Six guys and their band: Akatsuki.

di ketyblack
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** We can be heroes, just for one day ***
Capitolo 2: *** Take over control ***
Capitolo 3: *** What's going on? ***
Capitolo 4: *** When I look into your eyes ***
Capitolo 5: *** Let's get the party started ***
Capitolo 6: *** Under my skin. ***
Capitolo 7: *** Born to be my baby ***
Capitolo 8: *** I gotta go on my own way ***
Capitolo 9: *** With or without you ***
Capitolo 10: *** For the first time ***
Capitolo 11: *** The morning after ***
Capitolo 12: *** Akatsuki ***



Capitolo 1
*** We can be heroes, just for one day ***


Six Guys and their band: Akatsuki.
 

 

Capitolo 1: We can be heroes, just for one day.
 
La periferia di Tokyo non era mai stata un quartiere allegro, anzi, il più delle volte diventava un covo di barboni e di mafiosi che abitavano però nei quartieri alti e che facevano ronde per controllare il lavoro delle proprie ragazze, il centro del traffico della prostituzione, talvolta anche minorile. C’erano poche giapponesi che battevano, la maggior parte erano russe, polacche, tutte alte flessuose e bionde, un genere non molto frequente nella popolazione del Sol Levante…
In questo ambiente, non molto favorevole all’allevamento di figli, erano cresciuti, insieme, sempre, essendo uno la famiglia degli altri un gruppo di ragazzi, un po’ strani per certi versi, ma sicuramente amici fraterni.
Il sole stava facendo capolino tra le colline in campagna, le sveglie suonavano, spaccavano i timpani e rompevano decisamente le scatole alle anime assopite, soprattutto all’unica donna del gruppo, Konan, peccato che a lei il campanello che spaccava i timpani…

- E basta! È la terza volta che suonate, ho capito, scendo, arrivo!- sbottò la suddetta ragazza dai capelli di uno strano color blu, che scese dal soppalco dove era collocata la propria stanza e trovò la casa deserta, sentì nuovamente il campanello. Corse ad aprire, imprecando.

 
Non appena abbassò la maniglia della porta si ritrovò la casa piena di gente, i suoi amici di sempre che venivano a scroccare la colazione. Infatti nel giro di due secondi tutti avevano già preso posto a tavola ed erano nella trepidante attesa di essere nutriti.

- Buongiorno anche a voi, ragazzi, io sto bene, grazie!- fece sarcastica la ragazza aprendo la dispensa con uno scatto e tirandone fuori un pacco di croissant confezionati lanciandolo alla folla di affamati.

- E dai, Konnie, lo sai che ti vogliamo bene, in fondo…- fece un ragazzo biondo, Deidara, sorridendole e addentando una brioche. La ragazza non sapeva più che fare con loro: non poteva più permettere che tutte le mattine, quando non si fermavano direttamente da Deidara, venissero a fare colazione da lei, ogni giorno le vuotavano la dispensa e di certo lei non navigava nell’oro e sua madre stava cominciando a spazientirsi, le sembrò di sentirla “Come se loro non avessero una casa”.

- Sì, come no…ma grazie del tentativo, Dei…vado a vestirmi.- salì le scale per lavarsi la faccia e darsi un tono minimamente presentabile per andare a scuola, si truccò pesantemente gli occhi e si avvitò saldamente il piercing al labbro inferiore, finita quest’operazione ammiccò al suo riflesso nella specchio. Si spostò in camera per vestirsi, in due secondi fu pronta, tempo di tirare fuori i jeans e la felpa dall’armadio e di afferrare la cartella.

 
Al piano di sotto si mangiava, in un modo che sfiorava i limiti della decenza: gente che litigava per l’ultimo croissant e altri che si accusavano a vicenda di aver finito il latte. L’unica persona tranquilla era un giovane dai capelli d’ebano e dai particolari occhi rossi che lavava i piatti mandando mentalmente a quel paese quei cretini di cui si era attorniato il primo anno di scuola materna, Itachi Uchiha. Una mano lo toccò sulla spalla, si girò e incontrò il sorriso di Konan.

- Grazie, Itachi, ma non ce n’è bisogno, faccio poi io quando torno da scuola…su, andiamo a radunare le pecorelle smarrite…- si girò verso quel porcile che era il suo salotto, sembrava che fosse passata una mandria di bufali imbizzarriti piuttosto che un gruppo di diciassettenni appena svegli. Era in gioco il telecomando, nessuno voleva cederlo. La blu riportò tutti all’ordine soffiando in un fischietto che, non sapeva neppure lei il perché, stava sempre sulla mensola vicino al frigorifero. Era il regalo che gli amici le avevano fatto per il suo quinto o sesto compleanno, non ricordava bene.

- A scuola…non voglio arrivare in ritardo…- annunciò la ragazza sbattendoli fuori di casa e uscendo con loro.

 
Lo spettacolo al di fuori del bilocale di Konan non era dei migliori, il cielo era grigio come i fumi delle fabbriche che erano situate strategicamente in periferia dandole un’aria ancora più malconcia. Le strade erano ridotte a viottole dove non era consigliabile passarci di notte, non c’era anima viva, in quella periferia regnava un clima di “calma apparente”. Il sestetto prese la scorciatoia per arrivare in poco tempo alla fermata del bus che per poco non persero per colpa del rosso Sasori che continuava a farneticare che la corsa non era una delle sue doti migliori e che gli scatti di velocità non fossero propriamente il suo forte.

-  Uh, per un pelo…brutto idiota, prova ancora una volta a metterti a parlare dei pro e dei contro dell’attività fisica e vedi che ti cambio i connotati!- sbottò Hidan, capelli tinti di grigio e dagli occhi amaranti, era noto per essere un violento e tutti a scuola lo temevano, chi poteva non temere quell’energumeno di quasi un metro e novanta?

- E dai, non litigate, state calmi…non fatemi incazzare già di primo mattino…stamattina fosse stato per me sarei stato volentieri a dormire. Ho passato una nottata abbastanza mo…- la blu interruppe il ragazzo dai capelli arancioni e dai numerosi piercing che aveva appena proferito parola, il suo peggiore incubo, Pain.

- Pain, non ce ne frega niente, puoi andare a letto con chi vuoi! Ma fin quando avrai noi ti toccherà venire a scuola, non vorrai mica farti bocciare di nuovo?- esclamò irritata Konan non guardandolo negli occhi. Il ragazzo non le rispose, prese a guardare fuori dal finestrino il paesaggio che mutava mentre si avvicinavano al centro della città. Scesero dal bus tutti in silenzio, quel silenzio che regnava solamente quando Pain e Konan battibeccavano, cosa che andava avanti da anni, esattamente da quando, in prima elementare, nell’intervallo, si giocava a pallone e un ragazzino che aveva la fama di essere il ripetente di turno si impossessò della palla imponendo loro la sua presenza.

 
La prospettiva di entrare in quel rudere di scuola non allettava nessuno del gruppo, per un po’ si sedettero fuori dall’edificio, sui gradini a fumare l’ultima sigaretta e per respirare le ultime boccate di aria fresca per poi piombare in quel torpore lungo sei ore. Entrarono per ultimi in classe, con il professore che li fissava, indispettito per i continui ritardi.

- Bene, oggi interrogo…lo sapevate, vero? L’ho detto settimana scorsa…ci sono volontari?- ecco, la solita domanda del cavolo a cui, ovviamente, nessuno rispondeva. Il professor Jiraya, insegnante di lettere, scrutò l’intera classe guardando negli occhi ogni suo alunno per scegliere il miglior candidato alla morte.

- Mmh…ma sì, Konan, Pain, avanti, venite!- l’arancione fu come scosso da una scarica elettrica, no, tutte le sfighe a lui, già la mattinata era cominciata male, non aveva dormito tutta la notte per colpa di quella…come si chiamava? Ayko o Kaori? Boh. Non aveva la più pallida idea di quello che c’era da studiare, maledetti gli altri! Ci avrebbe solo guadagnato a starsene a casa.

Si posizionarono accanto alla lavagna, in piedi, così come interrogava di solito il prof Jiraya. Konan sorrideva, sembrava una povera demente, sperava che quel poco che aveva studiato le fosse rimasto in mente…

- Bene, parliamo di Dante, nel sesto canto dell’Inferno chi troviamo, Konan?- la blu si stupì della sua fortuna sfacciata, adorava la Divina Commedia e quel passo poi l’aveva stregata. 

- Beh, nel sesto canto troviamo i lussuriosi, i quali, secondo la legge del contrappasso, saranno tormentati per sempre da una violenta bufera, così come è stata violenta e incontrollabile la passione che provarono in vita. Tra i dannati Dante rimane colpito da due figure che sono abbracciate nonostante la bufera e chiede a Virgilio, la sua guida, di poter parlare con loro e…- il professore la interruppe guardando Pain e facendolo sussultare.

- “Galeotto fu il libro e chi lo scrisse”- citò l’insegnante. Nella mente del ragazzo regnava il vuoto totale, cercò di guardare gli amici in ultima fila in cerca di un suggerimento ma invano. Galeotto, ma che cavolo…? Forza, Pain spara qualcosa di brillante o rischi il tre.

- Beh…credo che si riferisca all’autore del libro che questi due stavano leggendo quando furono travolti dalla lussuria?- quello che aveva detto non era del tutto sbagliato ma non aveva comunque risposto alla domanda.

- E questi due chi sarebbero?- chiese il professore. “Bastardo, sempre a me le citazioni e solo con me vai a cercare il pelo nell’uovo!” lo guardò con odio, in silenzio. Poco dopo fu mandato al posto con un Impreparato e una ramanzina davanti a tutti i compagni.

 
Nell’intervallo Konan non poteva credere di aver perso otto e mezzo di un argomento che non aveva nemmeno studiato, a quanto pare la propria passione per la lettura le aveva giovato. Pain non le rivolse la parola tutta la mattinata, ce l’aveva con lei per qualche strano motivo.

- Lo conosci, avrà le palle girate per stamattina, non credeva che a te andasse così bene, pensava che voi due foste nella stessa barca…hai stupito tutti, Konnie!- esclamò Sasori, felice per lei.

- È un completo idiota, non capisco perché ci ostiniamo a portarlo con noi, è sempre stato odioso con me da quando ci siamo conosciuti, è davvero insopportabile!- si lamentò Konan, non le era mai andato a genio quell’ammasso di piercing ambulante di Pain, credeva fosse un montato megalomane ed egocentrico.

- Perché? Suona il basso elettrico da paura! È il nuovo Jimi Hendrix del basso! E non scordarti che lo conosciamo da sempre ed è un fratello per noi…- esclamò il rosso in piena venerazione delle doti musicali dell’arancione. Konan non replicò più: aveva capito che stava discutendo su una causa persa in partenza.

- Su, secchiona, adesso andiamo, gli altri si staranno chiedendo che fine abbiamo fatto!- la prese per un braccio e uscirono insieme dall’edificio scolastico.

 
Non appena era suonata la campanella che annunciava la fine delle lezioni Hidan, Itachi, Deidara e Pain erano schizzati fuori all’aula per sedersi sui gradini esterni della scuola per godersi la ritrovata libertà. Tutti e quattro con la sigaretta accesa respirando l’acre odore del fumo. Pain era seduto un po’ in disparte rispetto agli altri, non gli era ancora andata giù la figura di merda davanti a tutta la classe e non aveva mai visto una Konan così…intelligente?

- Ehi, Pain, ma che hai? Sarà mica per l’Impreparato di letteratura? Ma dai, lo recuperi…l’anno prossimo!- esclamò Hidan battendogli una pacca sulla spalla, cercando di creare un’atmosfera di ilarità. Il ragazzo lo fissò con quegli occhi profondi e il grigio non poté che ammutolire.

- Oggi, alle tre da me, dobbiamo provare…- sentenziò Deidara buttando a terra il mozzicone della sigaretta per poi pestarlo con la suola della scarpa da ginnastica. Tutti annuirono in silenzio.

- Ma dove cazzo sono Sasori e Konan?- chiese Itachi come se fosse resuscitato da una specie di trance. Il gruppo si accorse della mancanza dei due che poco dopo arrivarono sottobraccio e scherzando.

- Sempre ad appartarsi, vero?- li prese in giro Hidan con i segni di assenso da parte degli altri. I due si guardarono e scoppiarono a ridere. Pain si alzò e li fissò dritto negli occhi, quasi congelando tutti i presenti.

- I patti erano chiari, nessuna relazione tra membri della band, ecco perché non volevo che Konan ne facesse parte, le donne portano solo distrazioni inutili…- soffiò l’arancione. Nessuno si sapeva spiegare il motivo di così tanta irritazione. Composto si avviò all’uscita della scuola e gli altri, incapaci di dire qualcosa, lo seguirono. Konan era furiosa, non sopportava il modo di fare di Pain, sembrava che per lei fosse un onore fare parte della band, invece era membro di diritto proprio come tutti gli altri.

- Che c’è, Pain, ti brucia per stamattina, eh? Oppure ti brucia per qualcos’altro? Comunque sia non m’importa ma mettiti bene in testa che io esco con chi mi pare e se, per caso, un giorno mi venisse voglia di andare a letto con…che ne so…Itachi, stai pure certo che lo faccio!- sbottò indispettita allontanandosi da lui a grandi passi e salendo sul bus per prima e stando ben attenta di stare il più lontano da lui possibile.

 
In pochi minuti ritornarono nel grigiore della periferia, i negozi non avevano più insegne sgargianti e nuove di zecca, le insegne molte volte non c’erano nemmeno o non si vedevano tanto che erano sbiadite dallo scorrere inesorabile del tempo. Scesero tutti insieme. Si divisero per andare a pranzo e Konan rimase sola con Deidara e Sasori, erano un po’ i fratelli che non aveva mai avuto, voleva un gran bene a loro ed erano i primi amici in assoluto che aveva avuto da quando, dopo la morte del padre, si era trasferita a Tokyo. Andarono nell’appartamento diroccato di Deidara, il biondo viveva da solo da quando era scappato dall’ultimo istituto in cui era stato rinchiuso dai suoi genitori adottivi. Da allora viveva lì, con un sussidio che gli veniva inviato ogni mese da una lontana zia e che comunque non bastava affatto per vivere dignitosamente, anzi, molte volte era costretto a saltare i pasti, cosa che Konan gli impediva fermamente invitandolo continuamente a casa.
L’arredamento era pressoché inesistente fatta eccezione per una scrivania rosa dai tarli, un divano sfondato e una poltrona alla quale saltava fuori l’imbottitura non appena qualcuno ci si sedeva sopra.

- Cazzo! Il tetto perde di nuovo…devo poi andare a ripararlo, altrimenti il prossimo temporale che viene mi allaga la casa e così diventerà ancora più merdosa…- si sedette sulla poltrona e si prese la testa tra le mani, pensieroso, mentre i due amici prendevano posto sprofondando nel divano. Konan aprì un grosso pacchetto di patatine e cominciarono a sgranocchiarle per mandare via i cattivi pensieri sul futuro incerto.

- Certo che la sola cosa positiva di questa situazione è che hai un gran bel garage e che è isolata, così possiamo provare quando vogliamo senza che nessuno rompa i coglioni!- esclamò Sasori per rialzare l’umore dei presenti. Cominciarono a parlare della band, un progetto che ormai occupava gran parte del loro tempo libero. Erano tutti accomunati dalla grande passione per la musica e con un po’ di soldi presi un po’ qui e un po’ là, erano riusciti a mettere su un complesso niente male. Il finanziamento per questo progetto l’avevano ottenuto da Itachi, figlio di un grande imprenditore che, non si sapeva come, abitava nei bassifondi.

- Eh sì…credete che un giorno andremo mai ad incidere le nostre canzoni?- domando Sasori ai due che scossero il capo, sconsolati.

- Ma secondo te? Con la sfiga che abbiamo noi che cosa potremo mai incidere? Ma dai smettila!- esclamò Konan aprendo il frigo per poi richiuderlo subito notando che non c’era niente. Deidara non la guardò in viso, si sentiva un perfetto fallito, abbandonato dai suoi genitori naturali e anche da quelli adottivi, non aveva nessuno al mondo e neanche un soldo in tasca. Era patetico.

 
Alle tre in punto la casa si riempì di ragazze, ognuna di loro portava dei viveri: le prove del gruppo senza cibo non erano la stessa cosa, ci voleva sempre qualche snack tra un brano e l’altro. Passando per una stretta e ripida scala a chiocciola scesero in garage, dove gli amplificatori da due soldi che avevano comprato erano coperti da stracci per non far prendere polvere, li trattavano come delle reliquie; il microfono sembrava uscito da un videoclip di Elvis, direttamente dagli anni ’50 e aveva continuamente problemi con il volume che, non si sapeva come, si abbassava da solo. Vicino agli amplificatori c’era una tastiera che sembrava piuttosto un tavolo da banchetto: carte di caramelle, pacchi di patatine vuoti, pezzi di cibo incastrati tra i tasti ornavano la vecchia tastiera Yamaha presa al mercatino dell’usato; abbandonata su una sedia di legno massiccio giaceva una chitarra elettrica, la più vecchia e consunta delle Fender che c’erano sul mercato con vicino una chitarra che poteva essere sua sorella gemella solo della Yamaha ed infine il pezzo grosso, il miglior affare di tutti i tempi, una vecchia, dire vecchia è dire poco, batteria appartenuta al padre di Sasori, con scritto al centro “The Muffins” il ridicolo nome della band del padre del rosso, si meditava un giorno di cambiare quel pezzo e sostituirlo con il nome della loro band. Avevano praticamente un’attrezzatura più da mercatino delle pulci che da rock band, l’unico strumento tenuto il perfette condizioni era il basso elettrico di Pain, il migliore in circolazione, rubato dall’arancione ad uno stand in una mostra di strumenti musicali.

- Dai, al lavoro, oggi dobbiamo lavorare sulla pulizia del suono, quindi, per favore, Pain, usa poco quel distorsore altrimenti sovrasti le chitarre e la voce…- esordì Deidara mettendosi a tracolla la vecchia Fender, invitando gli amici a prendere posto. Dopo poco tempo tutti furono al loro posto: Hidan alla tastiera-bidone della spazzatura, Sasori aveva impugnato le bacchette, Itachi aveva fatto cadere la chitarra Yamaha e tutti gli spartiti e Pain aveva già fatto arrabbiare Konan per il tono di superiorità con cui guardava gli altri.

- Non credere di essere migliore di noi! Solo perché quel basso ha un sound migliore dei nostri strumenti non vuol dire che tu sia più bravo!- la blu si stava arrampicando sugli specchi: si poteva dire si tutto riguardo Pain che era villano, arrogante, presuntuoso e anche antipatico, ma non si poteva negare il fatto che fosse un genio della musica.

- Peccato che quando tu canti non vengano folle di ragazzi ad adularti!- replicò pungente Pain, come se niente fosse.

 
Konan gli saltò addosso e gli si attaccò ai capelli scalciando in ogni direzione e prendendolo a pugni, Pain non faceva altro che mettere in dubbio le sue capacità canore e non perdeva occasione per prendersi gioco di lei.

- Konan, smettila…- fece lui con il suo solito tono tranquillo e posato, tono paradossale per la situazione in cui si trovavano i due. Nella foga dello spaccargli la faccia caddero per terra l’uno sopra l’altra e quelle ultime parole le erano state sussurrate a pochi centimetri dal viso. La blu si scostò bruscamente con un’espressione disgustata dipinta in volto.

- Vaffanculo…- sibilò la blu prima di accendere il microfono e dare finalmente inizio alle vere prove della band. Non era giornata per la musica, nessuno andava a tempo, regnava solamente un frastuono pazzesco dove non si riconoscevano le singole componenti.

 

- Mamma, mi fermo da Deidara, facciamo una lunga di studio, domani abbiamo una verifica importante…- spiegò Konan alle undici e mezza, la madre acconsentì, arrendevole come sempre. Sembrava che non gliene importasse della figlia, il giorno in cui Konan aveva tinto i suoi liscissimi capelli corvini di quel blu elettrico la donna non notò quasi la differenza, per non parlare di quando era tornata a casa con il piercing! Sua madre l’aveva notato la settimana dopo. Sembrava che la morte del padre di Konan avesse succhiato via tutta l’energia vitale di quella donna, sembrava non chiedesse altro che ricongiungersi al marito tanto amato. Konan si sentiva abbandonata a sé stessa, non ricordava come ci si sentiva a far parte di una famiglia, d'altronde come poteva ricordarlo? Suo padre morì quando lei aveva solo due anni, ricordava a malapena quell’uomo che l’aveva vista venire al mondo, del quale conservava i lineamenti…

Negli ultimi tempi si fermavano spesso tutti insieme da Deidara, per sentirsi meno soli e per cazzeggiare fino a orari improponibili.

- Che ha detto?- chiese Sasori avvicinandosi e vedendo l’espressione intristita della ragazza.

- Ha detto che va bene…sai che cosa gliene importa…- tagliò corto lei raggiungendo gli altri già seduti in salotto con una birra in mano. Prese posto in mezzo a quei matti di amici che erano le uniche persone che aveva al mondo. Poco dopo suonarono il campanello, o meglio, bussarono rumorosamente alla porta. Deidara aprì e la casa divenne d’un tratto molto più stretta di come i ragazzi ricordavano, c’era tanta gente della loro scuola in cerca di divertimento e buona musica. Non si sapeva come ma quando c’erano le prove della band la voce si spargeva a macchia d’olio e una folla di compagne invadeva il piccolo appartamento di Deidara per sentirli suonare e per cogliere l’occasione per divertirsi. Pain era sempre invaso dalle ragazze che lo lodavano per la sua bravura anche se non ne sapevano niente di musica, Hidan solitamente faceva a botte con qualcuno che si avvicinava troppo alla sua tastiera-immondizia (ovviamente era solo uno stupido pretesto per picchiare qualcuno), Itachi si chiudeva in camera di Deidara per andare dritto al punto con la tipa carina di turno, anche se negli ultimi tempi stava diventando piuttosto esigente in fatto di ragazze. Gli unici che non erano entusiasti di tutto quel movimento erano Deidara che temeva per l’incolumità del suo povero appartamento, Sasori che detestava il rumore e Konan che non perdeva occasione per criticare il modo di fare di Pain.

- Eccolo, la solita mossa, ora gli dirà che ha degli occhi bellissimi e passeranno tutta la notte insieme a scopare come ricci…- fece sarcastica la ragazza guardando l’arancione che si atteggiava come il Jimi Hendrix della situazione.

- Konnie, non lo guardare, sai com’è…ce l’ha nel DNA il gene del cascamorto…- le rispose Deidara portandola in cucina a bere una birra che aveva portato qualcuno di non meglio specificato: era proprio bello strasene lì, soli, senza nessuno che rompesse le scatole a parlare semplicemente del più e del meno, solamente lui e Konan.

- Le prove stasera sono andate di merda…e poi voglio proprio sapere chi è sto coglione che tutte le volte spiffera la data delle prove e che mi inonda la casa di galline…- commentò il biondo guardando fuori dalla finestra. La blu non lo guardò né rispose, ma la pensava come lui, odiava tutta quella gente che piombava in casa quando provavano, le prove così non finivano mai, venivano sempre interrotti dal solito gruppo di cretine, anzi, la maggior parte erano il fan club di Pain.

- Ecco, l’avevo detto io che sopprimere Pain sarebbe stata la soluzione al problema…- rispose acida lei fissando il biondo negli occhi.

- Effettivamente, non ci fosse lui potremmo provare in santa pace tutte le volte, ma è un genio e non possiamo fare a meno del suo sound da paura…- rispose triste Deidara mettendo una mano sulla spalla alla blu che sbuffò rassegnata guardandosi le mani smaltate di nero.

- Non possiamo continuare così, è ora di sgomberare la festa, se qualcuno deve dormire qui siamo noi della band. Vado a cacciare quella manica di troie…- si alzò decisa la ragazza dirigendosi in bagno dove provenivano dei mugolii inconfondibili. La blu quasi sfondò la porta e interruppe l’Uchiha nel bel mezzo di una importante riunione con due finte bionde con le tette rifatte, si vede che quella sera aveva proprio bisogno impellente di sfogarsi.

- Tu e tu…fuori dai coglioni, subito e tu, Itachi, rivestiti all’istante!- ordinò intransigente la ragazza facendo segno alle ragazze di avviarsi alla porta senza altri convenevoli. L’Uchiha la fulminò con lo sguardo abbottonandosi il jeans e tirando su la zip.

 
Konan, soddisfatta del risultato entrò anche nella stanza di Deidara che era occupata da Pain e da uno stormo di oche starnazzanti e a giudicare dall’abbigliamento poco presente sembrava che non stessero giocando a carte. Konan rimase sulla porta con le braccia sui fianchi, squadrando truce quel quadretto patetico.

- Fuori di qui, Pain, ricomponiti e, se vuoi, rimani…- poche parole e le ochette si diressero tutte verso la porta e poco dopo ne uscirono. La festa era finalmente finita e lo stereo spento, la blu si lasciò cadere pesantemente sul divano sfondato del salotto, seguita da un Itachi piuttosto contrariato e da un Pain incazzatissimo per l’interruzione, puntava minacciosamente un dito quasi sulla fronte di Konan

- Provaci un’altra volta e non esci viva da qui!- la minacciò l’arancione prendendo una bottiglia di birra avanzata e trangugiandosela. La ragazza gli alzò il terzo dito e si girò dall’altra parte facendo finta che Pain non esistesse, come al solito.

- Allora, ragazzi, le prove sono andate da schifo, Pain, smettila di chiamare il tuo fan club al completo quando proviamo, altrimenti non saremo mai abbastanza bravi da poter fare una serata in un locale!- esclamò Sasori aggirandosi per la stanza raccogliendo l’immondizia sparsa per l’appartamento con fare irritato dalla situazione.

- Scusa, Sasori, non lo farò più, d’accordo? Adesso non rompete più, però…ah, Konnie, la prossima volta che vuoi fare la gelosa aspetta almeno che io abbia finito!- esclamò con risentimento non guardando la blu.

- Fottiti, Pain, preferirei morire piuttosto che venire a letto con te, te lo sogni!- soffiò indignata la ragazza dirigendosi verso la stanza di Deidara per prendere posto nel letto matrimoniale.

- Tutta invidia, non avrai mai chance con me.- ultime parole, assolutamente erronee. Il silenzio la faceva da padrone in quel piccolo a salotto divenuto, d’un tratto, soffocante e pregno di tensione. Itachi uscì dal bagno con una sigaretta accesa e con espressione costernata di chi non sa neanche il perché di essere lì.

- Ehi, ragazzi, andiamo a dormire o no? Io se non dormo entro cinque secondi muoio!- esclamò il moro non del tutto lucido.

- Sei sempre il solito, Ita! Impossibile tenerti lontano dall’alcool e dal fumo, brutto idiota…- sussurrò Hidan caricandoselo in spalla e dirigendosi verso la camera di Deidara.

 
In salotto nessuno osava parlare e quasi neanche alzar gli occhi dal tappeto sbrindellato. Pain era appoggiato al muro con un’espressione irritata e le braccia incrociate. Deidara cercava di studiare ogni minima molecola di polvere che si posava sulla punta delle proprie scarpe da ginnastica, fingendosi perfino interessato. Sasori per sfuggire a quella tensione saltellava di qua e di là raccogliendo schifezze da terra. La più furiosa era Konan, aveva una voglia matta di spaccare a pugni quel nasino all’insù di quell’arrogante ragazzo dai capelli color carota.

- Fanculo, vado a dare una mano a Hidan…- soffiò la blu sparendo oltre la soglia del corridoio.

Pain, approfittando del posto che si era appena liberato sul divano si sedette senza troppi complimenti. Fissava il vuoto, in silenzio, insieme a Deidara.

- Ma perché cazzo la provochi sempre? Lo sai che si incazza per nulla…- esclamò il biondo guardando il ragazzo negli occhi grigi. Pain non rispose subito, poi si decise:

- Dei, non pensi mai che sia lei a provocarmi? Che motivo aveva prima di venirmi ad interrompere?- urlò addosso al biondo con occhi di ghiaccio.

- L’ha fatto perché io ho detto di essere stufo di avere sempre gente, non invitata esplicitamente, in casa quando proviamo, se sono queste le condizioni per suonare con noi, Pain, non va bene!- finalmente si era liberato di quel peso che gli gravava in petto da troppo tempo; ora, però, aveva paura della reazione del ragazzo, era sempre stato un tipo imprevedibile, non si sapeva mai che cosa aspettarsi da lui. L’arancione abbassò gli occhi e si vergognò, non pensava che la cosa desse così fastidio agli altri ragazzi, non gliene avevano mai parlato.

- Scusa, Dei, non succederà più, promesso!- e sorrise, uno dei rari sorrisi di Pain. Il biondo gli batté una pacca sulla spalla. Raggiunsero gli altri in camera da letto chiedendosi come avrebbero dormito quella notte in sei, in un letto da due piazze, un divano e una poltrona.

 
Itachi stava dormendo amabilmente stravaccato al centro del letto matrimoniale con accanto Konan e dall’altro lato Hidan che continuava ad imprecare per la scomoda situazione.

- Konnie, almeno vieni tu qui, almeno ho di fianco una bella figa…invece appena mi volto mi vedo la faccia di cazzo di Itachi…non è un bello spettacolo!- esclamò il ragazzo girandosi dall’altra parte per non vedere il moro Uchiha in faccia. La blu sospirò e sorrise fissando la schiena forte di Itachi girato dall’altra parte. Chiuse gli occhi per un secondo e poco dopo fu di nuovo invasa dalla luce che filtrava dallo spiraglio della porta appena spalancata senza troppi complimenti dai tre membri mancanti della band che stavano per venire a reclamare il loro posto e portando in camera il divano sfondato e la poltrona per dormire tutti nella stessa stanza.

- Come sta Itachi?- chiesero in coro Deidara e Sasori accomodandosi uno sul divano l’altro sulla poltrona appoggiando i piedi al materasso del letto. Pain rimase in piedi.

- Si è addormentato…tirerà dritto fino a domani mattina…non preoccupatevi!- esclamò Konan sorridendo e spuntando da dietro la sagoma addormentata del moro.

- Beh, allora buonanotte, ragazzi…- disse Sasori chiudendo gli occhi e sognando una realtà decisamente diversa da quella che gli si poneva davanti agli occhi.

 
E il primo capitolo è concluso, spero vi piaccia la mia fan fiction e che la troviate in qualche modo interessante, aggiornerò settimanalmente, per ora vi mando un bacio e spero che mi direte che ne pensate in proposito nelle recensioni!
 
xoxo ketyblack

 

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Capitolo 2
*** Take over control ***


Capitolo 2: Take over control
Dopo tanta attesa ecco qui il secondo capitol! Enjoy it!
p.s. scusate se in alcune parti viene l'elenco puntato al posto del trattino del dialogo ma modificando l'HTML non sono riuscita a toglierle!

 
Konan sentì il materasso di fianco a sé cedere sotto il peso di un’altra persona e, purtroppo, sapeva anche di chi era quel peso: Pain.
  • Non mi toccare, capito?- sbottò subito la blu aggressiva voltandosi e premendo il viso contro la schiena di Itachi. L’arancione si coricò senza troppi complimenti facendo cigolare il vecchio letto sotto il proprio peso.
  • E chi ti tocca? Non voglio prendermi la rabbia, tesoro, non preoccuparti!- la prese in giro lui tirandole una ciocca di capelli scherzosamente.
  • Ecco, mi hai toccata, ti detesto, Pain! Proprio vicino a me ti dovevi mettere? Dato che ti faccio schifo perché cazzo mai ti sei piazzato proprio vicino a me?!- ringhiò la ragazza sottovoce per non destare il sonno degli altri che, secondo  lei, facevano solamente finta di dormire e stavano seguendo il silenzio la loro discussione.
  • Perché tutto il resto del letto era occupato, cretina! C’è Itachi che occupa la metà del letto, sto deficiente!- si lamentò Pain. Non ottenne risposta, evidentemente Konan si era addormentata talmente era presa dalla conversazione con lui. Imbronciato, si addormentò anch’esso poco dopo.
Il sole era già alto nel cielo quando Hidan si destò respirando con disgusto l’aria viziata della stanza. Storse il naso e si stiracchiò tirando inavvertitamente un pugno sul naso ad Itachi che grugnì contrariato girandosi verso Konan.
Il ragazzo si diresse in cucina alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti, il frigo era vuoto e il suo umore, già nero di natura, peggiorò vertiginosamente. Poi lo sguardo gli cadde sull’orologio posto proprio al di sopra del frigorifero e per poco non svenne.
 
  • Sveglia! Cazzo non l’abbiamo sentita! Su, in piedi, sono le dieci e mezza e noi dovremmo essere a scuola già da un pezzo!- urlò catapultandosi all’interno della stanza buia e ancora silenziosa. Tolse le coperte di dosso ai suoi amici, che lo insultarono sonoramente per poi alzarsi, rassegnati.
  • E che cazzo, Hidan, da quando sei diventato così fiscale con questa storia della scuola, proprio tu che bigi un giorno sì e l’altro pure!- esclamò Konan con la voce ancora impastata dal sonno e i capelli arruffati dalla dormita.
  • Semplicemente perché, Konnie, oggi abbiamo il colloquio con la preside per poter suonare alla festa di fine anno! Cazzo, vigore, mettetevi a posto e fatevi belli, per quanto possibile!- nel giro di pochi secondi si scatenò il putiferio in quella stanza di pochi metri quadrati, chi si pettinava, chi imprecava e chi cercava di darsi un tono vagamente convincente.
 
Corsero fuori dall’appartamento ancora assonnati e mezzi svestiti, arrivarono alla fermata del bus al pelo e pregarono di arrivare in tempo per il colloquio, altrimenti il loro esordio sarebbe stato compromesso da uno stupido errore di percorso.
  • Ma perché non abbiamo messo la sveglia ieri sera? Sappiamo tutti quanto sia importante questa occasione!- esclamò Konan finendo di mettersi la matita nera sugli occhi specchiandosi nel finestrino del pullman.
  • Cazzo, siamo stati distratti dalla festa e dal malanno di Itachi, porca puttana!- batté un pugno contro il sedile mezzo sfondato il biondo Deidara cercando invano di darsi un contegno.
  • Se la preside scopre che stamattina siamo entrati in ritardo ci estromette dalla festa!- commentò Itachi, cupo e non ancora del tutto ripreso dalla sbornia della sera precedente.
  • Infatti, quindi, Ita, stai zitto e annuisci solamente a tutto quello che diremo, perché hai la faccia da tossico in astinenza!- disse, sincero, Sasori guardandolo dritto negli occhi scuri.
 
