L'inseguimento

di Khyryr Lecter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In un vicolo buio ***
Capitolo 2: *** La proposta ***
Capitolo 3: *** Debolezze ***
Capitolo 4: *** Rivelazioni ***



Capitolo 1
*** In un vicolo buio ***


Hannibal  era andato lì per ucciderla, ancora una volta; quella doveva essere l'occasione giusta. Continuò  a camminare dietro di lei ad un solo metro di distanza, inspirò profondamente mentre il suo profumo lo inebriò, come sempre.
 Intorno a lei, Bedelia, vide solo ombre; si sentì un po' stanca e con quei tacchi, non poteva certamente correre. Non vedeva l'ora di svoltare in una strada più luminosa. Il cuore le batté forte. Qualcosa le disse di non voltarsi a guardare le proprie spalle, così procedette a passo spedito. In quel momento non passava neanche una macchina per rischiare la strada o chiedere aiuto. Lei preferì non pensare a quell'eventualità
La vide accelerare il passo, così lui fece lo stesso, sospirò silenziosamente allungando lentamente una mano verso di lei per prenderle il polso, non voleva spaventarla in ogni caso.
Improvvisamente Bedelia avvertì una presenza dietro di lei e si voltò di scatto compiendo una rotazione ,ma facendo tale movimento un suo tacco le si incastrò  e perse l'equilibrio. Le scappò un gemito . I lunghi capelli le impedirono di vedere per un secondo chi avesse davanti .
Quando vide che la donna stava per cadere, Hannibal non le prese solo il polso di scatto, ma anche l'altro braccio; la tenne saldamente per non farla scivolare a terra. La guardò in volto sollevando una mano per spostarle i lunghi capelli dal volto.
"Dottoressa.. ". Sussurrò.

 Certamente sarebbe caduta sul selciato con spiacevoli conseguenze, ma fortunatamente qualcuno la afferrò il braccio e il polso, impedendole la caduta. Non solo, fu così gentile da scostarle i capelli. Alla fine riconobbe la sua voce.
" Hannibal... "
Mormorò con il fiato corto, senza neanche rendersene conto. Il cuore le batteva ancora molto forte. Era rassicurata dalla sua presenza.. o forse, no? .
Hannibal la osservava negli occhi mentre un sorriso gli si dipinse in volto, aveva ancora una mano sul suo braccio, come per sorreggerla, anche se non ne aveva certamente più bisogno. E con l'altra mano le spostava ancora i capelli dal volto, anche se non ce ne erano quasi più da spostare.
" Buonasera..." .
Sussurrò con un filo di voce guardandola negli occhi.
Lo vide ancora chino su di lei anche se ormai era in posizione eretta e con una mano la stringeva ancora, anche se lei, non rischiava più di cadere..
"Buonasera.. ci incontriamo spesso direi.. "
Cercava di mantenere sempre il sangue freddo, ma prima aveva avuto realmente paura. Lui continuava ad accarezzarle il viso.
" Il suo aiuto è stato provvidenziale, ma può lasciarmi ora.. "
Hannibal sospirò lentamente pensando che non si smentiva proprio mai, nemmeno in una situazione simile.. Sorridendo le lasciò il braccio, ma le fece ancora una lieve carezza sulla guancia prima di abbassare anche l'altra mano.
"Oserei dire: meno male, dottoressa Du Maurier.. che dice? "
Sorrise gentilmente.

 Lui la lasciò andare, per sua fortuna, con un'ultima carezza. Stava diventando troppo una costante quell'elemento. Lei sospirò. C'era odore di pioggia nell'aria, quella sera. .
" Tutta la zona ha subito un black out elettrico. Stavo rientrando a casa da una cena. A saperlo avrei parcheggiato più vicino, ma la strada era transennata.. "
Bedelia iniziò a raccontare, improvvisamente si chiese cosa ci facesse così vicino a casa sua a quell'ora.
"Ma certamente... "
Gli sorrise, celando i propri dubbi.
" lei anche si trovava qui in zona? E' una bella serata dopotutto .."
Sorrise guardandola in volto, era sicuro che con quella domanda stava tentando di capire per quale ragione fosse nei paraggi. Si morse internamente il labbro.
" In verità... Ero qua per lei dottoressa Du Maurier. "
Inspirò profondamente infilando lentamente una mano in tasca, dove teneva il solito coltellino che portava sempre con se.
"Per me..?"
Ripeté confusa. Ultimamente stava accadendo anche quello troppe volte. .
" Le è accaduto forse qualcosa? Perché non mi ha chiamato? Ha fatto bene a venire da me.. se viene a casa, le offro volentieri del vino. Già che ci siamo.. fa troppo freddo per rimanere per strada."
 Bedelia corrugò la fronte. Lo prese sotto braccio, non solo perché sentiva freddo ma anche per camminare.
"Andiamo.. "
Non si accorse della sua mano in tasca, credette quel gesto fosse per riscaldarsi la mano, e lei si appoggiò proprio a quel braccio.
 Hannibal deglutì un istante mentre ascoltava le sue parole con attenzione. Lo stava invitando a casa? Lasciò il coltellino che già stringeva in mano all'interno della tasca e si sorprese quando lo prese sottobraccio, gesto che aveva fatto sicuramente per reggersi durante la camminata.
"La ringrazio.."
 Si limito' a rispondere.
Camminando muoveva la mano in tasca accarezzando il coltellino. Doveva trovare il momento opportuno.
 Ora lei si sentiva più salda grazie al braccio di Hannibal. Qualche goccia di pioggia li bagno`. Percorsero gli ultimi metri e lei tiro' fuori le chiavi per inserirle nella serratura . Gli diede le spalle ,ma all' ultimo le caddero di mano . Le scappò un gemito per disdetta. Non le trovava ..

