Verso la Missione - L'INIZIO

di Juanito3
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un duro mattino ***
Capitolo 2: *** Pensieri ***
Capitolo 3: *** L'enigma ***
Capitolo 4: *** Problemi dopo problemi ***
Capitolo 5: *** Uno più uno fa due ***
Capitolo 6: *** Chi sei? ***
Capitolo 7: *** Ore venti ***
Capitolo 8: *** Cherubino ***
Capitolo 9: *** A volte ritornano ***
Capitolo 10: *** La storia ***
Capitolo 11: *** La terza vittima ***
Capitolo 12: *** L'appuntamento ***
Capitolo 13: *** Il braccio destro ***



Capitolo 1
*** Un duro mattino ***


PREFAZIONE
Chi direbbe mai che in un piccolo paese può scatenarsi un’avventura e si può aver a che fare con cose che nessuno potrà mai sapere o immaginare. Una vita che va dalla realtà al fantastico, e dal fantastico all’orrore delle tenebre. E a volte mantenere un segreto, specialmente quando non è un segreto che si mantiene ogni giorno, può diventare davvero difficile. Sto parlando di Siano, un paesino in cui la vita diventerà un incubo che potrà durare a lungo, oppure per l’eternità... non sto esagerando. Beh, capirete di cosa sto parlando quando vi racconterò la storia di un ragazzo la cui vita cambierà per sempre e ... beh, ve lo racconterò con calma …
 
 
 
1° capitolo: Un duro mattino
Tutto ebbe inizio in una fredda giornata d’autunno, dal spuntare del sole, fino al suo tramonto. Il sole era nascosto tra le nuvole grigie in un cielo oscurato da queste. In una stradicciola, quella più attiva, abitava un ragazzo sedicenne di nome De Leo Salvatore, ma solitamente veniva chiamato Salvo. Era un ragazzo in parte timido e in parte estroverso, chi osava mettersi contro di lui non la passava liscia, ma in certe situazioni era il contrario. Un ragazzo di media statura, aveva i capelli castani e corti con un sottile strato di frangetta, e gli occhi castani che sembravano pietre brillanti che alla luce del sole diventavano verdi. Gli piaceva vestirsi sportivo e in occasione di cerimonia odiava indossare abiti eleganti, si sentiva un vecchio. Frequentava il terzo anno della scuola superiore Gaetano Filangieri, nella sezione B, e mentre a casa si comportava senza timidezza a scuola era differente, ma non sempre.
Salvo stava dormendo profondamente. Il sole era sorto e i raggi attraversano la sua cameretta creando un effetto di splendore, come se fosse entrato un angelo. Le lenzuola a righe blu e rosse diventarono verdi e rosa per la luce. La sua sveglia suonò le sei e trenta e non aveva nessuna voglia di svegliarsi, ma sua madre, Conticini Gioia, era peggio di una sveglia. Entrò in camera aprendo la porta con forza e la luce attraversò la sua vestaglia gialla che splendeva, intonandosi con i suoi capelli rosso mogano. Era una persona piuttosto forte di carattere, ma come suo figlio, in certe situazioni no. Tolse le coperte a Salvo gridando«Svegliati!»
Salvo non le diede retta per più di tre volte. Gioia si arrabbiò come una iena e lo scosse forza.
«Ok, ho capito! Ora mi alzo... Che noia!», rispose Salvo. Dopo di che si alzò senza fare storie, perché sapeva le conseguenze se avesse fatto il contrario. Andò in cucina con lo zaino sulle spalle, marrone e firmato “Nike”, era pieno di libri e CD per l’ascolto a scuola. Posò lo zaino sulla sedia, prese la cialda per il caffè e dopo aver acceso la macchina caffè espresso, accese la TV e aspettò il momento per premere il pulsante erogazione caffè. Nel frattempo, guardava il telegiornale, alzando il volume a venti, e diede anche da mangiare alla sua cagnolina Kelly, a pelo corto, di un marroncino chiaro e i peli sul petto erano di un colore più chiaro e portava al collo un collare verde con un fiocco con due campanellini, uno verde e uno rosso. Giunse il momento di premere il pulsante. Il caffè scendeva un po’ alla volta, fino a diventare denso come lo desiderava lui.
Prima di bere il caffè, accese il climatizzatore per non avere freddo durante la colazione. Prese una tovaglia da cucina e la mise sulla tavola, per non sporcare. Prese il caffè e il cornetto, che aveva preparato Gioia il giorno prima, e li mise sul tavolo, dopo di che incominciò a fare colazione.  Mangiava lentamente, guardando la TV, attento a non fare cadere una briciola sul pavimento, però nel mentre, sentì per telegiornale una notizia sconvolgente:
«A Bracigliano è stato trovato un uomo morto accanto ad una cisterna, dissanguato e irriconoscibile, quello che si riesce a vedere sono delle cicatrici sul collo»
Salvo rimase sconvolto, e a quelle parole sentì un brivido lungo la schiena ed ebbe un attimo di pausa. Gli rimase il pezzo di cornetto in bocca e i suoi occhi erano spalancati, come se stessero per uscire fuori dalle orbite, e sembrava aver visto un fantasma. Stava cadendo dalla sedia per lo spavento. Quella notizia era sconvolgente, ma la maggior parte della gente ci sarebbe passata sopra, ma Salvo no. Era come se tutto ciò in un certo senso gli appartenesse, questo sentiva dentro di lui. Lui non seguiva mai il telegiornale, e una volta che lo fece, ne rimase sconvolto.
Kelly abbaiò e Salvo trasalì. La cagnolina voleva avere solo un po’ di cornetto, ma Salvo non glielo diede, perché era al cioccolato e il cioccolato ai cani fa male. La povera Kelly con un saltò salì sul divano. Salvo stavo fissando il cornetto e la tazza di caffè, non poteva smettere di pensare a quel incidente. Sentì una fitta nello stomaco e ad un tratto gli passò la fame, così lasciò il cornetto e il caffè sul tavolo e andò a prendere i vestiti nell’armadio. Prese i calzini nel cassetto e, senza accorgersene, li prese di colore diverso. Quando li indossò e notò la differenza, portò la mano alla fronte esclamando«Stupido!», e andò a prendere quelli giusti.
«Che c’è?», chiese Gioia che in quel momento era arrivata in cucina, bevendo un po’ di caffè.
«Niente, perché lo chiedi?
«Beh, perché hai un’aria strana, è successo qualcosa?»
«No, no! Sono solo un po’ assonnato, tutto qui!»», rispose Salvo con tono basso e di chi non ha voglia di fare niente. Dopo di che andò in bagno. Ogni movimento che faceva pensava a quel uomo, non poteva smettere.
«Che strano! Non so perché mi interessi tanto questo incidente! Va beh, lasciamo perdere, che vuoi che interessi a me!», rifletté Salvo, non tanto convinto di quello che aveva detto nell’ultimo periodo. Uscì dal bagno e appena mise piede in cucina, il telegiornale ripeté di nuovo quel episodio, però su un altro canale.
«Ancora questo?!», esclamò Salvo.
«Sentito? Questo è il primo caso del genere di cui sento parlare! Non credi, è un po’ strano che...», disse Gioia, ma fu interrotta da Salvo che rispose in modo alterato«Cosa? Sono cose che capitano, e poi non è un problema nostro! Ah, ora devo fare presto, Gino sta per arrivare.»
«Ok!», rispose Gioia con un’espressione strana, dovuta all’alterazione di Salvo.
Quest’ultimo andò in camera sua, prese il cellulare e telefonò al suo amico Gino.«Dove stai?»
«Sto proprio sotto casa!»
«Ok, allora scendo!»,e riattaccò, dette queste parole. Dopo di che prese il cappotto nero con una pelliccia intorno al cappuccio, lo zaino e il cellulare e aprì la porta dicendo a Gioia. «Mamma vado... e ricorda che esco alle cinque!»
«Si, si ok!», rispose Gioia bevendo il caffé e guardando la tv.
Salvo scendeva le scale di casa sua con attenzione, perché erano antiche e ci si poteva inciampare, a dire il vero tutto era antico, infatti c’erano anche appartamenti disabitati da anni, e di notte la luce era molto fioca. Arrivato giù al portone, non era un portone vero e proprio, ma un arco gigante senza porte, lì lo attendeva Gino. Indossava dei jeans, un giubbotto nero in pelle, e lo zaino bianco della “Sweet Years”, era biondo, con i capelli fino alla nuca e la frangetta che scendeva a lato. Era un po’ più alto di Salvo e anche più introverso, sia a casa che a scuola. Però nonostante tutto, loro due erano buoni amici, si appoggiavano nel momento del bisogno, ma a volte c’era qualche contrasto.
«Ciao, come va? Dormito bene?», chiese Gino con un sorriso.
«Si... volevo dormine un altro po’, ma mia mamma mi ha svegliato, deve fare il portiere notturno, ha il sonno della formica!»
Gino fece un lieve sorrise, dopodiché rispose: «La scuola è obbligatoria fino ai sedici anni, quindi se vuoi puoi ritirarti!»
«Beh se non fosse perché voglio prendere la qualifica, già mi lo farai! Tu resti dopo la qualifica?»
«Boh!», rispose Gino, e dopo di che si diressero verso la scuola. Salvo pensava ancora a quell’incidente, non poteva toglierselo dalla testa, aveva un presentimento, ma non sapeva se buono o cattivo. Voleva parlarne con Gino, ma poi ci ripensò, perché non voleva più parlare di quell’argomento.
Gino lo vedeva strano, perché di solito era un chiacchierone, ma quella mattina era tutto il contrario.
«Si può sapere che tieni?», chiese Gino.
«Ah? Come?»
«Che c’è? Perché oggi sei silenzioso?»
«No, no, non ho niente, sono solo stanco»
«Beh la giornata è appena iniziata!»
Salvo abbassò lo sguardo e facendo un sospiro chiese a Gino: «Hai visto il telegiornale? È stato trovato un uomo morto...», faceva fatica a pronunciare la parola “dissanguato”, perché gli metteva i brividi«...dissanguato, accanto ad una cisterna»
«Si, si, ma chi è stato?!», si chiese Gino.
«Non lo so, sarà un mistero per tutti!», rispose Salvo con lo sguardo rivolto verso il basso e la fronte corrugata.
«È a questo che stavi pensando?», chiese Gino.
«Eh? Si, si. Non so, ma quella notizia, quella parola, mi hanno dato i brividi... non faccio altro che pensare a tutto ciò», rispose Salvo, rabbrividendo. Gino scosse le spalle rispondendo: «Si, anche a me!»
Salvo rispose facendo un cenno con la spalla destra. Non smetteva di pensare a quell’uomo, voleva scoprire come era morto, aveva fatto davvero una morte enigmatica ed orrenda. Forse era stato un animale aggressivo, ma quale animale può dissanguare una persona?! Si chiese.
Gino lo chiamò per nome più di due volte, ma non sentiva, era distratto. Così Gino batté le mani e Salvo trasalì.
Gino gli disse con ironia«Come va il viaggio interspaziale?»
Salvo fece una risatina rispondendo:«Stavo pensando ancora a quell’uomo, alla sua morte... forse in questo paese ci sono degli esseri assassini che si nutrono di sangue!», e al sol pensiero, rabbrividiva.
Gino sospirò mettendogli la mano sulla spalla destra«Senti, metti da parte la fantasia, siamo nel XXI secolo, non ci sono streghe e pirati»
«Già!», rispose Salvo per assecondarlo, e proseguirono.
Dopo tre minuti arrivarono a scuola e la campanella era già suonata. Il cortile della scuola era deserto, c’erano solo le foglie che venivano mosse dal vento e si abbattevano a terra e sul cancello, ancora aperto, della scuola con scritto “Istituto Professionale Turistico-Commerciale”. Salvo e Gino entrarono e arrivati in classe si beccarono una nota dal professore Bassotti, l’insegnante di storia, un tipo molto severo, aveva ciuffi di capelli brizzolati ai lati della testa e tutto il resto del cranio era calvo. Portava un paio di baffi bianchi e vestiva in modo stravagante. Ogni volta che leggeva, indossava i suoi occhialetti e per questo tutti gli allievi lo chiamavano “l’occhialuto” per non dire “quattrocchi”. Appena che vide entrare Salvo e Gino, tolse i suoi “occhialetti” e si rivolse verso di loro con tono irritato«Secondo me a voi ci vuole una seria punizione!»
«Professor Bassotti, abito molto lontano e vengo a piedi, non a cavallo!», rispose Salvo sbuffando.
Bassotti rimase sorpreso dalla sua risposta e rispose con tono calmo «Odio l’impertinenza!». E Salvo e Gino andarono a posto.
Quella mattina per Salvo era una brutta giornata e in più c’erano gli alunni di un’altra classe e tre di loro non lo sopportavano. Era un gruppetto stravagante e prendevano in giro chiunque. Il Capo era Davide, bruno e il più snello del gruppo, era sempre lui a incominciare, portava sempre una giacca in pelle e dei jeans; Louis, che veniva da Parigi, per questo parlava mezzo italiano e mezzo francese; poi c’era il terzo, Giacomo il più cicciottello, portava un cappello rosso e blu per non far vedere il suo accumulo di capelli ricci e neri. Li chiamavano Jacques-Louis David, perché il loro nomi messi insieme formavano quello di un pittore dell’Ottocento.
Davide guardò Salvo in cagnesco, e Salvo gli restituì lo sguardo e si sedette.
«La mammina non ti ha dato l’educazione?», disse con impertinenza Davide a Salvo il quale gli rispose con calma«La mammina non ti ha cambiato il pannolone?»
Davide lo guardò storto rispondendo«Insolente, sai con chi stai parlando?!». Salvo rise per la sua stupidità, lui non dava tanta soddisfazione a quel gruppetto, così ci passò sopra senza rispondere.
«Non si fa così, tieniti la bocca cucita». Davide ancora una volta insultò Salvo. Questi si stufò e rispose con aria di superiorità«Sei stato tu a stuzzicare... come dice il proverbio “Mai stuzzicare il cane che dorme!”»
Louis disse in francese «Tu dici cosa senza senso». Salvo capì quello che disse e rispose «Amico, le cose senza se...», non finì di completare il periodo, perché fu interrotto dal Bassotti«De Leo, allora ripetimi quello che ho detto finora!»
Salvo spalancò gli occhi, teneva le dita delle mani incrociate e la bocca aperta intenta a dire qualcosa«Ehm... che... la società è... è... deve avere...»
«Meno sfaticati e meno distratti. Se ti becco di nuovo a parlare e a disturbare la classe, ti metto due in storia, chiaro?», disse Bassotti molto infastidito. Salvo fece un cenno con la testa e voltandosi verso il gruppo Jacques-Louis David disse«Non mi scocciate più», mentre loro non facevano altro che parlare, o meglio prendere in giro. Per tutte le due ore di storia Salvo dovette sopportare le chiacchiere di quel gruppo, e in più il pensiero dell’uomo morto  non faceva altro che tormentarlo. Della lezione non capì un tubo, primo perché era soprappensiero, secondo perché Davide e i suoi amichetti chiacchieravano solo.
Passarono le due ore di storia e giunse l’ora della ricreazione, e finalmente quello strano gruppetto andò via e Salvo fece un sospiro di sollievo, ma subito l’aria si accumulò di nuovo nello stomaco pensando all’uomo dissanguato. Gino per tutte le due ore di storia non aveva proprio parlato, ma in quel momento gli ritornò la voce:
«Che c’è? Quegli sciocchi sono andati via»
«No, niente»
La gentile professoressa di inglese, Damasco Silvia, portò la 3^B  a fare ricreazione fuori. Era una tipa molto buona, aveva i capelli biondi fino alle spalle e portava sempre dei montoni. Appena uscirono fuori, Salvo e Gino incontrarono il loro amico Aldo, frequentante la 3^C, bruno e simpatico, portava sempre i capelli a spazzolino e gli piaceva scherzare. Loro tre erano un gruppo davvero unito, non come quello di Davide,  Louis e Giacomo. Essi  (Salvo & Co.) si appoggiavano l’un con l’altro nel momento del bisogno.
«Come sono andate le prime due ore?», chiese Aldo sorridendo.
«Benissimo!», esclamò Gino, mentre Salvo rispose con noia«Ehm... bene»
Aldo si accorse che qualcosa non andava con lui.
«Salvo che tieni?»
«È da stamattina che sta così!», aggiunse Gino.
«E per quale motivo?», chiese Aldo.
«È rimasto impressionato da quella notizia “sconvolgente” di stamattina, al telegiornale»
«Ah quella dell’uomo ucciso, dissanguato?»
«Si, quella!», rispose Gino.
«Non ho capito, che è successo esattamente?»
Salvo abbassò lo sguardo, poi rispose«Non mi va di parlare di questo argomento»
«Beh, quell’uomo è stato trovato dissanguato, con delle cicatrici sul collo, accanto ad una cisterna, a Bracigliano», raccontò Gino.
«Però! Che strana morte!», esclamò Aldo.
«Già è quello che ho detto anch’io», aggiunse Salvo.
«Si, ma non è un problema nostro», rispose Gino.
Detto questo aprirono le loro merende e iniziarono a mangiare. Gino e Aldo parlavano, mentre Salvo rispondeva solo di si o no, e a volte anche solo con un cenno, pure se non stava capendo niente.
«Si, è passata nella serie B...», diceva Aldo, poi si interruppe perché si accorse che Salvo non li stava seguendo«Senti, non mi piace che tu non partecipi a questa conversazione. Stai pensando ancora a quell’uomo?»
«Ragazzi sono preoccupato tutto qui!»
«Si, ma di cosa?», chiese Aldo.
«Boh, non lo so ho un presentimento, ora scusatemi, vado un momento in classe a prendere la bottiglia d’acqua»
«Ok!», risposero Aldo e Gino, scuotendo le spalle e guardandosi in faccia.
Mentre Salvo si dirigeva all’ingresso della scuola, guardandosi intorno, vide un uomo che pareva fissasse lui, si trovava ad una distanza di circa venti metri, sempre nel cortile della scuola. Salvo credé che fosse la sua immaginazione, così strofinò gli occhi e riguardando quell’uomo non c’era più. Salvo, però, era più che sicuro che non fosse la sua immaginazione, perché lo fissò per tre secondi. Però non si arrese, così decise di andare nel punto in cui lo aveva visto. Camminava lentamente guardandosi intorno, ma quell’uomo non si vedeva più in giro. Arrivato nel punto in cui lo aveva visto, non trovò nessuno, ma trovò qualcosa. Un pezzo di carta accartocciato. Lo prese da terra e aprendolo lesse una scritta in carattere corsivo, era scritto con una penna stilografica: “Se vuoi avere la risposta alla tua domanda, vieni al Piazzale de Gasperi, stasera alle 20.00”.
Salvo ebbe un momento di esitazione, e aveva le farfalle che gli giravano nello stomaco, fissava quella scritta e pensava: “È per me questa scritta?! Non ne sono sicuro, ma nonostante ciò ho un presentimento”. Pensava tante cose, mentre si dirigeva in classe, pensava che se quel foglietto fosse stato per lui, forse la sua vita sarebbe cambiata; se quella scritta non fosse stata per lui, allora erano tutti dei casi ciò che era successo quel mattino.
Era un mistero, per un attimo pensò di andare a quell’incontro, ma non sapeva se quel biglietto fosse di quel giorno, ma dalle condizioni la risposta sembrava di sì.
Presa la bottiglia d’acqua, ritornò dai suoi amici, mentre quel foglietto l’aveva messo nella tasca sinistra, mentre nell’altra aveva il cellulare.
«Beh, credo che in questi cinque minuti sia successo qualcosa o no?», chiese Aldo ironicamente. Salvo stava bevendo e gli lanciò un’occhiataccia, poi, quando finì di bere e chiuse la bottiglia, rispose alla semi-domanda di Aldo
«Come hai fatto a indovinare?»
«Ho indovinato?! Cosa è successo?», chiese Aldo guardando Gino.
Salvo prese il foglietto dalla tasca e lo mostrò agli amici dicendo«Guardate questo! L’ho trovato nel cortile»
Aldo e Gino lessero quello che c’era scritto, poi esitarono e guardandosi negli occhi dissero «Allora?!»
Salvo era sicuro che non avrebbero capito, così iniziò a raccontare quello che aveva visto:«Quindi io ho pensato di andare nel punto in cui ho visto quell’uomo e “casualmente” ho trovato questo foglio!»
Aldo e Gino esitarono e non sapevano cosa rispondere.
«Che c’è?», chiese Salvo.
«Non sei “sicuro” che sia per te», disse Gino.
«Si... ma l’ho trovato nello stesso punto in cui ho visto quell’uomo che mi fissava»
«Ma che ne sai che stava fissando te?», gli chiese Aldo.
Salvo ebbe un attimo di indugio, poi, dopo aver riflettuto, rispose«Questo è vero, ma... non me lo sono immaginato»
«E quale sarebbe la tua domanda?», chiese Gino.
Salvo rimase con la bocca aperta e, facendo un sospiro, si sedette sullo scalino del viale che portava nel campetto di pallavolo e rispose«Chi è stato l’assassino di quell’uomo»
Gino e Aldo si sedettero anche loro e non sapevano cosa rispondere.
«Lo so che sembra strano, ma non ha fatto una morte normale, nessun animale può dissanguare una persona, qui c’è un mistero e bisogna risolverlo», ancora una volta sentì un brivido lungo la schiena quando udiva o pronunciava la parola “dissanguare”.
«Sa,i lo so che sei rimasto sconvolto... ma non c’è nessuno fenomeno paranormale qui, cosa vuoi che ci sia?!», disse Gino.
«Extraterrestri dissanguatori!», aggiunse Aldo con un sorrisino.
Salvo portò la mano alla fronte dicendo«Ok! Forse sto esagerando, ma … »
«Sì lascia perdere questa faccenda, è successo a Bracigliano poi», disse Gino.
«E se fosse successo a Siano?!», esclamò Aldo.
«Saresti andato in telegiornale!», aggiunse Gino e con Aldo si mise a ridere. Salvo si unì a loro per assecondarli«Avete ragione!», ma lo disse solo per non essere considerato un folle. Pensava ancora, e non sapeva con chi parlare, aveva avuto sempre i suoi amici, ma in quel momento no, pensava pure che forse tutta quelle coincidenze erano davvero casualità... non sapeva più cosa pensare. Quello che lo colpì fu il foglietto e quell’uomo, voleva rivederlo per poterlo affrontare e chiedere cosa voleva da lui.
«Allora sei ritornato tra noi?», chiese Aldo.
«Non me ne sono mai andato», rispose Salvo soprappensiero.
«Allora domani ti vedi la partita?», chiese Aldo a Salvo.
«Si, si non devo perdermela»
«Si, anch’io devo vederla, perché quella scorsa me la sono persa!», disse Gino.
«Mancava poco che facesse un goal...», disse Aldo.
«Si, si!», rispose Salvo che fisicamente era lì, ma mentalmente da un’altra parte. Stringeva il foglietto tra le mani con molta forza, si voleva sfogare con qualcosa.
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Pensieri ***


2° capitolo: Pensieri Gino e Aldo parlavano tra di loro, e ogni tanto lanciavano un’occhiata a Salvo, perché se ne erano accorti che non stava seguendo. «Allora capito?», chiese Gino a Salvo, ma quest’ultimo non sentì, teneva gli occhi aperti, guardando tutto quello che c’era intorno a lui, nella sua mente vagava il pensiero: uomo “dissanguato” → uomo che lo fissò →foglietto, era una specie di combinazione che andava risolta, pensava. Guardando, i suoi occhi catturarono l’immagine di una ragazza, e quest’ultima gli restituì lo sguardo. Era una persona che conosceva già, ma non come “amica”, come “conoscente”, l’aveva incontrata ad una festa... si guardarono per tre istanti, e Salvo le fece un sorriso, ed ella lo restituì... «Salvo, uhu, uhu, ci sei?», disse Gino toccandogli la spalla. Salvo si voltò di colpo balbettando«Co-come?» «Ho “detto”: ci sei?», ripeté Gino. «Certo che ci sono, non mi vedi?» «Beh, forse fisicamente, ma mentalmente...», aggiunse Aldo. «Non è che stavi pensando ancora...?», chiese Gino. «No, no... è che...» «Cosa?» «Niente, allora di cosa stavamo parlando?» Gino e Aldo si lanciarono un’occhiata, e infine Aldo disse«Lasciamo perdere» «Che c’è?!», esclamò Salvo. «Beh, è da un quarto d’ora che stiamo parlando della partita, e tu non hai ascoltato nulla», rispose Aldo. «Ok! Vi chiedo scusa» «Va bene», rispose Gino. La professoressa Damasco annunciò agli allievi che era ora di rientrare, perché la ricreazione era finita. «Sbaglio o non hai toccato cibo?», chiese Gino a Salvo. «No, è vero. Non ho fame» «Ok! Spero che domani a quest’ora non sarai più tra le nuvole!», disse Aldo. «Stamattina è una giornata un po’... così... così», disse Salvo con lo sguardo basso e agitando le mani. Gino e Aldo dimenarono le spalle con la fronte corrugata, perché sapevano il motivo di quella giornata “così-così”. Entrati in classe, si sedettero tutti, e l’ultimo arrivato chiuse la porta. La Damasco tolse il suo montone, lo appoggiò sulla sedia e si sedette. Appena mise mano sul registro di classe, bussarono alla porta. «Avanti!», esclamò la Damasco. Entrò un gruppo di alunni di altre classi, tra cui c’era anche la ragazza “conoscente” di Salvo... fu lei a parlare e Salvo a quella vista rimase a bocca aperta, “menomale che questa volta sono arrivati ragazzi decenti”, pensò. «Buongiorno, siamo gli alunni della 3^D, ci siamo divisi perché manca il professore di storia», disse la ragazza con voce fine e delicata. Salvo la guardò e anche lei, poi si sedette a un metro di distanza da lui. Salvo abbassò lo sguardo verso il quaderno di inglese e incominciò ad arrossire. Per un attimo quella ragazza gli aveva portato via il pensiero della combinazione... non voleva voltarsi per guardare ancora la bellezza e la dolcezza di quella ragazza... Anche la ragazza abbassò lo sguardo... le sue amiche le chiesero«Giovanna, che c’è?» «Niente, che devo avere?!», rispose Giovanna con la sua voce fine e i capelli castani fino alle spalle, con la frangetta che scendeva a lato, fino ad arrivare dietro l’orecchio sinistro e quest’ultimo era ricoperto dagli altri capelli. Indossava una gonna di jeans fino al ginocchio, e una maglietta nera a maniche lunghe. «Perché sei rossa come un peperone?», chiese una sua amica. «Ma che dici?!», esclamò Giovanna di colpo. «Non è che ti piace qualcuno, in questa classe?» «No, no, no. Come ti vengono in mente certe cose?!» L’amica zittì, mentre Giovanna lanciò uno sguardo a Salvo e questi glielo restituì con un sorriso. Sul viso di Giovanna apparse un mezzo sorriso e di colpo alzò la mano dicendo «Signora Damasco, posso andare in bagno?» «Certo!», rispose la Damasco. Giovanna si alzò con lo sguardo abbassato, la sua faccia diventò ancora più rossa quando dovette passare vicino a Salvo. Durante il percorso che fece Giovanna per arrivare alla porta, Salvo non fece altro che guardarla. «Ti piace quella ragazza, eh?», chiese Gino a Salvo. «Eh? Come?» «Ti piace Giovanna?» «No!», rispose Salvo di colpo. Gino scosse la spalla destra con gli occhi bassi. Salvo non pensava più a quello che era successo, per un attimo dimenticò tutto e tutto grazie a Giovanna. Per tutta l’ora di inglese Salvo stette sempre con lo sguardo abbassato e anche Giovanna, in quel momento voleva sparire, stava per “svenire”. Era molto attratta da Salvo e viceversa. Lo mostravano a causa dei suoi visi che, da rosa pallido, erano diventati rossi. Salvo non stava seguendo niente della lezione, era intento a pensare a Giovanna. Quando toccò la tasca sinistra e tastò la forma di quel foglietto, si mise di nuovo a pensare a quella combinazione. Si mise le mani tra i capelli, o meglio tra la frangetta, pensando che non ce la faceva più con quella questione. Il suo viso divenne nuovamente rosa pallido e così prese il foglietto dalla tasca, si alzò, si diresse verso il cestino e lo gettò... voleva dimenticare quella faccenda e si convinse che l’uomo dissanguato, il foglietto e quel qualcuno che lo fissava erano tutti dei casi e cose che non gli riguardavano. Ritornò a posto lanciando un’occhiata a Giovanna, e successivamente anche a Gino e questi gli chiese: «Che hai buttato?» «Quel foglietto, non capisco perché debba conservarlo» «Bene così ti togli dalla testa quel pensiero del morto “dissanguato”», rispose Gino pronunciando la parola “dissanguato” con repulsione. «Già!», esclamò Salvo. L’ora di inglese passò, e arrivò quella di matematica, la materia peggiore di tutte secondo Salvo. Quella mattina Salvo non capì un tubo di ogni materia, primo perché pensò a quella “combinazione”, poi pensava a Giovanna. Non ce la faceva più a stare vicino a Giovanna, così chiese a Gino: «Ehi! Vogliamo andare a fa un giro per il corridoio?» «Si certo!» «Professoressa, possiamo andare in bagno?», chiese Salvo. «Si, certo», rispose la professoressa di matematica, Della Corte Lucia, una persona in parte severa e in parte buona, portava i capelli fino alla nuca con dei boccoli castano dorato che andavano verso l’alto. Spiegava muovendo la sua mano con il gessetto tra il pollice e l’indice destri, e portava un paio di occhiali rossi. Indossava sempre dei jeans, una maglietta semplice e un cappello bianco che toglieva quando stava in classe. «Ah! Non ce la facevo più a stare in quella classe!», disse Salvo, mentre stava nel corridoio con Gino. «Per la lezione di matematica o per...», disse Gino ma fu interrotto da Salvo che disse di colpo «Cosa? O per... cosa?» «Perché stava Giovanna?», chiese Gino. «No, che c’entra lei?» «Perché, appena che è entrata lei, tu sei diventato rosso come un peperone sott’olio» «Ma che dici?!», esclamò Salvo di botto e agitando le mani. «Se lo dici tu! Allora perché hai detto “non ce la faccio più”?» «Eh? Per la lezione di matematica, tutto qui!» «Guarda che non c’è niente di strano se ti piace Giovanna» «A me non piace punto e basta!» «Va beh!», concluse Gino. Arrivati in bagno, Salvo si fermò davanti al lavabo, mentre Gino gli disse «Io vado in “bagno”!», volle sottolineare la parola bagno indicando le virgolette con gli indici e i medi delle mani. «Ok, ti aspetto!... sbrigati», rispose Salvo. «Devo ancora entrare!», esclamò Gino. Per tutto il tempo che Gino stette in bagno, Salvo non fece altro che pensare alla “combinazione”, non poteva togliersela dalla mente. Poi pensava a Giovanna, ogni volta che la vedeva, ogni volta che incrociava il suo sguardo, il suo cuore batteva all’impazzata... dopo un po’ Salvo vide che stavano arrivando i tre, o meglio, il gruppo Jacques –Louis David, e disse «Gino fatto?» «Si, eccomi», rispose Gino e uscì dal bagno. «Andiamo... qui l’aria è pesante!», disse Salvo quando arrivò il gruppo. «Aspetta! Non andiamo ancora in classe», disse Salvo. «E dove vuoi andare?», chiese Gino. Salvo esitò e ad un tratto cambiò idea dicendo«Ok, entriamo. Ma mettiti al posto mio!» «Perché?» «Perché!» «Ok». Ed entrarono in classe. Giovann,a quando vide Salvo ritornare, divenne di nuovo un peperone, e anche Salvo, ma la cosa si risolse, quasi, quando Gino si mise al posto di Salvo, così lui e Giovanna stavano più lontani. «Contento ora?», chiese Gino a Salvo. «Si bene!», rispose Salvo facendo un gesto con la mano destra, che stava a significare “ok”. Passò anche l’ora di matematica, e venne la penultima ora, quella di francese. Giovanna, appena che suonò la campanella, fece un sospiro alzandosi di colpo dalla sedia e si diresse verso l’uscita con le sue amiche. Salvo la guardò per tutto il percorso che fece per uscire dall’aula. Gino lo guardò e si accorse come guardava Giovanna, ma decise di non dire niente, tanto Salvo lo avrebbe negato. Giovanna, appena fu fuori dall’aula, sospirò dicendo «Ah, non ce la facevo più a stare lì dentro!» «Eh, perché stava Salvo», disse la sua amica Peggy, con un sorriso e i suoi capelli raccolti in una coda di cavallo che scendeva fino alla schiena e indossava dei jeans e una maglietta gialla a maniche lunghe. «Di che stai parlando?!», esclamò Giovanna in un solo fiato. «Di niente!», rispose Peggy con lo sguardo abbassato. Poi c’era un’altra amica di Giovanna, Debora, una ragazza abbastanza carina, con i capelli castano chiaro, erano ricci e scendevano fino alle spalle, indossava un pantalone nero e una maglietta rossa a righe gialle. Disse alle loro amiche agitando le mani«Sentite mi è venuta un’idea!» «Cosa?», chiese Peggy. «Perché non facciamo un pigiama party, “insieme ai ragazzi”?», chiese Debora con un sorrisino. Giovanna rimase un po’ sorpresa e non sapeva cosa rispondere, invece Peggy sembrava essere d’accordo con Debora. Quest’ultima chiese a Giovanna sempre sorridendo«Allora che ne dici?» Giovanna sospirò, dopo di che incrociò le mani e rispose con uno strano sguardo«Ma siete impazzite?», e Debora si tolse quel sorriso dalla faccia. La professoressa di francese, Pendola Antonia, entrò in classe con una borsa nera sulla sua spalla destra e portava un montone grigio, su cui si appoggiavano i suoi capelli rossi, lisci e lunghi fino alle spalle. «Allora? Dove siamo rimasti?», chiese rivolgendosi alla classe, dopo essersi seduta e aver messo la sua borsa sulla cattedra. «Sì, sì. Domani te lo porto il CD», disse Salvo a Gino. «Poi vedo se lo posso copiare», disse Gino. «Ok, se non ci riesci te lo faccio io» Gino non ebbe il tempo di rispondere che la Pendola li interruppe dicendo, rivolto a Salvo«Spiegami l’ultimo argomento!» “Sempre a me beccano”, pensava Salvo che rifletteva su quello che doveva dire, non avendo studiato. Gino si affrettò ad aprire il libro alla pagina appropriata. «Allora?!», esclamò la Pendola. «Allora...», inizio Salvo, poi Gino gli indicò il titolo dell’argomento. «Allora...», continuò Salvo «L’ultimo argomento è stato... “Le Tourisme à Lyon”». La Pendola incrociò le mani dicendo«Ok. Parlamene» A Salvo venne un colpo, perché non sapeva nulla. Dava un’occhiata al libro, ma a causa dell’ansia e della fretta non riusciva a captare le parole. Passarono dieci secondi e la Pendola, vedendo che Salvo non rispondeva, disse«Ok, la prossima volta sarà meglio che studi...» Detto questo andò avanti con la lezione. Salvo si stava annoiando a morte, così chiese a Gino, facendo attenzione a non farsi vedere dalla Pendola«Andiamo a fare un giro nei corridoi?» «Ora?», chiese Gino. «Certo quando sennò!» «Ok. A dire il vero anch’io voglio prendere una boccata d’aria, mi sto annoiando molto» «Professoressa, possiamo andare in bagno?», chiese Salvo, la risposata della Pendola fu positiva. Appena usciti fuori, videro Giovanna e le sue amiche in una situazione non proprio calma. «Sei fuori!» disse Debora con rabbia. «E non sai quanto sono contenta, guarda» rispose Giovanna con calma. «Beh allora vattene!», disse Peggy. «È quello che voglio!», rispose Giovanna, dopo di che voltò loro le spalle e si diresse verso la sua classe che si trovava dopo quella di Salvo, così dovette passare davanti a lui. Salvo la guardò sconvolto, mentre Giovanna non lo degnò nemmeno di uno sguardo. «Ma perché hanno litigato?!», si chiese Gino. «Boh! È strano, sono sempre stato un gruppo loro tre» «Eh sì. Si spezzano sempre i gruppi buoni, mentre quelli cattivi,come il Jacques-Louis David, non si spezzano mai» «Eh già! Quelli si devono alleare per fare del male alla gente», disse Salvo, dopo di che si incamminarono per i corridoi. Salvo era rimasto male per quello che era successo a Giovanna, chissà cosa era accaduto, si chiedeva. Ora il suo pensiero era quello, ma quello della “combinazione” non era sparito. Era dispiaciuto per lei, vedendola in quello stato. «Ah, povera Giovanna, chissà cosa è successo!», disse Salvo rivolto a Gino. «Boh! Ora che fai ti metti a pensare a lei?» «No, no! In fin dei conti cosa interessa a me?!» «Infatti!» Salvò abbassò gli occhi e fece un sospiro aggrottando la fronte. Pensava che ora Giovanna non aveva più le sue amiche e così si trovava sola, non gli andava di vederla così, siccome, sia fuori che dentro la scuola, l’aveva vista sempre unita alle sue amiche. Quella mattina era una giornata pensierosa, prima il pensiero dell’uomo dissanguato, quello che lo fissava e il foglietto, poi Giovanna. Non sapeva nemmeno lui perché era preoccupato, ma era così e non aveva intenzione di smettere. «Senti, stasera vogliamo uscire, pure Aldo?», chiese Gino a Salvo. «Stasera?! Non lo so, ci devo pensare» «Beh perché, è da tanto che non usciamo» «Si, è vero, ci penserò dopo. A pranzo ne parliamo con Aldo» «Ok», concluse Gino. Dopo aver fatto un’altra “passeggiatina”, ritornarono in classe. Durante la lezione di francese, Salvo non fece altro che pensare a Giovanna e sempre alla “combinazione”. Dopo questa lezione, arrivò l’insegnante di educazione fisica, Santoriello Anna-Rita, una persona molto colta e ossessionata dalla salute, ogni volta che c’era la sua materia faceva fare sempre gli esercizi fisici, era molto raro che lasciava fare agli allievi qualche sport. A causa della stanchezza, Salvo decise di non fare educazione fisica. «Ok. Resta perso nei tuoi pensieri», esclamò Gino. «Che vuoi dire?», chiese Salvo. «Niente», detto questo la classe si diresse verso la palestra e quell’ora passò in un baleno. Quella era l’ultima ora, dopo di che veniva quella del pranzo che durava fino alle diciassette. Entrati in classe, presero gli zaini e si diressero in mensa. «Mancava poco che vincevo la partita!», disse Gino entusiasta. «Davvero? Quanti punti mancavano?», chiese Salvo. «Due, ma non hai seguito nulla?» «Si, un po’.Poi mi sono messo a giocare con il cellulare» «Eh! Oppure pensavi ancora a Giovanna?» «No, no! Perché dovrei?» «E chi lo sa!», esclamò Gino e Salvo gli lanciò un’occhiataccia. Dopo di che arrivarono in mensa. «Oh, mio Dio!», esclamarono Salvo e Gino, perché la mensa era piena, non c’erano posti. C’era un chiasso infernale, chi lanciava le carte, chi i pezzi di polpetta e così via... ora dovevano stare all’in piedi... però camminarono tra quella folla e incontrarono Aldo che esclamò: «Ehi!» «Non ci sono posti?», chiese Salvo. «Beh, anch’io li sto cercando!», rispose Aldo. Salvo si guardò intorno in cerca di posti e ne notò alcuni accanto a... Giovanna. Salvo vide che aveva lo sguardo abbassato e non aveva voglia di mangiare, era triste. Subito si rivolse ai suoi amici dicendo:«Posti trovati!» «Dove?», chiese Aldo. «Eccoli!», e li indicò alzando il braccio destro. Aldo e Gino a quella vista si lanciarono un’occhiata, come per dire che, manco a farlo apposta, Salvo aveva trovato quei posti perché lì c’era Giovanna «Accanto a quella!», esclamò Aldo. «Sì, perché cos’è che non va?», chiese Salvo. «Beh, non so quella è sempre stata con Peggy e Debora e ora...» «Sì, hanno litigato! Dai andiamo a sederci», rispose Salvo, dopo di che si diressero verso Giovanna. Salvo era contento di sedersi accanto a lei perché in questo modo poteva conoscerla meglio, ma nonostante ciò aveva timore di fare brutte figure. Si avvicinò a Giovanna e disse con le farfalle che gli giravano nello stomaco «Scusa …» Giovanna si voltò di scatto e, alla vista di Salvo, rimase a bocca aperta con la forchetta di spaghetti in mano, il suo viso divenne rosso e non sapeva cosa dire.«Ehm... possiamo sederci qui?», chiese Salvo con il viso rosso dall’agitazione. «Ehm... sì, sì certo!», rispose Giovanna abbassando lo sguardo e indicando le sedie. Subito Salvo e gli amici si sedettero, solo che accanto a Giovanna Aldo, accanto a lui Gino e poi Salvo. «Scusa, è che i posti sono tutti occupati», disse Salvo. «Sì, sì», esclamò Giovanna, sempre con lo sguardo basso. Salvo diede un’occhiata ai suoi amici, dopo di che prese coraggio e si fece avanti con Giovanna«Beh... non ci siamo ancora presentati... io sono Salvo...». Giovanna, quella volta, alzò gli occhi e guardò Salvo, dopo di che fece un sospiro e rispose«Molto piacere. Credo che voi sappiate già come mi chiamo» Salvo annuì sorridendo e Giovanna restituì il sorriso. «Io sono Gino e questo è Aldo!», disse Gino poi indicando Aldo. «Molto piacere», rispose Giovanna. Dopo alcuni istanti di silenzio, fu Salvo a parlare e iniziò con queste parole«Beh... non voglio sembrare indiscreto, ma perché oggi non sei seduta con le tue amiche?». Giovanna alzò gli occhi e il suo viso da rosso diventò ardente, si sentiva in imbarazzo. Salvò capì il suo imbarazzo e per un attimo volle ritirare quello che aveva detto «Scusami non volevo farti questa domanda». Giovanna spostò i capelli all’indietro e dopo di che disse sospirando«No, no, devo confidarmi con qualcuno» A quelle parole, Salvo rimase sbalordito, non poteva credere che Giovanna volesse confidarsi con lui, in quel momento arrossì tre volte di più, così, tanto per fare qualcosa, aprì il piatto di spaghetti e prese la forchetta con delicatezza, poi disse«Se non vuoi, non sei costretta a parlarne». Giovanna esitò e continuò a mangiare facendo un cenno con la spalla. Dopo di che Salvo mise la forchetta nel piatto e quando Giovanna incominciò a parlare, egli fece scivolare la forchetta nel piatto dal sobbalzo. Rimase senza parole e non ebbe il coraggio di alzare gli occhi per guardare Giovanna, mentre Gino e Aldo ridevano. Salvo riprese la forchetta dal piatto con fretta, poi disse a Giovanna pulendo la forchetta con un tovagliolo«Scusami, è che mi è scivolata...» «Non devi preoccuparti, può capitare», disse Giovanna con dolcezza. «Allora, che stavi dicendo?», chiese Salvo. Giovanna smise di mangiare e poi rispose, guardando Salvo negli occhi, sempre rossa«Stavo rispondendo alla tua domana» «Ah, sì sì!», esclamò Salvo. «Allora, Peggy e Debora volevano fare un pigiama party con i ragazzi, ma io mi sono rifiutata dicendo che erano cose impossibili, che non l’avrei fatto neanche per sogno, ma loro... mi hanno risposto che non ero una buona amica, e che non ero più una di loro e mi hanno chiamato pezzente... e poi hai visto cosa è successo» Salvo abbassò gli occhi corrugando la fronte, poi rispose: «Oh, mi dispiace» «Non fa niente, non voglio starci male per questa faccenda... mia mamma l’aveva sempre detto che loro non erano delle buone amiche... e oggi sono molto contenta di aver fatto la vostra amicizia», disse Giovanna sorridendo. Salvo restituì il sorriso poi rispose: «Anche noi», poi vide che Gino stava leggendo qualcosa, così diede un’occhiata per vedere cosa: era un volantino verde con scritto “Biblioteca”, poi chiese a Gino: «Mi fai dare un’occhiata?»«Certo», rispose Gino dandogli il volantino. Salvo lesse quello che c’era scritto in grassetto: “La biblioteca della scuola Gaetano Filangieri è usufruibile dalle 9.00 alle 15.00, per info su un mistero da risolvere, vieni qui e troverai la soluzione”. Salvo fu colpito dalle ultime due frasi, perché casualmente lui aveva un mistero da risolvere, quello dell’uomo dissanguato, per un attimo pensò che lì avrebbe potuto trovare la risposta, così chiese a Gino:«Ehi, che ore sono?» «Aspetta … Sono le... due e mezzo», rispose Gino guardando il suo orologio da polso. Salvo si alzò di colpo dicendo agli amici: «Torno subito, vado un attimo in bagno». A quelle parole Aldo, Gino e Giovanna si diedero un’occhiata e dimenarono le spalle. «Che gli è preso?», si chiese Aldo. Gino e Giovanna risposero facendo un cenno con la spalla.