La preside, la signorina Tsunade, non si accorse minimamente del ritardo dei ragazzi, troppo occupata com’era a flirtare con il professor Jiraya. Entrarono come una mandria di bufali imbizzarriti nell'ufficio della preside dove videro la donna troppo impegnata per prestar loro attenzione. Stava sulla scrivania in atteggiamenti decisamente inequivocabili con il suddetto professore. Hidan si schiarì la voce come per far presente ai due che non erano più soli...
    - Mi scusi, signora preside, siamo venuti per parlare di quell'affare della festa a proposito del gruppo...- era inutile, quando Hidan non era né fatto né ubriaco aveva una dialettica impeccabile, avrebbe venduto avorio ad un elefante.
    - Certo, ragazzi, dovevamo proprio parlarne poco fa io e il professor Jiraya, abbiamo convenuto insieme che potrebbe essere una pubblicità positiva all'immagine della nostra scuola. Quindi preparatevi al meglio vi vogliamo carichi per la festa!- i ragazzi si guardarono increduli dell'opportunità che stava venendo loro offerta. Si sarebbero esibiti per la prima volta davanti ad un grande pubblico, se così si poteva chiamare il corpo studentesco.
I ragazzi uscirono dall'ufficio della preside gioendo per la fortuna che, per una volta, gli aveva sorriso. Uscirono correndo dalla scuola, abbracciandosi e battendosi pacche sulle spalle a vicenda, ignorando il fatto che le lezioni fossero ancora in corso.
Andarono nel primo bar che trovarono sul loro cammino, non smettendo di sorridere e di parlare ad alta voce su come sarebbe dovuta essere la loro esibizione.
- No, perché, non sembra, ma due settimane per montare una performance decente è decisamente poco!- esclamava Sasori ogni due secondi per far montare il panico negli altri ragazzi.
- E dai, Saso, sempre il solito uccello del malaugurio! Ce la faremo e saremo grandi, sempre insieme!- esclamò Deidara battendo il cinque ad un Itachi che non aveva ancora capito niente di quello che era appena successo, ancora troppo addormentato/sbronzo per poter comprendere la magia del momento.
- è il nostro momento, ragazzi, me lo sento, il mondo della musica ci aspetta a braccia aperte, non buttiamo nel cesso come nostro solito questa occasione, non sarà un contratto discografico ma è comunque la prima esperienza in pubblico...- disse Pain tranquillamente pettinandosi con le mani i capelli spettinati.
- Ricorda, Pain, che abbiamo già suonato in pubblico, il tuo fan club non manca a nessuna delle nostre prove, ma diciamo che loro sono più interessate al "dopo" più che all'esibizione in sé...- intervenne Konan facendo infuriare l'arancione. Ormai litigare era diventato il loro passatempo preferito, non potevano stare insieme senza battibeccare tra loro, forse era proprio per quello che il loro rapporto era così speciale...
- Konnie, dai, non cominciare con le tue solite frecciatine...- si mise in mezzo Hidan per evitare la catastrofe. Ecco, in quelle due settimane Pain e Konan non dovevano assolutamente litigare, perché quando quei due litigavano sul serio, le litigate vere, quando non si parlavano per settimane saltavano tantissime prove pur di non vedersi e alla festa non potevano fare a meno della loro cantante e neanche del bassista migliore sulla piazza.
- Fate la pace, da bravi! Mettetevi bene in testa che se volete fare una figura decente alla festa dovete collaborare e non discutere su ogni minima cazzata, capito?- esclamò Deidara facendo le veci anche degli altri ragazzi che infatti annuivano con convinzione.
- Ehi, Pel di carota, che ne dici di una tregua? Solo fino alla festa mi pare ovvio! Altrimenti che faccio tutto il giorno?- scherzò la blu con un ritrovato buonumore. Era così lunatica la ragazza, un attimo prima avrebbe potuto uccidere Pain invece adesso l'avrebbe abbracciato.
- E va bene Barbablù, tregua sia!- si sorrisero reciprocamente e si strinsero la mano. Gli altri tirarono un sospiro di sollievo chiedendosi quando sarebbe stata la prossima sfuriata.
 
Al bar cominciarono a mettere giù qualche idea per la scaletta delle canzoni e, non meno importante, i vestiti con i quali avrebbero dovuto calcare il palcoscenico. Erano tutti emozionatissimi, anche Itachi, una volta che riprese conoscenza, urlò per il bar facendo rovesciare i caffè ad una cameriera che, imprecando, pulì il pavimento con uno straccio.
Gli altri risero all'unisono, colmi di buonumore.
Bevvero tutti insieme il loro cappuccino con cacao sopra la schiuma di latte.
- Abbiamo fatto proprio un bell'affare, per una volta nella vita sono contento!- esclamò Hidan, ancora incredulo della loro fortuna.
- Non cantare ancora vittoria, Hidan, in queste due settimane possiamo ancora fare una cazzata così enorme da farci estromettere dalla festa. Quindi basta cazzate ragazzi, altrimenti sono cazzi! Tutte le mattine a scuola vi voglio puntuali e preparati in modo sufficiente sul programma delle varie interrogazioni. Provare fino allo sfinimento. Sarà un successo!- concluse il rosso Sasori cercando si smorzare un po' il suo solito pessimismo radicato.
- Sì, Saso, non è possibile che tu stia sempre a farla più grossa rispetto a quella che è...- intervenne Itachi mentre trangugiava la sua seconda brioche al cioccolato. Sembrava un suino, come suo solito. I ragazzi lo guardarono con affetto, come se fosse un loro fratello.
- Ita fai schifo!- il solito tono lamentoso di Konan che, schizzinosa com'era non riusciva a guardare Itachi mentre mangiava qualsiasi cosa come se qualcuno stesse per rubargliela.
- Konnie che palle che fai venire insomma...- cominciò Pain, pronto ad attaccare briga con la blu. Si zittì di colpo come fosse stato trapassato da una forte scossa. la tregua era in atto da soli cinque minuti e già la provocava.
- E bravo il nostro Pel di carota!- gli batté una pacca sulla spalla il biondo Deidara, contento che il ragazzo ci tenesse davvero a quella tregua.
- Non c'è problema, ragazzi, lo faccio per voi tutti, non voglio che si sprechi questa occasione, vero Konnie?- chiese il ragazzo abbracciando la ragazza che, interdetta gli piantò un pugno nello stomaco. Gli altri ragazzi scoppiarono in una fragorosa risata. Erano sempre così allegri tutti insieme.
 
Le prove erano, come al solito, nell'appartamento diroccato di Deidara. Ormai quella era come una seconda casa per i ragazzi della band.
Reminds me of childhood memories
Where everything
Was as fresh as the bright blue sky
Now and then when I see her face
She takes me away to that special place
And if I'd stare too long
I'd probably break down and cry

Oh, oh, oh
Sweet child o' mine
Oh, oh, oh, oh
Sweet love of mine

Ed eccoli già all'opera, cercavano di migliorare il più possibile la qualità del sound o l'intonazione della voce, il volume dell'amplificazione.
- Stop, facciamo una pausa, ragazzi!- annunciò Deidara appoggiando la chitarra elettrica per terra. La musica si stoppò di botto, lasciando come un silenzio malinconico.
- Niente male, eh, Konan. Pain, continua così, abbassa solo un po' il volume altrimenti non sentiamo chitarre e tastiera. Itachi, per favore non dormire bisogna suonare! Sasori, gran bell'attacco di batteria!- esclamò entusiasta il biondo.
- è davvero una bomba, è rock allo stato puro, magari un giorno potremo pure fare qualche inedito, fratelli!- commentò Hidan facendo cadere per l'ennesima volta la chitarra di Deidara in terra.
Provarono tutto il pomeriggio, stavolta senza nessuna interruzione dovuta al fan club di Pain. Konan ne fu molto grata dell'assenza di quelle oche starnazzanti che la distoglievano dal suo perfetto controllo della voce. A volte si sentiva soffocata a cantare in un gruppo di soli ragazzi, altre volte invece ne andava assolutamente fiera, non sarebbe sopravvissuta senza quei casinisti.
- Ehi, Konnie! Vuoi una birra? L'ho presa al discount per 300 yen, un affare per chi è sempre in bolletta!- disse il padrone di casa offrendole una lattina.
- Però! Ormai sembra quasi che tu ci viva in quei negozi che vendono cibo spazzatura!- commentò la blu. Poco dopo arrivò anche Pain in salotto e le prese di mano la lattina scolandosene metà.
- Cazzo, Pain! Vedi che lo fai apposta? Sei proprio uno stronzo!- esclamò la ragazza uscendo da quella casa che stava diventando troppo stretta.
 
Il panorama che c'era fuori dalla tana di Deidara non era esattamente edificante ma Konan doveva calmarsi per evitare una furiosa lite con quel cretino di Pain.
Si accese una sigaretta e guardò verso quel cielo grigio che contraddistingueva quella grande metropoli.
- Pure il tempo ce l'ha con me, cazzo... non me ne va bene una...- sussurrò a sé stessa la ragazza, stufa di quella situazione così assillante. Lei e quel montato di Pain non sarebbero mai andati d'accordo, magari qualcuno di loro doveva davvero prendere sul serio l'idea di lasciare il gruppo per non nuocere all'unità della band.
Ad un tratto sentì la porta cigolante della tana di Deidara che si apriva di scatto, si voltò e vide Pain con una lattina di birra, ancora chiusa.
- Scusa è solo che...sai...mi piaci troppo quando ti arrabbi...- esclamò l'arancione senza guardarla negli occhi. La ragazza rimase basita da quella dichiarazione così inaspettata.
- Non che tu mi piaccia, mettiamo in chiaro le cose, eh?- ecco che tornava il cafone di sempre, Pain era incorreggibile!
- Ah, e ti dovrei anche ringraziare, magari, vero?- chiese la ragazza sarcasticamente prendendogli la birra di mano.
 
Le prove cominciarono a diventare estenuanti per i ragazzi, Sasori cercava di motivare la squadra al massimo, prendendosi spesso e volentieri insulti a pioggia, specialmente se Itachi o Pain non erano dell’umore adatto.
La tregua tra Konan e Pain stava andando bene: a parte alcuni momenti di ritorno ai vecchi tempi in cui per poco non si tiravano i piatti dietro. Il peggiore di tutti era Deidara, estenuante, ogni secondo di pausa era dedicato a suonare qualche nuovo pezzo o a migliorare le loro performance. Hidan invece era più nervoso del solito, si diceva in giro che si stava frequentando con una ragazza di due anni più piccola, una certa Ino Yamanaka, bionda, occhi azzurri e una voce stridula che stordiva tutti quelli che c’erano.
A scuola andavano tutti i giorni, era da una settimana che nessuno stava assente, Pain addirittura era stato sorpreso con un libro in mano in un momento di pausa dalle prove della band. Era lì, con la sua sigaretta in mano, seduto comodamente sui gradini della scuola. Sbuffò pensando che tra poche ore sarebbe dovuto andare da Deidara, di nuovo, era da quando avevano ottenuto l’incarico che non dormiva più a casa propria, ormai il letto di Deidara aveva preso la sua forma.

- Ciao, sei Pain, giusto?- una voce che non conosceva lo destò dai suoi pensieri cupi. Era una ragazza dai capelli rosa, l’aveva già notata per i corridoi, stava con il fratello di Itachi, Sasuke.
- Sì, sono Pain, che vuoi? Scusami ma sono terribilmente in ritardo…- fece lui brusco non guardandola neanche negli occhi.
- Sono Sakura Haruno, amica di Ino, la ragazza di Hidan, mi chiedevo se oggi potevo venire anche io alle prove, lei non vuole venire da sola…- fece gli occhi dolci, l’arancione sbuffò e lanciò per terra il mozzicone di sigaretta.
- Come volete. Adesso devo andare.- chiuse la conversazione asciutto avviandosi alla fermata del pullman dove aveva già visto Konan che lo aspettava. 

*la canzone citata è ovviamente Sweet child o'mine dei Guns N Roses
Ehilà, scusatemi per l’assenza ma ho avuto molto da fare, spero che il seguito interessi ancora. Premetto che la storia è già tutta scritta, quindi gli aggiornamenti, dovrebbero essere regolari. Spero nelle vostre recensioni, che mi fanno sempre enormemente felice. Beh, che dire, se siete arrivati fin qui spero vi sia piaciuta la lettura :) ah, buon Santo Stefano!!
Grazie a chi recensice:
 
Malv 16: ecco qui il seguito, spero ti interessi ancora e mi scuso personalmente per l’attesa, spero che recensirai ancora per dirmi che ne pensi di questo secondo capitolo! Bacione!
 
shikira: eccolo qui il secondo capitolo, spero ti sia piaciuto, dimmi che ne pensi! Xoxo
 
inoltre grazie anche a coloro che leggono solo e non recensiscono, ne sono ugualmente felice!
Bacioni a tutti!
ketyblack

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Capitolo 3
*** What's going on? ***


Six guys and their band: Akatsuki
 
Mi scuso per i pallini vicino ai dialoghi ma l'html di efp non mi tiene i trattini, nervoso!! Evviva, dopo tanto tempo, mi scuso sempre enormemente, riesco ad aggiornare! Sono una ritardataria cronica, perdonatemi! Ma bando alle ciance, godetevi il nuovo capitolo!
 
Capitolo 3: What’s going on?

 
A Konan non era sfuggito nulla, aveva visto Pain mentre parlava con l’Haruno, una delle ragazze più odiose della scuola. Sperava di non doverci passare del tempo insieme, già doveva sopportare quell’oca della sua amica biondo platino che continuava a frequentare Hidan, ed era fin troppo.
  • Ehi, Konnie!- esclamò lui con un sorriso, lei fece un ghigno non meglio definibile. Salì sul pullman guardandolo con circospezione.
  • Sì, stavo parlando con Sakura Haruno, so che non la sopporti, ma mi sa che per oggi dovrai fare un’eccezione…- cominciò lui non riuscendo a fare finta di niente, con lei era impossibile.
  • Che cosa? Manca pochissimo tempo all’esibizione! Non posso lavorare in questo modo!- non lo fece neanche finire.
  • Non sono stato io ad invitarla, ha detto che viene con Ino, penso che la colpa sia di Hidan…quella bionda non ci da un attimo di tregua. È la sua ragazza, non la nostra!- continuò a lamentarsi fin quando non varcarono la soglia di casa di Deidara, già invasa dal sound della band.
 
Hidan aveva già preso posizione sul divano del salotto con Ino in braccio che si strusciava sensualmente. La blu non ci vide più dalla rabbia, non salutò nessuno e sparì nel seminterrato. La visione che le si parò davanti fu agghiacciante e subito sentì la rabbia pulsarle nelle vene. Sakura evidentemente non aveva perso tempo, era lì, con Itachi, che stava trafficando con la chitarra e la rosa indicava stupidamente ogni amplificatore e ogni strumento cercando di saperne di più, ovviamente stava cercando di flirtare con lui.
  • Scusate se interrompo il quadretto… qui dovremmo provare… quindi, se non ti dispiace, Haruno…- disse lei fredda e con occhi di ghiaccio. Non capiva che cosa stesse succedendo ai suoi amici, era abituata ad essere l’unica ragazza in circolazione e in quel momento si sentiva messa da parte, abbandonata. Si dette della stupida, era perfettamente normale che i suoi amici si trovassero della ragazze ma a lei dava fastidio in continuazione e stava diventando morbosamente gelosa.
  • Scusa, Konnie, adesso ci mettiamo all’opera… Sakura, dovresti andare di sopra con Ino. La nostra performance è ancora inedita…- spiegò Itachi pazientemente. La rosa arrossì e fece per andare al piano di sopra insieme alla sua insopportabile amica.
  • C’è qualcosa che devi dirmi? Non stava con tuo fratello?- chiese lei curiosa. Lui scrollò le spalle e regolò la tracolla della chitarra.
  • Sì, dice che c’è crisi, non c’è da sorprendersi, Sasuke è un idiota, si farebbe qualunque cosa.- troncò la conversazione quando arrivano anche gli altri.
Purtroppo non riuscirono a tenere le ragazze al piano superiore, infatti dovettero sopportarle per tutto il pomeriggio. Alla fine tutti volevano picchiare selvaggiamente Hidan.
Di solito dopo le prove pomeridiane si cenava con quello che si trovava e poi, dopo un ripasso per le materie del giorno dopo, si andava a letto scherzando fino a ore assurde. Quella sera Hidan salutò i ragazzi presto, sarebbe andato a cena da Ino, voleva fargli conoscere i suoi genitori, Sakura si fece accompagnare da Itachi fino a casa. Rimasero solamente Sasori, Deidara, Konan e Pain, il letto quella sera era stranamente vuoto, la blu era abituata a dormire tra Itachi e Pain. Era stravaccata proprio al centro, con una camicia da notte che non lasciava molto spazio all’immaginazione, era più comoda del solito ma non riusciva a prendere sonno, l’arrivo di Ino e Sakura l’aveva turbata, sembrava che fare finta di essere la perfetta cognata con Itachi fosse solo un pretesto, a lei interessava Pain, si vedeva da come lo fissava quando suonava e come sorrideva quando si metteva a posto i ribelli capelli arancioni. Si voltò verso di lui, che aveva appena finito di fumarsi una sigaretta riempiendo di fumo tutta la stanza. Quegli occhi grigi così enigmatici e talvolta tristi, quei piercing che si ostinava a portare nonostante lo rendessero ancora più duro di quello che era. Poi scese su quel profilo dal naso perfetto e dal mento appena pronunciato, quelle guance ricoperte dalla poca barba che aveva per poi arrivare a… ma che cosa stava facendo? Come se fosse stata colpita da una forte scossa si alzò dal letto svegliando tutti gli altri.
 
Era sul piccolo balcone di Deidara, il panorama era da film horror, tutto buio senza alcuna luce a rischiarare la notte.
  • È tutto il giorno che sei nervosa, Konnie, che cosa ti prende?- sussultò quando sentì la voce di Pain accanto al suo orecchio. La blu si girò e lo vide lì, di fronte a lei, solamente con una maglietta sformata e un paio di boxer.
  • Ehi, è tutto a posto, non preoccuparti. Solo che mi mancano Itachi e Hidan. Sono così abituata ad averli insieme a me che non mi va che stiano con quelle due galline…- commentò la ragazza stringendo i pugni.
  • È perfettamente normale che si interessino a delle ragazze…un giorno tutti noi avremo una persona importante nella nostra vita. Questo non vuol dire che non ti vorremo più bene, Konnie.- sorrise lui affiancandola e appoggiandosi sulla ringhiera. La blu sentì quelle parole che volevano essere consolatorie come una terribile minaccia, tutti prima o poi avrebbero trovato un’altra ragazza con cui confidarsi, lei si sarebbe dovuta mettere da parte, in fondo aveva sempre saputo che sarebbe successo.
  • La band andrà a puttane per colpa di tutte le vostre fidanzate e robe simili…- sbottò lei non guardandolo in faccia. Sentiva la rabbia montarle nelle viscere. Lei non aveva mai avuto nessuno, si era sempre dedicata completamente a loro, nessuno si era mai mostrato interessato a lei, forse perché cercava sempre di nascondersi in mezzo a quella cascata di borchie che ornavano sempre il suo abbigliamento, quelle maglie larghe, talvolta appartenenti ad uno di loro, che nascondevano tutto il suo essere ormai donna e quei capelli sempre davanti al viso, anch’esso pesantemente mascherato da un pesante ombretto nero. Mentre pensava a tutto questo Pain la fissava, era strano che lei non avesse nulla da dire.
  • No, non andrà nulla a puttane, te lo prometto, Konan. Faremo funzionare tutto. A costo di castrare Hidan…- aggiunse l’arancione facendole uno dei suoi rari sorrisi.
  • Se sto a credere a te, Pain, siamo proprio messi bene, dai, entriamo altrimenti domani mattina siamo tutti malati!- esclamò lei tagliando corto e volendo stoppare quel continuo flusso di pensieri dolorosi in cui lei era sola e loro felicemente fidanzati con ragazze bellissime.
 
Nella stanza da letto sia Deidara che Sasori si erano già addormentati, dandosi la schiena l’uno con l’altro. La blu si posizionò al suo posto aspettando che Pain la raggiungesse.
  • Ehm, grazie, dico, per lo sfogo…- sussurrò lei nel buio sentendo che Pain si era appena sdraiato al suo fianco. Lui le appoggiò una mano sulla spalla, risalì piano fino alla guancia facendole trattenere il respiro, ringraziò di essere al buio perché altrimenti l’arancione avrebbe visto le sue guance che si imporporavano al suo tocco. Quando crebbe di stare per scoppiare per l’apnea sentì le labbra del ragazzo premersi contro la sua guancia e solleticarla con il suo respiro caldo.
  • Quando vuoi, anche se litighiamo sempre, io ci tengo a te.- sussurrò lui mettendosi poi sotto le coperte e dandole la schiena.
Konan aveva appena provato una sensazione nuova, mai provata prima, inedita. Non appena aveva sentito la vicinanza di Pain aveva percepito uno strano calore al bassoventre, una sorta di umidiccio tra le cosce. Rimase a fissare il soffitto per due ore, nel silenzio della stanza, interrotto solamente dal russare di Deidara. La blu pensò molto al suo rapporto con i ragazzi, non ne aveva mai avuto uno, nonostante i suoi diciassette anni, e le sue storielle inventate da donna vissuta quale non era. Invidiava quelle ragazze che vantavano una lunga serie di conquiste nella loro lista. Non aveva mai baciato nessuno, era sempre stata abituata a stare con gli amici, i quali però non si facevano problemi a parlare di ragazze o andare a letto con qualcuno. Konan non aveva mai fatto sesso, neanche lontanamente si era avvicinata a quel punto di non ritorno.
La blu non aveva mai pensato ai ragazzi, fino a che, a sei anni, mentre giocava nell’intervallo a pallone con Sasori, Deidara, Itachi e Hidan, un bambino arrogante e dai capelli carota si impossessò della palla mettendosi le mani sui fianchi con fare da duro. Quello era il piccolo Pain, si era appena trasferito a Tokyo, non conosceva ancora nessuno e quella fu l’occasione buona per farsi nuovi amici. E da lì divennero inseparabili.
Il suo rapporto con Pain era sempre stato conflittuale, erano in competizione per tutto, si picchiavano in continuazione fino ai quattordici anni, quando le prese in giro divennero solamente verbali poiché Konan da bambina stava diventando una donna.
Quella notte sognò molto, immagini che si confondevano con la realtà, in cui Pain stava con Sakura e le diceva di non volerla più vedere, che avrebbe dovuto lasciare la band di comune accordo con gli altri membri…
 
La sveglia non la smetteva di suonare e di spaccare i timpani, Sasori lanciò un urlo bestiale e con uno sforzo immane si alzò dal letto e spense quell’aggeggio infernale. Si rimise ancora tra le coperte, schiacciando Deidara dall’altro lato. Era sabato, non c’era bisogno di alcuna sveglia, dormirono ancora un bel po’ fino a quando Konan non si destò e notò con terrore che un braccio di Pain era serrato attorno al proprio bacino, scoperto dalla camicia da notte di cotone. Lentamente cercò di spostare quella grande mano, così diversa dalla sua, ma così simile per via di quello smalto nero, sbeccato, che ornava le unghie mangiucchiate. Proprio in quel momento l’arancione si svegliò, chiuse le nocche sulla sua pelle candida lasciandone una scia rossa. Lo vide schiudere gli occhi lentamente e in quel momento capì perché molte ragazze fossero ai suoi piedi: sicuramente per quei capelli arancioni costantemente spettinati, o per quella piccata ironia che aveva sempre nella voce. Non seppe darsi alcuna spiegazione, si ritrovò solamente a sorridere in modo ebete in sua direzione.
  • Mmh…’giorno, Konnie…- mugugnò lui coprendosi fino in testa con il lenzuolo. Lei sorrise e fece per alzarsi dando una gomitata a Sasori, che stava ancora dormendo beato, scatenando un putiferio assurdo fino a svegliare Deidara, ancora ignaro di tutto.
  • Dai, cazzo, non si può neanche dormire in pace con voi!- urlò Deidara grattandosi gli occhi ancora pieni di sonno. I lunghi capelli biondi erano spettinati più che mai e sembrava la bella copia di uno spaventapasseri, il che suscitò l’ilarità generale, era davvero ridicolo.
  • Zitti, voi. Non si prende in giro il padrone di casa! E poi, tu, Sasori, russi come un taglialegna e tu, Konnie, tu… hai delle orribili mutande con i gattini quindi dovresti vergognarti!- sibilò infuriato lui indicando le sue gambe scoperte proprio accanto a quelle di Pain. Con un balzo felino scese dal letto e si chiuse in bagno, paralizzata dall’imbarazzo, dannato Deidara, sempre così inopportuno con i suoi commenti! Pain l’avrà sicuramente presa per una bambinetta, insomma chi a diciassette anni si mette quelle mutande ridicole?
  • Sei una fottuta cretina, Konan, proprio così!- esclamò al proprio riflesso nello specchio del bagno. Colse l’occasione per dare una piega decente ai propri capelli e per struccarsi in maniera dignitosa, intanto per stare da Deidara non aveva bisogno di essere in tiro.
 
Quando finalmente uscì dal bagno, trovò i tre ragazzi impegnati a violentare delle bottiglie per cercare di svuotare le loro vesciche ma, non appena la videro di ritorno, presero a fare a botte per il suddetto. Con un sospiro di sollievo riuscirono tutti a svuotarsi appena in tempo, scesero a fare colazione, se si poteva chiamare tale un pezzo di pizza freddo della sera prima e mezza lattina di birra, sicuramente i dietologi sarebbero allibiti di fronte a un regime alimentare del genere!
  • Ragazzi, non c’è un cazzo nel frigo, a fare la spesa!- annunciò il biondo radunando gli amici.
  • Dei, secondo me è meglio che qualcuno rimanga a pulire questo porcile, altrimenti non sapremo neanche dove mettere i viveri, è tutto lurido qua!- esclamò Konan brandendo uno straccio impolverato.
  • È vero, facciamo che io e Sasori andiamo a fare provviste mentre voi due, che ormai andate tanto d’accordo, pulite la casa… divertitevi!- non finì neanche la frase che si defilò per non sentire ribattere.
La blu rimase immobile con uno straccio in mano, Pain era interdetto tra la porta del bagno e il corridoio, non gli era sfuggito l’ordine del padrone di casa.
  • Ci hanno incastrati, che due bastardi!- esclamò l’arancione chinandosi a terra a raccogliere le bottiglie vuote di birra. Alla blu vennero in mente i pensieri della sera prima e di colpo il viso di colorò di color porpora. Accorgendosene si buttò sotto il divano fingendo di cercare qualcosa di importantissimo.
  • Ah, complimenti, Konnie, devo dire che quelle mutandine con i gattini erano proprio tenere!- sentì un tonfo da sotto il divano seguito da un lamento doloroso. La blu aveva appena sbattuto la testa là sotto. L’arancione si chinò e la tirò fuori da là, dove stava anche soffocando per la troppa polvere.
 
Konan era stata portata di peso nel piccolo cucinino e si era seduta sul lavandino. Pain le stava tamponando la fronte su cui spuntava un bernoccolo viola che era impossibile non notare. La blu cercava di fare l’indifferente, quante volte si erano trovati così vicini in tutti quegli anni? Un’infinità.
  • Ma guardati, sembri una bambina, con quell’espressione imbronciata… ah meno male che ci sono io che ti tengo d’occhio.- sussurrò lui a pochi centimetri dalle sue labbra. Konan si chiese che sapore avessero, avrebbe tanto desiderato baciarle senza alcun indugio.
  • Scemo, solo perché tu sei sempre inopportuno! Se non te l’avesse detto Deidara non l’avresti mai saputo delle mie stupide mutande…- non aveva un senso quello che andava blaterando. Il suo cervello era in tilt, perché non era andata lei con Deidara a fare la spesa?
  • Tu credi? Stanotte ti ho potuta guardare bene… il rischio di dormire sempre insieme…- sussurrò lui in tono volutamente provocante facendo toccare le proprie labbra sul lobo di lei. Konan credette di svenire lì, sul lavandino.
  • Smettila, idiota! Odio quando mi prendi in giro, non sono mica una di quelle troie che ti scopi, io!- sbottò sdegnata lei balzando giù e rassettandosi la camicia da notte.
Dopo quell’interruzione ripresero le faccende di casa, Pain aveva borbottato qualcosa riguardo a spolverare la sala prove della band, mentre lei era rimasta sopra a fare pulizia in salotto e rifare il letto. Più stava lontano da Pain meglio era, tutte le volte cercava di provocarla, ormai erano anni che andava avanti quello stupido giochetto. Il rumore dei suoi passi per le scale del seminterrato la destarono dalle sue mille riflessioni.
  • Cazzo, là sotto era un porcile, oddio, mi ero anche dimenticato il colore del pavimento, ottimo lavoro, Konnie!- esclamò l’arancione buttandosi sfinito sul divano, spettinandosi volutamente i capelli e socchiudendo gli occhi.
  • Pain! Ho appena spolverato il divano, via i piedi da lì!- urlò lei prendendolo a pugni con lo straccio impolverato. Poco dopo si sorpresero a ridere insieme come due stupidi per poi finire fissandosi negli occhi a pochi centimetri l’uno dall’altra. Ancora pochi millimetri e avrebbe potuto contargli le minuscole lentiggini sul naso.
 
Con uno scatto la porta si aprì, un pandemonio infernale si scatenò. Deidara e Sasori erano appena tornati, carichi di buste della spesa fatta al discount a pochi isolati dall’appartamento. Konan si alzò veloce, come se si fosse appena scottata. Sorrideva come una povera mentecatta, cercando di non guardare in direzione di Pain, sparì in cucina per mettere a posto i viveri in modo da non mettere già tutto in disordine.
Verso l’ora di pranzo arrivarono Itachi e Hidan, affamati e piuttosto assonnati. L’argentato per ovvi motivi, aveva passato la notte con Ino, i dettagli furono poi spiegati mentre si mangiava sotto le occhiate disgustate di Konan e Sasori. Itachi non aveva dormito molto perché era stato tenuto sveglio dal fratello tutta la notte creandosi paranoie su Sakura e sul fatto che lo tradisse. Aveva proprio centrato il punto. La rosa mirava a Pain, sembrava che Konan fosse l’unica ad averlo capito.
  • Questa casa sembra trasformata! Bravi, avete pulito proprio bene!- esclamò Deidara servendo carne in scatola a tutti.
  • Quando non litigate siete proprio una bella squadra.- continuò Sasori ingozzandosi di tutto ciò che aveva nel piatto. Konan non guardò Pain, arrossì e sparì in cucina dicendo di dover controllare le verdure sul fuoco, peccato che fossero spente da un pezzo.
 
Ed anche il terzo capitolo è concluso, ovviamente spero nelle recensioni (che sono sempre pochissime e mi fanno venire lo sconforto L) ma ringrazio comunque anche chi legge solo ma non recensisce!
 
Grazie a chi recensisce e mi rende felice:
 
Malv 16: sono contenta di aver visto la tua recensione,  e sono anche felice del fatto che nonostante non la aggiorno mai (chiedo umilmente perdono) la segui comunque! Me felice! Ecco, qui le cose cominciano a farsi un po’ complicate tra Konnie e Pain, che cosa ne verrà fuori? Grazie per la recensione! Bacioni!

 
PoisonRain: oddio mi sono emozionata quando ho letto la tua recensione chilometrica! Grazie, sei troppo gentile, sono contenta che trovi la mia fanfiction realistica, era il mio intento eheheh! Un po’ diversa da quelle demenziali (che tra l’altro anche io adoro), ho cercato di aggiornare presto, spero che mi dirai che ne pensi di questo nuovo capitolo! Bacione!
 
Mando un grosso bacio a tutti e spero di poter postare il prossimo capitolo (già pronto tra l’altro) molto presto, salvo impegni che mi tolgono sempre il tempo di scrivere e di pubblicare storie. Un bacio, alla prossima!
 
ketyblack.


 

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Capitolo 4
*** When I look into your eyes ***


Tremate, tremate, kety è tornata! Bando alle ciance (quelle sono presenti a fine capitolo con i vari ringraziamenti) e godetevi il nuovo capitolo!!

ah, ho sempre il problema dei trattini che si trasformano in pallini, perdono!!

 

Capitolo 4: When I look into your eyes

 

L’unico ad accorgersi che c’era qualcosa che non andava era quello che Konan conosceva meglio, Deidara, era sempre stato come un fratello per lei. Infatti il biondo non tardò a raggiungerla in cucina.

  • Konnie, con me lo sai che non attaccano le tue scuse. Che cosa ti sta succedendo? È da quando Hidan e Ino si vedono che sei strana, fulmini tutte le ragazze che ci si avvicinando anche solo per scambiare due parole…- cominciò l’amico appoggiandosi allo stipite della porta, sbarrandole ogni via di fuga. Lei sospirò fissandolo severamente.

  • Non è nulla. Sono stanca di essere l’unica che non combina mai niente, voi siete le star della scuola, qualsiasi ragazza vorrebbe venire a letto con voi, e io? Sono anch’io parte degli Akatsuki!- ribatté lei esasperata, poi si diede della bugiarda, non era uno a caso che desiderava, era Pain.

  • Ma smettila di fare la scema! Sei gelosa di noi? Lo sai che sarai sempre speciale…- l’abbracciò in modo fraterno baciandola sulla testa. Perché con Deidara non succedeva quello che invece succedeva con Pain?

  • Fanculo, me ne frego se sono speciale o no! Da oggi si cambia, voglio anche io dei ragazzi che vengono a vederci alle prove, non appena andiamo a scuola invito qualcuno!- iniziò lei testarda. Magari Pain si sarebbe ingelosito…

  • Stai straparlando, smettila. Vai di là a mangiare insieme agli altri…- la spinse nell’altra stanza scuotendo la testa.

 

Il weekend passò senza troppi problemi, la domenica sera Konan tornò a casa per prendere la biancheria pulita per la settimana e qualche scorta di cibo. Sua madre era inesistente come al solito, si sentiva abbandonata stare a casa propria, doveva sempre avere qualcuno vicino. Fu una notte agitata, non era più abituata a dormire da sola, nel suo piccolo letto a una piazza, in quella camera interamente tappezzata di nero.

L’indomani la scuola l’attendeva, minacciosa come al solito. Prese il pullman da sola, senza alcun timore, le mancava però la presenza costante degli amici. Avrebbe dovuto abituarsi a quella situazione, quando tutti si sarebbero trovati una ragazza con cui passare le loro giornate al posto suo.

Appena varcò i cancelli della scuola li vide, già insieme, sigaretta di rito, dietro di tutti Pain, giubbotto di pelle e capelli arancioni al vento, poteva sembrare un modello d’alta moda, decisamente alternativo.

  • Ciao, Konnie!- salutarono in coro lanciandole un accendino che, come al solito, non aveva con sé. Sorrise a tutti loro. Si promise di rimanere tutta la settimana a dormire da Deidara, si era anche portata il cambio, la testimonianza di ciò era l’enorme borsone che aveva al posto della solita cartella scura.

  • Non guardatemi così! Ho tutto ciò che mi serve per la settimana, così almeno non devo tornare a casa troppo presto…- si giustificò lei.

  • Hidan, amore!- una voce stridula giunse alle orecchie della combriccola. Ino Yamanaka era appena arrivata a scuola, minigonna inguinale e maglietta corta che scopriva la pancia piatta della bionda. Baciò il ragazzo sulle labbra e lo abbracciò come se non lo vedesse da secoli.

  • Ehi, bellissima… mi dispiace ma oggi non possiamo vederci, ho le prove, e devo anche studiare per l’interrogazione di filosofia, la fine della scuola è vicina…- disse lui sorridendole.

  • E va bene, per oggi passi, ma che non succeda più!- lo minacciò sorridendo lei unendosi poi alle sue amichette che stavano indicando proprio i ragazzi.

  • Che carina, non so se sono più odiose le sue amiche o lei…- sbuffò lei parlando piano all’orecchio di Sasori che non poté non sorridere.

 

In classe la noia era palpabile, Pain dormiva da ormai due ore, era compagno di banco di Itachi, anch’esso addormentato profondamente accanto a lui. Hidan e Deidara si divertivano a tirare pezzi di carta addosso ai due sotto le occhiatacce di Sasori e Konan, gli unici due che cercavano di seguire le lezioni, ma non riuscivano nel loro intento per via dell’ilarità generale che si era diffusa tra quelle quattro mura.

Quando suonò la campanella della ricreazione tutti si precipitarono al di fuori della classe, tranne Pain che era ancora profondamente addormentato. Konan quasi si mise a piangere per la scena che le si stava mostrando davanti: l’arancione profondamente addormentato con quelle labbra carnose semi aperte e completamente ricoperto di pezzi di carta e un evidenziatore in bocca, si sedette al suo fianco, sulla sedia lasciata libera da Itachi, allungò una mano per togliergli i pezzi di carta che quei due gli avevano tirato addosso, accarezzandogli involontariamente i capelli ribelli.

  • Mmh… Konnie, smettila, lasciami dormire…- mugugnò lui nascondendo il viso nel cappuccio della felpa.

  • Ti sto togliendo la carta che quei simpaticoni di Deidara e Hidan ti hanno tirato in testa!- ribatté lei piuttosto offesa alzandosi da accanto a lui.

  • Eccoti, riesci sempre a sfuggirmi, Pain!- una voce che Konan ormai aveva imparato a conoscere giunse alle sue orecchie. Sakura Haruno era passata alla carica. Non demordeva. Infatti eccola lì, seduta sul banco del ragazzo che allungava già le mani in mezzo a quei capelli fulvi.

