How Strong Do You Think I Am?

di RosaBuo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. I don't know if I should stay ***
Capitolo 2: *** 2. Me Out Of Me ***
Capitolo 3: *** 3. Skin ***
Capitolo 4: *** 4. There's Us ***
Capitolo 5: *** 5. Let Me Fall ***
Capitolo 6: *** 6. Vox Populi ***
Capitolo 7: *** 7. Hero ***
Capitolo 8: *** 8. Ghost Of Mine ***
Capitolo 9: *** 9.Waste My Time ***
Capitolo 10: *** 10. Time To Be Your 21 ***
Capitolo 11: *** 11. Don't You Dare ***
Capitolo 12: *** 12. Look At Those Eyes ***



Capitolo 1
*** 1. I don't know if I should stay ***


Premessa
I 30 Seconds To Mars non mi appartengono, come tutti gli altri personaggi noti o famosi citati.
 
Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo.

Non c'è molto da dire. Mi è venuta l'ispirazione ieri per questa storia. In realtà volevo fosse una One Shot ma poi mi sono venute troppe idee scrivendo con la voce di Jared nelle orecchie e quindi ho deciso di scriverne una storia in capitoli. Spero vi piaccia e che non vi deluda! I testi delle canzoni e le canzoni stesse sono tutti pezzi di Alexz Johnson, la protagonista di un vecchio telefilm che si intitolava Instant Star (forse qualcuno lo vedeva), ci avevo scritto una storia tempo fa che volevo riadattare inserendoci i 30 Seconds To Mars, ma è veramente brutta quindi ho deciso di inserire i testi di lei qui e ispirarmi a quelle parole e ho scritto cose nuove.


Detto questo. Buona lettura.

I Don't Know If I Should Stay

Quella volta l'aveva fatta grossa, forse sua madre l'avrebbe cacciata di casa una volta per tutte, finalmente. Tanto neanche ci sarebbe tornata, era troppo lontana ormai per tornare in quella casa. Aveva 20 anni e aveva deciso di prendere la sua strada e di fare quello che voleva della sua vita. Su quel treno aveva la sua bella musica che suonava alta dalle sue cuffie e il suo bel quadernino lì fra le mani; quello in cui scriveva i suoi testi. Tutto quello di cui aveva bisogno era quel quaderno, la sua chitarra che non sapeva poi suonare tanto bene e il caos danzante che viveva dentro di lei. La sua collezione di dischi gliel'avrebbe spedita poi il suo amico fidato, Gram.

I ran to you like water
I threw my body in
And I'll stand up on the ocean
Just to show you that I am strong, strong
But what if I am wrong ?


La pioggia e la sua testa poggiata al finestrino di quel vagone semivuoto che la stava portando in California le stavano ispirando un testo. Ma forse sarebbe meglio partire dall'inizio.

I suoi genitori avevano divorziato quando lei aveva otto anni; il giorno del suo compleanno. Da allora non aveva più voluto feste, torte, nè regali, candeline o desideri da esprimere; i suoi desideri non si sarebbero mai avverati.
E poi lei desiderava solo avere più attenzione da un padre che era troppo lontano per starle vicino e da una madre distratta che pensava solo al suo lavoro e cercava di continuare a vivere i suoi sogni attraverso sua figlia, costringendola a vivere la vita che voleva continuare a vivere lei stessa.
Tutto quello che aveva fatto da quel giorno era stato cercare di attirare l'attenzione, certo l'aveva attirata, ma nel modo sbagliato. A dieci anni si era fatta cacciare da scuola, e quello era solo l'inizio; era poi stata cacciata da quasi tutte le scuole che aveva frequentato negli anni successivi. Non che non le piacesse studiare, anzi, aveva anche voti altissimi e le piaceva conoscere tante cose, leggeva molto di più di quanto possa leggere qualsiasi adolescente e adorava la letteratura, era il contorno che faceva sì che venisse sbattuta fuori almeno una volta all'anno.  A dodici anni aveva fumato la prima sigaretta facendosi scoprire di proposito da sua madre che, nervosa, avrebbe chiamato suo padre e si sarebbero rivisti, pur se in malo modo ma sarebbero stati insieme di nuovo almeno per qualche ora.  Negli anni che seguirono le cose non migliorarono per niente, anzi, sua madre dava la colpa ai dischi, dava la colpa a Kurt Cobain, a Jim Morrison e a Linda Perry, dava la colpa alla musica che suo padre le aveva lasciato.  Alla musica e alla chitarra che lui le aveva lasciato prima di andare via.
"Questi ti insegneranno quello che non potrò insegnarti io nei prossimi anni. Giura che non te ne liberari e che non lascerai a nessuno di tarparti le ali; tu sarai qualcuno bambina mia", gliel'aveva detto quel 14 Aprile del 1998, un attimo prima di entrare su quel taxi che l'avrebbe portato via per sempre. Non dev'essere stato facile spiegare a una bambina di otto anni che suo padre non avrebbe più vissuto con lei e con la mamma. Era andato via, ma le lasciava la cosa più importante che aveva mai avuto, la sua collezione personale di musica compresa la gibson del '78 autografata da decine di artisti.
Sua madre odiava quei dischi, quei dischi che non facevano altro che far diventare sua figlia sempre più uguale al suo ex marito. Erano uguali, avevano lo stesso sguardo ribelle, lo sguardo di chi -non ci sta-, padre e figlia si distunguevano per quella loro timida follia che li rendeva quasi unici e sua madre lo sapeva, daltronde era per quello che aveva sposato quell'uomo e quella ragazzina glielo ricordava troppo.
Lei, Comet, così si chiamava perchè suo padre adorava le stelle e perchè lui e sua madre da giovani erano scappati via per sposarsi a bordo di una Comet, e lei era incinta!
Comet era anche la sua tag, la firma che lasciava con la vernice spray ovunque passasse ed era anche uno dei motivi a causa dei quali veniva spesso trattenuta dalla polizia.
Quello che doveva ringraziare a sua madre era la passione per la danza  e l'innato talento che aveva ereditato da lei; la madre che in gioventù era stata la prima ballerina del Boston Ballett e che ora era la direttrice di una delle più rinomate scuole di danza del paese. La madre che aveva cominciato 19 anni prima a preparare sua figlia per la Juliard a New York, quella figlia che ballava benissimo, ma che preferiva le battaglie illegali di hip hop ad un balletto teatrale a New York magari con uno dei ballerini più importanti del mondo. No, Comet avrebbe scelto per tutta la vita un video musicale con Missy Elliot che un posto alla Juliard. 
Un padre musicista spirito libero e una madre ballerina un pò troppo composta che avevano dato vita ad una stella danzante a cui andava stretta quella vita schematizzata che qualcuno aveva già scritto per lei.
Quello che Comet voleva era trasferirsi in California, andare da suo padre e riuscire ad entrare alla scuola di arte e spettacolo per continuare a ballare e far conoscere i suoi testi a qualcuno che avrebbe potuto cantarli al mondo. Li avrebbe anche venduti pur di avere i soldi per ripagare suo padre, l'uomo che non vedeva da quattro anni e che si era risposato, l'uomo che si era venduto il suo Rolex d'oro per pagarle il sostegno psichiatrico a cui sua madre l'aveva costretta a causa di tutti i casini che combinava. I suoi problemi non erano la delinquenza, le cose illegali, le droghe o le cazzate, quelli erano solo per attirare l'attenzione, non le piaceva mica stare male a causa di qualche droga?! Voleva solo che suo padre tornasse a casa. Voleva stare con entrambi e non avere fratellastri o robe simili. Voleva sentire sua madre dirle "Brava, sono fiera di te" e non "Quella musica non ti porterà da nessuna parte. Guarda tuo padre, lui e la sua musica, dov'è arrivato? E' andato su un altro pianeta e ha distrutto questo matrimonio. La danza ti porterà lontano", non che quella donna avesse torto, ma lei voleva arrivare da qualche parte grazie ad entrambe le cose; forse voleva troppo, ma se doveva sognare, tanto valeva farlo in grande.

"Ma sei sicura di quello che stai per fare?"
"Si, troverò mio padre ed entrerò in quella scuola. Venderò i miei testi e tu li suonerai con la tua band al mondo."
"Non succederà mai"
"Vaffanculo, Gram!"
"Sono solo realista, Star", lui la chiamava Star da quando la conosceva, "Con tua madre come farai?"
"Ne sarà felice, uscirò dalla sua vita. Le farà male solo che non proverò ad entrare alla Juliard, quello sarà il suo unico problema, ma ci porterà qualche figlia di papà della sua scuola"
"Sai dove abita tuo padre?"
"Oh, dammi tregua, ci sto lavorando"
"Sono solo preoccupato, vai a Los Angeles da sola, hai vent'anni e chissà lui dove abita..."
"Uffà"
"E poi scusa, tutti i dischi che hai in garage che fine faranno?", lei in garage aveva il suo rifugio, la sua stanza segreta dove teneva tutti i dischi di suo padre e tutte le cose che voleva tenere lontano dalla vista di sua madre.
"Quelli li lascio a te. Li ho già sistemati in scatoloni, stanotte vieni a prenderli poi prima o poi mi raggiungerai in California e li porterai con te"
"Mi lasci anche la chitarra?"; Gram gliel'aveva sempre invidiata, lui era quello che sapeva suonare la chitarra come un Dio, aveva anche una band. Comet aveva solo una sorta di relazione amorosa con quello strumento che, certo, suonava, ma non egregiamente. Aveva scritto addirittura un pezzo intitolato I'm in love with my guitar e Gram la aiutava sempre a scrivere le basi per i suoi testi. Il ragazzo era ad un altro livello, suo padre era il proprietario di un bellisimo negozio di musica e lui studiava al conservatorio da praticamente una vita. Si erano conosciuti in quel negozio dove Comet andava a rifugiarsi fin da quando aveva undici anni, lui ne aveva sedici quando quella bambina così piccola chiese il prezzo di un disco dei Beatles dicendo che quello lì le mancava; il padre di Gram glielo regalò colpito dai suoi occhioni verdi che speravano di poter comprare quel disco che era fin troppo costoso per le sue tasche da bambina di undici anni.

"Allora ci sentiamo appena arrivo"
"Si, cerca di non rimanere uccisa o arrestata. Non metterti in mezzo a casini di ogni genere e fai la persona seria, ti prego Comet"
"Non mi hai mai chiamata Comet!"
"Forse perchè questa volta sono davvero preoccupato, non potrò salvarti in nessun modo da ora in poi. Mi mancherai"
"Tanto mi raggiungerai..."
"Si"
"Ti amo"
"Anche io", i due si erano promessi che si sarebbero sposati prima o poi. Non stavano insieme, ma si amavano e nessuno sarebbe stato tanto perfetto come loro lo erano l'uno per l'altra. Quando si sarebbero scocciati di andare di fiore in fiore avrebbero messo le teste a posto e si sarebbero sistemati insieme, se lo erano promessi qualche anno prima, Comet aveva diciassette anni, Gram ventidue.

"Sei arrivata?", la voce dall'altro capo del telefono era quella di Gram.
"Non lo so, piove a dirotto e credo manchi ancora una mezz'ora"
"Che fai?"
"Niente, che vuoi che faccia? Sono in un treno semivuoto, scrivo"
"Cosa?"
"Questo, quello...scrivo"
"Ok...poi mandami una mail"
"Si, già mi manchi"
"Anche tu, a dopo"
"Ciao", già le mancava e quella voce era così familiare da farle credere che quella scelta era sbagliata. Lei non sapeva se era giusto andarsene ma neanche se era giusto rimanere.


A familiar place,
A familiar voice,
Makes it so hard.
To make a choice,
I don’t know if I should stay...




Come vi sembra? Lo so che ancora non si può dire nulla, ma è solo l'inizio. Secondo voi cosa faranno i 30 Seconds To Mars nella vita di questa ragazza? E come si incontreranno visto che lei sembra essere così lontana da quel genere di musica?

Le canzoni a cui ho fatto riferimento sono
I Don't Know If I Should Stay - Alexz Johnson - Songs From Instant Star Three (2007) - Titolo del capitolo e il testo in corsivo
I'm In Love With My Guitar - Alexz Johnson - Songs From Instant Star (2005) - l'ho solo nominata.

Rosa.

 


 






 

 

 

 

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Capitolo 2
*** 2. Me Out Of Me ***


Chissà se questa FF piacerà. Secondo capitolo, forse un pò lungo. Forse qui riusciremo ad inquadrare meglio il carattere di Comet e il suo volere. Buona lettura. Grazie a tutti quelli che sono passati.

Me Out Of Me

Arrivata a Los Angeles le sue gambe cominciarono a tremare. Per fortuna aveva smesso di piovere e le luci dell’alba si facevano spazio ad oriente. Tutto sembrava si stesse svegliando, ma forse, quel tutto, non era mai andato davvero a dormire in quella città così frenetica. Il traffico scorreva nervoso e le persone cominciavano ad animare le strade, Comet cercava di capire qualcosa di quella città ed era ferma immobile al centro di un marciapiede. Teneva in mano una cartina dell’intera contea e la rigirava per capirne il giusto verso. Ai suoi piedi una valigia, un borsone e la sua chitarra. Aveva il naso all’insù come se stesse aspettando un’illuminazione dal cielo, quello che arrivò fu solo una goccia che le bagnò la guancia destra
“Perfetto ora ricomincia anche con la pioggia…”, mugugnò fra se “Grazie eh”, alzò di un tono la voce guardando di nuovo il cielo e sventolando la cartina.
“Che cosa stai facendo?”
“Chi? Io?”
“Sei tu quella che parla con l’aria…”
“Si, quello è il mio elemento”
“Sembri una forte, turista?”
“No, cerco il mio albergo, non so usare questa cartina e… NESSUNO MI STA AIUTANDO”, sulle ultime parole alzò di nuovo lo sguardo al cielo come per riferirsi a qualcuno che non era veramente lì. La ragazza che le si era fermata accanto era bella, forse anche troppo, vestita in modo sobrio, ma elegante, i suoi abiti erano fatti di una stoffa particolare e i colori erano pastello, aveva i capelli di media lunghezza color miele e gli occhi di un castano caldissimo, si stava chiedendo cosa stesse veramente cercando di fare Comet.
“Quella lì ti servirà a ben poco se la tieni storta…”
“E’ storta? Bello!”
“Si, lo è..”, la ragazza rideva. Le porse poi la mano, “Dai ti accompagno io, sono Kylee, Kylee Moore, lavoro proprio qui, in questo palazzo”, Comet si girò seguendo la direzione della mano di Kylee, quando il suo sguardo fu su quel palazzo cominciò a seguirne l’altezza per vedere dove finiva. Finiva davvero quel palazzo?
“E’ vero, è mastodontico, ci sono varie redazioni giornalistiche, io lavoro per una testata giornalistica di moda”
Comet era ancora impalata a guardare il palazzo e riuscì solo ed emettere un flebile suono, “Wow”, si girò poi verso la tizia al suo fianco e le regalò un sorriso, “Io sono Comet Brantley”
“Che bello il tuo nome…”
“Si, è una lunga storia”
“Me la racconterai, cosa ti porta nella città degli Angeli?”
“Mh, ho mandato del materiale alla scuola d’arte e spettacolo e vorrei provare ad entrare, ma non mi hanno ancora chiamata, poi devo trovare mio padre, altra lunga storia”
“Che mi racconterai; dai andiamo, il nome dell’albergo?”
“E’ lo Shelter”
“Bhe signorina è proprio qui vicino, è centrale”
“L’ho scelto perché è vicino alla scuola, sai dov’è?”
“Andiamo ti aiuto, prendo questa”, la ragazza prese il borsone di Comet e la sua chitarra, ma lei la fermò
“Quella la prendo io, ne sono gelosa, scusami…”
“Tranquilla ti aiuto con la valigia?”
“No, grazie, già stai facendo abbastanza”
“Allora, Comet giusto? Vuoi entrare alla L.A.S.A* ?”
“Eh bhe ci provo…”
“Deduco che tu sia una chitarrista”, disse indicando la chitarra
“Questa? Mhh, volevo fare la chitarrista, ma sai com’è, mi manca il tocco”
“E allora? Canti?”
“No, in realtà ballo, studio danza da quando; da quando ho imparato a camminare, mia madre mi ha insegnato solo quello…”
“Interessante!”
“Non direi…cioè, si, la danza si”
“Ok ok, e la chitarra?”
“Quella è di mio padre, la so suonare, scrivo anche dei testi, ma non li canto, non credo di poter cantare”
“Dovresti provare”
“Magari, un giorno”, le due ragazze continuavano a camminare quando un ragazzo si fermò al loro fianco
“Kylee…”
“Aron, ciao”, Kylee abbracciò quel ragazzo e con un sorriso gli presentò Comet, “Lei è Comet, è nuova in città, dobbiamo controllarla”
“Comet eh? Bello. Un mio amico ha una sorella col tuo stesso nome?”
“Ah si?”
“Si, bhe, nessuno la conosce, non l’abbiamo mai vista non vive qui, è una lunga storia poi magari te la racconterà lui”
“Ma di chi stai parlando, Aron?”
“Di Jordan…”
“Ma non è nemmeno figlia di sua madre, non l’ha mai conosciuta neanche lui”
“Sarà…comunque se fosse almeno bella la metà di quanto lo è la qui presente io la farei trasferire all’istante. Non sarebbe peccato provarci con una sorella che non è proprio sorella, no?!”, Comet rise rumorosamente e Kylee rimproverò Aron.
“Quanti anni hai Comet? Aspetta, aspetta, porto io queste…”
“Prendi solo la valigia, è abbastanza. Comunque ventuno, voi?”
“Io ventisei e Kylee ventiquattro, perché sei qui?”, Comet socchiuse gli occhi e quasi si piegò su se stessa. Quella domanda l’avrebbe sentita ancora per molte volte nei giorni che stavano per arrivare.
“Deve trovare suo padre, una lunga storia; e vuole fare i provini di ammissione alla L.A.S.A”, Kylee rispose al suo posto e Aron si fermò di scatto
“Hai già mandato il materiale? Comunque lì ci vanno Travis e Chris”
“Conoscete qualcuno che frequenta quella scuola?”, Comet era esaltata da quell’affermazione
“Ecco, volevo dirglielo dopo, ma rovini sempre tutto, razza di idiota che non sei altro”
“Oh, scusa! Comunque da dove vieni?"
"Sono nata a Boston, ma poi mi sono trasferita da mia nonna in Indiana con mia madre più o meno quando avevo otto anni"
"Capisco. Comunque credo siamo arrivati. Dai sistemati, io vado allo studio, fatti dare il mio numero da Kylee e mandami un messaggio ti passo a prendere oggi pomeriggio, ti porto in giro e ti faccio conoscere Travis e Chris che oggi sono liberi. Ciao eh”
“Ciao…”, il ragazzo già si stava allontanando mentre prendeva il cellulare dalla tasca e Comet si alzò sulle punte e quasi gridò, “Grazie, eh…”, lui alzò la mano senza però girarsi a guardare.
“Carino Aron, mh?”
“Come tanti altri…”, Comet rispose quasi distratta alla domanda di Kylee che sembrava abbastanza interessata a guardare la schiena di Aron che si allontanava sempre di più.
“Non hai un lavoro in quel bel palazzone tu?”
“Ohw, si, certo, vado…cioè, no, aspetta devo lasciarti il mio e il suo numero”, la ragazza memorizzò velocemente i due numeri sul cellulare e poi guardò Kylee fissa negli occhi
“Non te lo rubo mica, figurati! Puoi stare tranquilla, non sono il tipo”
“Ma, non…vabbè, dai. Ok, grazie. A dopo. Buona giornata”
“Grazie ancora”
 
Comet entrò nell’albergo che, per essere un tre stelle, era meglio di quello che immaginava e si sistemò nella sua stanza. Rimase stesa sul letto per qualche secondo prima che il suo cellulare cominciasse a vibrare.
“Comet Brantley?”
“Si, chi parla?”, era ancora distesa sul letto
“Chiamo dalla direzione della Los Angeles School of the Arts”, a quelle parole Comet si irrigidì e si tirò su in uno scatto felino.
“Si, certo, c’è qualche problema?”
“No, si figuri, volevamo informarla che il materiale da lei inviatoci è stato visionato e valutato e che può presentarsi ai provini che si terranno oggi o a quelli che si terranno il mese prossimo”, lei aveva mandato quel materiale solo una settimana prima e proprio non credeva che l’avrebbero contattata così presto. Non credeva che l’avrebbero contattata in generale.
“Io…uhm, certo, sono in città. Vengo oggi?”
“Perfetto. Alle 11.30 ci sarà lo smistamento e si dovranno compilare dei moduli, poi come da routine dovrà sostenere una prova di danza e una di canto e rispondere ad un questionario di cultura generale”
“Ok, grazie. A dopo”
“A lei, signorina Brantley”, non riusciva a crederci; era riuscita ad avere un colloquio in quella scuola. Si distese di nuovo su quel letto e chiuse gli occhi sorridendo, dopo poco quel sorriso diventò una risata e quasi meccanicamente compose il numero di Gram.
 
Fece una doccia veloce visto che erano ancora le 9.30 e poi prese tutto quello che le sarebbe servito per sostenere quei provini. Uscì velocemente dall’albergo e chiese informazioni ad un agente della polizia. Camminando verso la scuola si ricordò di Aron e del messaggio che lei doveva mandargli. Lo chiamò.
“Disturbo?”
“Dipende, chi sei?”
“Comet…”
“Salve, dica..”, faceva l’idiota
“Credo di dover disdire per oggi”
“Hai trovato un tipo più interessante…”
“No, mi hanno chiamata dalla scuola e ho i provini, tra”, guardò l’orologio, “cazzo, tra cinque minuti fanno lo smistamento, ti devo lasciare, ti chiamo dopo”, interruppe la comunicazione prima che il ragazzo potesse rispondere. Corse più che poteva e arrivò giusto in tempo alla scuola.
“Aspettate, ci sono anche io…”, entrò prima che chiudessero il grande portone e si calmò un attimo per riprendere fiato. Si piegò su se stessa poggiando le mani sulle gambe e respirava affannosamente. Un ragazzo le si avvicinò
“Provini?”
“Se sopravvivo, si”
“Ce la farai, guarda che fila”, Comet alzò lo sguardo e vide circa 150 persone prima di lei
“Ma, tutti devono fare il provino?”
“No”
“E allora?”
“E allora se ti hanno chiamata resta qui, seno dovrai pregarli di farti fare lo stesso il provino come stanno facendo molti dei presenti”
“Mi hanno chiamata”, era ancora affannata dalla corsa e teneva le mani sui fianchi. Zaino in spalla e chitarra poggiata alle sue gambe.
“Fai i provini anche tu?”
“Si, sono Nate”
“Comet, piacere, sei di qui?”
“No, Boston”
“Ci abitavo da piccola, poi sono tornata in Indiana quando avevo circa otto anni”
“Bene, musicista?”
“Ballerina, si, suono anche”, vide che il ragazzo guardava la chitarra, “Te?”
“Compositore..”
“Addirittura…io scrivo testi”
“Io musica”
“Sarò la tua metà artistica”, disse ironicamente Comet
“Speriamo di entrare”
“Entreremo”
Dopo un’ora ad aspettare in fila Comet riuscì ad arrivare al banco informazioni per avere i suoi moduli, li compilò e andò nella saletta per cambiarsi. I test di cultura generale erano più che relativi e Comet rispose facilmente a tutte le domande. Cominciarono poi con la danza classica, per lei fu tutto molto facile e ebbe anche i complimenti per il suo perfetto en dehors e per le sue linee pulitissime”, pensò alle parole di sua madre “Avessi avuto io le tue linee ai miei tempi, ora sarei sulla vetta del mondo”, forse aveva ragione. Con la danza andò tutto liscio, dopo si cambiò e controllò il cellulare.
 
Due messaggi.
 
-Ho l’ansia, fammi sapere appena puoi! –Gram
 
-Buona fortuna! -Aron
 
Sorrise leggendo quei messaggi, sciolse i capelli che le caddero mossi e voluminosi sulla schiena e corse con la sua chitarra nella sala in cui si aspettava il turno per il provino sulla musica. Tremava e aveva paura di quello che sarebbe potuto succedere. Lei cantava solo con Gram, lei cantava solo per Gram. Non riusciva a pensare ad altro. Gram.
Quando lo avrebbe rivisto? Voleva lasciare tutto e correre da lui, tornare da lui ed erano solo poche ore che non lo vedeva. Lei lo amava davvero, non aveva mai veramente amato, ma credeva che quello fosse il sentimento che si dovesse provare per amare qualcuno, quello che lei provava per Gram, e poi si sarebbero sposati; se l’erano promesso. Il problema stava nel fatto che forse lei ci credeva davvero mentre lui no. Le era anche capitato di essere gelosa delle ragazze che si avvinghiavano a Gram. Per lui Comet era solo la piccolina a cui aveva insegnato mille cose, una sorta di sorella minore.
 
“Non ci credo, ma questa chitarra dove l’hai comprata?”, due tipi erano troppo vicini alla chitarra e la toccavano; Comet la tirò gelosamente a se aggrottando le sopracciglia
“Era di mio padre”
“Ma quello è l’autografo di Kurt Cobain e…”
“Si”
 
Comet Brantley,
una voce fece capolino nella stanza. Una donna magrissima e altissima con capelli raccolti e un'aria seriosa chiamò Comet. La ragazza si avviò verso il teatro sorridendo ai due tipi troppo curiosi e con le mani lunghe.
 
Era su un palco alcune persone sedute di fronte a lei la guardavano e la scrutavano. Un faro la illuminava e le rendeva difficile distinguere i visi di chi l'avrebbe giudicata. Si guardava intorno. Sapeva che tra quelle persone c'erano Shane Sparks* e Blake Williams*, i due coreografi principali della scuola. Gli altri? Professori di canto e musica. Forse qualche altro coreografo e insegnanti di arti visive.
 
“Salve ??”, disse quasi con voce spezzata
“Comet Brantley?! Eccellente ballerina a quanto vedo dalle valutazioni e a quanto stanno dicendo il Signon Sparks e il Signor Williams”
“Grazie”
“Di niente”, la voce cambiò. Comet la riconobbe. Era Sparks.
“Cosa ci canta?”, di nuovo la voce che aveva cominciato.
Cantare.
“Un pezzo scritto da me…”
“Interessante, testo e musica suoi personali?”
“La musica non è solo mia. E’ scritto lì sui moduli”
“Si leggo, Gram Neal”
“Si, mi aiuta lui con la musica, è un mio amico”
“Va bene, ci faccia ascoltare allora signorina”
“Certo”
“Ha una base o ci delizia con una versione acustica del suo pezzo?”
“In realtà ho mandato un demo con la versione incisa e una senza voce e priva di chitarra per questa occasione”
“Si. Ha studiato privatamente?”, Comet non riusciva a vedere l’uomo che le parlava
“No, la chitarra mi è stata lasciata da mio padre e ho imparato un po’ da sola, un po’ grazie ad amici”
“Ballerina eccellente, chitarrista autodidatta che scrive testi propri…interessante”, quella voce la infastidiva. Una voce roca da uomo sulla cinquantina che sicuramente la guardava con superiorità e insufficenza, avrebbe tanto voluto guardarlo negli occhi, ma sapeva che lui poteva vederla bene e non lasciò trasparire nessuna emozione nonostante fosse agitatissima, “Questa canzone è stata scritta per qualcuno?”
“Non proprio”
“Ci racconti..”
“Avevo litigato con mia madre e senza pensare ho scritto”
“Prego…quando vuole”
 
Comet fece un bel respiro e fece segno di essere pronta. La base partì forte e lei cominciò a suonare la sua chitarra come non aveva mai fatto e cantò con tutta la voce che aveva dentro di se pensando a sua madre.
 
Why you always trying to make me                                    Perchè provi sempre a far di me
Something that I don't wanna be?                                     Qualcosa che non voglio essere?
Ooo, push me over, make me over,                                  Ooo, schivarmi, trasformarmi,
try to make a joke out of me                                              cerchi di prenderti gioco di me
There's something you should know                                C’è qualcosa che dovresti sapere
I won't change and I'm not letting go                                Non voglio cambiare e non mi sto lasciando andare
There's something you will see                                          C’è qualcosa che vedrai
You can't turn down cuz I'm breakin free ya                    Non mi puoi respingere perchè mi sto liberando di te

You just can't take the me out of me                                 Non puoi avere me stessa fuori di me
Cuz that's what I need the world to see                            Perchè ho bisogno che il mondo lo veda
You just can't take the me out of me                                 Non puoi avere me stessa fuori di me
Oh there's no one else I'd rather be                                  Oh non preferirei essere nessun altro

I won't change my hair,                                                       Non voglio cambiare I miei capelli,
I don't care if you call me a freak                                       Non mi importa se mi chiami mostro
Won't change my attitude,                                                  Non voglio cambiare il mio atteggiamento
no I'll never change the way that I speak                          no non cambierò mai il modo in cui parlo
There's something you should know                                C’è qualcosa che dovresti sapere
I won't change, no I won't let go                                        Non voglio cambiare, no non voglio lasciarmi andare
There's something you will see                                          C’è qualcosa che vedrai
You can't turn down cuz I'm breakin free ya                     Non mi puoi respingere perchè mi sto liberando di te



Quando la base finì
la ragazza non sapeva cosa aspettarsi. Alzò lo sguardo verso le sagome che riusciva a vedere nell'ombra aspettando qualcosa, un segno, qualsiasi cosa.
"Grazie signorina Brantley"
"Grazie a voi"
"Le faremo sapere entro ventiquattro ore. Verrà contattata qualsiasi sia il responso. Grazie ancora"
"Arrivederci", sorrise nervosa e si avviò verso l'uscita del palco.
"Aspetti un attimo", tremò e un brivido le percorse tutto il corpo. Socchiuse gli occhi prima di girarsi verso chi l'aveva chiamata.
"Si?"
"I suoi testi. Perchè scrive?", Comet strinse la chitarra e deglutì, non le era mai stata posta una domanda del genere. La voce non era più quella voce distaccata e fredda che le aveva messa agitazione poco prima, era una voce calda, sicuramente di un uomo, non di un vecchio dall'aria superiore. Quella voce era curiosa di sapere.
"Allora? Comet giusto?"
"Si, è il mio nome..."
"Cosa la porta a scrivere? Ho letto qui fra il suo materiale anche altre cose scritte da lei. Sono interessanti..."
"Grazie"
"Sto aspettando...", la ragazza stava solo cercando di prendere tempo. Si fece coraggio e cercò di non pensare a quello che diceva. Era la sua unica occasione e aveva troppo da perdere quindi cercò di dire la verità.
"E' che la musica mi ha cresciuta..."
"In che senso?"
"Nel senso che se sono come sono è grazie alla musica, ai testi di persone che prima di me si sono sedute a tavolino e hanno scritto delle loro vite, i loro pensieri e i loro sogni. Li hanno lasciati nero su bianco e hanno fatto sì che una come me potesse crescere e imparare nonostante tutto. Scrivo perchè è l'unica cosa che riesce a farmi stare bene, mi esprimo come voglio e la penna di certo non mi giudica o mi contraddice. Non che non ami i confronti di qualsiasi genere, ma scrivere mi libera la mente, non voglio diventare una cantante e firmare autografi, non è mai stata la mia ambizione, preferirei ballare in un video musicale o in qualche compagnia di ultima generazione..."
"E allora perchè scrive?", quella voce era ferma, insistente e le metteva serenità.
"Scrivo perchè...", le si spezzò la voce ripensando a suo padre -non liberartene, tu diventerai qualcuno-

-Dove sei papà? Perchè non mi aiuti con la tua musica ora?-

"Scrivo per ripagare mio padre. E' grazie a lui se la musica è entrata nella mia vita, è per lui che scrivo"
"E perchè non vuole cantare?"
"Non credo di esserne all'altezza; magari qualcuno canterà i miei testi, un giorno"
"E' che forse qualcuno non potrà mai cantare i pezzi di Comet Brantley come li canterebbe lei. Non pensa signorina Brantley?"
"Forse si, forse no; dipende!"
"Da cosa?"
"Da chi canterà, dovrebbe essere qualcuno che abbia sensibilità qualcuno che capisca i miei pensieri e che faccia quei testi suoi...
"Certo. Grazie mille. Può andare.."
"Grazie a lei"

*L.A.S.A
= Starebbe per Los Angeles School of the Arts. Me lo sono inventata.
*Shane Sparks= è un vero coreografo hip hop. E' stato il coreografo ufficiale del film You've got served con Omarion, Marques Houston e Robert Hoffman. Ed è stato anche giudice del programma America's Best Dance Crew per cinque stagioni.
*Blake Williams= me lo sono inventata, dovrebbe essere l'insegnante di danza classica insieme alla tipa magrissima che chiama Comet mentre aspetta il suo turno.

La canzone del capitolo è
Me Out Of Me - Alexz Johnsons - Songs From Instant Star (2005)

Allora che ne dite? Chi sarà l'uomo che ha fermato Comet chiedendole dei suoi testi? Entrerà nella scuola? Troverà suo padre? Kylee e Aron che ruolo avranno nella sua nuova vita? A voi i commenti!

Rosa.





 

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Capitolo 3
*** 3. Skin ***


Salve piccole stelle del cielo la terra vi saluta. Ok, dopo l'entrata alla Willy Wonka facciamo i seri, ci proviamo.
Dai, anche se non ho tantissimo tempo comunque siamo già al terzo capitolo.
Coooooooooooooooomuuunque molte di voi, se non tutte, hanno mosso varie supposizione su chi potesse essere il tipo che ha chiesto a Comet il perchè lei scrivesse. Uhm, qualcuno ci è quasi arrivato, ma nessuno ha detto il nome esatto, LoL. No, non ve lo aspettate. Vi aspettate tutti che sia Shannon. No, non è Shannon a comet sta sulle palle Shannon. A parte di scherzi, spero vi piaccia questo capitolo e che magari possa intrigarvi il modo in cui si intrecceranno un paio di destini! Buona lettura....

Skin

Non le era mai capitato di cantare per qualcuno al di fuori di Gram o della solitudine della sua stanza, eppure aveva appena cantato una sua canzone di fronte a completi sconosciuti di cui non conosceva nemmeno i volti o i nomi. Certo aveva una lista di nomi di chi l’avrebbe dovuta giudicare, ma non sapeva associarli a dei volti. Chi era Austin Ritter*? E chi diavolo era Tomo Milicevic? Era tipo un insegnante di danza classica proveniente dai paesi Slavi o cosa?
E chi le aveva fatto quelle domande?
Aveva detto a qualcuno perché scriveva, aveva tenuto stretta la sua chitarra e gli aveva vomitato addosso tutti i suoi pensieri. Gliel’aveva proprio resi così com’erano.
 
Scrivo per ripagare mio padre. E' grazie a lui se la musica è entrata nella mia vita, è per lui che scrivo
 
“Quanto sei patetica”, disse fra se ripensando a quello che aveva detto mentre richiudeva la sua chitarra al sicuro nella custodia.
 
“Non è andata bene?”
“Come?”
“Dico, non è andata bene?”
“Oh, ciao Nate. Ma che ne so, per la danza credo bene, seno non avrebbe avuto senso dirmi –eccellente ballerina-", imitò la voce di Shane, "...per il test? Mi è sembrato facile, ma qui proprio non so!”, la ragazza si raddrizzò e mise le mani sui fianchi indicando con lo sguardo la porta chiusa che dava al teatro da dove era appena uscita,
“Perché? Hai sbagliato qualcosa?”
“No, cioè non credo, la canzone che ho cantato è mia, ma io non canto di fronte ad un pubblico e poi mi hanno chiesto perché scrivo..”
“Ti hanno fatto delle domande?”
“Si, a te no?”
“No, non fanno domande. Dicono semplicemente –Le faremo sapere entro ventiquattro ore. Verrà contattato qualsiasi sia il responso-"
“Ma che cosa ne posso sapere io? Me ne vado. Te hai finito?”
“Si, sto andando via”
“Ok, ci vediamo”, la ragazza esitò, non sapeva esattamente quando e se avrebbe rivisto quel tipo, “…ci vediamo quando ci vediamo”
“Ciao”
Uscita da quella scuola le sembrò di respirare di nuovo. Era rimasta tutto il giorno lì dentro e il suo stato d’animo aveva oscillato tra ansia, agitazione, paura e nervosismo per poi finire nel dubbio di una voce che le aveva turbato l’anima ma comunque l’aveva sollevata. Era come se quella voce la conoscesse o come se l’avesse sentita in una qualche vita passata. Prese il quadernino dalla borsa e scrisse qualcosa.
Si avviò poi verso la fermata dell’autobus, era troppo stanca per camminare e l'albergo era a due isolati da lì; a circa un paio di metri dalla fermata dell’autobus c’era una panchina. Andò a sedersi lì anche se era occupata da un uomo; pensò che fosse abbastanza grande da poterci stare seduti entrambi.
“Posso?”, l’uomo era assorto nel display di un I-phone, alzò lo sguardo distratto.
“Cosa?”
“Posso sedermi?”, lui la guardò con occhi indagatori mentre lei batteva il piede sinistro a terra aspettando, ci mancava poco cominciasse a sbuffare.
“Certo”, Comet si sedette senza dargli troppa attenzione. Odiava essere fissata per strada e di solito preferita restare in piedi piuttosto che sedersi vicino a qualche sconosciuto che sicuramente avrebbe attaccato bottone, giovane o adulto che fosse; ma quella volta era troppo stanca.
 
 

Stava aspettando una macchina seduto su quella panchina da ormai quarantacinque minuti, mancava poco andasse in escandescenza e nessuno gli rispondeva ai messaggi o alle chiamate. In più non un'anima si era fermata a parlargli o cose del genere; cosa molto strana. Faceva abbastanza caldo e la luce del giorno stava quasi per andare via, ma lui continuava a nascondersi dietro scuri occhiali da sole. Cercava di intrattenersi facendo qualcosa su un I-phone non suo del quale non riusciva proprio a capire i modi e i tempi, quando una ragazza gli si avvicinò.
Non capì bene cosa volesse fino a quando non alzò lo sguardo e la guardò, non voleva una foto; voleva solo sedersi e sembrava stanca. Aveva anche una borsa e una chitarra; la guardava di sottecchi per non farsi notare, la tipa sembrava molto irritabile. La vide comporre un numero e svogliatamente portare il cellulare all’orecchio, continuava a fissare il display ormai oscurato del cellulare cercando di origliare la conversazione della ragazza al suo fianco.
 
“Gram, grazie al cielo ho finito! – Credo bene, cioè mi hanno fatta cantare… a me! Ci credi? – Si, non dico cazzate, lo giuro, ho anche suonato e mi hanno chiesto per quale motivo scrivo – certo, ho anche detto che lo faccio per papà – si, sono una deficiente, ma alla fine meglio averlo detto, cioè almeno ho detto la verità – si, ok, ci sentiamo dopo, ciao!”
 