Sorpreso la guardò curvarsi a terra per raccogliere le chiavi, inclinò il capo stringendo nuovamente il coltellino dentro la tasca. Era il momento adatto, doveva farlo adesso... Aprì il coltellino dentro la tasca, mentre si poté udire un impercettibile suono metallico causato dallo scatto della lama. Prese un profondo respiro... Le avrebbe preso con forza i capelli con la mano libera, esponendole il collo e di conseguenza la gola, da quella posizione non sarebbe stato nemmeno faticoso tagliarle la trachea. Ma mentre tutti questi pensieri ed il progetto veniva costruito mentalmente, i secondi passavano, il tempo andava avanti inesorabilmente. Ormai era troppo tardi agire. Deglutì rumorosamente guardando se passava qualcuno, così non sembrava. Pensò che se non avesse   trovato le chiavi entro dieci minuti avrebbe fatto ciò per cui era venuto.   
 Bedelia guardò per terra, si accucciò, tastò  con le mani. Finalmente le trovò e si alzò. Sospiro' e le inserì nella serratura. Non avvertì lo scatto del coltellino perché in quel momento tossi. Girò le chiavi e avvertì  lo squillo del telefono di casa. Si morse il labbro e precipitò dentro per andare a rispondere . Doveva essere urgente infatti aspettava quella chiamata, si voltò per guardare Hannibal desolata .

 Lui le sorrise facendole segno di non preoccuparsi, di andare pure a rispondere. Rimase nell'ingresso e si guardò attorno con attenzione osservando ogni dettaglio ed ogni soprammobile. Quel posto sapeva di lei, il suo profumo era più intenso che mai. Tutto così ordinato, preciso, ben messo... Proprio da lei. Un sorriso gli si dipinse in volto osservando una sua fotografia.. sfiorò il volto immortalato della donna senza nemmeno rendersene conto. Abbassò di scatto la mano. No. Doveva mantenersi lucido. Chiuse la porta di casa che era rimasta ancora aperta e la attese.
La telefonata l`avrebbe impegnata per diversi minuti . Bedelia passeggio` per il salone ascoltando e annuendo.
Si tolse il cappotto umido e lo posò al momento su una poltrona. I suoi riccioli erano un po` bagnati e li rassetto` davanti ad uno specchio. Si tolse con una mano la sciarpa e la mise sopra il cappotto. Aprì la vetrinetta e prese il vino e due bicchieri. Uno alla volta facendo attenzione. Era una proposta di lavoro. Senti la porta chiudersi. Dopo qualche minuto la conversazione finì e lei salutò. Andò finalmente da Hannibal.
" Hannibal perdonami .... era una proposta di lavoro. Inizierei domani." disse un po' trafelata.
"Entra ."

Sbatté le palpebre osservandola in volto, inclinò un po' il capo e camminò lentamente verso di lei fino a raggiungerla, si fece fare strada fino ad arrivare al salone. Si guardò attorno con attenzione e le chiese, tornando a guardare lei.
" Un lavoro, dottoressa? Dunque ha accettato di ricevere nuovi pazienti? "
Peccato lei non potesse immaginare che l'alba dell'indomani non l'avrebbe mai vista. Guardava con attenzione i suoi capelli, un po' disordinati, ma comunque sempre molto belli. Notò il suo abbigliamento, consono per una cena serale. Stava molto bene, una donna che non gli sarebbe mai passata inosservata, data la sua incontenibile passione per l'arte e per ciò che è bello.

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Capitolo 2
*** La proposta ***


Bedelia gli sorrise quando lo vide avvicinarsi a lei; aveva ancora il cordless in mano e lo posò. Vide il proprio cappotto e la sciarpa sulla poltrona e decise di appenderli, non amava il disordine.
 "Potrebbe stappare il vino che è li? Vado un attimo ad appendere questi. Cosi le racconto.."
Andò di là a posare gli indumenti sull'attaccapanni e tornò da lui .
Nel frattempo lui stappò il vino e ne versò un po' nei due calici che la dottoressa aveva gentilmente preparato. Durante l'attesa si guardò ancora intorno. Anche il salone era pieno di soprammobili, molto ordinato, senza nemmeno un po' di polvere. Si schiarì la gola silenziosamente aspettandola
Bedelia si avvicinò e prese uno dei due calici. Lo sollevò in direzione sua e disse:
" Il direttore di un manicomio è sembrato molto interessato al mio curriculum. Vuole che mi presenti da lui, domani per diventare un consulente esterno.  Sembra allettante .. lei cosa ne pensa ? Dovrei accettare ? "
Gli sorrise prima di prendere un sorso.

Lui annuì lentamente in risposta, in effetti è proprio una proposta interessante.
" Mi sembra il modo migliore per ricominciare a lavorare a pieno ritmo, dottoressa. "
Sollevò il calice in sua direzione prima di sorseggiare un po' del  vino, poi lo posò lentamente sul tavolino e fece un passo verso di lei inclinando il capo.
"Ottimo vino, è italiano vero?
"Si .. Cos'altro mi sa dire di questo vino? " lei gli sorrise. " Il direttore sa del mio periodo di riposo, quindi non rimarrei lì a tempo pieno, ma solo part-time. Così potrei anche dedicarmi ad altro e rispettare i miei precedenti impegni.. il che ci riporta a lei.
Hannibal inspirò molto profondamente per percepire il suo profumo, che è molto più vicino ed intenso ora; avanzò ancora verso di lei, si trovava a tre o quattro passi di distanza.
" Prosecco.. Lo amo. "
Puntò gli occhi in quelli della donna accennando un sorriso e lentamente infilò una mano in tasca, quella tasca.
"Mi dispiacerebbe non godere più delle nostre sedute, dottoressa...

Lei  lo guardò interrogativamente mentre avanzava . Notò una strana sfumatura nella sua voce che non comprese. Si avvicinò e senza accorgersene posò la mano sul braccio con la mano in tasca.
  "Vuole cambiare analista?"
Era sorpresa ma anche leggermente delusa.
"Capisco .."
Hannibal notò quello sguardo interrogativo sul suo volto, sbatté le palpebre. Non doveva permettere che quegli occhi ignari di tutto lo intimidissero. Deglutì silenziosamente, gli parve di cogliere una sottile vena di delusione nelle sue parole. Strinse con forza il manico del coltellino, che era rimasto ancora aperto all'interno della tasca, ma in quel momento vide la donna avanzare verso di lui. Si inumidì lentamente le labbra e sbatté ancora le ciglia. A quella domanda schiuse la bocca.. E abbassò lo sguardo sul braccio di lei che si stava sollevando, lo posò sul proprio, lo stesso che teneva il coltellino.
Deglutì ancora e tornò a guardarla negli occhi rimanendo impietrito.