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Capitolo 3
*** L'enigma ***


3° capitolo: L’enigma Salvo si diresse verso la biblioteca che si trovava molto lontano dalla mensa. Egli voleva sapere, o meglio, era interessato a sapere se esisteva un animale in grado di dissanguare una persona. Secondo lui, sfogliando i libri della biblioteca, avrebbe trovato la risposta e in questo modo quel pensiero non lo avrebbe più tormentato. Dopo aver parlato con Giovanna si sentiva meglio, perché in questo modo non doveva più avere vergogna quando la incontrava. Intanto, Aldo, Gino e Giovanna stavano finendo di pranzare e parlavano tra di loro riguardo alla scuola e all’amicizia. «Già, io voglio diplomarmi, perché intendo fare la segretaria», diceva Giovanna. «Io invece mi ritiro dopo aver preso la qualifica!», disse Aldo. «Io non lo so. Non voglio pensare al futuro», aggiunse Gino, «Sì, ma devi pure progettare quello che vuoi fare nella vita», Giovanna espresse la sua opinione. «Sì, questo è vero, ma voglio arrivare ai 17 anni per progettare quello che voglio fare da “grande”», rispose Gino. «Io, invece, voglio sposarmi a 19 anni... sai la vita è breve!», disse Aldo sorridendo. «Certo, se non sei nemmeno fidanzato!», sottolineò Gino. «Guarda chi parla!», rispose Aldo lanciandogli un’occhiataccia. «Si, ma io non ho detto che voglio sposarmi a 19 anni...» Aldo rispose facendo delle smorfie, poi si rivolse a Giovanna chiedendo: «Allora, tu sei fidanzata?» Giovanna arrossì dalla vergogna, si mise a ridere e abbassò lo sguardo. «Non avere vergogna, hai 16 anni, la vita inizia adesso», disse Aldo. «Si hai ragione. Purtroppo non sono fidanzata», rispose Giovanna alzando gli occhi e rossa come un peperone. «Ammazza! Sei rossa come un peperone schiacciato!», esclamò Aldo. Giovanna scosse la testa e rise rispondendo«Eee... e che... posso farti una domanda?» «Sì, certo», rispose Aldo aggrottando la fronte. «Beh... promettimi di non prendermi in giro, però» «Te lo prometto», rispose Aldo sovrapponendo gli indici e i medi delle mani, portandoli alla bocca. «Allora...Salvo è... fidanzato?», chiese Giovanna con gli occhi bassi e il suo viso diventò ancora più rosso. Aldo e Gino si diedero un’occhiata, poi Aldo rispose alla domanda di Giovanna«Beh... no. Perché ti interessa così tanto?». Giovanna ebbe un attimo di titubanza, poi abbassò lo sguardo e rispose«No, no, così». Aldo rispose mordendosi le labbra e corrugando la fronte: «Ok». Giovanna dopo tre secondi lasciò il piatto di spaghetti e si alzò dicendo:«Scusatemi, vado un attimo in bagno», e se ne andò. Quando se ne fu andata, Aldo esclamò:«È cotta di Salvo!»«Puoi dirlo forte!», aggiunse Gino, dopo di che si misero a ridere. Nel frattempo Salvo arrivò davanti alla porta delle biblioteca fatta in legno chiaro, con la maniglia in oro. Entrò e davanti a lui c’era il bancone con un computer, e dietro ad esso c’era la bibliotecaria la Signora Della Rocca, una signora molto colta e anziana, aveva i capelli bianchi raccolti in un accumulo a forma di cipolla sopra la testa; portava un paio di occhialetti e vestiva sempre elegante con vesti adatte alla sua età. Salvo si avvicinò al bancone e le chiese«Buongiorno... posso dare un’occhiata ai libri?» «Certo. Che genere di libri?», rispose la signora Della Rocca usando il computer. Salvo non sapeva cosa rispondere, non sapeva che genere di libri consultare, poi ebbe la risposta giusta«Ehm... voglio consultare dei libri sugli animali!» «Ok. Quindi di scienze. Allora vai lungo quel corridoio, poi in fondo a destra ci sono i libri che stai cercando» «Ok. Grazie», rispose Salvo e poi si diresse subito verso il corridoio. Era un corridoio molto lungo, ai lati c’erano degli scaffali molto alti che arrivavano a due metri. Su di essi c’erano molti libri e poi c’era una lunga scala appoggiata su di essi. Arrivato in fondo al corridoio, girò a destra e a una distanza di pochi metri c’era un altro scaffale, e sull’ultimo, verso l’alto, c’era una scritta “Biologia”. Salvo prima diede un’occhiata ai libri che stavano in basso. Cercava, cercava, ma non erano libri appropriati a quello che stava cercando: “La vita dei cani, la vita dei gatti, rettili, anfibi, ovipari....”, poi trovò un libro che catturò la sua attenzione: “Pipistrelli e animali notturni”, a quella vista si affrettò a prenderlo e lo sfogliò velocemente, poi decise di dare un’occhiata all’indice e seguiva la scritta con l’indice della mano destra, fino ad arrivare al titolo appropriato “Animali simili ai pipistrelli”. Sfogliò velocemente le pagine fino ad arrivare a quella opportuna, ne lesse un pezzettino con le mani che gli tremavano e le farfalle nello stomaco: “I pipistrelli non si nutrono di sangue come si crede, ma una particolare razza è quella dei vampiri che mordono gli animali, però senza provocar danni”. Per un attimo credé che fosse quella la risposta e gli venne un brivido lungo la schiena, poi però rifletté sulle parole “senza provocare danni”, così si rattristò, perché non erano quegli animali ad aver dissanguato quell’uomo, allora posò quel libro e decise di andarsene, poi si convinse che non era più il caso di scoprire la morte di quell’uomo. Mentre si dirigeva verso l’uscita pensava agli animali “aggressivi” che esistevano, però nessuno era in grado di dissanguare una persona, ma poi rifletté sulla parola “vampiro” e per un attimo avvertì un brivido e spalancò gli occhi e decise di tornare indietro a controllare i libri sui “vampiri”. Si guardava intorno per intravedere lo scaffale su cui c’erano questi libri, o meglio i romanzi sui vampiri, infine lo trovò, ma vedendo i libri in basso, non c’era nulla, solo libri dell’orrore che riguardavano tutt’altra cosa. Cercava con molta ansia e in più gli tremavano anche le mani, cercava, cercava, ma non trovava nulla, erano solo dei romanzi di Stephen King e altri autori dell’orrore. Si stava stufando di cercare, perché i libri che si trovavano in basso stavano su una lunga fila di scaffali... così per non perdere più tempo, perché ci sarebbero voluti degli anni per cercare, decise di chiederlo alla signora Della Rocca, così ritornò indietro e ripercosse di nuovo quel lungo corridoio fino al bancone. «Mi scusi...», iniziò Salvo «Dove posso trovare dei libri dell’orrore che riguardano i vampiri?» La signora Della Rocca dissuase lo sguardo dal computer e si rivolse a Salvo rispondendo«Beh ce ne sono molti, se mi dici il titolo di un libro che conosci lo posso cercare più facilmente» Salvo non sapeva cosa rispondere perché non era proprio portato per la lettura, quindi non conosceva nessun libro... dopo un attimo di esitazione, ricordò il conte Dracula e sapeva che era un romanzo, così lo chiese alla bibliotecaria«Beh, uno ne ricordo. Il conte Dracula!» La signora lo guardò stranamente poi rispose dimenando la testa«Beh, ci sono tanti libri che parlano del conte Dracula, devi dirmi l’autore» «Non me lo ricordo. Lei non ne conosce uno?», chiese Salvo. «Certo, e ce l’ho proprio nel cassetto del bancone!» Salvo spalancò gli occhi e la guardo in modo strano, come per dire “E mo lo dici?!”, poi rispose in un solo fiato«Quale?». La Della Rocca si abbassò, aprì il cassetto e trasse fuori un libro a dir poco grande, con una copertina che rappresentava una persona con due piccoli buchi sul collo... «Ecco, questo. Dracula di Bram Stocker», disse la signora Della Rocca. Salvo, alla vista della copertina, ne rimase molto percosso e gli salì un brivido dalle gambe alla schiena, anche quell’uomo dissanguato aveva delle cicatrici sul collo, però non ne sapeva la forma, non sapeva se erano come quelle. «Allora lo prendo e lo riconsegnerò domani», disse Salvo. «Va bene. Il tuo cognome?» «De Leo!» «Ok, classe...» «Terza B...» «Ok», detto questo la signora scrisse al computer i dati di Salvo, poi l’autore e il titolo del libro e naturalmente la data di quando il libro era stato preso, dopo di che disse a Salvo«Mi raccomando, questo è un libro molto prezioso, quindi non perderlo o danneggiarlo» «Certo!», rispose Salvo prendendo il libro dalle mani della signora Della Rocca. «Arrivederci», esclamò la Della Rocca e Salvo rispose con un cenno e si diresse verso l’uscita. Intanto Aldo e Gino stavano pranzando e parlavano tra di loro. «Ehi, ma Salvo si è scaricato nella tazza del wc?!», disse Aldo. «E anche Giovanna!», aggiunse Gino. «Non è che lei e Salvo si sono incontrati?» «Come? Se sono due bagni differenti!», disse Gino un po’ sconnesso. «No, mica nel bagno, nel corridoio», rispose Aldo facendo un sorriso. «Ah!», esclamò Gino facendo un sospiro di sollievo, poi continuò «Quei due faranno strada insieme» Aldo aggrottò la fronte con gli occhi bassi, poi rispose «Boh! Se nessuno dei due ammettono quello che provano» «Beh, ora non credo che ci sia un “forte sentimento”...», disse Gino. «Già. Forse...», Aldo sospirò, poi continuò«Forse si piacciono solo e col tempo, quando si conosceranno meglio, ci sarà quel “forte sentimento”» Gino rispose facendo un cenno con la testa e dopo alcuni istanti Aldo esclamò, guardando verso l’uscita della mensa «Eccola!» «Chi?», chiese Gino voltandosi all’indietro, poi si rese conto che era Giovanna. «Ehi!», esclamò Aldo, mentre Giovanna doveva ancora arrivare al tavolo. Camminava con gli occhi bassi dalla vergogna e i suoi capelli coprivano i lati dei suoi occhi, per far sì che non vedesse la gente che c’era intorno a lei. Arrivata a tavolo, Aldo subito le chiese «Hai visto Salvo?» «No, se sono andata in bagno», rispose Giovanna, sempre con lo sguardo basso. «Sì lo so... ma credevo che nel corridoio...», disse Aldo, ma poi Giovanna lo interruppe rispondendo«No, no» «Beh speriamo solo che non si stia ancora fissando con quella cosa...», disse Aldo. Giovanna, quella volta, alzò gli occhi e corrugando le sopracciglia chiese«Che cosa?» Aldo e Gino si guardarono negli occhi, come per dire “ops”, e infatti in quel momento non sapevano cosa rispondere, non potevano dire alla ragazza che piaceva a Salvo quelle cose di cui Salvo era ossessionato. Giovanna li guardò stranamente in attesa di una risposta, poi Gino si fece avanti con queste parole«Beh... lui...», dopo un sospiro continuò«Lui... lui... è molto preoccupato per te», Gino in quel momento voleva ritirare quelle parole, se lo avesse venuto a sapere Salvo, avrebbe fatto delle una scenata. Giovanna rimase senza parole e non sapeva cosa dire «Ma di cosa?» «Beh... perché tu hai litigato con le tue amiche, e ora lui è preoccupato perché sei rimasta sola» Giovanna a quelle parole rimase sbalordita e incominciò ad arrossire abbassando gli occhi. Aldo toccò Gino con la mano destra sussurrando«Che dici?!». Gino rispose portando l’indice destro al naso:«Sssh!» Giovanna alzò lo sguardo e disse portando i capelli dietro l’orecchio destro«Beh... io ho perso le mie due amiche, ma subito ne ho trovati tre...» Aldo e Gino si lanciarono un’occhiata, poi Aldo rispose: «Sì e anche noi abbiamo trovato te» Giovanna rise abbassando lo sguardo e portando i capelli davanti agli occhi. «Si può sapere perché ogni volta che parliamo, tu abbassi la testa?», chiese Aldo a Giovanna e quest’ultima arrossì. «Allora?!», ripeté Aldo.«Non devi avere vergogna di noi, siamo amici ora o no?» «Certo, certo. Ho solo bisogno di ambientarmi», rispose Giovanna alzando gli occhi. «Non è che hai vergogna di noi, perché siamo gli amici di Salvo?», chiese Aldo. Giovanna spalancò gli occhi, però quella volta non abbassò lo sguardo, poi rispose in un solo fiato«No! Perché che c’entra Salvo?» «No, così l’ho detto!», rispose Aldo scuotendo le spalle. Giovanna mangiava gli spaghetti con molta delicatezza e pensava a quello che aveva detto Gino riguardo a Salvo che si preoccupava per lei. Era così felice di tutto ciò che non poté resistere, così chiese: «Davvero Salvo è preoccupato per me?» Aldo stava bevendo un bicchiere di cola, mentre Gino stava mangiando gli spaghetti e a quelle parole smisero e Aldo stava per ridere, mentre Gino fu colui che rispose«Beh... sì» Giovanna sorrise, poi smettendo di mangiare, disse alzandosi dalla sedia«Eh... ho appena ricordato che devo andare in biblioteca per prendere un libro!» «Davvero...?», esclamò Aldo e Giovanna lo guardò stranamente, poi Gino spinse Aldo con la mano sinistra dicendo«Davvero? Che genere?» «Romanzo storico», rispose Giovanna, dopo di che andò via. «Ma sei scemo?!», esclamò Gino a bassa voce. «Che c’è?! Tu hai fatto una figuraccia dicendo a Giovanna quelle sciocchezze» «Primo non ho fatto una brutta figura, perché non sono sciocchezze... secondo se tu ti fossi stato zitto, lo avrei fatto anch’io» Aldo rispose facendo un cenno con la testa e facendo delle smorfie con le labbra. Salvo stava camminando nel corridoio con il libro tra le mani. Decise di leggerlo con calma, quando sarebbe arrivato in mensa. Pensava a quello che avrebbe letto nel libro, se ciò che c’era scritto coincidesse con la realtà? Se le cicatrici di quell’uomo fossero dei buchi come quelle del libro, forse si sarebbe trattato di vampiri? A quel pensiero aveva dei brividi lungo la schiena e le farfalle che gli giravano nello stomaco. Mentre pensava a tutto ciò e camminava nel corridoio si trovò davanti il gruppo Jacques-Louis David con un’espressione molto turbata. «Che diavolo volete ora?», chiese Salvo alzando gli occhi in aria e con un tono calmo. Davide si fece avanti portando i capelli all’indietro e, dopo aver fatto un sospiro, rispose«Senti, zanzara spiaccicata, in classe ci siamo passati sopra, ma ora non te la faremo passare liscia!» Salvo li guardò con un’espressione turbata, e in più aveva l’ansia, non che avesse paura di quei tre, solo che tre contro uno era un po’ troppo. Ma per il gruppo questo non importava, per loro bastava ottenere la vendetta. «Lasciatemi in pace. Fate la vostra strada, come io faccio la mia!», disse Salvo con tono alterato, ma nello stesso tempo spaventato. Giacomo a quelle parole rise alzando gli occhi al cielo, mentre Louis disse nella sua lingua metà francese, metà italiana«Tu non sais quel che dis!» «Beh, ora lasciamo perder i tuoi proverbi da quattro soldi e andiamo al dunque!», disse Davide con aria di supremazia. Salvo strinse il libro tra le mani e contemporaneamente ingoiò la saliva, poi chiese con tono intimorito«Ma che volete? Che cosa vi ho fatto?» «È proprio perché non ci hai fatto niente, che noi ci vendichiamo» «Ah già! Lo avevo dimenticato, voi tre date fastidio a chi non lo dà a voi e ora sarà meglio che la smettiate», disse Salvo un po’ alterato. «Senti! Quello che deve smetterla sei tu, capito?!», disse Davide facendosi avanti e con la mano destra copriva il pugno della mano sinistra. Salvo si stufò e cercò di andarsene dicendo«Ora basta, lasciatemi in pace». Ma Davide lo fermò afferrandolo con il braccio sinistro e disse molto irritato«Tu non vai da nessuna parte!» «Già! Preparati!», aggiunse Giacomo. Salvo li guardò spaventato e proprio nel momento in cui Davide gli voleva sferrare un pugno, una voce maschile si fece sentire«Se fossi in voi non lo farei» Davide si fermò e con gli altri due si voltò per vedere da dove provenisse quella voce, mentre Salvo ebbe un sollievo. «Non mi sono mai piaciuti gli atti di bullismo, specialmente in questa scuola», disse un uomo molto colto, era vestito con uno abito elegante marrone e portava un paio di baffi neri, mentre i suoi capelli erano ricci, colore nero tendente al grigio. Davide lo guardò spaventato, poi dopo un attimo di esitazione disse: «Ehm...noi non stavamo facendo atti di bullismo... stavamo solo giocando... sa come siamo fatti noi ragazzi...» «Già!», esclamò Giacomo, mentre Salvo rovesciò gli occhi all’indietro. Quel signore guardò il gruppo con una strana espressione, come per dire “non prendetemi in giro”. «Ma è vero...», disse Davide spalancando gli occhi e corrugando la fronte. «Non sono nato ieri... e ora andate in mensa, se non volete rischiare di essere sospesi», disse quell’uomo con un tono calmo. A quelle parole il gruppo andò via senza dire niente, e guardò Salvo storto. Salvo guardò quell’uomo stranamente, aveva il presentimento di averlo già visto, ma non ricordava dove. Quell’uomo diede un’occhiata enigmatica a Salvo, poi andò via. Salvo lo guardò con mistero, poi di colpo ricordò dove lo aveva visto. Lo aveva visto fuori la scuola, era quell’uomo che lo fissava. Non perse tempo e si affrettò per raggiungerlo, ma non c’era più, si era come volatilizzato nel nulla. «Accidenti!», esclamò con il libro retto nella mano destra. In quel momento si pentì di aver buttato quel foglietto e ora era più che sicuro che qualcosa era nascosta in quell’uomo, e lui voleva scoprire chi era. Quando si voltò per ritornare alla mensa, si trovò davanti Giovanna, e un sorriso riempì il suo viso esclamando«Giovanna!» Giovanna rimase a bocca aperta e per un attimo voleva sparire, faccia a faccia con Salvo, e pure da soli in quel corridoio. «Ehi, ciao. Stavo andando in biblioteca, tu?», chiese Giovanna portando la frangetta dietro l’orecchio destro. «Beh, io sono appena ritornato da là» «Ah, ok», esclamò Giovanna abbassando gli occhi. «Allora, ci vediamo in mensa», disse Salvo. «Sì», rispose Giovanna, mentre Salvo si diresse in mensa. Giovanna non fece altro che guardarlo e disse tra sé e sé corrugando la fronte e scuotendo le spalle«Ah! Che ci devo andare a fare in biblioteca?!» Salvo, ora, non poteva più togliersi dalla mente quell’uomo dissanguato, quel foglietto e quell’altro uomo, pensava che se si trovava a scuola, era facile affrontarlo e chiedergli se era lui che aveva scritto quel foglietto. Così chiese al bidello di quel piano«Scusi, ha visto un uomo con uno vestito elegante?» Il bidello lo guardò strano attraverso i suoi occhiali, poi rispose masticando la gomma«Chi?!» «Un uomo con i baffi, un vestito elegante marrone... sì o no?», chiese Salvo un po’ stufo. «No... mica sono pagato per vedere le persone che passano», rispose quel bidello, senza degnare Salvo di uno sguardo. «Ok», rispose Salvo con lo sguardo basso e scuotendo le spalle, dopo di che andò via. Decise di lasciar perdere quella situazione, ma solo per quel momento, perché voleva andare a mangiare, aveva lo stomaco vuoto. Ad un tratto sentì una voce femminile urlare il suo nome, si voltò e vide Giovanna che lo stava raggiungendo correndo e i suoi capelli castani si muovevano scossi dall’attrito con il vento. «Giovanna!», esclamò Salvo sorpreso e contento di vederla«Non dovevi andare in biblioteca?» «Sì, ma ho deciso di andarci un’altra volta», rispose Giovanna sorridendo. Dopo un attimo di indugio, si accorse del libro che Salvo aveva tra le mani e chiese«Ti piacciono i libri del terrore?» Salvo esitò e poi rispose lanciando un’occhiata al libro«Beh, si... ho preso Dracula di Broom Stock, perché non l’ho mai letto!» «Bram Stocker», sottolineò Giovanna sorridendo, ma Salvo non capì la sua correzione«Che c’è?» «No, hai detto Broom Stock, invece è Bram Stocker» «Ah, sì! E che con i nomi stranieri non me la cavo bene», rispose Salvo sorridendo, e Giovanna restituì il sorriso. «A te che genere di libri piace?», chiese Salvo a Giovanna, e quest’ultima rispose«Romanzo storico. Quelli dell’orrore non mi piacciono, specialmente sui vampiri», pronunciò la parola “vampiri” con ribrezzo. Salvo rispose facendo un cenno con la testa e aggrottando le sopracciglia. Dopo ci fu il silenzio, nessuno dei due parlarono. Giovanna, dopo alcuni istanti, ruppe il silenzio con le seguenti parole«Quest’anno ti fermi a scuola?» «Come mi fermo?» «Cioè smetterai gli studi?», disse Giovanna con un sorriso. «Sì, sì! Già faccio fatica a passare quest’anno. Dopo l’esame di qualifica, mi troverò un lavoro» «E che genere di lavoro?» «Non lo so», rispose Salvo abbassando gli occhi, dopo alcuni secondi chiese a Giovanna«E tu? Continuerai gli studi?» Giovanna rispose corrugando la fronte e abbassando lo sguardo«Sì, credo di sì» Salvo rispose con un gesto con la spalla, poi proseguirono verso la mensa. Nel frattempo Aldo e Gino stavano ancora parlando di loro due. «Secondo me, Giovanna non è andata in biblioteca, ma a cercare Salvo» «Forse. Ma tu la prossima volta quando pensi una cosa, tienitela per te!», rispose Gino agitando l’indice destro. «E che ho detto di male?» «Non ora, ma prima, Giovanna se ne è accorta che tu non l’hai creduta che andava in biblioteca», rispose Gino. Aldo fece un cenno con la testa, poi, mentre stava mangiando, alzò la mano destra indicando l’uscita e non riusciva a parlare, a causa del boccone di spaghetti che aveva in bocca. Gino corrugò la fronte chiedendo«Che c’è?» Aldo rispose, ma non si capiva quello che diceva. Poi Gino, vedendo che Aldo indicava l’uscita, si voltò e vide arrivare Giovanna con Salvo e rimase perplesso. Aldo, ingoiato il boccone di spaghetti, esclamò a bassa voce«Visto?!» «Zitto! Stanno arrivando», rispose Gino a bassa voce. Salvo e Giovanna arrivarono al tavolo e Aldo non perse occasione per chiedere a Giovanna«Non dovevi andare in biblioteca?» Giovanna rimase senza parole, lanciò occhiate a Salvo e a Gino, poi Salvo rispose al posto suo«L’ho incontrata nel corridoio». «Ah!», esclamò Aldo bevendo un sorso d’acqua. «Perché ci hai messo così tanto in bagno?», chiese Gino, mentre Aldo fece una risatina. «Sono andato in biblioteca» «Sì, lui ama i libri sui vampiri, mentre io...», disse Giovanna facendo un gesto con l’indice destro che stava a significare “no”. «Perché?», chiese Aldo a Salvo. Salvo bevve un sorso d’acqua per schiarirsi la gola, poi rispose mostrando il libro«Voglio sapere qualcosa sui vampiri» «E perché ti interessano così tanto?», chiese Aldo curioso. «Perché voglio scoprire come è morto quell’uomo» Gino e Aldo alzarono gli occhi in aria e Aldo esclamò«Ancora!» Salvo alzò gli occhi al cielo, poi rispose«Mi dispiace, ma quel’uomo che mi fissava non me lo sono inventato o immaginato! «Perché lo hai rivisto?», chiese Gino. «Sì! Nel corridoio...e...» «Gli hai chiesto se è stato lui a scrivere quel foglietto?», chiese Aldo abbassando gli occhi. «No, perché non ne ho avuto la possibilità» «Ok. Cambiamo discorso! Tu credi che sia stato il conte Dracula ad uccidere quell’uomo?», chiese Aldo con gli occhi spalancati e la bocca intenta a ridere. Salvo esitò con gli occhi bassi, mentre Giovanna era un po’ confusa, non stava capendo niente. «Allora?», chiese Gino. «Ah che spiritoso! Non ho preso questo libro perché credo che sia stato il conte Dracula ad uccidere quell’uomo dissanguato... ma solo che quest’ultimo aveva delle cicatrici sul collo, proprio come questa persona sulla copertina», e mostrò loro la copertina. Aldo e Gino rimasero attoniti e fissarono quella copertina. Infine Aldo chiese«Quindi tu credi che a Bracigliano ci siano i vampiri?» Salvo a quelle parole non sapeva cosa rispondere, non sapeva nemmeno lui cosa credere e soprattutto cosa voleva cercare in quel libro. Di una cosa, però, ne era certo, quell’uomo che lo aveva salvato dal gruppo Jacques-Louis David sapeva cosa era successo all’uomo dissanguato. Aveva questo presentimento.

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Capitolo 4
*** Problemi dopo problemi ***


4° capitolo: Problemi dopo problemi «Ma cosa dite?!», esclamò Salvo guardando i suoi amici con gli occhi pieni di irritazione. «Noi? Tu Salvo», rispose Aldo agitando l’indice destro. Giovanna non stava capendo nulla così chiese molto confusa«Scusate, di cosa state parlando, se posso sapere?» «Chiedilo al tuo amico!», rispose Aldo con lo sguardo fisso sul piatto di spaghetti, mentre Giovanna diventò ancora più confusa e si voltò verso Salvo guardandolo in modo confuso, poi chiese«Che significa? I vampiri, l’uomo dissanguato, l’uomo che ti fissava?» Salvo non sapeva cosa dire e fece un lieve sospiro, era stanco di parlare sempre della stessa storia con i suoi amici perché non lo ascoltavano. «Ok, se tu non vuoi dirglielo», disse Aldo rivolto a Salvo«Glielo dirò io» Salvò corrugò la fronte e scosse la testa, poi disse con gli occhi bassi«Già, a modo tuo» Aldo gli lanciò un’occhiataccia, poi si rivolse a Giovanna chiedendole«Mica hai sentito al telegiornale la notizia di quell’uomo dissanguato?» Giovanna rimase tramortita e quando udì la parola “dissanguato” le venne una fitta nello stomaco, poi rispose aggrottando le labbra. «No, è stato trovato dissanguato?» «Sì, accanto ad una cisterna con delle cicatrici sul collo e ora Salvo crede che sia stato un vampiro» «Io non ho detto questo!», rispose Salvo di colpo. «L’hai fatto capire!», rispose Aldo. «Io non ho fatto capire un bel niente! Solo perché ho preso questo libro, non significa che io creda che sia stato un vampiro ad uccidere quell’uomo!», rispose Salvo con tono alterato. Giovanna guardò tutti stranamente perché ancora non aveva afferrato bene il discorso, poi chiese a Salvo«Scusami vuoi spiegarmi meglio, se non chiedo troppo?» Salvo bevve un sorso di cola poi rispose, mentre Aldo fece un sospiro dimenando la testa,«Allora, io ho visto un uomo che mi fissava e ho trovato un foglietto con scritto “Se vuoi avere la risposta alla tua domanda incontriamoci al Piazzale de Gasperi stasera alle 20.00”...» «E lui crede che lo abbia scritto quell’uomo...», lo interruppe Aldo. «Mi vuoi far parlare?!», rispose Salvo alterandosi. Aldo rispose abbassando lo sguardo, mentre Giovanna chiese a Salvo«Già, come fai ad essere sicuro che quel foglietto lo abbia scritto quello?» «Beh, io non ho detto che ne sono sicuro, solo che l’ho trovato nello stesso punto in cui ho visto l’uomo!» Giovanna a quella risposta rimase in silenzio ed era molto confusa, così bevve un bicchier di cola per riempirsi lo stomaco che si era riempito d’aria. «Noi capiamo quello che dici tu, ma... non puoi avere nessuna certezza che sia per te», disse Gino con calma. Salvo rovesciò gli occhi all’indietro rispondendo facendo un sospiro«Allora siete ottusi?! Io non ho detto che ne sono certo, ma per esserlo stasera andrò al Piazzale de Gasperi e se quell’uomo si farà vivo... vorrà dire...» «Che siete pazzi tu e lui!», lo interruppe Aldo, mentre Salvo corrugò la fronte alzando gli occhi al cielo. «Scusa, ma... quale sarebbe la tua domanda?», chiese Giovanna. «Beh...» iniziò Salvo, fece un sospiro poi continuò«Chi è stato... l’assassino di quell’uomo» Giovanna a quelle parole era più confusa che mai, le era passata la vergogna per Salvo, perché ancora non stava capendo nulla, poi dopo alcuni istanti chiese«E perché ti interessa tanto sapere chi è stato il suo assassino?» Salvo sospirò poi rispose «Perché non ha fatto una morte normale» «Sì... ma», disse Giovanna«Non è un tuo problema» «Lo so... ma non è normale morire “dissanguato” con delle cicatrici sul collo!». «Può succedere», esclamò Aldo con gli occhi bassi. «Davvero? E dimmi chi è in grado di dissanguare una persona?», chiese Salvo con gli occhi fissi su Aldo. «Scusa guarda che si può morire dissanguati anche senza essere uccisi», rispose Aldo inclinando la testa verso Salvo. Salvo a quelle parole rimase in silenzio, pensava che forse Aldo avesse ragione e che lui stava esagerando sulla questione di quell’uomo che lo aveva salvato dal gruppo. Dopo questi attimi di indugio Salvo rispose a quello che aveva detto Aldo«Forse hai ragione... ma ora è meglio che lasciamo perdere questa faccenda, staserà si vedrà» «Già. Stasera troverai il conte Dracula al posto di quell’uomo»disse Aldo ridendo, mentre Salvo si irritò e rispose«Ora piantala!» «La pianto solo se tu smetti di pensare a queste sciocchezze!» «Io già l’ho fatto» «Davvero? A me risulta di no!» «Già! Perché a te risulta sempre negativo quello che faccio io!» «Senti che vuoi?» Quella discussione si stava trasformando davvero in una rissa, ma grazie a Giovanna questo non successe«Ora smettetela! Non litigate per queste stupidaggini» Salvo la guardò stranamente come per dire «anche tu la pensi come lui», ma poi non volle peggiorare la situazione. «Già! Continuiamo a mangiare»aggiunse Gino. Dopo ci fu il silenzio, nessuno più fiatò. Salvo aprì il libro di Bram Stocker e andò alla pagina della prefazione. Aldo lo guardava e alzava gli occhi al cielo, ma non disse niente. Mentre Salvo stava per leggere le prime parole, una voce femminile si fece sentire che urlava il suo nome. Si voltò, o meglio si voltarono, e alle loro spalle c’era la preside Angela De Marco, una signora molto erudita e anche molto severa, indossava sempre abiti eleganti, come un pantalone di raso decorato con fiori e la giacca abbinata. Portava i capelli lunghi fino alla scapola ed erano di un colore che tendeva al rosso. Salvo a quella vista rimase perplesso, perché la preside pronunciò il suo nome con rabbia e in più gli ordinò con irritazione«Vieni subito nel mio ufficio!» Salvo a quelle parole rimase attonito e non sapeva proprio il motivo del perché dovesse andare nell’ufficio della “tarantola”, così è come chiamavano la preside. In tutti i suoi anni di scuola non era mai stato soggetto a situazioni del genere. Gino, Aldo e Giovanna si lanciarono un’occhiata meravigliati. Salvo, dopo attimi di indugio, chiese con calma il motivo del perché dovesse andare nel suo ufficio. «Perché?! Hai anche il coraggio di chiedermelo?!» rispose Angela con un tono molto alterato. «Scusi, ma cosa ho fatto?» «Beh, vieni nel mio ufficio e non prendermi più in giro!» Salvo si alzò con calma, dopo aver bevuto un sorso d’acqua e preso il libro dal tavolo, poi si rivolse alla preside dicendo«Scusi, ma mi vuole dire per quale motivo?» «Ho detto vieni nel mio ufficio!» Salvo non esitò più e ci andò senza fare storie. Non sapeva cosa avesse fatto, beh quello che pensava era«Non ho fatto niente, a parte quella lite con il gruppo Jacques-Louis David, ma sono stati loro a incominciare … Ma certo! È tutto il contrario, quel gruppetto da strapazzo è andato dalla preside a farsi passare per “buoni alunni”». Salvo strinse il libro tra le mani e morse il labbro inferiore. «Perché la preside è venuta a chiamare Salvo?» si chiese Giovanna. «Già. Cosa ha fatto?! Si è sempre comportato bene» diceva Gino corrugando le labbra. «Forse la preside è venuta a sapere che è ossessionato da quelle sciocchezze e vuole farlo ragionare» aggiunse Aldo facendo una piccola risata. Gino gli lanciò un’occhiataccia dicendo«Non essere sciocco» «Già, Aldo. Forse Salvo è affascinato dai...», aggiunse Giovanna, ma fu interrotta da Aldo«Dai foglietti!» «No, dai misteri», continuò Giovanna. «Quale mistero? Qui l’unico mistero è la sua follia», disse Aldo, ma Giovanna lo contrastò«Questo non è vero. Salvo non è un folle!» «Ora lo difendi?» «Non lo sto difendendo, ma solo dicendo le cose come stanno» «Ah, certo!», esclamò Aldo con gli occhi bassi. «Ora sembra il caso di smetterla», disse Gino rivolto ad Aldo, mentre quest’ultimo rispose aggrottando le sopracciglia. Giovanna smise di mangiare e disse rivolgendosi ad Aldo«Comunque Aldo non devi trattare Salvo in quel modo» Aldo, appena ingoiati gli ultimi bocconi di spaghetti, rispose a quello detto da Giovanna«Io non lo tratto in nessun modo, ma dico le cose schiettamente» «Sì lo so, ma lo fai sentire male», disse Giovanna che sembrava preoccupata per Salvo. «Qui gli unici che ci sentiamo male siamo noi, perché se continua così, Salvo impazzirà!» «Ma cosa dici Aldo?! È soltanto preso da quella notizia...», rispose Giovanna. «Non solo... anche da quell’uomo che lo fissava... ora se qualcuno mi fissa dovrei pensare che c’è un mistero?! Ma per favore!» Giovanna non rispose e continuò a mangiare. Gino, dopo aver bevuto un bicchier d’acqua, disse rivolto ad Aldo«Beh il problema non è che lo ha fissato solo...» «Se è pure vero...»lo interruppe Aldo, ma Gino non badò a queste parole e andò avanti«Ma perché ha trovato anche quel foglietto!» «Appunto, che ne sa che è per lui!» Gino non rispose e aggrottando le sopracciglia continuò a mangiare e ci fu solo il silenzio. Intanto Salvo era arrivato davanti l’ufficio della preside, con quest’ultima. Quando Angela aprì la porta c’era il gruppo Jacques-Louis David, seduti uno affianco all’altro e Davide aveva tutta la giacca squarciata. Salvo a quella vista rimase perplesso e capì che il gruppo aveva capovolto le cose, dicendo alla preside l’esatto contrario di quello che era successo. Entrò e Salvo si sedette su una sedia, distante da Davide circa un metro. Angela si sedette facendo un sospiro e disse«Ah! Ora devo occuparmi di voi. Bene!» «Ora vuole dirmi perché mi trovo qui?» chiese Salvo lanciando un’occhiataccia al gruppo. «Ancora?! Perché hai rovinato la giacca di Davide?» Salvo a quelle parole rimase in silenzio e con la bocca spalancata, quella volta il gruppo l’aveva fatta proprio grossa. Non sapeva se ridere o arrabbiarsi, ma dentro di sé sapeva che era innocente e quello che rispose fu«Ma cosa sta dicendo?!» disse, quasi ridendo. «Sentito bene. Con quale coraggio hai rovinato la giacca di Davide?! Non credevo che tu fossi un bullo!», rispose Angela con occhi pieni di ira. Salvo non sapeva cosa dire. In quel momento voleva prendere Davide e lo voleva lanciare dalla finestra con un calcio nel sedere e in più strappare i capelli della preside fino all’ultimo pelo e trasformarla in una vecchia arpia. «Ma siete impazziti tutti?!»,disse Salvo con rabbia«Io non ho rovinato la giacca di questo qui...» «Andiamo preside, chi mai direbbe la verità!» disse Davide con aria di soddisfazione. «Tu stai zitto!» esclamò Salvo tutto d’un fiato rivolto a Davide, poi continuò«Se non mi crede... allora....» non sapeva cosa dire, morsicò il labbro inferiore, abbassando gli occhi, poi di colpo ricordò quell’uomo che lo aveva salvato quindi disse spalancando gli occhi«Se non mi crede... ho un testimone!», pronunciò le ultime parole con soddisfazione e sistemandosi meglio sulla sedia. Il gruppo cadde nel panico abbassando lo sguardo. Davide ebbe una fitta nello stomaco, se mai quell’uomo fosse venuto fuori, per loro sarebbe stata la fine “scolastica”. La preside rimase a bocca aperta e con la matita retta tra l’indice e il pollice destro non sapeva cosa dire. Davide agitando le mani disse rivolto alla preside, con un tono quasi alterato e con la gola secca«Andiamo non gli crederà mica?» La preside ebbe un attimo di esitazione, poi rispose«Se ha detto che ha un testimone!» Davide non rispose, si era dimenticato di quell’uomo e ora davvero coloro ad essere sospesi erano lui e i suoi amichetti. «Allora chi “sarebbe” questo testimone?» chiese Angela rivolta a Salvo che a quelle parole non sapeva cosa rispondere:«Beh, non lo so chi è...» «Ah! Parce que tu te lo es inventató!» disse Louis nella sua lingua italo-francese. «No! Questo non è affatto vero!» rispose Salvo di colpo e alterandosi«E voi lo sapete bene!» continuò. Davide rispose sbuffando e alzando gli occhi al cielo senza obiettare. «Ah, davvero! Perché allora non dici chi è?» disse Giacomo. «Perché non lo so chi è!» «Quindi quando non lo sai, non parlare! Fai più bella figura» rispose Davide con la testa leggermente inclinata verso Salvo. «Ora basta litigare!» disse Angela battendo le mani sulla sua scrivania e tutti rimasero in silenzio, senza nemmeno fiatare. «Salvo, dimmi chi è quel “testimone” di cui parlavi»chiese Angela. «Allora non ha capito?!»rispose Salvo «Non lo so chi è! Ma veste elegante con un vestito marrone e ha i baffi, forse è un nuovo professore» «Io no ho assunto nessun professore»rispose Angela come per dire “ti sei scavato la fossa da solo”. «E io che ne so?! Comunque io non ho rovinato la giacca “scadente” di quest’individuo e non ho intenzione di rimanere qui!»disse Salvo provando ad alzarsi, ma la preside lo interruppe dicendo«Tu non vai da nessuna parte, fin quando non chiamerò tua madre e le dirò ciò che hai fatto» Salvo guardò irritato la preside e il gruppo, poi dopo un sospiro disse alzando gli occhi al cielo«Ora basta lo dico! In tutti i miei anni di scuola non ho mai affrontato situazioni del genere e sono arrivati quei tre “alieni” per mettermi nei guai. Andiamo signora De Marco, lei mi conosce bene, metta in atto il suo cervelletto!» Angela a quelle parole indugiò e non sapeva cosa rispondere, in fin dei conti quello che aveva detto era giusto, pensava. Ma ancora una volta Davide le fece il lavaggio del cervello dicendo«Andiamo, le sue parole sono insensate, lei ci conosce tutti e sa chi ha ragione o no» «Io ammetto le liti tra gli alunni, ma fino ad un certo punto»disse Angela con un tono calmo. «Ah!»esclamò Salvo«Sembra un quiz. Vuole chiamare mia madre?! Che la chiami! Tanto io me ne infischio!»continuò con un tono alterato. Angela a quelle parole rimase sbalordita e allo stesso tempo era furibonda, così dopo aver sistemato i suoi documenti con sgarbo, rispose a quello detto da Salvo con tono quasi alterato«Senti, tu non mi parli con questo tono, capito?! Sono una persona adulta ed esigo rispetto e credo che te ne infischierai dopo aver avuto una sospensione!» Il gruppo Jacques-Louis David a quelle parole si accesero di gioia e sorrisero, mentre Salvo spalancò gli occhi e incrociò tutte le dita delle mani con agitazione. Il suo cuore batteva all’impazzata per l’ansia e le sue gambe tremavano, il sangue gli salì al cervello e per un attimo voleva sparire, ma nello stesso tempo si riempì di rabbia, perché quello che era successo era accaduto ingiustamente e questa non gliel’avrebbe fatta passare liscia al gruppo Jacques-Louis David, ora si era stancato di tutti quegli scherzetti odiosi e pericolosi. Si alzò di colpo dalla sedia e mettendosi le mani tra i capelli dimenticò di avere davanti una persona adulta e scoppiò dalla rabbia dicendo«NO! Questa è una follia totale! Non posso ricevere una sospensione, questo anno scolastico non può andare male per colpa di un gruppetto da quattro soldi! Non lo capisce che è tutto una menzogna?!» La preside lo guardava meravigliata e anche lei si stava arrabbiando, così alzò il telefono dalla cornetta con sgarbo e lo portò all’orecchio destro dicendo«Ora basta hai superato il limite, De Leo. Ora chiamo tua madre!» «Che la chiami pure io sono pulito! Mi cacci da questa scuola forza! Che aspetta? Mi cacci via ingiustamente!» rispose Salvo con le braccia e le gambe che gli tremavano e il cuore che sembrava uscire dal petto, non aveva mai fatto una sfuriata del genere. Il gruppo si stava divertendo, era quello che avevano sempre voluto, far cacciare Salvo dalla scuola. «Non capisce che è tutto una bugia di questi qua! Questi bulletti?! Essi vogliono solo farmi del male e ci sono riusciti. Per favore signora De Marco mi ascolti!»disse Salvo indicando con rabbia il gruppo. La preside abbassò il telefono e rispose con calma per non perdere la pazienza«Senti moccioso, a me non parli così! E non ti permetto di accusare i tuoi compagni» «Già, glielo dica!»aggiunse Davide tutto soddisfatto. «Va bene! Vorrà dire che cercherò io stesso quel testimone e lo farò venire qua e questi tre...» «Dici a noi?» chiese Giacomo ridendo. «Si, dico a voi bulletti! Dovrete ammettere quello che avete fatto quando porterò qui quel testimone!»continuò Salvo agitando il braccio destro. «Ma se non esiste!» disse Davide ridendo e soddisfatto. «Per favore! De Leo hai esagerato e non fare ricadere la colpa sugli altri. E voi tre potete andare in mensa» disse la preside rialzando il telefono dalla cornetta. Il gruppo si alzò e con soddisfazione andarono via ridendo in faccia a Salvo, mentre quest’ultimo alzò gli occhi in aria e disse alla preside«Per favore sto dicendo la verità!» La De Marco non gli diede retta e digitò il numero di casa di Salvo dicendo«Ora chiamo tua madre e vedremo!» «Lei può dire tutto quello che vuole a mia madre, ma non le crederà nemmeno un po’! Tutta la scuola sa che quei tre sono dei bulloni, ma mi faccia il piacere!»rispose Salvo abbassando gli occhi e sedendosi. «Per tua fortuna nessuno risponde. Ma quando ne avrò l’occasione richiamerò. E poi non osare mai più offendere i tuoi compagni. E fammi il piacere di andartene e di non dare più fastidio» disse Angela riposando il telefono sulla cornetta. Salvo non disse nulla e se ne andò con il libro stretto tra le mani. Appena uscì dall’ufficio si trovò di fronte il gruppo Jacques-Louis David e Davide iniziò a parlare«Visto? Chi si mette contro di noi si farà male!» «E non sempre le cose si risolvono con le maniere forti»aggiunse Giacomo. «E tu l’as paié très car!»concluse Louis. Salvo sospirò rovesciando gli occhi all’indietro e rispose«Non mi fate paura. Vi assicuro che troverò quel testimone e voi andrete a finire nei guai. Ve lo garantisco!» Il gruppo andò via facendo delle smorfie e Salvo li guardò con ira. Ad un tratto udì che qualcuno nominava il suo nome e alzando lo sguardo vide Giovanna arrivare e disse«Ehi! Allora che voleva la tarantola?» «Avvelenarmi!»rispose Salvo giù di corda. «Perché che è successo?»chiese Giovanna guardandolo con gli occhi tristi. «Sono stato sospeso» Giovanna rimase attonita e non ebbe parole per rispondere, era meravigliata: «Ma...» «Il gruppo Jacques-Louis David ha inventato che io in qualche modo ho rovinato la giacca a Davide»rispose Salvo con il libro retto nella mano destra. Giovanna rimase a bocca aperta ed esclamò«Cosa?!» «Sì! Quei tre me la pagheranno!» «Ma come ha fatto la tarantola a credere ai quelli là? E come hanno potuto fare una cosa del genere a te?»disse Giovanna sfiorando l’avambraccio sinistro di Salvo. «Non posso permetterlo. Devo fare qualcosa!»rispose Salvo con gli occhi bassi. «E che pensi di fare? La preside è velenosa. E il gruppo è pericoloso» «Ho un testimone che ha visto come sono andate le cose» Giovanna spalancò gli occhi e i suoi occhi si riempirono di gioia«È fantastico! Che aspetti a non chiamarlo?» «È questo il problema! Quel testimone è lo stesso uomo che mi fissava! E non so chi sia!» rispose Salvo agitando la testa. «Ah»esclamò Giovanna mordendo il labbro inferiore. «Che c’è?»chiese Salvo. «Niente. E che se anche i tuoi amici non vogliono crederti, io ti aiuterò a risolvere questo mistero»disse Giovanna toccando il braccio di Salvo e sorridendo. Salvo a quelle parole si riempì di gioia, per un attimo dimenticò la faccenda della sospensione e non poteva credere a quello che aveva detto Giovanna. Spalancò gli occhi pieni di gioia e allo stesso tempo sorpreso«Cosa? Non mi consideri folle come Aldo?» «No. Anch’io credo che quell’uomo abbia fatto una morte anormale. Io ti do il mio aiuto»disse Giovanna sorridendo. Salvo non poteva crederci, era strafelice, la ragazza che gli piaceva gli aveva detto di contare sul suo aiuto. Era una buona chance per lui. Quello era il momento più bello di quel suo duro mattino. «Beh allora andiamo in mensa e leggiamo questo libro insieme. Per scoprire il mistero che incombe su questo paese e Bracigliano»disse Giovanna facendo un sorriso enorme con la sua bocca rosea. «Sì!»rispose Salvo facendo un cenno con la testa e ridendo, dopo di che si diressero in mensa. Era felice, aveva conquistato la sua amicizia e presto avrebbe potuto conquistare anche il suo cuore, ma sapeva che per questo ci sarebbe stato tempo. Salvo la stava fissando, così come lei, finché Giovanna trasalì dicendo «Perché mi stai fissando? Ho qualcosa sul viso?» chiese toccandosi la faccia. «No, no!» rispose Salvo sorridendo «Tu non hai difetti» continuò. Giovanna sorrise e in quel momento si sentiva piccola, piccola per il complimento che le aveva fatto Salvo.

