L'interminabile lista di Rika

di merty_chan11
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio di un'estate infernale ***
Capitolo 2: *** La sfortuna non passa mai solo una volta ***
Capitolo 3: *** La morte si misura in ore passate a fare shopping ***
Capitolo 4: *** La punizione delle sorelle Delacroix ***
Capitolo 5: *** La disperazione di Touko ***
Capitolo 6: *** Natsu ***
Capitolo 7: *** Tra parole invisibili, pensieri rumorosi e mosse organizzate ***
Capitolo 8: *** Caro diario... ***
Capitolo 9: *** Ho paura delle montagne russe ***
Capitolo 10: *** Sentimenti incompresi ***
Capitolo 11: *** L'attacco (parte 1) ***
Capitolo 12: *** L'attacco (parte 2) ***
Capitolo 13: *** L'attacco (parte 3) ***
Capitolo 14: *** Quando la sala giochi si trasforma in una carta vincente ***



Capitolo 1
*** L'inizio di un'estate infernale ***


                            L'inizio di un'estate infernale


Era una splendida giornata d’estate. Ed era ancora più splendida, dato che erano appena iniziate le vacanze! La vita di tutti scorreva tranquillamente...anzi...quasi tutti. Infatti... 
...Rika era già in piedi…beh…praticamente dall’alba, entusiasta per quella giornata. Aveva mangiato in tutta fretta ed era corsa a prepararsi. Non si può dire che per quello fosse altrettanto veloce…
-RIKAAA!!! Insomma vuoi uscire da quel bagno?! Ci sei più di due ore! Santo cielo, ma perché ci metti così tanto?! Rikaa!!- Touko era furiosa, continuava a battere sulla porta del bagno, sperando magari, con le sue dolci richieste, di far uscire Rika dal bagno.
-Touko insomma! Oggi è una bellissima giornata, il sole risplende, gli uccellini cinguettano, e tu sei sempre la solita zitella scorbutica. Dovresti calmarti. Vai a farti una camomilla cara, che oggi ci divertiremo.- disse Rika, rimettendosi per la centocinquantamilionesima volta l’eye-liner. “Converrà mettere un po’ di musica, giusto per evitare di sentirla strillare”. -Zittella io?! Ma come ti permetti, t…- ma la povera non fece in tempo a ribattere che lo stereo prese vita di colpo, rimbombando nell’intera casa e sovrastando le sue urla , che ormai si mescolavano a quelle della canzone, creando un’inesorabile putiferio. “Maledizione! Ma chi è che ha voluto far cominciare tutto questo?! Due settimane così…non ci voglio nemmeno pensare…a…a…OHH!!!”
Iniziò a vagare come uno zombie per tutta la casa, e per puro caso si ritrovò nella stanza di Rika. Se si poteva ancora definire stanza. Là dentro c’era di tutto e di più, e forse, l’unica cosa che non si intravedeva bene era il pavimento. Touko non sapeva dove mettere piede! “Ma come fa a vivere così? Accidenti!” Incominciò a raccattare le cose da terra e a rimetterle al loro posto, fino a quando la ragazza non trovò un pezzo di carta che attirò la sua attenzione. Lo prese in mano con cautela, come se stesse toccando una cosa che a momenti sarebbe esplosa. “Forse è meglio lasciarlo lì…” Ma la curiosità prese il sopravvento e iniziò a sbirciare quella specie di pergamena. Citava "Punto numero 1". Ma non fece in tempo a leggere nient'altro che la musica si spense di colpo, volendo indicare una sola cosa: Rika stava uscendo!  Touko lasciò il foglio a terra, uscì di corsa dalla stanza e si mise a vagare per la casa, in maniera naturale, come se non avesse visto niente e non avesse mai varcato la soglia dell’altro mondo. Per sua grande gioia trovò la porta del bagno aperta.  -Mi raccomando Touko, mettici 10 minuti, siamo già abbastanza in ritardo.- riecheggiò la voce di Rika, che arrivava dal piano di sotto.  -SENTI TU! CI SEI STATA PER BEN 3 ORE E PRETENDI CHE CI METTA 10 MISERABILI MINUTI?! SCORDATELO!- Touko sbatte furiosamente la porta e se la prese con comodo. La povera Rika non poteva farci niente…l’amica non aveva tutti i torti.
Ella fu pronta un’ora dopo e finalmente, dopo altri 20 minuti passati a urlarsi contro, 10 minuti per scusarsi con i vicini per le loro dolci urla, le due si incamminarono verso il luogo prestabilito per l’incontro. -Senti Rika…- cominciò a dire Touko -Cosa avresti intenzione di fare in queste due settimane?- -Eh-eh…è una sorpresa! Non lo sa nessuno. Ed è giusto così. Sarà più divertente.- ribattè Rika. -Si, ma povero…oh lasciamo perdere.- sospirò Touko, che già si stava scervellando per capire quali astrusi trucchi avrebbe usato Rika per rendere quelle due settimane un totale inferno.
“Due settimane interminabili” fu l’unico pensiero che riuscì a formulare, prima che Rika la riscosse -Ehi, guarda! Sono laggiù!- e non fece in tempo ad aggiungere altro, che lei si era già precipitata verso quelle due figure, lasciandola indietro insieme ai suoi pensieri.




Salve a tutti! Sono tornata! Bhe, spero di avervi incuriosito con questo primo capitolo. 
Chissà cosa escogiterà Rika. Forse è meglio per tutti non saperlo!
Alla prossima!

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Capitolo 2
*** La sfortuna non passa mai solo una volta ***


                                 La sfortuna non passa mai solo una volta


-Ehy Rika, aspetta!- gridò Touko per attirare la sua attenzione -Dove vai?!-
-EHYYYY!! RAGAZZI! Siete pronti?- Rika correva con una velocità impressionante, ma mentre si avvicinava sempre di più verso quelle due figure si accorse che qualcosa non quadrava…-Ma cosa…?- -Signorina! Le sembra questo il modo di comportarsi?! Suvvia, mostri un certo pudore!- Si, infatti, le persone che erano davanti a Rika (con un’espressione tutt’altro che beniamina), non erano quelle che la ragazza si aspettava di trovare…Erano due vecchiette, all’apparenza simpatiche, ma conosciute da tutti per il loro carattere medievale e per la loro arretratezza mentale. Erano le signore Delacroix. Sorelle gemelle, provenivano dalla Francia. Si chiamavano Charlotte e Mary. Due individui da evitare il più possibile. -Emh…mi scusi, pensavo fosse un mio amico…sa da lontano non si vedeva bene…- disse Rika , cercando di usare un tono adatto all’occasione. Charlotte, però, iniziò ad urlare e ad agitarsi, utilizzando un tono che non ammetteva repliche -Signorina, non è così che dovrebbero comportarsi le giovani pulzelle! Dovrebbe avere un comportamento più femminile, e invece con questo correre e strillare mi pare un maschio mancato!- Le due se ne andarono indignate, lasciando la povera Rika a bocca aperta. Touko passò di fianco alle due signore, che la squadrarono da capo a piedi senza farsi troppi complimenti, lasciando anche lei a bocca aperta. -Ehy Rika- disse Touko -Si può sapere perché mi hai lasciato così? E poi…che ci facevano quelle due con te?- -AHHH! Le vecchie signore Delacroix, le odio! Con quell’insopportabile modo di fare all’antica e i loro stupidi pareri che nessuno chiede espressamente! Proprio loro dovevano capitarmi davanti…accidenti!- Rika era furiosa, sopratutto per l’offesa ricevuta. -Quindi- continuò Touko -Non erano loro?- -No- rispose assente Rika. E mentre si guardava intorno aggiunse -Chissà dove sono finiti…- E intanto guardò il grande orologio posto all’entrata nord della stazione e si accorse che i suoi amici erano già in ritardo di un’ora. “Sono già le undici…chissà dove sono proprio andati a finire…”
 
4 ore prima
 
Ichinose si svegliò di soprassalto. Ma non grazie alla sveglia. Domon era lì, in piedi accanto al letto, con un secchio vuoto in mano, e con un’espressione da deficiente stampata sul viso. -Oh ma guarda, il bello addormentato si è svegliato.- disse Domon, cercando di trattenere a stento una risata. -Ehy ma sei stupido?! Così mi verrà un accidente! Dico, ma sei impazzito?!- disse Ichinose, furioso per essere stato svegliato in un modo così particolare. -Saresti dovuto essere sveglio dalle 6…e ti ho lasciato dormire un’ora in più…ma dato che non ti destavi neanche con il canto della sveglia…beh…il resto della storia lo conosci già.- Ichinose lo fulminò con lo sguardo. -Su, vai a lavarti.- aggiunse Domon -Le ragazze ci aspettano tra tre ore, e se facciamo tardi, non credo che Rika sarà molto contenta.- -Tranquillo, non c’era bisogno di una delle tue idee brillanti. E sopratutto, non c’era bisogno che mi ricordassi dell’appuntamento. Rika può aspettare. E ora sparisci.- aggiunse Ichinose, frustato per quel risveglio. -Ok, ora tolgo il disturbo se è ciò che desidera- Domon fece un inchino e si mise a ridere al punto che non riuscì a schivare il vaso che Ichinose gli aveva lanciato contro. Domon uscì e lui rimase solo in camera. “Primo giorno delle vacanze estive. Una giornata assurda. Non me le scorderò così facilmente.”Ichinose andò a lavarsi, mangiò con tutta calma e si preparò, ma aveva sempre quell’espressione di malcontento disegnata sulla faccia. -Ehy Ichinose! Su con la vita! Sono solo due settimane!- disse Domon con un sorriso enorme stampato in faccia. -Solo due settimane? SOLO DUE SETTIMANE? Hai idea che in questa storia siamo tirati in ballo tutti?! Non oso pensare a cosa abbia architettato Rika!- disse Ichinose furioso. -Beh se siamo chiamato al ballo, andiamo a ballare! E tanto per la cronaca…non ti costa niente rendere Rika felice almeno per un po’- aggiunse l’amico. -Ok va bene…e se le compro dei fiori? Magari dato che arriveremo sicuramente in ritardo, si addolcirà un po’…- -Bella idea Ichinose! Su però andiamo, sono già le 9…-
I due si incamminarono verso il fioraio, ma ad attenderli lì ci fu una brutta sorpresa. -OH NO!- esclamarono. E si, perché davanti al bancone del fioraio, con un’espressione arcigna sul volto, c’erano le due vecchiette Delacroix, che stavano litigando con il pover’uomo, che non sapeva che pesci pigliare. -Ma signora, le ho già detto che i tulipani li ho termin- -NO!- disse Mary -HO DETTO CHE VOGLIO DEI TULIPANI ROSA! E LEI MI DEVE DARE CIO’ CHE IO HO ESPRESSAMENTE CHIESTO!- -Quelle ci faranno fare uno stra-mega ritardo, al punto che un mazzo di fiori non basterà per scusarci…- sussurrò Ichinose a Domon, che aveva un’espressione tragica sul viso. Passò una mezz’ora, scandita dalle urla delle due e dalle povere parole del fioraio, che alla fine le vecchiette se ne andarono, dopo aver comprato delle margherite. -Salve ragazzi…e scusate per la scena.- disse la voce stanca del fioraio -Cosa desiderate?- -Ci dia un mazzo di rose rosse e bianche per favore- rispose Ichinose. Dopo altri cinque minuti, i due ragazzi si misero a correre per cercare di arrivare il prima possibile alla stazione. Ma ci fu un altro piccolo inconveniente…-Non è possibile! Hanno sbarrato la strada principale! E ora?!- Ichinose era disperato. Davanti a loro si ergevano delle barriere che indicavano dei lavori in corso. -Prendiamo l’altra strada svelto!- propose Domon, e i due iniziarono a fare un giro contro il tempo per arrivare il prima possibile alla stazione. Ma tutto ciò costava molto tempo, e dopo aver perso in tutto un’altra ora, arrivarono alla stazione. Il problema era trovare le ragazze. -Ehy Domon, dove ci dovevamo incontrare?- -Emh…non ricordo…- rispose quest'ultimo. -COSA?! OH NO!- Iniziarono a correre per tutta la stazione, ma delle due ragazze non c’era traccia. Mancavano poche zone da esplorare, ma c’era un altro piccolo problema. Erano le undici. Un’ora di ritardo. 
 