" Il suo benessere per me è importante, se si sente libera di tornare ad esercitare io non voglio essere motivo di stress ulteriore.. Lo farei per lei... "
Si morse internamente il labbro inferiore. Doveva trovare la forza, quel breve contatto che lei aveva appena instaurato non gli avrebbe impedito di fare ciò che andava fatto. Tuttavia era immobile, non riusciva ancora a compiere alcun movimento.
 
Lei era così presa da quel discorso che inavvertitamente lasciò la mano sul suo braccio, guardandolo negli occhi. Non riusciva a capire il suo comportamento. Sembrava titubante, si inumidi le labbra.
"Venga con me ... il direttore mi ha chiesto se avrei potuto fargli un nome di un mio collega stimato. Gli ho fatto il suo nome . Mi fido di lei. La ringrazio per tutte le piccole attenzioni che ha per me, ogni volta, tuttavia non sospenderei mai le nostre sedute. So che lei ha bisogno di me in questo momento."
Gli sorrise gentilmente .
 
Lui chiuse gli occhi sentendo ancora la sua mano sul suo avambraccio, quando li riaprì la vide inumidirsi le labbra, ed un intenso brivido gli attraversò la spina dorsale. Tutte quelle parole che gli stava dicendo, quelle proposte, la sua preoccupazione di perderlo così viva ed evidente in lei... Tutto ciò che ha sempre immaginato di sentirsi dire da questa donna, glielo stava dicendo ora. Proprio ora che doveva ucciderla. Perché? Perché solo ora? La guardò molto lentamente da cima a fondo, guardò il suo abito, ricordò il giorno in cui ballarono insieme, il giorno in cui suonò per lei. Richiuse gli occhi.
" Non deve sentirsi in obbligo per me. "
Disse temporeggiando ancora. stringeva con molta forza il coltellino adesso. Da un momento all'altro doveva agire, sarebbe stato indolore... un attimo.
 
 Bedelia credeva sarebbe stato contento della sua proposta. Invece così non le sembrava.
" Non sarebbe un obbligo, ma un piacere. Avrei potuto fare il nome di chiunque ma ho scelto lei. Mi scusi, forse a lei non .. non interessa. Mi scusi ancora."
Le si spense il sorriso, tolse la mano dal suo braccio , come scottata e andò a posare il bicchiere, dandogli le spalle.
 
Non appena lei interruppe quel contatto, lui si sentì come smarrito. Quelle parole poi, quel tono di voce e quello sguardo. L'aveva delusa, doveva però pensare che quella delusione non era nulla in confronto a quella che stava per arrivare. Però gli faceva male, non riusciva ad accettare che qualcosa lo colpisse in quel modo. Avanzò fino a ritrovarsi dietro di lei, era molto, molto vicino. Infatti non appena si fosse girata avrebbe scontrato su di lui.
 
 Probabilmente le stava per venire l`influenza perché aveva mal di testa. Portò la mano sulla fronte, al momento non scottava per fortuna, tuttavia ancora non sapeva perché Hannibal era lì. Era stata molto egoista e scortese. Si voltò di scatto, i capelli le andarono negli occhi e tutto immaginava tranne che lo avrebbe trovato così vicino. Troppo vicino. Il cuore le salì in gola e senza accorgersene ,alzò le mani istintivamente posandole sul suo torace. Sollevò gli occhi verso di lui, sgranandoli ,e dischiuse le labbra, respirando affannosamente. Si trovava bloccata tra lui e il tavolino. Mosse un po' le dita sul suo torace. Lo guardò smarrita ancora una volta.
"Hannibal ..."
 
Lui chiuse gli occhi sentendo le mani della donna sul proprio torace, si morse internamente il labbro inferiore prendendo un respiro davvero profondo, come se fosse l'ultimo che gli avrebbe consentito di sentire il suo profumo da viva. Riaprì lentamente gli occhi guardando nei suoi, senza sorridere, senza più respirare, la mano sempre in tasca.
" Dottoressa, io. Non volevo deluderla con le mie parole, non volevo recarle alcun tipo di offesa.. Ci sarebbe un motivo per cui. mi spinge a rifiutare la sua proposta. "
Non voleva ucciderla lasciando che fosse offesa a causa sua, lei era sempre stata gentile, e meritava di ricevere lo stesso trattamento da parte sua. Teneva gli occhi puntati nei suoi senza muovere un muscolo.
 
"e quale ... sarebbe ? "
 disse lei in un sussurro, i suoi occhi saettarono nei suoi cercando una risposta invano. Anche lei poteva sentire il suo profumo. Sempre così raffinato. Cercò di controllare la sua ansia ma vi riusci a malapena.
"È .. colpa ...mia?"
Esitò. Iniziò a tremare come se avesse la febbre. Probabilmente ce l`aveva, ora.
 
Lui sentì che la donna tremava, le mise la mano 'libera' sul fianco e lentamente la fece salire fin sotto il suo braccio, donandole una leggera carezza, un po come il bacio di Giuda prima che tradisse Gesù.. Inspirò di nuovo.
" Lei non ha colpe, dottoressa.. Lei è molto intelligente. Ed è questo che mi porta ad agire di conseguenza "
Continuava, non si mosse da li.. Era da tempo che non la aveva tanto vicina, da quella volta in cui già aveva tentato di ucciderla ma non ce l'aveva fatta. Ora le guardava gli occhi chiari, i capelli biondi. Il suo volto che presto, a causa sua, non avrebbe più assunto alcuna espressione, chiuse gli occhi a quel pensiero non riuscendo a muoversi ancora.
"Hannibal .."
Lei  prese un respiro profondo .
"mi stai spaventando. Non capisco. Per favore."
 Sussurro lei di rimando guardandolo con occhi da cerbiatta. Guardò i suoi lineamenti duri sui quali lei depose una carezza, che stavolta prolungò . Gli occhi di lui mandavano lampi e le pupille ,un pozzo oscuro insondabile. Lo contemplò soggiogata senza riuscire a chiudere le palpebre. "no " disse lei in una preghiera silenziosa. Impallidì e mettendosi sulle punte depose un bacio sulle sue labbra .
 