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Capitolo 5
*** Uno più uno fa due ***


5° capitolo: Uno più uno fa due «Abbiamo esagerato»disse Gino rivolto ad Aldo, ma quest’ultimo stava leggendo una rivista e non rispose nulla. «Abbiamo esagerato, secondo me!»ma ancora una volta Aldo non rispose, allora Gino iniziò ad arrabbiarsi«Ora fai finta di non sentir?! Sei un infantile solo questo ti dico!»dopo di che bevve un sorso di aranciata. Ma Aldo fece finta di non sentire. Gino vide che stavano arrivando Giovanna e Salvo e rimase a bocca aperta e corrugò le sopracciglia«Guarda chi sta arrivando?! Giovanna più Salvo» Aldo sospirò, si alzò di colpo prese lo zaino e andò via. «Ma che modi sono?!»disse Gino irritato. Aldo fece finta di non sentirlo e andando via incrociò Salvo e Giovanna per il corridoio della mensa e Giovanna gli chiese«Dove vai?» Aldo ripose senza degnare Salvo di uno sguardo«Vado via!» e se ne andò. Salvo rimase senza parole per il comportamento dell’amico, non si era mai comportato così. «Ma cosa ha?»chiese Giovanna. «Per quello che è successo con me. Non posso credere che porti il broncio in questo modo»rispose Salvo guardando la direzione in cui Aldo era andato via. Giovanna non disse niente più e si diressero al loro tavolo. Quando si sedettero Gino chiese ad entrambi«Vi siete incontrati di nuovo?» «Sì. Casualità!» rispose Giovanna sorridendo. Mentre Salvo reggeva il bicchiere di cola e avevo lo sguardo fisso come se stesse nelle nuvole. «Salvo, Salvo!»diceva Gino e infine si svegliò dal quel sogno ad occhi aperti e guardò strano i suoi amici: «Che c’è? Non posso pensare al comportamento di Aldo» «Già. È stato assurdo. Da infantili!»rispose Gino. «Ma non è solo questo che riempie la mia testa...»iniziò Salvo, ma fu interrotto da Gino che disse«Anche l’uomo dissanguato più l’uomo che ti fissava più il foglietto...» poi bevve un sorso d’acqua. Salvo a quelle parole lo guardò storto alzando gli occhi al cielo e rispose«Anche! Ma sono stato sospeso» Gino stava per strozzarsi con l’acqua a quella notizia«Co.. cosa? OH, OH!». «Stai bene?»chiese Giovanna. «Sì. Stai scherzando? Come sospeso?»chiese Gino meravigliato e confuso. «Per colpa del gruppo Jacques....»sospirò bevve un sorso d’acqua poi continuò«Louis David» «Ah! Il loro zampino! Cosa hanno inventato questa volta?!» «Che io ho avrei rovinato la giacca a Davide» «Ma questo è il colmo dei colmi!», rispose Gino preoccupato e irato«Sono così furioso! Vorrei ucciderli!» «Io sono arrabbiatissimo! Anche se ho un’arma che non funziona» «Eh?»esclamò Gino confuso. «Sì. Ho un testimone che ha visto quello che è successo. I tre volevano picchiarmi e quando stavano per farlo e arrivato lui» «Picchiarti?! Che crudeli! Tre contro uno. Sono dei bastardi. Scusate il termine»disse Giovanna arrabbiata. «Puoi dirlo forte!»rispose Gino«E chi è quell’uomo?»chiese. Salvo sospirò, poi rispose«Lo stesso uomo che mi ha fissato fuori al cortile» Gino a quelle parole spalancò gli occhi e rimase muto, abbassò lo sguardo e bevve un po’ di aranciata. «Non rispondi?!» chiese Salvo guardandolo con sguardo rabbioso. «Non so cosa rispondere» «Non sono matto! Tutto quello che sta succedendo non sono coincidenze, Gino, credimi!»disse Salvo preoccupato e intento a farsi credere. «È vero! Mica si inventa tutte queste cose»aggiunse Giovanna, che sembrava esserle passata la vergogna. Gino sospirò e dopo aver bevuto un altro sorso di aranciata, si alzò dicendo«Vabbeh... vado a vedere dove è andato Aldo!» dopodiché lasciò la mensa. Salvo lo guardò attonito e poi disse rivolto a Giovanna«Non posso crederci. I miei migliori amici che mi considerano un pazzo. È una follia» «Vedrai che capiranno. È solo che questa storia sembra un po’ strana ed è vero. Ma se tu vuoi sapere come è morto quell’uomo conta pure sul mio aiuto!», rispose Giovanna sorridendo e cercando di mettere un po’ di accordo. «Grazie Giovanna. Sono felice di essere tuo amico» «Anche io. E ora leggiamo questo libro» «Sì!»rispose Salvo e si affrettò ad aprire il libro alla pagina della prefazione«Beh leggo ad alta voce?» «Vedi tu» rispose Giovanna. Salvo andò alla pagina appropriata e schiarendosi la gola iniziò a leggere il testo della prefazione« “Questo libro scritto da Bram Stocker...”. Vabbeh i dati dell’autore non ci interessano» «Sì vai alla parte in cui parla dei vampiri»aggiunse Giovanna come consiglio. «Aspetta... dove dove...»rispose Salvo cercando con l’indice destro quello chiesto da Giovanna«Ehm... vediamo... ah ecco... attenta eh! “Il vampiro nel mondo classico era ritenuto un essere nocivo per ogni essere umano, era considerato il peggiore demone di tutto l’inferno, era molto potente, abbandonava il suo castello o caverna quando calava la notte e andava in cerca delle sue prede, cioè essere umani a cui succhiare il sangue con i suoi denti aguzzi che venivano infiltrati nel collo della vittima fino a succhiare tutto il sangue presente fino al...”»Salvo rimase senza parole, gli venne un brivido lungo la schiena a pronunciare la parola« “... dissanguamento”». Posò di colpo il libro sul tavolo e ad un tratto gli si chiuse lo stomaco e rimase attonito. Giovanna non disse nulla, guardava Salvo con stupore poi prese il libro e si rimise a leggere quello che aveva appena ascoltato. «È così! Quell’uomo era dissanguato con delle cicatrici sul collo» «Non so cosa dirti. È assurdo e incredibile che in questo mondo ci siano dei vampiri, bleah!» rispose Giovanna con ripugnanza. «Hai detto bene. Proprio l’assurdo e l’incredibile alla fine diventeranno il possibile e il verosimile!»rispose Salvo con lo sguardo diritto e le mani allo stomaco per il male che aveva. Il suo viso diventò pallido e iniziò a tremare. Quello che aveva letto lo aveva sconvolto ancora di più. «Salvo stai bene?»chiese Giovanna preoccupata. «No! Vieni con me andiamo nel laboratorio di informatica»così si alzò portando con sé il libro e Giovanna lo seguì dicendo«Che vuoi fare?!» «Cercare notizie Giovanna, cercare notizie!» Frattanto Gino stava cercando Aldo senza trovarlo. Aveva cercato dappertutto, ma era sparito. «Ma dov’è? Se ha commesso una pazzia? No non credo forse ha chiesto un permesso alla preside ed è uscito»poi lo vide arrivare da un corridoio e subito gli andò contro dicendo«Ma dove sei andato? Non fare più queste scenate» «Non sono scenate! Sto andando a casa»rispose Aldo con il broncio e tentò di andarsene, ma Gino lo fermò afferrandolo con il braccio sinistro«Che fai? Hai dimenticato che io, te e Salvo siamo amici?» «Una volta! Ma io non voglio essere amico di un pazzo che pensa che nel proprio paese ci siano dei vampiri»rispose Aldo irato. «Che cosa c’entra questo? Non può essere la causa della rovina della nostra amicizia»disse Gino con gli occhi pieni di tristezza, ma anche di irritazione. «A quanto pare sì!»rispose Aldo, dopo di che andò via e Gino non disse niente più, rimase solo perplesso e dispiaciuto. Ad un tratto arrivarono Giovanna e Salvo e quest’ultimo chiese«Hai trovato Aldo?» «Sì è andato via. Ha detto che la nostra amicizia è finita!» Salvo a quelle parole rimase attonito spalancando gli occhi e dando un’occhiata a Giovanna e quest’ultima rimase ancora più meravigliata. «Ma... ma... ma... per una sciocchezza?! Non posso crederci...» disse Salvo sconvolto. «Nemmeno io!»esclamò Gino andando via. «Ma che fai?» chiese Salvo cercando di andare dall’amico, ma Giovanna lo fermò afferrandolo con il braccio sinistro e dicendo«Aspetta non seguirlo. Deve sbollire la rabbia» «Ma Giovanna ho perso due amici, i miei due unici amici!»rispose Salvo sconvolto e con tono triste. «No non li hai persi. La vostra amicizia è più forte del mistero»disse Giovanna appunto con mistero. Salvo la guardò confuso chiedendo«Come?» «Andiamo nel laboratorio di informatica»rispose Giovanna, dopo di che si diressero nel laboratorio. Per Salvo quella mattina era davvero brutta, schifosa, pessima, era tutte le parole negative del mondo. Nella sua mente ora vagavano questi pensieri«Perché? Perché ho litigato con i miei amici? Perché stanno accadendo tutte queste cose?! Ci sono i vampiri a Siano? Che c’è? Che sta accadendo? È come se una forza malvagia stesse cambiando questo mondo, seminando solo zizzania, guerra e soprattutto spezzando il cuore delle persone. Ora quello che desidero più di ogni altra cosa è risolvere il mio mistero e fare pace con i miei amici. E quello che voglio in assoluto è il cuore di Giovanna» pensò le ultime parole guardando Giovanna sorridendo. Invece nella mente di Giovanna vagavano questi pensieri«Povero Salvo è così triste. Non posso vederlo così. E poi vuole risolvere quel mistero e io le darò tutto il mio aiuto» guardando Salvo sorridendo. Arrivarono nel laboratorio di informatica e per fortuna era vuoto. Entrarono e chiusero la porta. «Bene...» esclamò Salvo. «Ma ora mi dici perché siamo qui?»chiese Giovanna confusa. «Voglio vedere su internet le immagini di quel’uomo dissanguato!» «Ah capito. Per vedere se le cicatrici hanno forma tonda come quelle sul libro?»rispose Giovanna scuotendo la testa. «Sei molto perspicace»disse Salvo con un sorriso. «E... sono Giovanna»rispose sorridendo, dopo di che accese il computer. Salvo si sedette accanto a Giovanna e dopo averla fissata per alcuni istanti le chiese«Giovanna tu credi che io sia matto?» Giovanna non aveva capito la sua domanda perché era indaffarata ad accendere il computer«Come dici Salvo?» «Credi che io sia matto?»ripeté Salvo in un solo fiato. «Perché mi chiedi questo?! Te l’ ho detto già»rispose Giovanna con lo sguardo fisso sul monitor. «Beh forse non vuoi dire quello che pensi per non offendermi» disse Salvo abbassando gli occhi e tastando i lacci della sua felpa a righe bianche e rosa. Giovanna distolse lo sguardo dal monitor e guardando Salvo rispose«No. Assolutamente! Tu sei più lucido di un pavimento appena lucidato. E come detto puoi contare sul mio aiuto» Salvo la guardò sorridendo e con gli occhi pieni di gioia«Grazie. Davvero. Mi rende felice sapere che almeno tu mi consideri tale» «Io ho sempre capito le mie amiche, ma loro non hanno capito me. Spero che non sia lo stesso con te»disse Giovanna abbassando lo sguardo. «No. Ti assicuro che anche tu avrai il mio appoggio quando ne avrai bisogno. Ora tu sei una mia amica, anzi “la” mia amica!» «Grazie...»Giovanna si interruppe e i suoi occhi iniziarono a lacrimare e coprì quest’ultimi con la mano sinistra«Scusami... e che... non sono... mai stata... considerata... una vera amica» Salvo vedendola piangere gli si spezzò il cuore e per un momento ebbe l’istinto di abbracciarla e lo fece dicendo«Non devi piangere. Tu sei l’amica che tutte vorrebbero avere». Salvo abbracciandola provò tanta soddisfazione e gioia ed era felice di farlo, mentre Giovanna rimase senza parole e diventò rossa come un pomodoro e in quel momento voleva sparire, sia perché aveva pianto davanti al ragazzo che le piaceva, sia perché Salvo l’aveva abbracciata. Salvo smise di abbracciarla e lentamente si staccò da lei e rimase senza parole. «Scusami di aver fatto queste scenate» disse Giovanna con gli occhi bassi. «Non dirlo nemmeno per scherzo. Peggy e Debora sono delle false amiche e tu non devi piangere per loro» «Sì...»rispose Giovanna facendo un cenno con la testa«Ora cerchiamo le immagini di quell’uomo». «Sì ritorniamo al mio mistero»disse Salvo ridendo e Giovanna fece un piccolo sorriso. «Bene... oggi ce ne abbiamo....?»chiese Giovanna. «15 ottobre 2010...»rispose Salvo. «Grazie. Ma so in che anno ci troviamo»rispose Giovanna sorridendo e digitando i dati, appena forniti, al computer. Salvo la guardava con un sorriso, mentre lei non riusciva nemmeno a muovere le dita su quella tastiera, perché si sentiva osservata da lui. «Bene quell’uomo è stato trovato?»chiese Giovanna, ma Salvo non sentì era incantato da Giovanna e quest’ultima, quando vide che la guardava si guardò intorno senza sapere che fare, ripeté il suo nome scuotendolo con la spalla sinistra e infine Salvo si svegliò, ancora una volta, da quel sogno ad occhi aperti. «Che c’è? Che è successo?»chiese Salvo spaesato. Giovanna si mise a ridere portando la mano destra alla bocca. Salvo la guardava preoccupato di aver fatto qualche figuraccia«Che ho fatto?» «Niente. Volevo sapere dove è stato trovato quell’uomo!»rispose Giovanna ridendo e Salvo rispose guardandola con confusione e con gli occhi spalancati«A Bracigliano». Giovanna digitò i dati appena forniti al computer e premette invio. Sul monitor uscì una serie di immagini che non riguardavano quello che cercavano, erano notizie del giorno, però che trattavano di politica, economia, in poche parole i fatti di tutti i giorni. Giovanna con l’aiuto del cursore scese giù in fondo alla pagina per vedere se c’erano tracce di quell’uomo dissanguato, ma su Internet non ne parlava proprio. «Come è possibile?! Internet è sempre aggiornato»disse Salvo deluso, perché sperava di trovare qualcosa di utile. «Non disperarti. Deve esserci scritto su internet»rispose Giovanna guardando il monitor e muovendo il mouse. «Sì, ma non doveva essere scritto sulla pagina del telegiornale di oggi?» «Forse ancora non è aggiornato» «Beh...»Salvo non ebbe la possibilità di parlare che ad un tratto qualcuno bussò la porta ed entrambi spalancarono gli occhi esclamando«Oh, no!» Salvo si alzò e lentamente andò ad aprire la porta e si trovò davanti la De Marco con il suo sguardo assassino. Salvo a quella vista spalancò gli occhi e rimase meravigliato ed era anche furioso di vederla, perché era stufo di essere avvelenato da quella. «Sei da solo qui De Leo? E cosa stai facendo? A chi hai chiesto il permesso?»chiese la De Marco in cerca di una causa per maltrattare Salvo. «Allora sto con la mia amica Giovanna Del Monte; sto facendo una ricerca e ho chiesto il permesso al professore Bassotti»rispose Salvo sovrapponendo le braccia e alzando gli occhi al cielo. La De Marco non ebbe parole per rispondere e rimase stupita. Ma subito dalla sua bocca uscirono delle parole che erano pronunciate con perfidia«Bene! Vieni nel mio ufficio...» «Un’altra volta? Che hanno invent...» «Fammi finire di parlare. Ho chiamato tua madre, è arrivata e ora tu devi firmare la tua condanna a morte!»disse la preside con sguardo minaccioso. Salvo la guardò con occhi irosi e la bocca spalancata, era sconcertato per quello che aveva detto«Eh? Ma lei è una preside o una guardia giurata? Si è laureata in legge o a puntare la pistola in fronte agli alunni?» «Non ti permetto di parlarmi così»disse la De Marco puntandogli l’indice destro quasi sul petto. «E io non permetto a lei di minacciarmi oppure la denuncio!»rispose Salvo con le gambe tremanti e il cuore che batteva a più non posso. «Ma come ti permetti!»urlò la De Marco«Vieni nel mio ufficio!»continuò indicando la strada a Salvo e quest’ultimo la guardò con la bocca aperta, più che sconvolto. Non obiettò più e decise di andarci dicendo a Giovanna«Scusami... vado un attimo...» «In bocca al lupo!»rispose Giovanna alzando il pollice destro. «Crepi!»rispose Salvo ed egli e la preside si incamminarono verso l’ufficio e Salvo era più che furioso e non sapeva cosa avrebbe fatto se il gruppo Jacques-Louis David gli sarebbe passato davanti. Giovanna era preoccupata, ma decise di aiutare Salvo a cercare informazioni su quell’uomo e si mise al lavoro«Bene. Al lavoro Giovanna. Trasforma questa schifosa giornata di Salvo in una giornata con una schifezza in meno»disse nella sua mente. Voleva essere di aiuto a Salvo, primo perché voleva davvero farlo, secondo perché voleva guadagnarsi la sua amicizia e chissà forse più in là anche il suo cuore. Salvo arrivò nell’ufficio con la tarantola e entrato vide Gioia seduta e quest’ultima alla vista del figlio gli chiese confusa e meravigliata«Che hai fatto?» Salvo si sedette alzando gli occhi al cielo e sbuffando, non ce la faceva più a dare spiegazioni, in quel momento voleva fare una strage di adolescenti bulli e spiaccicare contro il muro quella tarantola deforme. «La signora De Marco ha detto che hai commesso un atto di bullismo, è vero?»chiese Gioia preoccupata e confusa. «No...»Salvo ebbe la possibilità solo di pronunciare la prima parola del suo periodo perché la De Marco lo interruppe dicendo«Ma certo! Ha avuto il coraggio si rovinare la giacca ad un compagno! Una giacca di marca!» Gioia a quelle parole spalancò gli occhi e lanciò un’occhiata di stupore a Salvo, non sapeva cosa rispondere, non poteva crederci, non era mai stata soggetta a cose del genere, portò la mano alla fronte e dopo aver fatto un sospiro quello che poté dire fu:«Come?» «Mamma non è affatto vero...» «Fai parlare me....» «No, faccia parlare me! Voglio dire come sono andati i fatti!»disse Salvo in un solo fiato chiudendo gli occhi per non vedere la faccia da ragno della preside. La De Marco si arrabbiò e ordinò subito a Salvo di fare silenzio, ma quest’ultimo fece finta di non sentirla e iniziò a raccontare i fatti come erano andati, mentre Gioia era confusa, la sua testa stava per scoppiare, non poteva credere alle parole della preside«Voglio sapere che significa questa storia?» «Te lo spiego io mamma...» «Non capovolgere le cose...»disse la preside. «Io non capovolgo un bel niente! Quelli che hanno capovolto i fatti sono Davide, Giacomo e Louis! Io ero appena uscito dalla biblioteca e li ho incontrati nel corridoio e hanno iniziato a prendere in giro perché volevano picchiarmi e quando Davide voleva darmi un pugno...» «Gli hai rovinato la giacca...»,aggiunse la preside ridendo. «No!»rispose Salvo di colpo«È arrivato un uomo che lo ha fermato!. Ed è il testimone di cui le ho parlato prima»continuò. Gioia lo guardava confusa, e non sapeva se credere a quello che aveva detto la preside o a quello che aveva detto Salvo. «Ma per favore che assurdità! Come sei creativo davvero...»disse la preside ridendo e sistemando con sgarbo i suoi documenti. Salvo la guardò con gli occhi pieni di ira, in quel momento voleva sbattersi contro un muro dalla rabbia e togliere di mezzo quella tarantola«Ma che cosa dice?! È vero ok? E io non gli do il permesso di espellermi per il capriccio di un gruppetto di delinquenti!». «Allora...» iniziò la De Marco, ma Gioia la interruppe alzandosi dalla sedia«Signora De Marco con tutto il rispetto che ho per lei. Io credo a mio figlio perché lui è incapace di fare queste cose. Io lo conosco e so quando dice la verità o no»dopo di che si sedette di nuovo. La preside non ebbe parole per rispondere, sospirò ed esitò alcuni istanti, mentre Salvo si seccava alzando gli occhi al cielo. «Se hai un testimone allora dov’è?»chiese la preside sistemando i suoi documenti e con gli occhi fissi su di essi. «Gliel’ho già detto non lo conosco!» rispose Salvo stanco di ripetere sempre le stesse cose. «Va bene allora vuol dire una sola cosa»disse la preside con sguardo enigmatico. «Cosa?»chiese Gioia preoccupata, mentre Salvo guardava la preside con ira. «Sospensione. Vede questo documento? Ci sono i dati di Salvo in cui io ho scritto la causa della sospensione e lei signora Conticini deve firmare in questo punto»rispose la preside tendendo il documento con la penna verso Gioia e quest’ultima non poteva crederci, non poteva firmare quella sospensione così ingiusta, si alzò prese la penna tra le sue mani e diede un’occhiata a Salvo e quest’ultimo fece un cenno con la testa che stava a significare “sì” e fu costretto a dire:«Firma mamma» egli pensava che ormai non c’era più niente da fare e non ci si poteva mettere contro la proprietaria di una scuola. Gioia non disse niente e anche lei si arrese, ma quando stava per mettere la punta della penna sul foglio, qualcuno bussò alla porta e Salvo si voltò di colpo, mentre la preside esclamò«Avant!». Da quella porta entrò lo stesso uomo che aveva salvato Salvo dal gruppo Jacques-Louis David e Salvo a quella vista si riempì di gioia e alzandosi di colpo dalla sedia disse rivolto alla preside e indicando quell’uomo«È lui... è lui... è lui... grazie grazie!». La preside e Gioia rimasero senza parole dal suo comportamento, non stavano capendo che cosa voleva dire. «Che dici Salvo?»chiese Gioia. «È lui... è lui... il testimone»rispose Salvo molto contento e aveva voglia di buttare in faccia alla preside tutta quella felicità. A quelle parole la De Marco spalancò gli occhi ed ebbe una fitta nello stomaco, non sapeva cosa rispondere, era senza parole. Salvo chiese a quell’uomo: «Si ricorda di me?» L’uomo lo guardò con uno sguardo misterioso«Sì, tu sei quel ragazzo … E tre ragazzetti un po’ bulletti volevano picchiarti» «Sì... visto preside visto?»disse Salvo rivolto alla preside e pieno di soddisfazione, ora sprizzava felicità da tutti i pori. La preside abbassò gli occhi e in quel momento la sua bocca si chiuse, non ne uscì una parola. Salvo la guardava con molta soddisfazione ed era felice di aver vinto contro quella tarantola, però ricordando di essere faccia a faccia con quell’uomo chiese quello che avrebbe voluto chiedere quando lo aveva visto le altre volte:«Ma si può sapere lei chi è?» La De Marco alzò gli occhi con lo sguardo minaccioso e disse rivolto a Salvo«Come ti permetti di rivolgerti così al medico che è venuto A spiegare l’AIDS agli allievi del primo anno?!» «E io non permetto a lei di trattare così mio figlio»rispose Gioia soddisfatta«Mi ha fatto venire qui per niente. E ora lei deve sospendere quei ragazzi!» La De Marco non diceva niente, in quel momento sapeva di aver sbagliato e non aveva risposte “pronte”. «Lascia stare mamma. Io non sono vendicativo...»disse Salvo che era felice per aver smascherato quei tre, poi, dopo aver fatto un sospiro, disse rivolto al signore«Quindi lei è un medico?» Il signore lo guardò sorridendo«Sì, il dottor Roscigno per l’esattezza. Ma ora devo andare con permesso» Salvo era felice di aver scampato la sospensione, di aver tolto la maschera ai quei demoni senza pietà, e di aver scoperto chi fosse quell’uomo: «Allora mi sono sbagliato quell’uomo non c’entra niente col foglietto. È un medico... solo un medico...Aldo aveva ragione, ma comunque resta il mistero dell’uomo dissanguato e quello che c’era scritto sul foglietto non è un gioco»pensava. «Bene signora De Marco è stato un piacere parlare con lei e spero che non si sbaglierà più»disse Gioia soddisfatta e stringendo la mano alla preside, mentre quest’ultima fece un falso sorriso«Allora dà il permesso a Salvo di farlo uscire insieme a me?»chiese Gioia. «Sì, certo»rispose la preside con gli occhi bassi, mentre Salvo disse con molto compiacimento«Arrivederci preside, buona giornata» detto questo e dopo che Gioia ebbe firmato il permesso per far uscire Salvo, uscirono dall’ufficio della “tarantola”. Appena usciti Salvo disse subito alla madre compiaciuto«Ah menomale quella preside sta marcendo nella sua tana!» «Non posso credere che abbia creduto ai quei ragazzi e voleva sospendere te»rispose Gioia. «Eh ma quella è fuori di testa, se la fa con tutti i professori!»disse Salvo facendo delle smorfie con il braccio destro. Gioia a quelle parole spalancò gli occhi esclamando«Eh?» «Niente lascia perdere»rispose Salvo«Comunque puoi aspettare devo andare nel laboratorio di informatica perché c’è Giovanna che deve darmi una cosa» «Chi è Giovanna?»chiese Gioia. «È un’amica»disse Salvo e si diresse verso il laboratorio. Lungo il corridoio incontrò Gino, quest’ultimo fece finta di non vederlo, ma Salvo lo afferrò con il braccio destro dicendo«Aspetta!» «Cosa vuoi?»chiese Gino alzando gli occhi in aria. «La nostra amicizia non può finire. Poi l’infantile è Aldo» «Ma tu dici cose irreali» Salvo sospirò con gli occhi in aria poi rispose«Forse. Ma so chi è quell’uomo che mi fissava» «Chi? Un parente di quello dissanguato?» «Non essere scemo. È un medico che è venuto in questa scuola per spiegare l’AIDS ai ragazzi del primo anno» Gino fece un cenno con la testa abbassando gli occhi, mentre Salvo disse sospirando«Vabbè, ci vediamo io vado a casa, la sospensione è stata superat.! Il testimone è venuto fuori, ciao»se ne andò dando un colpetto sulla spalla sinistra di Gino e quest’ultimo fece un sorriso. Arrivato nel laboratorio di informatica, Giovanna aveva appena spento il computer e aveva dei fogli in mano. «Giovanna che fai?»chiese Salvo confuso. «Ahhhhh!»Giovanna trasalì perché non aveva sentito Salvo arrivare. «Che c’è non sono un vampiro»disse Salvo ridendo. Giovanna fece un cenno con la testa portando i capelli dietro l’orecchio sinistro e sistemando dei fogli, poi rispose sorridendo«No, certo» «Ma che sono quei fogli?»chiese Salvo fissando i fogli. «Beh...»sospirò«Ho trovato l’immagine di quell’uomo più una notizia» Salvo si riempì di gioia e rispose facendo dei gesti«Evviva! Fammelo vedere!» Giovanna gli tese i fogli e Salvo subito li prese con delicatezza. Diede un occhiata al primo foglio, dove stava il busto di un uomo nudo con la pelle pallida e sul collo aveva due enormi buchi circondati da sangue secco. Salvo a quella vista ebbe un brivido che salì dalle gambe fino allo stomaco e i suoi occhi si dilatarono dallo stupore, non aveva mai visto una cosa del genere, ora era più che sicuro che in quel paese c’era qualcosa di strano. «Ma questo è orripilante, non ho mai visto una cosa del genere»disse Salvo sconvolto e quando diede un’occhiata all’altro foglio c’era un altro uomo nelle stesse condizioni.«Che significa? Due dissanguati?» disse Salvo più che sconvolto e spaventato. «Quell’altro uomo è stato trovato a Siano»disse Giovanna con gli occhi bassi. Salvo a quelle parole distolse di colpo lo sguardo dai fogli e, spalancando gli occhi, esclamò«Cosa? A Siano?»non poteva crederci, a Siano, due cadaveri dissanguati, uno a Bracigliano e uno a Siano, questo è spaventoso, pensava Salvo. «Lo hanno trovato in Via Cortemeola»aggiunse Giovanna con tono preoccupato. Salvo si sedette con lo sguardo fisso su quelle figure«Ho ragione qui c’è qualcosa di strano! Qualcosa di spaventoso, PERICOLOSO!» Giovanna si sedette sulla sedia di fronte a lui e disse«È vero. Due cadaveri “dissanguati” nello stesso giorno» «Sai... il mistero è aperto da adesso...»disse Salvo guardando Giovanna negli occhi e intento a risolvere quel mistero seriamente. «Sì e io ti aiuterò a risolverlo», rispose Giovanna sorridendo.