 
 
                                                                                                                                          “Rika ci ammazza”.



Salve a tutti! Sono tornata con il secondo capitolo^-^ 
Che ne dite? Dai che la storia è solo all'inizio!
Ci rivediamo con il terzo capitolo! 
Alla prossima :D

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Capitolo 3
*** La morte si misura in ore passate a fare shopping ***


                                     Lmorte smisura iore passate a fare shopping


“Uff! Ma dove saranno?” Ichinose era disperato. Le lancette del grande orologio si muovevano velocemente, come se volessero essere contro di lui in questa lotta disperata. Mancavano poche zone per cercare le ragazze, ma nonostante tutto ci sarebbe voluto tantissimo tempo. Ichinose e Domon decisero di provare con l’entrata nord della stazione. Continuarono a correre e a correre, fino a quando non le videro: erano sedute ad un tavolo del bar vicino e stavano bevendo un frappé. “E’ un miraggio.” pensò Ichinose. Ma mano a mano che si avvicinava si accorse che quelle due ragazze erano proprio Rika e Touko! Doveva essere felice, ma tutto si era trasformato in un incubo. Il sorriso speranzoso si spense sul volto di Ichinose. Rika era in piedi, davanti al tavolino, con un espressione tutt’altro che allegra, con una mano sul fianco e l’altra che indicava il grande orologio appeso alla parete. Undici e un quarto. Uno stra-mega ritardo. Pessimo inizio. -Dove. Eravate. Finiti.- chiese Rika, squadrando prima Ichinose e poi Domon. -Ehy Rika, possiamo spieg- ma il povero Ichinose non fece in tempo a finire quella frase che Rika esplose -UN’ORA E QUINDICI MINUTI DI RITARDO! COME AVETE POTUTO! SIETE IMMATURI, IRRESPONSABILI E AVRESTE DOVUTO PREVEDERE OGNI MINIMO CONTRATTEMPO! POTEVO CAPIRE PER 5, 10, 30 MINUTI, MA UN’ORA E UN QUARTO!?!?- Rika era nera di rabbia, e nel frattempo le persone attorno allo strano quartetto si girarono e iniziarono a fissarli come se fossero esseri arrivati da un lontano pianeta. Touko, che fino a quel momento era rimasta in disparte, si sentì minacciata dagli sguardi di quegli estranei -Rika! Abbassa la voce ti prego…ci stanno fissando tutti…- implorò. -COSA!? Ah, oh…ehm….scusate scusate! Non era mia intenzione creare questo trambusto…ehm scusi signora…scusate.- Alla fine tutti lasciarono perdere e tornarono alle loro faccende. -Ichinose.- cominciò Rika -Spero che tu ti possa far in qualche modo perdonare. Perché stando al patto, ogni ora persa è da recuperare. Quindi, a meno che tu non riesca a farmi cambiare idea…ti farò pentire di essere nato. Ora però andiamo.- disse Rika, riacquistando il suo sorriso. -Bene, ora noi ce ne andiamo- fece Domon, indicando lui e Touko -Divertitevi- e fece un occhiolino a Ichinose, che ricambiò con una faccia del tipo “Sto per morire”. 
I due se ne andarono e lasciarono Rika e Ichinose soli. -Allora Ichinose. Oggi è il primo giorno delle vacanze. Quindi dobbiamo seguire il punto numero uno.- -E sarebbe?- domandò Ichinose, con scarso interesse e una vaga preoccupazione. -SHOPPING! Qui nella stazione ci sono tantissimi negozi, anzi c’è un centro commerciale intero! Quindi entreremo in tutti i negozi che voglio, e tu dovrai aiutarmi a scegliere i vari capi.- Rika sorrise, mentre Ichinose perse completamente le sue speranze -Ok?- concluse la ragazza. -O…ok- rispose Ichinose un po’ titubante. -Allora andiamo!-  -Rika!- -Si?- chiese la ragazza -Questi fiori sono per te- Ichinose le diede il mazzo di fiori e Rika ricambiò con un bacio. 
Iniziarono a girare vari negozi, ma con una velocità livello tartaruga. Infatti, l'energica Rika, provava circa 30 capi senza poi comprarne neanche uno, suscitando impazienza nel povero ragazzo , che doveva restare per circa mezz'ora a dirle "Si, ti sta bene" oppure "No meglio l’altro”, e scatenando le ire funeste dei commercianti, che toglievano fuori dai cassetti tantissimi capi, senza venderne nemmeno uno. Insomma una cosa un po' monotona per Ichinose, che odiava accompagnare una ragazza a fare shopping. -Dai su- disse Rika verso le due del pomeriggio -Andiamo a mangiare- e i due andarono decisero di andare in un ristorante del centro commerciale. -Ermh-ermh- -Che c'è Rika hai la tosse?- chiese preoccupato Ichinose. -Idiota prendimi per mano- sussurrò Rika con occhi dolci. -Uff, va bene- Ichinose cedette e i due si incamminarono verso la loro meta. Con la coda nell'occhio, Ichinose vide passare lì vicino Mark Kruger insieme ad Haruna Otonashi. La sorella di Kidou. "Che coppia strana" pensò "Eppure sembra che si divertano" infatti Haruna rideva per ogni battuta che Mark faceva e ogni tanto si abbracciavano. Il biondino vide Ichinose e lo salutò allegramente. 
Il ragazzo ricambiò e si mise a chiacchierare del più e del meno insieme a Rika, e infine, dopo essere arrivati al ristorante, mangiarono in silenzio, scambiandosi ogni tanto delle occhiate furtive. Rika guardava Ichinose come una persona strabiliante, sempre disponibile e dal cuore grande. Si era innamorata così, senza neanche rendersene conto, ed era contenta di passare del tempo con lui. Ichinose, invece, vedeva in Rika una grande amica in cui confidarsi, ma senza allentare troppo la corda, altrimenti ne avrebbe approfittato. Sapeva che lui per lei era qualcosa di più, ma lui non voleva dirle ciò che pensava. Così cercava di accontentarla. Finito di mangiare i due tornarono alla carica nei negozi. Rika ci rimaneva tantissimo e Ichinose non ne poteva più di questo girare, di gonne, borse, magliette e camicie. La testa gli doleva e Rika, nonostante provasse decine di milioni di abiti, non aveva ancora comprato niente. Erano le sette del pomeriggio. “Non ce la faccio più!” pensò Ichinose “Come fa Rika ad essere così energica?! Ah le ragazze! Morirò qui e senza neanche essermi sposato!” -Ehy Ichinose-kun! Entriamo qui dai!- Rika si precipitò di corsa nel negozio, riscuotendo Ichinose dai suoi tristi pensieri. Provò ancora altri 20 capi e finalmente, per la prima volta in quella giornata decise di comprare qualcosa. Comprò due magliette, un paio di collant, una camicia e una collana. Dopo aver pagato uscì dal negozio, ma Ichinose si accorse che la placca di metallo non era stata rimossa dalla collana e in tutti i modi cercò di attirare l’attenzione dell’amica. Ma lei uscì dal negozio, e non avendo ascoltato gli avvertimenti di Ichinose, fin’ nei guai. Scattò l’allarme e due guardie furono subito su di lei. -Ehy, ma non capisco- disse la ragazza -Io ho pagato tutto…- -Signorina lei deve venire con noi, ora. E porti anche il suo amico.- -Aspetti- cercò di ribattere Ichinose -Lei non ha rubato niente- -Questa la raccontate alle direttrici del centro commerciale…- I due ragazzi non poterono fare molto. Ichinose aveva visto Rika pagare ogni singola cosa, e sapeva che la negoziante si era dimenticata di rimuovere la placca di metallo. Quello era stato un’altro piccolo inconveniente. Rika era disperata, in primo luogo per aver fatto quella figuraccia, e poi per aver trascinato con lei il povero Ichinose. Non aveva neanche la forza per guardarlo. Finalmente, dopo circa 10 minuti, arrivarono nell’ufficio delle direttrici. -Ecco- disse la prima guardia -potete entrare.- e aprì loro la porta. I due entrarono, un po’ imbarazzati, e sentirono la porta richiudersi alle loro spalle. Si guardarono e poi si misero a dare un’occhiata al posto in cui erano stati trascinati. La stanza in cui si trovavano era piena di fiori. O meglio. Piena di tulipani (la maggior parte di essi rosa) ed era presente un unico mazzo di margherite. Sulla scrivania davanti a loro c’erano due persone sedute. E purtroppo, la malasorte aveva deciso di non togliere il disturbo almeno per quella giornata. Infatti, le direttrici del centro commerciale erano niente meno che…-OH NO! Sono le signore Delacroix!- affermarono i due ragazzi sconvolti. -Esatto!- esclamarono in coro le vecchiette. -Questi giovani non sanno proprio cosa fare in questi tempi. Dovreste evitare di stare al centro dell’attenzione con metodi così poco…consoni al vostro grado sociale.- disse Charlotte, pavoneggiandosi davanti a loro. -Comunque- aggiunse la sorella -Si, noi donne colte ed influenti siamo le proprietarie di vari centri commerciali in tutto il mondo. Ma abbiamo deciso di stanziarci, almeno per quest’anno, in Giappone.- Mary fece un ghigno rivolto ai ragazzi -E ora, voi verrete puniti per tentato furto di una collana. Infatti signorina- disse, strappando dalle mani di Rika la collana -qui attaccata al prezioso gioiello, c’è ancora la placca in metallo. Quindi è ovvio che lei stava cercando di rubarla. Se proprio dovevi rubare, avresti dovuto farlo con più attenzione- concluse. -Aspetti io non volev- -SILENZIO!- esplose Charlotte -Voi due verrete severamente puniti, ma ora dobbiamo decidere come. Fino al momento della decisione, voi resterete qui. Chiaro?- -Chiarissimo- I due ragazzi dovettero rassegnarsi. Comunque sarebbero andate le cose, le signore Delacroix sarebbero riuscite a traumatizzarli a vita e a rovinare i piani di Rika.




Salve gente! Scusate se ho aggiornato solo oggi, ma ieri dopo la 3000 in vasca lunga, avevo voglia solo di vedere il mio amato letto(?)
Bene, basta rovinarvi con la mia vita noiosa.
A presto!

