The call center

di Lady_Cassandra
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hard life on Monday Mornings ***
Capitolo 2: *** Confessions on the phone ***
Capitolo 3: *** It's just a crazy idea ***
Capitolo 4: *** Calling a call center ***
Capitolo 5: *** Direct mailing ***
Capitolo 6: *** Surprise! ***
Capitolo 7: *** First date ***
Capitolo 8: *** Face to face ***
Capitolo 9: *** Am I crazy in love? ***
Capitolo 10: *** Love affair ***
Capitolo 11: *** Happiness and flowers ***
Capitolo 12: *** Elope ***
Capitolo 13: *** Not a Merry Christmas ***
Capitolo 14: *** A strange Valentine's day ***
Capitolo 15: *** First year toghter ***



Capitolo 1
*** Hard life on Monday Mornings ***


The call center

 

Prologo

 

Giugno 2017

Le note della tastiera, armoniose che finivano col confondersi con lo sprezzante ed elettronico ritmo della canzone, entravano nella sua testa e gli impedivano di ascoltare le dure parole della giovane donna di fronte a lui.

Non voleva ascoltarla. Quella conversazione era illogica, quella che stava parlando non era la sua fidanzata, quella con cui aveva diviso gli ultimi tre anni della sua misera vita, non poteva essere lei.

“Contiamo le stelle?” improvvisamente domandò lui con voce flebile, leggermente titubante.

Lei chiuse gli occhi e sospirò rumorosamente. La voce riprese a parlare, con incrinature che prima erano assenti.

Lui, sentendo un grosso groppo in gola, si spostò verso la finestra voltandole le spalle e sentì una lacrima scendere lungo sua guancia. Lei aveva già deciso, aveva deciso per entrambi.

Si concentrò sulle parole della canzone: “Leave me paralyzed, love”

“È colpa mia, vero?” chiese senza voltarsi, piegando leggermente il viso perché lei non vedesse il suo riflesso nella finestra e notasse le lacrime che ormai non riusciva a trattenere.

Poteva impedirle di guardare il volto, ma le sue spalle iniziarono a muoversi affannosamente verso l’alto.

Era in preda ai singhiozzi, dando la prova di essere capace di provare veri sentimenti, come mai prima d’ora.

La canzone continuava ad andare avanti, quella frase che aveva contraddistinto la loro relazione s’insinuò nelle loro menti. “Leave me hynotized, love”

Lei vacillò e commuovendosi, mosse un passo verso di lui.

Non poteva essere la decisione giusta se doveva soffrire così- pensò per un frangente, però, in quel preciso istante, le parole di sua madre le tornarono in mente: “Bimba, non cambierà mai e tu starai sempre male” stoppando quei passi indirizzati alla sua fragile figura.

 “Io ci ho provato, tu, però non mi hai reso mai le cose facili!”

La sua voce non mostrava più incrinature, facendo sì che la gola di lui si chiudesse.

Si ricompose.

Obbligò i suoi muscoli a muoversi e le sue corde vocali a prendere fiato. “Quando andrai via?”

“Domani mattina”

Trattenne il respiro, non gli aveva dato nemmeno il tempo di rimediare, di riconquistarla. Era finita.

“Questo è un addio?”

Nessuna risposta dall’altra parte, ma la ragazza annuì con il capo con fare deciso, di chi vuole stroncare ogni speranza.

Lui la vide annuire e tirò su con il naso, ma il suo cuore era sotto le macerie.

“Addio allora”

La ragazza si avviò verso l’uscita con passo esitante, posò la mano sulla maniglia della porta e si voltò di nuovo verso di lui, immobile di spalle, donando il suo sguardo vuoto alla finestra.

“Non cambierai mai” sono le sole parole che fu capace di dirgli. Abbassò la maniglia ed uscì immergendosi nelle affollate strade della loro città, sbattendo la porta e portandosi con sé il loro futuro.

Le sue lacrime scesero copiose sulle guance ma i suoi occhi avevano qualcosa di diverso, lui, in quel momento, era cambiato.

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Hard life on Monday mornings

 

Tre anni prima

 

Il lunedì mattina è sempre un giorno faticoso per qualsiasi essere umano: il tanto amato weekend è appena andato via e ci vorranno ben cinque giorni prima di poterlo riabbracciare di nuovo, intanto però siamo costretti a ritornare fra i banchi di scuola, o della tua cara facoltà, ad assistere una noiosissima lezione alle otto e mezzo su questioni, di cui francamente non ci importa un tubo, oppure dovremo fronteggiare il traffico ed intraprendere la strada verso il tuo odioso lavoro, perché di lunedì mattina anche il più bello dei lavori diventa odioso.

Se esisteva un giorno della settimana che Micaela De Blasio avrebbe voluto che fosse cancellato dai calendari era decisamente il lunedì. Tuttavia, come sua madre stessa le aveva insegnato, ogni giorno, incluso il lunedì, può essere migliorato se lo si affronta con un’abbondante colazione e il sorriso sulle labbra.

Perciò Micaela si alzò dal letto, piena di onesti propositi per quel lunedì mattina che stava appena cominciando, dopo aver rimandato l’ora della sua sveglia per una buona mezz’ora.

“Buongiorno coinquilino” trillò la ragazza rivolgendo un sorriso a trentadue denti, al ragazzo facendola risultare, secondo il convivente, inappropriata e fuori luogo.

Giacomo è uno studente della facoltà di Lettere e Filosofia al ‘n’ anno fuori corso, non amava particolarmente spiegare i motivi per cui è andato così il suo percorso di studi quindi si limitava, ad ogni volta che gli domandavano spiegazioni, a fare spallucce rimanendo sul vago.
Aggrottò la fronte e si stropicciò gli occhi incerto di aver visto bene. “Stai davvero sorridendo di lunedì mattina appena sveglia?”

Micaela rise di gusto e si sedette sul loro sgabello leggermente malandato dopo averlo avvicinato a Giacomo. “Dicono che il segreto per affrontare il lunedì è farlo con il sorriso” sussurrò al suo orecchio quasi stesse rivelando uno dei dogmi della fede.

Il ragazzo fece una smorfia arricciando le labbra.

“Fammi indovinare un’altra perla di saggezza di donna Graziella?” la interrogò alludendo alla madre di Micaela, che era ormai diventata fonte di saggezza popolare nel corso della convivenza dei due, che a settembre di quell’anno avrebbero festeggiato il quarto anniversario di ‘coinquilinanza’, vocabolo inventato da Giacomo.

La ragazza annuì intanto che mordicchiava un biscotto al cioccolato.

“Bah, devo dissentire. Anche con un sorriso, per me il lunedì resta uno schifo” affermò e si alzò per versare il caffè nelle loro raffinate tazzine in vetro, rubate al bar sotto casa.

“Che palle! Non ci voglio andare al lavoro” sbuffò Micaela incrociando le braccia al petto.

“Meno male che affrontavi il lunedì con il sorriso” la prese in giro sghignazzando il suo coinquilino.

La ragazza lo guardò di sottecchi. “Io non voglio andare al lavoro in nessun giorno della settimana”

L’aspirante filosofo si strinse le spalle. “Non capisco perché non lo molli e ti cerchi qualcosa di meglio” osservò intanto che mandava giù un sorso del suo personale nettare degli Dèi, ovvero di caffè.

Micaela batté una mano sulla fronte del ragazzo.“Perché ci pago le nostre bollette, carino”

In quegli ultimi mesi, i facoltosi genitori di Giacomo avevano deciso di tagliare i fondi al ragazzo, essendo stanchi delle solite scuse del loro figlio sulla sua presunta incapacità di entrare nelle simpatie del suo professore di Storia Medievale, che, a sua detta, lo avrebbe ormai bocciato ben otto volte causando il rinvio della tanto agognata laurea.

“Ed io te ne sono eternamente grato” ammiccò, dopodiché le cinse le spalle. “Vedrai quest’anno spacchiamo!” esclamò alzando un cinque verso la ragazza che esitò qualche secondo prima di batterlo.

“Tutti gli anni dovremmo spaccare e invece siamo sempre qui” ribadì lei indicando il loro bilocale che, pur essendo pieno di curiosi ed improbabili mobili, che lo rendevano un po’ vintage e bohemien, rimaneva lo stesso un tugurio.

“Vado a prepararmi” lo informò dopo aver posato la tazzina sporca nel lavello della cucina. “Nuove lamentele a cui rispondere mi aspettano” ironizzò sul lavoro da centralinista e scappò in camera.

Un’altra giornata al call center stava per iniziare.

 

In piedi davanti alla pensilina della fermata del bus, Micaela ripensava all’affermazione di Giacomo.

“Dovrei cambiare lavoro” rifletté ad alta voce attirando su di sé l’attenzione di un anziano che sorrise.

“Non è soddisfatta?” domandò l’uomo rivolgendole un sorriso, la ragazza scosse la testa.

“Lei sarebbe soddisfatto di un lavoro da centralinista quando ha una laurea triennale e specialistica in Lettere Moderne, conseguite entrambe con il massimo dei voti?” chiese retorica susseguito da un sospiro. A volte si pentiva di aver scelto la letteratura come fonte di guadagno futura.

Anche l’anziano, imitandola, sospirò. “Credo di no”.

“Ha risposto alla sua domanda” concluse il discorso la ragazza facendo un sorriso spento.

Nel frattempo aveva scorto l’autobus svoltare l’angolo e la centralinista si apprestò ad avvicinarsi al ciglio della strada. “Vedrà che andrà meglio” la confortò l’uomo mentre saliva sul bus.

“Lo spero” rispose Micaela con tono smorto, infine salutò l’anziano, prima che gli sportelli del mezzo di trasporto si richiudessero.

 

Giunta in prossimità della sua postazione di lavoro fu assalita dalla sua collega, Federica, che la bloccò per un braccio trascinandola nella toilette del loro disordinato ufficio.

“Ci ha provato di nuovo” le raccontò appoggiandosi di spalle al mobile del lavandino. “Te ne rendi conto?” urlò fingendosi disperata.

Micaela inarcò un sopracciglio. “Come se a te non facesse piacere”

La sua collega sorrise maliziosa dando una scrollata alla sua folta chioma bionda. “Vorrei che mollasse quell’idiota, insomma non possiamo scopare e poi tornare a comportarci come dei semplici colleghi”

Federica intratteneva rapporti ‘illeciti’ con il loro diretto superiore, Luca, fidanzato da ben cinque anni con una pallavolista professionista, sempre impegnata in qualche torneo in giro per l’Europa.

“Non la mollerà mai e lo sai” osservò Micaela intanto che si specchiava accorgendosi solo in quell’istante delle occhiaie violacce sotto gli occhi.

Federica aprì la borsa frugando nel suo beauty case per qualche istante e allungò il correttore verso l’amica.

“Ti aiuterà a sembrare un essere vivente” esclamò dopo aver notato l’occhiata diffidente di Micaela che non apprezzava molto i moderni artefici della cosmesi.

“Comunque tu non capisci. Lui è sexy, Miche, scopa da Dio e.. io sono innamorata” affermò con un sospiro ritornando sull’argomento principale della loro conversazione.

Micaela roteò gli occhi, ogni volta si ripeteva la solita storia. “Beh, allora smettila di lamentarti”

Federica sbuffò stizzita. “È inutile parlare con te”

“Ma d’altronde, cosa mi posso aspettare da una che non si è mai innamorata in tutta la sua vita?”

La ragazza le lanciò un’occhiata furibonda. “Il fatto che io non mi sia fatta scopare dal mio capo, che mi promette che lascerà la sua fidanzata e invece non ha la benché minima intenzione di farlo, non implica che non mi sia mai innamorata”

Federica boccheggiò contrariata scoppiando poi a ridere di gusto vedendo la reazione di Micaela che si era portata una mano alla bocca per essersi fatta sfuggire le sue considerazioni. “E dimmi un po’, quando è stata l’ultima volta che il tuo cuoricino ha fatto ‘ , ’?”

Micaela rimase in silenzio fingendo di concentrarsi sull’applicazione del correttore. “Tre anni e mezzo fa” confessò a voce bassa.

“Quindi sono tre anni e mezzo che tu non ..”dedusse inorridita incapace di concludere la frase, la sua amica annuì  restituendole il correttore.

“Oddio mio! Miche, devi trovarti un uomo” esclamò gesticolando platealmente e facendo cadere per terra il correttore che Micaela teneva in mano, lo raccolse lanciandolo in seguito nella borsa.

“Ci sto lavorando. Ora però dovrei lavorare sulle telefonate e anche tu” la rimproverò uscendo di corsa dalla toilette prima che Federica potesse aggiungere qualcos’altro che la potesse imbarazzare.

 

 

*

 

Quello stesso lunedì mattina, Tommaso Parisi si apprestava a riassettare la sua cattedra nell’attesa della lezione che avrebbe tenuto di lì a breve ma entrò improvvisamente la sua collega Sara con cui conduceva il suo progetto di ricerca.

 “Il professor Lavagnini ti vuole nel suo ufficio dopo la fine della lezione” gli comunicò laconica la ragazza intanto che si sedeva sulla cattedra.

Tommaso le lanciò un’occhiata interrogativa. “Anche a te?”

La ragazza scosse la testa e lo indicò con un dito. “Just you, babe

Il ricercatore si allarmò, aveva forse combinato qualche guaio? Lui sottoponeva ogni fase del suo esperimento all’approvazione del suo mentore, e ora perché mai questo lo avrebbe convocato nel suo ufficio e per giunta da solo.

Aprì la bocca nel tentativo di dire qualcosa ma venne interrotto dagli studenti del corso di Meccanica quantistica che hanno fatto ingresso in massa nell’aula prendendo posto pigramente sulle sedie.

“Beh, io vado allora” lo salutò in fretta la sua collega e uscì dall’aula.

Per tutta la durata della sua lezione, Tommaso non fece altro che pensare alla sua convocazione, distraendosi inevitabilmente.

Sbagliò qualche calcolo matematico che ben presto fu corretto dall’aspirante 30 e lode e si ricordò di quando anche lui era soltanto uno studente della facoltà di Fisica e di quanto avesse goduto nel correggere i suoi professori. Sibilò a denti stretti un ‘grazie’ e proseguì nella spiegazione, dando ulteriori motivi di vanto al genietto di turno che gongolò della sua reazione.

D’altronde, per Tommaso la scienza era la più grande gioia della sua vita. Aveva scoperto fin da piccolissimo la sua affezione verso di essa, diventando sempre più assettato di conoscenza. “Una curiosità insaziabile” aveva detto la sua maestra di scienze in quarta elementare a suo padre mostrando la fila piena di ‘ottimo’ del suo registro.

Aveva sempre scrutato la volta celeste con avido interesse, voleva sapere ogni cosa di quegli astri lontani di cui notava vagamente il movimento; rapito e affascinato da quelle masse gassose aveva persino chiesto un telescopio per poter osservare meglio, non gli bastavano più i suoi occhi.

Lui voleva, doveva sapere tutto di quel misterioso cielo.

Ma fu in una notte tiepida d’inizio estate che l’allora undicenne Tommaso conobbe la sua compagna di vita, ovvero la fisica.

Suo padre lo aveva mandato a letto presto, lui e la sua attuale compagna stavano tenendo una festa nel loro giardino e il piccolo Tommy con il suo ingombrante telescopio era fin troppo fastidioso.

Aveva protestato ma, stanco, aveva ceduto e aveva finto di coricarsi nel suo letto, in realtà, aveva preso di nuovo il telescopio e si era avvicinato alla finestra aperta per vedere le stelle ancora una volta.

Era stato lì, immerso nella sua contemplazione quando un lampo di luce rapì il suo sguardo. Era un fulmine che preannunciava l’inizio di una tempesta estiva che non tardò ad affacciarsi all’orizzonte.

Subito dopo il cielo tuonò e altri accecanti lampi illuminarono la terra, sentì le risate degli amici di suo padre che correvano mettendosi al riparo e la sua compagna lamentarsi della loro sfortuna, ma non se ne curò affatto. I discorsi degli adulti erano sempre noiosi, al contrario di quello che stava accadendo davanti ai suoi occhi.

Qualche meccanismo era scattato nella sua brillante mente, i cui ingranaggi iniziarono a ruotare. All’improvviso anche il mondo che lo circondava divenne interessante; lui doveva carpire le sue leggi, forze, ragioni che lo guidavano. Doveva farlo suo.

Da quel momento, la vita di Tommaso fu dedicata interamente alla scoperta di quella scienza magnifica, da cui aveva tratto le soddisfazioni più grandi, e mai se ne pentì.

La campanella segnalante l’inizio del quarto d’ora di pausa accademico lo trovò immerso nelle sue formule, si voltò verso la folla di studenti chini sui loro quaderni a prendere appunti e li informò che avrebbero ripreso l’argomento nella lezione successiva.

“Purtroppo non mi posso trattenere. Il prof mi aspetta” riferì ai suoi studenti, giustificandosi inutilmente giacché questi non erano affatto dispiaciuti che il noioso assistente del Lavagnini non li avesse trattenuti ancora.

Raccolse la sua roba che infilò distrattamente nella tracolla di pelle sgualcita e si avviò verso l’ufficio del suo ‘mentore’.

 

“Parisi, eccoti. Accomodati” indicò la sedia davanti a lui, su cui il giovane assistente si era seduto tante volte, e sorrise.

“Russo mi ha detto che voleva parlarmi” esordì tentennante il ragazzo abbassando lo sguardo, le sue guance avvamparono inspiegabilmente facendo sorridere ancora una volta il Lavagnini, un omone ormai vicino alla settantina dall’aria amichevole.

Era stato il suo essere così caloroso e affettuoso nei confronti dei suoi studenti, cosa rara per uno studioso della Fisica, che aveva spinto Tommaso a chiedere al professore se fosse possibile inserirlo nel suo progetto di ricerca.

L’uomo aveva chiesto il suo libretto notando immediatamente la sfilza di 30 e 30 e lode che lo popolavano e aveva inclinato vistosamente il mento compiaciuto. “Sarà un onore averti con noi”

Tuttavia ora doveva esserci qualche problema, altrimenti come spiegare diversamente quell’improvvisa convocazione?

“Meccanica sarà tua” disse l’uomo d’un fiato appoggiandosi allo schienale della sua sedia in pelle sintetica per osservare meglio l’espressione di Tommaso di reazione alla notizia.

Il ragazzo sbarrò gli occhi e le sue labbra si modularono in un sorriso estasiato. “Dice davvero?”

“Sì, l’anno prossimo terrai tu il corso. Sarà tutto tuo” proseguì il Lavagnini dandogli ulteriori dettagli su come avesse avanzato quella proposta nell’ultima seduta del Consiglio di facoltà e di quanto la notizia fosse stata accolta dai suoi colleghi con scarsa sorpresa. Era da tempo che il professor Lavagnini voleva ritirarsi in pensione, ma la ricerca del suo giusto successore glielo impediva, o meglio glielo aveva impedito finché non si era imbattuto in Parisi, un giovane brillante, ma modesto e con i piedi per terra, che gli ricordò subito sé stesso nei primi anni della sua carriera.

“Oh, grazie grazie” fu tutto ciò che il ragazzo riuscì a dire in preda alla commozione. Quella dimostrazione di fiducia nelle sue capacità e di apprezzamento del suo lavoro era ciò a cui aveva ispirato da quando aveva messo piede all’università.

Strinse vigorosamente la mano del professore nella sua e uscì dall’ufficio prendendo subito il cellulare in mano per chiamare sua zia. Doveva informarla immediatamente di quella meravigliosa notizia.

 

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Capitolo 2
*** Confessions on the phone ***


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Confessions on the phone

 

 

Mentre camminava quasi saltellando, essendo al settimo cielo per la notizia ricevuta, compose il numero di sua zia premendo goffamente i tasti enormi del suo vecchio cellulare, che la sua collega aveva definito ‘giurassico’ in più di un’occasione.

Avviò la chiamata premendo il tasto verde e avvicinò il telefono all’orecchio; aspettò diversi minuti, ma l’aggeggio rimase muto.

Pensò che la linea fosse caduta e ricompose il numero, ancora una volta il suo cellulare non avviò il collegamento telefonico. “Che diavolo ha questo coso?” si spazientì dando una botta sul display del suo Siemens, una marca di cellulare ormai sparita dal mercato.

In quel momento notò che le stanghette della linea erano diminuite drasticamente, solitamente erano cinque, ora a malapena una. Uscì dal corridoio recandosi nel cortile esterno e aspettò che le cinque stanghette ricomparissero. Ma nulla.

“Perché non prendi la linea?” s’incavolò ancora una volta con il suo cellulare, convinto che fosse la causa del suo malfunzionamento.

Continuava a battere lo schermo, dopo aver spento e riacceso il cellulare un paio di volte, quando fu interrotto da un altro docente della facoltà di Fisica, il Bianchi, con cui era solito giocare a poker durante le pause pranzo.

“Parisi, che operatore hai?” domandò l’uomo.

Il ragazzo alzò la testa e sorrise. “Tim, perché ha importanza?”

Il professore annuì. “Hanno avuto diversi problemi oggi con le ricetrasmettenti, anche io ho la Tim. Basta che chiami al servizio clienti e loro ti restituiranno il segnale”

Il giovane ringraziò il docente, nonché futuro collega, e lo salutò decidendo di avviarsi verso la segreteria per utilizzare il loro apparecchio telefonico.

“Congratulazioni per il tuo nuovo ruolo!” gli urlò dietro il Bianchi prima che il giovane assistente sparisse dal suo raggio visivo, Tommaso si voltò per ringraziarlo ed infine sparì nei corridoi della facoltà di Fisica.

 

*

 

“Salve, sono l’operatrice 157824. In cosa posso esserle utile?” esordì Micaela con tono sempre più annoiato all’ennesima chiamata di quel lunedì mattina.

Le ricetrasmittenti mal funzionanti avevano convogliato un traffico di chiamate con correlative lamentele di clienti insoddisfatti che non avevano dato un attimo di tregua alla povera ragazza da quando si era seduta.

La voce cristallina e un po’ infantile di una ragazzina squillò dall’altro capo del telefono. “Salve, ho un problema con la mia offerta. Vede, io ho la TIM Young, ho ricaricato ma il cellulare non si collega”

Micaela sospirò, se non altro, non era un’altra chiamata per l’assenza di segnale e si attenne alla procedura che aveva seguito infinite volte negli ultimi due anni domandando: “E’ l’intestataria della scheda da cui sta chiamando?”

La ragazza confermò e la centralinista la invitò ad aspettare qualche secondo avviando nuovamente la musichetta d’attesa, dopo meno di mezzo minuto, riprese il collegamento.

“Vede, Lei ha effettuato una S.O.S. ricarica nel mese precedente, conseguentemente Le è stato scalato il costo relativo al servizio e il suo traffico residuo è di nuovo negativo. Le basterà effettuare una nuova ricarica e l’offerta sarà nuovamente attiva” snocciolò la ragazza velocemente.

L’altra, poco contenta della notizia appena ricevuta, la ringraziò e le augurò una buona giornata.

“A lei, arrivederci” disse Micaela ed interruppe il collegamento.

Era sul punto di togliersi le cuffie per andare in meritata pausa quando il telefono squillò nuovamente, la ragazza sbuffò disperata. Possibile che oggi non la lasciassero in pace per un attimo?

Fece un respiro profondo per calmarsi e rispose utilizzando un tono che mal celava il suo disappunto per aver dovuto rimandare ancora una volta la sua pausa.

“Buongiorno. Senta, il mio cellulare non riesce a captare il vostro segnale. Mi è stato riferito che è dovuto ad un problema con le ricetrasmittenti della zona e che dovevo rivolgermi a voi per ripristinare il servizio” parlò di fretta il ragazzo. Era nervoso ed imbarazzato, come accadeva ogni volta che doveva rivolgersi al servizio clienti.

“E’ tutto corretto. Provvedo subito” rispose leggermente seccata e iniziò a digitare lungo la tastiera.

Il ragazzo avvertì la sfumatura tediata della voce della centralinista e la cosa lo infastidì non poco. “Ha qualche problema, signorina?” si trovò a domandarle stizzito.

Micaela sollevò un sopracciglio e roteò gli occhi, solo di un litigio con un cliente aveva bisogno per rendere ancora peggiore quel lunedì. “Mi scusi, sono solo un po’ stanca” si giustificò.

Il ragazzo rise sarcastico. “E questo la fa sentire autorizzata a trattare male i clienti? Non sono un esperto di marketing, ma mi pare che questo non sia il modo giusto per interagire con un consumatore fedele”

Micaela strinse i pugni e sospirò, si stava impegnando a mantenere la calma, ma quello lì la stava mettendo seriamente alla prova. “Ribadisco le mie scuse”

Sentì la gola del cliente schiarirsi, stava per aggiungere dell’altro quando il terminale segnalò la risoluzione del problema registrato. “Abbiamo risolto il suo problema, signor Parisi. Potrà telefonare di nuovo” riferì Micaela nella speranza che il ragazzo riattaccasse.

“Ottimo, comunque questo non cancella che Lei è stata molto scortese” si lamentò ancora Tommaso.

Questa volta la voce di Micaela non fu affatto docile come la prima, si stava irritando parecchio. “Glielo ripeto: le mie più sentite scuse”

Ooh! Non faccia la finta educata con me e si risparmi le scuse”

“Cosa vuole che faccia allora se non scusarmi?”

“Ammetta che è stata scortese e mi dica il perché, dato che io le ho chiesto solo di fare il suo lavoro, per il quale ho le mie buone ragioni di credere che venga pagata”

Micaela inarcò un sopracciglio e alzò lo sguardo verso Federica che nel frattempo si era avvicinata alla collega supplicandola di finire presto perché stava morendo di fame. “Questo è pazzo” le disse Micaela curandosi di non farsi sentire dall’altro.

“Allora operatrice 157824? Vuole rendermi partecipe della sua triste storia?” la incalzò Tommaso.

Micaela avvicinò la cuffia all’amica perché sentisse anche lei la conversazione e chiese: “Quale triste storia?”

“Quella che l’ha portata a fare un lavoro che detesta e quindi erroneamente legittimata a rispondere male ai clienti”

Federica aprì la bocca per lo shock, ma questo come si permetteva di dire una cosa simile ad una perfetta sconosciuta? Lei molto probabilmente avrebbe interrotto il collegamento telefonico dopo aver rivolto un sonoro e liberatorio ‘vaffanculo’ al suo interlocutore ma Micaela rimase in silenzio.

“Allora?”

L’insistenza di Tommaso la costrinse a reagire. “Sono laureata in Lettere Moderne, massimo dei voti. Ho persino ricevuto una proposta di dottorato che ho rifiutato perché non volevo essere l’ennesimo topo da biblioteca della mia facoltà. Volevo vivere dei miei libri o lavorare nel mondo dell’editoria come editor; sfortunatamente non sono così brava come credevo e ora eccomi qui” ammise d’un fiato senza pensarci. Aveva appena confessato di essere una fallita ad un estraneo e si sentì stupida. “Ma quanto sei brava, Miche!” pensò mordendosi le labbra.

“Mi dispiace. Vedrà che le cose andranno meglio, lei non si arrenda” la incoraggiò il giovane che si era pentito di essersi spinto fino a quel punto. Non avrebbe dovuto evitare di umiliarla così. “Io comprerò il suo libro” aggiunse in modo del tutto spontaneo.

Quell’affermazione fece sorridere Micaela. “La ringrazio, signor Parisi”

A quel punto Tommaso la salutò dopo averle rivolto le sue più sincere scuse per averla messa in imbarazzo e si accinse a riagganciare augurandole buona fortuna.

“Buona fortuna anche a lei” disse la ragazza e riattaccò.

Si voltò verso Federica che sghignazzava impassibile e le diede una leggera spinta. “Andiamo a pranzo, va’.. Ho un disperato bisogno di carboidrati”

L’amica annuì e la prese a braccetto guidandola verso la tavola calda dal lato opposto della strada.

 

*

 

Tommaso osservava una coppia di fidanzatini baciarsi mentre aspettava la metropolitana, alzò lo sguardo verso il tabellone dove veniva segnalato l’arrivo del treno previsto fra cinque minuti e sbuffò.

Avrebbe dovuto sorbirsi i fidanzatini ancora per buoni cinque minuti, fu addirittura tentato di riprenderli, ma sapeva che tutto ciò che avrebbe ottenuto, sarebbe stato una risata divertita dalla coppia che avrebbe continuato a pomiciare, probabilmente in maniera ancora più spinta, facendolo sentire un idiota.

Sospirò rumorosamente, forse lui era messo peggio della centralinista, a cui non riusciva a smettere di pensare.

Perché l’aveva colpito così tanto? Era senz’altro colpa della sua incantevole voce: aveva un suono così piacevole e dolce.

“Forse scrive fiabe per bambini” pensò.

Scriveva sicuramente fiabe per bambini e immaginò la sua deliziosa voce raccontarle, a quel pensiero scosse la testa.

Sentì la sua tasca vibrare, aveva appena ricevuto un messaggio da parte del suo coinquilino Daniele.

Parri, potresti tornare il + tardi possibile? No, va , facciamo fra un’oretta o max 2. Devo finire 1 cosetta, hai capito ke tipo di cosetta, no? Non ti posso mandare altri messaggi cmq, non ho + soldi. Qnd ti fai whatsapp? Va , ci vediamo dp

Tommaso lesse il messaggio e sospirò di nuovo; cosa avrebbe fatto per due ore? Sarebbe rimasto in giro per Milano a fare cosa?

“Maledetto Daniele!” pensò leggermente arrabbiato, anche se gli faceva piacere sapere che almeno il suo migliore amico aveva successo con le donne giacché lui non ne aveva il benché minimo.

Conosceva Daniele praticamente dal primo anno di liceo, avevano legato fin dal primo giorno di scuola e da quel momento non si erano mai più superati.

Erano un bel duo e tutte le prime esperienze le avevano fatte insieme: la prima sbronza, la prima sigaretta, la prima canna. Daniele gli aveva presentato entrambe le sue ex, essendo lui incapace di stabilire un contatto con una ragazza, mentre il suo migliore amico era fin troppo bravo.

All’università avevano scelto corsi di studi differenti; Daniele, infatti, era laureato in Economia e Commercio, si era fermato alla triennale e, grazie ad un aggancio del padre, ora lavorava alla BNL da circa quattro anni.

Dividevano insieme, dal primo anno di università, l’appartamento della nonna di Daniele, Sveva, che durante la sua vecchiaia aveva deciso di trasferirsi sulla costa romagnola dove il clima era più mite.

Ovviamente i genitori di Daniele, così come anche la nonna Sveva, si rifiutarono di accettare la proposta del signor Parisi, che intendeva corrispondere una mensilità di qualsiasi entità per il soggiorno del figlio, sostenendo che sarebbe bastato soltanto che dividessero le spese; proposta che fece piacere al padre di Tommaso che mal aveva digerito la faccenda dell’università.

Osvaldo Parisi aveva sempre rinnegato e detestato la scienza, essendo un uomo di fede piuttosto bigotto, avrebbe voluto che suo figlio manifestasse una diversa inclinazione verso altre materie, magari verso la Giurisprudenza, come lui stesso aveva suggerito a più riprese.

Tuttavia il suo pargoletto non provava nemmeno il minimo interesse verso la conoscenza della legge italiana perciò ben presto dovette rassegnarsi all’idea che Tommaso avrebbe continuato sulla strada della fisica e ingoiò la pillola, senza rinunciare a lamentarsi ogni volta che poteva.

Il treno arrivò a destinazione costringendo Tommaso a decidere in fretta dove avrebbe potuto passare la serata. Doveva mangiare, essendo quasi le otto di sera, e decise di scendere a Porta Garibaldi, ovvero la fermata della metro più vicina al suo ristorante preferito, Modus vivendi.

 

Entrò nel ristorante e fu subito accolto dalla cameriera che lo salutò affettuosamente, lo conosceva da diversi anni, essendo Tommaso un cliente affezionato.

“Tommy, ancora una volta ti vedo entrare da solo. Non va bene!” l’apostrofò la donna scuotendo un dito davanti al suo viso.

Il ragazzo fece spallucce e rise. “Carmen, te l’ho detto, non trovo quella giusta, cosa ci posso fare?”

Carmen inarcò le sopracciglia e scosse la testa; lui nemmeno la cercava, come poteva pretendere di trovarla?

“Ti porto il solito?” gli chiese in seguito, Tommaso annuì e la cameriera si dileguò nella cucina del ristorante.

Dopo una quindicina di minuti fu di ritorno con un abbondante piatto di risotto alla milanese e un bicchiere di vino bianco della casa, proprio come piaceva a Tommaso, che non sopportava invece quello rosso.

Non essendoci nessun nuovo cliente da servire, Carmen ne approfittò per fare due chiacchiere con il giovane assistente; la crisi era molto sentita al Modus Vivendi, i clienti abituali, come Tommaso, ogni tanto venivano ma le serate affollate erano ormai un ricordo, cosa che dispiaceva enormemente al suo proprietario che non faceva che pensare agli anni d’oro del fior fiore della ristorazione.

“Allora che mi racconti?” domandò quando si sedette al tavolo.

“Bah, nulla di che, anzi sì. Mi hanno offerto la cattedra di Meccanica!” esclamò elettrizzato.

La cameriera si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Significa che insegnerai tu?”

Era leggermente titubante mentre lo diceva, sapeva già che Tommaso insegnava Meccanica quantistica, quindi non capiva il perché di tutto quell’entusiasmo. “Ma non lo fai già?”

Il ragazzo mandò giù una forchettata dello squisito risotto. “Vedi, praticamente il corso ora è del Lavagnini, l’anno prossimo invece sarà mio, non sarà più un assistente, ma proprio un professore”

Carmen annuì felice, ora capiva l’entusiasmo del ragazzo. “Ottimo! Sarai il professor Parisi allora!”

Anche Tommaso annuì e riprese a mangiare dopo aver chiesto alla donna se lei avesse novità.

“Oh, che vuoi che ti dica? I gemelli continuano a farmi impazzire e Stefano ogni tanto anche. Solita vita, insomma” gli raccontò facendo spallucce. “Non hai conosciuto nessuno d’interessante?”

Tommaso si bloccò, ‘conosciuto’ non era proprio il termine esatto, però la si poteva ritenere una sottospecie di conoscenza. “Sì..”

Carmen sgranò gli occhi e mosse una mano per invitarlo a parlare. 

“E’ una centralinista, non so altro”

“Che significa che non sai altro? Come si chiama?”

Le guance del ragazzo avvamparono. “Non lo so”

“Come non lo sai?”

Tommaso si morse un labbro. “Vedi, Carmen, io non l’ho conosciuta. Ci ho solo parlato al telefono”

La donna piegò la testa scioccata. “Mi stai dicendo che ad averti colpito è una centralinista con cui hai parlato al telefono?”

Parisi annuì timidamente, effettivamente non poteva negare che era piuttosto assurda la vicenda.

“Oddio, Tommy, questa è peggio della volta che ti sei innamorato della fioraia” esclamò Carmen ridendo.

Anche Tommaso rise, si ricordava della fioraia, Paulina, aveva passato un mese a comprare fiori per la sua nonna malata che in realtà stava molto meglio di lui di salute.

Fece un sospiro. “Che ci posso fare? È la sua voce, è troppo bella”

Carmen sorrise maternamente e le venne voglia di abbracciarlo stretto; sapeva quanto Tommaso avesse sentito la mancanza di sua madre nella sua vita, ma soprattutto quanto bisogno avesse di affetto.

Tommaso non aveva mai conosciuto sua madre; purtroppo era morta dandolo alla luce e questo gesto di amore estremo di sua madre, che era consapevole che con molta probabilità non sarebbe sopravvissuta al parto, non fu mai digerito dal marito, che spesso aveva riversato nel figlio la sua rabbia per quella perdita accusandolo di essere la causa della sua infelicità, poiché nonostante si fosse rifatto una vita, Osvaldo non smetteva di pensare alla sua defunta moglie, l’unico vero amore della sua vita.

 “Non c’è un modo per contattarla?” chiese ingenuamente Carmen. Era così desiderosa che avesse qualcuno vicino che lo coccolasse come meritava, al punto da essersi trovata ad incoraggiare quell’assurdità.

Tommaso strinse le spalle, poi ebbe un’illuminazione. “Ricordo il codice d’identificazione”

La donna sorrise, per una volta la mania di memorizzare i numeri del ragazzo era servita a qualcosa d’utile. “Perfetto, magari se chiami, riesci a scoprire come si chiama!” suggerì.

Tommaso rimase un attimo pensieroso, la possibilità di rintracciare la padrona di quella deliziosa voce non era poi così remota. “Già.. potrei provare”

Carmen boccheggiò quando la porta del locale si aprì, erano appena entrati due clienti, costringendola ad interrompere la conversazione. “Fallo” lo incoraggiò e si allontanò.

‘Sì, dovrei farlo’ pensò e avvertì una strana sensazione piuttosto piacevole farsi strada.

L’avrebbe provata a rintracciare, aveva ottimi presentimenti.

 

 

Angolo autrice:

Scusate mi sono resa conto che non ho fatto gli onori di casa nel precedente capitolo pubblicato u.u pardon!

Sono Antonella e questa storia l'ho iniziata un po' di tempo fa ma non avevo pensato lì per lì di pubblicarla :D Spero che finora vi stia piacendo! Come avrete notato, mi sono ispirata ad una coppia acclamata da tutti, ovvero Rachel Bilson e Adam Brody!

Secondo me insieme erano davvero carini, quindi li vedo per bene per i miei Tommy e Mica!

Bene, mi auguro di avervi ancora come miei lettori e al prossimo capitolo :D

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Capitolo 3
*** It's just a crazy idea ***


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It’s just a crazy idea

 

Micaela rientrò a casa verso le dieci e mezzo di sera dopo un doppio turno avvilente; era stata costretta a fermarsi, oltre il suo normale orario di lavoro, a causa della mancanza di personale.

Aveva  però un sincero bisogno di denaro e i doppi turni cascavano a pennello, giacché non ne poteva chiedere a sua madre.

Graziella infatti aveva perso il suo lavoro come postina da circa un anno e ora viveva delle torte che vendeva al fornaio del suo quartiere; l’uomo conosceva Graziella da moltissimi anni e aveva, per via di quell’amicizia di vecchia data, deciso di chiudere un occhio sulla severità delle leggi sull’igiene e comprava le crostate di Graziella per poco di più tre euro l’una.

Ovviamente questo non le bastava per mantenersi e fu costretta a dare in locazione la sua casa al centro di Sorrento, dove Micaela era cresciuta, e a trasferirsi a casa di sua madre, Lucia, una ottantenne in splendida forma.

Purtroppo la centralinista non poteva nemmeno rivolgersi a suo padre Giogio, che per quanto si fosse sempre dimostrato disponibile ad aiutarla, viveva dall’altra parte del mondo, ovvero a Buenos Aires, la capitale argentina, e dunque il suo sostegno inevitabilmente si fermava ad un’affettuosa telefonata alla settimana e ad un invito a raggiungerlo nella ridente città porteña in qualsiasi momento.

Lei e suo padre, il cui nome completo era Juan Carlos De Blasio, si erano frequentati molto poco; la lontananza però non aveva corroso il loro rapporto, Juan adorava la sua bambina e, in effetti, sentiva molto la sua mancanza.

Tuttavia, Sorrento e l’Italia, in generale, non sarebbero mai state come la sua madre patria e lui, dopo essersi visto privato dell’adorato ‘rito’ del mate[1] per ben quattro anni, durante i quali, conobbe la madre di sua figlia, decise di ritornarsene a Buenos Aires senza alcun rimpianto.

O almeno così fu finché non ricevette, nella calda estate argentina del ’87, la notizia da parte della sua ex spasimante che in Italia aveva lasciato un segno ben più profondo di quello che credeva.

“Juan, sono incinta di due mesi ormai..”  gli aveva detto al telefono Graziella.

“Che dici? Es mio, segura?” aveva ribattuto confuso, a quell’affermazione Graziella aveva riattaccato il telefono, decisa a non rivolgergli mai più la parola.

Juan era montato immediatamente su un aereo ed era rimasto vicino per tutta la gravidanza alla futura mamma che, dopo diverse scuse teatrali da parte dell’uomo, aveva deciso di riammetterlo nel ruolo di padre.

Micaela nacque il  sei agosto del 1988 ed ebbe vicino suo papà, che non ebbe altro rapporto con sua madre che quello di una sincera amicizia, fino ai suoi cinque anni, dopodiché Juan se ne tornò nel lontano Sudamerica, promettendole che sarebbe tornato spesso a farle visita e così fu.

Per queste motivazioni, a cui si aggiungeva la perdita della borsa di studio dato che il suo percorso accademico si era concluso, la ragazza si era accontentata di svolgere un lavoro qualsiasi poiché non aveva alcuna intenzione di rinunciare a Bologna, dove aveva frequentato l’università, ritornandosene a Sorrento.

Si avviò verso la cucina passando accanto alla camera da letto, dove dormivano lei e Giacomo, e lo sentì piangere. Preoccupata, aprì la porta della stanza e vide il suo coinquilino, steso sul letto e circondato da fazzoletti usati, singhiozzare disperato. “Giachi, cos’è successo?”

Il ragazzo squittì e tirò su con il naso. “Mi ha mollato!”

Micaela roteò gli occhi, tra lui e Federica di disastri sentimentali ne aveva fin sopra i capelli. “È la quarta volta in questo mese che vi mollate. Domani ti chiama e tornate insieme”

“Non hai capito. Ha un altro!” urlò disperato, Micaela si mordicchiò le labbra; questo cambiava decisamente le cose.

“Quindi ti ha tradito?”

Giacomo alzò lo sguardo e la fulminò, aveva appena fatto una domanda piuttosto stupida.  “Sì, mi ha ben bene cornificato. Quello schifoso romagnolo da quattro soldi, sicuramente si sarà fatto qualche lurida sciacquetta al Comin’ out”

Micaela trattenne una risata a stento. “Dai, ne troveremo uno migliore”

L’aspirante filosofo fece un sorriso malizioso. “A voglia! Se ne trovo uno migliore. Secondo te non mi rendo conto di essere fin troppo bello per lui?”

La ragazza a quel punto rise. “Non sei solo più bello, sei anche una persona migliore di lui. Lui non era affatto alla tua altezza”

Giacomo l’abbracciò forte, lei riusciva sempre a tirargli su il morale. “Venerdì sera usciamo a spaccare cuori!” esclamò mentre la teneva stretta.

Micaela si accoccolò, avere Giachi in un certo senso l’aiutava a non pensare alla mancanza di un fidanzato, da lui riceveva tutti gli abbracci e coccole che desiderava, anche se ammetteva che ogni tanto avrebbe voluto avere qualcosa di più. “Certo..” sussurrò.

“Sai, Miche, nonostante tutto, so che mi mancherà” ammise Giacomo leggermente rassegnato, n’era davvero innamorato, anche se era evidente che il suo ormai ex uomo non lo fosse più.

“Abbiamo il gelato comunque” gli ricordò Miche, solitamente i dolci lenivano ogni pena d’amore del ragazzo.

Giacomo si abbandonò ad un sospiro. “Questa volta credo che ci vorrà ben più che del semplice gelato”

“Pane e nutella?” propose la ragazza con finto tono innocente facendo ridere il coinquilino che, per un attimo, pensò che con Micaela e tutta loro banda di strani amici forse non avrebbe sentito tanto la mancanza di quello stronzo.

 

 

*

 

Il giorno dopo Tommaso si svegliò molto presto, non tanto per la lezione di Meccanica, quanto piuttosto per portare a termine il suo piano; si fece in fretta la doccia e andò in cucina a prepararsi il caffè.

“Che ci fai sveglio a quest’ora?” domandò il suo coinquilino che era già in piedi dal momento che doveva essere in banca alle otto spaccate.

“Oh, non riuscivo a dormire” confessò sfuggevolmente intanto che si versava il caffè. “Com’è andata ieri sera?” chiese in seguito, quando era rientrato aveva trovato il suo coinquilino addormentato e senza la ragazza al cospetto.

“Benissimo! Non solo me l’ha data al primo appuntamento, ma se n’è anche andata a casa sua” disse ancora incredulo, le ragazze facili lo sorprendevano sempre.

“Da brava puttana, insomma” osservò Tommaso facendo una smorfia.

“Parisi, ogni tanto mi sembri tuo padre, insomma sei ateo ma ti dà fastidio la gente che fa sesso prima del matrimonio”

Tommaso gli lanciò un’occhiataccia. “Non mi dà fastidio la gente che scopa prima del matrimonio perché anche io lo faccio. Sottolineavo che non ti troverai mai una ragazza decente se fai così”

“Così come?”

