Serendipity

di Amrita
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Se anche fosse un sogno, non provate a pizzicarmi! ***
Capitolo 2: *** Sempre con me ***
Capitolo 3: *** Il pub ***



Capitolo 1
*** Se anche fosse un sogno, non provate a pizzicarmi! ***



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18 Dicembre 1992.

Caro diario, ancora non ci posso credere! Sono riuscita a sistemare tutti i miei impegni per oggi e riuscirò ad andare alla première di "Charlot"! Vedrò Robert dal vivo! Non ci posso ancora credere, mi sembra un sogno... e semmai lo fosse davvero, non provate a pizzicarmi!
Ho ancora due ore per prepararmi, dato che sembra che dovrò andare da sola. Cosa dovrei indossare?Fa dannatamente freddo fuori e... sta anche nevicando! Come se non bastasse...

Valentina scrisse le ultime parole con una calligrafia tremolante, dovuta al brivido di freddo che le attraversò la schiena in quell'esatto momento.
Chiuse il diario e, con un immancabile sbuffo dovuto alla sua infinita pigrizia, si alzò dal letto morbido per chiudere la finestra.
Poi, aprì l'armadio, sospirando. Tirò fuori tutti e vestiti e si cambiò minimo otto volte. Riuscì a trovare una combinazione decente, stivali da pioggia alti fino al ginocchio a parte.
«Maledetto tempaccio londinese...» borbottò mentre sistemava i capelli ricci in una lunga treccia.
Si guardò allo specchio soddisfatta e poi uscì di casa con il colletto della giacca tirato su.

La neve cadeva pacata, e la treccia della ragazza ondulava morbidamente ad ogni passo.
Una volta sul posto, respirò profondamente, per poi iniziare a sgomitare tra la folla come il più rude dei giocatori di rugby. Forse non era molto femminile, ma almeno si era guadagnata un posto in prima fila.
Mancava una ventina di minuti all'arrivo degli attori, e Valentina era ben decisa a non cedere quella postazione privilegiata, quindi non si fece molti problemi a malmenare chiunque le si avvicinasse perché non la usurpassero.
Quando finalmente gli attori arrivarono, Valentina li osservò passare annoiata, sollevandosi sulle punte di tanto in tanto per cercare l'unico che gli interessava davvero incontrare.
Una volta che le star furono entrate, anche le persone affluirono nel cinema per assistere alla proiezione del film.
Valentina però non si mosse. Robert non era venuto. Rimase lì per un po' di tempo a fissare il vuoto. Poi si girò, decisa a tornare a casa, ma...un momento, non poteva perdere quell'occasione.
Si guardò attorno furtiva: la strada era deserta.
Zampettò velocemente fino all'inizio del tappeto rosso, si lisciò gli abiti e partì. Con un sorriso stampato in faccia, camminò lentamente sul tappeto, salutando dei fan inesistenti.
Quando incespicò sui suoi stessi piedi, una risata maschile la riportò alla realtà.
Si rimise in equilibrio e tentò di allontanarsi velocemente coprendosi il viso in fiamme con una mano.
Qualcuno, però, la bloccò con un braccio e lei, istintivamente, l'afferrò e lo torse. La stessa voce di prima stavolta urlò, ma Valentina l'aveva già sentita.
Il giovane si tirò su massaggiandosi la spalla. Era di una decina di anni più vecchio di lei, vestito in giacca e cravatta. Un leggero fiatone faceva sì che dalla sua bocca uscissero tante nuvolette vaporose.
Gli occhi di Valentina s'illuminarono e la sua bocca si aprì automaticamente con sgomento.
«Sei sempre così sull'attenti?»
«Hnn? Aaah... uhm... Robert?» esitò lei.
«Ti sembro forse James Dean?» replicò Robert ironico.
Valentina sorrise e si diede un pizzicotto di nascosto sulla coscia per svegliarsi dalla lentezza mentale.
Una volta riappropriatasi delle sua facoltà comunicative, chiese «Scusa l'impertinenza, ma come mai non sei venuto prima?»
«Tutta colpa dell'autista: mi ha lasciato a piedi all'ultimo minuto.» rispose storcendo il naso «Ho dovuto fare svariati metri di corsa per cercare di arrivare in tempo, ma evidentemente...»
Valentina ridacchiò.
«Oh, io non riderei tanto se fossi in te sai?» disse lui, e scimmiottò la camminata altezzosa sulla passerella.
Lei, nonostante fosse arrossita come un peperone (di nuovo), non potè fare a meno di ridere di gusto a quella imitazione. Effettivamente, era stato piuttosto stupido da fare.
Robert la guardava soddisfatto mentre lei rideva, e, quando smise, lui sembrò riscuotersi.
«Comunque credo che se bussi, o qualcosa del genere, ti faranno entrare: sei il protagonista, dopotutto.»
«Già, immagino di sì» rispose Robert «Andiamo?»
«Eh? Ah, uhm, no. No, non sono in vena, sul serio.»
«Allora perché sei qui?»
«Ehm, be'... per la première?»
Robert la guardò annuendo piano e strizzando gli occhi, fingendo un'aria sospettosa.