Aveva fatto un provino, era palese, forse alla L.A.S.A che era poco distante da lì. Anche se sembrava molto giovane, l'uomo non potè fare a meno di pensare che fosse una bella ragazza, aveva i capelli raccolti in una coda alta e indossava una maglietta a righe alternate bianche e verdi su un jeans chiaro con Converse verdi come le righe della maglietta. I suoi occhi si sfumavano fra l’azzurro e il verde, tanto belli da fargli credere che forse erano più belli anche dei suoi. Ma sembrava antipatica, non sapeva per quale motivo era rimasto lì a fissarla; avrebbe potuto continuare a fare quello che stava facendo o comunque non prestarle attenzione, ma quell’aria antipatica e menefreghista lo intrigava. Non era una che se la tirava, no, non sembrava proprio il tipo, piuttosto era scontrosa e forse incazzata col mondo. La cosa che gli dava più fastidio era che lei era seduta al suo fianco ad aspettare un autobus e non gli aveva chiesto neanche una foto o al limite un autografo. Non aveva neanche esclamato, “Ma tu sei…” con occhi pieni di lacrime. No, niente di niente. Possibile che non sapesse chi era? Quella cosa avrebbe dovuto consolarlo, per un attimo poteva sentirsi una persona normale, ma nello stesso istante non voleva esserlo, voleva parlare con quella ragazza e fare il figo. Forse la fissò troppo perché lei si girò e lo guardò male per poi dargli le spalle, stava scrivendo qualcosa su un quaderno e forse pensò che quell'uomo stesse leggendo. Gli diede le spalle, ma in quel preciso istante lui vide un tatuaggio, cominciò a ridere fra se senza farsi notare, forse lo aveva riconosciuto e non voleva essere irritante, era un piano per attirare la sua attenzione. Ne era sicuro. La ragazza si voltò di nuovo verso di lui e prima che potesse aprir bocca fu lui a parlare,
“Che vuol dire quel tatuaggio che hai in mezzo alle spalle?”
“Sul collo vorrai dire?”
“Si, è al centro delle spalle”
“E’ un simbolo, non mi va di spiegartelo, cercalo su internet, lì, col tuo I-phone, almeno fai qualcosa e non solo finta di guardare lo schermo...”, colpito e affondato, l'uomo si sentì avvampare e a quel punto i giochi erano fatti, voleva e doveva metterla in difficoltà, ci sarebbe riuscito a qualunque costo,
“Non è mio, ma comunque. Cosa devo cercare?”, sbloccò il cellulare e aprì la pagina del web. Google. Lei lo guardò per due secondi, lui sentì il suo sguardo addosso; si girò verso di lei, “Allora?”
“Simboli alchemici. Marcel Duchamp. Cerca”
“Scrivo anche –cerca-?”, bastò l’espressione del volto di quella ragazza a fargli capire che la cosa non la stava divertendo, “Ok, ok…”, lui cercò, nonostante sapesse cose avrebbe letto di lì a poco, la ragazza intanto si sciolse, ora era poggiata allo schienale della panchina e a lui sembrò quasi che si avvicinasse, riusciva a sentire il suo profumo, sapeva di vaniglia, ma allo stesso tempo era anche forte, non la solita dolce fragranza alla vaniglia che rende le ragazze tutte uguali, era un tantino diversa. Gli dava quasi le vertigini.
Aria…il tuo è quello dell’aria”
“Si, bravo!”
“Perché quello?”
“Perché è quello che mi si addice di più”
“Sei uno spirito libero allora, vuol dire solo quello?”
“Quale altro significato dovrebbe avere?”, la guardò meravigliato, lei non sapeva chi aveva davanti.
“Nulla, magari poteva significare qualcos’altro per te oppure potrebbe essere associato a qualcosa. Che ne so, The Other Side Of The Moon dei Pink Floyd…”, lei lo interruppe,
“Si, è associato al simbolo dell’acqua, lo so. Ma questo è solo perché sono uno spirito libero lo hai detto anche tu”
“Si, l’ho detto!”, bloccò il display dell’I-phone meccanicamente e continuò a guardarla dritto negli occhi. Lei si spostò verso di lui,
“E tu cos’hai lì sull’avambraccio?”, l’uomo sorrise e abbassò la manica della sua camicia fino a coprire il tatuaggio prima che la ragazza potesse decifrare quel disegno.
“Tu hai altri tatuaggi?”
“Potrei, perché?”
“Se me li mostri tutti io potrei mostrarti i miei”
“Sei uno a cui piace avere sempre in mano le redini della situazione tu, eh?”
“Non mi dispiace l’idea...mh, se mi fai vedere cosa scrivi ti faccio vedere il mio tatuaggio e te ne spiego anche il significato” *
“Bhe, caschi male. Credo proprio che hai trovato una rivale e no, non mi interessa il tuo tatuaggio”
“Fino a poco fa eri abbastanza interessata da avvicinarti pericolosamente. Guardati", la ragazza si era talmente spostata verso di lui da non accorgersi di essere quasi appiccicata al suo corpo, si allontanò.
"Non ti faccio leggere nulla"
"Questo l’ho capito dal momento in cui hai cominciato a guardarmi male...”, l'uomo fece finta di ricomporsi anche se Comet non lo aveva minimamente sfiorato.
“Scusa. E’ che mi infastidisce essere fissata per strada e…”, l’uomo tolse gli occhiali, ormai il sole era scomparso. La ragazza lo fissò, lui quasi sorrise compiaciuto.
“Dicevi?”
“No, è che somigli a qualcuno”
“Si? E a chi?”
“Non lo so, di dove sei?”
“Louisiana, Wyoming, Colorado, Virginia, Haiti, California, il Mondo…”, muoveva le mani come a dire un pò qua un pò là...
“Si, grazie, ora posso morire in pace…dal momento in cui conosco tutti gli Stati in cui hai vissuto posso ritenermi soddisfatta della mia vita”, rise divertito all’espressione sognante della ragazza,
“Tu di dove sei?”
“Massachusetts, Indiana, California, il Mondo…”, sull'ultima parola lei fissò i suoi occhi in quelli dell'uomo e usò il suo stesso tono di voce.
“Furba, si, davvero furba…”
“Grazie”
“Abiti qui ora?”
“Ci sto lavorando, sono arrivata oggi, per ora sono in albergo…”
“Ho una casa grandissima su, nella zona Nord della città”
“No, grazie…”
“Stavo solo dicendo che ho una casa grandissima, non ti stavo offrendo la mia stanza, anche se a mio fratello non dispiacerebbe…”
“Se tuo fratello ha dieci anni in meno di te ne possiamo parlare…”
“Purtroppo no, e poi cosa ne sai tu dei miei anni?”
“Non è difficile, avrai all’incirca trentatre o trentaquattro anni”
“Mmh, qualche anno fa…”
“Non ci credo”
“Ho trentanove anni e mio fratello è mio coetaneo, mi dispiace…”
“Complimenti”, l'uomo con uno scatto rubò il quaderno della ragazza e si faceva scudo con il braccio per non lasciare che lei potesse riprenderselo facilmente. La guardò sorridendo,
“Te quanti ne hai?”
“Ad Aprile ventuno, ridammi quel quaderno stu...”
“Ah ah", la ammonì col dito per poi continuare a difendersi e a tenerla lontano, "Tra qualche settimana, quindi?”
“Si, dammi quel quadeeerno”
“Mi inviti al party?”
“Non sono tipa da party”
“Ma ventuno anni sono importanti”
“Non così tanto, dai, ti prego"
"Cosa? Certo, si ci vengo al tuo compleanno"
"NO! Dammi il quaderno"
"Aspetta..", l'uomo cominciò a sfogliare le pagine del quaderno e la ragazza si rassegnò al fatto che uno sconosciuto invadente stesse leggendo i suoi testi
"Cosa sono?"
"Secondo te?", Comet aprì le braccia e indicò la sua chitarra
"Testi?...interessante", l'uomo cominciò a leggere attirato da qualche parola, poi lesse ad alta voce...

"I drift away to a place                  Devio lontano verso un posto
Another kind of life                      Un altro tipo di vita
Take away the pain                      Porta via la pena 
I create my paradise                     Creo il mio paradiso

Everything I've held                       Tutto quello che ho afferrato
Has hit the wall                               Ha battuto contro il muro
What used to be yours                   Quello che era tuo
Isn't yours at all                               Non è più del tutto tuo

Falling apart, and all that I'm asking           Crollare , e tutto quello che sto chiedendo
Is it a crime? Am I overreacting ?                   E' un crimine? Sto reagendo in modo ossessivo?

Oh, he's under my skin                                    Oh, lui è sotto la mia pelle
Just give me something to get rid of him       Datemi qualcosa per liberarmi di lui..."

"
Ora sei felice? Hai letto su quel quaderno, me lo restituisci?"
"No, hai una penna?"
"Non pensare neanche lontanamente di copiare qualcosa o di scrivere su quel quaderno"
"Non sto rubando nulla, dammi una penna, fidati di me", la ragazza, seppur irritata gli diede la penna.
"Ecco, tieni, ma attento a quello che fai"
"Tranquilla...manca qualcosa! Qui, alla fine dopo...mmh", l'uomo si morse le labbra e incrociò le gambe poggiandoci il quaderno sopra per aiutarsi nello scrivere. Scrisse qualcosa. Comet gli si avvicinò per sbirciare...

I've got this reason now to bury this alive...     Ora ho la ragione per seppellirlo vivo

Another little white lie.                                        Un'altra piccola bugia bianca.


"Ora è perfetto...tieni!"
"Cosa sei una sorta di paroliere?"
"Una specie..."
"Grazie, non sapevo proprio come finire quel verso"
"Mi ripagherai...", la ragazza proprio non capì quelle parole, si limitò ad osservare la grazia e l'eleganza con cui quell'uomo ripose la penna al centro del quaderno richiudendolo.
"Tieni...sei brava, hai delle cose da dire; te lo si legge negli occhi, e aggiusta quei due giri di chitarra alla fine, potrei aiutarti con qualche giro di piano, ma credo proprio sia arrivata la mia macchina"
"Io credo stia arrivando il mio autobus, ciao e ...grazie"
“Ciao, mi chiamo Jared", l'uomo si alzò e una macchina si fermò proprio davanti a lui, mise le mani in tasca e seguì la ragazza con lo sguardo, "Jared Leto...magari volessi cercarmi e non sai come fare”
 
Salì sull’autobus e guardò quell’uomo che le sorrideva sul ciglio della strada.
 
-Jared Leto. Perché dovrei cercare il tuo nome da qualche parte?
 
Su questo pensiero prese posto vicino al finestrino e la musica partì alta dalle sue cuffie mentre tirava fuori il cellulare dalla borsa per scrivere un messaggio ad Aron.
 

Sono sfinita.
Il tempo di un riposino e una doccia.
Ci vediamo allo Shelter alle 10.30?

 
Dopo due minuti il cellulare vibrò.
Aron.
“Hey?”
“Hey, sono con Travis e Chris, gli ho detto del tuo provino di oggi, stasera Poker da me , c'è anche Kylee, ti passa a prendere col suo fidanzato, per te è un problema?”, ma Kylee dovrebbe essere interessata ad Aron, pensò Comet.
“No, figurati. Meglio così visto che sono stanchissima, al limite mi addormenterò sul tuo divano e non per strada”
“O nel mio letto, magari…”
“Ma smettila”, la ragazza sentì varie risatine di sottofondo e la voce di Kylee “Lascialo perdere è un idiota”
“Ciao Stellina”, aggiunse Aron
“Ciao”, quel ragazzo le avrebbe dato del filo da torcere ne era sicura.
 
Alle 10.40 Kylee arrivò e fece uno squillo a Comet che scese dopo pochi minuti.
Quella ragazza era davvero bellissima e quello che doveva essere il suo ragazzo lo era anche di più.
“Tu devi essere Comet”
“Si, ciao”
“Zach, Kylee mi ha parlato del tuo provino, se ti prendono quest’albergo non potrà restare la tua casa”, il ragazzo alzò lo sguardo guardando l'edificio e arricciò le labbra,
“Ci sto lavorando”
“Ecco, a proposito di questo…”, Kylee prese sottobraccio Comet, “Parlando con Zach abbiamo pensato che forse, se ti va, potresti stare da noi, almeno fin quando non trovi tuo padre e così avrai anche il tempo di raccontarmi le lunghe storie”, Comet li guardò sbigottita
“Co-cosa?”
“Si, Kylee dice che sei apposto…”
“Ma per quanto ne sapete potrei essere una delinquente!”
“Se lo sei non ti conviene, mio padre è nella polizia”
“Ok, il tuo ragazzo mi sta antipatico, Kylee”
“Dai, magari ci pensi un attimo e poi ci dici…”
“Ok”, arrivati da Aron, Comet rimase un po’ scioccata alla vista della casa. Quella era uguale alle case che era abituata a vedere su MTV in quei programma in cui i ragazzini ricchi mostravano le loro ville super tecnologiche e piene di stanze e cose bellissime. Aron era uno di quei ragazzini?
La serata scorreva tranquilla e Chris e Travis erano davvero due teste calde. A Comet davano l'impressione di essere due tipi apposto con qualche rotella mancante e che fossero davvero culo e camicia. Giocarono alla Xbox e Comet non si risparmiò dall'uccidere tutti a Call Of Duty.
"Io ti voglio sposare...", disse Aron tirandole i capelli
"Io no"
"Lo vorrai presto", ammiccò il ragazzo.
Comet si avvicinò a Kylee mentre i ragazzi giocavano a Poker e la guardò di sottecchi
"Ma tu non sei innamorata di Aron?"
"Io? Innamorata di Aron? Ma sei impazzita?"
"Ma stamattina quando mi hai chiesto se fosse carino sembrava che..."
"E' mio fratello"
"E' TUO FRATELLO", alzò un tantino la voce e quel tantino bastò ad attirare l'attenzione dei ragazzi. Aron sorrise compiaciuto guardando le sue carte.
"Shhh", sorrise Kylee, "si, lo è...te lo chiedevo perchè lo vedevo che partiva all'attacco. Lascialo perdere, è carino, è simpatico, ma lascialo perdere...sarà anche mio fratello, ma è uno stronzo, di quelli di razza"
"Ah si?"
"Si, guardalo..."
"Lo vedo bene..."
"Ecco, non fargli mai capire che ti interessa, se ti interessa e non farlo sentire importante, cambia donna ogni sera e ha delle regole, segue delle regole"
"Del tipo?"
"Del tipo niente donne nel suo letto o in casa sua, preferisce farsele in albergo a va a casa loro, niente coccole dopo sesso, lui le lascia da sole e va via, niente cose in pubblico e nessuna storia che duri più di tre giorni, quando va nei Club o cose del genere non balla con nessuna, è lì al bar, beve e ammicca con chiunque poi individua la preda e arriva al suo obiettivo...."
"Che razza di tipo"
"Esattamente", Comet continuò a fissare quei ragazzi per un pò e se pensava alle regole di Aron le veniva da ridere. Si avvicinò a loro e sorrise
"Chi di voi mi riporta in albergo?"
"Dormi qui no?!", Travis non la guardò neanche, si girò Aron
"Non ti va?"
"Mh...Chris?"
"Io abito qui e anche Travis..."
"Vero?"
"Verissimo", esclamò Aron mentre poggiava vittorioso la sua scala reale sul tavolo vincendo la partita.
"Vaffanculo Aron", Travis sbottò per poi guardare sorridendo Comet, "Allora chi ti ha valutata oggi?"
"E che ne so..."
"Non li hai visti?"
"No, cioè per la danza si, Shane Sparks e Blake Williams sicuramente, poi c'erano due donne per il classico..."
"Blake è il direttore della scuola"
"Lo so..."
"Per la musica?", Chris era un cantante e Travis il batterista della sua band.
"Non lo so...c'era questo teatro buio con un faro che illuminava solo me e oltre a vedere le loro sagome seduti di fronte a me sentivo le loro voci. Mi ha parlato uno freddo e distaccato, credo un uomo sulla cinquantina..."
"Brandon Jones, quello insegna Teoria della Musica e pianoforte, è uno di quelli che ti tira fuori anche le budella se lo ritiene necessario"
"Bene...poi alla fine, prima che andassi via, un altro uomo, sicuramente più giovane, mi ha fatto delle domande, tipo perchè scrivo e cose simili, la sua voce era dolce e calma, mi ha quasi rasserenata", i due ragazzi si guardarono,
"Ti hanno fatto delle domande?"
"Si..."
"Allora sei dentro, e quello lì, si, quello lì credo fosse Milicevic, quando non è in tour insegna musica a scuola insieme ad un altro, ora sta registrando il nuovo album, ma non crevevo fosse presente ai provini", Chris lo disse con una naturalezza assurda credendo che Comet capisse quello che stesse dicendo
"Io pensavo insegnasse danza classica..."
"Tu pensavi che insegnasse danza classica...", Aron rise rumorosamente, "Ma sei impazzita? Lo sai quello chi è?"
"Dovrei?"
"E' Tomo Milicevic..."
"E' Tomo Milicevic...", ripetè Comet meccanicamente e alzando gli occhi al cielo.
"Maaaa Coooomeeet...", si intromise Kylee, "Tomo dei 30 Seconds To Mars"
"Di che?"
"Ohh questa è pazza io me ne vado...", Chris recitò la parte di quello offeso, era una delle sue band preferite, "Sei seria? Tomo, Shannon e Jared"
"No, niente...non li conosco"
"Aspetta forse così capisce...", Aron si sedette vicino a lei e le mise un braccio intorno alle spalle, "...ascoltami bene, il cantante si chiama Jared Leto", a quel nome Comet rabbrividì, l'uomo che le aveva scritto il pezzo mancante per la sua canzone.
"JARED LETO?"
"Si lui..."
"Ha gli occhi chiari ed è sulla quarantina?"
"Si"
"E' un cantante?"
"E anche un attore, si..."
"Non è possibile..."
"Cosa?"
"Io oggi ci ho parlato, cioè aspettavo l'autobus e lui era lì, aspettava una macchina, mi ha anche scritto...lascia stare, è un cantante? Famoso?"
"Un cantante? Lui è IL cantante", esclamò Kylee, "Ha incontrato Jared Leto e non l'ha riconosciuto, io spendo centinaia di dollari per avere una foto con loro"
"Tu cosa? Comunque credo di si, credo fosse lui, mi ha detto di chiamarsi così; ce l'hai una foto?", Kylee mostrò una foto di Jared a Comet e lei non ebbe più dubbi,
"Si è proprio lui..."


*La storia del tatuaggio è successa simile in un'intervista a Jared. Ho preso spunto da lì.
*I nomi dei professori o delle persone sono tutti inventati a meno che non siano nomi noti sappiate che me li invento al momento. Poi se nomino qualcuno che esiste davvero ci scrivo chi è.
Per quanto riguarda il fatto del "Sta registrando un nuovo album" riferito a Tomo è perchè ho cambiato un pò il corso degli avvenimenti. Cioè nella storia è il 2011, ma l'album This Is War ancora deve uscire, lo stanno registrando. Poi vi spiego meglio nei prossimi capitoli è una cosa che servirà allo svolgersi della storia e dei rapporti fra i personaggi.

Canzone di riferimento:
Alexz Johnson - Skin - Songs From Instant Star (2005)


Mmh. Tiriamo le somme. Tanto lo so che tutte o quasi pensavate che il tipo delle domande fosse Jared, qualcuno ha anche azzardato a dire "E' suo padre...", non è suo padre e neanche Jared, ma Tomo avrà un ruolo importantissimo in questa storia. Dov'è Shannon? Dov'è? Farò il suo ingresso trionfale...! Forse li odierà un pò Comet...forse!
Rosa.



 
 

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Capitolo 4
*** 4. There's Us ***


Ciao bellezze. Questo capitolo mi piace particolarmente, non è niente di che, forse solo perchè è lungo e c'è tanto Tomo XD Poi è anche lunghetto e conosciamo un pò Aron, ve lo anticipo.
Comunque grazie mille per tutte le belle parole che mi lasciate. Grazie davvero.
Come sempre, buona lettura miei cari!

There’s Us

 
Cinque settimane.
Comet era in quella scuola ormai da cinque settimane. Di suo padre nemmeno l’ombra, non riusciva a trovarlo e non riusciva neanche a ricordare dove fosse casa di sua nonna; ci era stata solo da bambina e ormai erano passati troppi anni.
Dopo vari tentativi si era fatta convincere da Travis a stare con loro. Non le sembrava il caso di andare ad abitare con Kylee e Zach, fare il terzo incomodo nella loro coppia non era nei suoi piani. Travis la convinse a trasferirsi da lui. Si trovò a vivere con tre ragazzi, Travis, Chris e Aron. Era bello stare con loro, ma anche strano, quello era campo per single, campo per maschi, che cosa poteva centrarci lei in quella casa? I primi giorni non sapevano come comportarsi, cercavano di tenere tutto in ordine e di non comportarsi come bestie però la loro natura uscì fuori dopo pochissimo. Aron era quello che la viveva peggio. Gli faceva piace perché quella ragazza gli stava simpatica, ma proprio non era il suo stile; le uniche donne della sua vita erano sempre state solo sua sorella e sua madre, e nessun’altra, oltre a loro due, aveva vissuto con lui o visto la sua camera. Non che Comet fosse invadente, anzi, non gli dava importanza, capitava che lei mettesse in ordine casa e svolgesse le faccende domestiche, ma non solcava la soglia della sua camera, non si era mai neanche permessa di avvicinarsi a quella stanza. Lui le notava queste cose e la guardava con occhi sempre più diversi.
Gram non chiamava più con assiduità, era tornato con a sua ex fidanzata e Comet ci stava soffrendo. Preferiva non sentirlo.
“Gram?”
“Hey…”
“Puoi parlare?”
“Si, sono a casa, cercavo di dormire…”
“Scusami”
“Tranquilla, come stai?”
“Così…”
“Che c’è?”
“Nulla, te come va? Kat?”
“Bene, bene…”
“Senti conosci i Thirty Seconds To Mars?”
“Si, li conosci anche tu…”
“No, non credo…”
“Perché me lo chiedi?”
“Uno di loro era ai provini, Tomo credo, è possibile?”
“Si, Tomo, bella situazione”
“Credo di si…”
“Hey, ma sei triste, cosa c’è?”
“Niente, forse un po’ mi manchi…”
“Anche tu mi manchi, stella. Comunque la cover di quel gruppo, quella che ti piace tanto, quella che suono live con la band è dei Thirty Seconds To Mars.”
“Non ci credo, Attack?”
“Si, quella lì e anche Capricorn”
“Oddio…”
“Esattamente, fatti firmare la chitarra da Tomo, merita di essere fra i nomi che ci sono già…ok?”
“Ok!”
“Hey, dove andare, bussano alla porta. Bacio”
“Ciao”
 
Almeno la situazione aveva fatto sì che Comet scrivesse qualcosa di nuovo. E non ci mise molto. La canzone parlava di Gram e di quello che sarebbe potuto esserci fra loro due.
 
A scuola andava tutto bene, Comet si era inserita e adorava le lezioni di danza, non aveva mai potuto esprimersi in quel modo in tutta la sua vita, lì poteva farlo. Era come se tutti gli stili si incontrassero e cominciassero a mescolarsi come se fosse normale. Come se vedere qualcuno fare dei fuetes perfettamente allineati in mezzo a quattro ballerini di strada fosse l’abitudinaria visione della danza. Se solo sua madre fosse stata lì sarebbe scappata urlando.
Quello che ancora non era entrato nella sua testa era il fatto che lì doveva anche cantare, non che fosse obbligatorio, ma se ti presenti ai provini con una chitarra e canti un tuo pezzo è normale che poi ti verrà chiesto di cantare. A questo non aveva pensato. Una delle prime lezioni fu molto interessante. Era il terzo giorno e i dieci nuovi allievi, tra cui Comet, dovevano in un certo qual senso presentarsi agli altri. Per fortuna Comet aveva Chris e Travis che la conoscevano già da qualche giorno e quindi molto tempo lo passavano con lei e, quando possibile, si mettevano al suo fianco durante le lezioni. Almeno quelle teoriche e di musica visto che non seguivano quelle di danza loro due.
 
“Allora, è un po’ che non ci si vede, c’è qualche faccia nuova. Benvenuti, non perdo tempo con le presentazioni, credo che voi mi conosciate, poi nel corso della lezione riuscirò a ricordare anche i nomi dei nuovi…”, qualcuno azzardò una risatina, altri, per lo più quelli nuovi, si guardavano intorno un po’ spaesati. Comet si avvicinò a Chris e sussurrò qualcosa al suo orecchio,
“Questo è Micovic?”
“Micovic un corno, MILICEVIC”, Chris odiava Comet per questo. Lei proprio non conosceva i Thirty Seconds To Mars, o forse avva creduto di non conoscerli del tutto. L’uomo li guardò,
“Voi due che avete da dire?”, Comet si morse l’interno della guancia e portò una mano all’angolo della bocca. Chris la guardò male e girandosi parlò,
“Credo che per questa volta dovrai cambiare registro, Tomo…”
“Perché mio caro Chris?”
“Perché la signorina al mio fianco…”, Chirs le diede una piccola spinta, “…non conosce i Thirty Seconds To Mars, e di conseguenza te per lei sei Micovic”
“Micovic?”, Travis rise, non fu l’unico. Comet guardò con occhi sgranati Chris, sembrava gli gridasse smettila ti prego. Anche Tomo rise.
Lei è la signorina…mmh!”, Tomo scrutò velocemente il foglio con i nomi dei nuovi arrivati, “Brantley? Si, mi ricordo di lei ai provini”, sorrise. Comet riconobbe il tono di voce, di nuovo le mise serenità
“Comet!”, la ragazza lo guardò.
“Si, Comet, è riuscita a dire a suo padre che è entrata in questa scuola?”, ora forse era in imbarazzo. Perché quell’uomo le stava chiedendo quella cosa, come poteva essere di suo interesse? Perché?
“N-no”, la voce la tradì con un piccolo tremolio.
“Non abbia timore signorina Brantley…”
“Potrebbe evitare di darmi del Lei?”
“Se TU mi chiami Tomo io ti chiamo Comet”
“Ok, grazie Tomo”
“Prego, Comet…su, cominciamo…”, la lezione fu tranquilla e Tomo prima della fine chiese a chi fosse interessato di lasciargli o portargli al più presto una canzone, testo e musica possibilmente. Pezzi che sarebbero stati presentati ad artisti vari e magari qualcuno avrebbe comprato i diritti o ne avrebbe chiesto la possibilità di cantarli o suonarli dal vivo. Comet diede il pezzo che aveva scritto per Gram circa una settimana prima.
There's Us.
 
A fine lezione la ragazza diede un pugno alla spalla di Chris che cominciò a ridere e a fare la sua imitazione. Travis continuava a dire Potrebbe evitare di darmi del Lei?, e le davano i nervi. Passarono al fianco di Tomo e tutti lo salutavano. L’uomo alzò la testa e salutò con un cenno della mano e un sorriso.
“Comet?”
Dica…”, gli stava dando di nuovo del Lei.
Signorina Brantley potrebbe fermarsi un attimo qui?”, lei lo guardò e acconsentì; si fermò sull’uscio della porta. Respirava lentamente e guardava Tomo rimettere in ordine le sue cose quando sentì il cellulare suonare, l’uomo cominciò a guardarsi intorno e a toccarsi il petto e le tasche. Non trovava il cellulare.
“E’ sulla sedia…”, esordì Comet avvicinandosi e sedendosi in uno dei posti vicino alla cattedra di Tomo.
“Oh, grazie…”, l’uomo fece scorrere il suo dito sul display di quel cellulare e lo portò all’orecchio
“Cosa vuoi?....”, seguì una lunga pausa da parte e Comet riusciva a sentire qualcuno parlare dall’altra capo del telefono, non riuscendo però a decifrarne le parole esatte. Le sembrò di sentire “Sta succedendo un casino….è impazzito
“Ma che cosa sta…aspetta, SHANNON!!”, Tomo alzò la voce per poi ricomporsi subito dopo, “Dammi tregua, spiegati meglio, cos’è successo?”, un’altra lunga pausa e la persona dall’altro lato disse qualcosa. Tomo si crucciò un attimo e poi cominciò a camminare avanti e dietro. Incrociò lo sguardo di Comet, la quale gli fece segno di poter anche aspettare fuori o magari di tornare dopo. Lui si sciolse in un’espressione dolcissima e la invitò a restare.
“Aspetta Shannon…”, guardò Comet, “Trenta secondi e sono da Lei”, l’uomo dall’altro capo chiese a Tomo con chi stesse parlando, “Idiota, sono a scuola e ho trattenuto una studente, tu continua a dirmi cosa sta succedendo…ma è lui che urla?” – “Shannon, passami tuo fratello…”, un piccola pausa in cui Tomo chiese ancora un attimo di pazienza a Comet.
“Jared…”, Comet rabbrividì, Jared.
“Jared, calmati, ti prego…può capitare…no, non urlare. Per favore, sono a scuola, ho appena finito, faccio una cosa e sono da te. Si che devo farla per forza, Jared ti prego calmati….si, non sei invincibile, può succedere anche a te, stai tranquillo che ritrovi tutto. No, Shannon non ha perso nulla, avevi tutto tu; non hai lasciato neanche che io leggessi quei fogli. Tranquillo si ritrovano…si, a dopo. Stai calmo! Ciao”, l’uomo chiuse la comunicazione facendo scorrere di nuovo un dito sul display e sorrise alzando la testa verso Comet.
“Allora cosa facciamo? Ci diamo del Lei o del tu?”
“Tu, tu…”
“E allora perché quel dica?”
“Scusami, dimmi…”
“Prima di tutto scusami per il contrattempo, ma come sai, no, non puoi saperlo, non sai chi siamo…”, Tomo si prese gioco di lei che lo guardò un po’ male, “…come NON sai, io e la mia band stiamo registrando un nuovo album, il terzo per l’esattezza e Jared, uno dei tre, ha perso i suoi fogli, aveva scritto delle cose, ma non ricorda tutto e sta impazzendo perché ora non riesce a finire le canzoni e a scriverne di altre…”, Comet ascoltava le parole di Tomo e cercava di immaginare Jared che impazziva, Jared che non riusciva a scrivere, lo stesso Jared che senza battere ciglio aveva finito i versi della sua canzone con una naturalezza quasi ultraterrena.
“Ci sei?”, Tomo richiamò l’attenzione di Comet schioccando le dita.
“Si, si, ci sono…”, la ragazza si alzò e gli chiese di nuovo perché l’avesse trattenuta.
“Sai, non erano molto convinti ad averti qui dentro nonostante il tuo talento. Non è da tutti ballare egregiamente, saper cantare, scrivere canzoni e anche suonare discretamente uno strumento, a patto che tu sappia suonare solo quello. Il punto sta nel fatto che io mi sono battuto per farti entrare; solo… non deludermi”, Comet non riusciva a credere a quelle parole, rimase con la bocca semichiusa nell’atto di cominciare a dire qualcosa, ma non sapeva proprio cosa dire,
“Grazie, ma…perché? Cioè, io non so come funziona, ma tu sei…cioè hai la fama, sei una persona nota, perché rischiare così?”
“Non credo che rischiare sia il verbo giusto da usare. Più che altro credo che volessi solo dimostrare a loro che bisognerebbe andare oltre quello che si vede. Ti ho guardata negli occhi e tu non riuscivi a vedermi a causa del buio, ho letto che hai qualcosa da dire in quegli occhioni, il modo in cui hai risposto alle mie domande, il modo in cui sei stata sincera e non hai cercato di impressionarmi citando parole di artisti passati o pezzi storici, o addirittura qualcosa del mio gruppo. Credimi, molti lo fanno per impressionarmi”, la ragazza rise,
“Bhe, non lo conosco neanche il tuo gruppo…”
“E questa è una cosa interessante, lo potrai scoprire attraverso me se vorrai…”
“Mi piacerebbe, magari tornando a casa mi fermo a comprare qualche disco…”, la ragazza ammiccò.
“Non è importante che tu compra il disco, volevo solo che tu sapessi che oltre agli insegnanti di danza, solo io credo in te come potenziale artista completa. Loro non volevano che tu entrassi qui perché questa scuola potrebbe chiuderti delle porte, almeno per ora…”
“In che senso?”
“Shane avrebbe voluto farti un contratto come ballerina, forse per il tour di Usher o qualcosa del genere, se sei qui non puoi firmare un contratto simile a meno che non siano già passati quattro mesi dal tuo ingresso nella scuola, a causa mia non avrai un contratto, ma ballare mezza nuda su un palco con Usher non credo sia il tuo scopo …”
“Grazie, Tomo”
“Ora vai…”
“Ok, ciao! Buon lavoro e…spero che Jared ritrovi i suoi testi”
“Se ci va male magari scriverai qualcosa tu…”
“Non credo di essere all’altezza, ma grazie per la fiducia”
“Io credo di si…”
 
Tomo arrivò agli studi di registrazione dove trovò una scena alquanto strana, Shannon rideva seduto su un divanetto insieme a Tim e Simon, uno dei produttori, mentre Jared lanciava tutto per aria e imprecava contro chiunque, Emma in tutto questo cercava di calmarlo,
“Sei qui”
“Si, Jared, hai provato a vedere a casa?”
“Non ce li ho a casa, li ho persi, lo sapevo, li ho persi…questo album non verrà finito in tempo. Questa band andrà in rovina”
“Ma la smetti di dire cazzate? Sei o non sei Jared Leto? Hai perso qualche testo che non avevi ancora memorizzato, abbiamo un sacco di materiale, non credo sia il caso di farne una questione di stato”
“Tomo tu non capisci, lì su quei fogli, oltre ad esserci idee per nuovi pezzi ero riuscito a trovare il bridge giusto per Vox Populi, ci ero riuscito e ora non ricordo nulla, non me lo ricordo e quel pezzo resterà incompleto. E’ come per Michelangelo e il suo Non-Finito. Sono il Michelangelo della musica, non finisco le canzoni…”
“Guarda il lato positivo bro, studieranno le tue gesta nelle scuole e nelle università, mi sembra un bel traguardo…”
“Shannon tu stai zitto altrimenti il massimo che potrai udire sarà il beep della macchina che ti terrà in vita dopo la mia aggressione…”, Tomo guardò Shannon,
“Io starei zitto…”
“Tomo, li aveva messi lì sulle tastiere e io lo avevo avvertito che si sarebbero persi, doveva portarseli a casa, ma lui no, testardo, doveva lasciarli qui, al sicuro…si è visto. Ne abbiamo trovati dieci in più, giusto Jared? Io direi che invece di farci diventare tutti matti dovresti sederti e cominciare a scrivere qualcos’altro se vuoi vedere di nuovo All lyrics written by Jared Leto sul booklet dell’album, altrimenti mi attacco al telefono e cerco qualche autore che ci scriva qualcosa così consegniamo questo disco e siamo tutti più contenti…”
“Shannon…”, Jared era afflitto e quasi piangeva, “…non puoi capire, non riesco a scrivere. E’ come se avessi perso l’ispirazione, quelle cose che avevo scritto erano un inizio di qualcosa che magari avrebbe potuto sbloccarmi, non so più scrivere una canzone”, l’uomo si era seduto su un divanetto e teneva la testa fra le mani.
“E io non ho più il senso del ritmo…ti prego Jared, vai a casa, fatti una bella doccia, non pensare alla musica, scopati qualcuno e domani torna e scrivi questo benedetto album”
“Sono d’accordo con lui…”, si intromise Emma.
“Vuoi aiutarlo tu Emma? Dico per quel qualcuno da scoparsi…”
“Shannon…”
“Che ho detto? Sei la sua assistente, trovagli qualcuno che voglia scopare…”
“Ok...”, Jared riprese fiato, “Ok, sono calmo, vado a casa, a domani…”, si avviò verso la porta quando ad un certo punto, proprio prima di mettere la sua mano sulla maniglia, si girò verso Tomo,
“A te come è andata a scuola?”, tremendamente calmo e sereno si avvicinò a Tomo, “Qualche bell’acquisto?”, Tomo lo guardò male.
“Dieci nuovi studenti, tutti interessanti…”
“Mi sa che quest’anno verrò a farvi visita, sono due anni ormai che sei presente in quella scuola e non siamo mai venuti io e Shannon…”
“Io non ci voglio andare”
“Zitto tu…”
“Tomo, dicevo, voglio venire in quella scuola”
“Non troverai l’ispirazione in quella scuola, Jared…”
“Shannon, ma oggi non hai nulla di meglio da fare?”, quasi con un ringhio Jared si girò verso Shannon che lo guardò allo stesso modo, ma con un sorriso beffardo,
“No, oggi devo rompere le palle a te, fratello”
“Tomo, dimmi un giorno e portami in quella scuola…”, Jared se ne andò e riusciva a pensare solo ai suoi testi anche se un altro pensiero gli si stava insinuando in testa.
Arrivato a casa andò direttamente in bagno e si spogliò, entrò nella doccia e si lasciò cullare dall’acqua bollente, non poteva credere stesse succedendo a lui, lui che aveva sempre scritto anche più del dovuto, l’uomo dalle mie idee, perché non riusciva a scrivere? Di cosa aveva bisogno? Aveva un pensiero, ma si rifiutava di soffermarvisi sopra, non poteva davvero voler riflettere su quell’alternativa.
Avrai modo di ripagarmi, le aveva detto.
Non ci credeva davvero e non sapeva neanche il suo nome. Uscì dalla doccia e indossò l’accappatoio, si guardò allo specchio. Vedeva solo un ammasso di colori dato il vapore che si era addensato sulla superficie dello specchio. Vi passò una mano sopra e si immerse nel riflesso dei suoi occhi azzurri, stanchi e gonfi di rabbia. Si passò una mano sul viso e scosse il capo; non poteva essere vero che lui stesse pensando ad una cosa del genere. E se quella ragazza non era davvero in quella scuola? Se lui aveva semplicemente creato una storia attraverso i suoi occhi stanchi, la chitarra e il suo quaderno? Era quello il suo obiettivo. Doveva leggere quel quaderno; di nuovo. Aveva bisogno di quel brivido, leggere delle parole e crearne di nuove. Era già successo, doveva ripetersi. Aveva letto su quel quaderno, aveva scritto e poi le parole erano uscite da sole quella sera, e ora non c’erano più. Doveva trovare quel quaderno. Doveva riempirsi di nuovo i sensi col profumo di quella ragazza; non ricordava neanche bene la sua fisionomia, ricordava solo i suoi occhi e il suo profumo. Era quello che bastava, quello che bastava a fargli scrivere qualcosa.

Comet era stesa sul suo letto e fissava il soffitto senza pensare davvero a qualcosa. Vibrò il cellulare.
Gram Incoming Call.