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Capitolo 4
*** La punizione delle sorelle Delacroix ***


                                              La punizione delle sorelle Delacroix
Rika e Ichinose erano stati mandati fuori dalla stanza, in modo che le due vecchiette avrebbero discusso meglio per la tortur- punizione. Rika era agitatissima: si strofinava sempre le mani, gocce di sudore le lambivano la fronte, ma sopratutto, era preoccupata per ciò che avrebbe pensato Ichinose. Il ragazzo, però, non pensava proprio niente contro Rika. Era alquanto spazientito. Erano là fuori da un quarto d’ora e quelle due vecchiette bisbetiche non avevano ancora preso una decisione. “Non vogliono che la passiamo liscia, insomma” fu l’unico suo pensiero. Dopo altri 5 minuti buoni, i due ragazzi vennero condotti nuovamente nell’ufficio delle direttrici. Appena entrarono, le sorelle Delacroix li accolsero con un ghigno. -Bene- disse Charlotte -Dopo aver meditato a lungo sul da farsi, abbiamo deciso che oggi sarete solo voi due a pulire l’intero centro commerciale.- -COSA!?- esclamarono i due ragazzi, increduli -Ma ci vorranno almeno…6 ORE!- -SILENZIO!- urlò Mary -Questa è la vostra punizione. Inizierete subito a fare il vostro dovere. Muovetevi, e incominciate a pulire l’area sud! Ora!- I ragazzi non poterono ribattere. Quella era la loro punizione e non potevano discutere.
Vennero accompagnati dalle guardie alla loro destinazione e poi furono immediatamente lasciati soli, dopo essere stati riforniti di detersivi, scope, spugne e stracci. Erano quasi le otto di sera. Presto, tutti i clienti se ne sarebbero andati per recarsi alla piccola festa organizzata in città. E Rika e Ichinose avrebbero avuto tutto il tempo per pulire. Rika prese in mano la spugna con un secchio e iniziò a pulire i tavolini del bar che era di fronte a loro. La ragazza era caduta in un silenzio che faceva venire i brividi. Di solito era sempre allegare sorridente, e vederla ridotta così era una cosa intollerabile. Ichinose aveva deciso però di lasciarla stare, convinto che avesse troppa vergogna a rivolgergli la parola. Prese una scopa e iniziò a spazzare nella piccola piazzetta. Ad un certo punto si mise addirittura a cantare. Rika, risvegliata da quella melodia, si aggiunse ad Ichinose per un po’, ma poi tornò immediatamente zitta. Il ragazzo continuò a cantare e alla fine, stanco per quell’insopportabile silenzio, decise di rompere il ghiaccio. -Ehy Rika!- La ragazza si riscosse a quella chiamata e si mise a guardare Ichinose. Fu allora che il ragazzo si accorse di quanto lei fosse in imbarazzo. Si sentiva umiliata e in colpa perché la stessa sorte era toccata anche a lui. Ichinose si avvicinò da lei e iniziò a rassicurarla -Senti, so che magari ti senti in colpa per tutto ciò…ma io lo so che non hai rubato quella collana. So che sei arrabbiata per quello che è successo oggi, ma non possiamo tornare indietro. Se fossi arrivato in tempo, stamattina, forse le cose sarebbero andate diversamente. Quindi lasciamoci questa cosa alle spalle e muoviamoci a pulire!- disse Ichinose, sfoderando per lei il miglior sorriso che avesse. Rika allora scoppiò in lacrime e cercò di scusarsi in tutti i modi. Ichinose l’abbracciò. E in quel momento si sentì strano. Come se avesse scoperto un lato nuovo di Rika. Un lato che nessuno aveva mai visto. Rika sciolse l’abbracciò e tornò a pulire, più energica di prima e insieme a Ichinose, si mise a cantare. Ichinose però era rimasto stupefatto da quell’abbraccio. "Cosa doveva nascondere a tutti Rika? Che tipo di ragazza era veramente?" Lasciò perdere quei pensieri, pensando che magari quelle sensazioni erano semplicemente immaginarie. La notte intanto calava, e i due ragazzi avevano da ripulire ancora l’area est e quella nord. -Continuando di questo passo- disse Rika -Finiremo anche prima del previsto!- -Eh già!- rispose lui.  Passarono circa 3 ore da quando i due avevano iniziato a pulire, e le vecchiette Delacroix vennero a fargli visita. -Ma guarda un po’, Charlotte, guarda come sono bravi- disse Mary -Finalmente dei giovani laboriosi e intraprendenti. Ehy, ma qui avete dimenticato di raccogliere questo!- e buttò a terra un fazzoletto. Rika la fulminò con lo sguardo, ma per qualche motivo quello delle vecchiette era più forte del suo, così fu costretta a distoglierlo. Ichinose andò a raccoglierlo e Charlotte sputò in terra. Rika, che non poteva sopportare altro, esplose -VOI! SIETE ODIOSE, FATE IN MODO CHE TUTTI VI ODINO! CON QUALE CORAGGIO OSATE TRATTARE IN QUESTO MODO LE PERSONE! E DOPO CHE LA GENTE SI DIVIDE IN QUATTRO PER PULIRE QUESTO POSTO, VOI OSATE ANCORA SPORCARLO?! ANDATEVENE!- -Signorina, come osa…- -BASTA SPARITE!- e detto ciò, Rika lanciò loro un secchio pieno d’acqua. Le due erano indignate. Erano bagnate fradicie dalla testa ai piedi. Ichinose trattenne a stento una risata, che cercò di soffocare in tutti i modi possibili. -Questo affronto signorina- disse Charlotte -Glielo faremo pagare caro- concluse Mary. E se ne andarono. Ichinose, che stava cercando di rimanere impassibile il più possibile, in quel momento scoppiò a ridere. -Rika sei un genio! Così si fa!- e le diede il 5. -Su muoviamoci a pulire questo posto. Prima finiamo, prima ceniamo.- I due tornarono a pulire, più energici di prima,e per mezzanotte ebbero finito. -Finalmente liberi!- gridò Ichinose. Prese per mano Rika, che arrossì violentemente come un papavero, e se ne andarono. Mangiarono in una pizzeria vicino alla stazione e si incamminarono verso casa. Ad un certo punto, però si sentirono strani. -Ichinose…- -Si?- -Non hai la sensazione di aver dimenticato qualcosa?- chiese perplessa Rika. -Nah tranquilla. Tutto apposto-
 
Nello stesso momento
 
-Rika? Ci sei? Sono Touko. Ma che fine avete fatto? Insomma noi vi aspettiamo già da due ore…mi raccomando rispondi.-
Touko riattaccò. -Allora?- chiese Domon -Hanno risposto?- -No- rispose amareggiata Touko. E si lasciò abbandonare sulla sedia. In quel momento arrivò il cameriere. -Signori, i vostri amici tardano ancora?- -Si- disse Domon -Ma noi ordiniamo. Stiamo morendo di fame- e detto fatto, ordinarono la pizza. Touko iniziò a giocare con il bicchiere. Dopo un momento interminabile si decise a parlare -Secondo te dove possono essere finiti?domandò all’amico. -Non saprei. Converrà cercarli?- Fu allora che Touko fu in preda al panico più totale. Si immaginava già i due amici, in un aereo, diretto chissà dove, precipitato poi in mare…oppure finiti in un laboratorio di ricerca per essere utilizzati come cavie…insomma, niente di buono. I due si guardarono e uscirono di corsa dalla pizzeria, dopo aver naturalmente ritirato il loro pasto, arrivato giusto in tempo. Ma non c’era tempo per mangiare. I due iniziarono a correre, e l’ansia di Touko cresceva mano a mano che le lancette dell’orologio andavano avanti.




Salve a tutti! Sono tornata con il nuovo capitolo:) beh che dire...povera Rika! Di sicuro ha fatto una gran bella figuraccia! 
Ora oerò devo andare...Storia mi chiama!
A presto

 

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Capitolo 5
*** La disperazione di Touko ***


                                                                   La disperazione di Touko


Touko piangeva. Il suo era un pianto disperato. E nel frattempo continuava a correre. Era completamente paralizzata dal terrore e dall’ansia. Non voleva credere che ai due fosse capitato qualcosa di male, ma più il tempo passava, e più saltava a questa conclusione.
Correva, correva, sempre più veloce, e non sentiva nemmeno Domon che la chiamava.
Domon, che la perse di vista. Lei non si era accorta di niente.
Era troppo occupata a pensare e non capì nemmeno in che posto era andata a finire. Ad un certo punto decise di fermarsi, guardò indietro per scoprire dove era l’amico e si ritrovò sola. Una ragazzina sola nella notte. E come se non bastasse, quella era la parte peggiore di tutta la città.
“Ok Touko, calmati. Va tutto bene. Qui non succederà niente di male”. Ma più lo pensava, più la sua ansia cresceva. Iniziò a camminare, senza neanche capire dove stesse andando. Si trovava in un dedalo di case tutte ammassate le une contro le altre. Alcune erano in rovina, altre sembravano utilizzabili solo per qualche tempo. Si sentiva come se fosse stata mandata nel labirinto di Creta, e da qualche parte ci fosse il Minotauro pronto ad ammazzarla. 
-Domon! Domon dove sei?- chiamò la ragazza. -Ah Rika! Se ti prendo! Giuro che ti ammazzo io!-
-Ehy tesoro! Come mai giri da sola qui?- una strana figura apparve da dietro e intrappolò Touko in un qualcosa, che all’inizio sembrava un abbraccio. Era un maschio. Toouko lo capiva dalla voce. E a giudicare anche dalla sua ombra, che la ragazza riuscì a scorgere, doveva essere più grande di lei. -Non è il posto adatto per delle ragazze questo sai?- -Ehy tu!- disse la ragazza -Hai così poco fegato da attaccare una povera fanciulla indifesa e sola in mezzo alla strada, per di più alle spalle?- -Tesoro sei peggio di una iena! Comunque si, hai ragione. Sono sempre stato un po’ codardo. Io mi chiamo Natsu, e tu sei nel mio territorio. Quindi ora fai come ti dico io.- e sulla sua faccia comparve un ghigno. Touko veniva stretta sempre più forte. -Bhè, lo vedremo chi comanda!- e morse il braccio del ragazzo, che mollò la presa. Iniziò a correre senza sapere dove andare, rimanendo certa che quel tizio l’avrebbe seguita. E infatti, quel Natsu era poco dietro di lei, infuriato per l’umiliazione subita. Touko si ritrovò in un vicolo cieco. -Hai visto gattina?- disse in tono beffardo Natsu, raggiungendola e sbarrando la sua unica via di fuga -Questo è il mio territorio, e tu non puoi scappare.- "Eccolo il Minotauro"pensò lei "E se non faccio qualcosa non arriverò mai all'uscita" In preda alla disperazione, cercò di colpire Natsu, senza mai riuscire a prenderlo in pieno. Natsu, dal canto suo, continuava a parare i colpi senza mai attaccare. Solo la luna era spettatrice di quell’assurda danza. Poi lui si decise a farla finita. Con un’agilità impressionante, le fu dietro, e con un colpo ben mirato le fece perdere i sensi. L’ultima cosa che Touko riuscì a vedere nella penombra era il ragazzo che si chinava verso di lei. 
                                                                                                                                       



                                                                    Poi l'oscurità prese il sopravvento.   





N.d.A.
Salve a tutti! Mi scuso per il grandissimo ritardo, ma i prof si sono divertiti a creare i loro personali Hunger Games dove gli unici sicari erano le verifiche...-.- 
Comuqnue bhè...spero che apprezziate questo capitolo!:D
Non so se ci rivedremo presto, ma farò del mio meglio:D
A presto
Merty<3 
                                                                                