Non riusciva quasi a guardarla negli occhi mentre pensava che era giunto il momento di ucciderla. Sentirle pronunciare il proprio nome era per lui come una morsa al cuore. Dopo pochi istanti vide il suo viso avvicinarsi così lentamente al proprio. Sbatté le ciglia, non poteva crederci che lo stava facendo davvero. Sospirò e poi trattenne il fiato quando senti di nuovo quelle soffici labbra. Chiuse molto lentamente gli occhi mentre la sua mano si trovava ancora sul suo fianco e l'altra dentro la tasca. Era come se fosse di fronte ad un bivio adesso. Rimase fermo, immobile. Non ricambiò il bacio per i primi attimi. Ma era troppo difficile non farlo. Lasciò cadere il coltello dentro la propria tasca e tirò fuori la mano, la sollevò lentamente per sfiorarle la guancia durante quel bacio soffice e delicato.. proprio come era lei.
 
 Le scese una lacrima una sola. Sapeva quanto stavano rischiando entrami, ma non le importava. Improvvisamente lui ricambiò leggermente quel bacio e la sua maschera si incrinò. Bedelia  tremò tra le sue mani e soffocò un singulto.

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Capitolo 3
*** Debolezze ***


Hannibal percepì un leggerissimo brivido che lo destabilizzava. Non riusciva a reggere di fronte a tanta dolcezza, riuscì a colpire persino lui che non si era mai fermato di fronte a niente. La mano posata sulla guancia della donna, si mosse in avanti, consentendo alle dita di farsi strada fra i suoi capelli biondi e morbidi. L'altra mano, quella sul fianco, avanzò spostandosi dietro la schiena della dottoressa. In quel modo la cinse tenendola stretta a se, mentre quel bacio rimaneva soffice e tratteneva a stento la volontà di diventare più intenso e passionale. Il respiro di lui si fece più agitato.
Bedelia pensava fosse arrivata la sua fine e quindi il bacio dell' addio. Lui la rispettava anche in quel momento, ma lei non l`avrebbe mai supplicato ancora. Hannibal le accarezzò prima i capelli e poi la cinse con un braccio. Era troppo pietrificata per fare o pensare altro, così tenne gli occhi chiusi .
 
In realtà lui non aveva la forza di staccarsi dal suo volto o di abbassare le mani dal suo corpo. Non aveva nemmeno più la forza di pensare di ucciderla. Ma non poteva lasciare che la passione e il desiderio lo travolgessero. Lentamente staccò le labbra da quelle di lei. Mantenne gli occhi chiusi anche quando la mano fra i suoi capelli e le donò una carezza, che lentamente si trasformò in una leggera stretta. Una stretta che voleva dire quanto la desiderava, ma quanto sapeva che fosse sbagliato per lei. Non l'avrebbe costretta. Le sfiorò ancora una volta le labbra con le proprie e le accarezzò di nuovo quello inferiore con la punta della lingua, adorava sentire quel sapore. Ne avrebbe fatto tesoro, anche se era quasi impercettibile. Abbassò infine ambedue le mani e fece un passo indietro. Finalmente aprì gli occhi per guardarla nei suoi.
 
 Ad un certo punto lui le strinse i capelli e lei avvertì il suo controllo molto forte. Non sapeva come interpretarlo. Sfiorò ancora le sue labbra e le accarezzò con la sua lingua, in quel suo modo tipico. Improvvisamente si separò da lei. Lei ansimò per calmarsi, la fronte le scottava. Aprì gli occhi e una lacrima le tremò li. Lo vide ancora altero e non capì come mai era viva. Non disse nulla .
 
Gli occhi di Hannibal erano lucidi.
Non sapeva nemmeno lui perché, probabilmente per via dei pensieri che ha avuto. Non riuscirà ad ucciderla, non può farlo. Sorrise appena sollevando una mano per catturarle quella lacrima, sentendo così il suo calore.
"Lei scotta dottoressa.."
Sospirò, la fatica che ha fatto a staccarsi da lei e' stata davvero elevata.
 
Un flebile sorriso affiorò sul viso di Bedelia. Non riusciva a capire perché lui le sembrasse commosso, avvertì un forte giramento e stava per perdere i sensi. Hannibal le accarezzò la guancia e le afferrò la sua mano.
"... devo .. devo sedermi ." mormorò piano.
 
La sorresse immediatamente notando che stava per cadere. L' accompagnò fino al divano e la aiutò a sedersi con cura e delicatezza.
" Dottoressa... Resti qui, lei ha la febbre davvero alta, le conviene stare seduta."
disse premurosamente, tenendole ancora la mano e sfiorandole la fronte con l'altra.
"I medicinali nel bagno ..Hannibal. Per favore. Rimani "
Si aggrappò al suo braccio ,senza accorgersi, dandogli del tu. Non aveva idea del perché gli stesse dicendo una cosa simile. Le sue mani erano così fresche sulla sua fronte . Si sedette accompagnata da lui e si tolse le scarpe per stare comoda. Hannibal era molto delicato con lei . Il mal di testa aumentò.
Hannibal aprì la bocca sorpreso dalla sua richiesta, poi annuì molto lentamente per risponderle, accarezzandole piano il volto.
" Vado a prendere i medicinali.. Lei.. Mi aspetti qui. "
Decise di continuare a darle del lei in segno di rispetto. In un attimo arrivò con i medicinali necessari e con un vassoio dove aveva riposto qualcosa da mangiare al volo, in modo che facessero effetto prima.
" Eccomi. " ripose il vassoio sul tavolino di fronte al divano.
 
 La febbre era alta quindi lei non avvertì la sua carezza, questa volta. Stava quasi per addormentarsi lì e si riscosse quando lui tornò. Era stato così premuroso da portarle un vassoio anche. Vide delle pasticche e del pane con dell' acqua .
"Hannibal ..." voleva scusarsi per tutto quel disturbo .
 
