pozioni, pensando al dopo.
Ma la sua mente era talmente confusa che l'unica cosa che partorì fu un violento calcio al portone della classe, che si aprì cigolando.
Scivolò dentro, a passo spedito, e si mise a sedere su un banco, gambe a penzoloni.
"Ogni volta che ho la vittoria quasi in pugno, qualche bastardo arriva a rovinare tutto! Che tu sia maledetto, Blaise Zabini!"
Non riusciva a smettere di piangere. Ora l'avrebbe odiata chiunque, per  quello schiaffo al sommo Zabini.
Anche Theodore. Avrebbe potuto provare a tenerglielo nascosto in tutti i modi, ma Nott sarebbe comunque venuto a saperlo da altre fonti. Indi per cui, sarebbe stato meglio raccontargli tutto, di persona.
Ma nel momento in cui fece per andarsene, Draco Malfoy entrò.
-Buongiorno, Pans- disse, tranquillo e disinvolto.
Pansy era, da un lato, tentata di correre a stringerlo forte, per tornare a sentire il suo calore ed il suo profumo. Dall'altro, invece, avrebbe voluto cruciarlo fino allo sfinimento.
Ma non poteva scomporsi.
Maledetto!
Non rispose. O meglio, fece finta di non avere nemmeno notato la sua presenza. 
Rimase immobile, il volto rivolto alla cattedra. No, non avrebbe ceduto.
-Pans, ti devo parlare- continuò Draco.
Lei, in risposta, lo chiuse nella classe, sbattendo la porta.
Forse, avrebbe capito. O forse no.

***

Theodore. Aveva bisogno di lui. Doveva spiegarsi e scusarsi.
"Al peggio non c'è proprio mai fine..."
Si imbattè in Tiger e Goyle di fronte al ritratto. Si stavano ingozzando di dolcetti al cioccolato ed avevano perso, per la terza volta in un giorno, la parola d'ordine.
Li spinse da parte, urlando -Semper fidelis!- ed entrò in sala comune.
Ma, ben presto, si accorse che anche quelle due amebe, se prese per il verso giusto, si sarebbero potute rivelare utili.
-Tiger, Goyle- li richiamò, con fermezza, -ho bisogno di voi. La conoscete Astoria Greengrass, sì?-
Annuirono, impossibilitati a rispondere a causa della bocca ripiena di paste.
-Bene. Fate in modo ti tenerla lontana da me per qualche giorno. Anzi no. Non da me. Da Draco...-
Non stavano capendo, perché si lanciarono un'occhiata interrogativa.
-Okay, lasciate perdere- non sapeva come spiegare in parole povere ciò che aveva in mente, perciò decise di rinunciare al loro aiuto.
Si avvicinò a Nott con passo cauto, perché il ragazzo si era appisolato accanto al fuoco. Gli accarezzò i capelli, ed inspirò il suo profumo. Sapeva...di libertà.
-Theo- chiamò, dolcemente, sapendo di essere nel torto.
-Pans- rispose lui, aprendo gli occhi.
-Scusami se ti ho svegliato, ma devo parlarti- meglio coglierlo impreparato, ed ancora un po' intontito, -io...sono stata da Blaise, stamattina. So perfettamente che non avrei dovuto, ma gli ho raccontato tutto. E...quando si è rifiutato anche solo di capire la mia posizione...beh, gli ho tirato uno schiaffo dritto sulla guancia.-
-Parkinson, ti rendi conto di cosa hai combinato?-
-Certo. Giuro che se avesse evitato di fare così lo stronzo, mi sarei trattenuta volentieri. Ma proprio non ci sono riuscita. Avanti, dimmelo, sono un'idiota- lo provocò.
-Quello che più mi da' fastidio sai cos'è, Parkinson? La tua assoluta NON fiducia nei miei confronti. Ho cercato di aiutarti in ogni modo possibile! E tu mi ripaghi andando da Blaise! Senza contare che hai visto Draco, un'ora fa, e hai fatto scena muta.-
Pansy scosse la testa.
-Che ti aspettavi? E comunque, io ho fiducia in te!- si avvicinò di più. 
-A me non pare proprio. Vuoi fare di testa tua? Ebbene, fa' quello che vuoi. E' la tua guerra. Combattila da sola!-
Si alzò ed uscì, infuriato.
Il profumo di libertà che Pansy aveva percepito poco prima, si era trasformato in un vortice di autodistruzione.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


In meno di ventiquattro ore, era sprofondata nel baratro della solitudine. E nemmeno per colpa sua.
No, non poteva lasciar continuare quel delirio, generato da una piccola ingenua. La fame le passò velocemente, tanto quanto le era arrivata, quella sera.
Ma avrebbe aspettato imperterrita, seduta a quel tavolo semi deserto, in Sala Grande. La evitavano tutti quanti, ma in cuor suo, Pansy sapeva che, un giorno, presto, sarebbero tutti tornati da lei. Non avrebbero potuto farne a meno. E certo non si sarebbe abbassata ad implorarli. Poteva anche aver infranto la Sacra Legge di Salazar, per cui ogni Serpeverde è Intoccabile, ma di certo non aveva altre colpe. Anzi...
Bevve un sorso di succo di zucca, gustandolo. Era zuccherato al punto giusto, e anche piacevolmente fresco.
Gruppi di studenti di tutte le Case entravano ed uscivano dalla sala, vociando allegri.
E Pansy li fissava, attenta ad ogni minimo gesto, la mente persa in chissà quale pensiero.
Poco dopo, Blaise e Theodore si avvicinarono al tavolo Serpeverde, ben lungi dal salutarla, o dal sedersi vicini a lei.
Lasciò correre, facendo finta di nulla. Ma quando arrivò Astoria Greengrass, si sentì avvampare. Quella sua chioma bionda, perfetta, e quei suoi enormi occhi cristallini, le davano la nausea. Per non parlare del suo ghigno. Ma chi pensava di prendere in giro?
Ora tutta la scuola sarebbe stata testimone della sua pubblica umiliazione. 
Anche Pansy ghignò.
-Paaaans!- si avvicinò Astoria.
Rideva di gusto. E la Parkinson la lasciò ridere. Le concesse tutto il tempo necessario per cessare quello stupido teatrino. Poi, le chiese gentilmente di sedersi.
-Non sei più in forma come una volta, Parkinson. Le doti di Nott non sono comparabili a quelle di Draco, vero?- scherzò.
Blaise, accomodato al capo opposto della tavolata, sghignazzò.
Esplose.
-Ma non vedi? E' solo una lurida questione di sesso, Greengrass! Tu...tu fai il lavoro sporco- aveva cambiato idea riguardo la dubbia sopravvivenza di Malfoy nelle mani di Astoria, -Lo tieni vivo. Come qualsiasi altra puttana. Io, d'altro canto, ho il suo amore, il suo onore ed il suo rispetto.-
Sputò quelle parole con tutta la forza che aveva in corpo, completamente fuori di se'.
Tutti la fissavano, sbigottiti.
Quando tornò in se, si accorse di essere in piedi, sul tavolo, rossa e madida di sudore.
Ansimava e tremava. E si odiava, nel profondo.
-E voi, luridi Mezzosangue, vi divertite a fissarmi?- congedò la Sala grande, correndo verso il proprio dormitorio, tra le lacrime.