«Be', io dovrei veramente andare...» esordì Valentina sorridendo dopo un po'.
«Oh, sì, si sta facendo tardi» rispose lui lentamente, continuando a fissarla.
«Esatto, già, già...»
Ma nessuno dei due si mosse.
«Senti, visto che sei qui... posso... una foto assieme?» chiese lei tirando fuori una Polaroid.
Robert annuì sorridente.
Quando la ragazza pigiò il pulsante, il flash li accecò per un momento. Lui si portò le mani agli occhi, strillando teatralmente «Aaaah! Brucia! Brucia!»
Valentina sorrise, ma si limitò ad estrarre la foto e a sventolarla in aria.
«Aspetta... mi fai un autografo?»
«Se riesco a vedere...»
Robert firmò con il suo nome e disegnò un cuore attorno ai loro visi.
Lei ringraziò e fece per andarsene, ma lui la fermò di nuovo.
«Oh! E il tuo?»
«Il mio cosa?»
«Autografo, mi sembra ovvio. Oh, e pretendo anche una foto» rispose Robert sorridendo.
 Valentina rise «Sì, come no...»
«Guarda che sono serissimo.»
«Ma...? Oh, come vuoi» disse lei, facendo spallucce.
Scattò un'altra foto, e stavolta fu Robert a sfilarla rapidamente e sventolarla per aria con forza. Poi la porse a Valentina come fosse una scarpetta di cristallo.
Lei scrisse semplicemente il suo nome sulla foto e la riconsegnò a Robert, che la rigirò un paio di volte, per poi chiedere «Be'? E il numero di telefono?»
Valentina diventò rossa un'altra volta, borbottò qualcosa di incomprensibile, salutò con la mano e si allontanò correndo.
Robert si avvicinò al cinema. Lesse il nome sulla foto «Valentina. Hm.»
Con uno sbuffo e un sorriso, sparì dietro le porte.

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Capitolo 2
*** Sempre con me ***


Valentina aprì il frigorifero.
«Credo che sia il caso che io faccia la spesa» osservò, mentre ispezionava la desolazione più assoluta sui ripiani.
Indossò un paio di vecchi jeans con un maglione sformato, ormai lungo fino alle ginocchia, e si diresse verso il supermercato più vicino. Gettò nel cestino i primi prodotti commestibili che incontrò e, dopo aver pagato, s'incamminò nuovamente verso casa. Si fermò davanti al palazzo per cercare le chiavi, quando un tizio le si avvicinò.
«Scusi, per caso ha visto la ragazza nella foto?» le chiese, posizionando la foto a pochi millimetri dal suo naso.
Valentina allontanò la testa cercando di mettere a fuoco.
Poi sorrise e si girò facendo, allo stesso tempo, un balzo indietro.
«Robert!» squittì incredula, senza riuscire a dire altro.
«Respira, ti prego! Stai diventando blu!» rispose lui ridacchiando.
Valentina rise nervosamente, rendendosi conto del modo impresentabile in cui era uscita. Tentò inutilmente di darsi un contegno, ma Robert non sembrò farci caso veramente.
Lei si fece sospettosa.
«Ma come hai fatto a trovarmi? Mi stavi seguendo?»
«Ma quale seguendo! Semplicemente ti ho vista mentre passeggiavo...» rispose lui sgranando gli occhi.
«Certo, e "per caso" avevi la foto in tasca, no?»
«Veramente la porto sempre con me, proprio qui, vicino al cuoricino» disse indicandosi il petto, e ammiccò.
Mi ha fatto l'occhiolino? Sul serio? A me? In questo stato? Deve avere qualche problema mentale, il tizio, pensò Valentina.
Ci fu un attimo di silenzio. Robert sorrideva in modo ebete mentre lei lo guardava come se le fosse appena atterrata davanti una navicella aliena.
Teoricamente sarebbe dovuto essere il contrario.