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Capitolo 6
*** Natsu ***


                                                                                           
                                                                                                                      Natsu




Touko si svegliò tutta dolorante. Inizialmente non capì niente, ma poi si ricordò di colpo dove era finita. La rabbia venne subito, seguita da un’improvvisa ondata di disperazione. Si trovava in una stanza, con una piccola finestra e una porta. “Probabilmente sarà chiusa a chiave”. Andò a controllare e le sue domande ebbero una risposta. Cominciò a battere furiosamente sulla porta, per cercare di capire se in quel posto fosse completamente sola.
-Ehy gattina, sei proprio arrabbiata, ora vengo e ti faccio compagnia-. Era la voce di Natsu. Touko continuò a battere sulla porta, e come Natsu girò il chiavistello ed entrò nella stanza, la scaraventò subito lontana, richiudendosi la porta alle spalle. -Ehy, perché non proviamo a conoscerci un po’?- il ragazzo, visto alla luce, sembrava un angelo: i capelli biondi spettinati, con qualche boccolo, gli occhi azzurri come il cielo, alto e snello. Touko intravide anche dei muscoli nelle braccia. Ella rimase paralizzata. Quel ragazzo era un qualcosa di così meraviglioso, al punto che rimase esterrefatta per il comportamento che aveva avuto nei suoi confronti. -Bhè, ti hanno tagliato la lingua?- e il ragazzo sorrise. Aveva un sorriso abbagliante, e stavolta era sincero. Forse l’unico sorriso gentile che le aveva rivolto fino a quel momento. -No ecco, insomma, cioè…- Touko non trovava le parole per esprimersi. Stare davanti a quel ragazzo la metteva in soggezione. -Ok ho capito, sei in imbarazzo- affermò Natsu ridendo -Non devi- concluse. -Dato che non parli però, proverò io a rompere il ghiaccio. Sai perché sei qui?- Touko fece no con la testa. -Perchè tu sei Touko Zaizen. La figlia del Presidente. E ci sono delle persone che ti vogliono.-
Touko rimase scioccata. L’unico motivo per cui era stata rapita era semplicemente questo. Una cosa all’apparenza banale.
-Comunque, odio sbrigare lavoretti del genere. Preferisco dedicarmi al furto di oggetti- La ragazza fece una smorfia. -Il furto è sbagliato- disse -Che sia di oggetti o di persone-. -Oh, vedo che hai parlato! Purtroppo hai ragione, ma questo è l’unico mezzo che mi permette di andare avanti. Se faccio bene queste cose, mi pagano tantissimo!- -Ti pagano per rubare?- -Oh si! Ma non delle cosette da quattro soldi. Io rubo pezzi grossi. Però sfrutto quest’abilità anche per mangiare ogni tanto- e sorrise. -Bhè è un peccato!- ammise Touko -Sembri un ragazzo molto intelligente e dotato, e ti sprechi a fare certe cose- Natsu si spense di colpo. Aveva un’aria afflitta, stanca, sembrava molto più vecchio di quel che era. -Quando la vita ti toglie ogni cosa e non hai la forza di ripartire, questa è l’unica soluzione. Sono diventato orfano a tre anni, e nessuno dei miei parenti mi voleva. Così ho trovato altre persone che si son prese cura di me, ed ora eccomi qua. Faccio questo da quando avevo 6 anni.- -Ma non è possibile…- Touko era esterrefatta -Ma perché?- -Perchè questa è la vita. Ma mi è sempre piaciuta. Non auguro a nessuno di averla così naturalmente. Rubare è sbagliato, così come uccidere.- Touko si sbiancò. -Tranquilla- aggiunse Natsu, intuendo i suoi pensieri -Non ho il compito di ammazzarti. Dovevo solo portarti qua- e sorrise un’altra volta. -Senti Natsu…- disse Touko, a cui le era finalmente tornata la voce -Quanti anni hai?- -16. Dovrei essere a scuola, come tutti i ragazzi normali, ma non sono ignorante. Le persone che mi hanno accolto avevano bisogno di una persona brillante, e avevano capito subito che avevo un QI sopra la media- -Wow…bhè, allora ti faccio i miei complimenti!-
-Mi hanno dato anche un nome- ammise Natsu orgoglioso -Mi hanno chiamato Natsu perché è in questo periodo che mi hanno trovato. Una cosa un po’ bizzarra non trovi?- Touko annuì e capì che in fondo Natsu era una brava persona. A quel punto però, sentiva di dovergli fare una domanda che la assillava. -Senti, ma chi ti ha accudito?- -E’ un’organizzazione. Penso che tu ne abbia sentito parlare. Si chiama…- ma in quel momento dovette interrompersi subito, perché le sirene della polizia avevano raggiunto quel quartiere, ed erano udibili in quella casa. -Dannazione!- fece Natsu -Senti, io non voglio che tu passa dei guai, quindi esci fuori e raggiungi la polizia. Ti chiedo solo di non far parola di quello che è accaduto stanotte.- -Ma non passerai dei guai?- -Non preoccuparti, andrà tutto bene. Ed ora vattene. Arrivederci Touko- andò ad aprire la porta e le indicò l’uscita. Touko però si bloccò. -Senti Natsu, come hai detto che si chiama quell’organizzazione?- 


 
Touko si mise a correre, fino a quando non vide la luce delle sirene della polizia. Arrivò lì esausta e subito l’accolse l’abbraccio di Rika. -Oh Touko ci hai fatto preoccupare tutti quanti! Ma dove eri finita?!- e si mise a piangere. Ichinose e Domon erano lì davanti a lei, esausti ma contenti di averla ritrovata. -Tu preoccupata?! Mi hai fatto fare mezzo giro di tutta la città per cercarti! Ma si può sapere dove eri finita?- E Ichinose le raccontò la storia. Touko rise, e alla fine tutti lo fecero. In quel momento arrivò il poliziotto. Touko lo seguì e gli raccontò ogni cosa, senza parlargli però di Natsu. Decise di usare un’altra persona da mettere in quell’assurda faccenda. In fondo lui era stato gentile e lei non voleva che passasse dei guai.
Sulla strada per tornare a casa i ragazzi si misero a chiacchierare allegramente su quello che Rika aveva in mente per quella mattinata. -Stai tranquillo Ichinose, sarà una cosa leggera- Ma Ichinose non si rassicurava affatto alle parole di Rika. Arrivarono a destinazione e si misero subito a letto. Touko era rimasta un po’ sveglia. Prima di andarsene Natsu le aveva detto una cosa che l’aveva sconvolta.
“Come può un ragazzo così gentile e carino far parte di una cosa più grande di lui?” pensò. 
L’organizzazione si chiamava Yakuza.
               
 
 
                                                                                                                                        Natsu faceva parte della
                                                                                             mafia giapponese.



N.d.A.
Yatta mondo! Sono tornata, per vostra fortu sfortuna :D
Spero che apprezziate il nuovo capitolo. Ok, forse la mafia non è stata una grande trovata, ma non potevo mettere questo baldo giovane a lavorare in un negozio dove vendono Lelly Kelly(?)
Comuqnue a presto!
Merty

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Capitolo 7
*** Tra parole invisibili, pensieri rumorosi e mosse organizzate ***


                                                                  Tra parole invisibili,
                                 pensieri rumorosi
                                    e mosse organizzate



Quando Rika si svegliò, era già mezzogiorno. Touko era lì, appoggiata alla porta della stanza, con ancora addosso il pigiama, e mentre sorseggiava dalla tazza che reggeva in mano, guardava Rika. Quest’ultima, ancora un po’ assopita, prese la sveglia dalle mani, e gettò un urlo, che Touko ricordò come “Il più micidiale della storia”. -HO DORMITO COSI’ TANTO?!- chiese Rika all’amica -Oh, ora Ichinose ce l’avrà con me!- Balzò giù dal letto, e iniziò a vestirsi in fretta e furia, prendendo le prime cose che le capitavano a tiro. Touko si mise a ridere. -Che hai da ridere?- domandò l’altra, con sguardo truce. -Dovresti stare più tranquilla. Ho già avvertito Ichinose, e a quanto mi ha detto Domon, anche lui stava ancora dormendo. Gli ho detto che magari potevate uscire stasera- e sorrise. -Bhe, credo che possa andare. In fondo l’attività di oggi era molto più leggera e più breve di quella di ieri- disse Rika, e andò a fare colazione. Touko sospirò e sorrise. "Chissà cosa intendeva lei per "attività leggera”. Magari aveva previsto ogni cosa, ogni minimo dettaglio. “Chissà da quanto ci lavora a questa lista” pensò Touko. Iniziò a riordinare la stanza di Rika, immersa nei suoi pensieri. “Natsu sarò riuscito a fuggire? Gli sarà accaduto qualcosa?” Era rimasta tutta la notte in uno stato di ansia pensando a quel ragazzo, ma finalmente qualcosa riuscì a distoglierla da quei problemi. -Ehy, ma quello è il foglio di Rika!- esclamò. -Forse però non dovrei…- e diede di nuovo una sbirciatina. La sua curiosità era irrefrenabile. E finalmente vide di cosa si trattava. Aprì tutto il foglio e subito notò, a caratteri cubitali, il titolo che diceva “Lista di cose da fare durante l’estate”. Ma, con altrettanta sorpresa notò che, accanto ai 14 punti della lista, non c’era niente!
-Deve aver usato l’inchiostro simpatico! Maledetta Rika! Ha fatto proprio le cose in grande-. -Eh già cara Touko!- Rika era comparsa davanti alla porta, con un sorriso enorme stampato in faccia. -Sapevo che la tua curiosità sarebbe stata tale da frugare nelle mie cose. Così ho deciso di lasciare i programmi dei vari giorni scritti con la penna invisibile. Naturalmente, ho io quella penna, che funziona solo con me! Quindi è inutile, non scoprirai mai i miei piani!- Touko ci rimase un po’ male, ma ammise che Rika era più furba di quanto si pensasse. -Quindi hai deciso cosa fare stasera?- chiese -Oh si- rispose Rika -Ti dirò tutto dopo però- e le fece l’occhiolino. -Vuoi la pizza per pranzo?- Rika annuì contentissima e Touko andò ad ordinare la pizza. 
Durante quest’attesa, Touko andò in camera sua e trovò la finestra spalancata. All’iniziò si allarmò e cominciò ad ispezionare la stanza per capire se qualcosa mancava. Ma poi si disse che nessuno sarebbe riuscito ad entrare dalla finestra del quarto piano e si tranquillizzò. Sulla scrivania, però, c’era un biglietto con sopra una rosa rossa. Touko prese il biglietto e iniziò a leggerlo. La calligrafia molto ordinata diceva:
     Cara Touko,
volevo dirti che non ho passato nessun guaio per quello che è successo stanotte. Ti consiglio, però, di tenere sempre la guardia. Ma sembra per il momento che abbiano rinunciato a te. Grazie per non aver detto niente.
A presto    
                                      N.
“L’ha scritta Natsu” pensò. Sorrise. Alla fine non gli era successo niente. Ed era meglio così. Salì sul letto, e iniziò s scrivere sul suo diario.
 
 
5 ore dopo
 
Rika e Touko si incontrarono con Domon e Ichinose ai giardini pubblici. 
Touko camminava pensierosa. Rika se ne accorse, ma non disse niente. Non voleva disturbare l’amica. Arrivati di fronte all’entrata del parco, Rika prese a braccetto un sorridente Ichinose e se ne andarono.
Domon e Touko decisero di tornare in città, e andarono alla sala giochi. 
 
 
 
Nel frattempo

-Ehy Rika, cosa facciamo di bello oggi?- domandò Ichinose. -Umh, vedrai vedrai- rispose quella, con una nota di mistero. Ichinose, piano piano, stava iniziando a divertirsi con Rika, ed a interessarsi a quella bizzarra estate, programmata filo per segno dall’amica. Passeggiarono per un tempo che pareva infinito, mangiarono un buon gelato, e come arrivò la notte, si sedettero su una panchina a guardare le stelle. -Te l’avevo detto che questa volta sarebbe stato tutto più leggero- disse la ragazza. -Già, avevi ragione. Mi è piaciuto passeggiare. Quella di oggi è stata una cosa molto leggera- -Bhè, mi fa piacere, anche perché domani non so se apprezzerai di nuovo- e Rika si mise a ridere. -A…Aspetta! Non vorrai fare di nuovo shopping vero?- Ichinose si era sbiancato di colpo. Rika continuando a ridere aggiunse Se ti dico di no, ti rassicuri?- e Ichinose tirò un sospiro di sollievo. -Meno male…la morte non mi era sembrata così vicina in quel momento!- e scoppiarono a ridere. 
Si incamminarono verso casa con il sorriso stampato sulle labbra, pronti per una nuova giornata.
 
 
 
ore: 2 a.m.
 
-L’hai fatta scappare- disse una voce grottesca.
-Non capisco di cosa lei stia parlando- stavolta, a pronunciare quelle parole, era un ragazzo.
-NON FARE IL FINTO TONTO! Sai benissimo di cosa sto parlando!- 
-Ok, ok, ho capito. Posso riprenderla-
-Non ne abbiamo più bisogno. Devi però sbrigare un altro lavoretto per noi. Oggi inizia la fiera dell’estate e tu devi ottenere informazioni riguardo un progetto che sta ultimando il governo-
-E come pretendi ci riesca? E’ una stupida festa di paese, non troverò niente.-
il ragazzo stava iniziando ad agitarsi.
-Veramente troverai quello che ti serve. Puoi andare Natsu-
Il ragazzo uscì dalla stanza e iniziò a preparare il suo piano. Non doveva dare nell’occhio. La polizia lo cercava da tempo, e l’avrebbero riconosciuto.
Ma niente era complicato per lui. 
Sorrise. Alla luce della luna, quel sorriso sembrava un ghigno feroce. Quello che fa un animale, prima di sbranare la sua preda.