***
-Credo tu possa essere felice e soddisfatta, ora che hai attuato la tua vendetta, Pans.-
La voce di Draco era gelida e seria.
-Ho appena iniziato- rispose lei.
Non si sarebbe mai aspettata di trovarlo ai piedi del tavolo, ad ascoltarla, inorridito, la sera precedente.
-Qualunque cosa io tenterò contro di lei, sarà il nulla in confronto a ciò che mi ha, anzi, che mi avete fatto.-
-Lo sai benissimo che non c'era bisogno di esibirti a quel modo.-
-Esibirmi? Tu chiami il mio discorso...esibizione? Draco io...non ti capisco più! Che ti è successo?-
-A me proprio nulla. Sei tu che sei cambiata, Pans...-
-Tu...tu non ti rendi nemmeno conto di quanto io tenga a te. Ma il problema più grosso è che non ti interessa. Non ti è mai importato nulla, di me.-
In cuor suo, sperava vivamente di sbagliarsi. Draco aveva ragione: era cambiata parecchio.
Era cresciuta, era diventata molto più responsabile e sveglia. Ma non aveva mai smesso di amarlo, da dieci anni a quella parte.
-E' da quando sei diventato Cercatore della squadra che ti porti a letto una ragazza diversa quasi ogni notte.-
Okay, stava decisamente esagerando, ma voleva essere certa di esprimere il concetto in modo molto chiaro. -Ed io che ho sempre lasciato correre. Sperando che avresti smesso. Sperando, un giorno, di diventare l'unica. E invece, nel tuo letto, ho trovato Astoria Greengrass. Chiamami, se vuoi, ingenua. Ma la verità è ben diversa...-
-Pans, io...-
-Tu stai con lei da sei mesi, Draco. Sei mesi! Sai...io apprezzo moltissimo la tua capacità di celare qualsiasi tua emozione, pensiero o segreto. Ti stimo, per questo. Ma quello che non sono mai riuscita a capire, è il tuo pretendere che la gente ti comprenda, solo perchè, fondamentalmente, non ti senti a tuo agio con te stesso.-
Fece una pausa, in modo che il ragazzo recepisse ed immagazzinasse il concetto.
I suoi piani di non parlargli erano letteralmente andati in frantumi.
-Ho bisogno di aria.-
-No, non hai bisogno di aria. Hai bisogno di crescere, Draco. E renderti conto che sarebbe il caso di non lasciarti sfuggire chi ancora ti sta vicino.-
Erano talmente vicini, che le loro labbra si sfiorarono. Ma Pansy stette ben attenta a non lasciarsi andare.
-Per questo dovresti riappacificarti con Astoria.-
-Non puoi chiedermi ciò, Draco. Non puoi proprio. Io non cederò finchè la piccola Greengrass avrà avuto ciò che si merita. Che a te vada a genio oppure no. Sono stufa di gente che mi dica cosa fare o cosa non fare. Theo me l'ha 
detto chiaramente: questa è la mia guerra. E non mi importa se non avrò un esercito, alle spalle. La combatterò, fino
alla fine. E la vincerò.-

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Danzavano a ritmo di un Blues che le Sorelle Stravagarie stavano egregiamente suonando.
Draco era meraviglioso, nel suo  smoking verde scuro.
Pansy, invece, volteggiava leggiadra, avvolta da sete rosa pallido. Sorrideva, felicissima.
-Sei uno splendore, principessa- sorrise anche lui, -e presto sarai la signora Malfoy...-


Si svegliò di soprassalto, confusa.
La nottata del Ballo del Ceppo, la più bella ed emozionante di tutti i suoi sette anni ad Hogwarts, era ricomparsa, nitida, nella mente di Pansy. E avrebbe preferito lasciarla continuare all'infinito...
Mai avrebbe dimenticato quanto delicato fu Draco, quella notte.
Non sapeva se sorridere o piangere. La testa le stava per scoppiare, il cuore le batteva all'impazzata e il Marchio bruciava maledettamente.
Gettò un'occhiata fugace al pendolo che stava al lato opposto del proprio letto a baldacchino, e urlò.
Erano le tre di pomeriggio.
Si sistemò sbadatamente, più velocemente che poté, e si precipitò in Sala Grande, sperando in qualcosa da sgranocchiare. Ma gli elfi domestici non furono affatto generosi, quel giorno. 
Trovò Daphne che discuteva animatamente con un gruppo di studentesse Corvonero del quinto anno. Parlavano di esami.
Lasciò che si accorgesse della sua presenza, e le chiese di parlare. La bionda non esitò.
-Pans, finalmente ti sei fatta viva- la salutò, sorridendo.
-Meglio morta che in quest'orrenda situazione...- commentò lei, cupa.
-Non dirlo nemmeno per scherzo. I tuoi malauguri potrebbero avverarsi.-
-Stronzate.-
Non aveva mai creduto alle superstizioni, Pansy.
-Lo ha detto LUI. Presto potrebbe esserci una guerra.-
Daphne sembrava seria. Troppo.
-Quando, di grazia?- chiese, sbadigliando.
-Questa mattina. Quando sua Maestà dormiva beatamente...Credo che tu GLI debba 
delle scuse, Pans. Non è molto contento...-
Non bastava il caos in cui si trovava a scuola. No, ora ci si metteva anche LUI, con le sue previsioni e le sue folli idee.
-Farò in modo di fargliele pervenire. Non ora, però. Ho altro a cui pensare.-
-Mia sorella non è la priorità. E poi la conosci. Lo sai benissimo che brama il tuo posto da quando è arrivata qui.-
-Certo che lo so. E fin'ora sono riuscita a tenerla a bada perfettamente. Ma settimana scorsa è esplosa come una bomba. Mi ha rubato tutto e tutti. Non credo che la sua autoincoronazione sia lecita. Daph, tu mi conosci meglio di chiunque altro, qui...-
La implorò, sperando che la maggiore delle sorelle Greengrass potesse rivelarsi, ormai, l'unica valida alleata su cui contare.
-Che cosa vuoi che faccia?- chiese, arrivando al dunque.
-E' brutto a chiedersi, ma devi controllare tua sorella da vicino. Ho bisogno che tu lo faccia, Daph. E' essenziale, se vuoi che riconquisti il Trono. E, per favore, evita di parlare di nuovo con le Corvonero. Potrebbero infettarti con le loro cretinate- rise, di gusto.
-Solo se tu ti muovi ad andare da LUI. Altrimenti il Trono non lo rivedrai mai più- urlò, perché Pansy era già sparita.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Fuori dalle mura di Hogwarts infuriava la tempesta. Vento e grandine disturbavano la vista di Pansy che, nonostante non avesse occhiali o costrizioni sul volto, cercava un luogo asciutto dove concentrarsi, per poi potersi materializzare a Malfoy Manor.
Stringeva la bacchetta con una fermezza tale che la mano sinistra era rossa e pulsava.
Inspirò profondamente l'aria gelida che saliva dal Lago Nero, e sparì.
Pochi istanti dopo, atterrò di fronte all'immenso cancello nero in ferro battuto che consentiva o precludeva l'accesso alla residenza, ormai, dell'Oscuro.
Stava ancora pensando ad una valida scusa per giustificare l'assenza della mattina stessa, Pansy, quando un Mangiamorte mascherato venne ad aprirle.
Non perse tempo a ringraziare, ma prestò attenzione alla sua voce.
-E' il caso che ti dia una svegliata, miss Parkinson. Non vorrai tardare ulteriormente il tuo incontro con Lui...-
Non era del tutto sconosciuta. Anzi, sembrava appartenere...al signor Greengrass.
Che cosa ci facesse a Malfoy Manor quel giorno, Pansy non lo avrebbe mai scoperto.
Ignorò la provocazione, e si diresse all'interno della splendida villa.
-Aha, guarda guarda chi abbiamo qui...pare che miss Parkinson ci abbia finalmente concesso cinque minuti del suo tempo...- sghignazzò Bellatrix Lestrange.
-Mia signora...- Pansy ghignò, procedendo oltre.
Due Mangiamorte erano sufficienti, per quel giorno.
Le davano i nervi, quelli della vecchia generazione. Solo perchè si ritenevano i più esperti.
Ma si sbagliavano di grosso. Pansy e i suoi coetanei stavano facendo un ottimo lavoro, e la loro competenza in Arti Oscure cresceva giorno per giorno.
-Mio Signore...- si inchinò leggermente, entrando in Sala Udienze.
-Parkinson.-
La sua voce rimbombò.
-Mio Signore, io...sono cosciente della mia violazione perpetrata questa stessa mattina ai Vostri danni...-
Quella farsa era assurda, per Salazar! Solo per qualche ora di ritardo, poi! 
-Ah davvero?-
-Ovviamente, mio Signore.-
-A me non pare proprio, sai? Dopotutto...perché svegliarsi di soprassalto, se il TUO SIGNORE chiama, quando puoi comodamente startene a letto a poltrire?- ghignò malignamente.
Come...come era possibile? Insomma, come Diavolo faceva Lui a sapere che lei era rimasta a letto? Nemmeno coscientemente, poi...
-La signorina Greengrass è stata così gentile ad informarmi della tua assenza prima che mi spazientissi.-
Colpita e affondata in mezzo secondo.
No, non ci poteva credere. Non ci voleva credere. La loro guerra non poteva essere giunta fino a Lui.
-E' chiaro che la Greengrass stava menten-
-CRUCIO!- urlò Lui, pieno di rabbia.
Pansy gridava e si contorceva sul gelido pavimento.
-CRUCIO! CRUCIO! Quando imparerai a NON contraddirmi?- chiese, in preda alla collera.
-M-m-mio si-sig-Signore- gemette lei, in risposta, -mio Signore, io...-
Non riuscì a concludere la frase.
-In piedi. Forza, forza!-
Pansy cercò di ricomporsi, assumendo un'espressione quantomeno guardabile, ma fallì miseramente.
-Come pensi di resistere ad una guerra, una VERA guerra, se crolli per un po' di dolore?-
-Mio Signore...-
-RISPONDI! Non fare in modo che controlli la tua vita con la Legilimanzia, Pansy Parkinson!-
-Io...Voi...-
-Tu combatterai, Parkinson. Combatterai e mi consegnerai Potter. Se non lo farai....IO TI UCCIDERO'.-