Valentina fece un sorriso rapido, e poi cercò le chiavi di casa nella borsa. Quando le mise nella toppa, Robert allungò il collo.
«Hai intenzione di farmi entrare?» chiese quasi speranzoso.
Valentina sgranò gli occhi, aprì il portone e lo richiuse velocemente dietro le sue spalle per poi girarsi a guardare il ragazzo dalla vetrata. Lui si avvicinò al vetro e fece gli occhi dolci, ma Valentina limitò a sbuffare, lievemente infastidita, e girarsi nuovamente, avviandosi verso l'appartamento. Prima di svoltare l'angolo, buttò un'altra occhiata al portone e vide che Robert, con gli occhi lucidi, stava sventolando un fazzoletto (di carta) verso di lei, in modo molto drammatico.
E' definitivamente pazzo, pensò ancora, e si allontanò velocemente. Va bene che "oddio la star, Robert Downey Jr, che figata", però era stato un tantino inquietante. Mentre saliva le scale lentamente pensò che avrebbe assolutamente dovuto scrivere l'accaduto sul suo diario, che si portava sempre dietro. Svuotò tutto il contenuto della borsa a terra sul pianerottolo, ma non c'era traccia del quadernino. Pensò, quindi, di averlo persa per strada, perciò ripose tutto nuovamente nella borsa e corse verso il portone. Robert era ancora li. Quando la vide riprese a sventolare il fazzoletto, con la stessa espressione di prima, ma Valentina non aveva proprio testa per lui e camminò fuori cercando di ripercorrere ogni spostamento fatto precedentemente. Robert la seguiva passo passo, sincronizzando i movimenti con quelli di lei.
Valentina, alla fine della ricerca, tornò al portone e si sedette a terra, senza distogliere lo sguardo dalla punta delle scarpe.
Robert le si accovacciò davanti «Guarda, ora faccio una magia!» disse sventolando ancora lo stropicciato fazzoletto di carta. Mostrò le dita a Valentina, rigirando la mano più volte. Poi la nascose dietro il fazzoletto e, quando lo tolse, tra le sue dite comparve l'agognato diario.
Valentina scoppiò a ridere e prese l'oggetto con un movimento lento.
«Quindi l'hai avuta tu per tutto questo tempo?» gli disse, ridendo sempre più forte.
«Esatto» rispose lui con un sorriso furbo e l'aria soddisfatta, iniziando anche a ridacchiare, contagiato da lei.
Valentina gli si avvicinò a braccia aperte, come per abbracciarlo. Poi afferrò il libbriccino con entrambe le mani e, assumendo un'espressione da serial killer, glielo scaraventò in testa. Più volte. Smise solo quando notò un rivolo di sangue che scendeva dal naso di Robert (che ancora se la rideva sotto i baffi) e si sentì in colpa. Tentando di non darlo a vedere, prese il famoso fazzoletto e glielo appiccicò sotto al naso, borbottandogli di entrare. Lui, comunque, questa volta rifiutò.
«Non importa, ora so dove abiti e so anche che questa settimana non hai impegni di nessun genere, quindi passo a prenderti alle 7, fatti trovare pronta. Comunque carino il disegnino del nostro matrimonio, interpretazione interessante.» affermò con un sorriso furbo, e si allontanò senza aspettare una risposta.
Valentina rimase immobile sulla soglia per un poco.
«Ok» disse, anche se Robert era, ormai, lontano e tornò a casa.