N.d.A.
Salve a tutti! Eccomi tornata con il nuovo capitolo. 
Rika è stata proprio furba ad usare la penna invisibile eh-eh. Evidentemente questo piano era in atto da tempo.
Bhè basta parlare, ci vediamo con il nuovo capitolo.
Merty

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Capitolo 8
*** Caro diario... ***


                                                           Caro diario...


                                              Tokyo, 28 Luglio 
Caro diario,
si, sono sempre io, Touko. Tra due giorni iniziano le vacanze estive. Che bellezza! Sai, l’unico problema è che Rika deciderà praticamente ogni cosa. Ma è meglio che ti racconti le cose dall’inizio. Vedi, questa è l’ultima estate che Domon e Ichinose passano in Giappone. Eh si, loro tornano in America. Con grande dispiacere di Rika. Oh povera! E’ perdutamente innamorata di Ichinose! Quindi ti dicevo, ha organizzato tutto per filo e per segno. Ok, meglio se incomincio. Rika e Domon, qualche giorno fa, hanno fatto una scommessa, che riguardava più o meno tutti, sopratutto Ichinose. Il patto era che, se Rika fosse riuscita a fare ogni cosa che Domon le chiedeva, per 4 ore, Ichinose avrebbe passato due settimane al comando di Rika. Il tutto, naturalmente, all’insaputa di quest’ultimo, che ovviamente, avrebbe detto di no al primo istante. Domon se le è inventate di tutti i colori, ma Rika non ha ceduto. Inizialmente, è dovuta entrare in un negozio sventolando il suo reggiseno in aria. Naturalmente la commessa l’ha guardata in modo strano. E tra i fischi generali di vari ragazzi, ci ha buttato via a calci. Dopo, è stata portata in un negozio cinese, e ha dovuto mangiare 3 cavallette fritte. Stavo vomitando io al suo posto. Dico sul serio. Rika mi ha dovuto accompagnare in bagno. Lei ha detto che erano buoni. Ho vomitato ancora di più.
Dopo questa sfilza di vomiti, abbiamo comprato delle mentine a Rika, perché doveva dare un bacio sulla guancia al primo che capitava. Non ti dico quale rara bellezza. Era biondo con gli occhi azzurri. Ovviamente molto più grande di lei. Pensa che Rika si è dovuta mettere in punta di piedi! Successivamente, ha ballato davanti a un vasto pubblico. Non ho mai riso così tanto in vita mia! Insomma, la dovevi vedere! Poi, con i 27 gradi che c’erano, Domon le ha fatto indossare 4 magliette, 2 maglioni, un cappotto, 3 sciarpe e i guanti. Il tutto condito da un paio di infradito e di shorts. Insomma, a vederla tutti le tiravano la prima cosa che capitava. E’ dovuta rimanere così per mezz’ora! Non appena si è tolta tutto si è lanciata nella prima fontana che capitava a tiro e bam! Ha fatto un tale tuffo! E naturalmente sai chi ha bagnato? Oltre a me e Domon, le vecchiette Delacroix! Avresti dovuto vedere le loro facce! Hanno pronunciato una qualche parola in francese e se ne sono andate indignate. Povere! Ma il tormento per Rika non era ancora finito… Mancava un’ora e mezza. Domon l’ha fatta camminare nella strada rovente scalza, poi è dovuta entrare nel bagno dei maschi e spalancare ogni porta, ha dovuto mangiare una pizza con olive, funghi, cetrioli, melanzane, pomodori, uovo e asparagi tutta intera e altre genere di assurdità che l’hanno sfinita! Ma ha tenuto duro e alla fine ha avuto il suo premio. Bisognava trovare il modo di dirlo a Ichinose però. Domon ci ha condotte in un parco, dove c’era Ichinose che camminava nervosamente avanti e indietro. Non appena ha visto Domon si è infuriato! Lui poi si è scusato e gli ha dato la tanta attesa notizia. Ichinose ha fatto una faccia del tipo “Cosa ti è saltato in mente, razza di idiota?!”. Non ha fatto in tempo a parlare che Rika gli è saltata addosso riempiendolo di baci. E tutto si è concluso così. Anzi, le cose sono appena iniziate. Chissà se accadrà qualcosa di interessante…Ora però devo andare. Si, hai indovinato. Rika mi sta chiamando la centesima volta per chiedermi quanto è bello il suo amorino. Ah giusto, mi sta anche chiedendo di ordinare la pizza.
Baci
Touko
 
P.S. Secondo te, è più carino Tsunami o Endou?
Non farti strane idee, Rika mi sta assillando.




N.d.A.
Scusate l'enorme ritardo, ma ero in gita con la scuola e sono mancata una settimana:) e poi in Germania internet non funzionava bene :c
Ok, come avrete notato, questo capitolo è una specie di prequel della storia. Parla di come tutto ha inizio, raccontato da Touko. Spero vi sia piaciuto!
A presto
Merty

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Capitolo 9
*** Ho paura delle montagne russe ***


                                                                                   Ho paura delle 
                                                                                      montagne russe



Rika si svegliò di buon umore. Spalancò le tende, aprì la finestra, e ammirò il panorama. Tante villette a schiera, tutte uguali, punteggiate da bellissimi fiori e da alberi carichi di frutti. A vederli, sembravano un esercito. Scese le scale, e come entrò in cucina si ritrovò Touko, che guardava fuori dalla finestra con uno sguardo pensieroso. -Buongiorno!- a quel richiamo, Touko si riscosse. Ricambiò l’amica con un sorriso e le preparò la sua colazione. Era sempre così. Rika adorava i toast che preparava Touko, e lei glieli faceva, senza porsi troppi problemi. Non appena furono pronti, Rika si precipitò sul piatto divorando il primo toast ad una velocità supersonica, che lasciò esterrefatta Touko. -Ehy Rika…- -Umh…che c’è?- chiese quella, alzando per la prima volta gli occhi dal piatto, con un boccone nella gola e mezzo toast nella mano. -Cosa farai oggi? Anzi, in quale avventura ci catapulterai? Ci farai correre per 10 centri commerciali? Oppure ci costringerai a mangiare cinese? Anzi no, ci farai viaggiare nel tempo?- -Non essere sciocca Touko, quello non si può fare! Insomma, chi mai inventerebbe la macchina del tempo?- a quell’affermazione, Touko mise il broncio. -Eh dai, stavo scherzando sciocchina- disse Rika, facendole la linguaccia -Beh, come sai, oggi inizia la fiera del paese! Ci sono tante attrazioni da vedere, tanti giochi da provare su cui…- -…vomitare il pranzo?- concluse la rosa. Rika le lanciò il tovagliolo in faccia. -No idiota! Su cui sbaciucchiarsi un po’!- -Noi avrai mica intenzione di baciare Ichinose, vero?- -Secondo la scommessa fatta con Domon, devo riuscire a baciarlo entro la fine delle vacanze- ribattè quella indignata. -Ma Rika! E’ troppo presto! Così lo spaventerai!- -Non dire sciocchezze Touko! Sta' tranquilla, non rovinerò niente!- e le fece l’occhiolino. Touko sprofondò nella sedia e aggiunse -Quando dici "sta’ tranquilla” mi preoccupo ancora di più…- -Spiritosa. Su, ora vai a prepararti. Alle 10 in punto ci dobbiamo incontrare con i ragazzi. Ah, ho una piccola sorpresa per te- e mentre questa frase fu pronunciata, Touko, che stava bevendo il suo estathe, ci rimase talmente di stucco che il suo sputo raggiunse l’altro lato del tavolo. -Eh…? Sorpresa? No Rika, grazie, ma ne ho abbastanza delle tue sorprese!- Eccome se Touko ne aveva abbastanza! -Non ti ricordi cosa è successo l’anno scorso?- -Mmh no. Dimmelo tu Touko.- -Bene, te lo ricordo! Grazie alla tua “sorpresa” sono stata male perché ho mangiato cibo a cui ero allergica!- -Oh, non ce l’avrai ancora mica per quella cosina da quattro soldi…- -Rika!- -E va bene ho capito. Tranquilla, questa è l’ultima sorpresa che ti farò. E comunque, non ha a che fare con cose alimentari. Vedrai vedrai…- e corse a prepararsi. Touko salì le scale lentamente, come se temesse che la sorpresa di Rika saltasse fuori da qualche parte. Si vestì con cautela, e dopo circa mezz’ora, uscirono. Rika aveva velocizzato i suoi tempi nella preparazione. Anzi, era successo un vero e proprio miracolo! dalle sue abitudinari 5 ore, era passata alla mezz’ora per le cose futili, alle due per le occasioni più importanti. Se quindi ci metteva dalla mezz’ora ai 90 minuti, era per una via di mezzo. Rika si incamminò allegra verso il centro del paese. Una volta arrivati all’ingresso della fiera si sedettero per aspettare i ragazzi. -Uff!- sbuffò la ragazza dai capelli azzurri -Si può sapere perché sono sempre in ritardo? Argh, se fanno un altro dei loro ritardi stratosferici li ammazzo!- -Dai Rika rilassati- disse Touko ridendo -E prima che potesse aggiungere altro, l’amica proruppe con un -Eccoli!- e iniziò a saltare indicando tre figure che si avvicinavano a loro. Aspetta un momento. Tre? 
Esatto. La terza figura era niente di meno che Tsunami Josuke. La risata di Touko le morì in gola. -Rika, vieni un attimo- e prese l’amica per un braccio trascinandola dietro un cassonetto dell’immondizia. -Touko ma che c’è! Insomma, dai che ci stanno aspettando!- -Era questa la tua sorpresa?! Far Venire Tsunami qui?!- Touko era rossa dalla rabbia. Ecco la brillante idea dell’amica. Ci mancava quel deficiente di Tsunami a rovinare le cose. -Touko calmati coraggio. Sei più rossa dei capelli di Hiroto!- e si mise a ridere. -Eh? Che centra Hiroto ora?- e arrossì violentemente. -Dai su, ora andiamo- e detto fatto, trascinò Touko per un braccio, e arrivarono di fronte ai tre ragazzi. Rika saltò sopra Ichinose, iniziando a sbaciucchiarlo, e se ne andarono, lasciando gli altri tre soli. -Scialla Touko!- la salutò allegramente Tsunami -Emh..ciao Tsunami…- -Beh- disse Domon -Io vado!- -E con chi scusa?- chise Touko, che non vedeva nessun altro in giro -Con quella bella fanciulla laggiù! Ehy bellezza!- e si incamminò verso quella ragazza, che come minimo l’avrebbe liquidato con uno schiaffo. -Touko dai andiamo! Non essere timida! Andiamo alle montagne russe!- -Aspetta cosa?! Montagne russe?! Tsunami io…- ma non fece in tempo a dire niente che Tsunami la caricò sulle spalle e la portò a fare la fila per quel gioco che tanto detestava. Durante la breve attesa, si mangiò le unghie, mentre Tsunami le illustrava il suo programmino per i prossimi giorni. Il problema era che a Touko non gliene poteva fregare niente di come quest’ultimo sceglieva i suoi costumi da bagno, così finiva per guardare altrove. Vennero poi fatti salire sul “gioco”. Touko aveva paura. I vagoncini iniziarono a salire pericolosamente. A ogni secondo che passava, si avvicinavano sempre di più alla morte. -Tsu…Tsunami…- -Si Touko?- disse quello sorridendo -Io…- e iniziò la discesa sfrenata. -Ti odio!- e l’urlo di Touko si perse nel vento. La ragazza rimaneva rigidamente incollata al sedile e all’asta di metallo, mentre Tsunami si lasciava trasportare dalla foga. Dopo una serie di salite, discese e giri della morte, la tortura finì. -Allora Touko- disse il surfista non appena furono scesi -Ti è piaciuto?- -No! Scordati di fare altri giochi con me Tsunami!- e scappò via. “Che stupido.” pensò Touko “Non capisce niente!” -Touko aspetta!- ma le grida di Tsunami erano troppo lontane. Quello cercava di raggiungerla, ma dopo un po’ la perse di vista. La gente non aveva idea di dove stesse andando, così Tsunami finì per perdere la sua strada.
Touko continuò a correre. La fiera era vasta e c’erano buoni posti per nascondersi. Si fermò in un angolino buio, si sedette in terra e si asciugò le lacrime. -Ehy gattina!- ecco una voce inconfondibile. Da dietro un cassonetto apparve niente meno che…Natsu! -Come mai sei qui tutta sola?- -Natsu!? Ma tu non sei ricercato dalla polizia?- -Si, ma so giocare bene a nascondino- e sorrise. -Dimmi piuttosto…come mai sei qui? Da sola per di più. Qualche cattivone della mafia ti porterebbe via.- Touko rise -Quindi stai dicendo che mi porteresti via?- -Io ho detto “cattivone”. Ti sembro cattivo io?- e mise il broncio. Touko rise ancora di più e Natsu l’aiutò ad alzarsi. -Ecco vedi…-iniziò lei -Ero con un amico che mi ha fatto salire sulle montagne russe ma…- -Ma?- la esortò lui -Ho il terreo delle montagne russe! E lui non mi ha ascoltato! Ha fatto di testa sua perché voleva divertirsi ecco! E io…stavo morendo di paura!- e riattaccò a piangere. -Un ragazzo non dovrebbe fare così- disse Natsu. -Su Touko non piangere- e le asciugò le lacrime con la mano. -Diglielo chiaramente. E se non ti ascolta, vai con il primo che capita! Intesi?- -D’accordo!- In quel momento però, arrivò Tsunami. -Touko, ma che ci fai qui? O cielo…- -Dannazione- fece Natsu -Polizia! C’è un mafioso qui! Aiuto!- e Tsunami iniziò a urlare. -Beh Touko, ci vediamo- le diede un bacio e se ne andò, prima che la polizia iniziasse ad inseguirlo -Touko, o mio dio, stai bene? Cosa ti ha fatto quello?- -Niente Tsunami niente.- disse lei freddamente. -Ma perché sei arrabbiata?- -Perchè…perché mi hai fatto salire su quell’aggeggio nonostante ti avessi ripetuto millemila volte che avevo paura!- Touko era fuori di se dalla rabbia. -Scusa ma perché hai paura?- chiese Tsunami a bruciapelo -Beh, ecco…non vedi che bella giornata?- -Touko, andiamo.- -Beh perché…ho paura che si rompano…- e Tsunami attaccò a ridere talmente tanto che cadde a terra. -Tsunami! Non ridere!- -Oh andiamo Touko! Hai visto che non è successo niente?- -Effettivamente…- -Su, lasciati andare. Lo fai un altro giro.- Touko ci pensò su. -Si- disse infine. -Tsunami la prese sulle spalle e partirono alla volta delle montagne russe.




