Come una famiglia

di Claa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Devi avere fiducia ***
Capitolo 2: *** Un sentimento ***
Capitolo 3: *** Un posto in cui sentirsi a casa ***



Capitolo 1
*** Devi avere fiducia ***



Eccomi di nuovo qui, questa volta con una raccolta di one-shots un po' fuori dalle righe. Ogni one-shot avrà toni differenti, e ruoterà attorno a personaggi differenti, con comune denominatore Shepard.
La prima storia è dedicata a Shepard e Liara, ed è quindi romantica e anche un po' triste.
Ho scelto di pubblicare oggi perché l'altro ieri è stata una bella giornata e volevo ricordarmene e festeggiarla anche così. Un pensiero speciale va ai miei due grandi amici nerd, Sylvia e Damiano, compagni e campioni di deliri.
Buona lettura!

Avvertimenti: femslash



 

Come una famiglia



 

1.  Devi avere fiducia



Liara entra nella cabina di Shepard. La trova in piedi davanti alla scrivania, con un libro in mano e il computer acceso.
Il Comandante si volta appena, sorride. “Liara, che piacere.”
La porta automatica si richiude, l’Asari fa due passi, avanza lentamente, e intanto osserva con un senso di fierezza il corpo della compagna. “Ho deciso di prendermi una pausa.” Lo percorre e ripercorre con lo sguardo. Ne è stupefatta, sente di bramarlo e adorarlo.
“Non credevo ti avrei mai sentito pronunciare parole simili” dice Shepard in tono scherzoso, intenta a trafficare con il computer.
Liara trattiene una risatina, mentre continua la sua analisi dettagliata, quasi maniacale, delle linee, delle sinuosità, degli avvallamenti e degli angoli. “Leggi in piedi?”
“So che stare in piedi è meglio che stare seduti, perciò…”
Da dietro l’Asari le prende le spalle, vi esercita una lieve pressione e sospira, estatica. Calca con le mani le due rotondità spigolose celate dalla divisa, le scapole leggermente asimmetriche, così mobili e scattanti, la schiena armoniosa come un’onda – “Ah, la tua schiena!” –, e le piccole ossa della spina dorsale che affiorano come lo scheletro di un antico animale marino. Le afferra i fianchi, indugia ancora un attimo, poi l’abbraccia, le si attacca. I seni spingono contro le scapole, i corpi si scambiano calore.
Shepard alza gli occhi dallo schermo. “Liara, sto studiando delle tattiche e facendo delle ricerche.”
L’Asari è pervasa dalla calma e non comprende l’ansia del Comandante. Si scosta il necessario per sollevarle i capelli alla base del collo. Capelli a caschetto, tagliati magistralmente, rossi. Sono talmente corti che il movimento è minimo. Le lascia un bacio sulla nuca. “Amo la tua nuca.”
Shepard sorride. “Pensavo mi amassi tutta.”
“È così. Non fare la puntigliosa.”
“Non puoi prenderti una pausa quando ti pare, venire qui e disturbarmi.”
“E perché no?”
“Perché quando ci provo io tu mi rispedisci dritta indietro.”
“Ma io studio sul serio.”
“Sapevo lo avresti detto…”
Liara fa girare Shepard, le toglie il libro e lo posa sulla scrivania. Le stringe le mani. “Dai.”
L’altra sospira mortificata e inclina un poco la testa di lato. “Devo finire, Liara. È importante. Ma se vuoi puoi aspettare qui. Non ci vorrà molto.”
L’Asari è delusa, ma annuisce e retrocede. Le loro mani si separano. “Va bene. Andrò a riposarmi un po’ sul divano.”
“Grazie” dice la compagna, guardandola allontanarsi e sfiorare di sfuggita il vetro dell’acquario.
“Sono pesci di Ilium, questi.”
“Sì. Li ho comprati perché mi ricordavano la tua permanenza lì.”
“Oh, che bel pensiero!”
“E perché mi tenessero compagnia, dato che tu avevi troppo da fare per unirti a me.”
“Uccido te e i pesci se non la smetti.”
Shepard gongola nascosta dai modellini di navi spaziali.
“E poi, per la Dea, Shepard… Sostituirmi con dei pesci?”
“Loro perlomeno sanno stare in silenzio. Tu sai farlo, tesoro?”