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Si materializzò ai cancelli di Hogwarts più velocemente che potè, in preda alle convulsioni generate dal mix quasi letale di Maledizioni infertole dall'Oscuro e dal roteare vorticoso dello spostamento.
Per poco non vomitò. La vista era annebbiata, e respirava a fatica.
L'entrata alla scuola era controllata dai Dissennatori, esattamente come l'anno precedente. Faceva freddissimo...
Un fremito di terrore percosse Pansy lungo tutta la spina dorsale.
Schivò un gruppo di mostruose creature di guardia, che si precipitarono verso di lei, ed approfittò del momento per fare ritorno alla sala comune, deserta a quell'ora. 
Riuscì a malapena a togliersi il mantello esterno della divisa da Mangiamorte, prima di lasciarsi cadere, svenuta, su un divano. Il braccio sinistro cadeva, penzoloni, fino a sfiorare il pavimento con la mano, rendendo perfettamente visibile il Marchio.
Il volto era leggermente inclinato verso l'esterno e, se non fosse stato per il colore pallidissimo della pelle, chiunque avrebbe potuto pensare che stesse dormendo.
Da dietro una delle quattro colonne portanti, che reggevano il soffitto del sotterraneo, emerse una figura quasi celestiale: un raggio di luce verde smeraldo, proveniente dai finestroni che circondavano la sala, la illuminava per intero, facendo risaltare la lucentezza dei boccoli biondi ed il contrasto con le iridi blu profondo.
Astoria Greengrass si avvicinò a Pansy, per controllare che respirasse, ma non fece nient'altro, se non sorridere.
Era uno di quei sorrisi che non promettevano nulla di buono, non era affatto un'espressione innocente. Si alzò, e tornò ad appoggiarsi, a braccia conserte, alla colonna da dove era apparsa, senza smettere di ghignare.
"Ah, povera, piccola, ingenua Parkinson. Ho vinto di nuovo..." si ritrovò a pensare.
Nel frattempo, fece il suo ingresso Theodore. Si guardò attorno, domandandosi il perché Astoria stesse scuotendo la testa, quando si accorse che qualcosa non andava: lanciò un'occhiata rapida all'area relax, quando scorse Pansy.
Si precipitò da lei, chiamandola a gran voce. Ma la Serpeverde non rispose.
Iniziò a scuoterla, molto poco dolcemente, sperando che si svegliasse da un momento all'altro.
Sentendo le sue grida dal dormitorio, Draco si precipitò al piano sottostante. 
Giunse di fronte ad Astoria e, sguardo rivolto verso Nott, inorridì.
-Theo, che...- stava per chiedere.
-Shhht! Pans, ti prego, svegliati! Malfoy, Greengrass...uscite, prima che vi veda.-
C'era un tono di implorazione, nella voce di Theodore.
La Greengrass scosse la testa, mentre Draco cercava di capire cosa potesse essere successo, quando la Parkinson scivolò nelle braccia di Nott, emettendo un gemito.
Sbattè gli occhi e cercò di alzarsi. Si sentiva particolarmente debole. Mise a fuoco la scena, e puntò lo sguardo su ognuno dei tre presenti. 
Poi, con uno scatto, si staccò da Theo.
-Ti avevo avvertita di non giocare con il fuoco!- bisbigliò alla bionda, prima di sparire in camera sua.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Il bussare alla porta del dormitorio si fece incessante.
Pansy sbuffò. Aveva un disperato bisogno di passare del tempo da sola, con i suoi dubbi, per riuscire a riorganizzare la sua mente.
Il suo Pensatoio strabordava di idee, in quei giorni, e ciò proprio non aiutava.
La sua bacchetta roteava, a mezz'aria, di fronte al suo sguardo perso nel vuoto. Le tempie avevano smesso di martellare ma, nonostante quello, la ragazza non si sentiva ancora completamente in forma.
-Apri la porta, Pans. Non fartelo ripetere...- risuonò la voce di Draco, -...dobbiamo parlare.-
-Oh, io non ho proprio nulla da dirti, invece. Pensa un po'...-
Acida come non mai.
-Okay, come vuoi. BOMBARDA!-
Gran parte della parete crollò, sollevando un polverone inimmaginabile. 
Tossirono entrambi, forte.
-Come....COME OSI?- urlò lei. 
Non vedeva nulla, se non una nube bianca. Era ricoperta di frammenti di cemento.
-Ti avevo detto di aprire, e tu non l'hai fatto. Non avevo scelta. REPARO!-
Ogni cosa tornò al proprio posto.
Draco si passò una mano tra i capelli, elegantemente, ed andò a sedersi sul bordo del letto di Pansy.
-Credevo fosse chiaro che non volevo visite- dichiarò lei.
-Era chiarissimo. Ma dopo quello che è successo prima, se devo essere sincero, me ne sbatto del tuo voler stare da sola. Spiegami, Pans.-
-Te ne prego, Malfoy, evitami questa perdita di tempo. Come se tu non lo sapessi...-
Draco abbassò lo sguardo. -Lui?- chiese.
-Lui? Lui! Ma è ovvio, no? Che dovevo aspettarmi, che mi accogliesse con un abbraccio?-
-Ti ha cruciata?!-
-Se sono ancora viva, evidentemente si è...limitato a quello.-
-Lo fa perchè ti vuole al massimo delle forze. Sei una delle migliori, Pans.-
-Risparmiati. Le consolazioni non sono mai state il tuo forte. E comunque, Lui è solo l'ultima parte del problema, nel caso non lo avessi ancora capito.-
Fece una smorfia, lo stomaco le si contrasse. Una lacrima le rigò il volto.
-So a cosa ti riferisci.-
-E lo spero bene! Per Salazar! Draco...basta. Non ci voglio pensare, okay? Ora, se hai qualche scusa ben costruita da rifilarmi, potrei anche decidere di ascoltarti. Altrimenti...ti saluto. Ce la posso fare benissimo da sola, a riprendermi.-
Non rispose, Malfoy, ma si avvicinò al viso di Pansy e le asciugò la guancia, dolcemente.
-No, non ce la puoi fare, a trionfare da sola. Sono qui, ora. Ho fatto ciò che ho fatto in preda alla follia...la situazione mi è completamente sfuggita di mano, e credevo che tu mi odiassi.
Eri talmente immersa nella tua scalata, che quasi risultavi assente. Astoria, invece...lei si dimostrò comprensiva sin dall'inizio e...ed in quel momento era tutto ciò di cui avevo bisogno.-
Pansy chiuse gli occhi e lo lasciò parlare, parlare, parlare...
Aveva un disperato bisogno di sfogarsi, Draco.
-In sei mesi sono riuscito quantomeno a risollevarmi dal baratro in cui ero sprofondato. Stavo bene, maledettamente bene. Solo che...mi sentivo diverso. Astoria è Astoria. Lei...è il tuo esatto opposto, e con lei sono diventato completamente un'altra persona.-
"Un gran bastardo? No, quello lo sei sempre stato" pensò la Parkinson.
-Mi sei mancata da morire- concluse il monologo.
Inspirò, e si sdraiò sul letto.
Non si aspettava una risposta. Forse...nemmeno la voleva.
Ma sperava con tutto il cuore che lei potesse perdonarlo, perché non l'avrebbe più lasciata andare.