Nello stesso istante qualcuno entrò nella sua stanza. Aron.
"Oi tu abiti ancora qui?", la ragazza non rispose al cellulare
"Bhe, si, più o meno"
"Sarebbe a dire?"
"Che ultimamente non sto tornando a dormire spesso qui"
"Ah si?"
"Si, che dici? Come va a scuola?"
"Vieni, siediti. Che fai lì impalato?...", il ragazzo entrò e si avvicinò al letto di Comet. Lei si sedette e gli fece il musino,
"L'hai sistemata bene la camera...", Aron aveva le mani in tasca e camminava lento, si sedette al fianco di Comet, "Mi chiedevo, con i ragazzi ormai hai confidenza, gli pulisci addirittura la camera e passate molto tempo insieme, mi chiedevo se, visto che ora loro non ci sono, ti andava di venire con me..."
"Dove?"

"Non lo so, ti porto a vedere la mia galleria e magari ti presento Jordan, il tipo che lavora con me..."
"La tua galleria? Di cosa?"
"Tu non lo sai che lavoro faccio?"
"No..."
"Andiamo, prendi la borsa, ti porto a vedere...", Comet continuava a ripetersi quanto quel tipo fosse stronzo, gliel'aveva detto Kylee, e cercava di non perdersi nelle espressioni di Aron, era difficile, ma le riusciva bene.
Arrivarono in un posto non molto lontano da casa e Comet rimase un pò interdetta,
"Tu lavori in una galleria d'arte?"
"Non esattamente...questa è mia"
"Sei un artista"
"Più o meno..."
"Più o meno? Guarda qui. Posso entrare?"
"Certo", Aron sorrise guardando l'espressione sognante di Comet mentre entrava in quel posto. Dentro c'era Jordan alle prese con un'istallazione audio-visiva che proprio non voleva funzionare. Non si girò all'ingresso di Comet,
"Jordan!"
"Grazie al cielo, c'è qualcosa che non va, Aron"
"Lei è Comet...", Jordan guardò la ragazza
"Ah, ciao, tu sei Comet? Mi ha parlato di te...", Comet si girò verso Aron con aria soddisfatta,
"Addirittura?"
"Addirittura..."
"Ma le fate voi tutte queste cose?", chiese la ragazza guardandosi intorno
"Si, tutte.."
"Anche le foto?"
"Quelle le fa Aron"
"E tu che fai?"
"Io creo"
"Ma falla finita, ci sta provando, Comet...", Aron le passò di fianco avvicinandosi al suo orecchio e sussurrando qualcosa,
"Io terrei gli occhi aperti...", non si erano mai toccati da quando si conoscevano e forse non sarebbe mai successo, ma la vicinanza con quel ragazzo le faceva bene in uno strano modo. Era tremendamente sbagliato, ma le piaceva.
"Stasera che fate?"
"Non lo so, che facciamo signorina?"
"Facciamo qualcosa io e te?"
"Si..."
"Venite da me? Diamo una festa..."
"Giusto, tu non sai Comet, quest'uomo ha una reggia come casa e fa anche le feste più esclusive d'America"
"Ma quanto sei idiota, venite?"
"Ok..."
I due andarono via lasciando Jordan alle prese con le sue istallazioni audio-visive, ci sarebbe riuscito. Camminavano insieme e parlarono di tante cose, Aron le spiegò anche perchè aveva le sue regole e lei gli parlò di suo padre, voleva trovarlo e gli disse anche il suo nome.
"Si chiama Julian Brantley"
"Julian?"
"Si, Julian..."
Brantley, è il tuo cognome?
"Direi!"
"Farei qualcosa se potessi, ma se lo troviamo poi vai via da casa, non lo trovare subito, ok?"
"Ti dispiacerebbe se me ne andassi?"
"Forse si, forse no, non saprei; ti aiuterò a trovarlo", Comet esitò per poi cambiare discorso,
"E non ti infastidisce avere una donna per casa che non sia tua sorella o tua madre?"
"Cosa ti ha detto precisamente mia sorella?"
"Niente..."
"Parla, donna...", Comet rise
.
"Questo, quello, forse ha accennato a qualche regola...", faceva la finta tonta e ad Aron questa cosa piaceva, rimise le mani in tasca e quasi si sentì in imbarazzo, era la prima volta che sentiva il bisogno di spiegare le sue toerie a qualcuno, ad una donna.
"Sai com'è, non è che a me piaccia essere stronzo o seguire degli standard di vita, ho trentadue anni e a volte non ti nascondo che mi pare di sentire il bisogno di stare con qualcuno, di avere stabilità, non so se capisci..."
"Certo, si..."
"Ecco, ma sai com'è, non mi sembra utile stare con qualcuno se poi comunque prima o poi le nostre vite si dovranno dividere, starò con qualcuno quando troverò la donna giusta, quella per cui manderei in rovina la mia vita, per cui mi venderei anche gli organi..."
"Tu?"
"Io!"
"Ma se non provi a stare con qualcuno come capirai se magari una ragazza è quella giusta?"
"Lo capirò, perchè non serve conoscere qualcuno a fondo prima di starci insieme, secondo me. Cioè, se conosci una persona alla perfezione prima di starci insieme ti passa la voglia, certo, le cose più importanti devi saperle, ma io credo sia molto più bello e stimolante conoscere giorno per giorno, per tutta la tua vita la persona che ami. Desiderare che quella persona ti stupisca ogni singolo giorno e cercare di fare lo stesso nei suoi confronti..."
"E' una bella cosa, ma come capirai, se e quando troverai quella giusta, che è lei?"
"Non credo sarà così difficile, mi ritroverò a pensare a cose nuove, proverò sensazioni mai provate solo guardando quella persona, mi ritroverò a volerla cercare, a desiderare il suo profumo e quando la toccherò sarà come trovare quello che manca, come un puzzle e il suo corpo sarà perfetto sotto le mie mani, la sua bocca si incastrerà con la mia..."
"E' come se ti stessi conservando per dare tutto quello che ti è possibile ad una persona"
"Si, è proprio così; non mi và di perdere tempo e dare i miei sentimenti aprendo il mio cuore a chi magari non lo merita, quindi aspetto quella giusta e intanto mi diverto, almeno non soffro"
"Mi sembra giusto, dopotutto non sei così stronzo"
"Ohw, grazie", Comet e Aron continuarono a camminare uno di fianco all'altra senza però toccarsi, o almeno Aron non sfiorava minimamente Comet, continuava a tenere le mani in tasca, si guardarono, "Ma magari l'hai già trovata..."
"Magari si, ma non credo voglia minimamente ricambiare..."
"Quindi l'hai trovata? Wow, Aron innamorato..."
"Aspetta no, ora non farne subito un film, non sono innamorato, per ora, ho solo un interesse particolare per qualcuno da un pò, forse anche troppo poco per parlarne..."
"Chi è?"
"Anche se ti dicessi il suo nome non capiresti, non conosci nessun mio conoscente o amico a parte Travis e Chris, e ora Jordan"
"E' un uomo?"
"Vaffanculo..."
"Oh, che ne so, sarebbe bello comunque..."
"Non ti rispondo, che è meglio.."
"Tanto lo so che sotto sotto mi ami, non c'è niente da fare...", Comet lo guardava ammiccando,

"Si, certo, seno per quale motivo non combatterei per avere quella che voglio? Ho te!"
"Sono d'accordo"
Arrivati a casa, Comet si sdraiò sul divano guardando il soffitto, Aron preparò qualcosa da mangiare,
"Sono le 5.30, hai fame?"
"Un pò..."
"Mangi qualcosa con me?"
"Si...", Comet si avviò in camera per recuperare il cellulare che aveva lasciato a casa in precedenza.
Due messaggi e tre chiamate da parte di Gram e quattro chiamate da parte di Tomo. Senza pensarci due volte la ragazza chiamò Tomo. Perchè Tomo l'aveva chiamata? Dopo due squilli l'uomo rispose,
"Finalmente, dove sei?"
"A casa"
"Devi venire agli studi della Virgin, qualcuno è interessato ad avere un opzione sul tuo pezzo..."
"Cosa?"
"Si, un'opzione su There's Us, vuol dire che i tuoi diritti non saranno ceduti del tutto, comparirai comunque come autore del pezzo. Muoviti, corri qui"
"Ok, oddio"
Comet corse in cucina e Aron la guardò interdetto,
"Che succede?"
"Qualcuno canterà una mia canzone..."
"Wow, ma è fantastico...chi?"
"Non lo so, devo andare agli studi, ora", Aron lanciò quello che aveva fra le mani sul piano cottura e si asciugò le mani.
"Andiamo, ti accompagno in auto..."
"Davvero?"
"Certo, dai, muoviti!"
Arrivarono in meno di dieci minuti agli studi e Comet si stava catapultando fuori dall'abitacolo quando Aron la bloccò tenedola per un polso,
"Buona fortuna"
"Grazie e...Aron, io faccio il tifo per te, se la vuoi vattela a prendere", lei lo abbracciò. Aron rimase per un pò lì prima di andare via, non sarebbe servito aspettarla, lo avrebbe chiamato in caso di bisogno.

Comet entrò negli studi e la situazione le si presentò tranquilla. Gente che andava e veniva, qualcuno si rilassava su divanetti, altri rispondevano al telefono. Si guardò intorno cercando Tomo, non lo trovò; decise di chiamarlo.
"Hey tu vammi a prendere un caffè..."
"Io non lavoro qui"
"Ah no? E chi saresti? Una superstar?"
"No"
"Ecco..."
"Ma che vuoi?"
"Un caffè, te l'ho detto"
"E vattelo a prendere, che aspetti?", quel tipo la guardò con occhi cattivi,
"Chi diavolo ti credi di essere?"
"Senti, non so chi tu sia o cosa tu voglia da me, tutto quello di cui ho bisogno ora non è un discografico arrogante che ha bisogno di un caffè..."
"Non sono un discografico..."
"Questo non esclude che tu sia arrogante e in cerca di un caffè, senti, sto cercando Tomo Milicevic, renditi utile e dimmi dov'è..."
"Con calma, ragazzina. Che vuoi da Tomo?"
"Non credo ti interessi, sai dirmi dov'è?"
"Cerca in quelle stanze, aspetta un produttore e una band"
"E anche me..."
"Ohw questo fà di te una star, complimenti", quell'uomo era odioso, affiscinante, ma odioso. Entrò in una stanza e per fortuna, vi trovò Tomo.
"Sei qui...", l'uomo si alzò dal divanetto e le andò incontro, la abbracciò.
"Non ci credo, sono agitatissima, oddio"
"Calmati, rilassati e siediti qui...", si sedettero uno di fronte all'altra sui divanetti di pelle bianca di quella stanza che era piena di luce. C'erano tre divanetti, qualche poltroncina, un tavolo da biliardo e una scrivania. Su una della pareti c'erano degli scaffali pieni di dischi e libri di musica.
"Allora? Chi è?"
"Non credo che l'entusiasmo sia direttamente proporzionale al gradimento della band in questione"
"Una band?"
"Si, una boyband..."
"Cosa?"
"Si, però aspetta, non una qualsiasi, è LA boyband secondo me..."
"Gli 'nsync o cosa?"
"I Backstreet Boys" *
"You aaaaaaare myy fiiiire, the ooone deeesiiire...", Comet scimmiottò un pezzo della band in questione,
"Si, quelli lì, ti provavo a chiamare per farti venire prima, io credo di andare via e quindi resterai da sola con loro e un produttore discografico, sei nuova, è la tua prima volta e non vorrei che loro ti prendano in giro o approfittino della situazione, devi sapere come comportarti e cosa dire..."
"Tu non puoi lasciarmi da sola..."
"Ascoltami.."
"NON PUOI...", Comet si stava preoccupando, ma ascoltò Tomo.
"Proveranno sicuramente a importi le loro decisioni o a convincerti che quello che vogliono fare sia la cosa migliore per te, non pemettere che prendano e sconvolgano il tuo lavoro, quella è roba tua, fai in modo che capiscano che anche se sei giovane e alla prima esperienza non hai intenzione di sottometterti o di fare quello che dicono loro, l'ultima parola deve essere tua, sempre, il materiale è tuo, loro lo potranno solo usare, è un'opzione non un cedimento di diritti, l'autore sei e rimarrai tu, il pezzo è tuo e si registrerà come decidi tu, ok?"
"Ok.."
"Ok, tutto bene?"
"Si, a parte uno gnomo arrogante che mi ha chiestto di portargli del caffè prima e mi ha trattata malissimo"
"Ma qui?"
"Si qui, ti stavo cercando, uno gnomo in canottiera"
"Uno gnomo in canottiera? Quanto gnomo?"
"Più o meno quanto me, con un tatuaggio sul braccio"
"Aah, ho capito, gnomo arrogante lo hai chiamato?"
"Si, è uno gnomo arrogante", Tomo rise divertito ripetendosi -Gnomo arrogante, questa è bella!, nello stesso istante la porta si aprì ed entrarono i quattro cantanti accompagnati dal loro produttore. Si presentarono tutti semplicemente e con gentilezza a Comet che fece altrettanto.
"Lui resta?", il produttore si riferiva a Tomo.
"Si, si, lui resta", intervenì Comet bloccando Tomo per il polso.
Parlarono in modo tranquillo di quello che stava per succedere e, per lo più, a parlare fu il produttore che illustrava a Comet il lavoro, parlò di sconvolgere la musica scritta da Comet; Tomo guardò Comet, era il momento di intervenire, ma AJ prese parola,
"No, ti stavo aspettando proprio su questo punto, il pezzo è bello così com'è, non si stravolge, quello che ci è piaciuto, oltre al testo è proprio il carattere musicale del pezzo, quindi al massimo si riarrangia qualcosa, giusto Comet?"
"Si, giusto! Quello che volevo far presente era proprio questo, non sono disposta a sconvolgere il pezzo, non questo, è nato così, ero al piano ed è nato così, magari è troppo acustico ed è forse nudo musicalmente parlando, magari potreste aggiungere qualche strumento, non so, ma sempre sulla base di quello che già c'è, questo è quello che chiedo", AJ annuì e Tomo guardò rilassato Comet che continuò, "Poi voi avete un vostro carattere vocale che vi differenzia da altri gruppi e quindi credo che non ci siano problemi per voi nel fare questo pezzo vostro..."
"Era di questo che volevo parlare", cominciò Brian, "non voglio stravolgere il pezzo, sia chiaro, sono d'accordo con AJ e lo siamo tutti noi, ma l'impatto vocale che potremmo dare noi al pezzo è sicuramente diverso da quello che potresti dargli tu, siamo realisti, te sei una donna, noi siamo uomini e siamo quattro, l'impatto è completamente diverso, io opterei per lasciare invariato il pianoforte di fondo, ma di arrangiare con più beat e più chitarre partendo dalla seconda strofa in poi altrimenti si finirà per coprire la base con le nostre voci in contrasto"
"Credo tu abbia ragione...e avete già deciso chi canterà cosa?"
"Questo direi che potrai deciderlo tu seguendo le prove e le registrazioni, è roba tua, ti stiamo chiedendo un'opzione, noi ti chiediamo di fare in un modo, magari ti suggeriamo qualcosa in quanto sei nuova a questo tipo di situazioni, ma la decisione è tua...", Nick fu gentile e le sorrise dolcemente,
"Ok, grazie"
"Grazie a te", AJ riprese la parola, "Io ti avverto che voglio fare il bridge finale..."
"E io ti avverto che tu e Brian dovrete fare i vostri giochetti di prima e seconda voce alternandovi con i cori sul finale"
"Questa ragazza mi piace", risero tutti e Tomo si drizzò alzando le spalle, fino a quel momento si era abbandonato e quasi era sprofondato nel divano.
"Tu che dici, Tomo?"
"Io dico che sai quello che vuoi, per me va bene"
"Bello", Comet guardò i quattro cantanti con gli occhi pieni di felicità e ammirazione, daltronde Tomo aveva ragione, loro erano LA boyband per eccellenza.
"Che pensi?"
"Penso che è fantastico, non credevo ci si sentisse in questo modo e poi sento che farete un bellissimo lavoro, cioè i vostri sono tutti magnifici lavori, relativamente al fatto che possano piacere o no, avete qualcosa che vi contraddistingue e credo sia la differenza e il contrasto che si crea fra le vostre voci che mescolate in modo sublime", Tomo si stupì delle parole di Comet, non credeva potesse capire una cosa del genere, era solo una ragazzina di vent'anni, ma lui aveva visto bene e ne era felice.
La band andò via dandosi appuntamento con Comet al giorno seguente lì agli studi per cominciare a lavorare.
Tomo guardò Comet seduta al suo fianco, lei lo guardò di rimando cercando di fare la seria; non ci riuscì. Saltò in piedi e cominciò a saltellare in giro per la stanza, Tomo si alzò divertito,
"Vieni qui"
"Non ci credo", canticchiò il suo pezzo, "Not everything is supposed to come true",
"Bhe, qui però sta diventando tutto reale"
"Si, si, si", si abbracciarono
"Ho creduto in te sin dall'inizio e in meno di due mesi mi hai reso orgoglioso, grazie"
"Grazie? Tu dici grazie a me? Grazie a te, uomo barbuto, sei il mio angelo, quello che mi ha salvata, ti voglio bene"
"Non esageriamo ora, hai fatto tutto da sola, avevi solo bisogno di qualcuno che ti aiutasse a crederci, che ti suggerisse come fare e ci ho pensato io...", Comet aveva le lacrime agli occhi, "Ora non piangere, sai suonare il piano?"
"Sicuramente meglio della chitarra purtroppo..."
"Allora vieni con me", si ritrovarono in una sala d'incisione,
"E' bello qui...",
"Ormai è la mia seconda casa, comunque sono proprio contento"
"Anche io, si.."
"E' come se tu fossi la mia prima figlia, credo in te e mi stai rendendo orgoglioso. Te lo dico di nuovo, non deludermi"
"Non lo farò...", Comet continuava a guardarsi intorno, sfiorò i tasti del piano alla sua destra e qualcosa attirò la sua attenzione, la cosa che preferiva su ogni altra "Cosa sono quelle?"
"Chitarre?"
"Questo lo vedo! Son belle"
"Si, lo sono..."
"Ma sono uguali? Cambia solo il colore"
"Sono personalizzate..."
"E questi sono i simboli della tua band, giusto?"
"Qualcuno si sta informando a quanto pare..."
"Dovrò pur sapere qualcosa se voglio vantarmi in giro, no?"
"Mi sembra giusto, no, non toccarle"
"Perchè?"
"Il proprietario potrebbe farti del male per questo, e ultimamente è anche stressato più del solito, io eviterei", Comet annuì, ma guardava quei due strumenti come un bambino guarda le caramelle che sua madre gli ha appena proibito di mangiare. Avvicinò la mano ad una delle due chitarre mordendosi le labbra e controllando che Tomo fosse distratto, sfiorò il legno e constatò che non erano semplicemente colori stampati, erano proprio intarsiati nel legno quei simboli e la cosa quasi la fece piangere dall'emozione.
Chi era il proprietario di quelle chitarre? Chi era il possessore di quel tesoro? 
Tomo si accorse di cosa stesse facendo Comet, "Oooi non toccarle..."
"Troppo tardi", una voce invase la saletta e Comet rabbrividì. Si girò e riconobbe quegli occhi,
"Io...io non..."
"Tu!"
"Jared Leto..."
"Perchè sei qui?", chiese confuso il cantante.
"Lei è Comet, la ragazza del testo..."
"Lei è Comet", ripetè Jared quasi meccanicamente,
"Non le ha prese, dai..."
"Non è un problema, può anche suonarle per quello che mi interessa, ora"
"Jared, sei serio?", Tomo era sconvolto, Jared stava dicendo che una sconosciuta poteva prendere le sue chitarre.
"Si, lei può..."
"Scusa se quella volta..."
"Non sapevi chi ero, tranquilla..."
"No, aspettate, voi vi conoscete?"
"Non proprio, Comet mi ha intrattenuto quel pomeriggio quando mio fratello mi ha abbandonato al mio destino da solo in strada, credo fosse lei il mio destino quel giorno"
"Era il giorno dei provini, Tomo", la ragazza guardò di nuovo Jared, "Scusami davvero, mi sono comportata in modo alquanto arrogante...", Shannon entrò nella sala, "Che fate?"
"Arrogante come lui", Comet lo indicò,
"Lui è il batterista, mio fratello", sorrise Jared,
"Ah ma oggi è proprio una brutta giornata, chi diavolo è questa? E perchè è nella nostra sala di incisione? Qui dobbiamo lavorare, JARED!"
"Cosa ti è andato storto, fratello? La smetti?"
"Chi è?"
"Comet, lei è Comet"
"Ti chiami come una macchina?"
"Ti chiami come una femmina?", Comet non tardò a controbattere,
"Io me ne vado, quando siete pronti chiamatemi"
"Si, vai Shannon, qui ci agiti soltanto, vai", il batterista si sbattè la porta alle spalle lasciando sentire solo un "Ma ch.....", non fu difficile per Jared e gli altri capire cosa stesse per dire,
"Scusalo, a volte è insopportabile"
"Ecco perchè mi sembrava di averlo visto, cioè è nella band, ho visto qualche foto, è proprio uno gnomo arrogante..."
"Sappi che questa gliela dico"
"Fai pure, vorrei dirglielo io", Comet alzò di qualche tono la voce, ma Shannon non l'avrebbe comunque sentita, Jared e Tomo risero.
"Cosa stavate per fare, oltre a toccare le mie figliole?"
"Io volevo che Comet mi cantasse il pezzo che ha appena ceduto ai Backstreet Boys, magari l'accompagno io con la chitarra mentre lei suona quello", Tomo indicò il piano e Comet si girò di scatto verso di lui,
"Tu sei impazzito, non se ne parla proprio"
"Perchè?", intervenne Jared, "E' roba tua, canta"
"No, Jared, non posso. Non riesco a cantare in presenza di altre persone, non riesco a dividere le cose, mi emoziono e penso troppo a cosa ha fatto nascere quelle parole, non riesco a cantare serenamente..."
"Un cantante che si emozione è il cantante più bravo del mondo, se ti emozioni tu si emoziona anche chi ti ascolta..."
"E' diverso..."
"No, è quello che conta, l'emozione, canta, fallo per Tomo, fallo per me...non pensare, solo canta"
"Per te?"
"Per me, si"
Comet si fece coraggio sedendosi al piano, guardò poi Tomo che le fece segno di partire quando voleva, lui conosceva gli spartiti, l'avrebbe accompagnata. Le prime note partirono e Comet cercò con tutta se stessa di non pensare a Gram, ma sulla prime parole, quando chiuse gli occhi, non vide altro che lui...


There's me                                                            Ci sono io,
looking down at my shoes.                                 che guardo le mie scarpe in basso.
The one smiling like the sun                               Quello che sorride come il sole
that's you.                                                              sei tu.
What were you thinking?                                      A cosa pensavi?
What was the song inside your head?                Qual era la canzone che avevi in testa?
There's us,                                                             Ci siamo noi,
going on about a band,                                       che volevamo metter su una band,
working out how we play our hands.                 lavorandoci come se stessimo giocando con le nostre mani.
I lay there dreaming                                             Rimasi lì a sognare
later all alone in my bed                                      in seguito da sola nel mio letto

If I was stupid                                                        Se ero stupida
maybe careless,                                                    forse sfiduciata,
so were you                                                           lo eri anche tu

Not everything is supposed to come true.        Non tutto è fatto per diventare realtà.
Some words are best unsaid.                             Alcune parole sarebbe meglio non dirle.
Some love is not really love at all.                      Alcuni amori non sono amori a tutti gli effetti.
I'll keep everything I shared with you                Terrò tutto quello che ho condiviso con te
and that's enough,                                               ed è abbastanza,
there's us.                                                              ci siamo noi.

Freeze Frame                                                         Fermo immagine
I'm not about to cry,                                              Non sto per piangere,
it's too late for us to change                                 è troppo tardi per noi per cambiare
why try?                                                                   perchè provarci?
I've got a camera                                                    Ho una foto
tucked away inside my heart.                                riposta via nel mio cuore.

If I'm a loser                                                            Se sono una perdente
or just unlucky,                                                       o semplicemente sfortunata,
so are you.                                                               lo sei anche tu.                                                   

Not everything is supposed to come true.        Non tutto è fatto per diventare realtà.
Some words are best unsaid.                             Alcune parole sarebbe meglio non dirle.
Some love is not really love at all.                      Alcuni amori non sono amori a tutti gli effetti.
I'll keep everything I shared with you                Terrò tutto quello che ho condiviso con te
and that's enough,                                               ed è abbastanza,
there's us.                                                              ci siamo noi.

Somewhere between there and now,                Da qualche parte fra allora e adesso,
I looked away when you said                              io guardai lontano quando hai detto
"We'll never change"                                             "Non cambieremo mai" 
And if you think what might have been,            E se pensi a cosa avremmo potuto avere
you'd lose today                                                   oggi perderesti
and we've got songs to play.                               e quello che abbiamo sono canzoni da cantare.

Not everything is supposed to come true.        Non tutto è fatto per diventare realtà.
Some words are best unsaid.                             Alcune parole sarebbe meglio non dirle.
Some love is not really love at all.                      Alcuni amori non sono amore a tutti gli effetti.
I'll keep everything I shared with you                Terrò tutto quello che ho condiviso con te
and that's enough,                                              ed è abbastanza,
there's us.                                                             ci siamo noi.


La canzone finì e Comet rimase a fissare i tasti del pianoforte, non credeva di riuscire a tener testa ad un sorriso di Tomo, figuriamoci agli occhi di Jared.

Jared la guardò aspettando una qualsiasi parola, cercò lo sguardo di Tomo un attimo dopo essersi accorto che Comet aveva lasciato scivolare via una lacrima catturandolo sul palmo della mano e desiderò che Shannon fosse lì a ricredersi su quella ragazza.
"Allora?", chiese lei timorosa vedendo Jared avvicinarsi,
"Allora, io penso che non dovresti permettere a nessuno di cantare la tua musica, dovresti uscire lì fuori e cantarla al mondo ed io sarei disposto ad aiutarti"
"Ti è piaciuta?", chiese timorosa di nuovo,
"Mi chiedi se mi è piaciuta? Certo, mi sembrava di guardare la foto che guardavi mentre la scrivevi..."
"Ma io non ho mai detto che guardavo una foto"
"Me lo hai cantato, questo dovrebbe farti capire che sei tu quella che deve cantare queste canzoni...", Jared le si avvicinò, "Non lasciare che qualcun'altro canti la tua vita al posto tuo", le diede un bacio sul lato della fronte accarezzandole i capelli e andò via.
"Gra-grazie, Jared!", si lasciò la porta aperta alle spalle andando via, "Tomo..."
"Ha ragione"
"Io credo di essere stupida, ma riesco a dirti solo grazie e credo di avertelo già ripetuto troppo volte, ma grazie perchè credi in me..."
"E ora c'è anche un'altra persona che crede in te, e se Jared Leto crede in te  puoi conquistare il mondo, credimi, tu non lo conosci..."

"Sei ancora qui?"
"Dio, quanto sei fastidioso! Me ne sto andando, prego, è tutta tua la sala", Jared comparve alle spalle di Shannon con un succo di frutta fra le mani,
"Ancora litigate voi due?"
"Fatela sparire..."
"Smettila, Shannon, se vuole può anche restare a farci compagnia..."
"E magari scrive anche al tuo posto e canta, si?"
"Magari", a Jared piaceva stuzzicare il fratello quando lo vedeva stressato e agitato, "Dai che magari alla fine finirete a letto voi due!", Jared li guardava e li indicò con le dita sorridendo, Tomo trattenne una risata,
"Non credo, è uno gnomo arrogante"
"Come mi hai chiamato?"
"Te l'avrebbero comunque detto quindi ho pensato di dirtelo di persona, ciao, Tomo a domani, Jared...non ti dico nulla", lui abbozzò un sorriso sarcastico e strizzò l'occhio,
"Vai, a domani", mimò con le labbra e poi indicò suo fratello di spalle,
"Ma ti prego...", sbottò Comet,
"Ciao stellina", finì Shannon ironico.

"Cos'hai contro quella ragazza?"
"Mi sta antipatica"
"Ma è bella, no?!"
"Certo, ci farò sesso prima o poi, quando si sveglierà e per qualche strana magia non parlerà, avrà le tette enormi e almeno venticinque anni"
"Sei proprio stupido, non trattarla così male..."
"Si, si le chiederò scusa quando saremo da soli, si. Ora lavora, fratello, lavora, proviamo qualcosa, forza. Questa band andrà in rovina se continuo a contare sul vostro lavoro, forza", il cantante e il bassista si guardarono complici come se stessero pensando alla stessa cosa, "Senti chi parla, il fratello maggiore..."
"Si, si puoi dirlo forte sono quello grande e decido io!"
"Oggi, perchè mi sento buono e quella ragazza mi ha messo di buon'umore. Approfitta, oggi comandi tu!"

Comet stava tornando a casa felice, pensò di dover chiamare Gram, era l'unica persona a cui voleva dirlo, ma il cellulare cominciò a squillare.
Aron.
"Aron!"
"Hey, com'è andata?"
"Bene, erano i Backstreet Boys, domani cominciamo a registrare, cioè registrano loro, io no", il ragazzo rise,
"Every little thing that you have said and dooone, fells like is deep within' me, oouh ooouh ouh"
"Fai anche lo spiritoso ora?"
"No, senti, ho una cosa da dirti..."
"Cosa?"
"Sono da Jordan, ma credo di tornare a casa tardi, fatti trovare sveglia, ok?"
"Ok, ma devo preoccuparmi?"
"No, no, è una cosa bella, credimi..."
"Aron..."
"Comet, forse troviamo tuo padre"


Com'è Aron? Vi innamorerete di lui. Ve lo assicuro! <3
Ma questo Shannon? Non vi fate nervose, vi prego! Ci sarà la svolta, mi riferisco soprattuto ad Annarita, a TittaH e a Denise. Non vi preoccupate per Shannon, tornerà in se! XD

Comunque la canzone di riferimento è
There's Us - Alexz Johnson - Songs From Instant Star Two (2006)
Per quanto riguarda i Backstreet Boys, non è che mi sia inventata il tutto, ma loro davvero hanno inciso questo pezzo dopo l'uscita del disco di Alexz, quindi è veritiera la cosa. Ascoltatela, AJ fa il bridge finale XD è bellissima
There's Us - Backstreet Boys
Le canzoni che cantano Comet e poi Aron sono, I Want It That Way e As Long As You Love Me dei BSB.

A voi le sentenze! Fate le brave, vi prego!
Rosa.


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Capitolo 5
*** 5. Let Me Fall ***


Salve miei bellissimi lettori. Lo so che forse, anzi è proprio così, me la sto prendendo un pò comoda nell'aggiornare questa FF, ma ho un paio di cose da fare, come studiare e fare gli esami all'università, ecco, stendiamo un velo pietoso vi prego.
Questo capitolo è un capitolo di transizione vi avverto, c'è poco Jared e poco Tomo, direi quasi niente. Diciamo che se pensavamo a determinate cose su Comet ora rimarremo un pò scossi da alcune rivelazioni mhuahmahaua. Come la sto facendo traggica, mamma mia. Orsù dunque vi lascio alla lettura ringraziandovi come sempre.
Vi voglio bene sappiatelo.

Let Me Fall


“Brian, io credo che dovresti cominciarla tu, non perché Nick non sia adatto, solo credo che la tua voce vada meglio, prova…”, la voce di Comet era ferma e quasi autoritaria, “Poi attacca Howie e il pre-ritornello e il ritornello lo fa Nick, accompagnato da Howie”
“E io?”
“Tu fai tutta la seconda strofa, AJ… Nick, tu poi ripeti quello che fai nella prima parte, ma il ritornello lo cantate tutti e quattro questa volta…”
“E il bridge lo faccio io!”
“Si, AJ, si”
“Grazie, eh”
“Di niente”, rispose sarcastica lei mentre Tomo si stirava la schiena, erano ormai quattro ore che erano chiusi in quella saletta di incisione. Comet si era messa in testa di registrarla tutta il prima possibile. La band si mostrò disponibile, ma Tomo era sfinito, Comet si sfilò le cuffie mentre AJ discuteva per i cori finali con Nick e Brian, Howie aveva una faccia alquanto segnata
“Hey, se vuoi andare vai…”, sussurrò la ragazza a Tomo,
“Ma sei impazzita? Preferisco stare qui che con quei due matti oggi”
“Che hanno fatto?”
“Stanno esagerando, cioè Jared impazzisce e Shannon, ovviamente, lo segue a ruota…”
“Se non fosse per te…”
“Lo puoi dire forte”
“Devo parlarci un po’ io…”
“Bhe, Shannon forse ti odia, parla con Jared”
“Shannon non voglio neanche averlo nel mio raggio visivo se è per questo…”
“L’hai più visto?”
“No, è da tre giorni che non vedo né lui né Jared, oggi spero proprio di finire queste registrazioni, in due giorni non abbiamo fatto altro che provare e riprovare”
“E’ normale, però pare che abbiamo trovato le sezioni giuste, cioè, la disposizione delle voci nelle varie strofe è giusta così, ora devono solo cantare…”
“Si, solo cantare..”, risero rimettendosi le cuffie,
“Siamo pronti? Al quattro faccio partire la base…”

Passarono altre due ore prima di avere due o tre registrazioni decenti,
“Io credo sia ora di un caffè e di una sigaretta”
“Sono d’accordo con Comet, si…”, AJ uscì all’istante dalla stanza insonorizzata e prese Comet per mano prima che qualcuno potesse controbattere, sempre se qualcuno ne avrebbe avuto il coraggio. Uscirono di lì e Comet camminava per inerzia seguendo AJ, ma guardando indietro verso Tomo, andò a sbattere contro qualcuno, “Buongiorno stellina”
“Eccolo…”, neanche si girò che riconobbe la sua voce e l’odore di arroganza, “…dov’è tuo fratello?”
“Tu dimmi dov’è Tomo, così bilanciamo le cose”
“E’ lì, sta per uscire anche lui, anzi dammi una sigaretta visto che ci sei”, l’uomo si toccò le tasche e poi aprì le braccia,
“Sono desolato, le ho lasciate di là…”
“Grazie, faccio da sola…”
“Che sia una…”
“Si, vai, vai…”, Comet mosse le mani come per cacciare via una mosca,
“Ma guarda te se devo mettermi a smerciare tabacco ai minorenni…”
“Guarda che ti ho sentito gnomo, ho quasi ventuno anni per la cronaca”, urlò lei fermandosi prima di entrare nella sala dove avrebbe trovato Jared,
“Sei comunque antipatica, hobbit che non sei altro”, intanto Shannon si stava avvicinando con Tomo che teneva fra le mani un caffè e si massaggiava la fronte sorridendo.
“Non ce la fai con me Shannon Leto, l’ultima parola sarà sempre la mia, sappilo”, entrò nella sala guardandosi indietro,
“Buongiorno…”, le si bloccò il cuore, era da tre giorni che non ascoltava la sua voce e non provava quella sensazione di benessere nel sentirsi invadere da quel profumo,
“Jared, ciao”, si avvicinò e lo abbracciò,
“Lo abbracci pure?”
“Dammi una sigaretta e fai il tuo dovere tu…”
“Te lo faccio vedere bene il dovere…”, Shannon si avvicinò pericolosamente, ma con sua sorpresa, Comet non si scompose neanche un po’,
“Seh, fidati Shannon Leto”
“E non chiamarmi Shannon Leto”
“E’ brutto avere un nome da donna quando si vuol fare i grandi uomini, eh?”
“Vattene da qua prima che ti prenda a calci”, Comet rubò una sigaretta dal pacchetto di Shannon e scivolò via dalla sala sfuggendo alla sua presa,
“Ritenta, sarai più fortunato, S H A N N O N L E T O”, scandì bene ogni lettera sorridendo,
“Comincia a correre, ragazzina…”
“Mi stai diventando quasi simpatico, ma non montarti la testa”, Jared sorrise e Tomo sospirò, Shannon si limitò a lanciare una bacchetta verso Comet che richiuse prontamente la porta per poi riaprirla pochi secondi dopo facendo una smorfia al batterista,
“Corri, Comet”
Run away, run away, I’ll attack!”, ormai anche lei stava imparando qualcosina dei loro pezzi.