Passano i minuti, e il Comandante vede Liara stare seduta elegantemente, appoggiare il capo, sdraiarsi, poi balzare su, sbirciare nel datapad, sfogliare i libri uno a uno, accendere la musica, spegnerla, seguire le anguille, studiare nel particolare i modellini, tornare al divano e poi cambiare idea e andare verso l’uscita.
“Ascolta, vado via. Non so proprio stare senza far nulla. Se vuoi, puoi…”
“Ho fatto.” Shepard la raggiunge.
Liara sbatte le palpebre sorpresa. “Ah sì?”
“Sì.”
Le loro dita si cercano e si intrecciano. L’Umana ritira il palmo quanto basta per tastare e percepire ogni piega della pelle, per registrare l’architettura di ogni falange. Occhi negli occhi. Quelli di Liara hanno del divino, pensa ogni volta lei. Hanno dentro la terra e il cielo e qualcosa d’altro. Qualcosa di alto, di intatto, di purissimo. La sorgente della vita, pensa.
“Allora credo rimarrò” dice l’Asari.
“Credi?”
“Mi piace farmi desiderare, no? Lo dici sempre.”
“È la verità.”
“Vieni.” La tira con sé e insieme scendono gli scalini.
Superano il tavolino e Liara la butta sul divano.
“Oh, prepotente… Ok!” commenta Shepard allettata. “I tuoi occhi paiono dei bellissimi e fragili canarini sul punto di spiccare il volo, lo sai?”
L’Asari domina su di lei, si tocca il petto, adagio; si accarezza un seno.
L’Umana schiude le labbra, mentre l’emozione cresce in lei come un fiume sotto l’acquazzone. “Se fossi stata Omero avrei scritto un poema sui tuoi seni.”
“Sta’ zitta, ora.” Prende a scendere lungo il torace, si tocca il ventre.
“La culla di tutti i mondi” sussurra il comandante, sognante. Il ventre che avrebbe voluto riempire, seminare di baci; dove avrebbe voluto giacere fino alla fine dei tempi.
E più giù…
“Lo scrigno delle meraviglie” Non ha resistito. Incontra lo sguardo di Liara, quasi ride.
La donna blu non riesce a non ridere, dal canto suo, e fintamente piccata dice: “Te ne pentirai, Shepard!” Le si stende sopra e cerca di darle un piccolo schiaffo, ma nella confusione rotolano e cadono sul pavimento.

Mai sazie, fanno l’amore finché il sonno non giunge a importunarle.



Liara e Shepard passeggiano per i mercati del Presidium. È una giornata radiosa: il sole è alto e un vento leggero agita la chioma del Comandante.
“Com’è bella la vista da quassù” dice Liara in contemplazione.
“Ne ho viste di migliori” dice Shepard.
L’altra l’ammonisce con uno sguardo sarcastico. “Non sai proprio quand’è il caso di tenere la bocca chiusa, eh, Shepard?”
L’Umana sogghigna. “No.”
Un Batarian passa loro accanto marciando.
“Ho veramente appena visto un Batarian in tuta?” dice Shepard.
L’Asari fa un risolino. “L’hai veramente appena visto.”
Il Comandante avverte intensamente il desiderio di prendere la mano dell’Asari e stringerla nella sua, ma non osa. “Come correrà nostra figlia?”
“Cosa?” Liara crede di non aver capito bene. Qualcosa all'altezza dell'imboccatura del suo stomaco si anima.
“Nostra figlia, come correrà? Sarà rigida o sciolta? Terrà i gomiti in alto o in basso? Sarà padrona del suo corpo o lo patirà?”
Liara sente che dentro di sé è in atto una metamorfosi: la felicità bussa alle porte del suo cuore, ma è una felicità triste, e gli occhi le si riempiono di lacrime.  “Le nostre due figlie, vorrai dire” riesce a esalare infine, con voce vibrante, fantasticando.
L’Umana la guarda con dolcezza. “Le nostre due figlie, sì.”
“O tre.”
“Non starai esagerando, adesso?”
Si fermano su una terrazza, ma non si sporgono. Non aspettano più: il momento che hanno aspettato è arrivato, è questo, e non rimane loro che viverlo, assaporandolo al meglio.
“In qualsiasi modo correranno, saranno perfette” dice Liara a un tratto; lo sguardo che si libra sul vastissimo paesaggio. Poi si volge, e quieta sorride a Shepard. Con gentilezza le prende la mano e la stringe; palmo contro palmo.
L’Umana sorride di riflesso e tace, ma mentalmente ringrazia qualsiasi forza dell’universo le abbia dato Liara, la sua più grande fortuna.



