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Kagome guardò quel demone che
stava avventandosi contro suo fratello. Urlò a Sota
di spostarsi, ma il bambino era troppo terrorizzato. Guardava quegli occhi
rossi, nei quali spiccava l’iride verde, assetati di sangue. Questo bastava per
impedirgli qualunque movimento.
La ragazza agì d’impulso,
quando si lanciò tra i due, parandosi davanti al fratellino. Gli urlò di
scappare, di andare via. Preferiva morire e salvarlo, piuttosto che lasciarlo a
quel mostro dai capelli d’argento.
Chiuse gli
occhi, attendendo il dolore che confermasse il contatto con lui, aspettando che
i suoi artigli colpissero la sua carne.
“Che misera morte” pensò “avrei tanto voluto sopravvivere a questa guerra, poter dire
a Sota che era tutto finito, che non dovevamo più
nasconderci…”
Lui arrivò, implacabile e
senza controllo. Ma non era a lei che mirava, mirava
al bambino. Quando gli si piazzò davanti, non fece in
tempo ad evitarla, né a colpirla.
Si scontrarono, cadendo
entrambi a terra.
Kagome lo sentì,
sentì il contatto con il suolo, e il suo corpo premuto addosso. Ma non avvertì il dolore di una ferita. Arrossì
quando capì cosa era successo.
Salve a tutti!
Questa è la mia seconda fanfic, ho avuto l’ispirazione in una delle mie
tante notti insonni. Al momento la sto pubblicando in contemporanea con “Profumo”,
quindi andrà avanti lentamente. Nel frattempo ho voluto pubblicare il prologo.
Il titolo mi ha fatto penare, per cui ho messo anche
il sottotitolo! XD
Spero che vi piaccia, scriverò il
seguito appena avrò tempo!
Mi scuso per il ritardo, ma n
questi giorni c’è un’accesa battaglia per il pc a
casa >.>
Oltretutto, essendo in vacanza, non sto a
casa per troppo tempo XD
Cercherò di pubblicare il prima possibile
il prossimo capitolo di Profumo, siamo vicini alla fine! Un bacio a
tutti, e buona pasqua!
Aryuna
Un bacio non richiesto
Giorno Sconosciuto, l’ennesima
battaglia.
Non so perché continuo a tenere questo
diario mentale. Fosse scritto avrebbe un senso, così è
totalmente inutile. Forse sto impazzendo, e comincio a parlare da solo. Meglio parlare da soli che guardare la morte che mi sta attorno.
Ieri mi hanno di nuovo mandato in battaglia. Non so quante persone ho ucciso. Quando mi sono svegliato ero solo ricoperto di sangue e
ferite. Ho veramente creduto di morire. Noi hanyou
non veniamo curati, per noi non esiste un’infermeria,
un ospedale, nulla. Sesshomaru ha voluto così. Ci
cura Jinenji con i mezzi che ha a disposizione. E quando i demoni lo beccano, lo picchiano. E’ quasi il
tramonto, presto verranno a chiamarci, a picchiarci per farci impazzire e
perdere coscienza. La metà delle ferite che riportiamo è per causa loro…
<< Ehi, hanyou >> chiamò un demone con aria altezzosa. Inuyasha alzò lo sguardo, fissandolo con aria truce. O forse omicida.
<< E’
il tuo turno >> aggiunse lo youkai
sghignazzando.
<< Era ieri il mio
turno. Mi hanno quasi ammazzato >> rispose
l’altro in un ringhio. Sapeva che era proibito rispondere, ma il suo carattere
scontroso e le regole non andavano d’accordo. Lo youkai
gli tirò un calcio allo stomaco, e Inuyasha si piegò
in due dal dolore. Poi il demone lo colpì al collo, e lui perse i sensi.
20 luglio, un altro giorno di guerra.
Ho perso la voglia di scrivere su questo
diario. Ormai le giornate si susseguono senza novità. Ogni
giorno un bombardamento da parte nostra, un attacco ai civili da parte loro.
Le scuole sono chiuse da talmente tanto che mi sorprendo a ripensare con nostalgia
alla mia vita da studentessa.
Girano voci che il generale Sesshomaru stia perdendo quasi tutte le sue truppe, e che
presto i demoni si arrenderanno. Non so se sia vero o meno. Questa guerra
sembra infinita e…
<< Kagome! >>
chiamò la madre dalla cucina. La ragazza scese le scale, lasciando a metà la
pagina scritta.
<< Che
c’è? >> chiese, cercando di mantenere un tono gentile. Tutta quella
situazione la rendeva nervosa. Solo la madre riusciva a rimanere così calma.
Kagome era sicura che, sotto a quella faccia
sorridente, era quella che stava peggio di tutti. Erano due anni che il marito
era partito per il fronte, e ancora non avevano notizie di lui.
<< Sota
è uscito per prendere i viveri che distribuiscono al quartiere, ma ancora non è
tornato. Tra un po’ scatta il coprifuoco, ti prego, vai a
cercarlo >> chiese la madre. Kagome annuì, lanciando un’occhiata
triste alla gamba ingessata della donna: un crollo, mentre andava a ritirare le
razioni della settimana.