Lui scosse la testa prendendo in mano le pastiglie ed il bicchiere d'acqua, le porse la mano per farle raccogliere le medicine. tenendo l'acqua con l'altra.
"Non si preoccupi, adesso mi prenderò cura di lei finché non starà meglio dottoressa. Coraggio, prenda la medicina."
La guardava attentamente, il suo colorito era spento, la pelle così pallida. Vederla così gli dispiaceva molto, chissà quanto lo avrebbe ferito vederla... morta. Deglutì sospirando, a questo ci avrebbe pensato dopo.
"Mi spiace.. mi spiace molto del disturbo."
 Portò la mano alla testa, iniziava a sentirsi a disagio per tutte le sue premure ed anche altro. Prese prima l'acqua e poi una pasticca mandandola giù.
"Non credo potrò andare al manicomio,domani .. o oggi."
 Non sapeva che ore fossero. Non prese il pane perché aveva lo stomaco chiuso.
 
 Lui le indicò il pane con un gesto della mano e la guardò negli occhi annuendo.
"Qualcosa mi diceva che non sarebbe potuta andare domani, dottoressa Du Maurier"
In teoria non sarebbe potuta andare poiché lui avrebbe dovuto ucciderla, ma questo ovviamente non glielo dice.
"Dovrebbe mangiare qualcosa.." aggiunse gentilmente.
 
 Lo guardò ancora frastornata per la febbre. Era terribile farsi vedere così disarmata davanti ad un suo paziente e a lui in particolare. Mosse leggermente i piedi scalzi. Avrebbe avuto bisogno di una coperta o di sdraiarsi .Fece uno sforzo per mangiare anche il pane e lo spezzò. Ne mandò giù piccoli morsi con l`acqua. Lei non lo sapeva, ma essere così vulnerabile l`aveva salvata. Per ora. Gli occhi luccicavano per la febbre. Non riuscì a dire niente.
 
Hannibal annuì non appena vide che cominciava a mangiare, le mise una mano sulla spalla prima di alzarsi dal divano e le chiese.
" Mi può dire dove si trova la camera da letto? "Si schiarì la gola per un istante
"Andrò a prenderle una coperta, dottoressa..."
 
 Lei si schiarì la voce, grazie alla febbre non si vide che era arrossita. Sollevò il polso sottile e indicò un corridoio .
" Seconda porta sulla destra. Dopo il bagno."
 
Hannibal sorrise ,sollevandosi, dal divano mantenendo ancora una mano sopra la sua spalla. Non vide il rossore sulle gote, ma notò dal suo sguardo il lieve imbarazzo.
"Grazie"
Rispose semplicemente, poi fece lentamente il giro del divano e si diresse verso la camera da letto. Tentò di non farlo, ma fu impossibile... Non appena entrò chiuse gli occhi, fermandosi appena dopo la soglia della porta. Respirò piano e profondamente. Quella stanza sapeva di lei più che mai. Non aveva mai potuto percepire così tanto il suo profumo ed il suo odore. Riaprì gli occhi guardandosi intorno, fotografando mentalmente tutto ciò che poteva vedere. Dopo diversi secondi andò verso l'armadio, prese una coperta, richiuse l'anta con cura e raggiunse nuovamente la dottoressa in salotto.
"Eccomi di ritorno, stenda bene le gambe dottoressa." Le sussurrò aprendo la coperta.
 
Bedelia avvertì il suo tocco sulla spalla e lo vide andare via. Cercò di rilassarsi e chiuse gli occhi, senza pensare a nulla. Passò del tempo, non seppe bene quanto. Lui tornò. Lei fece come lui le disse, non poteva fare altrimenti. Lo guardò da quella posizione abbastanza arresa dagli eventi.
" Mi spiace ancora per il disturbo .. sono mortificata."
 
 Scosse la testa lentamente ,dopo averla coperta con cura, sorrise gentilmente e le posò ancora la mano sul volto, poggiando tutto il palmo sulla sua guancia. Chiuse un momento gli occhi come per concentrarsi.. Stava sentendo la sua temperatura.
Lei ha quasi 38.30 gradi, dottoressa Du Maurier. Non si preoccupi del disturbo che pensa di avermi causato. Pensi a riprendersi presto, la prego.
Rimase accanto a lei chinandosi elegantemente al suo fianco, e tolse la mano lentamente dal suo volto, dopo averle fatto una leggerissima carezza con il dito pollice. Rimase in silenzio a guardarla con attenzione e con un'espressione seria sul volto.
 
 Il disagio di Bedelia, aumentò invece di diminuire. Avvertiva il proprio bisogno di dormire ma non ci riusciva, con lui in piedi che la guardava. Se lei si fosse addormentata lì, lui dove avrebbe dormito? La cosa l'agitò parecchio. Le sue carezze le davano i brividi. Almeno questa volta aveva la scusa della febbre.
"Non è molto.. anche lei deve riposare." ebbe un eccesso di tosse.
 
Dalle sue parole capì perfettamente il suo disagio, non era sua intenzione soffermarsi oltre. Si levò lentamente accanto a lei, restando in piedi ad osservarla un momento.
"Le medicine le faranno calare la febbre entro trenta minuti dottoressa."
Sospirò lentamente guardandosi attorno.
"Sono le tre di notte, dottoressa. La lascerò riposare in pace adesso."
 
 Era molto combattuta se dirgli di rimanere oppure no. I suoi modi erano molto premurosi e lei non voleva essere sgarbata ma ancora non sapeva cosa stava per succedere prima . Si umettò lei labbra.
"Venga con me all'istituto .." disse con un fil di voce.
 
Hannibal respirò rumorosamente per un istante dopo quelle parole. Deglutì ripensando a quanto stava per fare prima e chiude un istante gli occhi per istinto. Tornò a guardarla nei suoi occhi, premendo le labbra fra di loro per qualche secondo
"Se per lei è motivo di sostegno, verrò con lei, dottoressa."
La guardava ancora senza muoversi da lì. Voleva capire perché si era avvicinata in questo modo lui. Forse la febbre non la aiutava a ragionare lucidamente?
 