Sul letto, stese diagonalmente, Shepard e Liara conversano.
“Tutto si sta sgretolando” comincia Shepard in tono sommesso. “E ogni certezza sta cadendo. Non so più a cosa appigliarmi.”
“A me” dice Liara, afferrandole i polsi. Vuole che l'Umana la guardi, e lei lo fa – nel suo sguardo scorge una stanchezza oscura, sterminata, ma non ne è intimidita. Protende il viso verso l’amata e con gravità scandisce: “Appigliati a me. Non tutto si sgretola, anche se a una prima impressione può sembrare il contrario. Devi avere fiducia in te stessa”, rinsalda la presa. “Ma se non l’avrai, ci sarò io a ricordarti chi sei. Io ti terrò assieme, Shepard. Sempre.”
“Sempre” ripete assorta l’altra, con voce già diversa, accesa come una fiaccola di speranza.
“Risorgeremo insieme, sopra qualunque maceria. Sei l’anima della mia anima. Ma ora basta parlare: baciami.”

 


 

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Capitolo 2
*** Un sentimento ***



Un sentimento per ciascuno: Kaidan Alenko, James Vega e Samara, per descrivere il fulcro del loro rapporto con Shepard. Nel gioco è perlopiù Shepard a prendersi cura del suo equipaggio; con questo capitolo ho voluto mostrare in parte come anche il suo equipaggio si prenda cura di lei, in uno scambio reciproco ed equo.


 

2. Un sentimento



Kaidan sogna le sue labbra – le ha viste schiudersi così tante volte, ma gli pare non sia mai abbastanza. Riesce a vederle mentre si incurvano e prendono vita in un sorriso – precisamente quello che gli ha rivolto quando si sono rincontrati sulla Terra. Sogna i suoi occhi – i suoi occhi quel giorno, cinque minuti prima dell’attacco – le sue iridi color nocciola, che il sole amava baciare e indorare come miele. Gli occhi accoglienti, e al contempo duri, di chi è in perenne lotta, e conosce il dolore e la rinuncia, ma non la resa. Occhi che svincolano, presi dall’imbarazzo: è il giorno in cui l’ha rifiutato.
No, emerge dalle sue visioni, è passato del tempo da allora. È nell’osservatorio di dritta, sdraiato sul divano. A circa un metro da lui, l’universo scintilla inintelligibile e profondo. È buffo come spessissimo l’universo non si riduca che a un sentimento, pensa Kaidan, le mani giunte sullo stomaco.
Trasportato dai flutti dei ricordi, si immerge di nuovo, e rivede Shepard proseguire con Anderson lungo quel corridoio, convocata dal Comitato  – i suoi capelli fulvi e la sua schiena che si allontanano; la rivede in missione, appesantita dall’armatura, ma a suo agio – i suoi movimenti decisi, i suoi occhi scaltri dietro la visiera del casco; risente la sua voce matura e calda, che involontariamente lo tenta e lo stordisce, come un afrodisiaco. Si eccita al pensiero – che si ripete, che lo tortura – delle sue cosce che strusciano, del suo fondoschiena e dei suoi seni pieni e belli l’altra sera, quando l’ha scoperta a prepararsi un toast, forse dopo una visita a Liara. Sarebbe stata un’ottima madre per i miei figli, aveva convenuto. Se avesse potuto, l’avrebbe presa lì, allo scoperto, senza ritegno. L’avrebbe penetrata con forza, e con cura, e… Deglutisce.  
Non lo ha mai lasciato indietro, malgrado le parole sprezzanti e la diffidenza di lui. Non ha perso le staffe, e anzi, lo ha capito, lo ha aspettato e gli ha porto una mano. Non si è arresa, neppure con lui. Ma dopotutto Shepard non l’avrebbe fatto con nessuno, pensa sorridendo con mestizia. Forse è per questo che si è innamorato di lei.



Il clima è aspro su Namakli, e il terreno accidentato.
James pensa al Grand Canyon - Namakli glielo ricorda - e si domanda come se la stiano cavando laggiù, sulla Terra. La nostra Terra, pensa fissando lo sguardo su Shepard, qualche passo avanti a lui, che avanza sicura ma prudente. Lei voleva restare, proprio come me. Avremmo dovuto farlo. Loco… Spero che tutto questo vagabondeggiare servirà a qualcosa.
Viene strappato bruscamente alle sue riflessioni da un boato, il rumore di enormi massi che si staccano e scricchiolando rovinano nel vuoto. Il grido di Liara. Fa in tempo a distinguere la figura di Shepard ondeggiare presso il precipizio – “Lola!”. Fa un balzo lunghissimo, nonostante la mole dell’armatura, e l’agguanta per un braccio, traendola a sé con forza selvaggia. E mentre le cinge la vita, cadono all’indietro, seduti, e salvi.
Entrambi respirano ansanti, un po’ scossi, timorosi di sciogliere quello strano abbraccio.
Liara sta arrivando.
In quei pochi istanti, anche se un vento furioso e caldo sferza loro la faccia, e centinaia di mietitori incombono, e i Razziatori là fuori radono al suolo la galassia, James è conscio solo del gonfiarsi e sgonfiarsi della pancia del Comandante – di quel movimento riflesso, insignificante quasi, ma essenziale, solo apparentemente semplice, e a modo suo incredibile. Non ha mai sentito il corpo del Comandante così, non sono mai stati tanto a contatto. È come se il corpo di James reagisse a lei: l’intorpidito istinto protettivo tipico dei fratelli maggiori sta montando. E lui si sente felice – sì, felice – perché sono ancora vivi e insieme torneranno sulla Terra e ne faranno vedere delle belle a quegli stupidi insetti mastodontici! Perché sono come una famiglia.
Il terreno è ora stabile. Shepard dà due colpetti alla corazza di James. “Grazie, Vega.”
“Compito mio, Lola.”
“State bene?” chiede una Liara accorata ed esagitata. “Per la Dea, Shepard, fa’ più attenzione la prossima volta!” La aiuta a rialzarsi, offrendole un sostegno.
“Sì, Liara” sorride lei.  