“Se ne cerchi una più facile dell’altra!” si trovò ad urlare Tommaso.

Daniele scoppiò in una sonora risata. “Ora mi sembri mia madre! Intanto, per prima cosa, ribadisco che io non voglio una fidanzata e, seconda cosa, preferisco me a te dato che anche se io non sto cercando la ragazza giusta, di sicuro ho più possibilità di te di trovarla visto che io almeno con il genere femminile mi ci confronto”

Tommaso boccheggiò, quell’affermazione l’aveva spiazzato, Daniele aveva ragione: lui scappava dal genere femminile; tuttavia sentiva che questa fuga avrebbe presto trovato una fine e sorrise.

“Che hai da sorridere Parri?”

Il ragazzo scosse la testa. “Nulla, hai ragione. Devo iniziare a confrontarmi con il genere femminile”

Daniele lo applaudì. “Bravo! Finalmente lo hai capito! Ora scusami, ma devo andare al lavoro. Stasera mettiamo a punto un piano per il tuo confronto. A dopo!”

Prese la sua ventiquattrore e la giacca appesa all’appendiabiti e uscì inconsapevole che Tommaso avesse già messo a punto un piano.

 

 

*

 

“Quindi mi sta dicendo che, anche se fornisco il codice identificativo, non ho alcuna speranza di rintracciare l’operatore?” domandò rassegnato Tommaso.

L’uomo dall’altro capo della linea confermò la deduzione dell’assistente che sbuffò.

“Non si può fare uno strappo alla regola?” chiese fiducioso.

Data l’insistenza del ragazzo, l’uomo s’incuriosì. “Mi scusi ma perché vuole rintracciare questo particolare operatore?”

Tommaso rimase in silenzio, se raccontava la verità, rischiava di farsi attaccare il telefono in faccia ma, d’altra parte, altre scuse non gli venivano in mente quindi optò per la verità.

“Vede, io e l’operatrice abbiamo intrattenuto una conversazione interessante e io volevo ricontattarla, ma non so il suo nome..”

L’operatore alzò un sopracciglio e chiamò la sua collega perché sentisse la storia allucinante del ragazzo, era la prima volta che gli capitava qualcosa di simile in otto anni di lavoro. “Può ripetere, per favore?”

Tommaso ripeté la storia e sentì una risata dall’altro capo della linea. “Mi scusi, ma le sembra il caso di prendermi in giro così sfacciatamente?”

“Oh, mi scusi, ma ammetta che è una storia folle. Comunque io non posso fare niente, però posso metterla in contatto con chi può rintracciarla”

Sul viso del ragazzo si aprì un enorme sorriso, sarebbe riuscito a contattarla. Certo, questo non significava nulla, magari la ragazza era fidanzata o peggio sposata, o forse semplicemente non avrebbe voluto conoscerlo, anche se lui personalmente avrebbe voluto conoscere una persona che aveva fatto tanto per contattarlo solo perché si era invaghito della sua voce.

O forse l’avrebbe considerata una stalker o una pazza furiosa?

“La prego, mi metta in contatto” lo supplicò deciso ad ignorare i suoi ingrippi mentali.

L’operatore gli chiese di dargli un secondo e avviò la musichetta d’attesa, furono dieci lunghissimi minuti in cui Tommaso si trovò a domandarsi se non si fossero dimenticati di lui.

Era su punto di riagganciare quando …

“Salve, sono la direttrice responsabile delle risorse umane. Mi è stato riferito che desidera mettersi in contatto con una delle nostri operatrici o, perlomeno, avere il suo nome. Innanzitutto le porgo le mie scuse per l’intera vicenda e spero che voglia ritirare la denuncia a nostro carico, anche perché, mi scusi, ma cosa di così grave può averle detto una centralinista al telefono?”

Tommaso aggrottò la fronte, cosa diavolo stava dicendo?

“Mi scusi, ma io non credo che Lei sappia la verità. Vede, io non voglio denunciare nessuno, voglio solo parlare con la vostra collaboratrice perché m’incuriosisce; abbiamo parlato un po’ e io..”

“Mi scusi? Ma mi sta prendendo in giro  o cosa?”

“No, io non la sto prendendo in giro. La prego, non riattacchi. Voglio essere messo in contatto con la ragazza, tutto qui. Che male c’è? Lei non si è mai presa una cotta?”

La direttrice responsabile delle risorse umane istintivamente allontanò la cornetta dall’orecchio e rimase a fissarla stranita. “E’ ancora lì?” domandò Tommaso.

“Sì, sono qui. L’operatrice in questione lavora al call center di Bologna”

Bologna? Non è molto lontana da Milano, qualche freccia rossa e .. ok, iniziava a volare troppo con la fantasia.

“La metterò in contatto con il diretto responsabile dell’operatrice, farò a decidere a lui se vuole immischiarsi in questa faccenda”

Tommaso sentì il suo cuore esultare. “Oh, grazie grazie

La donna si stupì di quell’atteggiamento piuttosto infantile, doveva tenere molto alla faccenda. “Non mi ringrazi, non ho fatto molto” gli disse e riattaccò promettendo che sarebbe stato contattato al più presto.

Dopodiché chiamò il diretto responsabile del call center di Bologna, Luca Fiorini, augurandosi che l’uomo non riagganciasse dicendole di andare al diavolo dopo aver sentito quella assurda storia.

 

 

*

 

 

Luca Fiorini era appena rientrato nell’ufficio piuttosto soddisfatto dopo essersi rilassato per bene con il suo giocattolino sessuale nella toilette del secondo piano. Sapeva che era sbagliato considerare Federica alla stregua di un giocattolino sessuale, ma la verità nuda e semplice era che lui non l’avrebbe mai resa nulla di più della sua amante.

Fiorini non avrebbe mai lasciato Giada, che non era soltanto la sua fidanzata storica, considerata ormai come un membro di famiglia dai suoi che speravano in un loro prossimo matrimonio, ma era molto più di bella di Federica.

Alta e snella, aveva un fisico degno di nota considerando tutti gli allenamenti settimanali a cui si sottoponeva, Federica aveva invece le curve nei punti giusti, cosa che rendeva piuttosto piacevole dilettarsi con lei; in effetti, in Giada un seno abbondante, o peggio un minimo accenno, non lo avrebbe mai trovato nemmeno a peso d’oro, ma aveva un sedere niente male e questo compensava.

Stava ancora confrontando in mente i fisici delle due donne quando il telefono dell’ufficio prese a squillare.

“Signor Fiorini, c’è la direttrice delle risorse umane al telefono” gli riferì la sua segreteria.

Fiorini aggrottò la fronte, cosa voleva da lui la Marasco?

“Me la passi subito” rispose prontamente, dopo circa mezzo minuto si ritrovò la Marasco dall’altro capo della linea che gli raccontava la motivazione della sua telefonata.

“Cosa vuole che faccia?” domandò scioccato.

“Lo metta in contatto con questa De Blasio, sempre se vuole” rispose la donna.

“Dovrei non volere?”

“Non lo so, Fiorini, giudichi lei”

L’uomo fece spallucce, si ricordava della De Blasio, infatti, sapeva che era la migliore amica di Federica;

dopo la fine delle loro scopate spesso la ragazza gli raccontava della sua vita, convinta che a lui interessasse qualcosa quando invece Fiorini l’ascoltava soltanto perché gli sembrava scortese e non da gentiluomini scappare subito dopo. Gli aveva parlato di Micaela come della cervellona di turno che era finita a fare un lavoro di schifo per colpa della crisi anche se scriveva molto bene..

“Come dovrei fare?” chiese alla Marasco.

“Non lo so, intanto, contatti il ragazzo e poi non lo so, potrebbe deviare il collegamento con l’operatrice” suggerì la donna.

“Quindi non dovrei raccontarle che un tizio si è innamorato della sua voce?”

“Io direi di no”

“Va bene, mi dia il numero” disse l’uomo infine. Era soltanto una telefonata, in fin dei conti, cosa avrebbe potuto fare di male?

 

Tommaso stava uscendo dall’aula dove si era appena conclusa la lezione di Meccanica quando il cellulare iniziò a squillare.

Non conosceva quel numero e nemmeno il prefisso, per un momento fu incerto se rispondere o meno, quando gli venne in mente che poteva essere il tizio del call center.

“Pronto” rispose concitato, sperava che l’uomo non avesse già riattaccato.

“Signor Parisi?” risuonò la voce di Luca Fiorini dall’altro lato della linea.

“Sì, sono io”

“Salve, la chiamo dal call center TIM di Bologna” si presentò il capo di Micaela.

Il cuore di Tommaso accelerò il battito improvvisamente. “Certo, mi dica”

“Lei vorrebbe essere messo in contatto con una nostra operatrice, sinceramente la storia mi è sembrata davvero folle, ma se Lei è convinto di volersi buttare a capofitto, io non sono nessuno per impedirglielo”

L’assistente stava diventando impaziente, lo avrebbe messo in contatto con la proprietaria di quella voce deliziosa oppure no?

“Vede, purtroppo, oggi non sarà possibile farlo”

Il ragazzo si rabbuiò. “Perché?”

“La ragazza non è qui, oggi è il suo giorno libero. Domani ha il tuo turno di pomeriggio” lo informò l’altro, a quelle parole Tommaso sorrise.

“Quindi domani come potrei fare per contattarla?”

“Lei chiami questo numero -riferì un numero che Tommaso memorizzò in un baleno- ed io mi premurerò di metterlo in collegamento con la nostra operatrice” disse al giovane assistente che esultò in modo pacato.

“Perfetto. Allora a risentirla” lo salutò cortesemente dopodiché lo ringraziò per disponibilità mostrata e riagganciò.

Camminò velocemente, non riuscendo a contenersi per la contentezza di aver ottenuto quella minuscola vittoria, e quasi inciampò nel tombino vicino all’ingresso della metro.

Arrivò a casa e si buttò sul divano, doveva trovare una scusa plausibile per spiegarle come mai avesse voluto così tanto contattarla. Poteva dirle che un suo parente gestiva una piccola casa editrice..

Si pentì subito dell’idea, le avrebbe mentito, lui nemmeno conosceva qualcuno che lavorasse in una casa editrice. Poteva dirle però che si era infatuato della sua voce? Decisamente no, era fuori discussione.

Ci aveva pensato a lungo e aveva dedotto che l’avrebbe considerato pazzo, e allora cosa le avrebbe detto?

Fece spallucce ed espirò, nessun’idea. Poco male, ci avrebbe pensato domani, aveva tutta la mattina, dopodiché si alzò e andò a prepararsi qualcosa da mangiare.

Stava morendo di fame.

 



[1]  Il mate è una bevanda tipicamente argentina, acquistabile anche in Italia, può essere considerato un infuso di erbe, infatti, è più corretto dire ‘erba mate’, classificabile anche in botanica come tale.

E’ un rito per gli Argentini poiché si beve tutti insieme da un unico bicchiere(appunto il cosiddetto mate)e dalla stessa cannuccia in metallo(chiamata ‘bombilla’), è un qualcosa di simbolico riservato agli amici stretti e famigliari, poiché concepito come un gesto di fiducia e condivisione.




Angolo autrice:

Salve, donne! Eccomi di nuovo con l'aggiornamento di The Call Center! Questo capitolo è un po' di transazione, dal prossimo avremo "concrete novità" :D spero che incontri comunque il vostro gusto!

Ne approfitto per ringraziare chi ha messo la storiella fra le seguite ed Elev che la recensisce ^ ^
Grazie mille a tutte voi!:D

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Capitolo 4
*** Calling a call center ***


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Calling a call center

 

La mattina di Tommaso trascorse così lentamente che il giovane fisico si domandò se lo spazio inter-temporale non si fosse aperto per fargli uno scherzo.

Come previsto, non fu in grado di pensare a nessuna scusa plausibile, nonostante si fosse scervellato dalla sera precedente. Stava camminando per i corridoi della facoltà di Fisica quando uno dei studenti, più precisamente l’aspirante 30 e lode, lo fermò.

“Professor Parisi, scusi. Avrebbe un minuto da dedicarmi?” gli chiese con un finto tono educato che non sfuggì a Tommaso.

Parisi annuì e insieme si diressero verso il suo ufficio-sgabuzzino; non aveva ancora un suo ufficio visto che non faceva parte del corpo docente, cosa che sarebbe cambiata dall’anno seguente.

Si accomodarono nelle poltrone e il ragazzo prese un grosso quaderno dal suo zaino piene di graffette e post-it. “Vede, ho difficoltà nella risoluzione di questo quesito”

Mostrò all’assistente il quesito in questione tratto da un precedente compito d’esame; non appena lo vide, Tommaso sorrise soddisfatto, quello era il quesito del suo esame di Meccanica quantistica, che aveva portato a casa con un 30 e lode.

In quell’occasione furono Tommaso e un altro ragazzo che ora lavorava all’MIT negli States ad ottenere una votazione così alta. Tuttavia, l’assistente ricordava bene quell’esame perché fu proprio allora che nacque la sua passione per la Meccanica quantistica che lo spinse ad intraprendere il percorso del dottorato, una  volta conclusa la magistrale.

“Perfetto, è fortunato. Ci vorrà un secondo, questo era il mio compito d’esame, ricordo perfettamente la soluzione” si vantò Tommaso compiaciuto, soprattutto dopo che il ghigno del viso del ragazzo sparì.

Dieci minuti più tardi, il genietto di turno uscì dall’ufficio-sgabuzzino di Parisi farfugliando un ‘grazie e arrivederci’ e Tommaso accese il laptop per controllare la sua posta e-mail, solitamente si scambiava qualche e-mail con sua cugina, Beatrice, che viveva a Londra da qualche anno.

Non trovò nessuna nuova e-mail e decise di avviare una delle sue playlist su Youtube per rilassarsi un po’ intanto che aspettava l’inizio del pomeriggio con ansia.

 

*

 

Nel frattempo che il nostro fisico nella città di Milano si rilassava con Yann Tiersen, uno dei suoi compositori di piano contemporanei preferiti, Micaela saliva sull’autobus per recarsi al lavoro.

Quella mattina aveva lavorato al suo romanzo, da qualche mese aveva ripreso a scrivere, l’ispirazione era finalmente tornata.

Al dire il vero, non l’aveva mai persa, ma il mancato riconoscimento da parte del mondo della sua bravura l’aveva delusa al punto da prendere la decisione di smettere di scrivere.

D’altro canto, Micaela sapeva di scrivere bene, così come anche i suoi professori del liceo e dell’università che avevano riconosciuto nella giovane un potenziale talento per la scrittura.

Tuttavia, la ragazza era altresì consapevole che non si può reprimere una passione che si coltiva da piccoli in un battito di ciglia e dopo aver passato un anno ad osservare i suoi quaderni pieni di storie e fogli sparsi del suo romanzo, decise di finire di auto-punirsi e ricominciò a scrivere, trovando subito l’appagamento che l’aveva sempre confortata.

Stava pensando a cosa avrebbe potuto fare il duca Douglas-Hamilton, il protagonista maschile del suo romanzo, per riconquistare il cuore della sua bella quando l’autobus giunse a destinazione.

Scese e s’incamminò verso il call center, timbrò il cartellino e raggiunse la sua postazione ricevendo subito una chiamata. Solita routine.

Aveva appena riattaccato quando ne ricevette un’altra. “Salve, sono l’operatrice 157824. In cosa posso esserle utile?”

Tommaso non ebbe bisogno che pronunciasse alcun’altra frase per capire che era lei, sorrise e come, gli aveva suggerito Fiorini, domandò delle promozioni attuali per il collegamento internet mobile.

“Non vorrà mica raccontarle che si è innamorato della sua voce, vero?” lo aveva interrogato Fiorini prima di metterlo in contatto con Micaela, il ragazzo aveva tentennato dicendo di no e il responsabile gli disse d’inventarsi una scusa qualsiasi, per esempio avrebbe potuto un’informazione sulle promozioni attualmente disponibili, e Tommaso così fece.

“Oh, allora, lei quanti anni ha? Aspetti, posso vedere io stessa. Ha più di 25 anni, sfortunatamente non gli sarà possibile attivare la TIM Young, ma può usufruire di altre offerte, come..” snocciolò la ragazza.

Parisi non ascoltava una parola, si concentrava unicamente sul suono della sua voce. “Scusi, ma io e lei abbiamo già parlato in precedenza?” si trovò a chiederle.

Micaela s’interruppe. “Non so, lei ricorda la voce di tutte le centraliniste con cui ha parlato?”

“No, ma ricordo questa in particolare”

La ragazza rise, un altro pazzo le era capitato. “La informo che le voci delle centraliniste sono più o meno tutte uguali”

“Non è vero. La sua è bellissima, non può essere uguale a tutte le altre. E poi deve sapere che il timbro della voce identifica ogni persona come un'impronta digitale, quindi può essere solo sua 

Micaela rimase in silenzio. Che voleva questo da lei?

“Io e lei abbiamo già parlato. Lei è la centralinista che mi ha trattato male al telefono l’altra volta”

In quel momento la ragazza si ricordò di Tommaso, il signor Parisi, a cui aveva confessato di essere una fallita. “Vede, lei non ricorda la mia voce perché la trova bellissima, bensì perché l’ha associata alla centralinista maleducata che lo ha trattato male”

Tommaso sorrise, era sicuro che lei si ricordasse di lui. “No, credo che la ricorderei a prescindere”

“Va bene, la credo sulla parola. Dunque quale promozione vogliamo attivare?” domandò Micaela, aveva chiamato per attivare una promozione, non di certo per parlare con lei.

“Oh, nessuna. Non ho nemmeno uno smartphone” confessò senza pensarci.

Micaela aggrottò la fronte, questo qui era parecchio strano. “Allora cosa ha chiamato a fare?”

Tommaso si morse il labbro, doveva pensare in fretta. “Per conto di un amico, non è capace di mettersi in contatto con il servizio clienti” mentì.

Micaela rise, anche la sua risata risultò incantevole al giovane fisico. “La prossima volta lo convinca a chiamare per conto proprio” suggerì.

“Lo farò senz’altro. Come procede il suo libro?”

“Procede. Presto lo troverà nelle librerie e potrà comprarlo”  scherzò lei, era piacevole parlare al telefono con lui e soprattutto meno noioso delle solite lamentele.

“Credo che acquistare il suo libro sarà un po’ difficile”

“Ma come? Si è già pentito della sua promessa?”

“No, nient’affatto, ma senza sapere il suo nome, come potrei comprare il suo libro?”

Micaela si mordicchiò le labbra, stava davvero per dire il suo nome ad un perfetto estraneo? Sapeva che si chiamava Tommaso Parisi, ventisette anni a breve, residente nella città di Milano ma a parte questi dati puramente anagrafici, lei di lui non sapeva un bel niente.

“Mi chiamo Teresa” riferì usando il suo secondo nome.

Tommaso fu un po’ deluso, si aspettava un nome più bello da associare a quella bellissima voce. “Cognome? Solo Teresa è un po’ poco..”

‘Ma certo che questo è proprio sfacciato..’ pensò la centralinista. “Mi firmerò solo Teresa e lei capirà”

“Va bene, Teresa. Ma se io volessi contattarla per dirle cosa ne penso del suo romanzo, come potrei fare?”

Micaela sgranò gli occhi sorpresa, le aveva appena chiesto il numero, in un modo piuttosto contorto, però era proprio quello che aveva fatto. “Mi sta forse chiedendo il numero di telefono, signor Parisi?”

Tommaso confermò.

“Mi dispiace, ma non sono solita dare il numero di telefono ad uno sconosciuto”

“Hai ragione, sono stato piuttosto sfacciato. Ti chiedo scusa, Teresa” le disse dandole del tu, voleva farla finita con la formalità del lei. “Non bisogna mai dare il numero a degli sconosciuti, potrebbero essere degli squilibrati”

Micaela rise di nuovo. “Tu sei uno squilibrato?”

A Tommaso fece piacere che anche lei avesse optato per tu. “Bah, chi può dirlo!”

“Allora faccio bene a non dartelo. Potremmo usare Facebook per le tue critiche” suggerì, una banale richiesta d’amicizia la poteva anche accettare.

“Non ho un account Facebook e comunque non credo che lo userei per criticarti” rispose.

Micaela, lusingata dell’implicito complimento, si sorprese di conoscere un ragazzo senza account Facebook, piuttosto singolare questo Parisi. “Un’e-mail?”

Stava davvero consentendo ad uno sconosciuto di contattarla? Beh, in effetti, nemmeno i suoi ex conosceva prima, che differenza farebbe, se invece di averlo conosciuto in un bar, l’avesse conosciuto facendo il suo lavoro?  Certo, un lavoro da centralinista e quindi lo aveva conosciuto parlandoci al telefono..

Comunque Tommaso per le comunicazioni dell’università aveva aperto un account Yahoo mail, dunque finalmente avevano trovato un modo per contattarsi. “Sì, quella ce l’ho”

La ragazza si girò leggermente di spalle per non farsi sentire dal suo collega che si era incuriosito data la lunghezza della conversazione. “La mia mail è micaela.deblasio@gmail.com, iniziali in tutte in minuscolo”

Tommaso aggrottò la fronte. “Micaela, ma non ti chiami Teresa? Ah, ok.. mi hai dato un nome falso”

“Non è un nome falso. È il mio secondo nome, comunque ora devo andare. Scusami, ciao” e riagganciò senza dare al fisico la possibilità di salutarla.

 

 

*

 

Tommaso ripose il cellulare nella sua tracolla e si appoggiò allo schienale dalla sua sedia, aveva deciso di aspettare un’altra mezz’ora nel caso qualcuno dei suoi studenti si facesse vivo per qualche chiarimento.

Nel frattempo continuava a pensare a Micaela, quel nome decisamente era adatto alla sua voce.

Molto particolare, se non ricordava male, era di origine ebraica; decise di accertarsene cercando su Google e ne ebbe la conferma scoprendo anche che era molto diffuso nei Paesi di origine spagnola; forse la sua famiglia era spagnola o magari era ebraica..

Lesse il significato del nome, Micaela significava ‘Chi è potente come Dio?’; i suoi le avevano dato un nome religioso per caso oppure erano molto credenti come suo padre?

Speriamo la prima, pensò ridendo. Bastava suo padre a rimproverarlo per il suo mancato credo religioso.

Era davvero curioso, voleva scoprire il più possibile su Micaela, sapeva troppo poco e lui odiava sapere poco.

Andò sulla pagina di Yahoo e aprì la casella e-mail, doveva scriverle, non resisteva più; con il tasto destro del mouse, cliccò su ‘componi’.

 

 

 

A  micaela.deblasio@gmail.com

 


Cc/Ccn

 


Oggetto: Heylà!

 


Ciao, sono Tommaso, ma credo che tu lo abbia già intuito..

Sinceramente non so bene cosa dirti.. da bravo fisico con le parole non sono gran che, spero che mi perdonerai anche per la pessima punteggiatura!

Come avrai già capito, io sono laureato in Fisica e a differenza tua ho deciso di fare il topo da biblioteca, infatti ho finito il dottorato quest’anno e ora faccio l’assistente nel corso di Meccanica quantistica.. - pensò di scriverle che l’anno prossimo avrebbe insegnato come docente e non più come assistente, ma trovò che sarebbe risultato un po’ presuntuoso e decise di lasciar perdere-

Tu invece? Che genere di libri scrivi? Fiabe per bambini per caso?

PS: Come mai hai due nomi? I tuoi non riuscivano a mettersi d’accordo?

 

Premette il tasto ‘invio’, chiuse la pagina ed anche il pc; aveva fatto il suo, ora toccava a lei.

A quel punto, essendo ormai sicuro che nessuno dei suoi studenti sarebbe più venuto, decise di tornarsene a casa.

 

*

 

Micaela rientrò a casa e si trovò davanti Giacomo indaffarato ai fornelli, stava creando un altro dei suoi particolari piatti indiani, affidandosi un po’ alla ricetta, un po’ all’intuito.

“Come è andata al lavoro?” le domandò senza voltarsi, la minima distrazione poteva rovinare il suo capolavoro di culinaria.

“Come al solito..” mentì la ragazza, non voleva raccontargli di Tommaso, non ancora. Non sapeva come si sarebbe svolta la faccenda e voleva evitare di farsi ridere in faccia, com’era sicura che Giacomo avrebbe fatto se glielo avesse raccontato.

“Quanto ci vuole ancora?” voleva sapere se avrebbe fatto in tempo a controllare se avesse ricevuto un’e-mail da Tommaso ed eventualmente rispondere.

“Minimo altri quindici minuti”

“Perfetto!” rispose con eccessivo entusiasmo che per sua fortuna non fu intuito da Giacomo e sparì in camera.

Accese il portatile e aspettò che il sistema operativo si avviasse; come mai prima di quel momento, il suo vecchio PC le sembrò lentissimo a carburare.

Quando riuscì a collegarsi, andò sulla pagina di Gmail ed entrò nella sua casella di posta elettronica, trovandovi l’e-mail di Parisi.

Le venne da sorridere quando la lesse, trovò la sua punteggiatura leggermente disastrosa, ma non le importò. “Così è un fisico!” esclamò compiaciuta, pensò anche che doveva essere un piccolo genio se aveva persino conseguito il dottorato.

Cliccò su ‘rispondi’ e aspettò che la pagina si caricasse.

 

 

 

 

A: tommasoparisi@yahoo.it

 


Cc/Ccn

 


Oggetto: Re: Heylà!

 


Ciao Tommaso,

E così sei un assistente? Scommetto che sei uno di quegli assistenti cattivi, con cui gli studenti pregano di non capitare! Scherzo, ovviamente!

Hai scritto che insegni Meccanica quantistica! Che roba è? Sappi che il solo suono m’incute terrore ma, d’altronde, da una letterata cosa ci si può aspettare? Io e i numeri abbiamo da sempre un rapporto alquanto complicato!

Come mai pensi che io scriva fiabe per bambini?

Non mi dispiace leggerle alle mie cuginette ma non ho mai provato a scriverne una.

Io scrivo romanzi storici, m’ispiro al genere di Jane Austen(spero che tu la conosca, altrimenti sarà un problema per te!:p). Colpa di “Orgoglio e pregiudizio”, mi è rimasto davvero troppo impresso!

Comunque non ti ho detto nulla su di me: io abito a Bologna, qui ho frequentato l’università, ma sono nata a Sorrento, in Campania.

 

PS: Il doppio nome è un’usanza delle parti di mio papà! I miei erano d’accordissimo sul mio nome!

 

Finì di scrivere l’e-mail, la rilesse per controllare che non ci fossero errori ed infine la inviò, dopodiché ritornò in cucina per apparecchiare la tavola senza riuscire a smettere di pensare alla nuova conoscenza.

 

*
Angolo autrice:

Salve mie care lettrici! Eccomi di nuovo con l'aggiornamento di The Call center :)
Voi nemmeno avete idea di quanto mi faccia piacere vedere che questa storia vi piace! Io ci sono particolarmente affezionata a questa storia e vedere che anche voi l'apprezziate mi rende particolarmente felice!
Che dirvi? Vi ringrazio davvero tanto e spero che questo capitolo vi sia piaciuto!
In particolar modo volevo ringraziare: Elev, AmaZa1n e Iladempsey per aver recensito :)
Ovviamente anche tutte voi che avete messo la storia fra le seguite e le preferite! Siete dei tesori!
Bene, vi lascio!
Alla prossima!:)

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Capitolo 5
*** Direct mailing ***


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Direct mailing

 

Tommaso si torturava le dita, aveva fatto il refresh della pagina già una decina di volte e ancora nulla. Micaela non aveva risposto, che si fosse scocciata di lui già dalla seconda e-mail?

Rilesse l’e-mail che aveva scritto per l’ennesima volta per capire se avesse detto qualcosa di stupido o sbagliato.

 

A: micaela.deblasio@gmail.com

 


Cc/Ccn:

 


Oggetto: Re: Re: Heylà!

 


Non sono affatto un’assistente cattivo! Anzi! Io sono molto più buono del prof, ne faccio passare almeno un 20% in più! Cerco di salvare il salvabile, insomma..

Comunque la meccanica quantistica non ti deve affatto fare paura! È una disciplina davvero interessante!

Praticamente è una teoria della fisica moderna che descrive il comportamento della materia, della radiazione e delle loro reciproche interazioni, con riferimento a particolari fenomeni tipici delle scale di lunghezze o di energie subatomiche.

Mi spiego meglio, praticamente noi descriviamo la materia sia come fenomeno ondulatorio che come particella. È un dualismo che la meccanica razionale non ammette, ma che ha spiegato molti fenomeni altrimenti inspiegabili.

Comunque non voglio annoiarti! Non lo so, ti immaginavo come una scrittrice di fiabe! Hai presente quando pensi ad una persona e t’immagini un po’ come potrebbe essere? Magari poi scopri che non c’entra nulla con quello che pensavi, come in questo caso..

Certo che conosco la Austen e ho anche letto ‘Orgoglio e pregiudizio’ con la prof d’inglese al liceo! Quindi tu vai alla ricerca di un Mr Darcy(si chiamava così, vero?)oppure lo lasci alla tua protagonista?

Come mai esiste l’usanza del doppio nome dalle parti di tuo padre? Di dov’è?

 

PS: Sorrento.. mi ricorda Caruso, una bellissima canzone.

 

 

Non gli sembrò di aver detto nulla di così terribile da non meritare più alcuna risposta. Fece un sospiro rassegnato, forse non avrebbe dovuto scrivere della Meccanica quantistica.

“Certo! Le sarai sembrato un secchione noioso!” si disse sbuffando. Il problema era che lui era un secchione noioso, come poteva non sembrare tale?

Riprovò ad aggiornare di nuovo la pagina e chiuse gli occhi mentre cliccava sul pulsante ‘refresh’.

“Ti prego, ti prego! Dimmi che hai risposto!” mormorò intanto che riapriva gli occhi.

La sua casella e-mail era ancora vuota e Tommaso si rabbuiò, convincendosi che non avrebbe ricevuto più una risposta da Micaela.

Si alzò e uscì dal suo, per così dire, ufficio e andò a prendere un caffè al bar di facoltà.

“Un caffè macchiato, per favore” ordinò al bancone e rimase in piedi ad aspettare.

Si voltò verso sinistra e vide il Lavagnini dare un morso ad una brioche alla crema intanto che leggeva il giornale. L’uomo voltò la pagina de “La Repubblica” e incontrò lo sguardo del giovane assistente.

“Parisi, hai una brutta cera! È successo qualcosa?” gli domandò e lo invitò a sedersi, l’assistente si sedette posando la tazzina di caffè davanti a sé.

Tommaso finse di girare lo zucchero, che non aveva usato, nella tazzina e fece spallucce. “Buongiorno professore. Non è successo nulla, si figuri”

L’uomo inarcò un sopracciglio. “Ne sei convinto? Fammi indovinare! Hai un problema con una fanciulla” ipotizzò facendo pressione sulla parola ‘fanciulla’.

Tommaso rise e si rese conto di essere ormai un libro aperto per il Lavagnini.

“Ho colto in pieno, eh?”

Il ragazzo bevve un sorso del suo caffè e annuì. “Io e questa ragazza non ci conosciamo molto, ma credo che lei non sia molto interessata a me”

Il Lavagnini fece una smorfia. “Se ‘un sa riconoscé un bravo ragazzo, ci perde solo lei”

Tommaso rise, quando il suo professore tirava fuori l’accento toscano, gli veniva sempre da ridere.

“Beh, perlomeno ti ho tirato su il morale” commentò l’anziano professore sorridendo a sua volta.

L’assistente annuì e si congedò dal professore dicendogli che aveva fissato un ricevimento studenti per quella mattina, l’anziano annuì e riprese a leggere il suo giornale.

“A dopo, Parisi, e non ci pensi più alla ragazza” gli suggerì senza nemmeno alzare lo sguardo dalla sua lettura intanto che Tommaso andava via.

 

Ritornò nel suo sgabuzzino che era tremendamente in disordine e decise di dargli una ripulita, con la sola intenzione di stare lontano dal PC.

Sistemò i libri, sparsi un po’ ovunque, negli scaffali della sua libreria, buttò via alcune cartacce e penne non funzionanti e riordinò il cassetto della scrivania  contenente gli altri oggetti di cancelleria.

Mancava ancora una quindicina di minuti all’inizio del ricevimento e, non riuscendo a trattenersi dalla curiosità, controllò di nuovo la posta elettronica.

Questa volta vi trovò una piacevole sorpresa, infatti la casella dei messaggi ricevuti segnalava l’arrivo di un nuovo messaggio da parte di Micaela, Tommaso esultò e cliccò sull’e-mail.

 

A: tommasoparisi@yahoo.it

 


Cc/Ccn:

 


Oggetto: Re: Re: Re: Heylà!

 


Scusami se ci ho messo così tanto a rispondere ma ero al lavoro.

Mi dispiace procurarti questa grande delusione, ma io non ci ho proprio capito nulla sull’oggetto di studio della Meccanica quantistica! Sono proprio ignorante in materia!

Davvero la tua prof d’inglese vi ha fatto leggere ‘Orgoglio e pregiudizio’? Grande! Deve essere un’ottima insegnante! Qual è il tuo genere preferito di libri? Il mio ormai lo sai J

Comunque mio padre è argentino, di Buenos Aires più precisamente, e lì è molto frequente che ai propri figli si diano due nomi. Io ho la doppia cittadinanza, tra l’altro, anche se lo spagnolo, purtroppo, non lo parlo bene!

Non sono alla ricerca di un Mr Darcy(sì, si chiama così), ormai arrivata a 25 e passa anni, mi sono rassegnata all’idea che purtroppo non esiste e, di conseguenza, con grande rammarico, lo lascio alla mia protagonista.

Quindi mi pensavi, eh? Lo hai ammesso prima, non ti tirare indietro ora!

 

PS: Anche io penso che Caruso sia una bellissima canzone.

 

 

Finì di leggere l’e-mail e sentì il sangue confluire nelle sue guance colorandole di rosso. Certo che la pensava, la pensava sempre.

Lo rendeva curioso in un modo indescrivibile, più leggeva di lei e più voleva sapere. Si trovò ad immaginare come potesse essere fisicamente: essendo figlia di un argentino, la immaginò riccia e scura.

Sarà davvero così? Su una cosa Tommaso avrebbe messo la mano sul fuoco, era sicuramente bellissima.

Scosse una mano davanti al viso come per scocciare quel pensiero e rispose all’e-mail.

 

A: micaela.deblasio@gmail.com

 


Cc/Ccn:

 


Oggetto: Re: Re: Re: Re: Heylà!

 


Davvero tuo padre è argentino? Fico! Andate mai in visita da quelle parti? Com’è Buenos Aires?

Comunque non preoccuparti per la meccanica, insomma non è così importante che tu sappia quello che faccio! Diciamo che insegno fisica e basta!

Il mio genere di libri preferiti? Mmm.. non ne ho uno, per quanto riguarda la lettura, sono abbastanza versatile e se devo essere totalmente sincero, credo di non avere nemmeno un libro preferito!

Ultimamente ho letto ‘Inferno’ di Dan Brown e ‘Preda’ di Crichton. Ecco, forse Crichton può essere considerato uno dei miei autori preferiti.

Mi dispiace che tu abbia smesso di cercare un Mr Darcy. Secondo me, non ti dovevi arrendere! Uno dei vantaggi dell’età contemporanea è che una donna deve aver superato almeno i 40 anni prima di essere considerata zitella, quindi puoi ancora dedicare molto tempo alla tua ricerca e chissà magari lo trovi anche il tuo Darcy!

 

PS: Non mi tiro indietro e ammetto che ti ho pensato, tu no?

 

 

Fu molto indeciso sull’ultima frase, si domandava se non stesse esagerando, ma la tentazione era troppo forte e, in ogni caso, era stata lei a metterlo per prima in imbarazzo, anche se non poteva saperlo.

Gongolò per aver ricevuto una risposta da Micaela per tutta la giornata, elargendo sorrisi a destra e a manca, al punto che i suoi studenti si domandarono nel vederlo così felice e rilassato se il Parisi non avesse fatto uso di stupefacenti quella mattina.

                  

*

 

Micaela era sdraiata sul suo letto e fissava il soffitto continuando a  pensare a quella frase: “Non mi tiro indietro e ammetto che ti ho pensato, tu no?”

Non appena aveva finito di leggere l’e-mail, era arrossita terribilmente. “Se volevi mettermi in imbarazzo, ci sei più che riuscito” aveva detto immaginando di averlo di fronte.

Non avrebbe dovuto avere dubbi, lo aveva pensato continuamente; anche lei era curiosa di sapere di più, di sapere come fosse esteticamente.

Aveva provato ad immaginarlo nella sua testa ma non ci era riuscita. Cosa che la lasciò sorpresa dal momento che solitamente la sua immaginazione non aveva confini: lei fantasticava in continuazione su luoghi, persone, oggetti che non aveva mai visto o che, con buona probabilità, nemmeno esistevano.

Tuttavia, Micaela non riusciva ad immaginarlo perché Tommaso era reale, non uno dei personaggi dei suoi libri o di quei romanzi che era solita divorare.

Lui esisteva e avrebbe potuto incontrarlo in qualsiasi momento e questo inevitabilmente la rendeva insicura; e se accettasse di incontrarla e lei non gli piacesse?

“Che importa se non gli piaccio? Pazienza, ne troverei un altro. Magari è lui quello brutto!” rifletté ad alta voce storcendo il naso.

Ma mentiva a sé stessa, in realtà aveva molto importanza perché quel ragazzo, con sole tre e-mail, era riuscito a convincerla che forse il suo Mr Darcy esisteva e che non fosse così irraggiungibile, come credeva.

Si alzò dal letto e riprese il pc, non gli aveva ancora risposto.

 

A: tommasoparisi@yahoo.it

 


Cc/Ccn:

 


Oggetto: Re: Re: Re: Re: Re: Heylà!

 


Sì, sono stata spesso a Buenos Aires ed è davvero bella come città! Sai, mio padre abita lì, quindi, almeno una volta l’anno, vado a trovarlo, anche se, con la crisi di questi ultimi anni, non sono riuscita a raggiungerlo e sono già due anni che non ci vediamo.

Anche lui se la sta passando maluccio(la crisi è ancora forte in Argentina)e ha dovuto rimandare il viaggio due volte.

Devo confessarti che io sono nata da un’avventura, so che non è bello dirlo, però è la verità. I miei sono stati insieme per un po’ di tempo quando mio padre si trasferì a Sorrento(voleva imparare a cucinare la vera pizza napoletana, o almeno così dice lui).

E’ vissuto in Italia per quattro anni e, durante il suo ultimo anno di permanenza nel Bel Paese, si è frequentato con mia madre per un paio di mesi; la loro storia, infatti, finì senza rimpianti da parte di nessuno dei due.

Tuttavia quel “fugace amore”(così l’ha definito mia madre, adesso hai capito da chi abbia preso il romanticismo, vero?) che si è consumato in  poco, è riuscito comunque a legarli per tutta la vita dato che sono nata io J

Non hanno mai provato a stare insieme, hanno capito ben presto di essere incompatibili, però hanno una bellissima amicizia e stare tutti e tre insieme non è mai stato imbarazzante.

Ammetto che quando ero piccola è stato piuttosto difficile capire ed accettare che i miei non stessero insieme ma, considerando il numero di matrimoni falliti perché non voluti, sono contenta che abbiano capito che non dovevano costringersi ad una vita infelice solo perché c’ero di mezzo io.

L’unica cosa che mi dispiace di tutta questa storia è che mia mamma non si è mai più risposata, mentre mio papà convive con una donna, Melina, da ormai ben dieci anni. Io voglio molto bene a Melina, sono una bella coppia ed è come se avessi una seconda mamma.

Bene, chiudo con la telenovela della mia famiglia e torno a te.

Crichton, eh? Chissà come mai non mi sorprende questa tua scelta! Comunque mi fa piacere che tu sia versatile, così ti posso consigliare dei libri. In questo periodo sono fissata con Isabel Allende, quindi ti consiglio “Paula”, è davvero bellissimo.

Credo che tu abbia ragione, sono ancora giovane e posso permettermi di cercare Mr Darcy, tu ne conosci qualcuno? 

PS: Nemmeno io mi tiro indietro e ammetto che anche io ti ho pensato.

 

 

Finì di scrivere, abbandonò di nuovo il pc, e ritornò a sdraiarsi al suo letto. Era stanchissima, chiuse gli occhi e in un baleno si addormentò.

 

 

*

 

Tommaso decise di fare una capatina al Modus Vivendi quella sera. Non per mangiare, purtroppo con il suo stipendio da ricercatore universitario si poteva concedere al massimo un pasto al ristorante alla settimana. Aveva deciso di andare al ristorante per parlare con Carmen, voleva aggiornarla sulle novità poiché era l’unica che sapesse della sua infatuazione per centralinista bolognese.

E chissà magari la donna gli offriva anche un bicchiere di vino o due mentre chiacchieravano.

Quando giunse in prossimità del ristorante, vide Carmen fumare fuori una sigaretta.

“Sei minuti in meno” la rimproverò, lo faceva sempre ogni volta che la vedeva fumare ed, ogni volta, la donna diceva che era l’ultima.

“Giuro che questa è l’ultima!” ripeté infatti anche questa volta. Tommaso rise e scosse la testa sorvolando sulla bugia.

“Ho novità!” esordì mostrandosi subito entusiasta, anche Carmen volle immediatamente saperne di più e gli disse di raccontarle ogni dettaglio.

“Sono riuscito a contattarla e ora ci sentiamo per e-mail” iniziò a raccontarle, la donna sorrise e annuì elettrizzata invitandolo a parlare.

“Si chiama Micaela, abita a Bologna, ma è originaria di Sorrento, una città della Campania. È laureata in Lettere Moderne e sta scrivendo un romanzo storico, ispirato ad “Orgoglio e pregiudizio”, conosci?”

Carmen gli lanciò un’occhiataccia, anche se faceva la cameriera e non aveva mai studiato all’università, un minimo di cultura generale l’aveva. “Certo che lo conosco!”

Tommaso sorrise e si scusò. “E’ figlia di un argentino, infatti ha due nomi, l’altro è Teresa. Sua madre invece è campana di origine. Per il momento non so altro” concluse il racconto.“Le ho scritto un’e-mail ma non so se mi ha risposto”

“Usa il mio cellulare, dai! Vediamo se ti ha risposto!” suggerì e allungò verso di lui il suo smartphone.

Il giovane fisico rimase impalato davanti al telefono, lui e il touch screen si odiavano nel profondo.

“Non ne sei capace?” lo prese in giro Carmen che si riappropriò del cellulare; chiese a Tommaso quale fosse il suo account mail e andò sulla pagina di Yahoo.

“L’e-mail è tommasoparisi@yahoo.it, mentre la password è dondola” le disse quando fu sulla pagina.

“Dondola?”

Tommaso strinse le spalle. “E’ la prima cosa che mi era venuta in mente”

Nel frattempo, la pagina aveva caricato e Carmen sorrise maliziosa. “Ti ha risposto!”

Tommaso si precipitò subito sul cellulare e quasi lo strappò di mano alla cameriera che scoppiò a ridere.

“Allora che ti dice?”

La donna si spostò dietro le spalle del ragazzo e sbirciò il contenuto dell’e-mail. “Wow! Ti sei trovato una con una storia famigliare piuttosto intrigante! Sembra un film” commentò quando lesse la storia dei genitori della De Blasio.

Tommaso annuì divertito, anche se si rabbuiò al pensiero che suo padre avrebbe sicuramente detto che Micaela fosse una donna da non frequentare considerato che non solo era nata fuori dal vincolo del matrimonio ma i suoi genitori non si erano nemmeno degnati di sposarsi dopo, decidendo di restare solo amici per giunta.

“Comunque hai colto la sfida?” le domandò la donna. L’assistente aggrottò la fronte confuso, quale sfida?

“Ti sta dicendo che vuole che tu sia il suo Mr Darcy!”  trillò entusiasta e cominciò a fantasticare su quanto sarebbero stati carini insieme. “E poi ti ha scritto che anche lei ti pensa! Che carina!”

Tommaso scoppiò a ridere di fronte alla reazione di Carmen, anche se lui non aveva affatto colto questa fantomatica sfida nelle parole di Micaela. “Dai, aiutami a risponderle” le propose e la donna accettò più che volentieri.

 

A: micaela.deblasio@gmail.com

 


Cc/Ccn:

 


Oggetto: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Heylà!