-Draco...-gli prese la mano sinistra nella sua, -grazie per la tua sincerità. Io capisco perfettamente la situazione in cui ti trovavi, e comprendo il fatto che la solitudine renda estremamente vulnerabili, ma...forse non sono ancora pronta a fare sì che tutto torni come prima. Non puoi negare che le cose siano cambiate.-
-Non lo nego...- bisbigliò.
-Non posso fare finta che non sia successo nulla. E, in qualsiasi caso...sai meglio di me che qualunque nuovo inizio comporta un enorme lasso di tempo nel quale prepararsi. Non è il momento di deporre le armi, questo.-
-Sei un pezzo di preziosissima ceramica, Pans. Ti frantumerai al primo attacco.-
Lei scosse la testa.
-Un pezzo di ceramica in grado di uccidere. Non sono poi così fragile.-
Draco non poté fare altro che darle ragione.
Pansy era nata per combattere e per regnare, chiunque lo avesse negato era uno sciocco.
Si alzò, piano, e fece per andarsene, ma lei gli chiese di restare.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Draco Malfoy si svegliò nella stessa posizione in cui si era addormentato la sera precedente.
Era ancora mano nella mano con Pansy, ma era scosso da brividi di freddo. C'era parecchia umidità, sui muri della stanza, quel mattino di metà Novembre.
Fuori diluviava.
Pansy avrebbe dormito ancora a lungo, se non fosse stato per un tonfo sordo in corridoio. Si svegliò di soprassalto, nervosa e, non ricordandosi di essere in compagnia, imprecò.
-Tu...che diavolo ci fai qui?- gli urlò, gli occhi sbarrati.
Draco rise di gusto, facendo finta di nulla.
-Esci! Fuori dai piedi, Malfoy!-
-Pans...mi hai chiesto tu di restare- disse tranquillo, quando posò lo sguardo sul Pensatoio di lei, -solo che i tuoi ricordi sono finiti là dentro- lo indicò.
Un secondo tonfo echeggiò. 
-Chi c'è?- chiese.
-Oh, finalmente qualcuno si è degnato di rispondermi. Devi scendere in sala comune, Malfoy. Ora. E' importante...-
-Ho da fare- fu la risposta, secca, di Draco.
La porta della camera si aprì con uno scatto. Blaise entrò.
-Certo, Zabini, perché già che ci sei, non ti infili sotto le coperte mentre io e Draco ti raccontiamo la favola della buonanotte?- urlò Pansy, infuriata, -se non impari un po' di rispetto, signorino, te lo insegnerò io a suon di Maledizioni!-
Odiava essere disturbata. Ancor di più se in un momento delicato come quello che stava vivendo.
-Anche fare aspettare una ragazza è irrispettoso- rispose lui.
-Guardami negli occhi, Blaise Zabini, perchè non ripeterò ciò che sto per dirti: se solo OSI, una volta ancora, includere Astoria nei tuoi discorsi in mia presenza, ti ritroverai morto ancora prima di riuscire a scusarti!- alzò la bacchetta.
Draco si allontanò.
Blaise, invece, continuò, imperterrito: -Certo, già una volta mi hai tirato un ceffone, perché non lo fai di nuovo?- la provocò.
-Me ne infischio delle Leggi di Salazar e delle tue delicate guanciotte rosee...dico io, sei RINCRETINITO, per caso?-
La Greengrass apparve alla porta.
-Suvvia, tesoro, non c'è alcun bisogno di urlare a quel modo. Potresti svegliare chi ancora sta dormendo...-
Il suo tono era sarcastico.
Pansy si girò verso Draco, sperando che intervenisse al posto suo, altrimenti sarebbe stata la fine.
Ma nessuno dei due fece a tempo a dire qualcosa, perché Astoria riprese -Blaise stava solo obbedendo ad una mia richiesta, comunque. E...Draco, faresti meglio ad ascoltarlo. Non è davvero carino fare aspettare una signora.-
Il suo discorso non fece una piega. Nessuno si mosse. La tensione, però, si respirava nell'aria. Sarebbe bastata una sola parola fuori posto per scatenare un putiferio. E non tardò ad arrivare.
-Suvvia...fino a settimana scorsa dicevi che la Parkinson è sempre stata una perdita di tempo. Le cose non possono essere cambiate in soli sette giorni!-
Si dovette gettare di lato per evitare che uno Schiantesimo la colpisse in pieno volto.
Pansy le si avvicinò, in preda alla collera. -Il tuo momento è finito, dolcezza. Draco è tornato da me. La storia non finisce qui, comunque. Ti prenderò tutto ciò che più ti sta a cuore, e ti farò cadere in un tale stato di depressione e solitudine, che maledirai con tutta te stessa il giorno in cui nascesti. Ora, fuori dai piedi! Tu e Blaise!-
I due lasciarono la stanza, e Pansy si tranquillizzò.
Era già quasi ora di pranzo, ma la ragazza era già sazia di vittoria. Fece apparire due calici di pregiato Vino Elfico, direttamente dalle cucine, e chiese a Draco di brindare. 
Lui esitò un attimo, poi bevve. Adorava quel liquore con tutto se stesso.
Pansy avrebbe voluto urlare al mondo intero, quanto felice fosse di riavere Malfoy accanto a se, ma aveva giurato a se stessa che non si sarebbe lasciata andare. 
Almeno fino a che non  avesse avuto certezza che la storia con la Greengrass fosse veramente conclusa.
-Ricordami di tenerti sotto controllo, la prossima volta. Agisci troppo d'impulso, Pans...è pericoloso.-
-Io non direi proprio. Mi so perfettamente controllare...solo che, a volte, do libero sfogo alla rabbia repressa. Solo che io, invece che sfracellarmi le nocche delle mani contro il muro della camera come fai tu, prediligo bersagli migliori.-
-Certo, Parkinson. E' divertente, vero, sentire di nuovo il potere scorrere nelle proprie vene?-
Astoria non se n'era andata. Al contrario, era rimasta ad osservare tutta la scena dal ripostiglio delle scope.
-Sappi comunque, che non durerà a lungo. Se io affonderò, tu sprofonderai con me.- ghignò, -Ricordi la promessa che mi facesti al terzo anno, sì? "Insieme cadremo e ci rialzeremo, fino a conquistare il potere supremo!" Solo che ho la 
netta sensazione che, questa volta, se cadremo, non ci sarà nessuna risalita.-
Questo diede molto da pensare a Pansy.
Se la ricordava perfettamente, la promessa che fece, di sua spontanea volontà, ad Astoria.
Solo che mai si sarebbe aspettata di doverla rimembrare in una tale situazione.
-Per te no di certo- rispose, -vedi, il trono è UNO, e quella che siederà, sarò IO, ed IO soltanto.-
Draco ne ebbe assai. Si alzò, e lasciò la stanza. Ma Pansy non perse tempo e lo rincorse.
Inseguimento che terminò poco di sotto, in sala comune.
-Che ti è preso?- chiese, allarmata.
-Ho mal di testa. Sono settimane che non parlate di altro.-
-Per Salazar! Sei così tremendamente vulnerabile, in questi giorni! Dovresti ricominciare a pensare con la tua, di testa, e smetterla di lasciarti traviare dalle convinzioni malate di una quindicenne! Sei o no Draco Lucius Malfoy?-
Annuì.
Lei si avvicinò al suo viso e, di colpo, cedette.
Dopo sei lunghissimi mesi, tornò a baciarlo.