Samara e Shepard siedono l’una di fianco all’altra, coccolate dal calore del fuoco nel camino e dalla quiete della notte.  
Shepard tiene gli occhi chiusi, e a un tratto, come per magia, una voce melodiosa nasce dal buio, e fluisce in lei distinta e pacifica: “Sono dispiaciuta per Thessia, ma so che hai fatto il possibile, Shepard”.
L’altra solleva le palpebre, ma non si volta. “Avrei potuto fare di più.”
“Non è vero. Lo sai.”
Tacciono.
Le Asari avrebbero potuto fare di più. Non tormentarti oltre.”
Shepard annuisce debolmente.
“Liara come sta?”
“È sconvolta” sospira Shepard.
“Non essere in pensiero per lei. È forte. Starà bene.”
“A proposito di questo, Samara…”
La Justicar la guarda attentamente: è pronta ad ascoltarla.
“Quando tutto questo sarà finito, se non dovessi far ritorno, tu potresti…”
“Vegliare su di lei?” completa Samara.
“Sì.”
“Se questo può rasserenarti, sì: mi impegno a vegliare sulla tua amata Asari, finché il mio tempo non scadrà.”
“Ti ringrazio.” Finalmente l’Umana incontra il suo sguardo e le sorride sinceramente. Si sente già più leggera. Torna a distendersi, riabbassa le palpebre.
Poi, come prima, come per magia, nel buio la parte superiore del suo capo riassume consistenza: una mano l’ha sfiorato – Shepard si ridesta – e ora lo sta guidando in una discesa misurata, che ha come ultima tappa il petto della Justicar. L’Umana si lascia andare, si fa cullare dal respiro modulato e solenne di Samara. E in un attimo è di nuovo una bambina fra le braccia della madre, protetta e colmata dalla sua suprema conoscenza e saggezza.




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Capitolo 3
*** Un posto in cui sentirsi a casa ***




3. Un posto in cui sentirsi a casa



“Ma, per curiosità, come fai a sapere che mi erano morti i pesci?” chiede Shepard a Miranda.
“Sono andata a letto con il capo dell’Ombra” ironizza l’altra.
“Liara?”
“Liara è il capo dell’Ombra?”
“Sì.”
“Che figura.” Miranda ingolla ciò che resta del suo whisky.



Garrus guarda perplesso Shepard mentre insieme escono da un negozio della Cittadella. “Sulla Terra è consuetudine prendersi gioco in questo modo di lavoratori seri e onesti?”
Il Comandante risponde: “Certo. Da noi questa pratica ha anche un nome, si chiama fare politica.”



Sono su 2181 Despoina, o più precisamente su una piattaforma galleggiante di 2181 Despoina. Il pianeta è tutto oceano e relitti di navi. L’aria è pregna d’umidità e Shepard si appresta a entrare nel mech per buttarsi negli abissi e mettersi in contatto col Leviatano.
Liara segue la sua scalata sul robot. “Perché non c’è mai una via più semplice e sicura?”
“Perché sennò la storia si farebbe noiosa” replica il Comandante.
“Non me ne importa niente della storia.”
“Sei così carina quando ti crucci.”
L’Asari sbuffa sonoramente, esasperata.
“Tornerò” promette Shepard.
“Conterò i secondi” ribatte Liara, concedendosi un sorriso.