N.d.A
Scusate l'enorme ritardo per l'aggiornamento!
Spero di avervi almeno accontentato un po'
Alla prossima
Merty

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Capitolo 10
*** Sentimenti incompresi ***


                                                         
                                                                Sentimenti incompresi

 

Rika e Ichinose corsero via, abbandonando Touko, Tsunami e Domon a loro stessi. Corsero fino a quando non furono abbastanza lontani dai tre, e poi si sedettero in una panchina. Sebbene fossero abituati a certe corse, avevano il fiatone. I loro occhi si incrociarono per un secondo, ma poi Rika, che aveva iniziato ad avvampare, distolse lo sguardo. 
Anche Ichinose guardò da un’altra parte, per paura che Rika avesse notato il suo leggero rossore. Il ragazzo non aspettava altro che quella giornata, aveva fatto mille progetti, eppure, ora che era lì, non aveva la minima idea di come si iniziasse un discorso. Dal canto suo, Rika era tremendamente imbarazzata. Pensava che Ichinose avrebbe fatto la solita resistenza…invece tutto era liscio come l’olio. E ora non sapeva che pesci pigliare. Ichinose decise di rompere il ghiaccio, stanco di quel silenzio assillante. -Emh…dove andiamo Rika?- chiese alla ragazza, sorridendole. Rika arrossì violentemente,e sperò che il ragazzo non notasse niente di strano in lei. -Oh beh…io stavo pensando un qualcosa come…la casa stregata!- disse con sicurezza. -La casa stregata! Che ne pensi Ichinose-kun?- -Oh certo, per me va bene.- e detto questo, la prese per mano e si incamminarono verso la casa del terrore. Rika teneva lo sguardo fisso per terra, come se temesse un qualche contatto visivo con l’amico. Il ragazzo si stupì, invece, della naturalezza con il quale faceva le cose quella mattina. Come se in due giorni avesse imparato ad apprezzare quella ragazza pasticciona ma simpatica che era Rika. Eppure, sapeva di non dire la verità a se stesso. C’era qualcosa che gli diceva che si trattava di un legame diverso, di una sensazione diversa…strana. Ma Ichinose non ci diede peso. Arrivati alla casa stregata, salirono sui vagoncini, e prima che il gioco partisse, Ichinose si accorse di una cosa. -Rika…ma tu stai tremando?- chiese preoccupato. -N..no…è so…solo che….HO PAURA!- e si prese la testa tra le mani. Ichinose rise. Guardò la ragazza e le sembrò come indifesa. -Se hai paura, puoi stringermi la mano oppure…emh…- sembrava che quella parola costasse molto perfino a lui -abbracciarmi- concluse sospirando. Rika lo guardò con occhi sognanti, e tornò “in vita” con un “Davvero?!”. I vagoncini iniziarono a muoversi. Rika teneva salda la mano di Ichinose, come se temesse che qualcosa o qualcuno l’avrebbero obbligata a mollarla. Ichinose le sorrideva e le diceva di stare tranquilla. Poi, iniziò il caos. Rika aveva iniziato a urlare per ogni cosa si trovasse davanti al loro cammino, e aveva iniziato a stringere sempre di più la presa, arrivando a stritolare la mano del povero ragazzo. Alla fine, quando ormai mancava pochissimo alla fine di quel giro infernale, Rika abbracciò Ichinose e iniziò a piangere. Ichinose era impreparato a quella reazione, ma cercò di consolare Rika come meglio poteva. Alla fine, il vagoncino si fermò. Non appena furono scesi, andarono a prendere un frappé. Rika continuava a piangere. -Coraggio Rika- disse il ragazzo -E’ tutto finito. Sei stata bravissima- e le diede un bacio sulla fronte. A quel punto, la ragazza si calmò. -Promettimi che non ci saliremo più- disse con uno guardo spaventato -Tutto quello che vuoi-. Dopo aver preso il frappè Rika propose di andare alla ruota panoramica. Era sempre stato il suo sogno salirci. I suoi genitori non l’avevano mai portata in quel gioco, per il semplice fatto che avevano paura che la ruota si bloccasse a mezz’aria. Rika aveva riso per quella dichiarazione, pensando che fosse molto sciocca. Le cabine della ruota erano molto grandi, ma Ichinose e Rika ne volevano una solo per due. Il controllore acconsentì a farli salire soli, e dopo che tutte le cabine furono piene, iniziò il giro. Rika guardava meravigliata il panorama, mentre Ichinose cercava di fare un po’ di mente locale. Aveva le idee confuse al massimo, non riusciva più a capire cosa provasse. Era una sensazione strana, ma anche orribile. Non sapere più cosa vuoi, è come non sapere chi sei. Furono quasi nel punto più alto della ruota. -Guarda!- disse Rika indicando fuori dal finestrino -Non è bellissimo? Questo posto è magico. Non trovi?- -Già…- rispose distrattamente Ichinose. Ad un certo punto i loro sguardi si incrociarono. Stavolta però nessuno dei due distolse lo sguardo. L’unica cosa che si poteva sentire in quell’innaturale silenzio, erano i loro cuori che battevano all’impazzata, come se volessero uscire dal petto. Ichinose prese Rika per i fianchi e la avvicinò a sé. Prese il suo viso tra le mani e lo avvicinò al suo, ma con cautela. Come se quel momento fosse da assaporare per ogni minima cosa. Le loro labbra erano vicinissime, quasi si sfioravano. Ma la cabina venne percossa da una scossa, e i due caddero rovinosamente a terra.






N.d.A.
Eccomi! Sono tornata!
Ho voluto dedicare questo capitolo ad Ichinose e Rika. Insomma, prima abbiamo dato spazio a Touko, ora toccava anche ai due piccioncini no? 
Beh, ci vediamo con il prossimo capitolo!
Alla prossima
Merty

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Capitolo 11
*** L'attacco (parte 1) ***


                                                                         L’attacco
                                 (parte 1)                                                           

Ichinose riprese i sensi. Si sentiva improvvisamente stanco e dolorante. Rika era ancora distesa nel pavimento della cabina, ma non dava segni di essersi svegliata. Il ragazzo sia alzò lentamente, ma non appena fu in piedi si accorse di avere le vertigini. Cercò di sedersi sul divanetto, ma venne scaraventato dall’altra parte della cabina da un nuovo scossone. Riuscì a guardare appena fuori dalla finestra, per capire che si trovavano nel punto più alto della ruota panoramica. Fu allora che riperse i sensi.


Touko, Domon e Ichinose arrivarono finalmente alla ruota panoramica.
-Si può sapere che diamine succede?!- disse la ragazza che aveva il fiatone.
-Si è staccata la corrente. Tutte le attrezzature hanno smesso di funzionare- rispose Domon.
-Santi numi…dove sono Rika e Ichinose!? Mi sto preoccupando!-
-Tsunami rilassati! Li troveremo!- fece Touko. Ma non sembrava tanto convinta.
-Bene, andiamo a cercarli. Magari sono nelle zone che non abbiamo ancora controllato- propose Domon.
I tre stavano quasi per separarsi, quando una bomba esplose all’entrata del parco giochi.


-Ben fatto-
La voce era quella di una donna. Avrà avuto all’incirca 30 anni.
-Il boss sarà fiero di te. Ma spero che non abbia ammazzato nessuno-
-La gente era troppo impegnata a ripristinare la corrente, piuttosto che controllare una stupida cassaforte- Natsu fece scivolare fuori dalla tasca un foglio piegato, e lo fece scorrere sotto il naso della donna. 
Ella sorrise.
-Perfetto- disse -Ora possiamo procedere. Ammazza tutti quelli che sono dentro la ruota. Io vado a prendere l’elicottero.Ti aspetto nel punto più alto della ruota panoramica tra un quarto d’ora. Se nella cabina più in alto c’è qualcuno, non ucciderli. Quelli puoi risparmiarli. Basta solo che non ti vedano-
-Sarà fatto, mia signora-
E si separarono.


