Our Love Story...

di Tsu_Chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Day 1 ***
Capitolo 2: *** Day 2 ***
Capitolo 3: *** Day 3 ***
Capitolo 4: *** Day 4 ***
Capitolo 5: *** Day 5 ***
Capitolo 6: *** Day 6 ***
Capitolo 7: *** Day 7 ***
Capitolo 8: *** Day 8 ***
Capitolo 9: *** Day 9 ***
Capitolo 10: *** Day 10 ***
Capitolo 11: *** Day 11 - Special ***
Capitolo 12: *** Day 12 ***
Capitolo 13: *** Day 13 ***
Capitolo 14: *** Day 14 ***
Capitolo 15: *** Day 15 ***
Capitolo 16: *** Day 16 ***
Capitolo 17: *** Day 17 ***
Capitolo 18: *** Day 18 ***
Capitolo 19: *** Day 19 ***



Capitolo 1
*** Day 1 ***


01 - Holding hands

Sono ore che fisso le sottili linee che solcano la pelle delle tue mani. Sulle nocche  sono profonde come valli e da li partono allungandosi su ogni dito, sul palmo e sul dorso come placidi fiumiciattoli. Di quando in quando una pallida cicatrice ne devia il corso ma loro proseguono il loro serpeggiande cammino dalle tue perfette unghie giù, sempre più giù, fino al polso e poi al braccio. Non ho mai visto mai belle come le tue.
Allungo una mano sopra le coperte facendole frusciare. Al contrario le mie non sono poi così affascinanti; non ho lunghe dita affusolate da suonatore d’arpa come te, non ho unghie lucide e perfette. Passo con delicatezza i polpastrelli sul dorso della tua mano abbondonata accanto al corpo mentre dormi. Se fossi un’artista ci disegnerei cerchi e volute del colore dell’aria ma non lo sono. Sovrapensiero inizio a tracciare sulla tua pelle gli schemi di alcune costellazioni, tracciando linee sottili con la punta delle unghie da una stella all’altra. Il Drago, il Cigno, Andromeda…
“Sono le costellazioni di Midgar?” alzo lo sguardo dal mio lavoro. Hai gli occhi assonnati e socchiusi; è così raro vederti così indifeso che mi si stringe il cuore.
Annuisco lentamente. Ti sollevo un braccio e mi infilo al di sotto di esso. Abbracciata contro il tuo petto mi crogiolo per un attimo nel tuo profumo e nel tuo calore “Scusami se ti ho svegliato,Loki.”
“Non ti preoccupare di una cosa del genere.” Ti sento che ti risistemi sul cuscino per tornare a dormire.
Mi mordo un labbro e senza pensarci afferro una tua mano e me la tiro vicino al petto. Intreccio le mie dita con le tua, una per una come se stessi creando un opera d’arte. Rimango a fissare a lungo le nostre mani intrecciate. Così vicine alle tue dita anche le mie non sembrano poi così male.
“Ti dispiace se dormiamo così stanotte?” ti chiedo riscuotendoti di nuovo dal sonno.
Mi baci con dolcezza la nuca e strofini il volto contro i miei capelli. “Se fosse per me ti terrei per mano in ogni momento della giornata. Per sempre. Ora dormi.”
Mi addormento velocemente cullata dal tuo profumo e dalla rassicurante stretta delle tue dita intorno alle mie.

---
Buonasera,
Quella che state leggendo è la prima fanfiction Lokane creata seguendo la lista proposta da questo utente di devianart.
Nei prossimi giorni ne aggiungerò di nuove, una al giorno seguendo l'elenco proposto (a parte in un caso in cui la traccia non era proprio adattabile).
Spero di rivedervi presto, grazie dell'aver letto il mio piccolo lavoro.

Alla prossima,
Tsu-chan

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Capitolo 2
*** Day 2 ***


02 - Cuddling somewhere

Stendi la coperta sul cofano della macchina e ci salti sopra facendo cigolare le vecchie sospensioni. Stendi le tue lunghe gambe e ti stiracchi come un gatto. C’è qualcosa di magnetico nel modo in cui la camicia ti ricade sulle clavicole scoprendoti solo un filo di pelle del petto.
Scalcio via le mie scarpe e mi arrampico sul cofano della mia vecchia macchina. Se tu non allungassi una mano per prendermi scivolerei giù di lato malamente. Fortuna che uno dei due ha i riflessi pronti. Quando riesco a stabilizzarmi mi infilo tra le tue gambe e appoggio la mia schiena al tuo petto. Sento il tuo cuore battere contro le mie spalle e il costato alzarsi lentamente cullandomi.
Per fortuna abbiamo scelto un angolo appartato, lontano dalla città, così il cielo è puntellato da centinaia di piccole lucciole bianche, rosse e azzurre.
“Allora Jane, dove sono queste famose stelle che volevi mostrarmi?”
Scruto con attenzione il cielo prima di alzare un dito e puntarlo verso sud “Lo vedi Orione? È la più facile da riconoscere.”
“Mh-mh” mi passi le braccia intorno alla vita e appoggia il mento contro la mia spalla. Non so perché ti piaccia così tanto abbracciarmi dalle spalle.
“Bene, adesso trova la stella più luminosa della costellazione. Quella è Rigel.” Faccio salire leggermente il mio dito “Ora spostati in alto, la seconda stella più luminosa di Orione è  Betelgeuse. Quella è il primo cardine del Triangolo Invernale. Gli altri due sono Procione del Cane Minore e Sirio del Cane Maggiore. Per la cronaca Sirio è anche la stella più luminosa del cielo e, se guardi attentamente noterai che nel Triangolo è contenuta la costellazione dell’Unicorno. Le stelle principali dell’Unicorno sono Cerastes, Lucida e Tempestris.”
Quando parlo di stelle non c’è modo di fermarmi. Eppure tu non sembri annoiato; segui attentamente i movimenti del mio dito e di quando in quando poni qualche domanda.
“Quella…” copri la mia mano con la tua e la muovi di poco verso l’alto “Quelli sono i gemelli vero?”
“Sì, esatto. Hai fatto i compiti a casa vedo.” Mi giro e ti bacio una guancia.
“Sono venuto qui apposta per quella costellazione. Quali sono i nomi delle sue stelle più luminosi?”
“Perché me lo chiedi se già lo sai.”
“Perché mi piace la tua voce.” Riabbassi la tua mano e mi stringi sempre più forte a te. Avvicini le labbra al mio orecchi e inizi a sussurrare facendomi venire la pelle d’oca. “Non c’è suono più bello per me.”
Lascio che i brividi mi scuotano come un temporale prima di ricominciare a parlare. “Castore, Polluce e Alhena.”
“Alhena è un bel nome non trovi?” riabbasso le mani e intreccio le mie dita con le tue sopra la mio ventre “Castore e Polluce però non mi piacciono affatto.”
“Rigel. Rigel è un bel nome.” Annuisci lentamente e ti sento sorridere.
“Rigel e Alhena Lokison. Mi piacciono, sono nomi adatti ai miei eredi.”
“Sono bei nomi, non si possono di certo lamentare. Non è da tutti portare il nome di una stella.”
Sento le tue dita accarezzarmi lentamente il ventre. Chi lo avrebbe mai pensato di finire a discutere dei nomi dei nostri figli su una macchina nel mezzo del nulla scrutando il cielo notturno.
“Rigel e Alhena. Andrò avanti a ripeterlo tutta notte.” Gongolo felice. “I miei gemelli si chiameranno Rigel e Alhena.”
“I nostri gemelli si chiameranno Rigel e Alhena.”
“Giusto scusa.” Mi lascio andare contro il tuo petto e chiudo gli occhi. “I nostri gemelli.”

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Capitolo 3
*** Day 3 ***


03 - Gaming/watching a movie
 
Da quando siamo tornati non hai fatto altro che vagare senza meta per la casa, strisciando i piedi e raddrizzando quadri già dritti. Hai letto tutti i libri e gli svariati manuali che ho in casa, guardato tutti i DVD, consumato i miei dischi a furia di ascoltarli e ora sembri non trovare più nulla di interessante da fare. Se avessi una coda gireresti in tondo per potertela afferrare tanto sie annoiato.
“Mi annoio!” esclami come se nessuno se ne fosse accorto. “Mi annoio e non ho nulla di interessante da fare.”
Hai sempre qualcosa di cui lamentarti: una volta è il tostapane che non funziona, una volta è il cane dei vicini. Non posso starti dietro come a un bambino piccolo. Decido palesemente di ignorarti, in fondo ho del lavoro da fare. Ho dati su dati da analizzare, trascrivere e calcoli da fare, non posso starti dietro. Sei abbastanza vecchio da prenderti cura di te stesso.
“Andiamo, mortale!” ti siedi accanto a me e mi strappi dalle mani il quaderno che sto leggendo “Degnami di attenzione.”
“Ho da fare ora. Trovati qualcosa da fare senza di me.”
“Se solo potessi andare ad allenarmi potrei…”
“NO!” mi riapproprio del mio quaderno e ti lancio un occhiata preoccupata “L’ultima volta i vicini non ti hanno denunciato per miracolo.”
“Mortali! Vi spaventate per nulla.”
“Hai dato fuoco alla loro auto.” Ti alzi in piedi e salti sul divano, afferri il telecomando e inizi a fare zapping da un canale all'altro. Vivere a Midgar non ti fa di certo bene, sei più insofferente e intrattabile che mai nell'ultimo periodo: solitamente uso il numero di volte in cui mi chiami mortale per comprendere quanto tu sia veramente annoiato o scocciato. Di recente non è mai sceso sotto un preoccupante livello otto, il che significa che non mi chiami mai per nome ma non sei ancora arrivato al punto da darmi ordini. Dovresti trovare un modo per sfogarti.
Un’idea mi attraversa la mente. Appoggio il mio quaderno sul tavolo con una penna come segnalibro.
“Senti, devo uscire un attimo per fare delle commissioni.” Afferro velocemente la mia borsa, mi infilo le scarpe e apro la porta di casa. “Tu mi aspetti qui?”
“Dove credi che possa andare, mortale?”
“Non lo so, magari a scuoiare il cane dei vicini.”
Mi chiudo la porta alle spalle e scendo di corsa in strada.
 