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Capitolo 6
*** Chi sei? ***


6° capitolo: Chi sei? Salvo raccontò come erano andate le cose con la preside e Giovanna era strafelice che non fosse stato più cacciato dalla scuola: «Visto alla fine il bene trionfa sempre»disse Giovanna con il viso pieno di gioia. «Sì. Ma ora vado. Ci vediamo domani»rispose Salvo andando via con il libro retto nella mano destra con all’interno le immagini di quei due uomini dissanguati. Ora Salvo era assalito da migliaia di pensieri che lo preoccupavano molto, a Siano c’era davvero un pericolo? Cosa aveva ucciso quei due uomini? Si trattava di vampiri? Ogni volta che pensava e pronunciava la parola “vampiro” gli saliva un brivido lungo la schiena, perché aveva sempre odiato i vampiri e ogni altra cosa che li ricordasse«Se quell’uomo che mi fissava è un medico allora chi ha scritto il foglietto? Aspetta... ma.... può darsi che è un medico, ma la notte rivela il suo altro lato... oscuro... no, no che dico... se vado nel posto in cui è morto quel secondo uomo... no se poi rimango stecchito come quelli? No, no... oggi riposo, domani a lavoro... sì...»pensava con angustia e tanta tanta voglia di risolvere quel mistero. «Bene ci hai messo un bel po’ per prendere quella cosa dalla tua amica»disse Gioia ridendo a Salvo. «Scusa il laboratorio è lontano mica ho il tur...»si interruppe perché qualcuno lo stava chiamando, o meglio qualcuna e voltandosi vide Giovanna che si dirigeva da lui e disse«Ehi scusami se appaio sempre così» «No non ti preoccupare... ma che è successo? Un terzo uomo dissanguato?»rispose Salvo con sguardo preoccupato. «No, no! Volevo solo darti il mio numero di cellulare»rispose Giovanna con gli occhi dolci e arrossendo. Salvo rimase stupito e iniziò a sorridere, i suoi occhi si riempirono di gioia e non sapeva cosa dire, si era di nuovo incantato. «Non vuoi?»chiese Giovanna preoccupata. Salvo si destò e rispose non sapendo cosa dire«Ehm.. co... cio.. si si voglio e già che ci siamo ti do anche il mio» Giovanna sorrise e prese il suo biglietto e lo diede a Salvo, mentre quest’ultimo disse«Grazie, ma io non ho il biglietto come te... dovrò dettartelo...» «Ok... non c’è problema...»rispose Giovanna facendo un sorriso e Salvo glielo dettò. «Ok grazie. Allora a domani»disse Giovanna. «Sì, ciao» rispose Salvo, dopo di che si diresse verso l’uscita con sua madre e Giovanna lo fissava con gli occhi dolci e sorridendo, era felice di aver fatto amicizia con Salvo. «Ti piace Gio... Giovanna?»Chiese Gioia a Salvo, anche se non era una vera domanda. Salvo non sentì quello che aveva chiesto la mamma, aveva lo sguardo fisso e pensava, pensava«Che bello ho il numero di Giovanna.... siiiiii.... devo invitarla a mangiare una pizza? No... aspetta un giorno e domani si vede..... non posso crederci sono così felice... era un anno che volevo fare amicizia con lei e ce l’ho fatta... siiii... evviva....». «Salvo! Ma a che pensi, Salvo!»diceva Gioia, ma questi stava tra le nuvole«... e quegli uomini dissanguati che cosa c’è in questo paese, vampiri?... no.. no... non voglio nemmeno pensarlo...»ebbe una fitta nell stomaco e improvvisamente si svegliò da quel sogno e si rivolse alla mamma dicendo«Eh? Che hai detto?» Gioia lo guardò particolarmente e ridendo. Salvo la guardò confuso poi disse«Ma che c’è? Perché ridi?» «No.. ihih... è che...» «Cosa?»chiese Salvo un po’ infastidito. «Niente lascia stare... ti piace Giovanna?»chiese Gioia smettendo di ridere, Salvo le lanciò un’occhiataccia dicendo«Sono affari miei!» Gioia lo guardò indispettita e non rispose nulla. Salvo era assalito da pensieri belli e da pensieri bruttissimi, era felice per Giovanna, ma preoccupato per quello che poteva accadere in quel paesino. Stringeva il libro tra le mani e non sapeva nemmeno perché lo avesse portato con sé e non riportato indietro dalla bibliotecaria e poi quelle immagini così atroci, non aveva mai visto una cosa del genere, ed era più che sicuro, anzi sicurissimo che stava accadendo qualcosa di strano. Intanto Giovanna era così fiera di essere stata di aiuto a Salvo, di essersi resa utile ed era ancora più felice di aver avuto il suo numero. Camminava per i corridoi come se stesse camminando in mezzo ad un prato fiorito, stava sognando e mentre sognava si trovò davanti il gruppo Jacques-Louis David con aspetto minaccioso. Davide la guardava con occhi sinistri e Giacomo e Louis stavano al suo fianco. Giovanna non sapeva cosa volessero da lei, ma aveva paura di quei tre, sembravano degli indemoniati. «Ciao bambina! Ora tu mi dici dove è il tuo amico, chiaro?»disse Davide con fare minaccioso. Giovanna non sapeva cosa dire, li guardava con terrore poi prese coraggio e ripose a quell’insulso«Scusa, ma di cosa stai parlando?» «Dove è Salvo? Diccelo»disse Giacomo con gli occhi pieni di ira. «Perché ti interessa tanto?»chiese Giovanna facendo delle smorfie. Davide si fece avanti alzando gli occhi in aria e mettendosi la mano nei capelli«Questo non ti interessa. Dicci dov’è?» Giovanna non volle parlare, non aveva nessuna intenzione e Davide la guardava con diffida. «Parle! Allons-y!»disse Louis nella sua lingua. «No!»rispose Giovanna intimidita. «No... allora...»iniziò Davide, ma fu interrotto da qualcuno che disse«Allora tutte e tre siete espulsi dalla scuola». Il gruppo si voltò e davanti a loro c’era la preside con uno sguardo minaccioso e anche fiera di aver colto nel con le mani nel sacco quei tre. Il gruppo a quella vista entrarono nel panico e stettero in silenzio senza dire una parola. «Non vi vergognate? De Leo aveva ragione... mentire... picchiare... importunare le compagne... vergogna... nel mio ufficio subito!»disse la preside pronunciando le ultime parole con un urlo enorme. Il gruppo non obiettò e obbedirono alla De Marco mentre quest’ultima si rivolse a Giovanna dicendo«Chiedi scusa a Salvo da parte mia»dopo di che le fece un occhiolino. Giovanna rimase stupita da quello che aveva detto la preside, per una volta si era trasformata in una farfalla, aveva chiesto scusa quando aveva sbagliato, non poteva crederci. Ad un tratto vide Gino che camminava nel corridoio e decise di raggiungerlo. «Ciao Gino!»esclamò Giovanna e quest’ultimo si voltò di colpo dicendo«Giovanna, ciao» «Che hai? Stai male per la storia di Salvo?» Gino fece un cenno con la spalla destra alzando gli occhi in aria«Sì... non so... è impazzito...» «No! Non è affatto impazzito! È stato trovato un altro uomo dissanguato con due buchi sul collo a Siano in Via Cortemeola» Gino a quella notizia si voltò verso Giovanna lentamente e rimase senza parole e quello che esclamò fu«A Siano?» Giovanna rispose alzando gli occhi al cielo«Sì... a Siano... io la penso come Salvo... qui c’è qualcosa che non va...» «Cosa? Sono arrivati gli extraterrestri?» «No... ma c’è qualcosa che dissangua gli uomini... e io e Salvo scopriremo cosa...»rispose Giovanna con determinazione. Gino la guardò esitando e rispose«Va bene... io non voglio litigare con Salvo... e vi aiuterò a scoprire chi ha ucciso quei due uomini, contenta?» «Bene... ora bisogna riappacificare Aldo con Salvo»rispose Giovanna sorridendo. «Credo che sarà un po’ difficile...»disse Gino scuotendo le spalle. «Andiamo litigare per una sciocchezza? È da infantili...»rispose Giovanna mentre Gino fece un cenno con la testa. «Comunque il gruppo Jacques-Louis David è stato espulso dalla scuola!»disse Giovanna felice. Gino a quella notizia si riempì di gioia dicendo«Cosa? Menomale.... era ora che quei tre delinquenti venissero cacciati dalla scuola..... li odiavo...» Giovanna sorrise dicendo«Beh tra cinque minuti usciamo»detto questo si diressero in mensa a prendere la loro roba. Salvo e Gioia stavano andando a casa. Per tutto il percorso Salvo pensava sempre a Giovanna e a quegli uomini dissanguati. «Sì può sapere perché sei così silenzioso, è successo qualcosa?»chiese Gioia scettica. «Non ho niente. Che vuoi che abbia?»rispose Salvo preoccupato e assorto da migliaia di pensieri. «Beh perché sei un po’ strano non parli, sembri preoccupato» «No, se avessi qualcosa lo direi, ma sto bene...»rispose Salvo abbassando lo sguardo e mordendosi il labbro inferiore. «Va beh...!»esclamò Gioia dimenando le spalle. Salvo non rispose e continuò a meditare. Mentre pensava, mentre si stava dirigendo a casa con la madre, ad un tratto sentì un rumore profondo e Salvo trasalì urlando come se avesse visto uno spettro che lo voleva uccidere«Oh no! Cosa è stato? Moriremo dissanguati! No!» Gioia lo guardò con stranezza, non sapendo cosa rispondere, ma subito Salvo si riprese dicendo spaventato«No, voglio dire … Che è stato questo rumore...» «È stato un tuono. Che vuoi che sia?»rispose Gioia confusa. Salvo fece un sospiro di sollievo e abbassò gli occhi dicendo«Niente»per un attimo credé che fosse stato un altro rumore, quando sentì quel tuono gli venne un brivido lungo la schiena, come se in realtà quel tuono volesse significare qualcosa, come se fosse l’inizio di qualcosa, pensava. Poi di colpo alzò gli occhi e di botto disse alla mamma «Ma questo vuol dire che verrà a piovere. Hai portato gli ombrelli?» Gioia abbassò lo sguardo aggrottando la fronte e Salvo già capì la sua risposta«Oh, no! Come facciamo ora? Se viene a fare una tempesta? Ci bagneremo tutti!» «Eh che fa! Ci facciamo una rinfrescata»rispose Gioia con un mezzo sorriso. Salvo le diede un’occhiataccia dicendo«Come se facesse caldo!» «Eh!»esclamò Gioia. All’improvviso un altro tuono si fece sentire e Salvo alzò gli occhi al cielo sbuffando. Dopo alcuni istanti un altro tuono e Salvo esclamò«Uffa!» e Gioia fece finta di non sentirlo. Dopo alcuni istanti iniziarono a scendere dal cielo delle piccole gocce di pioggia e Salvo ancora una volta ebbe qualcosa da obiettare«Ecco è iniziato il nostro rinfresco!» «Pazienza! Non ho l’ombrello e ci arrangiamo capito?», disse Gioia infastidita. «Certo anche i libri si arrangeranno» «La borsa è impermeabile», rispose Gioia agitando il braccio sinistro. «S’, quando ho l’ombrello», disse Salvo alzando gli occhi in aria e Gioia non volle risponderlo. Quelle piccole gocce di pioggia iniziarono a crescere, e Salvo si coprì la testa con il cappuccio della felpa, mentre Gioia dovette accontentarsi del piccolo berretto rosa che aveva a portata di mano. La pioggia aumentava e Salvo e Gioia aumentarono il passo e insieme a loro anche la pioggia. «Uffa! Solo questo ci mancava!», esclamò Salvo sbuffando. «È bello il rinfresco!»aggiunse Gioia. «Non scherzare! Ehi ripariamoci sotto questo balcone!»rispose Salvo. E subito si ripararono sotto un balcone. Lì sotto la pioggia non arrivava e ci stavano bene fino ad un certo punto. «Beh vogliamo stare qui finché la pioggia non cessa?» si chiese Salvo con gli occhi in aria. «Smettila di obiettare! Tra poco smetterà di piovere»rispose Gioia guardando la pioggia che scendeva. Però quando la pioggia aumentò, nemmeno sotto quel balcone ci si poteva riparare, all’improvviso venne una vera a propria scaricata d’acqua che fece “nuovi nuovi” Salvo e Gioia, erano bagnati fradici, tutti inzuppati. «Che schifo ho le scarpe piene di terra e la felpa tutta inzuppata!»disse Salvo infastidito. «E io che devo dire che mi sono fatto lo shampoo con acqua piovana e humus» aggiunse Gioia. «Mamma che schifo quando vai a casa lavati i capelli con la candeggina»disse Salvo, facendo delle smorfie di ripugnanza con la bocca. La pioggia aumentò ancora di più e tutto il paesaggio intorno a loro divenne opaco, le strade erano tutte allagate, le auto abbagliate, infatti erano tutte ferme creando un enorme traffico, quell’acquazzone creò un caos, Siano in quel momento sembrava un paese in guerra, tutti i negozi chiusero le porte, tutte le persone che giocavano in piazzetta si rifugiarono nelle scuole delle vicinanze e Salvo e Gioia erano tutti bagnati. «Mamma... ma questo è un uragano... non è che è venuta la fine del mondo prima del tempo?!» disse Salvo terrorizzato. «Ma smettila, per favore! Ora smette» «Non dire smette che aumenta! Dici aumenta e quella smette». Gioia non rispose e stettero lì per molti minuti. I ragazzi che stavano per uscire dalla scuola Gaetano Filangieri non lo fecero, la preside diede l’ordine di restare dentro, perché fuori era molto pericoloso. La pioggia faceva paura, davvero sembrava la fine del mondo. Tutti i vetri delle finestre e delle auto erano opachi, Siano entrò in un vero e proprio caos. «Oh no! Salvo sta per strad!»disse Giovanna preoccupata. «Ti preoccupi per Salvo? Sarà tornato già a casa»ripose Gino che faceva fatica a stare in mezzo a quella folla di alunni. «Ma se è solo sette minuti fa che se ne è andato!» Gino si sorprese e disse «Hai l’orologio a portata di mano?» «Come dici? Non ho l’orologio mi dispiace...». Non si capiva bene, perché la folla era enorme. C’era un caos dentro e fuori la scuola. «Senti io me ne vado!»disse Salvo intento ad andare via, ma Gioia lo fermò afferrandolo con il braccio sinistro«Dove vai? Vuoi morire?» Salvo la guardò ridendo«Ma per favore! Vado in un bar a prendermi una cioccolata calda perché sto morendo dal freddo. E in questo modo ci ripareremo dalla pioggia» «Ma potrebbe essere pericoloso!»rispose Gioia preoccupata. «Mamma il bar è a quattro passi da qui, forza andiamo, non ce la faccio più! Prenderò un raffreddore o una broncopolmonite!» Detto questo Gioia si convinse e si diressero nel bar. La strada era allagata, l’acqua arrivava fino alla caviglia, sembrava stare in un mare di acqua sporca. Salvo e Gioia non vedevano niente, l’acqua rendeva la vista opaca e se ne bevvero un litro ciascuno. «Che schifo!»esclamò Salvo, togliendosi l’acqua dalla faccia con le mani. «Oh no le scarpe nuove!» si lamentò Gioia. «Tu pensi alle scarpe... ma dove vai? Il bar è qui...»disse Salvo stufandosi, perché Gioia si stava dirigendo in un’altra direzione. «Ma chi ci viene in questo bar pieni di uomini!» Salvo alzò gli occhi al cielo sbuffando«Uffa! O questo o inzuppamento di acqua piovana e humus» «Va bene!»rispose Gioia e detto questo entrarono in quel bar. C’erano tante persone e sul pavimento stava una vera e propria schifezza, una miscela di acqua e terra, comunque restava il fatto che era meglio dentro che fuori con quella pioggia. «Bene e ora?!»disse Gioia irritata. «Stiamo qui finché non smette di piovere. Ho un’idea!»disse Salvo alzando il braccio destro e spalancando gli occhi. «Quale?»chiese Gioia stringendo sé stessa con le braccia, perché aveva freddo. «Chiamiamo Melissa e ci facciamo venire a prendere con l’auto!» Gioia lo guardò stranamente poi rispose di colpo«Eh? Ma sei matto vuoi farle fare un incidente?» «Intendevo quando smette di piovere! «NO! Potrebbe venire a piovere di nuovo... andiamo a piedi» «La pioggia non smette!»disse Salvo guardando quello che stava accadendo fuori. Era ansioso. Era preoccupato. I suoi occhi erano pieni di terrore. «Non era mai venuto a piovere così. Che sta accadendo?»disse nella sua mente mentre mirava la pioggia che non voleva smettere. D’improvviso un tuono molto profondo si fece sentire, era così forte che sembrava che la terra si stesse per fendere. Salvo stava vicino alla porta fissando la pioggia con terrore e quel tuono gli aveva fatto battere il cuore all’impazzata. Cadde di nuovo nei suoi pensieri tenebrosi e misteriosi. «Salvo vuoi una cioccolata calda?»chiese Gioia ma Salvo non sentiva«Solo i vampiri possono dissanguare le persone con un morso sul collo e quegli uomini così sono morti... no... fa che non sia così... i vampiri non esistono....»pensava. «Salvo la vuoi la cioccolata?!» ripeté Gioia e questa volta Salvo sentì e rispose«Sì... ne ho proprio voglia...» «Ok... io mi prendo un caffè...»rispose Gioia dirigendosi al bancone. La pioggia non smetteva, cadeva sul paese come se qualcuno stesser rovesciando secchi d’acqua su un prato devastato, le auto erano ferme uno dietro l’altra, non potevano partire, la gente urlava, la pioggia faceva paura, non era mai venuto a piovere in quel modo, le strade erano degli affluenti di un fiume, le fognature era piene, tutto il terriccio era fuoriuscito da esse e si era mescolato all’acqua piovana creando un grande caos. «Uffa ma perché è venuto a piovere così?!»disse Giovanna. Mentre Gino era molto confuso in quella folla, voleva andarsene: «Non preoccuparti Giovanna ora smetterà di piovere» «Sì, speriamo! Sai che potrà venire una frana?!»rispose Giovanna preoccupata e terrorizzata. «No non accadrà»disse Gino che era molto preoccupato, ma non lo voleva dimostrare. La pioggia sembrava diminuire e Salvo era ancora perso nei suoi pensieri, osservando la pioggia. «Ecco la cioccolata Salvo»,disse Gioia tendendogli la tazza di cioccolata, ma Salvo non se ne accorse proprio. «Salvo!», urlò Gioia e il povero Salvo allora se ne accorse e prese la tazza dalle mani della mamma. «Sta diminuendo»disse Gioia bevendo il caffè. «Spero proprio di sì. Speriamo che smetta...»rispose Salvo fissando la pioggia e con la tazza retta tra le mani. Gioia beveva il caffé osservando quello intorno a lei, poi quando osservò Salvo gli chiese improvvisamente:«I libri si sono bagnati?» Salvo rispose sempre fissando la pioggia che stava diminuendo«Vedo quando vado a casa ora mi scoccio» Poi d’improvviso spalancò gli occhi con la bocca aperta e disse di colpo«Oh no il libro di Broom Stock!» «Eh?»esclamò Gioia confusa. «Oh no! L’ho perso durante la scaricata d’acqua. Sono nei guai.»rispose Salvo sedendosi e preoccupato. «Ma di cosa stai parlando?» «Del libro che ho preso in prestito dalla biblioteca della scuola e che ora ho perso»rispose Salvo abbassando lo sguardo. Gioia rimase senza parole e con la bocca aperta, poi cercò di incoraggiare il figlio«Dai glielo compriamo al bibliotecario» «È una donna» precisò Salvo dando un’occhiata a Gioia. «È lo stesso. Glielo compriamo» Salvo alzò lo sguardo e disse irritato«Non capisci che mi serviva.... e ora l’ho perso...!» «E a che ti serviva?» rispose Gioia confusa. Salvo la guardò e non sapeva cosa dire, non voleva parlare con lei di quella storia, così rispose«Per una ricerca a scuola e ora chi la sente alla Della Rocca, è peggio della tarantola!» Gioia scosse la testa, poi disse indicando fuori alla porta del bar«Guarda ha smesso di piovere» Salvo, quando vide che era vero, si riempì di gioia e non perse tempo per andarsene«Forza andiamo prima che venga a piovere di nuovo, dai!» «Aspetta bevo questa... ultima goccia... andiamo.....» rispose Gioia, dopo di che lei e Salvo uscirono dal bar. «Ahhh!»esclamò Salvo facendo un sospiro di sollievo«Finalmente questa pioggia ha cessato!» «Sì! E noi siamo bagnati fradici!»rispose Gioia toccando i suoi vestiti inzuppati. «Che ti importa, come hai detto tu... un bella rinfrescata...» rispose Salvo ridendo e lui e la madre si diressero verso casa. Il libro di Bram Stocker che aveva perso si trovava in una pozzanghera, era tutto rovinato, le pagine erano quasi sciolte a causa dell’acqua, le figure degli uomini dissanguati si scolorirono e non si capiva più che immagini fossero. Qualcuno passò di lì e casualmente vide quel libro là terra nell’acquitrino e così lo prese e mettendolo in una busta bianca andò via con mistero. Salvo e Gioia arrivarono finalmente a casa, dopo quella lunga scaricata d’acqua piovana. Melissa, la prima sorella maggiore di Salvo, l’unica con i capelli rossi nella famiglia, con gli occhi verdi e il viso spruzzato di lentiggini, quando vide la mamma e il fratello bagnati fradici, fece una battuta ridendo«Ahah... ma dove siete andati? A fare un’escursione? Va beh in questo modo vi risparmiate di fare la doccia....» Salvo si tolse la felpa bagnata e appoggiandola sul termosifone a lui vicino, rispose alla sorella irritato«Sta’ zitta!» «Mamma mia come sei furibondo»disse Melissa facendo delle smorfie e andando in cucina. Salvo non le diede retta e si diresse nella sua stanza. Aprì il cassetto del comodino e prese ciò che era utile per fare la doccia, era una fortuna avere due bagni, in questo modo nessuno avrebbe fatta la fila. Naturalmente non aveva dimenticato la faccenda del libro perduto e ovviamente anche il suo mistero. Era angustiato, due uomini dissanguati uno a Bracigliano e uno a Siano e nessuno si dava da fare per sapere come erano stati uccisi, i telegiornali ne parlavano come se niente fosse, come se fosse una cosa che capita tutti i giorni, ma per Salvo no, era sicuro che c’era qualcosa di malvagio a minacciare quel paese e voleva scoprirlo a tutti i costi. Entrò nel bagno e appoggiando i vestiti puliti sul mobile, iniziò a riempire la vasca mettendo all’interno aromi e sapone liquido, voleva farsi un bel bagno rilassante, anziché una doccia scomoda. Iniziò a spogliarsi e a mettere i vestiti bagnati nel cesto della biancheria, mentre attendeva che la vasca si riempisse. Si guardò nel piccolo specchio che si trovava al di sopra del lavabo. Si guardava nei suoi stessi occhi e vedeva tanta inquietudine e tanto terrore e pensava sempre alle stesse cose, nei suoi occhi vedeva le immagini degli uomini dissanguati e un brivido gli saliva dalle gambe fino ad arrivare allo stomaco provocando un senso di nausea. Fissava i suoi occhi con sguardo misterioso. Improvvisamente mentre era perso nei suoi pensieri e fissando il suo sguardo, ebbe un dolore nello stomaco e subito portò la mano destra su di esso inclinando il busto e dicendo«Aglia … che succe...de?! »non aveva la forza di parlare, il dolore era troppo forte, poi riguardandosi allo specchio la sua immagine non veniva più riflessa, ma apparve quella di un uomo ricoperto di sangue, con gli occhi fuori dalle orbite e lo specchio era ricoperto da schizzi di sangue. Salvo urlò dal terrore e il dolore aumentò ancora di più e indietreggiando dimenticò che alle sue spalle c’era la vasca da bagno e inciampando ci cadde dentro sbattendo la testa sul marmo. Per sua fortuna non svenne e, aprendo gli occhi e trovandosi nella vasca, di colpo si alzò e guardando e toccando lo specchio lentamente, la sua immagine veniva nuovamente riflessa, quell’uomo orripilante non c’era più, lo specchio era pulito senza uno schizzo di sangue. Il dolore nello stomaco gli era passato e Salvo si sedette sul marmo della vasca con lo sguardo basso, terrorizzato. Sapeva che quello che aveva visto non lo aveva immaginato, era apparso veramente ma non ne aveva la minima idea chi fosse e perché lo avesse visto lui. Era troppo terrorizzato, lo aveva visto nei film o letto nei racconti del terrore, ma non avrebbe mai immaginato che sarebbe potuto diventare realtà. Non volle più pensarci e la vasca era quasi piena con molta schiuma, così chiuse il rubinetto ed entrò con tutto il corpo, tenendo la testa fuori e lo sguardo fisso, quell’immagine gli era rimasta impressa, chi era? Pensava:«Allora è vero gli uomini dissanguati non sono un caso... ma ora a chi lo racconto... Gino non mi crederà di certo... Giovanna non so non voglio spaventarla... ma chi era... uno spirito? Maligno? Voleva uccidermi? No.... non voglio nemmeno pensarlo...». Prese l’acqua schiumosa e la portò sui capelli e naturalmente anche sul viso. Poi adagio scivolò sott’acqua con tutto il viso trattenendo il respiro, ci stette per cinque secondi, poi quando volle ritornare a “galla” non poté, era come se qualcuno lo stesse trattenendo con forza, volle urlare ma finì con il bere l’acqua spumosa, non poteva rialzarsi, qualcuno lo tratteneva afferrandolo con la gola, ma Salvo, anche se era terrorizzato, si rafforzò e riuscì a tornare a galla emettendo un grosso respiro e tossendo per tutta l’acqua bevuta. Portò le mani agli occhi per togliere il sapone e con gli occhi rossi e impauriti iniziò a dire«Che succede? Tu chi sei che vuoi farmi del male? Sei uno spirito? Se ci sei ancora manda un segnale»si guardava intorno con terrore e ad un tratto sentì un rumore di una cosa metallica che si muoveva che veniva dalla sua destra e voltandosi il rubinetto della vasca si stava aprendo da solo, Salvo saltò fuori dalla vasca spalancando gli occhi e urlando. Prese subito l’accappatoio e se la mise addosso. «Oh, no! Devo uscire da questo bagno. È infestato dai fantasmi!», ma quando cercò di aprire la porta era bloccata, chiusa a chiave«No... che succede... anche io morirò dissanguato...»diceva Salvo impaurito e con il cuore che batteva all’impazzata e con le gambe e le braccia che gli tremavano. Iniziò ad urlare implorando aiuto«Mamma, Melissa, Stefania aiuto!!!», ma nessuno si faceva sentire. All’improvviso, mentre cercava di aprire la porta con forza, una voce dura, profonda e che riecheggiava si fece sentire«Tu sei Cherub... Cherub... Cherub....». Salvo si voltò di colpo terrificato e venne sbattuto contro al muro con violenza facendo un grande botto, rimanendo a terra a faccia in giù e le conseguenze furono lo svenimento. Intanto Giovanna stava a casa sua nella sua cameretta, seduta sul letto. Aveva il cellulare in mano perché era intenta a telefonare a Salvo. Voleva sapere come stava dopo quella tremenda pioggia, sorrideva pensando a lui, con gli occhi rivolti al cielo, in quel momento stava sognando ad occhi aperti, stava sognando di essere felice insieme a Salvo, di stare in un bel prato verde pieno di fiori rosa, ma all’improvviso un tuono bloccò il suo sogno e alzandosi dal letto e dirigendosi verso la finestra, il cielo era oscuro«Ah, questa pioggia così tenebrosa... i sogni durano un attimo, un attimo prezioso!»disse con gli occhi lucidi.

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Capitolo 7
*** Ore venti ***


7° capitolo: Ore venti Salvo si svegliò, ma non si trovava più in bagno, stava nella sua stanza, disteso sul letto con l’accappatoio addosso. Si alzò e si guardò intorno spaesato, chi lo aveva portato lì? Si chiedeva. Poi vide arrivare Gioia con una tazza di tè: «Ti sei svegliato!» Salvo la guardò confuso e chiese«Che è successo?» «Eri svenuto a terra»rispose Gioia appoggiando la tazza di tè sul comodino. Salvo la guardava attentamente poi chiese: «Dove?» «Non ti ricordi? Qui nella tua cameretta... ma che ti è successo?» Salvo a quelle parole rimase attonito e sconvolto, ricordava di non essere svenuto nella sua stanza, ma in bagno dove stava quella specie di morto vivente. Non poteva crederci. Stavano accadendo delle cose una dietro l’altra.«Chi era quel morto? Perché mi ha detto che sono Cherub... chi è Cherub?»pensava preoccupato e terrificato, con gli occhi lucidi. «Uhu sto parlando con te!»disse Gioia agitando la mano destra davanti agli occhi di Salvo e quest’ultimo si voltò di colpo dicendo«Cosa?» «Che ti è successo e che ti succede che sei sempre sovrappensiero?» «Sono scivolato... tutto qui... ora puoi uscire devo vestirmi...»rispose inquieto. «Ok! Ma bevi il tè...»rispose Gioia andando via e chiudendo la porta alle sue spalle. Salvo si alzò, si diresse verso la scrivania e prese il cellulare. Andò nella rubrica e cercò il numero di Giovanna, era intento a chiamarla, ma non sapeva se avrebbe fatto la cosa giusta, se poi l’avrebbe disturbata? Pensava. Ci pensò per alcuni istanti e decise di non chiamarla, pensava che fosse troppo presto, avrebbe voluto far passar prima dei giorni. Giovanna ancora non aveva deciso se chiamarlo o no, aveva il cellulare tra le mani indecisa«Che faccio lo chiamo? Se poi disturbo e mi manda a quel paese?» pensava«No! Salvo non lo farebbe mai, anche se lo disturberei... ma chissà se io gli piaccio... no... è impossibile... tra tutti i ragazzi che ho conosciuto insieme a Peggy e a Debora nessuno è mai uscito con me... perché quelle due non me ne hanno dato mai la possibilità...» Salvo si stava vestendo e pensava a quello che aveva visto nel bagno e a quello che era successo successivamente. Per un attimo si distolse da quel pensiero e come ebbe messo il pantalone nero, riprese il cellulare dicendo«La chiamo? Si che vuoi che succeda...» Giovanna reggeva il cellulare con il numero di Salvo inserito e diceva tra sé e sé«Ma sì lo chiamo! Tanto che potrà mai succedere!», detto questo premette il pulsante invio chiamata. Allo stesso tempo lo premette anche Salvo. D’improvviso ad entrambi l’utente chiamato risultò occupato e riposarono subito il cellulare. «No... ce l’ha spento! Che sfortuna!»disse Giovanna amareggiata e sedendosi sul letto. Salvo si sedette sul letto amareggiato e dicendo«Uffa ce lo ha spento... che mala sorte!», dopo di che finì di vestirsi. «Beh sarà meglio che non provi più! Altrimenti quando riaccenderà il cellulare vedrà tutte chiamate mie», disse Giovanna triste. Salvo vedendo per caso l’orario sul cellulare ricordò d’improvviso diquel foglietto che diceva alle venti al Piazzale de Gasperi. Per tutto quel tempo se ne era proprio dimenticato, sedendosi sul letto iniziò a meditare nervoso e impaurito«Io ci vado! Anche se non è per me... tanto... ci vado a fare una passeggiata... ore sono le sei e mezza... ho tutto il tempo... forse quell’uomo nello specchio l’ho sognato per questo mi sono ritrovato qui.... aspetta ma io non ricordo di aver messo l’accappatoio in cameretta... no no no.... qui c’è qualcosa di strano e va risolto....» Era molto preoccupato, prima lo era per quegli uomini dissanguati e il foglietto, ma ora anche per quell’uomo orrendo che aveva visto nello specchio, era sicuro che non se lo era immaginato. Decise di richiamare Giovanna, ma come stava sul punto di premere il tasto verde, ci ripensò, se ce lo aveva spento voleva dire che non voleva essere disturbata, così decise di non chiamarla più. Poi prese uno specchietto piccolo che teneva nel cassetto della scrivania e ci si specchiò. Voleva vedere se usciva di nuovo quell’essere tenebroso, ma si guardò per alcuni istanti ma non ebbe né il dolore allo stomaco né vide quello spettro. «Che strano ora non si fa più vivo... sarà morto...», pensò Salvo sorridendo per un attimo. Poi improvvisamente si fece sentire un tuono e nello stesso tempo lo specchietto che aveva in mano si sfracellò in mille pezzi e Salvo si alzò di colpo dal letto spaventato, ma per fortuna non si fece nulla. Prese velocemente il cellulare e chiamò d’impulso Giovanna, in quel momento non aveva pensato che non la voleva disturbare, che forse ce lo aveva spento. Giovanna stava distesa sul letto a pensare a Salvo, poi ad un tratto le squillò il cellulare e si alzò di scatto dal letto e quando lesse chi stava chiamando: Salvo... si riempì di gioia e le tremavano tutte le mani e le gambe, non sapeva se rispondere o no, non ce la faceva, poi lentamente e facendo un lieve respiro aprì il cellulare e portandolo all’orecchio destro rispose come se non potesse parlare«Pronto?» Salvo quando udì la sua voce ne rimase incantato e rispose solo dopo tre secondi e Giovanna credeva che avesse riattaccato«Oh... no, ha riattaccato!», ma vedendo che stava ancora in linea, portò la mano alla bocca esclamando«Oh no! Che figuraccia!» Salvo non aveva sentito quello che aveva detto: «Giovanna sono Salvo ti disturbo?» e fece un sospiro. «No... niente affatto... che... che vu.... che... che desideri?»rispose Giovanna agitata e non riusciva a formare una frase. «Beh volevo...»disse Salvo che non sapeva come dirle«... volevo u... u.... volevo parlare con te!» Giovanna per un momento aveva sperato che avesse voluto uscire con lei, ma comunque rimase contenta che Salvo volesse parlare con lei, quindi rispose con queste parole:«Certo, di cosa?» «Mi è successo qualcosa di brutto!» Giovanna spalancò gli occhi ed esclamò preoccupata«Cosa? Sei ferito? Che è successo?» «Beh non ho ferite, sto bene!» «Oh grazie al cielo!» esclamò Giovanna facendo un sospiro di sollievo e rallegrandosi. «Sì, ma devi credermi Giovanna! Qui c’è qualcosa di strano...»rispose Salvo poi di colpo decise di non raccontarle il fatto dell’uomo sanguineo, per non spaventarla e perché aveva timore che non lo avrebbe creduto«Beh... riferito a quegli uomini...» «Ma che ti è successo?»chiese Giovanna inquietata. Salvo fece un sospiro e sedendosi sul letto rispose«Niente, sono caduto per le scale... ma sappi che non ti ho chiamato per questo...» «E per cosa?»chiese Giovanna confusa. «Perché volevo sentirti...»rispose Salvo facendo uno sforzo enorme per dirglielo. Giovanna a quelle parole rimase a bocca aperta, con gli occhi sbarrati, il suo viso si accese di gioia e quello che riuscì a rispondere fu: «Davvero?» «Sì.... siccome ho litigato con i miei amici...» Giovanna si amareggiò chiedendo: «Ah allora io per te sono un’amica?» Salvo a quelle parole si confuse mordendo le labbra: «Certo... certo che sei... “la mia amica”» Giovanna sorrise e rispose «Sono felice di tutto ciò» «Comunque ci vediamo domani a scuola, devo uscire...ciao» «Va bene ciao Salvo. A domani»rispose Giovanna ed entrambi riattaccarono. Salvo sbuffò dall’amarezza, non ce la faceva più, che stava accadendo? Che c’era in quel paese? Si chiedeva angosciato. Dopo di che aprì la porta e si diresse verso la porta di casa, non sapeva dove volesse andare, ma voleva uscire, voleva prendere una boccata d’aria. «Dove vai?»chiese Melissa a Salvo che lo aveva visto che aveva messo il cappotto e si dirigeva verso l’uscita. «Di a mamma che esco!» rispose Salvo aprendo la porta. «Ok! Ma dove vai?» «Ehm... da Gino...»rispose Salvo. Non voleva dire alla sorella che aveva litigato con gli amici. Melissa lo guardò strano poi rispose«Ok, va bene!» Salvo aprì la porta ed uscì. Fuori era già buio e Salvo era terrorizzato a scendere quelle scale sinistre e perciò scendeva piano piano, aveva paura che avrebbe rivisto quell’uomo pieno di sangue. Poi scese la prima fila di scale, sentì degli strani rumori e si terrorizzò e per un attimo pensò di ritornare dentro, ma poi ci ripensò dicendo: «NO! Io sono un uomo e non devo aver paura!», detto questo proseguì ma risentì di nuovo quei rumori e si fermò di botto e si guardava intorno attento a risentire quel rumore. Di nuovo quel rumore e Salvo era ancora più attento a sentire da dove provenisse e alla fine si rese conto che proveniva da una porta colore verde scuro, antica piena di polvere e ragnatele e non aveva la serratura, si poteva aprire facilmente. Ci si avvicinò ma quando risentì quei rumori trasalì e fece una corsa, fino ad arrivare giù al portone e arrivato lì aveva il fiatone e il cuore in gola. Si era terrorizzato. «Forse non era niente! Era un ratto.. o un gatto... ma quello che ho visto nello specchio non era né un sorcio né un micio! Era un morto vivente, ma che voleva da me... la mia anima... no... la mia anima è preziosa... guai a chi se la prende... farò succedere la fine del mondo...»diceva tra sé e sé, con il cuore in gola. Ad un tratto udì dei passi che provenivano da dietro di lui, si voltò lentamente, terrorizzato e con gli occhi spalancati. Vide una figura nera che si avvicinava e lui era immobile non riusciva a muoversi dalla paura, poi subito fece un sospiro di sollievo quando si accorse che era un signore che abitava in quei dintorni.«Buonasera!»esclamò, dopo di che uscì dal portone. Giovanna era così felice che Salvo l’avesse chiamata, non faceva altro che pensare a ciò, voleva parlare un altro po’ con lui, ma era felice perché pensava che fosse solo l’inizio. Poi di colpo ricordò quello che le aveva detto Gino riguardo alla faccenda di Salvo e il suo mistero: “...io non voglio litigare con Salvo... e vi aiuterò a scoprire chi ha ucciso quei due uomini...”. Si toccò la fronte con sgarbo ed esclamò disperata«Che stupida non glielo ho detto, ora che faccio.... stupida... stupida... stupida...» Salvo non sapeva nemmeno lui dove andare in quel momento, ma tra un’ora sapeva dove andare, al Piazzale de Gasperi. Ad un tratto gli squillò il cellulare, ma non era una chiamata, gli era arrivato un messaggio. Aprì lo sportellino del cellulare e vide che quell’sms era da parte di Giovanna, spalancò gli occhi sorpreso e non perse tempo per leggerlo, premette il tasto ok e leggeva con attenzione: “Salvo scusami ma quando stavo a scuola Gino mi ha detto che ci aiuterà a scoprire chi ha ucciso quei due uomini, ciao. T.v.b”. Salvo a quelle parole rimase perplesso e sorridendo decise subito dove andare, decise di andare a casa di Gino, ma prima volle avvisarlo chiamandolo a telefono. «Visto, Gino si è reso conto che non sono un pazzo!»detto questo digitò il numero di Gino sul cellulare e premendo il tasto invio portò il telefono all’orecchio destro. Dopo tre secondi Gino rispose e Salvo subito chiese«Gino stai a casa? Hai da fare?» «No... ho il giorno libero... perché lo chiedi?» «Beh vorrei venire a casa tua... non so che fare...» «Ok, ok! Ti aspetto...» «Ok! Ciao!»detto questo entrambi riattaccarono e Salvo si diresse verso la casa di Gino che si trovava a un chilometro di distanza dalla sua. Per la strada pensava a quella scena del bagno e ogni volta che ricordava quell’immagine raccapricciante aveva un brivido nello stomaco e gli veniva quasi da vomitare. Non poteva credere di aver visto un morto, perché morto lo era di sicuro, di colpo pensò che fosse l’anima dannata di uno di quegli uomini dissanguati e a sol pensiero aveva un senso di ribrezzo, non voleva più pensarci. Dopo alcuni minuti arrivò a casa di Gino e dopo aver citofonato salì le scale velocemente e la porta della casa di Gino era già aperta e Salvo entrò pulendo le scale sul tappeto e Gino gli disse«Non ti preoccupare... sono da solo!» «Ok» rispose Salvo sorridendo e Gino chiuse la porta.«Bene accomodati in cucina ti offro qualcosa da bere!» «Grazie. Ma...»disse Salvo che non sapeva se continuare il periodo. «Sì cosa?»chiese Gino aprendo il frigorifero e tirando fuori una bottiglia di cola e ne verso un po’ in un bicchiere di vetro. Salvo si sedette e dopo aver fatto un sospiro rispose con gli occhi bassi«Beh hai sentito Aldo?» Gino fece un cenno con la spalla sinistra e dopo aver dato il bicchiere di cola a Salvo rispose sedendosi«Gli ho mandato un messaggio ma non risponde! Sai questa storia deve finire...» «Sì. Dobbiamo ritornare amici... perché quello che mi è successo a casa non è stato normale...»disse Salvo bevendo la cola. Gino lo guardò confuso chiedendo«Che ti è successo?» Salvo sospirò perché non sapeva se raccontargli di quell’incidente, non l’avrebbe creduto di certo. Abbassò lo sguardo facendo un cenno con la spalla. «Non me ne vuoi parlare?»chiese Gino bevendo la cola. «Non mi crederesti....»rispose Salvo alzando gli occhi. «Va bene... prima non è che non ti ho creduto riguardo all’uomo e al foglietto... ho detto solo che stavi esagerando» «Allora mi credi se dico che quando stavo in bagno ho avuto un dolore nello stomaco e nello specchio ho visto un uomo ricoperto di sangue con gli occhi fuori dalle orbite??» Gino a quelle parole smise di bere la cola e lo guardò scettico, quello che riuscì a rispondere fu«Cosa?» Salvo fece un cenno con la spalla con gli occhi bassi e rispose«Visto lo sapevo che non mi avresti creduto!» «Aspetta io non ho detto che non ti credo... ma come, hai visto un uomo pieno di sangue?» «Sì mi sono spaventato! Ha cercato di uccidermi e inoltre ha anche parlato...»disse Salvo con gli occhi pieni di terrore. «Ha parlato? E che ha detto?»chiese Gino sconvolto. Salvo bevve un altro sorso di cola e rispose«Ha detto che io sono Cherub...» «Cherub?.. ma... non so... che dirti... non so cosa stia succedendo...» «Visto e come dicevo io qui c’è qualcosa di strano ed è tutto connesso a quegli uomini dissanguati....»disse Salvo con le farfalle nello stomaco. «Sì... ma che c’entri tu? Perché quell’uomo di sangue è venuto da te?» «Anche io me lo chiedo.... e quando mi trovavo in bagno non potevo aprire la porta, era una forza maligna... capisci?»rispose Salvo sgomentato. Gino era sconvolto e d’improvviso gli si era chiuso lo stomaco«Ma questo è assurdo... queste cose non esistono...» «A quanto pare sì... e non so che cosa c’entri io ... ma...»rispose Salvo facendo un sospiro e bevendo un altro sorso di cola continuò il suo periodo«... è come se quell’uomo mi stesse sempre intorno...» Gino rispose sbalordito e spalancando gli occhi«Come? Senti la sua presenza?» «Non lo so... quando mi specchio sento la sua presenza...» «Ma perché lo hai rivisto?»chiese Gino. «No... quando mi sono rispecchiato... dopo che sono uscito dal bagno... è venuto un tuono e lo specchio si è spaccato...» raccontò Salvo impaurito. Gino era rimasto senza parole, non sapeva cosa rispondere, ora anche a lui quella situazione sembrava strana e poi quello che aveva appena raccontato Salvo era terrificante, ma in fin dei conti quella volta gli credeva. Poi dopo alcuni istanti di esitazione gli disse «Vogliamo fare una cosa?» «Cosa contattare quello spirito?»chiese Salvo spaventato. «No... » rispose Gino e alzandosi prese una cosa che si trovava sotto il mobile della tv. «Che hai preso?»chiese Salvo. «Uno specchietto... vediamo che succede quando ti specchi...» rispose Gino tendendo lo specchio verso Salvo e quest’ultimo rimase senza parole e dopo attimi di indugio rispose«No... se poi si rompe lo specchio... se muoio...» «Non ti preoccupare dello specchio e specchiati!» Salvo fece un sospiro poi prendendo lo specchio iniziò a specchiarsi e iniziò a guardare nei propri occhi. «Lo vedi?»chiese Gino. «No...»rispose Salvo senza dissuadere lo sguardo dallo specchio. Ad un tratto sullo specchio iniziarono ad apparire degli schizzi di sangue e Salvo si spaventò e posò con sgarbo lo specchio sulla tavola e i suoi occhi era pieni di terrore. Gino rimase sconvolto e chiese«Che hai visto? Quello spirito?» «No, ma schizzi di sangue!»rispose Salvo terrificato. Gino prese lo specchio per vedere se c’erano quelle macchie ma non vide nulla«Ma qui non c’è niente...» «Sì! Anche nel bagno sono sparite e anche quell’uomo...» «Questo è davvero un mistero, avevi ragione...»disse Gino mettendosi la mano nei capelli. «Io non so cosa stia accadendo... ma so solo che sono terrorizzato!»disse Salvo con lo sguardo abbassato e sconvolto. «Sai che bisogna fare?» «Contattare lo spirito?»chiese per una seconda volta Salvo. «No ti sei fissato! A che ora era quell’incontro?» Salvo spalancò gli occhi rispondendo«Alle venti perché?» «Vacci... forse è davvero riferito a te quel biglietto...» Salvo non poteva credere alle parole dell’amico che fino a poche ore fa lo riteneva un matto«Ah ora la pensi come me eh?» «Si scusami ma quello che sta accadendo è troppo strano!» «Va bene! Sono le sette e mezza io vado... al Piazzale de Gasperi...» disse Salvo alzandosi. «Ma tra mezz’ora fanno le otto»disse Gino. «Sì, ma voglio anticipare voglio essere preciso...» rispose Salvo prendendo il giubbotto appoggiato sulla sedia. «Ok Poi mi fai sapere come è andata... ma devo venire con te?»chiese Gino alzandosi. «No. Sarà meglio che ci vada da solo, grazie». Gino fece un cenno con la testa poi accompagnò Salvo alla porta dicendo«Spero che non siano gli alieni» «Non credo, non ho visto nessuna navicella»rispose Salvo sorridendo. «Ok. Ci vediamo»disse Gino dopo di che aprì la porta e Salvo andò via. Ora Salvo si sentiva un po’ più sollevato ora che l’amico gli aveva creduto, anche se l’altro amico Aldo se ne stava in disparte in un angolo e non sapeva come fare la pace con lui. Sapeva che non gli avrebbe creduto, anche se gli avessero parlato lui e Gino. Decise di mandargli un sms anche se non avrebbe risposto, poi quando stava per digitare la prima lettera di colpo ricordò che non aveva risposto a Giovanna ed esclamò disperato«Che scemo! Così preso dalla gioia... che faccio ora... la rispondo dopo tre ore? Sì che fà dico che il cellulare era scarico e l’ho caricato dopo mezz’ora» così detto scrisse il seguente messaggio a Giovanna “Scusami se non ti ho risposto, ma adesso ho letto il messaggio... comunque grazie per avermelo detto... ciao... ci vediamo...”, scritto glielo inviò. «Bene e ora mandiamo un altro sms ad Aldo...»dopo di che scrisse un messaggio ad Aldo “Ehi... non capisco il motivo del perché tu te ne sia andato così... senza un buon motivo... tu sei mio amico e non voglio litigare con te... dimentichiamo quello che ho detto riguardo agli uomini dissanguati e al foglietto.. rispondi!”. Giovanna stava fuori e quando ricevette il messaggio era così contenta e in mezzo alla strada rideva da sola. Si trovava vicino al Piazzale de Gasperi e passando di lì si sedette su una panchina e non smetteva di fissare quel messaggio«Sì... che bello... so che è solo un messaggio... ma almeno mi ha risposto...»diceva sorridendo. Salvo si trovava nel parco principale del paese che era poco distante dal Piazzale. Camminava spaventato da tutto ciò che era successo, per tre volte aveva visto, avvertito la presenza di quell’uomo. Era atroce e impossibile da credere. Decise di dirglielo a Giovanna quando l’avrebbe vista, perché lei aveva detto di risolvere il mistero con lui. Altri tre minuti e arrivava al Piazzale. Giovanna stava ancora leggendo quel messaggio di Salvo, non sapeva perché, ma era felice di aver ricevuto un sms da quest’ultimo, poi guardando per caso l’orario e vide che erano le otto meno dieci di colpo ricordò l’orario che c’era scritto in quel foglietto che aveva preso Salvo.«Oh! Tra venti minuti di certo arriverà Salvo e io dovrò andarmene, sennò capirà che sono venuta qui apposta» pensava«Però che bello, se lo incontrassi potremmo parlare tutta la serata... no che dico... ho tutto il tempo... va bene... ora mi sono proprio stufata di stare qui mi sto facendo il sedere rettangolare su questa panchina» si alzò e decise di andarsene. Mentre stava camminando ebbe uno scontro improvviso con una persona e quando si rese conto che quella persona era Salvo arrossì come un pomodoro e in quel momento stava per svenire. Salvo alla sua vista rimase senza parole, stava davanti a lui, il suo viso si accese di gioia e non sapeva come comportarsi e innanzitutto non sapeva cosa dire. «Salvo... ciao... e scusami...»disse Giovanna con lo sguardo basso e rossa dalla vergogna. «Non ti preoccupare... e comunque sei uscita da sola?»chiese Salvo. «Beh anche tu!»rispose Giovanna sorridendo. Salvo restituì il sorriso dicendo«Sì! Sono andato a casa di Gino...» «Ah! Io sono venuta a fare una passeggiata. Avete fatto pace?» «Sì. E devo dirti una cosa... ti dispiacerebbe se ci sedessimo?» «No, no...»rispose Giovanna che era strafelice di sedersi sulla panchina con Salvo Dopo di che si sedettero e Giovanna chiese portando i capelli dietro l’orecchio destro«Che devi dirmi?» Salvo fece un sospiro, dopo di che iniziò a raccontare con terrore quello che gli era successo«Quando ti ho detto che mi è successo qualcosa di brutto, non era vero il fatto che sono caduto dalle scale» Giovanna a quelle parole rimase senza parole ed era confusa«Mi ha mentito!»disse nella sua mente«Ma come? Mi hai mentito?» chiese scettica. «NO, cioè si! Ma perché non volevo spaventarti, perché quello che è successo non è cosa che capita tutti i giorni!»rispose Salvo abbassando gli occhi. Giovanna era sconnessa non stava capendo«Ma cosa?» Salvo sospirò profondamente dopo di che iniziò a raccontare ciò che gli era successo. Giovanna ebbe una fitta nello stomaco e spalancò gli occhi sconvolta, rimase senza parole e in quel momento tutto quello la terrorizzò«Cosa? Salvo stai scherzando? Hai visto un morto?»disse sconvolta. «Sì! Ne ho parlato anche con Gino... sono sconvolto» rispose agitando le mani. «Ma, ma... allora tutto quello di cui parlavi tu... il fatto dell’uomo dissanguato... è tutto vero c’è qualcosa di strano... »rispose Giovanna terrificata. «Sì... hai uno specchio?»chiese Salvo. «Uno specchio?... Ce ne ho uno piccolo nella borsa, perché?» «Me lo potresti prestare?» «Sì»rispose Giovanna prendendo lo specchietto dalla borsa e dandolo a Salvo«Ma che devi fare?» «Aspetta...»disse Salvo, dopo di che si specchiò e si guardò nei suoi stessi occhi. Giovanna lo guardava confusa senza capire cosa volesse fare. D’improvviso ci fu un vento che lo attraversò, ma non distolse lo sguardo dallo specchio. Si specchiò per un minuto però senza vedere niente, così smise e glielo restituì a Giovanna e quest’ultima lo riposò confusa. «Che strano!»esclamò Salvo con gli occhi bassi. «Ma si può sapere che hai fatto? A che ti serviva quello specchietto?» Salvo fece un lieve sospiro poi rispose«Volevo vedere se avrei rivisto quell’uomo ricoperto di sangue» Giovanna aggrottò le sopracciglia rispondendo«E lo hai rivisto?» «No... !»rispose Salvo di colpo«Però quando mi sono specchiato a casa, di nuovo, lo specchio si è spaccato; e da Gino sono apparsi schizzi di sangue!» «È orribile! Deve essere brutto vedere queste cose»disse Giovanna con un senso di ribrezzo. Ad un tratto le squillò il telefono e disse a Salvo«Scusami rispondo un attimo» e si alzò dalla panchina. Salvo voleva sapere perché vedeva quell’uomo e sapeva benissimo che aveva a che fare con quegli uomini dissanguati. Ora la combinazione si era allungata: uomo dissanguato→uomo che lo fissava→foglietto→uomo dissanguato→uomo ricoperto di sangue→ specchio. «Specchio! Ma sì... lo specchio... perché ogni volta che mi specchio a volte lo vedo... lo specchio c’entra qualcosa... se solo avessi quel libro sui vampiri... sarà meglio che non vada a scuola... sennò quella “scorpione” della Della Rocca mi sparerà a sangue freddo... uffa non ce la faccio più...»pensava mettendosi le mani tra i capelli per la disperazione. «Salvo io vado, mi ha chiamato mia mamma e devo ritornare, devo aiutarla in una faccenda»disse Giovanna rivolta a Salvo e quest’ultimo rispose«Ah ok, Allora ci vediamo domani a scuola...» «Sì... ok... a domani e mi fai sapere se quell’uomo si è fatto vivo!»disse Giovanna andando via e Salvo fece un sorriso. Si alzò e passeggiò per il parco del Piazzale e a quattro passi dalla panchina c’era la fermata autobus, passò di lì e si sedette a terra pensando. In quel posto non c’era nessuno, era deserto e aveva i brividi. «Uffa non ce la faccio più...che succede?... perché ho questo vuoto nello stomaco... perché vedo quell’uomo... il sangue... non capisco... è una concatenazione di eventi... tutti con una sola risposta... ma quale... se solo quel foglietto fosse per me e quell’uomo si facesse vivo... forse avrei la mia risposta... uffa... io ho paura... sono terrorizzato... »si coprì il viso disperato«... c’entrano i vampiri?... ma allora perché vedo quell’uomo orripilante nello specchio.... no no no... sto impazzendo... se solo tutto questo fosse un incubo...». Ad un certo punto sentì un vento fitto che passò davanti a lui e alzò la testa lentamente e sentì dei passi d’uomo e in quel momento ebbe un colpo nel petto e il cuore batteva all’impazzata, si alzò lentamente da terra e fece due passi avanti per vedere cosa stava accadendo, si guardava intorno ma non vide nessuno, così credé che fosse la sua immaginazione e voltandosi verso la fermata dell’autobus spalancò gli occhi, restò immobile e sentì il cuore in gola, sulla fermata c’era quell’uomo, l’uomo che lo fissava, l’uomo che lo aveva salvato dal gruppo Jacques-Louis David e dalla sospensione. Guardava Salvo sorridendo mentre quest’ultimo rimase senza parole, era perplesso e ad un tratto l’uomo parlò dicendo«Ore venti, preciso. Bravo».