 


Wow! Mai pensato di scrivere un romanzo sulla storia dei tuoi? Secondo me potrebbe diventare un vero successo! Credo che ne uscirebbe anche un film J

Comunque hai perfettamente ragione, i tuoi sono da ammirare per aver capito che può capitare che nasca un figlio da un’avventura, ma questo non implica che si debba per forza restare insieme.

Ciò che conta è il rispetto verso l’altro e, soprattutto, l’amore per il proprio bambino, in questo caso, bambina.

Leggerò più che volentieri il libro che mi hai consigliato! Tu devi essere un’esperta di libri, quindi mi fido se dici che è bellissimo :D

Mi dispiace, ma non conosco nessun Darcy! Però se lo incontro, ti faccio un fischio.

Parlando di musica! Che ascolti? Hai qualche gruppo, genere preferito? Io sono per il rock, infatti, suono la chitarra elettrica, a tempo perso ovvio! Non sono poi così bravo!

Però ascolto di tutto, anche la musica classica! Beh, quasi tutto, la house non la sopporto.

 

PS: E’ bello sapere che anche tu mi pensi..

 

 

Rilesse l’e-mail insieme a Carmen che la trovò perfetta ed inviò. A quel punto, uscì il proprietario del ristorante che rimproverò la donna sostenendo di non averla assunta per fare quattro chiacchiere in compagnia dei clienti e Carmen dovette rientrare, lasciando da solo Tommaso che continuò a pensare se effettivamente Micaela gli avesse lanciato la sfida, di cui parlava la sua amica.

 

*

Angolo autrice:

Salve mie care c:
Vi piace il nuovo banner? Ogni tanto ne avremo uno nuovo! Insomma, man mano che si va avanti con la storia!
Inutile dirvi che spero che vi piaccia, vero? In questi capitoli potremo vedere l'evoluzione della storia. Entrambi sono abbastanza "timidi", ecco, dunque ci vanno piano, molto piano XD
Bene, vi ringrazio ancora per la vostra accoglienza :) siete tutte carinissime! soprattutto le mie commentatrici *--*
Alla prossima!

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Capitolo 6
*** Surprise! ***


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Surprise!

 

 

Micaela e Tommaso continuarono a scambiarsi e-mail, che diventarono sempre più lunghe e ricche di particolari e domande, per circa tre settimane.

Scoprirono di avere molte cose in comune, come la passione per l’Espressionismo e per il cinema d’essai, meglio noto come il cinema d’autore, di amare anche gli stessi registri, ovvero Woody Allen e Ferzan Ozpetek, e di non avere “particolare” interesse per lo sport.

Entrambi nutrivano lo stesso desiderio di visitare il Marocco e si promisero che sarebbero andati insieme un giorno.

Tommaso le raccontò della sua passione per le stelle, che non aveva smesso di coltivare nonostante il suo interesse per la Meccanica quantistica, mentre Micaela di quella per la pittura d’olio che, a causa dell’università e del lavoro, aveva un po’ trascurato.

Si raccontarono anche dei rispettivi coinquilini, scoprendo che avevano diverse cose in comune anche loro, come la tendenza a non ripulire mai il bagno dopo averlo usato e a comprare quantità smisurate di cibo che non consumavano; sia Tommaso che Micaela sorvolarono su alcuni dettagli, come il fatto che Daniele gli organizzava appuntamenti al buio almeno una volta alla settimana, mentre Micaela evitò di raccontargli che dormiva in un letto matrimoniale assieme a Giacomo.

E a questo punto, essendo ormai appurato che intrattenevano una fitta corrispondenza, ma soprattutto che era nata una bella amicizia, Tommaso pensò che avrebbero potuto scambiarsi i numeri di telefono ed era proprio quella la proposta che Micaela stava leggendo con la bocca spalancata davanti al PC quando Giacomo entrò nella loro stanza.

“Ma ti sei trovata un pen friend?” domandò l’aspirante filosofo con il suo perfetto accento inglese, infatti, Giacomo, nonostante all’università non combinasse gran che, conosceva molto bene, oltre all’inglese, anche lo spagnolo e il francese, grazie ai suoi frequenti viaggi, finanziati anche questi dai suoi genitori.

Micaela si voltò verso di lui e si mordicchiò le labbra, era molto indecisa se raccontargli la storia o meno, ma ormai l’aveva scoperta, quindi tanto valeva riferirgli tutto.

“Oddio! Fa molto ‘Serendipity’ questa storia!” esclamò alludendo ad un film che avevano visto di recente in cui i protagonisti s’incontravano per caso in una sera, decidendo di affidarsi al destino per un loro secondo incontro, che avvenne, ancora una volta per caso, diversi anni più tardi. “E lui com’è?”

Micaela fece spallucce e confessò non si erano ancora scambiati delle fotografie.

Giacomo sgranò gli occhi. “Ma non vuoi sapere com’è? Cerchiamolo su Facebook”

La ragazza scosse la testa. “Non ce l’ha..”

“Mmm.. hai detto che è un assistente, magari compare in qualche foto dell’università. Cerchiamolo su Google” suggerì a quel punto il suo coinquilino, che era davvero curioso di scoprire che aspetto avesse il pen friend della sua migliore amica.

S’impossessò del PC e iniziò a digitare sulla tastiera. “Allora Tommaso Parisi, facoltà di Fisica, Università degli Studi di Milano” rilesse mentre inseriva quelle poche informazioni sul motore di ricerca Google Immagini.

“Dovrebbe essere lui” commentò guardando la fotografia di un ragazzo che non poteva dimostrare più di venticinque anni in piedi accanto ad un uomo anziano con la barba piuttosto folta, che non era altri che il suo mentore, il professor Lavagnini, come Micaela scoprirà più tardi.

“E’ carino, anche se sbarbato sembra più piccolo” osservò Giacomo e si voltò verso l’amica che continuava a fissare la fotografia con un’espressione che il ragazzo non riuscì a decifrare. “Non ti piace? È riccio e moro come piace a te..”

Micaela scosse la testa e arrossì. “No, in realtà mi piace” ammise e si riappropriò del portatile sistemandolo sulle sue gambe.

“Tra due giorni compirà gli anni, ne fa ventisette” raccontò a Giacomo che iniziò a sghignazzare.

“E tu come regalo gli farai il dono del tuo corpo?”

La centralinista lo fulminò con lo sguardo e gli diede una botta in testa. “Sei un cretino!”

“Non ci siamo nemmeno scambiati i numeri, anche se io il suo ce l’ho..”

Giacomo roteò gli occhi. “E cosa aspetti a darglielo? Sono tre settimane che vi scambiate e-mail!”

“Lo so, anche lui me l’ha chiesto nell’ultima e-mail, ma io..”

“Tu cosa? Non sei sicura?”

Micaela posò il PC sul letto e iniziò a cambiare avanti ed indietro come faceva quando era nervosa. “Io sono sicura ma, se ci scambiamo i numeri, presto o tardi vorrà che ci incontriamo”

Giacomo inarcò un sopracciglio. “E qual è il problema? Tu non lo vuoi incontrare?”

La ragazza si bloccò, boccheggiò senza riuscire a dire una parola, facendo subito capire al suo coinquilino, che ormai la conosceva più di chiunque altro, quale fosse il problema.

“Ho capito.. Tu hai paura di non piacergli!” dedusse leggermente seccato, la sua insicurezza lo faceva sempre incavolare.

Micaela si umettò le labbra e annuì. “A me piace davvero, mi piaceva prima ancora di sapere come fosse. Sinceramente ci rimarrei davvero male se si rovinasse tutto per una cosa così banale come l’estetica”

Giacomo fece un sospiro rumoroso. “Premesso che l’estetica non è affatto una cosa banale, anzi direi che è piuttosto importante. Ma a parte questa considerazione su cui, credo non troveremo mai un accordo, sono sicuro che gli piacerai”

La centralinista increspò le labbra e si sedette accanto a lui. “Come fai a dirlo?”

“Perché tu sei molto bella e, a mio avviso, quello è già cotto quindi ti troverebbe bellissima in ogni caso” la incoraggiò posandole un braccio attorno alle spalle.

Micaela sorrise e si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Grazie” mormorò.

“Figurati, comunque io ora devo scappare. Ho un esame” la informò prendendo la sua borsa a tracolla.

“Storia?” chiese Micaela facendo un sorriso malizioso.

Giacomo annuì. “Questa volta me lo porto a casa, vedrai” affermò con una sicurezza, che mai prima d’ora aveva mostrato, e uscì di casa.

 

*

 

Due giorni più tardi, Tommaso era sdraiato su una delle panchine della facoltà di Fisica a godersi un po’ di sole, piuttosto raro a Milano, dopo aver finito il suo pranzo al sacco.

Non doveva tenere nessuna lezione quel pomeriggio, quindi sarebbe rimasto in facoltà a correggere la pila di prove in itinere dei suoi studenti del corso di Meccanica.

Compito che doveva essere del Lavagnini, ma che l’anziano professore aveva affidato al giovane assistente affinché facesse pratica. “L’anno prossimo ti toccherà farlo, quindi perché non cominciare già da quest’anno?” gli aveva detto con molta nonchalance posando una pila altissima di fogli sulla scrivania di Parisi per poi tornarsene nel suo ufficio a godersi il suo adorato Mozart in santa pace.

Normalmente Tommaso non avrebbe avuto nulla da replicare, tuttavia riconobbe di non essere particolarmente esaltato dalla prospettiva di dover passare il proprio compleanno a correggere compiti d’esame.

Stava organizzando mentalmente il resto della sua giornata quando il suo retrodatato cellulare squillò.

Non riconobbe il numero che comparve sul display e fu tentato di non rispondere, ma poteva essere qualcosa di urgente e perciò decise di farlo.

“Pronto?”

“Buon compleanno, signor Parisi!” risuonò cristallina la voce di Micaela nel suo orecchio.

Per un attimo, al giovane fisico sembrò di avere un mancamento. Era davvero lei? Lo aveva davvero chiamato?

“Tommaso, ci sei?” domandò la scrittrice chiedendosi se per caso non avesse sbagliato numero. “Sono io, Micaela”

Parisi sbatté le ciglia nel tentativo di costringersi a reagire e annuì. “Sì, lo so. Ho riconosciuto la tua voce, te l’ho detto, la riconoscerei ovunque”

La ragazza dall’altro capo della linea arrossì leggermente. “Buon compleanno”

Non riusciva a crederci di stare al telefono con lei, era così piacevole sentire la sua voce. “Grazie”

“Cosa farai oggi di bello?” domandò in seguito.

Tommaso fece spallucce. “Nulla, io non festeggio mai il compleanno..”

“Ma come? Perché non lo festeggi? Ma nemmeno da piccolo?”

L’assistente rimase un attimo in silenzio, come avrebbe potuto mai festeggiare il suo compleanno quando questo coincideva con l’anniversario di morte di sua mamma? Ovviamente Micaela non poteva saperlo e, in questo momento Tommaso preferiva non raccontarglielo, perciò s’inventò una scusa.

“No, nemmeno da piccolo. In famiglia non festeggiamo i compleanni, è una nostra abitudine”

Micaela sbarrò gli occhi. “Abitudine un po’ scema. Festeggiare il proprio compleanno è fantastico. Se fossi lì, lo festeggeremmo” disse senza pensarci.

Le guance di Parisi avvamparono e ancora una volta non riuscì a dire nemmeno una parola, per sua fortuna, ci pensò di nuovo Micaela a parlare. “Quindi questa sera che farai? Ti concederai una delle tue playlist –sapeva delle mille playlist che Tommaso aveva creato su Youtube- e poi andrai a nanna?”

“Magari! Passerò tutta la serata a correggere i compiti di Meccanica. Abbiamo permesso agli studenti di sostenere una parte dell’esame durante il corso e il Lavagnini ha deciso che dovrò correggerli tutti da solo” si lamentò sbuffando. “Beh, mi ci dovrò abituare visto che l’anno prossimo il corso sarà tutto mio” aggiunse.

Micaela rimase piacevolmente sorpresa, non si sentiva molto spesso che un ragazzo a soli ventisette anni diventasse professore universitario. “Davvero? L’anno prossimo sarai il prof Parisi? Quando lo hai saputo?”

“Un po’ di tempo fa, più precisamente il giorno della nostra prima telefonata, infatti, per questo avevo chiamato, volevo dare a mia zia la notizia e il cellulare non prendeva” le raccontò ricordando l’episodio.

Micaela rise. “Allora credo di averti un po’ rovinato la giornata con le mie risposte maleducate!”

“Niente affatto” la rassicurò Tommaso, in fin dei conti, quel giorno aveva conosciuto lei e poco importava se era stata un po’ maleducata.

“Ma come mai non me l’hai raccontato prima?”

“Non volevo risultarti uno spocchioso”

“Ma va! Non mi saresti risultato uno spocchioso, anzi. Quindi starai a casa a correggere questi esami?”

“Sì, un bel regalo, quello del Lavagnini, no?” ironizzò storcendo il naso.

La scrittrice ridacchiò. “Bellissimo”

“Tu invece che farai?” le domandò Tommaso rialzandosi dalla panchina, gli era venuto mal di schiena.

“Bah, nulla di che. Credo che passerò la serata a tenere compagnia ad un mio amico- fece una breve pausa in cui Tommaso si chiese come osasse questo suddetto ‘amico’ a farsi tenere compagnia da lei- praticamente è il suo compleanno e deve correggere un sacco di compiti, quindi, credo che un po’ di compagnia gli farà piacere, ovviamente per messaggio, non vorrei che si distraesse troppo”

Tommaso sorrise e per la prima volta provò un forte desiderio di essere insieme a lei. “Insomma uno sfigato questo tuo amico”

Micaela scosse la testa divertita. “Nah, è solo uno molto intelligente”

Avrebbe voluto aggiungere che pensava che fosse anche piuttosto carino ma ovviamente non glielo confessò.

 

 

*

 

Da quella prima telefonata dalla durata di poco più di cinque minuti, ne seguirono molte altre, anche più lunghe, alcune addirittura sfiorarono le due ore di conversazione, così come i messaggi diventarono pane quotidiano per i due.

Ogni mattina Tommaso inviava il “buongiorno” a Micaela che, invece, era solita inviargli la “buonanotte”, anche quando usciva con Giacomo e rientrava alle tre di notte.

Sentirsi divenne ben presto una consolidata abitudine, come se si frequentassero da sempre, nonostante in realtà si conoscessero a malapena da poco più di un mese.

Non passava un giorno senza una telefonata e ben presto divenne palese agli occhi dei loro amici e conoscenti che avessero conosciuto qualcuno di speciale.

Fu soprattutto lampante agli occhi di Daniele che il suo caro amico Parri si fosse trovato la “ragazzetta” e, poiché lui non amava essere escluso dalla vita dai suoi amici, quella domenica mattina si alzò con l’unico obiettivo d’indagare su quella segreta vicenda.

“Sputa il rospo. Chi è? È qualcuna di quelle che ti ho presentato? Magari Cristina..” lo incalzò dopo averlo visto mandare l’ennesimo “buongiorno” alla scrittrice, aggiungendo che Cristina fosse una bomba sexy.

Tommaso arrossì, se n’era accorto. “Non è Cristina”

“Non ti piace quindi? Perché a me non dispiace affatto” gli domandò pensando a quanto si sarebbe divertito con lei.

“E’ tutta tua” rispose Tommaso muovendo una mano come per dirgli di procedere pure.

Daniele continuò a pensare a chi potesse essere. “È l’insegnante di yoga? Non ricordo il nome.. se è lei, hai fatto un’ottima scelta”

“Si chiama Roberta. E perché avrei scelto un’ottima scelta?” chiese il fisico inarcando un sopracciglio.

Sul viso di Daniele si disegnò un sorriso malizioso. “È molto elastica, sai, ci si potrebbero fare tante cosette con lei”

Tommaso fece smorfia di disgusto. “Ambrosi, fai davvero schifo”

 “Oh scusa, se ho urtato la tua sensibilità da ragazzo casto e puro”  replicò Daniele roteando gli occhi platealmente.

“Allora mi vuoi dire chi è, sì o no?”

Tommaso boccheggiò, non aveva via di scampo, doveva raccontare tutto al suo coinquilino. “Promettimi che non riderai..”

Il giovane banchiere annuì e si portò una mano sul cuore a mo’ di giuramento promettendo che non avrebbe riso. “Deduco che non sia una di quelle che ti ho presentato”

Tommaso scosse la testa. “L’ha conosciuta per vie traverse..”

 “Non ti sarai mica iscritto ad uno quei siti per cuori solitari, vero?” domandò il suo coinquilino aggrottando la fronte.

Ancora una volta Tommaso scosse la testa. “Lei è una centralinista ed io..” non fece in tempo a finire la frase che Daniele lo interruppe con un ghigno divertito stampato sul viso, era sul punto di scoppiare a ridere.

“Non dirmelo, ti prego! Non dirmi che hai chiesto il numero ad una centralinista!” affermò scoppiando in una sonora risata, non era proprio riuscito a trattenersi.

Tommaso si adombrò, sapeva che Ambrosi non sarebbe riuscito a prendere sul serio la faccenda.

“E lei te l’ha dato?” domandò quando riuscì a riprendersi.

“No, per tre settimane ci siamo sentite per e-mail” raccontò ripensando alle e-mail che erano soliti scambiarsi, un po’ gli mancavano.

“Ah, ecco! A chi scrivevi tanto spesso..” dedusse il coinquilino che cominciava a collocare i tasselli mancanti nel puzzle.

“Il 23 aprile, il giorno del mio compleanno, mi ha chiamato per la prima volta e da allora ci siamo sentiti sempre per telefono” raccontò al coinquilino che lo ascoltava attentamente. “Si chiama Micaela, originaria di Sorrento, ora abita a Bologna, dove ha frequentato l’università. È laureata in Lettere Moderne e ha circa ventisei anni, li farà ad agosto”

“Micaela? Un nome singolare” osservò l’amico.

“In realtà, è una variante del comune Michela, ed è molto diffuso nei Paesi di lingua Spagnola, infatti, è stato suo padre a sceglierlo, è Argentino”

Daniele si mordicchiò le labbra. “Mmm.. immagino la gioia del signor Parisi quando scoprirà che suo figlio sta con una di giù e che è anche figlia di un extracomunitario”

Tommaso si rabbuiò e sospirò, anche lui aveva già immaginato la “gioia” di suo padre. “Sai che a me non interessa affatto di dov’è, è una persona fantastica” ribadì in difesa di Micaela quasi la stesse proteggendo dal giovane banchiere.

“Nemmeno a me, figurati. Io non li ho mai capiti i discorsi razzisti di tuo padre” commentò leggermente schifato.

“I suoi non stanno nemmeno insieme, anzi non sono mai stati insieme. Hanno avuto una specie di avventura e sua madre è rimasta incinta” raccontò a Daniele che spalancò la bocca.

I due si scambiarono un’occhiata divertita. “Questo tuo padre non potrebbe mai tollerarlo”

Tommaso si strinse le spalle, francamente dell’opinione del padre non gli importava affatto, o almeno non per quanto  riguardava Micaela.

“E lei com’è?” domandò a quel punto Daniele intanto che mangiucchiava una fetta biscottata con la marmellata.

“Non lo so, non l’ho mai vista” confessò abbassando la testa.

Il suo coinquilino sgranò gli occhi e abbandonò la sua fetta biscottata. “Ma come? Non sei curioso di sapere com’è?”

“Sì, ovvio, ma mi sembra brutto chiederle di scambiarci una foto, potrebbe pensare che sono uno che pensa solo all’estetica” spiegò alzandosi in piedi.

“Dopo più di un mese, sei solo uno che vuole dare un volto alla donna con cui si sta praticamente frequentando” obiettò Daniele. “Ce l’ha Facebook?”

Tommaso annuì ed il coinquilino, senza nemmeno aspettare il suo consenso, afferrò il suo tecnologico i-Phone e entrò nell’applicazione. “Come si chiama? Micaela?”

“De Blasio” rispose sistemandosi dietro di lui per vedere meglio.

“Mmm.. dovrebbe essere lei. Città natale Sorrento, città attuale Bologna” lesse le due scarse informazioni che non erano bloccate; così come bloccate erano anche le fotografie del profilo, cosa che fece irritare Daniele.

Uff.. vediamo, se ha qualche immagine di copertina diversa da un cielo stellato” affermò lievemente seccato, lui non capiva proprio la privacy nei social network.

“Il meglio che abbiamo è questo” commentò indicando una fotografia dove erano ritratte tre ragazze, una era bionda e le altre due more invece.

“Sai di che colore sono i capelli almeno?” domandò a Tommaso alzando lo sguardo verso di lui che scosse la testa.

“Non ne ho idea. Secondo me è scura, insomma il padre è Argentino” suppose il giovane assistente.

“Ma che c’entra? Pare che in Sudamerica non ci siano le bionde! Comunque se è mora, ti è andata bene in entrambi i casi” commentò guardando le due ragazze che giudicò molto carine.

“Anche se io preferisco questa qui –indicò la ragazza al centro- è alta, a me non piacciono le basse”

Tommaso sorrise, a lui non importava se fosse alta o meno, anche se preferiva le ragazze bassine. “Per me sarebbe perfetta in ogni caso” ammise senza riuscire a scattare gli occhi dalla fotografia.

“Secondo me  vi dovete dare una mossa. Se proprio non vi volete ancora incontrare, magari sentitevi su Skype” suggerì.

“Tu dici? Dovrei proporglielo?” domandò con tono serio, i consigli di Daniele erano sempre validi.

L’amico annuì. “Stammi a sentire, Parri. Usate Skype - fece un sorriso vedendo l’espressione disgustata di Tommaso che odiava quelle ‘diavolerie tecnologiche’- e iniziate a parlarvi così, verrà più facile eventualmente incontrarsi se saprete chi avrete di fronte”

“Ma io nemmeno ce l’ho Skype!” protestò il fisico incrociando le braccia.

Daniele sbuffò. “Ti apri un account, Parisi”

“Ora scusami, ma mi devo fare una doccia. A dopo!” lo informò e si rinchiuse in bagno lasciando Tommaso a riflettere su quella possibilità.

 


*

Angolo autrice:

Salve, mie carissime lettrici! Como estan? Todo bien?
Sì, vi sto parlando in spanish, perché forse me ne vado lì in Erasmus!:)

Comunque un piccolo progresso nella storia fra i nostri due beniamini! Ora si telefonano e forse si parleranno anche con Skype! Chi lo sa c:

Spero di incuriosirvi sempre di più e al prossimo aggiornamento che non sarà prima di lunedì purtroppo! Giovedì parto, vado a trovare dei miei amici a Pisa e il PC rimarrà qui, a Roma!

Bene, non vi scoccio più! Grazie mille a tutti voi per il vostro affetto <3 



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Capitolo 7
*** First date ***


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First date

 

 

Qualche giorno più tardi, spinto da una morbosa curiosità di conoscere il suo aspetto e ormai convinto che l’economista avesse più che ragione, Tommaso propose alla nostra scrittrice di sentirsi qualche volta su Skype.

“Sai, io stavo pensando che.. magari, se tu vuoi.. potremmo sentirci su..” balbettò piuttosto nervoso. “Dicevo che ci potremmo sentire con quel programma.. come si chiama..”

Micaela incurvò un sopracciglio, aveva afferrato subito, voleva che si sentissero su Skype. Se lo aspettava, prima o poi avrebbe voluto scoprire come fosse fisicamente, credeva che le avrebbe chiesto una fotografia, e lei aveva anche scelto la sua più bella, ma Skype cambiava decisamente tutto. “Intendi su Skype?”

“Sì.. Skype! Non mi veniva.. a te va?”

Micaela si mordicchiò le labbra ed esitò per qualche secondo. “Sì, va bene”

“Dimmi il tuo nome che ti aggiungo” gli chiese di seguito visto che era davanti al pc.

Tommaso sbarrò gli occhi, lui ancora nemmeno aveva aperto un account. “Non mi ricordo il nome.. ti aggiungo io”

“Ok.. è mica88”  gli riferì con tono dubbioso, non le piaceva per nulla questa proposta.

“Va bene, allora ci sentiamo più tardi, su Skype anche..” buttò lì la proposta con leggero timore e imbarazzo, come avrebbe fatto un bambino che temeva di ricevere un rifiuto dalla mamma.

“Certo..” farfugliò la scrittrice, se proprio dovevano iniziare a sentirsi su Skype, tanto valeva che lo facessero quel giorno stesso.

“Allora a dopo!” trillò Tommaso ritornato di buon umore.

“A dopo, Tommy..” lo salutò con una leggera punta di tristezza che al giovane fisico, entusiasta dell’idea quale era, sfuggì.

 

 

*

 

Parisi era appena uscito dal suo sgabuzzino, improvvisamente in quel ristretto spazio gli sembrò che mancasse l’aria. Aveva finito di scrivere la relazione che avrebbe accompagnato il suo progetto di ricerca e aveva deciso di concedersi una meritata pausa.

Si ricordò che doveva anche occuparsi della faccenda dell’apertura dell’account, ritornò nel suo ‘ufficio’ e recuperò il suo portatile.

Uscì nel cortile della facoltà e si sedette su una delle panchine con il pc sulle gambe, aspettò che venisse rilevato il segnale della rete wi-fi dell’ateneo e vi si collegò.

Aspettò che la pagina di Google si caricasse e cercò il download di Skype, che impiegò buoni venti minuti per scaricarsi ed infine iniziò la procedura per aprirsi l’account, che si rivelò più ardua del previsto.

“Cosa diavolo sbaglio?” urlò al programma che segnalava l’ennesimo errore; aveva cambiato la password, il nickname, controllato di aver inserito correttamente il suo indirizzo e-mail, inserito il codice di sicurezza, ma ancora niente.

Sbuffò e fu tentato di abbandonare l’impresa, non ne era capace e la tecnologia gli si rivoltava contro. Forse intuiva l’astio che provava nei suoi confronti.

“Professor Parisi, tutto bene?” domandò una delle sue studentesse che lo scrutava corrugando la fronte e con la testa leggermente inclinata verso destra.

“Non riesco a crearmi un account Skype!” confessò sospirando rumorosamente e suscitando una leggera risata alla studentessa, che fu discreta e rise sotto i baffi.

“Se permette, glielo faccio io” si propose la ragazza.

“Davvero? Oh, sì! Ti prego! Io non sono in grado..”

La ragazza si sedette accanto a lui e prese in mano il portatile, dopo aver chiesto il permesso. “La sua fidanzata è all’estero?” si trovò a chiedere senza imbarazzarsi, dopotutto Tommaso era più grande di loro di appena cinque anni ed istaurare un rapporto formale con l’assistente, che spesso si rivelava più sprovveduto di loro, fu impossibile.

Infatti, dopo il disastroso inizio del rapporto con Parisi -classificato dai suoi studenti come il più barboso dell’ateneo- nacque una bella amicizia, alimentata dai ricevimenti allargati che Tommaso era solito tenere, in cui abbandonava le vesti del sostituto del serioso professor Lavagnini e rimaneva semplicemente Tommaso, il giovane assistente che divertiva la platea con qualche battuta che solo un altro fisico avrebbe potuto capire.

Tommaso aprì la bocca e la richiuse subito. “Non è la mia fidanzata, ma tu che ne sai?”

La studentessa scoppiò a ridere. “Beh, all’inizio del corso, il cellulare lo teneva sempre spento e in borsa, dopo un po’, ha iniziato a darci un’occhiata durante le pause tra una lezione di meccanica e l’altra e poi spesso lo abbiamo visto parlare in giro per i corridoi” spiegò la ragazza. “Da questi dati, si può facilmente evincere che lei abbia una fidanzata” concluse come se stesse analizzando un problema.

Tommaso fece una smorfia. “Caspita, la logica analitica è piuttosto radicata in voi.. comunque non è la mia fidanzata”

La studentessa annuì poco convinta. “Inserisco l’e-mail che ci ha dato?”

Il fisico annuì. “Non darmi del lei, insomma, mi stai creando l’account Skype e abbiamo appena discusso delle mie relazioni sentimentali” le disse sorridendo.

Anche la ragazza sorrise. “Va benissimo, prof. Comunque che nickname ha.. scusa.. che nickname hai scelto?” domandò in seguito.

“Tommaso Parisi, non va bene?” chiese facendo spallucce.

La studentessa scosse la testa. “E’ troppo serio! Uno un po’ più informale?”

“Mmm.. Parri!” esclamò usando il soprannome che gli aveva affibbiato Daniele durante il primo anno di liceo.

“Perfetto! Il tuo account Skype è stato creato” lo informò dopo aver verificato che il profilo skype si fosse attivato.

Il fisico la ringraziò e la studentessa gli restituì il PC, dopodiché fece per andarsene quando Tommaso la chiamò di nuovo. “Scusa, non è che mi aggiungeresti..ehm..” le chiese imbarazzato.

La ragazza annuì divertita. “Come si chiama?”

“Mica88”

La studentessa digitò il nickname di Micaela e l’aggiunse. “Ecco, è fra i contatti. Questo mi frutterà qualche punto all’esame?” domandò facendo un sorrisetto malizioso.

Tommaso rise. “Non credo che sia corretto nei confronti degli altri”

 “Peccato.. ” rispose sorridente la studentessa facendo spallucce e si alzò dalla panchina dopo averlo salutato.

“Prof?” lo richiamò prima di andarsene.

Tommaso alzò lo sguardo dallo schermo. “Dimmi”

“È carina la tua amica” affermò calcando particolarmente sulla parola ‘amica’ e rendendo consapevole Tommaso della foto profilo di Micaela.

Il fisico sorrise a trentadue denti nel vedere la fotografia; aveva ragione, era mora e anche un po’ bassina, esattamente come piaceva a lui.

 

*

 

Micaela era a casa di Federica, la sua collega di lavoro, che l’aveva invitata per un caffè, sostenendo di dover parlarle di Fiorini.

“È una cosa seria, potresti venire?” le aveva detto al telefono, dal tono di voce preoccupato, la scrittrice intuì che doveva trattarsi davvero di qualcosa d’importante e si recò immediatamente a casa sua.

“Allora Fede, che è successo?” le domandò intanto che la padrona di casa versava il caffè nelle tazzine.

Federica deglutì e si umettò le labbra. “Sono incinta”

A Micaela per poco non cadde la tazzina dalla mano, l’appoggiò sul tavolo e allungò una mano verso Federica che aveva gli occhi lucidi. “Quando lo hai saputo?”

“Ieri mattina. Avevo un ritardo di più di mese, mi sono insospettita e ho fatto il test” raccontò e si abbandonò ad un lungo sospiro.

“Lo hai detto a Fiorini?” chiese seria Micaela.

La giovane scosse la testa. “Ancora no. Glielo dirò domani, anche se dubito che servirà a qualcosa”

“Vuoi dire che credi che non lo riconoscerà?” esitò la ragazza a chiedere.

“Potrebbe non farlo. Se lo facesse il suo fidanzamento con Giada rischierebbe di rompersi in maniera definitiva”

Micaela spalancò gli occhi. “Fidanzamento? Si sposa?”

L’amica annuì. “Io non sono così stupida da credere che lui avrebbe davvero lasciato la sua fidanzata -fece una pausa e si corresse- promessa sposa, lo sapevo bene fin dall’inizio.

Io non sono altro che una precaria con un misero diploma di ragioniera e una famiglia non esattamente benestante, il contrario di Giada” spiegò la giovane senza riuscire a guardare negli occhi Micaela.

“Ho sempre saputo che non avrei mai ottenuto molto di più di questo e personalmente non avevo problemi. Ora tutto è cambiato, non sono più da sola e devo pensare al futuro del bambino”

Micaela annuì, si stava comportando da persona matura, proprio come si aspettava che facesse. “Devi costringerlo a riconoscerlo” ribadì con foga, doveva assumersi i suoi doveri di genitore quello stronzo di Fiorini.

Federica alzò lo sguardo verso la scrittrice e si schiarì la gola. “Miche, a che servirebbe? Accetterebbe magari di mantenerlo e poi? Pensi che verrà mai a giocarci? Pensi che sarà mai un padre?”

Si alzò dalla sedia e si appoggiò al lavello della cucina. “Io non voglio i suoi soldi, io voglio un compagno e un padre per mio figlio. Cose che lui non vorrà essere e a me quello che può offrirmi non m’interessa affatto”

Micaela si alzò a sua volta e l’abbracciò. “Ti daremo una mano noi, te lo prometto. Vedrai che andrà tutto bene” tentò di rassicurarla, anche se sapeva perfettamente che non sarebbe stato affatto facile.

Due lacrime rigarono il volto di Federica che improvvisamente sentì cadere sulle sue fragili spalle il peso enorme dello sbaglio che aveva commesso.

 “Lo spero tanto anche io” sussurrò stringendo più forte la sua migliore amica.

 

*

 

Tommaso era sdraiato sul letto intento a leggere il libro che Micaela gli aveva consigliato, aveva lasciato il computer acceso e collegato alla rete, inconsapevole che Skype si avviasse da solo.

Era completamente immerso nella lettura di “Paula” quando uno strano rumore attirò la sua attenzione.

“Cos’è questa musica?” si domandò alzando lo sguardo dal libro e notando una schermata del suo PC segnalante qualcosa che non riuscì a capire.

Si tolse gli occhiali da lettura e si avvicinò alla scrivania dove era posato il portatile e, non appena fu abbastanza vicino, si accorse che si trattava di una chiamata di Micaela su Skype.

Deglutì rumorosamente e rispose alla chiamata con una certa esitazione dopo essersi seduto sulla sedia girevole.

Il collegamento si aprì e il fisico rimase impalato davanti allo schermo, incapace di parlare o di emettere un suono di qualsiasi tipo. Era bellissima, semplicemente bellissima.

 “Tommy, ti ho disturbato?” riecheggiò la voce di Micaela dall’altra parte dello schermo.  “Tommy ci sei?”

La domanda di Micaela lo riportò alla realtà. “No no, non mi hai disturbato, ero semplicemente di là” mentì, non poteva mica confessarle che non aveva riconosciuto la suoneria di Skype.

“Ah, ok! Comunque io non ti vedo..” lo informò.

Il fisico maledisse con tutto sé stesso la tecnologia che non funzionava mai quando doveva. “Come mai? La webcam è accesa..”

Micaela si strinse le spalle. “Non so.. prova a vedere la configurazione video”

C’era qualcosa di strano nella bella voce della scrittrice, non era vivace, come al suo solito; Tommaso si fermò un secondo, mettendo da parte la configurazione video, e scrutò il suo volto. Era triste.

“Mica, qualcosa non va?” le domandò preoccupato.

Micaela si sorprese che fosse in grado di cogliere i suoi cambiamenti di umore. “Al dire il vero, no..” gli confessò portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

“Ne vuoi parlare?”

La scrittrice annuì. “Si tratta di Federica, la mia amica..” iniziò il racconto, il fisico riprese ad armeggiare con il programma alla ricerca delle impostazioni video intanto che ascoltava. “E’ incinta”

“Ed è una cosa brutta?” chiese un po’ confuso. Nel frattempo aveva trovato le impostazioni video e il fisico gioì in modo pacato.

“No, ma vedi, la storia di Fede è un po’ come quella di mia mamma, solo che lei crede che lui non si prenderà le sue responsabilità” sintetizzò la questione Micaela. “A me dispiace moltissimo, è un anno più grande di me, affrontare una gravidanza da sola non sarà facile”

Tommaso annuì. “Sì, non sarà affatto facile, comunque lui è un vero stronzo”

Finì di pronunciare la frase e notò Micaela sorridere e salutarlo con un gesto della mano. “Ciao! Ora ti vedo”

“Ciao..” la salutò un po’ imbarazzato.

“Quindi questo sei tu! Pensavo peggio! Mi è andata bene..” scherzò la ragazza che, in realtà, lo trovava davvero bellissimo, le fotografie non gli rendevano giustizia.

“Sei cattiva! Comunque sì, questo sono io.. e questa è la mia camera” le disse indicando con un dito alle sue spalle.

“Fammela vedere”

“Ok, ti faccio fare un giretto turistico allora”

Si alzò con il portatile in mano e le mostrò la stanza intanto che la descriveva. “Questa è la libreria, come puoi notare, è piena di noiosi libri di fisica”

Micaela rise. “C’è anche qualche cd!” osservò indicando con un dito.

“Sì, prima di scoprire Youtube, li compravo!” confessò il fisico ridendo. “Uno è un CD di Marlene Kuntz, l’altro un Greatest Hits dei Queen”

La ragazza increspò le labbra. “Bleah per i Marlene, ottimo per i Queen”

“Dai, i Marlene sono bravi, comunque fa nulla.. Allora, questo è il letto con la trapunta che si tramanda da generazioni in famiglia! L’ha cucita mia nonna materna, l’ha usata sia mia mamma che sua sorella gemella” raccontò mostrando una trapunta a quadretti rossi e verdi. “Ovviamente, l’hanno usata in tempi diversi”

“Tua mamma ha una sorella gemella? Ah, comunque bella trapunta!” s’incuriosì Micaela, non le parlava mai molto della signora Parisi.

Tommaso si rabbuiò, non gli aveva ancora raccontato della morte di sua madre; si sedette sul letto e posò il portatile sulle sue gambe. “Mica, c’è una cosa su mia mamma che non ti ho detto” esordì titubante.

L’espressione di Micaela si fece seria. “Cosa?”

Il giovane assistente fece un sospiro. “Mia mamma è morta dandomi alla luce” disse d’un fiato, gli era molto difficile parlarne.

La ragazza si mordicchiò le labbra, ora capiva perché le parlava sempre poco di sua madre, non l’aveva mai conosciuta, e perché non festeggiasse il suo compleanno. “Oh.. mi dispiace molto, Tommy”

Tommaso abbozzò un sorriso e cambiò argomento. “Sto leggendo Paula, hai ragione, è davvero bellissimo”.

“Visto? Io do ottimi consigli.. Non mi hai fatto finire di vedere la camera comunque”

“Sì, giusto. Poi tocca a te però” affermò e si alzò di nuovo dal letto.

“Va benissimo. Porti gli occhiali! Lo sapevo!” esclamò dopo averli notati sul letto.

Tommaso aggrottò la fronte. “Perché lo sapevi?”

“Perché sei un secchione e tutti i secchioni portano gli occhiali” gli disse ridendo.

“Non sono un secchione!” si difese il fisico. “Comunque questa è la mia scrivania e, come puoi notare, ecco il nostro quadro preferito “Scena di strada berlinese” di Kirchner” .

Indicò la riproduzione appesa alla parete bianca, come quelle del resto della stanza che la scrittrice trovò un po’ impersonale, e Micaela fece un gesto di approvazione con il capo.

Ich liebe es

Lui si mosse verso la finestra e l’aprì facendo entrare un leggero vento di metà maggio che gonfiò debolmente le tende. “Parli il tedesco? Questa è la vista dalla camera”

“No, solo qualche frase. Hai la vista su un parco? Bellissimo! Comunque sei un secchione”

“Basta con questa storia che sono un secchione!” si lamentò divertito. “Comunque.. sì, è una vista davvero carina considerando che abito a Milano. Comunque adesso tocca a te!” le ricordò e riportò il PC sulla scrivania risedendosi sulla sedia.

“Allora.. alle mie spalle, come puoi notare, c’è la libreria piena di noiosi libri di letteratura” esordì ripetendo le parole di Tommaso e alzò meglio il computer perché Tommaso vedesse il contenuto della libreria.

Il fisico notò un mobile piuttosto strano in legno a forma di totem indiano e s’incuriosì. “Cos’è quel coso accanto?”

“Oh! È un porta-cd di Giacomo, l’ha recuperato in uno dei suoi viaggi” spiegò con noncuranza.

“Perché sta in camera tua?”

Micaela si passò una mano fra i capelli, indecisa se raccontargli la verità o meno, optando in conclusione per una bugia. “Nella sua non c’è spazio”

“Comunque, accanto alla libreria, c’è il mio personale “angolo dei ricordi”, mi riferisco alla bacheca dove ho appeso cartoline, fotografie, lettere, biglietti del cinema o teatro, anche scontrini, sai cose così..” raccontò al fisico che l’ascoltava. “Io conservo tutto”

Tommaso rise e le chiese di fargli vedere una delle fotografie più da vicino visto che, a causa delle pessima qualità video, non riusciva a distinguere nulla, figuriamoci le figure.

Micaela si alzò e andò verso la bacheca, dando le spalle al giovane, che poté ammirare meglio la sua figura che Tommaso reputò piuttosto minuta e aggraziata. Notò anche che portava i capelli molto lunghi, infatti,  arrivano a metà schiena formando boccoli larghi alle punte.

Intanto Micaela, dopo qualche secondo di riflessione, pescò una delle fotografie, che la ritraeva durante la sua vacanza a Londra di due anni fa, e ritornò al PC.

Mostrò la fotografia, avendo cura che non risultasse sfocata, e domandò all’amico se riconosceva il posto dov’era stata scattata la fotografia. “Allora questa sono io.. vediamo se indovini..”

“Al St James Park?” rispose prontamente il fisico che era stato nella capitale inglese diverse volte e riconobbe uno dei tanti ponticelli del rinomato parco inglese.

“Esatto! Hai visto quanto sono bella con il mio cappello con il pon pon?”  scherzò scoppiando a ridere.

Tommaso pensò che era bellissima qualsiasi cosa indossasse e ci tenne a sottolinearlo. “Sei bellissima ed è un bellissimo cappello anche”

Micaela arrossì leggermente. “Grazie.. anche da parte del cappello”

Il ragazzo sorrise e la invitò a proseguire con la descrizione della camera.

“Continuiamo la nostra perlustrazione.. il letto con i mille cuscini e qualche peluche”

Mostrò a Tommaso due diversi orsacchiotti di pezza leggermente sgualciti e scuciti che aveva con sé fin dall’infanzia. “Ecco, i quaderni che racchiudono le mie storie” aggiunse indicando alcuni quaderni sparpagliati sul letto.

“Certo che ti tratti bene! Un letto matrimoniale addirittura” commentò Tommaso alla vista del lettone, anche questo piuttosto messo male, dove dormivano i due coinquilini.

“Voglio stare comoda e poi non si sa mai, dovesse venire qualche ospite..” lasciò cadere la frase pronunciata con un tono leggermente malizioso e facendo imbarazzare Tommaso le cui guance avvamparono. Per sua fortuna, con la webcam non si poteva notare.

“Laggiù c’è l’armadio..” disse infine senza disturbarsi di aprirlo, visto che la descrizione della camera era finita, ritornò anche lei alla sedia della scrivania e cambiarono argomento.

 

 

Continuarono a parlare per altre due ore, ovvero fin quando Giacomo, rientrato dal locale dove aveva passato la serata, non entrò in camera spalancando la porta.

“Mi sono ripreso la mia rivincita!” annunciò vittorioso muovendo i primi passi nella stanza, in quel momento si accorse che Micaela stava facendo una videochiamata e scoppiò a ridere.

“Oh! Scusate! Non avrò mica interrotto qualche giochino erotico, vero?” stuzzicò i due facendo il suo sorriso più malizioso.

Micaela sgranò gli occhi diventando rossa come peperone e facendo sghignazzare ancora di più l’aspirante filosofo che allungava il collo per vedere meglio Tommaso.

“Esci subito!” lo rimproverò Micaela alzando un braccio per indicargli la porta.

“Quanto sei scortese.. ora mi devo presentare” le disse divertito. “Piacere, io sono Giacomo, il coinquilino della centralinista maleducata”

Tommaso rise e si presentò a sua volta. “Piacere, Giacomo. Io sono Tommaso, il cliente maltrattato”

Micaela lanciò un’occhiataccia ad entrambi ed incrociò le braccia fingendosi arrabbiata. “Oh, vedo che vi divertite a prendermi in giro! Prego, continuate pure”

Giacomo rise facendo un occhiolino al fisico che rise a sua volta.

“Va bene.. dai, vi lascio alla vostra privacy” affermò rivolgendo un sorriso a Micaela e salutò Tommaso che lo ricambiò con un gesto della mano ed uscì dalla stanza dopo essersi raccomandato con l’amica di sbrigarsi.

“Vai, se vuoi.. credo che sia una cosa importante” la rassicurò Tommaso non appena l’aspirante filosofo ebbe chiuso la porta della stanza.

Micaela rise ripensando ai criteri di valutazione del grado d’importanza del suo amato coinquilino.