Ritorno portandomi dietro una pesante scatola. Non ti sei mosso di un centimetro da dove ti ho lasciato: sembri veramente un grosso, pigro gatto.
“Che hai lì?” ti volti appena a guardarmi e di darmi una mano nemmeno l’intenzione. I principi me li hanno descritti diversamente.
“Qualcosa che forse ti terrà impegnato per un po’.” Ti piazzo la scatola direttamente sulle gambe insieme ad una busta piena di custodie “Non credo che al ragazzo di Darcy mancherà.”
“Hai rubato qualcosa per me?”
“Preso in prestito non rubato. Installa al televisore e lasciami lavorare.”
Mi vado a sedere di nuovo al tavolo e ricomincio a classificare i dati degli ultimi fenomeni registrati.
Seduto sul divano inizi ad estrarre un pezzo per volta la PlayStation che ho ‘preso in prestito’ da Darcy e storci il naso poco entusiasta. Inizi a sfogliare il manuale d’istruzioni e in meno di due minuti riesci ad installare la console.
“Jane!” Almeno siamo tornati a chiamarmi per nome. “Quale gioco dovrei provare?”
“Non lo so mettine dentro uno a caso.” Ti faccio un gesto con la mano per liquidarti.
 
Quando la musica del gioco inizia a suonare per la stanza tento in tutti i modi di rimanere concentrata ma le tue risatine mi deconcentrano. Inizio con l’alzare ogni tanto gli occhi dal mio lavoro e finisco per raggiungerti sul divano. Mi accoccolo accanto a te e mi tiro le gambe contro il petto.
“Che gioco è?” tu mi indichi con un cenno del capo una confezione. La sollevo da dove l’hai abbandonata e storco il naso di fronte all'immagine di copertina. Un uomo con una cupa maschera da teschio occupa tutta quanta la copertina, inquietante e funesto. Il titolo del gioco non fa di certo presagire nulla di meglio “Dishonored… decisamente il tuo gioco.”
Mi lanci un’occhiata crudele che mi fa rabbrividire “Scusa, stavo solo scherzando. Di che parla?”
“Il protagonista, Corvo Attano che stupido nome, è accusato di aver ucciso la regina e gettato in prigione. Non essendo il colpevole vuole dimostrare a tutti che è innocente e salvare la principessina, bambina fastidiosa, che è stata rapita dagli stessi uomini che hanno ucciso la regina.”
“In pratica il concetto di base del gioco è la ricerca della vendetta tramite la violenza…”
“In teoria puoi anche non uccidere nessuno ma dov'è il divertimento se non lo fai.”
“è decisamente il tuo gioco.”
Questa volta ti strappo un sorriso. “Hai ragione, è il mio gioco.”
Mi giri un braccio intorno alle spalle e mi permetti di sdraiarmi contro di te e guardati mentre giochi. Non è proprio la serata romantica che sognerei ma è piacevole rimanere così da soli in pace per un po’.
 
“Jane sono venuta a riprendermi ciò che hai ‘preso in prestito’ ieri e il mazzo di chiavi extra che ti ho dato perché…”
Mi scosto la coperta da sopra la testa e punto gli occhi arrossati verso Darcy “O mio dio che ti è successo?! È stato Loki vero?”
Dall'altro capo della coperta Loki infila fuori il naso e squadra Darcy.
“Siamo svegli da ieri.” Scalcio via un paio di lattine vuote di birra “Dovevamo sapere come finiva.”
“Siete rimasti in piedi fino ad ora per finire un videogames?”
“Dovevamo sapere cosa succedeva a Havloc, a Emily e a Corvo e…”
“Non una sola parola, le tue occhiaie parlano per te.” Darcy indietreggia lentamente fino alla porta. “Facciamo così io vi lascio la Playstation e faccio finta di non aver visto nulla di tutto questo, ok?”
“Grazie Darcy.” 

 

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Capitolo 4
*** Day 4 ***


04- On a date
 

“Jane,voglio mostrarti qualcosa.” Non penso ci sia un modo migliore per attirare la mia attenzione. Adoro quando qualcuno vuole mostrarti qualcosa perché non potrai mai sapere cos'è quel qualcosa: è come ricevere un regalo in un pacco che non da indizi sul contenuto. È eccitante ed elettrizzante, stimola la curiosità e io sono conosciuta per essere un’inguaribile curiosa.
Loki mi tiene sottobraccio comportandosi per la prima volta come un vero cavaliere. Solitamente mi parla come se volesse avvelenarmi con ogni sillaba.
“Allora, cosa mi vuoi mostrare?” mi conduci con calma attraverso il palazzo di Asgard curandoti che nessuna guardia ci veda insieme, è strana questa tua circospezione “Potrei incominciare a pensare che questo sia un tentativo di rapimento.”
“Abbi un po’ di fiducia.” Mi apri una porta e mi fai cenno di uscire.
“Fiducia in te? Preferirei buttarmi giù da un palazzo che…” le parole mi muoiono in bocca non appena lo spettacolo dei giardini di Asgard mi si stende di fronte agli occhi. L’aria è così satura dei profumi dei fiori, delle resine e delle piante aromatiche che mi fa girare la testa.
“Questo dovevi mostrarmi? Li ho già visti i giardini. Thor mi ci ha portato.” Richiude la porta con delicatezza e mi riprende sottobraccio.
“Visitarli con me e visitarli con Thor è un’esperienza completamente diversa.” Mi lanci un’occhiata languida e raccogli un fiore dai petali azzurri screzziati di blu. “Mi concede un… come lo chiamate voi… un appuntamento mia signora?”
Mi porgi il fiore con un sorriso affascinante. So che non dovrei accettare ma di recente le cose con Thor non vanno così bene e Loki… Loki è così carismatico. Poi che potrebbe mai succedere di male nel passeggiare insieme per i giardini?
Prendo il fiore dalle sue dita e mi rigiro il gambo liscio tra le dita “Sì, perché no. Solo questa volta però.”
“Bene!” riprendiamo a camminare in silenzio. Il sole sta quasi tramontando in lontananza e i raggi arancioni e rosa si riflettono sugli specchi lucidi dei laghetti sparsi per tutti i giardini.
Inaspettatamente mi trascini fuori dal sentiero e mi conduci senza una parola sotto un grosso albero che, se non fosse per le foglie rosse accese, potrebbe essere un comune salice. Scosti i rami e mi fai cenno di entrare con un sorriso.
“Siediti lì.” Mi indichi una radice. “Per favore.”
Mi raccolgo le gonne intorno alle gambe e mi siedo dove mi hai indicato. L’aria profuma di erba fresca e muschio, sento la corteggia dell’albero leggermente umida dietro la mia schiena. Quando ti siedi accanto a me ti sfili i guanti e ti volti a guardarmi.
“Sei pronta?”
“Per cosa?”
Un raggio di luce che prima ti illuminava il volto scivola via pigro mentre allunghi le mani sul prato. Dai palmi inizia ad irradiarsi una calda luce verde, calma e rassicurante. Non ti ho mai visto fare questo tipo di magie.  Poco lontano dal mio piede un piccolo bocciolo reagisce al tuo richiamo e solleva la testa pesante di rugiada. Piano, poco per volta come se si stesse stiracchiando, la corolla si apre, le foglie si stendono ai lati del gambo e il piccolo fiore prende vita. È il fiore più bello che si possa immaginare: i petali di un caldo color rosso sembrano vellutati e una leggera polverina gialla fluorescente  si alza sospinta dal flebile vento della sera. Dopo il primo fiore decine di altri, di tutti i colori possibili si aprono l’uno dopo l’altro, riempiendo l’aria di profumo dolce di miele e polveri colorate.
“Mia madre era solita venire a farli sbocciare tutte le sere…” mi spieghi sussurrando quasi avessi paura di disturbare i fiori “Quando ero piccolo la aiutavo, ora però me ne prendo cura da solo.”
“Sono bellissimi.”
“Scommetto che Thor non ti ha mai mostrato una cosa del genere.” Nella penombra dei rami dell’albero sento la tua mano che accarezza lentamente la mia. “Potrei darti molto di più di quanto lui non ti abbia mai potuto offrire. Meraviglia, conoscenza, stupore… mia cara Jane potrei darti tutto ciò che stai cercando.”
“Non credo tu abbia da offrirmi più di lui.” Volto lo sguardo e incrocio il tuo. I tuoi occhi mi accarezzano il volto soffermandosi poco su un punto, i lobi delle mie orecchie, le mie ciglia, per poi scivolare maliziosamente da un’altra parte. Non posso negare che sei affascinante.
“Lo vedremo, mia signora. Lo vedremo.” Sollevi la mia mano e te la porti alle labbra. Le sento che mi accarezzano la pelle. “Grazie mille per il tempo che mi hai concesso.”
Ti alzi in piedi di scatto e scompari oltre i rami dell’albero lasciandomi con la mano ancora sospesa in aria e la sensazione delle tue labbra sulla mia pelle. I fiori intorno a me iniziano piano piano a richiudersi.
Vorrei sentire di nuovo le tue labbra accarezzare la mia pelle.

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Capitolo 5
*** Day 5 ***


05 – Kissing

“Pensi che ci abbiano visto?” scosti leggermente la tenda dietro la quale ci siamo nascosti e sbirci nel corridoio.
“No, Jane, non ci hanno visto smettila di preoccuparti.” Tiro nuovamente la tenda “Ci scopriranno solo se non la smetti di parlare a voce così alta.”
“Mi spieghi poi perché ci stiamo nascondendo?”
Ti poggio le mani sulle guance e mi godo il tepore della tua pelle. Hai un volto adorabile con occhi brillanti e labbra piene. Non potrei immaginare un volto più attraente del tuo nemmeno passando anni a pensarci.
“Perché amo il brivido del fare le cose di nascosto. Tutto diventa più interessante.” La tenda ti si incastra sotto un piede e tu la calci via con decisione.
“Pensavo che baciarmi fosse già abbastanza interessante.”
“Sì lo è…” 
Mi chino in avanti come per baciarti ma mi fermo. Mi mordo un labbro e ti ammiro mentre corrughi la fronte. 
“E ora che hai?” sei in piedi sulle punte dei piedi e ti reggi alle mie spalle per non perdere l’equilibrio.
Socchiudo gli occhi e scuoto la testa “Non c’è sempre un motivo per ciò che faccio.”
Brucio gli ultimi centimetri che ci separano e ti mordo giocosamente un labbro. Mugugni irritata e mi infili le unghie nel collo.
“Non mi mordere.”
“Pensavo fosse parte del gioco.” Mi tiri con forza i capelli “D’accordo la smetto.”
Quando ricominciamo a baciarci ogni segno di aggressività e giocosità sparisce nel nulla. Tu sei sempre così dolce con me, i tuoi capelli profumano di fiori e le tue labbra sanno di vino. Ad ogni nuova carezza delle tue labbra sento i miei pensieri diventare sempre meno lucidi; tu mi stai facendo ubriache. Amo ubriacarmi del tuo sapore e del tuo profumo. Ti passo le dita tra i capelli e mi avvolgo una morbida ciocca intorno alle dita. Sento che stai facendo lo stesso con i miei: non so perché mi sono preso la briga di legarli se poi tu ti diverti a scompigliarmeli in questo modo. Ti sei legata il nastro nero intorno ad un polso e non credo sia facile riprenderlo.