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


-Pans...-
-Non te l'aspettavi, vero? Beh, nemmeno io. Accidenti a te!- voleva sorridere, ma cercò di essere il più seria possibile, -non credere che sia tutto passato solo perchè ti ho baciato, Malfoy! Tu ed io abbiamo ancora molte cose di cui discutere, signorino. E spero che tu abbia un'alibi ben costruita! Non vorrei mai...che il palmo della mia mano colpisse con violenza la tua guancia!-
Scoppiò in una risata fragorosa, -dopotutto, le Sacre Leggi di Salazar non si possono infrangere...-
-Datti un contegno e torna tra noi, Parkinson- la rimbeccò Blaise, -o forse ti sei completamente dimenticata di essere circondata da altra gente?-
Si guardò attorno: la sala comune era effettivamente molto affollata, quella Domenica, ormai quasi sera. E lei odiava stare in luoghi pieni di gente. Si sentì soffocare. Si alzò di scatto, ed uscì.
-Dove stai andando? Sul serio, ragazza, controllati!-
-Non ti farà certo piacere sapere che non è affar tuo, ! Stai diventando peggio di Tiger, Goyle e della Bullstrode!-
Si mise a correre lungo i freddi corridoi dei sotterranei, fino alla scala che conduceva al pian terreno.
Non ci pensò molto, prima di percorrerla.
Il portone d'entrata al castello era spalancato. Uscì. La pioggia era cessata. Alcuni raggi dorati filtravano tra gli spaventosi nuvoloni neri. Un arcobaleno splendeva, lontano. Era quasi il tramonto, e Pansy non riuscì a distogliere lo sguardo da quell'incanto. Non smise di avanzare, e in pochissimo tempo si ritrovò al centro del parco che circondava la scuola.
Si sentì stranamente leggera. Sorrise, e si lasciò cadere dolcemente sull'erba ancora bagnata.
Aveva come la sensazione di avere tutto il Mondo nelle sue mani. Non quello reale, però.
Una dimensione fatta di sogni e speranze, una sensazione che la faceva stare davvero bene, dove potersi rifugiare ogni qualvolta ne avesse sentito il bisogno.
Pansy Parkinson era così rilassata, che si addormentò.