L’entrata del parco giochi era stata messa a ferro e fuoco. Non era rimasto niente. Letteralmente.
-Ma cosa…- Touko si portò le mani alla faccia.
-N-non è p-possibile. Chi può essere stato?!-
Domon e Tsunami erano sorpresi quanto lei. Nessuno dei due osava aprir bocca.
“Qui c’è lo zampino della Yakuza” 
Ecco. Un sussurro, quasi impercettibile. Un nome che incuteva timore a tutti. Yakuza.
E in quel momento Touko comprese che c’era sotto qualcosa. Natsu non era lì per fare le giostre. Era lì perché lo avevano mandato. E stava cercando qualcosa, qualcosa che era in quel parco.
Ma allora perché far esplodere l’entrata, dove non c’era niente, senza nemmeno aver coinvolto i civili? E se…
La ragazza iniziò a correre. Domon e Tsunami si riscossero. 
-Hey Touko!- gridò il ragazzo con i capelli rosa -Dove stai andando?-
-Dobbiamo sbricarci, presto!-
Touko arrivò dal capo della polizia.
-Signore la prego, mi ascolti! Dobbiamo assolutamente andare alla cassaforte-
Il poliziotto sembrò essere stato colpito da uno schiaffo.
-E tu come sai della cassaforte?-
-Mio padre è il Presidente. Mi ha avvertito che c’era una cosa importante. Ora mi ascolti.
Non abbiamo tempo. Questo era un diversivo. Dobbiamo controllare la cassaforte.-
-Senti ragazzina.- l’uomo si stava agitando -Non so chi tu sia o cosa tu abbia intenzione di fare, ma non andrò con te. Non sai niente, quindi meglio che lasci perdere. E ora torna a casa, prima che chiami i tuoi genitori-
-Ma..-
-FUORI!-
Touko se ne andò di malavoglia.
-Bene- disse -Se non vuole venire, andremo noi-
-Andremo dove?- chiese Domon?
-Alla cassaforte- rispose la ragazza. -Se quello che mio padre ha detto è vero, e se le mie ipotesi sono corrette, la mafia sta cercando di impossessarsi di una cosa che le permetterà di conquistare il mondo-
-Sembra pericoloso- riuscì a dire Tsunami.
-Per questo ho bisogno di due uomini valorosi- e Touko sorrise.
I tre iniziarono a correre verso il luogo dove si trovava la cassaforte.


Rika si svegliò di soprassalto. Si sentiva malissimo. Aveva fame, e sentiva un dolore alla testa.
“Perfetto” pensò “Questi tipo di inconvenienti sono sempre i migliori”. Riuscì a rimettersi in piedi a fatica. Ichinose era disteso in terra, vicino alla finestra. Si precipitò subito da lui.
-Ichinose-kun, svegliati! Ichinose!-
Rika continuava a chiamarlo, ma il ragazzo non dava segni di vita.
La ragazza aveva le lacrime agli occhi.
-Ichinose-kun…ti prego…-
Fece per alzarsi, quando sentì qualcosa di freddo che le premeva sulla testa.
-Alzati e sparo. Chiedi aiuto e sparo. Non voltarti per nessuna ragione. O sei morta-









N.d.A.
Salve! Sono resuscitata dal Tartaro, e sono tornata, per vostra sfort  emh, fortuna.
Finalmente sono riuscita ad aggiornare questa fic, e spero che il nuovo capitolo vi piaccia come i precedenti!
A presto

Merty

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Capitolo 12
*** L'attacco (parte 2) ***


                                                              L'attacco
                             (parte 2)



Rika era paralizzata. Non riusciva a muoversi, e stava iniziando a sudare freddo. Il metallo premeva contro la sua nuca, e mandava scariche di terrore in tutto il corpo. Cosa poteva fare? Quella persona le aveva detto di non urlare, di evitare un singolo movimento. Ichinose era ancora svenuto, e lei era sola. Iniziò a piangere. 
“Oh Touko, dove sei?”


-Non è possibile!- Touko arrivò nel luogo dove si trovava la cassaforte. Ma a quanto pare, Natsu aveva già trovato quello che stava cercando.
-Touko, si può sapere cosa c’era lì dentro di tanto importante?- chiese Domon.
-E sopratutto…- completò Tsunami -Perchè nasconderlo in un parco giochi?-
-Te l’ho già detto e…non ne ho idea- rispose Touko. 
La cassaforte era ormai vuota, e quindi tutto il suo contenuto era sparito.
“Natsu…perchè lo stai facendo?”
Touko vagò con lo sguardo alla ricerca di qualcosa, quando improvvisamente si ricordò di…
-RIKA!- 
Domon e Tsunami si riscossero.
-Cosa?-
-Dobbiamo andare a salvare Rika, è ancora nella ruota!-
I ragazzi capirono al volo, e cominciarono a correre.




Quanto era passato da quando era lì nella ruota? Natsu non sapeva dirlo con esattezza. L’unico rumore appena udibile erano i singhiozzi della ragazza. Il ragazzo invece, non dava ancora segni di essersi ripreso.
“Però, che ragazzo forte…” pensò con disprezzo.
Non voleva fare tutto questo, eppure era costretto. Sapeva che sarebbe stato per il bene di tutti. Non aveva mai appoggiato del tutto le intenzioni della mafia, ma sapeva che era per il suo bene. Stavolta però, era convinto di essere dalla parte del giusto.
“Sto facendo la cosa migliore. Smettila di pensarci”
Si voltò a guardare il cielo, e continuò ad aspettare che venissero a prenderlo…


-Polizia!- Touko arrivò dagli uomini in divisa con il fiatone.
-Ancora tu? Senti, ti avevo detto di-
-Mi ascolti! Due miei amici sono intrappolati nella ruota! Dobbiamo salvarli!-
Il poliziotto la guardò seria. -Mi piacerebbe tanto aiutarti ma…-
-Ma ora è il momento giusto- 
La voce proveniva da un uomo, che poteva essere massimo sulla quarantina. I suoi capelli biondi e gli occhi azzurri avevano un qualcosa di familiare per Touko. Solo che adesso non era il momento di perdersi in vecchie memorie del passato.
-Lei ci può aiutare?- chiese speranzoso Tsunami.
Il poliziotto sorrise -Ovunque ci siano dei casi simili, è sempre meglio evitare di coinvolgere i civili, specialmente se sono dei ragazzi- si girò verso il suo collega -Signor Tochi, spero non sia troppo contrario se chiamiamo i pompieri-
L’altro strinse i denti -No signore-
-Bene, allora li chiami, e li dica di venire con urgenza grazie-
Il signor Tochi andò a svolgere il suo ordine.
Il poliziotto poi si voltò verso i ragazzi. Puntò il suo sguardo verso Touko.
-Tu devi essere la figlia del presidente…immagino che tu sappia cosa conteneva la cassaforte-
-Aspetti, quindi lo sap-
-Solo io e il mio superiore sappiamo che la cassaforte ora è vuota- tagliò corto lui -Il punto è che se la mafia si è impossessata del suo contenuto, allora la situazione non è a nostro favore. Anche se c’è un piccolo particolare che alla Yakuza è sfuggito-
I ragazzi lo fissarono, ma vennero interrotti dall’arrivo dei pompieri, che si precipitarono alla ruota panoramica.




Natsu continuava a fissare il cielo, senza togliere la presa dalla pistola.
“Quanto accidenti ci mettono, dannazione?!”
Ad un certo punto, un suono attirò la sua attenzione. Alla base della ruota si erano radunati i pompieri e alcuni poliziotti. “Maledizione…”
Natsu non perse tempo. Si spostò dalla sua posizione, e, dopo aver preso bene la mira, premette il grilletto in direzione del poliziotto biondo. Il silenzio fu spezzato dall’infrangersi dei vetri.









N.d.A.
Salve a tutti! Scusate se ultimamente non riesco ad aggiornare in modo frequente, ma non riesco mai a trovare uno spazio per farlo >.<
Vi prometto che cercherò di essere puntuale (almeno un capitolo a settimana)
Detto questo...anche questa terza giornata delle vacanze sta per volgersi al termine, ma cosa succederà? Cosa c'era di tanto importante in quella cassaforte? E qual'è il particolare sfuggito alla Yakuza?
Spero che continuerete a seguire la storia :D
Alla prossima
Merty

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Capitolo 13
*** L'attacco (parte 3) ***


                                                                              L’attacco
             
                               (parte 3)

 

Il poliziotto venne scaraventato a terra, mentre il proiettile andava a perforare la ruota del camion dei pompieri. 
-Ma cos..?- il poliziotto biondo si riscosse. Non poteva perdere tempo. Se nella cabina della ruota c’era un qualcuno che avrebbe fatto del male ai due ragazzi, doveva agire. Nel frattempo, i pompieri stavano azionando la scala. “Ma se c’è qualcuno armato, come potremo salire tranquillamente sulla ruota?” Sarebbe stata un’impresa. In quel momento un elicottero attirò la loro attenzione.


Rika urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni. 
-Smettila di urlare ragazzina! Mi spaccherai i timpani!- il ragazzo cercava di farla tacere. 
-Perchè hai sparato!? Perché!?- aveva le lacrime agli occhi. Ichinose non si svegliava, e i soccorsi tardavano ad arrivare. Nel frattempo lei era lì da sola, con un perfetto sconosciuto armato di pistola.
-Senti- il ragazzo aveva un certo nervosismo nella sua voce -Se fai da brava non ti farò del male. Quindi ora tappati quella dannatissima bocca!-
-A-altrimenti?- Rika non voleva conoscere la risposta.
-Beh…se non lo fai tu…sarò costretto a tappartela io. In un modo o…nell’altro- con uno scatto si posizionò dietro la ragazza e la costrinse a rimanere nell’orlo dello squarcio apertosi con lo sparo.
Rika continuava a piangere, pensando che forse sarebbe finita così. Lei che cadeva dalla ruota e Ichinose ucciso da quel tipo chissà in quale modo. Stava quasi per buttarsi da sola, in preda alla disperazione, quando un elicottero arrivò sopra la cabina. Il ragazzo alzò lo sguardo, con un sorriso trionfante in volto. Una scala di corda venne fatta scendere dal veicolo.
Rika trovò la forza di fare una domanda, probabilmente l’ultima -C-chi sei?-
Lui si voltò, sorridendole in modo beffardo -Chi sono non ti interessa minimamente. Sappi soltanto che se non sei morta ora, morirai a breve. La mafia stavolta ha vinto piccola. Ricordatelo nei giorni a venire- Detto questo, il ragazzo sparò in direzione del vetro e saltò, afferrando la scala di corda. Poi scomparve all’orizzonte.
Rika si accasciò nel pavimento, incredibilmente distrutta. In quel momento Ichinose si svegliò.
-R-rika?- sembrava un po’ spaesato. Come dargli torto? Era svenuto per la maggior parte del tempo, e ora si era ritrovato davanti una cabina mezzo-distrutta e una Rika pronta a esplodere.
-Ichinose!- la ragazza lo abbracciò, continuando a singhiozzare. Lui non capiva ancora cosa era successo, ma si limitò a consolare l’amica, ricambiando l’abbraccio. In quel momento, arrivarono i soccorsi.


Quando Rika e Ichinose scesero dalla scala dei soccorsi, Touko stava per piangere dalla gioia. E infatti, quando i due toccarono terra, lei li saltò addosso, abbracciandoli fino a quasi stritolarli.
-Mio dio, mi avete fatto preoccupare tantissimo!- Rika riniziò a piangere, e anche Ichinose si lasciò andare. Domon e Tsunami li raggiunsero poco dopo, iniziando a tempestarli di domande.
-Ragazzi!- li rimproverò Touko -Le domande a dopo-
-No- era stato il poliziotto biondo a parlare -Le domande ora. Ragazzi, potete seguirmi?-
Rika fece leggermente cenno di si con la testa, e Ichinose le mise un braccio intorno alla spalla. Domon spalancò gli occhi davanti a quella scena.
-Chissà cosa è successo lì dentro…-
-Oh non ne ho idea- rispose Tsunami -Ma qualsiasi cosa sia successa, non sembrerebbe niente di buono!- E sia Domon che Touko risero di fronte a quell’affermazione.


Rika e Touko vennero riaccompagnate a casa la sera tardi. Una volta arrivate si sedettero in cucina.
-Hey Rika…- l’amica si girò. Sembrava ancora sconvolta. -Va tutto bene?- “Certo che no, ovvio. Ma perché faccio certe domande inutili?!” 
Rika sorrise. -Scusa Touko. Evidentemente vi abbiamo fatti preoccupare più del previsto- prese le mani dell’amica -Ti prometto che ti racconterò ogni cosa. Ma ora, che ne dici di una pizza?- Touko disse di si.
La pizza arrivò verso le 22.00. Per spezzare un po’ il silenzio, Touko cercò di comunicare con Rika.
-Beh, domani che hai intenzione di fare?- 
-Oh vedrai…- rispose lei con uno sguardo enigmatico.
-Spero niente parchi giochi-
-Tranquilla Touko, non ci metterò mai più piede!-
E dopo questa affermazione, le due risero.