Nuovi passi arrivano da lontano e una voce ti chiama con urgenza. Provi a divincolarti un paio di volte ma ti tengo stretta per la vita. Non ti lascerò scappare via troppo facilmente.
“Mi chiamano.”
“Ho sentito.” Ti bacio il collo e tu sospiri.
“Vuol dire che hanno bisogno di me.”
“Anche io ho bisogno di te.”
Con un ultimo tentativo mi sgusci via da sotto le braccia lasciandomi a fissare il muro. Ti infili fuori dalla tenda e ti sento correre verso la persona che ti sta cercando inventandoti strane scuse per spiegare come mai fossi nascosta dietro ad una tenda. Sei adorabile, come una bambina piccola che tenta di nascondere le prove delle caramelle che ha appena rubato ma si presenta con la faccia sporca di zucchero. 

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Capitolo 6
*** Day 6 ***


06 - Wearing eachothers’ clothes

Controllo che il corridoio sia libero prima di chiudermi la porta alle spalle. Ridacchio felice e mi avvicino al letto dove il tuo bel completo nero e stato sistemato pronto per essere indossato. Passo distrattamente le dita sul gilè di satinato, ne accarezzo i bottoni e sistemo il taschino per l’orologio. Mi passo la cravatta verde e oro tra le dita godendomi la sensazione fresca e liscia. Un’idea mi attraversa la mente; so che me la farai pagare perché odi quando tocco i tuoi vestiti ma non posso resistere.  
Sfilo la giacca dal manichino sulla quale è appesa e ci faccio scivolare dentro le braccia: è così grande che le maniche cadono penzoloni oltre le mie mani e le spalle sembrano vuote. Mi tiro indietro i capelli malamente visto che non riesco a liberarmi le mani e mi mordicchio un labbro. Quando sei accanto a Thor e agli altri ma non si nota ma non sei affatto fine come sembri.
Affondo il volto nel collo della giacca e prendo un profondo respiro; il tuo profumo, speziato e inebriante, mi riempe i polmoni e la mente. 
Sono così distratta che quando entri e ti chiudi la porta alle spalle non me ne accorgo.
“Non è la tua taglia.” Quando mi sfiori i capelli salto sul posto spaventata. Mi volto e ti guardo con la mia miglior aria colpevole, sperando di farti tenerezza.
“Scusa, lo so che non vuoi che tocchi i tuoi vestiti.” Mi gratto le mani imbarazzata attraverso le mani della tua giacca.
Alzi gli occhi al cielo e sospiri incrociando le braccia sul petto “Se lo sai perché lo fai? Jane non ti divertirai a farmi arrabbiare?”
“No!” esclamò “Certo che no…”
Mi aiuti a togliermi la giacca e la riappoggi sul letto con cura “Non penso che tu saresti felice di vedermi indossare uno dei tuoi abiti non trovi?”
“Tu non puoi indossare i miei vestiti Loki. Ne sono abbastanza sicura.”
Mi lanci uno sguardo divertito “Si tratta per caso di una sfida?”
“Sì!” esclamò incrociando le braccia sul petto. “Se mi lascerai a bocca aperta vinci tu e farò ciò che vuoi, se invece sarai così tanto ridicolo da farmi piangere dal ridere sarai obbligato a fare un giro di tutto l’hotel vestito così.”
“Bene, siamo d’accordo.” Ti avvicini al mio armadio e ne apri un’anta “Vediamo cosa potrei scegliere…”
Tiri fuori un aderente abito rosso, un paio di scarpe dal tacco vertiginoso e un corto giubbotto color panna. 
“Sei pazzo.”
“Lo vedremo.” Ti infili oltre la porta del bagno della nostra camera da letto e ti assicuri di chiuderla a chiave. 
“Se mi strappi il vestito ti uccido!” Mi siedo sul letto, dalla parte lasciata libera dai tuoi vestiti, e mi preparo a godermi lo spettacolo. Non so cosa aspettarmi da te vestito da donna, non so se sarà divertente o semplicemente orripilante.
Dopo pochi minuti la porta del bagno si socchiude “Posso uscire? Sei pronta?”
“Sei tu quello che deve essere pronto a fare una brutta figura.” Apri la porta con lentezza e ti appoggi allo stipite della porta. “Ma porc…”
Al posto dell’uomo entrato in bagno ora una donna dalle forme prosperose mi squadra con un sogghigno. 
“Ho vinto.” cantileni con voce civettuola.
“Non vale!” Dovevo sospettare che ti saresti trasformato, accidenti a me. “Insomma non puoi usare la magia per vincere una scommessa.”
“Tu non l’hai specificato angelo.” Ti avvicini e mi passi un lungo dito affusolato sulla guancia. Vorrei concentrarmi su altro ma l’occhio continua a cadermi sullo scollo del vestito.
“Loki…”
“Dimmi tesoro.”
“Perché hai più seno di me! Falle sparire subito! Ora!” salto in piedi sul letto e ti punto un dito contro il volto “Cos'è una sottospecie di insulto? Vuoi prendermi in giro?”
Abbassi lo sguardo per studiarti e scuoti le spalle “Ah, non le avevo neanche notate. Sono belle però! Quasi quasi le tengo. Se vuoi posso procurartene un paio.”
“LOKI!”

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Capitolo 7
*** Day 7 ***


07 – Cosplaying
 

“Siamo così sicuri di volerlo fare?”
La maschera mi pizzica il volto, il nastro per tenerla legata mi tira i capelli, i vestiti sono troppo pesanti per la stagione, gli stivali sono troppo stretti. Dico sul serio perché ogni tanto assecondo queste tue idee balzane.
“Certo che siamo sicuri!” ti sistemi un’altra volta la parrucca con una smorfia. Non hai fatto altro che lamentarti per tutto il tragitto di quanto quella cosa ti stesse strappando i capelli. “Non vorrai darla vinta a Darcy?”
“Ovvio che no.” Mi sistemo il cappuccio calandolo di più sul volto. “Avresti potuto scegliere due personaggi migliori però.”
La fila di persone davanti a noi fa un leggero passo avanti. Non comprendo perché voi umani, di quando in quando vi ritroviate in queste così dette Convention, vestiti nei modi più disparati e passiate intere giornate in coda nella folla. Non avete un modo diverso di passare il tempo?
“Pensavo ti piacesse Corvo!” mi passi un braccio intorno alla vita e mi stringi “E poi così potremmo andare in giro sottobraccio come piace a te e…”
“Dio, Jane. Non ho bisogno di uno stupido costume per fare una cosa del genere. Non ho certo paura di farmi vedere in pubblico con te!”
“Nemmeno io…” corrughi la fronte “Per una volta però volevo sentirmi come una vera Imperatrice e farmi servire e riverire da te… mia adorata guardia del corpo.”
“Non è quello che faccio tutti i giorni?” mi pizzichi un braccio e sbuffi.
“Riesci sempre a rovinare tutto.”
Alcuni ragazzi dietro di noi ci scattano delle foto. Vorrei incenerirli con lo sguardo ma per loro fortuna la maschera di Corvo mi copre interamente il volto.
Con la coda dell’occhio, in lontanaza, noto un lungo mantello rosso sventolare e una fin troppo familiare chioma bionda.
“Jane…” ti indico il punto “Dimmi che quello non è vestito come Thor.”
Ti appoggi al mio braccio per poterti alzare sulle punte e guardare più lontano “Oh, sì è proprio un cosplayer di Thor. Di recente se ne vedono parecchi. Anche di persone vestite come te in realtà.”
“Aspetta…” mi tolgo la maschera sollevandola oltre la fronte “Mi stai dicendo che sarei potuto venire vestito normalmente e nessuno avrebbe obbiettato.”
Mi lanci un sorriso colpevole “Ma che c’è di interessante nella tua normale armatura. Non c’è divertimento.”
“Mi hai mentito?”
“No, ho omesso di proposito alcuni particolari. Sono brava in questo sai ho imparato dal migliore.”
I tuoi occhi dolci e le lusinghe non mi faranno cambiare idea. “Me ne vado.”
“Andiamo Loki… fallo per me.”
Mi lanci una nuova occhiata e fai tremolare il labbro mentre mi stringi con forza una mano. Riesci sempre a farmi cambiare idea, dannazione a te.
“D’accordo. Solo questa volta.”
“grazie!” mi salti al collo e mi lasci un bacio sul naso “Sono convinta che ti divertirai fidati…”
Inizi ad elencarmi tutte le incredibili meraviglie che vedremo oggi ma non riesco a capire nemmeno metà di quello che dici; sembri parlare un’altra lingua. Almeno passerò la giornata con te…