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Capitolo 3
*** Il pub ***


«OMMIODDIO SONO LE 6!» strillò Valentina, quando il suo sguardo cadde casualmente sulle lancette dell'orologio sul muro di fronte a lei. Improvvisamente, tutta la sua pigrizia svanì. Si alzò dal letto con un salto, facendo rimbalzare tutti i libri e fumetti su di esso, e corse a razzo verso l'armadio. Aprì le ante e, la disperazione ebbe inizio; il contenuto del mobile era paragonabile all'Apocalisse per gli abiti vecchi, rovinati e sgualciti che sembravano essere esplosi al suo interno.
«Mannaggia a me! Non ho mai voglia di comprare vestiti nuovi e quando mi servono mi ritrovo solo questa robaccia!» esclamò, dando una testata di ammonizione su una delle ante. Scelse gli abiti più decenti che aveva, cioè una maglietta di Batman, l'unico paio di jeans presentabili del suo vestiario e una giacchetta non troppo leggera.
Ammirò quasi soddisfatta il suo outfit, per poi notare che, oddio!, aveva decisamente bisogno di lavarsi i capelli.
Si spogliò gettando i vestiti a terra e corse nella doccia. Riuscì, miracolosamente, a lavare e strigliare i capelli in un lasso di tempo minore dei soliti 80 minuti. Li raccolse in un asciugamano sulla testa, rinfilò velocemente i vestiti e, presa da un moto di pazzia, decise di truccarsi (cosa impensabile normalmente, sempre per via della rinomata pigrizia).
Dopo essere riuscita a creare qualcosa di guardabile, iniziò ad asciugarsi i capelli. 
Suonarono al citofono.
Valentina sobbalzò e guardò l'orologio: le 7.10.
«Cavolo.»
Corse al citofono, strillò uno «Scendo subito!» e tornò all'asciugacapelli, senza dar tempo al suo interlocutore di dire nulla.
Quando i capelli smisero almeno di gocciolare, Valentina decretò che erano asciutti abbastanza per uscire e così fece.

Robert la stava aspettando davanti al portone, il naso per aria mentre guardava chissà cosa.
Quando sentì il portone aprirsi, spostò lo sguardo su Valentina, soffermandosi particolarmente sui capelli umidi e già un po' increspati.
«Spero che i tipi della toeletta si siano almeno ricordati di metterti l'antipulci» commentò, piegando lievemente la testa di lato.
Valentina sbuffò «Molto divertente. No, comunque devo farti i miei complimenti: sei riuscito ad arrivare ai tasti del citofono senza l'aiuto di uno sgabello!»
Robert le lanciò un'occhiataccia, ma poi rise, alzando le mani «Ok, ok, questa me la sono cercata. Adesso andiamo» disse, poggiandole una mano sulla schiena.

I due entrarono in un pub e Valentina arricciò subito il naso, già infastidita dall'odore di birra e alcolici del posto.
Robert la spinse velocemente verso il bancone.
«Uh, altro che sgabello, ti servirà una scala per salire su quelli!» ribadì ancora lei, indicando le alte sedie poste davanti al bancone. Ovviamente si guadagnò un'altra occhiataccia silenziosa.
«Due birre, per favore» ordinò automaticamente Robert, mentre cercava di sedersi sullo sgabello nel modo più esageratamente disinvolto possibile. 
Credo di averlo traumatizzato per sempre, ridacchiò Valentina tra sè e sè.
«Ehm, veramente per me va bene una Coca Cola, grazie» rettificò lei al barista.
Robert si girò a guardarla, curioso.
«Che c'è?»
«Ragazza, davvero tu entri in un pub e ordini solo una Coca Cola?»
«Problemi?»
Robert si limitò a scrollare le spalle, sorridendo. Con una velocità quasi disumana, il ragazzo ingollò due bottiglie di birra, mentre Valentina aveva a malapena bevuto la metà della sua bevanda.
«Hey, ma quella è una maglia di Batman?» chiese lui, indicando la maglietta di Valentina.
«Sì, mi piace questo genere di roba, sai, i supereroi!»
«Interessante» disse, per poi mettersi in posa, gonfiando il petto «Credi che potrei mai essere un supereroe?»
«Mah, ora che mi ci fai pensare mi ricordi un po' Tony Stark.»
Robert si limitò a guardarla, sollevando un sopracciglio.
«Iron Man?» suggerì lei.
«Ah, quello! Sì, sono figo abbastanza» rispose, tornando nella posa originaria.
«Oh, no, aspetta» riprese Valentina, come studiandolo meglio «Per salire sulle montagne russe del mondo dei supereroi bisogna essere alti almeno 180 cm o essere accompagnati da un genitore» disse ironica e Robert si sgonfiò all'istante.
Con un'espressione teatralmente shockata, mandò giù l'ennesima birra «Bada bene che non sono basso, sono solo compatto.»