“Macché! Figurati.. comunque dai, magari ci sentiamo domani” gli disse dopo una breve riflessione, magari Tommaso aveva approfittato dell’interruzione di Giacomo per chiudere la conversazione.

“Perfetto! Buonanotte, Mica” la salutò agitando in aria la mano destra.

“Buonanotte anche a te” affermò a sua volta e chiuse il collegamento Skype.

Rimase immobile per diversi minuti ad osservare la schermata del suo portatile finché questo non entrò in modalità standby, rendendola consapevole del sorriso da ebete che si era allargato sul suo volto.

Spontaneamente si portò una mano sul viso e si toccò le piccole fossette che si erano formate sulle sue guance; era contenta e scoppiò a ridere di gusto, come avrebbe fatto una quattordicenne alla sua prima cotta. Possibile che una semplice videochiamata potesse avere un simile effetto su di lei?

Non era la videochiamata in sé e per sé: era lui.

Il modo in cui parlava, i suoi gesti, come quel vizio di toccarsi i capelli ogni cinque secondi oppure di mordicchiarsi il labbro inferiore, anche il suo continuo gesticolare per dare più enfasi a ciò che raccontava.

Si rese conto di volerlo incontrare, di desiderare di viverlo nella sua quotidianità anche solo per un giorno, e si sorprese. Era da diverso tempo che non provava alcun interesse verso quel tipo d’interazione.

Si sdraiò sul letto abbracciandosi ad uno dei tanti cuscini e chiamò Giacomo a gran voce.

“Giachi! Io lo voglio incontrare..” gli disse quando il ragazzo le fu sdraiato accanto.

“Finalmente! Ti sei convinta!” esclamò l’altro dandole una leggera spinta.

Micaela sorrise e anche lei lo spinse bonariamente. “Sì, ne sono più che convinta! Comunque Giachi, dimmi tutto! Che rivincita?”

Giacomo si strinse le spalle. “Bah, nulla di che. Ho solo baciato il suo ex, sai quello storico, davanti a lui”

Micaela aprì la bocca incredula. “Davvero? Lui che ha fatto?”

“Niente, mi ha guardato malissimo e mi ha detto che sono una puttanella rancorosa” rispose facendo una smorfia di disgusto.

“Io gli ho risposto che l’unica puttanella fra i due era lui e se n’è andato” concluse il racconto e si girò su un fianco.

“Quindi ti piace davvero?” le domandò piuttosto serio. Voleva che ne parlasse, lui teneva in continuazione monologhi sul suo ex o sulle sue frequentazioni varie ed eventuali, mentre Micaela era sempre stata molto più riservata e poco espansiva sulle sue relazioni sentimentali, non si abbandonava mai ad esclamazioni teatrali, come soleva fare lui, e se lo faceva, sicuramente quella persona aveva un importante significato per lei.

Micaela annuì sorridendo e si girò anche lei nella sua direzione. “Sì, tanto.. lo so che può sembrare stupido, io e lui nemmeno ci conosciamo bene, ci siamo visti solo una volta e per giunta in webcam, ma io mi sento come se mi potessi fidare di lui”

Anche Giacomo sorrise. “Diglielo, no? Sono convinto che lui non vede l’ora, ma credo che per una questione di rispetto aspetterà che sia tu a dirglielo” osservò il ragazzo.

La scrittrice inarcò un sopracciglio. “Questione di rispetto?”

“Sì, Miche, insomma a me è sembrato un bravo ragazzo e di sicuro non vuole metterti fretta, quindi gli sembrerà irrispettoso dirti spudoratamente che ti vuole incontrare” espose la propria teoria Giacomo piuttosto serio.

“Come sei diventato saggio! Certo che dare Storia ti ha proprio cambiato!” lo prese in giro scoppiando a ridere e facendo divertire anche il suo coinquilino.

Tuttavia si rese conto che aveva ragione, sicuramente avrebbe dovuto spingere lei per un eventuale incontro e non avrebbe avuto problemi a farlo.

D’altronde, non era più insicura, voleva incontrarlo e glielo avrebbe proposto appena ne avrebbe avuta occasione.

 

*

 

Tommaso si spostò in salotto dove il suo coinquilino Daniele, spaparanzato sul divano, guardava una partita di calcio di serie B intanto che tracannava un sorso di birra.

“Com’è andato il primo appuntamento?” lo prese in giro guardandolo con la coda dell’occhio.

Tommaso si sedette sul divano e sospirò, ormai era abituato alle battute stupide dell’amico.

“Non me l’ha data” rispose divertito facendo anche lui una battuta idiota e rubandogli la bottiglia di birra dalle mani.

Daniele rise e si riprese la birra. “Sarà una brava ragazza allora, Parri! Finalmente hai smesso di cercare quelle facili!”

“Già! Hai visto? Tutti cresciamo prima o poi..” continuò a prenderlo in giro ridendo a sua volta.

Daniele spense la tv, tanto della partita non gli importava granché, al contrario della ragazzetta dell’amico. “Seriamente com’è? Qual è delle tre?”

“Avevo ragione a pensare che fosse mora -lanciò un’occhiata all’amico che roteò gli occhi-  E’ quella bassina comunque”

Daniele annuì arricciando le labbra. “Allora rispetta tutti i canoni estetici! Mora, bassa, carina ma non troppo” disse.

“Bravo! Hai trovato la tua donna..” aggiunse dandogli una pacca sulla spalla.

Tommaso lo guardò di sottecchi. “Carina ma non troppo?” chiese quasi scandalizzato.

Come poteva anche solo pensare che la sua Micaela fosse carina ma non troppo? In quel momento si rese conto di aver pensato a Micaela come sua, cosa che non era affatto. Non l’aveva mai nemmeno baciata..

“Sì, Parri! Non è che sia tutto gran che..” sottolineò gesticolando con le mani.

Il fisico boccheggiò contrariato e fece ridere il banchiere che lo aveva stuzzicato appositamente per vedere la sua reazione.

“Sei cotto! Fai schifo!” l’apostrofò scuotendo la testa.

“Come può piacerti così tanto? Nemmeno sai come bacia, se vi trovate bene a letto – alzò una mano per bloccare la replica di Tommaso sul nascere – Parri, il sesso è importante! Se non ti trovi, non vai lontano..” sottolineò con serietà quasi avesse appena rivelato una verità universale.

“Sinceramente non sono d’accordo! Le mie precedenti ragazze mi piacevano prima ancora di averle viste nude – si limitò alla parola ‘nuda’ senza aggiungere altro – e non è cambiato nulla dopo” ribadì incrociando le braccia.

Daniele roteò gli occhi di nuovo. “Ok.. ma almeno le avevi baciate!” controbatté deciso, non era ancora disposto a demordere, doveva farlo ragionare.

“Ora mi dirai che non è importante nemmeno il bacio?” domandò con tono presuntuoso, dall’espressione di sconfitta di Tommaso si rese conto di aver apposto la giusta obiezione.

“No, penso che lo sia.. Ma cosa vuoi che ti dica? Vuoi che ammetta che mi va di baciarla? Cazzo! Se mi va..” si stava infastidendo e nemmeno lui riusciva a capire perché, forse era l’intero quadretto ad irritarlo: Daniele che insisteva, Micaela che abitava con quel Giacomo, che era indubbiamente un bel ragazzo e di cui non sapeva nulla, il fatto che era lontana e vedersi non era tanto semplice come credeva all’inizio.

Iniziava a chiedersi se sarebbe mai successo, se l’avrebbe mai incontrata, mai baciata..

Si accorse che bramava quella ragazza e vederla tramite webcam non aveva fatto altro che incrementare quel desiderio e se lei non avesse voluto incontrarlo, sarebbe stato alquanto dura da sopportare per il giovane assistente.

Daniele notò lo sguardo vacuo dell’amico leggermente rosso in viso e lo richiamò. “Tommaso, che ti prende?”

“E se lei non volesse mai incontrarmi? Io mi sento coinvolto quasi, anzi allo stesso modo di come lo ero quando ho frequentato Alessandra e Paola” raccontò le sue preoccupazioni all’amico che si morse il labbro.

“Secondo me ora ti stai facendo troppe seghe mentali, non ci pensare. Tuttavia, una cosa devo dirtela..” gli disse e dopo essersi assicurato che Tommaso gli rivolgesse piena attenzione proseguì. “Ti sconsiglio di dirglielo tu, potresti avere una grande delusione”

“Se vedi che passa il tempo e non accenna a quella possibilità, a quel punto, ti sconsiglio anche di continuare a sentirla” diede il suo parere e mando giù un sorso di birra che nel frattempo era diventata piuttosto calda e lo disgustò.

Il fisico annuì, sapeva che aveva ragione; anche lui la pensava esattamente come lui, doveva essere lei a parlare di un eventuale incontro, lui non poteva fare altro che aspettare.

“Già..” farfugliò.

Dopodiché lo salutò e andò a dormire, augurandosi che il suo cervello smettesse di elaborare possibili scenari determinando persino la loro probabilità.

 

 

Angolo autrice:

 

Salve mie care! Rieccomi! Vi avevo promesso un capitolo lunedì, spero mi perdonerete per questo breve ritardo c:

Come potete vedere, abbiamo fatto un passo avanti! La nostra Mica lo vuole incontrare, quindi restate sintonizzate, mie carissime lettrici!

Ringrazio tutte le persone che mi hanno commentato e fatto complimenti per la trama *--* è senz’altro una delle vittorie più grandi!

Grazie mille a tutte voi e al prossimo aggiornamento!

 

 

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Capitolo 8
*** Face to face ***


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Face to face

 

Daniele osservava il suo coinquilino versarsi una tazza di caffè con la mano tremante facendo cadere più caffè sul tavolo che nella tazzina e trattenne a stento una risata.

Per un attimo si ricordò della mattina della laurea triennale di Parisi e convenne che nemmeno in quell’occasione lo aveva visto in preda ad un simile nervosismo.

Parri, se non ti rilassi un po’, mi sa che a Bologna ci arrivi stecchito!” esclamò il banchiere abbandonandosi ad una risata.

Sentire pronunciare il nome della città al suo coinquilino rese Tommaso ancora più agitato che deglutì rumorosamente causando un’altra risata a Daniele.

“Senti un po’.. ti accompagno io alla stazione! Non vorrei che in questo stato mi svenissi in metro” ammiccò  mettendogli un braccio attorno alle spalle.

Il fisico annuì e rimase immobile con lo sguardo perso nel vuoto mentre Daniele si dava da fare riassettando la cucina.

Aveva ripensato alle parole di Micaela in continuazione nell’ultima settimana, non era parso vero al giovane fisico che gli avesse chiesto di incontrarla.

Ricordava il leggero imbarazzo percepibile nella voce della scrittrice quando glielo propose; si era portata una ciocca di capelli dietro l’orecchio ed aveva esitato nel parlare, quasi temesse in una sua risposta negativa.

Timore che ben presto capì essere del tutto insensato quando vide il fisico sorriderle annuendo.

D’altronde, come avrebbe mai potuto negarle un incontro quando lui stesso non desiderava altro?

Da quel momento era vissuto in uno stato d’agitazione che lo aveva reso distratto e soprattutto ansioso. Non era stato capace di concentrarsi su altro che non fosse quell’incontro, lo aveva persino sognato.

Quel venerdì notte non riuscì nemmeno a chiudere occhio, era rimasto sveglio a contemplare il soffitto verificando lo scorrere del tempo grazie ai cambiamenti d’ombra nella sua stanza.

Alle prime luci dell’alba si avvicinò alla finestra e affacciatosi, vide il sole sorgere su Milano.

Infine, in un orario decente in cui non avrebbe disturbato il suo coinquilino, si era concesso una doccia per poi prepararsi al suo incontro.

“A che ora hai il treno, Parri?” domandò Daniele dopo aver schioccato le dita davanti al suo viso per richiamare la sua attenzione.

Il fisico sbatté le palpebre e parlò. “Alle nove e trentasette minuti”

“Allora andiamo, non vorrei perdessi il treno” rispose il banchiere che si mosse nell’altra stanza per recuperare le chiavi della sua Cabriolet.

In quel momento si voltò verso Tommaso e fece caso al suo abbigliamento. Indossava una maglietta bianca di cotone a righe sottili color antracite e un pantalone di cotone della stessa tonalità di grigio delle righe, entrambi acquistati nella catena di abbigliamento H&M, ai piedi portava le solite converse nere ridotte ormai quasi un rottame.

“Certo che ti potevi vestire un po’ meglio! So che non avrai mai il mio gusto nel vestire, però..” lo rimproverò lanciandogli un’occhiata di disappunto.

Tommaso fece spallucce, non capiva cosa avessero di sbagliato i suoi vestiti ed infatti lo ribadì. “Mi vesto sempre così!”

Daniele roteò gli occhi. Possibile che non capisse mai?

“Appunto,Parri! È un appuntamento, potevi fare uno sforzo, ma soprattutto ti potevi pettinare!” sottolineò notando i riccioli scomposti del giovane che ormai sembravano essere dotati di vita propria.

Tommaso si portò una mano fra i capelli e tentò di ravvivarli ottenendo, se possibile, un risultato ancora peggiore e l’amico ruotò gli occhi ancora una volta.

“Lascia perdere, Tommaso! Se ti vuole incontrare, sicuramente gli piaci anche così..” lo incoraggiò ammiccando, ormai con lui aveva perso ogni speranza, d’altra parte.

Dopodiché uscirono di casa e raggiunsero la stazione di Milano Centrale dove il treno frecciarossa era in partenza al dodicesimo binario.

Parri, mi raccomando! Non tornare a casa senza averle strappato almeno un bacio, sennò ti giuro che ti sfratto!” lo minacciò bonariamente facendo sorridere Tommaso che annuì.

Infine, Daniele lo guardò salire sul treno seguendolo con lo sguardo fino al suo sedile e prima di andarsene lo salutò mimando un bacio che causò un po’ di stupore all’anziano seduto accanto a Parisi considerato anche il rossore che aveva provocato sulle guance del fisico.

 

Per tutta la durata del viaggio, Parisi non riuscì a stare fermo. Batteva nervosamente i piedi contro il sedile davanti e si fece rimproverare più volte dalla donna che vi era seduta.

Trascorse un’ora d’inferno, o almeno così la classificò, ed ad ogni fermata del treno il suo cuore saltava un battito.

Tuttavia fu l’arrivo nella stazione di Modena che mandò il giovane in panico totalmente. Mancava pochissimo e lui ancora non sapeva come avrebbe reagito alla vista della scrittrice, temette addirittura di svenire.

La permanenza del treno nella suddetta stazione non poté risultare più lunga al fisico che contava i minuti che lo separavano dall’arrivo nel capoluogo emiliano.

Il momento dell’incontro si avvicinava, fra meno di un quarto d’ora l’avrebbe finalmente incontrata.

Mai come prima d’ora, quindici miseri minuti sembrarono un’eternità al giovane Parisi che con il tempo aveva sempre intrattenuto un amorevole rapporto.

Si domandava cosa avrebbe fatto davanti a lei, come avrebbe dovuto salutarla.

Un abbraccio sarebbe stato eccessivo? Un semplice bacio sulla guancia?                     

Era immerso nei suoi pensieri quando una voce metallica annunciò il loro imminente arrivo nella città bolognese. Il suo stomaco si chiuse in una morsa, sulla sua fronte scese una gocciolina di sudore, mille palpitazioni animarono il suo cuore.  

Raccolse il suo borsone e si alzò, l’agitazione gli impediva di rimanere seduto. Si avviò verso l’uscita del treno e iniziò a torturarsi le mani, nel frattempo il treno rallentò la sua andatura e altre persone si accalcarono nel vagone apprestandosi ad uscire.

“Ma quanto ci mette a frenare questo coso?” si spazientì guardando il suo vecchio orologio di polso, appartenuto a suo nonno.

Il treno frenò bruscamente facendolo sbilanciare in avanti e gli sportelli automatici si aprirono. Scese dal mezzo di trasporto ed iniziò a guardarsi intorno cercando di scorgerla tra la folla che si disperdeva sul binario sparpagliandosi in direzioni diverse e spintonandolo di tanto in tanto.

Seguì con lo sguardo le ultime due signore rimaste dalla corporatura piuttosto robusta salire sul treno dandosi una spinta a vicenda e il suo occhio cadde su una giovane donna seduta su una panchina.

Il suo cuore accelerò il battito, lo sentì premere contro la sua cassa toracica e per qualche istante credé che sarebbe esploso dalla felicità; la sua Micaela era a pochi centimetri di distanza e gli sembrò quasi di sognare.

Si avvicinò a passo lento verso la ragazza, che non si era ancora accorta della sua presenza, con l’unico scopo di godersi quel momento il più a lungo possibile e si fermò a qualche passo da lei.

Rapito e ammaliato rimase immobile ad osservare il suo profilo che trovò delizioso: il naso piccolino e aggraziato, le labbra rosse e carnose, le ciglia lunghe e folte che donavano sensualità al suo sguardo, i boccoli dei suoi lunghi capelli castani che ricadevano morbidi sulle esili spalle.

Micaela, avvertendo lo sguardo di qualcuno su di sé, si voltò e sfoggiò uno splendido sorriso. Sul viso si formarono le solite fossette che il fisico considerò adorabili e si alzò muovendo qualche passo verso di lui con il cuore che batteva forte.

Tommaso notò subito una certa cura nel vestire e negli abbinamenti e si sorprese, non la credeva affatto una “fashion victim”, come l’avrebbe definita Daniele.

Indossava un vestito di pizzo bianco molto modaiolo che seguiva morbido il contorno della sua graziosa e minuta figura. Aveva abbinato gli stivaletti in cuoio leggero ad un bauletto che portava a braccetto dello stesso colore, mentre attorno al collo portava una collana piuttosto lunga con un piccolo ciondolo rotondo che Tommaso scoprirà essere il famoso “richiamo degli angeli”, regalatole da suo padre all’età di sei anni e di cui qualche volta gli aveva parlato.

Non era molto truccata, cosa che fece piacere al fisico che non amava particolarmente le ragazze che eccedevano nei loro trucchi.

Una leggera folata di vento estivo mosse i suoi capelli e l’ampia gonna svasata del suo vestito facendola arrossire e intenerendo il ragazzo che provò un forte desiderio di stringerla a sé.

Anche Micaela avvertì lo stesso desiderio dallo stesso istante in cui lo aveva notato.

Si era subito sentita attratta dal fisico, quasi stesse rispondendo ad una sorta di magnetismo inconscio.

Fu proprio il suo sguardo sincero ad affascinarla, aveva percepito nelle belle iridi castane di Tommaso una punta di imbarazzo e timidezza che mosse dentro di sé qualcosa che non riuscì nemmeno a capire.

Accelerò la sua andatura e abbracciò il ragazzo posando la testa sul suo petto.

Non seppe nemmeno spiegare cosa la spinse a compiere quel gesto che lasciò esterrefatto Parisi, a cui occorsero diversi secondi prima che riuscisse ad abbracciarla a sua volta.

“Sei proprio tu..”  sussurrò senza allontanarsi da lui che la stringeva con delicatezza quasi temesse di spaventarla.

Tommaso risolto a far durare quel contatto il più possibile rimase immobile, sentiva il cuore rimbombare in ogni angolo del suo essere e uno strano calore esplodergli dentro.

In modo del tutto spontaneo posò un tenero bacio sui setosi capelli della bella scrittrice, quasi quel gesto di confidenza gli appartenesse da sempre.

Micaela alzò lo sguardo verso di lui che le sorrideva e lo salutò guastando l’atmosfera romantica che si era creata. “Ciao secchione”

Tommaso alzò gli occhi al cielo e sospirò. “Ciao nanetta”

“Non sono una nanetta! Sei tu che sei troppo alto!” lo accusò con il solito tono sbarazzino e un po’ irriverente distogliendo lo sguardo e incrociando le braccia.

Con la coda dell’occhio vide Tommaso ridacchiare e rise a sua volta. “Dai, andiamo! Ho un sacco di cose da farti vedere” annunciò entusiasta e lo prese per mano guidandolo fuori dalla stazione.

 

 

*

 

Camminavano per il bel capoluogo emiliano mano nella mano come due fidanzatini senza provare il minimo imbarazzo, come se nemmeno si accorgessero di avere le proprie dita intrecciate a quelle dell’altro.

Ogni tanto Tommaso le gettava un’occhiata rimanendo estasiato dalla spontaneità dei suoi gesti, dal suono dolcissimo della sua risata, dall’ondeggiare dei suoi capelli che le incorniciavano il viso perfetto.

Più di una volta provò un forte desiderio di sfiorarle la guancia, allungava una mano verso di lei ma la sua razionalità lo frenava e la mano si ritraeva imbarazzata.

Anche Micaela riusciva a malapena a gestire quel groviglio di emozioni che il giovane fisico le provocava e ad ogni suo sguardo sentiva la terra mancarle sotto i piedi.

Non credeva possibile un simile coinvolgimento nella vita di tutti i giorni in un rapporto appena agli inizi, credeva che questi nobili ed emozionanti all’inverosimile sentimenti appartenessero soltanto ai romanzi a cui era tanto affezionata.

Si trovò a desiderare di assaporare le labbra di Tommaso, così invitanti e vicine a lei, e a quel pensiero si mordicchiò l’interno delle sue guance leggermente imbarazzata.

Per iniziare la loro gita, aveva deciso di portarlo a Piazza Santo Stefano dove avrebbe potuto ammirare uno dei caratteristici scorci della città, racchiuso dal complesso delle Sette Chiese, tra le quali troneggiava la Basilicata di Santo Stefano che visitarono su insistenza di Micaela.

S’inoltrarono per le strade bolognesi soffermandosi a visitare od osservare i diversi monumenti che la popolavano. La scrittrice, da brava conoscitrice di arte quale era, si abbandonò spesso a qualcuno dei suoi tipici monologhi illustrando i prodigi delle opere architettoniche e raccontando qualche volta curiosità storiche che li vedevano protagonisti, stupendo il giovane Parisi che, taciuta la sua conoscenza dell’Espressionismo, d’arte non s’intendeva molto.

Fecero una lunga passeggiata fino al Giardino della Lunetta Gamberini, riconosciuto come un posto romantico dagli abitanti del capoluogo emiliano, fermandosi solo per pranzare un panino al volo.

Il bel giardino che deve il suo nome ad una tipologia di costruzione militare, la lunetta, era caratterizzato dalla presenza di una folta siepe mista che lo circondava interamente proteggendolo dal traffico e dai rumori delle vie circostanti.

Approfittando della sua pace si sdraiarono in uno dei tanti ampi prati interni ombreggiato da un maestoso ippocastano dalla morfologia piuttosto incerta e confusionale.

Esattamente come i sentimenti dei due giovani che si guardavano con infantile curiosità. Era percepibile nelle esitazioni dei loro gesti il desiderio di sfiorare, di voler esplorare l’altro frenato dalla loro timidezza che li imprigionava in uno stato di insensata agitazione.

Micaela si sistemò a pancia in giù senza smettere di guardare Tommaso che si concesse la libertà di adornare i suoi capelli con uno dei piccoli e asimmetrici fiori rosa dai contorni spiegazzati ed arricciati caduto dall’ippocastano.

Di fronte alla dolcezza di quel gesto inaspettato, le labbra della giovane si modularono in un luminoso sorriso che lasciò Tommaso senza fiato.

“Sei bellissima..” mormorò puntando le sue iridi castano scuro in quelle nocciola di Micaela che accarezzò i riccioli ribelli del fisico che gli conferivano quell’aria da genio incompreso a cui era ormai affezionato.

Fu allora che il giovane con un coraggio che non credeva possedere, allungò una mano verso la sua guancia vellutata sfiorandola e sentì uno sfarfallio nello stomaco.

Con i polpastrelli toccò anche le labbra rosee e morbide e Micaela baciò le punte delle sue dita lunghe e affusolate.

“Hai le mani da pianista” gli disse avvicinandosi pericolosamente al viso di Tommaso che trattenne il respiro senza scostarsi da lei.

Sentì il suo fiato caldo sulle sue labbra e gli parve di avere una vertigine, anche le sue mani si avventurarono fra i capelli mossi della scrittrice, che si accostò ancor di più al suo volto.

I loro nasi si sfiorarono, erano così vicini che le labbra si sarebbero toccate alla minima parola.

Micaela chiuse gli occhi e inclinò leggermente la testa a sinistra schiudendo la labbra e accarezzando quelle di Tommaso.

Quel bacio che aveva bramato per giorni era finalmente arrivato, l’avrebbe baciata e per qualche istante quelle belle labbra sarebbero state sue.

Chiuse anche lui gli occhi e schiuse le labbra, pronto a ricevere quel tanto agognato bacio quando qualcosa ferì il suo fianco causandogli un dolore lancinante.

Un pallone da calcio scagliato con forza lo aveva colpito, subito dopo due ragazzini vennero in fretta a recuperarlo scusandosi con Tommaso e battendo di corsa in ritirata.

Micaela si mise a sedere e scoppiò a ridere guardando l’espressione addolorata del fisico che si accarezzava il fianco dolorante.

“Andiamo via, va’.. mi sa che è diventato un posto pericoloso” scherzò mettendosi in piedi e aiutando Parisi ad alzarsi.

A quel punto, Micaela gli domandò se volesse continuare a passeggiare, il giovane annuì e si avviarono verso la Torre degli Asinelli, dalla cui cima si poteva avere la città ai propri piedi.

 

Nel tardo pomeriggio passeggiarono al riparo dal tiepido sole di Giugno lungo gli eleganti portici bolognesi che lasciarono il giovane affascinato dai giochi di luci, ombre e penombre che si creavano nel corso delle ore.

Si fermarono a Piazza Malpinghi e mangiarono un cono gelato seduti su una panchina.

Tommaso fu costretto anche a distogliere lo sguardo dalla giovane che leccava il proprio gelato in modo leggermente troppo seducente risvegliando in lui istinti che pensava repressi.

Infine, giunta l’ora di cena, si apprestarono ad unirsi ai vivaci turisti della città emiliana che si riversavano nelle sue strade alla ricerca di buon ristorante.

In attesa della cena, Tommaso si divertì a realizzare origami piuttosto brutti secondo il gusto estetico di Micaela e Parisi li regalò alla cameriera dalle origini nigeriane che accettò quel dono con immensa riconoscenza.

Terminata la cena, visitarono la luminosa Piazza Maggiore, cuore pulsante della città, dove era situata la Fontana del Nettuno.

Di fronte alla statua furono avvicinati da due anziani Bolognesi che narrarono loro la famosa leggenda che aleggiava attorno alla statua secondo cui lo scultore Giambologna volesse realizzare il Nettuno con i genitali più grandi incontrando però la proibizione della Chiesa.

La storia inorridì il fisico che domandò ai due se era il caso di raccontare una simile curiosità ad una ragazza e i due scoppiarono a ridere di gusto, seguiti da Micaela che rise sotto i baffi per non dispiacere Tommaso.

Infine, verso l’una di notte il giovane si offrì di accompagnarla a casa e la bella scrittrice accettò con l’unico obiettivo di strappargli il bacio della buonanotte.

 

 

*

 

Giunsero di fronte alla porta del bilocale e Micaela frugò nella sua borsa alla ricerca delle chiavi.

“Trovate!” trillò allegra scuotendole davanti al viso di Tommaso che per qualche secondo si rattristì in quanto erano ormai arrivati alla fine del loro appuntamento.

“Ci vediamo domani mattina?” le domandò con tono incerto, non voleva ancora lasciarla andare.

La ragazza annuì e si avvicinò a lui per dargli la buonanotte, si alzò in punta di piedi scoccandogli un bacio sulla guancia ricoperta da una lieve barba che pizzicò la sua.

Indugiò per diversi secondi sfiorando l’angolo della sua bocca come a volerlo incoraggiare e rimase immobile.

Lui si mosse leggermente e posò le proprie labbra su quelle della scrittrice che sentì un brivido percorrerle la schiena.

Applicò una leggera pressione lasciandosi inebriare dal profumo misto di vaniglia e miele della pelle della giovane mentre le sue mani giacevano lungo i fianchi frementi dal desiderio di posarsi su quelli della bella scrittrice.

Micaela gli diede un affettuoso buffetto sulla guancia, chiuse gli occhi e schiuse le labbra in attesa di quel bacio che sapeva sarebbe arrivato nel giro di qualche istante.

Tuttavia, i gesti di Tommaso apparivano ancora controllati, la sua razionalità gli impediva di lasciarsi andare completamente.

Il bacio che si scambiarono si rivelò timido ed impacciato, dal sapore incerto che lasciò i due piuttosto insoddisfatti.

Micaela lo guardò intensamente nelle pupille degli occhi pregandolo di baciarla davvero e Tommaso, liberatosi dalla sua timidezza ed insicurezza, prese a baciarla con fare deciso.

Le sue mani si mossero svelte lungo i suoi fianchi e la sollevò trovandola incredibilmente leggera.

Sentì il cuore di Micaela battere forte contro il suo petto e le sue mani accarezzargli la nuca e affondare le dita nei suoi capelli causandogli mille brividi.

Accarezzò delicatamente la lingua di lei con la sua godendo di quel piacevole scambio di effusioni che lo travolse annebbiando la sua mente diventata incapace di concepire il benché minimo pensiero.

Le loro lingue presero a giocare sempre più audaci catapultandoli in una dimensione unicamente loro che li lasciò sopraffati.

Si baciarono appassionatamente finché ebbero fiato sotto lo sguardo stupito di Giacomo che sbirciava la scena da dietro le tende dalla finestra del salotto-cucina senza minimamente accorgersene.

“Hai capito al fisico!” commentò il ragazzo che si lasciò sfuggire una risatina birichina.

 In quel momento il bacio s’interruppe e Tommaso posò per terra Micaela dopo averle scoccato un bacio a fior di labbra.

“Buonanotte, Mica” le sussurrò accarezzandole la guancia.

Micaela ancora intontita da quel lungo bacio farfugliò un ‘buonanotte’  e si voltò verso la porta trovando difficoltà ad inserire la chiave nella serratura e costringendo Giacomo ad aprirle in modo discreto.

Prima di entrare, si girò nuovamente verso Tommaso che continuava a guardarla e gli sorrise.

“A domani, Tommy” lo salutò di nuovo ed entrò in casa.

Rimase appoggiata di spalle alla porta con le gambe ancora tremanti e incapace di dire una sola parola.

“Direi che l’appuntamento è andato più che bene” commentò Giacomo ridendo sotto i baffi.

La scrittrice annuì e si lanciò sul divano sfilandosi le scarpe. “È stato un bacio incredibile”

“Oh! Lo credo bene..” osservò l’altro sedendosi sul tavolino e guardando la coinquilina con aria leggermente maliziosa.

Micaela spalancò la bocca. “Giachi! Ci hai spiato dalla finestra!” esclamò leggermente contrariata.

“Oh! Che vuoi? Quel dannato digitale terrestre non funzionava e io volevo la mia dose quotidiana di commedia romantica” si giustificò facendo ridere la ragazza.

Infine, chiese a Micaela di raccontargli ogni dettaglio di quel primo appuntamento che se era stato interessante almeno quanto quel bacio che aveva sbirciato, di sicuro avrebbe soddisfatto il suo fabbisogno giornaliero di romanticismo.

 

 

*

 

 

Quella notte nessuno dei due riuscì a dormire.

La dolcezza e l’eccitazione di quell’incontro coronato da quel bacio così bello e significativo da sembrare quasi irreale li lasciò stupefatti e desiderosi di avere di più.

Quando si rividero la mattina seguente, non ci fu alcuna esitazione nei loro gesti, nessun tipo di freno.

Si baciarono più volte nascondendosi dietro le colonne dei portici bolognesi dopo essersi rincorsi. Sembravano due bambini alla scoperta di un nuovo e appassionante gioco che li vedeva protagonisti.

Alcuni baci furono frenetici ed emotivamente instabili dettati solo dal desiderio di avere l’altro tutto per sé, altri furono lenti e appassionati al punto da lasciarli senza fiato.

Tommaso godette di quel calore a cui non era più abituato e si lasciò trasportare, guidare dalla bella scrittrice che rese quei momenti trascorsi insieme indimenticabili.

Anche lei si sorprese del coinvolgimento emotivo che si era creato in meno di ventiquattro ore, si domandò se non si trattasse di un piacevole sogno da cui si sarebbe a malincuore svegliata.

Il momento della partenza di Tommaso li colse impreparati. Come avrebbero dovuto salutarsi? Da semplici amici oppure da neo fidanzatini? Potevano considerarsi tali?

La mente del fisico si riempì di quesiti a cui non seppe dare una risposta, d’altronde la sua capacità analitica era messa a dura dalla vicinanza di Micaela.

No, non potevano considerarsi più amici.

Lui non poteva più considerarla tale. 

L’aveva sfiorata e accarezzata, aveva assaggiato le sue labbra e non era disposto a più rinunciarci.

Fu in preda a quest’impeto decisionale che l’afferrò per la vita attirandola a sé, prese il viso di Micaela fra le mani e lo avvicinò al suo.

La baciò con un’intensità e determinazione che lasciò stupita la scrittrice incapace d’interrompere quel contatto, non che ne avesse voglia.

Le loro fronti si toccarono e i nasi si sfiorarono più volte delicatamente e anche le guance, annusando la pelle dell’altro, respirandone l’odore quasi a volerlo imprigionare.

Infine, Tommaso fu costretto a staccarsi da lei avendo sentito il fischio che annunciava l’imminente partenza del treno.

“Ci vediamo presto, va bene?” le disse con un piede sul gradino e l’altro sul binario.

Micaela annuì.

“Il prima possibile” rispose con il tono risoluto di chi sa che non potrebbe mai mancare alla promessa.

 

 

 

Angolo autrice:

 

Scusate per l’immenso ritardo con cui posto questo capitolo! Spero che mi perdoniate, e che questo capitolo vi renda sufficientemente soddisfatte, o se non l’altro, remunerativo della vostra attesa.

Il prossimo, prometto che lo pubblicherò più velocemente!

Grazie a tutte per la pazienza, per seguirmi e commentare questa piccola storiella!

Un bacino,

Anto!

 

 

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Capitolo 9
*** Am I crazy in love? ***


Am I crazy in love, right?

 

Micaela osservava lo scorrere veloce dei paesaggi della compagnia milanese dal finestrino del treno, tra meno di venti minuti lo avrebbe finalmente rivisto.

A quel pensiero le sue labbra s’incurvarono all’insù e le guance si colorarono di un lieve rossore.

Erano passate tre lunghe settimane dal loro primo incontro.

Organizzarsi non era stato affatto semplice fra gli impegni con l’università di Tommaso, essendo ormai in sessione d’esame, e il suo lavoro che rubava abbastanza tempo.

D’altra parte, le finanze di Micaela richiesero di fare un calcolo molto accurato riguardo la possibilità di quel finesettimana a Milano.

La ricerca di un Bed and Breakfast che rientrasse nel suo budget ridotto all’osso si era rivelata piuttosto complicata ma, grazie all’aiuto di Giacomo che aveva ormai acquistato dimestichezza con i siti come TripAdvisor, era riuscita ad individuarne uno sufficientemente soddisfacente sia per la tariffa del soggiorno che per le recensioni positive raccolte.

Ovviamente Tommaso era stato abbastanza esplicito nel dirle che se avesse avuto il lontano sentore che non si trattasse di un posto consono per una ragazza sola, avrebbe dormito a casa sua.

La preoccupazione del ragazzo nei suoi confronti le era parsa abbastanza sincera e si era riservata quella possibilità che giudicò remota, in ogni caso.

Infine, il tanto desiderato finesettimana, che sembrava non arrivare mai, finalmente giunse e quella mattina al suo risveglio Micaela si sentì come una liceale in trepida attesa della gita scolastica.

Tuttavia il paragone poteva essere considerato azzeccato: Tommaso era emozionante come le gite scolastiche.

A quel pensiero, ridacchiò sentendo le farfalle del suo stomaco agitarsi di nuovo e il suo rossore da lieve divenne piuttosto evidente.

Il suo cellulare suonò, aveva appena ricevuto un messaggio da parte di Tommaso.

“Manca pochissimo, non vedo l’ora :*”

Dopo la piacevole constatazione che aveva finalmente imparato ad usare le faccine ma soprattutto che non vedeva l’ora di vederla, Micaela fece un sorriso a trentadue denti.

 “Sta andando dal suo moroso?”

La voce di una quarantenne ben vestita dall’aria piuttosto raffinata distolse Micaela dai suoi pensieri.

La ragazza annuì senza smettere di sorridere. “Lui abita a Milano, io a Bologna, quindi..”

Non fece in tempo a finire la frase che la donna la interruppe.

“Capisco. Ogni incontro è come il primo” concluse storcendo il naso.

Nella sua voce si percepì una leggera punta di acidità e d’istinto Micaela guardò le sue mani.

Non portava la fede. Il mistero era stato svelato: si trattava di un’altra acida zitella che aveva puntato tutto sulla carriera e ora il romanticismo le dava profondo fastidio.

“Goditelo finché dura” sentenziò dando una scrollata al suo caschetto nero.

Micaela inarcò un sopracciglio, certo che la maleducazione delle persone non smetteva mai di sorprenderla.

“Lo farò senz’altro” ribadì utilizzando lo stesso tono acido della donna.

A quel punto, il treno stava entrando nella stazione di Milano Centrale e Micaela si apprestò a raggiungere l’uscita dando un’occhiata al binario alla ricerca di Tommaso che individuò quasi subito.

Il mezzo di trasporto si fermò e la scrittrice scese di corsa appena gli sportelli si aprirono.

Meno di mezzo minuto più tardi, era aggrappata ad un perplesso Tommaso, che per poco non perse l’equilibrio cadendo all’indietro, mentre il suo borsone buttato per terra alla mercé dei passanti.

“Ciao nanetta” la salutò quando riuscì a riprendersi da quell’accoglienza così inaspettatamente calorosa.

“Ciao secchione” pronunciò quelle parole che ormai non suscitavano alcun fastidio al fisico e le loro labbra si unirono di nuovo.

Fu un lungo e dolcissimo bacio, a tratti un po’ ansioso.

Per chiunque li avesse visti, sarebbe stato facile percepire il desiderio dell’altro guardando soltanto le mani muoversi irrequiete nei capelli di lui e lungo i fianchi di lei.

Infine, quando furono sufficienti intontiti e soddisfatti di quel contatto si staccarono e Tommaso fece per posarla per terra.

“No, non farlo. Mi piace la prospettiva da quassù” scherzò ridacchiando.

Anche il fisico rise. “Vuoi che ti porti sulle spalle?”

Micaela fece un sorriso leggermente birichino, aveva capito che in quel momento avrebbe potuto ottenere qualsiasi cosa dal ragazzo. “Lo faresti?”

“Se me lo chiedi, sì”

“Sì, voglio essere portata sulle spalle!”

“Perfetto”

Dopodiché la posò per terra, si abbassò per consentirle di salire sulle sue spalle e si avviò verso le scale dopo aver recuperato il suo borsone che trovò più pesante di lei.

Inutile riferire lo stupore dei Milanesi alla vista di quei due, che giudicarono pazzi, mentre scendevano le scale.

Tommaso fu anche costretto ad abbassarsi per non farla sbattere contro il tettuccio delle scale, ma sembrava che quella specie di gioco del limbo non lo disturbasse affatto.

Arrivati all’ingresso della metro, mise giù la ragazza che sbuffò.

Uff, mi stavo divertendo”

“Dopo ti prendo un’altra volta sulle spalle, promesso”

La prese per mano e scesero di corsa le scale, Tommaso acquistò un biglietto giornaliero al volo che Micaela accettò solo dopo diverse proteste e s’immersero nella frenesia del sabato mattina milanese.

Il weekend era una sorta di rito per i Milanesi, vissuto come due giorni dedicati alla cura di sé e al divertimento.

Non era strano vedere intere famiglie o gruppi di amici popolare le sue strade e negozi, soprattutto quelli dei centri commerciali. Tuttavia, Tommaso non aveva previsto un giro di shopping per quella mattina, bensì una visita a Brera, un quartiere a metà fra lo chic e il bohemien, che Micaela avrebbe di sicuro apprezzato, e dove era situata la celebre Pinacoteca che ospitava alcuni dei più celebri dipinti della Scuola Italiana.

 

Giunti a Brera, Micaela trovò più che azzeccata la scelta del fisico di iniziare lì la loro gita.

Rimase affascinata dalla particolarità di quella specie di “Covent Garden” milanese, ricco di artisti di strada e cartomanti pronti a predire il futuro.

Si lasciò incantare dal luccichio delle nuove e vecchie vetrine zeppe di oggetti particolari e improbabili e  immaginò quanto sarebbe stato entusiasta Giacomo di visitare quel posto.

Percorrendo le piccole vie dei dintorni, si persero in quel labirinto di vicoli incantanti ricchi di tesori da scoprire, come le sue eleganti e lussuose botteghe.

Visitarono la Pinacoteca che lasciò ancor più entusiasta la scrittrice e dove non mancò di fare sfoggio delle sue conoscenze in materia d’arte.

“Ma sei sicura di essere laureata in Lettere Moderne?” le domandò Tommaso al termine dell’ennesima perfetta lettura dell’opera.

Micaela si abbandonò ad una risatina. “Sì, sicurissima. Te l’ho detto, ho una passione per la pittura d’olio e spesso ho riprodotto famosi dipinti”

“Questo ha richiesto la mia conoscenza riguardo lo stile pittorico che stavo trattando ma ammetto che l’arte mi piace particolarmente e studiare i movimenti artistici non mi è dispiaciuto affatto” confessò banalmente facendo spallucce.

Tommaso sorrise, si avvicinò a lei e accarezzò la sua guancia.

“Sei tanto intelligente, oltre che bellissima” sussurrò prendendo il suo viso fra le mani.

Micaela sentì il suo fiato caldo sulle labbra e trattenne il respiro, piantò il suo sguardo nelle iridi scure dell’altro lasciandosi baciare sotto uno dei suoi  dipinti preferiti, ovvero “Il bacio” di Francesco Hayez, tra gli sguardi curiosi dei visitatori del museo che trovarono non poche somiglianze fra i neo fidanzatini e i protagonisti del celebre quadro.

 

 

Nel pomeriggio dopo un pranzo al volo Tommaso trovò necessario, oltre che doveroso, farle visitare il suo posto preferito nella capitale economica della penisola, ovvero il Planetario “Ulrico Hoepli”.

Raggiunsero i giardini di Porta Venezia dove era situato l’edificio e dopo aver passeggiato per il parco, famoso per essere stato il primo parco milanese dedicato allo svago collettivo, entrarono nel Planetario.

Nell’edificio che ormai il giovane Parisi conosceva come le tasche dei suoi pantaloni, fu il turno per il fisico di stupire Micaela.

D’altronde, il Planetario era principalmente dedicato ai neofiti del cielo, cosa che Tommaso aveva smesso di essere all’età di dodici anni, considerata la sua perfetta conoscenza dell’astronomia.

Tuttavia la sua passione per il cielo stellato poteva trovare anche appagamento in una visita al “Ulrico Hoepli” e lui non si tirava indietro.

Sotto la volta stellata, il fisico aiutò Micaela ad individuare le principali costellazioni, soprattutto le sue preferite, ovvero la costellazione di Orione, del Cigno e della Chioma di Berenice.

Le spiegò le loro caratteristiche e  stelle principali, citando il nome della stella Bellatrix, la Gigante Blu, di cui, in astrologia, si crede possa dare una natura forte e nobile, fiducia in sé, ma anche pericolo di essere traditi e avvelenati.

Le parlò anche della stella Deneb, la più brillante del Cigno, il cui nome le viene da “dhanab” che in arabo significa “coda”.

Non mancò di raccontarle le storie mitologiche che si celavano dietro i nomi delle sue adorate costellazioni, come quella secondo Zeus, trasformato in cigno, sedusse Leda, la moglie del Re Tindaro di Sparta, sulle sponde del fiume Euroto

.

“Le stelle narrano anche storie romantiche, come vicenda dell'amore del musicista Orfeo per la ninfa Euridice oppure quella del'eroismo di Perseo per salvare da un'orribile morte la principessa Andromeda” disse entusiasta con una parlantina veloce che risultava buffa alla scrittrice.

Micaela scosse la testa e scoppiò a ridere.

“Tommy, li conosco questi miti! Ricordati che vengo da un liceo classico!” gli ricordò con un tono divertito.

L’entusiasmo di Tommaso si spense per un istante. “Giusto..”

Subito dopo, come colpito da un’illuminazione, riprese la sua solita parlantina. “Va be’, quello che voglio dire è che tutte queste storie sono immortalate nelle costellazioni, vedi quella della Lira..”