  • Scusami, sono stanco, lasciami stare…- borbottò lui riemergendo dal cappuccio stiracchiandosi e sbadigliando rumorosamente e con la bocca aperta.

  • Cretino! Ti posso vedere le tonsille, piantala, sii educato con la signorina!- fece la blu ironica scuotendo il capo con rassegnazione, a confronto lei con Pain aveva un rapporto più esclusivo di quello che lui aveva con Sakura.

  • Senti un po’, Haruno, ti sbatte già Uchiha junior, per cui non venire a rompere pure a me che sono piuttosto occupato…- disse Pain facendo spalancare la bocca alla rosa che, indignata, se ne andò sbattendo la porta e non smettendo di sculettare.

  • Aveva davvero passato il limite, io, al fratello di un amico, queste cose non le faccio!- concluse rimettendosi a dormire della grossa giusto in tempo per la fine della pausa. La blu tornò al posto con un sorriso sornione.

 

Nel pomeriggio si ritrovarono nella tana di Deidara, nessuna fidanzata petulante all’orizzonte, Hidan aveva liquidato Ino in pochi secondi e senza troppi complimenti. Fecero le prove e andarono alla grande, forse anche per il fatto che si poteva respirare normalmente per l’assenza della polvere e l’insolita pulizia del piano di sotto. Erano tutti in gran forma, erano decisamente pronti per la loro tanto attesa esibizione in pubblico, da quando Konan e Pain non litigavano più regnava l’armonia e sembrava che quei due stessero tramando qualcosa. Erano troppo gentili l’uno con l’altra per essere normali.

Il momento peggiore della giornata era la sera, si riunivano tutti in salotto, se così si poteva chiamare, e cercavano di studiare interrogandosi a vicenda, più che altro erano Sasori e Konan che cercavano di estorcere informazioni agli altri che rifiutavano di applicarsi distraendosi a ogni minima occasione.

  • Dai, Itachi, Hidan, fate i seri, cercate di ricordarvi le opere di Proust… su!- li esortò il rosso lanciandogli addosso una penna che aveva in mano. Konan invece cercava di mettere in testa a Deidara e Pain i più elementari rudimenti di matematica.

  • Quindi calcoliamo la derivata di y…- Deidara si applicava, Pain era invece una causa persa.

Mentre tutti gli altri andavano a dormire Konan si trattenne in salotto per un’ultima sigaretta e per ripassare la lezione di storia per l’indomani, certamente la blu non era una studentessa modello ma cercava di fare una figura dignitosa alle interrogazioni. Si sentiva più a casa sua quando era nella tana di Deidara che quando era nella sua stanza. Era lì, sulla poltrona sfondata del salotto, con i piedi appoggiati ad uno sgabello intagliato malamente nel legno che fissava il soffitto macchiato dall’umidità.

  • Ancora sveglia? Ma che fai? Studi? Secchiona!- fece Pain già vestito da notte, Konan lo fissò con un mezzo sorriso mentre di sedeva su un bracciolo della poltrona fregandole la sigaretta dalle mani.

  • Che cretino, sempre a darmi fastidio! Non sono mica come te, io! Voglio avere una media dignitosa!- lo rimbeccò lei dandogli un pugno sulla spalla.

  • È troppo divertente battibeccare con te…- iniziò lui.

  • Anche perché se non litigassimo che cosa faremmo?- Pain la guardò come non l’aveva mai guardata prima, le prese il mento tra le dita socchiudendo quegli occhi sensuali. Lei trattenne il respiro socchiudendo gli occhi profondi, stava per accadere quello che aveva aspettato per anni, il suo primo bacio.

  • Forse… questo…- mormorò lui afferrandole i capelli blu e unendo le proprie labbra con le sue. Quando la blu sentì le labbra del ragazzo contro le sue si sentì avvampare tutta e riprovò quella strana sensazione al bassoventre… che fosse magari eccitazione? Le grandi mani di Pain si intrufolarono tra i suoi capelli cerulei avvicinandola ancora di più a sé, passò la propria lingua sulle labbra di lei, ancora sigillate, e le dischiuse dolcemente cominciando una danza per Konan ancora inedita.

Quando si staccarono avevano il fiato corto e si accorsero di essere stretti in un abbraccio mozzafiato, Pain le sorrise, Konan rimase paralizzata, pensava di star sognando tutto ciò, non era umanamente possibile che lui da un giorno all’altro facesse una cosa del genere… o forse c’era qualcosa che lei non sapeva.

  • Perché?- chiese lei più a sé stessa che al ragazzo. Lui si sedette al suo fianco.

  • Sono anni che voglio farlo. Non ho mai avuto il coraggio, Konnie. Litighiamo sempre forse perché non riusciamo a stare lontani senza dirci niente.- fece lui incrociando le braccia dietro la testa.

  • Non me n’ero mai accorta, insomma, di solito si vede se uno prova interesse. E poi tu hai avuto un mucchio di ragazze…- aggiunse lei incerta e ancora spiazzata dal corso degli eventi.

  • Ma che centra? Anche tu hai avuto le tue storie, anche se sei sempre molto riservata in proposito…- ribatté lui squadrandola con i suoi occhi color del fumo. Colta proprio nel punto debole, non gli disse però che non aveva mai baciato nessuno, fece che annuire e basta.

  • Va beh, è stato bello. Andiamo a dormire che è meglio, altrimenti domattina dovremo fare i conti con la furia di Sasori se non ci alziamo all’ora stabilita!- annunciò lui alzandosi per primo e porgendole una mano.

  • Pain… sai che non ha senso quello che hai fatto prima, vero? Non è forse la prima regola della band “niente storie tra i membri”?- gli fece il verso lei alzandosi da sola e rassettandosi la camicia da notte con i gufi.

  • Certo, è ovvio, vale anche per me. Infatti non mi pare che stiamo insieme, è stato un bacio tra amici, vedila così…- mossa decisamente sbagliata, soprattutto per una ragazza che aveva appena dato il suo primo bacio. Konan non lo guardò in faccia, lo superò semplicemente e andò a letto, scavandosi un cantuccio tra Itachi e Hidan, in modo da stargli il più lontano possibile.

 

La mattina dopo il risveglio fu caotico come al solito, gente che correva per la tana di Deidara cercando i propri effetti personali, chi litigava per il bagno e chi cercava invano di fare colazione senza che qualcun altro gli rubasse il cibo dalle mani. Era il delirio puro, come sempre quando erano tutti insieme.

La sgangherata combriccola giunse a scuola in perfetto orario, alcuni con il terrore di essere interrogati di qualche materia a sorpresa.

In classe Konan non aveva ancora aperto bocca, si limitava a fissare le pagine bianche del quaderno come se si scrivessero da soli gli appunti. Sasori non le prestava attenzione, era troppo impegnato a seguire una noiosa lezione di letteratura del professor Jiraya. Nessuno sembrava aver notato la tensione che c’era tra Pain e la blu, ormai, dopo tutti quegli anni avevano imparato a non farci caso. Era routine.

A ricreazione la blu non diede alcun segno di disgusto quando Ino e Sakura si avvicinarono al loro gruppo per mettersi in mostra.

  • E così sabato sera ci sarà un party, è a casa mia, i miei sono in viaggio di lavoro quindi ne approfittiamo per divertirci un po’, che ne dite?- cinguettò Ino già tra le braccia di Hidan che sorrideva sornione guardandole la scollatura.

  • Ovviamente sei la benvenuta anche tu, Konnie…- aggiunse la bionda con un tono confidenziale che alla blu risultò subito irritante.

  • Grazie, Yamanaka, vedrò se riesco a liberarmi…- fece la sostenuta bevendo un sorso di succo di frutta.

La festa a casa Yamanaka era ormai in evento che si era diffuso in tutta la scuola, sarebbe stato il party dell’anno, alcool a fiumi e balli scatenati. I ragazzi non vedevano l’ora di andarci.

  • Si può fare se non trascuriamo le prove, ovviamente, manca solo più una settimana e non vogliamo essere impreparati!- osservò Deidara quel pomeriggio. Ma si notava che anche il biondo non stava nella pelle per l’invito così inaspettato.

  • Meno male che ti sei messo con lei, Hidan, finalmente abbiamo l’aggancio per tutte le feste più fighe!- esclamò Pain posando il basso elettrico sulla solita sedia traballante. Konan lo fissò truce, lui se ne accorse e il sorriso svanì. Non si parlavano dalla sera prima, quella fatidica sera.

  • Mi raccomando, Konnie, vestiti in maniera decente, non come il solito maschiaccio!- l’ammonì Itachi salendo le scale. Per poco non gli tirò il microfono dietro, umiliata, gliel’avrebbe fatta vedere a quegli zucconi.

 

Le settimana proseguì senza troppi problemi tra prove e studio di varie materie, era sabato pomeriggio e, stranamente, ognuno era a casa propria, la tana di Deidara era deserta, solamente Sasori era rimasto insieme all’amico per prepararsi insieme e non vestirsi come degli idioti per la festa.

  • Un po’ sono emozionato, amico…- confessò il rosso asciugandosi i capelli con un asciugamano grigio. Il biondo era appena uscito dalla doccia e aveva un’espressione costernata, non aveva nulla da mettersi, non poteva vantare un guardaroba vasto, a parte le magliette rock e jeans non aveva altro. Affranto si sedette sul letto.

  • Non ho un cazzo da mettermi, non ci vengo vestito come un idiota…- borbottò lui incrociando le mani sul petto e buttandosi sul letto con un tonfo. Sasori, indossati i jeans migliori che aveva, si sedette accanto a lui.

  • Dai, mi metto anche io una t-shirt così saremo coglioni insieme, come al solito!- sorrise il rosso trasmettendo il buon umore anche a Deidara.

Pochi secondi dopo il campanello suonò, strano, non stavano aspettando nessuno… il rosso giunse in salotto a petto nudo, incurante di quel fatto e aprì la porta scricchiolante. Era Itachi, brandiva quelli che sembravano dei vestiti appena ritirati dalla tintoria.

  • So bene che non avete i vestiti adatti. Sono venuto con i soccorsi…- gli lanciò addosso una camicia bianca e una giacca nera. Lui era già vestito di tutto punto, jeans scuri, camicia nera e i capelli corvini legati in modo ordinato ma non troppo con alcune ciocche che gli ricadevano sul viso, sembrava davvero un modello d’alta moda.

  • Ita, ci salvi, Dei è così depresso…- rispose il rosso non smettendo di sorridere tornando in camera dove aveva lasciato il biondo a compiangersi.

  • Dai, vestiti! È quasi ora di andare!- esclamarono i due lanciando addosso a Deidara i vestiti.

 

La casa di Ino era anch’essa in periferia ma decisamente elegante e raffinata rispetto alla tana improvvisata di Deidara. Infatti si sentirono subito fuori posto in mezzo a tutta quella gente sconosciuta, forse vista un paio di volte a scuola. Hidan aveva appena avvisato che sarebbe già stato alla festa, aveva passato il pomeriggio con Ino. Sasori, Deidara e Itachi arrivarono insieme, vestiti praticamente uguali, con un sorriso suadente stampato in viso, sembrava che sapessero davvero ciò che stavano facendo, con nonchalance si appoggiarono all’angolo bar improvvisato nel piccolo giardino, dove la musica era già a palla.

  • Bella festa… belle ragazze…- commentò Itachi guardando praticamente sotto la gonna ad una prorompente ragazza bionda.

  • Hai ragione… sarà un serata divertente, ma dove cazzo sono finiti Konan e Pain?- chiese Deidara guardandosi in giro con già in cocktail in mano.

Poco dopo furono raggiunti da Pain, anch’esso vestito di tutto punto ma decisamente meno formale di loro, si atteggiava con naturalezza e salutava con la mano tutte le ragazze che gli passavano vicino.

  • Konnie? È già arrivata? Ma viene?- cominciò a chiedere l’arancione notando che la blu era più di un’ora di ritardo.

  • Non sappiamo, non aveva mai detto che sarebbe venuta sicuramente, sai bene che odia Ino e le sue amiche con tutta sé stessa…- commentò Sasori inarcando un sopracciglio e sorseggiando quello che era già il terzo cocktail della serata.

In effetti la blu era in ritardo, era da più di un’ora che passeggiava per il marciapiede che costeggiava casa Yamanaka, non aveva il coraggio di entrare, vedeva tutte quelle belle ragazze entrare, così naturali, eleganti, raffinate. Si sentiva un’idiota, addirittura sua madre aveva sgranato gli occhi quando l’aveva visto scendere dal soppalco di camera sua, le aveva detto che era bellissima. Aveva un vestito a tubino, attillato, nero e di pelle, perfettamente nel suo stile, ai piedi indossava dei sandali alla schiava con le immancabili borchie. I capelli blu le ricadevano sulle spalle morbidi e leggeri, non si riconosceva neanche. Quando prese coraggio si avviò, traballando su quei tacchi che non indossava mai ed entrò nel pieno della festa, cercò con lo sguardo i suoi amici, pregando che fossero già lì. Infatti li individuò subito, ovviamente al bancone degli alcoolici e sembravano già decisamente troppo allegri ed euforici per essere sobri.

Vicino a loro c’erano anche Ino, Sakura e una ragazza dai capelli corvini di cui Konan ignorava il nome, sembrava decisamente meno stupida delle altre due.

Si avvicinò cercando di non sembrare completamente stupida in quel vestito che non le si addiceva per niente.

  • Ciao, ragazzi…- fece lei cercando di sovrastare con la voce il volume alto della musica. Per un attimo i ragazzi non la riconobbero, poi fu il loro turno di essere stupiti, non avevano mai visto Konan così…donna, femmina, diversa dal solito maschiaccio che erano abituati ad avere in casa.

 

Eeed ecco qui, finalmente, aggiungerei, un nuovo capitolo! Che dire, nonostante non sia proprio puntale con gli aggiornamenti almeno ho sfatato il mito che pubblico il seguito della storia una volta l'anno! D'altronde l'avevo promesso che sarei stata più veloce ad aggiornare!

Ringrazio come sempre tutti coloro che leggono e non recensiscono, ma soprattutto coloro che mi recensiscono e sono davvero tanto carini e affettuosi! Ah, sì, lo so, ormai si può rispondere alle recensioni in tempo reale e per messaggio, ma io sono affezionata alla vecchia maniera, cioè sotto l'ultimo capitolo! Scusatemi, sono vecchia dentro! Ahahah.

 

blackcatMiao: grazie tante della recensione, sono davvero contenta che ti piaccia la storia e il pairing. Sì, Ino e Sakura, almeno in questa storia, per ora, sono proprio antipatiche, non le sopporto nemmeno io! Ho anche esaudito il tuo desiderio di aggiornare presto, sei stata fortunata! p.s. Anche io adoro i gatti! Bacione alla prossima!

 

PiosonRain: che piacere trovare sempre una tua recensione ad ogni capitolo! Ne sono davvero felice! Come vedi ho aggiornato prima del solito (secondo i miei standard da ritardataria) e in questo capitolo ne sono successe delle belle, comunque amo anche io questa coppia e gli Akatsuki in genere! Spero ti piaccia questo capitolo! Bacione, spero che mi leggerai ancora!

 

KuRaMa faN: grazie mille del commento, mi ha fatto davvero piacere che ti piaccia la storia! Ahimé, lo so che aggiorno poco ma ho davvero pochissimo tempo per scrivere! Chiedo umilmente perdono! Spero di aver rimediato al mio ritardo aggiornando abbastanza in fretta stavolta! Bacione, dimmi poi che ne pensi del nuovo capitolo se ti va!

 

Malv 16: oddio mi sono commossa leggendo il tuo commento, mi fa davvero tantissimo piacere che ti piaccia a tal punto la mia storia! (l'hai letto sei volte? Oddio) beh continuerei a dire che sono felice di avere il tuo sostegno e che tu riesca comunque a seguirmi nonostante il mio essere ritardataria, è un mio terribile difetto! Ma come vedi stavolta ho stupito anche me stessa aggiornando solamente un mese dopo, hurrà! Sono felicissima che apprezzi le descrizioni, ci spendo su molto tempo e sono felice di ottenere un riscontro positivo! p.s. Chiamami pure Kety ;) alla prossima spero, dimmi che ne pensi, si faranno scintille! Bacione!

 

Prometto che aggiornerò presto, pensatemi! Intanto chiedetevi: che cosa succederà alla festa di Ino? Lo scoprirete presto!

 

Bacioni

 

ketyblack

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Capitolo 5
*** Let's get the party started ***


Six guys and their band: Akatsuki.

 

Capitolo 5: Let's get the party started

 

 

 

  • Konnie?! Ma che diavolo hai fatto!- esclamarono in coro, erano ancora increduli. Ma la blu aveva occhi solamente per una persona, colui che sembrava il più stupito di tutti, Pain.

  • Credevamo non venissi, sei stupenda!- esclamò per primo Deidara abbracciandola e per poco facendola cadere dai tacchi alti.

  • Cazzo, sei alta quasi quanto me!- disse Sasori con i pollici all’insù. Hidan e Itachi ammiccarono verso di lei mormorando “sei uno schianto”. Pain invece si limitava a fissarla sottecchi, con quegli occhi enigmatici che la facevano impazzire. Era così strano come in pochi giorni il loro rapporto di amicizia fosse mutato.

  • Beh, ora che ci siamo tutti perché non andiamo a ballare?- intervenne Ino con la sua voce fastidiosa e scuotendo la lunga chioma bionda elegantemente racchiusa in una coda alta. Sakura annuì entusiasta, cercando lo sguardo di Pain e guardandosi intorno per vedere se c’era Sasuke all’orizzonte.

  • Pain, vieni a ballare un po’ con me…- urlò lei prendendolo per un braccio e portandolo in mezzo alla mischia, lui rimase impotente, stupito dall’apparizione di Konan a tal punto.

La blu rimase al bancone insieme agli altri, guardando stralunata il punto dove poco prima stava Pain.

  • Andiamo anche noi!- esclamarono Deidara e Sasori prendendola per un braccio e ballando in modo scatenato facendola ridere a crepapelle. Loro si che erano amici, sapevano sempre come prenderla e come farla ridere, erano una coppia inseparabile, forse quelli con cui si sentiva più a suo agio.

Hidan pochi minuti dopo sparì dalla vista di tutti, così come la padrona di casa, probabilmente chiusi in camera da letto e fare quello che negli ultimi giorni non smettevano di fare… pensò con una punta d’invidia la blu mentre stava ballando un lento con il rosso. Deidara si stava strusciando in una danza sensuale con una rossa niente male, era del loro stesso anno, si chiamava Karin. Sorrise in sua direzione e si augurò che la serata gli andasse bene. Poco dopo anche Sasori gli fu portato via da una certa Temari, di un anno più grande di loro, sembrava affascinato dal suo modo concitato di parlare. Rimase sola in mezzo alla pista, si sentiva stupida come non mai, si vergognò di essersi messa così in tiro illudendosi di fare colpo su Pain, l’aveva a malapena guardata, in quel momento probabilmente sarebbe stato già con Sakura in qualche posto appartato.

Raggiunse Itachi, comodamente seduto sul divano del salotto, con un’eleganza che sembrava fosse seduto su un trono regale. Era piuttosto ubriaco e si vedeva dallo sguardo spento.

  • Ita! Non ti diverti?- esclamò lei fingendo di divertirsi un mondo. Il moro alzò lo sguardo lentamente e sorrise in modo grottesco, quasi la spaventò.

  • Konnie! Andiamo a bere! Siamo gli unici sfigati che non hanno nessuno!- la prese per un braccio senza neanche attendere una risposta. Lei sorrise seguendolo e inciampando nei suoi stessi piedi.

Ed eccoli lì, al bancone che brindavano con qualsiasi bevanda riuscissero a mettere le mani sopra, il moro si atteggiava come un grande barman e mischiava qualsiasi alcolico per riempire il bicchiere per poi scolarselo insieme alla blu che ormai rideva, piuttosto brilla. Erano seduti sul banco dell’alcool, sembravano due alcolizzati, ridevano come cretini e indicavano senza mezzi termini i passanti facendo commenti decisamente non gradevoli da sentire.

  • Sono contenta di essere venuta, mi sto davvero divertendo! Grazie, Itachi!- urlò lei abbracciandolo, cosa che non accadeva mai. Né lei né Itachi erano per il contatto fisico ma in quelle circostanze le persone cambiano.

  • Ahah anche io mi sto divertendo! Sei troppo forte quando sei fuori controllo, Konnie, non sembri nemmeno tu, stasera!- sussurrò lui strascicando le parole e ingollando altra tequila mischiata con chissà quale altra bevanda.

  • Abbiamo bevuto troppo, siamo ubriachi, dobbiamo smetterla!- disse lei in tono sensato per poi bere altro alcool di tipo sconosciuto. Appoggiarono la testa al muro e risero all’unisono guardando il soffitto immacolato.

  • Chissà Pain che cosa sta facendo…- fece Konan d’un tratto tutta seria. Itachi la scrutò socchiudendo gli occhi scuri in tono interrogativo.

  • È troppo in fissa con mio fratello, Pain è solo una cotta passeggera, e poi lui non è uno che va così con tutte… lo fa solo credere in giro…- confessò Itachi d’un tratto lucido.

  • Vero che stanotte dormiamo tutti insieme? Mi mancate tu e Hidan, l’altra sera ero in paranoia e poi Pain mi ha baciata…- cazzo, l’aveva detto davvero, adesso sembrava tutto così reale. Il moro rimase interdetto dalla notizia, probabilmente non avesse avuto tutto quell’alcool in corpo sarebbe scattato in piedi allarmato, lì, invece si limitò a sogghignare.

  • Sapevo che sarebbe successo, lo sapevamo tutti, andate avanti da troppo tempo a litigare…- fece lui meditabondo bevendo vodka direttamente dalla bottiglia. Konan sgranò gli occhi in sua direzione, tutti lo pensavano?

  • Sei ubriaco, Ita. Smettila di fare il cazzone che mi metti in imbarazzo!- rispose lei arrossendo vistosamente.

  • E poi se davvero gli piacessi così tanto perché stasera non è qui con me invece che con quella… ah, odio Sakura, mi dispiace che tu debba sopportarla anche a casa…- iniziò Konan alzandosi di colpo, barcollante, doveva agire.

 

Spintonò chiunque trovasse sul suo cammino fino alla piccola pista da ballo improvvisata nel portico della villetta. Vide distintamente Deidara e Sasori che scherzavano disinvolti con delle ragazze di cui non conosceva il nome e pregò ogni dio che non venisse loro in mente di invitarle a vedere le loro prove. Le venne un colpo quando lo vide, bello come non mai, la sua capigliatura fulva illuminata dalle luci stroboscopiche, sul viso tatuata quell’espressione imbronciata che lo contraddistingueva, accanto a lui c’era ovviamente Sakura che si dimenava a ritmo della musica. Probabilmente se Konan non fosse stata così ubriaca non si sarebbe mai neanche sognata di irrompere a quel modo…

  • Pain! Ti ho cercato tutta la sera! Voglio ballare con te!- esclamò lei in tono infantile salutandolo con la mano, un sorriso ebete dipinto in volto. Il ragazzo sgranò gli occhi e la vide, dopo tutta la sera, l’aveva aspettata con ansia, non era riuscito proprio a schiodarsi da Sakura.

  • Ehm…Konnie, tu non stai bene!- osservò lui lasciando Sakura alle sue spalle e appoggiando le mani sui fianchi della blu e stringendola, ma non troppo. Inclinò il volto con espressione deliziata, non l’aveva mai vista perdere così il controllo, quei capelli ormai scompigliati che ricadevano sulle spalle nude, quelle gote solitamente pallide colorate da un delizioso color pesca, quello splendido sorriso naturale incorniciato da un rossetto rosso che non le aveva mai visto sfoggiare.

  • Smettila, anche tu sei ubriaco! Mi hai lasciata tutta la sera da sola!- si lamentò lei aggrappandosi alle sue spalle per non cadere rovinosamente per terra. Risero guardandosi in faccia, sembravano proprio due stupidi, non si rendevano neanche conto di non essere soli, ma che erano in mezzo alla pista da ballo.

  • Tu sei messa peggio! E poi non mi sembrava ti mancassi così tanto, non mi parli insieme da quel giorno, e sei stata tutta la sera a bere con Itachi…- replicò lui, non del tutto lucido, lo si notava dagli occhi grigi leggermente lucidi, più del solito.

  • Aha! Sei geloso!- rise lei alzando le braccia sulla testa, come una bambina. Lui le accarezzò i capelli scarmigliati e le sorrise tranquillo. Come se nulla fosse accostò le labbra a quelle della blu, chiedendo silenziosamente accesso alla sua bocca, si strinsero maggiormente, ignari di essere al centro di una folla danzante. Konan si aggrappò al colletto della sua camicia per avvicinarlo maggiormente a sé, baciare Pain era come ricevere una boccata d’ossigeno, la ragazza aprì un occhio e vide Sakura alle spalle del ragazzo, lo sguardo affranto, con un mezzo sorriso le alzò il terzo dito e non le prestò più attenzione.

  • Ci stiamo baciando solo perché siamo ubriachi…- sussurrò Konan a pochi centimetri dalle sue labbra per baciarlo di nuovo, con maggior enfasi. Si stupì delle sensazioni che stava provando solo baciandolo, sentiva di nuovo quella strana sensazione che aveva percepito pochi giorni prima nel letto, quando lui l’aveva baciata sulla guancia. E in quel momento volle di più, ma sapeva che non era il momento giusto e che, forse, lei non era ancora pronta.

  • No. Ti bacerei tutti i giorni, ma non posso.- rispose lui in tono sensuale prendendole il mento tra le dita e scostandosi lentamente e controvoglia da quelle labbra invitanti.

 

Nel frattempo Itachi stava radunando le pecorelle smarrite, erano le quattro del mattino, era ora di tornare a casa, sembrava un pazzo in mezzo alla pista urlando i loro nomi con un cartello in mano “Akatsuki”, nessuno aveva idea di che cosa stesse farneticando l’Uchiha maggiore, che, peraltro, quella sera non aveva neanche salutato il fratellino. Deidara e Sasori lo seguirono a ruota cercando anche Hidan, la mattina dopo avrebbero dovuto provare presto. Konan e Pain uscirono insieme da quella casa così affollata per tornare alla loro realtà, insieme ai loro amici. Il sestetto era piuttosto euforico, infatti tornare a casa non fu un’impresa facile, nessuno si ricordava dove fosse e Hidan si rifiutava di camminare ancora buttandosi su ogni marciapiede che trovava, Itachi talvolta abbracciava qualche palo della luce e Deidara e Sasori cantavano a squarciagola canzoncine sconce disturbando il sonno di coloro che erano già caduti da tempo tra le braccia di Morfeo. Konan li osservava in silenzio, sorridendo, abbracciandoli con lo sguardo profondo, poi fissava Pain, al suo fianco, barcollante come il resto della combriccola ma decisamente più affascinante.

Erano le cinque quando poterono dire di essere a casa, Hidan non arrivò al letto e cadde in un sonno comatoso sul tappeto del piccolo salotto. Itachi occupò il bagno in un tempo record e non ne uscì più. Deidara e Sasori, non ancora soddisfatti dalla sbronza si sedettero sul divano con un mano un paio di birre ciascuno non smettendo di urlare improperi e canzoncine sconce.

  • Ehi, ragazzi! Non andrete mica a dormire! La notte è ancora giovane, venite a farvi un’altra birretta con noi!- esclamarono i due decisamente esagitati. Pain si unì a loro rubando qualche sorso alla birra del rosso mentre Konan scosse la testa sorridendo e andò a letto.

La stanza di Deidara era decisamente vuota, in quel letto matrimoniale c’erano i solchi delle loro sagome tanto era il tempo che ci trascorrevano tutti insieme con occupazioni svariate, tipo una partita a carte o anche solo una chiacchierata notturna. Si mise la camicia da notte che giaceva inerme sotto il materasso e si sdraiò pensando alla serata. Lei e Pain si erano baciati, di nuovo. Sorrise sprofondando nel cuscino, proprio mentre si stava addormentando sentì la porta aprirsi.

  • Konnie…là si sono addormentati tutti quanti! Avevo un gomito di Pain in bocca…- la blu scosse il capo vedendo un Deidara alquanto barcollante sedersi sul letto e buttarsi contro di lei ficcandole una testata nello stomaco.

  • Che scemo, vieni qui, mi sentivo sola qua.- sorrise vedendo l’amico d’infanzia spogliarsi senza il minimo pudore proprio davanti ai suoi occhi per poi appoggiarsi sulla sua spalla e guardarla con sguardo furbesco, di chi la sa lunga. La blu tossì, Deidara si era sciolto la coda che teneva a freno i suoi capelli biondi e se li era ritrovati tutti in bocca.

  • Stasera mi sono scopato una tizia, il problema è che non mi ricordo proprio come si chiama… era così carina…- Konan rise piano, tipico di Deidara, non si lasciava mai coinvolgere da nessuna storia, solamente sesso, si chiese come facesse.

  • Io invece sai cos’ho fatto? Ho baciato Pain!- esclamò lei, sicuramente da sobria non avrebbe mai detto nulla, ma in quel momento si sentiva in vena di confessioni e con chi parlarne se non con l’amico fraterno?

  • Oh beh, non mi dici niente di nuovo. La vostra tregua sarebbe sfociata sicuramente in una cosa del genere…- fece lui in finto tono filosofico appoggiandosi ulteriormente sulla sua spalla. La blu stava per rispondere qualcosa di sensato ma poi si girò verso l’amico, si era profondamente addormentato addosso a lei, sperò vivamente che non sbavasse durante la notte e si addormentò anche lei, appoggiando la testa su quella bionda di Deidara.

 

Il giorno dopo una sbronza colossale è sempre il peggiore. La sveglia era stata puntata per le dieci, ma fu mandata al diavolo in poco tempo, se ne fregarono tutti allegramente delle prove della band, ultimamente erano presi da tutte altre cose. Itachi ebbe un brusco risveglio, si era addormentato di faccia sulle gelide piastrelle del bagno, resosi conto della situazione si alzò con non poche difficoltà e si diresse nel letto, sperando di trovare un cantuccio. Ebbe fortuna, si buttò a pochi centimetri da Deidara, ancora nella stessa posizione della sera appena trascorsa.

Sasori e Pain erano caduti per terra tra le bottiglie vuote di birra, vicino a Hidan che non dava ancora segni di vita, per il resto in casa regnava il più assoluto silenzio.

Verso il primo pomeriggio Pain si riprese e sfregandosi gli occhi stanchi e pesti, barcollò fino in cucina dove si scolò circa un litro di acqua gelata dal frigo. Ancora vestito elegante entrò anche lui in camera e rimase paralizzato dalla scena che aveva davanti: Itachi che russava come un maiale passò in secondo piano, la sua attenzione fu attirata dalle altre due figure dormienti, Deidara e Konan dormivano vicini con naturalezza, la ragazza aveva il ragazzo addosso con una naturalezza che non aveva con nessun altro, sembrava quasi una madre che proteggeva il figlio, le mani di Deidara erano serrate attorno ai fianchi della blu, questo bastò per fargli ribollire il sangue. Ma perché doveva essere geloso di Konan? Lei e Deidara erano amici.

  • Giù dalle brande!- urlò lui chiudendo le mani a coppa attorno alla bocca per amplificarne la voce. Tutti sobbalzarono da quel frastuono inaspettato.

  • Pain, vai a farti fottere!- urlò Deidara in risposta accomodandosi troppo in basso per i gusti dell’arancione che serrò i pugni minaccioso. Si sedette proprio in mezzo a loro due, Konan non dava segni di aver sentito nulla, si girò dall’altra parte.

  • Dei, smettila di fare il coglione con Konan!- sussurrò lui alquanto irritato. Il biondo sorrise e scosse i capelli lunghi.

  • Pain, sei geloso, ammettilo, avresti voluto dormire tu con lei, così…solo che sei troppo orgoglioso per ammetterlo, sei senza palle!- rispose lui girandosi a sua volta e riaddormentandosi sul momento.

  • Fanculo.- borbottò lui addormentandosi a sua volta contro la schiena della blu.

 

Sasori si svegliò quando dalle finestre si vedeva già il blu della sera. Avevano dormito tutto il giorno, rise per cinque minuti buoni quando vide Hidan disteso a pelle di leone sul tappeto polveroso e, adesso, anche sbavato. Il rosso svegliò il ragazzo con una “gentile” pedata nelle costole e si mise alla ricerca di cibo.

  • Dai, abbiamo dormito a sufficienza, raduniamo gli altri e andiamo a suonare!- esclamò Sasori reprimendo uno sbadiglio.

  • Ma che cazzo…- sussurrò Hidan mettendosi a sedere di scatto e non capendo come fosse arrivato fin lì.

Alla fine tutti riuscirono a svegliarsi, maledicendosi perché non avevano provato neanche un secondo, verso le dieci, quando tutti furono svegli e pronti a esercitarsi accesero gli amplificatori e suonarono un po’, decisero la scaletta per la tanto attesa esibizione e infine parlarono della serata appena passata, scherzando sulle varie conquiste di Deidara e Sasori, sul fatto che Itachi fosse sempre completamente ubriaco e apprendendo alcuni indecenti dettagli sulla vita sessuale alquanto attiva di Hidan e Ino Yamanaka. Non una parola sul bacio di Konan e Pain, infatti i due a stento si rivolgevano la parola, erano ritornati alla situazione di partenza, quel bacio era dovuto solamente alla pesante sbornia.

  • È assolutamente da rifare! Questa ragazza tienitela buona eh, Hidan!- esclamò Sasori ancora euforico dalla conquista che aveva fatto la sera prima, una biondina prorompente, dal carattere deciso, doveva chiamarsi Temari, di un anno più grande. Almeno lui si ricordava il nome preciso…

  • Non preoccuparti, amico, con Ino è una cosa seria, cioè, basta che mi lasci i miei spazi e andiamo d’accordo…- commentò Hidan pulendo con un panno la tastiera che negli ultimi tempi era meno lurida del solito.

 

Il problema del weekend era che durava troppo poco: in due giorni non avevano provato praticamente per niente e si erano persi l’intera domenica a riprendersi dalla sbronza epocale del sabato. Il clima in casa era abbastanza allegro, Pain e Konan erano stati sorpresi a guardarsi di soppiatto mentre tutti stavano facendo colazione in una maniera decisamente non umana: Deidara aveva ritenuto fosse più pratico aprire il sacchetto dei cereali e versarci dentro un litro di latte per fare prima, mentre Sasori e Hidan erano già alla seconda birra e Itachi si sbriciolava addosso la decima delle fette biscottate con marmellata della mattinata.

Il tragitto verso scuola fu disastroso come al solito, gente che si dimenticava cose in casa e doveva farsi sei piani di scale di corsa, chi non ricordava di aver lasciato l’abbonamento ai mezzi a casa propria, insomma, il delirio quotidiano.

Quando arrivarono a scuola furono accolti da un boato di applausi, decisamente inaspettati, da parte di tutta la scolaresca riunita in giardino.

  • Bravi! Non vediamo l’ora di sentirvi questo sabato, fatevi onore, Akatsuki!- esclamò un ragazzo tarchiato battendo il cinque ad uno spaesato Itachi che sorrise poco convinto. D’un tratto divennero il fenomeno da baraccone del momento, tutti li salutavano per i corridoi, anche quelli che prima non li degnavano neanche di uno sguardo, gli stessi che ritenevano fossero un branco di stramboidi disadattati. Alla festa avevano conquistato il loro futuro pubblico e fatto pubblicità alla band. Deidara e Sasori, insieme ad Itachi erano quelli più acclamati dalle ragazze, Pain teneva tutte a distanza guardando da lontano Konan.

  • Sabato dovete spaccare tutto! Sono sicuro che la tua voce è stupenda, Konan…- fece un ragazzo dai capelli a spazzola e due zanne rosse sulle guance, il capitano della squadra di basket, Kiba Inuzuka. La blu arrossì vistosamente dandosi della stupida. Nessuno le aveva mai fatto un complimento del genere e poi… con quel sorriso così suadente. Sentì d’un tratto il braccio di Pain che le stringeva una spalla e guardava malissimo quel ragazzo.