***

-Parkinson! Parkinson!-
Pansy aprì gli occhi e si mise a sedere.
-Zabini! Che diavolo ci fai qui?- chiese, acida.
-Per Salazar, son corso a controllare che fosse tutto a posto, e tu mi chiedi che faccio qui? Sei sempre una dolcezza- commentò.
-Perdonami, io...-
-Stavi dormendo. Non fai altro, ultimamente, a parte gridare come una pazza sclerata di starti alla larga a chiunque non sia Malfoy che sia a meno di mezzo metro dal tuo bel faccino. E comunque, non ti perdono. La prossima volta mando un Grifonfesso, a svegliarti. Potter, magari...- disse il ragazzo, tranquillamente.
Ma a Pansy saltarono subito alla mente de parole minacciose dell'Oscuro, con le quali l'aveva congedata dal loro ultimo incontro.
-Fottiti, Zabini. Con tanto, tanto amore!-
Lui si chiese cosa avesse fatto di male per meritarsi quell'ennesimo insulto, ma evitò di infierire nuovamente.
Rise, e si sedette vicino a Pansy. -Guarda che bella stellata- cercò di sviare il discorso, -osserva lo spettacolo in cielo e dimenticati, per un secondo, le tue maniere scortesi, Parkinson.-
Lei alzò gli occhi: Blaise aveva ragione, ma sapeva esattamente a dove voleva arrivare il Serpeverde.
Ghignò. Lo aveva in pugno, e non le sarebbe più sfuggito.
-Allora non sei così apatico come pensavo, Zabini...Il tuo cuore di pietra è capace di sciogliersi, di fronte a cotanta bellezza. Quante...Astorie, che splendono, stanotte.-
Lui non si scompose. Per lo meno, non esternò nessun cambiamento. Ma dentro bolliva come una pozione in un calderone.
-Ci saranno anche tante Astorie, ma io so che la costellazione che a te interessa di più è quella del "Draco"...-
Si punzecchiarono per parecchi istanti ancora, poi, dato l'orario, decisero di rientrare al castello.
Quella era una delle amicizie più longeve della loro generazione.
Si conoscevano sin dalla prima infanzia, erano cresciuti assieme e, nonostante l'abissale differenza di carattere, il forte legame che li univa e li rendeva quasi fratelli non si sarebbe mai dissolto.
-IDIOTA!- si urlarono a vicenda, prima di scoppiare, nuovamente a ridere di gusto, entrando in sala comune.
Non c'era nessun altro, quando rientrarono. 
Smisero di ridere e si accomodarono di fronte al fuoco, come al loro solito.
Lo sguardo di Zabini s'incupì tutto ad un tratto e, prima che Pansy potesse commentare a riguardo, parlò: -E' ora che tu mi spieghi due cosucce, Parkinson, perché ultimamente, credimi, non riesco proprio a capirti.-
Lei fece una smorfia. Nessuno la capiva perché nessuno doveva capirla, e ci sarebbe riuscita perfettamente a rimanere in incognito, se il suo migliore amico non l'avesse conosciuta così a fondo.
-Parla- disse soltanto, in un tono piatto e distaccato.
Era sempre doloroso spogliarsi della maschera di potere e sicurezza che negli anni aveva imparato ad indossare quasi perfettamente.
-Non mi è sfuggito il bagliore che ha attraversato il tuo sguardo, prima, quando ho nominato lo Sfregiato.-
Perché girarci attorno? Era sempre stato un tipo piuttosto schietto, Blaise Zabini. Una persona che passava gran parte del suo tempo per conto proprio, osservando la gente e cercando di scoprirne i segreti più oscuri. E, quasi sempre, ci azzeccava.
Pansy non disse nulla. Sapeva che il momento della resa dei conti sarebbe arrivato. Blaise non era affatto uno sciocco, anzi. Incrociò le braccia, e diede le spalle al ragazzo.
-Pensavo di avere imparato abbastanza bene a non esternare certi sentimenti- commentò, con un filo di risentimento nella voce.
-Sei preoccupata, Pans, lo capirebbe chiunque. Che c'è che non va?-
Ora sì che c'era dentro fino al midollo! Cercò di non urlare.
-Tu sai sempre tutto, Zabini, perché questa domanda?-
-Pans, questo non è un gioco. Anche Draco si è accorto che c'è qualcosa che ti turba...-
-E lo credo bene! Pensavo ci foste arrivati, l'altro giorno, quando mi avete trovata mezza morta su quel divano! Ah, no, era Nott. Strano che non ti abbia detto nulla...-
-Lui?-
-Certo! E' una cosa insana! Io devo...non posso parlare, perdonami.-
-Ancora con questa storia? SI' CHE PUOI!-
-Credi che non lo avrei già fatto? Credi che preferisca tenervi all'oscuro di tutto e fare da sola? No, Blaise. Tu...tu non ti rendi nemmeno conto di quanto vorrei il vostro aiuto!-
-Siamo qui per questo.-
-Senti, non è per nulla una situazione facile. Lascia perdere i casini tra di noi, quelli ci saranno sempre...sono arrivata a punto che solo Draco riesce a capire ciò che provo, essendoci passato prima di me. Ho già detto anche troppo. Vado a dormire, prima di scatenare il finimondo.-
-NO! Ora finisci il discorso, perché siamo qui tutti per te!-
Daphne, Draco, Theodore, Tiger e Goyle entrarono, e si sedettero attorno ai due ragazzi. C'era anche Astoria, ma preferì evitare l'intromissione. Gettò a terra la borsa piena di libri freschi di biblioteca, e si appoggiò alla fredda parete dietro di loro.
Pansy non aveva scelta.
-Questa conversazione nasce e muore qui, in questo istante. Se solo, uno di voi, si permette di....parlare, è la fine.-
Annuirono, attenti.
-Non potrete aiutare me, ma potreste essere in grado di salvare voi stessi. Sta per scoppiare una guerra, nella quale chiunque sarà coinvolto. E da quel giorno, la parola perdono sarà cancellata dalla faccia della Terra. Sparite, ora che siete ancora in tempo. Mettetevi al sicuro. Io...ho da fare.-
-No, noi restiamo. E combatteremo, fino all'ultimo.-