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Capitolo 8
*** Day 8 ***


08 – Shopping
 
“No, no, nooo…” passi in rassegna tutti quanti gli abiti sulla rella con lo sguardo terrorizzato “Saremmo dovuti venire prima lo sapevo!”
Effettivamente venire a comprare un vestito da cocktail la sera prima del matrimonio di un qualche tuo strano collega universitario non è una grande idea. Già l’idea di accompagnarti ad un matrimonio non mi entusiasma se poi mi fai passare la sera prima in un centro commerciale alla disperata ricerca di un vestito che sono sicuro non troverai, stai certa che non mi vedrai sorridere nemmeno una volta… e non assicuro di non correggere il vino, far scomparire abiti, rompere sedie, trasformare cibo e tutte le altre cose che mi hai scongiurato di non fare.
“Jane, se tu mi dessi retta due minuti…”
“Non ho tempo ora! Prendi questo.” Mi lanci l’ennesimo vestito addosso e ti getti di nuovo alla ricerca.
“Se ne provassi almeno uno potresti capire cosa ti sta bene. Non ti pare?”
Corri a chiuderti in un camerino senza una parola con una piccola pila di abiti. Ne hai scelti così tanti che me ne restano in braccio ancora parecchi.
Ti ho detto più di una volta che potrei tranquillamente far comparire il più bel vestito mai visto a midgar, ti basterebbe desiderarlo, ma sei cocciuta come un asino su queste cose. Non sopporti che usi la magia per cose che ‘sono facilmente reperibili e il cui acquisto può aiutare l’economia mondiale’, citandoti letteralmente. Così ora sono bloccato fuori da un camerino con così tanti abiti addosso che è un miracolo se respiro.
“Allora?” ti chiamo dopo alcuni minuti.
“Non lo so, mi sembrano tutti belli ma non abbastanza belli! Capisci?”
“Se esci posso darti un parere non trovi?”
Ti provi cosi tanti abiti che temo ad un certo punto di vederci doppio. Abito corto, vita alta, rosso carminio. Abito lungo, azzurro cielo, ricami dorati, copri spalle. Completo con pantalone e camicia verde menta.
“Ok basta!” mi alzo in piedi ribaltando di lato tutti i vestiti che ho ancora addosso. “Mi pare abbastanza chiaro che non hai idea di cosa provare. Entra in quel camerino e non uscirne fino a quando non te lo dico io.”
Ti spingo nel camerino e ti chiudo la porta alle spalle. Questa ricerca mi sta davvero stancando.
Inizio a guardarmi intorno ma non riesco a trovare un solo abito che mi soddisfi. È veramente un pessimo negozio, non hanno nulla d’interessante. Gli occhi mi cadono su un banalissimo tubino blu reale.
Forse non vuoi un vestito completamente creato con la magia ma non penso ci sia qualcosa di male se ne modifico uno. Passo le dita sul tessuto e lo modello secondo la forma che più mi piace. Ne cambio il colore, il materiale e il taglio fino a quando non sono contento del risultato.
“Prova questo.” Ti passo l’abito da sopra la porta e ti sento squittire di gioia.
“Dove lo hai trovato?!” me lo strappi praticamente dalle mani e ti sento fare un gran baccano mentre lo indossi il più velocemente possibile.
“Oh sai…” faccio un gesto vago con la mano “Nascosto in un angolo.”
Quando riapri la porta del camerino il cuore mi manca un colpo. Ho modellato il vestito pensando a cosa piace a me ma non pensavo di sarebbe stato così bene.
“Sei…” sbatto parecchie volte gli occhie e scuoto la testa “Mozzafiato.”
Il mono-spalla ti lascia scoperta una buona porzione di pelle liscia e la gonna corta ti evidenzia le gambe snelle. Il lungo strascico, almeno credo si chiami così, che ti parte dalla spalla ha lo stesso colore di un onda cristallina: scura sulla spalla e via via più chiara, fino a diventare bianco brillante, nella parte più bassa che quasi tocca terra.
“Loki…” Ti avvicini e mi lasci un veloce bacio sulle labbra “Non mi piace quando modifichi i vestiti così ma, solo per questa volta… grazie è bellissimo.”
Rimettiamo tutti i vestiti che hai selezionato al loro posto. Hai il sorriso che ti va da un orecchio all’altro. Ora l’unico problema è spiegare al commesso come mai vogliamo comprare un abito che non è presente nel loro catalogo.

 
 
 

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Capitolo 9
*** Day 9 ***


09 - Hanging out with friends
 
Non posso di certo dire di essere il tipo di persona che ama uscire la sera a fare baldoria ma le relazioni interpersonali sono alla base della struttura sociale dell’essere umano per ciò, di quando in quando, mi fa piacere uscire con gli amici per bere qualcosa. Quando ho accettato l’invito per uscire questa sera ho pensato che anche tu saresti stato felice di uscire un po’ di casa; con tutte le feste e i banchetti che si tengono ad Asgard pensavo ti facesse piacere avere in torno gente nuova.
Forse la prossima volta dovrei chiederti se ti va di uscire con i miei amici prima di entrare nel locale.
Da quando siamo arrivati non hai fatto altro che fissare imbronciato il tuo bicchiere e mangiucchiare qualche patatina, sbuffano quando qualcuno prova a rivolgerti la parola.
“Potresti almeno far finta di fare un mezzo sorriso…” ti dico dandoti un calcio sotto il tavolo.
“Perché non sto sorridendo?” mi rispondi sarcastico sorseggiando la tua birra.
“Se quello è un sorriso io sono un coniglio.”
“Perdonami ma al momento non riesco a trovare alcun motivo lecito per sprecare uno dei miei sorrisi.”
“Loki sono i miei amici, sii un po’ cortese.” Ti tolgo il bicchiere di mano per avere tutta la tua attenzione.
“Jane sono degli imbecilli, sii più realista.”
“Non mi fare il verso.”  Scocciata incrocio le braccia sul petto. Una volta tanto potresti anche provare a farti degli amici. Ovviamente però tu sei superiore a tutti, tu sei meglio, tu sei blablabla…
“Basta non ci voglio più nemmeno pensare.” Alzo le mani dal tavolo e scuoto la testa “Se vuoi passare la serata da solo fallo. Io vado a ballare.”
 
Che colpa ho mai io se tutti i tuoi amici sono degli imbecilli. So che desideri vedermi fare degli amici ma temo tu mi stia introducendo di proposito a tutti gli imbecilli di Midgar con solo presupposto di darmi fastidio.
Questo nuovo gruppo di persone poi è peggio del solito; non hanno senso dell’umorismo, non riescono a dire nulla di interessante e uno di loro continua a fissarti in maniera insistente. Ammetto che già vederti parlare con altri e ignorare me da fastidio ma il modo in cui quello ti guarda mi fa andare in bestia. Vorrei strappargli gli occhi. Nessuno guarda in quel modo la mia donna.
Ti guardo ballare insieme ad altre ragazze: non sei certo una grande ballerina, ti limiti a saltellare su e giù ridendo come una pazza. Sembri una piccola bambolina e sei la cosa più tenera che io abbia mai visto.
Lo stesso ragazzo che ha passato tutta la serata a guardarti ti si avvicina, ti prende per un polso e ti invita a ballare con te.
Rimango a bocca aperta: come può essere così sconsiderato? Non si rende conto di quello che ha appena fatto? Sta flirtando con la mia donna!
Prendo un profondo respiro e stringo con forza il mio bicchiere di birra in mano “Va bene… va  tutto bene. Sono solo amici, non devo intervenire. Non devo…”
Quando la musica rallenta ti si fa più vicino e ti abbraccia. “D’accordo.”
Sbatto con forza il pungo sul tavolo mandando in frantumi il bicchiere “Questa è una provocazione che va ben oltre la stupidità.”
Mi alzo in piedi con la rabbia e la gelosia che mi ribollono in petto e ti raggiungo sulla pista da ballo.
 
Sto tranquillamente ballando con un amico quando, facendo un passo indietro, mi scontro contro il petto di qualcuno. Mi volto per scusarmi ma rimango pietrificata quando vedo l’ombra nera che ti annebbia lo sguardo.
“Loki…” senza dire una parola togli a forza del mani del mio amico dalle mie spalle. “Che hai?”
“Niente.” Con fare possessivo mi affondi le dita nelle braccia “Tu toccala di nuovo e te ne pentirai, inutile e lurido pezzo di carne.”
“Come prego?”
Riesco perfettamente ad immaginare come si risolverà la situazione: diventi particolarmente irascibile quando ti fai prendere dalla gelosia. Geloso di cosa tra l’altro? Stavo solo ballando con un amico. Quanto sei capriccioso.
“Non mi hai compreso, cane?” con passo ti infili di fronte a me, più per nascondermi che per farmi da scudo. “Toccala di nuovo con le tue luride e immonde mani e io te la farò pagare.”
“Come ti permetti di insultarmi? Vattene via sbruffone o sarai tu a pagarne le conseguenze.”
Socchiudo gli occhi, pronta al pandemonio che scatenerai. Perché non ho preso un cane anziché decidere di vivere con te?
“Quali conseguenze inutile mortale? Ti andrai a nascondere dietro alle gonne di tua madre?”
Se almeno tu fossi più pacifico o almeno in grado di controllarti sarebbe tutto più facile. Vedo i muscoli della tua schiena tendersi e le mani serrarsi con forza a pugno.
“Brutto pezzo di…” vedo il pungo, enorme dal mio punto di vista, volare dritto verso il tuo naso. Per fortuna ai buoni riflessi e riesci ad intercettarlo prima che ti colpisca. Spero con tutto il mio cuore che la tua reazione si limiterà ad una battuta e a una risata… ma ovviamente non posso avere ragione. Il tuo pugno si abbatte con così tanta forza sul volto del mio amico che, se non fosse per il fatto che lo stai ancora trattenendo per una mano, sarebbe volato dall'altra parte della pista da ballo.
 