 Lei sorrise avvertendo il bisogno di chiudere gli occhi per un momento, abbandonandosi al cuscino sotto la testa.
"Si .. lo è" disse semplicemente guardandolo negli occhi.
 
Sorrise impercettibilmente dopo la sua risposta, socchiudendo appena gli occhi. Le posò ancora una volta la mano sopra la fronte, non tanto per sentirle la temperatura, ma per donarle un'ultima carezza. L'avrebbe uccisa, ma non in questo momento.
"Allora sarò presente per supportarla. Con immenso piacere."
Lasciò la mano sulla sua fronte sfiorandole delicatamente la pelle con le nocche delle dita.
 
 Questa volta lui le toccò la fronte, non per sentirle la temperatura, lei avvertiva bene la differenza. Cosa doveva fare con lui? L'affascinava e respingeva insieme.
 La sua professione la proteggeva da qualsiasi coinvolgimento?
Non poi così tanto, dato gli ultimi avvenimenti. La situazione era molto sconveniente data l'ora tarda.. ma lui l'avrebbe rispettata. Almeno così lei sperava..Tossì di lato, proteggendosi con la mano .
"La ringrazio .. insisto che anche lei deve riposare ..."
Lui rimase fermo lì, ancora per un istante, poi annuì dopo la sua frase e staccò lentamente la mano dal suo volto.
"Infatti, la stavo giusto per salutare dottoressa, adesso la lascio dormire in pace. La febbre sta già calando." Fece due passi verso il tavolino per sistemare meglio il vassoio prima di andarsene.
 
"no .. " sollevò lentamente la mano verso di lui. Non aveva capito il senso delle sue parole.
"Rimanga ..." era la febbre a farla parlare.
 
Si fermò, aveva appena cominciato a camminare per raggiungere il corridoio.. Quattro o cinque passi al massimo lo stavano dividendo dalla donna, si voltò lentamente verso di lei inclinando la testa. Ora ne ebbe conferma: era la febbre che le faceva dire quelle parole ed agire in quel modo. Sospirò piano camminando verso di lei. Non avrebbe mai approfittato della situazione.
"Si sente più tranquilla se resto con lei?" Domandò a bassa voce restando in piedi.
 Lo vide fermarsi alle sue parole e capì quanto era egoista lei in quel momento. Si dispiacque profondamente. Non voleva essere lei ad approfittarsene. Le sarebbe sembrato molto strano svegliarsi l`indomani con la presenza di Hannibal a casa. Arrossì. " Si..."
 
Notò il suo rossore. Sbatté le ciglia lentamente, dopo una simile richiesta non poteva tirarsi indietro. Le sarebbe stato accanto, ma niente altro, niente di ciò avrebbe desiderato in un frangente simile.
La voleva rispettare sempre e comunque, e forse non avrebbe dovuto nemmeno concedersi quel bacio, seppur non invasivo. Deglutì silenziosamente avanzando verso di lei, si guardò un attimo attorno.
"D'accordo, però sarebbe meglio se la accompagnassi in camera sua, così che io possa fermarmi sul divano. Lei cosa ne pensa?" non credeva ci fosse altra soluzione.
Bedelia non aveva dubbi che lui avrebbe accettato. Era un gentleman. Lei annui e sospiro`. Non avrebbe mai creduto possibile una cosa simile poco tempo prima. Si umettò le labbra e cercò di tirarsi su. Non voleva che lui la portasse in braccio. Posò i piedi sul pavimento freddo, scostò la coperta e si alzò forse troppo di botto. Perse l'equilibrio cadendo in avanti.
A passo svelto lui si avvicinò a lei e allungò un braccio per raccoglierla al volo prima che cadesse. Era così leggera che non fu nemmeno così faticoso sorreggerla. Le mise la mano dell'altro braccio dietro la schiena, e con quello con cui le aveva evitato di cadere, la strinse a se facendole posare il braccio e la spalla contro il proprio petto. Chiuse gli occhi, averla così vicino aveva sempre uno strano effetto su di lui.
"Attenzione, lei è debole dottoressa..."
Sussurrò guardandola in viso, chinando un po' il proprio in avanti per incrociare i suoi occhi.
 Lui la sostenne, come se fosse una piuma. Tremò a quel contatto contro il suo petto. Si guardarono negli occhi ancora una volta. Non sapeva cosa lui stesse pensando.
 
" Grazie ..." disse con un sussurro. La teneva saldamente, molto saldamente.
Deglutì silenziosamente rimanendo come incantato da quel suo sguardo che, seppur più spento rispetto al solito, riusciva comunque ad ammaliarlo. Si rese conto che la stava stringendo a se anche ora che non ce n'era più bisogno. Lentamente ma a malincuore la lasciò. Le teneva comunque il polso col solo scopo di accertarsi che non sarebbe caduta.
"Aspetti..."
 Lei barcollò un poco, libera dalla sua stretta, tranne che per il polso. Hannibal poteva certamente avvertire il suo battito accelerato. Chiuse gli occhi e sospirò, perse nuovamente l'equilibrio senza accorgersene e si resse a lui. Era veramente mortificata.
 
Si morse internamente il labbro inferiore. In un attimo la tirò delicatamente a se, si curvò in avanti mettendole l'avambraccio sotto le cosce e, con un colpo di reni, la prese sulle sue braccia. L'altro avambraccio era dietro la sua schiena per reggerla. La strinse forte, il corpo della donna ora premeva contro il suo busto. Lui ne avvertì un brivido improvviso.
"Mi scusi, non vedo altro modo.."
Cominciò a camminare in direzione del corridoio, guardandola negli occhi socchiudendo appena le palpebre.. Il suo profumo era di nuovo davvero molto vicino.
Lei improvvisamente si sentì tirare su e lui la prese in braccio come una bambina. Proprio quello che sperava dì evitare. Un braccio le dondolò fuori e l`altro era attorno al suo collo. I capelli le ricaddero indietro, come delle onde e lei sospirò, mentre il cuore le batteva forte.. Non era mai stata così vulnerabile con qualcuno. Si guardarono negli occhi e poi li richiuse. Non sapeva proprio cosa pensare . Né cosa sarebbe successo.
 