Passò una settimana prima che Comet potesse ascoltare il pezzo registrato dai Backstreet Boys.
Adorava stare a scuola, ma quello gli impediva di passare il tempo che voleva con Kylee o Aron. Lei era partita per New York col suo ragazzo e sarebbe tornata di lì a pochi giorni e Aron era sempre a lavoro, tornava quando Comet già dormiva e andava via a lavoro prima che lei si svegliasse.
L’aveva trovato davvero suo padre?
Quel giorno Comet non doveva andare a scuola e decise di andare a fare shopping, il cellulare suonò,
“Ciao uomo barbuto”
“Hobbit, sono Shannon”
“Che bel modo di cominciare la giornata”
“Facciamo le spiritose?”
“Mai stata così seria, cosa ti serve?”
“Sapessi…”
“Vaffanculo”
“Sempre finissima lei, puoi passare qui?”
“E’ successo qualcosa a Jared?”
“Ma perché? Perché ti preoccupi solo di Jared? Jared è ancora a Chicago”
“E tu quindi che vuoi? Perché hai rubato il cellulare a Tomo?”
“Sono qui, passa appena puoi”
“Mmh, facciamo che non passo?”
“Facciamo che passi oggi pomeriggio…”, il tono era accomodante, “ti mando l’indirizzo di casa mia sul cellulare, prendo il numero da Tomo”
“Ollalà, mi stai invitando a casa tua?”
Non ti montare la testa, mi servi”
Mi servi. Che sono una sguattera?”
“Quanto sei odiosa”
“Lo so, anche tu”
“Non fare l’antipatica e vieni appena puoi, è una cosa seria…”, intanto era arrivata alla galleria di Aron, sbirciò all’interno e vide qualcuno fare il suo stesso movimento da dentro, lo riconobbe e sorrise entrando,
“Jordan, ciao, mi sai dire dove posso…ah, eccoti”, Aron uscì con le mani sporche di pittura azzurra dal laboratorio,
“Ohw, qual buon vento?!”
“Uno davvero buono, come stai?”, lo abbracciò e lui non la toccò per non sporcarla
“C’è Jordan che deve dirti una cosa”
“Devo preoccuparmi?”
“Non proprio”, Aron si avviò nel laboratorio per tornare al suo lavoro e Jordan si sedette su un divanetto messo lì nel negozio. Jordan non era esattamente il ragazzo bello, era un tipo, biondo e con occhi chiari, aveva quell’aria di chi sta sempre sulle nuvole e un angolo della sua bocca era sempre piegato all’insù come se stesse per sorridere. *
Era un artista.
“Vieni qui tu”, il ragazzo le fece segno di sedersi al suo fianco, Comet si sedette e, come sempre quando era nervosa, si toccò l’angolo della bocca con la mano sinistra e si morse l’interno della guancia,
“Ha a che fare con mio padre, giusto?”
“Si, cioè io non so se tu la prenderai bene, magari odierai la situazione…”
“Sai dov’è?”
“Ora è a Chicago, lui lavora nella produzione discografica da più o meno”, Jordan alzò lo sguardo e si grattò la testa, era in imbarazzo, “credo da dodici anni”
“E’ andato via quando io ne avevo otto, ne sono passati tredici…”
“Si, lo so quanti anni avevi…”
“Tu…lo conosci?”
“S-si…io, si”
“E ti ha parlato di me?”
“Aspetta, si, lo conosco…lo conosco bene e conosco il giorno del tuo compleanno, so cosa ti piace e non ti piace, almeno fino agli otto anni, so cosa ti ha lasciato…”
“Jordan ti prego sto per piangere…”
“Comet non lo so se c’è un modo delicato per dirtelo, non ho mai conosciuto il mio vero padre, ma quando avevo ventidue anni mia madre si è sposata, secondo i miei calcoli tu avevi undici anni allora…”
Si è sposata con mio padre…”, quella di Comet, più che una domanda, era un tentativo di convincere se stessa di quello che aveva capito dicendolo ad alta voce,
“Si, Comet”, la ragazza non parlò, si limitò a mandar giù il colpo e a concentrarsi per non piangere,
“Hey, io ho visto le tue foto da piccola, lui le guarda sempre, a Natale, al tuo compleanno, il ventidue Aprile, ogni anno ha comprato un regalo per te. Ha mandato lettere e ha provato a mettersi in contatto con tua madre, lei ha sempre fatto di tutto per tenerti lontana da lui e da noi…”
“Lei lo sapeva?”
“Tu dovevi essere al matrimonio, lui voleva che tu stessi con noi, ha mandato l’invito per te…”
“Ma io non ho mai ricevuto nulla…”
“Lo so”
“Ora lui mi odia”
“No, non ti odia, lui stava preparando un viaggio, lì in Indiana, dopo i ventuno anni avresti potuto decidere tu però ora sei qui e credo di doverlo avvertire, lui tornerà domani credo, io ti ho riconosciuta all’istante, hai i suoi stessi occhi e la sua stessa risata e poi ti tocchi la bocca mordendoti l’interno della guancia quando sei nervosa e quando pensi a qualcosa, l’ho notato”
“Lui abita con te?”, Jordan non rispose. L’abbracciò.
“Appena Aron mi ha detto di aver conosciuto una ragazza di nome Comet di Boston, ma che abitava in Indiana e che aveva lunghe storie da raccontare ho capito che fossi tu, non chiedermi perché…”
“Grazie, Jordan….”
“Hey, è tuo padre”
“Questo fa di te mio fratello?”, disse Comet asciugandosi le lacrime e arricciando il naso in una smorfia buffa, Jordan la strinse e guardò in aria,
“Mmh, tecnicamente dovrebbe essere così, cioè io ho il tuo stesso cognome, non avevo mai usato quello del mio vero padre perché non merita neanche di essere nominato poi è arrivato Julian ed è diventato mio padre, o almeno il padre che avevo sperato di avere per ventidue anni e quando mi ha chiesto se volessi avere il suo cognome non ci ho pensato due volte a dirgli di si…”, Aron fece capolino nella sala e sorrise guardando quella scena,
“Ti presento mio fratello…”, disse Comet verso Aron, lui rise,
“Non ti invidio”
“Invidia me”, aggiunse Jordan.

L’indirizzo che Shannon aveva mandato a Comet per lei era quasi in una lingua sconosciuta, non sapeva come arrivarci e forse neanche voleva andarci.
Con non poche difficoltà ci arrivò.
Che razza di casa hai, gnomo?”, disse Comet avvicinandosi alla porta e guardando in aria tutto quel ben di Dio. Suonò il campanello.
“Salve, desidera?”
“Ucciderla, posso?”
“Prego, entri!”
“Grazie”, entrò e si guardò intorno quasi terrorizzata,
“Non c’è nessun mostro o trappola in agguato per te…”
“Ah, sono più tranquilla ora, davvero”, disse poggiandosi una mano sul cuore; l’espressione di Shannon era fra il rassegnato e l’arrogante che in fin dei conti a Comet piaceva.
“Allora, Shannon, dimmi…”
“Siediti sul divano”
“A cosa giochiamo?”
“Stai zitta!”
“Fai l’arrogante?”
“Cosa bevi?”
“Nulla…”, Shannon tornò in salotto con due bicchieri e una bottiglia di vino, “cos’è un telefilm?”
“Io e te dobbiamo parlare, sono serio”
“Ok”, Comet non riusciva proprio a fare un’espressione abbastanza seria da convincere Shannon che ci stesse credendo davvero,
“Sei contenta oggi?”
“Ho trovato mio padre, si…”
“Ah, l’hai trovato?”
“Si, perché?”
“L’hai trovato oggi?”
“Non tecnicamente, so dov’è”
“Si, è a Chicago... con Jared”
“Co-co-cosa?”, ora Comet era seria mentre Shannon sorrideva versandosi del vino,
“Si, lavora alla produzione del disco, ha lavorato anche alla produzione di altri pezzi per il nostro secondo album, Jared è andato a Chicago a negoziare per avere del tempo in più per la registrazione dell'album e Julian lo aiuterà nell'impresa, tu hai parlato a Tomo di tuo padre ed io me lo sono fatto dire e ho fatto due più due, l’ho chiamato chiedendogli se avesse una figlia di venticinque anni inventandomi un nome diverso dal tuo e lui mi ha detto
-No, mia figlia si chiama Comet e ha ventuno anni
“Tu ti sei preoccupato di chiedere a Tomo qualcosa su di me e di accertarti che quello fosse mio padre?”
“Si, credo sia andata così”
“Per quale motivo?”
“Perché sei odiosa, ma piaci a mio fratello e a Tomo, e poi dovevo farmi perdonare per come ti ho trattata il primo giorno…”
“Wow, e ora come mi faccio perdonare io?”
“Dicendomi perché hai quelle cicatrici sulle braccia e perché hai quelle…”
No!”, rispose la ragazza alquanto sconvolta,
“Non mi hai fatto finire”
“Non voglio farti finire e grazie, io me ne vado”, Comet si alzò quasi adirata, come aveva potuto notare qualcosa nella sua borsa e quei due segni sulle sue braccia?
“Non sto dicendo che tu sia una drogata o cose simili, ascolta…Comet”, la teneva per un braccio, ma lei si era liberata ed era andata verso la porta, si era fermata poco prima di aprirla,
“Comet, ti posso aiutare io…”
“Ok, Shannon Leto, hai vinto tu…”, prese fiato e si rigirò verso di lui che ormai l’aveva raggiunta, “…avrò anche fatto uso di droghe e simili nella mia vita ed è una situazione che non deve entrare nei tuoi interessi. E queste due cicatrici non sono due sono molte di più, e me le sono fatte tutte negli ultimi due anni, mi tagliavo sempre nello stesso punto ogni volta che stavo per prendere qualcosa, mi facevo del male pur di non prendere droghe o altro. Non puoi capire. Lascia stare, ”, se ne stava andando quando lui la prese fra le braccia,
“Aspetta…”, lei cominciò a piangere nascondendosi fra le braccia del batterista e affondando il viso nel suo petto. Lui richiuse la porta.
“Non lo sa nemmeno Gram, lui mi ha fatto smettere quando ha capito che c’era qualcosa che non andava, ma non sa del resto…”
“Dei tagli sul braccio?”
“Si, perché tu li hai notati?”
“Non lo so, ho fatto dei calcoli, sei scontrosa, incazzata col mondo, ti manca tuo padre, ho visto quelle cicatrici e mi sono preoccupato”
“Quando le hai viste?”
“Quando eri agli studi con i Backstreet Boys, non dovresti neanche fumare tu”
“Lasciami in pace, Shannon”
“No, ci sono delle pillole nella tua borsa, Comet”, la ragazza si portò le mani alla testa premendo forte e chiudendo gli occhi, fece un bel respiro e guardò Shannon,
“Non entrare nella mia vita, te ne pentiresti sul serio…”
“E se volessi entrarci? Come è cominciato?”
“Non riuscivo ad essere perfetta per mia madre. Avevo già preso droghe per fare l’idiota con gli amici, ma era finita lì, avevo fumato qualcosa o mi ero sballata in qualche locale; ho cominciato a usare pillole e altro per essere perfetta, per ballare come voleva lei e non essere mai stanca, non se ne è mai accorta. Non farlo, Shannon, lasciami respirare, lasciami cadere se necessario, non entrare nella mia vita così potrò incolpare solo me stessa, è come se ne avessi bisogno…
“Di cosa?”
Di sentirmi così, ascoltami se ti va, ma non avvicinarti perché potresti cadere con me più che farmi risalire, cadrò e ritornerò a galla da sola…
“Comet…”
“Shannon lascia stare”
“Potresti perdere il controllo della situazione, lo capisci? Hai ventun’anni”
“Non l’ho mai controllata, lasciami perdere il controllo, non potrò mai essere la ventunenne che ti aspetti tu, sarò sempre troppo grande per me stessa e troppo piccola per gli altri”, Comet si alzò e andò via,
“Comet, scusa…”
“Ora sai chi sono e magari capirai quanto sono sola, ma io vivo così, non dirlo a tuo fratello”.
Comet corse a casa dove, per fortuna, non trovò nessuno.
Pianse tutte le lacrime che le erano rimaste e si ripromise di non piangere più per il resto della sua vita.
Era meglio lasciare che Shannon pensasse che quelle che aveva visto nella sua borsa fossero droghe più che dirgli la verità. Quelle le servivano a stare bene o almeno il medico così le aveva detto. Si mise in terrazza e, accarezzata da un leggero vento, scrisse qualcosa di nuovo, pensò a Shannon.

I feel chained, chained down,                       Mi sento incatenata, incatenata
you shoved me to the ground.                     mi hai spinta a terra.
I can't run, I can't shout,                               Non posso correre, non posso urlare,
just let me out.                                              lasciami andare.
So heartless, this couldn't mean less,        Così senza cuore, non potrebbe significare di meno,
gonna push it in your face                          sto per dirtelo in faccia
I'm only human                                             Sono semplicemente umana
and I've got something to say                     e ho qualcosa da dire

Let me rise, let me fall                                  Lasciami crescere, lasciami cadere
Let me breathe                                              Lasciami respirare
I wanna lose control,                                    Voglio perdere il controllo,
I'm not afraid to lose it all                             non ho paura di perderlo del tutto
Let me break, let me crawl                            Lascia che io mi rompa, lasciami strisciare
Cause I'll get back up again                         Perchè mi tirerò di nuovo su
if you let me fall                                             se mi lasci cadere

If I burn down in this fire                                 Se bruciassi in questo fuoco
Well, I got myself to blame                              Bene, ho me stessa da incolpare
I can't stop or give it up                                   Non posso fermarmi o arrendermi
I need to feel the pain                                      Ho bisogno di sentire il dolore
Can you hear me?                                            Puoi ascoltarmi?
Don't come near me                                        Non venire qui vicino
You'll just get in my way                                  Prenderesti solo la mia strada
I'm only human                                                Sono semplicemente umana
and there's nothing you can say                     e non c’è niente che tu possa dire

Say you know who I am                                 Dici che conosci me
and what I'm about                                        e quello che faccio
Then you'll understand that I feel alone      Allora capirai che mi sento sola
I live my own life                                             Vivo la mia vita

Let me rise, let me fall                                    Lasciami crescere, lasciami cadere
Let me breathe                                                Lasciami respirare
I wanna lose control,                                      Voglio perdere il controllo,
I'm not afraid to lose it all                              non ho paura di perderlo del tutto
Let me break, let me crawl                             Lascia che io mi rompa, lasciami strisciare
Cause I'll get back up again                           Perchè mi tirerò di nuovo su
if you let me fall                                               se mi lasci cadere


Shannon rimase la notte a chiedersi perché si era messo in mezzo, ma ormai l’aveva fatto, non sarebbe riuscito a passarci sopra così come se niente fosse, e far finta che tutto andasse bene. Gli arrivò una mail sul cellulare.
Comet.
Aveva scritto qualcosa e gliel'aveva mandato. Voleva davvero essere lasciata in pace.
Chiamò suo fratello.
"Bro"
"Jared!"
"Cos'hai?"
“Quando torni?”
“Ehm, domani, torna anche Julian con me”
“Perfetto, Comet è sua figlia”
“Cosa?”
“Zitto, portalo qui e basta”

* Jordan.
Se volete immaginarvi Jordan cercate Jordan McQuiston su Google. E' un ballerino americano che ha partecipato ad America's Best Dance Crew, prima stagione, è nella crew BreakSk8, quelli che ballano hip hop sui pattini.

Canzone di riferimento Let Me Fall - Alexz Johnson - Songs From Instant Star (2005)

Non ho proprio niente da dire seno direi troppo. Che ne pensate?

-Rosa.

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Capitolo 6
*** 6. Vox Populi ***


Saaaaalve miei cari.
Sarebbe quasi arrivato il momento di aggiornare.
Vi ringrazio come sempre siete favolosi tutttttti quanti. Vi adoro e non vedo l'ora di vedervi tutti al concerto, sperando che tutto vada bene. Santo Tomp rega per Noi.
Ahh...il titolo come bene vedete è Vox Populi, questo perchè la canzone di riferimento di questo capitolo è appunto Vox Populi anche se comunque ci sarà un pezzo di Alexz, come vi avevo già anticipato il disco dei Mars (This Is War) nell'immaginario di questa mia storia non è ancora uscito anche se siamo nel 2011 XD e fu così che gli Echelon uccisero Rosa...vi immaginate ancora doveva uscire This Is War? Eravamo tutti ricoverati alla Neuro! XD Vabbè basta sto divagando, come al solito...so che Comet verrà giudicata malissimo in questo capitolo, ma non fa niente. Almeno viene giudicato bene Shannon ù.ù
Buona lettura.

Vox Populi

"Brooo", Jared era tornato da Chicago e urlava alla ricerca di suo fratello in quella casa fin troppo grande per loro due soli. Dopo vari tentativi lo trovò addormentato sotto il sole su uno dei lettini a bordo piscina, la piscina che Jared non voleva, ma che Shannon aveva ordinato di fare. Lo scosse facendolo sobbalzare.
"Che cazzo fai?"
"Ti sveglio, non credi?", Jared aveva gli occhiali da sole e le mani poggiate sui fianchi. Guardava lontano, mentre Shannon cercava di riprendersi, si era addormentato lì la sera prima leggendo cosa gli aveva mandato Comet e lì era rimasto.
"Da quanto sei qui?"
"Da cinque minuti, sono le 12 e 20, Shannon, che cavolo dormi fino a quest'ora?"
"Ma che vuoi, eh? Sei tornato a rompere le palle? Tornatene a Chicago! Anzi, dov'è Julian? Non lo vedo...", Shannon si era seduto e cercava di guardare suo fratello dal basso verso l'alto sfidando la luce del sole che stava per accecarlo,
"Comet dov'è?"
"Io dovrei saperlo?"
"Non te la sei portata a casa o cose del genere?"
"No, cosa credi abbia fatto, oh, è una ragazzina..."
"Si, come vuoi, Julian è andato a casa, ci vediamo agli studi, domani"
"Perfetto, vado a farmi una doccia...", Jared seguì i movimenti del fratello ancora assonnato che si trascinava verso l'interno della casa, abbassò le lenti per guardarlo meglio,
"Dio, Shannon stai invecchiando, guarda come cammini, non riesci neanche a stare diritto...", Shannon cercave di riprendersi dalla dormita scomoda piegando la schiena all'indietro,
"Muori, Jared, muori..."

"Buongiorno"
"Sono quasi le due Shannon..."
"Calcola che mi sono svegliato da un paio d'ore, caro il mio Tomo", i due fratelli si erano avviati agli studi dove da poco era arrivato anche Tomo con Comet,
"E tu che ci fai qui?"
"Sono in trasferta col professore..."
"Quanto è bello essere la preferita della classe, eh?"
"Eeeh si, ciao Jay!", Comet abbracciò Jared come una bimba abbraccia il suo orsacchiotto,
"Tu, pulce dagli occhi verdi, come stai?"
"Bene, si dai, bene..", Jared scrutò Comet come se non credesse alla sua risposta ma acconsentì,
"Ok", Comet guardò Shannon e gli diede una spintarella, lui sorrise mettendole una mano fra i capelli,
"Allora cosa si canta oggi?"
"Vuoi sentire qualcosa?"
"Si, dai qualcosa per l'album nuovo..."
"Ok, vuoi sentire Vox Populi?"
"Mh, il titolo mi piace...andate lì dentro e fatemi vedere cosa sapete fare", i tre uomini entrarono nella sala di incisione e Comet mise le cuffie per ascoltarli, quasi tremava, ormai era diventata una sorta di loro fan e conosceva quasi tutti i loro pezzi, ne aveva anche due o tre preferiti,
"Sappi che non è completa, ci manca qualcosa che non ho ancora scritto...", la voce di Jared così all'improvviso nelle sue orecchie la fece sobbalzare e una strana sensazione si impadronì del suo stomaco, era dannatamente innamorata di quella voce.
La musica partì e tutti i pensieri di Comet svanirono nel momento in cui Jared cominciò con la prima strofa...

Did you ever believe?                                           Hai mai creduto?
Were you ever a dreamer?                                  Sei mai stato un sognatore?
Ever imagine heart open and free?                    Hai mai immaginato un cuore aperto e libero?
Did you ever deny?                                               Hai mai negato?
Were you ever a traitor?                                       Sei mai stato un traditore?
Ever in love with your bloodless business?        Mai stato innamorato dei tuoi affari incruenti?

This is a call to arms, gather soldiers                  E' una chiamata alle armi, radunate i soldati
Time to go to war                                                  E' ora di andare in guerra
This is a battle song, brothers and sisters          E' una canzone di battaglia, fratelli e sorelle
Time to go to war                                                  E' ora di andare in guerra


"Ferma, stop, stoop, SHANNOOON"
"Ooooh che vuoi ora?", Jared aveva fermato tutto, cosa non gli era piaciuto?
"Era bella, Jay", sussurrò Comet, lui la guardò,
"Nah, non era bella, manca qualcosa..."
"E' solo l'inizio, falla tutta e poi..."
"Non ce l'ho tutta..."
"Forse...", Comet si fermò su quel forse, e Tomo le diede coraggio,
"Forse?"
"No, pensavo...forse se all'inizio, subito prima di cominciare la strofa ci inserite il ritornello verrebbe meglio, credo"
"Credi?", era strano come quella situazione a Jared non destasse nessun fastidio, chiunque altro sarebbe stato mandato all'inferno, ma Comet no. Lui era ben contento di quella situazione.
"Proviamo così, dopo l'intro suonate il ritornello e poi attaccate con la prima strofa..."
"Sei sicuro?", lo ammonì Shannon,
"Si, si", provarono nel modo in cui aveva suggerito Comet e dopo varie modifiche e arrangiamenti si convinsero che era giusto farla in quel modo,
"Ma quanto sarà bella questa canzone?", Comet lo disse quasi sussurrando e non era proprio concentrata su di loro, anzi, alzò lo sguardo e li trovò a guardarla dall'altra parte del vetro,
"Cosa è successo?", chiese,
"Cosa hai detto?"
"Cosa ho detto? Niente..."
"Hai detto -Ma quanto sarà bella questa canzone- ti ho sentito", Shannon si era avvicinato al vetro,
"L'ho detto davvero?"
"L'ho sentita solo io?", il batterista si girò verso gli altri due che avevano la sua stessa aspressione, "Vedi?"
"Si, vabbè ho detto che è bella, è bella no?!", Comet guardò Jared che le sorrise,
"Certo però lo hai detto davvero in un bel modo..."
"Ahh, mi avete fatta preoccupare ho pensato -Ecco, ora escono e uno mi mantiene, una mi picchia e uno mi spacca la chitarra in testa-, immagina la scena, Shannon tu mi mantieni..."
"Ma smettila...", i tre uomini si misero a ridere guardando Comet che immaginava la scena guardando in un punto indefinito, tornò in sè dopo qualche secondo,
"Forza scanza fatiche, abbiamo un disco da registrare qui, a lavoro", Jared la guardò serio,
"Da quant'è che tu hai un disco da registrare con noi, signorina?"
"Vabbè è relativo, su fammi sentire importante...dai"
"Ricominciamo dalla seconda strofa, qualsiasi cosa succeda continuate fino al punto in cui siamo arrivati, mi verrà qualcosa in mente...", la musica partì e Comet guardava concentratissima quello che faceva il tipo al suo fianco, regolava i suoni e gli arrangiamenti, impostava i volumi e i cori, forse quello era il lavoro più pesante di tutto il disco, Jared cominciò a cantare e guardò Comet,

Ever want to be free?                                    Hai mai voluto essere libero?
Do you even remember?                              Ricordi anche?
Want to be Dod and Devil like me?             Vuoi essere Dio e Diavolo come me?
Ever want to just stop?                                 Hai mai voluto semplicemente fermarti?
Do you want to surrender?                          Vuoi arrenderti?
Or fight for victory?                                       O lottare per la vittoria?

Here we are at the start,                                Eccoci qui all'inizio,
I can feel the beating of our hearts...           Posso sentire i battiti dei nostri cuori...


  Quelle parole erano perfette per Comet e anche Shannon la guardò rendendosi conto delal situazione di cui lui era a conoscenza.
"Here we are at start", continuò Comet fra se, la sentì solo il fonico al suo fianco che aprì la comunicazione con Jared,
"Jay, dopo -hearts- prova a ripetere -here we are at the start- cercando di abbassare di un mezzo tono la voce"
"Ok, riprendi da -fight-", Comet guardò quel tipo di nome Phil con aria titubante,
"Era bello il modo in cui l'hai detto..."
"Aaah", Jared cantò e in effetti quello che ne uscì fu davvero bello, ma cosa non sarebbe stato bello cantato con quella voce? Comet si gruggiolò in quei pensieri e non si accorse neanche che Shannon , Tomo e Jared erano usciti dalla sala d'incisione e li avevano raggiunti nella cabina,
"Fammi sentire Phil", Jared mise le cuffie, era alzato dietro a Comet che stava seduta, poggiò le mani sulle sue spalle e la guardò dall'alto mentre lei lasciò cadere la testa all'indietro per guardarlo negli occhi. Aveva la barba un pò troppo cresciuta e i capelli disordinati, ma era dannatamente perfetto. Ascoltarono quello che era stato appena registrato guardandosi negli occhi. Jared sorrideva e poi coprì il viso di Comet con le sue mani ridendo rumorosamente,
"Vieni a mangiare con noi?", la ragazza si alzò e li seguì, camminando Shannon la trattenne qualche passo indietro a Tomo e Jared che parlavano tra di loro,
"Hey come va?"
"Il pezzo è fantastico, tu sei...sei meraviglioso con quella batteria"
"Comet, non ti ho chiesto questa cosa..."
"Lo so, dai ti prego, è una bella giornata, io e te non abbiamo ancora litigato e Jared sembra tranquillo e sta registrando, magari finisce anche la canzone, non roviniamo tutto, ok?"
"Va bene, ma..."
"Shh, niente ma...andiamo a mangiare, uomo muscoloso"
"Andiamo a mangiare, signorina", Shannon le mise un braccio intorno alle spalle e arrivarono così al ristorante sull'altro lato della strada,
"E voi due così? Sembra quasi che vi andiate a genio l'uno con l'altra..."
"Bhe, forse ho solo avuto una brutta impressione, ci siamo dati tregua...", Shannon sorrise lasciando che Comet si sedesse vicino a Tomo,
"Resti comunque uno gnomo arrogante, non ti montare la testa"
"Non lo farei mai"
"Bravo!! Tomo?! Ma mi cacceranno da scuola per colpa tua quando scopriranno che fuori dagli orari di lezione mi porti qui?"
"No, tranquilla, almeno credo..."
"Maaaa....", Comet lo guardò sconvolta, risero tutti e mangiarono insieme,
"Zitti, zitti"
"Cosa?"
"Dammi una penna, Jared, dammi una penna...", Jared non aveva una penna, Comet si alzò e andò verso una cameriera, "Mi presti la tua penna? Un attimo", la cameriera gli diede la penna e Comet tornò al tavolo, scrisse qualcosa su un fazzoletto,
"Avevi l'ispirazione?", non rispose, "Mi aveva davanti e guardandomi gli è venuta l'ispirazione, credetemi è così"
"Shannon, ma stai zitto"
"Che scrivi?"
"Noo", Comet piegò il fazzoletto nascondendolo agli occhi di Tomo e riportò la penna alla cameriera, "...andiamo?", la raggiunse Jared,
"Credo di si, io devo tornare a scuola tra un'ora", camminarono verso gli studi e Shannon stressava Comet a causa di quel fazzoletto,
"Eddai, fammi leggere, cosa potrei fare? Potrei mica rubarti le idee? Io non sono mica una rock star che sta incidendo un album ?"
"Noo, te una rock star? Non hai il fisico, vecchio mio", Comet diede un pugno allo stomaco di Shannon che si piegò su se stesso ridendo e trascinando la ragazza quasi a terra,
"Si, esattamente. Ti distruggerò Comet Brantley", tossì e lei si liberò della sua presa correndo fra le braccia di Jared,
"A me lo dici cosa hai scritto?", gli sussurrò lui all'orecchio,
"Shh", gli fece segno lei di stare zitto e gli mise il fazzoletto in tasca, arrivarono nella sala d'incisione e lei prese le sue cose per andare via, salutò Phil, Tomo e poi Shannon, Jared si era seduto e leggeva quello che aveva pocanzi scritto la ragazza cercando di non farsi vedere dagli altri, Comet si avvicinò per salutarlo,
"Me lo dai un bacio, genio?"
"Vieni qui", Jared aprì le braccia e Comet vi si tuffò dentro sedendosi in braccio a lui che sussurrò qualcosa al suo orecchio, era quello che più amava di quell'uomo, il modo in cui le sussurrava le cose all'orecchio, "Grazie"
"E' grazie a te se le ho scritte, io non ho fatto niente, è la migliore che tu abbia mai scritto..."
Tornarono a registrare e Jared disse di continuare da dove avevano lasciato,
"Ma abbiamo solo il ritornello finale, cosa hai intenzione di cantare?"
"Voi pensate a suonare...", presero posto e Jared poggiò il fazzoletto sul leggio davanti a lui,

Darkness falls, but here comes the rain                   Cala il buoi, ma qui arriva anche la pioggia
to wash away those passed and the names             per lavare via i passati e i nomi 
Darkness falls, here comes the rain                         Cala il buio, qui arriva la pioggia
to end it all, the blood and the game                       per la fine di tutto, il sangue e il gioco

Far, far away....                                                            Così lontano....

  
"E quello cos'era, Jay?"
"Era la mia ispirazione, ora posso finire la canzone..."

*****

Erano passati tre giorni da quando Comet aveva completato, insieme a Jared, la canzone che secondo lei era la migliore che lui avesse mai scritto. Tomo arrivò agli studi in ritardo a causa delle lezioni a scuola.
"Shannon hai visto Comet ieri?"
"No, perchè credete che Comet venga a letto con me?"
"Non ci viene?", Shannon guardò Tomo in malo modo, il chitarrista rise insieme a Jared che toccò la spalla di suo fratello,
"Gli piacerebbe a questo qui"
"Se mi sfidate poi sarò costretto a fare qualcosa..."
"Per carita, dovessi sforzarti di fare una cosa del genere?!", il batterista rise compiaciuto mordendosi le labbra,
"E perchè mi chiedi se ho visto Comet?"
"Perchè non viene a scuola da tre giorni e Travis e Chris hanno detto che non l'hanno vista"
"Chi sono Travis e Chris?"
"I ragazzi che abitano con lei", Shannon cambiò espressione quando si aprì la porta e vide Julian entrare...
"Ma voglia di lavorare voi niente eh?"
"Dacci tregua produttore, dacci tregua...", Jared e Shannon erano muti e si guardavano senza sapere cosa dire,
"Julian che hai da fare sabato?"
"Shannon ho una famiglia, non voglio avere rapporti con te..."
"Bhe, Julian, sei un bell'uomo, certo, hai degli occhi verdi che farebbero invidia a quelli azzurri di Jared Leto, mi raccomando non dirglielo seno sono morto, e sono quasi sicuro che se tu fossi una donna saresti davvero di bell'aspetto...", Shannon ammiccava ironico,
"Cosa ne sai tu di bell'aspetto che ti porti a letto qualsiasi cosa, basta che respiri e sia di sesso femminile?", Julian rideva a dava ragione a Jared, Shannon lo guardava,
"Credimi, Julian, so per certo che da donna saresti di bell'aspetto...", Comet aveva davvero lo stesso sguardo di suo padre, era uguale a lui anche se aveva gli occhi pieni di qualcosa che suo padre non poteva sapere, no, lo sapeva solo Shannon cosa nascondeva in quegli occhi Comet, ripensò a quello che si erano qualche giorno prima a casa sua quella sera, ai suoi occhi e a come cercava di mandar via quei pensieri premendo le mani sulla sua testa. Scosse la testa come se stesse cercando di mandar via quell'immagine dai suoi pensieri,
"Allora, Julian...che hai da fare?"
"Ho un aereo per..."
"Dove vai?", si intromise Tomo,
"E' una lunga storia devo...io devo vedere una persona...", Jared guardò Shannon conoscendo l'identità di quella persona e si diede da fare, cercò un foglio che, per fortuna trovò, e si avvicinò a Julian,
"Non puoi, rimanda, non puoi, guarda, ho scritto, ho scritto, dobbiamo registrare...non puoi"
Julian lesse velocemente le parole su quel foglietto, rise

Right now I wanna get lost inside of a song
Where there's no right or wrong
In my room all alone is where I belong


"Voglio perdermi in una canzone dove non c'è nè giusto nè sbagliato, nella mia stanza da solo e ciò a cui appartengo...", Tomo abbassò la testa cercando qualche accordo sulla sua chitarra che non suonò realmente, Shannon sgranò gli occhi, Jared si toccò le labbra,
"Notevole, e il resto del pezzo dov'è?"
"E ci sto lavorando...", in realtà non ci stava lavorando, quelle parole non erano sue, le aveva scritte Comet qualche giorno prima, lui l'aveva vista scrivere mentre stava registrando Vox Populi.
"Ci stai lavorando? Jared, ci sto lavorando non è quello che voglio sentire, mi servono canzoni, pezzi interi, quattro mesi, ci hanno dato solo quattro mesi di tempo, ascolta, tengo a questo disco come ci tieni tu, ma davvero non posso restare, sabato devo partire, tornerò fra due settimane...", Julian era abbastanza scosso e adirato e Jared proprio non colse la fragilità del momento dicendo qualcosa molto fuoriluogo,
"Cosa può esserci di così importante, andiamo Jul..."
"Mia figlia, Jared", l'uomo quasi urlò e Jared perse il respiro,
"Tua figlia è...", cercò di intromettersi Shannon,
"E' in Indiana con sua madre che mi proibisce di vederla da quanto... Tredici anni?"
"Quello che cercavo di dirti è..."
"Shannon no, ora devo andare, ci vediamo domani mattina, passo per un controllo...", Julian si chiuse la porta alle spalle e Shannon diede un pugno a suo fratello
"Vaffanculo, Jared"
"Ma che vuoi? Non mi hai neanche detto come fai a saperlo..."
"Cosa?"
"Tomooo", dissero in coro,
"Oh, ma vi calmate voi due, fatevi una camomilla ogni tanto"
"Ok..", Shannon si avvicinò a Tomo come un padre si avvicina a un bambino cercando di spiegargli qualcosa nel migliore dei modi, "Julian ha una figlia in Indiana, Comet ha un padre in California, Julian va a cercare sua figlia in Indiana, Comet viene a cercare suo padre in California, Comet è la figlia di Julian..."
"E tu sei l'erede di Stanley Kubrick, Shannon ma che stai dicendo?"
"Lo so, è strano, ma è così, fidatevi..."

 

                                                                                    *****


"Oh eccoti. Sei viva. Dove sei?"
"Perchè?"
"Dove sei?"
"Aron che vuoi?"
"E' venuto Tomo Milicevic a cercarti a casa, la cosa è strana che io mi trovi una rock star alla porta, e poi non torni
da tre giorni"
"E' venuto chi?"
"Dove diavolo sei finita? E perchè non stai andando a scuola?"
"Te lo ha detto lui?"
"Si...Comet sono le cinque di venerdì pomeriggio e io non ti vedo dalle sette di martedì sera..."
"Sto bene, tranquillo. Devo solo fare una cosa. Torno, promesso"
"Comet no, torni ora o mi dici dove sei e vengo a prenderti, sto impazzendo io, Com...", la ragazza chiuse la comunicazione. Aveva girato quasi tutta la città in cerca di qualcosa che le facesse ricordare dove abitasse sua nonna. Un albero, un'insegna, una strada, un profumo...qualcosa. Non la trovò.
Era arrivata però in una strada che conosceva, c'era stata qualche giorno prima.
Shannon.
Camminò per qualche centinaia di metri prima di riuscire a ricordare quale fosse di preciso la sua casa. Era per strada da tre giorni e il suo aspetto non ero proprio quello di una ragazza felice e stabile mentalmente in quel momento, era tutt'altro.
Bussò alla porta di Shannon.
"Dai, apri, dai", disse fra se.
Clack.
La porta si aprì e apparì Shannon. La guardò senza dire una parola. La ragazza abbassò lo sguardo e cercò di mettere in ordine i suoi capelli. Shannon le prese un braccio e la tirò dentro; non fece in tempo a dire qualcosa che vide delle lacrime nei suoi occhi che erano diversi da quelli che ricordava. Erano diventati scuri e stretti.
"Lo so che ti ho detto di starne fuori, ma credo di aver bisogno di aiuto..."
"Comet..."
"Shannon non ho mai smesso davvero e l'ho rifatto..."
"Cos'hai fatto?"
"Quelle pillole che hai visto...quelle lì mi servono a star bene, a non sentire dolore", stava delirando e Shannon non capiva una parola di quelle che diceva,
"Hey, calmati, sei qui, sei al sicuro ora..."
"Noo, non sono al sicuro, fin quando ci sono io non sono al sicuro, sono pericolosa per me stessa, ho preso tutte quelle pillole che dovrebbero aiutarmi e non farmi del male..."
"Dove sei stata in questi giorni?"
"A cercare mio padre e a drogarmi..a drogarmi con le medicine che dovrebbero farmi stare bene"
"Aspetta, aspetta, rallenta...medicine per cosa?"
"Le prendo da quando avevo quattordici anni, quando mio padre si è venduto il Rolex d'oro per pagarmi lo strizza cervelli da cui mi portava mia madre, iperattiva, diceva che ero iperattiva e poi hanno cominciato a farmi prendere quelle cose..."
"Tu non sei pazza"
"Credo di si e ora voglio baciarti...", Shannon aprì la bocca per cominciare a dire qualcosa, ma non riuscì a dire nulla, guardò Comet avvicinarsi e indietreggiò. La tenne per i polsi bloccandola a mezzo passo da lui,
"Ok, non sai quello che stai facendo e dicendo. Ora ti aiuto a stenderti e dormi fino a domani, io intanto chiamo Tomo..."
"Vuoi fare il bravo ragazzo con me, Shannon Christopher Leto?", la ragazza sapeva quale effetto avrebbe provocato il pronunciare il suo nome in quel modo e con quel tono di voce,
"Comet...", Shannon la guardò cercando qualcosa nei suoi occhi, "Sei fuori di te, non sarebbe bello, credimi", Comet indietreggiò e Shannon lasciò delicatamente la presa, la vide portarsi le mani al volto e poi cercare qualcosa nella borsa; tremava e si mordeva le labbra. Non aveva mai fatto uso di droghe, ma Shannon sapeva che quei movimenti erano conseguenze di quello che stava facendo a se stessa e si fiondò su di lei strappandole la borsa dalle mani,
"Ridammela..."
"Subito", l'uomo lanciò la borsa ai piedi di Comet che era seduta sul pavimento dopo aver preso il tubetto con le pillole. Ne erano rimaste due.
"Dammele..."
"Sarebbe questo l'aiuto che vuoi? Che io ti aiuti a cercare questa roba?", il tono di Shannon era fermo e autorevole, voleva quasi mortificarla, "Che vuoi fare? Vuoi ammazzarti? Vuoi buttare la tua vita per queste?"
"Tu non sei mio padre!"
"No, non lo sono, sono quello a cui hai chiesto aiuto e credimi, lo conosco bene tuo padre e potrei chiamarlo e fartele dire da lui queste cose...", aveva colpito il punto esatto, la ragazza si alzò e lo guardò fisso negli occhi,
"No, no, non chiamarlo, no. Farò tutto quello che vuoi, non può..."
"Vederti così? Non avrei voluto vederti neanche io così...ma guardati, sei più bella della luna, più della di una stella, sei bellissima. A cosa ti stai ribellando?"
"Io...io...", Shannon poggiò lo sguardo sul tubetto di pillole e rimase sconvolto,
"Queste sono le pillole che ti ha prescritto il medico e che da sette anni tua madre ti fa prendere?"
"Si", Comet si era rimessa a sedere per terra,
"E tu ci hai aggiunto anche altre droghe per ballare meglio, per non stancarti e per...?", lasciò la frase incompiuta,
"Altre droghe?"
"Si o no?", fissò gli occhi in quelli della ragazza e si abbassò sedendosi al suo fianco,
"Quelle non sono droghe...", Comet indicò le pillole fra le mani di Shannon,
"Queste sono anfetamine, tua madre ti ha lasciato prendere anfetamine per tutto questo tempo, è colpa di queste qui se non riuscivi ad essere perfetta e avevi bisogno di altre cose per non stancarti, è colpa di queste qui se hai cominciato a farti di chissà quale altra cosa..."
"Lei ha...?"
"Per questi tipi di medicine si devono firmare delle autorizzazioni, tu eri minorenne quindi le ha firmate tua madre e lei poteva scegliere di non farti prendere queste cose sapendo cosa fossero...", Comet credeva di impazzire, guardò Shannon sconfitta e lasciò scivolar giù le lacrime,
"Non è colpa tua, vieni qui, tu non hai nessun problema, sei perfetta...", la ragazza tremava e piangeva. Shannon la tirò verso di lui e la strinse, "Forse hai fatto bene a farmi entrare nella tua vita..."
"Forse"


"Julian..."
"Shannon"
"Senti, scusa se è tardi, lo so...ma devo dirti una cosa, tua figlia, Comet giusto? Lei è...è...è a Los Angeles"
"Cosa?"
"E' qui e frequenta la scuola dove insegna Tomo, è venuta anche agli studi, ha venduto un testo ai Backstreet Boys, credo che Jared riesca a scrivere solo se c'è lei...lei è fantastica ecco, e credo abbia bisogno di te..."
"Shannon sai dov'è?"
"Lei...", Shannon guardò Comet dormire nel suo letto finalmente tranquilla, lei non aveva in mente cosa avrebbe dovuto passare il suo ficiso e la sua mente per non prendere più quelle sostanze, "...no, non so ora dov'è; non partire domani"
"No, non parto no. E' qui? Giovedì è il suo compleanno e lei è qui"
"Si, è qui...diremo a Tomo di portarla agli studi domani, se può", Jared entrò a casa e trovò Shannon mentre guardava Comet dormire,
"Perchè è qui?"
"Perchè ha bisogno d'aiuto..."