“Sai, dovresti fare qualcosa per questa questione della gelosia.”
“Perché ti infastidisce?”
“No ma sai…” lancio un occhiataccia ad una coppia che ci vede passare ed inizia a sparlare “Un po’ mi fa piacere ma quando finisci per esplodere in quel modo iniziano ad esserci dei problemi.”
“Non avrebbe dovuto toccarti.”
“Non avresti dovuto rompergli il naso! Dovresti essere superiore! Non sei un bambino!”
Ti tengo sulla mia spalla come se fossi uno zainetto. Ho dovuto allontanarti a forza dal locale perché altrimenti avresti passato le prossime ore a tamponare il sangue di quel povero inetto.
Sei così tanto leggera che non faccio nemmeno fatica a camminare e mi rimane un braccio libero per chiamare un taxi.
“Tecnicamente, e tu dovresti saperlo…” una vettura accosta poco più avanti a dove ci troviamo “Facendo una proporzione tra la durata media della vita di un midgardiano e quella di un asgardiano, io sarei ancora poco più che un diciottenne dal vostro punto di vista.”
Quando ti rimetto a terra ti sistemi la maglietta e sbuffi “Quella è solo una cosa tecnica perché in pratica hai 1400 anni e qualcosa. Dovresti essere più responsabile. Promettimi che sarà l’ultima volta.”
“Non so se posso…”
“Prometti!”
Mi chino su di te e ti bacio con dolcezza “Ci proverò…”

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Capitolo 10
*** Day 10 ***


10 - With animal ears
 
“Sei sicura che queste siano della misura giusta?” mi rigiro in mano il piccolo cerchietto con le orecchie da coniglietto “A me pare piccolo.”
“Ha sei mesi, non ha la testa di un elefante.” Ti stai affaccendando intorno alla macchina fotografica tentando di farla stare stabilmente in piedi sul cavalletto improvvisato fatto di libri.
“Quando ero piccolo io avevo una bella testa.”
“Ho impiegato un giorno per fare quelle orecchie sono sicura che siano della misura giusta.”
Mi volto verso il divano dove, intento a masticare la copertina, il nostro piccolo batuffolo di capelli neri mi fissa interessato.
“Tu che dici ragazzo? È troppo piccolo?” In risposta ricevo un  sorriso smagliante e un paio di calci al bordo del seggiolino. “Come dici tu.”
“Ok,ok ci sono!” ti allontani di qualche passo dalla fotocamera senza osare voltarle le spalle, pronta a riafferrarla nel caso decidesse di cadere. “Secondo te è stabile?”
“Assolutamente sì, non ti preoccupare.”
“Bene!” ti volti verso di me e mi sorridi. Hai i capelli sciolti e scompigliati con un paio di orecchie finte da cane che ti ondeggiando ai lati della testa.“Dove sono le tue orecchie?”
“Non penserai davvero che le indosserò!” lanciò un’occhiataccia al paio di orecchie da gatto che hai preparato per me, semi nascoste sotto il tappeto. Se tutto va bene non le noterai. “Ho un onore da mantenere!”
“è solo una cartolina d’auguri per la famiglia non una compagnia presidenziale.”
Ti vedo individuare il rigonfiamento del tappeto. Scatti a gattoni per riafferrarle. Tento di fermarti con un piede ma ho troppa paura di pestarti le mani così mi tiro indietro. Quando ti rialzi in piedi trionfante mi infili quasi con rabbia il cerchietto e mi sistemi i capelli in modo che lo nascondano.
“Sei adorabile!”
“Non è quello a cui miravo.”
“Era quello a cui miravo io. Prendilo in braccio e sistemati li.”
“Sentito la mamma.Vieni qui ragazzo!” Allungo le braccia e lo sollevo dal seggiolino con tutta la coperta. Gli strofino il naso su una guancia e lui esplode a ridere. Non c’è nulla che mi renda felice come sentirlo ridere: ha la stessa risata di Jane, cristallina e pura. “Dovremmo dirle però che noi uomini non indossiamo orecchie di peluche.”
“Taci un po’, i miei uomini lo fanno. Ora in posa.” Avvii il conto alla rovesci dell’autoscatto e incespichi per sistemarti alla mia destra. “Andiamo Loki di qualcosa di bello e sorridi!”
“Non è difficile.” Mi sposto la nostra piccola pallina di gioia, come lo chiami tu, da un braccio all'altro e ti cingo la vita con quello libero. “Lo zio Thor fa schifo!”
Quando la macchina fotografica scatta ti volti verso di me e mi pizzichi un braccio “Ti ho detto qualcosa di carino.”
“Lo era.”
“Non voglio che impari questo tipo di vocaboli!”
“La mamma non capisce noi veri uomini, vero ragazzo?” lui ride divertito e mi tira i capelli come sempre. “Visto, mi ha dato ragione.”
“Io non credo proprio.”
“Fidati, sono suo papà e capisco quando vuole dire queste cose.” 

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Capitolo 11
*** Day 11 - Special ***


11- Speciale, scritta per l'adorabile Selene

Dimmi cosa stai vedendo adesso. Stai fluttuando in cielo, danzando con la luce del sole o cantando con una stella cadente? No molto probabilmente stai facendo sogni ben più strani. Non so se sono gli ormoni della gravidanza o gli strani libri che leggi di recente ma i tuoi sogni sono sempre parecchio strani. Come quella volta che hai sognato di essere inseguita da alcune lontre mannare a bordo di monopattini. Quando è capitato a me di aspettare un bambino non mi sembra di aver mai fatto sogni del genere. No,no,no. Abortire, non voglio pensare a cose del genere adesso. Comunque i tuoi sogni sono strani…
Tento di sistemarmi in una posizione più comoda spostando i cuscini del divano ma è difficile muoversi con te sdraiata addosso. Con tutte le posizioni che potevi trovare per addormentarti.
Faccio peso su un braccio e scivolo lentamente verso destra sperando di non disturbati. Ovviamente però tu ti accorgi che mi sto muovendo. Piagnucoli un po’, ti rigiri su un lato affossando il tuo volto nel mio stomaco e torni beatamente a dormire.
Oramai è così tanto tempo che sono in questa posizione che non sento più le gambe. “Jane… tesoro potresti…” So che non dovrei svegliarti ma hai dormito abbastanza. Se passi ancora mezz’ora a dormire finirà che ti trasformerai in un ghiro e che dovremo tirare su nostro figlio in un tronco d’albero.
“Jane.” Ti tocco una spalla per svegliarti il più delicatamente possibile “Jane, mi servono le gambe…”
“CHI è?” salti su così di soprassalto che perdi l’equilibrio e ruzzoli giù dal divano.
Mi chino in avanti per controllare se tutto va bene. Te ne stai sdraiata sul pavimento con lo sguardo torvo e le mani incrociate sul pancione.
“Dovevi per forza svegliarmi, vero?”
“Solo se volevo poter camminare ancora.”
“Rompi scatole.” Con uno sbuffo di fatica provi a metterti seduta ma dopo un paio di tentativi crolli di nuovo a terra con il fiatone. Oramai il pancione è così grande che ti impedisce anche i movimenti più semplici; forse quando tutti gli ormoni saranno scomparsi ti racconterò di quanto sia esilarante guardarti mentre prendi le misure per lasciarti cadere sulle sedie. Per ora però meglio evitare.
“Vuoi una mano?”
“No!” esclami caparpia prima di riprovare un’ultima volta a tirarti su con le tue sole forze “Ok, forse una mano non guasterebbe.”
Mi alzò in piedi e mi chino per prenderti in braccio e aiutarti a rimetterti in piedi “Guarda che se vuoi stare sdraiata sul pavimento per me va bene. Mi procuro un vassoio e ti servo li la cena.”
“Cena, tra quanto?”
“Sono le tre di pomeriggio.”
“Ho fame. Abbiao delle fragole?”
“è il 15 di dicembre!”
“Ho voglia di fragole.” Mi guardi con gli occhioni limpidi e imbronci un po’ le labbra per farmi tenerezza “Non è che andresti a cercarmene un po’?”
“Come puoi pretendere che il 15 di dicembre io riesca a…”
“Vuoi che tuo figlio nasca con una voglia di fragola sul naso?”
“Vado a cercarti le fragole.” Senza pensarci due volte mi infilo le scarpe e afferro il mio cappotto. “Non cadere di nuovo a terra mentre non ci sono.”
“Cerca anche della panna! E dei kiwi!” mi chiudo la porta alle spalle e sollevo gli occhi al cielo.
Potrò anche amarti e amare nostro figlio ma giuro che certe volte mi chiedo come ci sono finito qui. Solo a volte però perché poi mi basta guardarti sorridere e accarezzarti il pancione per farmi dimenticare tutti i momenti di follia.

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Capitolo 12
*** Day 12 ***


12 – Making out
 
Soffio sull’ultimo fiammifero e lo getto insieme agli altri dentro un posacenere. Tento di scacciare con una mano il sottile rivolo di fumo che sale dagli zolfanelli mezzi bruciati e accidentalmente urto una candela con un braccio. La cera rosa si sparge sul pavimento solidificandosi quasi immediatamente a contatto con il marmo gelido.
Ho sparso così tante candele per tutta la casa che ora ogni angolo risplende di luce calda e accogliente. La stanza dove dormivamo insieme ad Asgard, quando volevamo restare soli ed chiudere fuori tutto il mondo, risplendeva nello stesso modo arancione, dorata e gialla.
Sento le tue chiavi oltre la porta così scatto velocemente in camere da letto. Mi guardo intorno freneticamente per controllare che tutto sia sistemato: tutte le candele sono al loro posto e niente ha preso fuoco, ho messo i biglietti per guidarti fino in camera da letto. Manca solo il regalo.
Sono indecisa se togliermi la vestaglia o semplicemente slegarla; questa è la cosa più imbarazzante che io abbia mai fatto.
Sentendo la porta aprirsi con uno scricchiolio mi butto sul letto e cerco di trovare una posizione abbastanza sexy; se riuscissi a non assomigliare ad una foca sarebbe già un buon risultato.
“Jane?” ti sento grugnire quando inciampi in una candela; forse ne ho messe un po’ troppe.
“Mortale dove sei?” i tuoi passi risuonano per tutta la sala prima di allontanarsi verso la cucina. Come mai non segui i biglietti che ti ho lasciato? A meno che io non li abbia dimenticati… non sono sicurissima di averli lasciati. O mio dio, non posso di certo andare a controllare ora.
Mi sento così agitata che urlerei volentieri ma mi limito a infilare con forza le unghie nel materasso. Non è una brutta sensazione, è un misto tra aspettativa, speranza e paura.
I tuoi passi iniziano a risalire il corridoio. Ogni tuoi passo fa aumentare il battito del mio cuore e quando, finalmente, fai scivolare la porta della camera da letto lo sento battere così forte da far male.
Ti fermi bruscamente sulla soglia come se qualcuno avesse dato uno strappo ad un collare immaginario. Mi guardi sconvolto. Hai una birra in mano e la camicia sbottonata fino alle clavicole.
“Buon compleanno” cantilenò sciogliendo la cintura della vestaglia e lasciandola scivolare di lato scoprendo il completo che ho comprato pomeriggio apposta per quest’occasione.
La sorprese iniziale lascia il posto ad uno dei tuoi classici sorrisi “Oh sicuro lo è…”
Prendi un ultimo sorso dalla bottiglia, la poggi in terra e senza dire altro salti sul letto.
“Non ti chiederò come hai fatto a sapere del mio compleanno.” Mi prendi tra le braccia e accarezzi con i polpastrelli la seta lucida della vestaglia.
“Ho le mie fonti. Ho fatto ricerche, corrotto qualche ufficiale di polizia…”Ti passo le braccia intorno al collo e mi sollevo per poggiare le mie labbra sulle tue “Questo ed altro per farti una sorpresa.”
“Apprezzo lo sforzo.”
“Che vuol dire lo sforzo?”  mi tiro indietro ed incrocio il tuo sguardo divertito “Non apprezzi il resto?”
“è passabile.”
“Via.” Ti tiro un calcio nello stomaco per cacciarti via “Via da questo letto. Tutti i soldi che ho speso e ottengo solo un misero passabile.”
“Andiamo…” mi stringi con così tanta forza le braccia da quasi farmi male ma ti conosco non lo fai apposta. Hai uno strano vizio di afferrare con forza le cose e le persone che ami come per evitare che qualcuno te li porti via. “Stavo scherzando, non vorrai scappare via proprio ora vero?”
Prima che io possa elaborare una risposta soddisfacente ti avventi sulle mie labbra con così tanta foga e mi strappi un singulto di sorpresa.
“Loki…” tra un bacio e l’altro riesco a liberarmi della vestaglia e a gettarla oltre la sponda del letto.
“Dimmi.” Mi guardi con gli occhi così accesi di passione da sembrare due tizzoni ardenti.
“Spegni le candele.”
“E se io volessi vederti?”
“E se io non volessi vedere te?”
“Hai vinto…” un leggero refolo di vento si alza nella stanza e una dopo l’altra le candele iniziano a spegnersi. A ogni candela spenta sento le tue labbra scivolare un po’ più in giù lungo al mio collo.
Quando tutte le candele sono spente e la stanza è completamente buia ti sento iniziare a ridere “Ora veniamo a noi due…”