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Capitolo 8
*** Cherubino ***


8° capitolo: Cherubino Salvo aggrottò le sopracciglia confuso, attonito, ma anche contento per aver incontrato quell’uomo, così avrebbe avuto la risposta alle sue domande. Di colpo riuscì di nuovo a muoversi e disse«Lei! Ne ero sicuro... ora mi dice tutto quello che sa...» Il signore lo guardò strano e sorridendo e fece un cenno con la spalla. «Che c’è? Mi ha fatto venire qua per niente?»chiese Salvo infastidito. L’uomo si schiarì la gola e dopo aver fatto un sospiro si avvicinò a Salvo dicendo«Lo sapevo che tu sapevi che quel foglietto era per te» «E lei come faceva a saperlo? Come faceva a sapere che io sarei andato apposta in quel punto in cui l’ho vista? E avrei pensato che quel foglietto fosse per me?»chiese Salvo confuso. «Beh...»l’uomo fece un sospirò«Prima mi presento... io sono Roscigno Giulio e sono un medico...» Salvo alzò gli occhi al cielo rispondendo«Ok Io sono...» «De Leo Salvatore»lo interruppe Giulio. Salvo spalancò gli occhi sorpreso«Come sa il mio nome? Lei non è un medico...» «Sì lo sono. Ma sono anche un'altra cosa» Salvo lo guardò confuso e per un attimo ebbe un colpo e si terrorizzò«Oh no lei ha ucciso quegli uomini dissanguati?» «No.. no...»disse Giulio ridendo e abbassando gli occhi. «Che c’è da ridere?»chiese Salvo spazientito. «Io sono un maestro» «Come? Che significa tutto questo? Un maestro delle elementari o che? Si spieghi meglio...»rispose Salvo sbalordito e agitando le mani. Giulio ancora per una volta si mise a ridere«Sono un maestro in senso che preparo gli slayer o meglio i Cherub» «Che cosa sono tutte queste parole slaya, ce... come ha detto?»chiese Salvo spalancando gli occhi. «Ho detto che preparo gli slayer che sarebbero i Cherub» Salvo abbassò lo sguardo pensando«Quell’uomo così mi ha chiamato: Cereb!» era sconvolto, non sapeva cosa fossero i Cherub«Ma cosa sono questi slayer e chereb?» Giulio abbassò gli occhi rispondendo«Beh se te lo dirò potresti non credermi» «Io sono qui perché quello che è successo è misterioso e terrificante. Mi dica che sono questi cerib» «Va bene se lo vuoi sapere» «Sì!»disse Salvo scuotendo la testa. «Va bene. Sediamoci»disse Giulio sedendosi a terra. Salvo lo guardò stranamente dicendo«Perché all’in piedi non può dirmelo?» «Beh ti faccio sedere così non svieni»rispose Giulio alzando la testa. Salvo non rispose e si sedette impaurito e guardava Giulio con occhi pieni di terrore. «Allora prima ti dico un prerequisito»disse Giulio. «Venga al dunque e basta» «Sappi che in questo paese ci sono i vampiri!» Salvo a quelle parole rimase immobile, come se una scheggia di ghiaccio gli avesse trafitto la schiena, il suo stomaco si chiuse, il cuore gli batteva all’impazzata e sembrava uscire dal petto. Non aveva parole, la parola “vampiro” gli echeggiava nella testa e per un attimo stava per svenire per davvero. «Te l’ ho detto che sarebbe stato incredibile e scioccante»disse Giulio abbassando lo sguardo. «Allora avevo ragione, sono stati i vampiri ad uccidere quei due uomini?»chiese Salvo terrorizzato e scioccato. «Sì. È incredibile e sconcertante, ma purtroppo è così, i vampiri esistono»disse Giulio, come se quello che aveva detto fosse una cosa che capita tutti i giorni. Salvo aveva gli occhi lucidi e il cuore in gola«Sì ma io che c’entro? Perché tutto questo mi ha sconvolto, voglio dire prima che lei mi dicesse che esistono i vampiri?» Giulio alzò lo sguardo dicendo«Perché tu sei uno slayer, o meglio un Cherub!» «Cosa? Ma cosa sono questi slayer e i ceri?»chiese Salvo preoccupato e confuso. «Tu sei uno di loro!»disse Giulio. «Ma cosa sono? Un alieno?»chiese Salvo impaurito. «Tu sei l’ammazza vampiri, tu sei il prescelto, tu sei un cherubino!» disse Giulio tutto d’un fiato. Salvo sentì una fitta nello stomaco, il cuore gli batteva a più non posso, gli occhi stavano per uscire dalle orbite, rimase come ghiacciato, quella volta la vista gli si oscurò e svenne sbattendo la testa a terra. Giulio lo guardò ridendo«Lo sapevo che saresti svenuto» Gino si trovava a casa pensando a quello che aveva detto Salvo e ci era rimasto davvero di sasso. Era disteso sul divano pensando a tutto ciò, poi d’improvviso suonarono il campanello e alzandosi velocemente andò ad aprire. Aperta la porta si trovò davanti Aldo e a quella vista rimase perplesso, però non perse tempo per farlo entrare.«Dai entra!» Aldo entrò con lo sguardo basso«Penserai che ci faccio qui! Ma sono venuto a parlare con te... sono venuto a chiederti scus,a Gino» Gino corrugò la fronte meravigliato e rispose con gli occhi bassi«Io non ho nulla da perdonarti. Dovrai chiedere scusa a Salvo» «Sì. Ma lui vive in un mondo di sogni»disse Aldo. «No! Qui c’è davvero qualcosa di strano» «Ora ti ci metti anche tu?» «No! Ma è successo una cosa strana e terrificante»disse Gino andando in cucina. «Che è successo adesso?»chiese Aldo alzando gli occhi in aria. «Salvo ha visto un uomo ricoperto di sangue nello specchio che ha cercato di ucciderlo nella vasca!»disse Gino con i brividi addosso. Aldo lo guardò strano, come per dire “che sciocchezze sono queste?”, poi si sedette dicendo«Ma che stai dicendo?» «È la verità Aldo... io gli credo... Salvo non ha inventato niente»rispose Gino sedendosi. «Oh mio dio! Ma quello non l’ha visto veramente! È che si immagina le cose, perché è fissato!»disse Aldo alzando gli occhi. «NO! Aldo anche a casa mia, ha visto degli schizzi di sangue sullo specchio» «Tu li hai visti?»chiese Aldo. Gino esitò e poi rispose«No... ma...» «Se lo è immaginato!»esclamò Aldo ridendo. «NO! Per una volta credigli... perché non è matto... che razza di amico sei?»rispose Gino irritandosi. «Che c’entra questo? Stiamo nel 2010, non nel 1600... ma che stai dicendo Gino? Sveglia!»disse Aldo arrabbiandosi. «No sveglia tu Aldo!» Aldo alzò gli occhi in aria sbuffando e non sapeva più cosa dire, perché non voleva e non voleva crederci. «Va bene fai come vuoi non credergli. Comunque resta il fatto che qui c’è qualcosa di strano»disse Gino calmandosi. «Io sono venuto qui per chiarire, non per discutere»aggiunse Aldo. «Bene allora amici come prima?»chiese Gino allungando la mano. «Amici come prima»rispose Aldo sorridendo e stringendo la mano a Gino. Salvo, dopo alcuni minuti, iniziò a svegliarsi. Quando aprì gli occhi, si trovava in una stanza a lui sconosciuta, le pareti erano dipinte di giallo e guardandosi intorno vide che affianco a lui c’era un comodino in legno con una lampada e di fronte a lui un comò e una porta aperta. Si guardava spaesato, come se non ricordasse quello che era successo. Poi all’improvviso da quella porta entrò Giulio con una tazza di tè e Salvo si alzò con il busto esclamando spaventato«Lei? No no aiuto lei è uno psicopatico!»e cercò di alzarsi dal letto, ma Giulio, posando la tazza sul comodino, lo fermò dicendo«No, no! Che dici? Non te ne andare» «Come? Lei è impazzito! Mi viene a dire che sono il prescelto, l’ammazza vampiri, la ciliegina sulla torta e mi sequestra in casa sua, io la denuncio!»e si alzò dal letto dirigendosi verso la porta. Giulio non lo fermò e gli disse«Non sono sciocchezze! Tu volevi sapere cosa stava accadendo e io te l’ho detto e ora perché non vuoi credermi?» Salvo si fermò davanti la porta e dopo alcuni attimi di indugio rispose ansioso«Quello che ha detto è vero? Il fatto che io sono l’ammazza vampiri, o meglio un cherubino?» «Sì è la pura verità! Tu sei stato scelto per combattere le forze del male. I vampiri per la precisione»rispose Giulio con il viso serio. Salvo abbassò lo sguardo sconvolto, senza sapere cosa rispondere e cosa fare. «So che questo ti ha sconvolto, ma col tempo ti abituerai. Sarà come un hobby uccidere i vampiri.»disse Giulio. Salvo alzò lentamente lo sguardo e di colpo disse«A lei sembra normale tutto questo?!» fece un sospiro e continuò avvicinandosi a Giulio«All’improvviso vengo a scoprire che sono il prescelto, l’ammazza vampiri, che sono un cherubino... aspetti»spalancò gli occhi che stavano per lacrimare«Un cherubino sarebbe un angelo e questo vuol dire... che io sono morto...»si terrorizzò e per un momento stava davvero per svenire di nuovo e si sedette sul letto sconvolto. «No, cosa dici? Tu sei vivo, ma sei un angelo e devi combattere i vampiri... devi difendere il mondo dalle forze del male»disse Giulio sorridendo. «Ma, ma, ma... tutto questo è una follia... non ci posso credere... ma perché io? Perché?»disse Salvo e i suoi occhi iniziarono a lacrimare dallo sconvolgimento. Giulio gli si sedette accanto e mettendogli una mano sulla spalla disse«Dai, non fare così. Presto ti ci abituerai... io sono qui per aiutarti...» «Questo vuol dire che la mia vita non è più come prima?»si chiese Salvo sconvolto. «Beh non del tutto»rispose Giulio. Salvo si alzò di colpo dal letto dicendo«Ma come? I miei amici? Che ne sarà di loro? Come gli racconto tutta questa storia, non mi crederanno... e poi i vampiri... io devo ucciderli... no... non posso... crederci...» «Tu dovrai solo cacciare di notte, di giorno puoi eseguire una vita quasi normale... e la tua identità deve restare segreta»disse Giulio. «Come? Vorrà dire che non dovrò dire niente ai miei amici, del fatto che sono un cherubino?»chiese Salvo scettico. «No! La tua identità potrebbe essere letale per loro» «Ma, ma, ma... io non posso mentire ai miei amici... non posso dirlo solo ai loro? E non dico niente ai miei parenti?»chiese Salvo sedendosi sul letto. Giulio fece un sospiro e dopo alcuni attimi di esitazione rispose seriamente«No. Metteresti in pericolo la loro vita... i vampiri colpiscono chiunque conosca il prescelto. E tu non vorrai fare del male ai tuoi amici...» Salvo era sconvolto, aveva gli occhi lucidi e non sapeva più a cosa credere. Tutto quello gli sembrava un incubo, non poteva credere che lui fosse un cherubino ammazza vampiri«Ma allora io e il mio angelo custode, che sarei io, dobbiamo restare nascosti? Non devo dire niente a nessuno solo per una buona causa?» «Esatto. I tuoi amici e i tuoi familiari devono stare al di fuori da tutto ciò, altrimenti metteresti in pericolo la loro vita»rispose Giulio. Tutto ciò gli appariva strano, terrificante e impossibile. In quel momento non sapeva come comportarsi, la sua vecchia vita era cambiata di colpo, era un angelo e aveva il compito di uccidere i vampiri. La sua testa stava per scoppiare, in quel momento voleva sparire da quel mondo«No non posso!»disse alzandosi dal letto. «Non puoi cosa?»chiese Giulio. «Non posso uccidere i vampiri. Ma... ma... non so cosa dire e che fare!»rispose Salvo disperato. «Tu hai il potere per ucciderli. Ti ripeto che è normale che ti sconvolga, ma poi sarà facile per te uccidere i vampiri» «Ah, già per lei è facile! Lei non ha scoperto di essere un cherubino con il compito di uccidere i vampiri...»rispose Salvo poi di colpo spalancò gli occhi e chiese a Giulio«Ma lei chi è per sapere tutte queste cose?» Giulio si sistemò sul letto e dopo aver fatto un sospiro rispose con gli occhi bassi«Beh... io sono un maestro colui che ti addestra a combattere contro i vampiri... come ti ho già detto... e...» «Chi gli ha detto queste cose? Ha avuto un contatto diretto con un angelo?»chiese Salvo. «A me mi ha mandato il capo supremo dei cherubini, come tutti i maestri!»rispose Giulio alzando gli occhi. Salvo stava per svenire, non poteva crederci, da un giorno all’altro ebbe a che fare con cherubini, ammazza vampiri e vampiri«Ah quindi lei non ne è uno solo, ci sono altri maestri?» «In passato. Ogni secolo il capo dei cherubini sceglie un cherubino adatto ad ammazzare i vampiri»rispose Giulio. Salvo si sedette sbalordito e confuso con gli occhi bassi«Non so che pensare... non so come comportarmi.. e ora i miei amici vorranno sapere come è andato a finire questo incontro con lei e io che gli dico?» «Che non mi hai mai incontrato» rispose Giulio. «E come spiego il fatto degli uomini dissanguati?» «Non mi hai mai incontrato e quindi non sai niente»rispose Giulio sorridendo. Salvo fece un cenno con la spalla, poi dopo alcuni istanti di indugio disse con gli occhi bassi«Sa cosa ho visto?» «Cosa?»chiese Giulio scettico. Salvo fece un sospiro, poi rispose alzando gli occhi raccontandogli ciò che aveva visto nello specchio. Giulio rimase attonito e abbassando lo sguardo. Fece un sospiro aggiustandosi il colletto della camicia e dopo alcuni secondi rispose«Purtroppo non so cosa sia stato... ma so solo che è una forza del male» «Sapeva che io ero un Cherub»aggiunse Salvo. «Tutte le forze del male sapranno che tu sei il prescelto» Salvo spalancò gli occhi e aveva il cuore in gola. Dopo aver ingoiato la saliva sistemato i capelli rispose terrorizzato«Questo vuol dire che le tenebre mi daranno la caccia?» «In un certo senso sì. Ma tu sei un cherubino e riuscirai a sconfiggerle»disse Giulio sorridendo. Salvo si terrorizzò e non ce la faceva più a sentire tutte quelle cose«Quindi quello che ho visto nello specchio è una forza del male?» «Sì, questo è sicuro» «Allora non devo combattere solo i vampiri?»chiese Salvo scettico. «Beh i vampiri sono alleati delle tenebre, quindi puoi aspettarti qualsiasi cosa» Salvo si mise le mani tra i capelli sconcertato, non sapeva cosa pensare. «Stasera, se vuoi, puoi restare a dormire qui»propose Giulio, ma Salvo alzò lo sguardo dicendo«No, devo tornare a casa, non saprei cosa inventarmi... per non dire che sono un cherubino» «Sì questo è vero. Ma devi prepararti a combattere. Prima che muoiano altre persone»disse Giulio. «Come faccio non so combattere non so nulla sui vampiri»rispose Salvo disperato. «Per questo ci sono qua io Domani mattina vieni a casa mia e ti farò lezione sui vampiri»disse Giulio sorridendo. «Sì e cosa dico ai miei amici? Dove sono andato?» Giulio abbassò lo sguardo e non sapeva cosa rispondere. «Visto? Ho bisogno di qualcuno che mi copra...»disse Salvo. «Non trovare una scusa per rivelare la tua identità»rispose Giulio ridendo. Salvo lo guardò storto dicendo«Come se fosse facile tenere segreto che si è cherubini, con il compito di ammazzare vampiri» «Non è facile. Ma questo segreto lo condividi con me e il tuo capo»rispose Giulio. «Aspetta vorrebbe dire che io ho un capo che mi comanda?»chiese Salvo irritato. «In un certo senso sì, ma non ti comanda» «Ah e che cosa fa? Si mette a scegliere il prescelto per i prossimi cent’anni?»chiese Salvo irritato e anche. «Sai a volte il tuo senso dell’humour è un’arma molto potente»disse Giulio sorridendo. Salvo lo guardò confuso corrugando le labbra«Che vuole dire?» «Che se sei sempre così pronto a scherzare, combattere i vampiri sarà un gioco da ragazzi» Salvo fece un cenno con la spalla destra abbassando lo sguardo. «Vedrai per domani mattina ti sentirai già meglio»disse Giulio. «Aspetti, ma da quando devo iniziare a combattere i vampiri?»chiese Salvo preoccupato. «Quando avrei imparato tutto su di loro e quando avrai appreso le mosse di... KARATE!»rispose Giulio facendo dei gesti e sorridendo. «Karate? Se io combatterò con i vampiri morirò al primo colpo!» «Non dire così. Quando saprai le mosse e saprai usare le armi, e grazie anche al tuo potere, riuscirai a sconfiggere i vampiri!»rispose Giulio sorridendo. Salvo alzò gli occhi dicendo«Se riuscirò a imparare le mosse e ad usare le armi» «Ma perché sei così pessimista?»chiese Giulio. «Perché?»iniziò a dire Salvo alzandosi dal letto e agitando le mani«Mi chiede il perché? Secondo lei dovrei festeggiare il fatto che da un momento all’altro ho scoperto di essere un “Cereb”, come dice lei, con il compito di uccidere i vampiri??» «Hai ragione. Ma è il tuo destino Salvatore» «Il mio destino!!»esclamò Salvo innervosito«Non era questo quello che avevo sognato per la mia vita. Non avevo sognato di ammazzare i vampiri o i demoni, non ho sognato una vita oscu...»si interruppe facendo un ampio sospiro«Non ho... sognato una vita oscura... a combattere tra l’inferno... ma una vita normale... andare a scuola.... uscire con gli amici... avere una fidanzata... sposarmi... ma questo non sarà possibile!» Giulio gli mise una mano sulla spalla incoraggiandolo«È normale che ora tu dica tutto questo. Ma sappi che sei un cherubino che devi combattere i vampiri per proteggere il mondo... e poi non è vero il fatto che non potrai fidanzarti e avere figli...» «Ah no?»esclamò Salvo alzando gli occhi pieni di lacrime«Ma se fino a poco fa lo ha detto anche lei che... non posso stare con la donna che amo sapendo che io sono il prescelto e che da un momento all’altro i vampiri potrebbero ammazzarla, perché sanno che mi appartiene!» «Quello che dici è vero. Ma è lo stesso se ci sei amico. Purtroppo è questo il tuo compito... devi saper proteggere il mondo e anche coloro a cui vuoi bene»rispose Giulio. Salvo fece un cenno con la testa e portò le mani alla testa, tutto quello lo stava sconvolgendo. Ad un tratto gli squillò il cellulare. «Pronto?» «Salvo dove sei?»era Gioia a telefono. «Ehm... mamma...», rispose Salvo guardando Giulio«Sto a casa di Gino ora vengo» «Ok. Volevo solo esserne sicura» «Va bene ciao»rispose Salvo dopo di che riattaccò. «Era tua mamma?», chiese Giulio. «Sì... devo andare... ma...»rispose Salvo interrompendosi e abbassando gli occhi. «Ma... cosa?»chiese Giulio scettico. «Ho paura che incontri un vampiro» «Paura? Non ti preoccupare. Ora io ti do delle piccole armi per proteggerti in caso che ne vedi uno»rispose Giulio alzandosi dal letto e aprendo il comò. «Ma mi può dire che aspetto hanno i vampiri?»chiese Salvo. «Lo vedrai... ti dico solo che hanno un aspetto orripilante»rispose Giulio agitando le mani nel comò. Salvo fece un cenno con la testa, poi Giulio chiuse il cassetto del comò e si diresse da Salvo con alcuni oggetti in mano«Allora questa è la Holy Water, ovvero l’acqua santa» e diede a Salvo una bottiglina quadrata con una croce nera impressa«Questo è l’Hell Fire, ovvero il fuoco dell’inferno», e gli diede una bottiglina ovale rossa con disegnate sopra delle fiamme«E infine questa è una croce» e gli diede una croce di legno. Salvo alla vista di tutte quelle armi era confuso«Ma come si usano l’oli uotar e l’ell fair?»chiese fissando quegli oggetti. «Semplice bisogna lanciarli contro il vampiro con violenza»rispose Giulio. «E qual è il più potente l’oli o l’ell?» «Beh praticamente è migliore l’acqua santa, anche il fuoco dell’inferno è potente, ma potrebbe incendiare qualcosa» «Ah!»esclamò Salvo, dopo di che si alzò mettendo quella roba in tasca e tenendo la croce in mano e disse a Giulio«Va bene. Allora io vado, ci vediamo domani, troverò una scusa per svignarmela» «Ok»esclamò Giulio sorridendo, dopo di che lo accompagnò alla porta.

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Capitolo 9
*** A volte ritornano ***