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Ripensò alla dichiarazione tutta la notte, Pansy. Avrebbe dovuto odiarsi e stare male per il rimorso, e invece si sentiva benissimo. Parlare, la sera prima, le era risultato molto più semplice di quanto si aspettasse, e i suoi amici erano riusciti a stupirla ancora una volta.
La situazione si incupiva giorno per giorno, e tutto stava cambiando troppo velocemente, ma Pansy non era sola. Non lo era mai stata.
“Sono forte, sono una Parkinson e le famiglie più potenti del Mondo Magico sono dalla mia parte” si disse, “e troverò Potter. Da quel momento, Lui non potrà fare più nulla per screditarmi.”
Sorrise alla sua immagine riflessa allo specchio, e si avviò all’aula di pozioni.
Non che le interessasse più di tanto il corso, quell’anno, ma almeno l’indifferenza di quel babbeo di Lumacorno le avrebbe garantito riservatezza e tempo per pensare. Le lodi le avrebbe lasciate volentieri a Zabini che, da settembre, non ne aveva persa alcuna.
Nessuno parve osservarla troppo a lungo, quando entrò in classe in ritardo, perciò continuò a camminare e prese posto al tavolo con Draco, Blaise e Theodore.
Non fece a tempo ad accendere il fuoco sotto il suo calderone, che una fitta al braccio sinistro la colpì. Tossì, per mascherare l’espressione dolorante.
-Professore, io…credo di non sentirmi molto bene- disse, prima di lasciare l’aula di corsa.
Lumacorno non le ripose nemmeno, intento com’era a mescolare intrugli qua e là.
Stava per vomitare, e si rese conto di aver commesso troppi errori in pochissimo tempo.
Sentì le gambe cederle, specialmente quando vide le sorelle Greengrass bloccarsi al suo arrivo.
-Non eri a Pozioni?- chiese Daphne, sorpresa.
-Lui sa- sviò la domanda, sparendo nel camino.
Era pronta ad affrontarLo. Sapeva, quella volta, di aver esagerato, ma voleva solo proteggere le persone a lei più care.
-Mio Signore.-
-Credo che tu sappia perché ti ho convocata.-
-Ho fatto solo ciò che ho ritenuto giusto, Mio Signore.- Cercò di non tremare quando Lui le si avvicinò, con il volto paralizzato da una risposta totalmente inaspettata.
L’Oscuro corse ai ripari in pochissimi istanti: non poteva permettere ad una ragazzina di prendersi gioco di Lui.
-Loro sapevano, miss Parkinson. Sono a conoscenza della situazione da molto prima di te. Vedi, ho provveduto io stesso ad informarli, uno ad uno. Ed ho anche chiesto loro di mettere alla prova il tuo silenzio…- fece una pausa.
-Che amici, che amici…Ti getterebbero in pasto agli Auror, se ciò gli permettesse di salvarsi, sai?-
Pansy non si mosse.
-Però, a differenza tua, loro ascoltano. Non riesco davvero a capacitarmi all’idea che tu non ti fidi di me. Ho cercato di insegnarti il rispetto in tutti i modi, ma sei incredibilmente irriverente- sussurrò, maligno più che mai.
Da una lato, Pansy, non sapeva se credergli, dall’altro conosceva esattamente il potere persuasivo che Lui esercitava su chiunque Gli era di fronte.
E sapeva perfettamente a cosa portava la paura…quella ferocissima creatura che, di nuovo, s’impossessò di lei.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Respirò a fondo, cercando di non farsi prendere dal panico, e tornò ad Hogwarts.
Tremava di rabbia, ma a quello, ormai, ci era abituata. Le succedeva piuttosto spesso, in quell'ultimo periodo.
Ciò che non si sarebbe mai aspettata, invece, fu quanto perpetrato da parte dei suoi migliori amici.
Ci sono miliardi di modi per fare decadere una Regina, e tra quelli, il tradimento è di gran lunga il più vile.
I corridoi erano deserti, a quell'ora: da quando Severus Piton era diventato Preside, le regole si erano drasticamente irrigidite, e gli studenti erano costretti a stare chiusi nei dormitori per gran parte della giornata, orari di lezione esclusi. A garanzia del rispetto dei regolamenti, stavano i Carrow. 
Pansy li odiava. Erano la peggior specie di Mangiamorte in circolazione: tanto stupidi quanto pericolosi, di quelli che avevano ricevuto il Marchio solo grazie alla propria, irrefrenabile brutalità, perciò li avrebbe evitati volentieri.
A dire il vero, avrebbe evitato chiunque in quel momento.
-Pans.-
Come non detto.
-Nott.-
Quel saluto arrivò freddo più del ghiaccio, e lui non esitò a chiedere il perché.
-Sei stupito? Davvero? Che ti aspettavi, che non sarei mai venuta a sapere la verità? Tu, i tuoi "non ti preoccupare, ti aiuterò io"...ci speravo, sai? Non ho mai smesso di credere in te. Mi dispiace informarti del fatto che, invece, ti sei rivelato peggio di chiunque altro.-
Lui le prese una mano.
-Non mi toccare!- lei la ritirò, più veloce della luce.
-Non so davvero di cosa tu stia parlando, Pans. E' da quando ti conosco che ti sto aspettando, e non smetterò. Non ho smesso di volerti nemmeno quando Draco è tornato da te, due giorni fa.-
-Ed ora che c'entra Draco? Io stavo parlando della stronzata di non dirmi nulla di quello di cui Lui vi informò. Ieri sera ho sperato con tutto il mio cuore che voi lasciaste la scuola e vi metteste al riparo, perché siete quanto di più prezioso io ho. A quanto pare, non sono ricambiata. Da quando un Suo ordine è più importante di NOI?-
-Da mai. Darei la mia vita per te.-
-Certo, come no. Mi hai quasi fatta uccidere, maledetto te!-
-Ti sbagli. Ma ti ucciderò io, se oserai di nuovo oltraggiare Lui. HAHAHAHAHAHAHAH-
Pansy inorridì.
Amycus Carrow stava, immobile, di fronte a lei, e la osservava dall'alto in basso, con sguardo assassino.
-Professor...Carrow, io non ho MAI osato oltraggiarLo- ribattè lei con fermezza.
-Professor Carrow...quale onoooore! HAHAHA, ti tengo d'occhio, Parkinson. Anche a te, Nott. Vedete di non deludermi.-
Theodore ghignò. Di certo non si sarebbe fatto sottomettere da un essere immondo qual'era Amycus Carrow. E le nipoti, le gemelle Flora ed Hestia, Serpeverde per raccomandazione, non erano da meno. Svenivano ogni volta che lo vedevano, e Theodore rispondeva dando di stomaco.
-Deluderla, professore?- lo derise, -MAI! Piuttosto, stia attento lei, a come parla. Potrei riferire a Lui cose che nemmeno s'immagina...-
Pansy urlò.
Gli Anatemi che partirono dalle bacchette dei due uomini, furono così potenti che mancò davvero poco al soffitto per esplodere. Resistette, ma si crepò da cima a fondo.
Nott e Carrow furono sbalzati a metri di distanza, mentre Pansy cercò di correre in sala comune.
-Dove pensi di andare? Crucio!-
La Maledizione la mancò per un soffio. Sentì l'adrenalina entrarle in circolo. 
Sfoderò lo stiletto e cominciò a colpire, ben attenta a non centrare Theo. I suoi movimenti si erano uniformati, fino a diventare una danza perfetta. Miss Parkinson se ne intendeva parecchio, di Magia Oscura.
-Ti consiglierei di non sfidarmi ancora per molto, principessina. Potresti farti davvero male...- la fermò Carrow, cosciente, al contrario di quanto disse, che la ragazza era davvero ben preparata, -Dove hai imparato?- chiese, parecchio curioso.
-Di certo non in questa scuola di luridi babbanofili. Se potessi, li ucciderei tutti quanti, uno ad uno.-
-E chi ti dice che un giorno non lo farai?
Poteva evitarlo per tutto il tempo necessario, Pansy, perfino odiarlo con tutta se stessa, ma Nott aveva dannatamente ragione.
-Pans, è tutto okay.-
-Tutto okay? Io non credo proprio! Abbiamo aggredito un professore...-
-Tu chiami Carrow professore?-
-Beh, non dovrei, in effetti. Sta di fatto che avremmo dovuto mantenere la calma. Ha fatto apposta, a provocarci, così potrà riferire cose insensate a Lui!- squittì.
-Dici?-
-Oh, altro ché. Senti...ci ho pensato di nuovo, al casino dell'altra sera e a ciò che Lui mi ha voluto far credere...e no, non penso che voi mi abbiate portata a parlare a ad oltraggiare i Suoi ordini. Sarà anche un Legilimens eccezionale, ma non è più così sveglio, a mentire.-
Sorrise. Lo aveva smascherato. Sì, Pansy era sempre più convinta che l'Oscuro stesse...perdendo colpi.
-Però dobbiamo fare attenzione. Da quando sono stata alla Durmstrang, l'estate scorsa, all'addestramento di Arti Oscure, mi tiene sotto strettissima osservazione. E' ossessionato dal fatto che io possa commettere qualcosa che sia al di fuori dei suoi schemi...e di certo le Maledizioni che ho lanciato ieri sera lo sono.-
Deglutì.
Il suo Signore aveva forse paura di perdere il controllo della situazione?
-Non mi aspettavo che potessi spingerti a tanto, in effetti. Sono strabiliato, Parkinson. Seriamente...-ghignò Theodore.
-L'innocenza l'ho persa anni fa, se è questo ciò che ti stai chiedendo.-
-Oh, sicuro!- commentò Draco, raggiungendo Pansy alle spalle, -Tu e Nott, eh?- la provocò, ridendo.
-Beh, ieri sera è stato mooolto di compagnia, sai? Ci siamo proprio divertiti...-
-Io no, invece. Non mi sono divertito per nulla. Sono stato da Lui.-
I sorrisi si spensero in un batter d'occhio.
-Mi ha detto di dirti di maledire il giorno in cui sei entrata alla Durmstrang. Sei incontrollabile, Pans.-
-Non ci posso credere! Ti ha chiamato solo per dirti questo?- chiese, acida.
-No, no. Vuole che io torni a Malfoy Manor, e che ci resti almeno fino a Pasqua. Ha bisogno di me.-