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Capitolo 13
*** Day 13 ***


13- Eating ice cream.
 
Le foglie stormiscono pigramente sui rami degli alberi lascio passare solo alcuni raggi. Le ombre sul terreno si agitano come le increspature scintillanti di uno stagno d’acqua limpida.  L’aria profuma di frutta e di vento. Potrebbe essere la giornata perfetta. Se solo non facesse così tanta caldo. Su Asgard le giornate non sono mai così calde. Le estati sono sempre tiepide e piacevoli anche per me lì.
Non ho mai passato un’estate a Midgar ma non mi aspettavo di certo questo caldo afoso. Non posso stare al sole che per pochi minuti prima iniziare a sentirmi male. Devo continuamente correre a rintanarmi sotto l’ombra di qualche albero interrompendo continuamente le nostre passeggiate per raffreddarmi. Mi dispiace così tanto farlo. Tu sembri sempre così tranquilla e a tuo agio quando usciamo per camminare insieme che mi si spezza il cuore quando devo turbare la tua quiete per appoggiarmi a un palo per non crollare a terra.
Mi verso in bocca le ultime gocce  rimaste nella bottiglietta d’acqua che ho appena comprato e mi lascio cadere seduto su una panchina in pietra. Stendo le gambe, chiudo gli occhi e tento di concentrarmi su altro che sul caldo. Compito non per niente facile. Devo pensare ad altro; al vento, alla neve, ad un frigorifero… qualsiasi cosa andrebbe benissimo
“Fai spazio.” Ti siedi accanto a me e sento la tua gamba nuda, stranamente fresca strusciarsi contro la mia. “Tieni.”
Riapro lentamente gli occhi per trovarti che mi porgi un enorme ammasso di crema fredda in una cialda dorata “Cos'è?”
“Un cono gelato. Ti aiuterà, fidati della tua Jane.” Afferro il cono dalla tua mano e storco il naso. Non comprendo come della crema fredda e gocciolante possa aiutarmi. “Ti conviene mangiarlo prima che si sciolga del tutto.”
Incominci a leccare il tuo cono cercando di fermare il suo lento scioglimento. Scuoto la testa e prendo un primo morso. La sensazione di freddo mi da subito un po’ di sollievo.
“Dovresti leccarlo, non morderlo.”
“Non dirmi cosa fare.” In un paio di morsi finisco tutto quanto il gelato. Se togliamo un’improvviso mal di testa, mi sento decisamente meglio. Funziona sicuramente meglio dell’acqua ed ha sicuramente un gusto migliore.
“Non è male.” Frantumo tra le dita la cialda e la lancio lontano. Subito un paio di uccellini calano da un ramo ed iniziano a becchettarla.
“Speravo ti aiutasse a stare un po’ meglio.”
“Sì mi ha aiutato.” Incrocio le mie dita tra le tue e chiudo nuovamente gli occhi.
Aspetto pazientemente che anche tu finisca il tuo gelato prima di riaprirli e alzarmi finalmente in piedi.
“Allora…” dici saltando in piedi e scrollandoti di dosso alcune briciole di cialda. “Andiamo avanti o vuoi tornare a casa?”
Mi volto a guardarti e riesco a trattenere a stento una risata. Mi chino verso di te e ti lecco scherzosamente la punta del naso sporca di gelato “Andiamo pure avanti.”
Le guance ti si sono colorate di rosso e ti sento balbettare alcune volte prima di riuscire a parlare di nuovo “Magari possiamo portare un po’ di gelato a casa, per stasera, dopo cena.”
“Mi pare un’ottima idea.” Ti passo un braccio intorno alle spalle e riprendiamo a camminare insieme tra le ombre degli alberi.

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Capitolo 14
*** Day 14 ***


14- Genderswapped
 
“Ooh strano…”
“Non startene li impalato fai qualcosa!”
“Ti ho detto che non è colpa mia. Non riesco a cambiare forma nemmeno se mi ci impegno.”
“Non penso proprio tu ti stia impegnando!”
“Fidati… fidati lo sto facendo.”
“Ma se sono ore che non fai che rimirarti nello specchio soddisfatto di quello che vedi.”
“Per forza…” ti aggiusti un’ultima volta il reggiseno e sorridi sornione “Sono una gran bella donna.”
“Smettila di sistemarti e aiutami.”
Con uno sbuffo ti allontani dallo specchio e ti avvicini a me ancheggiando. “Come posso aiutarti?”
“Aiutami ad abbattere la porta, forse se usciamo di qui tutto tornerà normale.”
“Come puoi chiedermi di aiutarti, sei tu l’uomo ora Jane.”
 
Per farvi capire cosa sta succedendo dovrei raccontarvi di ieri sera e dell’assurda festa alla quale abbiamo partecipato ma non sono dell’umore. Sappiate solo che quando questa mattina io e Loki ci siamo svegliati non eravamo nella nostra stanza e non eravamo nemmeno più noi stessi. Sono sicura che ci sia lo zampino di qualche strano amico di Thor, non può che essere altrimenti.
Certo che se volevano fare uno scherzo a Loki potevano anche evitare di coinvolgermi: quando mi sono svegliata e mi sono trovata trasformata in un uomo ho perso la testa. Stessa cosa non si può dire di Loki; non ha fatto altro che fare spallucce e girarsi dall'altra parte per continuare a dormire. Per quanto sappia che per lui è normale cambiare aspetto continuo a pensare che ci sia qualcosa di sbagliato nella sua reazione.
Sbagliato, terribilmente sbagliato, è anche il fatto che io sia l’uomo ora e nonostante tutto sono ancora la più gracile e bassa dei due. Deve essere per forza uno scherzo.
 
“Sei alto e grosso come un orso anche se sei una donna per ciò aiutami.”
“Sì mio piccolo e gracile principe.” Afferri la maniglia della porta e tenti di girarla senza troppa convinzione “Visto niente, siamo bloccati qui dentro. Rassegnamoci ci verranno a tirare fuori prima o poi.”
“Non hai nemmeno provato! AH! Fai spazio.” Ti do un colpo con un fianco e ti caccio via. Se non vuoi aiutarmi tirerò giù questa porta da solo…sola. Quando tiro la prima spallata alla porta questa non accenna nemmeno a muoversi mentre io devo fare un passo in dietro dolorante. Non desisterò per così poco. Provo una seconda e una terza volta senza alcun risultato.
“Andiamo Jane, calmati e vieni a sederti qui. Ci tireranno fuori quando non sarà più divertente.”
“Non ho intenzione di venirmi a sedere!”
“Davvero perché io ho trovato un mazzo di carte e dei cioccolatini.”
“Non mi interessa dei cioccolatini ora Loki, voglio solo uscire di qui.”
“Ok.” Scarti un primo cioccolatino e te lo butti in bocca “Comunque per me è inutile scaldarsi tanto.”
Provo così tante volte ad aprire la porta a spallate che alla fine non riesco quasi più a muovere le braccia da quanto mi fanno male. Sicuramente mi verranno dei bei lividi domani. Arrabbiata e stanca afferro una sedia e la getto con tutta la forza che ho contro la porta.
“Incredibile…” scherza Loki guardando la sedia cadere di lato senza fare alcun danno “Sai dovresti iniziare ad andare in palestra.”
Mi volto a guardarti con astio ma tu sorridi e mi porgi una scatola “Cioccolatino?”
Il mio primo istinto è quello di venire sul letto e soffocarti con uno dei cuscini ma lo lascio sbollire. Se ti uccido poi non ho un posto dove nascondere il corpo. Troppo rischioso.
Mi siedo sul bordo del letto con le gambe incrociate. “Sicuro che ci apriranno?”
Mi porgi di nuovo la scatola e io ne prelevo un piccolo cioccolatino rotondo “Tranquillo, quando vedranno che non c’è nulla di divertente ci tireranno fuori e forse ci faranno tornare come prima. Non che a me dispiaccia sia chiaro…”
“Lo sapevo che a te non dispiaceva.” Mi butto in bocca il cioccolatino e lo mastico svogliatamente “Usa il femminile, non sono un uomo.”
“Oh, i miei occhi vedono un affascinante giovane cavaliere qui non una donna.”
Mi volto a guardarti e scuoto il capo “Continuo a pensare che questa cosa sia malata.”
“Ti farò cambiare idea.” Ti sento ridacchiare prima di venir schiacciata dal peso del tuo corpo quando mi abbracci. “Mio bel cavaliere…”