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Capitolo 4
*** Rivelazioni ***



Hannibal la portò a passo lento fino in camera da letto. Non appena vi entrò, con lei in braccio, con quella penombra che li attendeva, avvertì un brivido davvero intenso che lo fece sospirare rumorosamente. Deglutì cercando di non viaggiare troppo con la fantasia, anche se non era semplice, dato che, tutto quello che stava succedendo, sembrava una perfetta scena che avrebbero vissuto due compagni pronti a vivere il loro momento di intimità. Scosse leggermente la testa riaprendo gli occhi e si fermò di fronte ai piedi del letto, le chiese in un sussurro:
 "Su quale lato dorme, dottoressa?"
 Deglutì ancora e la guardò negli occhi, brillavano in quella penombra.

Bedelia ispirò il suo profumo profondamente. Quando arrivarono, avvertì il suo disagio che era pari a quello di lei. Deglutì anch'essa, non vedendo l'ora che lui la posasse. Preferì non pensare che scenari lui stesse immaginando. Erano comunque un uomo e una donna. Sorrise piano udendo quella domanda. " Veramente non è importante.. va bene qui. " Indicò il punto. Gli occhi di Hannibal, le sembrarono rossi nella penombra.

Lui annuì molto lentamente dopo quella risposta, la adagiò piano sul letto curvandosi in avanti, mantenne le braccia sotto il suo corpo, per qualche secondo prolungato, mentre ancora una volta il suo profumo lo inebriò. La fissava negli occhi intensamente, senza quasi rendersene conto. Schiuse le labbra sentendo di nuovo il respiro di lei sul volto. Rimase in silenzio senza ancora muoversi. Non doveva lasciarsi condizionare dal momento, non doveva.

L'adagiò molto delicatamente sul letto come se fosse di cristallo. Senti le sue mani sotto di lei e il suo battito accelerò, guardandolo negli occhi. Rimase chino su di lei, lo capì dal suo sguardo che la stava bramando, ma stava mantenendo il controllo. Posò le sue mani sul suo torace, per allontanarlo, ma era troppo debole e non ci riuscì. Non voleva essere scortese, ma proprio non sapeva gestire la situazione.
 "Hannibal..." Sussurrò.

Aveva ancora le labbra schiuse, i denti della mandibola sfioravano appena quelli dell'arcata superiore. Deglutì rumorosamente. Respirava velocemente ma faceva di tutto per controllare i sospiri, non voleva che lei capisse, doveva indossare la sua maschera, ora più che mai. Ma quel gesto gli fece capire che ormai era troppo tardi. La dottoressa aveva capito perfettamente. Eppure quelle braccia non volevano togliersi da sotto di lei, spostarle sarebbe stato per lui una fatica immensa. Gli occhi continuavano a muoversi sul suo viso e anche sulla scollatura del vestito che aveva deciso di indossare per quella serata. Deglutì rumorosamente, stava per cedere. Ma non doveva. La fatica che stava facendo per non baciarla di nuovo era così elevata che sentiva i muscoli del proprio corpo tirarsi uno ad uno.
" Si.....? " Domandò dopo diversi secondi.

Avvertì il respiro di Hannibal farsi pesante, i suoi occhi erano incollati ai propri nuovamente così vicini. Il suo cuore batteva così forte che credette lui potesse sentirlo. Si arrischiò a sollevare la sua mano, percorrendo con le dita il profilo della sua guancia. Gli spostò una ciocca di capelli. "Mi spiace, noi non possiamo." Il suo sguardo tremò.

Hannibal tremò quasi al tocco della sua mano sulla propria guancia, deglutì rumorosamente e chiuse gli occhi quando si sentì spostare da un lato i capelli. Aveva ragione e lui si stava maledicendo per non essersi allontanato, senza che lei glielo facesse ricordare. Fatto sta però, che lui non riusciva ancora ad allontanarsi. Le braccia sempre li, il viso ancora vicino al suo. Solo quando riaprì gli occhi si rese conto. Girò appena il volto verso la mano con la quale stava accarezzando ,così delicatamente, la pelle della propria guancia. Inspirò profondamente il profumo del palmo della sua mano e le posò un soffice bacio sulle dita. Allontanò lentamente il viso dalla sua mano. Poi iniziò piano a sfilare via le braccia da sotto il suo corpo.

Lui le diede un soffice bacio sulla mano e lei senti scottare proprio quel punto. Non credeva si sarebbe mai trovata così vicina a lui eppure così distante. Così tante volte poi. Perché? Stava cambiando qualcosa in lei? Era solo la febbre? Qualcosa le impediva di fidarsi di Hannibal e non capiva perché lui la volesse a tutti i costi. In che modo? Era solo perché lei dubitava? O perché era la sua analista ? O c'era un'altra opzione; quella che lei proprio non voleva considerare, la più complicata per entrambi.Cosa voleva lei veramente? Da quanto tempo non pensava a se stessa? Prese la sua mano e l'accarezzò quando lui la ritirò da lei.

Aveva gli occhi bassi sul materasso quando si sentì prendere la mano, la guardò in volto lasciandogliela tenere, mentre un sorriso dolce, ma anche un po' amaro gli si formò in volto. Le strinse un po' le dita attorno al suo dito pollice, con il proprio le accarezzò lentamente il polso. Quanto era bella ai suoi occhi; quanto riusciva ad incantarlo. La donna più bella che avesse mai conosciuto. Non era mai successo in vita sua di non avere la forza per uccidere qualcuno. Ha provato sensazioni così forti solo per una donna. Tutte quelle venute dopo, le ebbe solo per soddisfare il suo piacere del bello. Con lei era tutto diverso, con lei sapeva che non avrebbe soddisfatto solo 'il bello', ma qualcosa che sentiva di molto più profondo e quel senso di protezione che ha sempre avuto nei suoi riguardi cominciava a prendere una forma un po' più definita. Ma forzarla mai. Non lo avrebbe mai potuto fare.

Un sospiro le mozzo il fiato quando lui le accarezzò lentamente il polso. Non sapeva come riuscisse a crearle certe sensazioni con così poco. Un uomo così posato che la desiderava appassionatamente. E mostrava ciò solo a lei. Cosa sarebbe accaduto se anch'essa si fosse lasciata andare? Solo per una volta. Sentì una lacrima salirle agli occhi. Strinse la sua mano. Non riusciva a lasciarlo andare.