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


-Prego?-
Pansy era allibita, e Theodore non era da meno.
-Mi avete sentito perfettamente.-
-Beh,ma tu non lo farai, dico bene?- chiese la Parkinson, speranzosa.
-Come se avessi scelta.-
-Parla con tua zia, Draco. Lei è l'unica che riesce a farsi ascoltare...- suggerì Nott.
-Theo ha ragione. Non puoi lasciarLo fare! Tu...tu devi rimanere! Perché nessuno di voi mi ha ascoltata, l'altra sera? Vi avevo avvertiti di andarvene e nascondervi. Ora temo che nessuno di noi sia più in tempo per farlo. Però devi reagire, Draco.-
-Forse...forse mi vuole a casa per mia madre e per mio padre.-
Pansy lo colse nel segno.
-So che lo speri con tutto te stesso, e ti capisco perfettamente, ma sai meglio di me che non è così. Mi ricordo benissimo il giorno in cui mi raccontasti di quando Lui tolse la bacchetta a tuo padre...Per un mago, non esiste peggior disonore. Parla con tua zia, come ha detto Theodore, poi va' da Lui e cerca di persuaderlo a cambiare idea. Promettigli che porterai a termine qualsiasi altra missione, ma non te ne andare. Te ne prego.-
-Tu hai bisogno di noi, e noi abbiamo bisogno di te.-
Theodore non avrebbe potuto essere più schietto, ma estremamente sensibile e dolce al tempo stesso.
Draco raccolse tutte le forze che gli erano rimaste e, per la prima volta nella sua vita, ammise di avere sinceramente paura.
-Ne abbiamo anche noi. Draco, io so meglio di chiunque altro quello che provi...mio padre ed il tuo stanno ricevendo lo stesso, pessimo trattamento, da Lui. Non sai quanto vorrei che le cose fossero diverse. E forse, un giorno, lo saranno. Dobbiamo mostrarci forti e determinati,  però. Fa' come ti ha detto Pansy: se ti offrirai volontario per un'altra missione...forse ti farà restare.-
Uniti dallo stesso destino, scelti tra molti per combattere per un ideale antichissimo, Draco e Theodore erano molto più simili di quanto dessero a vedere.
La gente li vedeva per le maschere che si erano costruiti, una spavalda e bulleggiante, l'altra furba e silenziosa, ma dentro, i loro cuori bruciavano delle stesse, disperate passioni.
-Cercherò di propormi, e di non deluderLo. ma nel caso non dovesse cambiare idea...-
-Correremo in tuo soccorso.-

***
-Hey...Draco, stai tremando- sussurrò Pansy il mattino successivo, avvicinandosi al ragazzo, ancora in dormiveglia, -sei stato da Lui, stanotte?-
Gli accarezzò delicatamente i capelli, distendendoglisi di fianco.
Malfoy scosse la testa.
-Non ne ho avuto la forza- confessò, -è...è stato un incubo a turbarmi. Uno di quelli che faccio spesso, ultimamente.-Pansy gli avvolse un braccio attorno alla vita. Era bollente, e sudato.
-Ti senti male- disse, -dovresti andare in infermeria e farti dare una pozione curativa.-
-Sto benissimo. Se solo non fosse per quella dannatissima luce verde!- la sua voce si alzò terribilmente.
-Sono i raggi che penetrano nel lago, Draco. E' tutto okay. Credevo che questa fase fosse superata...- cercò di tranquillizzarlo. Conosceva le sue paure.
-Sussulto ogni volta che sento nominarLo. Come potrei...superare?- chiese, più a se stesso che a Pansy.
-Lo so. E' per questo che sono qui. Non volevo metterti paura, ieri. Voglio solo che tu sia protetto. E credimi, a casa non lo saresti.-
-Vieni con me- la implorò, -scappiamo all'estero, lontani da tutto questo caos, lontani dalle nostre famiglie e dal nostro destino.-
-Draco...-
-IO NON RESISTO UN GIORNO IN PIU'!- singhiozzò. Pianse.
-Ho già sopportato abbastanza.-
-Draco, calmati. Te ne prego. Respira. Cerca di ragionare...Se fuggissimo, ci troverebbe! Poi sì che sarebbe la fine...-
-Meglio morire in fuga per la libertà, che combattendo per un pazzo contro la peggior feccia di questo mondo!-
-Hai ragione. Hai ragione. Devi darmi un po' di tempo, però. Non possiamo partire così, totalmente impreparati.-
Draco le si avvicinò, non smettendo di tremare, -Sì che possiamo. Mio nonno, Abraxas Malfoy, aveva residenze sparse in ogni Continente. Basta scegliere dove andare, Pans. Siamo ancora a tempo a metterci in salvo.-
-E avresti intenzione di materializzarti qui, appena fuori dal castello, in pieno giorno?- chiese Pansy, scettica.
-Esatto. Ormai nessuno fa più caso a chi lascia la scuola. Più della metà degli studenti non ha nemmeno iniziato a frequentare l'anno!- ribattè Draco.
-Vorrei avere fatto la stessa cosa. Hogwarts sta diventando peggio di Azkaban. E Carrow non mi toglie gli occhi di dosso. Si accorgerà della nostra fuga ancora prima di sparire.-
Pansy era agitata come non mai: Draco l'aveva convinta a partire, il problema erano alcuni, maledetti ostacoli. 
-Carrow? Quell'idiota si è fatto schiantare da Goyle, ieri. Non sarà un problema- la rassicurò Malfoy.
-Sì che lo sarà. Non ci si può fidare di gente stupida come lui. E Alecto...lei...riferirà tutto.-
-Pans, per favore, smettila di pensare al peggio e seguimi. Ti prometto che andrà tutto alla perfezione. Ti fidi di me?- chiese. Sapeva che quella domanda le avrebbe riacceso la speranza.
"Non saprei proprio. Perché dovrei fidarmi di te, Draco? Voglio dire...avanti! Mi stai chiedendo di tornare a porre la mia completa fiducia nelle tue mani...senza avermi effettivamente dimostrato il minimo cambiamento. Però ti amo, per Salazar. Ti amo con tutta me stessa, Draco. Che dovrei fare? Ammetterlo, lasciarmi andare, e passare per stupida, o resisterti? Se decidessi per la seconda opzione, allora dovrei lasciarti andare. E tu torneresti ad odiarmi..." 
-Mi fido di te- disse solo, dopo aver analizzato le possibilità di risposta.
-Allora partiamo. Non c'è tempo da perdere.-

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