Julian non credeva a quello che Shannon gli aveva appena detto e pensava di impazzire, Jordan arrivò a casa.
"Hey sei qui?"
"Jordan, ciao"
"Senti devo parlarti, domani non puoi partire..."
"No, non parto...non puoi imaginare cosa mi ha appena detto Shannon"
"Posso immaginare, invece. Sai, ho conosciuto Comet..."
"Cosa?"
"Si, lei si è trasferita qui e abita con Aron, Travis e Chris, frequenta la L.A.S.A, la conosco da circa un mese, ma solo qualche giorno fa ho scoperto chi fosse realmente anche se lo avevo capito già da un pò..."
"Lei è..."
"Lei è bella, ha i tuoi occhi, è intelligente e simpatica...adora la musica e le manchi, non ha mai saputo delle tue lettere e dell'invito al matrimonio"
"Tu ora sai dov'è?"
"No, ho detto ad Aron di portarla qui domani..."


Alexz Johnson - I'm In Love With My Guitar - Songs From Instant Star (2005)

30 Seconds To Mars - Vox Populi - This Is War (2009)

Non avevo l'ispirazione e sono quasi impazzita per scrivere questo capitolo che è veramente schifoso. E' scritto male e non sono proprio riuscita a mettere per iscritto quello che voglio farvi immaginare e mi dispiace troppo perchè volevo che fosse un capitolo importante. Magari mi rifaccio al prossimo. Non so proprio che dire perchè sono delusa di me stessa.
Grazie a voi che leggerete.
-Rosa.




 


 


 

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Capitolo 7
*** 7. Hero ***


Aggiorniamo.
Mi ha fatto troppo piacere che abbiate apprezzato il capitolo precedente nonostante io lo odiassi e che non abbiate giudicato male Comet. Siete davvero fantastici! Grazie vi adoro!
C’è Titta a cui ho anticipato mille cose, quella donna mi corrompe e io non riesco a dirle di no! Quella “gnoma” bella <3 E poi ha scritto una FF che parla di me dedicandola tutta a me. La amo senza ombra di dubbio. E’ assurda quella donna, mi ha fatto piangere tantissimo. Grazie ancora tesoro.
Volevo dirvi che Aron, giusto per farvelo immagina, è simile a Damon di The Vampire Diaries, ossia Ian Somerhalder. Quindi gran bella persona da guardare e da farci tante cose “simpatiche”, io mi immagino proprio lui fisicamente. Aron è Ian. Appost…credo apprezzerete! Poi, forse lo avete notato che quando si sono conosciuti lui ha detto di avere 26 anni quando in realtà ne ha 32, sapremo qualcosa a riguardo.
Gram, bho, non lo so, lui è semplicemente un tipo underground molto old school, chitarra e converse, occhietti dolci, biondino occhi verdi. Immaginatevelo come volete.
 
“Hero” è il titolo di una canzone. Non vi dico di chi e perché ho usato quella canzone seno vi rovino il capitolo. Ok, cominciamo. Buona lettura.

 

Hero

 
Right now I wanna get lost inside of a song, where there’s no right or wrong…”, credeva le stesse per scoppiare la testa e non riusciva ad aprire del tutto gli occhi anche se era sveglia. Era intontita e, in un primo momento non ricordava, poi i ricordi cominciarono ad apparire nella sua memoria e, come ogni volta, facevano male. Il mattino che seguiva ai suoi giorni neri era sempre pessimo. Quello però stava cominciando con una bella voce, la voce che preferiva. Quella voce stava intonando qualcosa che era uscito dalla sua mente, almeno quello era nitido. Le aveva scritte lei quelle parole, ma il motivetto glielo stava dando lui, si mosse e quel movimento fece capire a lui che ormai era sveglia.
“Com’è il seguito? L’hai scritta tutta? Come si intitola? Voglio inciderla…cioè la incidi tu. Ho deciso di diventare il tuo creatore…”
Ancora assonnata si girò a guardarlo, “Creatore di cosa…?”
“Di te”
“Grazie, ma passo…”, si rigirò di nuovo a dargli le spalle e lui si stese al suo fianco cingendola con un braccio, lei poteva sentire il suo profumo e addirittura percepire i movimenti del suo respiro. Jared Leto era disteso al suo fianco, lei gli dava le spalle, ma lui era talmente vicino da tener poggiato il suo petto sulla sua schiena.
Rimasero così per qualche minuto. Lui chiuse per un attimo gli occhi, non sapeva cosa dire ed era strano, ma proprio non conosceva un modo per essere delicato in una situazione simile. Suo fratello gli aveva raccontato tutto.
 
Comet aveva gli occhi spalancati e fissava il pomello del comodino di fianco al letto, lo fissava ma non lo guardava davvero, nei suoi occhi c’erano le scene della sera prima.
C’era Shannon che le urlava in faccia di non buttare la sua vita, c’era la sua voce nella testa, c’erano le sue braccia a darle sicurezza, c’era una carezza e un –tu sei perfetta, qui sei al sicuro.
C’era Shannon che la metteva a letto e le accarezzava i capelli affinché smettesse di piangere o di agitarsi, c’era lei che mordeva la maglietta dell’uomo piangendo e si aggrappava alle sue braccia.
 
Asciugò due lacrime che riuscirono a scivolare via e Jared se ne accorse, strinse quel poco che bastava per farle capire che era lì,
“Te lo ha detto?”, fu lei a parlare,
“Si”
“Ok…”, Jared non si aspettava un semplice Ok, tutto ma non un Ok.
“Ok?”, la ragazza non rispose, qualcosa la scosse e l’uomo la vide raggomitolarsi come un piccolo micio indifeso. Era minuta, ma sapeva difendersi, aveva un bel caratterino però in quel momento gli sembrò così piccola e fragile. Voleva abbracciarla, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di vedere quella luce nei suoi occhi e di sentirla ridere. Gli piaceva la sua risata, ma non sapeva proprio cosa fare per far sì che quella risata nascesse in quel momento, eppure era la cosa che gli riusciva meglio ultimamente. Far ridere Comet.
“Mi guardi un attimo?”
“Non mi va…”
“Perché?”
“Non mi va”
“Dai”, erano ancora uno disteso affianco all’altra, anche se sembrava che lei volesse scappare al tocco delle sue mani. Sorvolò questo dettaglio e le sfiorò un fianco cercando di convincerla a girarsi, “…dai”, le sussurrò.
Le sembrò di morire, strinse i pugni all’altezza del cuore. Strinse anche gli occhi e qualche lacrima scivolò fuori. Si morse le labbra e cercò di parlare, ma la sua voce era quella di una bambina che cerca di parlare piangendo,
“Dov’è tuo fratello?”, cercava di cambiare discorso, ma era scossa dalle lacrime,
“Hey è tutto ok, hey…”, Jared fece forza su di lei e, con molta facilità, la girò verso di se. Avrebbe potuto farlo prima, di certo non si sarebbe opposta, non ne aveva la forza, ma aveva preferito lasciarla in pace. La guardò anche se lei cercò di nascondersi fra il cuscino e il lenzuolo, “…ne vuoi parlare?”, Comet spostò lo sguardo e fissò i suoi occhi verdi in quelli azzurrissimi di Jared, scosse il capo e le tremarono le labbra.
Il cantante la strinse fra le sue braccia,
“Vabene, stai qui”, la sentì sospirare e dopo qualche secondo percepì anche quanto il suo cuore stesse rallentando e quindi capì che la situazione si stava placando.
“Posso rimanere per sempre?”, Jared non capì, le accarezzava i capelli e guardava la parete di fronte a lui,
“Dove?”
“Qui, fra le tue braccia”, l’uomo sorrise e sciolse la tensione che si era accumulata nella sua schiena, sorrise e chiuse gli occhi,
“Certo, puoi restare quanto vuoi…”, rimasero così per quasi mezz’ora, in silenzio, lei sentiva solo il battito del cuore di Jared e quel suono era anche migliore di quello della sua voce.
“Lo sai che Julian è mio padre?”
“Si”, sentirono la porta di casa aprirsi e poi chiudersi, seguirono un rumore metallico di chiavi poggiate su di un tavolo e dei passi veloci avvicinarsi sempre di più. Istintivamente i due si staccarono e il cantante si mise a sedere. Entrò Shannon seguito da Tomo.
Il chitarrista corse verso il letto,
“Sono impazzito, lo sai? Lo sai che sono impazzito?”
“Mi…mi dispiace. Non lo faccio mai più”, Jared si alzò e uscì dalla stanza mentre Shannon si avvicinava a Comet,
“Come ti senti?”
“Non lo so”
“Ho chiamato tuo padre, gli ho detto che sei qui, a LA, gli ho detto che…”, l’uomo esitò vedendo lo sguardo preoccupato di lei, “…no, non gli ho detto nulla, neanche che eri qui con me. Vorrà vederti. Forse dovrei accompagnarti a casa, fai un bel bagno, mangi qualcosa e ti metti in tiro. Così non ti vedrà così…”, l’uomo incrociò le mani sul petto.
Comet abbassò lo sguardo e prese una ciocca di capelli rigirandosela fra le dita,
“Ok”, una risposta vuota, quasi meccanica.
“C’è Aron a casa, non sarai da sola”, come conosceva Aron?, si chiese la ragazza, “…ha chiamato stanotte svariate volte sul tuo cellulare e ho risposto io dicendogli che ti avrei riaccompagnata appena sveglia, gli ho detto che avevamo lavorato fino a tardi a dei pezzi, digli la stessa cosa, ok?”, lei annuì ringraziandolo.
“Sei stato sveglio?”
“Si, tutto il tempo affianco a te, credo che dovrò buttare la mia maglietta azzurra per quante lacrime ci hai versato sopra e per come l’hai morsa, mi pregavi di non abbandonarti appena accennavo a spostarmi”
“L’ho fatto, si?”
“Si”
“E tu sei…”
“Si. Io sono rimasto”
Si alzò dal letto sorridendo a Tomo, Jared entrò nella stanza e vedendo quel sorriso e la sua mano sul braccio del chitarrista ebbe quasi un rantolo di rabbia.
Lui non l’aveva fatta sorridere.
 
 
Arrivò a casa, cercò di ringraziare Shannon in qualche modo, ma lui la concedò con un bacio sulla fronte e una carezza, Tomo l’accompagnò alla porta.
“Domani cerca di venire a scuola, non ti succederà niente. Ho giustificato le assenze per te”
“Grazie…Tomo, io…mi dispiace”, era talmente fragile in quel momento che ogni parola la portava alle lacrime,
“Tranquilla, ora è tutto ok…”
Si, è tutto ok
 Entrò in casa da sola, Aron era in camera sua; corse giù.
“Non voglio sapere cosa hai fatto e per quale motivo quel tipo mi abbia mentito, voglio solo sapere se stai bene…”, lei lo guardò, era così bello e lei stava per mentire spudoratamente,
“Sto bene, solo stanca…ho bisogno di un bagno e di mangiare qualcosa. Julian…mio padre, lavora con i 30 Seconds To Mars”
“Lo so…senti, Jordan gliel’ha detto che sei qui. Credo ti voglia vedere, se non oggi, domani…”
“Lo so, mi sistemo un attimo e…”, socchiuse gli occhi spostandosi i capelli dal viso.
“Ok, sono qui io se…”
“Si, Aron, si”, lui la guardò e cominciò a farsi delle domande, che c’era che non andava, perché era così…così triste, c’era qualcosa che non sapeva forse? Mentre si chiudeva in queste domande sua sorella entrò,
“Dov’è la mia stellina?”
“Bentornata, eh…sta facendo un bagno, non credo stia tanto per la quale. Te lo dico subito, era scomparsa per tre giorni, non so cosa abbia fatto e dove sia stata e in più Jordan è suo fratello, cioè perché Julian è suo padre…”, Kylee spalancò gli occhi,
“Vado due settimane a Parigi e succede tutto questo? Magari ci sei finito a letto e te ne sei anche innamorato e io ancora non lo so…”
“No, quello non ancora…”, Aron mise le mani in tasca e guardò verso le scale come per avvicinare la sua mente a quella di Comet. Come stava davvero?
Kylee lo scrutò per cercare di capire quel suo -non ancora- a cosa si riferisse, andarci a letto o innamorarsi? Quasi rise dandogli un colpo sulla spalla,
“Io mi sposo fratello…”
“Tu cosa?”
“Si, Zach mi ha portata a Parigi per questo, per chiedermelo sotto la Tour Eiffel!”
“E’ fantastico…”
 
 
Mentre Aron e Comet erano in macchina lui notò qualcosa di strano, ma non parlò,
“Te la posso fare una domanda, Aron?”
“Certo…”
“Tu sei sincero o no con me?”
“Perché mi fai questa domanda?”
“Per il modo in cui mi guardi, non capisco se sei sincero o no”
“Per cosa?...come ti guardo?”
“In quel modo, Aron”
“Ok, ti guardo in quel modo, quindi?”
“Quindi cosa vuoi?”, lui la guardò, esitò prima di parlare,
“Ricordi quando ti ho portata alla Galleria quel giorno?”, lei annuì, “Ecco, lì è cambiato qualcosa, ti ho detto tutte quelle cose e…”
“E hai anche aggiunto che hai trentadue anni e non ventisei come dicesti nel momento in cui ci conoscemmo…”
“L’ho fatto, eh?”
“Direi…”
“E’ per quello che credi io non sia sincero?”
“Per quello, per le cose che mi ha detto tua sorella, diciamo che sono combattuta, giuro che vorrei credere a ogni cosa che dici o fai, vorrei fidarmi dei tuoi sguardi o pensare che hai chiamato perchè ti sei preoccupato davvero in questi giorni…”
“Ho detto di avere ventisei anni, ti ho mentito, il mio obiettivo in quel momento era portarti a letto entro ventiquattro ore e poi non vederti più; le cose poi si sono evolute diversamente e…”
“E abitiamo sotto lo stesso tetto”, lui tacque e parcheggiò la macchina. Erano arrivati agli studi dove Julian stava lavorando al disco dei 30 Seconds To Mars. Si guardarono.
“Non è per quello, non potrei mentirti, ti ho spiegato tutto…ho sentito come il bisogno di dirti perché seguo un certo stile di vita. Non mi era mai capitato. Il fatto che io mi sia aperto a te così dovrebbe farti capire che sono sincero. Almeno provaci…”, le mise una mano fra i capelli e si fermò ad accarezzarla all’incavo del collo, lei socchiuse gli occhi come per assaporare quel contatto fisico. Il primo vero contatto fisico partito da lui. Non l’aveva mai toccata e gli serviva solo quello per essere sicuro di quello che provava, si avvicinò e la accarezzò anche con l’altra mano. Avevo il suo volto fra le mani e l’unica cosa da fare era la più ovvia, la baciò.
Poggiò le sue labbra su quelle della ragazza, delicatamente senza pretendere di più. Si guardarono poi e lui rimase a pochi centimetri di distanza,
“Forse anche tu dovresti aprirti ed essere sincera fino in fondo…”, gli occhi di lei si riempirono di lacrime e cercò di spostare lo sguardo, lui glielo impedì, “Ti prego…”
“Andiamo da Julian…”, uscirono dalla macchina e si avviarono nell’edificio.
 
 
“Sto arrivando, si, lui è lì?”
“Si, ci siamo io, Jared e Julian, tu dove sei?”
“Sono qui, sono qui…parcheggio da qualche parte e sono da voi”, Shannon parcheggiò la sua auto nei pressi degli studi e scese affrettandosi a raggiungere Tomo e gli altri. Camminando verso l’entrata vide Comet in una macchina parlare con qualcuno. Quello doveva essere Aron. Lei gliene aveva parlato la notte prima, l’uomo delle regole che le aveva mentito sulla sua età, ma che ora sembrava volesse qualcosa di più, sembrava sincero.
Mentre pensava alle parole di Comet vide lui avvicinarsi a lei e poi quel bacio. Perché quel tipo stava baciando Comet? Chi si credeva di essere? Cosa voleva dimostrare? Lei era vulnerabile e se lui, Shannon Leto, aveva avuto la delicatezza di non baciarla o fare altro la notte prima, perché quell’Aron si stava permettendo il lusso di farlo?
Entrò nell’edificio stringendo i pugni e cercando di mandare via la rabbia che gli stava cominciando a bollire dentro, entrò nella sala dove trovò gli altri,
“E’ giù con Aron, prima o poi saliranno”
“Buongiorno”
“Si, si, ciao”, Jared uscì dalla saletta e andò versò Comet,
“Hey”
“Hey, lui è qui?”
“Si, ti sta aspettando…”, Jared guardò il ragazzo al fianco di Comet, “Tu devi essere Aron, ciao”, gli diede la mano presentandosi, intanto arrivò Tomo che aveva già conosciuto Aron quando cercava Comet nei giorni precedenti.
“Forse tu faresti meglio ad andare dentro, c’è qualcuno che ti aspetta…”
“Ho paura, Tomo”
“Di cosa?”, Comet guardò Jared, “Tranquilla, c’è Shannon dentro, non succederà niente…”, Aron era spaesato, cosa doveva succedere? Perché doveva esserci Shannon lì con loro?
Comet entrò nella saletta e incontrò lo sguardo di Shannon, lui quasi la fulminò, Julian si girò di scatto e lei rimase immobile a guardarlo. L’aria era così tesa e a Comet sembrò quasi di svenire.
Julian sorrise e quasi pianse, la ragazza si morse il labbro inferiore e poi corse fra le sue braccia.
Shannon li guardò sorridendo e quasi dimenticò la rabbia che aveva provato poco prima, si allontanò e li lasciò soli.
“Papà…”
“Fatti guardare…”, Julian accarezzava e stringeva sua figlia. Cominciò a credere di non riuscire a sopportare quel tipo di emozione. La guardò negli occhi, “Dio, quanto ho desiderato questo momento per tutti questi anni”, la strinse di nuovo e la ragazza pianse, “Ora sei qui, finalmente, non ti lascerò mai più…”
Mi sei mancato”, sussurrò Comet fra le lacrime.
 
 
“Tu devi essere Aron”, Shannon mise un braccio intorno alle spalle del ragazzo, lui lo guardò sorpreso,
“Si”, e si allontanò quel tanto che bastava per non avere un contatto fisico col batterista.
“Fatti dire una cosa, è solo vulnerabile, che cosa credi di fare?”
“Non so a cosa ti riferisci, se permetti…”, Aron stava per allontanarsi, ma Shannon lo fermò prendendolo per una spalla, lo fece voltare e fissò gli occhi nei suoi,
“Potrai anche fare un gran bel effetto con quegli occhi che ti ritrovi, la faccia da bello e dannato, ma la mossa del bacetto non funzionerà…”, Aron sorrise sarcastico e scosse la testa prendendo Shannon per un braccio,
“E tu potrai anche avere l’aria della rock star incazzata e lasciare che Comet dorma a casa tua per consolarla tutta la notte”, si leccò le labbra come se volesse assaporare quel momento e quelle parole, “non funzionerà…”, Shannon si avvicinò ancora di più,
“Tu non sai neanche perché era con me, non ti perm…”
“Che succede qui?”, Tomo arrivò a interrompere quel momento un attimo prima che i due potessero andare oltre. Shannon guardò il chitarrista in cagnesco prima di girare i tacchi e andarsene.
 
 
Passarono sei giorni, Julian ascoltò Comet che gli raccontò tutta la sua vita, gli mostrò i suoi testi, gli chiese ogni cosa, cercò di rimediare a tutti gli abbracci che non aveva avuto in tutto quel tempo, cominciò ad imparare a conoscere sua moglie, Dora, la madre di Jordan, e riprese ad andare a scuola.
Riusciva a stare bene con suo padre e cercava di passare più tempo possibile con lui così da non pensare al fatto che l’astinenza cominciava a farsi sentire e la notte era il momento più brutto.
Gli raccontò molto lontanamente del suo problema, ma non scese nei dettagli, Shannon, Jared e Tomo sapevano le cose come stavano; ma in realtà solo Shannon sapeva davvero.
 
 
“Classe, posso avere la vostra attenzione?”, tutti si concentrarono su Tomo, “Alcuni di voi dovranno cantare per uno show, ci sarà Enrique Iglesias e ovviamente canterete dei suoi pezzi”.
A Comet capitò Hero. Quella canzone gli era sempre piaciuta. Alla fine della lezione Tomo la trattenne,
“Come stai?”
“Bene”
“Anche fisicamente?”
“Si”, mentì. Stava bene, certo, ma il suo fisico cominciava a risentirne. Era cominciata l’astinenza e il dolore era lancinante. Il fatto che Tomo la seguisse in ogni suo movimento e che le chiedesse in continuazione come stava la urtava sotto certi aspetti, non sapeva per quanto avrebbe potuto mentire ancora.
Mentire a lui.
Voleva bene a Tomo come non aveva mai voluto bene a nessuno, non sapeva per quale motivo, ma gliene voleva davvero tanto. Anche più di Gram sotto certi aspetti.
Quasi senza accorgersene cominciò a grattarsi un braccio e a mordersi le labbra con forza. Tomo ci fece caso, era un evidente segno del fatto che stesse male,
“Sai cosa bimba? Credo che Shannon sia preoccupato per te, non lo dice, ma da quanto non vi vedete? Chiamalo per favore”
La ragazza tornò a casa e litigò con Aron, aveva anche litigato con sua sorella e non sapeva più se le avrebbe fatto da damigella d’onore oppure no, era instabile e qualsiasi cosa la faceva impazzire, e il fatto che loro non sapessero non la aiutava affatto, prese la borsa e si avviò fuori,
“Vai da Shannon, vai”
“Che cosa vorresti dire?”
“Oh, niente…chiedilo a lui che fa tanto il geloso minacciandomi. Passi la notte con lui e poi lasci che io ti baci senza fare almeno finta di tirarti indietro? E poi sarei io quello che non è sincero? Guarda un po’ quello che fai tu, e fai una cosa per me, cerca di dimenticare quello che ti ho detto. Mi sono sbagliato, non fai per me…fatti la tua vita”, Comet rimase sconcertata, non capiva le parole di Aron, richiuse la porta e si avvicinò a lui,
“Tu non sai niente. Non hai idea di cosa è successo quella notte e non hai la facoltà di giudicare Shannon o dire qualcosa su di lui, non lo conosci”
“Tu lo conosci bene, eh?”
“Sai cosa? Ha ragione tua sorella…sei uno stronzo”, lo lasciò da solo e andò via.
Appena il rumore della porta sbattuta attraversò le sensazioni di Aron, il ragazzo si pentì del suo comportamento, l’aveva ferita. Aveva ferito l’unica ragazza che non avrebbe mai voluto far star male. D'altronde non sapeva cosa avessero davvero fatto lei e Shannon. Si portò le mani al volto e si sedette sul divano.

Comet andò dall’unica persona che sembrava non essere impazzita, l’unica persona con cui riusciva ad essere calma e a non dare di matto, Tomo chiedeva troppo, Shannon era scomparso e a quanto le sembrava minacciava Aron che a sua volta si era bevuto il cervello.

Jared.
“Guarda chi c’è”
“Dimmi che sei da solo…”
“Si, entra, ma Shannon torna fra un pò”, Comet entrò e sbuffò buttandosi sul divano,
“Sono tutti impazziti, io sono la drogata in astinenza e loro sono impazziti…”
“Sono solo preoccupati, con Julian come va?”
“Lui è fantastico. E’ mio padre e lo è sempre stato, è come se tutto questo tempo sia stato sempre con me…”
“Sono felice”, Jared capì qualcosa, “Tu sei felice?”
“Io sono in astinenza, di notte mi si apre una voragine qui in mezzo al petto e fa malissimo, vorrei urlare ma non posso, la testa va in posti sconosciuti e mi sembra di impazzire, tremo e sudo, mi distruggo le labbra mordendomele e mi torturo grattandomi. Mi sembra di avere le convulsioni e…”, lasciò la frase incompiuta,
“E…?”
“E viene Iglesias a scuola, Tomo ha deciso che devo cantare…”, disse sconfitta,
“Lo so”, rise soddisfatto, “Ma è fantastico”
“No, è terrificante. Ed è ancora più terrificante il fatto che tu faccia parte di questo complotto contro di me”
“Quale complotto?”
“Jared…lo so che lo hai deciso tu”, l’uomo rise e si sedette vicino a lei stringendola e tirandole i capelli, il suo cellulare vibrò. Un messaggio.
Gram.
Dopo due settimane di silenzio finalmente era risorto.
 
Scusa ero in Europa con Kat solo ora ho letto tutti i tuoi messaggi.
E’ successo di nuovo? Ora come stai? Mi hai fatto credere che era tutto finito e mi mentivi? Vuoi che venga lì?

 
Forse in un altro momento l’avrebbe voluto lì, ma ormai qualcosa si era rotto fra loro due.
Non gli rispose.
 
“Ti aiuto io a cantarla, andiamo di là”, Jared portò Comet nel suo studio casalingo. Lei si innamorò di quella stanza e per la prima volta non ebbe paura di cantare; anzi, non voleva fare altro, cantare e farlo per Jared Leto.
“Ok, il pezzo è facile da interpretare, hai le possibilità vocali, pensa a qualcuno per cui provi qualcosa, se c’è, immaginalo nella tua testa, regalagli i tuoi pensieri e canta…”
Comet ci provò, chiuse gli occhi e vide Aron e poi Shannon, li vide mescolarsi fra di loro, spalancò gli occhi subito, perché non aveva immaginato Gram?!
“Non posso”
“Si che puoi…forza, canta con me”, Jared si avvicinò a lei e cominciò ad intonare i primi versi della canzone,
 
Would you dance, if I asked you to dance?     Avresti ballato, se ti avessi chiesto di ballare?
Would you run and never look back?              Avresti corso senza guardare mai indietro?
Would you cry, if you saw me crying?            Avresti pianto, se mi avessi visto piangere?


Jared esitò guardando la ragazza negli occhi, le accarezzò il viso sorridendole, lei continuò,
 
Would you save my soul tonight?                  Salveresti la mia anima stanotte?
 
Il cantante sorrise e si spostò di fronte a lei,
“Ecco, è quello il modo in cui la devi cantare”
“A chi pensavi, Jared?”
“A te…”
“No, non farlo”
“Perché? Pensa a quando eravamo distesi sul letto di sopra, pensa a quando volevi restare per sempre fra le mie braccia…”
“E’ diverso…”
“Ok, pensa ad Aron, va bene, pensa a mio fratello, va bene lo stesso, pensa a tuo padre, è ok. Basta che tu la canti per qualcuno. Chi è il tuo eroe in questo momento, Comet?”, Shannon entrò nella stanza e rimase fermo, era lui il suo eroe in quel momento? Lui l’aveva salvata, lui era lì nel momento più brutto, lui l’aveva abbracciata ed era rimasto durante l’incubo; ma c’era stato anche Jared. Perché non provava niente per loro due, ma continuava ad avere quelle strane sensazioni quando entrambi erano con lei?
“Ok, fammi il ritornello…oh, ciao fratello. Rimani ad ascoltare Comet?”
“Credo di si…”, la ragazza cantò senza pensarci troppo,
 
I can be your hero baby                      Posso essere il tuo eroe, baby
I can kiss away the pain                      Posso mandare via il dolore
I will stand by you forever                  Sarò al tuo fianco per sempre
You can take my breath away             Tu sai togliermi il respiro

 
I just wanna hold you….                   Voglio solo abbracciarti…

Shannon lasciò la stanza, dopo un po’ Jared uscì con delle persone e Comet entrò nella camera di Shannon come una ladra.
“Posso?”
“Se ti dicessi di no andresti via?”
“Non credo…”
“Entra allora”, Comet si sedette sul letto al fianco di Shannon che, disteso, guardava il soffitto bianco,
“E’ vero che hai minacciato Aron?”
“In realtà gli avrei spaccato la faccia se non fosse intervenuto Tomo”
“Viva la sincerità”
“Ovviamente”
“Ok”
“Ok?”, Shannon si tirò su, “Ok, un corno, Comet. Non ti ho baciata perché eri vulnerabile, non mi sono fatto prendere dalla situazione, avrei potuto farti di tutto e non ti saresti opposta, neanche te lo saresti ricordato, mi sarei preso tutto e sarei stato soddisfatto di me stesso e invece ho preferito stare lì ad ascoltarti, a vederti in quello stato, a cercare di calmarti, non volevo essere il solito menefreghista, il solito Shannon, cosa cazzo poteva interessarmi? La droga, te…neanche so se ti conosco davvero o se tra due mesi sarai ancora nella mia vita e mi sono messo in mezzo a questo casino, neanche mi eri simpatica all’inizio, ma ora voglio aiutarti e voglio baciarti, io voglio baciarti ed è una cosa che non so spiegarmi, ma ti bacia Aron, che se ci pensi è anche giusto, lui è più giovane e stando a quello che mi hai raccontato…”
“Cosa ti ho raccontato?”
“Neanche te lo ricordi. Mi hai detto come lui si sia aperto con te e che avevi paura non fosse sincero fino in fondo…dal momento in cui si è aperto con te credo sia pronto a darti qualcosa, quindi un mio bacio cosa cambierebbe?”
“Niente, credo…”
“Non dire -credo…”, Comet si strinse le braccia intorno alle spalle e poi le portò sul volto cominciandosi a grattare, “Cos’hai?...Comet!”
“Ho bisogno di prendere qualcosa, prima di morire d’astinenza”, la ragazza si alzò e camminava avanti e dietro per la stanza, si grattava e tremava, “Dammi qualcosa, Shannon dammi qualcosa”
“Puoi anche piangere in cinese, da me non avrai nulla…”, la rabbia si impossessò della ragazza che corse fuori dalla stanza e scese velocemente per le scale, Shannon scattò in piedi e le corse dietro, la afferrò prima che potesse aprire la porta tagliandole la strada,
“Tu non vai da nessuna parte, signorina. Fin quando ci sono io qui tu non esci da questa casa…intesi?”
“Fammi passare, togliti, Shannon”, Comet lo colpì sul petto e l’uomo la bloccò tenendola per i polsi.
La trascinò su in camera nonostante lei si opponesse,
“Smettila, voglio andarmene. Shannon”, la fece stendere sul letto e chiuse a chiave la porta mettendosi poi le chiavi in tasca.
“Chiusi qui dentro…dove vai ora?”
“Sto impazzendo, aiutami, Shannon, ne ho bisogno”
“Calmati”
“Come faccio?”, Comet urlò, “…ti prego fallo smettere, tiralo fuori dalla mia testa, fa troppo male, fallo smettere”, riprese a tremare e a piangere di dolore, “fallo smettere…”, quella era una supplica, ma Shannon non sapeva cosa fare, si stese di fianco a lei e cercò di stringerla come aveva già fatto, nello stesso modo lei si aggrappò a lui e affondò il viso nel suo petto,
“Fallo smettere”, gridava fra i denti, “Fallo smettere, ti prego….mandalo via”
“Lo prenderei io se potessi…”, lei alzò il viso per guardarlo negli occhi,
“Fa troppo male, Shannon, non riesco a respirare…”
“Shh, dai, cerca di calmarti…devi stare calma; ora passa”, l’uomo la strinse e continuava a guardarla negli occhi, “Forza, respira con me, respira…”, l’uomo respirò lentamente e Comet lo seguì, aveva il viso rigato dalle lacrime ed era scossa da quanto tremava, mise la testa nell’incavo del collo del batterista e lo strinse, lui poggiò il mento sulla sua testa e strinse gli occhi cercando di stare calmo,
“Scusa, Shannon…”
“Shh”, l’uomo la accarezzò ancora e poi mollò un po’ la presa vedendola calma, almeno all’apparenza, Comet lo guardò e gli passò un dito sulla bocca, “Non fare così, Comet ti prego…”
“Perché?”
“Perché posso anche minacciarlo, ma lui può stare con te, Aron può, io no, neanche per una sera…non me lo merito e poi credo che forse Jared abbia in mente qualcosa e poi Tomo mi farebbe la paternale se solo provassi a toccarti”
“In mente qualcosa?”
“Si, non te ne accorgi? Come ti guarda, ti sussurra le cose all’orecchio…lui, se proprio non ti fidi di Aron fidati di mio fratello, lui è l’uomo perfetto. Lo è davvero…credimi. Mio fratello è…”
“Ma perché stai parlando di tuo fratello?”
“Perché tu e mio fratello insieme siete bellissimi, tu e lui siete gli opposti ingredienti di un drink perfetto e io e te invece siamo…”, si bloccò vedendo Comet socchiudere gli occhi, forse stava ricominciando la sua lotta, “Di nuovo?”
“No…”, lei alzò lo sguardo cercando di convincerlo con gli occhi, non ci riuscì, lui poggiò un mano sul suo addome, proprio dove lei premeva per contenere il dolore,
“E’ qui?”
“E’ lì…”, si abbassò baciando proprio dove aveva poggiato la mano, lei era distesa e lui rimase con la guancia così, sul suo addome, poggiò la mano sui suoi fianchi così da cingerla e tenerla al sicuro; canticchiò qualcosa,
 
Would you tremble if I touched your lips?          Avresti tremato se avessi toccata le tue labbra?
Would you laugh? Please tell me this…              Avresti riso? Ti prego dimmelo…
Now would you die for the one you love?           Ora moriresti per la persona che ami?
Hold me in your arms tonight                              Tienimi nelle tue braccia stanotte

 
Comet perse un battito sentendo lui canticchiare un pezzo della canzone che lei avrebbe dovuto cantare di lì a qualche giorni, gli mise una mano fra i capelli e a quel contatto Shannon alzò la testa guardandola, lei canticchiò un’altra parte della canzone,
 
Would you swear that you'll always be mine?     Giureresti che sarai mio per sempre?
Would you lie?                                                        Mentiresti?
Would you run and hide?                                      Correresti a nasconderti?
Am I in too deep?                                                  Ci sono dentro?
Have I lost my mind?                                             Ho perso la testa?
I don't care you're here tonight                          Non mi importa sei qui stanotte


“Io e te siamo come un temporale signorina, uno di quelli belli che non si vedono molto in giro…”, Shannon esitò un attimo, ma non spostò gli occhi da quelli di Comet. Si mosse avvicinando il viso a quello della ragazza, “Baciami, Comet e poi basta così”, si slanciò delicatamente verso Comet che smise di respirare per un momento. Seguì con gli occhi i movimenti di Shannon che fissò le sue labbra e poi le baciò socchiudendo gli occhi e portando le sue mani all’incavo del collo della ragazza per poi stringerla a se, “Se è per sempre o duri solo un istante cosa importa?”, aggiunse Shannon poi rimanendo a pochi centimetri da lei, si guardarono negli occhi prima che lei si nascondesse abbracciandolo. Poggiò il mento sulla spalla di Shannon, lo strinse e lasciò scivolare via un’ultima lacrima. *
 
Ormai era notte fonda e poco importava se Jared fosse tornato a casa, dopotutto quella di Shannon era solo una sensazione, non era sicuro che suo fratello provasse qualcosa per Comet. Cercò di convincersi che fosse così, ma lui conosceva bene suo fratello, nessuno lo conosceva meglio di lui.
Comet si addormentò fra le sue braccia e a lui sembrò di essere in pace col mondo, lei era talmente serena in quel momento al sicuro fra le sue braccia che lui quasi dimenticò cosa stava passando e cominciò a credere di non poterne più fare a meno. Era la seconda volta che dormiva abbracciato a quella ragazza e gli bastava così, gli bastava averla fra le braccia. Chiuse gli occhi, ma sentì vibrare il cellulare di Comet che era sul comodino, sbirciò,
Aron Incoming Call.
Serrò la mascella e strinse un pugno.
Tornò alla realtà, al fatto che quella che stava facendo non era affatto la cosa giusta nei confronti di nessuno.

Era giusto solo per se stesso.


Alloooooooooooooooora stavolta, non lo so perchè, ma mi è piaciuto.
E' lunghetto lo so, sorry! Comunque...succederanno taaaaaante cose! Che farà Jared? Ha ragione Shannon? E come si evolverà il rapporto fra Comet e Shan? Aron cosa farà? Scoprirà la verità? Kylee si sposa. Che bella cosa! Awwwww una ventata di normalità! Julian? Poco Julian in questo capitolo. Avrà i suoi momenti e farà anche il padre come Dio comanda. La mamma di Comet? Mica ce la siamo scordata...tranquilli. E Gram? Aaaaah quante cose dovrò scrivere!

Enrique Iglesias - Hero

* Tutta la scena. Da quando Shan dice che loro sono come un temporale fino a dopo il bacio mi è venuta ascoltando la nuova canzone di Elisa e i Negramaro e guardando il video. Dio che spettacolo. La canzone si intitola Basta Così.

-Rosa.

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Capitolo 8
*** 8. Ghost Of Mine ***


Allora: in quante lingue devo chiedervi scusa? Non aggiorno da prima del concerto. E' che dal concerto a oggi non ho avuto un attimo di tregua. Concerto 30 Seconds To Mars, poi subito dopo so andata in Toscana e poi a Imola per i Linkin Park, poi sono tornata qui e ho lavorato, lavorato, lavorato, poi è cominciato il Giffoni Film Festival e oltre alla giuria ho lavorato al camerino cantanti. Non avevo tempo. Ieri ho scritto però, e ora aggiorno.
Ok, è brutto, brutto e non succede NIENTE. E' un capitolo di transizione. Avevamo lasciato Comet nella sua astinenza fra le braccia di Shannon. Ora lei si sta rialzando e sta riprendendono in mano la sua vita.
Spero vi piaccia ancora la mia FF.
Scusatemi mille!
E grazie!

Ghost Of Mine


Era giusto solo per se stesso.