Hannibal capì da quella stretta, che non aveva la forza di lasciarlo andare via. Così come lui non aveva la forza di lasciarla lì. Era stato già difficile toglierle le braccia attorno al corpo, figuriamoci abbandonarla da sola in quella stanza. Chiuse gli occhi, doveva ricacciare dentro di se tutti quei pensieri e quelle fantasie. Inutile, impossibile. Nella sua mente la stava già baciando da un po', le sue mani già le accarezzavano il corpo, dai fianchi alla schiena, dai capelli alle guance, dall'addome al petto. E... Aprì gli occhi di scatto guardandola di nuovo in viso, il suo respiro si era fatto più veloce a causa di quei pensieri.
" ...Dottoressa". Sussurrò con un filo di voce, quasi del tutto impercettibile. Si accucciò di fronte a lei lasciando ancora la propria mano stretta alla sua, la poté vedere meglio in volto da quella posizione. Notò i suoi occhi di nuovo lucidi.

Con sua grande sorpresa lui, quasi le si inginocchio davanti. La stava guardando come qualcosa di indefinitamente bello. Quale altro uomo avrebbe fatto questo per lei?
 "Chiamami per nome, solo una volta. Ci siamo solo noi due qui. " Sussurrò lei, con le tempie che le pulsavano. Era solo grazie a lui se stava conoscendo meglio se stessa.

Quella frase, detta in quella maniera, dalla sua voce, che proveniva proprio dalla sua bocca.. Lo colpì notevolmente. Con quella donna era come se non avesse barriere, non solo perché era la sua analista. Chiuse gli occhi e li mantenne chiusi per un bel po'. Il suo pollice continuava a massaggiarle il polso con delicatezza. Trattenne a fatica un gemito sommesso tanta era l'emozione. Hannibal riaprì gli occhi per tornare a guardarla nei suoi, sollevò l'altra mano con la quale le sfiorò molto lentamente la guancia donandole una lieve carezza, come se stesse toccando qualcosa di troppo prezioso per essere profanato. "..Bedelia" Sussurrò poi lui avvicinando molto lentamente il viso al suo mentre si sporgeva in avanti, teneva ancora stretta la sua mano. Lo sguardo gli cadde sulle sue labbra prima che le proprie potessero sfiorarle, di nuovo.

Lui continuò ad accarezzarle il polso e lei trattenne un gemito a stento. Con l'altra sua mano l'accarezzò delicatamente, per poi avvicinare il suo volto al proprio. Si guardarono negli occhi per un lungo momento.
"Ti ho mentito Hannibal" disse poi lei, esitando. "Ho sempre mentito a me stessa."

Mentre parlava la guardava negli occhi, continuando ad accarezzarle lentamente la guancia. Con il pollice le sfiorava appena l'angolo della bocca. Scosse lentamente la testa piano accarezzandole ancora il polso con l'altra mano.
"Lo so. Lo so. Ed io ti aspettavo, pazientemente..." Disse molto vicino alle sue labbra, chiuse un istante gli occhi sentendo un irresistibile desiderio di baciarla.

La lacrima le scese giù, aveva un nodo alla gola che le impediva di parlare oltre. Non si aspettava che lui dicesse così. Sospirò, chiudendo gli occhi. Non sapeva più cosa dire né cosa pensare. Sentì il suo profumo e il calore del suo volto. Solo un passo e non sarebbero più potuti tornare indietro. Solo un passo verso l'ignoto. Con la mano libera strinse le coperte.
 "Non sei mai stato solo un paziente." finalmente riaprì gli occhi.

Non la baciò ancora, adorava sentirla parlare in quel modo, ogni sua sillaba gli riempiva un cuore inaridito ormai da anni, non smetteva di accarezzarle la guancia ed il polso, socchiuse appena le palpebre osservando la lacrima, che le scivolò via. Avvicinò il viso alla sua guancia e le baciò quella lacrima posando le labbra sulla sua pelle. Chiuse gli occhi.

"Perché mai ho insistito tanto per averti come terapista? Non lo avevi ancora capito?" Domandò in un sussurro continuando poi a baciarle la guancia ancora umida.
Volse leggermente la testa quando lui le baciò la guancia catturando la sua lacrima. Chiuse gli occhi e dischiuse le labbra. Sospirò. Stavolta era diverso lo voleva anche lei . "Perché io? perché tutto questo tempo?" Lo guardò negli occhi per sapere la verità.

Lui appoggiò piano la fronte contro la sua e guardandola intensamente negli occhi le rispose.
"Perché sei riuscita ad arrivarmi dentro laddove nessuno era mai potuto arrivare prima..."
 Non riusciva a credere a se stesso, alle parole che diceva. Parole mai pronunciate nella vita ma che risuonavano dentro di lui da veramente molto tempo. Con il pollice le sfiorava ancora l'angolo della bocca.
"..Bedelia, permettimi di dimostrarti tutto questo. Liberiamoci dalle nostre maschere, solo per stanotte. Consentimi di...." Non riuscì a finire la frase perché le sue labbra si erano già posate su quelle della donna.

Ascoltò le sue parole quasi avidamente. La sua fronte sulla propria la rassicurò. Le sue parole però si interruppero. Rabbrividì per le sue labbra calde, dischiudendo le proprie per la sorpresa e le nocche che stringevano le coperte, sbiancarono. Lei si sentiva come creta molle tra le sue mani.

Rabbrividì anche lui non appena le sentì dischiudere le labbra in quel modo, era come un invito ad intensificare quel bacio, cosa che non si era mai permesso di fare. In quel momento non lo fece, mantenne le labbra serrate, baciandola in modo elegante ed estremamente delicato. Il respiro in quel momento gli si bloccò e al contempo con la mano, non smetteva di accarezzarle la guancia. Con l'altra intrecciò lentamente le dita con le sue. Il cuore cominciava a scalpitargli. Stava succedendo qualcosa di inaspettato, qualcosa che non aveva mai smesso di vivere nella propria mente.
 

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