Qualche birra di troppo più in là, Valentina notò che il suo accompagnatore iniziava ad essere davvero ubriaco (roba che non riusciva nemmeno a tenere in mano la bottiglia).
Si chiese come diamine aveva fatto ad ubriacarsi così, poi lo prese per le spalle «Ok, credo sia arrivato il momento di tornare a casa, hm?»
Robert cercò di divincolarsi, bevendo le ultime gocce di birra rimaste.
«Basta, hai bevuto fin troppo stasera» ripetè ferma «Ti riporto nella tua stanza, in quale albergo stai?»
Robert non dava, comunque, segni di voler rispondere e continuava a cercare di accarezzarle il viso, mentre le sue palpebre iniziavano a farsi pesanti.
Oh cacchio, se questo mi si addormenta quì come diamine faccio? pensò Valentina allarmata. Poi, senza pensarci troppo, lo portò a casa sua.
Una volta arrivata, buttò Robert, già bello che addormentato, di peso sul divano.
Non si scomodò nemmeno a metterlo in una posizione più confortevole, ce lo gettò e basta.
Mangiò qualcosa giusto per assorbire i litri di Coca Cola che aveva bevuto e poi andò a dormire.

Il mattino dopo, Valentina si alzò e si lavò il viso. Poi, sistemandosi la maglia resa oversize dal tempo, entrò in cucina.
In quel momento, rese la maglia ancor più oversize, tirandola giù fino alle ginocchia: aveva dimenticato di avere Robert in casa. Lui non sembrava farsi troppi problemi, comunque, visto come girava in mutande per la cucina come fosse a casa sua.
Valentina rimase a fissarlo per qualche minuto, poi trasalì.
«Buongiorno!» disse lui senza nemmeno girarsi.
«Ehm, buongiorno» rispose lei poco convinta, distogliendo lo sguardo controvoglia e avvicinandosi ai fornelli.
«Dormito bene?»
Valentina annuì «Tu?»
«Mah, forse avrei dormito meglio se avessi avuto una posizione decente» rispose, lanciandole un'occhiataccia.
«Non ne ho dubbi» rispose lei senza scomporsi, mentre si preparava tranquillamente un tè.
Robert alzò gli occhi al cielo, poi stette in silenzio per un momento.
«Ahem, ieri notte abbiamo...?» chiese senza fare troppi giri di parole.
Valentina arrossì «Cosa? No, no! Assolutamente!» disse, forse con troppa foga.
Robert ridacchiò «Be', forse dovremmo rimediare...»
Detto ciò, si avvicinò a Valentina. Le sciolse velocemente i capelli ricci, abbassadole anche la maglietta sulla spalla. Poi, scorrendo un dito lungo la sua schiena, arrivò a stringerle i fianchi con le mani. Avvicinandosi ancora, accarezzò il suo collo con le labbra, per poi soffermarsi sull'orecchio «...ma non questa volta» affermò, per poi allontanarsi.
Valentina, che si era irrigidita cercando di non far trasparire le emozioni, si rilassò all'istante.
Peccato, però.

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