“Shannon, sei tra noi?”, la voce di Comet lo riportò alla realtà, “A cosa pensavi, gnomo?”
“A niente, dicevi?”, la ragazza lo scrutò con occhi interrogativi e arricciò le labbra incrociando le braccia sul petto, proprio come piaceva a lui, “Che hai ora? Sei in modalità contestazione? Ero semplicemente in stand by…devo pensare per forza a qualcosa?”
“Mmh, ok”, si guardarono ancora un po’, e quello bastò a Comet a farle capire a cosa pensava. Si avvicinò a lui quel tanto che bastava, si slanciò un po’ e gli stampò un bacio. Non era un vero e proprio bacio. Shannon rimase immobile trattenendo il respiro, non si avvicinavano così pericolosamente da quella notte e lei fece sembrare quel bacio all’angolo della bocca così naturale e spontaneo che quasi gli sembrò di essersi perso qualcosa, di aver rimosso gli ultimi giorni; ma li aveva vissuti e non era accaduto un bel niente fra loro due se non quel bacio, quella notte.
La guardò accennando un sorriso ed essendo consapevole del salto che avrebbe fatto il cuore della ragazza, lo stesso salto che faceva quando suo fratello le sussurrava qualcosa all’orecchio. Anche lui aveva l’esclusiva, anche lui sapeva far rianimare quel cuore che sembrava volersi distruggere da solo.
“Io sarò gnomo, non lo metto in dubbio, ma tu che devi alzarti sulle punte per darmi un bacio? Ti rendi conto della gravità della cosa?”
“Quanto sei antipatico Shannon Leto? Quanto?”
“Tanto…”

**********


“Papà?!?!”
“Comet, tesoro…”
“Ma…tu vai con Jared e company questo fine settimana?”
“No, dove vanno? Perché?”
“Nulla…credo in Nevada. Solo... volevo passare un po’ di tempo con te”
“Avevo pensato di andare via per un weekend io e te. Io, te e Comet. Tanta buona musica e vento fra i capelli, senza meta. Che ne dici?”, la ragazza guardò suo padre e gli occhi le si riempirono di lacrime. Era quello di cui aveva bisogno. Stava impazzendo. Era dimagrita tantissimo e l’astinenza era dura da superare. Suo padre lo sapeva, l’aveva trovata seduta in un angolo della cucina di notte in lacrime e lei gli raccontò tutto. D’impatto avrebbe voluto chiamare la sua ex-moglie e dirgliene quattro, ma non sarebbe servito, in quel momento sua figlia aveva bisogno di lui, non poteva continuare a contare solo su Shannon, lui aveva una vita e una carriera da mandare avanti e non poteva passare le notti insonni per prendersi cura di lei, prima o poi sarebbe partito per il tour, mancava poco alla pubblicazione del disco, altri due o tre pezzi e avrebbe visto la luce, almeno era quello che diceva Jared.
“Con Comet, io, te e Comet?”
“Si con lei…”
“Ma mamma ha detto che l’avevi data via?”
“Quante cose ti ha detto quella donna che non sono vere? Davvero credi che avrei potuto avere il coraggio di dar via quell'automobile? E’ quell'automobile che ha dato vita a tutto…hai il suo stesso nome, era l’unica cosa che mi faceva pensare e sperare che saresti ritornata da me. L’ho rimessa a nuovo e chiusa in garage, mi ero ripromesso di rimetterla in strada solo se ci saresti stata tu al mio fianco”
“E cosa stiamo aspettando?”
“Calcolando che oggi è Martedì, stiamo aspettando Venerdì..”
“Eddddai”, Comet saltò al collo di suo padre ed entrambi caddero sul pavimento provocando un gran bel rumore, cominciarono a ridere e la ragazza lo riempì di baci. Dora, la moglie di Julian, arrivò di corsa dalla cucina preoccupata e trovò i due che si divertivano fra grosse risate,
“Non è successo niente, amore”
“Dora vuoi aggiungerti a noi?”, aggiunse Comet ridendo,
“Non credo mi facciano bene queste acrobazie…”, la ragazza si rimise in piedi in uno scatto felino lasciando Julian a terra,
“Oddio, oddio, oddio…Dora?!”, Julian guardò sua figlia interdetto,
“Cosa, Comet?”, chiese alla ragazza,
“Papàààààààààà, ma sei stupido?”, Dora cominciò a ridere,
“E’ molto più perspicace di te la ragazza devo ammetterlo…”
“Aaaaaah, sei incinta! Dimmi che sei incinta, Dora!” “
Si, Comet”, la ragazza la abbracciò e quasi non scaraventò anche lei per aria, Julian si rimise in piedi e le abbracciò entrambe,
“E’ meraviglioso, amore”
“Un figlio a quarant’anni…”, Comet la zittì,
“Te lo cresco io, tranquilla…”
“Non dimentichiamoci di zio Jordan”, Jordan si avvicinò a loro sorridendo.
Ora Comet aveva la famiglia che tanto aveva desiderato.

*********


“Jared Joseph Leto sei un fottuto genio, lo sai eh? Lo sai che sei un fottuto genio?”
“E tu stai fottutamente urlando troppo Comet Brantley, togli quelle fottute cuffie”
“Oh, scusa”, i due risero e Comet continuò ad ascoltare.
La voce di Jared le riempiva i pensieri e il suo sangue diventò elettricità. Riusciva a sentirsi così solo quando ballava o quando scriveva.

We were the kings and queens of promise.
We were the phantoms of our selves.
Maybe the children of a lesser god,
between Heaven and Hell.
Heaven and Hell.


“Io credo di amare la tua fottuta genialità e la tua fottuta voce”
“E io credo di amare il modo in cui stai parlando”, Comet si alzò e prese la testa di Jared fra le mani baciandogli la fronte,
“Jared Joseph Leto santo subito”,
“La smetti?”
“No”, cominciò a scompigliare i capelli del cantante e come al solito a lui la cosa piaceva, e non poco se lo faceva lei, ma non lo dava a vedere, si alzò di scatto e la prese per i polsi,
“No, aspetta, spiegami che cosa stai facendo e perché…”
“Mescolavo i tuoi fottuti pensieri”, la ragazza sottolineò la frase,
“Ma…”, l’uomo lasciò incompiute le sue parole e cominciò a ridere abbassando la testa, Comet lo seguì a ruota e poi cercò di liberarsi, ma la presa era salda, lo supplicò,
“Devo fare pipì lasciami e smettila di ridere, ti prego! AIUTO”, Jared rise ancora più rumorosamente e non la lasciava andare,
“Ti prego, devo fare pipì, Jaaaared”, la lasciò finalmente libera e lei scomparve in un attimo lasciandosi la porta dello studio aperta alle spalle, quasi travolse Shannon che guardandosi alle spalle si rivolse a suo fratello indicando col pollice nella direzione di Comet,
“Dove scappa?”
“A fare pipì. Oh gnomo senti qua, Kings&Queens è pronta, manca davvero poco”
“Calmo con questo gnomo anche tu, voglio dire, ricordiamoci che sono sempre tuo fratello maggiore e....”
“E che cosa? Mi prendi a calci? Non ne avresti il coraggio…”
“Scommettiamo, fratello?”
“No, zitto e ascolta”, Shannon mise le cuffie e ascoltò, intanto anche Tomo si era unito a loro, ascoltarono il pezzo in silenzio e poi si guardarono complici, Comet era tornata ma restò in disparte a godersi quella scena.
C’era qualcosa fra di loro, qualcosa che li legava, che andava oltre la fratellanza o il volersi semplicemente bene, erano connessi mentalmente, una stessa persona smistata in tre corpi diversi.
Fece un colpo di tosse.
“Oh sei qui! Fatta la pipì?”
“Yep!”
“Che bei discorsi…”
“Io avrei scritto qualcosa e volevo farla leggere a Tomo prima di tornarmene a scuola, ma visto che ci siete tutti…”
“Ah, dovesse farti schifo che leggiamo anche noi, fate pure, leggi Tomo, leggi…”
“Ehh quanto siamo permalosi, forza leggi”
“No, mi è passata la voglia…”, Jared si alzò e camminò verso il divano passando vicino a Comet, si cacciarono la lingua come due dodicenni. Tomo e Shannon cominciarono a leggere.

Go to bed.                                                                                    Vai a letto.
Fall Asleep.                                                                                  Addormentati.
Another day.                                                                                Un altro giorno.
Another dream.                                                                           Un altro sogno.
Got me.                                                                                         Mi ha preso.

Turn around.                                                                                 Gira intorno.
Walk away.                                                                                      Allontanati.
Following me like yesterday.                                                        Seguendomi come ieri.
Taunting me.                                                                                 Deridendomi.
Pulling me.                                                                                     Tirandomi.
Pushing me.                                                                                  Spingendomi.
Constently dragging me down.                                                  Trascinandomi constantemente giù.
Over my shoulder a shadow                                                        Aldilà delle mie spalle c’è un’ombra
that's shaking me.                                                                        che mi fa tremare

Ghost of mine.                                                                              Il mio fantasma.
Hanging around for every search.                                              Restando ad aspettare per ogni ricerca
However,                                                                                       Tuttavia,
you had your time.                                                                       Hai avuto il tuo tempo
Making my heart feel heavy                                                        Facendo sentire il mio cuore pesante
enough already, so go.                                                               già abbastanza, quindi vai.
Yeah.

Wake up.                                                                                       Svegliati.
Start again.                                                                                   Ricomincia da capo.
Try to fix the problems.                                                              Cerca di risolvere I problemi.
Stop me.                                                                                        Fermami.

Carrying on                                                                                   Cantinuando a
fall apart.                                                                                       cadere in pezzi.
Telling yourself this has to stop.                                                 Dicendo a te stesso che questo deve finire
Holding me.                                                                                   Frenandomi.

Over and over the road                                                                 Ancora e ancora la strada
will keep winding around.                                                            continuerà ad essere tortuosa
Up from the ashes                                                                         Rinata dalle ceneri
you can't keep on breaking me.                                                   Non potrai continuare a distruggermi.
Making you go now.                                                                      Facendoti andare via, ora
Not gonna go down.                                                                      Non sto andando in basso.

Been taking up my time                                                                   Si era preso il mio tempo
hanging on my my my mind.                                                           Aggrappandosi alla mia mente
I fought this tide.                                                                               Ho combattuto questa marea.


Tomo alzò lo sguardo sorridendo a Comet che aveva già gli occhi gonfi di lacrime e cercava di cacciarle via toccandosi i capelli e mordendosi l’interno della guancia.
“E’ bellissima”, lei mandò giù il groppo che aveva in gola e cercò di sorridergli,
“Si?”, il chitarrista le sfiorò un mano,
“Devi solo volerlo e quel fantasma andrà via davvero…”, anche Shannon si avvicinò alla ragazza.
L’abbracciò e lei affondò il volto nel suo petto,
“Non ci riesco”, sussurrò tanto da far sì che solo lui potesse ascoltarla,
“Ce la fai”, continuò lui,
“Non ne sarei così fermamente convinto fossi in te”
“Io lo so, tu ce la fai”, Jared guardava Comet fra le braccia di suo fratello e rimase seduto sul divano cominciando a pensare a qualsiasi cosa, qualsiasi cosa tranne quello che stava vedendo. Restò da solo in quella stanza con Comet dopo pochi minuti. Lei si rimise in sesto facendo un bel respiro e si girò per fissare i suoi occhi verdi in quelli ghiacciati di Jared.
“Bella la scenetta Jared Jospeh Leto”
“Quale scenetta?”
No, mi è passata la voglia”, Comet cercò di imitare la voce e i movimenti del cantante che abbozzò un sorriso divertito, lei lo capiva come nessun altra aveva mai fatto,
“Bhe?”
“Bhe?”
“Non fare il sostenuto, lo so che l’avevi già letta in qualche strano modo. Tu riesci sempre a fare quello che vuoi. Mi hai visto scrivere in questi giorni e so che l’hai già letta…lo so”
“Perché lo sai? Come fai a saperlo?”
“Te lo leggo negli occhi, noi con gli occhi chiari siamo persone speciali, ricordi?”, Jared cambiò espressione irrigidendosi per poi sciogliersi e avvicinarsi a lei,
“Ma tu dormivi quando te l’ho detto”
“No, tu credevi che io dormissi perché mi ero calmata, stavo solo cercando di stare ferma e buona e mi ero concentrata sul battito del tuo cuore e il tuo profumo e tu mi dicevi quelle cose, me le sussurravi e io le ricordo tutte”
“Comet…”, Jared esitò e si avvicinò a lei che lo ammonì con un dito, sorrise,
“Hai ragione…quanti anni hai? Venti? Devo essermi bevuto il cervello”
“No, Jared, aspetta un attimo…”
“No, qui gli attimi durano troppo tempo, tu devi andare a scuola ed è tardi, e io devo lavorare…devo lavorare, vattene”
“E non mi trattare male però..”
“Vattene!”

**********


“Papààààààààà, aspetta nooo”, chiuse gli occhi per non vedere il disastro che suo padre aveva appena combinato, li riaprì, “Ok, sei morto?”
“No!”, ricominciò a respirare,
“Oh, menomale, non sono psicologicamente pronta”
“Stupida, aiutami”, Comet aiutò Julian a caricare in auto quello che aveva riversato sul marciapiede di fronte alla loro casa. Rideva insultando suo padre quando un profumo a lei familiare le riempì i sensi. Si girò di scatto e lo vide. Non lo vedeva da quando avevano avuto quella brutta litigata, aveva portato via tutte le cose da casa quando lui era a lavoro e non lo aveva salutato né più visto o sentito, passava del tempo con sua sorella, ma quando lui non era presente,
“Aron”, lo disse quasi senza suono e senza espressione, lui rimase a guardarla e Jordan si avviò in casa impegnato a leggere qualcosa,
“Io devo prendere delle ultime cose tu resti qui?”
“Si, papà, vai…”
Si guardarono per qualche secondo ed insieme misero le mani in tasca abbassando la testa, lui mosse il primo passo verso di lei e parlò,
“Così vai in trasferta on the road con tuo padre?”
“Così sembra…”
“Senti…”
“Scusa Aron”, lui non se l’aspettava, “Scusa per come mi sono comportata, per come ho urlato e per come sono andata via”
“Asp…”
“No, fammi finire”, tolse una mano dalla tasca e la poggiò sul suo petto, “Non ero in me, ero un’altra persona, non lo so cosa, tu non sapevi e forse non sai, ma…ma io non so cosa dirti”
“Tranquilla! Jordan mi ha raccontato tutto, ti ho trattata in quel modo e ti ho ferita solo perché stavo cominciando a ferire me stesso e quindi ho preferito riversarlo su di te, ma non è servito a nulla, volevo chiamarti, ma non credo sarebbe stato bello dirti cose del tipo –Come stai? O –Torna a casa!, sarei stato ridicolo e sapevo che non stavi bene, ma chiedevo di te a Jordan e…posso continuare a scusarmi fino a domani, niente cambierà il fatto che sono stato un coglione. Scusa”
“Si, che sei un coglione è vero…cioè, lo sei davvero”, sorrisero e furono interrotti da Julian,
“Allora, Jordan deve andare su in Nevada a Las Vegas con questo bel ragazzo, li seguiamo?”
“Andiamo a Las Vegas?”
“Andiamo a Las Vegas!”, Julian saltò in macchina e a Comet sembrò di rivedere un po’ di Jared in quel padre che di padre aveva ben poco, era un tipo che sarebbe piaciuto anche alle ragazzine di dodici anni, proprio come Jared, atletico, sorridente, simpatico e con tanta voglia di fare, se poi pensava al fatto che faceva il produttore musicale e che aveva un passato da chitarrista che girava l’America a bordo di una macchina guadagnandosi da vivere giorno per giorno, Comet cominciava a capire perché lei era così com’era.

Aron si avvicinò a Comet mentre Jordan caricava la sua macchina,
“Ci vediamo a Las Vegas signorina?”, lei sorrise e fece spallucce per poi saltare in macchina al fianco di suo padre,
Sono pronta, parti

Partirono verso Las Vegas.

Las Vegas è in Nevada. Anche Jared e Company avrebbero dovuto passare  il week-end in Nevada. Cosa succederà? O meglio succederà qualcosa?
-Rosa.

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Capitolo 9
*** 9.Waste My Time ***


*Cominciano a tirarle sassi*
Vi ho fatto aspettare tanto. L'ultima volta ho aggiornato il 26 Luglio. Sto tipo impazzendo. Prima aggiornavo ogni due giorni. A parte che non sono ispirata non ho neanche il tempo pure se volessi, quindi mi scuso ancora una volta. Eravamo rimasti con Comet che partiva per Las Vegas con suo padre, Aron e Jordan. Vediamo cosa succede.


If I couldn't drain the tears                                                  Se non potessi drenare le lacrime
That pour from these eyes                                                  che versano questi occhi
Would you turn your back on me                                       mi volteresti le spalle?
Would you wave goodbye?                                                  Mi diresti addio?
Or leave me way beyond empty inside                               O lasceresti ben oltre il vuoto dentro
Awaiting my last day to arive                                              nell’attesa del mio ultimo giorno
Way beyond empty inside                                                    Ben al di là del vuoto dentro
Awaiting my end to arrive                                                   in attesa che arrivi la mia fine
If I could be the shoulder                                                    Se potessi essere la spalla
Which your head would rest upon                                     dove si poserà la tua testa
Would you still be waiting                                                   mi aspetteresti ancora?
Or would you be gone?                                                       Oppure andresti via?
If I couldn't keep the smile                                                  Se non riuscissi a mantenere il sorriso
Forever on your face                                                            per sempre sul tuo volto
Would I still be around                                                         sarei ancora in giro
Or would I be replaced?                                                      Oppure dovrei essere sostituito?


Comet aveva poggiato la testa al sedile e aveva chiuso gli occhi mentre teneva una mano in aria a giocare col vento. Suo padre guidava e insieme cantavano sulle note di Zack Wylde. Non avevano fatto altro, cantare e divertirsi e, a volte, Comet prendeva in giro Jordan e Aron nei sorpassi. Arrivarono a Las Vegas il giorno dopo, si erano fermati a dormire in un Motel sulla strada e a comprare varie cose ovunque vedessero negozietti carini. Jordan era insofferente e Aron se la rideva, a lui importava riavvicinarsi quel tanto che bastava a Comet, e poi non c’era quel batterista.
“Lo odio un po’ sai?”
“Chi?”, Comet non guardò Aron e intanto stava scegliendo un cappello, “Che dici meglio questo blu o questo grigio? Oddio questo potrebbe far impazzire Jared, guardalo è a forma di scoiattolo!”
“Ecco!”
“Odi Jared?”
“No, suo fratello”
“Ahh, suo fratello! Un po’ lo odio anche io. Sai, il modo di camminare, quel suo sguardo, il modo in cui mette le mani in tasca o ti indica con quel dito…”, la ragazza puntò Aron col dito e lo spinse toccandolo in mezzo al petto. Il ragazzo tenne le mani in tasca e sorrise,
“Si, come no…”

“Andiamo?”

“Arriviamo Julian…”, si spinsero e Aron pagò il cappello a Comet, “Quello per il cantante però lo paghi tu”
“Figurati!”

Las Vegas era incredibile. Comet camminava col naso all’insù e indicava qualsiasi cosa,
“Guarda lì, oddio e quello? Ma sulla facciata di quell’albergo c’è una cascata, ma è vera?! Papà, guarda lì..”
“Oddio uccidila ti prego”, Jordan e Aron erano stati a Las Vegas più di chiunque altro, conoscevano molte persone importanti lì e avevano anche fatto una mostra dei loro lavori in uno dei casinò più di rilievo.
“Ma quello è il Bellagio? E’ il casinò del film Ocean’s Eleven!!!”
“Ok, Julian dopo questa me ne vado, davvero... Cooomeeet!”
“Che vuoi?”, si avviarono verso il casinò e dopo qualche metro la ragazza capì, “Maaaaaaaaaa noi stiamo qui?”
“Si, stiamo qui, Jordan e Aron sono clienti e amici del proprietario grazie al loro lavoro. Ci sono delle loro istallazioni artistiche lì dentro”
“Ma wow, allora non è impressione, siete bravi davvero voi due”
“Ah grazie”, rispose sarcastico Aron. Entrarono in quello che, nella fantasia di Comet, non poteva essere un luogo reale e quasi le si spezzò il collo per come teneva il naso all’insù. Avevano una suite con le loro quattro camere divise.
“Questa dovrei raccontarla a Gram”
“A chi?”
“A nessuno, papà…nessuno”, nessuno, ora era diventato nessuno!
Comet entrò nella sua camera e si lanciò sul letto.

Incoming Call
Shannon Leto


“Che vuoi?”
“Vaffanculo”
“Ti amo anche io, si”
“Come stai?”
“Bene, grazie, lei signor Leto?”
“Benissimo, sono in una jacuzzi enorme e sai cosa?”
“Cosa?”
“E’ troppo grande per me” “
Lo credo bene, sei uno gnomo”, il batterista rise alla risposta della ragazza che, non lo dava a vedere, ma aveva capito a cosa si riferiva,
“Due gnomi ci starebbero bene sai?”
“Forse affogherebbero, non saprei…”, la ragazza si rigirò sul letto studiando gli intrecci e i ricami delle lenzuola di seta color pesca,
“Ti stai rotolando sul letto, gnoma?”
“Mi fai paura? Hai una telecamera nascosta che mi segue?”
“Lo stai facendo?”
“Yepp”
“Bella”
“Sai cosa?”
“Cosa?”
“E’ troppo enorme questo letto…”
“Pensandoci bene, ancora non me lo hai fatto vedere il tuo letto. E tu il mio lo conosci abbastanza bene”
“Non abbastanza, e poi non sono nel mio letto per tua informazione”
“Ah no?”
“No, sono nel lett…”

“Hey ti aspetto di sotto?”
“Si, ci metto venti minuti al massimo!”
“Ok”

“Nel letto di Aron?”
“NO! No, no, non…”
“Era la sua voce…”
“Si, ma…”
“Vabene”
“Sha…” Call interrupted “…nnon!”

“Che cazzo!!!”, Comet lanciò il cellulare sul letto e si lasciò andare, guardò il soffitto, c’era uno specchio.
Sorrise.

“Se mettessimo uno specchio lì?”, glielo disse Gram quella volta che lo stava aiutando ad arredare casa.

Scivolò sotto la doccia e sbollì un po’ il nervosismo che le era stato causato poco prima. Odiava quando le si riattaccava il telefono in faccia. Era una cosa che la mandava in bestia, e Shannon Leto lo aveva appena fatto. Avrebbe voluto ucciderlo se solo fosse stato lì.
Se solo fosse stato lì.
Si vestì e andò di sotto.
Ok, non era quello che si aspettava, aveva messo un jeans, le converse, un bel top e si era data da fare con orecchini, bracciali e collana, ma non era il massimo. Jordan la vide arrivare e corse verso di lei,
“Vieni con me”
“Che cosa stai…?”
“Zitta e cammina. Mi amerai”
“Già ti amo, peccato che sarebbe quasi un incesto”
“Zitta”, gli fece una smorfia e non si accorse di dove il suo quasi fratello la stesse portando. Entrarono in una delle molteplici boutique che si trovavano in quel casinò e le parole di Jordan le risuonarono nelle orecchie,
“Chantal, lei è Comet, mmia sorella, è tutta tua, trattala bene”, la lasciò lì, nelle mani di questa tizia orientale vestita da chissà quale stilista italiano e piena di profumo,
“Certo, ci penso io”, Comet sgranò gli occhi,
“Non quello che hai addosso tu…”
“No, tranquilla…”
“Ok…”
Quella tipa fece misurare più di quindici abiti e trenta paia di scarpe a Comet che proprio non riusciva a guardarsi allo specchio senza ridere.
Alla fine trovarono quello che andava bene per lei.
Trovò Aron e Jordan seduti al tavolo del Black Jack, ma loro non fecero caso al suo arrivo. Jordan alzò anche lo sguardo verso di lei, ma poi tornò alle sue fiches. Ci pensò un attimo e rigirò lo sguardo. Dal basso verso l’alto. Vide decolleté tacco 12 neri, calze di pizzo nere e vestitino rosa pallido con una stampa vintage contornato da una giacca di pelle corta, bracciali Swarovski , una lunga collana e smalto rosso,
“Ciao sorella”
“Ciao fratello”, rimase a guardarla,
“Così il quasi incesto potrei farlo eh”
“Bada a quel che dici, socio”, si intromise Aron sfoggiando il suo solito sorrisetto a Comet. Lei sorrise, per la prima volta imbarazzata e si sedette in mezzo a loro.
“Lei è il mio porta fortuna, stasera si vince”
“Io non sono un porta fortuna, io gioco”
“Sai giocare?”
“Certo”
“Giochiamo allora…”
Giocarono e persero un po’ di dollari, ma poi Comet volle sedersi alla slot, anche se Aron non voleva lo trascinò lì mentre Jordan andò a cercare Julian che sembrava essersi perso. Lo trovò seduto al banco con due uomini più o meno della sua età.  Lo avvisò che Comet era con loro e tornò alle slot.
“Muoviti…”
“Aspetta, come funziona?”
“Metti la monetina qui”, Aron si abbassò per mostrare a Comet dove mettere la moneta, “ e poi tira questa leva. Questa slot all’interno gira, gira, gira e poi si ferma varie volte. Se escono tre immagini uguali per tre o più  volte vinci. Se esce direttamente l’immagine del dollaro tre volte in fila vinci il montepremi”, indicò in alto alle spalle di Comet,
“Centomila dollari?”
“Si, signorina, centomila dollari…quindi impegnati”
“Vabene…”, Comet si strofinò le mani e intanto arrivò Jordan, “Zitto, fratello, mi sto impegnando…”
“Per cosa?”, senza girare lo sguardo Comet indicò col pollice alle sue spalle i centomila dollari in gettoni d’oro.
Tirò la levetta.
“Dai, dai, dai,dai, dai, dai, dai”
“Se vinci mi ripaghi gli abiti che hai addosso”
“Si, ti compro un casinò tutto tuo, ma zitto”
La slot si fermò.
Cuore. Cuore. Stella.
Stella. Cuore. Nota.
Pianeta. Pianeta. Stella.
Stella. Stella. Nota.

“Ma che palle, oh!”, Aron si portò una mano alla fronte e cominciò a ridere mentre Jordan cercava di capire come Comet avesse potuto pensare di vincere al primo colpo, “…ci riprovo!”
“Ora vuoi finire i tuoi soldi alle slot?”
“No! Solo un'altra monetina…”
“Tieni, mettici la mia…”, Aron le diede una moneta, lei la baciò,
“Se vinco dividiamo artista, a mio fratello niente”
“A tuo fratello niente”
“Ingrato di un socio che…”
La slot girava e Comet stringeva gli occhi e la mano di Aron, “Dai, dai, ti prego…sarò brava per sempre”
Stella. Stella. Stella.
Secondo giro.
Cuore. Cuore. Cuore.
Terzo giro.
Stella. Stella. Stella.
Quarto giro.
Nota. Nota. Nota.

La slot cominciò a suonare e a far uscire gettoni. Avevano vinto.
“Ma come diamine hai fatto?”
“Non lo so…è la tua moneta”
“Abbiamo vinto…aaaah abbiamo vinto”
Guardarono lo schermo della slot e quello che leggevano era incredibile.
 
75.000 $
 
“Io amo Las Vegas. Amo l’America. Amo te”, abbracciò Aron che vide Jordan fargli il verso col labbiale,
“A M A  T E”, mentre disegnava un cuoricino in aria.
 
Misero tutti i gettoni nei bicchieri che avevano fra le mani e andarono a cercare Julian.
“Dannato tu che mi hai fatto mettere questi fottuti tacchi, non posso correre”
“Impedita”
“Papààààà oddio, papà, abbiamo vinto. Settantacinquemila dollari, papà, oddio, svengo…salve”, si ricompose salutando i due uomini che erano con suo padre, “Papà!”
“E’ vero?”, si rivolse a Jordan,
“Guarda qui…”, il ragazzo gli mostrò i bicchieri pieni di gettoni,
“E’ incredibile”
 
Rimasero in giro a far baldoria sotto le raccomandazioni di Julian che era rimasto in hotel con quelli che erano suoi colleghi di lavoro.
Jordan aveva trovato una bella ragazza e stavano facendo una conoscenza molto approfondita, Aron scrutava una bella biondina ed era molto ubriaco e Comet li teneva d’occhio cercando di allontanare un tizio ambiguo dal suo raggio visivo.
Controllò il cellulare e trovò qualche novità.
 
Two New Messages
Six Missed Calls

 
“Non ti cerca proprio nessuno, eh?”                                                                                                                                                 
“Torna alla biondina artista”
“Gelosa?”
“Ti piacerebbe”
“Ohw, non immagini quanto…me lo dai un bacio?”
“Sei ubriaco e puzzi di vodka, mi sto ripulendo io”
“Cosa potrà mai farti un bacio alcolico?”
“Nulla, sei tu quello che fa male”
“Così mi spezzi il cuore”, il ragazzo si portò le mani al cuore e ci aggiunse una delle sue adorabili espressioni,
“La biondina ti osserva…”
“Lasciala fare, io osservo te”, si guardarono dolcemente,
“No, sei ubriaco, non se ne parla”
“Se fossi stato lucido?”
“Questa conversazione non ci sarebbe stata in quel caso”
“Dai…dammi un bacio”
“La biondina ti aspetta per darti altro...”, erano ormai arrivati all’entrata del Bellagio e Aron si girò a guardare la ragazza bionda che era lì ad aspettarlo,
“Non è bella neanche la metà di quanto lo sei tu”
“Sono bella perché vestita così, domani sarò di nuovo quella di sempre”
“Quella che piace a me”
“Aron sei ubriaco”
“E tu sei bellissima”
“Seh! Vai…vedi ti sta chiamando”
“Chiedimi di restare, Comet! Se vado via, me la porto a letto e penserò a te tutto il tempo e questo non sarebbe galante…”
“Non credo le dia fastidio…”
“E se glielo dico?”
“Perdi una scopata facile in quel caso”
“Comet, cosa potrai mai centrarci tu con uno di 41 anni?”
“Non è giusto quello che stai facendo Aron”
“Si che lo è…cosa potrà mai darti? Potrà mai provare quello che potrei provare io?”
“E se nessuno dei due lo provasse…se lo provasse qualcun altro?”, il ragazzo la guardò e si allontanò lentamente,
“Se vieni a rinfacciarmi che mi sono scopato qualcuno ricordati che l’hai voluto tu…”
“Goditela…”
Comet restò ancora un po’ lì seduta su una panchina a guardare le luci di quella città così surreale. Riportò l’attenzione al cellulare e controllò le notifiche.

Shannon Leto Missed Call
Shannon Leto Missed Call
Dad Missed Call
Shannon Leto Missed Call
Jared Leto Missed Call
Shannon Leto Missed Call


“Bhe, non ha proprio voglia di sentirmi il signor Shannon Leto, eh?!”, disse fra sé.
 
Non rispondi mai tu.
Cambio di programma, niente Nevada per me.
Vado a Parigi. Torno Martedì.
Scrivi e fai qualcosa di costruttivo.
_Jared

 
“Benedetto sia tu Signore togligliela dalla testa quella città, ti prego!”, rispose velocemente al messaggio.
 
Portami qualcosa di bello.
Sono in trasferta con mio padre.
 Ti ho comprato una cosa bellissima e non chiedere cosa perché non te lo dico!
Costruirò qualcosa di costruttivo e scriverò. GIURO!

 

Rispondi a quel dannato telefono seno giuro che mezzo nudo come sono ora torno a LA e uccido Aron.
_Shannon

 
Mezzo nudo? Bella storia batterista.
Sei ancora a fare la bella vita fra massaggi e jacuzzi?
Non lo uccidere mi spezzeresti il cuore!!

 
Comet, posò il cellulare nella pochette che più guardava più si convinceva che non avrebbe mai più portato con sè e si avviò verso la sua camera quando il cellulare cominciò a squillare.
“Sei completamente nudo?”
“No, ti sto aspettando…”
“Ma se me lo dici in questo modo, col tono cattivo e incazzato, sappi che non verrò mai da te”
“Sappi che se sono incazzato è tutto di guadagnato per te in quel caso”
“Ah buono a sapersi…”
“Dove sei?”
“Ritorno in camera…”
“Camera?”
“Si, trasferta con mio padre, tu?”
“Trasferta con Antoine, Jared è a Parigi”
“Lo so, mi ha avvertita”
“Io sono a Las Vegas, lo conosci l’hotel Bellagio? Sono lì..”, Comet non credeva alle sue orecchie, esitò un attimo,
“Ah si? Beato te bel batterista gnomo e mezzo nudo”
“Si…c’è sempre spazio se vuoi!”
“Sei ancora nella jacuzzi?”
“No, sono a letto in una grande stanza all’ultimo piano dell’albergo e c’è anche un grande specchio sul mio letto…”
“All’ultimo piano?”
“Si all’ultimo piano…ricordatelo, 4587, ti ci porterò un giorno! Quello specchio è proprio grande, cazzo”
“4587?”
“Si, brava gnoma, dove ti ha portato tuo padre?”
“Mha, in giro…”
“Interessante…”
“Non quanto il tuo specchio…”, intanto Comet era entrata nell’ascensore che la stava portando all’ultimo piano dell’hotel.
Arrivata al piano tratteneva ancora Shannon al telefono e cercava la stanza.
La trovò. Soffocò una risata.
“Che ridi?”
“Niente, pensavo ad una cosa?”
“Cosa?”
“E se fossi con te ora?”
“No, non puoi chiedermelo!”
“Dai, non mi offendo mica…”
“Figuriamoci, magari cominceranno a sanguinarti le orecchie per quello che potresti sentire…”
“Addirittura?”
“Addirittura!”
“E fammi vedere…”, bussò alla porta,
“…eh? Aspetta, c’è qualcuno alla porta! Trovo dei pantaloni! Eccoli!”, la ragazza cercava di ridere in silenzio. Shannon aprì la porta.
“Potevi anche non metterli quelli…”, lui restò immobile e stranito col cellulare ancora attaccato all’orecchio. Portò la testa fuori mordendosi le labbra, guardò prima a destra e poi a sinistra per poi fissare gli occhi in quelli divertiti di Comet,
“Dov’è tuo padre?”
“Dorme…”, sussurrò lei,
“Bene, e tu vai in giro vestita in questo modo?”, la cinse intorno ai fianchi e la tirò dentro con la facilità con cui si prende in braccio un bambino, “In giro con papà a Las Vegas…”
“Benissimo…ho vinto 75mila dollari!”
“Si deve festeggiare allora…”
“Si deve festeggiare!”
“Champagne?”
“Acqua con ghiaccio va bene…”
“Giusto, scusa!”, l’uomo si avvicinò alla ragazza. Lei aveva uno sguardo che lui non aveva mai visto su quel volto. Era divertita e spensierata. E poi era lì.
“Perché quella faccia Shannon Leto?”
“Perché quelle calze di pizzo e quelle scarpe non mi aiutano affatto a stare calmo. Sto per baciarti e il bacio sarà un po’ alcolico…potrà farti del male?”, indicò la bottiglia di Champagne già stappata sul tavolino,
“Spero di no a questo punto”
“Controlliamo?”
“Controlliamo!”
Si avvicinarono come due bambini che non sanno aspettare altri due minuti prima di mangiare la cioccolata, ma esitarono prima che le loro bocche si potessero incollare l’una all’altra. Esitarono e sorrisero a meno di un centimetro di distanza. Sorrisero divertiti e tranquilli. Non c’era bisogno di essere frettolosi. Avevano tutto il tempo, ora potevano.
Lui la guardò e le spostò i capelli dietro l’orecchio,
“Mi piace quando lo fai…”
“Cosa?”, chiese Comet,
“Quando sposti i capelli dietro l’orecchio, vorrei poterteli spostare io ogni volta…”
“Che fai il romantico, uomo mezzo nudo?”, la ragazza portò le mani all’orlo dei pantaloni dell’uomo toccandone le cuciture,
“Mi prende bene stasera, non ti piace?”
“Ohw si”, portò le sue mani di nuovo al volto del batterista che la guardò negli occhi e schiuse la bocca, la sua pelle increspata dalla barba le dava una sensazione nuova, i suoi occhi così profondi sembravano poter leggere nel profondo del suo essere, sorrise ancora a quello che era un uomo fuori dalla sua portata e troppo grande per essere lì con lei, ma comunque poggiò le labbra sulle sue. Lui accolse quel bacio delicatamente per poi prendere il controllo. La strinse tanto da credere di poter farle del male e si spostò facendo aderire la schiena della ragazza al muro. La baciò con più voglia, baciò il suo collo, toccò la sua pelle, strinse i suoi fianchi e fece in modo che le gambe di lei fossero attorcigliate al suo corpo,
“Se ti dico che ti voglio?”
“Provaci”
“Ti voglio brutta gnoma”, il suono della risata di Comet fece scattare qualcosa in Shannon che lui stesso stava frenando contro il suo volere, la portò sul letto e le sue mani scivolarono sotto il vestito della ragazza e finalmente erano a contatto con la sua pelle, le cingeva i fianchi e le baciava le gambe nonostante avesse ancora addosso le calze,
“Mi piacciono proprio tanto queste calze”
“A me no”
“Allora sarebbe meglio buttarle via…”,  Shannon si tirò su e portò il suo volto a pochi centimetri da quello di Comet. La baciò mentre le sue mani ancora correvano sul suo corpo. Comet gli teneva le dita fra i capelli e lui quasi faceva fatica a respirare per quanti baci le stava dando. Le sfilò le calze sorridendo e poi tornò a baciarla e a stringerla,
“Papino mi ucciderà”
“Non se non verrà a saperlo…”
“Diciamo le bugie a papino signorina?!”, la ragazza arricciò il muso che prontamente Shannon morse, si morsero a vicenda e si rotolarono sul letto. Ora Shannon la guardava dal basso verso l’alto senza emettere alcun suono, semplicemente la guardava e pensava che quello che stava per succedere era quello che lui si era ripromesso di non fare, ma non poteva fare altrimenti. Voleva quella ragazza e l’avrebbe avuta. Si tirò su e la strinse in un abbraccio di ferro, baciò il suo collo e le sfilò il vestito. Cominciò ad accarezzarle la schiena e lei faceva lo stesso con lui. Stettero insieme, una, due, tre volte e poi rimasero abbracciati ad aspettare le prime luci dell’alba.
“Ma se io e te ci si piacesse davvero…”
“Eh…?”
“No, dico, io e te. Come la vedi?”
“Non lo so se e come la vedo”
“Io la vedo che papino mi spezza le mani e visto che per il lavoro che faccio mi servono queste manine…”
“Chiamale manine…”, Comet rimirava le mani di Shannon intrecciate con le sue. L’uomo scattò verso di lei e la strinse,
“Con queste mani…”
“Lo so, lo so, sai fare tante belle cose”
“Lo sai eh…?!”, si abbracciarono e ridendo si lasciarono andare sul letto, “Quello specchio è stato di vitale importanza…”
“Sei un animale”, la ragazza cercò invano di alzarsi e andare via dal letto,
“Lo so, dove vai?”, la afferrò da dietro per i fianchi e la trascinò sul letto e le si mise sopra, cominciò a farle il solletico e a pizzicarla ovunque,
“Mi fai male, subito mi compaiono i lividi, attento”
“Se ti lascio i segni poi papino che dirà?”
“La smetti? E comunque ti ammazzerà!”
“E tu lasceresti che qualcuno mi ammazzasse?”
“Lo farei io stessa se solo avessi speranze di riuscirci…”
“Lo sai che è da pazzi?”
“Io e te? Si, lo so. Me lo hanno già fatto notare. Perderei solo il mio tempo con te”
“Però sai essere acida e antipatica ogni volta che lo vuoi, e poi chi è che ti ha fatto notare questa cosa?”
“Non ti è dato saperlo…”, Shannon la guardò senza parlare, “Che c’è?”, Comet si avvicinò a pochi centimetri dalla faccia del batterista che, pronto, la blocco con le mani,
“Se ti avvicini così  e mi parli con questo tono ti faccio perdere anche tutta la mattinata signorina”
“Interessante, giuro, è tutto molto bello, ma torno nella mia stanza”
“Non vuoi dormire qui?”
“Ah Ah. Non chiedermelo!”
“Resteresti?”
“Dormire con te è la cosa più bella che faccio da un po’ di tempo”
“Questo è vero!”, si guardarono per qualche minuti e lui continuava a disegnare qualcosa con i polpastrelli sulla gamba di lei,
“Ciao”, Comet si avvicinò a Shannon che era steso al centro del letto e baciò delicatamente le sue labbra, lui socchiuse gli occhi e poi li riaprì leccandosi le labbra e guardando le prime luci del giorno posarsi sul viso della ragazza,
“Sei bella lo sai?”
“Tu lo sei di più….shhh”, sussurrò lei.
Tornata in suite vide la porta della camera di Aron aperta, sbirciò. La biondina non era lì. Sorrise e pensò al fatto che Aron non usava dormire con nessuno.
Lui uscì dalla doccia e la intravide scappare via. La seguì.
“Pss…”, Comet digrignò i denti, un altro passo e sarebbe entrata in camera,
“Buongiorno”, sussurrò,
“Dove sei stata?”
“Ehm…in giro. Ci sono tante cose in questo casinò che ho perso la cognizione del tempo. Sai com’è..”
“So com’è, si”
“La tua biondina?”
“Non saprei”
“Ok, vado eh”
“Vai…”
Aron rimase per un attimo a guardare la porta chiusa della camera di Comet. Aveva solo un asciugamano a coprire il suo corpo e i suoi capelli erano ancora bagnati dalla doccia fatta poco prima. Julian si svegliò e uscì dalla camera.
“Già sveglio, Aron?”
“Si, ho un po’ i postumi della serata e se mi metto a letto mi gira troppo la testa”
“Comet?”, il ragazzo indicò la camera, vide Julian avvicinarsi alla porta e lo bloccò, avrebbe visto la ragazza ancora sveglia e vestita come la sera precedente e avrebbe fatto i suoi conti, sbagliati fra l’altro,
“Credo stia dormendo, era stanchissima”
“Hai ragione, caffè?”
“Caffè!”, Aron andò a vestirsi e controllò il cellulare,

One New Message
Grazie!  
_Comet

 
Dopo tutto le aveva evitato una situazione imbarazzante con suo padre. Rispose.
 