9° capitolo: A volte ritornano Per la strada Salvo non fece altro che guardarsi intorno, pronto in caso vedesse un vampiro. Si guardava intorno con terrore stringendo la croce tra le mani, ancora non poteva credere che lui era un cherubino, o meglio l’ammazza vampiri. Quella situazione, quella combinazione si era risolta con una sola risposta«Io sono un Cherub-slayer, o meglio un cherubino-ammazza vampiri...»diceva nella sua mente. Come faceva ora, come doveva comportarsi con gli amici e la sua famiglia a cui non poteva rivelare la sua identità soltanto per il loro bene«Beh anche se lo raccontassi nessuno mi crederebbe, ma perché io... perché...»camminava per la strada come se stesse camminando sulle nuvole, ad un tratto dimenticò tutto quello che gli stava intorno«Bene ora tutte le tenebre sanno che io sono il prescelto, bene la notte avrò gli incubi a forza di pensare a tutto ciò... in questo paese...», guardando il paesaggio con terrore«In questo paese ci sono dei vampiri, ci sono degli esseri mostruosi che dissanguano la gente... no no no è impossibile... fa che sia solo un incubo... io non voglio lottare contro i vampiri...»diceva disperato e nervoso all’ idea di tutto quello. Voleva avere una risposta a tutto quello e avrebbe anche pensato che in quel paese ci sarebbero potuti essere i vampiri, ma mai a pensare che lui era un cherubino, ossia un angelo pronto a combattere l’inferno«Oh no l’inferno... ecco questo mi preoccupa di più... aver a che fare con i demoni... oh no secondo me se vedo un vampiro muoio»ad un tratto qualcuno dietro di lui urlò e trasalì come un matto alzando la croce e chiudendo gli occhi. «Salvo che ti prende siamo noi!»disse una voce. Quando Salvo aprì gli occhi sia accorse che erano Gino ed Aldo e di colpo nascose la croce dietro la schiena«Voi? Ma che spavento!» «Dai chi pensavi chi fossimo che ci punti contro quell’oggetto!»disse Gino ridendo, mentre Salvo sorrise sforzato. «A proposito cos’era?»chiese Aldo scettico. «Eh cosa, cos’era?»chiese Salvo che voleva far finta di non sapere di cosa stessero parlando. «Ma come? Quell’oggetto che ci hai puntato contro»rispose Gino. «Ah!»esclamò Salvo preoccupato che non sapeva cosa dire, fissava gli amici confuso, poi di colpo volle raccontargli tutto di lui, ma ricordò quello che gli aveva detto Giulio: . “I tuoi amici e i tuoi familiari devono stare fuori da tutto ciò, altrimenti metteresti in pericolo la loro vita”. Ricordate quelle parole non disse nulla, per non mettere in pericolo la loro vita. «Allora perché non rispondi? Che è successo?»chiese Aldo. «No niente. Non è successo niente, che vuoi che sia successo?»rispose di colpo Salvo agitandosi. «Beh non so, sei strano!» aggiunse Gino. «No, no! È per la cro... la croce rossina...»rispose Salvo mentendo. «La croce rossina?»chiese Gino confuso. «Beh... ehm... si... sto aiutando un’amica...»rispose Salvo. «Un’amica?»esclamò Gino. «Sarebbe Giovanna?»chiese Aldo. Slavo li guardò ansioso e confuso, stava dicendo solo sciocchezze, ma per una buona causa«No, mia cugina! Sta facendo una recita e ha bisogna di una croce di legno e bisogna dipingerla di rosso!» Gino ed Aldo rimasero perplessi, increduli. «Ah non ci hai mai parlato di questa cosa»disse Gino. Salvo ebbe un attimo di esitazione poi rispose ansioso«Eh no perché l’ho sempre considerata una cosa superficiale! Ora volete appellarvi su questo?» «No, no! Siamo venuti qui perché alle otto dovevi incontrare quell’uomo»rispose Gino. «Lo hai incontrato?»chiese Aldo. «Ehm... no...»smentì Salvo«Per sfortuna no... il mistero resta ancora aperto... vabbè io vado a casa voi dove andate?» Gino ed Aldo si guardarono negli occhi confusi, poi dopo alcuni attimi di indugio Gino rispose«Beh volevamo uscire a mangiare una pizza al Pub... vuoi venire?» Salvo non aveva voglia di fare nulla, voleva solo andare a casa, sdraiarsi sul letto e pensare alla sua identità«No, ragazzi. Sono molto stanco devo andare a casa» «Perché dai!»disse Gino. «No davvero non ne ho voglia»rispose Salvo giù di morale. «Va bene allora facciamo metà strada con te»aggiunse Aldo, mentre Salvo fece un cenno con la spalla destra abbassando gli occhi lucidi. Camminava con gli amici molto triste, li guardava, guardava quello che lo circondava con dolore, perché sapeva che da quel momento in poi la sua vita non sarebbe stata più la stessa, che sarebbe cambiata, poi di colpo ricordò Giovanna la ragazza che gli piaceva e non poteva mai avere una storia con lei perché non avrebbe fatto altro che metterla contro tutte le forze del male. Non ce la faceva a mantenere quel grande segreto con i suoi amici e peggio ancora con la sua famiglia. In quel momento voleva sparire per sempre dalla faccia della terra, non poteva affrontare i vampiri, i vampiri, degli esseri tenebrosi che venivano dall’inferno per distruggere il mondo. «Salvo Salvo ci sei?!»diceva Gino, ma Salvo stava tra le nuvole, o meglio tra il fuoco dell’inferno, stringeva la croce tra le mani con tutta la forza che aveva, voleva esplodere, voleva gridare al mondo tutta la sua identità, per poi morire. «Salvo a cosa stai pensando?»aggiunse Aldo, poi Gino scosse la spalla destra di Salvo dicendo«Salvo ehi che ti prende?» Salvo si voltò lentamente, spaesato poi rispose confuso«E che vuoi? Che succede? Non succede niente! Perché?»chiese spaesato. «Perché ti stiamo chiamando da un sacco di tempo ma tu pensi ad altro!»rispose Aldo alzando gli occhi in aria e agitando le mani, mentre Salvo li guardava in pena. «Salvo ti è successo qualcosa? Hai incontrato quell’uomo e ti ha fatto qualcosa?»chiese Gino preoccupato. Salvo fece un sospiro poi rispose quasi con le lacrime agli occhi«No, non succede niente sono solo stanco tutto qui!» e fece uno sbadiglio. Gino aggrottò le spalle confuso ed Aldo sembrava non aver creduto a niente. Gino ed Aldo arrivarono al Pub, mentre Salvo proseguì la sua strada verso casa. «Ci vediamo domani a scuola!»disse Gino. «No, non ci vengo»rispose di colpo Salvo. «Perché?»chiese Aldo confuso. Salvo ebbe un attimo di indugio poi rispose«Beh... ehm... perché non mi sento bene... voglio stare a riposo...» «Ok»esclamò Gino, dopo di che si salutarono e Salvo si diresse verso casa sua. Aldo e Gino si lanciarono un’occhiata ed erano confusi dal suo comportamento. Salvo stringeva la croce con la mano destra, mentre quella sinistra l’aveva nella tasca appunto sinistra e stringeva le due bottigline di holy water ed hell fire. Quando toccava quegli oggetti aveva un brivido lungo la schiena e lo stomaco gli si chiudeva di colpo, in quel momento aveva la testa che gli scoppiava, non aveva mai immaginato che quella combinazione lo avrebbe portato a scoprire che lui era un cherubino-ammazza vampiri e al sol pensiero non poteva crederci, stava impazzendo. «Che ne sarà della mia vita? Starò tutto il tempo a combattere i vampiri, senza avere una vita normale?... non posso credere che io sia un cherubino... un angelo... pronto ad ammazzare i vampiri per salvare il mondo... e queste armi l’acqua santa, il fuoco dell’inferno, la croce... tutto questo l’ho visto nei film... ma nella realtà....». Arrivò a casa e arrivato sotto al portone non sapeva come comportarsi quando avrebbe visto Gioia e le sorelle, doveva apparire più allegro, anche un bambino si sarebbe accorto che era triste. Si sistemò il giubbotto, fece un lieve respiro e asciugandosi gli occhi e posando la croce nella tasca del giubbotto iniziò a salire lentamente le scale e fece di tutto per apparire allegro, ma sapeva che questo non sarebbe stato possibile. Arrivato davanti la porta di casa si sentì ansioso, fece un lungo respiro e mettendo l’indice destro sul pulsante del campanello lo suonò. Aprì Stefania, la seconda sorella maggiore di Salvo«Finalmente sei arrivato!»disse con i suoi capelli neri legati e indossava dei jeans e una maglietta a maniche lunghe rosa e a righe blu. «Sono uscito e poi sono solo le nove...»rispose Salvo entrando in casa. «Sì di ieri. Sono le nove e mezza»rispose Stefania. «Ma perché cosa è successo? Le altre sere sono sempre uscito e tornato tardi e mamma non ha mai detto niente»rispose Salvo irritato. «Perché non puoi immaginare chi è arrivato...»disse Stefania sorridendo. «Chi?»chiese Salvo preoccupato. «Vai in cucina e lo scoprirai!»rispose Stefania sorridendo e facendo dei gesti con la mano destra. Salvo la guardava confuso e poi si diresse in cucina. Quando entrò spalancò gli occhi rimanendo immobile e la sua faccia si riempì di gioia quando vide la persona che c’era sul divano«Vale!»esclamò e si diresse da quest’ultima che si alzò dal divano e si abbracciò con Salvo sorridendo dalla gioia. «Vale sei tornata! Non posso crederci»disse Salvo felice e non smetteva di abbracciare l’amica. Vale era una ragazza molto carina e in quel momento stava abbracciando Salvo ed era felice per la gioia provata, aveva i capelli biondi fino alla scapola con la frangetta in avanti che si bloccava a contatto con le sopracciglia, i suoi occhi erano verdi e in quel momento erano diventati lucidi dalla gioia. «Ma come mai sei qui?»chiese Salvo staccandosi da Vale e quest’ultima fece un sospiro portando i capelli all’indietro poi rispose contenta«Beh è una lunga storia» «Tuo padre ti ha lasciato venire?»chiese Salvo. A quelle parole Vale, Stefania, Melissa e Gioia abbassarono lo sguardo rattristandosi e Salvo li guardava confuso, sorpreso dalla loro reazione«Che succede?»chiese preoccupato. «Beh... mio padre è morto»disse Vale con gli occhi bassi e lucidi. Salvo spalancò gli occhi dispiaciuto e in quel momento non sapeva cosa dire«Oh, mi dispiace. Davvero, non sai quanto mi dispiace...»disse sfiorandola sulla spalla sinistra. «Devo farmi forte. Anche se non andavamo d’accordo sto male»disse Vale con le lacrime agli occhi e sedendosi sul divano. «È per questo che sei venuta qui?»chiese Salvo sedendosi accanto a lei. «Sì. A quanto pare mio padre aveva lasciato un documento in cui mi affidava a tua madre. È lei la mia custode ora»rispose Vale asciugandosi gli occhi con le mani. «Sei sempre stata come una sorella per noi»disse Stefania seduta accanto alla tavola. «Sì certo noi ti daremo tutto l’appoggio di cui avrai bisogno»aggiunse Melissa. «Sappi che per me tu sei come una figlia»concluse Gioia. «Certamente. E tu potrai sempre contare sul mio aiuto in ogni caso»disse Salvo mettendole la mano sulla spalla. Vale sorrise fiera di stare lì e rispose con le lacrime agli occhi«Grazie... davvero grazie... voi per... me... siete come una... no siete la mia seconda famiglia....» «Ma certo. Io ero grande amica di tua madre e lei non vorebbe altro che la tua felicità»disse Gioia seduta a capotavola di fronte a Vale e a Salvo. Vale fece un lungo sospiro rispondendo«Sì. Ma tutto questo mi rende così triste, ho perso mia mamma e ora anche mio padre...»scoppiò in lacrime inclinando il busto in avanti e coprendosi gli occhi con le mani, mentre Salvo le mise una mano sulla schiena guardando Gioia e le sorelle dispiaciuto. «Vale se ti farà star meglio domani mattina andiamo a fare shopping» propose Stefania per incoraggiarla. Vale alzò la testa asciugandosi gli occhi«Grazie Steffy ma non ne ho voglia... non ho voglia di far niente...» Gioia si alzò e si avvicinò a Vale dicendo«Sì, però non devi stare rinchiusa in casa a piangerti addosso, hai bisogno di svago...» «Mia mamma ha ragione»aggiunse Salvo, sempre con la mano sulla sua spalla. «Sai qui ci sono tanti posti dove andare la mattina. Io con le mie amiche vado sempre nel bar Crazy e dopo vado a fare un giro per la piazzetta .», diceva Steffy sorridendo e sedendosi accanto a Vale, poi continuò«Però se vuoi possiamo andare a San Severino o altri paesi vicini in cui fare shopping …». Vale era felice che tutti quanti erano disponibili per aiutarla e farla stare meglio, così rispose con la voce come chi ha appena smesso di piangere«Grazie Steffy sul serio Grazie a tutti voi … non saprei cosa fare se non ci steste voi …» «Però siamo qui e ti daremo tutto il nostro appoggio!», aggiunse Melissa sorridendo. Salvo, invece, era silenzioso non stava ascoltando la conversazione, guardava sua madre, le sue sorelle e Vale con tristezza e avrebbe tanto voluto dire loro tutta la verità su di lui, ma ripensando alle parole di Giulio si tirava indietro. «Shopping, passeggiate, uscite, appuntamenti, scuola, vita adolescenziale … tutte queste cose sono scomparse nella mia vita … non hanno più alcun senso … perché …»si chiedeva Salvo nella sua testa. «Bene puoi dormire nella stanza con Steffy …»diceva Gioia, poi Melissa aggiunse«Sì sì io andrò a dormire con Mamma». «E Salvo dorme da solo … »disse Gioia guardando Salvo, poi vide che egli era distratto e che aveva le lacrime agli occhi e gli chiese confusa«Salvo, stai bene?» «Co … come?» «Stai bene?»ripeté Vale. Salvo si asciugò gli occhi di colpo e rispose stentato«Eh … niente … niente … sono solo un po’ stanco …» «Ma perché stavi piangendo? Per me?»chiese Vale un po’ triste. «Eh come?»esclamò Salvo, poi si sistemò sul divano e continuò la frase«Non stavo piangendo. È che quando sono stanco mi bruciano gli occhi tutto qui» «Sei felice che io sia tornata, Salvo?»chiese Vale. «Certo Vale»rispose Salvo di colpo, abbracciandola poi continuò«Certo che sono felice … anzi felicissimo …» «Anch’io! Però ti vedo un po’ triste» Salvo si staccò da Vale poi rispose facendo un sospiro«Ehm … no perché sono rimasto male per la storia di tuo padre … ma … mi fa molto piacere che tu sia qui … »,Vale a quelle parole sorrise. «Ehm, sai com’è? Salvo a quest’ora qui è sempre tanto stanco»disse Steffy sorridendo, con l’aria di chi prende in giro. «È un grande studioso»aggiunse Melissa sorridendo e sorrisero anche Vale e Gioia, mentre Salvo a quelle parole si alzò di colpo dal divano dicendo con tono alterato«Che devo fare che non mi piace la scuola? Almeno è l’unica cosa che mi resta!», dopo di che andò di corsa nella sua stanza. Tutti gli altri rimasero attoniti senza parole. Gioia si diede un occhiata con Vale, poi entrambe si guardarono con Melissa e Stefania, poi Melissa esclamò«Ma cos’ha?» Gioia scosse le spalle, non sapendo cosa fosse successo. Salvo aprì la porta della sua stanza lentamente. Entrò con un’aria triste, guardò tutta la sua roba sul comò: libri di scuola, cd di canzoni, profumi, vestiti e poi una cornice con una foto del suo battesimo. Stava lui e Gioia che lo teneva imbraccio. Prese la cornice tra le mani e con le lacrime agli occhi diceva tra sé e sé«Mamma … desidero con tutto il cuore che tutto questo sia solo un incubo … chi lo avrebbe mai detto … chi lo avrebbe mai pensato … io, Salvatore De Leo, sono un ammazza vampiri … costretto a tenere nascosta la mia identità e …»riposò la cornice e prese tra le mani un cd, esattamente quello di Shakira, e continuò«La mia vita … da normale è diventata …»sospirò«… un incubo … sono un angelo … angelo … angelo»quella parola “angelo” gli risuonava nella testa.«Vampiri … vampiri … demoni … queste sono le creature mostruose contro cui devo combattere …»riposò il cd e si sdraiò sul letto, lasciando la luce accesa. Fissava il soffitto pensando sempre alle stesse cose. Si mise una mano sullo stomaco ingoiando la saliva. Sbatteva le palpebre, consapevole che non poteva sfuggire al suo destino. Dopo breve tempo si alzò e si avvicinò alla finestra e la aprì affacciandocisi e respirava l’aria autunnale. Gioia stava parlando con le sue figlie e con Vale. «Beh quando è morto mio padre, per me è morto tutto, è come se non mi fosse rimasto più niente»diceva Vale con lo sguardo basso e le lacrime agli occhi. «È normale. Ma sappi che anche se lui era severo e chiuso in stesso, nel profondo del suo cuore ti voleva bene … ti ha sempre voluto bene … il problema è che nessuno gli aveva insegnato ad amare …»rispose Gioia appoggiandole la mano sulla spalla destra. Vale sorrise dicendo«Grazie … anche io gli volevo bene … anche se litigavamo spesso e mi costrinse a partire insieme a lui per l’America» Steffy si alzò e le si avvicinò e le disse tenendole le mani, con un sorriso«Domani mattina ti svegli … ti prepari … ti fai bella … e insieme andiamo a fare una passeggiata, se vuoi … ok?» «Sì grazie Steffy … sei davvero una sorella per me!»rispose Vale, dopo di che si abbracciarono. «Ti voglio bene»esclamò Steffy «Anche io»rispose Vale, poi finì di abbracciarsi con Steffy e disse rivolta a Melissa «Anche tu sei come una sorella per me». Melissa a quelle parole sorrise e alzandosi si avvicinò a Vale e si abbracciarono. Nel frattempo Salvo stava ancora affacciato alla finestra. Vedeva tutto scuro, c’erano soltanto due, tre luci accese. Ammirava tutto quel buio pensando alla sua nuova vita, alla sua nuova vita da cherubino, non poteva credere che fosse un angelo, eletto per combatter contro i vampiri e le forze del male. L’unica cosa bella che gli era capitata in quel giorno era aver conosciuto Giovanna e il ritorno di Vale. Vale, ecco è di lei che voglio parlarvi, questo personaggio misterioso apparso dal nulla. Lei era come una terza sorella per Salvo, crebbero insieme fino all’età di undici anni. La ragazza aveva la stessa età di Salvo. La madre di Vale era la migliore amica di Gioia, erano davvero amiche per la pelle, si confidavano tutto, ognuna sapeva tutti i segreti dell’altra. Avevano partorito i loro bambini nello stesso ospedale e lo stesso mese, Settembre. Tutto andava bene, tutto andava per il verso giusto, fino a quando la madre di Vale non morì a causa di una malattia, quando lei aveva solo dieci anni. Così da quel momento Vale venne accolta in casa De Leo, naturalmente con il consenso del padre che era una persona davvero acida e che non sapeva trasmettere amore. Quando morì la moglie non versò nemmeno una lacrima ed era felice di mandare a vivere la figlia dai De Leo, così se ne sarebbe sbarazzato. Vale fece amicizia anche con Aldo e Gino. Insieme formavano un quartetto di amici davvero bello. Dopo un anno, però, il padre di Vale si presentò davanti casa e disse alla figlia, di solo undici anni, di preparare le valigie perché doveva partire per l’America con lui. Vale si rifiutò, ma dovette andarci, perché non aveva la possibilità di ribellarsi, anche con l’aiuto di Gioia. Da quel momento Salvo non aveva più rivisto Vale. Comunque, ritorniamo a Salvo che stava affacciato alla finestra. Ad un tratto, quando stava per chiuderla, udì un rumore, un fruscio di foglie. Si riaffacciò, ma non si poteva vedere nulla a causa del buio. Quel fruscio si fece risentire, poi si udì un gatto miagolare come se venisse strozzato. Salvo a quel miagolio spalancò gli occhi terrorizzato e quando stava per chiudere la finestra, il fruscio si fece più forte e vide passare davanti a lui una figura nera che passando accanto alla luna ci si poté vedere che era dotata di ali. Salvo a quella vista rimase pietrificato, con la bocca spalancata, le gambe gli tremavano, il cuore gli batteva all’impazzata, divenne pallido dalla paura, poi chiuse la finestra tremando e non riuscendo a chiuderla dalla paura. Dopo che lo ebbe fatto si sedette sul letto traumatizzato, fissando la finestra e avendo nella testa sempre quell’immagine. «Era un vampiro … »diceva con il fiatone. Non si sentiva più le gambe, né le braccia. Si sdraiò sul letto fissando il soffitto sempre con quell’immagine stampata nella testa. Dopo alcuni minuti gli si chiusero gli occhi e non oso descrivere il sogno che fece. Vale passò davanti alla sua stanza e vedendo la porta aperta ci si affacciò e appoggiata allo stipite della porta lo guardava sorridendo. Aveva gli occhi pieni di gioia, lo guardava con ammirazione, poi abbassò lo sguardo facendo un sospiro, poi alzò gli occhi rivolti verso Salvo sbattendo i capelli all’indietro. Salvo dormiva appoggiato sul lato destro del letto. Vale lo guardava ed esclamò sospirando«Salvo». Passò di lì Steffy esclamando«Vale!». Vale si spaventò, perché era immersa nel suo mondo. Si girò di scatto e balbettava«Co … se … Steffy sei tu che spavento!» «Si sono io! Che stai facendo?» Vale non sapeva cosa dire e voltandosi verso Salvo e poi rivoltatasi verso Steffy rispose«Ehm . .. Salvo … dorme con la luce accesa?» Steffy alzò gli occhi al cielo e entrando nella stanza del fratello chiuse la luce dicendo«Fa sempre così! Beh vieni ti faccio vedere dove devi dormire!», detto questo condusse Vale nella sua stanza. Salvo stava dormendo profondamente e tutto quello che gli era successo e l’immagine di quella figura alata gli giravano nella testa e tutto ciò lo portò a fare un sogno, anzi un incubo … Sognò di trovarsi in auto, un auto che non aveva mai visto, una Porsche per la precisione. Stava seduto sul sedile anteriore accanto al volante. Era buio, l’auto stava su una strada deserta circondata ai lati da piccoli cespugli. Si guardava intorno, senza sapere dove stesse, non parlava, non diceva niente. Improvvisamente vide arrivar un qualcuno che si dirigeva verso l’auto. Salvo cercò di aprire la portiera, ma era bloccata, si agitava dalla paura, cercò di aprire anche la portiera accanto al volante, ma nemmeno quella si apriva. Si accorse che quel qualcuno era scomparso e Salvo si immobilizzò guardandosi intorno. Ad un tratto l’auto iniziò a partire da sola e Salvo venne spinto contro il sedile. L’auto andava a grande velocità. Salvo spalancava gli occhi diritto sul sedile, terrorizzato. All’improvviso di fronte all’auto apparsero tante persone una sopra l’altra e non si poteva vedere cosa fossero. L’auto non si fermava e aumentava di velocità. Salvo urlava e quando l’auto stava per schiantarsi contro tutte quelle persone, l’incubo svanì. Salvo si destò di colpo sconvolto. Si guardava intorno e la sua stanza era in ordine. Si rivolse verso la finestra e si accorse che era giorno, il suo cuore batteva all’impazzata e sudava. Si alzò dal letto e prese il suo cellulare e vide che c’erano tre chiamate di Gino e due di Aldo, in più c’era un messaggio di Giovanna. Cancellò le chiamate e si affrettò a leggere il messaggio: “Ciao Salvo. Volevo sapere come stavi, se hai incontrato quell’uomo. Ciao.” Di colpo Salvo si ricordò di Giulio, del suo maestro. «Giulio … Giulio … vampiri … angeli … la mia vita …»diceva Salvo ad alta voce con tono triste«… che cosa dico a mamma, Melissa, Steffy … e cosa dico ai miei amici … a Giovanna … beh»fece un sospiro«… anche se dicessi loro tutta la verità, non mi crederebbero di certo …» Vale passò davanti alla sua camera e si fermò alla vista di Salvo e dopo aver fatto un sospiro esclamò«Buongiorno!». Salvo distolse lentamente lo sguardo dal cellulare e si rivolse verso Vale dicendo«Ehm … Vale buongiorno!» «Ieri sera te ne sei andato e poi ti sei addormentato»diceva Vale a stento«Ah … ti è successo qualcosa?» Salvo fece un sospiro mettendo la mano destra tra i capelli, poi rispose facendo ancora un altro sospiro«Beh … il fatto è che …» «Cosa?»chiese Vale preoccupata. «Ehm … il fatto è che ieri …»per un momento Salvo stava per dire tutto e, come gli succedeva sempre, si tirò indietro ripensando alle parole di Giulio. «Che cosa ti è successo? … Con me puoi parlarne … davvero»disse Vale avvicinandosi a Salvo. Salvo abbassò gli occhi senza sapere cosa dovesse dire e dimenò le spalle. «Allora?» «No … non è successo nulla … in questo giorni mi sento solo un po’ fiacco»rispose Salvo con lo sguardo basso. «Sicuro?»chiese Vale inquieta. «Sì, sicuro. Davvero»rispose Salvo facendo un piccolo sorriso. «Bene»iniziò Vale, poi continuò sospirando«Non vieni a fare colazione?» «Sì. Mi vesto un momento e vengo!»rispose Salvo avvicinandosi all’armadio. Vale rispose con un ok, dopo di che andò in cucina. Salvo riprese il cellulare tra le mani e si sedette sul letto. Voleva mandare un messaggio a Giovanna, ma non sapeva cosa scrivere, non voleva mentire. Aveva un nodo in gola e nello stomaco. Aveva un mal di testa fortissimo per tutto quello che gli era successo. Si sentiva come se non sapeva dove si trovasse, non si sentiva di fare nulla. «Che faccio? Che faccio? Che faccio?»si chiedeva portandosi la mano sinistra alla fronte, mentre con quella destra teneva il cellulare, poi prese forza e decise di mandare un messaggio a Giovanna dove diceva: “Ciao. Sto abbastanza bene tu? Comunque ieri non ho incontrato quell’uomo ……………”. Quei puntini sospensivi così lunghi stavano a significare che il messaggio di Salvo sarebbe continuato se solo egli ne avesse avuto la possibilità. Avrebbe tanto voluto dire tutta la verità a tutti, togliersi quel peso dallo stomaco. Vale arrivò in cucina dove stava Gioia che stava preparando il caffè con la macchina espresso e Steffy che stava accedendo la TV. «Buongiorno!»esclamò Vale. Gioia distolse lo sguardo dalla macchina caffè espresso e disse sorridendo«Vale buongiorno! Dormito bene?» «Sì, benissimo!»rispose Vale sorridendo. «Beh siediti pure. Preferisci cappuccino o caffè macchiato?»chiese Steffy sedendosi a lato della tavola. Vale si sedette accanto a Steffy e rispose«Ehm … cappuccino grazie …» Gioia mise tre tazze di caffè e una di cappuccino su un vassoio e lo mise al centro della tavola, dopo di che tese la tazza di cappuccino verso Vale dicendo«Ecco qui Vale. Sai non devi vergognarti devi comportarti come se fossi a casa tua!» Vale afferrò la tazza poi rispose sorridendo«No è che col tempo mi abituerò!» «Bene Più tardi usciamo se ti va»disse Steffy mettendo tre cucchiaini di zucchero nel caffè macchiato. «Sì ne ho proprio voglia! Devo prendere una boccata d’aria»rispose Vale bevendo un sorso di cappuccino. Gioia si sedette a capotavola poi, versando un cucchiaino di zucchero nel caffè corto, chiese«Ma Salvo si è svegliato?» «Boh … quello si sveglia sempre tardi! E non è andato nemmeno a scuola»rispose Steffy con lo sguardo basso. «È sveglio …»esclamò Vale bevendo il suo cappuccino. «Sei andato in camera sua?»chiese Gioia. «Sì … ma …»fece un sospiro poi continuò« … è un po’ strano …» «Beh Salvo è strano di natura … »aggiunse Steffy con lo sguardo basso. «Stava per dirmi qualcosa … ma poi si è fermato …»continuò Vale con aria preoccupata. «Sì hai ragione. È da ieri pomeriggio che è strano»aggiunse Gioia abbassando gli occhi. Salvo, nel frattempo, si era cambiato i vestiti. Aveva indossato una maglia nera a righe blu e bianche e dei jeans. Ogni secondo pensava sempre alle stesse cose. Gli sembrava tutto un incubo, avrebbe tanto voluto morire al posto di fare un faccia a faccia con dei vampiri. Ad un tratto gli squillò il telefono e si affrettò a prenderlo e si accorse che era una chiamata da parte di Gino. Salvo sospirò. Non voleva rispondere perché non sapeva cosa dire, poi si fece forte e rispose. In quello stesso istante Vale, che stava andando in camera sua, origliò accanto allo stipite della porta aperta. «Ciao Gino che vuoi?»chiese Salvo al telefono. «Voglio sapere cosa è successo. Ieri sera eri molto strano»rispose Gino. «Te l’ho detto già. Non ho niente»disse Salvo un po’ irritato. «Non è che hai incontrato quell’uomo ed è successo qualcosa?» «Ho detto che non ho incontrato quell’uomo! Perdonami ora devo andare»rispose Salvo, dopo di che riattaccò. Si sedette sul letto e si trovò Vale davanti alla porta ed esclamò meravigliato«Vale!». Vale non sapeva come comportarsi poi, dopo alcuni secondi di esitazione, disse«Salvo cosa ti succede?» «Niente che vuoi che mi succeda!»rispose Salvo con gli occhi bassi e irritato. «Per puro caso ho sentito che parlavi con Gino riguardo un certo uomo! Che succede?»chiese Vale inquieta. Salvo alzò gli occhi lentamente irritandosi e dopo alcuni attimi di indugio rispose alterato«Ma come ti sei permessa di origliare?» «Io … non volevo sul serio … sono passata di qui e …»rispose Vale mortificata. «Il punto è che …»iniziò Salvo sospirando e alzandosi dal letto«Il punto è che non posso raccontarti ciò che mi sta succedendo!» «Perché?»chiese Vale. «Perché ti metterei in pericolo!»rispose Salvo con le lacrime agli occhi«E poi non mi crederesti!» «Perché dici che non ti crederei?! Sai anche io non detto ciò che è successo realmente a mio padre!»disse Vale abbassando gli occhi. Salvo, a quelle parole, rimase attonito, confuso. «Mio padre non è morto in un incidente stradale, Salvo!»disse Vale in un sol fiato. «Che?»esclamò Salvo confuso. «Il punto è che non ho potuto dire la verità, perché altrimenti sarei passata per una pazza». Salvo la guardava senza capire niente poi chiese a stento«Ma come è morto tuo padre, Vale?». Vale fece un sospiro e abbassò gli occhi, poi dopo alcuni secondi di esitazione rispose con la voce tremante«Mio padre urlava urlava … si trovava nel giardino di casa. Io stavo nella mia cameretta e … mi … affacciai alla finestra e vidi degli …»Vale iniziò a piangere, mentre Salvo la guardava inquietato. «Degli esseri …»continuò Vale«… degli esseri alati raggruppati sul suo corpo … che poi sono volati via …»Vale scoppiò in lacrime coprendosi il viso con le mani. Salvo a quelle parole rimase pietrificato, esseri alati, essere alati, lui sapeva benissimo di cosa si trattava e ci mancava poco che svenisse. La minaccia dei vampiri si faceva sempre più vicina, lui il prescelto a combattere le forze dei vampiri doveva darsi da fare. «DEVO ACCETTARE IL MIO DESTINO!»disse Salvo nella sua mente e fissando Vale.

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Capitolo 10
*** La storia ***


10° capitolo: La storia Vale si asciugò gli occhi e dopo attimi di indugio disse singhiozzando «Visto … nessuno mi crederà mai … è inutile …» Salvo si avvicinò a Vale sfiorandole la spalla sinistra con la mano destra e disse guardandola negli occhi «No … io ti credo invece …» Vale a quelle parole rimase meravigliata e non aveva parole. Non credeva alle sue orecchie. «Eh? Come dici? Mi credi?»chiedeva sbalordita. «Certo che ti credo … in qualche modo il problema che ho io ha a che fare con gli esseri alati …»rispose Salvo con un mezzo sorriso. Vale era confusa, non stava capendo ciò che diceva Salvo «Che vuoi dire? Anche tu hai visto quei mostri?» Salvo abbassò lo sguardo sospirando, poi rispose mordendo il labbro inferiore«Beh … in un certo senso sì … il punto è che non posso raccontarti tutto …» «Salvo non sto capendo nulla! Hai visto sì o no quei mostri?»chiese Vale. «Ti racconterò tutto quando tornerò!»rispose Salvo uscendo dalla stanza e Vale rimase immobile. Salvo si diresse verso la porta di casa e Gioia, appena lo vide, gli chiese«Salvo dove vai?» Salvo aveva appena messo la mano destra sulla maniglia della porta e a quella domanda si immobilizzò e rispose con tono basso«Ehm … vado da Gino … nemmeno lui è andato a scuola» Gioia rispose con un ok secco dandosi un’occhiata enigmatica con Steffy, mentre Salvo uscì di casa. Vale andò in cucina e Steffy subito le chiese «Sai cosa è successo a Salvo?» Vale ebbe un attimo di indugio, poi rispose «No .. non lo so ci ho parlato un po’, ma poi è andato via!»non voleva raccontare nulla di ciò che si era detta con Salvo. «Non è che dobbiamo portarlo dallo psicologo o psichiatra?»chiese Steffy in senso ironico. «Non essere sciocca Steffy!»rispose Gioia irritata. Salvo arrivò giù al portone poi, quando stava per proseguire, si fermò. Non sapeva se andare da Giulio e scoprire ancora altre cose brutte e terribili. Doveva ancora abituarsi all’idea che era un angelo, anche se l’idea in fondo in fondo iniziava a piacergli. «Che faccio? Vado da Giulio?»si chiedeva indeciso« … devo perché deve dirmi tante cose riguardo ai vampiri … e proprio per questo non voglio andarci …»fece un sospiro, poi proseguì intento ad andare da Giulio. Durante il percorso non fece altro che pensare ai suoi amici e alla sua famiglia e anche alla morte del padre di Vale. Ecco in questo punto rimase immobile, pietrificato pensando«Aspetta! Il padre di Vale stava in America … questo vuol dire che anche lì stanno i vampiri … »tutto ciò lo faceva abbattere ancora di più. I vampiri non stavano solo a Siano, ma anche in America, e chissà forse anche in Africa. «In questo momento avrei preferito stare a scuola insieme ai miei amici e chiacchierare con Giovanna … ah Giovanna … una volta che mi piace una ragazza mi succede qualcosa di strano … scopro che sono un ammazza vampiri … un angelo … ah la vita cosa ne sarà del mio futuro cosa?!». Camminava con la testa altrove, guardandosi intorno. Per un attimo rifletté e pensò che non poteva sfuggire al suo destino da ammazza vampiri, almeno che non fosse un incubo, ma sapeva benissimo che non era così. Rivolse gli occhi al cielo e si accorse che era tanto oscuro, non si vedeva un minimo di cielo azzurro. «Ah … mi sa che qui viene a piovere di nuovo … anzi viene a fare il diluvio universale …»pensava inquietato. Nel frattempo Vale stava in soggiorno guardando le foto da piccolo di Salvo e le sorelle e sorrideva. Si fece un giro per la stanza, per le tante foto che c’erano. Ad un tratto arrivò Steffy che si sedette sul muretto affianco al camino e iniziò a dire«Beh Vale! Che ne dici se parliamo un po’?» Vale si girò di scatto rispondendo«Ehm … Steffy io stavo solo guardando le foto …» «Non ti preoccupare. Sono venuta qui per parlare se vuoi»disse Steffy sorridendo. Vale si avvicinò a Steffy e si sedette accanto a lei dicendo«Beh … di che parliamo?»chiedeva con lo sguardo basso e dimenando le spalle. «Dei tuoi innamoramenti!»esclamò Steffy in un solo fiato. Vale a quelle parole rimase attonita alzando lentamente lo sguardo, poi esclamò scettica«Cosa?» «No dico, in quel tempo che sei stata in America … sei stata con qualcuno?»chiese Steffy con un sorriso. Vale a quella domanda esitò un istante, poi rispose con tono basso«Beh … ho avuto piccole storie … ma non mi sono mai innamorata per davvero!» «Capisco!»esclamò Steffy. «E tu invece? Ti piace qualcuno?»chiese Vale, finalmente con un sorriso. Steffy a quelle parole si mise a ridere poi, dopo alcuni secondi di pausa, rispose«Beh a dire il vero stavo frequentando un ragazzo di venticinque anni, ma poi … »a quelle parole abbassò gli occhi sospirando. «Cos’è successo?»chiese Vale preoccupata. «Ho scoperto che stava solo giocando! Aveva scommesso con un amico per rimorchiarmi»rispose Steffy alzando la testa. Vale a quelle parole rimase sbalordita non sapendo cosa dire. Poi dopo alcuni attimi di indugio disse a stento«Ehm … se fossi stata io in te … lo avrei ucciso»pronunciò le ultime parole con sorriso. «Infatti … quando lo scoprii … rimasi così male … mi stavo davvero innamorando di lui … sul serio …»diceva Steffy molto triste. «Non pensarci … »rispose Vale per incoraggiarla« … quello che deve stare male è lui … non tu …»diceva appoggiandole la mano sinistra sulla spalla destra. «Grazie Vale. Davvero!»esclamò Steffy con un mezzo sorriso, dopo di che si abbracciarono. Dopo attimi di indugio e di silenzio,Vale ruppe il ghiaccio chiedendo«Quanto tempo fa è successo?» «Lo scorso Agosto!»rispose Steffy dimenando la testa. «Per non sembrare invadente … è di Siano?» Steffy rispose facendo delle smorfie con la bocca«Sì purtroppo. Si chiama Luigi!». Vale abbassò gli occhi mordendo il labbro inferiore e corrugando la fronte. Salvo era arrivato davanti alla scuola elementare, la casa di Giulio si trovava a quattro passi da lì e precisamente a quattro passi dal cimitero. Passò per la piazza dove c’era tanta gente, per lo più mamme con bambini piccoli e ragazzini di circa dieci anni che giravano in bicicletta per la piazzetta. Li guardava con ammirazione e anche tristezza pensando ai suoi tempi passati e alla sua vita appena rovinata. Quei ragazzi sarebbero cresciuti con una vita normale, mentre Salvo, che fino a poco fa sembrava essere un adolescente normale, aveva scoperto di essere un cherubino ammazza vampiri. Scese le scale della piazzetta che portavano davanti al supermercato Conad e dopo aver aspettato tre o quattro auto che lo facessero attraversare, traversò la strada e si diresse verso la casa di Giulio. In quelle parti non c’era nessuno, deserto di giorno, deserto di notte. Aveva paura, ma una cosa lo rassicurava: i vampiri non escono alla luce del sole. «Menomale!»esclamò con le mani nelle tasche del giubbino. Arrivò davanti casa di Giulio. Per prima cosa c’era un cancello nero su cui era attaccata una buca della posta. Salvo non perse tempo e con l’indice destro suonò il citofono. Passarono dieci secondi e non rispose, così risuonò e passati dieci secondi manco rispose. Salvo si stufò dicendo«Non c’è! Che fa! Sarà per un altro giorno»detto questo stava per andarsene, ma qualcuno lo chiamò per nome. Salvo si voltò e vide che era Giulio che stava aprendo il cancello. «Salvo sei venuto?!»esclamò Giulio. Salvo tornò indietro rispondendo«Ehm … sì … ma stavo per andarmene …» «Eh no, che credevi che non ci fossi! Io sto sempre qui, dai entra!» Salvo passò dal cancello e Giulio lo chiuse alle sue spalle. C’era un lungo cortile con ai lati tanti fiori e piante e anche alberi. Il cortile portò loro davanti alla porta di casa, una porta in legno su cui era inciso “Benvenuti”. «Senta … ma perché mi ha fatto venire qui?»chiese Salvo con tono basso. «Beh perché devo spiegarti molte cose sui vampiri»rispose Giulio aprendo la porta e, quando Salvo entrò, la chiuse. Salvo ebbe un attimo di esitazione, poi chiese agitando le mani«Ma un mio parere non vale?» «Che vuoi dire?»chiese Giulio dirigendosi in cucina e Salvo lo seguì dicendo balbettando«Non posso rifiutare di essere un angelo?» Giulio a quelle parole si mise a ridere coprendosi la bocca con la mano destra. Salvo a quella vista iniziò ad irritarsi chiedendo«Che ha da ridere??» «Beh …»iniziò Giulio smettendo di ridere« … mi stai dicendo che vuoi rifiutare la tua natura. E come dire che tu voglia rifiutare di essere figlio di tua madre» «Ah quindi la risposta è no vero?»disse Salvo molto irritato. «Siediti!»esclamò Giulio. Salvo fissava Giulio, come se avesse paura di sedersi, ma poi si sedette chiedendo«Ancora non mi ha risposto» «Ora ti rispondo»rispose Giulio sospirando«Prima di tutto non sono io che ti ho scelto, ma il capo dei cherubini» Salvo lo guardava molto confuso senza dire niente. «Io sono qui per farti conoscere tutto sui vampiri»continuò Giulio«Tu sei l’angelo l’unico che può salvare questo mondo dalla minaccia dei vampiri. Stanno davvero diventando pericolosi» Salvo a quelle parole ebbe un secondo di pausa, poi disse a stento«Il punto è che … ehm …»sospirò« … ieri ho visto un vampiro dalla finestra … e ne sono rimasto scioccato!» Giulio abbassò gli occhi sospirando e corrugando la fronte. Salvo lo guardò intento ad avere una risposta«Perché non dice niente?» Giulio alzò lo sguardo e dopo aver fatto un sospiro rispose«Ehm … visto? I vampiri sono vicini per questo devi darti da fare …» Salvo a quelle parole alzò il sopracciglio sinistro arrabbiandosi e rispose in un solo fiato«Cosa? Ma lei è impazzito davvero!»disse alzandosi di colpo dalla sedia. «Come sono impazzito?»chiese Giulio confuso. «Lei viene mi dice che sono un angelo ammazza vampiri e che devo darmi da fare … io me ne vado … ci rinuncio …»rispose Salvo molto arrabbiato dirigendosi verso la porta e Giulio lo inseguì dicendo«Per favore Salvo rifletti … è la tua missione!» Salvo si voltò di colpo rispondendo«Io non voglio fare nessuna missione, capito?» «Devi accettare di essere uno slayer!»diceva Giulio seriamente. Salvo fece un sospiro alzando gli occhi al cielo. «Pensa ad una sola cosa … il tuo compito è quello di salvare il mondo … quello di salvare tutte le persone! Pensa alla tua famiglia e ai tuoi amici, i vampiri sono un pericolo anche per loro … per questo devi esserci tu a salvarli …»continuò Giulio. «È proprio questo il problema! I miei amici, la mia famiglia! Non posso tenere segreta una cosa come questa» «Tu sei il protettore di questo mondo Salvo. Dai!»diceva Giulio, ma Salvo non sembrava convincersi, stava immobile con le braccia incrociate senza guardare in faccia Giulio. «Vieni con me ti mostro la stanza degli attrezzi»disse Giulio indicandogli la strada. «Che sala degli attrezzi è? Non voglio andarci!»rispose Salvo irritato. «Io ti mostrerò gli attrezzi e ti indicherò come usarli! Ma tu hai già un potere dentro di te, hai solo bisogno di metterlo in pratica, capito?» Salvo a quelle parole alzò gli occhi e sembrava che si stesse convincendo. «Allora?!»esclamò Giulio. Salvo fece un sospiro, poi rispose lentamente«Se tanto … insiste … va bene … credo che lei abbia ragione» Giulio a quelle parole sorrise, mentre Salvo alzò gli occhi al cielo. Giulio lo condusse in una stanza che per arrivarci bisognava salire una rampa di scale di quindici gradini. Arrivarono davanti a una porta di ferro e Giulio prese una scheda per aprirla. «Ha una scheda per aprire la porta?»chiese Salvo scettico. «Sì. Questo è un posto prezioso e devo tenerlo al sicuro»rispose Giulio entrando in quella stanza. Salvo quando ci entrò rimase stupito, era una stanza immensa, grande quanto ad una palestra. Le mura erano cinte di grigio, ai lati della stanza c’erano degli scaffali con dei libri antichi, in fondo c’era un capanno abbastanza grande, fatto in legno. Al centro della stanza c’era un enorme tavolo in legno con circa cinque sedie. Sopra il tavolo c’era un computer di ultima generazione, con stampante e scanner. Il pavimento era fatto di piastrelle color noce. «Wow! Questa è la famosa sala!»esclamò Salvo ammirando la stanza con stupore. «Visto? È immensa»rispose Giulio sorridendo e sedendosi su una di quelle sedie in fronte al monitor«Siediti qui»disse Giulio rivolto a Salvo indicandogli la sedia accanto a lui. Salvo però ebbe qualcosa da obiettare«Perché devo sedermi?» «Perché ti devo far vedere alcune cose sui vampiri»rispose Giulio con lo sguardo fisso sul monitor, già acceso. «Qualcosa di inquietante?»chiese Salvo. «Tutto è inquietante quando si parla di vampiri»rispose Giulio sempre fissando il monitor. Salvo non disse nulla, abbassò lo sguardo corrugando la fronte. «Mi farà vedere anche come è fatto un vampiro?»chiese Salvo, dopo attimi di pausa. «Beh sì, ma a te non deve interessare il loro aspetto» «Certo che mi deve interessare! Volano … io …»Salvo si bloccò, perché gli venne in mente una cosa« … scusi come io sappia anche gli angeli hanno le ali … ma io no … che sono la pecora nera?»chiese un po’ infastidito. «Questa è una domanda a cui risponderò in seguito». Salvo non rispose, mentre Giulio ingrandì una foto di una scritta, in realtà non si capiva niente, sembravano simboli sumeri. Dopo di che si alzò e si avvicinò ad una piccola lavagna che si reggeva su un treppiedi. «Che significano tutti questi segni?»chiese Salvo fissando l’immagine. Giulio prese un gessetto bianco e scrisse sulla lavagna alcuni simboli. «Allora?!»esclamò Salvo in attesa di una risposta. «Allora …»iniziò Giulio dopo di che fece un sospiro e continuò« … ciò che ho scritto qui si pronuncia SLEGNA SNOISSIM DAEL MET OT RIET ETAF …» Salvo a quelle parole corrugò la fronte confuso, non aveva capito nulla«Ah?!»esclamò. Giulio rispose indicando i simboli col gessetto«Sono parole inglesi capovolte. … Angels’ missions lead them to their fates ovvero le missioni degli angeli li portano al loro destino …» «E in che consiste tutto questo capovolgimento?»chiese Salvo molto ma molto confuso. «Devi sapere che è un linguaggio segreto con cui angeli e maestri comunicano. Capovolgono le parole inglesi» Salvo a quelle parole rimase stupito, incredulo«Però! Tutto questo è una follia!» «I vampiri non possono capire questo linguaggio»aggiunse Giulio. «Davvero? E come si fa a scrivere?»chiese Salvo. «Ti faccio un esempio. Ti spiegherò in seguito tutto il linguaggio. Allora per indicare la A si scrive capovolta …»rispose Giulio disegnando una A capovolta alla lavagna. «Forte!»esclamò Salvo sorridendo. «Bene. Ora passiamo alla storia»disse Giulio cancellando ciò che aveva scritto alla lavagna. «Quale storia?» «La storia dei cherubini e dei vampiri» Salvo a quelle parole ebbe un brivido lungo la schiena, rabbrividiva solo a sentire la parola “vampiro”. Non rispose nulla, perché non sapeva cosa dire. «I cherubini esistono da tanti anni …»iniziò a dire Giulio seduto su una sedia davanti alla lavagna e rivolto verso Salvo« … esistevano già nel 20 a.C. IL capo dei cherubini è il Master Cherub, colui che ogni secolo sceglie un cherubino pronto a lottare contro le tenebre. E ora viene la risposta alla tua domanda riguardo alle ali» Salvo alzò gli occhi al cielo esclamando«Ah menomale!» «Ogni cherubino, se avrà svolto tutte le sue missioni, alla fine diventerà un vero e proprio angelo, dotato di poteri sovrannaturali»continuò Giulio. Salvo non poteva crederci, lui era un angelo«Questo vuol dire che se porterò a termine tutte le mie missioni, avrò dei poteri magici?»chiese confuso. «In un certo senso è così! E avrai anche le ali che userai solo in caso di necessità» «Wow!»esclamò Salvo abbassando gli occhi e corrugando la fronte. «Come stavo dicendo ogni secolo il Master Cherub sceglie un cherubino per combattere i vampiri … e i maestri sono stati creati per addestrarli. Quindi …»disse Giulio, dopo di che si alzò dalla sedia e si diresse verso quel capanno indicando a Salvo di seguirlo. «Che fa ora?»chiese Salvo. «Aspetta e vedrai»esclamò Giulio aprendo quel capanno e cacciando fuori alcuni aggeggi e li appoggiò a terra. «Cosa sono questi affari?»chiese Salvo fissando quegli oggetti. «Allora …»sospirò Giulio«Questa è una balestra …»e la prese da terra. «Beh lo so che è una balestra!»disse Salvo. «Questo è invece lo Stake Shooter, propriamente lo spara paletti»e prese da terra un grosso fucile, più largo di quelli normali. «Mmm … questo mi piace … posso usarlo?»chiese Salvo sorridendo. «Aspetta non sai come lo si deve usare!»rispose Giulio, dopo di che si fece più indietro rispetto a dove stava e anche Salvo. «Vedi quel cartello?»chiese Giulio indicando un grosso cartello di fronte a lui appeso alla parete, dove stava un pipistrello. «Sì lo vedo. Cos’è?»chiese Salvo e Giulio rispose«È dove si lanciano i paletti per allenarsi. Prima di tutto lo Stake Shooter si carica con questa manovella all’estremità»e mosse una manovella, dopo di che«… si spinge questo grilletto e …». Da quel fucile fuoriuscì un grosso paletto appuntito che si schiantò sul centro di quel cartello con un grande botto. «Forte! Con uno di questi il vampiro ci resta secco …»diceva Salvo sorridendo. «Dai tocca a te»disse Giulio dando a Salvo lo spara paletti e quando Salvo lo ebbe tra le mani lo ammirava con stupore. «Carica per prima!»gli disse Giulio e Salvo mosse quella manovella per caricarlo«Adesso posso sparare?»chiese. Giulio annuì e Salvo prendendo bene la mira premette il grilletto lentamente e quel paletto si schiantò un po’ più su del centro del cartello. «Ci sei andato bene!»esclamò Giulio. «Certo tanto è la prima volta!»aggiunse Salvo. «Ora fatti spiegare alcune cose …»iniziò a dire Giulio«La migliore arma per i vampiri è lo spara paletti …» «Me ne sono accorto!»interruppe Salvo. «Per prima cosa i vampiri sono intolleranti all’aglio, agli specchi, alla luce solare e all’acqua santa …»continuò Giulio, mentre Salvo stava ad ascoltare proprio come un buon allievo « … per ucciderli devi conficcargli il paletto nel cuore … e riguardo alle ali non è un problema. Basta che li colpisci con lo spara paletti ad un’ala e cadono giù come mosche …» «Allora non sono un nemico tanto temibile»diceva Salvo, ma Giulio subito lo corresse dicendo«Ti sbagli! Questi sono i loro punti deboli, ma quando sono in squadra, è molto difficile sconfiggerli» «Capito! Comunque quando inizio a combattere, dico con dei vampiri veri?»chiese Salvo. Giulio abbassò gli occhi sospirando poi rispose«Ehm quando avrai imparato ad usare bene le armi» «E dove lo vado a trovare un vampiro?»chiese Salvo. «Giù al cimitero ne trovi a volontà!» Salvo non rispose abbassò gli occhi rabbrividendo poi dopo attimi di indugio chiese«Posso tirare un altro paletto?» «Certo!»rispose Giulio e subito Salvo si mise a lavoro, ancora una seconda volta non centrò il cartello. «Accidenti!»esclamò irritato, mentre Giulio stava facendo alcune cose al computer. Salvo si divertiva a lanciare paletti«Voglio vedere come sarà divertente lanciarli a dei vampiri»diceva nella sua mente. In fondo tutto ciò gli piaceva, si stava affezionando al suo nuovo lavoro, menomale! Vale e Steffy stavano in un bar, sedute una di fronte all’altra intorno a un piccolo tavolino. «È buono il caffè?»chiese Steffy. «Sì sì è buono!»rispose Vale bevendo un sorso di caffè. «A cosa stai pensando?»chiese Steffy che vedeva Vale sovrappensiero. Vale ebbe un attimo di esitazione poi rispose«Ehm … a Salvo … questa mattina si è comportato davvero in modo strano» «Sì hai ragione! Non si è mai comportato così!»aggiunse Steffy bevendo il caffè. Ad un tratto mentre stavano parlando squillò il cellulare di Steffy e lei rispose ed era Salvo. «Salvo che succede?»chiese Steffy e Vale smise di bere il caffè. «Ehm … di a mamma che mangio da Gino»disse Salvo che si stava ancora esercitando con le armi. «Ehm … ok Salvo va bene»rispose Steffy guardando Vale, dopo di che riattaccò. «Cos’è successo?»chiese Vale preoccupata. «Ha detto che mangia da Gino»rispose Steffy scuotendo le spalle e bevendo un altro sorso di caffè. Vale non rispose e continuò a bere il suo caffè. Passarono cinque ore e Salvo era stato tutto il tempo a fare esercitazione, dalle dieci alle quindici, per la precisione. Si era stancato e si era seduto vicino a quel tavolo e appoggiò la testa su di esso. Ad un tratto arrivò Giulio con una bottiglia d’acqua e l’appoggiò sul tavolo dicendo«Tieni ammazza vampiri!» Salvo alzò la testa come se si stesse destando e prese subito la bottiglia d’acqua e ne bevve metà, dopo di che fece un sospiro e disse a Giulio«Grazie! Questa volta si merita un grazie» «Ouy era emoclew!»esclamò Giulio sorridendo. Salvo spalancò gli occhi perché non ci aveva capito niente ed esclamò«Ah?» «You are welcome. Prego! Devi iniziare ad imparare il hsilgne!»rispose Giulio. «Sì ha ragione … ma quando non ci sono vampiri possiamo parlare l’italiano!»disse Salvo che stava prendendo confidenza con il suo maestro Giulio. Dopo attimi di silenzio Giulio lo ruppe dicendo a Salvo«Comunque una parola che devi imparare è reyals eripmav! Ovvero vampire slayer,ovvero ammazza vampiri!» «Sa devo dire la verità che questo inglese capovolto mi sta piacendo, ma …»iniziò a dire Salvo e dopo aver fatto un sospiro continuò« … perché hanno scelto l’inglese e non il francese, lo spagnolo, l’ostrogoto, il tedesco, il cinese, non so …» «Beh perché il primo cherubino è stato un inglese»rispose subito Giulio. «Ah e ora non possono cambiare lingua e adeguarsi alla mia?»chiese Salvo. Giulio alzò gli occhi al cielo rispondendo«E tu puoi fare domande con un senso compiuto?» «Lo ha detto anche lei che il mio senso dell’humour è una cosa positiva!»disse sul colpo Salvo, Giulio non rispose e abbassando gli occhi si diresse verso il capanno. «Aveva torto!»disse tra sé e sé Salvo, dopo di che bevve un altro sorso d’acqua. Intanto Vale stava nella stanza di Steffy e stava usando il suo portatile. Stava su facebook, stava caricando alcune foto per la precisione. Era da tanto che non ci entrava. Ad un tratto si ricordò di Gino e volle mandargli un messaggio, ma poi vide che era in chat e decise di contattarlo con queste parole: “We ciao Gino, come va? Sono tornata in Italia da ieri, sto a casa di Salvo”. Gino stava nella sua di stanza con il suo laptop e non perse tempo per rispondere al messaggio: “Ciaoooooo che bello sentirti! Sì qui tutto apposto, sono felice che tu sia tornata!” . Chiacchierarono un po’ su facebook, poi Vale ricordò una cosa, così chiese a Gino: “Salvo sta ancora lì da te?”. Gino a quelle parole rimase stupito e rispose: “Io non ho proprio visto Salvo, è da ieri sera …….”. Vale spalancò gli occhi stupita e ci mise un minuto per rispondere: “Ah quindi non è venuto a mangiare da te?”. Gino rispose di no, dopo di che lui e Vale si salutarono. Vale era molto delusa, non sapeva perché Salvo avesse mentito, lui non faceva mai così; però decise di non dire niente a Steffy e neanche a Gioia. Si fecero le sei e Gioia uscì, mentre Steffy stava in cucina a guardare la tv, Melissa era uscita col fidanzato e Vale stava seduta davanti al camino acceso. Guardava il fuoco pensando a Salvo, non poteva credere che avesse mentito, ma ciò che più la inquietava era che era sicura che gli fosse successo qualcosa. Ad un tratto la porta di casa stava per aprirsi e Vale distolse subito lo sguardo dal fuoco e si rivolse verso la porta. Da quella porta entrò Salvo, ma non si accorse che Vale era lì perché la luce era spenta, ma dopo che ebbe chiuso la porta alle sue spalle, notò che Vale era lì seduta. «Vale !»esclamò. In quella stanza solo il fuoco faceva luce. Vale si alzò dalla sedia e Salvo le si avvicinò. Entrambi stettero in silenzio, poi la ragazza chiese con tono basso«Perché hai mentito?» Salvo rimase attonito, non sapeva cosa dire e scosse le spalle chiedendo«Di cosa stai parlando?» «Non sei andato da Gino, l’ho sentito su facebook e ha detto che non ti vedeva da ieri … Salvo che cosa ti sta succedendo?»rispose Vale che sembrava davvero preoccupata. Salvo non sapeva cosa rispondere, aveva le farfalle che gli giravano nello stomaco e non sapeva se dire o no la verità, così rispose solo«Niente non mi succede niente!» «Allora perché mi credi? Hai detto che il tuo problema aveva a che fare con quegli esseri alati! Dimmi che succede di me puoi fidarti!» Salvo abbassò lo sguardo toccandosi gli occhi con la mano destra, poi rispose«Io ho da poco scoperto che …»in quell’istante aveva deciso di dire tutta la verità a Vale, perché in fin dei conti doveva confidarsi con qualcuno«Quegli esseri alati che hanno ucciso tuo padre erano dei vampiri!»Salvo si sentì sollevato e Vale a quelle parole fissava Salvo confusa ed esclamò«Cosa?» «Sì erano vampiri Vale. Ti sembrerà strano ma in questo mondo ci sono i vampiri!»diceva Salvo con una fitta nello stomaco e il cuore che batteva all’impazzata. Vale era rimasta sconvolta e non si sentiva più le gambe, le tremava tutto il corpo e abbassò la testa senza dire nulla. «In questi giorni sono strano perché …»fece un sospiro« … da stamattina sono stato da Giulio il mio maestro …» «Il tuo che?»chiedeva Vale sconvolta. «Lui mi ha detto tutto sui vampiri! Io, Vale, sono un cherubino ammazza vampiri!»Salvo si sentiva quel nodo alla coda che si stava sciogliendo, mentre Vale non poteva crederci, tutto quello che aveva sentito le sembrava un racconto dell’errore. «Se non mi vuoi credere non mi credere!»disse Salvo. «No … io ti credo Salvo …»rispose Vale« … tu sei un angelo … oddio mi sembra un favola …». In quell’istante ci fu il silenzio e ad un tratto Salvo abbracciò Vale dicendo con le lacrime agli occhi«Avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno Vale! La mia vita è cambiata!» «No non è cambiata hai sempre i tuoi amici e la tua famiglia»diceva Vale. Salvo non rispose e si sentiva davvero sollevato di essersi confidato con Vale, quando ebbero smesso di abbracciarsi Salvo le disse«Tu sei l’unica persona che sa questa verità, mamma, Steffy, Melissa, Gino e gli altri non devono saperlo! Io non avrei dovuto nemmeno dirlo a te, per la tua sicurezza!» «Non ti preoccupare Salvo»rispose Vale.