  • Inuzuka, vai a farti le cheerleader, non è roba per te…- disse in tono piuttosto scocciato alzando un pugno come ammonimento.

  • Pain, quest’anno dovresti fare l’esame di maturità con noi o sbaglio? Bravo, stai con i piccolini, ti si addice il ruolo di leader dei perdenti…- rispose lui beffardo facendogli il terzo dito. L’arancione strinse i pugni in modo pericoloso. Konan gli prese un polso delicatamente.

  • No. Stai fermo. Non vorrai mica abbassarti al suo livello?- l’arancione abbassò lo sguardo e proseguì per la sua strada con ancora il polso imprigionato tra le unghie nere di Konan. Sembrava che fossero per mano, come due fidanzati. Ma loro non erano altro che amici.

 

In classe regnava sovrano il torpore generale. Itachi e Pain parlottavano nascondendosi dietro il quadernone ad anelli che sarebbe dovuto servire per prendere appunti e non come paravento.

  • Uchiha, smettila, non sono geloso di Konan è solo che quell’Inuzuka è davvero un coglione…- commentò il ragazzo lanciando un’occhiata furtiva al professor Sarutobi che si stava esaltando spiegando qualche passo di storia novecentesca.

  • E io ti dico, invece, che c’è qualcosa che voi non volete ammettere, al diavolo la regola che i membri della band non possono stare insieme…- sussurrò il moro acquattandosi praticamente sotto il banco.

  • Itachi, vaffanculo. Fatti i cazzi tuoi.- sbottò l’arancione chiudendo il quaderno con uno scatto che fece sobbalzare i suoi compagni di classe.

  • Coglione, non fare tutto sto casino, non ho la minima intenzione di andare fuori al freddo in corridoio. Ho pensato ad un regalino, per renderci tutti più uniti per il grande esordio, per ricordarci che non saremo mai soli e che ci saremo sempre gli uni per gli altri…- iniziò Itachi tirando fuori dalla tasca dei jeans in foglietto, tutto spiegazzato. Lo porse all’arancione che rimase senza parole: per una volta L’Uchiha aveva avuto una brillante idea.

  • Io ci sto, è davvero una bella idea, Ita.-

 

ed eccomi di ritorno, stranamente prima del solito ritardo mostruoso! Scusate ma in sto mese mi cominciano gli esami all'università e... sono sommersa dai libri di giapponese -.- quindi il prossimo capitolo sarà a inizio giugno sicuramente, sperando che vadano tutti bene! Incrociate le dita per me!

Grazie ovviamente a chi mi dice sempre che ne pensa, mi fa tantissimo piacere! Su non siate timidi ditemi tutto quello che pensate della mia storia se la leggete :)

 

grazie a chi recensisce:

 

KuRaMa faN: Oh come sono contenta della tua recensione... mi hai chiesto delle cose interessanti... in primo luogo: Hinata, beh sicuramente lo scoprirai più avanti, ma non preoccuparti non andrò OOC con lei! In secondo luogo: beh, veramente è una domanda che anche il mio ragazzo mi pone spesso “perché non scrivi mai di Kakuzu, Zetsu, Tobi e Kisame?”, la risposta è semplice: in un contesto realistico è decisamente difficile inserirli dal momento che non presentano tratti del tutto umani e poi... oddio io li trovo bruttissimi! xD Spero ti sia piaciuta la festa e che mi dirai che ne pensi, un bacione!

 

Malv 16: Che felicità vedere una tua recensione! <3 me felice! Come vedi anche questa volta mi sono superata (l'Apocalisse è vicina) spero ti sia piaciuta la festa, e ora quale sarà il progetto segretissimo di Itachi? È il mio asso nella manica il mio Uchiha preferito! E, si, Konan si è resa conto di chi ha accanto, finalmente direi! Come sempre la tua recensione è chilometrica e ciò mi fa molto felice! Spero che ti piaccia il nuovo capitolo, dimmi che ne pensi se ti va! Un bacione!

 

PoisonRain: Ehilà! Sono contenta che ti sia stupita della mia velocità (si fa per dire) nell'aggiornare, anche stavolta sono stata brava, dai! La festa diciamo che non è stata una rissa, però diciamo che è successo qualcosina su! E soprattutto chissà che cosa si starà inventando Itachi per i suoi amici? Lo scoprirai nel prossimo capitolo, spero presto, per ora ti saluto e ti ringrazio della recensione! Un bacione gigante!

 

Per ora è tutto, ci risentiamo a fine esami, cioè a inizio giugno! Un bacio a tutti!

 

ketyblack

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Capitolo 6
*** Under my skin. ***


 

Six guys and their band: Akatsuki

 

Hola a todos!! Allora, la volta scorsa avevo aggiornato prima, quindi stavolta il karma ha deciso di punirmi! Sono un pochino in ritardo, ma spero interessi ancora, mi dispiace tantissimissimo!! Finalmente potremo scoprire l'idea geniale di Itachi. Buona lettura!!

 

Capitolo 6: Under my skin

 

Nella ricreazione si ritrovarono in cortile, a debita distanza da Kiba Inuzuka, e parlarono della “misteriosa” proposta di Itachi, ovviamente finanziato da egli stesso. Era l’aggancio giusto, era il loro fondo cassa.

  • Io ho un po’ paura, dicono che si possano prendere malattie…- commentò Konan vedendo il fogliettino.

  • Ma smettila, Konnie, ti terremo noi la mano…- disse Deidara eccitato da quella proposta alquanto bizzarra.

  • Alle ragazze piacerà, fa molto macho.- commentò Sasori gonfiando un bicipite e ammiccando a delle studentesse del primo anno che per poco non collassarono per terra.

  • Il dolore fortifica.- fu l’unico commento di Hidan, troppo impegnato a palpare il fondoschiena della bionda Ino che non aveva capito nulla del loro supersegreto discorso.

  • Allora siamo tutti d’accordo, oggi pomeriggio, ho già preso l’appuntamento…- disse Itachi avviandosi nuovamente verso la classe per la fine dell’intervallo.

 

Nel pomeriggio Konan divenne sempre più agitata e quando furono proprio lì, davanti a quel negozio, credette di morire. Era uno studio di tatuaggi e piercing, Itachi aveva avuto l’idea di tatuarsi tutti una nuvoletta rossa con contorni bianchi, il simbolo degli Akatsuki, come buon auspicio per il loro esordio.

Quando la blu si risvegliò era seduta su un divanetto di pelle rossa, i suoi amici erano radunati attorno a lei, mancava Sasori all’appello, temerario, aveva voluto andare per primo, da solo, da vero uomo.

  • Konnie, non sei obbligata a farlo se non vuoi…- cominciò Hidan accarezzandole una guancia in un momento di inaspettata dolcezza. Proprio in quel momento cigolò la porta del piccolo studio in cui si tatuava, il rosso Sasori sembrava avesse perso la sua spavalderia, si reggeva con un sorriso poco convinto il deltoide.

  • Ragazzi, tutto bene, non vi consiglio di farlo sulla spalla, è stato orribile…- commentò il rosso sedendosi accanto a Konan facendo finta che andasse tutto bene. Fece vedere il capolavoro agli altri, rimasero basiti, era davvero bello e poi sulla carnagione lattea del rosso spiccava subito.

Deidara, Hidan e Itachi entrarono insieme, visibilmente intimoriti dal racconto di Sasori. Un’ora e mezza dopo erano tutti e tre tatuati, ognuno in un posto diverso, raccontarono che non era poi così orribile come l’aveva descritto il rosso, era solo un fifone.

Itachi appoggiò una mano sulla spalla della blu, toccava a lei, mancava solo Pain, che si era appena assentato per un bisogno impellente, era la resa dei conti, ormai non poteva tirarsi indietro, doveva farlo, altrimenti sarebbe stata nella band solo per metà, voleva quel simbolo di unione. Entrò nella piccola saletta non appena l’arancione fu pronto, gli strinse la mano quando si sdraiò supina sul lettino per farsi tatuare vicino al fianco. Durò poco ma fu intenso, sentire quel piccolo ago che si infilava nella sua pelle era una sensazione spaventosa, decise che non avrebbe mai più fatto tatuaggi. Pain, invece, non fece una piega, porse al tatuatore il costato e non fece alcuna smorfia di dolore.

 

Il sestetto uscì vittorioso dal piccolo negozio, ma anche dolorante, però la loro amicizia sembrava più salda che mai. Quel simbolo avrebbe fatto ricordare a tutti loro che erano stati una parte importante nelle loro vite, anche a distanza di anni, quando le separazioni sarebbero state inevitabili.

Tornati da Deidara ognuno non poteva smettere di guardare il proprio tatuaggio, fresco, ancora con l’alone rosso tutto intorno.

  • Itachi, è stata una bella idea!- esclamò Konan ancora visibilmente scossa dalla forte esperienza che aveva appena provato.

  • È vero, quando non sei sbronzo dici anche cosa sensate, bravo, Ita!- esclamò Sasori passandogli un braccio attorno al collo facendo finta di strozzarlo col gomito.

Itachi li mandò a quel paese e si sedette sul divano accendendosi una sigaretta, la troppa attenzione lo metteva in imbarazzo, era una persona riservata.

A cena dovettero arrangiarsi in qualche modo, Deidara aveva esaurito l’assegno mensile che gli veniva recapitato da una zia lontana per mantenersi in un modo quasi decoroso, gli altri, al solito, non avevano il becco di un quattrino, nemmeno Itachi.

  • Che cazzo, ho fame! Non abbiamo già pranzato per fare i tatuaggi!- si lamentò Pain buttandosi sulla poltrona con espressione lamentosa.

Alla notizia Hidan e Sasori corsero spintonandosi fino al frigo, lo aprirono speranzosi, ma non c’era che mezza lattina di birra, anche sgasata. Di cibo non c’era nessuna traccia, e non erano neanche arrivati a metà del mese, come avrebbero fatto per altre due settimane? Sicuramente la penuria di liquidi era anche dovuta al fatto che ultimamente erano sempre tutti da Deidara, tutti i giorni. Si decise che avrebbero dovuto contribuire, ognuno con quello che poteva. Itachi avrebbe salvato sicuramente la situazione, era lui quello ricco!

In cinque minuti ognuno andò in spedizione a casa propria, alla ricerca di qualche risparmio sepolto nel salvadanaio o nelle tasche di vecchi jeans, a prendere qualsiasi genere alimentare dalla dispensa.

 

Anche Konan tornò a casa, era da parecchio che non vedeva sua madre, era quasi una settimana intera che non la incrociava durante i suoi continui via vai per prendere vestiti e biancheria per passare la notte da Deidara. Quando infilò le chiavi nella toppa la trovò, visibilmente sciupata, più del solito, gli occhi pesti e lo sguardo vuoto, proprio come quando suo padre aveva avuto l’incidente, non riusciva più ad andare avanti, non parlava quasi mai con Konan e a stento di era accorta che la figlia da cinque anni a quella parte si tingeva i capelli di un blu elettrico che dava quasi fastidio alla vista, nel vano tentativo di farsi notare.

  • Mamma, sono a casa. Abbiamo bisogno di cibo, Deidara ha esaurito l’assegno mensile della zia, posso prendere qualcosa dalla dispensa?- domanda retorica, la donna piegò a malapena il capo in sua direzione e la blu si avviò nella piccola cucina, con ancora le tazze della varie colazioni della madre. Preferiva non vederla affatto che vederla in quello stato ameboide.

  • Ciao, mamma, ci vediamo, presto…- sussurrò lei chiudendo dietro di sé l’uscio. Aveva il cuore invaso da una profonda tristezza, le mancava sua mamma, il suo sorriso e le chiacchierate in veranda, proprio come quando abitavano ancora in campagna con il padre.

 

Circa un’ora dopo fecero tutti ritorno al quartier generale, carichi di provviste e qualche spicciolo per poter sbarcare il lunario tutti insieme. Hidan era riuscito a trafugare tre pacchi di merendine e cinque di biscotti da colazione. Sasori si era occupato delle bevande, latte, caffè, acqua e birra. Pain aveva fatto scorta di schifezze di ogni tipo, cioccolate varie, salatini, pane e crackers. Itachi, neanche a dirlo, fu quello che salvò la situazione, era andato a fare la spesa e ne fece ritorno con sei borse colme di cibo e prodotti per la pulizia della casa e con in mano, in bilico, sei pizze fumanti appena sfornate. Tutti si misero di impegno per mettere a posto i viveri e Deidara non era mai stato così felice, finalmente non avrebbero più dovuto soffrire la fame.

Cenarono in un clima di allegria, loro erano forse gli unici adolescenti che non guardavano mai la televisione, per prima cosa perché in casa di Deidara non ce n’era una e poi preferivano viverla la vita piuttosto che guardarne il terribile surrogato che propinavano in tv. Erano dei ragazzi decisamente anomali.

  • E adesso facciamo un brindisi… a Itachi, colui che salva sempre la situazione, non so proprio come faremmo senza di te! Ti vogliamo bene!- esclamò Konan levando in alto una lattina di birra, gli altri la seguirono e brindarono con entusiasmo.

  • Mi fate sempre fare figure di merda ma anche io vi voglio bene, ragazzi…- disse lui arrossendo fino alle punte dei capelli scuri.

Forse il momento più bello, quando si viveva praticamente in simbiosi con i propri amici era quello di andare a letto, lì si scatenava il putiferio. Per colpa di Konan che lamentava qualcosa riguardo alla sua privacy di donna, quindi, tutte le sere, i cinque ragazzi dovevano aspettare più o meno un’oretta prima di poter entrare in camera da letto, si chiedevano che cosa diavolo facesse quella donna prima di mettersi la camicia da notte e slegarsi i capelli…

  • Una sera proveremo a scoprire questo arcano, già va bene che non occupa il bagno!- osservò Hidan guardando la porta della camera ancora chiusa. I ragazzi non avevano tutti quei problemi a farsi vedere in mutande, neanche con Konan di fronte, non erano per niente in imbarazzo.

  • Come se ci formalizzassimo di fronte a quelle due punture di zanzara che si ostina a chiamare tette…- rise Pain, proprio quando la blu stava aprendo la porta. Lo guardò negli occhi grigi con astio e uscì sul piccolo balcone, come sempre. Allora che cosa volevano dire quei due baci che si erano dati? Lui la considerava ripugnante, il suo corpo era orrendo, ecco che cosa pensava di lei Pain.

  • Konnie…scusa, non credevo che…- cominciò l’arancione cercando di giustificarsi in qualche modo, si stava arrampicando sugli specchi, aveva torto marcio e lo sapeva.

  • Pain, sparisci, sei l’ultima persona che vorrei vedere in questo momento.- fece lei, secca, arrabbiata, stava per piangere, i suoi occhi scuri erano pieni di lacrime, per colpa sua. Pain si sentì un verme, non credeva che una stupida battuta potesse farla soffrire così tanto, si prendevano sempre in giro, tra amici.

  • Sono un coglione, lo so. Ti chiedo scusa, stavo solo scherzando con gli altri…- cercò di spiegare il ragazzo prendendole le mani tra le sue, lei si morse il labbro inferiore, il suo piercing argentato brillò nella notte.

  • Io non capisco a che gioco stai giocando, Pain. Sono stanca di queste moine quando siamo da soli e poi mi tratti di merda davanti agli altri. Che cosa cazzo vuoi da me?- chiese lei in tono disperato e sperando di cuore che gli altri fossero dall’altra parte della casa in modo che non potessero sentire le sue parole.

  • Non lo so neanche io… forse il nostro rapporto è cambiato…- provò a dire lui avvicinandosi piano al volto triste di lei. Konan istintivamente chiuse gli occhi e sognò di essere da qualche altra parte, che quel ragazzo non fosse Pain. Si baciarono, con urgenza, lui la spinse contro la ringhiera del balcone con un bacio vorace, nuovo per la blu, sentì distintamente una mano del ragazzo infilarsi impertinente sotto la leggera stoffa della camicia da notte, ripercorrere lentamente il fianco liscio fino ad arrivare a un punto che nessuno aveva mai osato toccare, proprio quello che lui pochi minuti prima aveva definito “punture di zanzara”. Schiuse le labbra quando sentì le dita ruvide, da bassista, percorrere quei profili così delicati e credette di morire quando si avventurò al loro centro, sfiorandoli come fossero petali di un fiore. Gemette contro le sue labbra e lui sorrise, compiaciuto, aveva vinto.

  • Devo ricredermi, mi piacciono, sono belle, Konnie…- le sussurrò all’orecchio staccandosi lentamente da lei e lasciandola con ancora quei gemiti in gola.

Proprio come era arrivato se ne tornò in camera, lasciandola ancora con il fiato in gola, continuava a sorprenderla, quelle mosse da parte dell’arancione erano sempre così inaspettate, lei non riusciva mai a chiarire che cosa stava diventando quello strano rapporto, cominciava a pensare che, forse, le poteva piacere Pain non solo come amico.

 

La blu si addormentò sul divano, durante la notte sentì una coltre di calore invaderle il corpo infreddolito, aprì un occhio e vide il sorriso di Deidara nel buio.

  • Dormi, Konnie. Non preoccuparti…- le accarezzò i capelli e le rimboccò le coperte, proprio come faceva sua madre quando era piccola. Ma il biondo non se ne andò,m rimase a dormire sul divano insieme a lei, per farle compagnia. Il potere di Deidara era proprio quello di comprendere quando lei aveva bisogno di qualcosa o di confidarsi con qualcuno.

  • Grazie, Dedi…- sussurrò lei girandosi su un fianco. Il biondo sorrise a quel “Dedi” non lo chiamava così dall’asilo, quando si facevano i dispetti e si tiravano i capelli.

  • Odio quel nome, non mi chiamare mai più così!- sbottò lui in finto tono offeso. Lei sorrise contro il cuscino.

  • Voi mi chiamate costantemente Konnie!- lo rimbeccò lei in tono lamentoso. Era vero, lei era sempre stata Konnie fin dall’asilo quando gli altri non riuscivano a pronunciare ancora correttamente il suo nome.

  • Tu sarai sempre la nostra Konnie…- rispose lui passandole un braccio attorno alle spalle e stringendola a sé, lei si rilassò immediatamente e si addormentò poco dopo.

 

La mattina dopo in camera da letto si stava stranamente comodi, nessuno aveva addosso qualcun altro. Itachi fu il primo ad alzarsi, stiracchiandosi, occupando, come di consueto il bagno. Poco dopo Pain aprì gli occhi e cercò con lo sguardo la piccola figura di Konan sdraiata accanto a sé, ma non la trovò, era convinto che la sera prima fosse tornata in camera. Alquanto sorpreso andò in salotto e vide nuovamente una scena che gli fece ribollire il sangue nelle vene, forse era quella tanto decantata gelosia?

Deidara e Konan dormivano abbracciati, di nuovo, con quelle espressioni serene che urtarono in profondità Pain, ma a che gioco stava giocando la blu, con lui?

  • Forza, belli addormentati, la sveglia è suonata!- sbottò lui battendo le mani energicamente. I due si spaventarono e si alzarono immediatamente a sedere.

  • Cazzo, Pain! Che urli di prima mattina!- sussurrò Deidara mettendosi in piedi e dirigendosi in cucina per mettere qualcosa sotto i denti, finalmente si poteva mangiare, la dispensa era colma di viveri.

Intanto in salotto l’atmosfera era decisamente tesa, Konan non si sentiva affatto in colpa ma non poteva affermare che quella posizione non fosse equivoca. E che cos’era quell’espressione che leggeva sul viso di Pain? Delusione?

  • Beh, vedo che tra te e Deidara va tutto a gonfie vele…- commentò lui guardandola con disgusto, come se avesse fatto qualcosa di sbagliato.

  • Non capisco che cosa tu stia insinuando…- rispose lei piuttosto irritata facendo per andare in cucina insieme agli altri che gradualmente si stavano sedendo tutti a tavola.

  • Lo sai benissimo, vi vedo, come vi guardate, come scherzate, dormite sempre vicini!- stava cominciando ad alzare la voce, strinse i pugni.

  • Non hai capito un cazzo.- commentò lei avvicinandosi pericolosamente al suo viso. Lo baciò piano sulle labbra, accarezzandogli i capelli arancioni. Lui rimase basito da quel gesto e non poté continuare ad essere arrabbiato con lei, maledetta.

A colazione regnava il silenzio assoluto, ognuno di loro era ancora troppo assonnato per poter proferire qualsiasi frase di senso compiuto. Per il resto sembravano lo stesso una mandria di maiali attorno ad una mangiatoia piena di cibo. L’unica che guardava da lontano quella scena era Konan, che reggeva con un sorriso una tazza di caffélatte e un biscotto ai cereali nell’altra mano.

 

Yatta! Ce l'ho fatta, sono fiera di me, ci terrei proprio mi disceste che cosa ne pensate della mia storiella. La continuerò comunque, credo. Salvo i miei soliti imprevisti! Ma adesso passo a ringraziare i miei fedelissimi recensori!

 

KuRaMa faN: ehilà! Sì, l'eremita ti ha ascoltato almeno parzialmente, con questo capitolo sono in ritardo mostruoso, proprio nel mio stile ehehe! Beh finalmente hai scoperto cosa aveva in mente Itachi, ora i nostri Akatsuki sono più uniti che mai! Adoro i tatuaggi e quindi ho pensato perché non far tatuare anche loro? Per le fine della storia non posso anticipare nulla (non lo so nemmeno io ancora ahahah). Grazie della recensione e ti mando un bacione grosso grosso <3

 

Malv 16: ma ciao!! grazie per tutti i complimenti che mi fai sempre, ma stavolta non li merito proprio! Sono una ritardataria cronica purtroppo! Spero ti interessi ancora leggere dell'ideona di Itachi! Io l'ho adorata!! beh si si sono baciati, finalmente, davanti a tutti, ma non penso saranno tutte rose e fiori, non è nel loro stile! Grazie della recensione, spero che il nuovo capitolo ti piaccia! Un bacione grandissimo <3

 

ed anche questa è fatta :) spero di poter aggiornare presto! Un bacio a tutti e alla prossima!

 

ketyblack

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Capitolo 7
*** Born to be my baby ***


Six guys and their band: Akatsuki
 

Ed eccomi di ritorno dopo taaaaaanto taaaanto tempo! Chiedo scusa umilmente ma ho avuto seri dubbi se andare avanti con questa storia o se chiuderla e basta, ma poi ho pensato a voi, magari qualcuno poteva essere curioso di sapere gli sviluppi dei nostri cari amici e quindi ecco qui un nuovissimo capitolo!

 

Capitolo 7: Born to be my baby

 

A scuola quel giorno c’era il test finale di fisica, solamente Sasori e la blu si sentivano preparati e sicuri, gli altri non ci avevano mai capito nulla ed erano affranti e si trascinavano per i corridoi come degli zombie. Hidan si illudeva di poter copiare da qualche secchione della prima fila, ma poi squadrò Deidara, suo compagno di banco e continuò a crogiolarsi nella disperazione.

Una volta seduti in classe tutti fremevano, il professor Orochimaru non tardò ad arrivare con i famigerati test nella cartella che buttò con un tonfo sulla cattedra. Con lui era praticamente impossibile copiare qualsiasi cosa, girava tra i banchi, spostava gli alunni in altre postazioni, era un vero e proprio incubo.

Quando consegnò i compiti tutti iniziarono a leggere le domande nella speranza di cavarsela in qualche modo.

Konan aveva già cominciato a scrivere, era stata spostata nella fila più indietro, lontano da Sasori, i due collaboravano sempre durante i compiti in classe.

Illustra con esempi pertinenti i tre principi della termodinamica.

Definisci campo magnetico.

Enuncia gli esperimenti di Faraday ed illustrane le teorie derivanti da esse.

Confronta il teorema di Gauss per i campo elettrico e magnetico.

Sbuffò. Erano quattro, stramaledettissime, domande, per fortuna erano anche le più scontate rispetto al programma svolto durante quell’anno. In pochi secondi stava già definendo il concetto da campo magnetico con esempi che aveva letto lei in più sul libro di testo, al professore sarebbero piaciuti sicuramente.

Soddisfatta del proprio operato alzò la testa dal foglio quando ancora mancava mezz’ora alla fine, era una delle sue doti, la velocità e la capacità di sintesi, era sempre la prima a consegnare. Lanciò un’occhiata a Sasori, sembrava anche lui alle prese con una delle ultime domande e aveva l’espressione di chi ne stava venendo a capo. Hidan era praticamente stravaccato sul banco del secchione della classe, Rock Lee e stava anche avendo successo perché stava scrivendo come un dannato. Itachi e Deidara si passavano velocemente bigliettini che erano grossi come libri di testo e li guardavano di soppiatto.

Si accorse solo in quel momento che Pain era stato spostato proprio al suo fianco, fissava il vuoto davanti a sé, il compito era in bianco, per la frustrazione giocherellava con la penna e sbuffava sonoramente.

  • Ehi…Pain… tieni…- sussurrò la bruna guardando verso il professore che stava guardando fuori dalla finestra, gli porse il suo compito. Lui lo prese, svelto, e lo scambiò con il proprio porgendo il foglio bianco alla blu. Konan scrisse nuovamente tutti i concetti che aveva appena snocciolato, cercando, per quanto possibile di rendere la sua scrittura più mascolina possibile, imitò la calligrafia quadrata di Pain, scrisse molto lentamente ma al suono della campanella aveva risposto a buona parte dei quesiti, aveva trascurato solamente il teorema di Gauss, la sufficienza gliel’aveva assicurata, forse anche qualcosa di più.

 

Alla fine dell’ora tutti presero un sospiro di sollievo, chi più e chi meno era riuscito a venir a capo al compito. Nessuno aveva notato il favore che Konan aveva fatto a Pain, i due si sorrisero di nascosto mentre gli altri esultavano per averla scampata.

  • E vai, non dovremo più studiare fisica fino all’anno prossimo!- urlavano Itachi, Hidan e Deidara abbracciandosi come se fossero sopravvissuti ad una battaglia all’ultimo sangue.

  • Mi state proprio sui coglioni, voi! Non studiate mai un cazzo e alla fine vi parate sempre il culo così!- commentò Sasori sedendosi al proprio posto e riponendo il libro di fisica in cartella.

  • Non siamo mica tutti geni come te, Saso! Tu capisci sempre tutto di tutte le fottute materie, sei un secchione proprio come la nostra Konnie!- esclamò Hidan scompigliandole i capelli blu proprio mentre si stava sedendo accanto al rosso.

  • Si, si. Dite così perché è più comodo copiare dagli altri…- disse Konan sorridendo agli amici.

  • E tu, Pain, non dici niente? Come ti è andata?- chiese Deidara appoggiando una mano sulla spalla dell’arancione.

  • Ma sì, me la sono cavata grazie all’aiuto di una persona speciale…- rimase il vago facendo l’occhiolino a Konan che arrossì all’istante. Ma che cosa diavolo stavano facendo? Sembravano due stupidi.

 

Nel pomeriggio Ino si unì a loro nella tana di Deidara, stranamente non starnazzava fastidiosamente ma se ne stava tranquilla sul piccolo divanetto che avevano nel seminterrato, ascoltando le loro prove che quel giorno sembravano interminabili, Sasori non era mai contento del sound ed era agitato per l’imminente concerto. Gli altri sostenevano di essere pronti e non erano poi così preoccupati.

Konan dopo due ore di canto ininterrotto si prese una pausa, doveva assolutamente bere dell’acqua e non sforzare troppo la voce, se non voleva perderla prima del gran giorno.

Era in cucina con una bottiglietta in mano, poco dopo sentì i leggeri passi di Ino raggiungerla. Quando la bionda varcò la soglia della piccola cucina assunse un’espressione imbarazzata. La blu si accorse solo in quel momento di non aver mai neanche scambiato una parola con la fidanzata di uno dei suoi migliori amici.

  • Ehi, vuoi una birra? Ne abbiamo a palate!- esclamò lei cercando di essere gentile. La bionda annuì piano, senza guardarla negli occhi. Era così strano non sentirla con quella vocetta petulante con sempre qualcosa da ridire.

  • Grazie, Konan. Senti… io a Hidan ci tengo, te lo posso giurare, dovresti essere contenta per lui.- cominciò lei in tono tranquillo bevendo un sorso di birra socchiudendo gli occhi chiari.

  • Lo so. Scusami se mi sono comportata da stronza. Sono contenta per voi.- borbottò lei guardandosi le unghie smaltate di nero e sospirando.

  • Posso capirti, sai, se fossi cresciuta anche io solo con ragazzi vedrei le altre come delle nemiche che vogliono minare la mia amicizia con loro…- aveva centrato pienamente il punto, forse non era così oca come credeva la blu, la Yamanaka aveva anche un cervello.

  • Sì, mi sono comportata come una perfetta idiota, ti chiedo scusa, Yamanaka…- si affrettò ad aggiungere la blu con un mezzo sorriso. Forse non era più così infuriata con lei anche perché aveva notato che Sakura, dopo la festa, non si era più avvicinata a Pain.

  • Chiamami pure Ino. Non c’è bisogno che tu sia così formale con me!- disse amichevolmente posandole una candida mano sulla spalla. Konan annuì, poi la guardò, era decisamente bellissima, giusta per Hidan, con quei capelli biondi e lunghi, curatissimi, poteva sembrare una versione di Deidara al femminile.

  • Ok, Ino. Che ne dici di andarci a sedere sul divano del salotto? Io giù non ci torno neanche morta, Sasori oggi è fuori controllo!- sorrise la blu facendole strada verso il salotto consunto. Completamente diverso dalla villa in cui Ino viveva.

  • E così, voi vivete praticamente qui. Hidan parla in continuazione di voi, di quanto siete fantastici e di quanto vi vuole bene. Siete la sua famiglia, si sente più a suo agio qua dentro di quanto non si sia mai sentito a casa.- confessò la bionda posando la lattina di birra sul tavolino di legno posto in mezzo al salotto.

  • Lo stesso vale per me, ma è solo da poco che dormiamo sempre tutti qui, saranno due settimane. È bello stare con loro, non ci si sente mai soli e non c’è tempo per rattristarsi. Deidara è un ragazzo fantastico, uno dei pochi che mi conosce sul serio, si è arrangiato da quando era piccolo, questa casa l’ha praticamente fatta sorgere dal nulla; poi c’è Sasori, il leader morale della band, è forse quello con il carattere più simile al mio; Itachi ovviamente è un mito, tutte le ragazze vorrebbero farselo ed è quello che salda sempre i conti alla fine del mese e non ho ancora capito che cosa possa farci qui, con noi morti di fame di periferia; alla fine c’è lui, l’ultimo arrivato del gruppo, Pain.- al nome dell’arancione la blu non seppe più che dire.

  • Che ti piace. Si vede chiaramente, e, secondo me, anche tu gli piaci, parecchio.- sorrise lei girandosi tra le dita una ciocca di capelli perfettamente lisci, sembrava che ogni cosa che lei facesse fosse perfetta.

  • Dev’essere bello vivere costantemente con i propri amici, sei una ragazza fortunata, Konnie…- commentò lei socchiudendo i suoi grandi occhi azzurri.

Verso l’ora di cena la bionda salutò tutti e diede un bacio sulle labbra a Hidan varcando la porta per tornare a casa, già, lei aveva una famiglia normale, che viveva in una casa normale. Pensarono gli altri guardandola andare via per poi mettersi a tavola in modo disordinato: non avevano alcun orario per mangiare o per le faccende domestiche, era tutta disorganizzazione.

La cena fu pronta intorno alle dieci di sera, Konan si era rimboccata le maniche e aveva cercato di preparare una specie di insalata di riso per tutti, servendola con un cucchiaio che sembrava più che altro un badile. Intanto i ragazzi non prestavano attenzione alla qualità del cibo ma alla quantità, bastava ce ne fosse un silos e loro erano contenti. Dopo cena dovettero tutti subire le lamentele di Sasori che, scoprendosi il braccio guardava il suo tatuaggio che stava facendo le croste e che faceva grattare, anche gli altri sapevano bene che cosa stava passando ma era una sensazione del tutto sopportabile.

  • No, ma voi non avete idea, io ne ho di più, guardate!- continuava a dire indicando il centro della nuvoletta rossa. Gli altri scoprirono i propri tatuaggi e gli fecero vedere che era perfettamente normale. Konan fece finta di niente.

  • Konnie, rassicura anche tu questo idiota, per favore!- esclamò Itachi indicando la propria spalla. La blu arrossì vistosamente e si avvicinò al rosso scostandosi i jeans dalla pelle facendogli vedere la nuvoletta proprio vicino al proprio fianco. Gli altri la guardarono con fare interrogativo, il giorno prima nessuno si era accorto di dove Konan si fosse fatta tatuare.

  • Wow, sexy, Konnie!- urlò Hidan fissando la piccola nuvoletta rossa, che lui aveva uguale sull’avambraccio. Alla fine nessuno l’aveva fatto nello stesso posto: Itachi sulla spalla, Sasori sul deltoide, Deidara sul polso, Hidan sull’avambraccio e Pain sul costato.

  • Che scemo che sei, Hidan!- borbottò la blu ridendo e soffermandosi su Pain che la stava squadrando sottecchi, senza dire nulla.

  • Sono davvero una figata questi tatuaggi, ci terranno sicuramente più uniti!- esclamò Deidara accingendosi a sparecchiare il tavolo ancora ingombro dalle stoviglie sporche.

 

Seduti sul divano con una birra in mano e si dava inizio ad una lunga nottata di studio, la materia del giorno era storia, ma nessuno aveva più voglia di ripassare nulla, erano molto nell’ottica di “o la va o la spacca”.

Sasori fu il primo ad arrendersi al sonno giurando a sé stesso che il giorno dopo non avrebbe fatto copiare nessuno di loro perché si ostinavano a non voler aprire un libro. Hidan, Deidara e Itachi accorsero in camera subito dopo di lui, supplicandolo in ginocchio di farli copiare anche solo una parte di una domanda e che, conoscendolo, non li avrebbe lasciati nei guai. Quanto avevano ragione.

  • Sasori fa bene a comportarsi così. Non studiate mai un cazzo, non è giusto che noi sgobbiamo!- si lamentò la blu abbracciandosi le ginocchia e poggiandoci il capo sopra. L’arancione le sbuffò il fumo addosso e sorrise, sghembo, come al solito, sembrava quasi una smorfia, ma a Konan nulla sembrò più bello di quello.

  • Perfettina. Non ci lascereste mai nei guai, vi conosciamo molto bene, siete come dei fratelli per noi … - cominciò l’arancione appoggiando la testa contro quella della blu.

  • Cretino, vi starebbe solo bene non passare l’anno perché fate i cazzoni in continuazione!- replicò lei sempre più convinta, stringendo i pugni in maniera minacciosa.

  • E come mai non sei andato anche tu a supplicare Sasori?- aggiunse subito dopo scrutandolo con gli occhi scuri socchiusi.

  • Perché io ho la mia arma segreta … vero, Konnie?- le sussurrò nell’orecchio mordendone il lobo. La blu sussultò a quel contatto, ormai Pain non faceva altro che provocarla, quando le si avvicinava era perennemente sul chi va là. Pochi secondi dopo si stavano baciando, ma era un bacio decisamente diverso rispetto a quelli che si erano scambiati fino a quel giorno, si ritrovarono l’uno sopra l’altra, Konan poteva percepire perfettamente il calore del corpo del ragazzo che si era sistemato meglio tra le sue gambe, stava lentamente risalendo il profilo delle sue cosce per arrivare ai fianchi, cingendoli dolcemente, gemette quando sentì una delle grandi mani di Pain intrufolarsi impertinente dentro i jeans stretti della ragazza, accarezzando il bordo della sue mutandine.

  • Konnie … non hai idea di quanto ti voglio … - rantolò lui sommessamente appoggiando la fronte alla sua, fissandola negli occhi, smettendo di baciarla solo per pochi secondi, giusto il tempo di prendere fiato. La blu si trovò vicina al punto di non ritorno, ma era fermamente convinta che quello non fosse né il momento né il posto giusto, non l’avrebbe fatto con Pain. S’imbarazzò enormemente quando sentì un dito del ragazzo che cercava di entrare nella sua piccola apertura, ancora inesplorata. Sentì distintamente l’eccitazione del ragazzo premere contro la sua coscia.