Non poté finire la spiegazione giacché si ritrovò le labbra di Micaela incollate alle sue, d’altronde un bacio sotto le stelle era d’obbligo.

Pensiero che non trovò il parere concordante di un visitatore che se ne uscì bofonchiando dalla sala invitando la giovane coppia a trovarsi una stanza d’albergo per le loro “smancerie”.

 

*

 

In tarda serata optarono per una passeggiata ai Navigli, centro della movida notturna milanese, essendo una zona molto esclusiva, dove vagarono da un bar all'altro scambiando quattro chiacchiere.

Godendo della bella e particolare atmosfera che si respirava in quel luogo, si soffermarono anche ad ammirare le modeste botteghe artigianali, nonché i cortili delle case che si coloravano di tinte vivaci e intense con il calar del sole.

Si stavano divertendo molto insieme al punto da non avvertire nemmeno lo stimolo della fame.

Solo verso le undici di sera, lo stomaco del fisico si ribellò e si concedettero una pizza in uno dei tanti locali sparsi per la città.

Infine, essendo ormai piuttosto tardi, Tommaso propose alla scrittrice di intraprendere la via di casa e insieme si avviarono verso il Bed and Breakfast dove Micaela aveva prenotato.

“Mica, ma sei impazzita?” le domandò quasi scandalizzato dopo aver sentito l’indirizzo.

“E’ una bruttissima zona! Sarà sicuramente un postaccio!” continuò gesticolando platealmente e facendo ridere la scrittrice.

“Le recensioni sono buone, Tommy. Perlomeno, possiamo concederci il beneficio del dubbio e andare a vedere?” tentò di farlo ragionare utilizzando il suo tono più convincente.

“Va bene, ti concedo il beneficio del dubbio. Però ti avverto, se non mi piace, tu vieni con me!” esclamò serio puntandole il dito indice contro.

Micaela annuì e scoppiò di nuovo a ridere. “Va bene, papà”

Lo prese per mano e camminarono fino alla fermata dell’autobus.

 

 

Arrivati nel Bed & Breakfast, acclamato dalle recensioni, Tommaso per poco non ebbe un infarto.

Come aveva dedotto, era una bruttissima zona e non volle consentire alla giovane di fermarvisi a dormire per nessuna motivazione al mondo.

“Dai, Tommy! Una volta che sono entrata, che vuoi che succeda?” gli domandò leggermente irritata.

Non le andava molto a genio che fosse così iper protettivo nei suoi confronti, anche se ammetteva che era piacevole sapere di stargli così tanto a cuore.

“Non starei tranquillo sapendoti qui. Tutto qua..” confessò a bassa voce, quasi fosse imbarazzato.

Micaela lo prese per mano e notando un velo di ansia nei suoi occhi, decise che poteva mettere da parte il suo orgoglio e accettare la sua proposta.

“Va bene, Tommaso. Facciamo a modo tuo” gli disse susseguito da un sospiro rassegnato.

Sul viso del giovane si aprì un enorme sorriso.

“Perfetto” trillò con eccessivo entusiasmo che insospettì la ragazza.

Vedendo la sua espressione leggermente diffidente, Tommaso si mise subito sulle difensive.

“Ovviamente dormirai nella stanza degli ospiti!” ci tenne, infatti, a sottolineare.

Micaela annuì e gli diede un buffetto sul braccio.

“Andiamo, dai!” e insieme si avviarono nuovamente verso la fermata dell’autobus.

 

*

 

Ci volle mezz’ora per raggiungere l’appartamento della nonna di Daniele che trovarono deserto.

Tuttavia il fisico per correttezza mandò un messaggio al suo coinquilino avvertendolo che Micaela si sarebbe fermata a dormire e ricevette come risposta un messaggio che trovò il massimo della volgarità concepibile da essere umano:

Parri, 6 una continua sorpresa! L’hai già convinta a consentirti di infilarti nelle sue mutandine? Complimenti! Cmq ci vediamo domani!” 

Dopo aver letto quel messaggio, una smorfia di disgusto si formò sul suo viso.

“Tutto ok?” gli chiese la giovane incuriosita.

 Tommaso fece un sorriso di circostanza e annuì rimanendo sul vago.

A quel punto, le mostrò velocemente la casa, indicandole la stanza da bagno ma soprattutto la stanza che doveva assolutamente evitare, ovvero quella del suo coinquilino.

Passarono davanti alla stanza di Tommaso e lei aprì la porta. “La tua stanza è questa qui?”

Il fisico annuì e accese la luce.

Micaela si guardò un po’ intorno dando un’occhiata soprattutto alla libreria, trovò che la stanza fosse molto più grande di come le era apparsa dalle loro chiamate Skype; così come anche il letto su cui due persone avrebbero potuto dormire comodamente, pur non essendo a due piazze.

Distraendola dalle sue considerazioni, Tommaso le chiese di aiutarlo a rifare il letto nella stanza degli ospiti e la ragazza annuì.

Presero un paio di lenzuola pulite dell’armadio della biancheria e si misero all’opera.

“Non si mettono così le lenzuola!” osservò Micaela dopo averlo lasciato fare per cinque minuti.

“E come si dovrebbero mettere?” domandò incredulo, lui da sempre rifaceva così il letto.

La ragazza scosse la testa e sospirò, d’altronde, anche se era un piccolo genio, rimaneva pur sempre un maschio. “Dai a me! Faccio io”

Bisticciarono anche su chi sarebbe andato per primo in bagno, battaglia che vinse senz’ombra di dubbio Micaela ed infine, essendosi fatto piuttosto tardi, il fisico la lasciò riposare.

“Chiamami se hai bisogno di qualcosa” le disse prima di lasciarla.

Infine, le diede un bacio a fior di labbra ed uscì chiudendo la porta.

 

 

Micaela indossò il pigiama, andò di nuovo in bagno e passò davanti alla stanza di Tommaso ed essendo la porta aperta, sbirciò dentro e vide il ragazzo ronfare a pancia in giù.

Ritornò di nuovo nella sua stanza e s’infilò nel letto dopo aver spento la luce.

Dopo mezz’ora passata a rigirarsi senza trovare una posizione confortevole per i suoi standard,  si convinse che il letto era infinitamente scomodo e decise di andare da Tommaso; in fin dei conti, le aveva detto di chiamarlo se aveva bisogno di qualcosa.

O perlomeno questa fu la giustificazione che adoperò con il ragazzo che rischiò il secondo infarto della giornata quando si ritrovò Micaela nel letto.

“È scomodo quel letto” si lamentò mettendo il broncio come avrebbe fatto una bambina.

Tommaso accese le luci e si mise a sedere sul letto.

“Vuoi dormire qui? Io vado di là” suggerì, d’altronde non vedeva altre possibili soluzioni.

“Puoi restare qui se vuoi..”

Il cuore di Tommaso saltò minimo dieci battiti dopo aver sentito quell’affermazione e il suo cervello, privo di ossigenazione, tardò a rielaborare una risposta adeguata.

“Intendi che potremmo dormire insieme..” farfugliò dopo aver deglutito rumorosamente.

Micaela annuì e Tommaso deglutì ancora una volta.

“Non farti strane idee però” sottolineò lei facendo un sorriso leggermente malizioso.

“Con quel pigiama –indicò il pigiama color rosa confetto con la stampa di grossa paperella sulla maglia- non c’è rischio”

Micaela fece una risatina. “Meglio così..”

Dopodiché spensero le luci e si sdraiarono di nuovo sul letto, Micaela finse ancora una volta di non riuscire a trovare la posizione più comoda e finì per abbracciare il fisico posando la testa sul petto.

Furono necessari almeno cinque minuti prima che il cuore di Tommaso riprendesse a battere normalmente, durante i quali, pregò anche il suo corpo di non fargli brutti scherzi.

D’altronde, con o senza pigiama con le paperelle Micaela risultava estremamente sexy e desiderabile per il giovane Parisi.

 

*

 

La mattina dopo Micaela si svegliò per prima, alzò lo sguardo verso l’altro e sorrise vedendo Parisi dormire beatamente.

Si mosse per stiracchiarsi allontanandosi da Tommaso che si girò sul fianco sinistro dandole le spalle e la scrittrice ne approfittò per osservarlo più da vicino sollevandosi sul gomito sinistro.

Notò un piccolo neo dietro l’orecchio e un altro a forma di cuoricino sul collo, con le punte delle dita seguì il contorno del suo braccio e sorrise compiaciuta nel constatare la sua muscolatura ben definita nonostante apparisse piuttosto mingherlino.

“Mica, se vuoi che questo posto continui ad essere sicuro per te, ti prego di smetterla di toccarmi” le disse con la voce impastata dal sonno senza nemmeno aprire gli occhi.

“Uh, scusa! Sei così suscettibile?” lo prese in giro ridacchiando.

Tommaso si girò verso di lei e aprì gli occhi. “A quest’ora del mattino, sì”

“Quindi mi stai dicendo che nell’eventualità lo faremmo solo di mattina?” lo provocò mordicchiandosi un labbro maliziosamente.

“No, a qualsiasi ora ma hai ottime garanzie per la mattina” chiarì altrettanto malizioso.

“Buono a sapersi..” lasciò cadere la frase per notare l’espressione del fisico che fingeva una totale indifferenza verso l’argomento e riprese a parlare:

“Posso darti il bacio del buongiorno senza rischiare un’esplosione ormonale?”

“Mia o tua? Comunque sulla tua non posso assicurarti nulla..” gongolò il fisico, gliela aveva servita su un piatto d’argento la battuta.

Micaela lo guardò storto. “Sei un idiota. Parlavo della tua, ovviamente”

“Procedi pure”

La scrittrice si abbassò per posare le sue labbra su quelle di lui e fu interrotta da Tommaso.

“Stai attenta, ricordati che so baciare molto bene”

Micaela diede una scrollata ai suoi lunghi capelli e con la voce più seducente che le riuscì, sussurrò: “Ricordo a te la stessa cosa”

Cinque secondi più tardi si ritrovò Tommaso sopra di lei che reclamava il diritto di essere baciato spudoratamente spuntandola nella sua richiesta.

Dopo quel bacio piuttosto sfacciato, il fisico si allontanò dalla ragazza prima che fosse troppo tardi.

“Però! È questa la tua idea di bacio del buongiorno?” domandò piacevolmente sorpresa e piuttosto stravolta.

Il fisico fece un sorrisetto ironico. “Potrei fare anche di meglio”

A quel punto Micaela si alzò velocemente e uscì dalla stanza senza dire una parola lasciando il ragazzo a ridere nel letto.

Parisi aveva ragione, quella stanza stava per diventare un posto poco sicuro per entrambi.

 

 

Mentre Micaela usciva dalla stanza da letto di Tommaso, fu intravista da Daniele che era appena uscito dalla sua per andare in cucina.

Il banchiere fece un sorrisetto malizioso alla vista della scrittrice che però non si accorse della sua presenza, essendo lei di spalle.

Naturalmente, il ragazzo non poté farsi sfuggire l’occasione di dare un’occhiata, più efficace per alcuni versi di lettore a raggi X, alla nuova ragazzetta del suo coinquilino, che trovò abbastanza appetibile nonostante il pigiama rosa cofanetto.

“Parisi deve raccontarmi un po’ di cosette” disse tra sé e sé e s’infilò nella camera del fisico che trovò intento a vestirsi.

“Allora com’è a letto? Spero che la sua perfomance sia molto meglio della scelta della lingerie..”

Tommaso preferì sorvolare sull’affermazione del tutto fuori luogo dell’amico e domandò: “Non si usa più bussare?”

“Ma smettila! Pare che negli spogliatoi della palestra non ti ho mai visto in mutande! Su, parla! Com’è?”

Tommaso sbuffò e alzò gli occhi al cielo. “Non abbiamo fatto nulla”

Daniele aggrottò la fronte confuso. “Ma se l’ho vista uscire da camera tua”

“Abbiamo solo dormito” confessò il fisico mentre s’infilava la maglietta dopo essersi spruzzato il deodorante.

“Mi prendi per il culo?”

Tommaso alzò le spalle e scosse la testa.

Parri! Le coppie di sposati dormono e basta, voi dovreste scopare come ricci!” esclamò quasi offeso.

Daniele vide il suo coinquilino diventare leggermente rosso e tossicchiare indicando un punto dietro le sue spalle. “E’ dietro di me, vero?”

“Temo di sì..” rispose Tommaso passandosi una mano sui capelli.

Il banchiere, fingendo di non aver detto nulla, con disinvoltura si voltò verso la scrittrice, che ridacchiava sotto i baffi, e si presentò premurandosi di offrirle la mano.  “E’ un piacere conoscerti, Micaela. Io sono Daniele”

“Piacere mio, Daniele” rispose lei stringendo la sua mano.

A quel punto, chiusi i convenevoli di rito, Daniele preferì sparire; aveva causato sufficientemente danni per quella mattina.

 

 

Dopo un’intera mattina passata a girare per Milano abbracciati, il momento della partenza fu peggiore della volta precedente.

Nessuno dei due aveva voglia di lasciare andare l’altro e di sicuro non avrebbero potuto aspettare tre settimane per rivedersi.

Convennero che dovevano vedersi il prima possibile. Il problema era uno solo: quando?

Era proprio di questo che discutevano in attesa dell’arrivo del treno che avrebbe riportato Micaela a casa.

“Settimana prossima devo fare il weekend e ho anche l’orario continuato” disse la ragazza seguito da uno sbuffo.

“Potrei venire io durante la settimana” suggerì Tommaso.

Micaela annuì entusiasta, anche se lei doveva sempre lavorare, aveva solo l’orario di mattina quella settimana perciò era una soluzione più che fattibile.

“No, c’è l’esame di Meccanica. Il secondo appello e l’orale del primo” si ricordò in quel momento.

Entrambi sospirarono. Sarebbe stato sempre così difficile venirsi incontro?

“Allora per forza il dodici” affermò Micaela dopo una breve riflessione.

“Ma non è il sabato della festa di laurea di Giacomo?”

La ragazza fece spallucce. “Sì, ma non credo che avrà problemi se vieni, aspetta.. magari non ci vuoi venire tu..” esitò a chiedere.

“No, figurati. Mi fa piacere conoscere i tuoi amici” rispose con un sorriso.

Micaela gli buttò le braccia attorno al collo e gli scoccò un bacio sulle labbra.

“Perfetto!” trillò tutta felice.

In quel momento il treno fece il suo ingresso nella stazione fermandosi lungo il binario e furono costretti a salutarsi.

“Ci vediamo il dodici..” le disse stringendola a sé, dopodiché si scambiarono un veloce bacio e Micaela salì sul treno.

Mentre ritornava a casa non poteva fare a meno di pensare alla giovane scrittrice, quella nanetta gli sarebbe mancata parecchio, e ancora non l’aveva nemmeno sfiorata.

Si domandava cosa sarebbe successo quando fosse riuscito ad avere un rapporto completo con lei, sarebbe uscito fuori di sé? Fuori come una campana, come un balcone?

“Ti stai forse innamorando, Parisi?” si trovò a domandarsi senza trovare risposta.

In fondo, cosa c’era di male nell’innamorarsi? Non gli era già successo altre volte?

No, di sicuro non così. Ma aveva sempre avuto il sospetto di non essersi mai lasciato andare fino in fondo.

Si trovò a pensare se era questo che intendevano le sue compagne di classe quando parlavano di “essere pazze d’amore”.

Lui era pazzo d’amore dopo quattro miseri baci? Era possibile?

Decise di non pensarci, non per il momento.

 

 

Angolo autrice:

 

Salve mie carissime lettrici, come sta andando la vostra vita? Avete passato una cioccolattosa Pasqua e gioigloriosa Pasquetta? Spero di sì! E ne approfitto per farvi i miei auguri, anche se in ritardo!

E che sia andata a voi meglio che a me, dato che un forte mal di testa e un progetto che sembra ormai perseguitarmi mi hanno lasciato a casetta oggi u.u no Pasquetta for me!

Va be’, come avrete notato, sono molto più svelta nella pubblicazione di questo capitolo c: che mi auguro che abbiate gradito!

Vi ringrazio per seguirmi, mettermi fra le preferite e/o seguite, per commentare questa storiella! Senza voi non avrebbe affatto senso!

Come sappiate che intendo creare una pagina FB in cui interagire con voi riguardo le storie –mie e vostre– e non solo! Diciamo che sarà una sorta di caffè letterario via social media! Che ne pensate? A voi farebbe piacere? Fatemi sapere!

Bene, io vi lascio e alla prossima!:**

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Capitolo 10
*** Love affair ***


Love affair

 

La mattina del sabato della festa di laurea di Giacomo, Micaela era tesa come un corda di violino.

Talmente ansiosa che il suo coinquilino dopo averla vista sbattere contro mezzo appartamento, le chiese cosa la rendesse così nervosa:

“Non credo che sia la mia festa di laurea a renderti così ansiosa, mi diresti gentilmente quale sia il problema ora?”

La ragazza si bloccò e sussurrò il nome del giovane Parisi.

Giacomo la guardò stranita. “E qual è il problema? È già finito l’idillio d’amore? Tu te ne vuoi sbarazzare?”

“No!” urlò con eccessiva foga sgranando gli occhi.

Il neo filosofo inarcò un sopracciglio di fronte alla reazione di Micaela, ora non capiva davvero quale fosse il problema.

“Non ha prenotato da nessuna parte, cioè non me l’ha detto, ma io l’ho intuito” confessò abbassando gli occhi.

Il suo coinquilino la guardò ancora più confuso di prima. “Qual è il problema?”

“Giachi! Dormirà qui!” esclamò roteando gli occhi.

Oooh! Ora ho capito.. Ottimo, è il sabato giusto! Io non penso di farmi vedere almeno fino alle quattro e mezzo/cinque quindi a voglia di copulare!” rispose con eccessiva disinvoltura.

Micaela sospirò. Possibile che non capisse? Non era la sua presenza, in questo caso assenza, a causargli il problema ma..

“Giachi, sono tre anni e mezzo, anzi quasi quattro, che non tocco un uomo..” a quelle parole, il suo coinquilino drizzò le orecchie, stava per chiederle un consiglio in love affairs da eterosessuale?

“Io non so nemmeno se mi ricordo come si fa!” ammise leggermente disperata.

Giacomo provò a mantenere un’espressione seria, ad immedesimarsi nella sua ‘ansia da prestazione’, ma per quanto ci avesse provato, non ci riuscì e scoppiò a ridere fragorosamente.

“Miche, ma dai! Ti ricorderai, figurati! Tu metti la lingerie giusta e il resto viene da sé” la tranquillizzò sorridente.

“A proposito di lingerie..”

Ancora una volta Giacomo la guardò perplesso, voleva che le prestasse della lingerie?

“In questi.. ehm.. anni.. io sono dimagrita e ora non mi ritrovo nulla da indossare!” gli spiegò sbuffando.

L’altro fece un’alzata di spalle. “Non indossare nulla! Forse è pure meglio, tanto te la strapperà di dosso”

Entrambi si scambiarono un’occhiata maliziosa e ridacchiarono.

“Bisogna fare un minimo di sforzo la prima volta..” ribadì lei tornando seria.

“Quindi cosa vuoi fare?” le domandò lui a quel punto, tanto aveva capito che lui sarebbe stato coinvolto.

“Vieni con me a fare shopping? Tommaso arriva nel pomeriggio..” propose facendo un sorrisetto birichino.

Giacomo fece un’altra risatina maliziosa. “Oh, certo! Andiamo subito”

Dopodiché, finirono la colazione e scapparono in centro. Avevano della lingerie sexy da comprare.

 

*

 

Nel frattempo che i due coinquilini facevano sexy acquisti in quel di Bologna, Tommaso subiva l’ennesima filippica da parte di Daniele.

“Parisi, tu devi iniziare a fare l’uomo. Devi cacciare le palle! Non puoi stare sempre a fare il gentile, il premuroso, e tutte le tue cazzate”

Tommaso lo guardò storto. Da quando dimostrarsi gentili e premurosi  era un male?

“Alle donne piace essere prese con la forza anche se non lo ammettono, perciò mi aspetto che tu torni con il tuo premio” concluse il suo discorso alzando un pugno in aria e sentendosi come Martin Luther King nel suo celebre discorso ‘I have a dream’.

“Quindi secondo il tuo parere io dovrei fare il cavernicolo e costringerla a fare sesso con me perché io dovrei tornare qui con il mio premio?” ricapitolò con aria piuttosto sarcastica.

Daniele annuì. “È proprio ciò che intendevo”

“Ambrosi, a volte mi domando come tu possa piacere alle donne visto che sei un tale stronzo!” urlò sbuffando.

Il banchiere non lo degnò nemmeno di una risposta e roteò gli occhi.

“Io non la costringerò a venire con me se non vuole” chiarì il fisico incrociando le braccia.

Parri, non si tratta di costringerla a venire con te ma a venire grazie a te” specificò con tono malizioso.

Per quanto volesse fare il bravo ragazzo, quella battuta lo fece parecchio ridere. Cosa che incoraggiò il suo coinquilino che riprese con il suo discorso lungimirante.

Parri, lo sai anche tu che lo vuoi quindi non fare il gentleman con me, risparmiatelo. Ti conosco e hai la faccia da ‘stasera me la scopo’ ” affermò facendo una risata maliziosa.

Tommaso piuttosto disgustato inarcò un sopracciglio. “Io avrei la faccia da ‘stasera me la scopo’?”

Daniele annuì. “E aggiungerei anche ripetutamente”

Altra risatina maliziosa, stavolta da parte entrambi.

“Sì, ok. Ammetto che sono piuttosto allettato dall’idea ma …” provò a dire Tommaso.

Il banchiere alzò una mano per interromperlo. “Parisi, lei lo vuole. Sta’ tranquillo”

Non essendoci altro da aggiungere, Daniele lo salutò con una pacca sulla spalla e Tommaso si avviò verso la stazione.

Il suo treno partiva fra meno di quaranta minuti.

 

*

 

Tommaso scese dal treno e aprì le braccia per accogliere Micaela che si tuffò senza indugi.

“Sei finalmente arrivato” mormorò al suo orecchio intanto che il fisico la sollevava.

La ragazza buttò le braccia attorno al collo e incollò le sue labbra su quelle dell’altro pretendendo un bacio che il fisico non esitò a ricambiare. 

Mentre si baciavano, Micaela sentì le mani di lui palparle il sedere in maniera molto spudorata.

Gesto che non suscitò alcun disappunto nella scrittrice quanto piuttosto soddisfazione; il suo corpo gli faceva gola e inevitabilmente sorrise maliziosa.

Anche Tommaso poté leggere il desiderio negli occhi color nocciola della sua nuova conquista e non ebbe più dubbi quella sera sarebbe stata sua. Completamente sua.

“Ti spiace se andiamo a prendere il regalo di Giachi? Stamattina ho avuto da fare e non sono potuta passare dal negozio..” gli spiegò mentre uscivano fuori dalla stazione.

Tommaso annuì e insieme si recarono dal gioielliere per recuperare l’orologio che lo stesso Giacomo aveva scelto.

“Una scelta piuttosto singolare” osservò il fisico di fronte al vistoso ed esuberante modello della D&G che gli risultò piuttosto volgare, paragonandolo al suo semplice orologio con il sottile cinturino di cuoio.

“Giachi ama le cose un po’ estrose” disse la ragazza facendo spallucce.

Infine, una volta che il regalo fu sigillato ed incartato, ringraziò il gioielliere scusandosi per il ritardo e uscirono dal negozio.

Passeggiarono per la città emiliana per un paio d’ore godendosi quella bella giornata estiva ed intorno alle sette si avviarono verso l’appartamento di Micaela giacché dovevano prepararsi per la festa.

 

Appena entrarono nell’appartamento, si trovarono Giacomo davanti in accappatoio e con i capelli avvolti dentro un asciugamano intento a discutere con qualcuno al telefono.

Tommaso non poté fare a meno di osservarlo attentamente con l’unico scopo di trovargli qualche difetto e giungendo alla conclusione che quel ragazzo era perfetto.

Un fisico asciutto e muscoloso, spalle larghe e occhi color azzurro cielo.

Come poteva pensare che fra quei due non ci fosse nulla? A quel pensiero scosse la testa, si stava facendo prendere dalla gelosia e non era da lui un simile atteggiamento.

Nel frattempo Micaela si era spostata in cucina e offrì a Tommaso un bicchiere di the freddo alla pesca che il fisico accettò distrattamente continuando a guardare con la coda dell’occhio il festeggiato.

“Tommy, non lo vuoi il the?” gli domandò la ragazza allungando verso di lui il bicchiere.

Il ragazzo annuì e si sedette a tavolo della cucina imitando Micaela che continuava a guardarlo stranita.

 In quel momento Giacomo concluse la sua telefonata e li raggiunse per le presentazioni ufficiali.

“Scusatemi, ma era una chiamata urgente” spiegò ai due appoggiandosi di spalle al lavello della cucina.

“Io sono Giacomo” si presentò al fisico offrendogli la mano.

“Tommaso” disse a denti stretti rispondendo alla stretta di mano che trovò piuttosto vigorosa. D’istinto guardò le sue mani e constatò anche quelle erano perfette.

La gelosia di Tommaso iniziava davvero a prendere il sopravvento, ma come poteva non essere geloso di quel Giacomo?

Ovviamente i turbamenti interiori del fisico non destarono sospetti nei due coinquilini che presero a parlare della festa.

“L’idiota di Valerio ha deciso di non venire” raccontò a Micaela.

“E perché?”

“Ma che ne so! Dice che ci sarà Salva e lui non lo vuole vedere” spiegò facendo una smorfia. I suoi amici a volte sapevano essere davvero fastidiosi.

“E che c’entra? È la tua festa mica quella di Salva” osservò la scrittrice.

“Diglielo a lui!”

Tommaso li guardava interagire in disparte. Era evidente che fossero amici ma erano stati solo quello? E come mai citavano solo nomi maschili?

Micaela scosse la testa contrariata. “Bah, secondo me sta esagerando.. Ok,  c’è Salva, ma se vogliamo dirla tutta, anche Gabriele è stato invitato”

Il fisico sgranò gli occhi. Un altro nome maschile? Ma Micaela usciva solo con maschi?

“Miche, lascia stare, guarda. Io glielo ho detto: se vuoi, vieni sennò ciao” concluse il discorso Giacomo facendo un’altra smorfia.

La scrittrice annuì, dopodiché riferì ai due che andava a farsi una doccia. “Giachi, te lo affido, mi raccomando!” gli disse divertita e sparì in bagno.

 

Una volta rimasti da soli, Giacomo gli domandò facendo un sorriso se aveva già visto la casa.

Tommaso trovò il suo sorriso piuttosto impertinente. Voleva fingersi gentile! Certo! Magari poi ci provava con la sua fidanzata..

“Ehm.. Tommaso ci sei?” lo richiamò l’altro.

“No, non mi ha fatto vedere la casa” rispose piuttosto scorbutico.

Giacomo finse di non accorgersi della freddezza della risposta del fisico e lo invitò a seguirlo nell’unica stanza che non aveva ancora visto, ovvero la loro camera da letto.

“Come puoi vedere, è piuttosto piccolo ma in due ci si sta bene” disse all’altro mentre entravano.

Bastò un’occhiata al fisico per capire che quella non era solo camera di Micaela; c’erano vestiti del neo filosofo sparsi ovunque, due interi scaffali piene di profumi maschili e libri di Filosofia, oltre al suo pigiama in bella vista sulla sedia accanto a quello rosa confetto di Micaela.

Tommaso deglutì, quindi dormivano insieme in quel letto matrimoniale? Questo era decisamente troppo da sopportare.

“Scusami, non vorrei sembrare all’antica ma non posso fare a meno di notare che..” esordì con un tono piuttosto alterato che con scarsi risultati riuscì a modulare.

 “Voi due dormite insieme?”

Giacomo fece spallucce e annuì. “Sì, non lo sapevi?”

“Ovviamente no, se te l’ho chiesto!” rispose acido. Come si permetteva a dormire con lei? Lui doveva dormire con lei.

A quel punto, fu chiaro a Giacomo che il nuovo fidanzatino della sua coinquilina fosse in preda ad un attacco di gelosia; pensò di dirgli che non c’era nulla di cui preoccuparsi ma il viso arrabbiato di Tommaso lo divertiva alquanto e decise di tenerlo un altro po’ sulle spine.

“E cosa c’è di male?” domandò disinvolto.

“Cosa c’è male? Di male c’è che a me non sta per niente bene!” urlò stizzito.

Giacomo trattenne a stento una risata, trovava piuttosto buffo che fosse così geloso di Micaela nonostante stessero insieme da poco più di un mese e senza aver ancora ‘consumato’.

“Tommaso, stai tranquillo. Io non toccherei mai la tua ragazza - fece una pausa per guardarlo in viso e notò che era furente – sono gay” confessò e aprì l’armadio per prendere i vestiti che avrebbe indossato quella sera.

Tommaso rimase a bocca aperta, aveva fatto la figura dell’idiota e si sentì piuttosto imbarazzato. “Scusami, io non sapevo..”

“Potresti evitarlo di raccontarlo a Micaela?” gli chiese passandosi una mano fra i capelli.

Giacomo ridacchiò. “Certo, nessun problema!”

Dopodiché gli chiese se poteva uscire dalla stanza visto che doveva cambiarsi e Tommaso si spostò nel soggiorno.

Si guardò un po’ intorno notando vari oggetti curiosi, come un tavolino a tre piedi, una lampada in ferro battuto a forma di candelabro, un paio di agende in cuoio, le famose moleskine, diversi cuscini cuciti a mano dalle tinte accese ed uno specchio piuttosto grande con la cornice lavorata in legno.

Si stava specchiando quando notò Micaela con un asciugamano avvolto attorno al suo corpo.

Il fisico deglutì e strinse le mascelle, saperla nuda e a pochi passi da lui lo eccitava parecchio.

“Giachi si sta cambiando?” gli domandò incurante del subbuglio ormonale che la sua vista gli stava provocando.

Il fisico annuì, momentaneamente aveva perso il dono della parola.

“Ah, ok!” rispose e si avvicinò a lui per dargli un bacio.

Doveva assolutamente evitare di essere baciato, avrebbe rischiato seriamente di perdere il controllo perciò prima ancora che lei si avvicinasse troppo, le chiese se poteva andare in bagno.

“Certo, è quello lì” gli disse indicandogli la porta e il fisico partì di corsa lasciando Micaela a passarsi stranita una mano fra i capelli bagnati.

 

Un’oretta più tardi, Tommaso, ormai pronto per la festa, era sdraiato sul divano della cucina-salotto di Micaela intento a leggere molto distrattamente un libro di Pasolini trovato sul tavolino, intanto che aspettava che la scrittrice finisse di prepararsi.

“Giachi è già andato via?” domandò la ragazza facendo il suo ingresso nella stanza mentre s’infilava una decolleté nera al piede sinistro.

Tommaso fece per alzarsi dal divano ma rimase pietrificato di fronte a Micaela.

Indossava un abito corto bordeaux, stile anni ’50, a fascia accessoriato con una minuscola cintura nera che evidenziava il suo stretto punto vita mentre la gonna a ruota rendeva la sua figura slanciata e molto femminile.

I capelli erano raccolti in uno chignon basso lasciando qualche ciocca libera ricadere sul viso leggermente truccato.

Sulle labbra aveva applicato un lucido color nude mentre aveva truccato gli occhi con un filo di matita nera lungo la palpebra inferiore e una lieve punta di mascara per valorizzare le ciglia folte e lunghe.

Mentre l’ammirava imbambolato, pensò che fosse l’essere più incantevole che avesse mai messo piede sulla terra, talmente bella da togliere il fiato.

“Come fai ad essere così bella?” sussurrò avvicinandosi a lei quando riuscì a riprendersi.

La ragazza rise. “Non lo so, ci si nasce!” rispose divertita.

Tommaso l’afferrò per la vita e l’accostò a sé, sentì il suo profumo invadergli le narici e rimase ipnotizzato.

La baciò più volte sulla bocca, scendendo poi sul collo e sulle spalle nude depositando una scia di baci umidi.

Il cuore di Micaela accelerò il battito istantaneamente e le sue mani vagarono freneticamente sul corpo di Tommaso.

Stava per perdere il controllo.

“Tommy, la festa..” sussurrò senza scostarsi.

“Ci andiamo dopo” rispose l’altro mentre continuava imperterrito nella sua missione facendo scivolare le sue mani lungo la cerniera del vestito.

Micaela chiuse gli occhi e facendo un respiro profondo, lo respinse. “Dai, dobbiamo andare!”

Sul viso di Tommaso si dipinse un’espressione di delusione che fece sorridere la scrittrice.

“Continuiamo dopo” mormorò maliziosa al suo orecchio.

A quel punto Parisi ormai rassegnato annuì e insieme si recarono alla festa.

 

*

 

Arrivati alla festa, Tommaso fu presentato al gruppo piuttosto numeroso ed eterogeneo di amici della scrittrice, che si lasciarono sfuggire diverse frecciatine rivolte alla ragazza.

“Oh, Miche! Wow! Allora hai chiuso con la castità?” la schernì uno dei ragazzi, dall’accento si poteva facilmente individuare la sua terra natale, ovvero la Sicilia.

“Già! Credevamo avessi fatto un voto alla Madonna!” s’intromise una ragazza, anche lei Siciliana e, con buona probabilità, sorella del primo vista la somiglianza fra i due.

Micaela lanciò un’occhiataccia ad entrambi.

“Come siete simpatici!” disse sarcastica tra le risatine di tutti.

A quel punto, onde evitare ulteriori commenti imbarazzati, prese Tommaso per un braccio e lo trascinò via.

Raggiunsero i divanetti e si sedettero sorseggiando un bicchiere di vino, rosso per Micaela e bianco per Tommaso.

“Mica..ehm.. non vorrei risultare indiscreto ma..” tentennò il ragazzo quando furono da soli.

“Quasi quattro anni” rispose d’un fiato. Aveva capito qual era la domanda che stava per farle, dunque gli risparmiò l’imbarazzo di farla.

Tommaso sgranò gli occhi e per poco non sputò il vino che stava bevendo. “Ma non sei uscita in questi quattro anni? Forse eri prigioniera in una torre?”

La scrittrice scoppiò a ridere. “No, sono sempre uscita. Perché me lo chiedi?”

“Bah, allora i Bolognesi sono davvero stupidi se non ti hanno notato” rispose in modo spontaneo.

“Meglio per me!” aggiunse facendo un’alzata di spalle.

Micaela sorrise e appoggiò la testa sulla spalla di lui. “Al dire il vero, ero io che non volevo nessuno. Non lo so perché..”

Il fisico le posò un bacio sulla testa e le cinse la vita con il braccio. “Aspettavi me..”

“Come siamo modesti!” lo stuzzicò divertita e levò la testa per scoccargli un bacio sulle labbra.

“Non è forse vero che aspettavi Mr Darcy?” chiese con tono da seduttore mal riuscito.

Lei rise. “Quindi tu saresti Mr Darcy?”

Tommaso annuì e si alzò dal divano. “In carne ed ossa”

“Permettetemi di farvi una dimostrazione di quanto appena affermato” continuò facendo un inchino in modo cavalleresco. “Mi concedereste l’onore di un ballo, milady?”

Le offrì il braccetto e aspettò che Micaela si alzasse.

“Tu sei pazzo” disse divertita scuotendo la testa.

“Sono pazzo di te” sussurrò, dopodiché l’avvicinò a sé posando il braccio sinistro all’altezza delle spalle e prendendo la sua mano destra nella propria.

Iniziarono a danzare come se fossero in una sala da ballo ottocentesca seguendo un ritmo tutto loro.

Tommaso le fece fare una piroetta per poi riavvicinarla a sé in un unico movimento.

“Chi ti ha insegnato a ballare?” le domandò stupita.

Altra piroetta e doppio chassé.

“Mia zia. Diceva che poteva tornarmi utile” rispose quando fu di nuovo vicino al suo viso.

Micaela annuì compiaciuta con il capo. “Fai i complimenti a tua zia”

“Senz’altro”

Un’ultima giravolta su sé stessa ed infine un caschè con tanto di bacio che lasciò stupefatta la scrittrice.

“Wow” esclamò quando tornò in posizione eretta.

“Sono o non sono il tuo Mr Darcy?” le domandò facendo un sorriso leggermente malizioso.

La ragazza finse di pensare per qualche secondo. “Mmm.. forse!”

“Non forse, sono io..”

La baciò di nuovo lentamente assaporando ogni secondo, sentendo il cuore di lei battere forte vicino al suo mentre le sue mani accarezzavano delicatamente la sua nuca.

“Andiamo a casa” mormorò ad un certo punto facendo irrigidire Tommaso. Il momento che aveva aspettato da quando aveva messo piede a Bologna era finalmente arrivato.

Il fisico annuì e insieme andarono alla ricerca di Giacomo, ormai ubriaco perso, per salutarlo.

“Oh, già andate via? Mmm.. mi raccomando! Non voglio nipotini!” disse un po’ singhiozzante e facendo ridere la coppia che si guardò intorno sperando che nessuno avesse sentito.

Uscirono dal locale e si avviarono con gran fretta a casa.

 

*

 

Micaela non fece in tempo nemmeno a chiudere la porta dell’appartamento, Parisi l’afferrò per la vita e iniziò a baciarla sul collo abbassando la cerniera dell’abito che cadde a terra in un secondo.

Si allontanò un secondo per poterla ammirare meglio e si sentì subito eccitato alla vista del corpo della scrittrice in lingerie di pizzo nero che non lasciava quasi nulla all’immaginazione.

La sollevò caricandosela sulle spalle e partì di fretta in direzione della camera da letto.

“Dai! Mettimi giù!” gli disse divertita dimenando in aria le gambe.

Tommaso rise. “Tra pochissimo, milady”

Entrando in camera da letto, la buttò sul materasso cadendogli addosso.

Iniziò a baciarla dolcemente mentre lei sbottonava la sua camicia, scivolò verso il collo mordicchiandola e leccando via la sua saliva con piccoli movimenti circolari della lingua.

Micaela si contrasse sfregando la sua chioma folta contro uno dei tanti cuscini presenti sul letto, tolse la camicia e le sue mani si avventarono sulla cerniera dei suoi pantaloni.

Il fisico interruppe il suo operato per guardarla. “Quanta impazienza! Aspetta un po’”

Le sue mani scivolarono verso la sua schiena slacciando il reggiseno che buttò alle sue spalle.

Con le labbra accarezzò i seni succhiando i capezzoli fino a farla gemere dal piacere, scivolò sempre più in basso baciando il ventre piatto e sollevò la gamba sinistra per posizionarla sulla sua spalla.

Iniziò a depositare baci sulle cosce e attorno all’inguine eccitandosi nel sentirla fremere.

Le tolse lo slip baciando anche le sue gambe e risalì verso di lei per baciarla sulla bocca.

Micaela accarezzò le sue braccia e la schiena avventandosi poi sul collo di lui e succhiandolo avida intanto che abbassava la cerniera dei pantaloni e giocava con l’elastico dei suoi boxer.

Parisi inarcò la schiena stravolto dal piacere, la sua mente era completamente annebbiata, il suo ventre s’incendiò sentendo un dolore lancinante all’altezza del bacino.

Si alzò in piedi velocemente e si svestì completamente liberando la sua costrizione.

Si sdraiò su di lei e la guardò intensamente negli occhi, leggendovi il desiderio, voleva sentirlo dentro di lei.

Con un ringhio soffocato, entrò in lei godendo del suo calore e muovendosi lentamente.

Sentiva le mani di lei palparlo ovunque, le sue dita infilarsi fra i suoi ricci fino a sfiorargli la cute.

I loro corpi sudati ondeggiavano all’unisono rapiti da quel movimento ipnotico.

Le labbra si cercavano avide soffocando i gemiti mentre gli affondi diventavano sempre più veloci e profondi.

Micaela cacciò un urletto e si morse il labbro inferiore stringendo il bacino di lui con le sue gambe.

Stava raggiungendo l’apice.

Un ultimo affondo più forte degli altri e l’orgasmo li stravolse lasciandoli senza fiato.

Tommaso ricadde su di lei posando la testa sui suoi seni sentendo il battito accelerato di lei al pari del suo.

Mai aveva provato un’emozione così intensa e totalizzante.

Anche Micaela si sentì incredibilmente appagata, nemmeno il suo corpo aveva mai volato così in alto.

Accarezzò ancora una volta i ricci di Tommaso posando un bacio sulla sua testa, il fisico si sollevò sui gomiti e strofinò prima la sua guancia e poi il naso con quelli di lei facendola sorridere.

La baciò sul naso e anche Micaela fece lo stesso.

“Credo di essermi innamorata” sussurrò all’improvviso e arrossì per quella confessione ridacchiando come avrebbe fatto una bambina.

Il fisico sorrise felice, anche lui non aveva più dubbi di essersi innamorato.

“Anche io” confidò a bassa voce.

In seguito a quella dichiarazione, si sporse di più verso di lei e la baciò con infinita dolcezza e a lungo.

La baciò come fanno le persone innamorate, quelle che si sentono legate fin dal primo sguardo, quelle che riconoscono nell’altro sé stessi e che s’inquietano per la sua lontananza.

Micaela, riscaldata da quel bacio, si accoccolò e le braccia del fisico la circondarono, facendola sentire al sicuro come se fosse in una fortezza, e in men che non si dica si addormentò.

Quando Tommaso si accorse che si era addormentata, le diede un bacio sulla testa sussurrandole la “buonanotte” e la coprì con il lenzuolo.

 Infine, anche lui cadde addormentato.

 

*

 

Qualche ora più tardi, un barcollante e singhiozzante Giacomo faceva ritorno a casa cantando e fischiettando YMCA, canzone ballata più volte durante la serata.

Ballò per qualche minuto davanti al portone del bilocale continuando a fischiettare ed infine, dopo aver trovato con difficoltà il buco della serratura, aprì la porta.

Calpestò senza minimamente accorgersene il vestito di Micaela che giaceva ancora per terra e si diresse verso la camera da letto dimenticandosi della presenza del fisico, nonostante la scrittrice lo avesse avvertito.

Aprì  la porta e la scena che si aprì davanti ai suoi occhi lo riempì di tenerezza facendolo sorridere: Micaela era abbracciata ad un sorridente Tommaso con la testa completamente nascosta dai suoi capelli castani e dalle braccia del fisico mentre i suoi piedi erano intrecciati a quelli dell’altro.

Giacomo riconobbe nell’espressione serena del giovane quella sensazione di sicurezza e calore che si prova quando si è accanto alla persona di cui si è innamorati, e si domandò quanto tempo era passato dall’ultima volta che si era sentito così.

Richiuse la porta e ritornò nel salotto buttandosi sul divano-letto senza nemmeno avere la forza di aprirlo e crollò addormentato in batter d’occhio.

 

*

 

Tommaso si svegliò, infastidito dalla troppa luce che filtrava dalla finestra rimasta aperta tutta la notte.

Si stiracchiò con gli occhi ancora chiusi e sentì la scrittrice lamentarsi mentre si scostava, affondando il viso nel cuscino e mettendosi a pancia in giù.

Il fisico la guardò divertito e spostò la sua folta chioma per darle un bacio sulla guancia facendole il solletico alla pancia.

“Dai! Tommy, ti prego.. Ho sonno” si lamentò ridacchiando.

“Niente da fare! Sono sveglio e ti svegli pure tu!” la prese in giro continuando a farle il solletico.

Micaela si voltò e inarcò un sopracciglio. “Vuoi la guerra?”

Il fisico annuì malizioso e subito dopo si ritrovò la scrittrice a cavalcioni su di lui che gli faceva il solletico ovunque.

“Si sta eccitando, signor Parisi?” gli domandò vedendo il suo cambiamento di espressione.

“Te l’ho detto che sono suscettibile” rispose mentre allungava le mani verso i suoi seni.

La ragazza si mordicchiò un labbro abbassandosi verso di lui. “Ho belle tette, eh?”

“Meravigliose, direi”

Micaela iniziò a baciarlo sul collo, completando l’opera iniziata durante la precedente notte, riscese lungo l’addome disegnando una linea immaginaria e baciandolo di tanto in tanto.

Giocò con il suo ombelico usando la punta della lingua intanto che lui la palpava.

Scese ancora più basso e fece qualcosa con la lingua che Tommaso giudicò “oltremodo oltraggioso” costringendolo a riprendere il controllo dei giochi.