Anche se non te lo meritavi.
 
La ragazza dormì qualche ora prima di svegliarsi per il casino che stava facendo il suo quasi fratello.
“Dove diavolo sei stata? E perché sei rientrata alle 8.30? E non provare a mentirmi perché di sotto ho appena intravisto Shannon Leto e il suo amico”, Comet aveva ancora gli occhi chiusi e non riusciva a parlare,
“Io, io, ero...”, sbadigliò,
“Eri nella camera di quel tipo? Se lo sa tuo padre mi ammazza questo ti è chiaro? Mi ha raccomandato di tenerti in guardia, lui lo conosce bene”
“Cosa? Cosa?”, Comet si attivò in un istante e si sedette al centro del letto,
“Tuo padre lo conosce bene quell’uomo, non farti abbindolare dal suo essere Shannon Leto”, Jordan lasciò la camera della ragazza su quelle parole e lei si sentì confusa
–Lo conosce bene, non farti abbindolare.
Fece una doccia e scese giù cercando suo padre. Lo vide da lontano parlare con Shannon e quello che doveva essere Antoine.
“Ciao”
“Hey tesoro, buongiorno, hai visto chi ho trovato?”
“Si, ho notato”, abbracciò Shannon come suo solito e si presentò ad Antoine,
“Ciao tu devi essere Comet…”
“Si sono io”
“Sei famosa hai visto?”
“Più di te a quanto pare, batterista!”
“Allora..dove vuoi andare oggi?”
“Non lo so papà, sono nelle tue mani!”
“Ok, noi andiamo. Shannon se senti Jared digli che…no, dai, lo rintraccio io, tranquillo”
“Vabene, capo, noi andiamo via oggi pomeriggio! Ciao Comet !”
“Ciao Shannon, ciao Antoine”
Comet e suo padre andarono in giro e parlarono di qualsiasi cosa,
“Il punto è che mamma ha sempre cercato di mettermi contro a te, capisci? Mi diceva cose orribili. Che tu non mi volevi, che lei ti chiamava dicendoti che io volevo incontrarti e tu rifiutavi il tutto. Una volta mi ha anche detto che rivolevi indietro la tua chitarra e tutti i tuoi dischi…”
“Approposito dove sono i miei dischi?”
“Ce li ha Gram…me li farò spedire”
“Tua madre ti ha riempito di stupidaggini e ha cercato di farti il lavaggio del cervello. Ti stava uccidendo lentamente con quelle…oddio non voglio neanche pensarci. Tu piuttosto, come stai? Non mi dici nulla. Credo che tu abbia timore a dirmi come stai realmente”
“No, papà, non ho timore a dirti delle cose, è solo che ho timore a parlarne in generale. Mi fa male solo ricordarle e il fatto che siano passate e che le sto superando grazie a te, a Dora, a Jordan, a Tomo, a Jared, a…”, Comet esitò a causa della sua voce rotta,
“Shannon? Tesoro, è una persona fantastica, io li conosco bene, ma non mischiare le cose, non vedere quello che non c’è, ha la mia età, potresti essere sua figlia, lo vedo come lo guardi e, certo, anche lui ti guardo in un certo modo, ma non pensare che lui possa darti la stabilità di cui hai bisogno”
“No, figurati se penso a Shannon Leto in quel senso, cioè è Shannon Leto, figurati se io…”
“Non sprecare il tuo tempo con lui…”
Tornati in albergo Comet si chiuse in camera e Jordan chiese il perché a Julian,
“Capita, ricordati che non è molto stabile…abbiamo parlato di tante cose e si è un po’ stranita. Tranquillo che sta bene!”
“Sicuro?”
“Sicuro…”, dopotutto Julian sapeva che il motivo non era quello. Sua figlia e quel batterista nascondevano qualcosa e a lui la cosa non piaceva per niente.
Comet si sedette sul letto e prese il suo Iphone nuovo di zecca, lo odiava perché non sapeva usarlo, ma almeno poteva registrare la sua voce o creare delle melodie grazie a una delle tante applicazioni che c’erano su quell’aggeggio.

Friends are telling me I lost my mind                               I miei amici mi stanno dicendo che ho perso la testa
When I hooked up with you                                              Quando mi sono avvicinata a te
Maybe that's true                                                                Forse è vero

Said that I'll wake up one day                                            Hanno ditto che mi sveglierò un giorno
Asking what did I do                                                            Chiedendomi cos’ho fatto
Maybe that's true too                                                         Forse anche questo è vero

When I'm with you everything's alright                           Quando sono con te tutto è al suo posto
All I know is how I feel                                                         Tutto quello che so è come mi sento
When you're with me                                                          Quando tu sei con me

Waste my time, waste my time                                         Sprecare il mio tempo, sprecare il mio tempo
Not so sure that I'll be yours                                              Non essendo sicura che sarò tua
And baby you could be mine                                              e baby tu potresti essere mio
It's all about hanging out                                                     Si tratta solo di tenersi l’uno all’altra
Cause you know how to waste my time                           perchè tu sai come farmi perdere il tempo

Nothing like an empty day                                                  Niente di meglio di una giornata vuota
With nowhere to be                                                             Senza un posto dove essere
You're right there with me                                                  Tu sei lì con me

Laughing as the world goes by                                           Ridendo su come va il mondo
How we let the day                                                               Come abbiamo lasciato il giorno
Moving way too fast                                                            Spostandoci in un modo troppo veloce

Cause when I'm with you I don't really care                     Perchè quando sono con te non mi importa davvero
What they all want me to be                                               Cosa tutti loro vogliono che io sia
I just want you beside me                                                     Ti voglio semplicemente al mio fianco



Waste my time, waste my time                                         Sprecare il mio tempo, sprecare il mio tempo
Not so sure that I'll be yours                                              Non essendo sicura che sarò tua
And baby you could be mine                                              e baby tu potresti essere mio
It's all about hanging out                                                     Si tratta solo di tenersi l’uno all’altra
Cause you know how to waste my time                           perchè tu sai come farmi perdere il tempo


Scrisse senza rendersene conto e quando si trovò a leggere le sue stesse parole capì che aveva scritto per lui e che lui lo avrebbe capito.
 
Tornarono a LA quella stessa notte e Comet cercò subito Tomo. Andò da lui e gli disse che aveva scritto, che aveva scritto per Shannon,
“Questo non va bene, Comet!”
“Lo so, Tomo, lo so”


Ce l'abbiamo fatta. Olèèè.
Non mi dite niente, ma non ce la faccio. Shannon è sempre Shannon, io lo amo! Okkè, a parte le bimbominchiosità, chiudiamo parentesi, però è bellissimo LoL andiamo avanti...

Way Beyond Empy - Zakk Wylde
Waste My Time - Alexz Jhonson - Songs From Instant Star (2005)

Volevo ringraziare Valecia, Annarita, Cri, Francesca, Denise e la Gnoma mia perchè anche se non aggiorno mi chiedono sempre di Comet e di aggiornare. Vi ricordate della mia FF nonostante tutto e nonostante io abbia abbandonato le vostre. Giuro che mi rimetto in regola e vi recensisco presto! Vi voglio bene!

Rosa.



 

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Capitolo 10
*** 10. Time To Be Your 21 ***


Ok. *sassi, sprangate, fucili, rivolta* Ok.
AVETE RAGIONE!! FACCIO SCHIFO.
Scusa in tutte le lingue del mondo ad ognuno di voi che magari è venuto qui un bel pò di volte sperando di trovare la FF aggiornata e invece niente. Tra lavoro, vita e università non ho avuto tempo e mancava anche l'ispirazione. In realtà il capitolo fa schifo, però dovevo aggiornare, così mi verrà l'ispirazione, diciamo che succedono un pò di cose per prepararvi a quello che verrà. Volevo che fosse più bello in realtà, ma mi mancava troppo questa storia e mi mancava Comet.
Ho passato un brutto periodo e spero passi.
Vabè!!!
Vi voglio bene, spero non vi siate dimenticati di me e della mia Comet ç_____ç


Time To Be Your 21


“It took a moment, a moment and I could not be found…againg and againg and again….”
“I see your face in everything”

“Tuuu, non farlo mai più, e…non ridere, sono quasi morta”, cominciò a colpirlo con il libro che aveva fra le mani, “…pensa te se devo morire per colpa di Jared Leto”
“Buongiorno anche a te stella del cielo”
“Si, ciao, si”, con un gesto della mano cercò di allontanarlo mentre l’uomo non riusciva a trattenere le risate,
“Che fai? Oltre a canticchiare mie canzoni, ovviamente”
“Che simpatico, leggevo questo libro, lo conosci? E’ di un romanziere italiano”
“Fa un po’ vedere…”, il cantante prese il libro di Comet e cominciò a scrutarne i dettagli della copertina, “… Jack Frusciante è uscito dal gruppo. Parla dei Red Hot Chili Peppers?”
“No…”, Jay la guardò di scatto, rimase male e la ragazza se ne accorse, sghignazzò un po’ alle sue spalle e poi lo guardò seria, “Il titolo si riferisce a quando John Frusciante, nel 1992 ha lasciato inaspettatamente i Red Hot durante una tournée . Nel libro viene considerato -un salto fuori dal cerchio. Il protagonista fa una breve riflessione sull’accaduto, anche se in questo può riassumersi l'intera morale della storia. Tutta la vicenda gira intorno al concetto di uscire dal gruppo nel senso di uscire dalle consuetudine, dagli schemi sociali"
“Quanto sei profonda, per questo ti amo…”, disse lui restituendole il libro chiuso così da farle perdere la pagina che stava leggendo,
“Sei una cosa incredibile, Jared Leto”
“Trattami bene, stella, so cose che potrebbero metterti in difficoltà…”, a quelle parole la ragazza si irrigidì, sapeva di lei e Shannon? Davvero il batterista era stato così meschino da andare a sbandierare cosa era successo fra di loro e Las Vegas? Si sentì colpita nel profondo e se solo lo avesse avuto fra le mani avrebbe potuto picchiarlo a morte, “C’è qualcosa che non va?”, in realtà Jared stava solo giocando con le parole, non sapeva un bel niente, non poteva,
“No, no, devo correre a scuola. Sto trascurando la danza per colpa tua, occhi blu”, la ragazza baciò frettolosamente il cantante sulla guancia e ogni volta si stupiva di quanto e come lui la lasciasse fare nonostante tutto, nonostante le sue ossessioni maniacali lasciava che lei gli toccasse i capelli, che gli facesse il solletico, che lo baciasse ogni qual volta voleva o che dormisse al suo fianco. Semplicemente la lasciava fare come se fosse la cosa più normale e semplice al mondo,
“Voglio vederti ballare, signorina…”, la voce di Jared vibrò sussurrata nella mente di Comet e la ragazza socchiuse gli occhi perdendo un respiro,
“Ti è già andata troppo di lusso, occhi blu”, sorrisero insieme.
Uscì dalla porta e si scontrò con Tomo,
“Buongiorno rock star”
“Ciao tesoro”, si strinsero in un piccolo abbraccio,
“Buh”, delle mani strinsero i fianchi della ragazza, quelle mani,
“Hey”
“Come va?”
“Bene, sto andando a scuola eh…ciao!”
“Mh! Quant’è che non ci vediamo io e te? Una settimana?!…e quello che mi dici è Ciao vado a scuola ?!”, le parole di Shannon arrivarono distorte, Comet era già corsa via, il batterista raggiunse Tomo che era intanto entrato in sala dove si trovava Jared,
“Junior”, il cantante non rispose, fissava il calendario, “oooh”
“Che vuoi? Che vuoi?”
“Con calma”, il batterista aprì le braccia come in segno di arresa, “Che hai?”
“Oggi è 6, no?!”
“Si, dovrebbe, si”
“Cazzo, il 21 era il compleanno di Comet, ce ne siamo completamente dimenticati”
“Tutti ce ne siamo dimenticati, tutti, indistintamente, io, tu, Tomo, suo padre e quel coglione di Aron”
“Quel coglione di Aron? Chi?”
“Quel coglione che le gira sempre intorno”
“Aah, dobbiamo rimediare…”
 

********


“Buongiorno”
“Prego?!”
“Tu devi essere Jordan”
“Si, e tu Shannon…Leto, giusto?”
“Si, cercavo Aron”
“Aron? Si, te lo chiamo”, Jordan era sorpreso e preoccupato, Shannon Leto cercava Aron, andò a chiamarlo, “Biondo, ti cercano”
“Un attimo”
“E’ Leto”, Aron lasciò in un secondo tutto quello che stava facendo e, ripulendosi le mani dalla vernice rossa che stava usando, uscì,
“Dimmi…”
“Togliti quello sguardo minaccioso che hai messo su ragazzino, mi servi”, il ragazzo non parlò, Shannon lo guardò fisso e continuò, “Ti sei dimenticato del compleanno di Comet, sei un coglione…”
“Il coglione sei tu, super star, io me ne sono ricordato e lei lo sa…”, doccia fredda.
Shannon si zittì e sul viso di Aron si disegnò un’espressione compiaciuta, una di quelle che tanto piacevano a Comet,
“Sai, io ero a casa con lei quel giorno. Era il suo compleanno e si, volevo farle una sorpresa, ma lei non stava bene, no, per niente, stava malissimo e il compleanno è passato in secondo piano anche per suo padre, ma io ero lì, tu no”
“E’ stata una brutta idea venire da te, sei davvero un coglione, come mi è saltato in mente?”, l’uomo stava per andare via quando Aron lo fermò,
“Siete stati insieme, lo so. Tieni davvero a lei?”, Shannon si fermò con una mano poggiata alla porta di vetro di fronte a lui, vide il riflesso preoccupato di Aron che aspettava una risposta,
“Non credo sia una cosa che tu debba sapere”
 

********

 
Comet rimase tutto il giorno a scuola e ballò come non faceva da tanto e si sentì viva, si sentì finalmente di nuovo viva.

“Papà oggi ho ballato. Era un po’ che non lo facevo, un tantino arrugginita e tesa, ma alla fine sono tornata in me. E’ stato fantastico, bellissimo. Faticoso, ma bellissimo, credo di stare bene, io, cioè…”
“…c’è una persona che ti aspetta di sopra in camera tua”, Comet sorrise e corse convinta di trovare Shannon. Vide un disco e poi un altro e un altro ancora, una Fender bianca e un borsone, alzò lo sguardo e vide una schiena e uno scaffale pieno di dischi.
I suoi dischi.
Rimase immobile fra la porta e la sua camera, si faceva forza mantenendosi alla parete.
“Gram”, il ragazzo si voltò, non l’aveva sentita arrivare, era più bello di quanto lei potesse ricordare, si sentì mancare la forza nelle gambe e credette di cadere inerme al suolo, il biondino si avvicinò calmo,
“Hey”, sussurrò fra un sorriso e l’altro, arrivò a pochi centimetri dalla ragazza e esitò, lei lo guardò negli occhi, negli occhi che la conoscevano più di chiunque altro, quegli occhi che dopotutto gli erano mancati più di ogni altra cosa, quegli occhi che ora aveva lì di fronte a lei pieni di lacrime, aveva una camicia azzurra lasciata aperta su una canotta bianca, il suo cappello di cotone grigio e i jeans strappati con le immancabili converse rosse e vecchie, lo guardò, la barbetta di qualche giorno lasciata perfettamente lì, puntò i suoi occhi in quelli quasi argentei di lui. Gram sorrise e poggiò le mani alla porta guardando Comet divertito,
“Cosa sono questi vestiti?”
“Belli e firmati”
“Non sei tu questa qui”, toccò il tessuto pregiato della camicetta di Comet storcendo un po’ il muso e si spostò un po’ per guardarle il fondoschiena, “bhe!”
“Sempre la stessa, stessa Comet, vestiti più belli”
“A me piacevi con i vestiti vecchi”
“Ah si? Neanche se ti dico che ho un intimo nero di pizzo? Il pizzo ti piace, lo so…”, glielo sussurrò all’orecchio avviandosi verso la parete con i dischi,
“Owh!”, il ragazzo restò a guardare il vuoto per qualche secondo, si girò e si avvicinò velocemente a Comet, la abbracciò, quell’abbraccio sapeva di qualcosa di buono, qualcosa di conosciuto, era un posto sicuro per entrambi. Si tennero stretti e poi risero insieme, “Pizzo nero…poi lo sai che voglio vederlo!”, si staccò da lei e con le mani in tasca cominciò a camminare per la stanza per poi lasciarsi cadere sul letto, “Così questa è la tua stanza e quello è tuo padre. Simpatico!”
“Si, lo è. Il pizzo nero puoi sempre chiederlo a qualche altra…ah, dov’è?”
“A casa, io sono qua per te e tu parli di altro?”
“Ma mi piombi così a casa nel bel mezzo di una guerra interiore che tutti credono io stia combattendo e vincendo e tu…”
“Zitta..”, il ragazzo la bloccò, “..zitta, devi stare zitta, sono qui, lo so che non stai vincendo un bel niente e che dici agli altri di star bene perché sei fatta così, lo so, io ci sono già passato, loro non sanno niente!”
 “Tu non sai un bel niente, perché sei qui? Perché? Vai via”, si liberò della sua presa in preda al panico e con gli occhi rossi e gonfi di lacrime,
“Comet…”
“E no, non guardarmi così e non pronunciare il mio nome in quel modo”
“Vuoi che me ne vada?”
“Si!”, il ragazzo si alzò aggiustandosi l’orlo della camicia e si avvicinò alla ragazza che sospirò,
“Vabene, i tuoi dischi sono tutti lì!”, le baciò la fronte e andò via.
 

*******


“Allora cosa ti ha detto Julian?”
“Che è ok, alle 8.30 dobbiamo essere tutti lì, la chiami tu?”
“No!”
“Come no?! Shannon la chiami tu!”
“No, Tomo la chiami tu, anzi, va a prenderla Vicky”
“E così lo capisce al volo, credi sia studipa?”
“Ma non è il giorno del suo compleanno…”
“Silenzio”, si intromise Jared, “Faccio io”, compose il numero di Comet,

“Hey…”
“Stellina, stasera cosa vogliamo fare?”
“Come?”
“Stasera, che vuoi fare? Dove vuoi andare?”
“Ma non lo so, perché poi stasera?”
“Te lo dico io…tu vuoi andare a casa di Tomo e vuoi ubriacarti con me”
“Tu…”, non riusciva a trattenere le risate, Shannon guardava suo fratello che gli faceva segno di star zitto e di lasciarlo fare, “…tu non ti ubriachi. Non ci sarebbe nessuno sfizio, Jared, crolleresti dopo due drink, piuttosto vengo lì se si ubriaca anche il vecchio e caro Shannon!”
“Lui sarà già ubriaco al tuo arrivo…”
“Ok, passo da te alle 8?”
“Alle 8?!?”, alzò la voce guardando il chitarrista e il batterista che lo fissavano sconcertati, Tomo fece qualche segnale e gli suggerì di posticipare, “Ok, vieni alle 8, ci inventeremo qualcosa”
“Ma..? Vabe dai, a dopo”
“Tu sei un imbecille, fratello!”
“Shannon stai zitto, ti prego, fammi fare, andate via piuttosto…entrambi”
“Si farà scoprire, Tomo, mio fratello non sa mentire”

Dieci minuti dopo le otto Jared era lì che aspettava Comet, sentì l’auto nel vialetto e uscì sul porticato. Sorrise alla ragazza e lei lo scrutò uscendo dall’abitacolo della sua automobile,
“Che c’è, Leto?”
“Siamo eleganti eh?”, Comet si fermò cercando di guardarsi da ogni angolazione possibile ai suoi occhi, avevo la braccia a mezz’aria e teneva le chiavi in una e la borsa nell’altra,
“Cos’ho che non va?”
“Niente, niente, sei perfetta!”, intanto il cantante l’aveva raggiunta e presa fra le braccia, era talmente esile che anche vicino a lui sembrava piccolissima, la sollevò con facilità e fece una sorta di piroetta su se stesso sorridendo,
“Wow, Jared Leto potrei abituarmi e potrebbero fotografarti, io ho ancora una vita non voglio essere mica uccisa da qualche tua fan girl?”, puntava con le dita intorno a se spostando lo sguardo dagli occhi azzurri, quel giorno quasi blu, del cantante, lo notò, “I tuoi occhi oggi…”
“Cosa?”, le si avvicinò tanto da farla tremare,
“No, dicevo, sono caldi, ultimamente erano sempre ghiacciati, quasi bianchi, sei super stressato per l’uscita di questo album, ma oggi sembri diverso, che hai fatto? Massaggi, tinta ai capelli, la barba? Si, ti sei fatto la barba…”, gli prese la faccia con una mano e lo rimirò da ogni parte, “…bello! Ma hai fatto altro.  Mh! Sei troppo calmo. Hai scopato, ecco, si, Jared Leto con chi hai scopato?”
“La smetti di chiamarmi così?”
“E’ il tuo nome”
“Cammina, su, vai dentro…”, le diede una pacca sul fondoschiena ridendo mentre lei faceva quasi di corsa i tre gradini verso la porta di casa dei fratelli Leto,
“Non ce l’ha così bello la tizia che ti sei scopato, eh?”
“Non ho scopato con nessuno”
“Leto, ci dobbiamo attivare un po’…”
“Aspetta che ti raggiungo e vediamo”
“Ecco, subito prendiamo confidenze che non ci sono state concesse”, entrarono in casa ridendo e la ragazza si avviò in cucina,
“Dove vai?”, non rispose. Jared andò in cucina e la trovò in punta di piedi con le mani nella dispensa, “Donna…”
“Che vuoi?”, rispose mentre mordeva una merendina al cioccolato, “Queste sono sicuramente del vecchio Leto, tu mangi solo tofu”
“Non mangiare quelle schifezze…andiamo che siamo in ritardo”
“Dove andiamo?”, Comet era poggiata al mobile della cucina e guardava la sua merendina al cioccolato quando si accorse che Jared si stava avvicinando, “Allontanati!”, l’uomo soffocò una risata, “E non ridere, ti denuncio”
“Mah, questa poi…”, cominciò a farle il solletico,
“Ti sporco con la cioccolata, vedi?! Ho tutte le mani sporche, o meglio, te la faccio mangiare”
“Sto già tremando di paura”, si limitò a fargli una bocciaccia mentre sfuggiva alla sua presa,
“Andiamo?”
“Ma se non sai dove dobbiamo andare cosa dici Andiamo?
“E vabbè era per dire…”, Comet guardò verso le scale e scrutò ai piani alti, “Shaaaannon?”
“Non c’è!”, si incamminarono e Comet volle prendere la sua auto,
“Dai, dai, dai….così dico di aver fatto da autista a Jared Leto”
“Su, prendiamo la tua”
“Bravo, occhi blu, dove andiamo?”
“Guido io, dobbiamo prima passare da Tomo”
“Tutto questo mistero per andare da Tomo? Mha, io non vi capisco”
“Zitta e dammi le chiavi”, arrivarono a destinazione e Comet non riusciva a capire bene perché erano in quel luogo e perchè non erano passati da Tomo,
“Non credo che siamo vestiti bene per questo, Jay”
“Certo che lo siamo…”
“Guardati…”
“Sono bellissimo”, l’uomo aveva una camicia bianca su un pantalone marroncino e un giubbino di pelle lasciato aperto mentre Comet aveva messo dei pantaloni strettissimi neri che le fasciavano le gambe perfettamente e una maglietta un po’ larga chiara che creava dei giochi di luce che all’uomo piacevano tanto, aveva legato i capelli e aveva osato mettere degli orecchini di perle, Jared la fissò,
“Sei bella!”
“Wow!”, entrarono in quel luogo elegante e, a discapito di quello che pensava Comet, lì dentro non c’era nessuno, le tremarono le gambe, “E’ un appuntamento a due? Ma, Jared, senti, io…”, non finì di parlare che l’uomo cominciò a ridere e sbucò Shannon alle sue spalle accompagnato da Tomo, Vicky, Julian, Jordan, Dora, Kylee con suo promesso sposo e poi lui, Aron. Li guardò esterrefatta,
“Che cosa sta succedendo?”
“Sorpresa!”, disse Shannon pizzicandole un fianco, la ragazza guardò suo padre confusa, poi guardò Tomo e Vicky e infine Jared,
“Cosa devo dire? Perché?”, risero tutti,
“E’ per il tuo compleanno, un po’ in ritardo, ma ce l’abbiamo fatta”, aggiunse Vicky, Comet rimase impassibile, incrociò lo sguardo con quello di Aron che era rimasto un po’ nell’ombra, non sapeva cosa dire,
“Io…io…wow, grazie”, diede un calcio a Shannon,
“Ecco, e io mi merito i calci, prego”, abbracciò tutti e aprì i regali, vestiti, dischi e ogni cosa che possa rendere felice una ragazza di ventun’anni. Aron era rimasto a guardare, le si avvicinò in un momento appen ala vide da sola a guardare i suoi regali, lei lo vide,
“Ciao”
“Hey, il mio non lo vuoi aprire?”
“Cos’è?”
“Una cosa che forse ti piace”
“Nah, l’hai comprata tu non mi piacerà”
“Guarda un po’…”, le diede qualcosa che somigliava ad una lettera, aprì la busta,
“Oooh mio Dio, oddio, Aron, ma sono finiti da un pezzo, come hai fatto?”
“Li ho presi da un pezzo”
“Non ci credo, non ci credo”, lo abbracciò istintivamente e lui non fece altro che sentire il suo profumo e sfiorarle la schiena, socchiuse gli occhi, “Grazie, davvero, cazzo, Ben Harper e i Pearl Jam, che spettacolo”
“C’è dell’altro, ma per vederlo devi venire con me!”
“Ora?”
“No, tra un mese alla galleria d'arte”
“Cos’è?”, Comet sfilò una sorta di brochure dalla busta e cominciò a leggere sottovoce, le si disegnò un sorriso sulle labbra e lo guardò, “Non è vero”
“Ehh si”, cominciò a ridere e lui la seguì, “E’ una grandissima cazzata lo so, però cosa non si fa per rendere felice qualcuno, e sei anche brutta”, gli diede una gomitata,
“Non sono brutta”, l’abbracciò,
“No, sei meravigliosa”
“Smettila…”, gli sussurrò lei, “…grazie! Andrà bene, fidati!!!”
“Se verrai andrà benissimo”
“Ci sarò”, il ragazzo si allontanò e dopo qualche secondo le si avvicinò Shannon,
“Hey, guarda un po’ vado a vedere i Pearl…”
“Che splendido quadretto”
“Co-come?”
“Giuro che gli spacco la testa”
“Shannon”
“Comet”
“Perché sei geloso?”
“Perché si, perché tu…lascia stare! Cosa hai qui?”
“Pearl Jam e Ben Harper”
“Wow”
“Si, wow”
Mangiarono insieme e Comet si sentì felice come non mai, era seduta accanto a suo padre e la sua compagna in attesa di un bambino, suo –fratello- Julian era lì, Aron era lì, aveva una rock band lì tutta per lei, il suo angelo custode si chiamava Jared Leto, il suo migliore amico Tomo Milicevic e poi c’era Shannon, che la guardava sorridendo dall’altro capo del tavolo, era tutto perfetto,
“C’è un altro regalo”, si alzò Jared e diede una scatola rossa a Comet, non aveva mai visto una scatola così bella, era rossa ma cambiava colore sotto la luce, c’era un simbolo, il SUO simbolo, quello dell’aria, il fiocco era perfetto,
“Wow, è bellissima”
“Non è quello il regalo, stupida”
“Ah, no?”
“No, apri”, la ragazza rise, fece scivolare il nastro di raso che teneva chiusa la scatola e la aprì lentamente accertandosi che solo lei ne potesse guardare il contenuto, scrutò altro raso rosso e poi capì, richiuse la scatola portandosi una mano alla bocca, guardò Jared sorridendogli con gli occhi e poi passò a Tomo e a Shannon che le fecero delle boccacce, rise e tirò su col naso per trattenere le lacrime, aprì la scatola e vide una tigre su una copertina,
“E’ la prima copia?”
“E’ la prima copia!”, affermò Jared, non riuscì a trattenere le lacrime, prese quel disco fra le mani e cominciò a leggerne la track list, lo aprì e rimase a guardare senza parlare, vide il simbolo, qualcosa che l’aveva legata a loro da prima che si conoscessero, un tatuaggio che aveva attirato l’attenzione di Jared quel giorno, su quella panchina, quel tatuaggio che anche Tomo e Shannon avevano inciso sulla loro pelle, quel simbolo che racchiudeva l’essenza del suo essere. Li abbracciò uno ad uno e Tomo la tenne stretta a se, prese il bicchiere e attirò l’attenzione di tutti, lei si nascose fra le sue braccia,
“Non lo fare, no, Shannon dimmi che non lo sta facendo”, si girò verso il batterista che già era in piedi con il suo bicchiere in aria e la sua bella risata stampata in faccia, perse un battito guardandola,
“Sei bellissima”, le mimò col labiale strizzandole l’occhio, la prese per mano, era lì fra le braccia di Tomo e con Shannon che le teneva una mano di nascosto e avrebbe preferito morire pur di non assistere a quello che stava per fare il chitarrista,
“Ti prego”, l’uomo si schiarì la voce,
“La prima volta che ho visto questa ragazzina era…”, la guardò, “..più o meno uguale…”, risero tutti, “..aveva una maglietta presa a caso su dei jeans con delle converse dello stesso colore dei suoi occhi, stringeva fra le mani la chitarra che le ha regalato suo padre e tremava come una foglia. Lei non mi vedeva realmente e forse mi immaginava nella sua testa come un troll o qualcosa di simile…no?!”
“No!”
“Le ho dato i tormenti con le mie domande e lei mi ha fatto restare senza parole, mi ha detto di essere così grazie alla musica, grazie alle parole di chi prima di lei si è rifugiato nella melodia scrivendo della propria vita, mi ha detto che avrebbe voluto, come loro, poter lasciare nero su bianco i suoi sogni per farsì che qualcuno, come lei, potesse trarne qualcosa, imparare dalle sue esperienze e crescere. Ha aggiunto che scrivere riesce a farla stare bene che il suo intento non è quello di firmare autografi come Jared Leto, lo conosci si?!”
“No, non so chi sia”
“Non ti perdi nulla…”, aggiunse suo padre, Jared si limitò ad ammiccare con aria minacciosa,
“Io le chiesi per cosa scrivere e lei, esitando, si fece forza e mi disse che scriveva per ripagare suo padre…”, Comet guardò Julian negli occhi, l’uomo fece scivolare via una lacrima e le sorrise, “…perché lui ha fatto entrare la musica, quella vera, nella sua vita, è solo per lui, mi ha detto, che scrive, e forse questo lo sapevo solo io fino a qualche minuto fa oltre a lei, credo sia giusto che tu, Julian possa sapere questa cosa che credo sia la cosa più bella che potessi chiedere di sapere. Io ora non sto qui a ricordare cosa tu abbia potuto fare, dire o pensare, contro cosa tu abbia dovuto combattere, io voglio solo dirti che ti voglio bene e come me te ne vogliono tutti qui, che sono felice che tu sia entrata nella mia e nella nostra vita, che in quel disco ci sei anche tu, che quel disco è anche per te. Quindi ti dico, grazie, grazie per essere una stella, per essere così come sei, per le tue converse, per i tuoi capelli arrotolati intorno ad un dito, per i tuoi sorrisi, per i tuoi consigli in cucina, per il tuo essere rompiscatole, per il modo in cui ti fai voler bene da quell’uomo con gli occhi azzurri, quello lì antipatico che crede di essere un cantante, e per quanto tu abbia completato la vita di Julian, di nuovo”, Comet non riusciva a parlare, stringeva la mano di Shannon e guardava Tomo fra le lacrime,
“Ti voglio bene”, gli sussurrò, “Grazie”, riuscì a dire ad alta voce brindando, Shannon le si avvicinò e le stampò un bacio sulla guancia, la strinse,
“Grazie per avermi reso il tuo angelo custode”, le sussurrò Jared,
“Prego!!!”, sorrise lei.
Un pò assonnata Comet si lasciò cadere su un divanetto un tantino lontano da tutti, la raggiunse Shannon,
"Ciao"
"Salve..."
"Come va?"
"Bene, si, grazie per tutto questo", l'uomo si sedette vicino alla ragazza, le si avvicino tanto che i loro corpi si toccavano, aprì le braccia poggiandole sullo schienale del divano dov'erano seduti, lei era palesemente nervosa ad averlo così vicino,
"Bhe, prego! Te lo meriti", si sorrisero e rimasero a guardarsi, prima che lei potesse distogliere lo sguardo l'uomo le accarezzò il viso avvicinandosi e poggiò le sue labbra su quelle rosate di lei. Un bacio casto, senza allusioni sessuali, un piccolo bacio, un bacio che racchiudeva forse i sentimenti nascosti di entrambi. Staccatasi da lui Comet si spostò di qualche centimetro per allontanarsi, l'uomo continuò a tenere i suoi occhi fissi su di lei,
"Cos'era?"
"Non lo so, Shannon...lo sai che non si può"
"Lo so, ma forse è colpa di tutte queste piante che ci sono qui dentro"
"C'è poco ossigeno"
"Si, e il cervello ha bisogno di essere ossigenato di più in questi casi, quando ci sei tu non penso", l'uomo premette i polpastrelli sulla fronte e socchiuse gli occhi, "Forse non sei neanche pronta per qualcosa con uno come me, nessuno credo sia pronto, figurati se tu hai intenzione di diventare la mia ventunenne; ho il doppio dei tuoi anni, dovresti divertirti con qualcuno che possa stare sempre al tuo fianco...e, con sempre, intendo sempre davvero. Io cosa posso darti? La vita di un batterista di una rock band? Cosa dovrei costringerti a fare?! A seguirmi nei tour promozionali per il paese ed a partire per il mondo in un tour infinito? Dovrei costringerti ad aspettarmi in albergo o nei freddi camerini di palazzetti e strutture varie in giro per il mondo? Dovrei distruggerti fisicamente e mentalmente? Non credo di meritare tutta questa importanza, non credo di potermi permettere il lusso di annullare i tuoi ventuno anni e tutti i tuoi sogni. Non posso entrare nella tua vita solo perchè provo qualcosa per te..."
"La tua ventunenne...sempre? Non riesco a fidarmi dei tuoi sempre!"
"Ti sei fermata a quel punto? Il resto lo hai ascoltato?"
"Io...io partirei anche adesso se solo mi fidassi del tutto!"
"Non hai intenzione di cosa voglia dire, non hai intenzione degli sbalzi d'uomore, di clima, del fuso orario che ti entra nel cervello, degli sforzi fisici e mentali che comporta il fare su e giù dagli aerei, del caos che si crea nella tua mente e nel tuo stomaco quando ogni giorno mangi in un paese diverso..."
"Lo fai sembrare un inferno, è la tua vita, il tuo lavoro, è quello per cui hai sudato tanto e ora ci stai sputando sopra?"
"Non ci sto sputando sopra, ti sto semplicemente illustrando a cosa andresti incontro, le cose belle ci sono, c'è la musica, i concerti, i premi, le serate mondane, i fans che ti riempiono il cuore ogni singolo momento di ogni singolo giorno, c'è la scoperta di nuovi luoghi e nuove culture..."
"E c'è un posto per me in tutto questo?", il batterista sorrise abbassando lo sguardo,
"Vuoi che ci sia?"
"Se tu me lo permetti, si"

*********

"Mi hanno detto che una signorina mi sta aspettando perchè ha scritto una nuova canzone e vuole farmela ascoltare"
"Ho scritto e inciso in realtà"
"Hai inciso?"
"Si"
"Non ci credo..."
"Piuttosto, quand'è che vi decidete a far uscire l'album???"
"Stiamo decidendo per il primo singolo?"
"Kings & Queens o Night Of The Hunter"
"Si, Kings & Queens è quello su cui tendiamo un pò tutti"
"E allora che aspettate?"
"Non lo so, neanche Jared lo sa"
"Comunque, ti ricordi il mese scorso? La festa a sorpresa?"
"Si"
"Ecco, mi è capitato di parlare con qualcuno"
"Con qualcuno..."
"Tomooo?!"
"Che cosa ho detto?"
"Lascia stare, vuoi ascoltare si o no?""
"Si che voglio ascoltare, si"
"Ecco...tieni queste", la ragazza diede frettolosamente il suo i-pod al chitarrista che, sorridendo di gusto, si mise comodo ad ascoltare,
"Forza, donna, premi play"
"Però...cioè, non dirglielo"
"Eccola...suvvia, fammi ascoltare, ti fidi o no di me?"
"Si", Comet premette play e si sedette al fianco di Tomo in silenzio a torturarsi le mani guardando il pavimento, l'uomo socchiuse gli occhi e prese una mano di lei fra le sue poggiandosi allo schienale del divano,

You never lied to me not once                                         Non mi hai mai mentito, nemmeno una volta
It's not your fault that I can't trust                                    Non è colpa tua se non riesco a fidarmi                      
It's in my past, it's in my path                                           è nel mio passato, è nel mio sentiero
and I can't go there                                                           e non posso andare lì
making a mess out of this game                                      facendo un casino al di fuori di questo gioco
To see it all go up in flames                                              Per vedere tutto andare in fiamme
So tired of being ruthless and wreckless                         Così stanca di essere spietata e crudele

Time to be your only one                                                  E' tempo di essere l'unica per te
To almost be you're way too young                                 di essere la tua via troppo giovane
Time to crash into the sun                                                Tempo di schiantarsi nel sole
Time to be your 21                                                             Tempo di essere la tua ventunenne
Time to dream that love with last                                     Tempo di sognare quell'amore che dura
Time to drive my car too fast                                             Tempo di guidare la mia auto ad alta velocità
Time to walk before I run                                                   Tempo di camminare prima di correre
Time to be                                                                            Tempo di essere
Ohh time to be your 21                                                      Ohh tempo di essere la tua ventunenne

I don't believe in love and I                                                     Non credo nell'amore e io
I pull it to the wall                                                                    io lo spingo contro un muro
I tasted sweetness there to laugh so hard as it falls            Ho assaggiato la dolcezza lì per riderne così come viene
And I could push you there if you don't stop me                 e potrei spingerti lì se tu non mi fermi
Push you there if you don't stop me                                      spingerti lì se non mi fermi
Please stop me                                                                         ti prego fermami


Time to be your only one                                                  E' tempo di essere l'unica per te
To almost be you're way too young                                 di essere la tua via troppo giovane

Time to crash into the sun                                                Tempo di schiantarsi nel sole
Time to be your 21                                                             Tempo di essere la tua ventunenne
Time to dream that love with last                                     Tempo di sognare quell'amore che dura
Time to drive my car too fast                                             Tempo di guidare la mia auto ad alta velocità
Time to walk before I run                                                   Tempo di camminare prima di correre
Time to be                                                                            Tempo di essere

Ohh time to be your 21                                                      Ohh tempo di essere la tua ventunenne

It's gut wrenching sometimes                                            E' un dolore di stomaco a volte
It's life threatening sometimes                                           E' una minaccia della vita a volte
Seems like nothing can wash it all away                            E' come se niente possa lavarla via


La canzone finì e Tomo guardò Comet, non parlò, i suoi occhi tremavano,
"Com'è?"
"Tu ami Shannon? Cosa vuol dire? Com'è successo? Per quale motivo? Era uno gnomo arrogante un tempo, non te lo ricordi?"
"Certo che me lo ricordo, ma..."
"Ma...lui lo sa?"
"Si che lo sa...per forza lo sa"
"Glielo hai detto?"
"No"
"Cosa? Chi deve dire cosa a chi?", Shannon entrò di colpo e i due lo guardarono in silenzio, "Avete visto un fantasma, da qua cosa stavate ascoltando?", Comet gli siflò l'i-pod dalle mani prima che potesse mettere le cuffie e cominciare ad ascoltare,
"Niente, il vostro disco, penso che Kings&Queens debba essere il primo singolo"
"Si, lo pensiamo tutti", Tomo si alzò allontanandosi dai due, "Che problema hai, ragazzina?"
"Non fare l'arrogante"
"Se non sbaglio è uno dei motivi per i quali ti piaccio"
"Non mi piaci"
"No, giusto, scusami, non ti piaccio io", Comet lo guardò a malapena, "Dobbiamo riprendere un discorsetto io e te, signorina"
"Non saprei affrontarlo, preferirei evitare"
"Male per te..."
"Sopravviverò", la ragazza stava per andare via, il batterista la fermò tenendola per un polso, si avvicinò facendo aderire il suo petto alla schiena di lei, lo spostò i capelli su una spalla, soffiò respirando sul suo collo che sfiorò con le labbra,
"Non volevi essere la mia ventunenne? "

Diciaaaaaaaaaaaaaaaamo che avrei potuto fare di meglio, mi scuso ancora per  quanto vi ho fatto aspettare!
Volevo ringraziare in primis Annarita Shan che è uno spettacolo di persona e anche se ho dimenticato il suo compleanno mi ha perdonata, spero che ora mi perdonerai del tutto.
Annarita La Macchia che ormai ha rinunciato ad aspettare un mio sms perchè sto a debiti con la wind e chissà quando la richiamerò per le nostre splendide chiacchierate.
Valecia a te dico solo che sei una grande, ti voglio bene e sono orgogliosa della posizione che hai riuscito ad ottenere grazie alla tua FF.