Ore 23.40
-Hai sparato-
Era stata la donna a parlare.
-Ho dovuto, Nem-
Nemesi, anche conosciuta come Nem, venne verso la luce. I suoi capelli neri, scuri come la notte le incorniciavano il viso. Aveva avuto un nuovo nome da quando si era unita alla Yakuza. Anche se era lì solo da qualche anno, si era guadagnata il rispetto di molti, ed era temuta perfino dai più grandi boss. 
-Sei un incosciente. Se avessi ucciso qualcuno…-
-Non sarebbe la prima volta- tagliò corto Natsu.
-Non dovevi, punto e basta!- lo schiaffo arrivò più velocemente del previsto. Gli schiaffi di quella donna provocavano un dolore allucinante, ogni volta. Natsu sputò in terra.
-Intanto è andato tutto come previsto-
-Per tua fortuna- disse additandolo. Ma poi sorrise. -Beh, devo dire che presto avremo la nostra rivincita. Su tutto- 
Natsu si fermò a guardarla. I suoi occhi erano due pozzi, privi di emozioni come la felicità e la gioia. In quegli occhi c’era posto solo per l’odio. Natsu si concesse di sorridere.
-Già…- 
“Ma allora perché ho la sensazione che manchi qualcosa?”
Questo però, ebbe la buona idea di non dirlo di fronte a lei.







N.d.A.
Salve gente! Come promesso, ecco il nuovo capitolo!
Finalmente la terza giornata delle vacanze è giunta al termine, anche se con qualche complicazione XD
Eccovi svelata l'identità della donna misteriosa u.u Sappiate che Nemesi non è un nome messo così a caso, ma preferirei non anticipare nulla!
Quale sarà l'arma di grande importanza rubata dalla mafia?
Qual'è il senso di vuoto che attanaglia Natsu?
E quali saranno i nuovi programmi di Rika? XD
Spero che continuerete a seguire la storia
A presto

Merty

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Capitolo 14
*** Quando la sala giochi si trasforma in una carta vincente ***


   Quando la sala giochi
       si trasforma in una carta vincente

 

Il sole fece capolino dalla finestra. Rika venne svegliata dai raggi luminosi che cercavano di passare attraverso le tendine rosa chiaro. La ragazza si alzò, ancora leggermente assopita. Si strofinò gli occhi e guardò la sveglia sul comodino. Le otto e mezza.
-ACCIDENTI!- l’urlo di Rika squarciò la casa, e nello stesso momento, un piatto cadde dalle mani di Touko che sobbalzò nel sentire le grida dell’amica.
-RIKA! Stai diventando pazza o cosa?!- Touko andò a prendere la scopa per pulire quel disastro, e per poco non si scontrò con l’altra, che stava scendendo le scale cercando di infilarsi una maglietta.
-Oh Touko, scusa, scusami, ma sono in ritardo!- e si precipitò in cucina. 
Touko sbuffò, e tornò a prendere quello che stava cercando. Quando rientrò in cucina, Rika aveva già finito la sua colazione, e aveva lasciato ogni cosa sparsa per la stanza.
-Rika…-
-Touko, dovresti pulire il disastro che hai combinato, potremo farci male-
L’altra la guardò di traverso.
-Oh ma davvero? E tu che ne pensi di mettere a posto tutto il casino che hai combinato!?- rispose Touko alzando un po’ la voce.
Rika si sentì in imbarazzo.
-Oh beh…guarda, sono quasi le nove, io devo scappare!- e uscì di corsa dalla cucina.
-Non credo proprio!- Touko la seguì agitando la scopa in segno di minaccia.
-Rika, torna immediatamente qui!-
Quella si girò, e si scansò poco prima che la scopa le arrivasse in faccia.
-Ti prometto che non appena tornerò a casa sistemerò tutto, ok?- e fece la sua solita faccia da “ora non mi potrai dire di no”.
Touko sbuffò nuovamente, e cedette alla proposta dell’amica.
-Ok, vai. Ma quando torni- disse indicando la casa -Pulirai ogni cosa. Chiaro?-
-Chiarissimo!- rispose quella, e uscì dalla porta canticchiando.
L’altra sorrise. “Tu e la tua maledetta lista” pensò, poi tornò a pulire la cucina.


Rika si incamminò verso la sala giochi. Non era mai entrata in un posto del genere, ma aveva deciso che un giorno l’avrebbe dedicato a uno dei passatempi preferiti di Ichinose. 
“Così non potrà fare a meno di adorarmi” pensò, e un sorriso idiota si stampò nella sua faccia.
-Ah! Ma che dico!- esclamò a voce alta, e un passante si voltò a guardarla. Rika continuò più spedita.
Poi le tornò in mente la giornata precedente. Erano successe tante cose nel giro di poche ore. Per poco pensava di essere spacciata, eppure ora camminava su quella strada che l’avrebbe portata ad un nuovo appuntamento. Pensava che la sua stupida lista sarebbe terminata con un “Morta a causa della mafia”, ma le cose si erano risolte al meglio. E sopratutto, pensava a quel bacio che non c’era stato. Era vicinissima dall’ottenere ciò che voleva, ma quel momento magico era stato bruscamente interrotto. E come se non bastasse, Ichinose si era dimenticato di ciò.
Quel pensiero la fece rattristare, ma si rallegrò non appena vide che il moro l’aspettava di fronte alla porta della sala giochi, salutandola con un sorriso a trentadue denti.
-Hey Rika- disse il ragazzo avvicinandosi.
-Ci-ciao Ichinose- rispose lei totalmente in imbarazzo.
-Va tutto bene? Intendo per la storia di ieri…-
-Oh si certo che va tutto bene! Piuttosto tu non ricordi…niente?-
-Vuoto totale-
-Ah-
Rika si morse il labbro.
-Beh entriamo?- chiese alla fine. Il ragazzo rispose subito di si. Una volta varcate le porte della sala giochi, la luce naturale del sole svanì totalmente, sostituita da una serie di lampade colorate.
Rika restò incantata, ma anche titubante. Quando aveva detto che sarebbero andati in una sala giochi, non pensava ci fossero cose anche come il bowling.
-Emh…Ichinose-kun? Pensavo ci fossero solo videogame in questi posti…-
-Tipico pensiero femminile- rispose lui sorridendole.
Rika mise il broncio e Ichinose scoppiò a ridere. Poi venne trascinata di fronte ad un grande tavolo verde.
-B-biliardo?- chiese Rika.
-Oh si- le disse prendendo in mano due stecche.
-Sai giocare?- 
Rika lo guardò, completamente rossa in viso. Aveva appena fatto la figura della scema di fronte a Ichinose.
“Oh cielo e adesso cosa gli dico?”
Mentre cercava di riordinare i pensieri, fu anticipata da lui.
-Immagino di no, vista la tua espressione- 
La ragazza abbassò la faccia, cercando di nascondere il rossore.
-Ok, ho trovato un modo per zittirti. Fantastico!- e rise di nuovo. Poi si avvicinò a lei, le diede la stecca e le prese le braccia, mostrandole come doveva fare.
In quel momento il cervello di Rika andò in fumo. Non vedeva più niente, soltanto Ichinose che le faceva vedere come si giocava. 
-Ecco vedi, devi fare così…ma mi stai ascoltando?-
Ichinose la mollò e lei tornò con i piedi per terra.
-Eh?- fu la sua risposta.
Il ragazzo sbuffò, ma poi sorrise.
-Immagino che il biliardo non ti interessi tanto-
Le guance di Rika divennero rosse nuovamente.
-No, cioè vedi, e-ecco io…- e prese ad abbassare la maglietta, evitando il suo sguardo.
Ichinose le si parò davanti.
-Dato che è la tua lista, scegli tu il gioco-
Rika lo guardò. Avrebbe voluto saltargli addosso, portarlo fuori da quel posto orrendo e fare una delle cose che piacevano tanto a lei.
“Ok Rika, rilassati”
Si girò un po’ attorno, poi indicò un punto della sala.
-Il bowling? Fantastico!-
Ichinose le prese la mano e la trascinò fino alla pista. Sebbene sia stato per poco tempo, Rika si sentì leggera grazie a quel contatto.
Salirono sulla pista, Ichinose prese una palla e iniziò a giocare.
-Ecco, questo è molto più facile del biliardo. Prendi la palla e cerca di buttare tutti i birilli con un colpo solo, d’accordo?-
Rika annuì. Andò a prendere una palla, e come la sollevò per poco non la fece cadere a terra.
Ichinose la guardò preoccupato. Lei cercò di ignorarlo, e si posizionò di fronte ai birilli. Poi lanciò la palla. In un colpo tutti i birilli caddero.
-Beh…ho fatto bene?-
Rika si voltò e vide Ichinose con la bocca spalancata.
-Non hai fatto bene…hai fatto STRIKE! Sicura di non aver mai giocato prima, o mi stai nascondendo qualcosa?- 
-Giuro che non ti sto nascondendo niente-
-Non ci credo- rispose lui facendole la linguaccia.
-Allora dimmi Ichinose-kun…preferisci stare seduto mentre vedi la tua sconfitta o proverai a vincere?-
E detto questo, i due continuarono a giocare per un tempo che pareva infinito.
“Forse mi sono riscattata” pensò Rika dopo il decimo strike consecutivo.




-Che cosa è questa roba!?-
La voce di Nemesi era carica di rabbia. 
Il contenuto della cassaforte era un insieme di fogli, che illustravano alcune delle armi più pericolose al mondo. Altri invece, illustravano un progetto, che indicava come quelle armi sarebbe state utilizzate. Ma del contenuto non si capiva niente. Non era scritto in nessuna lingua comprensibile, e sembrava impossibile decifrarlo.
-Qualcuno chiami il boss. Ora!- 
-S-signora, non credo s-sarebbe opportuno…-
-Chi vi ha dato l’autorizzazione di discutere i miei ordini?!-
-N-nessuno ma…-
-Ma?-
-O-ra andiamo- e due uomini uscirono dalla stanza.
Erano rimasti in due.
Natsu guardava Nemesi che cercava disperatamente di leggere il contenuto di quei fogli.
-Sei un po’ troppo scortese Nem-
-Immagino che tu abbia qualche idea migliore allora-
La sua voce ora appariva stanca.
-Eravamo a un passo così vicino dalla meta- continuò -E ora siamo lontani chilometri-
Natsu continuò a pensare.
“Ci hanno fregato. Sapevano che avremo rubato la cassaforte con facilità. Ecco perché non c’era nessuno a controllarla”
-Quello che c’è scritto là sopra è un codice- concluse Natsu.
Nemesi lo guardò.
-Ma dai?- disse in tono sarcastico.
-Non l’avevo capito-
-Infatti credo che tu non abbia capito proprio niente. Collega il cervello. Se quello è un codice, qualcuno deve essere in grado di decifrarlo. E magari, qualcuno possiede anche la copia tradotta. Ma sarebbe meglio diffidare dalle copie. Quindi, credo che tu abbia capito la soluzione-
Un ghigno si disegnò sulla faccia di Nemesi.
-Immagino che dovremo agire…alla svelta-
Poi la donna uscì, lasciando Natsu solo in quella stanza.
Un turbine di pensieri lo investì.
“Prima che Nemesi faccia cavolate è meglio che agisca prima io”
E uscì.





N.d.A.
Buona domenica a tutti! Eccomi con il nuovo capitolo. Stavolta siamo tornati un po' sul piano normale della vicenda u.u E ho deciso di inserire i nostri due "picconcini" (lol) in una bella sala giochi <3
Chissà chi vincerà giocando a bowling ^_^
Ma tralasciando il nostro appuntamento, ecco che la mafia rimane totalmente fregata, e ora quello che ha rubato non serve più a niente.
A chi si rivolgerà Natsu?
Quali altri piani avrà Rika per questa giornata?
Beh, lo scopritere la settimana prossima u.u
Spero che possiate lasciarmi almeno un commento piccino c_c 
Mi sento un po' trascurata(?)
Scherzo!
Alla prossima
Merty

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