La ribaltò finendo ancora una volta sopra di lei riprendendo il solito scambio di effusioni, brividi, spasmi, e ancora altri gemiti, raggiungendo l’orgasmo.

“Un ottimo inizio di giornata, direi” mormorò lei quando riprese fiato.

Il fisico alzò lo sguardo verso di lei. “Te l’ho detto che potevo fare di meglio”

Micaela ridacchiò. “Non hai deluso le mie aspettative”

Sollevò il mento di lui verso il suo viso e si baciarono di nuovo.

“Ho fame” affermò ad un certo punto alzandosi dal letto e invitò Tommaso a seguirla.

 Cercò i suoi slip e indossò una maglietta a caso che le copriva a mala pena il sedere, aspettò che anche lui si rivestisse e si spostarono in cucina.

 

Passarono davanti a Giacomo che pareva in coma spaparanzato sul divano con la bocca aperta e risero di quello spettacolo, Micaela prese il cellulare e gli scattò una fotografia che fu subito pubblicata sulla bacheca Facebook del neolaureato.

Dopodiché presero il pacco di biscotti e la bottiglia di succo di arancia e ritornarono in camera.

S’imboccarono a vicenda facendo finire tutte le briciole sulle lenzuola, ormai da cambiare, e bevendo il succo direttamente dalla bottiglia.

“Sei piena di briciole” la prese in giro sporgendosi verso di lei per strofinare il naso con il suo.

“Anche tu”

Micaela sfoggiò uno dei suoi sorrisi disarmanti, buttò le braccia attorno al suo collo e si sdraiò trascinandolo con sé. “Mi piaci un sacco”

“Anche tu, nanetta”

Si diedero un bacio a stampo e rimasero abbracciati per diversi minuti godendosi di quel piacevole pizzico di quotidianità senza pensare che tra qualche ora si sarebbero dovuti lasciare di nuovo.

 

*

 

Sul finire del pomeriggio, Micaela a malincuore accompagnò Tommaso alla stazione.

“Nanetta, non fare quel faccino. Ci vediamo prestissimo!” la confortò abbracciandola e posando un bacio sulla fronte.

La scrittrice annuì e gli scoccò  un bacio sulle labbra.

“Ora sali sul treno prima che me ne penta” gli disse con una leggera tristezza nella voce. Non voleva davvero lasciarlo andare.

Tommaso l’abbracciò un’ultima volta e salì sul treno di ritorno a Milano; corse al suo sedile, abbassando il finestrino per richiamarla, le lanciò un bacio che la ragazza finse di acchiappare e ritornò a sedersi mentre il treno ripartiva.

Micaela guardò il treno allontanarsi e fu subito colpita dalla nostalgia.

Sospirò a lungo e si avviò verso casa ripensando al fisico e quella storia iniziata in un modo assurdo; nemmeno nelle sue fantasie più folli, avrebbe pensato di conoscere qualcuno facendo il suo lavoro, tanto meno di conoscere qualcuno come Tommaso.

Il fisico aveva ragione quando le aveva detto di essere il suo Mr Darcy.

Anche se non lo aveva ammesso, lei lo aveva capito dal primo istante in cui aveva posato il suo sguardo su di lui, quando si era sentita così attratta da fidarsi ciecamente senza una parola di più, o un gesto.

Sentendosi felice quando la baciava o semplicemente abbracciava, sentendosi completa quando lo ebbe tutto per sé.

Si domandava se anche Tommaso sentisse le stesse emozioni quando gli era accanto, quando lo sfiorava e baciava.

Probabilmente anche lui si sentiva così; era innamorato di lei, esattamente come le aveva confessato la notte precedente.

Non aveva alcun dubbio sulle sue parole e, in quel momento, lei, si convinse che quella storia, iniziata per volere del destino, sarebbe diventata la più importante della sua vita.

 

 

Angolo autrice:

 

Non so come chiedervi perdono per la lunga assenza, sapendo anche di dovervi dire qualcos’altro u.u purtroppo per il momento Taking è sospesa fino a nuova “ispirazione”.

Questi ultimi giorni sono stati piuttosto distruttivi, diciamo che il mio progetto non è andato a buon fine T_T e io dovrò ancora lavorarci su! Sì, è un’angoscia L

Soprattutto perché ora mi sono giocata un po’ l’esame, e va be’.

Comunque spero che questo capitolo vi ripaghi dell’attesa!

Un bacino,

Anto!

 

 

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Capitolo 11
*** Happiness and flowers ***


Happiness and flowers

 

Sofia Martini, comodamente seduta nella sua sedia sdraio preferita, godeva della bella serata rinfrescata da un leggero vento estivo di fine luglio nel giardino sul retro di casa sua nella periferia di Rodano, una cittadina a venticinque km da Milano.

Ogni tanto gettava un’occhiata incuriosita a suo nipote Tommaso intento a tenere una delle lezioni sulle “meraviglie del cielo stellato” a suo figlio minore Francesco.

Aveva capito al primo sguardo che c’era qualcosa di diverso nel giovane, cosa che la insospettì; era molto più sereno e sorridente, nonché accondiscendente nei confronti del cuginetto, che lo aveva convinto prima a fargli i compiti di matematica assegnategli per le vacanze estive e ora ad illustrargli i prodigi delle stelle.

Non vi era più alcun dubbio. Suo nipote le nascondeva qualcosa e lei si promise di indagare non appena suo figlio fosse andato a dormire.

“Quella che vedi laggiù è la costellazione di Orione. È una delle più semplici da riconoscere e da osservare e contiene un gran numero di stelle luminose, al punto che è perfettamente visibile senza difficoltà anche dal centro di una grande città. La sua forma ricorda molto quella di una clessidra e la sua caratteristica più rilevante, come puoi vedere, è l'allineamento di tre stelle che compaiono al centro della figura, insomma la Cintura di Orione” raccontava al ragazzino che lo ascoltava attentamente.

“Ragazzi, mi dispiace interrompervi ma credo che per Francesco sia arrivata l’ora della nanna” affermò ad un certo punto alzandosi dalla sedia sdraio e andando verso di loro.

Suo figlio minore incrociò le braccia contrariato. “Ma io non ho sonno!”

“Francesco, domani hai il campeggio e sarà una lunga giornata quindi è meglio che vai a letto! Su, Tommaso ritornerà un’altra volta e continuerà con la spiegazione” tentò di convincerlo facendogli un sorriso materno.

Il ragazzino sbuffò. “Ok..”

“Ciao Tommy! Ci vediamo domani mattina!” disse rivolto al cugino che annuì e dopo aver dato un bacio sulla guancia sia a sua madre che al cugino, rientrò in casa.

Zia Sofia guardò suo nipote che era ritornato al telescopio e si avvicinò. Doveva calibrare bene le parole affinché le raccontasse cosa era successo perciò dopo una breve riflessione optò per un banale: “Tommy, allora hai novità?”

Il giovane alzò lo sguardo dal telescopio e le sorrise.

“Ho conosciuto una ragazza..” esordì piuttosto titubante.

“Davvero? Come si chiama? Raccontami tutto!” chiese entusiasta invitando a sedersi sulla sedia sdraio accanto alla sua.

“Si chiama Micaela e abita a Bologna. Sono quasi due mesi che ci frequentiamo” raccontò sorridendo. Ogni volta che parlava di lei, il sorriso nasceva spontaneo sulle sue labbra.

“E tu come l’hai conosciuta? È una tua collega dell’università?”

“No no, lei è laureata in Lettere Moderne. Ci siamo conosciuti in un modo un po’ strano..”

Sofia aggrottò la fronte. “Cosa intendevi per ‘un po’ strano’?”

“Lei praticamente è una centralinista, sta facendo questo lavoro per vivere, e io..”

Sua zia alzò una mano per interromperlo con un’espressione leggermente divertita. “Vi siete conosciuti parlando al telefono?”

Tommaso annuì arrossendo leggermente. “Aveva una voce così bella ed io mi ero incuriosito..” provò a giustificarsi.

Sofia scoppiò a ridere di gusto scompigliandogli i capelli affettuosamente. “Il solito Tommaso! Hai sempre avuto idee strane, anche tua mamma era così!”

Quel paragone fece sorridere Tommaso.

Sua zia Sofia era l’unica che le avesse mai parlato di sua madre, essendo sua sorella gemella, e fra di loro si era creato un legame molto stretto.

Lei lo aveva sempre trattato come un figlio; per un po’ di tempo, infatti, dopo la scomparsa della sorella, Tommaso era vissuto a casa sua.

Era stata ad accudirlo quando era ancora in fasce poiché suo padre Osvaldo, colto dalla depressione, non fu in grado di prendersi cura del piccolo.

“Raccontami di più! Le hai chiesto il numero?”

Tommaso scosse la testa. “No, no! Non me l’ha voluto dare subito! All’inizio ci sentivamo solo per e-mail, poi abbiamo iniziato a parlarci al telefono”

“Ho aperto anche un account Skype per parlare con lei” confessò divertito.

“Tua cugina Beatrice non ne sarà molto felice visto che sono tre anni che ti dice di fartelo e tu ti sei sempre rifiutato!” esclamò scuotendo la testa.

I due si scambiarono un’occhiata divertita.

“Vi siete già visti quindi? Come è lei?” s’incuriosì la donna. Voleva sapere tutto della nuova fidanzata del suo nipotino preferito. L’unico che avesse, al dire il vero.

“Sì, ci siamo visti la prima volta il sette Giugno” raccontò a Sofia entusiasta. “È la ragazza più bella che abbia mai visto, zia”

“È piccolina, credo che non arrivi nemmeno al metro e sessanta. E’ castana e ha i capelli lunghi e un po’ mossi. Anche gli occhi sono bellissimi, un colore particolarissimo! Lei dice che sono nocciola..”

La donna lo guardava intenerita mentre parlava della scrittrice, notò subito che gli brillavano gli occhi e capì che doveva esserne innamorato sul serio.

“Quando sorride, ha le fossette, sono così carine..” continuò elencando i pregi della scrittrice per altri cinque minuti ed interrompendosi solo per rispondere alle domande di sua zia.

“Hai detto che ha una laurea in Lettere Moderne, come mai si ritrova a fare la centralinista?”

“Oh! Beh, lei scrive e vorrebbe lavorare per una casa editrice ma per il momento non trova nulla e si è accontentata. I suoi non la possono aiutare molto e lei non è di Bologna ma di Sorrento, quindi deve pagarsi tutto”

Sua zia annuì. “Povera! Mi dispiace.. Comunque Sorrento è davvero una bellissima città, potreste andarci qualche volta”

Tommaso boccheggiò incapace di proferire parola. Andare a Sorrento implicava conoscere sua madre Graziella e lui ancora non era affatto pronto.

“Tranquillo, Tommy! Ci andrai quando sarai pronto!” lo tranquillizzò deducendo la sua preoccupazione.

“Che genere di libri scrive?” chiese in seguito.

“Romanzi storici. S’ispira a Jane Austen e il suo libro preferito è ‘Orgoglio e Pregiudizio’ ”

La zia incredula inclinò leggermente la testa verso sinistra. “Davvero?”

Tommaso annuì e le chiese come mai lo trovasse così strano.

“Oh! Sai, anche se tua mamma raccontava a tutti che il suo libro preferito era ‘Guerra e Pace’, in realtà andava pazza per la Austen” gli confidò divertita.

“Credo che tutte le brave ragazze adorino ‘Orgoglio e Pregiudizio’ ” continuò sorridente.

Tommaso annuì con il capo con fare sicuro. “La mia nanetta è senz’altro una brava ragazza”

Sua zia sorrise e abbracciò il suo nipotino scompigliandogli i ricci una seconda volta. “Sono molto contenta per te, Tommy”

“Si vede che ti rende felice, quindi spero che me la presenterai presto!”  gli disse mentre lo teneva stretto.

“Certo! Appena possibile!” rispose. D’altronde, anche lui desiderava presentarle la sua nanetta.

Infine, dopo avergli dato un bacio sulla testa, Sofia lo salutò dicendogli che andava a dormire. “Buonanotte Tommy!”

“Buonanotte zia” la ricambiò il ragazzo e ritornò al telescopio ad osservare le stelle.

 

*

 

Qualche giorno più tardi, più precisamente il giorno del suo compleanno, Micaela si recava al lavoro trovandosi  coinvolta in una spiacevole situazione.

Aveva appena messo piede nell’edificio quando sentì le urla della sua amica Federica provenire dall’ufficio di Luca Fiorini.

La maggior parte dei suoi colleghi aveva smesso di rispondere alle telefonate dei clienti rivolgendo la loro piena attenzione alla discussione fra i due.

D’altronde, in ufficio, a nessuno era sfuggito l’intrattenimento di rapporti “illeciti” fra Federica e il loro diretto responsabile. Tuttavia, non sapevano quanto stesse accadendo, o almeno non ne erano consapevoli fino a quel momento.

Micaela entrò immediatamente in uno stato di agitazione per l’amica, sapeva che Fiorini aveva reagito male alla notizia confermando i sospetti più temuti di Federica, ovvero che non si sarebbe fatto carico del bambino; lei però aveva sperato in un suo ripensamento, cosa che era evidente non fosse avvenuta.

La porta dell’ufficio di Fiorini si aprì ed uscì una Federica in lacrime e rossa in viso.

“Sei la più grande merda dell’universo, Fiorini! Sappi che non finisce qui!” urlò singhiozzante tenendo la testa alta, quasi a voler salvare una punta di orgoglio.

“Che mi fai? Non ti puoi permettere nemmeno l’avvocato” rispose sprezzante l’altro abbandonandosi ad una risata.

La ragazza tirò su con il naso. “Questo lo dici tu, brutto verme schifoso!” gridò ancora incurante di essere al centro dell’attenzione di tutto l’ufficio.

Fiorini si abbandonò ad una risata sarcastica. “Starò a vedere, soprattutto ora che sei anche senza lavoro”

Di fronte all’espressione beffarda dell’uomo, Federica perse la propria lucidità e sollevò una mano con l’intenzione di colpire il viso a suon di sberle.

“Tu provaci, Sturiano, e io ti giuro che ti rovino” affermò con tono altezzoso bloccando il braccio in aria della ragazza con la sua mano.

Strinse forte il braccio di lei provocandole una smorfia di dolore e Micaela si avventò su di lui, dandogli la sberla che Federica avrebbe voluto dare.

“Non ti permettere mai più a toccarla, hai capito?” sibilò a denti stretti rivolgendogli un’occhiata di disprezzo.

L’uomo, colto alla sprovvista, si portò una mano sul viso e lo massaggiò intanto che Micaela si avvicinava all’amica che aveva ripreso a singhiozzare.

“Andiamo via, Fede” le disse dolcemente abbracciandola.

In quel momento, Fiorini si riprese dallo shock provocato dall’inaspettata reazione della scrittrice e ritornò sui propri passi assumendo un’espressione glaciale in viso.  

“Sì, è meglio che te ne vai. Anche tu, De Blasio, sei licenziata” affermò con freddezza e richiuse la porta del suo ufficio sbattendola con forza.

“Sarà solo un piacere non avere più a che fare con te!” rispose Micaela urlando alla porta chiusa dell’ufficio di Fiorini.

A quel punto, avendo già dato sufficientemente spettacolo, Micaela accompagnò fuori dall’ufficio Federica, ormai del tutto incapace di smettere di piangere.

Ritornò per recuperare la sua borsa e altri oggetti di sua proprietà e si premurò di fare altrettanto con quelli di Federica ed uscì senza rivolgere una parola a nessuno dei suoi colleghi che continuavano a fissarla sbalorditi.

 

*

 

La mattinata di Micaela trascorse lentamente nell’inutile tentativo di consolare la sua migliore amica, la quale, fra i singhiozzi, si scusava anche per averle rovinato il compleanno e per aver causato il suo licenziamento.

“Ora come farai? - tirò su con il naso e asciugò le lacrime con un fazzoletto di carta passatole da Micaela - è tutta colpa mia. Ho rovinato tutto” s’incolpava fra i singhiozzi.

“Ma che dici? E poi, forse è meglio così, magari ora mi trovo un lavoro più decente” tentò di rassicurarla fingendosi sicura.

Sapeva perfettamente si prospettavano tempi duri per lei se non fosse riuscita a trovarsi un lavoro nell’immediato. Tuttavia, per il canone di locazione e eventuali spese correlate poteva contare sull’aiuto di Giacomo che glielo doveva, avendolo mantenuto per circa un anno, quando i suoi genitori avevano deciso di tagliarli tutti i fondi.

L’amica annuì e l’abbracciò stretta. “Ti voglio bene”

“Anche io”

Dopodiché le domandò se desiderava che le preparasse il pranzo e Federica scosse la testa sostenendo che preferiva andare a riposarsi un po’.

Micaela annuì ed infine si raccomandò con lei dicendole di chiamarla per qualsiasi evenienza e si congedò raggiungendo il suo appartamento.

 

*

 

Di ritorno a casa, si buttò sul divano dopo essersi sfilata le sue Superga, ridotte uno straccio come le Converse del fisico, e chiuse gli occhi nel tentativo di fare mente locale per rilassarsi un attimo.

“Un compleanno di schifo!” esclamò sbuffando rumorosamente.

Non soltanto era stata licenziata dal suo lavoro, che a malapena le garantiva un minimo di indipendenza economica, il giorno del suo ventiseiesimo compleanno, ma il suo presunto fidanzato non si era degnato nemmeno di farle gli auguri.

Prese uno dei tanti cuscini sparsi per l’appartamento e vi affondò il viso abbandonandosi ad un urlo muto dimenando in aria i piedi a causa del nervosismo.

“Tommy, questa me la paghi! Altro che Mr Darcy! Mr Memoria corta sei!” pensò furente sospirando ancora una volta.

Stava premeditando vendetta nei confronti di Parisi quando il citofonò del suo appartamento suonò distogliendola dai suoi pensieri.

Domandò all’apparecchio chi fosse e non ricevendo alcuna risposta, aprì la porta rimanendo a bocca aperta per la sorpresa.

Tommaso era inginocchiato sullo zerbino con la testa china tendendo un grazioso mazzo di girasoli, i suoi fiori preferiti, verso la sua figura con entrambe le mani.

“Auguri, milady!” esclamò alzando la testa verso di lei che era leggermente arrossita.

“Grazie..” mormorò ancora imbarazzata sia per l’inaspettato gesto che per l’aver pensato male del suo secchione.

Afferrò con premura il mazzo di fiori e lo annusò rimanendo estasiata sia per l’odore che per bellezza della composizione realizzata. “E’ davvero bellissimo”

“Mai quanto te” rispose il fisico dandole un bacio sulla guancia.

Micaela posò i girasoli sul tavolino d’ingresso e baciò Tommaso a lungo mentre lui la teneva stretta fra le braccia.

“Metto i fiori in acqua” disse in seguito e fece per allontanarsi un secondo.

“Aspetta, leggi il biglietto prima..”  

La scrittrice gli sorrise e aprì il biglietto spillato al cellophan che avvolgeva i fiori e lo lesse a voce alta:

“Alla mia nanetta,

                   Buon compleanno!

   Il tuo Mr Darcy

Nonostante non avesse scritto nulla di particolare, quel semplice e, per alcuni versi, banale bigliettino riuscì a strapparle un enorme sorriso.

Tommaso si spostò dietro di lei e l’abbracciò posando la sua testa nel suo incavo del collo. “Profumi di buono” le disse dandole un bacio sul collo candido che profumava di vaniglia e miele.

Micaela pensò che anche lui aveva un buon odore e posò le sue mani su quelle del fisico dondolandosi impercettibilmente per alcuni secondi.

“Mi sei mancata tanto” mormorò senza sciogliersi dalla posizione assunta.

La ragazza si voltò verso di lui e gli scoccò un bacio sulle labbra. “Anche tu”

“Metto i fiori in acqua, tu accomodati sul divano” lo informò sciogliendosi dalla posa assunta e andò a recuperare un vaso dove poter posare il mazzo di fiori.

“E’ bello che tu sia qui, Tommy.. è una stata giornata bruttissima” gli raccontò mentre riempiva il vaso d’acqua.

“Che è successo?” domandò l’altro leggermente preoccupato.

Micaela sospirò.

“Mi hanno licenziata” disse d’un fiato intanto che sistemava con cura i fiori.

Tommaso sbarrò gli occhi e spalancò la bocca. “Oddio! E come mai?”

“Ho dato uno schiaffo a Fiorini” confessò a bassa voce mordicchiandosi un labbro.

Il fisico trattenne una risata. “Perché gli hai dato una sberla?”

Micaela si avvicinò al divano e si sedette a cavalcioni su di lui.

“Ha discusso violentemente con Fede e, ad un certo punto, la situazione era sfuggita di mano di entrambi. Lei ha finto di volergli tirare uno schiaffo e lui l’ha bloccata per il braccio in modo piuttosto brusco e io..”

“Ho capito. Tu l’hai difesa” concluse lui la spiegazione.

La scrittrice annuì e si umettò le labbra. “Sono nei guai ora, vero? Sono senza un lavoro..”

Tommaso posò un dito sulle sue labbra e scosse la testa. “Troveremo una soluzione. Stai tranquilla..” la rassicurò dandole un buffetto sulla guancia. to, onde evitare ulteriori commenti imbarazzati, prese Tommaso per un braccio e lo trascinò via.

“Comunque Fiorini è un pezzo di merda! Fede dovrebbe denunciarlo!” affermò con una leggera punta di astio. Anche lui si era affezionato a Federica che aveva avuto modo di conoscere in quel mese.

La ragazza scrollò le spalle. “E come fa? Nelle sue condizioni un avvocato non se lo può permettere”

 “Già.. hai ragione” disse l’altro sospirando.

La scrittrice gli passò una mano sui ricci e lo baciò sulla fronte. Trovava che fosse davvero tenero da parte sua preoccuparsi per le sue amiche.

 “Hai mangiato?” chiese cambiando argomento.

Tommaso scosse la testa. “Ancora no.. preparo io però! È il tuo compleanno!”

“Non pongo obiezioni! Vai, la tua cucina è tutta tua” gli disse divertita e si spostò per farlo alzare lasciandolo familiarizzare con i fornelli della sua cucina.

 

Mentre lo guardava armeggiare indaffarato con i suoi utensili da cucina fischiettando e canticchiando a tratti “Sympathy for the devil” dei Rolling Stones, Micaela trovò che fosse il ragazzo perfetto.

Attento, premuroso, dolce, capace di farla impazzire con un bacio e un bravo cuoco anche, come dedusse dal modo sicuro in cui si muoveva fra i fornelli e dall’ottimo odore che si sta diffondendo per tutta casa.

Aveva preparato una delle sue prelibatezze culinarie preferite: il risotto alle fragole.

Ormai era chiaro alla scrittrice che il suo fidanzato andasse pazzo per il risotto in tutte le sue varianti, perciò quando glielo propose non si sorprese, anche se ammetteva che era curiosa di assaggiarlo quel risotto che appariva piuttosto singolare.

Con un colpo di polso mosse leggermente il contenuto della padella e spense i fornelli.

Si avvicinò al tavolo già apparecchiato da Micaela e mostrò la sua creazione, che oltre ad avere un buon odore, aveva anche un bell’aspetto, esclamando: “Voilà! Pronto da servir!”

La scrittrice rise e allungò il piatto verso di lui perché la servisse, dopo averla servita, Tommaso fece altrettanto con il suo piatto e si sedette di fronte a lei.

“Ha un buon profumino” affermò la ragazza prendendo con la forchetta un po’ di risotto.

“Aspetta ad assaggiarlo per i complimenti” ammiccò lui e con la mano la invitò ad assaporarlo.

Micaela soffiò sulla forchetta, essendo il risotto leggermente bollente, ed infine se lo portò alla bocca rimanendo subito entusiasta. “Oddio! Questo è il più buon risotto di sempre!”

Tommaso fece un sorrisetto malizioso. “Ora puoi dirlo!”

La ragazza con la bocca piena aggrottò la fronte e scosse la testa come per chiedere di cosa parlasse e lui inarcando un sopracciglio rispose: “Che sono il ragazzo perfetto!”

La ragazza scoppiò a ridere e lasciò un attimo il suo piatto per andare da lui, si sedette sulle gambe e mosse il mento di lui verso di lei scoccandogli un bacio a fior di labbra.

Tommaso non si accontentò di quel semplice bacio e ne pretese uno più lungo e appassionato che la scrittrice non gli negò.

“Sì, sei il ragazzo perfetto” sussurrò mentre lo baciava.

“Anche tu sei la ragazza perfetta” mormorò a sua volta e si scambiarono un altro bacio al sapore dolciastro di fragola.

In seguito il fisico riprese la forchetta e provò ad imboccare Micaela. “Su, mangia! L’ho fatto con tanto amore!”

La ragazza scoppiò a ridere e si fece imboccare, prese anche lei la sua forchetta e fece altrettanto con lui.

Continuarono così fino alla fine del pranzo, dopodiché insieme lavarono i piatti sporcandosi anche a vicenda con l’acqua insaponata ed infine si buttarono sul letto per schiacciare un pisolino.

 

*

 

“Tommy, spostati più in là, dai” si lamentò spingendolo senza successo verso il lato di Giacomo.

“Ma come non mi vuoi più?”

Micaela lo guardò mettere un finto broncio e roteò gli occhi divertita. “Dai! Fa caldo!”

Il fisico sorrise malizioso. “Spogliati, no? Se vuoi, ti do una mano!”

Infilò una mano sotto la sua fine maglietta di cotone mentre con l’altra sbottava il paio di jeans della ragazza.

Micaela gli mordicchiò la spalla sinistra e si ribaltò mettendosi a cavalcioni su di lui.

“Oggi è il mio compleanno. Li conduco io i giochi..” mormorò con voce sensuale al suo orecchio.

Il fisico annuì compiaciuto della presa d’iniziativa di Micaela e rimase fermo a godersi lo spettacolo che la sua “ragazzetta” gli stava propinando.

Si tolse la maglietta sfilando anche quella di Tommaso, baciò il glabro petto del fisico che iniziava a riscaldarsi per quel contatto.

La guardò mettersi in piedi e sfilarsi i jeans in modo sensuale stuzzicando la sua fantasia, nonché appetito sessuale.

A Micaela bastò guardarlo un secondo negli occhi per leggervi il desiderio e l’eccitazione e decise di portare il loro gioco al livello successivo. Si chinò nuovamente su di lui e puntellò le mani sul suo petto muovendosi lentamente, strofinandosi contro il suo rigonfiamento.

L’eccitazione di Parisi iniziava a farsi dolorosa. “Mica.. ti prego”

La ragazza rise e continuò imperterrita nel tentativo di farlo impazzire; si slanciò il reggiseno e lo buttò nella direzione di Tommaso che, ormai incapace di controllare i segnali che il suo corpo in iperventilazione gli stava mandando, la spinse e in un’unica mossa fu sopra di lei.

La svestì del suo ultimo indumento e fece lo stesso con i jeans che caddero abbandonati sul pavimento e la fece sua.

Accarezzò il suo corpo che aveva desiderato per un’intera settimana e di cui non sapeva più a fare meno; aveva scoperto una nuova dimensione coinvolgente e appagante.

Mai nessuna donna era riuscito a risvegliare in lui quel groviglio di emozioni che lo faceva vibrare anche nell’angolo più sperduto del suo essere.

Era assuefatto alla sua presenza e a quel corpo che sapeva essere suo,  che lo rendeva cieco per il desiderio imprigionandolo e rendendo libero al tempo stesso.

Mentre era dentro di lei, la sua mente si spegneva, i suoi pensieri svanivano; esisteva solo lei e quella voglia matta di sentirla, di esplorarla e farsi esplorare.

Un’esplosione di sensazioni a cui si abituava lentamente e a cui sapeva che non sarebbe stato più in grado di rinunciare.

Con i loro corpi ancora intrecciati e avvinghiati, Tommaso si sdraiò di fianco lei e ricevette le sue adorate coccole che solo lei sapeva fargli, o almeno così pensava il fisico.

A Micaela sembrò per qualche istante che facesse le fusa e sorrise teneramente.

“Ti piacciono le coccole?” gli domandò sottovoce mentre accarezzava i suoi capelli.

Tommaso alzò lo sguardo verso di lei e annuì sorridente. “Le tue tantissimo”

Si sporse di più e le diede un bacio a fior di labbra, si strofinarono le guance ed anche il naso, com’era ormai di consuetudine nei loro momenti più teneri, e ritornò ad accoccolarsi.

Rimasero in silenzio ascoltando l’uno il battito cardiaco dell’altra finché Tommaso non parlò. “Stasera ti porto a cena”

La ragazza fece un grande sorriso e gli stampò un bacio rumoroso sulla guancia. “Sì, non vedo l’ora!”

“Pesce o carne?”

Micaela rimase un attimo pensierosa strofinandosi il mento. “Pesce!”

“Perfetto. E pesce sia!” esclamò lui dandole un bacio sulla guancia a sua volta.

Rimasero nel letto per qualche altro minuto ed infine andarono a farsi una doccia insieme per rinfrescarsi.

D’altronde, il WWF consiglia agli amanti di evitare gli sprechi d’acqua completando l’amplesso facendo la doccia ensemble.

 

*

 

Dopo la splendida cena a base di crostacei e frutti di mare, in uno dei tanti ristorantini sulla collina di San Luca dove era possibile mettersi al riparo della calura estiva, i due fidanzatini si concedettero una passeggiata abbracciati per il capoluogo emiliano, ormai quasi deserto.

Il caldo afoso aveva, infatti, indotto la maggior parte dei cittadini bolognesi a passare il finesettimana sulla riviera romagnola, dove avrebbero potuto godere del mare Adriatico, oltre che dei divertimenti offerti dai suoi lidi.

Ritornarono a casa verso l’una di notte, stanchi per la lunga passeggiata s’infilarono subito a letto senza rinunciare alle loro coccole.

“Oggi sono due mesi che stiamo insieme” sussurrò Tommaso d’un tratto mentre giocava con le punte dei ricci della scrittrice.

“È vero! Anche se a me sembrano molti di più..”

Notò lo sguardo confuso del fisico che corrugò leggermente la fronte e provò a spiegarsi meglio. “Mi sento come se ti conoscessi da sempre”

“Forse è vera la storia della reincarnazione e noi ci siamo già incontrati in una vita precedente!” affermò con tono scherzoso posando il capo sul petto del fisico che fece spallucce.

“Chissà! Magari è vero! Secondo me tu eri una nobile, magari una duchessa..” 

Micaela rise immaginando sé stessa impersonare il ruolo di una duchessa. “Tu invece eri uno degli allievi di Galilei”

Il fisico mosse il capo compiaciuto. “Mi sarebbe piaciuto sicuramente Galileo! Avremmo scoperto insieme i satelliti di Giove e oggi uno si chiamerebbe Parri” affermò e scoppiarono entrambi a ridere.

A quel punto, Micaela sbadigliò e si sistemò meglio abbracciando il fisico che le diede un bacio sui capelli, come era ormai sua abitudine, e augurò la buonanotte alla sua nanetta.

“Buonanotte Tommy” sussurrò l’altra e in un batter d’occhio s’addormentò.





Angolo autrice! Rieccomi ragazze! Come state? Io stanca e la sessione d'esame nemmeno è iniziata o.O comunque spero che questo capitolo vi sia piaciuto :D e di risentirci presto su questi canali!(Anche per Taking ;) Ci sto lavorando di nuovo *--*)

Con affetto,

Anto!

 

 

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Capitolo 12
*** Elope ***


Elope

 

Tommaso, approfittando dell’assenza di Giacomo, in viaggio con lo zaino in spalla per tutta Europa, si fermò a casa della sua nanetta per il resto del mese di Agosto.

Esperienza che rese entrambi i fidanzatini, che mai avevano trascorso così tanto tempo insieme, molto felici; il mese trascorse velocemente fra risvegli intorno a mezzogiorno, colazioni che diventavano veri pranzi a letto, sieste pomeridiane, passeggiate in tarda serata e più di una cena a lume di candela, più per rispondere all’esigenza di tenere la bolletta della luce sotto controllo che per reale bisogno di fantasticherie romantiche.

Non mancarono i primi battibecchi su questioni futili, come la mancata sostituzione del rotolo di carta igienica e i vestiti in disordine in camera da letto, che si concludevano sempre in una fragorosa risata da parte di entrambi.

Micaela fu aiutata da Tommaso nella ricerca di un nuovo lavoro che si rivelava sempre più ardua; gli annunci erano sempre più sporadici e la giovane iniziava a perdere le speranze.

Non si limitò a cercare lavoro nell’area dell’Emilia-Romagna ma su richiesta del suo fidanzato controllò anche gli annunci nel milanese.

Tuttavia, nonostante tutte le accortezze poste, sembrava che un lavoro non volesse spuntare per la giovane di Sorrento che cominciava ad sentirsi sotto pressione.

A risollevare il morale della scrittrice, ci pensò Daniele, il coinquilino di Tommaso, che propose alla giovane coppia un weekend nella villa a mare di sua nonna Sveva.

“Dov’è casa della nonna di Daniele?” domandò Micaela dopo aver sentito la proposta del fisico.

Rivazzura , una frazione di Rimini”

La scrittrice mosse il mento compiaciuta, Rivazzura era rinomata come una delle zone più belle della costa romagnola.“Tu ci vuoi andare?”

Tommaso scrollò le spalle. “A me fa piacere vedere nonna Sveva – considerava la nonna di Daniele come la sua considerata l’amicizia di lunga data che legava i due giovani – però faccio decidere te”

La ragazza annuì sfoggiando un sorriso. “Andiamo da nonna Sveva allora!”

 

*

 

La giovane coppia arrivò alla stazione di Rivazzura, dove li attendeva Daniele, intorno alle quattro di pomeriggio; furono subito accolti dal giovane banchiere, che non appena li vide, non mancò di lanciare qualche frecciatina al suo coinquilino riguardo alla sua presunta faccia ‘rilassata’.

“Ambrosi sei sempre il solito!” si spazientì Tommaso sospirando rumorosamente.

“Miche, mi sa che non hai fatto bene il tuo lavoro. È ancora irritato!” lo canzonò il giovane dando una pacca sulla spalla all’amico che gli lanciò un’occhiata furente tra le risate della scrittrice che promise di migliorare nel suo operato.

Con Ambrosi alla guida della sua amata Cabriolet, partirono alla volta di villa Ambrosi dove Sveva li attendeva impaziente comodamente seduta all’ombra della sua veranda e con il the freddo già pronto.

Imboccarono il viale di cipressi che li avrebbe condotti alla “umile” dimora di Sveva e la scrittrice ne rimase incantata, meravigliandosi ancor di più, quando, scesa dalla vettura, poté ammirare la particolarità dei fiori dalle tinte sgargianti che si stendevano come macchie colorate sul verde prato e dell’edera rampicante che copriva elegantemente parte della facciata del casale, oltre all’accogliente portico in legno di mogano dove intravide un’anziana signora dall’aspetto gentile e modi raffinati alzarsi dalla sedia a dondolo per venire loro incontro.

Riconobbe subito nel volto della donna una somiglianza con il giovane banchiere.

Donna Sveva appariva certamente molto più giovane di quanto fosse in realtà, così parve a Micaela a primo impatto.

I suoi occhi erano di una tonalità tendente al grigio chiaro molto singolare, come quelli del suo unico nipote, ed erano contornati da piccole rughe di espressione che risultavano più nitide quando sorrideva.

Il viso e le mani curati suggerivano una spiccata ricercatezza nel proprio aspetto esteriore, rispecchiata anche nell’eleganza degli abiti indossati, che doveva accompagnarla da quando era giovane.

Fu altresì evidente per la scrittrice che Sveva fosse stata piuttosto bella e corteggiata nella sua giovinezza, come trasse conferma dallo sguardo civettuolo e ammiccante che rivolse ai tre nuovi arrivati e che aveva spesso notato anche in suo nipote.

L’anziana salutò affettuosamente il nipote abbracciandolo e sbaciucchiandolo finché il ragazzo non si lamentò.

“Dai, nonna! Ti prego..” si spazientì rivolgendole un’occhiata divertita al tempo stesso.

“Non ti fai mai coccolare dalla nonna!” ribadì scuotendo la testa e facendo ondeggiare i lunghi capelli bianchi raccolti in una morbida treccia.

“Vieni qui, Tommaso, tu sei sempre stato un giovanotto da coccole” disse rivolgendosi al fisico che si avvicinò per salutarla.

 La sua voce dal timbro caldo e chiaro trasudava sicurezza; la sua dizione era corretta, non traspariva alcuna cadenza dialettale od errori di pronuncia.

Molto probabilmente era avvezza al parlare in pubblico, così suggerivano anche i suoi gesti aggraziati e posati.

“Forse è un’ex donna di spettacolo” pensò la scrittrice osservandola muoversi.

La voce di Tommaso citare il suo nome richiamò la giovane alla realtà distogliendola dai suoi pensieri. “Sveva, ti presento Micaela” disse cingendole la vita per invitarla a fare un passo avanti in direzione dell’anziana.

“È un piacere, signora” affermò la giovane offrendo la mano che fu stretta molto caldamente dalla padrona di casa.

“Oh! Il piacere è tutto mio, cara!” rispose sorridente e la prese a braccetto dirigendosi verso la veranda.

“Dimmi, cara, come hai conosciuto questo birbantello?” le domandò lanciando un’occhiata a Tommaso che abbozzò un sorriso passandosi una mano fra i miei capelli.

“Nonna, senti che storia! Secondo me nemmeno una commedia teatrale può eguagliarla!” s’intromise Daniele lasciandosi sfuggire una risatina.

“Davvero? È davvero così romantico il vostro incontro?” s’incuriosì stringendosi ancora di più a Micaela.

“Più che romantico, io direi particolare” spiegò la ragazza sistemando una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

Nel frattempo raggiunsero la veranda e si accomodarono attorno al tavolino in vimini dove era posata la caraffa di the freddo alla pesca e i bicchieri vuoti.

L’anziana con un gesto invitò il nipote a versare il contenuto della caraffa nei bicchieri e pregò la ragazza di raccontarle tutto.

“Prima io lavoravo come centralinista per il servizio clienti della TIM e Tommaso è capitato con me in una delle telefonate” iniziò a raccontare.

Tommaso improvvisamente si sentì teso come una corda di violino e artigliò il bracciolo della sedia su cui era accomodato; la sua fidanzata non sapeva tutta la verità riguardo il loro secondo “casuale incontro” che non fu affatto una coincidenza bensì architettato.

Ambrosi notò la tensione sul volto dell’amico intanto che allungava verso di lui il bicchiere di the freddo e gli lanciò uno sguardo interrogativo, il fisico fece un sorriso di circostanza obbligandosi a mantenere la calma.

Nel frattempo Micaela aveva concluso il racconto e l’anziana aveva inarcato un sopracciglio sottilmente, guardando con la coda dell’occhio Tommaso.

 “Di sicuro un incontro molto curioso. Era destino!” affermò Sveva rivolgendo un sorriso materno alla ragazza che annuì sorridente. 

“Una ragazza davvero deliziosa, Tommaso!” si complimentò con il fisico che incominciava a rilassarsi di nuovo.

“Mi domando quando mio nipote mi presenterà una fidanzata” aggiunse arricciando il naso e sventolandosi con un ventaglio dal manico in madre perla.

Daniele roteò platealmente gli occhi e sbuffò. “Per il momento non mi va di fidanzarmi..” 

Tommaso rise e si sporse verso l’anziana dicendole con tono confidenziale: “Sveva, mi sa che ci dovrai rinunciare. Tuo nipote non si innamorerà mai”

La donna scosse la testa muovendo anche un dito in aria. “Ti sbagli, Tommaso. Lui si è già innamorato..”

L’espressione di Daniele si trasformò al suono di quelle parole e s’irrigidì bloccando il bicchiere a mezz’aria.

“E di chi? Questa me la sono persa!” esclamò Tommaso fra il divertito e il sorpreso.

“Carolina” rispose fissando suo nipote che aveva abbassato lo sguardo puntandolo sul bicchiere di the freddo.

Il fisico annuì con il capo vistosamente. “Giusto! Carolina!”

“Chi è Carolina?” s’intromise Micaela rivolgendosi a Daniele che rimase in silenzio.

“L’unica ragazza che sia sopravvissuta a Daniele per più di due mesi” rispose Tommaso lasciandosi sfuggire una risata e ignorando l’espressione rabbuiata dell’amico, gli domandò: “A proposito, che fine ha fatto?”

“Non lo so” tagliò corto il giovane banchiere. “Ora per favore potremmo spostare la conversazione su altro?” chiese piuttosto stizzito.

I tre gli rivolsero un’occhiata di scusa e proseguirono la conversazione su altro, come richiesto dal giovane.

Sveva confermò i sospetti di Micaela riguardo il suo passato nel mondo della spettacolo, svelandole di essere stata un’attrice di teatro e di aver studiato danza classica nella sua adolescenza.

Raccontò anche alcuni aneddoti sui due compagni di avventura, come la volta che avevano preso di nascosto l’automobile del signor Parisi senza aver ancora ottenuto la patente oppure quando avevano saltato la scuola per andare ad un concerto rock a Gorizia ed erano stati beccati sul treno dalla loro professoressa di Arte.

Dopo la loro chiacchierata, invitò i nuovi ospiti a seguirla per mostrare le loro camere che erano già state preparate dalla cameriera, una giovane ucraina che aiutava Sveva nelle faccende domestiche tre volte per settimana.

L’anziana aprì la camera da letto assegnata alla giovane coppia e Daniele non resistette a fare una battuta.

“Nonna, hai deciso di consentire loro copulare sotto il tuo tetto?”

A quella battuta, la giovane coppia divenne rosso peperone in viso per l’imbarazzo e la padrona di casa fulminò il giovane sospirando rumorosamente. “Daniele! Non ti smentisci mai!”

“Tranquilla, Sveva, ci sono abituato ormai..” disse Tommaso alzando una mano per dare una botta sulla nuca ad Ambrosi che scansò abilmente il colpo.

L’anziana sorrise alzando gli occhi al cielo e si congedò trascinandosi il nipote per un orecchio e lasciando la giovane coppia a sistemare il proprio mini bagaglio.

 

 

Più tardi quella stessa sera dopo una tranquilla cenetta in giardino, i tre giovani decisero di fare un salto ad una festa sulla spiaggia organizzata da uno dei tanti lidi di Rivazzura.

Giunti al beach party, in meno di un quarto d’ora la coppia perse di vista il loro amico intenzionato a corteggiare quante più giovincelle possibili.

Tommaso, non essendo un amante delle feste e preferendo passare del tempo da solo con la sua nanetta, le propose una camminata sul lungomare; la proposta incontrò il parere concordante di Micaela e i due si avviarono verso la passeggiata.

Passeggiarono mano nella mano soffermandosi nella gelateria preferita di Tommaso, che era stato diverse volte a Rivazzura, e si godettero il loro gelato seduti in una delle panchine del lungomare. Infine, scesero nuovamente in spiaggia, cercarono un angolino poco affollato e si sdraiarono sulla sabbia.

Tommaso non resistette a cogliere l’occasione di tenere anche per la sua nanetta una lezione sui prodigi delle stelle.

“Certo che il cielo ti ha proprio stregato” commentò divertita Micaela dopo aver ascoltato la sua spiegazione.

Il fisico si voltò verso di lei e le sorrise. “Quando ero piccolo, ricordo che stavo sveglio per ore a contare le stelle”

“Mi addormentavo sempre sulla finestra come uno scemo e Sandra mi doveva mettere a letto” raccontò con una punta di nostalgia.

“Sandra è la nuova compagna di tuo padre?” s’incuriosì la scrittrice. Non parlava mai molto della sua famiglia, specialmente per quanto riguardava suo padre, di cui Micaela sapeva ben poco.

Il giovane annuì. “Lei è sempre stata molto gentile con me e mi ha trattato sempre come un figlio… Io la considero un po’ come mia mamma..” disse un po’ titubante facendo una scrollata di spalle.

Micaela si voltò verso di lui e notò nel suo sguardo un velo di tristezza che le fece tenerezza; allungò una mano verso il suo viso e gli diede un buffetto sulla guancia vellutata.

Accarezzò anche i suoi ricci scompigliandoli affettuosamente e prese ad attorcigliare una ciocca di capelli attorno al dito indice.

“Hai un cespuglio in testa!” lo prese in giro dandogli un bacio sul naso.

La tristezza del giovane, riscaldato dalle carezze della scrittrice, si dissolse immediatamente e l’abbracciò; accarezzò anche lui il viso e si scambiarono un lento bacio che provocò ad entrambi il solito batticuore.