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Capitolo 11
*** La terza vittima ***


11° capitolo: La terza vittima Quella sera Giovanna si trovava in via Cerulli Graziani, stava vicino alla fermata autobus. Era lì perché era stava aspettando sua madre che la venisse a prendere. A dire il vero aveva un po’ di paura a stare lì, era deserto, ogni tanto passava qualche auto e qualche persona. Si guardava intorno con i brividi nello stomaco, non vedeva l’ora che arrivasse sua madre con l’auto. Ad un tratto sentì dei rumori, un fruscio di foglie. Si voltò all’indietro, ma non vide nessuno, così si rivoltò dicendo«Mamma dai!». Quel fruscio si rifece sentire e Giovanna si voltò di colpo e vide che era un auto che stava parcheggiando e così si risollevò. Si rivoltò indietro per l’ennesima volta e vide una donna uscire dalla vettura. Ad un tratto ne vide arrivare un’altra ed era quella di sua madre. «Ah finalmente!»esclamò strafelice. L’auto della mamma si fermò e quando Giovanna stava aprendo la portiera si voltò di nuovo verso quel parcheggio e vide che l’auto aveva i fari accesi, ma quella donna non c’era. Aprì la portiera e quando stava per entrare sentì di nuovo quel fruscio e quando si rivoltò vide i cespugli che si muovevano ed entrò subito in auto, chiudendo di colpo la portiera. «Che succede Giovanna?»chiese Katia, la mamma di Giovanna. Una donna molto attraente con capelli neri fino alla nuca e che vestiva sempre elegante. In quel momento indossava degli orecchini d’argento. «Niente mamma!»rispose Giovanna e quando si rivoltò a vedere quei cespugli vide delle enormi ali da pipistrello fuoriuscire e rimase sbalordita con gli occhi spalancati e la bocca aperta, per un attimo si senti svenire e si voltò davanti terrorizzata con lo sguardo basso. «Giovanna che c’è?»richiese Katia, ma la ragazza non rispose, le batteva il cuore all’impazzata e aveva il fiatone. Dai quei cespugli fuoriuscì una grande figura nera con enormi ali che volò alta nel cielo, con le sue esorbitanti ali da pipistrello. L’auto proseguiva, mentre Giovanna aveva lo sguardo fisso nel cielo, sconvolta, si diede dei pizzicotti da sola per sapere se fosse un incubo, ma era veramente la pura realtà. In quel preciso istante ricordò tutto quello che aveva passato il giorno prima con Salvo, gli uomini dissanguati e in più il libro di Dracula. In poche parole iniziò a sospettare che si trattasse davvero di vampiri e tutto questo le creava un senso di angoscia e soprattutto di terrore. Guardando il cielo vide che non era visibile nessuna stella, il cielo stava diventando sempre più nuvoloso. Dopo tanto tempo aprì il suo cellulare e lesse il messaggio di Salvo: “Ciao. Sto abbastanza bene tu? Comunque ieri non ho incontrato quell’uomo ……………”. Per un momento si rallegrò, perché iniziò a pensare di nuovo a lui, era contenta che in un certo senso le avesse risposto al messaggio. Non perse tempo e iniziò a rispondergli: “Ciao io diciamo che sto bene, ma in questo preciso momento ho appena visto una cosa orrenda, una figura alata che fuoriusciva da dei cespugli, non voglio nemmeno pensarlo, ma credo che fosse un vampiro!”. «E ora che pensi di fare? Cosa racconterai ai tuoi amici? E soprattutto a tua madre?»gli chiese Vale sedendosi sulla sedia davanti al camino, mentre Salvo rispose sedendosi sul muretto affianco al focolare«A dire il vero non ne ho proprio idea! Ma non è questo ciò che mi preoccupa, è che … ti rendi conto? Io, un angelo, boh, davvero non capisco! Stiamo nel XXI secolo e ci sono i vampiri» «Sì hai ragione tutto questo è davvero incredibile, ma purtroppo è così, io li ho visti con i miei stessi occhi»rispose Vale abbassando lo sguardo e guardando le scintille che fuoriuscivano dal fuoco acceso, mentre Salvo emise un sospiro con la testa bassa, e non sapeva più cosa dire, in quel momento voleva che quella storia finisse lì. Dopo brevi attimi di esitazione, si alzò in silenzio mettendo un altro po’ di legna nel camino, siccome il fuoco stava per morire. «Scusami se continuo a parlare di questa storia e a farti ricordare dei … Vampiri»iniziò a dire Vale pronunciando la parola “vampiri” sottolineando il suono della lettera “V”«ma …»continuò«… che hai fatto tutto questo tempo dal tuo …» «Maestro»continuò Salvo sistemando il fuoco e fissandolo. «Sì esatto il tuo maestro. E che ti ha mostrato?»chiese Vale agitata. «Cose orribili, ma allo stesso tempo interessanti»rispose Salvo prendendo una piccola sedia pieghevole e dopo averla aperta si sedette accanto a Vale e continuò a parlare«Lo sai che lingua parlano i cherubini e i maestri per non farsi capire dai vampiri?» «No»esclamò Vale confusa, non stava capendo nulla poi continuò«Che significa cherubini e maestri? Tu non sei l’unico cherubino?»disse sconvolta e spostando i capelli dietro l’orecchio destro. Dopo questa domanda Salvo iniziò a raccontarle tutto quello che gli aveva detto Giulio, anche riguardo alle armi. Vale lo ascoltava guardandolo negli occhi e stava andando in tilt, per tutte le cose incredibili che stava ascoltando. Ora Salvo raccontava quelle cose come se niente fosse, era un segno che si stava abituando al suo nuovo “job” da ammazza vampiri. Dopo aver raccontato tutto questo, Salvo si alzò da quella sedia e andò a prendere il cellulare che si trovava nel suo cappotto sopra il muretto. Appena aperto lo sportello del telefono, vide che c’era un messaggio da parte di Giovanna e non perse tempo per leggerlo. Mentre lo leggeva ebbe di nuovo quel “famoso” brivido lungo la schiena e dopo aver chiuso lentamente lo sportello, si voltò verso Vale con un’espressione a dir poco preoccupante e Vale si alzò subito dalla sedia e si diresse verso di lui, sfiorandogli la spalla sinistra e chiedendo«Che cosa è successo ora, Salvo? Hai davvero una brutta cera». Salvo non aveva la forza per parlare, come se fosse la prima volta che sentisse parlare di vampiri. Poi dopo essersi appoggiato sul muretto con lo sguardo basso iniziò a dire con un tono davvero triste e preoccupato«Giulio aveva ragione …! Devo darmi da fare!» «Perché cosa è successo?»richiese Vale molto preoccupata, ma proprio mentre Salvo stava per rispondere, si aprì la porta principale ed entrò Gioia che dopo aver richiuso la porta alle sue spalle, accese la luce e vedendo Vale e Salvo che avevano davvero un’espressione preoccupante, si avvicinò a loro e togliendosi il cappotto chiese loro«Oh mio Dio! Che sono queste facce. Che cosa è successo, Salvo? È da ieri che stai così» Salvo e Vale si lanciarono un’occhiata, non sapendo cosa rispondere, poi lui si alzò dal muretto e emettendo un lungo sospiro rispose alla mamma«Niente mamma. Io e Vale stavamo solo parlando. No, Vale?» «Sì, sì, signora Gioia. Non è successo nulla, veramente»aggiunse Vale agitandosi, non sapendo cosa inventarsi. «Boh, non lo so! È che da ieri Salvo si comporta in modo davvero strano!», rispose Gioia andando a posare le chiavi dentro al portachiavi che si trovava appeso al muro accanto alla porta, siccome il bagno era accanto alla porta principale. «Mamma te l’ho già detto! STO bene, Vale mi stava solo raccontando del padre, tutto qui. E ora scusami vado in camera mia, voglio riposare»disse Salvo alterandosi un po’ e andando via. Mentre Gioia lo guardava preoccupata e dopo lanciò un’occhiata a Vale che scosse le spalle, fingendo di non sapere niente, ma dopo attimi di indugio, Gioia le si avvicinò e le chiese sottovoce«Per favore Vale dimmi tutto! So che c’è qualcosa che non va e so anche che Salvo si è sempre confidato con te, quindi per favore dimmi che succede!». A queste parole Vale ingoiò la saliva e spalancando gli occhi, ora davvero non sapeva cosa dire. «Andiamo Vale, non me ne andrò di qui fin quando non mi avrai detto tutto!»aggiunse Gioia sedendosi sul muretto. «Ma …»iniziò Vale in imbarazzo«… Signora Gioia davvero non so di cosa stia parlando, io non so nulla, anch’io voglio sapere quello che succede a Salvo» «Bene, diciamo che ti credo, vorrà dire che indagherò da sola!»rispose Gioia andando via infastidita e Vale alzò gli occhi al cielo portando le mani al petto ed esclamando«Oh no, speriamo che non scopri nulla!»dopo di che andò in cucina a bere un bicchier d’acqua, dove stava Steffy a guardare la televisione. Vale era molto agitata e Steffy, notando la sua agitazione, le chiese preoccupata«Che succede Vale?». Vale rispose dopo aver bevuto tutta l’acqua contenuta in quel bicchiere di vetro blu«Tua mamma crede che a Salvo stia capitando qualcosa e vuole saperlo da me, ma davvero io non lo so!», disse appoggiandosi al lavello. Steffy si alzò dalla sedia dirigendosi verso di lei toccandole la spalla sinistra«Non preoccuparti, anche’io sono preoccupata per Salvo, stranamente. Ma stai tranquilla mamma non ce l’ha con te! Sai com’è, quando si fissa!». Vale rispose solamente facendo un sorriso e Steffy l’abbracciò. Nel frattempo Salvo stava in camera sua guardando la tv che era un gran televisore a schermo piatto che si trovava sopra un mobile color noce, ma in realtà non lo stava facendo, siccome aveva altro a cui pensare. La porta era aperta e Gioia ne approfittò per spiarlo e leggeva nei suoi occhi che era triste, che qualcosa era accaduto. Gioia era davvero molto preoccupata, come qualsiasi altra madre che vede il proprio figlio intristito; quando si trattava dei suoi figli diventava davvero molto vulnerabile e faceva di tutto per scoprire ciò che loro accadeva. Facendo un lungo sospiro bussò la porta aperta e Salvo si voltò di botto esclamando«Mamma!» «Posso entrare?»chiese Gioia, quasi come se avesse timore di chiederglielo. «Se è ancora perché vuoi sapere cosa è successo, ti ho già detto che sto bene, sono solo stanco, ok?»rispose Salvo irritato e senza guardarla in faccia. Gioia entrò lo stesso e stando accanto alla tv disse«Sei mio figlio e so benissimo quando stai male o no!» «Beh allora non mi conosci fino in fondo! E ora per favore vattene non voglio parlare con nessuno, voglio stare solo, hai capito?»Salvo iniziò ad arrabbiarsi e Gioia a quelle parole non volle peggiorare la situazione e andò via guardando il figlio con occhi tristi. Appena la mamma fu andata via, Salvo si alzò d’improvviso dal letto e chiuse la porta in un solo colpo, dopo di che si sedette a terra con le spalle appoggiate alla porta e raggruppando le ginocchia con le braccia e appoggiando la testa su quest’ultime, non faceva altro che ripetere«Perdonami, mamma!». Quella notte fu davvero peggiore di quella scorsa, si addormentò senza neanche indossare il pigiama e senza neanche spegnere la tv. Vale non riusciva a prendere sonno e stava nel letto fissando il soffitto e pensava a quello che stava accadendo al suo amico. Gioia guardava la tv pensando a un modo per scoprire quello che aveva il figlio, mentre Giovanna stava accanto al camino fissando le fiamme e avendo impressa nella mente l’immagine di quella figura alata e ovviamente pensando a Salvo e quest’ultimo si svegliò di colpo perché aveva avuto un altro incubo, era tutto un caos, vedeva solo ali e quell’uomo ricoperto di sangue che ripeteva in continuazione che lui era Cherub. Dopo essersi svegliato, era tutto sudato e non riuscendo più dormire, prese il suo laptop e digitò la sua email e la sua password per accedere a facebook. Casualmente, Giovanna accese il suo laptop e anche lei accedette. Controllando tra gli amici in chat Giovanna vide che Salvo era in linea e si rallegrò e non perse tempo per salutarlo. Salvo si stava in un certo senso facendo gli affari degli altri e ad un tratto udì il messaggio di Giovanna, ma non sapeva se volesse risponderle, perché non sapeva cosa dirle, in realtà non ne aveva proprio voglia. Così spense il computer e lo rimise a posto. Giovanna si accorse che si era messo offline così si rattristò e rimise anche lei a posto il suo laptop. Il mattino dopo Vale era in cucina e stava aspettando Gioia che preparasse il cappuccino, mentre Steffy stava in bagno preparandosi per uscire con Vale, invece Melissa era uscita col fidanzato. Vale guardava intorno alla cucina in cerca del telecomando, ma non trovandolo lo chiese a Gioia che rispose«Ah sì, vedi sta sotto il mobile della tv». Vale si alzò e andò a prenderlo, dopo di che cambiò canale e mise il telegiornale, poi si risedette guardandolo. Ad un certo punto il giornalista iniziò a parlare di una certa cosa: “E ora una notizia sconvolgente che si unirà al terribile caso che sta occupando questi giorni. Come ben sapete sono stati trovati due uomini dissanguati, uno a Siano ed uno a Bracigliano. E proprio stamattina è stata trovata una donna morta nello stesso modo”. A quelle parole Vale rimase pietrificata, mentre Gioia disse sedendosi a tavola e tendendo la tazza di cappuccino a Vale«Ah, visto? Da ieri ad oggi tre persone morte dissanguate. Non ci capisco più niente» Vale mise tre cucchiaini di zucchero nel suo caffelatte, dopo di che rispose a Gioia girando il latte«Non lo so, è davvero un mistero» «Tutto questo mi fa ricordare Jack lo Squartatore, se non fosse per il fatto che lui SQUARTAVA invece di DISSANGUARE»disse Gioia bevendo a sorsi il suo caffè. Quella notizia l’aveva sentita anche Giovanna, mentre stava preparando un po’ di caffè, infatti siccome era accanita a sentire il telegiornale, dimenticò il caffè sul gas e la caffettiera stava per scoppiare. Mentre versava il caffè in una piccola tazzina colorata, pensava alla figura alata che aveva visto il giorno prima ed ora era più che sicura che c’erano degli esseri mostruosi, non per forza vampiri. Anche Gino l’aveva ascoltata, mentre mangiava un po’ di cornetto e ne rimase davvero pietrificato. Salvo, invece, stava ancora dormendo, in fondo era l’unico modo per dimenticare la sua vera identità, anche se a volte aveva degli incubi, infatti iniziò ad agitarsi nel letto, perché un altro incubo aveva occupato i suoi sogni. Si trovava in un posto deserto, senza cielo e senza terra, era tutto bianco. Era spaesato, non sapendo dove andare e sentiva delle voci che non facevano altro che echeggiare, poi ad un tratto mentre si voltò indietro vide una figura oscura circondata da una luce gialla che iniziò a parlare con una voce dura e profonda«Prendi ciò che sto per darti!» e tese la sua mano verso Salvo che ebbe l’istinto di allungare la sua di mano per prendere quella cosa che si rivelò essere un pezzo di carta giallo, ma nel momento in cui stava per leggerlo l’incubò svanì; e Salvo si alzò di colpo sudando freddo e guardandosi intorno, poi stringendo la mano destra si accorse che era chiusa a pugno e aprendola vide che c’era quel bigliettino giallo ed esclamò«Come? Che cos’è?» ; non ricordò il sogno che aveva fatto, ma non perse tempo per leggerlo e c’era scritto: “Una volta che avrai incontrato la Cherub Fairy, tutto ti sarà più semplice!”. All’improvviso passò di lì Vale che vedendo Salvo in quello stato gli chiese entrando nella stanza«Salvo che ti è successo?» «No, niente. Ho avuto solo un incubo e …»fece un sospiro dopo di che le mostrò il foglietto giallo e Vale lo lesse.«E chi è questa … Cherub Fairy?»esclamò fissando il foglietto. «Sì, è quello che mi chiedo anch’io! Dovrò andare da Giulio»rispose Salvo alzandosi e poi Vale si accorse che aveva dormito vestito. «Sì, ieri sono crollato, poi sono entrato su facebook ma poi mi sono scocciato e mi sono riaddormentato» «Capito»esclamò Vale, dopo di che disse«Ok io esco con Steffy ci vediamo e poi mi fai sapere. Ciao»e andò via, e Salvo la salutò con un cenno della testa. Ad un tratto gli squillò il cellulare ed era Gino che gli chiese«Ciao, oggi vieni a scuola?» «Ehm …»Salvo esitò poi dopo alcuni secondi riprese a parlare«… no Gino, non mi sento tanto bene» «Ah capito! Hai visto il telegiornale per caso?» «No perche?»chiese Salvo iniziando a preoccuparsi. Gino iniziò a balbettare, perché non sapeva se dirgli o no di quella notizia«Ehm … no così .. così … niente» «Gino, dimmi PER – CHÉ!»rispose Salvo iniziando a irritarsi e sedendosi di nuovo sul letto. «Ehm … il fatto è che …»Gino esitò poi andò avanti«… è stata trovata una donna dissanguata in via Cerulli Graziani!»disse in un solo fiato. Salvo a quelle parole emise un enorme sospiro pensando al messaggio di Giovanna della sera prima e rispose in questo modo«Grandioso! In due giorni tre dissanguamenti!» «Ma Salvo sei sicuro di non aver incontrato nessuno l’altra sera?»chiese Gino. «No no nessuno ok? Ora ti devo lasciare! Ciao»rispose Salvo riattaccando, dopo di che aprì l’armadio color noce e scelse i vestiti da indossare. Vale e Steffy erano già uscite e in casa erano solo rimasti Gioia e Salvo che andato in cucina e trovatavi la mamma cercò di parlarle«Senti mamma, riguardo a ieri … » non ebbe l’opportunità di continuare la frase che venne interrotto da Gioia che disse«Non preoccuparti, Salvo! Ho capito che non vuoi raccontarmi nulla, anche se lo hai sempre fatto. E sai che ti dico ora? Quando mi mandi a quel paese ogni volta che ti parlo, se non vuoi parlarmi dei tuoi problemi, allora tu non esci da questa casa, io ti proibisco di uscire, non sapendo quello che combini al di fuori di qui, fin quando non mi dirai ciò che sta accadendo, sono stata chiara, Salvo? »disse molto ma molto arrabbiata, mentre Salvo rimase senza parole perché Gioia non si era mai comportata in quel modo«Ma …»fu l’unica sillaba che Salvo poté pronunciare, perché fu sempre interrotto dalla madre«Niente ma!!! Tu resti qui e guai a te se osi uscire, capito?»disse andando via nel bagno furiosa. Salvo non ci poteva credere, e ora? Che avrebbe fatto? Da dove sarebbe uscito? Volando? Ancora non era un angelo alato. «Ci mancava solo questo!»pensava mentre sedeva sul divano guardando la tv«E ora come faccio?! No! Devo trovare un modo per uscire!». Gioia uscì chiudendo a chiave la porta principale, ma Salvo non aveva la minima intenzione di arrendersi, infatti una volta che Gioia se ne fu andata, Salvo sarebbe uscito lo stesso. Nel frattempo Vale e Steffy stavano al Conad facendo la spesa e ci erano entrate solo da cinque minuti e il carrello era già mezzo pieno. «Guarda Vale!»esclamò Steffy tenendo in mano un piccolo sacchetto verde con sopra scritto “Onion Chips”«Devi assolutamente provarle, perché sono deliziose». «Mmm!»esclamò Vale prendendo quel sacchetto. «Comunque, che ne dici se io vado a prendere la roba per il bagno e tu invece vai a prendere gli affettati?»chiese Steffy e Vale annuì. In quello stesso supermercato c’era Giovanna che, non essendo andata a scuola, si era offerta di dare una mano alla mamma. Pensava sempre a Salvo e ogni tanto guardava il cellulare per vedere se aveva ricevuto qualche messaggio. Vale, arrivata al bancone dei salumi, stava per ordinare, ma all’improvviso venne interrotta da Giovanna che senza averla vista, non aveva rispettato il turno«Allora duecento grammi di prosciu …»iniziò a dire Giovanna che fu subito interrotta da Vale che disse in un solo fiato«Scusami! Non vorrei essere infantile, ma ci stavo prima io!» «Oh scusami, sul serio! Non ti avevo proprio vista»rispose Giovanna, davvero molto mortificata. «Ah già, dicono tutti così!»rispose Vale facendo delle smorfie. «Ma è vero! Vai pure, prendi quel che devi prendere»disse Giovanna facendola passare avanti. Intanto Salvo stava in Piazza Aldo Moro, per andare da Giulio. Giovanna stava alla cassa per pagare e casualmente lo vide entrare in casa di Giulio e si fissò così tanto su quella casa che non sentì nemmeno il cassiere che le diceva il conto. Dopo aver attraversato quel cortile di fiori e cespugli, Salvo entrò in casa di Giulio che stava leggendo un libro. «Che sta leggendo, signor Giulio?»chiese Salvo dirigendosi in cucina affianco a Giulio che rispose alla sua domanda così«Oh non sto leggendo una rivista gossip, ma un libro sui vampiri!» «Non ha altro da fare, vero?»esclamò Salvo sedendosi su una sedia in una cucina davvero molto deprimente, dato che aveva i mobiletti color nero e la tavola e le sedie di acciaio, e anche la televisione e il suo mobile erano di un colore scuro. «La minaccia è molto vicina! Hai visto questa mattina al TG?»rispose Giulio appoggiando il suo librone sulla tavola d’acciaio e aprendo il rubinetto. «No, non ho visto niente! Ma me lo ha detto Gino, il mio amico»disse Salvo che iniziò a interessarsi a quel libro su quella tavola grigia. «Quindi tu devi iniziare a prepararti, capito?»disse Giulio bevendo un po’ d’acqua. «Sì però prima devo mostrarle una cosa!»rispose Salvo mettendo la mano nella tasca destra e tendendo a Giulio quel pezzo di carta giallo. Il Signor Roscigno prese i suoi occhiali che stavano sotto l’oscuro mobile della tv e iniziò a leggerlo. «Chi è questa?»chiese Salvo fissandolo. «Ah sì, me ne ero dimenticato»rispose Giulio restituendogli il bigliettino e posando gli occhiali, dopo di che si sedette di fronte a Salvo che chiese«Che significa? Chi è questa Cherub F… Fè … Fèry?» «Una fata!»esclamò Giulio. «Turchina?»esclamò Salvo indispettito. «No!»rispose Giulio sorridendo, poi dopo aver fatto un sospiro riprese a parlare«La Cherub Fairy è colei che dà la forza al prescelto, solo questo posso dirti» «E … e dove la incontro?» «Devi solo aspettare!»rispose Giulio rileggendo di nuovo quel libro. Salvo rimase in silenzio, non ci capiva più niente, poi rifece altre domande«Ma … cosa sta leggendo esattamente?» «Vari tipi di vampiri che potrebbero esistere», rispose Giulio senza mai distogliere lo sguardo da quel libro. «Ah perché ci sono anche razze di vampiri?»chiese Salvo. «Beh col tempo imparerai molte cose» Salvo iniziò a stufarsi e dopo brevi attimi di esitazione disse«Senta perché ogni volta che le faccio una domanda, non mi dà mai una risposta completa?» «Perché non posso dirti tutto io!» «Lei è il mio maestro o no?»chiese Salvo che si stava veramente arrabbiando. «Sì lo sono!»rispose Giulio che non dissuadeva per niente lo sguardo dal leggere, così Salvo si arrabbiò dicendo«La vuole smettere di leggere? E mi guardi in faccia!» «Allora caro Salvo …»rispose Giulio guardandolo in faccia e tenendo sempre il libro tra le mani«… io ho il compito di addestrarti ok? Ma poi tu devi sconfiggere le forze del male, tu devi gestire da solo il tuo potere, non puoi contare sempre sul mio aiuto, capito?» «Che vuole dire? Che quando io avrò imparato a essere un perfetto ammazza vampiri, lei mi lascerà da solo, da quel che ho capito?»chiese Salvo che iniziava a preoccuparsi. «Basta con le domande e pensa prima a imparare capito?», dopo queste parole Salvo rimase in silenzio, ma non in eterno infatti riprese a parlare, senza fare domande però«Senta io ora vado via, ci vediamo oggi così inizio ad allenarmi!» «Ok, Salvo! Però vieni, perché dobbia… devi darti da fare il più presto possibile, capito?»rispose Giulio distogliendo gli occhi da quel libro. Salvo rispose con un ok e poi Giulio si alzò dal tavolo lasciando lì il libro e lo accompagnò alla porta. Appena uscì da quella casa, vide uscire dal supermercato Vale e Steffy, così si nascose dietro ad un auto dicendo tra sé e sé«Uffa oggi non è proprio giornata, peggio di ieri!»; dopo che Vale e Steffy andarono via, Salvo uscì da dietro a quell’auto e prese un’altra strada per non incontrarle. «E quindi ci stavi litigando?»chiese Steffy a Vale sorridendo. «Sì quasi! Ma mi sono trattenuta, poiché stavamo in un luogo pubblico, altrimenti l’avrei presa con i capelli»rispose Vale ridendo, poi ad un tratto incontrarono Gioia che disse loro«Ehi dove siete andate?» «A fare la spesa, mamma, così ti risparmi la fatica!»rispose Steffy con un sorriso. «Ah capito, comunque quando tornate a casa c’è Salvo in punizione!»disse Gioia e a queste parole. Vale esclamò di colpo«E perché?» «Forse tu lo sai il perché Vale! Comunque ci vediamo ciao!»rispose Gioia andandosene. Questa risposta fece rimanere di stucco Vale e anche Steffy che le disse«Non darle retta, fa sempre così, non preoccuparti!»e Vale fece un cenno con la spalla destra abbassando la testa e mordendosi il labbro inferiore. Mentre Salvo camminava per tornare a casa, vide davanti a sé Giovanna e in quel momento voleva sparire, non sapeva come fare a non farsi vedere, perché non voleva incrociare il suo sguardo, perché non poteva mentirle; ma Giovanna voltandosi indietro, vide Salvo che non poté fare a meno di salutarla e Giovanna si fermò andandogli incontro dicendo«Salvo, ciao, come stai?» Salvo si trovava davvero in imbarazzo e non sapeva cosa dire e per questo rispose balbettando«Ehm … ciao Giovanna … diciamo bene … tu?» «Non hai ricevuto il mio messaggio?»chiese Giovanna assumendo una triste espressione. «Ehm sì, sì. E infatti tutto questo è davvero sconvolgente!» «Sembra che tu voglia evitarmi Salvo; come ieri su facebook!»disse Giovanna e a queste parole Salvo ci rimase davvero male e quello che poté dire fu«No ma che stai dicendo. Non pensarlo nemmeno, il punto è che …» «Cosa?»esclamò Giovanna guardandolo negli occhi, mentre lui non riusciva a mettere insieme nemmeno una sillaba«Ehm … è che … mi stavo chiedendo … voglio dire … io … vuoi uscire con me stasera?»pronunciò l’ultima frase tutto d’un fiato e Giovanna a queste parole spalancò gli occhi e le stavano per cadere le buste da mano. Non sapeva cosa rispondere, finalmente glielo aveva chiesto e Salvo non si rese conto subito di quello che aveva fatto, ma quando lo capì rimase senza parole. «Ehm …»iniziò a balbettare Giovanna«Ehm … sì … Salvo» «Sì cosa?»esclamò Salvo che in quel momento si stava veramente intontendo. «Ma come Salvo?!»Giovanna ci rimase di nuovo male, ma Salvo subito si riprese rispondendo«Ah sì sì certo non vedo l’ora di uscire con te stasera, Giovanna» «E a che ora?»chiese Giovanna sorridendo. «Ehm alle nove, va bene per te?»rispose Salvo che si sentiva sempre in imbarazzo. «Va benissimo!» «Allora ci vediamo stasera, ci vediamo qui in questo stesso punto!»disse Salvo andando via, mentre Giovanna sorrise ed era strafelice per ciò che le era appena successo. Tornò a casa tutta contenta e per la prima volta mise a posto tutta la roba nel frigo e si offrì anche di cucinare, infatti Katia, sua madre, ne rimase davvero stupita. Invece Salvo non era così tanto felice, beh Giovanna gli piaceva lo stesso ed era contento di uscire con lei, ma ricordava bene quello che gli aveva detto Giulio riguardo alla sua identità. Ora una volta che aveva questa opportunità, c’era un ostacolo e non facile da superare. Lui non volefva chiederle questo, ma gli venne spontaneo, perché si trovava in imbarazzo e non sapeva cosa dire e in più non poteva disdire l’appuntamento, perché così l’avrebbe illusa.