Zorya. Shepard tira un bastoncino per vedere quanto lontano cadrà. Grunt si lancia in una corsa sfrenata e un po’ goffa.
“A quanto pare il nostro Grunt ha voglia di giocare” constata Shepard.
“Cosa sta facendo?” domanda Liara.
“Vedi, ha preso il bastoncino e ora sta per riportarmelo indietro” indica lei.
“Non ci trovo nulla di divertente” dice Garrus.
“Perché non hai mai provato. Ma… dove andate?”
Poi il Comandante guarda davanti a sé e vede il krogan che la punta a velocità supersonica.
“Ehi, aspetta un att…”
Uno tsunami di fango la travolge.
“Sono stato bravo? Eh, Shepard, sono stato bravo?” si esalta Grunt.
Garrus torna ad avvicinarsi e osserva il Comandante, che somiglia a uno strano mostro delle paludi. Allunga un braccio per darle una pacca di conforto, ma ci ripensa, disgustato. Liara è rammaricata, ma si tiene a distanza.
“Shepard?” fa Grunt.
L’Umana si pulisce gli occhi e la bocca e si rivolge ai compagni colpevoli: “Avreste potuto avvertirmi.”
“E toglierci tutto il vero divertimento?” sghignazza Garrus.
“Scusa” balbetta Liara.
“Andiamo.”
“Shepard, sei arrabbiata?” chiede Grunt.
“Ho detto andiamo.”



“Attacca Wrex!” ordina Shepard.
Wrex, alle sue spalle, non se lo fa ripetere una seconda volta e le sfreccia accanto come un missile, smuovendo una massa d’aria gigantesca. Il Comandante vola e sbatte contro un muro.
“Tutto bene, Shepard?” s’informa Garrus.
“Questi krogan saranno la mia rovina, me lo sento” dice lei, traballando.



Joker piomba sulla Normandy sbraitando: “Ragazzi, ragazzi!”. Tira un fischio. “C’è nessuno? Il Comandante ha bisogno di voi!”
Una piccola folla comincia a radunarsi intorno a lui, che intanto raggiunge a tentoni la sua postazione e vi si abbandona con un sospiro.
“Stavamo bevendo in quel bel ristorantino in cui fanno il miglior sushi della Cittadella…”
Tali si intromette: “Quello con lo chef francese?”.
“Quello! E dal nulla sono sbucati fuori dei mercenari armati fino ai denti che volevano uccidere Shepard.”
Liara è affranta. “Ucciderla?!”
“Sì. Allora lei mi ha detto di tornare alla nave per chiamare rinforzi e… e mi ha usato come esca!”
James sghignazza. “Proprio da Shepard.”
Tali è dispiaciuta per Joker. “Keelah… Dev’essere stato orribile.”
Javik pondera: “Ottima stretegia”.
Steve strilla: “Smettila di frignare, Joker!”.
“Ok, ok, non vi scaldate!”
“Cos’è successo dopo?” vuole sapere Liara.
“Ha fatto saltare in aria quel bel ristorantino.”
Tali si porta le mani alla bocca – o meglio, alla maschera. “No!”
“Ed è caduta nel…”
Liara sussulta: “È caduta?!”.
James esclama: “No!”.
Javik dice: “Ancora?”.
Garrus fa un sorriso sghembo, e con orgoglio sospira: “Nessuno cade come cade lei”.
“Per certe cose ci vuole stile” sottoscrive James.
“E lei ne ha da vendere, quando si tratta di cadere” dice Garrus.
James ride. “Puoi ben dirlo!”
Liara sbotta: “Insomma!”.
Tali mormora apatica: “Ristorantino… distrutto…”.
Kaidan chiede: “Dov’è caduta?”.
James fa un balzo e sventola due dollari in aria. “Sono aperte le scommesse, gente!”
“Su un mezzo di trasporto rapido” propone Kaidan.
Garrus dice: “Scontato. In un cassonetto!”.
James dice: “Sopra un’Asari. Le Asari sono dovunque".
Liara sta per controbattere, ma Joker la anticipa e annuncia: “In una vasca per pesci”.
Un “no” prolungato, forte e profondamente sconfortato copre ogni altro suono e si propaga nella nave.
Quando c’è di nuovo silenzio, IDA si sente in dovere di intervenire: “Jeff, dicevi che Shepard ha bisogno di rinforzi e che un gruppo di mercenari è intenzionato a ucciderla.”
Joker si rammenta: “Oh, sì, giusto…”.



Nell’appartamento di Shepard i festeggiamenti vanno avanti già da una buona mezz’ora.
“E un brindisi a chi si è innamorato del suo Comandante” dice teneramente Liara.
“Chi, Alenko?” dice Garrus.
Cala il gelo.
“Alenko?” dice Liara, cauta. Sposta lo sguardo dal Turian al Comandante.
“Sei nei guai, Vakarian” dice Shepard.