  • Pain. No, non posso, non adesso … - sussurrò lei tra un bacio e l’altro. L’arancione sembrava non ascoltare le sue proteste e proseguì il suo cammino verso quella meta ancora vergine, ma che lui non aveva idea di questo. Le alzò la maglietta leggera scoprendo un reggiseno sportivo, facendola arrossire terribilmente quando cercò di scostarne la coppa per avere libero accesso al suo petto. Konan era come paralizzata, si stava lasciando andare, lentamente, ma non voleva rischiare di farlo la sua prima volta così, per caso, sul divano sbrindellato di Deidara, con tutti gli altri a pochi metri. Dandosi della stupida prese le mani di Pain e le bloccò, facendo crescere in lui una sensazione di disappunto, nessuna aveva mai osato fermarlo per negarsi a lui.

  • Perché no?- sussurrò lui baciandole il collo con fare sensuale per poter riprendere alla sua occupazione di poco tempo prima. Odiava ammetterlo ma adorava quel piccolo corpo, provocava in lui sensazioni che prima non aveva mai neanche sognato.

  • Beh…perché….è quel periodo del mese…- inventò la blu cercando di alzarsi, ancora in preda all’imbarazzo assoluto. Non riusciva neanche a guardarlo in faccia, alla fine la scusa della sue “cose” aveva funzionato, Pain si era allontanato e si era messo a sedere guardandola sottecchi. La blu non avrebbe mai avuto il coraggio di dire al ragazzo di non averlo mai fatto e che tutte le sue storie erano un mare di stupide bugie.

  • Forza, andiamo a dormire, domani c’è scuola…- borbottò lui prendendola per un braccio e raggiungendo gli altri in camera che stavano fumando come ciminiere e tutto si era impregnato di quel forte odore di tabacco che non abbandonava mai la stanza.

  • Finalmente! Ma che cosa stavate facendo di là tutti soli?- incominciò Hidan curioso, ma più che altro ironico, non immaginava che di là stava per succedere l’inimmaginabile. I due si guardarono e arrossirono, fortunatamente la stanza era immersa nell’oscurità quindi nessuno notò questo piccolo particolare.

  • Ultimamente state sempre per conto vostro, non è che fate le cosacce di nascosto, eh, Pain?- lo prese in giro Deidara passando un braccio attorno alle spalle di Konan che sussultò. Il biondo le sorrise, placido e sereno, appoggiando la testa sulla sua spalla e infilandole in bocca mezza sigaretta.

  • Tieni, Konnie, è l’ultima…- gentile, come sempre, diverso da tutti i ragazzi che lei aveva mai conosciuto, sarebbe stato bello avere un ragazzo come lui. Sentiva che con il biondo era sempre a suo agio, poteva parlare di tutto, aveva un rapporto ben diverso rispetto a quello che aveva con Pain, forse avrebbe anche potuto dirgli la verità, rivelargli della sua inesperienza nel sesso. Sentiva che stava per esplodere, aveva avuto la sua occasione per farlo con Pain e lei l’aveva mandata all’aria.

  • Grazie, Dedi, come farei senza di te?- sorrise aspirando il fumo e accorgendosi che Pain si era appena sistemato all’altro suo fianco le stava lentamente accarezzando un fianco con movimenti circolari che la stavano mandando letteralmente in tilt.

  • Ti ho detto mille volte di non chiamarmi così! Adesso dormi, domani c’è scuola…- rispose il biondo girandosi dall’altra parte.

 

Ed ecco la fine del settimo capitolo, è l'ora dei miei ringraziamenti vecchio stile. Grazie a tutti coloro che hanno continuato a seguire la mia storia e a coloro che leggono solo ma non recensiscono (e dai lasciatemi un commentino!)

 

grazie specialmente a:

 

blackcatMiao: ma ciao! Grazie mille per la recensione! Mi ha fatto molto piacere! Poverina hai paura degli aghi? Io invece mi riempirei di tatuaggi eheheh! Comunque bando alle ciance spero che questo scene un po' “hot” tra Konan e Pain ti piacciano! Dimmi poi che ne pensi! Un mega abbraccione e alla prossima spero!

 

KURAMA DI SAGITTER: hola! Purtroppo ti ho deluso anche stavolta, l'Eremita delle Sei Vie non ha ascoltato le tue preghiere! Mi spiace! Però spero di farmi perdonare con questo maxi capitolo! Pain e Konan definitivamente insieme? Mah, ho paura dovrai aspettare ancora un po'! Se non altro ho aggiornato prima della quinta guerra ninja ahahahah! Un bacio grosso grosso e alla prossima!

 

Ci sentiamo tutti presto, un bacione

 

ketyblack

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Capitolo 8
*** I gotta go on my own way ***


Six guys and their band: Akatsuki

 

Capitolo 8: I gotta go on my own way

 

Quella notte Konan ebbe mille rimorsi, sarà stata la presenza di Pain, o quello che era successo la sera prima e che lei aveva mandato a monte. Si alzò per prima, la sveglia non era ancora suonata, in casa regnava il silenzio più assoluto intervallato solamente dal respiro cadenzato dei suoi amici che dormivano beatamente. Si fece un caffè e si sedette sul divano con la tazza fumante tra le mani e due biscotti nell’altra, sospirò, era quasi un piacere fare colazione tranquillamente senza rischiare di essere travolti in una rissa all’ultimo sangue per l’ultimo biscotto o l’ultima cucchiaiata di marmellata. Pensò che si erano organizzati proprio bene, erano praticamente autosufficienti e con i contributi di ognuno di loro sarebbero potuti andare a vivere insieme senza dover mai far ritorno alle loro dimore. Lei non avrebbe avuto alcun dubbio in proposito, avrebbe portato tutte le sue cose da Deidara seduta stante e sarebbero stati tutti felici. Il cigolio della porta della camera da letto la fece sobbalzare dalla sua comoda posizione, era solamente Hidan che si stava dirigendo in bagno con un’espressione da zombie, forse non si era neanche accorto della sua presenza in salotto. Dopo la capatina in bagno di Hidan la casa tornò nel silenzio più assoluto e Konan si perse nuovamente nei propri pensieri, occupati perlopiù da Pain che si faceva spazio tra le sue gambe. Sussultò quando apparve dal nulla la figura di Deidara, ancora tutto scompigliato, con una vecchia maglietta rock e i boxer, si strofinava gli occhi azzurri energicamente e li spalancò quando la vide seduta sul divano che banchettava con un pacco di biscotti al cioccolato che erano di una bontà indescrivibile.

  • Ehi, buongiorno…- mormorò il biondo senza alcun entusiasmo, si sedette accanto a lei e le rubò il pacco di biscotti dalle mani. Ci si buttò a capofitto, come un maiale.

  • Buongiorno a te, Deidara…- sbottò lei ironica cercando di riappropriarsi della sua colazione. Lui era più abile di lei a rubare del cibo per cui non aveva speranze.

  • Tieni, dai, li condivido con te, questi biscotti sono spettacolari, se solo li assaggiassero gli altri li farebbero fuori in due secondi, godiamoceli, va’!- le porse il pacchetto come se fosse suo.

  • Dei? Posso farti una confidenza?- cominciò la blu incrociando le gambe nude sul divano e guardandolo intensamente. A lui per poco non andò di traverso un biscotto.

  • Ovvio, certo che puoi…- confermò lui alzando una mano in sua direzione e facendole cenno di parlare. La ragazza arrossì fino alle punte dei capelli blu ma si costrinse a parlare.

  • Ieri sera… beh, Pain e io…- il biondo la interruppe e fece segno di aver capito l’antifona. Posò i biscotti tanto amati e la fissò dritto negli occhi.

  • Spero non mi abbiate inaugurato il divano pure voi! Cazzo, che schifo, io qui ci vivo, non è mica un bordello questo posto!- cominciò a lamentarsi facendo congetture su ipotetiche macchie che però non c’erano.

  • Dei, no, non è successo nulla di quello che pensi, ma non è di questo che voglio parlare. Beh, sapete che io ho sempre detto di aver avuto storie con vari ragazzi e…- Deidara aveva capito perfettamente.

  • Lo so benissimo che non hai mai avuto un ragazzo, Konnie, sei sempre con noi, quando mai avresti il tempo di vedere qualcuno?- la blu spalancò gli occhi, era davvero così evidente la sua inesperienza con i ragazzi? Si sentì d’un tratto molto vulnerabile e non ebbe più il coraggio di continuare quel discorso che stava diventando sempre più scomodo. Infatti il suono antipatico della sveglia e i rumori degli altri che si alzavano li interruppe. Pain fece capolino dalla stanza e li fissò con rabbia, non capiva proprio come mai in quegli ultimi tempi quei due stessero sempre così appiccicati, o, forse, erano sempre stati così e lui non ci aveva mai fatto caso perché era troppo occupato a infastidire in ogni momento Konan?

 

A scuola il corpo studentesco era in fibrillazione, l’anno scolastico stava volgendo al termine e il concerto si avvicinava, mancavano solamente due giorni e loro ce la stavano davvero mettendo tutta per non deludere le aspettative. Itachi e Pain sarebbero usciti un’ora prima per andare a ritirare i vestiti per il concerto, avevano davvero fatto le cose in grande. Nessuno aveva idea di come si sarebbero conciati per quella sera, sembrava essere un segreto di stato tra loro due.

All’uscita da scuola i rimanenti decisero di andare a fare un salto al centro commerciale, giusto per vedere delle facce diverse, anche perché soldi per lo shopping non ce n’erano proprio. Si sedettero accanto alla grande fontana proprio al centro dell’imponente edificio e cominciarono a scrutare severi tutti coloro che passavano.

  • No, guardate quella! Oddio è terribile, che cesso!- esclamò Sasori indicando una bionda tinta con degli shorts che minacciavano di scoppiare da un momento all’altro, gli altri risero, indicandola.

  • Siete proprio dei coglioni, non si indica la gente, non sta bene!- li rimbeccò Konan ritornando alla lettura di un libro di scuola, preoccupata per l’imminente esame di matematica.

  • Secchiona, smettila di studiare almeno per cinque minuti, cazzo, siamo al centro commerciale e non in biblioteca!- la prese in giro Deidara rubandole il libro e alzando le braccia in alto in modo che lei non arrivasse a prenderlo. Cominciò a prenderlo a pugni sul petto facendolo ridere.

Ciao, ragazzi! Non credevo proprio di trovarvi qui!- una voce famigliare li fece smettere di litigare. Era Ino, bella come sempre, insieme a delle amiche che Konan non aveva mai visto, erano belle proprio come lei, sembravano uscite dalla copertina di una rivista di moda, commentò tra sé e sé analizzando le sue scarpe nere da ginnastica usurate dal tempo e quei jeans decisamente out.

  • Tesoro, vieni qui!- esclamò Hidan abbracciandola e stampandole un bacio sulle labbra. Le amiche sorrisero in sua direzione facendo apprezzamenti sul ragazzo che esibì il suo solito ghigno compiaciuto.

  • È strano non vedervi al gran completo, o chiusi in casa di Deidara… ehi, Konan, che ne dici di venire a farti un giro con noi? Con questi qui chissà quante vetrine vedrai!- propose la bionda sorridendole incoraggiante. La blu scosse il capo, non voleva fare la figura della stupida con loro, era meglio rimanere con i suoi amici di sempre, dove poteva essere davvero sé stessa senza vergognarsi.

  • Dai, Konnie, vai pure, intanto noi, come dici tu, facciamo solo i coglioni!- la incoraggiò Deidara dandole un colpetto per farla alzare.

 

Maledetti! Erano riusciti a farla cedere, adesso stava passeggiando allegramente insieme a Ino e alle sue amiche perfette che scoprì avessero anche un nome: Karin e Hinata, la prima raccontò di essersi fatta Deidara alla festa di Ino e Hinata era una ragazza di poche parole e che arrossiva per qualsiasi sciocchezza. In poco tempo la blu si sentì decisamente a suo agio, anche se era strano dialogare su argomenti propriamente femminili, non era abituata. Era piacevolmente sorpresa dalla simpatia delle ragazze e dal fatto che non fossero così snob come lei sosteneva.

  • E così sei sempre tutta sola con quei ragazzi, come ti invidio!- esclamò Karin mentre adocchiava un paio di jeans scontati e li analizzava con fare esperto.

  • Beh, a volte è anche scomodo vivere tutti insieme, ognuno ha le proprie esigenze e vivere in sei nella tana di Deidara è decisamente troppo…- commentò Konan guardandosi intorno spaesata, raramente entrava in negozi di abbigliamento, non era il suo campo.

  • Peccato che il biondo non si interessi alle fanciulle, è sempre troppo occupato con quella band…- commentò la rossa guardandosi allo specchio e ammiccando.

  • Ce l’hai con Deidara solo perché, dopo essertelo fatto, non ti ha più chiamata!- la punzecchiò Ino uscendo dal camerino con un abitino rosso che le stava d’incanto.

  • Fanculo, Yamanaka!- sbottò la ragazza uscendo dal negozio senza aver comprato nulla.

  • Non farci caso, Konan, Karin è sempre così quando la da a qualcuno che alla fine non se la fila per niente… vorrebbe avere un ragazzo come il mio Hidan…- sussurrò la bionda all’orecchio della ragazza. Konan sorrise incerta, non aveva mai parlato di questioni sentimentali, mai con delle ragazze.

  • Karin, se vuoi puoi venire a sentirci, stasera a casa di Dei… ne sarei felice, ovviamente sei invitata anche tu, Ino e pure tu, Hinata…- sorrise la blu avendo finalmente qualcosa di intelligente da dire. La rossa era in visibilio.

 

Quando tornò a casa, insieme agli altri ragazzi notò Pain e Itachi chiusi in cucina che stavano discutendo su qualcosa, probabilmente sul latte finito. Gli altri quattro li raggiunsero e rimasero a bocca aperta, erano arrivati i vestiti per il concerto ed erano favolosi. Erano delle cappe nere, lunghe fin sotto al ginocchio con rifiniture rosse e nuvole rosse stampate dappertutto, dietro stampato in caratteri cubitali il loro nome.

  • ‘Tachi, sono stupende!- urlò Konan abbracciando il moro e prendendo la sua divisa “Konnie”. Sorrise vedendo quel fastidioso nomignolo stampato sopra.

Verso sera qualcuno bussò alla loro porta, Konan accorse ad aprire, sapeva benissimo chi era. Infatti ecco le tre ragazze che le sorridevano, le fece accomodare in salotto, gremito di gente che si stava facendo i fatti propri. Karin era vestita decisamente troppo bene per andare a vedere delle semplici prove di un gruppo rock, minigonna di pelle e maglietta scollata che lasciava ben poco all’immaginazione, i suoi occhi divennero sognanti quando vide la figura di Deidara comodamente stravaccato sul tappeto nell’atto di bersi una birra, lo trovò bellissimo.

  • Ragazzi, spero non vi dispiaccia ma ho invitato alcune…ehm…amiche…per assistere alle prove di stasera…- cominciò Konan sorridendo cercando di essere convincente, ma si sa che i maschi non sono si natura perspicaci, quindi accettarono di buon grado l’idea della blu. Hidan abbracciò Ino e Karin si sedette accanto alla blu iniziando un monologo su quanto fosse figo Deidara.

  • Ma senti, a te non è mai piaciuto nessuno di loro? Insomma, sono davvero belli…- la rossa aveva interrotto il suo monologo per farle una domanda decisamente personale e scomoda.

  • Ma che dici, potrebbero essere miei fratelli…- borbottò la ragazza girandosi verso Pain che stava insidiando la povera Hinata che aveva assunto il color cremisi della moquette.

  • Aha! È ovvio, come ho fatto a non pensarci prima? La cantante dark e l’enigmatico bassista!- urlò la rossa indicando Pain e sbracciandosi in sua direzione. Konan le saltò al collo come una pantera e la buttò a terra con un tonfo sordo che fece voltare tutti i presenti.

  • Konnie, calmati, prima inviti delle ragazze e poi ti comporti male! Un po’ di coerenza, cazzo!- esclamò Deidara porgendo una mano a Karin per aiutarla a rialzarsi. La rossa per poco non svenne per terra a quel contatto che tanto aveva ricercato.

  • Scusami, Dedi…- bofonchiò lei non guardandolo in faccia e pregando che Pain non si fosse accorto di nulla, infatti stava ancora guardando nell’ampia scollatura di Hinata mettendola decisamente in imbarazzo.

  • Che ne dite di andare in cucina a berci qualcosa, solo noi donne?- propose Konan facendo strada verso il piccolo cucinino e prendendo delle birre dal frigo che stava cominciando a diventare vuoto.

  • Non fate caso ai miei amici, sono dei coglioni, Pain è il peggiore…- commentò la blu sedendosi con naturalezza sul lavandino.

  • Non preoccuparti, Konan, so che lo fa per scherzare, sa benissimo che sto con Naruto…- disse Hinata arrossendo fino alle punte dei capelli corvini. La blu sospirò pesantemente: anche la dolce Hyuga era fidanzata, lei era proprio la regina della sfiga.

  • Comunque, veniamo a noi, abbiamo capito fin troppo bene che ti piace un certo ragazzo dai capelli arancioni…- le tirò una gomitata nelle costole Ino facendo cenno con il capo verso l’altra stanza. A dire la verità Konan non aveva idea di quello che provava per Pain, se fosse solo semplice amicizia che qualche volta diventava qualcosa di più o se era invece una cotta. Preferiva non indagare.

  • Ma smettetela, non c’è nulla tra me e Pain, non facciamo altro che litigare, avreste dovuto vederlo quando l’altro giorno l’Inuzuka mi ha rivolto la parola, stava per pestarlo, è proprio un maleducato e villano!- rispose la ragazza, sdegnata, ma anche compiaciuta dal comportamento del ragazzo, anche se non poteva negare che Kiba fosse un bel tipo.

  • Devi trovarti un ragazzo, Konan, dammi retta. Facci un pensierino, sull’Inuzuka, dico.- suggerì Karin alzando i pollici all’insù. Alla blu non era mai sembrata un’idea più malsana.

  • Hai visto, Karin, Deidara probabilmente non si ricorda nemmeno che avete scopato, sei proprio la sfiga fatta a persona!- rise Ino seguita subito dopo da Hinata. La rossa era stata colpita proprio nel vivo, per lei era significato qualcosa quella notte così strana, in cui tutti erano ubriachi, lei era riuscita ad avvicinare Deidara, a parlargli, ad andarci a letto poco dopo.

  • Andate a fare in culo, cazzo, ci soffro per questa cosa, era da tempo che volevo andarci insieme, conoscerlo e…-

  • Magari sposartelo e comprare due cani e avere due figli!- concluse Hinata timidamente ma con sarcasmo. Konan aggrottò le sopracciglia, decise che avrebbe dovuto aiutarla, d'altronde lei non era la migliore amica di Deidara?

  • Karin, non ti preoccupare, gliene parlerò io, di solito mi ascolta sempre…- intervenne in tono solenne, quasi ridicolo per la situazione. La rossa la guardò con ammirazione e in modo alquanto supplice. La blu sorrise come non le capitava quasi mai, sentiva davvero il bisogno di aiutarla.

  • Ti ringrazio davvero, Konan, sei molto gentile, al contrario di come la gente ti descrive, davvero…- rispose la ragazza con gli occhi lucidi. La blu non volle sapere nulla riguardo a come la gente la descrivesse, meglio rimanere nell’ignoranza. Sorrise a Karin e tornarono in salotto, dove i ragazzi sembravano essersi volatilizzati, capirono dove si trovassero quando sentirono delle bestemmie provenire dal garage, la voce di Hidan quando era incazzato era inconfondibile.

  • Che tesoro che è il tuo ragazzo, Ino, così dolce…- commentò Konan sarcastica facendo strada per la ripida scala a chiocciola che portava alla loro improvvisata sala prove.

 

Mentre cantava la blu non poté non notare gli sguardi pieni d’ammirazione che Karin lanciava a Deidara mentre suonava con maestria quel cadavere che si ostinava a chiamare chitarra. Ma perché il biondo non se ne accorgeva? Era così palese!

Dopo aver finito le prove le ragazze tornarono a casa propria, ringraziarono Konan per l’invito e furono nuovamente soli, dalle espressioni compiaciute dei ragazzi la blu percepì che c’era qualcosa che non andava.

  • E brava Konnie, finalmente si è decisa a parlare con le femmine, non sono poi esseri demoniaci come tu le descrivi!- iniziò Sasori scompigliandole i capelli con fare fraterno sotto i cenni di assenso degli altri.

  • Non ho mai detto questo, ho sempre detto che odio l’Haruno e se qualcuno di voi vorrà uscire con lei gli toglierò il saluto!- fece lei risoluta dandosi un minimo di contegno e guardandoli con fare sdegnoso.

  • Meno male che Sasuke non ti può sentire…- commentò Itachi bevendo una tazza di caffè amaro, cosa bizzarra, come mai l’Uchiha non si stava facendo la sua solita birra prima di andare a letto?

  • Importante è che non ci esca tu, Ita, poi il tuo fratellino può fare ciò che vuole…- rispose lei scalciando via le scarpe dal bordo del divano e stravaccandosi contro Hidan che la insultò pesantemente per poi rassegnarsi ad avercela addosso.

  • Konnie, cazzo, fa caldo!- si lamentò il grigio facendosi aria con le mani e tirandole i capelli per farla spostare dalle sue gambe. La blu gli fece il verso storcendo il naso e accomodandosi ulteriormente con naturalezza, ficcandogli i piedi quasi in bocca.

  • Eccola, è tornata il maschiaccio di sempre…- commentò Itachi aprendo la finestra per accendersi una sigaretta con aria assorta. Quel giorno aveva appena avuto una discussione con suo padre per il fatto che tornava a casa raramente e non cenava con tutta la famiglia al completo dal almeno un mese. Il motivo era che, sempre, faceva la figura del fratello maggiore scapestrato, pessimo esempio per Sasuke che, invece era uno studente modello e preciso in ogni cosa che faceva, uno vincente, non una specie di rocker sognatore come lui. Suo padre preferiva Sasuke a lui, un giorno probabilmente sarebbe subentrato nel ruolo di direttore dell’azienda di famiglia e Itachi, invece, in mezzo a una strada. Sbuffò pesantemente, non dava mai a vedere nulla, neanche quando aveva problemi seri come quello, non gli piaceva parlare dei fatti suoi, neanche con i suoi amici.

 

Quando alcuni diedero i primi cedimenti di sonno si avviarono in branco in camera cominciando a mettersi in pigiama alla velocità della luce, stranamente la blu non era tra Pain e Itachi, ma vicino a Deidara, sapeva che doveva agire alla svelta prima che il biondo si dimenticasse del tutto della festa di Ino e di quello che aveva fatto con Karin, ammesso che non se ne fosse già scordato del tutto come le altre sveltine che era solito farsi con qualsiasi ragazza che lo attirasse almeno un minimo. Gli tirò una spallata giocosa, notando sullo sfondo lo sguardo scuro di Pain, in quei giorni era decisamente strano, non era il solito amico stupido che non perdeva occasione per prenderla in giro.

  • Konnie, fammi dormire, ti prego, domani dobbiamo ancora andare in quella cazzo di scuola e le prove stasera sono andate per le lunghe…- sbadigliò il biondo dandole una testata piano contro la guancia e rannicchiandosi su di lei.

  • Dei, posso dormire vicino a Konan?- gli sussurrò Pain all’orecchio del biondo. Deidara di tutta risposta alzò il terzo dito nella penombra e gli voltò le spalle. L’arancione gli tirò una ginocchiata in mezzo alle gambe colpendo senza pietà i suoi preziosi gioielli.

Un urlo disumano provenne dalla stanza, destando tutti i presenti. Deidara rantolava rumorosamente rannicchiato in posizione fetale. Hidan si stropicciava gli occhi e guardava curioso che cosa stesse succedendo.

  • Pain, sei un coglione…- sussurrò il biondo con gli occhi serrati dal dolore. Konan era pietrificata, guardava l’arancione con disapprovazione e paura.

  • Ma che cazzo ti salta in mente?- urlò il grigio prendendo per la maglia il ragazzo e sbattendolo contro il muro, facendo affiorare la sua vena feroce che da tempo ormai non veniva più fuori.

  • Sarai contenta, è tutta colpa tua.- sbottò Pain liberandosi dalla stretta del ragazzo e andando in garage prendendo le sue cose sparse qua e là.

Konan lo fissava attonita, senza aver il coraggio di dire nulla, abbassò lo sguardo quando passò per il salotto con un borsone sulle spalle, senza sapere dove sarebbe andato a dormire. Lui la guardò intensamente, come non aveva mai fatto.

  • Allora? Immagino che tu sia dalla parte di Deidara, siete proprio una bella coppia.- ringhiò il ragazzo abbassando la maniglia della porta di casa, con il suo basso a spalle. Konan chiuse gli occhi, due lacrime le rigarono il volto.

  • No! Smettila, Pain, stai straparlando! Lo sai bene che io e lui siamo come fratelli, tu…- lui non la lasciò finire, l’abbracciò le baciò come non mai, attaccandosi a quel piccolo corpo come se fosse la sua ancora.

  • Konnie, mi dispiace, devo andarmene. Non riesco a vederti con Deidara così… mi sembra di essere invisibile.- sussurrò lui uscendo all’aria notturna. Lei lo seguì, avvertendo sulle gambe nude il freddo della notte.

  • Pain! No! Non te ne andare, ti prego!- urlò lei dalle scale mentre lui si allontanava a grandi passi. Si girò verso di lei.

  • Questo è il tuo posto, Konnie, non il mio. Sono sempre stato l’ultimo arrivato del gruppo, beh, mi sono stancato. In bocca al lupo per il concerto…- si voltò e se ne andò verso mete sconosciute, nessuno sapeva se l’arancione avesse ancora un luogo dove andare.

 

Ed ecco l'ottavo capitolo di questa storia, lo so, è stranissimo che io abbia aggiornato, ma sarà il Natale o non so che, mi sento buona e quindi ecco a voi questo luuunghissimo capitolo! Ultimamente ho più tempo per scrivere e quindi ho deciso di aggiornare un po' più in fretta, spero possa farvi piacere!

 

Come sempre vi ringrazio tutti quanti. Grazie a chi ha messo la storia tra le seguite, preferite, da ricordare. Ma ditemi che ne pensate, dai!

 

Un grazie speciale ormai ai miei affezionati recensori a cui penso sempre quando aggiorno e che nonostante tutto mi sopportano e mi commentano sempre, vi ringrazio, davvero, mi migliorate la giornata! Vi abbraccio forte!

 

KURAMA DI SAGITTER: Ecco, con questo aggiornamento lampo potrei davvero farti venire un'infarto ma dai, te lo devo, come vedi è ancora il 2014 ahahahah! Mi stupisco anche io di me stessa! E, fidati, Ino non è poi così diabolica come pensano tutti, suvvia, potrebbe essere un'ottima amica per la nostra Konnie! Ma ora che ne sarà della band? Che ne pensi di questo capitolo? Spero che me lo dirai in una delle tue chilometriche recensioni! Un bacione enorme!

 

blackcatMiao: Ciao! Ti ringrazio della recensione e se ti sei stupita della mia velocità stavolta, come minimo, ti verrà un colpo! Nah, dai, è un piccolo regalino natalizio! Dai, Povere Ino e Sakura, alla fine sono delle brave ragazze! Sono felice che ti piacciano le scene “hot” anche se tutte le volte che devo scriverle non so mai da dove cominciare! Spero ti piaccia anche questo capitolo e prometto che aggiornerò presto, per ora che ne sarà di Pain? E la band? Spero di sentire la tua opinione! Un bacione!

 

Per ora è tutto, ci sentiamo al prossimo capitolo! Vi abbraccio tutti quanti!

 

ketyblack

 

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Capitolo 9
*** With or without you ***


Six guys and thier band: Akatsuki.

 

Capitolo 9: With or without you.

 

Tremante e piangente la blu tornò in casa, non ebbe il coraggio di tornare in camera, come se nulla fosse successo, si sedette sul divano, abbracciandosi le ginocchia al petto, poggiandoci il capo sopra e piangendo in silenzio tutte le sue lacrime. Pain. Se n’era andato, aveva mandato a puttane la band, era tutta colpa sua, in fondo l’arancione aveva sempre avuto ragione sul fatto che le donne portassero solo problemi. Non pensò minimamente al fatto che l’esibizione di fine anno, senza il loro bassista, sarebbe stata uno schifo. Improvvisamente si rese conto di quanto fosse importante la sua presenza all’interno di quella casa, le sue litigate continue con lei, il suo fare da spaccone, le stupide scommesse maschiliste con Deidara e Sasori, le trovate folli di Itachi che venivano sempre sostenute da lui.

Poco dopo udì la porta della camera aprirsi, ne uscirono gli altri quattro, piuttosto scarmigliati, probabilmente Itachi si era appena addormentato a giudicare dai capelli corvini che ricadevano spettinati sulle spalle. La guardarono e, senza dire una parola, si sedettero accanto a lei, abbracciandola, dandole pacche sulle spalle, mormorando che sarebbe andato tutto bene e che Pain sarebbe tornato sicuramente.

  • È stato un coglione, sai bene come sono i suoi scatti d’ira, e anche Hidan ha esagerato ad appenderlo al muro, sì.- le disse Sasori nel vano tentativo di consolarla in qualche modo, ma le lacrime non la smettevano di sgorgare copiose.

  • È tutta colpa mia. Se solo non avessi scelto di non dormire accanto a lui…- mormorò lei alzando il viso dalle sue ginocchia. Deidara le passò un braccio attorno alle spalle, sorridendole debolmente.

  • La deve smettere di fare il geloso, abbiamo chiarito milioni di volte questo punto. E poi perché cazzo ti sei dovuta mettere vicino a me, me lo spieghi?- incominciò il biondo incrociando le braccia al petto.

  • Dovevo parlarti di una ragazza che ha una cotta per te e che mi ha chiesto aiuto.- sbottò la blu appoggiandosi alla spalla dell’amico.

  • È un bel casino, però, se ci pensate…- la voce di Itachi sembrava provenisse dall’oltretomba, da quando era stato buttato giù dal letto non aveva ancora proferito parola, mentre adesso con quel fare accigliato era decisamente inquietante.

  • Come la mettiamo con l’esibizione? Senza Pain non si può fare…- l’Uchiha era riuscito a dar voce a quei pensieri che avevano tutti in testa da quando l’arancione se n’era andato sbattendo violentemente la porta. Gli altri non ebbero il coraggio di commentare quell’affermazione. Avrebbero dovuto cercare una soluzione valida o, in alternativa, rinunciare alla performance provata così a lungo.

  • Troveremo una soluzione, ‘Tachi, non ti preoccupare…- borbottò Konan alzandosi e dirigendosi in cucina per scoppiare nuovamente in lacrime vedendo nel lavandino la tazza di Pain della colazione. Non pensava davvero che le sarebbe mancato così tanto, stargli lontano anche solo per poco la faceva stare male.

 

La mattina dopo ognuno si era addormentato ovunque tranne che nel letto. Konan era seduta in cucina, con la tazza di Pain tra le mani ed era crollata sopra il tavolo.

  • Oggi gli parleremo e andrà tutto a posto, gli chiarirò per l’ennesima volta che per me sei come una sorella…- disse Deidara addentando un croissant.

  • E io gli racconterò di Karin.- rispose la blu convinta bevendo il suo caffelatte.

  • …cosa? Karin? E chi diavolo è?- chiese il biondo curioso, anche se quel nome gli suonava alquanto famigliare. La blu strabuzzò gli occhi e ringraziò che la rossa non dovesse assistere a quella scena decisamente imbarazzante.

  • La rossa di ieri sera, Dedi. Non ricordi nulla della festa di Ino?- fece lei squadrandolo con fare truce. Il biondo si fece piccolo piccolo e allargò con aria falsamente innocente gli occhi azzurri.

  • Beh, te la sei scopata a quella festa, adesso ti ricordi pure come si chiama, contento? Morale della storia, ieri sera volevo stare vicina a te per parlarti di lei!- esclamò la blu puntandogli addosso un dito con fare accusatorio. Ad un certo punto il viso del ragazzo si illuminò.

  • Cazzo, è vero! Ecco dove l’avevo già vista, detto tra noi ha due…- la ragazza lo interruppe facendo una smorfia di disappunto verso l’amico. La reazione del biondo non era stata poi così entusiasta come la blu si era immaginata, era calma piatta, continuò a fare colazione come se nulla fosse successo.

  • Beh? Non dici niente? Non fare il timido con me!- gli diede una spallata facendolo quasi cadere per terra. Gli occhi azzurri del ragazzo si erano rabbuiati, non ricordava davvero nulla di quella notte e non poteva negare a sé stesso che quella Karin non fosse niente male.

  • Konnie, non ricordo nulla, ero ubriaco perso! Ti ricordi le stupide canzoncine che intonavamo io e Sasori?- esclamò il biondo poggiando la tazza nel lavandino con un lieve tonfo. Alzò lo sguardo sull’amica, capì che quello non era il momento opportuno per discutere della sua vita sentimentale, doveva prima concentrarsi su Konan, che stava soffrendo moltissimo la reazione di Pain e la sua mancanza. Pensava che non sarebbe più tornato.

  • Dai, tesoro, andrà tutto bene, non ti preoccupare…- l’abbracciò il biondo forte facendo cenno agli altri di intervenire e di darle il loro affetto. Sembrava un’atmosfera surreale, nessuno che discuteva o che si picchiava, tutti abbracciati a Konan che piangeva tutte le sue lacrime.

 

La strada per la scuola non le era mai sembrata più lunga, contava con il cuore in gola ogni metro che mancava al cortile, dove avrebbe trovato Pain, il suo sguardo imbronciato, la sua sigaretta accesa…

Quando varcarono i cancelli non c’era nessun ragazzo dai capelli arancioni seduto sui gradini, nessun sorriso imbronciato. Konan era distrutta, si sentì mancare…

 

La blu si svegliò in un letto bianco, tutto era terribilmente bianco intorno a lei, non sapeva dove fosse, sicuramente non era a scuola, quell’edificio fatiscente non era decisamente dotato di infermeria. Era sola, nessuno era intorno al suo letto, si accorse di essere in ospedale. Si chiese il perché, non aveva niente di particolare, era solamente svenuta, sarà stato sicuramente un calo di pressione, uno stupido mancamento, lei non aveva bisogno di stare lì. Fece per alzarsi.

  • Ehi, non puoi alzarti, devi riposare…- una voce calma e ferma la destò dai suoi mille interrogativi. Si voltò dall’altra parte e finalmente lo vide, sorridente, forse ancora un po’ scosso, accanto a lui tutti gli altri, le sorridevano e sembrava che la discussione della sera prima fosse ormai roba vecchia.

  • Non fare quella faccia, siamo Akatsuki, no? Amici per sempre…- aggiunse Sasori varcando la soglia della stanza con un caffè in mano.

A Konan bastava poco per essere felice. In quel momento lo era, finalmente.

 

Il temuto giorno dell’esibizione arrivò come un fulmine a ciel sereno. Quel pomeriggio stavano montando i fili degli amplificatori sul piccolo palco che era stato allestito nel cortile della scuola, l’edificio era deserto eccezion fatta per qualche curioso che ogni tanto sbucava dal nulla per dare un’occhiata ai preparativi. C’erano solamente loro della band e alcuni rappresentanti del consiglio studentesco, tra cui anche Ino e Kiba Inuzuka.

  • Mi chiedo che cosa serva quel coglione dell’Inuzuka al consiglio studentesco, ha due neuroni in tutto!- sbottò Pain mentre cercava di accordare il proprio basso in modo da essere in armonia con le chitarre. Konan alzò le spalle e notò che il bruno le stava sorridendo di soppiatto, guardando prima che Pain fosse distratto da qualcosa. La blu, stranamente, ricambiò e lo salutò con la mano, non sapendo nemmeno lei che cosa stesse facendo. Una pacca sulla spalla ben piazzata la fece quasi cadere di testa dal palco, si girò furiosa verso il colpevole: Hidan..