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Capitolo 15
*** Day 15 ***


15- Watching eachoter
 
“Ehy Jane, hai un piccolo ammiratore!”
Mi giro a guardare il ramo che mi indica Darcy. Tra le foglie, in uno degli angoli più bui si vedono appena luccicare due occhietti neri.
“è da quando siamo partiti che segue la nostra macchina.”
“Ma cos’è?”
Mi avvicino un all’albero e poggio una mano sul tronco ruvido. Riesco a mala pena a vedere una lunga coda nera e qualche penna bianca tra una foglia e l’altra.
“Una gazza credo.”
“Sei sicura che ci abbia seguito?”
“Fidati ho provato a darle da mangiare e mi ha becato su un dito. Riconoscerei tra mille gli occhi di quella stronzetta.”
“è strano non trovi.”
“Sì… è molto strano.” Darcy mi si avvicina con un pezzo di pane “Prova a dargli da mangiare tu. Magari si avvicina.”
Con titubanza strappo un paio di bocconi di pane e li lancio a terra. I secondi passano lenti prima che la gazza si decida a scendere a terra e a becchettare alcune briciole. È un animale incantevole. Dall’ombra sembrava unicamente bianco e nero invece le sue penne risplendono di blu e verde, scuri, intensi e brillanti. Perfino gli occhi in apparenza neri risplendono con bagliori rossi come se fossero due granati. Ad ogni saltello alza e abbassa la coda ritmicamente come se stesse danzando.
“Non trovi che sia bellissimo.”
“Già, peccato che portino sfortuna.” Tiro uno schiaffo su una gamba di Darcy. “Che vuoi! Tanto non si offende. È solo un’uccello.”
“Non importa.” Strappo un altro pezzo di pane e lo getto alla gazza “Tranquillo, io non penso che tu porti sfortuna.”
“Comunque…” Darcy mi toglie un pezzo di pane di mano e si mette a masticarlo “è strano che sia da solo.”
“Come mai?”
“Solitamente le gazze viaggiano in coppia, almeno Ian mi ha detto così.”
“Forse è successo qualcosa alla sua compagna.” Seguendo la scia di briciole che ho lanciato per terra la gazza si avvicina ogni volta di un passo in più. Oramai è così vicina che se allungo una mano potrei toccarla.
“O forse gli piaci tu…”
Butto a terra gli ultimi pezzi di pane e attendo che l’animale sia distratto dal cibo prima di allungare un dito e sfiorargli le piume del capo. Non pensavo fossero così morbide.
“Non ti preoccupare. Sono sicura che presto troverai la tua compagna.” Con uno scatto improvviso la gazza rialza la testa e apre le ali. Intimorita ritraggo la mano e rimango a guardarla mentre prende il volo e scappa lontano.
“Non avresti dovuto toccarla. Avrebbe potuto beccarti.”
“Ne è valsa la pena. Andiamo ora.”
 
 
Con uno sfarfallio d’ali e un vorticare di piume rimetto finalmente i piedi a terra. La forma di gazza è utile quando si vuole studiare qualcuno; di certo però non è comoda. Mi sistemo con una mano gli abiti spiegazzati.
“Jane, eh?” mi passo una mano nei capelli dove poco fa lei mi ha accarezzato e rivivo per un momento quel brivido di gioia e piacere. Usando le dita come un pettine li risistemo al loro posto. “Creatura interessante.”

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Capitolo 16
*** Day 16 ***


16 - During their morning rituals

 

La superficie dello specchio si lamenta come un gatto quando ci passo sopra la mano producendo un cigolio fastidioso. Il vapore prodotto dall’acqua che si sta accumulando nel lavandino ha appannato tutti i vetri del bagno.Mi specchio scocciato, avrei volentieri passato ancora un po’ di tempo a letto. Ho gli occhi cerchiati di scuro e i capelli arruffati e annodati. Ci vorranno ore per sistemarli.Sbadiglio rumorosamente poggiandomi al lavandino con entrambe le mani. Non sono pronto ad affrontare un’altra giornata.Dalla camera da letto sento la sveglia di Jane squillare più e più volte senza alcuna risposta. Ci vogliono parecchi minuti prima che si decida a spegnerla prima di rigirarsi dall’altra parte e riprendere a dormire.
“Jane!” la chiamo urlando il più forte possibile “Sveglia!”
“Ancora cinque minuti.”
“Sono le sei e mezza, non hai altri cinque minuti.”
Prendo un profondo respiro e tuffo tutta il volto nel lavandino pieno d’acqua. Lascio che l’acqua calda mi inzuppi i capelli e me li sparpagli tutt’intorno al volto.Quando sento la mano di Jane che mi accarezza la schiena nuda riemergo dall’acqua. Scrollo con vigore la testa mandando goccie d’acqua ovunque.Il riflesso di Jane nello specchio è leggermente sfuocato a causa del vapore. Posso però ben vedere l’enorme groviglio che sono diventati i suoi capelli, gli occhi ancora socchiusi e l’adorabile modo in cui la mia maglia le ricade addosso.
“’Giorno.”
“Buongiorno a te.” Afferrò un pettine ed inizio a sistemarmi i capelli.
Jane allunga una mano e afferra lo spazzolino e il dentrificio nello stesso momento stringendoli così forte che temo che il tubetto esploda. Non è mai di buon umore la mattina.
“Com’è andata la notte? Dormito bene?”
“A meno che tu non voglia dirmi di tornare a letto non mi parlare per i prossimi venti minuti.”
“Come desideri.” Continuo a sistemarmi i capelli in silenzio lanciandoti di quando in quando occhiate maliziose. Chissà se hai qualcosa sotto la mia maglia. Ne dubito visto la nottata che abbiamo passato ma mi piacerebbe comunque controllare.
“Guarda da un’altra parte.” Jane si asciuga il volto in una sarvietta ed inizia ad applicarsi uno strato di crema sulle guance. Intrattabile come sempre, non sto facendo nulla di male.
“Vado a preparare la colazione.” Mi pettino all’indietro tutti i capelli e getto il pettine nel mio armadietto, dalla parte destra dello specchio.Mi rispondi con un mugugnio scocciato e continui a sistemarti senza degnarmi di un’occhiata.
Per fortuna sono abituato al tuo malumore mattutino: se non ti conoscessi bene rimarrei impressionato dal tuo caratteraccio.
Sistemo la tavola con la tovaglia e un paio di piatti, preparo il caffè e scelgo un paio di mele dalla cesta della frutta. Tolgo il latte dal frigor e lo metto a scaldare in un pentolino, sistemo i tuoi cereali già nella tua tazza preferita e la metto in tavola al tuo solito posto. Se non ci fossi io faremmo colazione unicamente con latte freddo e cereali.
Quando compari dal bagno trascini ancora i piedie nelle pantofole ma almeno mi sorridi. Ti lasci cadere sulla sedia e inizi a strofinarti gli occhi con i polsi. Verso il latte caldo nella tua tazza e il caffè nella mia prima di sedermi accanto a te. Inizio a pelare le mele ancora nel silenzio. La cucina si riempe del suono del tuo cuccihiaio nella tazza e del mio coltello che taglia la frutta.
“Ho dormito bene grazie.” mi risponde Jane dopo aver finito tutta la sua tazza di cereali ed essersi bevuta anche la mia tazza di caffè.
“Bene, ne sono felice.” Da dove sono riesco ad afferrare di nuovo la caffettiera e mi verso una nuova tazza di caffè. “Hai molto da fare oggi?”
“Sì, ho la giornata piena.”
“Anche stasera ?” mentre con una mano sorreggo la tazza allungo l’altra sul tavolo e incrocio le mie dita con quelle di Jane. “Pensavo di portarti fuori a cena. Non puoi rifiutare.”
“Troverò un buco per venire a cena con te non ti preoccupare.” Ti alzi dalla tua sedia, mi lasci un bacio sulle labbra e torni in camera a cambiarti. Io resto seduto al tavolo a mangiare e a bere il caffè, non ho così tanta fretta come te di uscire.
Ricompari dalla camera completamente vestita, ti infili le scarpe sedendoti sul divano e mi lanci un ultimo bacio prima di correre fuori dalla porta. Sei sempre così di corsa la mattina. Prima o poi ti impedirò di andartene lo prometto.

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Nota:
Per via di alcuni problemi al computer non so se nei prossimi giorni riuscirò ad aggiornare. Me ne dispiaccio, spero di non infastidirvi troppo. Se avete la pazienza di aspettare ci sentiremo di nuovo quando i problemi del pc saranno risolit e potrò tornare a pubblicare.
Grazie mille,
Tsu-Chan

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Capitolo 17
*** Day 17 ***


17 – Spooning 

 

“Non sembra voler smettere.” 
“Hai ragione.”  
Non ho mai fatto caso al suono della pioggia, non veramente intendo. È incantevole: lunghi scrosci di sottofondo e piccole, singole, gocce che si infrangono contro il vetro con un ticchettio dolce e rilassante. In lontananza si sentono i primi tuoni ma sono così distanti che il bagliore dei fulmini illumina a mala pena il contorno dell’albero di magnolia fuori dalla veranda. 
“Rovinerà tutti i fiori…” Quando uno dei fulmini risplende più vicino Jane si spinge con forza la sua schiena contro il mio petto e si nasconde sotto il mio braccio come un uccellino spaventato. 
“I fiori ricrescono.” 
“Lo so ma ho lavorato tanto per sistemarli.” Inspiro con forza il profumo della sua pelle. Alcuni lunghi capelli mi solleticano il naso e lotto per trattenere uno starnuto. 
“Ti avevo avvertito che non era un buon periodo per piantare i fiori nuovi. Se tu avessi aspettato fino alla prossima settimana…” 
“Ma la prossima settimana sarà troppo tardi per la fioritura della magnolia.” Con una mano Jane si tira la coperta contro il petto scoprendo così la mia schiena. La lascio fare l’aria fredda che mi accarezza la pelle non mi infastidisce. “Ci tenevo così tanto a mostrare a mia madre il giardino completamente fiorito.” 
“Sarà per l’anno prossimo.” 
“Non è corretto.” 
Annuisco e la stringo più forte contro di me e le accarezzo i capelli. “Domani potremmo andare a comprare piante nuove, se lo desideri.” 
“Verresti davvero con me?” 
“Questo ed altro per renderti felice.” Passo un braccio sotto il cuscino e lo uso per sistemarlo in modo da poter stare più comodo “Se lo desideri ti aiuterò anche a piantarle.” 
“Grazie Loki.” 
“Ora dormi. È tardi.” 
Il silenzio cala nella stanza. La luce dei lampi risplende ogni attimo più intensa e sempre meno tempo passa prima di sentire anche il rombo dei tuoni. Un paio di macchine solitarie sfrecciano sulla strada illuminando con i loro fari gialli la siepe che delimita il nostro giardino. Il dolce acquazzone di poco prima si trasforma in fretta in un temporale violento, inizia a soffiare un forte vento. 
I respiri di Jane si fanno sempre più lenti. Un respiro, un lampo, un respiro, un tuono…  
In breve tempo si addormenta tra le mie braccia e, dopo averle dato un ultimo bacio, mi concedo di addormentarmi a mia volta, cullato dal ticchettio delle gocce d’acqua. 