“Hai un attimo per parlare, Miranda?” chiede il Comandante.
“C’è molto da fare, Shepard. Magari un’altra volta.”
“Va bene, ti lascio lavorare.” Fa per andarsene, scompare dietro il muro. Ma prima che la porta si richiuda, si affaccia e dice: “Jacob? Seriamente?”
Un bicchiere quasi non la colpisce sulla fronte, ma lei è già partita al galoppo.



Casinò della Cittadella.
“Stai benissimo stasera” assicura Liara in tono languido.
“Ma se sembro un Volus in calzamaglia!” grugnisce Shepard. “Meno male che Garrus non è nei paraggi.”

Più tardi, il Comandante e la sua squadra ricompaiono nel lussuoso appartamento.
Shepard si è tolta i tacchi e furtiva si catapulta sulle scale. In cima fa uno sprint verso la camera da letto ma già sa d’aver perso. Garrus è sul parapetto. “Dove vai?” cantilena. “Ho visto tutto. Sembri un Varren acconciato che annaspa sul ghiaccio.”
Shepard soffia fra sé: “Maledizione!”.



Liara, James e Shepard sono appena sbarcati su Namakli.
“Ricorda il Grand Canyon” fa notare James.
Shepard scruta il cielo. “Cosa sono quelle cose? Draghi?”
“Sono mietitori” dice Liara.
“Certamente…” dice Shepard, schiarendosi la voce.



Shepard ha un momento da passare in tutta tranquillità. È nella sua cabina a immaginare cosa potrebbe fare. Idea! Si alza dal divano e accende la radio. La stazione è una sola – ma è mai possibile? – perciò deve accontentarsi. Ma la canzone ha ritmo, e così iniziare a ballare le viene naturale.
Balla già da qualche minuto – o meglio: scuote le braccia come maracas e muove la testa come un pulcino che becca o un serpente un po’ ebete da qualche minuto – quando Garrus entra. “Shepard, volevo…” La vede, si blocca. Di scatto si blocca anche Shepard.
La musica continua ad andare, mentre loro due si fissano a lungo. Molto a lungo.
Poi Garrus, lentamente, molto lentamente, retrocede, senza staccare gli occhi dal Comandante, quasi fosse incappato in una bestia pericolosa e non volesse per alcuna ragione aizzarsela contro.
Arretra e la fissa, arretra e la fissa, finché è nel corridoio e la porta non lo chiude fuori, misericordiosa.



Shepard prende l’ascensore per la sua cabina; nella salita sgranchisce collo e braccia. L’ultima missione  è stata massacrante: battere Kai Leng l’ha sfiancata, ma anche appagata e liberata, mentre ascoltare quelle registrazioni sul progetto Lazarus e IDA…
“IDA?” chiama Shepard uscendo dall’ascensore ed esitando nel corridoio.
“Sì, Shepard?” La voce elettronica di IDA risuona fra le pareti – è come se fossero le pareti stesse a parlare.
“Pensavo… Non è stato facile per nessuna delle due, laggiù, ma io avevo Liara. Volevo sapere come stavi.”
Una breve pausa, poi: “Io avevo te, Shepard. Sto bene. Ad ogni modo, ti ringrazio per l’interessamento: è stato gradito”.
Il Comandante sorride. “Di nulla.”
IDA spegne le comunicazioni e Shepard entra nella cabina, sollevata ma comunque sovrappensiero. Appena entra un urlo raccapricciante la fa saltare – la pelle d’oca le drizza i capelli. Poi una risata. Fa un altro passo, guardinga , e scorge Vega alle prese con la testa del mutante che aveva tanto insistito per portare a bordo; Vega che si scompiscia, che ride sguaiatamente. Shepard tossisce.
Lui si gira e l’espressione di giubilo che ha stampata in faccia prima si pietrifica e successivamente si fiacca alla vista del cipiglio del Comandante. Cerca in qualche modo di giustificarsi, nervoso, ma lo sforzo è palese: “È un gran bel mascalzone questo nostro amico qui, fa crepare dalle risate…”. E poi l’idea geniale: “Mi ha invitato lui!” dice e alza le mani.
Shepard lo fissa, immobile. “Fuori.”
Vega sgambetta via.
“Devo ricordarmi di inserire un codice d’accesso a questa dannata porta” borbotta Shepard.