  • Sei un imbecille! Potevo farmi male e poi modera la forza, sono delicata, io!- esclamò la blu guardandolo con sdegno e piantandogli un pugno in pieno petto, facendolo ridere.

  • Donnetta! Non mi fai male, sono il triplo di te, baby!- le fece l’occhiolino scompigliandole i capelli per poi tornare alla sua postazione, dietro alla tastiera che era stata tirata a lucido per l’occasione, non c’era più neanche la minima traccia di cibo in mezzo ai tasti, stavano prendendo sul serio quella performance, manco fosse un concerto mondiale.

  • Hidan! Basta fare il coglione! Proviamo il suono, poi una doccia veloce e poi qui per le prove finali con anche quel pezzo d’idiota del tecnico delle luci che oggi ha pensato bene di darci buca!- disse Sasori completamente in preda al panico, era da quella mattina prestissimo che si aggirava come un avvoltoio su una carcassa con un mano un blocnotes con su scritti tutti gli impegni della giornata calcolando i tempi al secondo. Era maniacale quando si trattava della musica, alcuni dicevano che la prendesse troppo sul serio, per l’occasione la sua batteria era stata pulita per bene ed era stato sostituito il pezzo centrale con il logo degli Akatsuki, quella famosa nuvoletta rossa che ognuno di loro portava tatuata addosso.

  • Sasori, se non la smetti di dare ordini a tutti quanti ti ficco quel blocnotes su per…- tuttavia nessuno seppe con certezza dove Itachi avrebbe ficcato il blocnotes di Sasori, proprio in quel momento arrivò la preside, l’Uchiha volle seppellirsi, sperando di non essere stato sentito. La bionda Tsunade stava osservando compiaciuta i preparativi per la serata.

  • Mi raccomando, ragazzi, contiamo su di voi, provate e stasera farete un figurone! Buona fortuna!- esclamò la donna gioviale ritornando nel suo ufficio, forse a flirtare con il professor Jiraya. Itachi tirò un sospiro di sollievo, doveva smetterla di essere sempre il solito volgare.

  • Ben ti sta, Uchiha! Così impari a minacciarmi!- gongolò Sasori agitando ancora il blocnotes e alzando in sua direzione il terzo dito facendogli una linguaccia. Itachi posò la chitarra con un tonfo sordo. I suoi occhi brillarono di rosso, brutto segno.

  • Maledetto! Come osi!- presero a rincorrersi intorno al palco urlando i peggiori improperi, dimenticando che fossero quasi fratelli. Gli altri scoppiarono a ridere, non sarebbero mai cambiati.

  • E così, stasera suonerete, complimenti, hai una voce davvero stupenda dal poco che sono riuscito a sentire…- una voce destò Konan dai suoi pensieri, precisamente stava fissando Pain che strimpellava brani a caso seduto sul bordo del palco.

  • Ehi, Kiba, giusto?- esclamò lei facendo un piccolo balzo per allontanarsi dall’Inuzuka. Era bello, provocante e si chiese come mai ultimamente avesse cominciato a parlarle, dato che fino a pochi giorni prima non conosceva neanche il suo nome.

  • Mi ferisci se non ti ricordi nemmeno il mio nome, dolcezza… Pain non si rende conto di quello che si sta perdendo, io non ti lascerei da sola neanche un secondo…- sussurrò attaccato al suo orecchio facendola avvampare di colpo.

  • Non capisco di che cosa tu stia parlando, Inuzuka. Ora, scusami, ma devo ancora sistemare…ehm… le cose, per stasera…- balbettò lei presa di sorpresa da quella vicinanza inaspettata. Si alzò come se si fosse appena ustionata e inciampò in un filo cadendo rovinosamente di faccia sul palco, prendendosi una chitarra in testa.

  • Ahia!- si lamentò lei massaggiandosi il bernoccolo che le era spuntato all’istante sulla nuca. Gli altri stavano ridendo da cinque minuti di fila, al posto di aiutarla ad alzarsi e chiederle se si era fatta male. Era davvero il pagliaccio del gruppo quando si metteva, era troppo sbadata.

  • Konnie, sei un pericolo pubblico, lasciatelo dire!- esclamò Deidara porgendole del ghiaccio che aveva appena trafugato dalla palestra. Il biondo le sorrideva amichevolmente, come sempre, però non le aveva ancora chiarito com’era la situazione tra lui e Karin e lei voleva saperlo.

  • Hai pensato a quello che ti ho detto l’altro giorno? Su Karin, intendo…- cominciò la blu appoggiandosi con una smorfia il ghiaccio sulla parte indolenzita.

  • Che palle, Konan! Se dovrà succedere qualcosa succederà, non assillarmi con quella ragazza, però, insomma, abbiamo solamente scopato, non ci siamo mica sposati e sai benissimo come la penso io sulle avventure di una notte!- iniziò il biondo con fare da esperto donnaiolo, quale era. La blu non avrebbe mai avuto cuore di raccontare alla rossa i reali pensieri di Deidara.

  • Vedi, sei un essere insensibile, e poi dici a Pain e Sasori! Sei un cazzo di ipocrita!- sbottò lei non guardandolo in faccia. Sentì accanto a sé il biondo che trasse un profondo respiro.

  • Non ho mai avuto una ragazza fissa, penso che questo tu lo sappia, mi spaventa terribilmente legarmi a qualcuno per tanto tempo, dopo la perdita dei miei genitori la paura di soffrire è troppa.- confessò lui, Konan non sentì nulla di nuovo, era palese che il biondo non avesse mai avuto una ragazza fissa, anche perché ogni weekend se ne faceva una diversa, così come il suo compare Sasori.

  • Sì ma se non ti butti mai non vivrai mai una storia, magari potrebbe anche rivelarsi una bella esperienza…- ribatté la blu, testarda, ormai far mettere Deidara con Karin stava diventando una delle sue maggiori priorità.

  • Non funziona così, Konnie, quando mi piacerà sul serio una te lo dirò, sarai la prima a saperlo…- sorrise lui facendo per alzarsi. La blu lo trattenne per un braccio, anche lei aveva un tremendo bisogno di confidarsi.

  • Dei, sono confusa, non so che pensare, Pain continua a fare il cretino con me, mi bacia, cerca di venire a letto con me e poi si incazza se solo ti parlo, dall’altra parte c’è l’Inuzuka che, non so come mai, ultimamente mi assilla…- confessò lei all’amico che non ne fu affatto sorpreso.

  • È normale, non hai mai avuto a che fare con i ragazzi e adesso sei confusa perché te ne ritrovi due nello stesso momento…- rispose lui accendendosi una sigaretta e fumandole addosso.

  • No, non è questo il punto… ho paura che se un giorno uscirò con un ragazzo, quando arriveremo…insomma, a quel punto… mi riderà in faccia.- sussurrò lei non guardandolo e facendo attenzione che nessun altro li stesse ascoltando, fortunatamente erano tutti in giro per la scuola per fare una specie di pausa pranzo tra una prova e l’altra. Sul palco erano rimasti solo lei e Deidara. Il biondo si voltò lentamente verso di lei, la sua espressione era indecifrabile.

  • Mi stai dicendo che non…tu…insomma…sei vergine?- esclamò spalancando gli occhi azzurri per la sorpresa inaspettata. Konan si fissava le mani, era imbarazzata, però sapeva che condividere quella sua insicurezza con lui le avrebbe fatto solo bene. La blu annuì in silenzio, rubandogli la sigaretta e facendo un tiro.

  • Ma hai sempre detto che l’avevi fatto due anni fa in campeggio!- la rimbeccò lui, ferito dalla menzogna che aveva sempre sostenuto.

  • Dei, ti bastava fare due più due! Ti ho già detto che non ho mai avuto un ragazzo, non sono una di quelle che vanno a letto con qualcuno così, tanto per fare qualcosa!- esclamò lei esasperata. Lui annuì borbottando qualcosa che suonò come “scusa”.

 

Il loro discorso cadde quando tornarono gli altri, carichi di snack per tutti, affiancati dai membri del consiglio studentesco che stavano facendo un sopralluogo sul palco e sui fili dell’alimentazione. La blu guardava con una punta d’invidia Hidan e Ino che pranzavano seduti vicini, e ogni tanto si baciavano, si accarezzavano, non aveva mai visto l’amico più felice di così, nonostante Ino fosse esattamente il contrario suo. Hidan aveva smesso di essere il solito violento di periferia, si poteva dire che aveva messo la testa a posto.

Mentre fissava la coppietta una mano si poggiò sulla sua spalla. Si girò e vide Pain che le porgeva una barretta al cioccolato con un mezzo sorriso, l’accettò con piacere, forse anche loro sarebbero diventati come Hidan e Ino, o forse non si sarebbero mai messi insieme e avrebbero continuato a stuzzicarsi all’infinito senza concludere mai nulla. Ma la blu era rimasta colpita dal discorso che aveva appena fatto con Deidara, non avrebbe mai pensato che un giorno avrebbe confessato la propria verginità proprio a lui.

  • Carica per stasera, eh, Konnie?- le chiese l’arancione passando con naturalezza un braccio intorno alle sue spalle. Da lontano forse sarebbero sembrati una vera coppia.

  • Un po’ nervosa ma dall’altra parte anche felice perché finalmente Sasori la smetterà di fare il capo e di dare ordini su qualsiasi cosa!- esclamò lei indicando il rosso che stava ancora assillando Itachi per la sistemazione delle casse e imprecando contro il tecnico delle luci che era in netto ritardo secondo il suo programma stilato attentamente in una notte insonne.

  • Lo sai che diventa nevrotico quando è sotto pressione, ti ricordi quando era stato interrogato su tutto il programma di filosofia? Sembrava un cazzo di isterico!- rise il ragazzo scatenando l’ilarità anche in Konan che per un attimo dimenticò le sue preoccupazioni.

  • Mi stupisco del fatto che né Itachi né Hidan non l’abbiano ancora attaccato al muro! Si vede che dopo anni e anni di convivenza si sono abituati a lui o meglio, hanno imparato a isolare la sua voce!- rispose la blu vedendo che la carnagione diafana dell’Uchiha stava diventando di tutte le sfumature di viola e rosso mentre Sasori gli stava spiegando come posizionare dei cavi per migliorare la qualità del suono. Quando il moro se ne accorse alzò il terzo dito in loro direzione e mandando a quel paese anche il rosso che non la smetteva di parlare a mitraglietta, dicendo per la maggior parte delle volte delle complete cazzate.

 

Ed ecco un nuovo capitolo fresco fresco per voi! Sono fiera di riuscire a continuare questa storia, scusate per il solito ritardo, che però è mooooolto meno rispetto ai miei consueti record di attesa, lo so! Con questo capitolo vi auguro anche un buon 2015 e spero che vi piaccia, scusate davvero ma questo mese ho avuto gli esami e quindi mettevo anima e corpo nel giapponese! Ma chi me l'ha fatto fare?? どうして?

Grazie a tutti per aver anche solo letto e magari apprezzato minimamente il mio lavoro. Ma soprattutto grazie a chi commenta, mette la storia nei preferiti, la segue e altre cose del genere, vi amo davvero, grazie di cuore!!

 

KURAMA DI SAGITTER: grazie grazie grazie!! Mi fai sempre commuovere con le tue recensioni, mi fa piacere che continui a seguire la mia storia, nonostante il fatto che io sia una sfaticata! Comunque anche a me Karin è sempre stata sui maroni, non lo so perché, a pelle, diciamo! Ahahah! Beh alla fine diciamo che i ragazzi hanno trovato una soluzione per il gruppo e sono tornati tuuuuutti amiconi come prima, nono basta un litigio idiota per spezzare i Akatsuki! Detto questo ti mando un bacione e alla prossima!!

 

Becca_Manga: ciao! Che piacere che tu abbia recensito la mia storia! Definirla bellissima mi riempie il cuore di gioia, davvero grazie! Sono felice che tu la consideri una bella storia e spero che mi dirai che ne pensi anche di questo nuovo capitolo, mi farebbe molto piacere! Un abbraccio enorme e alla prossima!!

 

blackcatMiao: ma ciao! Ehehe stavolta ti ho colta alla sprovvista eh? Lo so, non è da me aggiornare così velocemente, però ho stupito tutti, anche me stessa! Veniamo ai nostri eroi: Pain non poteva rimanere escluso da questo grande evento e soprattutto deve assolutamente chiarire la questione con Deidara, la devono smettere di essere cane e gatto! Per Karin mi dicono tutti la stessa cosa e ti posso dire che sta sulle balle anche a me, ma in questa storia mi fa anche un po' pena, poverina! Adesso goditi questo nuovo capitolo e spero che mi recensirai in merito! Un bacione grosso grosso!

 

E anche questo nono capitolo è stato compiuto, fiuuu, ce l'ho fatta e non credevo fosse possibile, credevo che questa storia sarebbe rimasta lì a marcire nel dimenticatoio e invece, grazie a voi, la sto continuando con solerzia, più o meno! Un bacione ragazzi, alla prossima!

 

ketyblack

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Capitolo 10
*** For the first time ***


Six guys and their band: Akatsuki.

 

Capitolo 10: For the first time.

 

 

Verso le sei di pomeriggio tornarono nella tana di Deidara, fecero uno spuntino veloce e cominciarono a litigare furiosamente per il bagno, farsi la doccia in sei sarebbe stata un’impresa, sarebbero sicuramente arrivati in ritardo. Decisero di comune accordo che i ragazzi si sarebbero lavati per primi, essendo più veloci e per ultima si sarebbe preparata Konan, ovviamente la blu non prese di buon grado la decisione ma, purtroppo per lei, erano cinque contro una.

Alle otto Deidara, l’ultimo ragazzo a farsi la doccia, non accennava a voler uscire dal bagno e Konan stava diventando decisamente irrequieta, perché doveva ancora lavarsi i capelli e alle nove sarebbero dovuti essere sul palco per gli ultimi preparativi e il tanto atteso da Sasori, incontro con il tecnico delle luci, che probabilmente sarebbe stato selvaggiamente insultato dal rosso.

La blu, esasperata dalla situazione, entrò nel bagno come una furia, fregandosene del fatto che il biondo non avesse ancora finito, il piccolo bagno era invaso dal vapore e dal profumo di bagnoschiuma e shampoo. Notò Deidara davanti allo specchio con espressione estasiata, i biondi capelli gli ricadevano sulla schiena arrivando fino a metà di essa. Era praticamente nudo tranne che per l’asciugamano che portava legato attorno alla vita, era appena uscito dalla doccia.

  • Ma ti pare il caso di stare qui a guardarti allo specchio mentre io devo ancora farmi la doccia? Sei un cretino!- sbottò lei tirando le tendine della doccia e spogliandosi, dopo essersi assicurata che le tende fossero opache. Il povero ragazzo si ritrovò un reggiseno in testa.

  • Ehi! Se vuoi proprio denudarti così aspetta prima che io finisca!- esclamò il biondo continuando a rimirarsi allo specchio e riflettendo se fosse il caso di farsi la barba per la serata e prese a pettinarsi i lunghi capelli biondi, il suo vanto. Pochi secondi dopo l’acqua della doccia venne chiusa e Konan prese a urlare.

  • Dedi! Passami un asciugamano! Non mi guardare!- urlò lei da dentro la doccia tirando fuori un braccio per afferrare l’asciugamano. Al biondo sorse un sorriso malizioso, afferrò l’asciugamano mormorando un “che palle”, scostò la tendina e glielo lanciò, la vide, completamente nuda, non era poi così male, pensò.

  • Sei un porco maniaco!- urlò lei annodandosi l’asciugamano al petto e picchiandolo sulla testa con la spugna. Lui non la smetteva di ridere.

  • Sei così buffa, Konnie! Smettila, dai! Dobbiamo prepararci adesso!-

Senza troppi intoppi riuscirono a asciugarsi i capelli, mettersi lo smalto, Konan riuscì anche a truccarsi in maniera decente. Gli altri rimasero basiti quando li videro uscire dal bagno insieme, tutti rossi in faccia per il vapore. Il momento della vestizione si effettuò nella stanza da letto, sembrava un momento con una sorta di sacralità, nessuno dei ragazzi aveva ancora provato la propria cappa e c’era nell’aria una grande emozione. Quando furono tutti pronti si guardarono scambiandosi dei gran sorrisi e si avviarono verso la scuola con Sasori alla guida.

 

Verso le nove arrivarono nel cortile della scuola che si stava riempiendo di studenti curiosi e anche qualche genitore, ovviamente non quelli degli Akatsuki, che, forse, non sapevano nemmeno che quella sera si sarebbero esibiti per la prima volta davanti a un pubblico che non fosse composto dalle ragazzine urlanti che stravedevano per Pain. Dietro le quinte si respirava la tensione, Konan giurò di non aver mai visto le mani di Sasori tremare così tanto.

  • Ragazzi, dobbiamo fare il meglio che possiamo! Forza! Abbraccio di gruppo!- esclamò il rosso allargando le braccia e braccando anche Itachi e Pain che si stavano tirando fuori da quell’imbarazzante situazione. Quell’abbraccio diede a tutti il coraggio e la grinta di cui avevano bisogno.

  • Akatsuki, siete in scena tra due minuti, preparatevi!- esclamò un ragazzo allampanato che doveva chiamarsi tipo Sai. Era il tecnico delle luci. Sasori se ne accorse.

  • Maledetto! Ti sembra questa l’ora di arrivare?- urlò il rosso in preda alla rabbia brandendo a mo’ di frusta le sue bacchette da batterista. Il ragazzo rimase paralizzato.

 

Furono annunciati dalla presentatrice, sì, anche la loro scuola di second’ordine ne aveva una, si chiamava Sabaku no Temari e aveva avuto dei rapporti ravvicinati con il rosso Sasori alla festa di Ino, da allora non si erano più rivolti la parola.

  • E ora, al loro esordio, ricordate il loro nome, ragazzi, potrebbero essere il nuovo gruppo del secolo, gli Akatsuki!- esclamò la bionda scatenando la urla di giubilo della folla, che perlopiù era in visibilio per il bel faccino dei ragazzi della band più che per la musica che stavano per suonare.

Konan non era mai stata così agitata, le sembrava di essere su una graticola ardente, le tremavano le mani che sudavano e reggevano a stento il microfono, si girò verso Sasori, cercava l’attacco della prima canzone, diede un rapido sguardo agli altri, Deidara e Itachi alle chitarre erano impassibili, Hidan si stava spazientendo perché non si partiva e infine Pain le mandò un bacio a distanza e per lei fu come una rinascita.

  • Diamoci dentro!- urlò la blu attaccando a cantare, rendendosi conto che il tremore nella voce passava dopo ogni parola che scandiva sorprendendo anche i malpensanti. Erano davvero bravi, forse non i nuovi Rolling Stones ma molto meglio di alcuni gruppi che erano in cima alle classifiche solo per trovate pubblicitarie e per le stupide fan quattordicenni che si innamoravano follemente del bello di turno.

L’esibizione andò per il meglio, anche l’ipercritico Sasori confermò accennando il primo sorriso sincero dopo settimane di preoccupazione e programmazione di quel concerto.

  • Ringraziamo gli Akatsuki! Alla batteria, Sasori! Alle chitarre, Itachi e Deidara! Alla tastiera, Hidan! Al basso, Pain! E al microfono, Konan! Bravissimi, i miei complimenti!- esclamò con voce squillante Temari scatenando grandi applausi e urla di apprezzamento dalla folla.

 

Il gruppo si ritirò dietro le quinte ancora euforico per parlare. Konan si sedette su un gradino, raggiunta immediatamente da Deidara che l’abbracciò baciandola sulla guancia, cosa del tutto inusuale per loro due. Si guardarono per quello che sembrò essere un secolo e poi si baciarono, non curandosi di essere in mezzo ad altra gente, solo perché andava loro di farlo. Quando si staccarono il biondo azzardò un sorriso tirato, c’era troppo imbarazzo. Itachi ruppe il silenzio giungendo tra di loro, fingendo di non aver visto nulla di quello che era appena successo, l’Uchiha era sempre il più discreto.

  • Si sta parlando con gli altri di andare al bar a festeggiare con un paio di birre, vi va?- propose il moro con un entusiasmo che non era affatto da lui.

  • No, grazie, Ita, porto a casa Konan.- rispose il biondo fissando la blu con uno sguardo enigmatico. Se solo Pain l’avesse visto, sapeva perfettamente che quella era un’enorme stupidaggine.

 

Per strada non passavano di certo inosservati con quelle cappe a nuvolette rosse, avevano un’aria da gang di periferia e i passanti li squadravano con riverenza. Gente poco raccomandabile. Né Konan né Deidara avevano idea del perché stessero andando a casa della blu, senza gli altri, senza festeggiare insieme il primo concerto magari con qualche bicchiere di troppo. La blu non pensava affatto a Pain, era da tanto che non ci pensava più. Non perché non le interessasse più, non voleva semplicemente rischiare di finirci a letto senza neanche sapere da che parte cominciare, solamente Itachi e Deidara avevano intuito la sua inesperienza e lei non aveva intenzione di fare la figura della stupida la prima volta con l’arancione.

 

Salirono a piedi fino al terzo piano, in quella casa che la blu non sentiva sua per niente. All’interno tutto era immerso nell’ombra, sua madre probabilmente aveva il turno di notte nella fabbrica in cui lavorava a pochi isolati da casa. I due non ci fecero caso. Non parlarono molto, d'altronde.

Si sedettero sul divano, dove ci erano stati almeno duecento volte tutti insieme, senza tutto il casino che facevano gli altri sembrava una dimensione al di là della realtà. Eppure erano lì, da soli.

  • Beh, complimenti per il concerto, Dedi, suoni davvero bene.- balbettò la blu non guardandolo in faccia, ormai si sentiva talmente stupida da rimanere senza parole con l’amico di sempre.

  • Certo, sono il nuovo Jimi Hendrix…- rispose lui sarcastico fissando il vuoto.

  • Perché sei voluto venire a casa mia? È stupido non stare con gli altri in un giorno importante come questo..- chiese lei cercando il suo sguardo.

Fu un attimo, esattamente come poco tempo prima, le prese il mento tra le dita affusolate da chitarrista e la baciò di nuovo, passandole una mano tra i capelli.

  • Dei…voglio che tu mi insegni…- sussurrò lei a pochi centimetri dalle labbra del ragazzo. Lui rimase un attimo interdetto, nessuna gli aveva mai chiesto una cosa simile, non si sarebbe mai sognato che Konan, la sua amica di sempre, lo facesse.

  • Konnie, non voglio complicare il tutto. Ci siamo già baciati e secondo me stiamo facendo una stronzata colossale!- commentò il biondo facendo per alzarsi.

  • Cos’è, non sono abbastanza per te? So di non essere bella come Karin ma…potresti intenderlo come un favore tra amici. Non c’è nient’altro sotto.- rispose lei, frustrata.

Il biondo sospirò e si avvicinò alla ragazza, ancora adirata per la sua reazione. Nemmeno la blu aveva idea di che cosa stesse facendo, sicuramente chiedere al proprio migliore amico di fare sesso con lei non era stata una trovata geniale. Avrebbe complicato tutto. Itachi li aveva sicuramente visti sul palco, di solito l’Uchiha era molto riservato sulle questioni personali, ma c’era anche da dire che Pain era uno dei suoi migliori amici.

  • Vieni qui…- sussurrò il ragazzo abbracciandola e prendendo a baciarla sul collo passando le mani callose da chitarrista sulla schiena ancora coperta dalla cappa ingombrante. Konan sorrise quando sentì i capelli del biondo solleticarle il collo, affondò una mano tra quelli, erano così morbidi, proprio come tutte le ragazze si immaginavano.

  • Mettile qui le mani…- disse il ragazzo prendendo le sue piccole mani e poggiandosele sul collo. Si baciarono, di nuovo, la lingua del ragazzo chiedeva silenziosamente accesso alla bocca di Konan, approfondendo maggiormente il contatto tirandola per i capelli blu.

Si ritrovarono completamente sdraiati sul divano, con ancora le cappe addosso, la guance della blu erano di un delizioso color lampone, non osava neanche aprire gli occhi per poter vedere meglio il suo amante. Quando sentì la cerniera della cappa che si abbassava d’un tratto divenne tutta attenta. Deidara non le staccava lo sguardo di dosso neanche un secondo, non era mai stato così premuroso quando andava a letto con una ragazza, anche perché nessuna era mai stata importante come Konan. La sua migliore amica. In fondo le stava solo facendo un favore e lo voleva fare al meglio, spiegarle che nel sesso non c’era nulla di male e, se fatto con la persona giusta, poteva anche essere divertente. Le accarezzò una guancia piano, mentre le baciava il collo con fare sensuale, il respiro della blu era sempre più accelerato, chiudeva gli occhi e stringeva i cuscini del divano spasmodicamente. Lentamente la cappa cadde a terra lasciandola con una maglia di rete, notò che non indossava alcun reggiseno, e un paio di mutandine nere, semplici, come lei. Nonostante fosse la sua amica di sempre la trovò bellissima, così innocente e insicura, con quelle braccia attorno al suo collo.

  • Ti do’ un consiglio, dovresti spogliarmi, è più facile senza vestiti…- sussurrò lui in tono ironico facendola sorridere nel buio della stanza. Con Deidara sembrava tutto così naturale, nessun imbarazzo. Lentamente portò le mani sulle spalle del ragazzo, abbassando la zip della cappa e rivelando il suo petto nudo, non era decisamente un modello, forse era un po’ troppo magrolino, meno possente di Pain, ma ugualmente bello. Con un impeto di coraggio lo baciò sul petto, appoggiando la testa nell’incavo del suo collo.

Erano arrivati ad un vicolo cieco. Konan non si sarebbe mai fermata, ormai era troppo curiosa di sapere che cosa sarebbe successo dopo.

  • Sei ancora sicura? Se non vuoi io…- cominciò Deidara mettendosi sopra di lei e passando una mano sotto la maglia di rete, toccandole delicatamente un seno. La blu gemette sommessamente aggrappandosi alle spalle e accarezzandogli i capelli lisci che ormai erano sfuggiti all’elastico che portava di solito.

  • Baciami e basta, Dedi.- sussurrò lei non smettendo di passare le sue mani sulla schiena di lui che ormai la sovrastava.

Poco dopo anche i boxer e le mutandine finirono sul pavimento insieme al resto dell’abbigliamento. Si guardarono negli occhi, erano nudi ma nessuno dei due vedeva chiaramente, Konan fu grata al buio che regnava nella stanza.

  • Konnie, ne hai uno? Non vorrei rischiare…- sussurrò lui baciandola sul collo, andando sempre di più verso il seno scoperto. La blu scivolò dal divano, si coprì in modo infantile, come se gli occhi di Deidara non avessero ancora potuto indugiare a sufficienza sul suo corpo.

  • No…non avrei mai pensato di…- il biondo la interruppe baciandola e portandola nuovamente sopra di sé. Cercò qualcosa di indistinto sul tappeto, trovò il portafogli e ne estrasse un quadrato argentato, ne aveva sempre uno con sé.

  • Non ti preoccupare, io sono previdente…- con un colpo di reni invertì le posizioni, iniziando a strusciarsi sensualmente su di lei, baciandola dolcemente ovunque riuscisse ad arrivare. Cautamente le accarezzò un fianco arrivando fino alla sua femminilità, cercando di prepararla all’azione vera e propria.

  • È meglio se andiamo di sopra, non vorrei tornasse mia madre…- sussurrò lei alzandosi e prendendo per mano il ragazzo dirigendosi sul soppalco dov’era collocata la sua stanza. Ormai inutilizzata.

 

Si gettarono sul letto, Deidara scartò velocemente il preservativo, imprecò un paio di volte prima di riuscire ad infilarselo. Konan cominciò a tremare, lui cercava di trasmetterle sicurezza, accarezzandole i capelli e dandole baci sulla fronte.

  • Stai tranquilla, ci sono qui io, non ti farei mai del male…- la rassicurò lui baciandola sulla guancia e vedendo che non apriva gli occhi per guardarlo in faccia.

  • Dei… ho paura. Meno male che ci sei tu qui con me. Non avrei il coraggio di farlo con nessun altro.- sussurrò lei aprendo gli occhi per baciarlo nuovamente sulle labbra, aggrappandosi ai suoi lunghi capelli, erano addirittura più lunghi di quelli della ragazza, per Deidara erano un cimelio.

Lentamente entrò in lei stringendole una mano, non osando muoversi per non causarle dolore. Konan spalancò gli occhi e incontrò quelli di Deidara, lanciò un gridolino.

  • Piano… ahhh.- gemette lei appena lui prese a muoversi. Appoggiando una guancia contro il suo collo, rendendosi conto di provare anch’egli piacere quando lei affondava le sue unghie nella sua schiena. Sospirò pesantemente quando sentì le gambe della ragazza allacciarsi attorno alla sua vita, seguendo i suoi movimenti, quasi a chiedergli di più.

  • Oh…Konnie.- rantolò il biondo quando stava per venire, uscì velocemente da lei e corse in bagno, per ricomporsi un minimo.

Ora Konan stava sdraiata nel suo letto che profumava ancora di loro, fissava il soffitto, un lieve sorriso ornava le sue labbra. Finalmente avrebbe potuto farlo con Pain senza alcun imbarazzo, aveva capito come funzionava e tutto sommato farlo con Deidara non era stata una pessima idea, era comunque un bel ragazzo e il suo migliore amico, non se ne sarebbe mai pentita.

La porta del bagno che scricchiolava annunciò il ritorno di Deidara, ancora completamente nudo, si buttò accanto a lei, nel piccolo letto da una piazza.

  • Allora? Com’è andata?- chiese il ragazzo prendendola sotto le ascelle e portandola su di sé, accarezzandole i capelli blu, pensieroso e dandole un bacio sulla testa ogni tanto. Lei si lasciava cullare dal respiro cadenzato del ragazzo, socchiudendo gli occhi.

  • È andata bene. Grazie, senza di te sarebbe stato impossibile. Vorrei però che la cosa rimanesse tra noi…- rispose lei alzando malvolentieri la testa dal suo petto morbido. Lui annuì in silenzio appoggiandosi ulteriormente al cuscino.

  • Posso dormire da te? Non ho proprio voglia di andare fino a casa e poi è tardissimo…- disse lui coprendosi col lenzuolo come se la blu avesse già risposto affermativamente.

  • Certo, così mi sdebito di tutte le notti passate da te. Adesso che il concerto l’abbiamo fatto non staremo più tutti insieme da te…- commentò lei guardandolo dritto negli occhi.

  • Sapete che potete venire quando volete. Mi chiedo stasera gli altri dove siano andati, probabilmente domani li troveremo completamente ubriachi sul pianerottolo…- rise lui

 

La mattina dopo l’imbarazzo la faceva da padrone, forse la notte appena trascorsa era stata dettata anche dall’adrenalina del dopo concerto. Si vestirono alla velocità della luce, sperando di evitare la madre di Konan, ma non furono così svelti.

  • Buongiorno, mamma…- disse la blu vedendo la donna seduta in cucina con una tazza di caffè in mano. Deidara cercava di confondersi con la carta da parati ma non ci riuscì. La donna lo aveva notato subito.

  • Ciao, Konan. Ciao, Deidara, da quanto tempo…- commentò la donna in tono piatto non distaccando lo sguardo dal televisore acceso. I due corsero fino alla porta uscendo tutti trafelati.

 

Per strada i due conversarono a lungo, senza minimamente toccare il tasto “Sesso” o “Pain” era come se quella notte avessero giocato a carte o letto riviste. Fecero colazione in un bar, erano ancora vestiti come la sera prima e sembrava che quell’anno il Carnevale fosse arrivato in anticipo, erano davvero ridicoli.

Verso l’ora di pranzo arrivarono alla tana di Deidara e, come previsto, gli altri erano seduti fuori sul pianerottolo come dei profughi, in attesa che qualcuno li facesse entrare.

  • Ehi, avete passato una bella serata ieri sera?- iniziò Hidan in tono allusivo. I due non si guardarono in faccia e il biondo infilò le chiavi nella toppa. Sperava davvero che nessuno pensasse male, anche se non avrebbe avuto tutti i torti.

  • Sì, siamo stati da Konan, ci siamo visti un film bevendo una birra e ci siamo addormentati…- sembrava che la spiegazione la stesse dando solamente a Pain dato che stava fissando insistentemente l’arancione negli occhi.

  • Dovevate esserci, siamo andati al bar vicino alla scuola e le ragazze erano in visibilio per la nostra performance, probabilmente avresti scopato anche tu, Dei!- esclamò Sasori ancora entusiasta dalle conquiste della serata. La blu fissò Pain, si stava guardando con interesse i piedi, come se quel discorso non lo riguardasse affatto.

  • Beh dai una serata con Konnie è impagabile, sarà per la prossima volta…- fece il biondo facendoli entrare in casa.

 

La blu si sedette sul divano, agitata dalla situazione, si sentiva tremendamente in colpa nonostante non avesse mai detto di essere impegnata con Pain. Infatti non stavano insieme ma aveva lo stesso il terrore che l’arancione quella notte fosse stato a letto con qualche stupida fan del suo bel faccino.

  • Itachi…- mormorò la blu vedendo che l’Uchiha si era appena seduto accanto a lei. Lui era l’unico a cui poteva domandarlo senza destare alcun sospetto.

  • Se vuoi sapere se Pain è andato a letto con qualcuna devi chiederlo a lui.- sbottò il moro non guardandola in faccia, probabilmente era ancora scosso dal bacio tra lei e Deidara.

  • ‘Tachi, per favore! Non posso chiederglielo, non voglio, magari poi pensa che io mi preoccupo per lui e…- il ragazzo non la lasciò finire.

  • E così per evitare di preoccuparti per lui finisci a letto con Deidara la sera del concerto, ma tu pensi che io sia completamente cretino o cosa?- cominciava ad alzare la voce, la blu non l’aveva mai visto così alterato, anche se sapeva benissimo che quando Itachi perdeva la calma era la fine.

  • Hai ragione, sono stata una stupida, mi sentivo infantile rispetto a lui e adesso ho paura di aver fatto la più grossa cazzata della mia vita…- mormorò lei arrossendo per la vergogna, ripensando alla notte appena trascorsa.

  • Sì, ed è giusto che te ne penta, è stata proprio un’idiozia da bambina, mi meraviglio che Deidara ti abbia seguito in questa follia, avete tradito un amico. Forse Pain aveva ragione quando diceva che le donne portano solo problemi…- si alzò di scatto, lasciandola sola con i suoi rimpianti. Per poco non scoppiò a piangere in mezzo al salotto. Scappò sul balcone, accendendosi una sigaretta, la prima della giornata.

 

Maaaaaa salve a tutti carissimi! Lo so, lo so, stranamente sto aggiornando in frettissima, non è da me, ma se volete ritorno come prima eh? Comunque ultimamente ho molto più tempo per scrivere, ho finito gli esami (sì, sembra che io debba sempre dare esami, ma è così, purtroppo!) ed è andato tutto bene! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e ringrazio sempre tutti coloro che hanno piacere anche solo di leggere ma non recensiscono (siete dei cattivoni senza cuore T_T)

Ovviamente non posso terminare un capitolo senza ringraziare la mia affezionatissima...

KING KURAMA: Ohhh sono felice che mi segui sempre! Grazie grazie! È soprattutto per te se aggiorno in fretta, per non tenerti troppo sulle spine! La lunghezza della storia sai che non ho idea? Non credo vada avanti ancora a lungo, comunque... e poi chi l'ha detto che diventeranno famosi? Non è detto eheheh! Finalmente ecco il loro concerto di esordio! E abbiamo una cosa in comune: anche io AMO Deidara!! Spero che dopo questo capitolo però tu non cominci ad odiarlo, poverino! Un favore in amicizia alla povera Konnina! Un bacione, alla prossima!!

 

e anche questa è andata, ci risentiamo al prossimo aggiornamento, cari!

 

ketyblack

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Capitolo 11
*** The morning after ***


Six guys and their band: Akatsuki

 


Capitolo 11: The morning after

 

Per Deidara sembrava che tutto fosse a posto, scherzava tranquillamente con tutti, come se quella notte non fosse successo assolutamente niente. Il biondo stava ascoltando interessato le conquiste di Sasori e…di Pain.