“Se avete finito di pomiciare, potremmo anche tornare a casa” affermò Daniele che li guardava con un ghigno divertito stampato sul viso.

I due arrossirono leggermente e si alzarono lisciandosi i vestiti per pulirli dalla sabbia.

“Hai rinunciato alla tua caccia?” domandò Tommaso intanto che si avviavano verso l’automobile.

L’altro fece spallucce. “Non l’ho mai iniziata.. Non ce n’era nemmeno una di interessante”

“Mmm.. ricordare Carolina questo pomeriggio ti ha messo in difficoltà!” lo stuzzicò il fisico ridendo sotto i baffi.

Daniele lo fulminò con lo sguardo e fece una smorfia. “Ma per favore! La smettete con questa Carolina? È una storia vecchia di anni che non importa più a nessuno..” 

La coppia si scambiò un’occhiata divertita nel vedere la reazione del banchiere che non sembrava affatto essere così indifferente alla liaison in questione e annuirono.

Infine, salirono in auto e fecero ritorno a Villa Ambrosi.

 

Il resto del fine settimana trascorse fra pranzi preparati dai due coinquilini, che lasciarono stupefatta donna Sveva che non nutriva grande fiducia nelle loro capacità, partite pomeridiane a scala quaranta sotto il portico e divertenti cene nel giardino sul retro, durante le quali la padrona di casa dava prova della sua bravura nell’arte della recitazione.

Micaela si divertì moltissimo in compagnia della donna al punto che provò un certo dispiacere al momento di salutarla.

“È stato un vero piacere conoscerla” ripeté prima di salire in auto all’anziana che teneva le mani della scrittrice fra le sue. “Grazie ancora dell’ospitalità”

“Il piacere di avervi qui è stato tutto mio. Quando vorrete tornare, non esitate nemmeno un secondo” affermò sorridente liberando le mani di Micaela e richiamando il nipote muovendo un dito.

“Mi raccomando, Dani. Fai il bravo” gli disse lanciandogli un’occhiata di apprensione.

Ambrosi alzò gli occhi al cielo e annuì. “Sì, nonna. Stai tranquilla..”

Terminati i saluti, i tre giovani salirono in auto e partirono alla volta di Bologna, con l’aria più rilassata e la pelle arrossata dal sole.

Durante il tragitto, Tommaso pensò che quella sarebbe stata l’ultima settimana che avrebbe trascorso con la sua nanetta. Doveva fare ritorno a Milano, difatti.

Di lì a breve si sarebbe tenuti primi consigli di facoltà, oltre ai due appelli d’esame della sessione autunnale.

“Devo ancora preparare i compiti” si ricordò e fece una smorfia.

Micaela gli lanciò un’occhiata incuriosita e il fisico fece una scrollata di spalle. “Nulla, pensavo ai compiti di Meccanica” disse rimanendo sul vago e la ragazza annuì.

Un quarto d’ora più tardi, Ambrosi spegneva il motore della sua Cabriolet davanti al bilocale di Micaela, avendo deciso di fermarsi per cena.

Cenarono tutti e tre insieme a base di pasta e tonno, gli unici due alimenti che la scrittrice aveva in casa, ed infine, Daniele li salutò visto che doveva essere in banca alle otto in punto del giorno seguente.

“Ci vediamo a Milano domenica prossima” disse al suo coinquilino e salì in auto partendo spedito.

Decidendo di lasciare i piatti sporchi, indossarono il pigiama  e si buttarono sul letto accendendo la televisione. Bisticciarono sul programma da vedere, come al loro solito, optando poi per la classica commedia americana.

Tommaso si addormentò poco prima dell’inizio secondo tempo, a differenza della scrittrice, che rimase in piedi finché il film non fu finito.

Infine, spense la tv e si accoccolò alzando il braccio del fisico, ormai nel mondo dei sogni, che posò attorno alla vita e ormai soddisfatta s’addormentò.

 

*

 

Durante la settimana, Micaela ricevette una buona notizia che la lasciò entusiasta.

“Salve, lei è la signorina De Blasio?” esordì una voce femminile ben modulata dall’altro capo della linea.

“Sì, sono io” confermò la ragazza intanto che il suo fidanzato preparava la colazione.

“Sono la preside Amaldi del liceo classico “Umberto Eco” di Bentivoglio in provincia di Bologna. Volevamo offrirle una supplenza annuale, sempre se è disponibile” spiegò la donna sinteticamente.

Micaela spalancò la bocca per la sorpresa e annuì vigorosamente con il capo. “Sì, certo! Sono disponibile!”

La donna ne fu lieta e riferì ulteriori dettagli riguardo la sua supplenza; avrebbe dovuto sostituire la professoressa Gherardi, docente di Lettere del triennio nella sezione C.

Diede appuntamento alla giovane per l’indomani, scusandosi per lo scarso anticipo con cui l’aveva avvertita, e riattaccò dopo aver rivolto i suoi auguri alla ragazza per l’incarico appena accettato.

“Ho un lavoro” trillò entusiasta saltellando per tutta la cucina mentre Tommaso la guardava divertito.

Era davvero sollevata da quella chiamata improvvisa che la salvava da tutti i guai, a cui si era vista andare incontro.

Entrò subito in agitazione in vista del suo nuovo ruolo in qualità di professoressa e fu tranquillizzata dal fisico che convenne che se n’era in grado lui, sicuramente lei avrebbe un’ottima fatto figura.

Erano entrambi più rilassati dopo aver ricevuto la notizia e contenti all’idea che vedersi sarebbe stato più facile considerando che Micaela avrebbe faticato meno ad organizzarsi per raggiungerlo a Milano e viceversa.

Stava finalmente andando tutto per il verso giusto per la giovane coppia che si godette in santa pace gli ultimi giorni di quella bellissima estate iniziata insieme e ormai giunta quasi al termine.

 

 

 

 

Angolo autrice:

Eccomi anche con The Call Center :D come avrete letto, in questo capitolo viene nominata Carolina ahaha beh, ormai la conoscete tutte?, no? Era sempre nei pensieri di Daniele e della cara Sveva XD

Bene, so che molte di voi non si aspettavano che Mica continuasse a lavorare a Bologna, però ha trovato sicuramente un lavoro migliore! Spero che siate d'accordo :D

Ne approfitto per ringraziare tutti voi per seguirmi, avermi messa fra i vostri preferiti, per recensire questa storia! E spero di risentirvi presto <3

Con affetto, 
Anto|

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Capitolo 13
*** Not a Merry Christmas ***


                            Not a Merry Christmas

 

I mesi successivi alla prima estate trascorsa insieme passarono in un battito di ciglia, giungendo agli inizi del mese di Dicembre, il periodo dell’anno che Micaela più adorava.

La nostra scrittrice si rivelò essere una professoressa ad hoc, grazie alla sua spontaneità e al metodo d’insegnamento più fresco adottato, guadagnandosi la stima dei suoi studenti; soprattutto dei maschietti che elogiavano la loro nuova prof anche per altri motivi.

Affrontare il ruolo di insegnante di Italiano costrinse la giovane a rispolverare tutti gli autori della letteratura italiana ed europea che i decreti ministeriali inserivano nei programmi scolastici; alcuni dei quali non erano particolarmente amati dalla ragazza che non nascose alle sue classi la scarsa simpatia provata nei loro confronti.

Micaela dava enorme spazio alla creatività dei suoi studenti proponendo settimanalmente, soprattutto quando l’ora di Italiano combaciava con la 5° o 6° ora, di leggere brani da loro scelti e commentarli al resto dei loro compagni.

Scoprì ben presto che nelle classi si nascondevano spesso veri talenti, sia per la critica che per la scrittura, e volle potenziare questi aspetti.

Trovava che fosse fondamentale, così come dettava la medesima costituzione, di dare spazio ed incoraggiare le inclinazioni dei giovani, consentendo loro di guadagnarsi il loro “angolo” dando sfogo alla loro attività inventiva e senso artistico.

Dedicò loro per tali motivazioni anche parte del suo tempo libero organizzando corsi pomeridiani, a cui erano invitati anche gli studenti delle altre sezioni, e assumendosi la responsabilità di dare un’occhiata ai loro lavori.

Prese accordi con la Paolini, l’insegnante di arte, con cui strinse un legame che andò ben oltre lo sterile rapporto fra colleghi, organizzando il primo concorso scolastico di arte creativa.

Il primo premio consisteva nella possibilità di scegliere il tema del murales che avrebbe dato vita alla nuova facciata del liceo classico “Umberto Eco”, realizzato dagli stessi studenti in collaborazione con Micaela e la Paolini.

Ovviamente non si scordò dei talenti in fiore della scrittura; per i quali organizzò, con l’appoggio degli altri docenti di italiano, il primo contest indetto dalla preside, durante la festa di Natale organizzata dagli studenti, e che si sarebbe tenuto alla fine del mese di gennaio.

Per l’occasione Micaela si raccomandò con i suoi studenti di inviarle ogni nuova riga scritta alla sua casella e-mail in qualsiasi momento, ricevendo anche e-mail da mezzo Istituto quando si diffuse la voce della sua disponibilità.

La storia con Tommaso proseguì a gonfie vele, agevolata dalla fortuna di aver avuto come giorno libero il tanto invidiato lunedì che destò qualche lieve dissapore con i suoi nuovi colleghi che lo avrebbero voluto per loro.

Anche il fisico riprese le sue attività nel suo nuovo ruolo di detentore della cattedra di Meccanica, affiancando anche il professor Bianchi nel laboratorio di fisica moderna.

Continuò con i ricevimenti allargati anche durante il primo semestre nonostante il corso fosse previsto per il secondo tempo.

Gentilezza piuttosto apprezzata dai suoi studenti che nelle valutazioni sulla qualità dell’insegnamento diedero a Tommaso punteggio pieno.

Non dimenticò della promessa fatta a sua zia Sofia il luglio precedente e le presentò la sua nanetta durante il ponte dell’Immacolata, che coincideva anche con il loro 6° mesiversario.

Sofia rimase entusiasta di Micaela, invitandola addirittura a trascorrere il Natale con la sua famiglia; invito che la scrittrice cordialmente reclinò desiderando raggiungere sua madre e sua nonna per le feste.

Tuttavia, nonostante fosse felice all’idea di trascorrere il Natale con la sua famiglia, provava un’insolita punta di malinconia.

Non furono necessari molti sforzi da parte di Micaela per capire le motivazioni, desiderava trascorrere la sua festa preferita con il suo secchione.

Non aveva proposto però a Tommaso di passare con lei le feste, giacché non voleva sembrare eccessivamente appiccicosa ma quando vide la sua espressione entusiasta alla proposta di sua zia, pensò che forse dopotutto non stava correndo troppo se gli chiedeva di scendere da lei.

Dopo questa riflessione, decise di proporglielo mentre rincasavano dopo una cenetta, in un ristorantino vicino il Duomo, per festeggiare i loro primi sei mesi insieme.

“Tommy, ti va di scendere da me per Natale?” chiese quasi mormorando.

Il fisico si voltò verso di lei e sbatté le ciglia. “Vuoi presentarmi ai tuoi..?”

La scrittrice annuì leggermente titubante. “Sempre se ti va, non sei costretto. Poi potremmo salire da te per Capodanno” propose di modo che così avrebbero accontentato tutte e due le famiglie.

Tommaso fece un’alzata di spalle e sorrise. “Ho sempre voluto vedere le luci di Salerno!” trillò entusiasta.

La sua fidanzata rise. “Tommy, io sto a Sorrento mica a Salerno!”

“Non possiamo andarci?”

“Oh, sì! Certo, se ci tieni..”  rispose sorridente.

“Allora vuoi venire da me?” domandò di  nuovo sfoggiando il suo sorriso migliore.

Lui si voltò verso di lei e le posò un braccio attorno alle spalle, alzando poi il mento di lei verso il suo viso e annuì. “Certo che ci vengo”

Micaela sorrise e gli scoccò un bacio sulla guancia. “Fantastico!”

Il suo fidanzato sorrise a sua volta e le diede anche lui un bacio sulle labbra.

Sarebbe stato un bellissimo Natale, n’era sicuro.

 

 

*

 

Qualche giorno più tardi, Tommaso si recò a casa sua per informare suo padre della sua decisione di trascorrere il Natale con la sua fidanzata, di cui Osvaldo Parisi ignorava l’esistenza.

Trovò suo padre intento a sistemare una sedia di legno in giardino e lo salutò in modo piuttosto laconico. “Ciao pa’ ”

L’uomo alzò lo sguardo verso di lui e alzò un sopracciglio. “Dovrei conoscerti?” domandò freddo ritornando ai suoi attrezzi.

Tommaso alzò gli occhi al cielo e sbuffò. “Dai, pa’.. So che non vengo spesso, ma l’università mi tiene impegnato, e..”

Osvaldo posò il martello e alzò una mano per troncare sul nascere la sua giustificazione. “Sì, sì. Ormai sei professore.. ”

“Il professor Parisi, è così che ti chiamano?” domandò leggermente sarcastico.

 “Non è cosa da poco essere professori universitari alla mia età” tentò di dire il fisico.

Da tempo aveva rinunciato a provare di impressionare suo padre che sembrava non interessarsi affatto dei suoi traguardi.

Tuttavia, non poteva sopportare che sminuisse anche il suo lavoro.

“Certo, Tommaso. Non mi permetterei mai di dire il contrario” rispose ed entrò in casa, seguito dal figlio che guardava per terra.

L’uomo andò in cucina e rovistò nel frigorifero cercando una birra.

“Sai cosa non capisco di te? Mi riempi di parole su cose che non sai che m’importano ma poi non mi racconti le cose importanti..” esordì  mentre stappava la bottiglia.

Tommaso corrugò la fronte e gli lanciò un’occhiata interrogativa.

“Parlo della tua fidanzatina, Tommaso” affermò secco puntandogli addosso il suo sguardo severo.

Il fisico sgranò gli occhi. Come faceva a saperlo?

“Me l’ha detto tua zia. A quanto pare, lei ha avuto l’onore di conoscerla” riferì facendo una smorfia.

“Te l’avrei presentata questo Capodanno” riferì prontamente il ragazzo.

“Ehm.. sempre se vuoi che ci uniamo a voi” continuò con tono piuttosto incerto.

Il padre sollevò un sopracciglio e guardandolo di sottecchi. “Perché non a Natale?”

“A Natale siamo da lei” spiegò rimanendo sul vago.

“Potreste sempre raggiungerci dopo mezzanotte” propose l’uomo mandando giù un sorso di birra.

“Non credo sia possibile. Micaela..”

“Micaela?” domandò Osvaldo perplesso; non aveva mai sentito quel nome.

Il figlio annuì. “Suo padre l’ha scelto. È argentino”

“Ah” affermò secco. “Lei ha la cittadinanza?”

Il fisico rise. “Ovvio, pa’.. è nata in Italia e da madre italiana” raccontò divertito.

“Andiamo da sua madre infatti”

Osvaldo annuì e domandò di dove fosse originaria la sua fidanzata, visto che ormai aveva capito che non fosse milanese.

“È campana, di Sorrento..”

Suo padre serrò le labbra e inarcò un sopracciglio. “Quindi la tua fidanzatina è mezza extracomunitaria e mezza terrona?”

“Papà, ti prego. Non darle della terrona” si spazientì il figlio che aveva sempre visto di mal occhio le tendenze razziste che suo padre aveva sviluppato negli anni da quando si era unito al partito leghista.

“È  una cosa che non posso tollerare. Micaela è una persona fantastica, oltre che intelligente..” si lanciò in un’arringa difendendo la sua fidanzata, interrotta da suo padre.

“È così fantastica che in tutti questi mesi non me l’hai nemmeno accennata?” domandò con un ghigno stampato sul viso.

“Sinceramente non te l’ho presentata prima perché sapevo che avresti avuto da ridire. Ho aspettato che la cosa diventasse più seria..” difese la sua relazione con ardore.

Osvaldo abbandonò la birra e si alzò per appoggiarsi al tavolo di fronte al figlio che interruppe il contatto visivo sentendosi in soggezione. “Ah, quindi è seria?”

Tommaso annuì e tenendo sempre lo sguardo fisso sulle sue converse riprese a parlare: “Sì, a me piace davvero. Mi fa sentire bene..”

Suo padre rise sarcastico. “Quindi ti saresti innamorato?”

Nonostante l’acidità percepita nella sua voce, Tommaso non poté fare a meno di sorridere, gli era inevitabile se si parlava della sua fidanzata. “Sì e vorrei che per una volta fossi dalla mia parte”

“Vuoi la mia benedizione, Tommaso?” chiese inclinando sottilmente il mento.

“No, vorrei che fossi felice per me. Vorrei che per una volta non mi giudicassi..” rispose quasi urlando. Non riusciva a credere che suo padre volesse rovinargli anche la sua storia con Micaela.

La reazione del fisico colpì suo padre che non si aspettava una simile presa di posizione.

Tommaso non aveva mai mostrato un carattere fermo e deciso, aveva sempre subito i rimproveri senza mai alzare la testa.

“Va bene, Tommaso, hai ragione” affermò discostandosi dal tavolo e riprendendo la birra. “Chi sono io per dirti con chi devi stare? Vuoi stare con questa Micaela? Stacci pure..”

“Io avrei piacere a presentartela. Secondo me conoscendola anche tu..” provò a proporre suo figlio ma Osvaldo lo bloccò.

“Per il momento lasciamo perdere..”

“Micaela viene da zia a Capodanno quindi la conoscerai a prescindere” riferì il fisico e si alzò dalla sedia su cui era seduto.

“Spero proverai a fare uno sforzo” aggiunse e si avviò verso la porta di casa.

Non ne poteva di più di suo padre.

“Ciao papà” lo salutò senza ricevere alcuna risposta da parte del signor Parisi che ritornò alla birra ed infine uscì da casa sua.

 

 

*

 

Il ventidue dicembre come da programma, i due fidanzatini si apprestavano a salire sul treno diretti verso la terra natia della scrittrice, la bella Sorrento.

Durante tutta la notte in viaggio, Tommaso non riuscì a schiacciare nemmeno un pisolino talmente si sentiva in agitazione all’idea di conoscere la famiglia della sua fidanzata.

Sua zia, al pari di Daniele, lo aveva tranquillizzato incoraggiandolo ad essere semplicemente sé stesso ma soprattutto senza provare a strafare come al suo solito risultando poi eccessivamente pesante.

Verso le quattro del mattino, Micaela si destò dalla sua dormita e fece piccole circonvoluzioni massaggiando il collo dolente per la pessima posizione assunta, si affacciò dal finestrino e notò che erano alla stazione precedente quella di Napoli.

“Alla prossima dobbiamo scendere” gli disse rivolgendo un sorriso al fisico che aveva gli occhi leggermente rossi per la notte insonne.

“Non riesci a dormire in viaggio?” domandò, difatti, la sua fidanzata notando la sua espressione.

Tommaso fece un cenno affermativo con il capo e si stropicciò gli occhi. “Dormirò questa notte”

La giovane sorrise e gli scoccò un bacio sulla guancia.

“Non vedo l’ora di presentarti mamma” trillò entusiasta facendo un applauso e provocando un sorriso al suo fidanzato.

A quel punto, essendo quasi arrivati, Tommaso tirò giù le valigie faticando con quella della sua fidanzata che si era portata dietro mezza casa e si avviarono verso l’uscita del treno seguiti da altri “emigrati” come Micaela che rientravano nei loro paesini per le feste.

Ad aspettarli a Napoli avrebbero trovato Graziella che aveva insistito particolarmente sostenendo che, essendo la prima volta di Tommaso in terra campana, bisognasse essere il più ospitali possibile e dunque non avrebbero permesso che il suo ospite prendesse la corriera per arrivare a Sorrento.

Quando il treno iniziò a rallentare, l’agitazione di Tommaso prese il sopravvento e le gambe a tremare.

Mancava pochissimo ormai al fatidico incontro con Graziella e deglutì.

Micaela accortasi del suo stato rise sotto i baffi e posò una mano sul suo braccio. “Andrai benissimo, amore” lo rassicurò.

In quel preciso istante, il treno frenò e gli sportelli si aprirono, Tommaso saltò giù e afferrò le due valigie che Micaela gli passava.

Si stavano avviando verso l’uscita della stazione quando Micaela sentì qualcuno chiamarla a gran voce.

“Finalmente sei qua! Vieni dalla tua mamma!” urlò Graziella correndo in suo incontro.

Micaela piegò la testa indicando il fisico che sorrideva guardando la donna tendere le braccia verso sua figlia con un sorriso a trentadue denti stampato sul volto.

Non appena la vide, Tommaso si accorse subito dell’incredibile somiglianza fra le due, trovando che la sua nanetta sarebbe diventata una bellissima donna a giudicare da sua madre.

Le due si abbracciarono dimenticandosi del fisico che si guardava le scarpe leggermente imbarazzato passandosi una mano sulla nuca per temporeggiare.

“Mamma, ti presento Tommaso” disse prendendo il ragazzo per mano.

Le guance di Tommaso s’imporporano all’istante facendo ridere Graziella che non ebbe dubbi sul fatto che fosse un bravo ragazzo.

“Non essere timido, non mordo mica, eh!” disse offrendogli la mano che Tommaso strinse.

“È un piacere conoscerla, signora Candiano 

“Il piacere è tutto mio, Tommaso”

“Dammi del tu e chiamami Graziella, per favore. Signora Candiano mi fa sentire vecchia” continuò

“Certo, Graziella”

A quel punto, terminati i convenevoli di rito, i tre si avviarono verso il parcheggio dove Graziella aveva lasciato la sua vecchia Peugeot.

 

Durante tutto il tragitto, la donna non smise di parlare un secondo raccontando alla figlia gli ultimi pettegolezzi del paese mentre Tommaso guardava il paesaggio scorrere.

S’innamorò subito del mare blu della costa campana e immaginò come doveva essere bello trascorrere lì l’estate.

Molto probabilmente Graziella intuì i suoi pensieri, non a caso, affermò: “D’estate è una meraviglia. Dovresti venire”

Il ragazzo, accomodato al posto accanto quello del guidatore, si voltò e annuì. “Senz’altro”

Poco prima di arrivare a casa di Micaela, si fermarono al forno, a cui donna era solita vendere le sue crostate, e acquistarono dei cornetti appena sfornati offerti da Graziella che non permise a Tommaso di pagare.

“Offrirai un’altra volta” gli disse, difatti, quando uscivano dal forno.

Una volta a casa Candiano, una vecchietta dall’aria simpatica seduta all’ombra dell’olmo piantato in giardino, venne in loro incontro.

“Ciao nonna!” la salutò tutta contenta Micaela abbracciandola.

“Quanto sei bella, piccolè” disse Lucia strizzandole una guancia con delicatezza.

Nel distaccarsi da Micaela, notò la figura del fisico che trascinava le due valigie appena prese dal bagagliaio.

“È lui il ragazzo che ha rapito il tuo cuore?” domandò con tono scherzoso indicando Tommaso che avvampò per la seconda volta.

Micaela annuì e rise per la definizione esagerata di sua nonna. “Sì, nonnì, lui è Tommy”

Parisi abbandonò momentaneamente le valigie e si avvicinò all’anziana offrendole la mano.

“Ma quale mano! Vieni qua” replicò nonna Lucia abbracciando e sbaciucchiando il ragazzo che rimase un attimo interdetto. Non si aspettava una simile accoglienza.

La scrittrice scoppiò a ridere alla vista di Tommaso che era sempre più in rosso in viso e lo liberò dall’imbarazzo invitando i due ad entrare in casa.

“Continui a sbaciucchiarlo dopo, nonnì” disse divertita.

Nel frattempo, Graziella aveva messo la caffettiera sul fuoco e l’odore del caffè, tipico delle mattine in casa Candiano, si diffondeva per tutta la cucina.

Dopo aver abbandonato le valigie in soggiorno, presero posto nella piccola e accogliente cucina dai mobili in legno e con tanto di vecchio frigorifero giallo, che Tommaso aveva già notato nelle fotografie appese nel “angolo dei ricordi” della sua nanetta.

Le due donne si rivelarono estremamente gentili con il fisico a cui chiedevano in continuazione se gradisse dell’altro e facendogli capire che quelle vacanze lo avrebbero rimpinzato di cibo.

La nonna lo riempì di domande con l’intenzione di conoscerlo meglio e facendo ridere la scrittrice all’espressione leggermente disperata di Parisi che, avendo trascorso la notte insonne, non era al top della forma.

Difatti, salvando il suo fidanzato per la seconda volta, ricordò a sua nonna che avevano dormito malissimo quella notte e che desiderassero andare a riposare.

“Oh, sì, certamente. Parliamo dopo, caro” disse Lucia sorridendo.

Micaela prese per mano il suo fidanzato e lo portò al piano superiore dove sua madre aveva già preparato la stanza.

“Quindi dormiamo insieme?” domandò il giovane entrando nella camera e notando il letto a due piazze.

La scrittrice scoppiò a ridere tirandogli una scherzosa pacca sulla schiena. “Certo, scemo! Secondo te mia mamma a ventisei anni m’impedisce di dormire con il mio ragazzo? Credo che se lo aspetti che io e te facciamo sesso” affermò buttandosi sul letto.

Anche Tommaso la imitò sdraiandosi accanto a lei.

“Noi non facciamo sesso, facciamo l’amore” chiarì voltandosi verso di lei.

“Ma quanto siamo romantici!” lo prese in giro lei girandosi sul fianco sinistro.

“Comunque a volte facciamo sesso..” insistette lanciandogli uno sguardo malizioso che fece sorridere il fisico.

“Sì, a volte sì..” riconobbe pensando alla volta che le aveva fatto saltare alcuni bottoni della sua camicetta dalla fretta di spogliarla.

Improvvisamente la stanchezza del viaggio gli crollò addosso e sbadigliò, posò la testa sul seno di Micaela, che gli accarezzò i capelli, e fece un altro sbadiglio.

“Dai, dormi un po’ adesso..” sussurrò e gli diede un bacio sulla testa.

Tommaso non se lo fece ripetere due volte e si addormentò quasi immediatamente accoccolato alla sua fidanzata sul comodo letto di casa Candiano.

 

*

 

Tommaso si svegliò sentendo le urla di un venditore ambulante che invitava le gentildonne del quartiere ad affilare le lame delle loro case. Con gli occhi ancora chiusi allungò il braccio verso il lato di Micaela e toccò il vuoto.

Aprì gli occhi e realizzò di essere da solo coperto da un plaid con una fantasia a rombi, controllò l’orologio e notò che mancavano pochi minuti all’una. Aveva dormito la bellezza di quasi di cinque ore.

Si stiracchiò grattandosi la schiena e si alzò dal letto, ciondolò qualche secondo per la stanza notando diverse fotografie che ritraevano la sua nanetta da piccola e pensò che fosse adorabile.

Una fotografia lo colpì in particolare: era stata scattata sicuramente dopo un saggio di danza, come dedusse guardando il tutù rosa indossato dalla sua fidanzata che non poteva avere più di cinque anni.

Era in braccio a suo padre, Juan Carlos, un uomo dalla carnagione olivastra piuttosto alto con una barba folta scura, come i suoi capelli ricci, e dagli occhi color nocciola, come quelli della sua bambina.

Accanto ai due, con il braccio posato attorno ai fianchi dell’uomo, Graziella con il suo classico sorriso a trentadue denti che ricordava moltissimo quello di sua figlia.

Era davvero una bellissima famiglia a detta di Tommaso che nel vedere quel ritratto di famiglia percepì una punta di malinconia.

Anche lui avrebbe voluto scattarsi una fotografia simile con sua mamma.

Si allontanò dalle fotografie collocate sopra la vecchia ed enorme cassettiera in legno e sbirciò un po’ la libreria, anch’essa in legno, trovando qualche oggetto curioso che sicuramente Micaela aveva comprato durante i suoi viaggi assieme a Giacomo.

Il suo sguardo venne catturato dall’ampio finestrone affacciato sul mare e scostò le tende di colore beige aprendolo per far cambiare l’aria dentro la stanza.

La brezza marina colpì subito il suo viso e fece un profondo respiro riempiendo i suoi polmoni con quell’aria fresca e pulita, diversa dallo smog tipico di Milano.

Era ancora affacciato alla finestra e di spalle quando sentì qualcuno abbracciarlo da dietro cingendogli la vita.

“Buongiorno!” trillò Micaela mentre si voltava verso di lei per scoccarle un bacio sulla guancia.

“A che ora ti sei svegliata?” le domandò.

“Mmm.. forse le dieci! Sono andata con nonna a fare la spesa e ho anche sistemato i vestiti nell’armadio mentre tu russavi come un trattore” gli disse ridendo.

“Ho russato? Davvero?” chiese lui sorpreso, non sapeva di russare.

La scrittrice annuì e aggiunse che non era la prima volta che lo sentiva russare.

A quel punto, lo informò che il pranzo era quasi pronto e lo invitò ad andare in bagno per sciacquarsi un attimo. Tommaso obbedì ed andò subito a lavarsi per rendersi più presentabile.

Dopo il ricco pranzo preparato delle due donne, il fisico accompagnò la sua fidanzata ad ordinare i pasticcini per la vigilia e scoprì che casa Candiano si sarebbe riempita con oltre venti persone, fra zii e cugini con rispettivi consorti e figli, l’indomani sera.

La cosa lo lasciò esterrefatto, essendo lui abituato a riunioni famigliari di non più di  dieci persone, e Micaela scoppiò a ridere notando la sua espressione.

“Noi siamo sempre in tanti. Ti ci abituerai” gli disse scoccandogli un bacio sulla guancia.

Beh, se non altro, non si sarebbe annoiato, come ebbe modo di verificare lui stesso il giorno dopo.

 

 

*

 

Tommaso non rise mai così tanto nella sua vita come accadde quella vigilia di Natale trascorsa a casa Candiano.

I parenti della sua nanetta, così come anche gli amici invitati da Graziella, lo accolsero a braccia aperte facendolo sentire in famiglia fin dal primo istante.

Durante il cenone, lo zio di Micaela, Enrico, si abbandonò ad un monologo interamente in dialetto napoletano sulle differenze fra l’uomo e la donna che fece scompisciare il fisico che non ebbe bisogno, a dispetto di quanto credeva, di un traduttore per capirlo. La gestualità di Enrico era abbastanza chiara.

Ovviamente tanto Graziella quanto nonna Lucia si premurarono di riempire il piatto del giovane ogni volta che lo vedeva vuoto finché Tommaso non fu costretto a chiedere pietà fra le risate degli invitati.

Non ne poteva più di mangiare.

Durante il brindisi di mezzanotte, domandarono al giovane di tenere un discorso, essendo una tradizione della famiglia Candiano, e per poco non ebbe un infarto.

“Mmm.. io.. ecco, non credo di esserne capace..” balbettò cercando con lo sguardo Micaela perché lo salvasse dall’imminente disastro senza però trovare il suo appoggio.

“Dai, Tommy, sei un prof! Non dirmi che non sai tenere un discorso in pubblico” lo rimbeccò ridendo.

Tommaso squittì e si schiarì la gola guardando sempre con la coda dell’occhio la sua nanetta e provò a parlare: “Mmm.. sinceramente credo che vi deluderò alquanto, però ci provo.. Vi ringrazio moltissimo della vostra accoglienza e non vi nascondo che la cosa mi ha stupito”

“Credo di capire ora i discorsi dei miei colleghi del Sud riguardo la freddezza del Nord. Avevo sempre pensato che esagerassero ma, di fronte alla vostra gentilezza mostratami, nonostante io per voi non sia che un perfetto sconosciuto, non posso che confermare. Vi ringrazio di cuore..”

Al termine del discorso, i Candiano, inteneriti dal Milanese, soprannome affibbiato al fisico dall’inizio della serata,  fecero un piccolo applauso mentre Micaela lo raggiunse e lo abbracciò stretto facendo squittire Graziella che era un’inguaribile romantica, proprio come la figlia.

Dopodiché, allestirono i tavoli per passare alla parte preferita della serata, ovvero i giochi da tavolo, propendendo per il “Mercante in Fiera” e la famigerata Tombola.

Tommaso ne approfittò per chiamare la sua famiglia e si allontanò qualche minuto.

Il telefono squillò più volte finché Sandra non rispose. Dall’altro capo della linea, si sentiva un gran baccano che incuriosì il fisico.

“Sandra? Ma dove siete?” chiese infatti.

“Siamo in piazza.. Abbiamo deciso di unirci a dei nostri amici per vedere insieme i fuochi” spiegò laconica.

“Ah, ok.. Volevo salutare papà”

“Sì, un attimo che te lo passo”

Qualche secondo più tardi, Sandra riprese il telefono informando il giovane che suo padre si era allontanato un attimo per accompagnare un suo amico al bar.

“Capito.. Va bene, digli che ho chiamato” rispose il fisico e riagganciò.

Sentì subito una profonda tristezza, aveva capito che suo padre non avesse apprezzato più di tanto che trascorresse il Natale a casa di Micaela, però non pensava che potesse addirittura giungere a tanto, decidendo di negargli gli auguri.

Si appoggiò al muro del corridoio e sospirò a lungo; in quei momenti sentiva più che mai la mancanza di sua madre, di quella madre che non aveva mai visto, se non in fotografia, e sentì gli occhi inumidirsi.

Avrebbe voluto essere con lei in quel momento e presentarle Micaela, certo che sua madre l’avrebbe adorata, per festeggiare insieme il Natale e tutte le altre feste del nostro calendario.

Avrebbe voluto festeggiare con lei il suo compleanno.

Avrebbe voluto essere con lei ogni singolo giorno della sua vita e raccontarle della sua prima cotta, del suo primo amore non corrisposto, della sua prima ragazza, dei suoi esami, dei suoi progetti per il futuro. Avrebbe tanto voluto che le cose fossero andate diversamente, che sua madre fosse sopravissuta al parto per potersi prendere cura di lui e di Osvaldo.

Tutto sarebbe stato diverso nella sua vita se lei fosse stata viva, suo padre non lo avrebbe mai odiato o disprezzato. Non gli avrebbe mai reso la vita impossibile, come aveva fatto finora.

A quei pensieri, gli fu impossibile trattenere una lacrima che scivolò lungo la guancia e si chiuse in bagno.

Appoggiato con entrambe le mani al lavandino, scoppiò in lacrime come poche altre volte nella sua vita.

Il suo corpo fu scosso dai singhiozzi mentre diceva quella frase che raramente riusciva a pronunciare ad alta voce: “Mamma, mi manchi tanto..”

In quel preciso istante, sentì bussare alla porta del bagno e cercò di riprendersi sciacquandosi il viso.

“Un attimo”

Quando fu sicuro di essersi ripreso, aprì la porta trovandovi Micaela che si preoccupò, non appena lo vide.

“Amore, cos’è successo?” domandò, difatti, posando una mano sul suo viso.

Il labbro di Tommaso tremò e sentì nuovamente le lacrime vicine ma prontamente le ricacciò indietro. Non aveva mai pianto di fronte a nessuno, non amava farsi vedere così vulnerabile.

“Ho litigato con mio padre..” accennò laconico facendo spallucce.

Micaela annuì e lo abbracciò stretto posando un bacio sulla fronte. “Vuoi andare a letto?” gli chiese rimanendo sempre abbracciata a lui.

“Ma stanno tutti giocando a carte..”

“Tra mezz’oretta massimo usciranno tanto..” rispose facendo spallucce.

“E tu non vuoi andare con loro?” le domandò, non voleva assolutamente rovinarle la serata.

“Tommy, è da quando sono piccola che facciamo le stesse cose. Credimi, per un anno posso farne a meno” lo rassicurò posando un bacio sulla guancia.

Tommaso  le fu grato, non aveva affatto voglia di uscire dopo quella telefonata, però non voleva fare la persona maleducata perciò ritornò in soggiorno mano nella mano con Micaela e giocò ad un paio di partite di Mercante in Fiera assieme agli altri finché questi non proposero il solito giro nella città e Micaela, adducendo ad un mal di stomaco, reclinò l’invito a nome di entrambi.

“Allora a domani!” li salutarono tutti lasciando la giovane coppia e nonna Lucia a casa.

I due aiutarono un po’ Lucia a sistemare la cucina e il soggiorno ed infine salirono in stanza augurando la buonanotte alla nonna che dormiva al piano di sotto, avendo difficoltà a salire le scale.

 

*

 

“Tommy, sei sicuro che sia tutto ok?” chiese una seconda volta mentre gli accarezzava i capelli dolcemente. Il cambiamento d’umore nel suo fidanzato non poteva essere dovuto solo ad una semplice litigata al cellulare.

Tommaso, sdraiato su di lei con la testa poggiata sul suo seno mentre giocava anche lui  con le punte dei suoi capelli, alzò lo sguardo verso di lei e boccheggiò, non sapeva da dove cominciare.

Alla fine, optò per una semplice frase che avrebbe spiegato ogni cosa.

“Mi manca mia mamma..” confessò a bassa voce.

Micaela alzò il suo mento verso di lei e gli accarezzò la guancia. “Vuoi parlarne?”

Lui annuì e si accoccolò nascondendo un po’ il viso, molto probabilmente non sarebbe riuscito a trattenere una lacrima e preferiva che Micaela non se ne accorgesse.

“A volte mi domando come sarebbe stato vivere con lei, avere una mamma, insomma.. Sandra si è presa cura di me ma credo che sarebbe stato diverso, no?”

“Non lo so, io ho sempre sentito la sua mancanza anche se non l’ho mai conosciuta.. Nemmeno mia mamma mi ha mai visto, sai?” nel pronunciare quella frase la voce divenne malferma, tremante per l’emozione.

“È andata subito in arresto cardiaco ed è morta prima ancora di potermi tenere in braccio..”

Anche Micaela sentì gli occhi inumidirsi e un grappolo formarsi in gola, avvertì una profonda tristezza per Tommaso e lo strinse di più a sé.

“Mia zia mi ha raccontato che mia mamma sapeva che non sarebbe sopravvissuta al parto, però non volle rinunciare a me. Mi aveva comprato un peluche, è un orsacchiotto.. e ci dormì insieme per quasi tutta la gravidanza perché voleva che prendesse il suo odore così che io avessi qualcosa di suo, e mi sentissi in qualche modo vicino a lei..”

“Ancora lo conservo, ormai non profuma più, ma ricordo che quando ero piccolo, ci dormivo abbracciato. Aveva ragione mia mamma, è stato un po’ come averla vicina. Lo abbracciavo anche quando ero triste, quando sentivo troppo la sua mancanza, e trovavo un po’ di sollievo..” le raccontò e una lacrima scivolò lungo la guancia.

“Si chiama Bubu.. Anche tu sei un po’ come Bubu… Quando sono con te, passa tutto..” le confessò.

Micaela si commosse e posò un bacio sulla sua testa. “Io ti guarderò sempre le spalle e non solo perché sono più bassa di te” sussurrò facendo una battuta per sdrammatizzare.

Tommaso rise a quella battuta e la baciò sussurrando un flebile “grazie”.

Rimasero in silenzio abbracciati, ascoltando l’uno il respiro dell’altra, finché non si addormentarono per la stanchezza.

Quella notte, il giovane sognò sua mamma dopo diverso tempo che non accadeva. Passeggiarono insieme per il parco di fronte al suo appartamento, a Milano, e mangiarono insieme un gelato.

Poco prima della fine del sogno, Tommaso chiese a sua madre di restare ancora, non voleva che andasse già via.

La donna gli accarezzò la guancia e lo abbracciò stretto. “Sono sempre con te, Tommaso. Non dimenticarlo mai..” sussurrò al suo orecchio e, in quel momento, il giovane si svegliò.

 

 

*

 

Gli ultimi due giorni a casa Candiano trascorsero velocemente, fin troppo per la scrittrice che avvertì una forte nostalgia al momento della partenza.

Al punto che poco prima Tommaso le propose di rimanere qualche altro giorno se voleva e lei accettò immediatamente.

Alla fine partirono il ventinove sera, arrivando a Milano la mattina del trenta, si fermarono a casa di Tommaso e Daniele, che era partito in vacanza il giorno precedente per festeggiare il Capodanno a Sharm El Sheik, e l’indomani pomeriggio raggiunsero la zia Sofia per aiutarla con i preparativi per la serata.

Micaela portò con sé la famigerata mozzarella di bufala e altre leccornie campane, su insistenza della madre, che desiderava caldamente che i Milanesi avessero un assaggio della terra campana.

Verso le otto di sera, arrivarono i restanti invitati, ovvero Osvaldo e sua moglie Sandra e la sorella di Damiano, lo zio di Tommaso, con la propria consorte e sua figlia di otto anni.

Il freddo saluto che Osvaldo Parisi con aria di sufficienza rivolse a Micaela, quando questa allegramente si presentò, non sfuggì a Sofia che lo fulminò con lo sguardo, promettendosi di riprenderlo più tardi.

Anche Tommaso ebbe un sussulto nel vedere la scena, soprattutto quando scorse il dispiacere negli occhi della sua fidanzata, che desiderava caldamente di piacere al signor Parisi.

Sandra assunse il ruolo di mediatrice fra padre e figlio, come aveva già fatto tante altre volte nel passato, e fermò suo marito per parlargli in privato poco prima dell’inizio della serata e precedendo la cognata.

“Che intenzioni hai?” l’apostrofò guardandolo dritto negli occhi.

L’uomo fece spallucce e provò ad allontanarsi ma fu presto bloccato della donna.

“A me sembra una brava ragazza, sta facendo di tutto per piacerti e una cosa sicura è che tuo figlio n’è davvero innamorato. Qual è il tuo problema?” chiese fredda assumendo un’espressione adirata, come mai prima d’ora.

Era molto affezionata a Tommaso che conosceva da quando ero piccolissimo; aveva sempre giustificato la severità dell’educazione di Osvaldo vedendola come un modo per renderlo più forte, spesso s’era scontrata con il marito per i suoi rimproveri insensati e litigato con lui per quella totale mancanza di tatto che aveva mostrato nel bistrattare il figlio che aveva sempre cercato la sua approvazione.

Osvaldo sostenne lo sguardo di sua moglie e rimase in silenzio, non aveva nulla da dire.

“Comportati da padre almeno oggi” lo rimproverò e ritornò nel soggiorno.

In quel momento, comparve sua cognata che aveva assistito alla conversazione in disparte; la donna gli rivolse un’occhiata gelida affermando un “ha pienamente ragione” e ritornò anche lei dai suoi invitati.

“Andassero tutti al diavolo..” sbottò Osvaldo.

Prese la giacca intenzionato ad uscire da casa di Sofia, non aveva alcun desiderio di dividere la cena con loro.

Mentre stava per uscire, Tommaso lo raggiunse, afferrandolo per un braccio, seguito da Sandra che si morse un labbro pensando che la situazione stava per precipitare del tutto.

“Dove stai andando?” gli domandò il figlio tentando di mantenere il tono più calmo che gli riuscì.

Dentro si sentì morire, aveva sperato fino all’ultimo che suo padre provasse a conoscere Micaela, che le desse una piccolissima possibilità di farsi scoprire.

Invece suo padre aveva già deciso che quella ragazza non sarebbe mai diventata nulla per lui e che non ne valesse la pena di conoscerla meglio. Tutto ciò che secondo il suo parere si poteva apprezzare in  lei era il suo aspetto grazioso, senza alcun dubbio ma pur sempre ordinario.

“Lasciami, Tommaso. Io non ho intenzione di rimanere qui a scambiarmi cortesie con una terrona!” lo aggredì strattonandolo.

Quell’affermazione ferì il fisico che per un secondo vacillò. Si voltò e notò Micaela, che abbassava lo sguardo per terra fingendo indifferenza, e deglutì rumorosamente.

Pochi secondi più tardi, si udì la porta d’ingresso chiudersi in un tonfo e calò il silenzio, anche Sandra rimase pietrificata dalla reazione di suo marito.

Non avrebbe mai creduto che sarebbe arrivato a tanto e la cosa gli provocò un forte senso di colpa, soprattutto nei confronti di Micaela che continuava a tenere la testa bassa senza proferire parola.

Tommaso la raggiunse e l’abbracciò. “Non sei tu il problema, amore. Mio padre odia me non te” confessò a voce bassa.

Fu allora che Beatrice, la cugina di Tommaso, intervenne suggerendo di accomodarsi al tavolo giacché la cena era ormai pronta.

Tutti finsero un sorriso e proseguirono la serata sforzandosi di comportarsi nel modo più normale possibile senza averne la minima voglia.