E a tutte voi che continuate a leggere le mie schifezze! Vi abbraccio mille! <3

Rosa.

 

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Capitolo 11
*** 11. Don't You Dare ***


Eccoci qua. Vi ho fatto aspettare ancora e ancora…ma non mi sono dimenticata di Comet. Come potrei?

11. Don’t You Dare


“E’ stato bellissimo Aron, grazie ancora”
“Grazie a te per essere venuta”
“Dio, ma che emozione quando Harper ha cantato She’s Only Happy In The Sun”
“Si, eri lì che piangevi”
“Non è vero”
“Si, ti guardavo, piangevi”
“Si, continua a prendermi per culo tu, bravo…”, il concerto a cui Comet era andata grazie al regalo di Aron era finalmente arrivato e velocemente era passato. Ci erano andati insieme e si erano divertiti ed emozionati,
“Ora manca l’altra parte del regalo, bello, non mi sono mica dimenticata…”
“Giusto, giusto, spero solo che non sia un flop”
“Ma stai scherzando? Una mostra fotografica nella tua galleria d’arte con le tue foto, non potrà mai essere un flop, che foto hai esposto?”
“Bhe, è divisa in due, ci sono dei ritratti di persone in giro per il mondo e poi un percorso fotografico attraverso Londra, come se volessi raccontare la città con le mie foto”
“Wow…non ci sono mai stata!”
“Spero che le mie foto ti aiutino ad immaginarla meglio…”, Aron accompagnò Comet a casa e proprio prima che lei potesse entrare in casa, “Come va con Shannon?”, la ragazza lo guardò interrogativa,
“Perché me lo chiedi? Lo so che non è una cosa che ti piace e non piace neanche a mio padre, perché continuate tutti a chiedermi come va con Shannon sperando di sentirmi dire, in lacrime, che lui mi ha tradita o trattata male? Niente di tutto questo, va bene, va troppo bene”
“Wo wo wo, aspetta! Fermati, non te lo chiedo per sentirmi dire quelle cose, anzi, lo sai che voglio che tu stia bene, forse avrei preferito che tu fossi stata bene con me, ma sono dettagli, sappi solo che nel momento in cui e se lui ti farà stare male io non starò di certo a guardare lo spettacolo”, il cellulare di Comet squillò,
“Forse è meglio che tu vada, sta per arrivare e non voglio che ti trovi qui. Non gli andava molto a genio questa cosa del concerto, insieme!”, la ragazza salutò frettolosamente Aron e lo ringraziò ancora per il concerto prima di entrare in casa. Il ragazzo, un po’ amareggiato entrò in macchina e si allontanò, incrociando sulla corsia opposta gli occhi di Shannon. Il batterista parcheggiò nel vialetto e si avviò verso la porta di casa nel momento in cui Jordan stava uscendo,
“Ci vediamo stasera, fai la brava…”, incrociò Shannon, “Oh, ciao! Come va?”, a discapito di ciò che pensavano tutti e di ciò che pensava anche lui all’inizio, a Jordan questa cosa fra Comet e Shannon andava bene, aveva conosciuto il batterista, aveva avuto modo di guardarlo con Comet e gli era sembrato sincero,
“Oh, il fratellino! Ciao! Tutto bene…”
“Fate i bravi, eh, o quanto meno non usate la mia stanza”
“Tranquillo, tranquillo…siamo bravi! Tutto sotto controllo!”, Shannon entrò in casa e Comet non si accorse di lui, canticchiava qualcosa mentre preparava qualcosa ai fornelli,

"Seems so close to me                                                
But still beyond my reach
Calling me and playing hide and seek
Look behind that door
I'm the one you've been searching for
And I'm not a little girl anymore"

 
La guardava e in quel momento capì che si stava innamorando di quella ragazza, che aveva solo ventuno anni, ma era anche la cosa più bella che avesse mai visto; sorrise al solo pensiero di poterla avere per sé per tutto il tempo che voleva, ma poi gli tornò alla mente che stava per partire, il disco ormai era sul mercato da dieci giorni e il tour promozionale era imminente, le idee di Jared erano esasperate e se si sarebbero visti una volta al mese avrebbero dovuto ringraziare Dio, lui solo sapeva se e quando avrebbero potuto passare di nuovo tanto tempo insieme. Non si accorse che la ragazza aveva smesso di fare quel che stava facendo poco prima e che aveva cominciato a fissarlo divertita,
“Hey”
“A cosa diavolo pensi Shannon Leto?”, gli si avvicinò e la baciò dolcemente,
“A quanto sei bella”, sorrisero insieme e Comet lo fece accomodare,
“Ti ho preparato una cenetta”
“Wow, tuo padre e Dora?”
“Non ci sono…siamo soli”
“Mmmmmm…”, Comet strofinò il suo naso a quello di Shannon facendo una smorfia, l’uomo si morse le labbra. Mangiarono e risero di ogni cosa,
“Parliamo di cose serie…”
“Mi metti paura”
“Eh, pensavo, te …cosa provi? Cosa pensi di me? Di noi..?”, era la  prima volta che Shannon usava quella parola, noi.
“Noi? E’ una bella sfida”
“Una bella sfida?”
“Che stai cercando di dirmi Shannon?”
“Che ti vedo, lo sento, lo vedo nei miei stessi occhi, lo sai…questa cosa ti fa bene o sta cominciando a  farti del male? Partirò la settimana prossima e Dio solo sa quando e dove ci rivedremo, mi aspetti? Sei disposta a farlo?”, l’uomo strinse le mani di lei,
“Tu stai chiedendo a me se sono disposta ad aspettarti? Tu? E tu sei disposto a pensare a me e a farti bastare lunghe telefonate e notti a guardarmi su Skype?”
“Se so che tu stai bene io sono disposto a tutto…non lo capisci quanto ci tengo? Sei tu quella che deve stare bene, io sto bene perché ho te, ho la musica, ho mio fratello, mi bastate voi”
“Ok, proviamo…credimi, voglio che vada tutto bene, voglio stare con te, sei venuto qui a salvarmi, sei un miracolo e non ti nascondo che ho paura, ho paura a lasciarti andare, ho paura ad averti lontano, paura di essere gelosa del tuo lavoro, paura di fare qualche cazzata…conoscendomi non puoi negare di averla anche tu!”, sorrisero insieme,
“Certo che ce l’ho, ce l’abbiamo un po’ tutti quella paura, Jared mi minaccia tre volte al giorno”
“Jared…”, Comet rise pronunciando il nome del cantante,
“Ti vuole bene sai?”
“Si, me lo dice spesso…”
“Mio fratello non lo dice…sei fortunata!
“Credo di si…e tu?”
“E io?”
“Mi vuoi bene?”, Shannon esitò, baciò la ragazza e tirò a sé, la teneva sulla sua gambe, l’abbracciava,
“Voglio fare l’amore con te, signorina”, ridendo andarono di sopra e continuavano a baciarsi, caddero insieme sulle scale e continuarono a ridere, Shannon non staccava gli occhi da quelli divertiti di Comet, non l’aveva mai vista così felice, non voleva partire, non voleva allontanarsi da quegli occhi. Cominciò a togliersi la maglietta e lei lo guardò divertita,
“Ma come ho fatto?”
“A fare cosa?”
“A fare colpo su un pezzo di figo come te!”, si alzò e corse in camera da letto, l’uomo la seguì afferrandola poco dopo,
“Vieni qua”, la strinse e la baciò facendosi cadere sul letto, fecero l’amore e ad entrambi sembrava di essere in un film, si guardarono in silenzio e a Comet le sembrò di scoppiare di gioia, vide una lacrime scivolare sul volto di Shannon che sorrise leccandosi il labbro inferiore prima di prender fiato per dire qualcosa, Comet lo fermò,
“Shh! Anche io, gnomo arrogante…”
“Cosa cantavi prima?”
“Qualcosa che ho scritto qualche settimana fa…”
“Ma questo disco te lo fanno incidere o no? Hai più canzoni tu che Jared qualche tempo fa…”
“Hai ragione…vuoi leggere quello che cantavo?”
“Addirittura?”
“Tu puoi, tanto è per te”
“Ah si?”
“Si, quando ancora non avevo ben capito che intenzioni avevi con me”
“Ahia, quindi mi tratti male…”
“Edddai”
 
Dark cloud moving in                                                          Una nuvola nera sta arrivando
Just one fall of rain                                                              Cadrà un pò di pioggia
Would wash away, wash away the pain                              a lavare via il dolore,
Just one ray of sun                                                               (Ci vorrebbe) solo un raggio di sole
To warm my skin                                                                 per riscaldare la mia pelle
And rid me of the cold you're drowning in                          e liberarmi dal freddo in cui mi stai                
                                                                                             facendo annegare

I could say that I don't care                                                   Potrei dire che non mi importa
But the truth is I'd follow you anywhere                               ma la verità è che ti seguirei ovunque
I've been waiting such a long long time                                ho aspettato per così tanto tempo
Don't you dare change your mind                                         non hai il coraggio di cambiare idea

Seems so close to me                                                          Sembri così vicino a me
But still beyond my reach                                                   ma ancora fuori dalla mia portata
Calling me and playing hide and seek                                chiamandomi e giocando a nascondino
Look behind that door                                                        Guarda dietro quella porta         
I'm the one you've been searching for                                Sono quell ache stavi cercando
And I'm not a little girl anymore                                         e non sono più una ragazzina


Don't wander round looking                                                 Non girovagare in cerca
for someone to replace me                                                   di qualcuno per rimpiazzarmi
Don't wander round                                                              Non girovagare
wasting the rest of your life                                                  sprecando il resto della tua vita
Don't wander round                                                              Non girovagare
waiting for someone else to save you                                   aspettando qualcun’altro per salvarti
And don't you make the same mistake.. twice..                  e non fare lo stesso errore…due volte…


“Non voglio lasciarti qui, vieni con me


Piccolo e indolore...non volevo aggiungere altro!!! Sono belli tutti e due, mi piacciono <3
Rosa.

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Capitolo 12
*** 12. Look At Those Eyes ***


Ciao, vengo in pace. Non ricordo quanto tempo è passato dall'ultima volta che ho aggiornato, ma sono successe davvero tante cose. Non ho dimenticato questa storia e non ho intenzione di abbandonarla del tutto. Ho scritto e, finalmente, aggiornato. 
Forse nessuno finirà di leggerla, magari l'avete addirittura dimenticata. So che qualcuno aspettava che l'aggiornassi da un bel po' e vi ringrazio per avermi ricordato costantemente quanto adorate questa piccola storiella.
Vi chiedo scusa, non so che altro dirvi e spero che leggiate ancora e che vi piacciano ancora i miei personaggi.
Scusatemi ancora! <3

 
Look at those eyes

“Che stai facendo?”, Shannon Leto era senza maglietta accanto a lei poggiato sul gomito con i capelli ancora spettinati dal cuscino e la guardava con occhi indagatori, in silenzio, “Ti ho chiesto cosa stai facendo”, era ancora mezza addormentata e non si era abituata a svegliarsi tutti i giorni con quell’uomo al suo fianco. Erano in tour da dieci giorni, si trovavano a Chicago e ci sarebbero rimasti tre giorni. C’era voluto molto impegno per convincere Julian e per organizzarsi in modo da tornare a Los Angeles per frequentare i corsi in quella scuola dove Tomo non ci sarebbe stato per un bel po’. Era una bella sfida, ma lei era sicura di riuscire a farlo. E aveva deciso di passare le sue due settimane di libertà in tour con loro
“Ieri sera dormivi già quando sono tornato il albergo”
“Lo so, ero stanca, scusami”
“Non ho avuto il coraggio di svegliarti, eri così stanca ieri pomeriggio”, la ragazza riuscì a sorridere
“Mi sei mancato”
“Ma se ero qui accanto a te”, disse quasi ridendo
“Vabbè, ma io dormivo”
La tirò a lui e cominciarono a ridere imitandosi l’uno con l’altra
“Ancora non ci credo che sei partita e sei con me”
“Mica tutti possono permettersi di andare in tour con una rock band?!”, Comet era seduta a cavalcioni su Shannon che era steso e divertito sul letto, “E mica tutti se la possono permettere una groupie come me mr. Leto?!”
“Tu sei la mia ragazza, non sei una groupie”
“Ah si?”, continuarono per un po’ a scherzare e a baciarsi come due adolescenti fin quando il cellulare di Shannon non cominciò a squillare, cercarono di ignorarlo per un po’, ma quando colui che telefonava arrivò alla porta e cominciò a bussare non poterono fare a meno di dargli ascolto
“Buongiorno”, disse Comet cercando di fare la parte di chi si è appena svegliato
“Tanto lo so che eravate svegli, muoviti tu, abbiamo un’intervista in radio. Tuo fratello ha già fatto colazione ed è giù ad aspettarci”
“Tu vuoi venire con noi?”, Comet guardò prima Tomo e poi Shannon, non parlò
“Dai vestiti, ma fai in fretta”

La mattinata passò velocemente e Comet si divertì a guardarli durante l’intervista e a passare per una loro assistente, stava sempre attenta a non comportarsi ambiguamente in pubblico, ma Shannon era sempre lì a cercarla, sembrava che non desse peso a tutto e la guardava in quel modo. Lei non sapeva proprio come comportarsi, quindi adottò la tattica dell’indifferenza, almeno in pubblico.
“Potresti anche evitare di farlo”
“Cosa, Jared?”
“Far finta di non conoscerlo, non siamo sempre sotto i riflettori, potresti avvicinarti a lui e non camminare sempre con me”
“Ma io credevo di fare la cosa giusta evitando di stargli sempre vicino”
“Non credo”
“Ah”, Jared era a pranzo con Comet e Emma, la sua assistente vera e propria
“Tu non la pensi come me, Emma?”
“Io gliel’ho già detto, Jay. Dovrebbe stare tranquilla, ha questa strana paura che non mi spiego”
“Emma, ma se ci vede qualcuno? Io non voglio che…”
“Cosa non vuoi? Sei innamorata di mio fratello si o no?”
“Si, io…si. E allora?”
“E allora niente, devi smetterla di privarti di stare con lui, di pranzare con lui o di venire ai concerti. Non è normale che tu sia venuta in tour con noi e non abbia assistito e nessuno dei nostri show ancora. Lui non ti dice niente perché è fatto così, lui non parla, crede che tu non stia ancora bene e lui lo sa come si sta nelle tue condizioni, credimi”, la ragazza restò in silenzio rigirando la forchetta nel suo piatto, alzò gli occhi seguendo per un attimo Emma che si stava allontanando per rispondere al telefono, Jared vide che erano pieni di lacrime, le prese una mano e avvicinò il volto al suo
“Come stai tu?”
“Perché dici che lui sa come si sta nelle mie condizioni?”
“Comet, come stai tu?”, l’uomo esitava
“Jared, ti prego”
“Tesoro, dovresti dargli modo di parlare con te, siete in giro per l’America insieme, ma quanto tempo passate effettivamente insieme? Poco, calcolando che ci sono sempre altre persone con voi o vi limitate a dormite abbracciati. Non parlate molto. Non è sicuramente l’uomo più loquace del mondo, ma ha tante cose da dire e credo che vorrebbe dirle a te. Lo so, è mio fratello”
“Cosa dovrei dirgli, Jared? Vado nel panico solo se penso di dover parlare di quello che sento e che provo io per lui, di come sto, figuriamoci se dovessi chiedergli di parlarmi di lui, di come si sente…”
“Devi farlo, potresti perderlo dandogli l’impressione di non tenerci abbastanza, ti piace quest’idea?”
“No”, si abbracciarono forte e si avviarono verso la macchina, Emma li stava aspettando.


“Posso venire con te?”
“Avevo perso le speranze, certo che puoi venire”, Shannon si avvicinò alla ragazza che si era rannicchiata sul letto, la tirò a sé e la fece sedere sulle sue gambe, “Tu puoi fare quello che vuoi”
“Sì, ma non voglio fare nulla che possa metterti in difficoltà, capisci? Avete fan da incontrare, prove e concerti da fare, non vorrei essere di troppo”
“Staresti lì e io sarei felicissimo di girare lo sguardo e vederti invece di pensare che sei in una camera di albergo o in un bus ad aspettarmi, da sola fra l’altro”
“Io.. io.. scusa, non volevo darti preoccupazioni”
“Ma di cosa? Io ho solo paura che tu non mi dica come stai. Ho promesso a tuo padre di prendermi cura di te perché ne sono in grado, l’ho promesso a te, ma per quanto tu stia con me non sento che ci sei, ho paura che tu voglia solo distrarti”, a quelle parole Comet rabbrividì, non era una distrazione, quell’uomo era diventato tutto in poco tempo e doveva avere la forza di uscire dalla situazione in cui si trovava per dimostrarglielo e lui le stava offrendo il suo aiuto,
“Giuro che cambierò”
“Non voglio cambiarti, voglio che tu sia qui con me..davvero”


Comet per la prima volta si trovava ad entrare prima ad un concerto, ad assistere alle prove e a vedere cosa era in realtà quella band. Voleva a tutti i costi dare una mano e così Jared, divertito come sempre, le lasciò scegliere fra lo stare allo stand del merchandising o stare con un tizio che si occupava di far entrare le persone con i pacchetti VIP. Scelse il merchandising, ovviamente. Indossò una bella maglietta con la copertina del disco stampata sopra, il suo bel pass e cominciò il suo lavoro. Distribuì i gadgets ai presenti al meet e aspettò che la band arrivasse
“Tu non c’eri ieri sera e neanche nella foto della crew”, un ragazzo le rivolse la parola, aveva più o meno la sua stessa età o forse un paio di anni in più
“Sì, c’ero”, cercò di tagliare corto
“Ero al meet anche ieri e nella foto della crew non mi sembra di averti vista, me ne sarei sicuramente ricordato”
“Mi hanno messa al merchandising oggi per necessità, di solito mi occupo di altro, faresti meglio a prendere posto stanno per entrare”, il ragazzo continuò a guardarla e a Comet le sembrò che ci volesse provare, “Me lo dici come ti chiami?”, si limitò a guardarlo senza dire nulla e la band entrò
“Sono arrivati!”, esclamò cercando di spostarsi, incrociò lo sguardo di Shannon che altalenò fra lei e quel ragazzo. Durante il meet spesso gli occhi dell’uomo puntavano in direzione di Comet e lei gli sorrideva ogni volta. Finito di fare le foto e dopo che tutti furono fuori di lì, Comet si avvicinò a Shannon e gli diede un bacio
“All’improvviso?”
“Non posso baciare il mio uomo preferito?”
“Certo, ma il tuo uomo preferito non è abituato a tutto questo affetto in pubblico”, la tirò a sé stringendola e baciandola. Rimasero a guardarsi sorridendo
“E’ così che si bacia la tua persona preferita, donna
“Posso farvi una foto per cortesia?”
“Jared!”
“Shannon, la tua ragazza è venuta a pranzo con me e Emma e qualcuno ha ben pensato di fotografarci e di metterlo su internet e ora è diventata il mio nuovo flirt”
“Giura?!”
“Giuro! Guarda…”, l’uomo, divertito e infastidito allo stesso tempo, mostrò il cellulare ai due
“In effetti le tieni la mano e vi guardate innamorati”
“Shannon!”
“E’ vero, guarda Comet”
“Ma la smettete? Ora qualcuno dirà anche di avermi vista qui e penseranno tutti che sto con questo qua”, la ragazza diede una pacca sulla spalla a Jared cercando di spingerlo via
“Qualcuno come il tizio che ti girava intorno al meet?”
“Mi avevi detto che non glielo avresti fatto notare, fratello”
“E vabbè, scusami, che devo fare? Mi sono trattenuto dal prenderlo per il collo al momento della foto e dirgli che è mia, continuava a guardarla, che vuoi?”
“Tutto questo è ridicolo! Fai qualcosa tu, scrivi da qualche parte che non sono nessuno. Sbrigati. Vado a fare il mio lavoro. Preparatevi per il concerto, dov’è Tomo?”
“Era al telefono…ah no, eccolo”
“Hey hai visto che sei diventata il nuovo flirt di Jared?”
“Ah benissimo”, Comet si avviò verso lo stand, ma Shannon la trattenne, lo guardò, “Sei incazzato con me ora?”
“No, sono innamorato di te, Comet”, il cuore della ragazza perse un colpo e la sua espressione si sciolse in un sorriso
“Anche io”
“Di me o di lui?”, si intromise Jared tirando a sé il fratello e ridendo.

Comet andò nel backstage appena cominciò lo show e osservò Shannon con gli occhi innamorati. Quasi alla fine del concerto il suo cellulare cominciò a suonare e si allontanò per poter rispondere
“Pronto?”
“Ti sei fidanzata con Jared Leto?”, una voce inconfondibile, una doccia fredda.
“Gram”
“E allora?”
“No… in realtà…”
“Ci sono delle foto in giro sul web, quella sei tu”
“Si, sono io, cioè… Gram!”
“Si, è il mio nome”
“Gram io sono in tour con loro perché… oddio, quando sei venuto a Los Angeles ti ho trattato così male, scusami”, non sapeva cosa dire e non si aspettava quella telefonata
“Sei in tour con loro?”
“Mi hai sentito?”
“Si, mi hai trattato male tante di quelle volte che neanche ci faccio più caso. Come stai piuttosto?”
“Io meglio, credo. Sto con Shannon. Non ho avuto modo di dirtelo e sono successe tante cose, non sapevo cosa dirti e allora non ti ho chiamato”
“Potevi cominciare con –Ciao
“Ciao allora…”
“E quindi esci con Shannon Leto uhm?!”
“Si, ora siamo a Chicago, torno a LA fra due giorni. Ho i corsi da seguire”
“Giusto”
Seguì qualche istante interminabile di silenzio prima che Comet dicesse qualcosa
“Quindi, tu come stai?”
“Io benone, credo di trasferirmi a Los Angeles presto con la band. Sai, quando sono passato da te volevo dirti che abbiamo trovato uno sponsor e quindi abbiamo la possibilità di restare lì per un po’ e registriamo anche, finalmente”
“Ohw, ma è fantastico”
“E quindi esci proprio con Shannon Leto?”
“Si, te l’ho già detto due volte e il concerto è finito, devo andare. Ti chiamo quando torno a Los Angeles, ok?”
“Ok, ciao eh”
Comet tornò sorridendo verso il palco, si sentiva più leggera, si era tolta un peso e, in fin dei conti, a quel ragazzo lei voleva ancora bene. Avevano vissuto troppe cose insieme per chiudere in quel modo.
“Dov’eri?”, Shannon le correva incontro con il sorriso più bello del mondo e a Comet non sembrava possibile che fosse così reale. Si fermò di fronte a lui che la prese in braccio e la baciò
“Ero qui. Sei sudato”, fece una smorfia e poi prese il suo volto fra le mani per baciarlo, “Hai bisogno di una doccia e poi di venire a letto con me mr. Leto”
“Sembra allettante”

Il giorno dopo sarebbe stato un dayoff e Comet e Shannon erano decisi a passare ogni singolo minuto insieme. Si svegliarono insieme ed era sempre bello svegliarsi con Shannon di buon umore al suo fianco
“Oggi mi guardi tu?”
“Sei così bello quando dormi”
“Sono così vecchio quando mi sveglio già stanco, senti, faccio crack”, si mosse un po’ per sgranchirsi e sorrideva a Comet che si mordeva le labbra e gli faceva le smorfie mentre si infilava un vestitino floreale fresca di doccia, “Che vuoi con quel musino?”
“Niente”, c’era una luce negli occhi della ragazza che Shannon non aveva mai visto
“Sei contenta che oggi staremo insieme senza problemi di orari e tutto il resto?”
“Si, e starei volentieri tutto il giorno a letto, ma voglio uscire, quindi uomo vecchio e raggrinzito, fatti una doccia e vestiti”, Shannon si era intanto seduto in mezzo al letto e teneva un occhio chiuso e uno aperto e non riusciva a trattenere il suo sorriso divertito
“Non mi sfidare che sai già come andrà a finire”, ammiccò indicandola e si sbrigò ad alzarsi raggiungendola al centro della stanza, la ragazza provò a far finta di volergli sfuggire, ma si fece prendere con tranquillità e si accoccolò fra le braccia forti di quell’uomo, “Facciamo l’amore prima di uscire, ti prego, ti prego”
“No, vatti a fare la doccia”
“Eddai”
“Vai!”, sbruffò e, sconfitto, fece una doccia veloce e dopo circa 15 minuti erano in strada. Era ormai primavera e l’aria era dolce e fresca, Comet sorrideva e quasi camminava saltellando. Shannon continuava a tenerla per mano e chiacchieravano sereni. Si avvicinarono alcuni fan della band che chiesero una foto a un autografo e lui continuò a tenerla per mano e a lasciarla solo per distribuire abbracci o scattare qualche foto. Si accorse che molti guardavano Comet
“Ma lei è la ragazza che è sulle foto con Jared?”, chiese una ragazza con un po’ di audacia
“No, lei è…”, esitò un attimo e guardò Comet sorridendo, le prese la mano, “…la mia ragazza, hai il permesso di farci una foto e smentire quello che si è detto ieri a proposito di un flirt tra lei e mio fratello”, fece l’occhiolino a quella fan incredula che volle una foto con entrambi e sorrideva a Comet come se avesse vinto un premio
“Hai visto come mi guardavano?”, commentò Comet appena furono di nuovo da soli, “Perché lo hai fatto?”
“Perché è vero e voglio vederti tranquilla e felice, ok?”
“Ok”

Pranzarono insieme e nel pomeriggio tornarono in albergo, passarono un po’ di tempo con Jared e Tomo e decisero di cenare da soli, in camera.
“Pensi che questo sia un luogo adatto per parlare, allora?”, lo guardò con il dubbio sulle labbra, “lo so che hai qualcosa da dirmi, Comet”
“Sì…”, ammise sconfitta lei, mordendosi l’interno della guancia e toccandosi la bocca
“Vieni qua”, smisero di mangiare, si sedettero uno di fronte all’altra sul letto e incrociarono le gambe guardandosi negli occhi, “Cominci tu o comincio io?”, disse Shannon. Comet lo guardò e schiuse la bocca
“Posso cominciare io?”, non ci fu risposta. Shannon fece cenno di sì con la testa e chiuse per un attimo gli occhi, “…ecco, io volevo chiederti scusa”, vide l’uomo prendere fiato per cominciare a parlare e lo fermò con un cenno della mano, “no, fammi parlare. Ti meriti le mie scuse perché ho dato per scontato la tua presenza e che non avessi bisogno di sentirti importante perché sapevo di avere un problema. Mi sono resa conto che ti ho fatto sentire di troppo per me con i miei comportamenti altalenanti, so di aver dato l’impressione di essere partita con voi per distrarmi da qualcosa, che ti ho portato a pensare che Jared o Tomo fossero più importanti di te perché ho questa strana tendenza a sentirmi più tranquilla con loro quando ci sono altre persone, vado nel panico quando ci sei, ho paura di non riuscire a controllare la voglia di toccarti, di abbracciarti, di guardarti, di sentirti al mio fianco e con altre persone intorno mi sento persa, non mi sento al sicuro. Ho capito che ho sbagliato credendo di poterti dimostrare quanto ci tengo semplicemente stando lì e non facendo nulla, ho aspettato che facessi tutto tu, ti ho dato per scontato e ti ho portato a pensare che non mi interessasse, che mi bastasse stare con te un’ora al giorno, di andare a letto o dormire insieme. Non è così. Mi sono persa nove concerti, mi sono persa nove volte quei sorrisi che mi hai regalato ieri, mi sono persa i tuoi sguardi gelosi se qualcuno mi si avvicinava o mi guardava di più. Mi sono persa te perché mi sentivo male, mi sentivo persa, mi sentivo sul punto di toccare di nuovo il fondo, avevo paura e ho ancora paura che non sia finita e non avevo capito che per stare a galla ho bisogno di te e di farti capire che sono qui e voglio esserci per te, voglio sapere tutto di te, voglio sapere cosa hai passato, voglio saper leggere i tuoi occhi come tu leggi i miei”, le si riempirono gli occhi di lacrime e si permise una pausa per riprendere fiato facendo un lungo respiro, le tremavano le mani. Shannon schiuse la bocca e, in un attimo, prese il suo volto e la baciò spostandosi su di lei
“Io ti amo”, la stringeva come se potesse scappare da un momento all’altro, “…ci sono io con te e non dovrai avere paura. Mai più”, la tenne per un po’ abbracciata senza dire nulla, si limitava a baciarle i capelli e ad accarezzarla, “Sono stato sul fondo anche io, sai?!”, Comet si spostò tanto quanto le bastava per guardarlo in faccia, continuò, “Quando ero ragazzo, forse se non fossi andato a Los Angeles con mio fratello e non avessimo cominciato a lavorare per la band e per far in modo che la nostra musica arrivasse da qualche parte, forse…”, esitò respirando piano, era qualcosa di importante, era quello che sapeva solo Jared, “..forse sarei in carcere o, probabilmente, morto”, Comet lo guardò e quelle parole le provocarono i brividi alla schiena, perse qualche lacrima, “No, non piangere, Jared mi ha salvato. La musica mi ha salvato. Ora sto bene ed è per quello che sono in grado di far star bene te, se tu lo vuoi. Ho visto e ricordo cosa che ha fatto mio fratello per tirarmi fuori da tutto quello in cui mi ero cacciato, so come ci si sente ad essere quello che ha il problema, quello che perde la sua strada, quello che cerca la luce ma corre verso il buio. Lo so e mi sono accorto di come stavi tu perché ho visto la mia stessa paura di allora nei tuoi occhi e ho avuto paura per te, sapevo che eri da sola, sei il mio riscatto nei confronti di una vita che per molto tempo mi ha dato il nulla e ora, dopo la musica, mi sta dando te. Sei il mio riscatto”, si fermò e non si accorse di essere completamente in lacrime e che la situazione si era ribaltata. Ora Comet lo stringeva e gli baciava i capelli e gli lasciava lo spazio di liberarsi da qualche ricordo che teneva ancora troppo ancorato nel cuore, si permetteva di essere il suo riscatto, si permetteva di essere importante per lui.

Si addormentarono l’uno di fianco all’altra, così, senza aggiungere altro. Ora erano liberi e completamente capaci di viversi nel migliore dei modi. Verso le prime ore dell’alba Comet si svegliò e, dopo aver guardato per un po’ il volto del suo Shannon addormentato e tranquillo si alzò e pensò di scrivere qualcosa, pensava a quello che si erano detti

Oh my, look at those eyes                                Oh, guarda quegli occhi
Look at the trouble that they hide inside            guarda i guai che vi si nascondono dentro
I see the flicker of the pain on the rise               vedo il barlume del dolore
Oh my, look at those eyes                                Oh, guarda quegli occhi

Maybe they’re like mine                                    Forse sono come i miei
Things I wish I did not see                               cose che non avrei voluto vedere

I push away all the dirt and debris                     spingo via tutta la sporcizia e le macerie
But what’ll be left of me                                   ma cosa ne resterà di me?

No tell me it’s not so                                        No, dimmi che non è così
That people will come and they’ll go                  che le persone verranno e se ne andranno
We push away all the love that we know             respingiamo tutto l’amore che conosciamo
No tell me it’s not so                                        no, dimmi che non è così


Like in the eye of a storm                               Come nell’occhio del ciclone
You’re changing form                                     stai cambiando forma
You feel the pull of the time ticking by             senti la pressione del tempo che passa
Oh my, look at these times                             oh, guarda questi tempi

But look at who’s right beside you                   ma guarda chi c’è lì al tuo fianco
When you’re alone barely holding on                quando sei da solo che a malapena ce la fai
You leave your worries behind you                   ti lasci dietro le preoccupazioni
You’re not alone in the dark                            non sei da solo nell’oscurità
But look at who’s right beside you                   ma guarda chi c’è lì al tuo fianco
You’re looking back thinking oh my god          ti stai guardando indietro pensando ‘oh mio Dio’
That somebody’s never left you                      ma qualcuno non ti ha mai lasciato
You’re not alone in the dark                           non sei da solo nell’oscurità


Oh my look at these skies                                  oh, guarda a questi cieli
Look at the trouble that they hide inside             guarda i problemi che vi si nascondono dentro
I see the flicker of the pain on the rise                vedo il barlume del dolore
Oh my look at these skies                                  oh, guarda a questi cieli


Soothing like a lullaby                                      tranquillizzante come una ninna nanna
I don’t wanna fight this fight                            non voglio combattere queste lotta
You feel the weight of the world                        senti il peso del mondo
On your mind                                                  nella tua mente
We leave it all behind                                       lasciamocelo alle spalle

You’re not                                                      Tu non sei
You’re not                                                      Tu non sei
You’re not alone                                              Tu non sei solo


It’s been a long way long way                           E’ stata una lunga, lunga
Long way home                                               Lunga strada per arrivare a casa
It’s been a lonely lonely                                    E’ stata una solitaria, solitaria
Lonely road                                                     solitaria strada
It’s been a long time I can’t find                       E’ passato tanto tempo affinchè non la trovassi
So long I’m gonna lose my mind                      Così tanto che perderò la testa
It’s been a long way long way                           E’ stata una lunga, lunga
Long way home                                               Lunga strada per arrivare a casa


But look at who’s right beside you                     ma guarda chi c’è lì al tuo fianco
When you’re alone barely holding on                 quando sei da solo che a malapena ce la fai
You leave your worries behind you                    ti lasci dietro le preoccupazioni
You’re not alone in the dark                             non sei da solo nell’oscurità
But look at who’s right beside you                     ma guarda chi c’è lì al tuo fianco
You’re looking back thinking oh my god            ti stai guardando indietro pensando ‘oh mio Dio’
That somebody’s never left you                        ma qualcuno non ti ha mai lasciato
You’re not alone in the dark                             non sei da solo nell’oscurità


Rilesse tutto d’un fiato quello che aveva scritto e alzò gli occhi per guardare Shannon dormire, rimase lì per un bel po’ prima di essere distratta dal suo cellulare

One New Message
A che ora arrivi domani all’aeroporto?  
-Aaron

Il giorno dopo sarebbe dovuta partire e lo aveva completamente dimenticato. 

Non aggiungo nient'altro. Spero solo che vi piaccia ancora, scusate davvero per tutto il tempo che avete aspettato.
-Rosa

 

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