  • No, ti giuro, amico, quella era un’assatanata, non era mai sazia, beh, con un tipo come me mi sembra il minimo…- concluse il suo racconto il rosso aprendosi una birra e scolandosene metà in un sorso.

  • E comunque anche il nostro Pain ieri sera ha fatto colpo, strano, di solito è sempre sulle sue, penso sia merito della tregua con Konnie. Ma ieri sera l’Haruno se l’è fatta di brutto, lo sapevi che si è lasciata con Sasuke?- il rosso era un fiume di parole, non si rendeva neanche conto di quanti dettagli stava fornendo all’attento occhio indagatore di Deidara.

  • Ma davvero? Meno male che non la vedevi nemmeno…- commentò il biondo guardandolo sottecchi. Pain distolse lo sguardo e fissò il mobile della cucina.

  • No, infatti, me la sono fatta così, tanto perché non avevo nient’altro da fare, ora ha ottenuto quello che voleva e non verrà più a rompermi i…- nessuno seppe che cosa Sakura Haruno non avrebbe più dovuto rompere a Pain.

Il vecchio campanello dell’appartamento suonò facendo rimbombare un suono metallico per tutta la casa. Konan, ignara, andò ad aprire. Fu come travolta da una furia dai capelli corvini decisamente troppo simili a quelli di Itachi. Il suo fratellino era giunto a fare una visita.

  • Ehi, Sasuke come…- esclamò Hidan in tono amichevole ma ricevendo come risposta una cosa che assomigliava troppo a un “Fanculo, Hidan.”

Irruppe in cucina, dove Pain aveva appena finito di parlare della serata, il moro Uchiha lo prese per la maglia e lo appiccicò al muro portando il suo viso a pochi centimetri da quello dell’arancione. Alzò un braccio e stava per colpirlo in pieno viso con un pugno micidiale. Pain era inerme, sapeva benissimo di meritare tutto quello che stava accadendo.

  • Sasuke, calmati, che cos’è successo, sono sicura che si può sistemare tutto con…- il pugno di Sasuke si infranse sullo zigomo di Pain con un conseguente gemito di dolore. La blu rimase paralizzata sulla soglia della cucina, raggiunta anche da Hidan e da Itachi.

  • Sei un fottuto bastardo, Pain. Sakura è la mia ragazza, come hai potuto anche solo sfiorarla?- urlò come un dannato.

  • Ho fatto una stronzata, va bene? Lei mi ha detto che eravate in pausa di riflessione, fosse stata la tua ragazza non l’avrei neanche guardata e poi lo sai anche tu che sono mesi che mi sta dietro…- rispose lui in tono tranquillo massaggiandosi la faccia dov’era appena stato colpito.

  • Sasuke, non fare il bambino, puoi discuterne tranquillamente, sii uomo, cazzo!- esclamò Itachi posando una mano sulla spalla del fratello minore. Si girò e lo guardò con odio, in quel momento gli vennero in mente tutte le sue mancanze, il fatto che se ne sbattesse della propria famiglia sostenendo di trovarsi meglio con quegli amici che reputava più fratelli di lui.

  • Sei sempre bravo a parlare, Itachi. Fai finta di essere il fratello perfetto quando neanche ti accorgi che papà sta impazzendo per il lavoro, quando è morta mamma tu dove cazzo eri? A giocare a calcetto con i tuoi amici, ovviamente, non te ne può fregare di meno di noi. E non darmi consigli da fratello maggiore che non lo sei, per me.- gli soffiò contro Sasuke andandosene sbattendo la porta.

 

Sia Pain che Itachi erano sconvolti dall’arrivo di Sasuke, il primo per il pugno inaspettato e il secondo per quelle parole scomode e rabbiose che gli aveva appena rivolto il fratello maggiore. Il più piccolo degli Uchiha aveva però completamente ragione, si era sempre di più distaccato da quella famiglia originaria, pensando di essere esattamente come i suoi amici, abbandonato a sé stesso. Invece non era così, lui aveva ancora un padre che gli dava tutto ciò che un figlio diciassettenne potesse desiderare, trascurando a volte Sasuke che invece era veramente devoto agli affari di famiglia e li seguiva con passione. Lui invece voleva fare il musicista e se ne fregava altamente dell’impresa di famiglia, sperando di andarsene a vivere da solo il più presto possibile, solo in quel momento Itachi si rese conto di quanto fosse ingiusto il suo comportamento…

  • Pain, ti sei comportato da coglione, ti ho difeso solo perché sei mio amico…- sussurrò l’Uchiha per poi uscire fuori a prendere una boccata d’aria da quella casa che stava diventando decisamente troppo stretta.

In cucina si respirava un’atmosfera quasi surreale, nessuno osava spiccicare parola, Konan ogni tanto fissava Pain, furiosa, sentendosi però meno in colpa nei suoi confronti, alla fine anche lui quella notte era andato a letto con un’altra e lui per ragioni completamente diverse dalle sue. Però d’altra parte non poteva nemmeno essere così ipocrita da arrabbiarsi con lui. Sasori e Deidara poco dopo borbottarono qualcosa circa “c’è il bagno in disordine” e si volatilizzarono all’istante.

  • E così ti sei scopato l’Haruno…- sussurrò Konan guardandolo dritto in faccia. Lui annuì in silenzio, non cercò neanche di negare. Era tutto troppo evidente.

  • Mi dispiace, è solo che… se tu non fossi andata via con Deidara tutto questo non sarebbe mai successo. Volevo stare con te, ieri sera.- colpo di scena.

  • Bastava solo chiedere, invece che lasciarmi andare potevi dire che mi accompagnavi tu a casa, ma è sempre tutto troppo difficile per il povero Pain!- esclamò lei un po’ ferita ma altrettanto lusingata dall’affermazione del ragazzo.

  • Si, certo, ieri eri troppo preoccupata a flirtare con Deidara per dare retta a me, comincio ad avere il sospetto che ti piaccia…- iniziò l’arancione con una punta di gelosia. Konan scosse il capo, offesa.

  • Fanculo, Pain, pensavo avessi finalmente compreso che mi piaci tu.- concluse lei senza ulteriori giri di parole facendo per alzarsi da quella sedia che stava cominciando a diventare scomoda. Lui alzò gli occhi, interdetto, aveva paura di aver sentito male, in fondo nessuno dei due si era mai espresso in quei termini. Era solo uno stuzzicarsi a vicenda in continuazione, da anni.

  • Davvero? E perché non me l’hai mai detto? Mi hai sempre trattato come un povero coglione!- sbottò lui.

  • Forse eri l’unico a non averlo compreso. E poi che cosa avrei dovuto dirti? Ti scopavi qualsiasi cosa si muovesse, non vedevo il perché dovessi metterti al corrente!- fece lei sdegnosa voltandosi di schiena.

  • Semplicemente perché, forse, se l’avessi saputo avrei evitato certe cose, scoparsi l’Haruno in primis.- urlò lui, ormai sicuro che anche gli altri in salotto stessero sentendo chiaramente i loro toni soavi.

  • Ah! Ti odio, Pain!- il ragazzo le si stava avvicinando pericolosamente, le prese un braccio, delicatamente, l’espressione del suo viso era ancora dura. La baciò sulle labbra, fregandosene del fatto che gli altri avrebbero potuto vederli. Al diavolo la regola che i membri della band non potevano avere relazioni sentimentali tra loro, solo in quel momento si rese conto della stupidità di quel divieto che lui stesso aveva imposto.

 

In salotto regnava il silenzio, Itachi era furioso con entrambi era ancora scosso dall’arrivo del fratello minore, Deidara sorrideva semplicemente, consapevole del fatto che Konan era fatta per stare con Pain, la notte con lui era stata seriamente solo un favore tra amici. Hidan e Sasori spiavano gli avvenimenti dallo stipite della porta che dava sulla cucina e commentavano come due comari al bar.

Quando i due misero piede in salotto si levò un applauso entusiasta dagli altri che aspettavano quel momento ormai da anni, sembrava fosse l’epilogo a sorpresa di una telenovela a puntate.

  • Oh, finalmente vi siete accorti di quello che provate l’uno per l’altra. Da oggi basta stupide discussioni dopo le quali non vi parlate per giorni!- esclamò Sasori vittorioso abbracciando gli amici che lo guardarono come se fosse un pazzo furioso.

Konan e Pain erano entrambi rossi in viso ma si poteva leggere nei loro occhi la felicità di quella nuova scoperta, la blu corse ad abbracciare Deidara che le batté un’affettuosa pacca sulla schiena, beccandosi l’ennesima occhiataccia da Pain, non era ancora convinto del fatto che il biondo fosse solo un amico.

  • E così adesso le coppie nella band sono due, finalmente, mi sentivo l’unico chiuso in gabbia!- esclamò gioviale Hidan battendo un pugno sulla spalla dell’arancione che sorrise imbarazzato.

  • E adesso ricordatevi che se volete fare le cosacce non dormite insieme a noi, che schifo!- aggiunse Deidara in tono eloquente facendo arrossire al solo pensiero la blu. Sapeva bene che tra poco sarebbe giunto il momento di entrare in azione, finalmente si sentiva pronta per quel grande passo, pregando che le cose le venissero naturali come con il biondo.

 

Itachi quel pomeriggio rimase molto sulle sue, non riusciva nemmeno a suonare in modo decente la sua chitarra sgangherata ed era come tra le nuvole.

  • Cazzo, Ita! Hai sbagliato di nuovo l’attacco, parti al tre, non al due!- gli urlò dietro Sasori lanciandogli in testa una bacchetta da batterista. Era la quinta volta che sbagliava la stessa identica cosa, il rosso stava cominciando a spazientirsi.

  • ‘Sori lascialo stare, avrà i suoi problemi, sarà innamorato anche lui…- azzardò il biondo. L’Uchiha si tolse la chitarra dal collo e se ne andò senza dire una parola lasciando come fessi gli altri.

  • Lascialo perdere, Dei, avrà le palle girate…- disse Konan saggiamente spegnendo il microfono segnando la fine delle prove. Gli altri la seguirono di sopra, di Itachi neanche l’ombra.

  • Era particolarmente incazzato quando è arrivato Sasuke e allo stesso tempo ce l’ha con Pain, è un conflitto d’interessi mica da poco…- commentò Hidan buttandosi sulla poltrona e per poco non fece saltare lo schienale ormai tenuto insieme per miracolo. Per una volta aveva fatto un’osservazione intelligente, questo segnava l’eccezionalità di quella giornata così strana che si stava trasformando in un casino unico.

  • Effettivamente suo fratello ha ragione, passa più tempo con noi che con lui, il loro rapporto è stato conflittuale fin da piccoli, lui gli dava sempre buca per venire a giocare con noi.- meditò Pain accendendosi una sigaretta con fare pensieroso.

  • E anche per il fatto che tu ti sei scopato la sua futura cognata, credo, ma che cazzo! Mi chiedo a che cosa stessi pensando in quel momento, con tutte quelle che ti potevi fare ieri!- lo rimproverò Sasori aspramente, rendendosi conto solo in quel momento della gravità della situazione. Deidara e Konan si fissarono, anche loro in qualche modo si sentirono colpevoli, ringraziarono mentalmente che non ci fossero fidanzati di mezzo, la loro “liason” amorosa sarebbe rimasta tra loro.

  • Non so voi che avete intenzione di fare ma io vado da Itachi, avrà sicuramente bisogno di sfogarsi…- annunciò Hidan uscendo di casa seguito da Sasori.

 

Nessuno dei due era mai stato a casa di Itachi, sembrava quasi che il moro se ne vergognasse, sicuramente sarebbe stata una reggia messa a confronto con la tana di Deidara. I due sapevano solamente a grandi linee dove fosse situata la residenza degli Uchiha, da qualche parte lì, in periferia, dove non centrava nulla con le altre costruzioni. Infatti dopo dieci minuti di camminata si ritrovarono davanti ad un’imponente villa di un nauseante color pesca. Sasori si immaginò un Itachi vestito da colf che stendeva i panni sorridendo.

Percorsero il vialetto, circospetti, come se potessero far scattare qualche trappola o allarme al solo passaggio. Intorno alla casa, dipinti per contrasto sul color pesca vi erano dei ventagli che circondavano tutto il perimetro della casa, simbolo dell’antica casata Uchiha.

  • Ah, però, poco pacchiano proprio…- esclamò Hidan indicando al rosso le decorazioni sulle pareti. Arrivarono di fronte ad un’enorme porta blindata con tanto di campanello con telecamera, si sentirono come dei ladri, schedati. Sasori raccolse un po’ di coraggio e suonò.

  • Chi è?- chiese una voce di donna, probabilmente la donna di servizio, entrambi sapevano bene che la madre di Itachi era deceduta anni prima.

  • Hidan e Sasori, c’è Itachi?- la porta si aprì con un colpo secco.

Anche all’interno la villa era sontuosa, talvolta anche troppo soffocante, dappertutto c’erano mobili antichi e raffinati, ogni mensola era ricoperta da oggetti costosi, probabilmente proveniente da qualche paese in capo al mondo dove il padre di Itachi era andato per motivi di lavoro.

L’Uchiha maggiore fece capolino dall’immensa scalinata che si stagliava proprio di fronte alla porta d’ingresso, si notava dallo sguardo che era imbarazzato. Aveva ancora scolpita in volto quell’espressione dura, rabbiosa.

  • Non vi aspettavo, che cosa c’è?- fece il moro in tono di sufficienza. Gli altri due non gli diedero retta, ormai lo conoscevano troppo bene per offendersi ancora per via dei suoi bruschi atteggiamenti.

  • È per Sasuke, vero?- fece Hidan appoggiando una mano sulla spalla dell’amico. L’Uchiha annuì in silenzio, stringendo un pugno.

  • Non dev’essere stato bello sentirsi dire quelle cose.- sospirò Sasori.

  • No. Non è stato bello, ma quello che mi fa più soffrire è che tutto quello che mi ha urlato addosso era vero.- osservò Itachi ormai nel più completo imbarazzo. Non era abituato ad aprirsi a quel modo.

  • E credi che rifugiandoti in casa tua a mo’ di castello i problemi con Sasuke e con tuo padre si risolvano? Magari possiamo darti una mano…- propose Hidan sedendosi su uno scalino, vedendo che nessuno aveva intenzione di muoversi da quelle scale.

  • E che cosa potremmo fare, scusate?- fece il moro scrutandoli interrogativo.

  • Beh, una cosa la sappiamo fare bene: suonare e scrivere testi. Potremmo partire da questo…- intervenne Sasori meditabondo. Per l’Uchiha maggiore fu una folgorazione, aveva appena avuto un’idea. Di corsa li portò in camera sua, ai piani superiori, meno lussuosa rispetto al resto della casa, come se Itachi ci tenesse a sottolineare la differenza tra lui e la sua famiglia, le pareti erano di un cupo colore nero, dappertutto spiccavano poster di gruppi rock e heavy metal che anche i due amici conoscevano bene. In un angolo sorgeva solitario il cavalletto sul quale era stata appoggiata la sua chitarra sgangherata. Al centro della stanza c’era un enorme letto in ferro battuto, con un copriletto nero in tinta con il resto della stanza. Ci si buttò sopra, brandendo penna e quaderno.

  • Ragazzi, per una volta non mi avete farcito la testa di sole cazzate. Non sono bravo a parlare, però se scrivessi una canzone a Sasuke probabilmente mi capirebbe, oppure mi manderebbe definitivamente a fare in culo…- sospirò Itachi aprendo il quaderno e cominciando insieme ai due amici a meditare.

 

Intanto nella tana di Deidara era apparsa magicamente Karin, non si era più sentita con Konan da quando aveva assistito alle prove del gruppo il giorno del concerto. Era giunta per carpire notizie scottanti sul biondino.

  • Ne hai parlato con lui?- le chiese la rossa non appena Deidara e Pain si allontanarono per andare a rovistare nella dispensa qualcosa di commestibile e già pronto.

  • Sì, ne abbiamo parlato. Devo dire che Dei non si ricordava nemmeno che avevate…- Karin non la lasciò neanche finire, scoppiò in lacrime, proprio quando i due ragazzi varcarono la soglia del salotto. La blu si alzò dal divano guardando sdegnosa il biondo e sussurrandogli all’orecchio

  • Adesso te la sbrighi tu. Hai fatto un casino con lei e lo risolvi.- gli diede un buffetto sulla guancia e trascinò Pain in cucina per lasciarli soli.

Quando Karin alzò lo sguardo vide il bel Deidara che le sorrideva, incerto, non aveva la più pallida idea di che cosa dirgli. Non sapeva davvero, non aveva mai pensato che quella notte, ormai lontana, sarebbe ancora stata viva nei ricordi di quella ragazza, di cui, di nuovo, aveva dimenticato il nome.

  • Ehi, non piangere, mi dispiace, sai, Konnie, a volte, è un po’ dura.- cercò di dare la colpa alla blu e alla sua schiettezza, anche se la povera ragazza non centrava nulla con i suoi turbamenti esistenziali.

  • Senti, Deidara, per me quella notte è stato il coronamento di un sogno che durava da mesi. Non sono mai stata così felice in vita mia.- iniziò la rossa, forse addirittura più schietta di Konan.

  • Mi lusinga sentirtelo dire, il problema sono io, non ho mai avuto una ragazza fissa e tu sei così carina…- si ritrovò ipnotizzato da quegli occhi amaranti. La ragazza sorrise, non avendo il coraggio di guardarlo in faccia.

  • Grazie, anche perché penso che tu sia bellissimo…- il biondo per poco non arrossì, nessuna gli aveva mai detto a voce quello che pensava del suo aspetto, nonostante lui sapesse molto bene di essere alquanto attraente.

Il flusso dei suoi pensieri si interruppe quando sentì le labbra della ragazza premere sulle proprie, quella strega l’aveva colto di sorpresa, ma non se ne dispiacque affatto quando lei cercò di intensificare il contatto facendogli dischiudere la bocca. Proprio in quel momento “magico” si sentì un rumore fragoroso dalla cucina. Si staccarono velocemente e accorsero.

  • Konnie, Pain! Tutto bene?- chiese il biondo non appena varcò la soglia della cucina. I due si girarono verso di lui, colpevoli, con un piatto rotto in mano. I due quando alzarono lo sguardo sull’amico scoppiarono a ridere come due idioti.

  • Dei, sei ridicolo! Oddio, ho sempre pensato fossi un po’ dall’altra sponda però proprio così…- ululò l’arancione tenendosi la pancia per le troppe risate. Anche Konan rideva, seduta sul lavandino, indicandolo.

  • Ma voi due siete proprio deficienti uguale, vi siete proprio trovati!- esclamò il biondo in tono poco convinto.

  • Dedi, piuttosto che fare stupidi commenti sulle nostre facoltà mentali, guardati!- rise la blu porgendogli un piccolo specchietto da trucco. E finalmente capì tutto, aveva le labbra cosparse di brillantini e lucido, doveva proprio sembrare un cretino, e sicuramente quei due avevano capito che cos’era appena successo in salotto.

  • Fottetevi. Antipatici!- li liquidò lui tornandosene in salotto a dire a Karin che aveva degli amici cretini.

 

Taaaaaa daaaaan! Purtroppo tra lezioni, esami e tesi ho avuto proprio pochissimo tempo da dedicare alla scritture ultimamente! Spero che continuiate ugualmente a seguirmi nelle mie imprese impossibili!

 

Ah, ho cominciato a ringraziare i recensori in moto tecnologico, però ringrazio ugualmente il fedelissimo KING KURAMA e anche blackcatMiao! Grazie carissimi!

 

Ci sentiamo alla prossima, spero presto!

 

ketyblack

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Capitolo 12
*** Akatsuki ***


 

E' ufficialmente l'ultimo capitoloooooo! Per la vostra gioia è luuuuungo luuuungo! Buona lettura!

 

Six guys and their band: Akatsuki

 

Capitolo 12: Akatsuki

 

A casa Uchiha i tre amici si stavano spremendo le meningi su una nuova canzone, ma l’ispirazione non veniva, doveva essere una cosa naturale, non indotta come in quella situazione.

  • Cazzo, vengono solo frasi banali, non voglio scrivere idiozie.- sbuffò Itachi buttandosi sul tappeto e guardando gli altri due nella speranza che avessero avuto idee migliori delle sue.

  • Il problema, Ita, è che quando scriviamo una nuova canzone siamo tutti insieme, al completo, non ti preoccupare, ce la faremo.- proprio in quel momento sentirono dei passi per le scale. Si alzarono dal letto per farsi trovare in una posizione decente e videro Sasuke che stava entrando in camera propria con Sakura, probabilmente l’unione era stata risaldata.

  • Simpatico tuo fratello, non ci saluta nemmeno nonostante ci conosca da anni!- osservò Hidan con una smorfia di disgusto. Non andavano proprio d’accordo.

  • Ormai avrai capito che mio fratello è una testa di cazzo!- ribatté Itachi accendendosi una sigaretta incurante del fatto che suo padre gli avesse severamente proibito di fumare in casa.

  • Chissà da chi ha preso!- fece il rosso Sasori in tono allusivo e guardandolo intensamente.

  • Basta stronzate, torniamo da Deidara, non vorrei mai che mio padre si illudesse che stanotte resto a cena e a dormire, sarebbero troppe emozioni in una sola volta per il vecchio Fugaku!- sbottò ironico il moro prendendo un borsone e riempiendolo con vestiti puliti.

Batté due colpi alla porta di Sasuke, com’era solito fare quando andava via, era una specie di rituale e scese silenziosamente le scale seguito dai due amici che guardavano in giro ancora meravigliati da quel lusso sfrenato. Prima di uscire da casa il moro fece una capatina in cucina, a vuotare l’enorme dispensa alla velocità della luce.

  • Così almeno il biondino non rompe i coglioni.- commentò Sasori prendendo una borsa colma di cibo e uscendo insieme agli altri due.

 

Arrivarono nella loro tana pochi minuti dopo, colmi di roba da mangiare e Itachi con un umore meno burrascoso di quanto non lo fosse stato la mattina. Non era più arrabbiato con Pain e nemmeno con Konan, aveva avuto modo di sbollire e accorgersi che non ce n’era ragione. Si arrampicarono fino al terzo piano, entrando sfondando quasi la porta e trovando un quadretto da diabete mai visto prima di allora: Konan e Karin che preparavano la cena chiacchierando allegramente in cucina e in salotto Pain e Deidara che non litigavano ma che non avevano occhi che per le due ragazze.

  • Quanto amore in questa casa! Mi viene da vomitare!- esclamò Sasori facendo finta di mettersi due dita in gola e piazzando un pugno sulla spalla di Pain.

  • Ah, Sasori, siamo gli unici rimasti single, che pena!- commentò Itachi abbracciando l’amico con fare fraterno. Nessuno dei due sarebbe mai caduto nelle grinfie di alcuna ragazza malefica.

Sia Pain che Deidara li guardarono interrogativi, alla fine né uno né l’altro si era messo con nessuna. La situazione tra l’arancione e Konan era sempre al punto di partenza, si erano solo chiariti ma non si poteva dire fossero fidanzati, sarebbe stato troppo strano, dopo così tanto tempo passato da amici, era diventato un casino tutto quello che riguardava loro, mentre Deidara aveva baciato Karin, probabilmente per zittirla e prendere tempo per capire che cosa provasse per lei e per conoscerla meglio.

  • Se in salotto avete finito di fare i cretini la cena è pronta!- annunciò Konan con un tono di voce decisamente troppo zuccheroso, indossava un delizioso grembiulino “Deidara is the hottiest chef in the world” regalato al biondo forse per un Natale passato.

  • Ragazzi, io sono a cena da Ino, vi saluto, torno per mezzanotte, lasciate aperto.- annunciò il grigio andandosene.

 

Karin e Konan erano un binomio terribile ai fornelli, non erano riuscite a cucinare nulla di commestibile, mandarono a fuoco due padelle e per poco non causarono un incendio per cucinare delle stupide salsicce.

  • Siete peggio di Hidan e Itachi insieme ai fornelli! Il bello è che siete ragazze, porca puttana!- esclamò Sasori schifato spostando una salsiccia agonizzante a lato del piatto e servendosi di insalata, almeno quella era mangiabile.

  • Attento a come parli, rosso! Io sono un genio in cucina, siete solo degli ignoranti!- disse Itachi in tono offeso sorseggiando della birra scura.

  • Si, certo, come no, Karin, devi sapere che una volta avevamo un microonde, un bel giorno il simpatico Itachi, qui presente, decise di far bollire una pentola d’acqua lì dentro, per poi fare la pasta, come in Italia, inutile dire che abbiamo rischiato un incendio e che il forno a microonde è esploso per le scintille!- raccontò Pain ridendo e facendo infuriare l’Uchiha che stava brandendo una forchetta a mo’ di lancia.

  • Ahahah! È vero, me n’ero quasi dimenticato! Per non parlare di quella volta che Hidan aveva creato quella salsa schifosa che si era appiccicata su tutta la moquette!- ricordò di colpo Deidara non smettendo di ridere e assaggiando, per errore, un pezzo di salsiccia finendo quasi per soffocarsi.

  • Oddio, fa davvero schifo! È la cosa più fottutamente schifosa che io abbia mai assaggiato!- corse in bagno e si chiuse dentro.

In cucina si continuavano a raccontare aneddoti divertenti sulle loro avventure, a partire dall’asilo fino alle superiori, Karin si sentiva un po’ esclusa da tutti quei guai che avevano passato insieme, si conoscevano da una vita.

  • E tu, Karin? Non hai mai avuto problemi come i nostri, immagino…- cercò Konan di coinvolgerla in qualche modo. La rossa sorrise e cominciò a parlare.

  • Beh, quando andavo alle elementari ne combinavo di ogni con le mie amiche, Ino, Sakura e Hinata, io ero un po’ il maschiaccio della situazione, picchiavo le femmine, ma non ho mai avuto una mandria di amici come i tuoi… sei una ragazza fortunata, e anche voi siete fortunati ad avere Konnie al vostro fianco.- esclamò la rossa guardandoli uno ad uno, si stava affezionando a quei ragazzi, nonostante all’inizio andasse in quella casa solo per poter incontrare Deidara.

  • Sì, dici così perché non te la devi sopportare dal mattino alla sera! Questa qui è una rompicoglioni assurda!- ribatté Itachi abbracciando la blu e prendendo il cellulare per ordinare delle pizze per salvare in qualche modo la cena.

  • Sempre gentile, ‘Tachi, grazie, eh! Lui invece è quello che appena c’è del alcool diventa incontrollabile!- commentò la blu indicando il moro.

  • Parla quella che alla festa di Ino era più sbronza di tutti noi messi insieme!- puntualizzò Pain guardandola in modo eloquente.

  • Taci, tu ballavi con l’Haruno!- lo rimbeccò lei. Karin si estraniò di nuovo, erano arrivati a parlare proprio di quella sera, le festa della Yamanaka.

  • E tu, Dei, che cosa stavi facendo? Ah già, scopavi con quella che non ti ricordi nemmeno chi sia…- Sasori disse la cosa sbagliata, Karin si alzò dal tavolo, le lacrime minacciavano di scendere da un momento all’altro. Gli altri lo fulminarono, il rosso non parlava molto ma quando interveniva aveva il potere di dire cose che non dovevano essere dette. Un cazzone, per intenderci. La rossa uscì di casa e Deidara la seguì a ruota, lasciando Sasori allibito.

  • Certo che la tua sensibilità è uguale a quella di un bradipo eh, ‘Sori?- lo rimbeccò Konan tirandogli un pugno sulla spalla non molto amichevolmente.

  • Ma che cazzo ho detto?- fece lui non avendo ancora realizzato il danno che aveva fatto.

  • La ragazza che si è scopato Deidara è Karin. Tu hai appena svelato a lei che lui non si ricordava nemmeno il suo nome il giorno dopo…- spiegò Itachi in tono solenne alzandosi da tavola sentendo il campanello e il profumo di pizza.

L’Uchiha maggiore aprì la porta per uscire, scansò come se nulla fosse Deidara e Karin che si stavano dando spiegazioni e ritornò velocemente con le pizze in mano, come un trofeo.

  • Si chiariranno, comunque, speriamo solo che adesso non si fermi anche lei a dormire qui, se Deidara avesse una ragazza probabilmente verrebbe a dormire qui e addio tana di soli uomini!- disse Itachi posando le pizze sul tavolo davanti alla folla affamata.

  • Ehi! Io sono una ragazza!- ribatté Konan sdegnata. Pain le passò un braccio attorno alle spalle, con naturalezza, fregandosene del fatto che tutti gli altri l’avrebbero preso in giro.

  • Lo sappiamo, lo sappiamo, vuoi sempre essere l’unica gallina del pollaio, Konnie.- disse l’arancione sorridendo e baciandola sulla guancia suscitando addirittura gli applausi del rosso e dell’Uchiha.

  • E bravo, Pain. Finalmente avete smesso di litigare e andate d’accordo. È un bene per tutti noi, lo sarà anche per la band, evitate solo di fidanzarvi perché diventereste insopportabili.- li ammonì il rosso sorridendo.

Deidara tornò pochi minuti dopo, con il sorriso sulle labbra. Aveva chiarito con Karin, sarebbero usciti il sabato successivo per conoscersi meglio. Lui le aveva raccontato che quella sera era particolarmente euforico, aveva bevuto parecchio e l’aveva trovata carina e così erano finiti a letto insieme e mai avrebbe immaginato che lei si sarebbe ripresentata alla sua porta.

Quando tornò in cucina li vide dividersi una pizza come un’allegra famigliola felice, la sua famiglia. Prese posto e sorrise agli amici mangiandosi una fetta di pizza.

  • Ah! Si sente che non c’è Hidan, nessuno che impreca ogni due secondi per qualsiasi cosa!- esclamò Deidara stravaccandosi sul divano e mangiandosi un biscotto. Sembrava stupidamente felice, nessuno l’aveva mai visto così, probabilmente doveva centrare Karin in quella faccenda.

  • Ma guardatelo, tutto contento perché Karin gli ha fatto le moine!- lo prese in giro Sasori tirandogli una scarpa in faccia.

  • Stronzo! Provaci ancora e ti stacco le palle, parola mia, rosso!- esclamò il biondino alzandosi e tirandogli una sberla sulla nuca.

  • A proposito, Dei, ci chiedevamo se quando ti metterai con Karin, perché sicuramente succederà a breve, dovremmo sloggiare da qui per fare posto a lei…- chiese Itachi meditando sulla sigaretta appena accesa.

  • Smettetela di fare i coglioni, lo sapete che questa è anche casa vostra, anzi, appena finisce la scuola passerete le vacanze da me, sia chiaro!- esclamò il biondo brandendo a mo’ di spada il pacco di biscotti.

  • Come se adesso invece non vivessimo qui, vero, Dedi?- intervenne Konan sarcastica pensando che ormai non dormiva praticamente più a casa sua.

  • Siete dei rompicoglioni ma alla fine posso dire di volervi bene…- sospirò il biondo abbandonando i biscotti sul tavolino in preda a Pain, Itachi e Sasori.

 

Una porta che per poco non veniva sfondata annunciò il ritorno di Hidan, con tanto di colorite imprecazioni perché aveva sbattuto l’alluce contro il portaombrelli a forma di zampa di cinghiale, una chicca speciale che Deidara aveva trovato in discarica qualche mese prima.

  • Sto cesso di portaombrelli, ma vaffanculo, Dei!- urlò il grigio mentre si apprestava a sedersi comodamente sul bracciolo della poltrona.

  • Fin quando questa rimarrà casa mia deciderò io l’arredamento, se non ti dispiace, Hidan!- sentì la voce del biondo dalla cucina. La cosa preoccupante di Deidara era che pensava davvero di avere gran gusto per l’arredamento, ne erano testimoni, a parte il magnifico portaombrelli, anche sei simpaticissimi soprammobili a forma di foca, in vetro, un’oscenità comprata con tanto entusiasmo al discount. L’unico oggetto che ornava davvero quella casa erano i quadri, ovvero foto del loro gruppo, invecchiate, in bianco e nero e incorniciate, era un regalo di Itachi per il suo compleanno.

  • Che culo…- borbottò Sasori come risvegliato da un coma.

  • Allora? Tutto bene con la tua biondina dei sogni?- chiese Pain in tono malizioso. Hidan lo squadrò in maniera eloquente facendo un gesto con il pugno, inequivocabile.

  • E bravo il nostro amico, almeno tu scopi, io è quasi un mese che sono a secco…- sospirò Itachi, era il ragazzo con i gusti più difficili al mondo, non era uno di quelli che si faceva chiunque gli capitasse a tiro, come tutti gli altri ragazzi del gruppo, ma doveva essere colpito da qualcosa di particolare.

  • Finché non imparerai ad accontentarti, Uchiha, te la farai a mano fino alla morte!- commentò solennemente Sasori appoggiandogli una mano sulla spalla.

  • Dovrei prendere esempio da te, ti infili in qualsiasi buco come se niente fosse. Sei penoso!- lo prese in giro il moro distendendosi in un sorriso.

     

Mentre tutti si apprestavano a prendere sonno Itachi si alzò a sedere come se fosse stato folgorato da una visione. Accese l’abat-jour con uno scatto felino, illuminando fiocamente la stanza, suscitando le imprecazioni di tutti i presenti.

  • ‘Tachi! Che palle, spegni quella cazzo di luce e dormi, oppure vattene in sala!- esclamò un Pain piuttosto seccato sfregandosi gli occhi. Il moro non si diede per vinto.

  • Sapete che oggi sono tornato a casa, no? Beh, ho riflettuto su quello che mi ha urlato Sasuke, forse ha ragione lui, non gli ho mai dedicato del tempo, nemmeno qualcosa di speciale, un piccolo gesto…- disse l’Uchiha maggiore fissando gli amici che continuavano a guardarlo in modo interrogativo.

  • Ah già adesso vi illustrerà la trovata geniale…- intervenne Hidan sotto i segni d’assenso di Sasori, gli unici che avevano visto prendere vita quella follia.

  • Vuole scrivergli una canzone, dedicargliela…- spiegò il rosso.

  • Ma… non è un po’… insomma… da gay?- chiese Deidara inarcando un sopracciglio, decisamente poco convinto.

  • Fottiti, Dedi, invece, secondo me, è molto dolce! Certo che ti aiuteremo!- sorrise Konan incoraggiante e avvicinandosi al moro con un foglio e una penna presi dal comodino, in attesa di mettersi al lavoro. Alla fine solamente Itachi e Konan ci misero davvero impegno, gli altri più che altro cazzeggiavano dicendo le peggio idiozie che venivano loro in mente.

  • No, è banale così! Non vogliamo un testo sdolcinato, non è nello stile di Itachi!- li rimbeccò la blu dopo l’ennesima frase scontata sulla fratellanza e su quanto due fratelli si volessero bene nonostante tutto.

 

Dopo una disastrosa mattinata a scuola, in cui gruppi di ragazzine starnazzanti non la smettevano di insidiare i membri della band, ormai famosa nell’istituto. Konan fu invece avvicinata dall’Inuzuka, che non perse l’occasione per allungare troppo le mani, rischiando di essere preso a pugni da Pain.

  • Oh, calmati, Pain. Cos’è adesso siete pure fidanzati?- chiese lui, impertinente come al solito. L’arancione gli alzò il terzo dito.

  • Accontentati di questa risposta, Inuzuka. Vai a farti fottere!- esclamò il ragazzo portando via Konan con sé.

Quando raggiunsero gli altri in classe li ritrovarono praticamente sommersi di ragazzine urlanti con macchine fotografiche, urlarono quando videro entrare anche Pain e Konan.

  • Oddio! Ecco gli Akatsuki al completo!- urlò una di loro fotografandoli a ripetizione e tempestandoli di domande, molte delle quali idiote.

  • Konan, sei l’unica ragazza della band, sicuramente ti piacerà qualcuno di loro, chi? Sei fidanzata?- la blu ringraziò il cielo quando entrò in classe il professor Kakashi per cominciare la lezione di scienze.

Durante le lezioni i ragazzi sorridevano compiaciuti alle ragazze che passavano in corridoio, l’unico che sembrava indifferente era Itachi, troppo avanti per dare retta a delle galline, nonostante si lamentasse spesso di non fare abbastanza “pratica” in quel senso.