Shepard fa il suo ingresso con baldanza nella cabina di pilotaggio, “Cosa si dice qui?”, e come di consueto si ferma fra le due postazioni.
Joker si sporge dal sedile. “Comandante! Stavo giusto raccontando a IDA di come tu mi abbia impunemente usato come esca.”
“E io stavo giusto per rispondere” inizia IDA, “che il Comandante avrà sicuramente valutato il rischio reale e gli scenari intraprendibili più verosimili. Presumibilmente la sua scelta è stata la risultante di una media che garantisse le più alte probabilità di riuscita con il minor numero di danni. È evidente come i suoi complicati e inconsci calcoli siano stati accurati, dato che tu, Jeff, sei qui, ora, senza un graffio”.
Joker è allibito. “Scusa, sbaglio o mi stai dicendo che sei dalla sua parte?”
“Considerate le circostante e il successo dell’impresa, in poche parole, sì.”
“Grazie, IDA” dice Shepard.
Joker fulmina il Comandante con un’occhiata obliqua, di sfida. “Stai creando un mostro, le spacci le tue idee da delinquente per oro colato. Te ne stai approfittando, vuoi farla tua schiava. Vergogna!”
Shepard è dietro IDA e le stringe le spalle con un inquietante luccichio negli occhi e un ghigno maligno sulla bocca. “Mi hai scoperta” sibila minacciosamente.
Joker rabbrividisce e si allontana quando si accorge che IDA ha la stessa identica espressione di Shepard. “Sant’Iddio, il male! State alla larga da me!”



“Non credo di sentirmi molto bene” dice Tali stralunata, accasciata sul bancone dell’osservatorio di babordo. L’alcol l’ha rimbambita.
“Su, vieni” dice Shepard, andando da lei.
Tali le mette un braccio intorno alle spalle, Shepard le circonda la vita e senza fretta la trasporta sino al divano, dove la fa sedere e sdraiare premurosamente. Tra mugolii di insofferenza, Tali cerca la posizione giusta, mentre Shepard si accuccia davanti a lei, aspettando che si plachi.
La Quarian, con tono soddisfatto, farfuglia: “Già va meglio”.
“Tali, com’è forte Miranda, sei forte anche tu. Ricorda sempre che sei libera di scegliere: questa vita è tua, questa sei tu. Non lasciare che sia ciò di cui hai paura a guidarti. Nessun futuro è mai troppo lontano, Tali’Zorah Vas Normandy.”
La Quarian respira profondamente, è come in trance; ma quando parla ha la voce di una bambina che abbia visto per la prima volta una lucciola, o l’arcobaleno. “Futuro…”
Shepard si tira su, le dice di risposare, ora, e di rimanere lì: manderà Garrus a tenerle compagnia. Si avvia verso la porta, e Tali dice: “Shepard?”.
“Sì?”
“Ti voglio bene.”

“Garrus, c’è Tali nell’osservatorio di babordo che non si sente molto bene. Ha bevuto un po’. Smetti di calibrare e sta’ con lei almeno finché non si addormenta.” Shepard è già pronta a imporsi con un ordine – sicuramente Garrus si opporrà –, ma invece lui dice: “Ok”.
Shepard è sbigottita, e scettica ripete: “Ok?”.
Il Turian assente.
“Ti senti male anche tu?”
“Mai stato più in forma.”
“E allora perché per Tali sì e per me no? Cosa mi stai nascond…”
Ma Garrus grida terrorizzato e concitato, indicando l’infermeria: “Un Vorcha ha addentato la dottoressa Chakwas, la sta sbranando!”.
Il Comandante si gira repentina. “Cosa?!”
Naturalmente la dottoressa è al sicuro e non c’è nessun Vorcha.
Shepard si gira di nuovo e intravede la sagoma di Garrus fiondarsi verso l’osservatorio.
“Me l’ha fatta” sospira rassegnata.



Shepard guarda Miranda e si soppesa i seni disinvolta. “Certo che avresti potuto farmi più tette.”



Shepard va nella cabina di Miranda e senza darle modo di obiettare si accomoda. Assume quella sua posa un po’ storta, e con una mano atteggiata a quella di grande filosofo domanda: “Miranda, ma tu dormi mai?”.



Una luce azzurrina, sinistra, si stende sul monastero delle Ardat-Yakshi.
Shepard e Garrus sono appostati dietro a delle panchine; truppe di Cerberus sparano dall’alto. Il Comandante si attiva e butta una granata sulla balconata.
La granata rimbalza sul parapetto in vetro e cade miseramente al suolo, andando a vuoto.
“Non è vero…” dice Garrus avvilito.
“Non un fiato” dice Shepard.