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Capitolo 12
*** L'appuntamento ***


12° capitolo: L’appuntamento Nel frattempo Salvo era arrivato a casa e iniziò a salire quelle orrende scale, ma mentre stava a “metà strada” sentì dei passi di qualcuno che scendeva e accorgendosi che era la vicina iniziò ad agitarsi e cercò un luogo dove nascondersi. Ad un tratto si voltò e vide un’antica porta aperta che conduceva in un appartamento disabitato. Era di legno che col passare degli anni era diventata grigia anche per le ragnatele. Salvo non badò a tutto questo e ci entrò, proprio nel momento in cui la donna ci passò davanti. Salvo stava per uscire, ma arrivò anche l’altra vicina, così fu costretto a rientrare. Era molto agitato e aveva l’affanno, poi mentre riprendeva fiato si voltò per aprire quella porta e si accorse che era chiusa, chiusa a chiave. Tentò di aprirla con tutta la sua forza, ma non ci riusciva, così iniziò ad avere sul serio paura. «Ehm … aiuto!!!»cominciò ad urlare forte, ma invano.«Oh mio Dio! Chi me lo ha fatto fare di venire qui dentro! Aiuto!»continuava ad urlare e si rese conto che quel posto era oscuro, c’era solo una piccola fessura da cui passava un filo di luce. Gli tremava il cuore all’impazzata, lo aveva in gola, non si sentiva più le gambe e per un attimo stava svenendo, poi provò di nuovo ad aprire la porta, ma a vuoto. «Oh Dio, se appare qualche vampiro! Oh no, non ho nemmeno l’holy water e l’hell fire, manco la croce!»si disperava, ma tutto ciò non serviva a niente. Tutto d’un tratto iniziò a intravedere una piccola luce bianca in lontananza e la guardava attentamente. Diventava sempre più grande e Salvo era immobile. Improvvisamente quella lucina iniziò a diventare ancora più grande e assunse la forma di una persona che si rivelò essere una donna dai capelli biondi mossi dal vento, gli occhi verdi smeraldo e indossava un abito bianco lungo, con una stola sulle spalle, assomigliava agli angeli che si mettono sugli alberi di natale. Questa figura si sollevava a circa dieci centimetri da terra. A quella vista, Salvo non ebbe tanta paura, ma era confuso non potendo capire chi fosse, poi la donna iniziò a parlare con una voce fine e soave«Non aver paura, sono qui per darti il potere di cui hai bisogno» a quelle parole Salvo si ricordò di colpo del foglietto giallo e capì che quella donna angelo era la Cherub Fairy, così iniziò a tranquillizzarsi. «Tu sei la Cherub Fairy!»esclamò Salvo fissandola e quell’angelo vestito di seta rispose sempre soavemente«Esatto. E ora ti dirò e ti darò tutto il necessario per combattere le forze oscure»detto questo iniziò a muoversi dolcemente e alzando la mano destra e facendo alcuni movimenti fece apparire una palla di vetro, dopo di che disse«Questo è l’oggetto che ti darà la forza, Prescelto. Dai vieni poggia le tue mani su questa sfera». Salvo la guardava attentamente non sapendo se dovesse o no ubbidire agli “ordini” di quella donna, poi pensando alle parole di Giulio proseguì. Camminava lentamente verso quell’oggetto, poi la Cherub Fairy lo incitò«Forza, non aver paura». Lo slayer poggiò lentamente le mani su quella palla e ad un tratto una luce profonda e bianca avvolse le sue mani e la palla e mano a mano anche tutto il suo corpo. Un vento forte lo attraversò e lui aveva gli occhi chiusi. Tutto stava tremando come se fosse venuto un terremoto. Dopo alcuni brevi istanti quel vento scomparve e così anche la luce bianca. Salvo aprì gli occhi e si sentiva tutto scombussolato e si voltò verso la Fairy chiedendole«Che cosa è successo?» «Ora hai il potere con cui potrai iniziare la tua Missione»rispose la Cherub Fairy sorridendo, dopo di che indietreggiò ridiventando quella luce bianca che mano a mano sparì e la porta si aprì di colpo. Salvo si voltò di scatto e uscì subito di lì e si fermò in mezzo al pianerottolo. Ora si sentiva davvero strano, pensando ai vampiri e a tutte le altre cose oscure non aveva più quei brividi e si sentiva più energico che mai. Così ebbe anche il coraggio di tornare in casa e di affrontare la madre. Entrato in casa non c’era nessuno, ma decise di aspettare sul divano. Dopo circa dieci minuti, la porta principale si aprì ed entrò Gioia che dopo aver posato il cappotto e le chiavi, intravide Salvo in cucina e si diresse da lui dicendogli«Bravo a quanto vedo sei rimasto in casa, bravo!» Salvo si alzò dal divano e rimase accanto a quest’ultimo, dopo di che rispose molto determinato«No mamma ti sbagli! Sono uscito e sono appena arrivato! Se mi punirai di nuovo mi andrà bene, però ti dirò lo stesso il motivo per cui in questi giorni sono stato così triste!»a queste parole Gioia rimase di stucco e guardava il figlio senza avere parole per parlare, poi Salvo continuò«Sai per la prima volta mi piace una ragazza e siccome non sono mai uscito con nessuna, avevo paura! Non sapevo se uscire già con lei, per questo ero triste. L’ho detto a Vale perché lei è sempre stata la mia migliore amica e le ho chiesto io di non dirti niente. E ora con permesso, vado in camera mia.»detto questo se ne andò. Gioia aveva gli occhi tristi che stavano quasi per lacrimare. Salvo aprì il suo armadio e cercò i vestiti adatti per uscire con Giovanna. Mise tutti i vestiti sul lettino col copriletto verde a pois arancioni. Non c’era tanto l’imbarazzo della scelta, quello che c’era su quel letto verde era un pantalone lungo blu, una maglia blu con una mela verde fosforescente, una camicia bianca a righe e a mezze maniche, un pantalone bianco, una camicia blu a righe bianche e poi dei jeans. Mentre sceglieva cosa mettersi, anche Giovanna lo stava facendo e aperto il suo armadio bianco poggiò tutti i vestiti a sua disposizione sul suo lettino col copriletto rosa chiaro; per l’esattezza aveva tante cose da indossare, come per esempio un pantalone nero di raso, una camicia bianca sempre di raso, dei jeans semplici e anche degli stivali con un tacco altissimo. Improvvisamente entrò sua madre Katia che sedendosi sull’altro letto opposto a quello su cui stavano i vestiti disse alla figlia«Che stai facendo?» «Sto scegliendo dei vestiti da mettermi stasera»rispose Giovanna guardando appunto i vestiti. «Ah e perché dove vai?»chiese Katia scettica. Giovanna iniziò a sorridere poi si sedette sul letto e ripose alla domanda fatta dalla madre«Esco con Salvo» «Ah adesso capisco perché oggi sei di buon umore e mi hai aiutato con le faccende domestiche!»disse Katia sorridendo. «Sì sì! Ma ora vuoi aiutarmi o no a vestirmi adeguatamente?» «Forza fammi vedere che hai di bello!»disse Katia alzandosi dal letto sorridendo e dando un’occhiata ai vestiti sul letto rosa. Vale e Steffy furono di ritorno all’una e Salvo stava ancora nella sua stanza. Appena che Gioia vide Vale le chiese subito«Vale possiamo parlare un attimo, per favore?» «Sì certo Gioia»rispose Vale entrando in cucina e sedendosi sul divano e Gioia accanto a lei. Dopo alcuni secondi iniziò a parlare«Senti prima di tutto voglio chiederti scusa per averti trattato così, sia ieri che oggi» «No, non deve assolutamente chiedermi scusa, perché non ha fatto nulla, Signora Gioia»rispose Vale abbassando lo sguardo e mortificandosi. «Invece sì Vale. Allora accetti le mie scuse?»chiese Gioia con gli occhi tristi, mentre Vale indugiò alcuni istanti poi rispose con un sorriso«Ma sì certo!»dopo di che si abbracciarono, poi entrò Steffy con un sacco di buste dicendo«Forza Vale mostriamo a mamma quello che abbiamo comprato!» Il tempo passò in fretta e si fecero già le cinque e Salvo era stato tutto il tempo in camera sua, poi ad un tratto bussarono la porta e si alzò subito dal letto mettendo a posto l’acqua santa che stava agitando tra le mani, poi andò ad aprire e si trovò davanti Vale ed esclamò«Ah Vale sei tu!» «Perché non sei venuto a pranzare?» «Perché non ne avevo voglia! Comunque …»fece un sospirò« … comunque ho incontrato la Cherub Fairy e mi ha dato il potere per combattere le tenebre!»dicendo questo era più allegro. «Cosa? Questo vuol dire che hai dei poteri magici?»chiese Vale stupita e portando le mani al petto. «No no!»esclamò Salvo sorridendo e abbassando lo sguardo«Non poteri magici, ma la forza necessaria a combattere i vampiri. Infatti ora mi sento già meglio ed energico, pronto a imparare a usare il mio potere» «Wow! Fino a stamattina eri così depresso e ora ti ritrovo “energico”»disse Vale confusa. «Sì Giulio l’aveva detto!»concluse Salvo. Dopo di che Vale vide tutti quei vestiti sul letto e gli chiese«Stai pulendo l’armadio?» «No, stasera esco con Giovanna!»rispose Salvo con lo sguardo fisso sui vestiti. A quelle parole Vale spalancò gli occhi senza dire una parola ed esitò alcuni istanti prima di iniziare a parlare«E … e chi è?» «Una ragazza che ho conosciuto a scuola e …»iniziò a raccontarle tutta la storia e anche del messaggio che gli aveva mandato a proposito del vampiro che aveva visto. «Ti piace allora?»chiese Vale con gli occhi bassi. «Sì e il punto è che me ne sono pentito di averle chiesto di uscire insieme»rispose Salvo seduto sul letto. «Ah e perché?»chiese Vale alzando di colpo gli occhi e assumendo un’espressione più gaia. «Sempre per la storia che devo tenere segreta la mia identità e non voglio mentire a Giovanna» «Ah!»esclamò Vale assumendo di nuovo quella “strana” espressione. Dopo alcuni secondi Salvo le chiese«Puoi aiutarmi a scegliere cosa indossare stasera?». Vale rispose con un ok secco e si “misero a lavoro”. Ora ritorniamo un po’ all’amico di Salvo, Gino che si stava convincendo che c’era davvero un mistero nel loro paese. Stava appena uscendo di casa e voleva fare una passeggiata per prendere una boccata d’aria. Ad un tratto sentì un tuono ed esclamò seccato«Uffa! Speriamo che non venga a piovere di nuovo!»e proseguì la sua strada. Dopo aver sentito un altro tuono si voltò nel cielo e vide una figura nera con delle ali che volava alto, a quella vista veramente si terrorizzò e rimase pietrificato, poi vide che quel mostro andava oltre la montagna. «Sì se metti il pantalone bianco e la camicia a righe blu e bianche, starai benissimo!»diceva Vale a Salvo che ancora non aveva deciso cosa indossare la sera che sarebbe arrivata. Mentre sceglievano ancora, squillò il cellulare di Salvo ed era Gino che gli raccontò quello che aveva visto e Salvo rispose molto preoccupato, ma anche molto deciso«Gino entra subito in casa, non devi stare fuori ok?» «Perché Salvo? Che cosa sta succedendo in questo paese?»chiese Gino terrorizzato. «Non posso dirtelo Gino, ma quello che devi fare è entrare in casa, va bene? Ciao»detto questo riattaccò. Gino rimase immobile, non sapendo perché l’amico si comportasse così, poi si rivolse al cielo e non vide più nulla. «Che cosa è successo adesso?»chiese Vale seduta sul letto. «Anche Gino ha visto un vampiro!» «Sul serio? Non dovresti raccontare anche a lui tutta la verità?» «No, no Vale! Già ho sbagliato raccontandola a te, non voglio mettere in pericolo nessuno più!»rispose Salvo posando nell’armadio tutti i vestiti, lasciando solo la camicia a righe blu e il pantalone bianco. Dopo un paio di istanti Vale raccontò quello che era accaduto tra lei e Gioia. «Sì le ho mentito, dicendo che ero triste per Giovanna eccetera, eccetera»disse Salvo, poi Vale continuò«Non trattarla più così, Salvo» «Sì lo so Vale che ho sbagliato. Ma il punto è che ancora non so come tenere segreta la mia “identità”, così me la prendo con tutti», in quell’istante bussò la porta aperta Gioia che chiese a Salvo con occhi tristi«Posso … entrare?» Salvo e Vale si lanciarono un’occhiata, poi Vale disse sospirando e alzandosi dal letto«Bene io vado a provare i vestiti che ho comprato insieme a Steffy, a dopo»detto questo andò via sfiorando la spalla destra di Gioia e quest’ultima sorrise. «Salvo …»iniziò« … perdonami per averti trattato così!» «No mamma!»esclamò Salvo seduto sul letto con gli occhi bassi«Non devi scusarti, sono io che sono stato uno sciocco. Io ti chiedo di perdonarmi, mamma» A quelle parole, Gioia si avvicinò al figlio sedendosi sul letto e gli disse«No Salvo, io devo chiederti scusa e …» «No! Dimentichiamo tutto mamma, ci siamo scusati e ci siamo perdonati a vicenda»rispose Salvo alzando lo sguardo e Gioia sorrise e non poté fare a meno di abbracciarlo sussurrando«Ti voglio bene» «Anch’io»rispose Salvo che aveva quasi le lacrime agli occhi. Dopo questa “chiacchierata”, Salvo ricordò di dover andare da Giulio, così si vestì già “elegante” e ci andò. Giulio stava preparando un po’ di caffè americano quando suonò il campanello ed entrò Salvo e subito il maestrorispose«Ah bene sei venuto! Aspetta un momentino e andiamo subito ad allenarci!» «No!»esclamò Salvo posando il giubbino su una sedia in cucina, mentre Giulio rimase con la tazza da caffè in mano poi esclamò«Come?» «No! Non posso tra poco devo uscire con una ragazza. Possiamo rimandare a domani»rispose Salvo molto ma molto determinato. «Non possiamo rimandare sempre, devi cominciare a uccidere i vampiri»disse Giulio irritandosi. «Sì lo so e non si preoccupi ho già incontrato la Cherub Fairy» «Ah sul serio e che ti ha detto?» «Niente! Mi ha dato il potere necessario a combattere i vampiri tramite una palla di vetro»rispose Salvo facendo delle smorfie con la bocca. «Per questo dobbiamo iniziare subito» «Ma cosa cambia da oggi a domani?» «Cambia che nel corso di questa notte potrebbero esserci altre vittime!» «Beh anche se mi allenassi ora, non andrei mica già a uccidere quei mostri?!»esclamò Salvo. «Quello che dici è vero, ma …» «Per favore Signor Giulio, mi faccia godere quest’ultimo giorno da teenager normale che mi resta». A quelle parole Giulio sembrava essersi convinto, poi riprese a parlare«Ma sappi che questo non è affatto un gioco, stiamo parlando dell’umanità, se tu il prescelto non farai niente per fermare la minaccia dei vampiri, questi prenderanno il sopravvento e sarà davvero la fine!» «La mia vita è già catastrofica, non ci metta anche lei con discorsi sull’apocalisse». «Questa sera te la concedo, ma domani mattina qui devi stare chiaro?» «Sì va bene chiaro! Ma sappia che devo andare anche a scuola» «Beh dopo che avrai imparato bene tornerai a scuola!» «Allora mo vado dal medico a fare un certificato senza scadenza!»disse Salvo sedendosi, mentre Giulio alzò gli occhi al cielo e andò a spegnere la macchina del caffè americano. Dopo di che aprì un cassetto e tirò fuori un libro che appoggiò sul tavolo dicendo a Salvo«Tieni!» «Cos’è?»chiese Salvo poi si accorse che quel libro era il libro di Dracula che aveva preso in prestito dalla biblioteca della scuola così chiese«Come ce l’ha lei?» «Beh a dire il vero questo non è proprio quello che hai preso dalla scuola» «Come?» «Sì, quello vero l’ho trovato in una pozzanghera malridotto, così l’ho sostituito con questo»disse Giulio sorridendo, mentre Salvo lo guardò dicendo«Ora devo ringraziarla?» «Fa’ come vuoi»rispose Giulio voltandosi verso il lavello, mentre Salvo gli disse «Grazie» e Giulio emise un sospiro sorridendo. Gino decise di andare a casa di Salvo per sapere cosa stava accadendo. La porta l’aprì Vale e Gino a quella vista esclamò«Vale che bello rivederti!»e detto questo si abbracciarono.«Gino, che bello! Come sei cambiato!»disse Vale sorridendo e Gino rispose allegro«Sì anche tu. Sei molto bella» «Grazie. Dai entra»detto questo Gino entrò e Vale lo condusse in cucina dove stava Steffy che lo salutò e subito gli disse«Comunque se sei venuto per Salvo, è uscito con Giovanna». «Ah con Giovanna?»disse Gino e nella sua mente pensò: “Bene vedo che Salvo non ha perso tempo”. «Sì tu la conosci?»chiese Vale. «Sì ma non è che siamo proprio amici, l’abbiamo conosciuta l’altro ieri»rispose Gino posando il cappotto su una sedia. «Mm! Ha fatto presto Salvatore»esclamò Steffy guardando la tv. In quel momento arrivò Gioia che dopo aver salutato Gino stava per dirgli di Salvo ma Steffy subito la interruppe dicendole che già lo aveva fatto lei. «Il punto è che Salvo in questi giorni è davvero molto strano, a telefono parla a stento. L’ultima volta che l’ho visto a scuola era come impazzito»iniziò a dire Gino e a queste parole Gioia subito esclamò confusa«Come non è venuto a mangiare da te?» «No …»fu l’unica sillaba che pronunciò Gino perché poi fu interrotto da Vale che agitandosi cercò di coprire Salvo«Come no Gino?»guardandolo negli e facendogli capire di mentire«Te ne sei dimenticato?». Gino la guardò senza parole poi riprese a parlare balbettando«Ehm … sì … sì …. È venuto Gioia … scusami» «Ah capito! Comunque Salvo sta bene prima abbiamo parlato e ci siamo chiariti. Stava male per Giovanna, ora scusatemi ma devo andare»detto questo salutò tutti e uscì di casa. Steffy andò un momento in bagno e Gino non perse tempo per chiedere a Vale«Ma che succede qui? Perché mi hai fatto mentire?» «Per coprire Salvo» «E perché cosa ha fatto? Tu sai quello che gli sta capitando?»chiese Gino e a queste parole Vale emise un enorme sospiro abbassando gli occhi e poi si sedette sul divano ed esitò per alcuni secondi. «Allora? Che succede?»richiese Gino. «Io … non … non lo so Salvo non me lo ha detto»rispose Vale con la testa bassa e balbettando agitata. «Dimmelo Vale!»esclamò Gino sedendole accanto«È da quando si sono scoperti quei morti dissanguati che Salvo è strano ed è fissato su questo mistero e in più io ho visto una cosa in cielo … »si fermò perché non sapeva più come continuare. «Cosa?»esclamò Vale, dopo di che Gino le raccontò tutto quello che era successo quel famoso giorno a scuola. «Ora capisci? Voglio sapere se stiamo veramente parlando di vampiri!»proseguì Gino. Vale iniziò ad agitarsi e si trovava in imbarazzo poi iniziò a farfugliare«Io … io … non posso dirtelo io … perché …. Oh no Gino basta … »e così si alzò dal divano e Gino la seguì«Che cosa non puoi dirmi?» «Che … »Vale in quell’attimo prese forza e invitando Gino a sedersi di nuovo sul divano proseguì«Non devi dirlo a nessuno, però!». Gino fece un cenno con la testa, poi Vale andò avanti«Salvo è …è …. un ammazza vampiri … In questo mondo ci sono … i vampiri …». Vale lo aveva fatto, aveva detto tutto, anche se sapeva che aveva sbagliato, ma non sapeva che altro inventarsi per evitare l’argomento con Gino il quale era davvero confuso e si agitò sul divano dopo di che si alzò dicendo«Come un ammazza vampiri?», da questa domanda Vale iniziò a raccontargli tutto e Gino non poteva assolutamente crederci«Salvo aveva ragione allora e noi che lo consideravamo un pazzo!»disse con gli occhi bassi e sconvolto. «Purtroppo è così Gino, i vampiri esistono. Mio padre è stato ucciso da loro»rispose Vale. «Tuo padre è morto?»esclamò Gino incredulo e Vale fece un cenno con la testa poi continuò«Io … io non dovevo dirti nulla, ma … ho dovuto … però nessuno deve sapere che Salvo è un ammazza vampiri!» Salvo era già arrivato nel luogo in cui doveva incontrarsi con Giovanna e su quel marciapiede c’era un grandissimo orologio che segnava le nove precise. Ad un tratto si voltò e vide arrivare Giovanna con un pantalone nero di raso e uno di quei giubbini grigio topo e i capelli come li aveva sempre. A quella vista Salvo rimase di sasso, invaso dalla sua bellezza e riuscì solo ad esclamare«Wow!» «Ciao! Sono stata puntuale?»chiese Giovanna sorridendo. Salvo non riusciva proprio a parlare, poi dopo alcuni attimi di indugio riprese a la parola«Puntualissima! Devo dire che stai proprio bene» «Oh grazie»rispose Giovanna con gli occhi bassi, iniziando ad arrossire. «Bene andiamo a mangiare una pizza così avremo del tempo per parlare dove nessuno possa disturbarci?»chiese Salvo sorridendo e Giovanna rispose facendo un sospiro«Sì va benissimo, andiamo». Dopo di che si incamminarono verso la pizzeria che non era molto distante da lì. Per tutta la strada nessuno dei due parlò, ma nella loro mente vagavano questi pensieri:«Ah finalmente! Stasera mi divertirò, ne sono più che sicura … sono strafelice …»pensava Giovanna con un lieve sorriso, mentre Salvo aveva pensieri più “sinistri”: «Ah devo godermi questa sera … perché da domani devo iniziare a essere un ammazza vampiri … no Salvo non pensare a queste cose proprio stasera … pensa solo che sei qui con la ragazza che ti piace in assoluto …». Dopo questi pensamenti arrivarono in pizzeria e una volta entrati scelsero un tavolo che fosse il più lontano possibile dalle altre persone. Salvo, da bravo cavaliere, spostò la sedia per far sedere Giovanna e lei lo ringraziò, poi si sedette lui. «Bene ora consultiamo il menù»disse Salvo armeggiando con il menù. «Io prendo una primavera»disse Giovanna e in quel momento arrivò il cameriere per ordinare e parlò Salvo«Allora una primavera, una margherita, una bottiglia di coca e poi due porzioni di patatine», il cameriere annuì e andò via. «Perché non hai ordinato una pizza più sofisticata?»chiese Giovanna. «Beh ad essere sincero la margherita è l’unica pizza che mi piace» «Però! Io invece o la primavera o la quattro stagioni» «Stasera sai, sei più bella del solito»disse Salvo avvicinandosi a lei appoggiando i gomiti sul tavolo e lo fece anche Giovanna che rispose«Grazie. Sai quando mi fai questi complimenti, arrossisco e non so che cosa fare» «Non devi arrossire per me, sai io diciamo che mi trovo a mio agio con te, perché tu davvero mi …»disse Salvo che poi si trattenne dal dirle che gli piaceva così cambiò discorso« … ehm ho dimenticato di chiedere al cameriere di portare anche un po’ di maionese e di ketchup!»così fece, e Giovanna abbassò lo sguardo perché per un attimo pensava che Salvo stesse per dirle quello che avrebbe voluto sentire. Le pizze arrivarono e si divertirono davvero molto quella sera, parlarono di loro di quello che avrebbero voluto fare alla fine della scuola e Salvo non perdeva tempo per farle dei complimenti poi ad un certo punto Giovanna fece gli chiese«Dimmi Salvo, tu che cosa guardi per prima in una ragazza?» Salvo si pulì prima la bocca col fazzoletto di stoffa color verde poi rispose«I capelli e poi gli occhi, perché io negli occhi di una ragazza posso vedere il suo interno, com’è fatta dentro» «Ah sul serio?»esclamò Giovanna sorridendo«E che cosa vedi nei miei occhi?»chiese. Entrambi si guardavano negli occhi e dopo alcuni attimi di esitazione Salvo rispose con voce lenta e mite«Vedo una ragazza buona, dolce, soave, innocente che sa come rendere felici gli altri ed è disposta a sottomettersi pur di non fare del male alle altre persone … » Giovanna rimase di stucco e abbassando gli occhi disse«Wow! Mi hai fatto la carta d’identità!». Dopo questa chiacchierata uscirono dalla pizzeria e andarono a fare una passeggiata e arrivarono in piazza Aldo Moro e lì si fermarono davanti alla rampa di scale che conduceva al supermercato Conad. «Stasera mi sono davvero divertito, Giovanna»disse Salvo senza mai smettere di guardarla negli occhi e lei stava arrossendo sempre di più mentre Salvo continuava a parlare«Forse potremmo passare un’altra serata così» «Sì certo ci puoi contare»rispose Giovanna. Poi Salvo fece un sospiro e avvicinandosi di più a lei iniziò a dire«Ma ora …»le si avvicinò ancora di più e Giovanna stava per svenire, i loro visi, pallido quello di Salvo e rosso fuoco quello di Giovanna, si avvicinarono e proprio quando le loro labbra stavano per toccarsi, la vista di Salvo si oscurò e il ragazzo iniziò a vedere tutto rosso, rosso sangue e tutte le persone intorno a lui erano insanguinate come quello spettro che aveva visto nello specchio. Gli girò la testa e perse i sensi e Giovanna lo resse per evitare che cadesse. Si accorse che era svenuto e iniziò a chiedere aiuto, ma da quelle parti non c’era e non passava nessuno. Poi di colpo ricordò la casa in cui aveva visto Salvo entrare e stando a pochi passi da lì, andò a citofonare gridando aiuto, appoggiando Salvo su una panchina.

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Capitolo 13
*** Il braccio destro ***


13° capitolo: Il braccio destro Salvo appena aprì gli occhi si trovò di nuovo in quella stanza, in cui si trovava la prima volta che svenne, quando venne a sapere che era un ammazza vampiri. Svegliandosi sentì chiamare il suo nome e voltandosi verso sinistra vide Giovanna che era seduta a suo fianco e subito si agitò incominciando a dire«Gio… Giovanna … che ci fai tu qui? Ma non stavamo …?» «Calmati!»gli disse Giovanna toccandogli la spalla sinistra«Mentre stavamo parlando sei svenuto e ho chiesto aiuto a tuo zio Giulio» Salvo la guardò in modo strano esclamando«Mio zio?» «Sì, tuo zio Giulio. Stamattina ho visto che entravi in questa casa così ho chiesto aiuto qui»rispose la ragazza, e in quel preciso istante entrò Giulio con un vassoio su cui erano appoggiate due tazze di caffè americano. Poi disse posando il vassoio sul comodino affianco al letto su cui giaceva Salvo«Ciao nipote come stai?» «Ah … ciao zio sto bene» rispose Salvo assecondandolo, corrugando le labbra. «Eh Salvo, com’è che il signor Giulio ti è zio? Non capisco»chiese Giovanna confusa. Salvo disse che era uno zio paterno, ma nello stesso tempo Giulio disse di esserne uno materno, quindi Giovanna guardò stranamente entrambi, poi Salvo lanciando un’occhiata all’maestro iniziò a farfugliare«Ehm … è paterno … zio non si confonda!» «Sì paterno!»aggiunse Giulio rivolto al vassoio. Dopo di che Giulio diede una tazza di caffè a Giovanna, e quando volle darla anche a Salvo questi la rifiutò dicendo«No grazie. Sono sazio»detto questo si alzò dal letto e Giovanna gli chiese alzandosi anche lei«Salvo dove vai?» «Andiamo a casa Giovanna!»rispose Salvo dirigendosi verso l’uscita e lei lo seguì dicendo«Ma perché stai facendo questa scenata?» «Ma quale scenata? Me ne sto solo andando!». Giovanna era davvero disorientata in quel momento e Salvo si stava mettendo il giubbino, poi Giulio li raggiunse dicendo«Salvo perché te ne vuoi andare?» «Me lo chiede pure?»esclamò Salvo arrabbiato. Giovanna non volle intromettersi in una lite tra zio e nipote, così stette lì in silenzio ed immobile. «Sei svenuto e io ti ho aiutato, ma ora non capisco …»diceva Giulio fingendo davvero di essere lo zio. Dopo che Salvo ebbe finito di mettersi il cappotto disse molto irritato«Oh per favore, la smetta di recitare!». A quelle parole Giulio rimase di sasso e Giovanna era ancora più confusa di prima. «Come dici?»esclamò Giulio. «Senta ho già detto tutto a Vale di chi sono veramente, ok? E ora lasci che lo dica anche a Giovanna …» «Dirmi cosa, Salvo?»chiese Giovanna che in quel momento aveva una confusione in testa. «Salvo stai delirando, lui vuole dire che …»iniziò a dire Giulio che fu subito interrotto da Salvo che disse in un solo colpo«Giovanna i vampiri esistono e questo non è affatto mio zio, non lo conosco nemmeno. È diciamo il mio maestro, colui che mi ha detto dei vampiri e che inoltre mi ha detto che io sono un ammazza vampiri, un angelo in poche parole! Tutte le mie preoccupazioni, i miei sospetti, i miei dubbi erano tutti motivati dal fatto che IO ho la forza di combattere contro i vampiri!»lo disse in un solo fiato e Giovanna a quelle parole rimase attonita, con la bocca aperta e ingoiando la saliva esclamò«Cosa?». Giulio lo guardò storto e subito lo rimproverò dicendo«Ti rendi conto di quello che hai appena fatto?» «Sì me ne rendo conto, ma il mio segreto è al sicuro con i miei amici!»rispose Salvo furioso. «Ma non si tratta di questo, si tratta … di di loro … così li hai messi in pericolo!». A queste parole Salvo s’infuriò ancor di più e iniziò a dirgli«Ma si rende conto lei di quel che dice? Sono delle sciocchezze pure PURE! I miei amici e la mia famiglia sono in pericolo lo stesso, sapendo o no della mia vera identità!». Detto questo Giulio esitò guardandosi negli occhi con Salvo e dopo brevi secondi di esitazione, lo slayer si rivolse verso Giovanna e prendendola con le mani cominciò a dirle lentamente«Giovanna … questa è la verità. Ed è per questo che io ho cercato di evitarti, perché non potevo stare accanto a te mentendoti» «Ma, ma … siete sicuri di tutto questo?»chiese Giovanna terrorizzata. «Sì purtroppo!»rispose Salvo tenendole ancora la mano e guardandola negli occhi. «Quante altre persone lo sanno?»chiese Giulio con gli occhi bassi e Salvo subito si voltò verso di lui lasciando le mani di Giovanna e rispose dopo una breve pausa«Solo la mia amica Vale … il punto è che glielo ho detto perché avevo bisogno di confidarmi con qualcuno, Giulio!» «Ora quello che desidero è che nessuno più deve sapere di te», disse Giulio che si era rassegnato a malincuore che Salvo avesse detto tutto alle sue amiche. Dopo questo terribile momento Salvo andò ad accompagnare Giovanna a casa sua, e per la strada le raccontò tutta la storia. Prima che lei entrasse si fermarono a parlare davanti alla soglia. «Ora che devi fare, essendo un ammazza vampiri?»chiese Giovanna, mentre Salvo emise un sospiro dopo di che si sedette a terra davanti alla porta di casa e Giovanna accanto a lui. «Beh devo prepararmi ad uccidere i vampiri, il più presto possibile»disse con aria triste«E la mia vita non sarà più come prima, sai, non sono più un normale adolescente, sono un adolescente slayer ora» «Mi dispiace vederti in questo stato, ma …»rispose Giovanna che cercò di incoraggiarlo« … pensa che hai un compito molto speciale. Sei stato scelto per difendere l’intera umanità dalle forze del male, in un certo senso dovresti esserne orgoglioso, non credi?» Salvo sollevò il capo facendo un lieve sorriso rispondendo«Sai che non c’ho proprio pensat? Tu sì che sai come far sentire meglio la gente»e così fece un enorme sorriso e si mise a ridere insieme a lei. Vale stava in piedi davanti al camino andando avanti e indietro, perché sapeva che aveva combinato un guaio raccontando tutta la verità a Gino e pensava: «Oh no spero che Salvo non si arrabbi con me … non posso proprio perdere la sua amicizia … no … non posso …». Improvvisamente si aprì la porta, era Salvo che entrando accese la luce nel soggiorno e ci vide Vale, così esclamò con un sorriso:«Ehi, come va? Che stai facendo lì?» «Ehm … niente … meditando»rispose Vale restituendo il sorriso«Come è andata l’uscita?» «Ehm diciamo bene. Sono svenuto» «Come? E poi?»chiese Vale preoccupata. «Giovanna mi ha portato da Giulio e da lì e ho raccontato tutto su di me!»detto questo le raccontò tutto per filo e per segno. «Solo voi sapete di questo segreto e per favore non dirlo a nessuno», a quelle parole Vale si rattristò ancora di più e non ebbe il coraggio di raccontargli ciò che aveva fatto. «Bene ci vediamo dopo»disse Salvo andando in camera sua. Dopo aver sistemato il giubbino nell’armadio, si mise il pigiama, si infilò sotto le coperte ed accese la tv. Ad un tratto nella sua stanza entrò la sua cagnolina Kelly e appena la vide, Salvo si alzò dal letto, la prese in braccio e la mise sul letto dicendo«Ah … Kelly, è tanto tempo che non ti accarezzo»e così lo fece. Ora voglio parlarvi di lei, di Kelly, di come arrivò in casa De Leo. Prima di lei la famiglia aveva avuto già tre animali domestici e rispettivamente un cane che morì avvelenato, una gattina che morì forse di crepacuore e poi un altro cane che fu spedito al canile perché aveva superato le dimensioni che piacevano a Gioia; da tutte queste disgrazie Gioia non avrebbe voluto avere nessun animale più e anche Salvo e le sorelle si erano convinti di tutto ciò, ma arrivò un giorno in cui Melissa e il fidanzato passarono davanti ad un negozio di animali e videro che davano dei cuccioli di cani gratis. Entrarono e ne erano rimasti due, uno marroncino e l’altro nero. Melissa si innamorò subito di quello marroncino e dopo essersi accertata che è era una razza piccola la prese portandola a casa dove c’era Salvo che la prese subito in braccio e la mise in un contenitore di plastica dei croccantini. Gioia non la voleva, ma dopo averla vista subì una specie di imprinting. Kelly ora era diventata l’amore e la preferita di tutta la casa. Salvo diciamo che l’accarezzava ogni tanto. Ora mentre lo stava facendo, iniziò a sentire una piccola voce fievole che pronunciava il suo nome. Subito smise di accarezzare la cagnolina e si alzò dal letto pensando che fosse di nuovo quel morto dissanguato nello specchio. «Chi è? Sei tu spettro dei miei stivali?»diceva terrorizzato. La vocina si fece risentire e pronunciava sempre il suo nome dicendogli che era lì. Aprì il cassetto della scrivania e prese la croce agitandola nell’aria. Poi la vocina disse che era lì sul letto. Salvo si voltò in quella direzione, ma non vide che Kelly.«Chi sei?». Sul letto non vedeva niente, se non … poi rifletté e guardando Kelly spalancò gli occhi avvicinandosi a lei lentamente e una volta che le fu vicino esclamò«Sei tu?» «Sì!»rispose Kelly la sua cagnolina stando seduta sul letto e scodinzolando la sua coda. Salvo diede un urlo che andò a sbattere contro la tv che per poco non cadeva. «Tu parli e da quando?»chiese sconvolto e stava per svenire un’ennesima volta. In quell’istante era terrificato. «Da sempre, Salvo, o meglio Prescelto»rispose quella cagnolina con una voce soave e sembrava che sorridesse. «Ma questo non è possibile. Gli animali non parlano!»diceva Salvo ancora più sconvolto di quando aveva saputo dei vampiri e della sua identità. «Ma io infatti non lo sono» «Come non lo sei?» «Io sono un angelo esattamente come te e sono stata scelta per essere il tuo braccio destro»spiegò Kelly e Salvo esclamò disorientato«Il mio braccio destro?» «Sì io ti aiuterò sempre quando ne avrai bisogno» «Aspetta! Vuoi aiutarmi a combattere i vampiri?»chiese Salvo sorridendo. «In un certo senso sì»rispose Kelly. Salvo a quelle parole scoppiò in una grossa risata e non riusciva più a parlare«Scusami … ah ah ah ah ah … è che … ih ih ih ih ih … se conto sul tuo aiuto per difendermi dai vampiri, posso considerarmi morto!» e non smetteva di ridere. Kelly non si arrabbiò per niente e invece rispose soltanto«Sì hai ragione, ma io posso fare cose che voi mortali non potete fare» Ad un tratto alzò le zampe anteriori e Salvo fu scaraventato sul letto in un solo colpo. Kelly gli saltò addosso dicendo«Visto cosa sono capace di fare? Ora vuoi ancora sottovalutarmi?» Salvo era tutto indolenzito ed esclamò«Cavolo!». «Da questo momento in poi io ti accompagnerò sempre nelle tue avventure, però non ti aiuterò a combattere i vampiri»disse Kelly. «E che ci vieni a fare allora?»chiese Salvo che aveva ancora male alla schiena. «Per assisterti!»detto questo andò via. «Cose da pazzi!»esclamò il ragazzo che non poteva più alzarsi dal letto dal dolore. Dopo di che cercò di alzarsi anche se faceva fatica e in quell’istante arrivò Vale che entrando disse«Ehi volevo augurarti la buonanotte» «Buonissima!»esclamò Salvo e Vale si accorse che non stava bene«Ma che hai?»chiese avvicinandosi a lui. «Se te lo dico non ci credi!» «Oltre a quello che già so?!» «Kelly parla!»disse Salvo tutto d’un fiato e a quelle parole Vale riuscì solo ad esclamare«Cosa?» «Sì sì …»diceva Salvo che si sentiva ancora tutto indolenzito«… ha detto che lei è il mio braccio destro e mi ha ridotto così … perché l’ho sottovalutata!» A quel punto Vale scoppiò a ridere e mentre lo faceva Salvo diceva«Sì sì anch’io mi sono messo a ridere, ma è così, quella cagnolina parla …» «E perché Giulio non ti ha detto di questa cosa?»chiese Vale sempre ridendo. «Beh se smetti di ridere te lo dico»disse Salvo infastidendosi, e subito Vale assunse un’espressione seria. «Non mi ha detto niente del mio braccio destro»concluse Salvo. Vale aggrottò le sopracciglia, poi Kelly ritornò e saltando sul letto fece finta di essere un cane come gli altri. «Puoi anche non fingere, Braccio Destro!»le disse Salvo guardandola«Ho detto tutto alla mia amica Vale!» «Sai che non dovevi farlo, ora chi lo sente Giulio!»rispose Kelly sempre con una voce dolcissima e Vale sentendola spalancò gli occhi e stava per sentirsi male. «Vale ti presento Kelly la mia cagnolina parlante»disse Salvo. «Ecin ot teem ouy!» aggiunse Kelly che parlò nella lingua dei cherubini. «Potresti parlare la nostra lingua?»chiese gentilmente Salvo, «Piacere di conoscerti!»tradusse Kelly. «OH!»esclamò Vale incredula«OH!» «È così strano vedere un cane parlante?»diceva la cagnolina. «Vedi tu! Sai dirmi quanti altri cani parlano … al di fuori del mondo dei cherubini e dei vampiri?»aggiunse Salvo, ma Kelly non rispose proprio a quella domanda e poi Salvo disse a Vale«Sei ancora tra noi?» «Ehm …»iniziò a dire Vale balbettando« … sì, sì, sono ancora tra voi, purtroppo!» Gino era tornato a casa sconvolto. Si era messo in camera sua sul letto e pensava a tutte le persone morte dissanguate in quei giorni. Mentre pensava a tutto ciò, iniziando a scocciarsi perché non prendeva sonno, accese il suo laptop e si mise su facebook. Anche Salvo che non riusciva ad addormentarsi prese il suo portatile e si mise a chattare su con Kelly al suo fianco. «Ora anche quando chatto ti fai i fatti miei?»disse Salvo rivolto a Kelly che rispose con calma«Sono il tuo braccio destro» Salvo alzò gli occhi al cielo senza rispondere. Gino, vedendo Salvo in chat, gli scrisse questo messaggio: “Ehi come va?” “Ehi ciao diciamo bene, tu?”rispose Salvo. “Non tanto. Vale mi ha detto tutto!”Gino glielo aveva detto involontariamente. Salvo a quelle parole rimase a bocca aperta e Kelly stranamente sapeva leggere e iniziò ad arrabbiarsi ma sempre con una lieve vocina: «Cosa? Oh mio dio, nell’arco di una settimana lo saprà tutto il paese!» «Fatti gli affari tuoi! Sono miei amici non lo diranno a nessuno» «Me ne sono accorta!»esclamò Kelly, ma Salvo non badò alla sua risposta. “Che ti ha detto?”chiese Salvo che voleva fare finta di niente. “Tutto! Che hai incontrato quell’uomo e hai scoperto tutte quelle cose! Non so perché tu non me lo abbia detto!” “Non l’ho fatto perché la mia identità deve restare segreta!”. Dopo di che iniziò a raccontargli tutta la storia e terminarono la chat con vari saluti e Gino gli promise che non lo avrebbe detto a nessuno, neanche ad Aldo e qui nacque un nuovo pensiero nella testa di Salvo: quando Giulio sarebbe venuto a sapere che ben tre persone e forse anche una quarta sapevano di lui, si sarebbe di certo infuriato. «Ecco, io non ti aiuterò perché te l’ho detto»diceva Kelly. «Scusami! Tu sei il mio braccio destro e quindi dovresti stare dalla mia parte» «Sì certo che sto dalla tua parte, ma devo anche condurti sulla retta via!». Salvo spense il computer senza risponderle ed andò a letto dicendo alla sua cagnolina«Fammi dormire in pace, ok?». Kelly si accucciò su letto chiudendo gli occhi senza rispondergli. Anche quella notte Salvo ebbe degli incubi, ma non erano tanti chiari, quello che ricordava quando si svegliava erano solo ali da pipistrello. La mattina dopo Salvo fece colazione con tutta la sua famiglia e diciamo che era di buon umore, era pieno di energia. Gioia aveva preparato un’abbondante colazione: cappuccini, biscotti, marmellata, miele, cornetti, tutto. Salvo si sedette accanto a Vale, di fronte a loro Steffy e Melissa e Gioia a capotavola. «Bello oggi. Tutti insieme!»esclamò Melissa spalmando la marmellata di fragole su un toast. «Beh non proprio manca papà!»aggiunse Steffy che stava zuccherando il suo caffelatte. «A proposito quando sarà di ritorno?»chiese Vale che stava inzuppando i biscotti a cioccolato nel suo caffè macchiato. Rispose Gioia che stava spalmando burro e cioccolato su dei toast: «Beh di solito ha una pausa ogni quindici giorni, per Halloween dovrebbe venire!» «Mmm Halloween! La festa dei mostri!»esclamò Salvo inclinando la testa verso sua madre e sorridendo. «A proposito sapete se daranno una festa?»chiese Vale. «Una festa? Beh qui in Italia festeggiamo il carnevale, non tanto halloween»rispose Salvo bevendo a sorsi il suo cappuccino in cui aveva messo almeno cinque cucchiaini di zucchero. «Forse»esclamò Steffy. Mentre continuavano a parlare, entrò Kelly che si appoggiò le sue zampine sulle gambe di Salvo in cerca di qualcosa da mangiare. «Che vuoi Kelly?»chiese Salvo rivolto a lei con un sorriso finto. «Dalle un po’ di pane!»aggiunse Melissa. «Ah se Kelly parlasse, capirebbe che quando noi mangiamo deve stare alla larga dalla tavola!»disse Salvo. «Sì però non parla e quindi non capisce!»disse Melissa chiamando a sé Kelly e le diede un po’ di pane tostato. Dopo quell’abbondante colazione Vale e Salvo si ritrovarono nel soggiorno e iniziarono a parlare un po’ e lei gli chiese«Oggi vai ad allenarti?» «Sì purtroppo sennò chi lo sente Giulio!»rispose Salvo sbuffando. «Posso accompagnarti?»chiese Vale come se avesse vergogna. «Eh … sì mi farebbe molto piacere veramente»ripose Salvo, poi dopo alcuni istanti di esitazione le chiese con un’espressione seria«Perché hai detto tutto a Gino?» A quelle parole Vale spalancò gli occhi e non sapeva cosa dire poi iniziò a farfugliare«Ehm … perché … lui … mi ha riempito di domande e ho dovuto farlo! Perdonami Salvo, per favore!». «Sì certo che ti perdono. Tanto in un modo o nell’altro lo avrei sempre detto a Gino»rispose Salvo sorridendo, ma proprio in quel momento arrivò Kelly col guinzaglio in bocca e dopo che si fermò davanti a Salvo seduta. «Che vuoi ora?»esclamò Salvo lanciando un’occhiata a Vale. «Io esco con te. Te l’ho detto che ti avrei seguito in ogni tua avventura»rispose Kelly sorridendo e Salvo sbuffò rovesciando gli occhi all’indietro.

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