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Capitolo 18
*** Day 18 ***


18 - Doing something together  

 Mentre Loki tiene fermo per le redini il mio cavallo io tento inutilmente di saltare in sella. Non avrei dovuto accettare di farmi dare lezioni da lui. Lo so come è fatto; mi aiuterà all'inizio poi si scoccerà di fronte alla mia incapacità, si arrabbierà e mi lascerà da sola a vedermela con questo bestione pelose. Andiamo io… io non sono fatta per queste cose. Non sono fatta per avere a che fare con animali di questa taglia. Sono convinta poi che mi voglia ammazzare; posso leggerglielo in quegli occhietti furbi. 
“Datti più spinta, così non andrai da nessuna parte mortale.”  
Ho un piede incastrato in una staffa e continuo a saltellare sul posto per riuscire ad issarmi “Avresti potuto fornirmi una scaletta… o un cavallo più basso.” 
“Dannazione quanto sei incapace.” Afferrandomi con forza una gamba Loki mi spinge verso l’alto praticamente gettandomi di peso in sella. 
“Ok. Ora che sono qui?”  
Da qua sopra riesco a vedere molto più lontano di quando mi aspettassi; non è una brutta sensazione. 
“Adesso prendi le redini e vedi di non cadere a terra.” Afferro con mani tremanti le redini e le tengo tra due dita per niente di sicura di cosa dovrei farci. 
“Sei sicuro che sia una buona idea?” non appena Loki si allontana il mio cavallo inizia a scuotere la testa con vigore. “Non so bene come gestirlo.” 
“Non ti agitare e andrà tutto bene.” Con un solo agile movimento Loki salta in sella al suo castrone grigio “Fidati del tuo cavallo e andrà tutto bene.” 
“Una parola…” il mio cavallo inizia a girare su se stesso e punta dritto verso il bordo del vialetto con il chiaro intento di fermarsi a brucare. Provo ad agitare a caso le redini per tentare di fermalo ma lui sembra completamente indifferente alla mia presenza, neanche fossi una mosca. “Loki!” 
“Calma, respira.” Accostando il suo cavallo al mio si sporge per afferrare le mie redini e rimetterlo in riga. “Prendi le redini e seguimi.” 
“Questo coso mi odia.” Mi afferro con più forza le redini. 
“Jane, non è un ‘Coso’. Trattalo come si deve.” 
Quando finalmente iniziamo a muoverci mi sento così agitata che mi congelo sulla sella. Mi viene difficile perfino muovermi quel tanto che basta per respirare. Per fortuna il mio cavallo segue quello di Loki senza bisogno di alcuna istruzione: almeno non è stupido. 
Inizio appena a rilassarmi quando Loki mi si accosta di nuovo e mi sorride. 
“Bene, ora aumentiamo il passo, che ne dici?” 
Asserisco gravemente già pregustando il sapore della terra. Con mia grande sorpresa invece riesco a rimanere in sella per tutta la durata del tragitto. Credo che anche Loki ne sia sorpreso… 
Arrivati in cima ad una collinetta finalmente arrestiamo i cavalli; vorrei smontare ma poi il solo pensiero di dover rimontare mi uccide per ciò me no ferma al mio posto. Di fronte a noi si stende una lunga distesa di morbide colline verdi, punteggiate qua e là da boschetti di latifoglie con sparuti casolari. 
“Allora, è stato così terribile?” Loki si sporge dal suo cavallo e mi sistema una ciocca di capelli dietro un orecchio. 
“Pensavo peggio. Almeno non sono caduta.” 
“Ammetto che me lo aspettavo pure io.” 
“Bene, possiamo sorvolare sulla mia incapacità prima di arrivare alle battute vero?”  
Con una risata Loki ritira la mano e si sistema meglio sulla sua sella. Entrambi i cavalli hanno abbassato le teste e stano pacificamente brucando l’erba tenera e ancora bagnata di rugiada. 
“Il panorama è incantevole, grazie dell’avermi portato qui.” 
“Di niente.” 
“La prossima volta però veniamo a piedi.” 
“Ahaha, come desidera la mia signora. Andiamo, c’è ancora altro che voglio farti vedere.” 
Questa volta con più decisione, forte del fatto di non essere caduta all'andata, afferro le redini e faccio voltare il mio cavallo. 
Passeggiamo insieme, fianco a fianco a lungo, torniamo indietro solo quando è arrivato il momento di far riposare i cavalli.  
Spero di poter rifarlo prima o poi… 

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Capitolo 19
*** Day 19 ***


19 - In formal wear 

 

La cenere si alza in cielo, l’acqua ne riflette il lento volo. Il lento sciabordare sulle sponde rocciose accompagna le mie ultime lacrime. Una lingua di vento mi solleva la gonna nera dell’abito e mi getta i capelli in faccia. Tutti sono andati via, ci sono solo io. Pigre stelle illuminano lo spiazzo fino a poco fa gremito di gente. Hanno tutti aspettato l’ultima fiamma, l’hanno guardata spegnersi, dissolversi come se non fosse mai esistita e poi, piangendo e pregando, se ne sono andati. Non riesco a fare lo stesso. Rimango ferma al mio posto con l’ombra del fuoco che mi sono costretta a fissare fino quasi ad accecarmi, ancora impressa negli occhi. Se avessi guardato con più forza forse il fuoco non si sarebbe spento, se avessi pregato più forte forse lui non sarebbe andato via. 
Stringo le mani l’una nell'altra e mi mordo le labbra. Se rimango qui forse la nave tornerà indietro da me, lo riporterà da me. 
“Jane.” Una mano guantata mi accarezza una spalla. Non rispondo. “Dobbiamo andare.” 
Scuoto appena il capo facendo tintinnare gli orecchini d’argento. 
“Non puoi rimanere qui.”  
“Posso Loki e lo farò.” Mi accarezza con delicatezza una spalla facendo frusciare sotto le sue dita il tessuto nero del mio abito. Una volta amavo il nero ma da oggi credo che non lo indosserò più; troppo dolore, troppi ricordi, troppi rimpianti. 
“No, non puoi.” Con delicatezza mi fa voltare verso di lui. Il mio corpo segue le sue mani delicate ma i miei occhi rimangono fissi sulla superficie traslucida dell’acqua. Un fiore arancio sta galleggiando poco distante dalla riva cullato dalle onde. Una volta Thor mi ha donato un mazzo di quei fiori. 
“Jane…” dopo essersi tolto un guanto Loki mi accarezza il volto e raccoglie su un suo dito una mia lacrima “Il dolore passerà…” 
Mi volto verso di lui e lascio che il mio sguardo sconsolato e triste si incroci con il suo. Posso vedere il suo dolore riflesso nei suoi occhi. Lo posso sentire nel modo in cui la sua mano trema. Lo posso percepire nella cura che mette nel scegliere le parole da dire. 
Gli abiti neri, l’armatura nera e la lancia nera che porta con se lo fanno sembrare un fantasma. Per un asgardiano il rito funebre è uno dei momenti più importanti dell’esistenza, un momento da affrontare con coraggio, serietà e rispetto, non solo per chi se ne va anche da chi resta.  
“Lo pensi davvero?” mi scrollo di dosso la sua mano e torno a voltare lo sguardo verso l’acqua. “Pensi che questa sensazione straziante, queste ferite che mi lacerano il cuore prima o poi si rimargineranno? Che il dolore passerà, scomparirà nel nulla? Lo credi veramente Loki? Perché io non ci credo. Era troppo presto, non doveva andare via ora. Il dolore non passerà.” 
“Comprendo.” Loki si volta verso l’acqua e si lascia sfuggire un profondo sospiro. “Un giorno tra molti anni, guarderai indietro e ti renderai conto che Thor è morto come è vissuto. A testa alta, fiero di se stesso e fiero della sua vita, combattendo fino all'ultimo attimo. In quel momento, quando lo capirai, ti renderai conto di non provare più dolore. Ripenserai solo ai momenti felici, ci saranno sorrisi e risate. Ricorderai di quando ti faceva ridere e di quando passeggiate insieme. Ti ricorderai della sua energia e sorriderai, dimenticando il dolore.” 
“Non succederà.” 
“Succederà, gli ho promesso di prendermi cura di te e farò in modo che un giorno succederà.” 
Un attimo di silenzio cala tra di noi.  
“Io non voglio fidarmi di te. Thor lo faceva ma io non posso. Sei suo fratello ma non hai nulla di lui.” 
“Io e Thor siamo sempre stati diversi. Lui era l’eroe, con lo scudo e la spada pronto a fronteggiare il mondo io…” 
“Lui… lui era una tempesta. Tu sei diverso: sei calmo come la neve. Affascinante e silenzioso ma non per questo meno pericoloso.” Gli lancio un’occhiata di sottecchi. Scorgo il lucido riverbero delle fiamme in una lacrima. 
“Lui mi mancherà.” Sospiro infine senza distogliere lo sguardo da quell'unica perfetta lacrima che lentamente scivola sulla guancia fino al mento di Loki, scivola giù per il collo per poi infossarsi nel colletto dei suoi vestiti. 
“Era mio fratello e mi mancherà.” 
Per la prima volta vedo il dolore trasparire sul suo volto e mi sento ancora più male. Senza pensarci allungo una mano e stringo con forza la sua.  
“Io non mi fido di te ma siamo solo noi ora. Andiamo avanti insieme.” 
“Stringi la mia mano Jane. Stringila e non lasciarla mai.”

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