“Miranda, Jack, siccome vi sopportate a malapena, verrete entrambe con me, e imparerete a collaborare, perché siamo – siete – una squadra. Intesi?”
Miranda svia lo sguardo, il sopracciglio di Jack è inarcato verso l’alto in fare strafottente.
“Intesi” decide Shepard, poi dà loro le spalle e si prepara a procedere. “Che vi sia di lezione. Alla fine di tutta questa storia voglio vedervi scambiarvi i cerchietti e lo spazzolino.”
“Lo spazzolino no!” ulula inorridita Traynor. “È antigienico!”
Shepard continua: “E fare le ochette come se foste migliori amiche da sempre. E se…” Si volta nella loro direzione e…
I capelli di Miranda sono strattonati da Jack, la quale ha spalmata sulla faccia la mano della cheerleader, e ruotano su loro stesse dando in escandescenze, imprecando e contorcendosi nel tentativo di assestarsi colpi bassi.
Traynor, che si è accostata a Shepard, le dà due pacche sulla spalla.
“La vedo dura” sospira il Comandante, demoralizzato.



Shepard è in visita da Liara, ma l'Asari, come di consueto, sta lavorando.
"Cinque minuti soltanto. I terminali non piangeranno se ti allontani un attimo, io sì se non stai un po' con me."
"Shepard, per favore" dice Liara, desolata. "Sai che non posso. Dopo, va bene?"
Shepard scaglia a terra un libro e dei fogli fitti di appunti. "Adesso."
Steve sta attraversano la nave quando vede Shepard fluttuare in aria, sospesa nell'alone ipnotico di Singolarità. "Comandante!" ridacchia. "Le hai fatto di nuovo perdere la pazienza?"
"È tutto a posto. Tutto a posto. Le passerà" dice lei roteando, quasi a testa in giù.



Passata la notte di baldoria, Shepard bacia Liara e fa un giro di ricognizione. Scova Samara in meditazione in un cantuccio. Medita!, pensa sollazzata Shepard. "Samara, tutto bene? Zaeed ti ha più importunata? Devo fargliela pagare?" Si scrocchia le dita.
"Shepard" la saluta la Justicar. "No, ha ceduto presto al sonno. E quella signorina ha già fatto abbastanza" dice guardando per un istante nella camera adiacente. Shepard dà una sbirciatina e vede Zaeed che russa spaparanzato tra letto e pavimento, il volto tutto impiastricciato di ghirigori colorati. Kasumi si materializza al suo fianco, birbante. "Dovevo farlo" dice e sbarazzina sghignazza.



"Shepard" dice Joker. "Javik si sta comportando in modo strano... L'altro giorno è venuto da me e mi ha chiesto se poteva toccarmi."

"Lola" dice Vega. "E' venuto quel Prothean, prima. Io mi stavo allenando, e a un certo punto si è messo a palparmi i muscoli. Magari è solo invidia, ma non ti pare un po' loco?"

"Shepard" dice Traynor. "Ho snidato Javik dal bagno delle donne, ieri. Non ho idea di cosa stesse facendo. Prova a parlarci, spiegagli come funzionano queste cose."

"Shepard" dice Tali. "Ecco... Credo che Javik si senta solo. L'altro giorno è venuto da me e ha voluto abbracciarmi."

"Shepard" dice Garrus. "Giuro che se quel Prothean mi tocca un'altra volta..."

"Shepard" dice Kaidan. "Qualche giorno fa ho sorpreso il Prothean a frugare fra le mie cose. Non sarà stato mica un ladro, nel suo ciclo?"

"Shepard" dice Liara. "Ho come l'impressione che Javik abbia deciso di espandere le proprie conoscenze in quanto a... come dire..."

"Shepard" dice IDA. "Ho una segnalazione da farti."

Shepard va da Javik e col datapad lo colpisce su quel suo cranio millenario e oblungo. "Dacci un taglio" dice. "Maniaco."





 
EPILOGO



Shepard, le mani sui fianchi come un generale, ha appena concluso il suo ultimo discorso di incitamento e fa scivolare lo sguardo sui suoi uomini, che la guardano con occhi pieni di ammirazione e affetto. "Bene" dice. È ora di andare.
Ma una mano le tocca il polso: è quella di Tali, che si è avvicinata a capo chino e adesso dolcemente, tacitamente la stringe in un abbraccio. Si fa avanti anche Garrus, che poggia per un secondo la propria fronte sulla sua, dà una strofinatina, e poi abbraccia Shepard a sua volta. E' il turno di Liara - le labbra di lei sulla sua tempia. E così tutti, a uno a uno, si raccolgono, generano un nucleo di forza, danno vita a uno spazio che è solo loro e a cui potranno sempre fare ritorno. Un abbraccio grande, grandissimo, che sa di compassione, di interezza, di cieli alti e sconfinati - più anime come una, in un abbraccio.
Shepard è assalita dalla commozione. Vorrebbe che nessuno mancasse all'appello, che tutti coloro che sono stati o che sono ancora suoi amici siano lì. "Ma ci sono" dice una voce dentro di lei; una voce che sale da una cavità recondita, il luogo in cui sorge la coscienza. "Ci sono."




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