  • Grande! Con Dei e Hidan fuori gioco più donne per noi, ragazzi!- esclamò il solito Sasori che non la smetteva di mangiare con gli occhi una certa Tenten. Negli ultimi tempi stava rasentando i limiti della decenza, saltava addosso a qualsiasi cosa respirasse…

  • Pretendo solo ragazze di un certo livello, io.- sbottò Itachi non filandosi minimamente una biondina che lo stava salutando con un sorriso provocante stampato in volto.

  • ‘Sori, smettila, cazzo! Mi disturbano quelle ragazze che ti fischiano!- borbottò Konan, la sua compagna di banco di sempre. Il rosso, di tutta risposta, le tirò una ciocca di capelli ridendo.

  • Coglione.- sillabò lei girandosi dall’altra parte.

 

Dopo la mattinata trascorsa a scuola come delle superstar internazionali andarono tutti, chi per la prima volta, a casa di Itachi, doveva preparare una sorpresa a Sasuke. Corsero da Deidara a prendere gli strumenti, portare la batteria di Sasori fu un vero calvario, infatti per poco Hidan non spaccò uno dei piatti, per poi montare tutto nel giardino degli Uchiha, pregando che i vicini non si incazzassero troppo per il casino che stavano per fare.

Sasuke rientrò poco dopo, da solo, probabilmente Sakura si era fermata a starnazzare con le sue amichette. Noncurante posò le chiavi sul mobile dell’entrata, sbuffando.

  • Ehi, fratellino…- lo chiamò Itachi con uno strano sorriso sulle labbra. Il minore degli Uchiha lo guardò con sfida.

  • Sai benissimo che odio quando mi chiami così, per cui, dimmi quello che devi che ho fretta.- fece lui già scazzato all’inverosimile.

  • Che ne dici di passare un po’ di tempo in giardino con me?- il moro realizzò solo un attimo dopo che era una delle frasi più stupide che avesse mai pronunciato. L’altro inarcò un sopracciglio, suo fratello si stava comportando in modo decisamente strano, più del solito.

  • Se proprio vuoi…- rispose l’altro infilandosi le mani in tasca seguendolo, sempre più sospettoso, di solito Itachi non lo salutava nemmeno quando tornava a casa, a stento si scambiavano due parole in tutta la giornata, già, perché lui non c’era mai a casa.

Gli altri si erano già preparati mentalmente alla colossale figura di merda che avrebbero fatto davanti a Sasuke ma aiutarono ugualmente Itachi.

Quando i due fratelli Uchiha uscirono in giardino Sasori partì a dettare il ritmo con la batteria, Itachi li raggiunse, afferrando il microfono, Konan avrebbe strimpellato qualcosa con la sua chitarra, quella canzone doveva cantarla lui, ci aveva lavorato troppo, la sentiva sua.

Alla fine di quel “teatrino”, l’espressione di Sasuke era a metà tra lo schifato e il divertito, forse era un modo alquanto contorto per chiedergli scusa per le sue mancanze, magari per dirgli che gli voleva bene, a modo suo.

Si andarono in contro, il minore con uno strano sorriso in volto, guardava sottecchi Itachi.

  • Grazie, Itachi e… non farlo mai più è troppo, come dire, ah sì, da gay!- esclamò il moro rientrando in casa, senza smettere di sorridere.

 

Era stranissimo vedere Konan e Pain tenersi imbarazzati per mano, in mezzo alla città affollata, ammoniti continuamente dal biondo che non aveva alcuna intenzione di ospitare la loro prima volta insieme nel suo comodo letto.

  • Che non vi venga in mente, eh! Io ti castro, Pain!- minacciava il biondo senza però nascondere un sorriso.

  • Non ti preoccupare, ho anche io un letto…- rispondeva l’arancione guardando Konan in modo allusivo, facendola arrossire fino alle punte dei capelli blu.

  • Smettila, idiota…- sussurrò lei stringendogli la mano, felice.

 

Intanto a scuola la voce che gli Akatsuki spaccavano come band si era diffusa, quella mattina, mentre Pain stava mangiando la merenda, probabilmente rubata a qualche studente più giovane, fu avvicinato dall’Haruno.

  • Vattene, ho solo fatto una cazzata a venire a letto con te. Non si ripeterà, adesso sto finalmente con Konan e…- la rosa non lo lasciò neanche finire.

  • Faccio finta di non aver sentito. Siete forti come band, questo sabato vorrei tanto che suonaste al locale di mio padre, la band che aveva scelto è impossibilitata a venire, quindi… ovviamente sarete pagati…- propose la ragazza un po’ imbarazzata dalla situazione.

  • Che cosa? Ma certo che accettiamo, avvisa pure tuo padre.- rispose lui cercando di trattenere l’entusiasmo davanti a lei.

  • Grazie, Pain, ci salvate, davvero.- sorrise brevemente e scappò via non appena vide Konan avvicinarsi con fare minaccioso.

  • Che cosa cazzo vuole quella?- tuonò la blu brandendo una merendina al cioccolato come arma.

  • Sabato sera suoniamo in un locale, saremo anche pagati!- esultò lui abbracciandola e stampandole un bacio sulla guancia, ovviamente la blu non riuscì a tenergli il muso a lungo.

  • Potrei morire, in questo momento!- esclamò la ragazza saltandogli al collo e baciandolo sulle labbra. Corsero fuori in cortile, dove gli altri stavano discutendo in maniera accesa riguardo l’imminente match di ping-pong tra Giappone e Cina. Idiozie.

  • Zitti tutti! Sabato avremo la nostra prima serata in un locale! Ci pagano, cazzo!- annunciò Pain con entusiasmo seguito a ruota da Konan che non riusciva a smettere di sorridere. Gli altri non crebbero alle proprie orecchie ed esultarono a loro volta, Hidan riuscendo a infilare circa due parolacce ogni parola.

  • Ci sarebbe un problema questo sabato, ragazzi…- disse Deidara con un filo di voce, si vergognava. Gli altri lo guardarono, truci.

  • Azzardati a darci buca per quella Karin e subirai la nostra ira, abbiamo bisogno del nostro chitarrista e non ti sognare neanche di perderti la nostra prima esibizione seria!- lo ammonì Sasori sostenuto da Itachi. La blu lo abbracciò.

  • Dedi, puoi dire a Karin di venirci a sentire, le donne vanno pazze per le rockstar! E poi suoniamo nel locale dell’Haruno, sono anche amiche…- gli propose la ragazza facendolo subito dopo sorridere raggiante.

 

Le prove erano riprese, sembrava che l’esibizione nel cortile della scuola fosse passata da secoli, avevano ormai qualcosa di più importante, un concerto vero, il loro sogno nel cassetto da quando avevano deciso di mettere su una band completamente da autodidatti, infatti, fatta eccezione per Itachi, nessuno di loro aveva mai preso lezioni di musica, i loro strumenti li suonavano inizialmente a caso per poi riuscire a riprodurre a orecchio qualsiasi melodia.

 

Per cena stranamente nessuno mandò a fuoco la cucina sperimentando ricette nuove, ormai avevano imparato ad usare perfettamente il microonde e quella meraviglia che portava il nome di cibo precotto.

Mentre i ragazzi erano sul balcone a fumare Konan stava lavando i piatti sporchi di due giorni, quella casa senza di lei sarebbe diventata un porcile nel giro di cinque minuti, era paradossale come ci tenesse all’ordine in quella casa che non era manco sua mentre la sua stanza sembrava un magazzino in disuso.

Deidara rientrò prima degli altri, per darle una mano. Quando il biondo entrò in cucina prese uno straccio e asciugò i piatti ricevendo un sorriso dalla blu che mai si sarebbe aspettata un gesto di tale galanteria. Solitamente tutti stavano alla larga dalla cucina non appena si sentiva la frase “lavare i piatti”.

  • A cosa devo questa gentilezza, Dedi?- chiese lei squadrandolo sottecchi. L’altro alzò le spalle non rispondendo.

  • Ho capito, sei nervoso per sabato, e non mi riferisco alla performance…- continuò lei fissandolo e aprendosi in un sorriso.

  • È che non sono mai uscito così dichiaratamente con una ragazza, mi sento in imbarazzo.- dichiarò lui posando una pila di piatti puliti dentro la credenza.

  • Karin stravede per te. Andrai benissimo!- esclamò lei incoraggiandolo.

  • Se va tutto a puttane mi avrai sulla coscienza, Konnie, non dimenticarlo!- ripose il biondo asciugando un bicchiere sbeccato, probabilmente omaggio derivante da una sbronza colossale di qualcuno di loro.

  • Ti immagini che la prossima settimana non faremo un cazzo tutto il giorno? Solo musica e uscite, non vedo l’ora!- sospirò la blu immaginandosi le vacanze insieme agli amici, sicuramente non sarebbero andati al mare o non avrebbero fatto alcun viaggio.

 

L’indomani a scuola la voce che gli Akatsuki si sarebbero nuovamente esibiti, questa volta in un locale con una performance più seria, si era già sparsa a macchia d’olio e tutti quanti confermavano la loro presenza.

  • Oh, finalmente guadagneremo dei soldi, sono stanco di essere sempre a secco e di dover contare sul figlio di papà qua presente!- esclamò Deidara al cambio dell’ora indicando un alquanto scazzato Itachi.

  • Sai benissimo che detesto essere definito così, non sono mica fighetto come mio fratello! Se posso non chiedo mai nulla a mio padre…- puntualizzò il moro sbuffando.

  • Dai, non litigate, io sto già pensando a come spendere quei soldi, è da tanto che vorrei comprarmi qualcosa di nuovo da vestire, mia madre non mi da’ più un centesimo da quando non torno a casa.- sospirò Konan sognando un vestito che aveva visto in una vetrina del centro qualche settimana prima.

 

Ci si avviava ormai verso la fine della scuola che vide Deidara, Hidan e Pain impegnati fino all’ultimo in suppliche per non essere bocciati ed interrogazioni dell’ultimo minuto addirittura un corridoio.

  • Grazie, prof per avermi dato almeno una possibilità, non se lo dimentichi che sono stato interrogato!- esclamò Pain con uno sguardo eloquente che fece rabbrividire la prof di biologia, Shizune.

  • Vedremo agli scrutini, Pain, metterò una buona parola per te.- disse la donna prendendo il registro e sorridendo al ragazzo. Non poteva essere bocciato, non di nuovo, non adesso che stava finalmente studiando qualcosa con l’aiuto di Konan e Sasori che in quel periodo non avevano nulla da fare poiché sapevano bene che sarebbero stati promossi a pieni voti.

  • E non si dimentichi neanche di noi!- esclamarono Hidan e Deidara cercando di sorridere in modo convincente. L’insegnante cercò di sorridere di rimando senza essere vista dai colleghi.

 

Al suono della campanella un boato generale si levò dalle classi e tutti presero a correre come dannati nel cortile della scuola per la tradizionale lotta con i gavettoni che tutti gli anni si disputava riportando sempre alcuni feriti, specialmente i secchioni che non volevano essere bagnati.

  • Ah! Siete dei fottuti coglioni!- urlò Konan, uscita per ultima in cortile nel quale le era stato testo un agguato dagli amici con un secchio di acqua gelata, con loro i palloncini d’acqua erano superflui.

  • Sei una secchiona, te lo meriti!- le urlarono di rimando gli amici tra una risata e l’altra vedendo che il trucco scuro della ragazza stava colando sulle guance. Pain l’abbracciò stretta, tenendosi la pancia dalle troppe risate.

  • Dai, vieni qui, non dare retta a loro!- indicò gli amici che si rotolavano a terra senza ritegno.

  • Fanculo! Centri anche tu in questo scherzone idiota!- disse lei in tono smielato dandogli un bacio sulla guancia e bagnandolo tutto abbracciandolo.

  • Ehm, chiedo scusa…- qualcuno si schiarì la voce e in quel momento Deidara divenne purpureo, cercò di darsi un contegno e si alzò da terra ancora con le lacrime agli occhi per le risate.

  • Ciao, Karin…- disse lui sfoderando un sorriso che doveva essere suadente ma che suscitò ulteriori risa da parte degli amici.

  • Volevo solo ricordarti del nostro appuntamento, ci vediamo al bar direttamente?- il biondo scosse il capo.

  • Ma no, passa da me prima, così facciamo la strada insieme!- esclamò in tono convincente facendo rimanere a bocca aperta gli amici.

  • Va bene. A domani, allora…- gli scoccò un bacio sulla guancia lasciandolo di stucco quel tanto che bastò per tirargli una secchiata d’acqua che lo bagnò dalla testa ai piedi.

  • Ahh! I miei capelli! Stronzi, me la pagherete!- urlò indemoniato inseguendo gli altri per il cortile suscitando l’ilarità generale.

 

Il viaggio di ritorno a casa fu una lagna unica, il biondo non la smetteva di lamentarsi dei capelli che diventavano crespi e che sembrava uno scappato di casa. Routine.

  • Ragazzi, pranzo veloce e poi prove fino a stasera, è il programma.- disse Sasori servendosi una porzione di sushi d’asporto che avevano acquistato per strada per festeggiare la fine dell’anno scolastico. gli altri storsero il naso ma non poterono far altro che annuire, rassegnati.

Provarono e provarono ancora, fino allo sfinimento, fin quando Konan non ebbe quasi più voce, il rosso era incontentabile, c’era sempre qualche sbavatura nella performance e lui riteneva tutto ciò inaccettabile e poco professionale.

  • Se non è perfetto possiamo sognarci altri ingaggi!- ripeteva di continuo mettendo ansia agli amici che ricominciavano daccapo appena lui si decideva a dare il ritmo con la batteria.

A mezzanotte erano sfiniti, la blu minacciava Sasori sottovoce, sperando di non perderla del tutto il giorno dopo per l’esibizione.

 

La sveglia per i ragazzi suonò alle sei, secondo Sasori il momento migliore per provare era la mattina presto, senza il caldo del sole. Secondo gli altri Sasori era un coglione ma questo è un altro discorso. Vederli provare in boxer e camicia da notte era una scena da immortalare, così decretò Hidan brandendo il suo telefono a scattando una foto a dir poco compromettente e oscena che fece saltare i nervi pure al tranquillo e placido Itachi.

All’ora di pranzo si recarono al locale per poter montare tutte le apparecchiature secondo l’attenta scaletta del rosso che gironzolava impartendo ordini a chiunque gli capitasse a tiro. Dopo una breve prova microfono e del suono ritornarono a casa per prepararsi per la serata.

  • Ragazzi ho fame!- brontolò Pain impaziente mentre si metteva il gel nei capelli arancioni e si chiudeva la cappa a nuvolette rosse. Aveva ragione, infatti avevano saltato la cena per potersi preparare al meglio e Itachi fu sgridato da Sasori quando fu beccato con un panino in mano che mangiava di nascosto in cucina.

  • Si mangia dopo il concerto, non voglio distrazioni!- fece il rosso in tono autorevole. Gli altri sbuffarono e decisero per quieto vivere di dargli retta per farlo stare tranquillo.

Konan era chiusa in camera che finiva di truccarsi e mettersi a posto, Pain entrò per chiamarla e la vide in intimo, mosso da una strana attrazione si avvicinò a lei e la cinse per i fianchi facendola sorridere quando le baciò piano una spalla.

  • Sei bellissima, Konnie.- sussurrò lui al suo orecchio cominciando a baciarle il collo, con trasporto. Anche la blu su lasciò andare a quelle effusioni che erano alquanto insolite tra lei e Pain, siccome non avevano ancora chiarito bene che cosa stessero facendo in quei giorni, se stavano davvero insieme o meno.

  • Anche tu, come sempre, d'altronde.- commentò lei accarezzandogli i capelli che rimanevano più ispidi per via del gel appena messo.

  • Non dovessimo fare un concerto non esiterei a buttarti sul letto e…- la porta che si spalancò non permise a Pain di dire che cosa avrebbe fatto dopo averla sbattuta sul letto, anche se era abbastanza evidente dato lo strano rigonfiamento che aveva nei boxer, mascherato per fortuna dalla cappa.

  • Dai, scopate dopo, adesso è ora di andare!- esclamò Itachi inespressivo e senza il minimo imbarazzo per aver appena interrotto un momento di intimità.

Poco dopo arrivò anche Karin, si era davvero tirata a lucido per la serata, pensò Deidara quando andò ad aprirle la porta. Per l’occasione aveva tolto i soliti occhiali e si era truccata leggermente, lisciato i lunghi capelli rossi e indossato un abitino che lasciava decisamente poco spazio all’immaginazione di ciò che vi era sotto.

  • Stai benissimo…- riuscì solo a borbottare Deidara arrossendo visibilmente. Gli altri lo presero in giro dandogli delle sonore pacche sulle spalle.

  • Grazie. Anche tu, ti dona davvero questa cappa.- sorrise lei entrando in salotto ed essendo quasi investita da Pain e Konan che uscivano dalla camera da letto visibilmente rossi in viso.

  • Ehi, Karin! Come stai? Ti sei proprio messa in tiro…- esclamò Konan abbracciando la ragazza come se nulla fosse. Le donne riuscivano a fare comunella in pochi secondi quando si trovavano in mezzo a soli uomini.

 

La strada fino al locale fu allietata dalle stupide battute, a sfondo ovviamente sessuale, di Hidan e Sasori, dal chiacchiericcio, che i ragazzi definirono molesto, di Konan e Karin che ridevano ogni tanto indicando ora uno e ora l’altro dei ragazzi e dalle provocazioni di Pain e Itachi nei confronti di Deidara che si rifugiava sempre dietro ad una sfilza di “fanculo, coglioni”.

Non appena varcarono la soglia del locale furono abbracciati a turno da Sakura, in visibilio per aver salvato la serata, vicino alla rosa c’era il suo ragazzo storico, Sasuke che fece un cenno del capo alla band e diede una pacca sulle spalle al fratello maggiore, Ino spuntò dal nulla e baciò Hidan sulle labbra augurandogli buona fortuna. Per l’occasione la bionda aveva allestito uno stand artigianale con le magliette stampate del gruppo, sembravano davvero delle rockstar serie, peccato che nelle immagini spiccasse solamente la faccia di Hidan.

  • Andate a prepararvi, siete in scena tra mezz’ora. Il locale è bello pieno, si è sparsa la voce anche nelle scuole vicine.- annunciò Sakura sorridente e indicando il palco ai ragazzi.

Sasori passò la mezz’ora prima dello spettacolo a ripassare la scaletta dei brani e a scrivere appunti nel suo fido taccuino. Fu affiancato da colei che quella sera era stata nominata presentatrice del gruppo, un favore tra amiche, era Sabaku no Temari, era del loro anno e frequentava un’altra classe.

  • Ehi, rosso! Ti vedo sempre così concentrato su quel quadernetto prima di suonare…- fece lei sedendosi accanto a lui.

  • Sono attento a ogni minimo dettaglio, senza questo saremmo tutti perduti, è qui che scrivo ogni cosa inerente alla band.- replicò lui in tono asciutto, come se lei lo avesse insultato pesantemente.

  • Beh, ti lascio al tuo lavoro, allora, in bocca al lupo, a proposito, io sono Temari.- si presentò lei, non ricevette risposta e fece per andarsene, in quel momento Sasori alzò lo sguardo.

  • Lo so, io sono Sasori, dovresti saperlo anche tu.- rispose con un mezzo sorriso. Era ovvio che si conoscessero a vicenda, almeno, dopo la festa di Ino almeno il nome della misteriosa ragazza che si era portato a letto se lo ricordava. Lei gli sorrise di rimando e sparì tra la folla.

 

I ragazzi si trovarono agitatissimi dietro le quinte, si preparavano velocemente, Deidara stava facendo il solito discorso di incoraggiamento alla band, Sasori annuiva ad ogni singola parola, Hidan e Itachi non prestavano alcuna attenzione, Konan e Pain si stavano dando il bacio della fortuna. Quando furono annunciati salirono sul palco con il cuore il gola che batteva all’impazzata. Si posizionarono ognuno al proprio posto e aspettarono a Sasori desse l’attacco di batteria per cominciare a suonare. Il pubblico li applaudì fragorosamente, Konan avvampò e si attaccò al braccio di Pain. Videro Deidara scomparire alla ricerca di Karin, forse imboscata da qualche parte, Itachi sembrava un’ameba messa lì tanto per occupare spazio, però circondato da una specie da fanclub che lui non sapeva nemmeno di avere, Hidan era sommerso di attenzioni da una Ino che sembrava eccitatissima e Sasori si guardava intorno alla ricerca della misteriosa Temari.

 

Scesero dal palco tutti insieme e poi si divisero sparpagliandosi per il pub, avevano da bere gratis, dovevano assolutamente approfittarne. Pain e Konan si diressero verso il bar per prendersi una birra. Itachi si volatilizzò insieme a un paio delle sue fan che sgallinavano da mezz'ora per dare loro esattamente quello che volevano. Hidan ovviamente era chiuso in bagno insieme a Ino a fare quello che facevano sempre e che riusciva a loro meglio. Sasori stava chiedendo più o meno a tutti se avevano visto Temari senza alcun successo.

 

Deidara invece sembrava una sorta di enorme pomodoro ambulante, si aggirava per il locale impacciato insieme a Karin che continuava a sorridergli allegramente, non sapendo di metterlo terribilmente a disagio. Il biondo si guardò intorno in cerca di un volto amico, non era abituato a queste uscite in due, come minimo aveva sempre avuto qualcuno come spalla. Invece ora degli altri non se ne vedeva nemmeno l'ombra.

  • Deidara, che ne dici di andare a berci qualcosa?- chiese la rossa ammiccandogli. Lui annuì senza pensare. Si dette anche dello stupido, possibile che l'unica volta che era interessato a qualcuno dovesse comportarsi da sfigato impacciato?

Arrivati davanti al bancone si incontrarono con Konan e Pain che stavano chiacchierando delle solite cose, erano la coppia peggio assortita del secolo, pensò il biondo stringendo la sua pinta di birra.

  • Dedi! Finalmente ti vedo con Karin, siete proprio una bella coppia, complimenti!- esclamò la blu abbracciandolo. Il biondo la strinse in vita, come quando quella volta era stata sua, la sua prima volta, quella sarebbe sempre appartenuta a Deidara e non a Pain. Almeno aveva detenuto questo primato. Il biondo si destò da questi pensieri, ma che cosa stava dicendo? Non doveva invece gioire della felicità degli amici e godersi finalmente una ragazza tutta per sé? Era confuso.

  • Ehi, Dei, adesso non ti allargare troppo eh! È roba mia!- disse Pain scherzoso afferrando la blu per un braccio e riportandola al suo fianco con sguardo ammaliato.

  • Lei è la mia Konnie, nessun ragazzo me la porterà mai via, nemmeno tu, Pain! Tanto stasera me la spupazzo tutta!- rise il biondo indicando la ragazza. In tutta questa scena Karin si sentiva in disparte, esclusa da quel quadretto famigliare. Strinse la mano del biondo ricordandogli la sua presenza.

  • Eh no, biondino, stasera andiamo da me, avevi detto che casa tua non era un bordello, quindi...- disse l'arancione in tono allusivo facendo arrossire Konan. Pain non le aveva nemmeno accennato a quella decisione, si sentì un po' turbata, avrebbe dovuto quantomeno avvisarla prima. Cercò lo sguardo di Deidara e il biondo capì al volo. Riuscirono ad allontanarsi con una scusa stupida. Uscirono fuori dal locale, lontano dalla vista di tutti.

  • Bene, la resa dei conti. È il momento che stavi aspettando, no?- chiese il biondo con un tono neutro e piatto.

  • Già. Ma mi ha colta alla sprovvista, secondo me è troppo presto per un passo del genere. Io non sono pronta.- confessò la blu guardandosi le mani.

  • Potevi aspettartelo, Konnie, è normale, l'euforia del dopo concerto. Con me sei stata subito pronta!- esclamò il biondo fissandola dritto negli occhi.

  • Ma tu sei il mio migliore amico, con te è tutto naturale, con Pain c'è sempre quell'insicurezza, quella paura di non essere mai abbastanza...- Deidara le accarezzò una guancia e subito dopo diede un bacio su di essa, le sorrise incoraggiante.

  • Appunto. Io sono il tuo migliore amico. So come sei fatta e ti consiglio di buttarti, tutto verrà da sé, Konnie, sei una ragazza stupenda.- la prese sotto braccio e tornarono dentro spezzando quell'imbarazzo che si era creato tra Pain e Karin che non sapevano che dirsi.

  • Tornati, problema risolto. Beh, stavate andando via, giusto?- chiese il biondo sorridendo sornione e felice e passando un braccio attorno alle spalle di Karin.

 

Pain e Konan uscirono dal locale e si presero per mano. La ragazza lo guardava intensamente nel buio della notte: era stata una bella serata, si sperava che potesse essere la prima di una lunga serie. Lui si accorse di essere fissato e si girò sorridendole.

  • beh, andiamo da me, allora?- chiese lui senza mezzi termini. La blu sorrise, parlare con Deidara le aveva fatto prendere sicurezza e ora non temeva più nulla.

  • Sì, certo.- affermò risoluta seguendolo.

 

Era strano, nonostante Konan conoscesse Pain da tempo immemore, non era mai stata a casa sua, non aveva mai conosciuto i suoi, o meglio, sua madre, il padre non lo aveva mai conosciuto nemmeno l'arancione. La prese per mano conducendola attraverso viottole decisamente strette e losche. Si strinse a lui d'istinto e lui l'abbracciò di più. Svoltarono un paio di volte a sinistra al buio e poi si ritrovarono davanti ad un palazzone enorme e dominato dal grigio, di una tristezza indicibile. Pain era a disagio, si vergognava a farle vedere quanto poco avesse. Konan non ne rimase per nulla sorpresa, era abituata a vivere nella tana di Deidara, quel palazzo a confronto sembrava una reggia imperiale. Arrivarono al terzo piano ed entrarono in casa.

Tutte le luci dell'abitazione erano spente, erano anche le quattro del mattino ed era piuttosto comprensibile. Konan si guardava intorno curiosa, come era possibile che conoscesse da così tanto tempo Pain e che non fosse mai andata a casa sua?

  • Fai piano, però, ci sono i miei che dormono...- l'avvisò il ragazzo camminando a passo di ninja verso il piano superiore. Già, Pain aveva anche dei genitori, che lei non aveva mai visto. Ma quanto poco sapeva sul suo conto al di là della sua spavalderia?

  • Vieni, dai!- sussurrò lui prendendola per mano e accompagnandola verso la sua camera.

L'arancione accese con uno scatto l'abat-jour che illuminò l'ambiente circostante. Sembrava una riproduzione in scala del bordello che c'era da Deidara, il letto sfatto da chissà quanto tempo, la scrivania ingombra di materiali vari ed eventuali, fogli di spartiti, compiti non finiti, calzini, magliette e chi più ne ha più ne metta.

Al muro erano appese diverse cornici con foto. Sorrise lievemente quando ne notò una di un Pain appena nato, già con quell'espressione da gradasso che lo caratterizzava.

  • Avevi già quell'aria da insopportabile sapientone, lo sai?- gli chiese guardandolo negli occhi grigi. Lui si passò un braccio dietro il capo e lo piegò leggermente.

  • Me lo dicono in tante...- tagliò corto esibendo quel sorriso sghembo che lei adorava. Infatti Konan non volle sapere chi fossero le “tante”. In quel momento era solo lei, lì, con Pain.

Konan si sedette sul suo letto sprofondandoci, tipico, un materasso ad acqua e come avrebbe potuto essere altrimenti?

Lui la raggiunse prendendole una mano tra le sue. La blu poteva chiaramente percepire ogni callo sulle sue dita da bassista. Lo trovava così affascinante che pure i suoi calli diventavano oggetto di interesse. Avvicinò il viso a quello del ragazzo e lo baciò semplicemente, lasciandosi trasportare dagli eventi, senza alcun pensiero.

Pain si tolse la cappa che indossava per il concerto e rimase a torso nudo, Konan constatò che era esattamente il doppio di Deidara, con quelle braccia muscolose e i pettorali decisamente pronunciati. L'afferrò per i fianchi e la fece stendere sotto di sé, con una gentilezza che non gli apparteneva affatto.

In quel momento la blu si sentì più completa che mai e rimpianse di aver avuto paura, di aver temporeggiato, lei era sempre stata pronta per quel momento, solo che non se ne rendeva nemmeno conto.

Sospirò pesantemente quando la baciò sul collo lasciandole qualche piccolo morso vicino alle clavicole, era irruento, sentiva che non voleva perder tempo e che la voleva sua. Subito.

  • Konnie. Il reggiseno...- si lamentò seccato da quell'inutile indumento. Lei arrossì e lo sganciò con semplicità, senza il minimo imbarazzo.

  • Molto meglio...- commentò lui baciandole appassionato un seno. Lei gemette forte, forse troppo.

  • Ma se i tuoi ci...- le tappò la bocca con le sue labbra. Non aveva più bisogno di parole, voleva solo passare ai fatti.

  • Dobbiamo recuperare il tempo perso, Konnie. Stanotte sei mia.- sussurrò roco. Era irresistibile. Le piccole mani di lei si intrufolarono all'interno dei suoi boxer, accarezzandolo dolcemente e scoprendolo già pronto nella sua durezza. Arrossì un po' all'idea.

  • Ti voglio da impazzire!- sussurrò lui scendendo a baciarle il ventre piatto. Ma che diavolo voleva fare? Oh, no che imbarazzo. Konan strizzò gli occhi quando lo sentì baciare la sua parte più sensibile e credette di impazzire lì, seduta stante. Sentì un grande calore che si espandeva dal bassoventre quando aprì gli occhi e mise a fuoco la zazzera arancione di Pain in mezzo alle sue gambe tese.

  • Oh, Pain!- sussurrò accarezzandogli i capelli e lasciando che la sua lingua accarezzasse il suo antro segreto. Si sentiva pronta, incredibilmente donna e per la prima volta lo guardò innamorata. Sì, era fottutamente innamorata di Pain.

  • Vieni qui...- un dolce ordine. Incontrò nuovamente le labbra del ragazzo e si sentì protetta da quell'abbraccio sensuale. Lo guardò in quegli occhi grigi, enigmatici. Così diversi da quelli che l'avevano guardata la prima volta, del tutto privi di quel tono di sfida che lo contraddistingueva. Era perso in lei. Al mondo esistevano solamente loro due, uniti finalmente in una cosa sola. Felici.

 

Deidara si svegliò nel letto praticamente vuoto la mattina seguente. Poi sorrise quando notò una manina posata sul suo petto nudo. Era uscito con Karin e le cose erano andate bene, e stavolta si ricordava anche il suo nome. Un bel miglioramento, pensò il biondo abbracciandola stretta.

Il suono odioso del cellulare diede fine all'idillio. Il biondo rispose svogliato al numero sconosciuto che lo stava chiamando.

  • Qui Deidara...- rispose strascicato accarezzando distrattamente Karin.

  • Mi dispiace disturbarla, conosce per caso Itachi Uchiha? Abbiamo il suo numero tra le chiamate rapide.- una voce sconosciuta gli rispose. Che voleva dire? Che centrava Itachi?

  • Sì, certo che lo conosco.-

  • Allora la prego di venire subito all'ospedale. L'abbiamo soccorso stamattina.- il biondo buttò giù il telefono e svegliò Karin. Avrebbero fatto i fidanzatini in un altro momento. Ma che stava succedendo a Itachi? D'istinto chiamò Sasuke.

  • Ohi. Vieni all'ospedale, subito!- gli urlò al telefono mentre stava uscendo di casa e inseguendo la corriera. Diavolo. Ma dove erano finiti tutti quanti?

 

Arrivò completamente senza fiato all'ospedale della città. Entrò a capofitto e iniziò ad urlare a chiunque fosse nel raggio di dieci metri. Ma dove cazzo sei, Itachi?

  • Cerco Itachi Uchiha, dev'essere da qualche parte qui! Cazzo, qualcuno mi aiuti!- era disperato. In quel momento venne affiancato da un'infermiera.

  • Vede, al momento ci risulta che il fratello sia già arrivato...eccolo...- con il capo indicò la figura dell'Uchiha più giovane. Sembrava avesse appena visto un fantasma. Gli occhi lucidi.

  • È fratello di entrambi.- Deidara sentì Sasuke pronunciare quelle parole. La sua voce era malferma, traballante. L'infermiera annuì e lo fece passare.

Quel corridoio era chilometrico, non sembrava portare da nessuna parte. Entrarono nell'ultima porta, una stanza singola, luminosa, con una bella finestra che dava sul giardino. Itachi giaceva inerme intubato, circondato da macchinari di cui nessuno di loro conosceva il nome. Ma che cazzo era successo?

  • L'hanno trovato stamattina, era con una ragazza. Non ne aveva mai parlato con nessuno. Poi li hanno investiti, lei è morta sul colpo e lui...- la voce di Sasuke si incrinò del tutto scoppiando a piangere nervosamente. Era sconvolto e Deidara non era da meno. Si avvicinò cautamente al letto, gli sfiorò una mano che recava delle gravi escoriazioni, ma Itachi era immobile, come una vecchia bambola di pezza.

E fu un attimo, Itachi spalancò gli occhi ed emise un gemito gutturale, poi un aggeggio infernale cominciò a trillare in modo fastidioso, furono cacciati fuori da mille medici che si riunirono a capannello intorno al ragazzo. E da lì fu oblio, passarono ore, forse giorni, seduti su quelle scomode sedie in sala d'aspetto, eppure non si muovevano, erano stati raggiunti dagli altri che, come loro, campeggiavano lì. Fino a quando un dottore non uscì da quella stanza, con la faccia scura.

  • Ho bisogno di parlare con un famigliare...- Sasuke si alzò meccanicamente e venne allontanato dal gruppo. Ma gli altri avevano già capito tutto quanto. Itachi si era spento proprio quella notte, emorragia celebrale. E quel giorno non fu solamente Sasuke a perdere un fratello.

 

Poco dopo la scuola finì, ma non fu la stessa cosa. Ci fu la festa del diploma, ma nessuno degli Akatsuki partecipò, senza Itachi niente era più lo stesso. In casa di Deidara tutti fissavano quella sedia vuota, il suo posto sul divano e sembrava di vederlo ovunque. Rimasero tutti uniti, ma la band si sciolse dopo qualche tempo, per rispetto, perché senza Itachi non aveva più senso, niente.

 

Passò qualche anno da quei giorni bui, Konan conviveva con Pain ormai da tempo e insieme avevano avuto un bambino. La prima cosa bella dopo quel tragico incidente. La blu non usava più vestirsi da metallara, era diventata decisamente più sobria. Vivevano in un quartiere residenziale, poco distante dalla tana di Deidara.

La giovane donna prese per mano un bimbo troppo simile al padre, con quei capelli fulvi, inconfondibile marchio di famiglia. Strinse nell'altra mano un mazzo di gigli bianchi, varcarono la soglia del cimitero del quartiere, camminarono un po' lungo le file di lapidi.

  • I-ta-chi U-chi-ha...- lesse traballante il bimbo con fare dubbioso. Poi guardò la sua mamma tirandola per una manica.

  • Mamma! Il signore a cui porti sempre i fiori si chiama come me!- disse vittorioso per essere riuscito a leggere bene.

  • Sì, Itachi, avete lo stesso nome...- sussurrò malinconica poggiando una mano sulla fredda lapide. Ci manchi, Uchiha, saluti dalla tana. Diede la mano a suo figlio e si asciugò gli occhi lucidi con una mano.

 

Taaaaaa daaaaan ecco finalmente la fine della storia, oddio quanti anni sono passati dall'inizio? Troppi! Ma l'ho finita! Ce l'ho fatta! Yatta!

Bene, ringrazio tutti quanti, tutti tutti, chi ha solo letto, chi ha seguito la storia, chi mi ha recensita, grazie a tutti quanti, ma ora il mio progetto è concluso, mi sento anche un po' orfana di questa storia, in realtà! Spero vi sia piaciuto l'ultimo capitolo, anche se è dal sapore un po' amaro, mi piaceva così.

 

Alla prossima!

 

ketyblack

 

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