 

Quel primo e disastroso incontro lasciò un sapore amaro in bocca spingendo Tommaso alla decisione di mantenere un rapporto il più distaccato possibile, portandolo ai limiti del formale, con il padre riservandogli la stessa freddezza che aveva mostrato a lui nel corso degli anni.

Anche Sandra quella sera prese una decisione che cambiò completamente la sua vita; difatti, due mesi più tardi, fece le valigie, lasciando la casa dove aveva convissuto per oltre un ventennio con Osvaldo, dopo aver chiesto il divorzio.

Micaela invece non vide più il signor Parisi per diverso tempo, scordandosi della sensazione d’inadeguatezza che quelle fredde e maligne parole le avevano suscitato.

Tuttavia, le loro strade si sarebbero rincontrate e Micaela avrebbe giocato un ruolo fondamentale nella conclusione della guerra fredda, che ebbe inizio quel Capodanno, fra i due Parisi.

 

Salve care lettrici!


Vi ringrazio per seguirmi, per avermi messa fra le preferite, ricordate, seguite :D Per commentare questa storia e aspettarmi tutte le volte u.u questo capitolo è molto importante, ha qualche passaggio che è bene ricordare e tenere a mente perchè senz'altro nel futuro ritorneranno.
Spero che vi sia piaciuto e commentiate con le vostre riflessioni al riguardo!
Ovviamente, sono consapevole che non tutte le persone ragionino come Osvaldo nella bellissima città di Milano; anzi, forse ce ne sono sempre meno, ma ai fini narrativi mi serviva trovare un espediente!

Grazie ancora per seguirmi e alla prossima!

PS: sto lavorando a Taking e ci vuole poco, pochissimo! Quindi presto avrete mie notizie :p 

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Capitolo 14
*** A strange Valentine's day ***


A strange Valentine’s day

 

 

Il mese di Gennaio trascorse in un batter d’occhio fra gli impegni di Micaela e quelli di Tommaso che ritornarono nelle rispettive postazioni da insegnanti.

Difatti, la nostra scrittrice ebbe un mese movimentato fra compiti in classe, interrogazioni e lezioni, a cui si aggiunsero anche le diverse bozze da correggere che gli studenti inviavano per l’imminente contest che si rivelò un successo, al pari del concorso di arte precedentemente tenuto.

Il tema scelto per il murales, che avrebbe avuto inizio nel mese di Aprile con l’arrivo della primavera, fu la “libertà in tutte le espressioni”, tematica anche al centro del racconto che vinse il primo contest organizzato dal liceo classico “Umberto Eco”.

Tommaso fu invece impegnato con la sessione d’esame e con le ultime ore del laboratorio di Fisica moderna, che erano slittate nel mese di Gennaio.

Infine, giunse il mese di Febbraio che per i due significava soprattutto il festeggiamento del loro primo San Valentino insieme.

Tommaso non amava molto questa festa, che considerava l’ennesima trovata commerciale e consumistica della nostra epoca. Tuttavia, non voleva deludere la sua nanetta che adorava all’inverosimile questa ricorrenza, essendo il suo un animo romantico.

A quel punto, i pensieri del fisico furono rivolti principalmente all’organizzazione di una bella e perfetta serata.

“Parri, tu hai lo stesso spirito romantico di un calabrone. Secondo me è meglio che organizzi lei la vostra uscita” commentò Ambrosi con tono scherzoso facendo spallucce mentre il fisico gli esponeva la sua idea.

“Ma lei invece vuole che io le faccia una sorpresa..” si lamentò l’altro mentre si alzava dal divano dov’era seduto per procurarsi una birra.

“Tu ne vuoi una?” domandò all’altro con la testa infilata nel frigorifero.

“No, grazie.. Comunque sarà un disastro se te ne occupi tu” affermò e scoppiò a ridere.

“Grazie per la fiducia, Ambrosi! Sul serio.. Tu invece che sei un perfetto gentleman, cosa faresti?” domandò sarcastico sorseggiando la sua birra.          

Ambrosi rimase un attimo sovrappensiero ed infine scosse un dito in aria. “Pic-nic in qualche collina e cavalcata al tramonto” disse facendo spallucce.

Il fisico corrugò la fronte e fece una smorfia. “Mmm.. però! Per essere uno che non ha il minimo rispetto delle donne, bisogna ammettere che hai fantasia”

Ambrosi sbuffò e lo incenerì con lo sguardo. “Io ho rispetto delle donne!”

“La mia idea è degna delle commedie romantiche che la tua ragazzetta adora, anche se la vedo dura, insomma tu non sai cavalcare, o meglio non i cavalli” proseguì lanciando un’occhiata maliziosa al coinquilino che scosse la testa divertito.

“Proponi qualcos’altro.. Confido nella tua magnificenza!” lo adulò fintamente.

“Mmm.. di sicuro, non devi fare le solite cose scontate come il mazzo di fiori e le scatole di cioccolatini, o perlomeno non limitarti solo a quelle. Preparale una cenetta, crea l’atmosfera..”

“Ma poi, Parri, io che ne so.. Non è che festeggio San Valentino” tagliò corto ritornando sulla sua serie tv.

“Prima suggerisci cavalcate al tramonto e romantici pic-nic in collina e ora mi abbandoni così? Bah! Sei pessimo, Dani..” lo rimbeccò allegramente.

Dopodiché il fisico ritornò nella sua camera per parlare con Micaela, magari lei stessa gli dava qualche suggerimento sull’appuntamento da sogno che avrebbe dovuto organizzare.

 

*

 

Giunse il giorno di San Valentino e Tommaso aveva ormai pronto tutto. Sapeva che la sua sorpresa avrebbe lasciato senza parole la sua nanetta.

Immaginava già l’espressione meravigliata e stupita, gli occhi e la bocca ridenti quando avrebbe potuto ammirare il suo lavoro.

Aveva pensato a lungo a come rendere quel San Valentino unico e speciale, convinto che non si sarebbe mai impegnato così a fondo se non fosse stato per accontentare Micaela.

In quel momento, avrebbe dovuto aver già ricevuto la lettera contenente le indicazioni di quanto sarebbe dovuto avvenire quel pomeriggio, Tommaso si trovava in un alberghetto molto rustico e accogliente sui Colli Bolognesi, dove avrebbero passato la notte.

Prima avrebbero fatto un pic-nic, così come aveva suggerito Daniele, ricco di leccornie e dolciumi, preparati in parte da Tommaso, in parte dal forno, dove il fisico era solito servirsi.

Alle dodici in punto, scese ad attendere l’arrivo della scrittrice con la sua cesta di vimini e un plaid posato sul braccio.

Aveva chiesto a Giacomo di darle uno strappo fino all’alberghetto con la sua automobile, considerando il costume ingombrante che avrebbe dovuto indossare Micaela.

Sì, la nostra scrittrice sarebbe stata mascherata. Il fisico aveva previsto un pic-nic fuori dall’ordinario, in stile ottocentesco, per rendere onore alla passione della ragazza.

Anche lui indossava un costume: come un vero gentleman degno della Austen, l’abito gli conferiva un’aria signorile, enfatizzata dal cappello a cilindro che copriva gran parte dei suoi ricci pettinati per l’occasione.

Quando Micaela lo vide, rimase incantata e trovò che fosse delizioso, avvolto nella sua marsina in taffetas di seta blu, la cui allacciatura in doppiopetto era ornata da una fila di piccoli ed eleganti bottoni in ottone, portata aperta, di modo da mostrare il panciotto sottostante, più chiaro della marsina, a rispetto dei dittami della moda ottocentesca, anch’esso in seta e a strisce finissime di colore azzurro.

Anche lui rimase affascinato dalla bellezza della sua fidanzata e ne fu più certo, se la credenza della reincarnazione fosse veritiera, Micaela sarà stata una duchessa in una sua vita precedente.

Indossava un abito azzurrino con ricami in pizzo bianco che ornavano gli orli dell’ampia gonna, che ondeggiava ad ogni passo; il corpetto aderente, sempre in colore azzurro, era abilmente lavorato e seguiva la linea corporea della scrittrice, mettendo in evidenza il seno.

Portava un cappellino molto grazioso con piccoli fiocchetti azzurri, che da cui sfuggiva qualche ricciolo ribelle che ricadeva sulla sua fronte, mentre le mani erano coperte da graziosi guanti in pizzo bianco.

Tommaso le andò incontro offrendole il braccio dopo averle rivolto un piccolo inchino.

“Manca solo il baciamano” commentò scherzando la scrittrice che ancora non riusciva a credere a quanto impegno il suo fidanzato avesse apposto per escogitare quell’uscita.

“Scusate, milady, credo di aver dimenticato” rispose con lo stesso tono e continuarono a camminare finché non giunsero al verde prato, coperto da piccole margherite leggermente avvizzite dall’inverno.

“Ma come ti è venuto in mente?” gli domandò ancora incredula mentre Tommaso estraeva dalla cesta le due torte salate con diverso ripieno e le posate di plastica.

Il fisico scrollò le spalle. “Volevo renderlo un po’ diverso. Dopotutto, siamo Elizabeth e Darcy” rispose sorridendo, anche Micaela sorrise trovando che quel paragone fosse azzeccato.

Lui stappò la bottiglia di spumante che versò nelle coppette e ne allungò una alla giovane.

“Un brindisi a noi?” propose intanto che lei afferrava la sua.

Le coppette di colore blu si toccarono mentre i due si guardavano dritti negli occhi, ridenti ed esprimenti l’amore che l’uno provava verso l’altra.

“Ti adoro, piccola” mormorò avvicinandosi di più al viso. I loro fiati si confusero e presto le loro labbra si cercarono, lei buttò le braccia attorno al collo e si abbandonò a quel bacio.

Con le labbra appoggiate al suo orecchio e una mano posata sul panciotto a giocare con i bottoni, sussurrò:“Anche io ti adoro”  

 

*

 

Stavano mangiando la frolla con il ripieno di ricotta e mirtilli, quando il cellulare di Micaela prese a squillare.

La scrittrice decise di ignorarlo desiderando, infatti, dedicarsi solo al suo secchione, tuttavia, qualche minuto più tardi, fu richiamata e fu costretta a rispondere.

“Giachi, ma si può sempre che c’è?” rispose leggermente scocciata mentre Tommaso la osservava divertito.

“Muoviti, Miche, Fede sta partorendo!” suonò concitata la voce dell’altro nell’orecchio di Micaela.

La ragazza spalancò la bocca per la sorpresa e sgranò gli occhi. “Oddio! Davvero? E tu che ne sai?”

“Mi ha chiamato Elena poco fa! Era con lei quando si sono rotte le acque. Dai, muoviti! Non c’è tempo da perdere.. io sono già per strada, fra meno di cinque minuti sarò da voi” con quella frase, il filosofo concluse la telefonata e Micaela rimase sbigottita, sbattendo le ciglia, con il telefono ancora in mano.

“Fede sta partorendo” affermò quando riuscì a riprendere il controllo delle sue azioni.

Anche Tommaso sgranò gli occhi attonito. “Dobbiamo andare a cambiarci allora”

Lei scosse la testa. “Non c’è tempo! Giacomo sta già venendo qua..” iniziarono a raccogliere i vari piatti che posarono nuovamente nella cesta e corsero verso la reception dell’albergo dove lasciarono il loro pic-nic consumato a metà.

Uscirono dall’albergo con i loro abiti ottocenteschi indosso e Giacomo era già lì.

“Su, muovetevi” li incitò a salire in auto appena li vide.

I due si affrettarono a sistemarsi e il ragazzo partì a tutto a gas, diretto all’ospedale, dove già Federica era in pieno travaglio.

Scesero davanti all’ingresso, precedendo Giacomo che andò a trovare parcheggio, e si sentirono subito gli sguardi incuriositi delle persone puntati addosso mentre si muovevano a passo svelto verso la reception per domandare del reparto di Ostetricia e Ginecologia. D’altronde, due vestiti in quel modo assurdo non capitavano tutti i giorni.

La receptionist alzò lo sguardo dal foglio che stava compilando e inarcò sottilmente un sopracciglio quando i suoi occhi si posarono sulla giovane coppia. “Vorremmo sapere dov’è il reparto di Ostetricia” domandò amabilmente Micaela facendo un sorriso.

“Secondo piano dell’edificio A” indicò la porta sul cortile da cui si accedeva all’edificio e ritornò alla sua cartella.

“La ringrazio” biascicò Tommaso senza ricevere la benché minima attenzione e si avviarono velocemente verso l’edificio A, dopo aver avvertito Giacomo con un messaggio dell’ubicazione del reparto.

Giunti al suddetto piano, domandarono dove fosse la sala d’attesa, citando anche il nome della partoriente, ad un’infermiera di turno, che non nascose il suo stupore nel vederli.

“Oh! La signorina Sturiano è già in sala parto. Sua madre è dentro, voi potete accomodarvi qui” spiegò loro indicando la porta a vetri alle sue spalle che divideva la hall dalla sala d’attesa.

“Grazie mille. Arrivederci” la salutò Micaela e insieme a Tommaso presero posto nella saletta dove pochi minuti più tardi entrò Giacomo a braccetto con Elena, amica di entrambi, incontrata nelle scale.

“Ci siamo!” squittì Elena e subito dopo informò la scrittrice degli ultimi avvenimenti di quella giornata.

Mentre aspettavano, le ore sembravano non passare mai. Ad ogni rumore, le quattro teste si levavano fissando la porta, da cui sarebbe uscita la signora Sturiano per presentare il nuovo arrivato. Sapevano che sarebbe stato un maschietto.

Micaela, entrata ormai in uno stato di completa agitazione, camminava avanti e indietro, strisciando l’ampia gonna del suo costume sul limpido pavimento.

Era di spalle alla porta, quando questa si aprì lasciando passare la madre di Federica che richiamò la loro attenzione.

La donna aveva un grosso sorriso stampato sulle labbra e le guance colorate da un lieve rossore, con gli occhi leggermente commossi annunciò l’arrivo di Matteo, il suo primo nipote che portava il nome del suo bisnonno. “Venite nella stanza!” li invitò sparendo nel corridoio del tranquillo ed immacolato reparto.

Quando entrarono nella camera, un sorriso non poté non fare capolino sulle loro labbra nel vedere Federica cullare il neonato, avvolto nella sua copertina azzurra, con premura.

La sua espressione mostrava una marcata stanchezza ma gli occhi chiari, come il cielo d’estate, erano vivaci e lucenti.

Sollevò il capo sorridendo ai nuovi arrivati e chiamò Micaela. “Guarda, Matte, è venuta la zia Micaela a vederti” sussurrò al bambino posando un bacio sulla testolina del bebè.

Micaela si premurò a prendere fra le braccia il batuffolo di lana azzurra e lo cullò mentre una lacrima scivolava lungo la guancia; il profumo della pelle del piccolo, misto a quello del borotalco, giunse alle sue narici facendola sorridere.

“Ciao, piccoletto!” sussurrò al suo minuscolo orecchio mentre con un dito accarezzava la sua soffice guancia.

Il viso era ancora rosso e l’espressione un po’ sofferente per lo sforzo del parto, tuttavia quel piccolo esserino fece presa immediatamente nel cuore dei presenti quando lo presero in braccio.

Tommaso avvertì un leggero imbarazzo quando la neomamma suggerì di prenderlo, non gli sembrava appropriato ma la giovane insistette e il neonato venne adagiato fra le sue braccia.

La sua fidanzata, guardandolo con il bimbo fra le braccia, s’intenerì ed immaginò come sarebbe stato se anche loro avessero un figlio.

Non ci aveva mai pensato prima, la maternità era qualcosa su cui non aveva ancora riflettuto seriamente, non sentendosi affatto pronta per affrontarla; eppure, quella scena fece scattare qualcosa dentro di lei, una piccola scintilla s’accese ed improvvisamente quel pensiero si fece più vivido, cessando di essere una remota possibilità.

Il neonato era tornato fra le braccia della sua mamma quando Giacomo con un palloncino e un mazzo di rose rosse che vennero prontamente afferrate dalla signora Sturiano. “Oddio! Ma è bellissimo!” esclamò ridendo come un matto. “Fatti vedere! Ma ciao, piccoletto”

Parlava al bebè facendo le vocine che fecero ridere i presenti che si lasciarono sfuggire un prolungato “ooh” quando il neonato emise un suono fievole aprendo leggermente gli occhietti.

“Sei bellissimo! Sei già più bello di tua mamma!” disse lanciando un bacio a Federica che sorrise scuotendo la testa.

Micaela si avvicinò a lei e posò una mano sulla sua. “Come stai?” le domandò accarezzando con l’altra mano i suoi capelli biondi raccolti in una coda bassa.

“Benissimo” nella voce non si percepì alcun rimpianto o tristezza, anzi si celava una vena di sicurezza che fu confermata dallo sguardo fiero, puntato sulla creaturina appena venuta al mondo.

Sapeva fin dall’inizio che Fiorini non sarebbe mai venuto ad assistere alla nascita di suo figlio o anche solo a riconoscerlo; era stato fin troppo chiaro quel pomeriggio di ormai cinque mesi fa quando la licenziò, lasciandola in mezzo alla strada, nonostante portasse nel  grembo il suo bambino.

Federica aveva pianto disperatamente per mesi, dandosi la colpa di quanto accaduto, maledicendo sé stessa per aver ceduto a quell’attrazione, che si era rivelata il peggior sbaglio della sua vita.

Tuttavia, quella relazione, che non aveva alcun motivo di nascere, le aveva regalato il dono più grande della sua vita: suo figlio.

Lo aveva capito dalla prima volta che aveva avvertito lo sfarfallio dentro il pancione, che divennero calci nei corsi dei mesi, quando lo vide per la prima volta tramite il monitor dell’apparecchio dell’ecografia e poté sentire il suo cuoricino battere velocemente.

Anche il suo aveva preso a battere di nuovo e quella gravidanza fu la sua salvezza; Matteo rappresentava per lei un nuovo inizio, grazie al quale, scoprì di avere una forza di volontà, di cui non si credeva nemmeno capace.

Sarebbero andati avanti sostenendosi a vicenda, senza guardarsi mai indietro ad implorare aiuto, trovando la loro strada lontano da Luca Fiorini.

La giovane era immersa nei suoi pensieri quando Micaela la richiamò. “Fede, noi andiamo così ti riposi un pochino..”

La giovane sorrise e posò una mano sul braccio dell’amica. “C’è una cosa che ancora non ti ho detto..” sussurrò, si schiarì la gola un secondo e la scrittrice si avvicinò di più al suo viso.

“Voglio che tu sia la madrina di Matteo” le disse lasciando esterrefatta Micaela che spalancò la bocca portando una mano a coprirla.

“Dici davvero?” chiese conferma sorridendo a trentadue denti.

Federica annuì con il capo con fare deciso e confermò le sue parole. “Voglio che sia tu”

Micaela abbracciò stretta l’amica sbaciucchiandola leggermente commossa per la dimostrazione di fiducia mostrata nei suoi confronti.

 “Grazie, Fede. Ne sono onorata e ti prometto che farò del mio meglio..” le disse prendendo il viso dell’altra fra le mani.

Le diede un ultimo bacio sulla guancia e si alzò dirigendosi verso la porta, dopo che anche Tommaso ebbe salutato la neomamma a sua volta; solo in quel momento, Federica parve accorgersi del vestiario dei due e li guardò incuriosita.

“Ma voi due che ci fate conciati così?” difatti chiese inclinando la testa leggermente verso sinistra e assottigliando gli occhi.

“Festeggiavamo San Valentino” rispose con tono allegro Tommaso facendo spallucce, Federica rimase a scrutarli per un po’ e annuì con il capo; a quel punto, i due uscirono dalla stanza e furono accompagnati nuovamente in albergo da Giacomo che si lamentò sostenendo di non essere il loro taxi.

In fin dei conti, la giornata non era ancora finita e la giovane coppia aveva un San Valentino da finire di festeggiare.

 

Angolo autrice:

Salve, rieccoci anche con The Call Center! Non so bene cosa dirvi a parte che spero che questo capitolo vi abbia soddisfatto c:

Qualcuno di voi potrebbe pensare che con Fede sono stata un po’ cattivella, e anche con Matte, ma non vi preoccupate! Esisterà un lieto fine, basta solo avere pazienza.

Vi dico anche che siamo ad oltre metà storia quindi credo che entro un paio di mesi con questa storia ci saluteremo! (Sempre se va tutto secondo i miei piani!)

Un bacino a tutte e grazie a Serpentina che ha commentato e a chi ha messo la storia fra le preferite e seguite c:

 

 

 

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Capitolo 15
*** First year toghter ***


First year togheter

 

L’arrivo del piccolo Matteo stravolse, come un uragano, la vita di tutti portando una ventata di nuove emozioni e arricchendo il loro bagaglio di esperienze.

Tutti ebbero un compito, da bravi zii, nell’aiutare il piccoletto a muovere i suoi primi passi nel mondo, incluso Tommaso.

Nei mesi successivi, difatti, alla nascita del figlio di Federica, Micaela raramente si allontanò da Bologna, desiderando di restare vicino l’amica per sostenerla nei primi mesi, rivelatesi per tutti piuttosto impegnativi.

Giacomo si ritrovò più volte a doversi cambiare le sue preziose t-shirt dai marchi prestigiosi dopo che il piccolo Matteo rigurgitava la sua pappa centrando sempre il filosofo, che urlava bonariamente apostrofando il bimbo di essere una piccola peste priva di senso estetico.

Anche Tommaso ebbe il suo da fare con il piccoletto, avendo uno strano potere calmante su di lui. Bastava, difatti, che il fisico lo prendesse in braccio e iniziasse a cantare una ninna nanna perché il bimbo smettesse immediatamente di piangere.

Micaela invece passeggiava sempre il piccoletto la domenica pomeriggio, soprattutto quando iniziarono le belle giornate di primavera, per il parco vicino casa di Federica, accompagnata da quest’ultima che aveva tratto un’incredibile carica.

Solo in un’occasione Micaela si allontanò da Bologna, ovvero per il compleanno del suo secchione.

Con la complicità di Daniele e Carmen, le uniche due persone che conosceva in quel di Milano, organizzò una cenetta per loro due nell’appartamento di Tommaso e Daniele, impedendogli di passare la serata al Modus Vivendi, come aveva previsto.

A dissuadere il fisico fu proprio Carmen che s’inventò la scusa della chiusura del ristorante per motivi di igiene, che lasciò perplesso Tommaso, mentre Daniele si preoccupò di tenerlo lontano da casa convincendolo a fare un giro per Milano e aperitivo ai Navigli, sfruttando la fissazione di entrambi per la nota località milanese e i suoi infiniti bar.

Durante tutta l’uscita, Daniele dovette sorbirsi il pessimo umore del giovane professore che aveva ricevuto la notizia da parte della sua fidanzata che non sarebbe riuscita a raggiungerlo per festeggiare insieme.

“Capisci ora perché non ho la fidanzatina? Tanto quando serve per festeggiare, non c’è comunque” affermò facendo un sorriso sornione mentre si scolava la sua birra trangugiando delle arachidi.

Tommaso assottigliò gli occhi dopo quell’affermazione, giudicata dal fisico del tutto fuori luogo, e si morse la lingua per evitare di rispondergli male.

Mentre stavano concludendo il loro aperitivo improvvisato, Daniele ricevette un messaggio da parte della “fidanzatina” che lo informava di far ritornare Tommaso a casa.

Il banchiere finse di aver ricevuto un messaggio da una delle sue amichette di letto, facendo arrabbiare ancor di più Tommaso, che additò l’amico di scaricarlo il giorno del suo compleanno per una poco di buono che avrebbe potuto vedere qualsiasi altro giorno della settimana.

“Credimi, Parri, questa non me la posso perdere” si giustificò Daniele mentre spingeva il fisico dentro l’auto.

“Ok ok.. basta che non mi spingi” rispose l’altro sfoggiando tutta la sua acidità e rimanendo in silenzio per il resto del tragitto.

Arrivato a destinazione, Daniele –che aveva effettivamente un appuntamento con una delle sue amichette di letto –ripartì a tutta velocità lasciando il fisico ad imprecare contro di lui per la sua mancanza di sensibilità.

Dopo buoni cinque minuti, aprì la porta di casa trovandosi di fronte una scena che non si aspettava di vedere ma che rese la sua giornata infinitamente migliore in pochi secondi: Micaela era seduta a gambe accavallate sulla poltrona  del loro salottino con indosso un vestito nero piuttosto corto che stuzzicò la fantasia del fisico.

“Buon compleanno, secchione!” trillò la giovane alzandosi in piedi e andandogli incontro. Tommaso la sollevò da terra tenendola stretta mentre lei lo sbaciucchiava.

“Davvero pensavi che non sarei venuta?”

Tommaso annuì mordicchiandosi il labbro inferiore; si rendeva conto di aver avuto poco fiducia nella sua fidanzata. Avrebbe dovuto saperlo che lei non sarebbe mai mancata al suo compleanno.

“Dai, vieni! Ti ho fatto la torta..” aggiunse trascinando per un braccio in cucina dove l’aspettava una torta sacher, quella preferita dal festeggiato.

 “Comunque sul serio pensavi che avrei mancato il tuo compleanno?”  domandò di nuovo mentre accendeva le candeline a forma di ventotto.

“E’ che mi avevi scritto quel messaggio ed io ho pensato..” provò a giustificarsi venendo interrotto da Micaela che gli stampò un bacio sulle labbra.

“Sei un credulone” lo rimbeccò mentre si scambiavano un altro bacio più lungo del primo.

Dopodiché assaggiarono la torta che precedette la cena cucinata sempre da Micaela che aveva trovato la cucina di Daniele estremamente fornita.

“Ma tutti quegli utensili li usa davvero?” chiese infatti a Tommaso mentre mettevano a posto tutto quello che aveva usato per cucinare. Daniele, d’altro canto, si era fortemente raccomandato di lasciare tutto in ordine, oltre che di non rompere nessun piatto o bicchiere.

“Sì! Pensa che tutta questa roba l’ha accumulata nei corsi degli anni! Quando siamo venuti a vivere qui, Sveva aveva lasciato il minimo indispensabile per cucinare. Daniele ha comprato tutto il resto, pure i libri che vedi! –indicò la mensola con diversi volumi di Benedetta Parodi e altri cuochi famosi– è proprio fissato! Guarda persino le trasmissioni su Real Time” commentò e Micaela fece spallucce.

Non l’avrebbe mai detto che Ambrosi fosse il tipo da programmi di cucina.

Trascorsero il resto della serata a casa a guardare film rispettando il desiderio di Tommaso che non aveva molta voglia di uscire, preferendo stare solo con la sua nanetta.

Fu il primo compleanno della sua vita in cui non avvertì alcuna forma di malinconia, come solitamente accadeva; il suo compleanno fu sempre un giorno particolarmente difficile per suo padre che solitamente si limitava a dargli velocemente gli auguri. Gli unici compleanni che ricordava con piacere e che aveva mai festeggiato erano stati quelli organizzati da sua zia Sofia e Daniele, le uniche persone che non volevano farlo passare inosservato.

“Ci pensi che esattamente un anno fa abbiamo parlato al telefono per la prima volta?” disse d’un tratto Micaela mentre guardavano il film “Star trek” per la precisione, che stava annoiando non poco la scrittrice.

Tommaso abbozzò un sorriso dandole un bacio sui capelli. “Già..”

La scrittrice alzò lo sguardo verso di lui e lo baciò venendo subito ricambiata da Tommaso che abbandonò presto la visione del film concentrandosi su Micaela che non vedeva da un po’.

In men che non si dica, si ritrovarono sdraiati sul divano a stuzzicarsi a vicenda. “Aspetta, andiamo in camera” suggerì Tommaso mentre l’altra gli toglieva la maglietta.

Una volta in camera, non persero tempo iniziando il loro gioco preferito, sincronizzandosi alla perfezione sui desideri dell’altro, e concedendosi le coccole finali.

Per poi rimanere sdraiati l’uno accanto all’altra a parlare fino a notte fonda finché non si addormentarono abbracciati.

 

*

 

La mattina al risveglio Micaela andò in cucina trovandovi il coinquilino del suo fidanzato con indosso unicamente un pantalone in cotone di una vecchia tuta a preparare il caffè.

“Hai intenzione di vestirti?” gli domandò incrociando le braccia infastidita. Sapeva che sarebbe rimasta a dormire, avrebbe potuto evitare di presentarsi così in cucina.

“Perché? Sono a casa mia” rispose l’altro indifferente. “Vuoi un po’ di caffè?” le offrì dopo allungandole la tazzina che Micaela afferrò.

“Trovo che sia fuori luogo” ribadì la ragazza facendo spallucce e Daniele scoppiò a ridere.

“Ti ho mandata in confusione?” domandò sarcastico. “Beh, sei abituata al fisico inesistente di Parri quindi immagino di sì” aggiunse divertito.

“Stai zitto! Sei un cretino!” controbatté l’altra scuotendo la testa. Non riusciva a capire come Daniele e Tommaso potessero essere amici, considerando che erano decisamente agli opposti.

Daniele fece una smorfia, prese la maglietta di cotone del pigiama e se la infilò. “Va meglio?” fece un sorriso beffardo che Micaela ricambiò con una linguaccia.

“Comunque ho assaggiato la tua sacher. Era buona” commentò cambiando argomento.

“Scommetto che ora dirai che hai mangiato di meglio” lo anticipò la scrittrice inarcando un sopracciglio.

“Ovviamente! Per esempio, la mia” la prese in giro e si sedette accanto a lei.

Parri sta ancora dormendo?” s’informò trovando strano che il suo coinquilino non fosse già in piedi considerando che era un tipo mattiniero.

Micaela fece di sì con la testa e si alzò per posare la tazzina sporca nel lavabo. “Lo hai sfinito allora ieri sera!” esclamò malizioso facendo imbarazzare la ragazza a cui scivolò la tazzina dalle mani.

“Sei la persona più inopportuna che conosca, Daniele!” lo apostrofò guardandolo storto.

L’altro fece spallucce e continuò a sorseggiare il suo caffè.

In quel momento, entrò Tommaso in cucina e si diresse verso la sua nanetta ignorando il suo coinquilino che si voltò per guardarli mentre si baciavano. “Quanto siete teneri” commentò ridacchiando e Tommaso gli lanciò uno strofinaccio in faccia.

“Hai dormito qui?” gli chiese e l’altro scosse la testa.

“Sei rimasto da Penelope?” domandò ottenendo una risposta affermativa che suscitò la sorpresa di Micaela. Non sapeva che avesse una fidanzata e difatti domandò delucidazioni.

I due coinquilini si scambiarono un’occhiata divertita e scoppiarono a ridere. Daniele fidanzato? Con Penelope? Trovavano l’idea alquanto esilarante.

See, figurati! Penelope è un’amica –spiegò Daniele– è l’unica che non si fa strane idee se rimango a dormire” continuò.

“Magari prima o poi nascerà qualcosa..” osservò la ragazza e i due scossero la testa pensando che lei vedesse storie d’amore in ogni cosa.

“Un giorno tanto t’innamorerai, Daniele! Capita a tutti..” insistette dopo aver visto l’espressione divertita dei due. Era un po’ permalosetta.

“Sì, prima o poi! Per il momento va bene così” rispose chiudendo l’argomento sulla sua vita sentimentale.

“Mica, io mi cambio e poi usciamo un po’, ti va?” chiese Tommaso cambiando discorso e Mica annuì volentieri.

“Sì, facciamo shopping!” propose ottenendo anche il consenso di Daniele che da un po’ voleva andare a fare qualche acquisto.

Tommaso si mordicchiò il labbro, lui detestava fare shopping; tuttavia, non voleva deludere la sua ragazza e perciò acconsentì alla proposta senza molto entusiasmo.

Terminarono la colazione e dopo essersi vestiti, uscirono con la Cabriolet perdendo ben oltre trenta minuti alla ricerca di parcheggio in centro.

“Te l’ho detto che era meglio prendere la metro!” ribadì Tommaso mentre si avviano verso il corso principale dove si trovano tutti i negozi delle grandi marche.

“Io i mezzi pubblici  non li prendo!” rispose l’altro disgustato. Odiava la metropolitana che trovava sporca e affollata.

Tommaso roteò gli occhi e s’incamminò mano nella mano con Micaela verso Zara, dove avrebbero iniziato la loro giornata di shopping.

Poco più tardi erano tutti e tre in fila per provare qualcosa, al dire il vero, Tommaso solo perché costretto dagli altri due.

Micaela voleva misurare due vestiti, mentre Daniele aveva un bel po’ di roba fra pantaloni e camicie.

“Tommy, che ne pensi?” domandò la ragazza aprendo la tendina del camerino, il fisico sorrise e annuì.

“Ti sta benissimo” esclamò e la ragazza si voltò verso lo specchio trovando che in realtà non le rendesse molta giustizia.

“Bah, io non sono dello stesso parere! Sembra che stai indossando un sacco di patate” confermò i suoi sospetti il banchiere che era appena uscito con indosso la prima camicia.

“Infatti!” esclamò Micaela dando ragione a Daniele. “Misuro l’altro” e richiuse la tendina.

“Non dire alla mia ragazza che il vestito le sta come un sacco di patate!” s’infastidì Tommaso e l’altro ruotò gli occhi entrando di nuovo nel camerino. Tommaso sapeva essere davvero insopportabile a volte.

Micaela riaprì la tendina sorridente indossando un tubino rosso a bustino. “Questo non è meglio?” chiese a Tommaso che confermò, aggiungendo che trovava che fosse davvero sexy.

“Sono d’accordo con Tommaso –ribadì Daniele – se non fossi la sua ragazza, con indosso quel vestito ci proverei con te senza dubbi” ammiccò e Tommaso gli diede una gomitata.

“Ahia! Che ho detto?” domandò scrollando le spalle e Micaela scoppiò a ridere ritornando nel camerino.

Verso l’ora di pranzo, si concessero una pizza per chiudere la loro giornata di shopping che si concluse con due vestiti e una gonna per Micaela, diverse camicie, pantaloni, un paio di scarpe e persino un cappotto per Daniele, e zero vestiti per Tommaso che non volle comprare nulla.

A quel punto, il “terzo incomodo” decise di tornarsene a casa.

“Se volete, ceniamo insieme dopo le nove” propose l’altro e i due annuirono.

“Credo di poterti sopportare un altro po’” lo prese in giro Micaela e Daniele sorrise.

“Tanto lo so che mi vuoi bene” rispose provocando alla ragazza una smorfia di finto disgusto, dopodiché li salutò e ripartì immettendosi in strada, lasciando la coppia girare per Milano da sola, che aveva già optato per un giretto nel parco.

 

*

 

Quando erano insieme, il tempo volava, così pensava Micaela ogni volta che vedeva se stessa o il fisico salire sul treno di ritorno a casa.

E fu soprattutto la prima cosa che pensò quando realizzò che fra meno di tre giorni avrebbero festeggiato il loro primo anniversario.

“Cosa farete per il vostro primo anniversario?” le chiese Federica mentre cambiava il pannolino al suo piccolo che dimenava le gambine in aria, creando attorno a sé una nuvola di borotalco che fece starnutire Micaela.

“Non lo so, non ci ho ancora pensato” ammise lei tirando su il naso.

“Come no?” si sorprese l’altra. Non era da Micaela non pensare a queste date importanti, con il suo precedente fidanzato aveva progettato il loro appuntamento per mesi, definendolo nei minimi dettagli.

“Ho deciso di lasciarlo un po’ al caso. In fin dei conti, così ci siamo conosciuti, no? Per caso! Forse questo caso ha più successo del programmato” osservò la ragazza ripensando alle differenze fra la sua precedente storia e l’attuale e trovando che non potessero minimamente paragonarsi.

“Oh, beh, sì! Se la metti così, penso che tu abbia ragione” commentò l’altra; d’altronde, era unanimemente riconosciuto che Micaela fosse andata, completamente ed interamente, in un brodo di giuggiole, che al filosofo –forse un po’ geloso–pareva fastidiosamente e inspiegabilmente troppo lungo.

Le attenzioni delle due amiche si spostarono verso il piccolo che le pretese emettendo un guaito degno di cantante di opera lirica, Micaela subito soddisfò le richieste di Matteo, che si divertiva un mondo a farsi coccolare dalla sua zietta preferita, prendendolo in braccio.

“Lo sai che sei proprio bello?” si complimentava mentre gli faceva il solletico al pancino, il piccolo iniziò a ridacchiare facendo sorridere anche sua mamma che provava ad afferrare i piedini.

“Magari presto la tua zietta ti fa un amichetto” fece una battuta Federica assumendo un’aria da finta innocente.

L’altra sbarrò gli occhi per poi sbattere le palpebre imbarazzata. “Non credo che sarà presto..” ammise scuotendo la testa. Per quanto la sua storia con Tommaso potesse andare bene, non era ancora da prendere minimamente in considerazione l’ipotesi.

“Ma nemmeno un matrimonio?” chiese con nonchalance prendendo in braccio suo figlio, Micaela deglutì rumorosamente e tossicchiò. “No, nemmeno quello”

“Poteva essere la mia occasione di conoscere qualcuno d’interessante. Tommaso ha amici carini?” domandò ridendo per l’assurdità dell’affermazione appena pronunciata e anche Mica la imitò.

“Ehm.. è un fisico, non sono un granché i suoi colleghi. L’unico che si salva è il coinquilino, ma non te lo consiglio” rispose divertita ripensando agli amici che le aveva presentato nel corso dell’ultimo anno.

“Fiorini due?” domandò Fede facendo una leggera smorfia.

“Una specie”

“Bah..” a quel punto la conversazione si spostò su altro, ovvero sull’abbigliamento della scrittrice per il suo primo anniversario, nonostante non avesse idea di cosa sarebbe successo.

 

*

 

Micaela non fu l’unica a pensare ai festeggiamenti per quel primo anniversario, anche il fisico si diede da fare stressando il suo coinquilino che non era arrivato quasi al punto di rottura.

“Tommaso, ti giuro su mia nonna che se ti sento pronunciare la parola ‘primo’ seguita da ‘anniversario’, ti butto fuori di casa!” urlò disperato non appena l’amico aprì la bocca entrando in cucina dove Daniele stava cenando, a base di hamburger di soia e insalata mista.

“Volevo semplicemente chiederti se mi prestavi la tua giacca blu” disse l’altro guardandolo storto.

Daniele si passò una mano fra i capelli e abbozzò un sorriso. “Ah..” farfugliò, forse aveva esagerato un tantino. “Sì, certo.. Quale dici?”

“Quella del completo che hai usato per il battesimo della figlia di tua cugina”

“Vuoi la giacca Armani?” domandò scandalizzato. Era geloso dei suoi completi, figuriamoci di quelli pagati un occhio della testa.

“E’ un problema?” chiese innocentemente Tommaso. D’altronde, per lui i vestiti erano tutti uguali.

“Mmm.. no, cioè.. trattala bene” asserì dopo aver fatto un respiro per auto convincersi.

“Grazie..”

“Quindi vai via ora?” s’informò per non sembrare un pessimo amico del tutto disinteressato.

“Sì, mia zia mi ha prestato la sua auto. Farò una sorpresa a Mica a mezzanotte” spiegò per la quindicesima volta i suoi programmi al suo coinquilino, che non solo si era lamentato di essere stato stressato, ma che evidentemente nemmeno aveva ascoltato.

“Capito.. beh, in bocca al lupo allora” gli disse con sorriso e Tommaso lo ringraziò. A quel punto, il fisico raccolse il borsone e uscì dall’appartamento diretto verso Bologna.

A differenza di Micaela, Tommaso aveva progettato tutto nei minimi dettagli, decidendo di regalare alla sua nanetta un felice primo anniversario che potesse ricordare e magari raccontare senza vergognarsene.

La sorpresa consisteva in una vera serenata, ovviamente moderna –la canzone scelta era “Consequence” dei Notwist –che il fisico avrebbe suonato con la sua chitarra elettrica. Giacomo, seguendo le indicazioni del fisico, aveva già preparato i fili per collegare l’attrezzatura senza aver destato il minimo sospetto in Micaela.

Sempre su richiesta di Tommaso, il filosofo si era allontanato alludendo ad un appuntamento galante ed era sparito promettendo a Tommaso che si sarebbe ripresentato all’indomani.

Mancava pochi minuti alla mezzanotte, quando il giovane, ormai pronto per la sua serenata, bussò alla porta della scrittrice, del tutto inconsapevole di ciò che stava per accadere.

Micaela, sdraiata sul divano a guardare una trasmissione poco interessante su Canale 5, si alzò di scatto e si diresse verso la porta un po’ dubbiosa.

“Chi è?” domandò guardando fuori dallo spioncino. Non appena riconobbe la capigliatura da genio incompreso, aprì subito la porta trovandosi di fronte un Tommaso ben vestito con la chitarra in mano.

“Questa è per te. Buon anniversario, piccola” disse mentre all’altra si erano “leggermente” bloccate le corde vocali per l’emozione.

Quando Tommaso iniziò a cantare quella canzone, fra le preferite della scrittrice –non scopriremo mai se la scelta era stata voluta oppure di semplice fortuna–, gli occhi di Micaela si velarono di lacrime.

Pensò che fosse perfetta per descrivere loro; parlava della loro storia, di come si sentivano quando erano insieme, di come effettivamente l’amore li avesse lasciati ipnotizzati.

I minuti, che seguirono la fine della canzone, ebbero come protagonista un lunghissimo bacio che ricordò moltissimo il loro primo bacio, ancora così nitido nelle loro menti da sembrare che fosse accaduto ieri.

“Grazie” sussurrò lei mentre stava stretta al fisico. “Buon anniversario anche a te”

Improvvisamente sentì un incredibile calore esploderle dentro, come un’onda travolgente che non riuscì affatto a fermare; una frase si fece prepotentemente strada, mandandola in agitazione e mozzandole quasi il fiato. Quelle famose due parole, che da tempo non pronunciava e di cui non era mai stata così tanto convinta, spingevano per venir fuori dalle sue labbra e non poté affatto impedirlo. “Ti amo” pronunciò quella frase in un soffio, con le labbra incurvate all’insù e tenendo stretta nella sua mano quella di Tommaso, che rimase paralizzato di fronte all’affermazione della sua fidanzata.

Il fisico balbettò e deglutì più volte, tentando di dare una risposta che tuttavia non venne fuori, lasciando leggermente dispiaciuta la ragazza, che sperava nel sentirglielo dire.

“Tommy, non preoccuparti.. non c’è bisogno che tu lo dica se ancora non te la senti” lo rassicurò facendo spallucce.

Il giovane annuì e tossicchiò incapace di dire altro o anche solo di giustificarsi. Non capiva perché non fosse riuscito a dirglielo, si chiedeva se davvero non fosse ancora pronto.

Non poteva negare che l’arrivo di Micaela nella sua vita lo avesse reso molto felice e che quella storia, capitatagli un po’ per caso, un po’ per sua volontà,  si fosse rivelata più importante di quello che sarebbe mai riuscito ad immaginarsi.

Poteva essere possibile che lui non l’amasse? Che ancora nutrisse dubbi nei confronti di quel “noi” che, giorno per giorno, stava costruendo?

Ovviamente, per tutti questi dubbi, in quel momento, non vi erano spazio, perciò decise di rimandargli all’indomani, tornando a godersi la serata che, per via di quelle parole non pronunciate, tardò a decollare come sperato.

Nessuno dei due riprese più l’argomento e per un po’ anche Micaela si guardò bene dal dirglielo ancora, ma i sentimenti non si possono congelare, e lei questo lo sapeva.

Così come anche sapeva che, presto o tardi, tutti quei dubbi, che s’insinuarono anche nella testa della scrittrice, sarebbero saltati fuori ancora una volta.

 

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Salve gente! Finalmente dopo secoli, eccomi qui con questa storiella! Pensavate che fosse sparita? Che avessi deciso di lasciar cadere Tommaso e Micaela nell'oblio e nel labirinto delle mie storie incompiute?
Ne ho un cimitero a casa, di quelle purtroppo!
In ogni caso, mi farebbe piacere che vi faceste vivi, scrivendo qualche riga per farmi capire che questa storia un minimo vi piace e che vi fa piacere che la pubblichi ancora, altrimenti prenderò il vostro silenzio come assenso e comunque continuerò a pubblicare, dunque se volete che smetta, sarà meglio comunicarlo ahahahah
Ringrazio Serpentina che ha sempre commentato(you're the best :D)e tutti quelli che hanno scelto "The Call Center", aggiungendola alle loro storie preferite o seguite o ricordate! Grazie e alla prossima <3

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