Uscì di
corsa, per cercare Sota. I demoni erano soliti
attaccare a sorpresa prima del coprifuoco, e non mancava molto. Possibile che
suo fratello fosse così stupido?
<< Sota!
>> chiamò, non trovandolo. Si morse il labbro. Cominciava ad essere nervosa.
Quella guerra tra umani e
demoni andava avanti da troppo tempo. Tutto per i vari incidenti che avvenivano continuamente con gli youkai. Si ricordava ancora quando,
alla televisione, avevano detto di quel demone, Naraku,
che aveva sterminato un’intera famiglia. Era stata la goccia che fece traboccare il vaso. Quel demone era stato condannato a
morte, e gli altri si erano ribellati. Inu no Taisho, generale delle armate degli youkai,
aveva provato a sedare la rivolta, ma venne ucciso in
un attentato. Suo figlio Sesshomaruprese il suo posto; un guerrafondaio nato.
<< Sota!
>> chiamò nuovamente Kagome. Ormai aveva girato tutto il quartiere.
Mancava solo il parco, ma perché mai avrebbe dovuto
andarci?
Un urlo le gelò il sangue
nelle vene. Quella voce…
<< SOTA! >>
strillò tendendo le orecchie. Sentì un altro urlo. Veniva dal parco. Cominciò a
correre in quella direzione. Che fosse…? No, non
potevano avere già attaccato. Ma forse uno youkai si era staccato dalle truppe.
Corse oltre il cancello del
parco. Mancava poco. C’era poca luce, solo quel colorito arancione che segue il
tramonto, ma li vide, nello spiazzo.
Sota era a terra, terrorizzato. Si reggeva il braccio, e
Kagome scorse una macchia rossa sulla manica.
<< So…sorellona
>> disse il bimbo sul punto di piangere. La ragazza si voltò verso
il suo aggressore, e si sentì morire.
Aveva davanti un demone
robusto e imponente, con lunghi capelli argentati. Aveva dei segni violacei sul
volto, delle zanne spaventose, ma la cosa peggiore era il suo sguardo. Gli
occhi rossi, con l’iride verde accesa, totalmente privi
di umanità.
Non c’era tempo per chiamare
i soccorsi, ma che fare? Kagome deglutì, diventando sempre più pallida.
Lo youkai
ringhiò preparandosi a colpire. Lo sguardo di Kagome si concentrò sugli
artigli, e poi su suo fratello. No, non glielo avrebbe permesso.
<< Sota,
scappa! >> urlò, correndo verso di lui. Lo youkai
non sembrò notarla. Era concentrato sulla sua vittima. Sota
guardò la sorella con gli occhi colmi di lacrime. Aveva paura, troppa paura. Non riusciva a muovere un dito.
Kagome strinse i pugni. Quel
mostro stava per attaccare, Sota non si muoveva, e
lei non aveva alcuna intenzione di vederlo morire. Ma poi lo youkai si lanciò verso
il bambino. Non c’era più tempo per scegliere.
Kagome corse tra i due,
parandosi davanti al fratello. Ecco, stava per morire. Che morte
stupida. Se solo fosse andata lei a prendere i
viveri, tutto quello non sarebbe successo. Chiuse gli occhi, in
attesa.
<< Sota,
corri! >> urlò per ultimo. Non sapeva se l’avrebbe
fatto, ma non aveva più importanza ormai. Eppure…
Kagome sentì lo youkai finirgli contro. Non l’aveva colpita, ma sentì le sue labbra premute contro le sue. Arrossì
tremendamente. Si stava baciando con un… demone?!
D’accordo, era un bacio a stampo, ma… ma…
Fu breve, perché poi cadde
all’indietro, e il demone sopra di lei. Sentì un gemito di dolore provenire da
quella creatura, e si sollevò, spostandosi da sotto il suo corpo, spaventata. Sota era ancora immobile al suo posto. Spostò lo sguardo
sullo youkai, e incrociò i suoi occhi… ambrati? Lo
fissò incredula, mentre vedeva le zanne ritirarsi, gli artigli
accorciarsi e i segni violacei scomparire. Ma il suo
sguardo, d’un tratto così umano, la colpì. Era un hanyou.
Allora era vero che li facevano impazzire e li mandavano in battaglia. Lui la
fissò per un momento interminabile, ma poi il suo volto si contorse in una
smorfia, e lanciò un urlo lancinante. Kagome si spaventò,
saltò in piedi e corse da Sota.
<< Scappiamo! >>
gli disse prendendogli la mano. Il bambino annuì alzandosi. Un altro urlo.
Kagome si voltò verso l’hanyou, e impallidì. Era
circondato da una pozza di sangue. Le cicatrici che aveva sul corpo si erano
aperte, scoprendo ferite profonde.
<< Sorellona…? >>
chiamò Sota confuso. Lei si morse un labbro. L’hanyou respirava affannato, cercando di rialzarsi. Incrociò
nuovamente il suo sguardo sofferente.
<< Se
lo trovano lo uccideranno >> mormorò la ragazza. Il fratello la guardò
confuso.
<< Kagome, è normale.
E’ un demone >>
<< E’ un hanyou! >> protestò lei << Non
è colpa sua >>
Si rese conto di quanto
insensata fosse la sua protesta. Non potevano riportarlo al campo nemico, né
nasconderlo, perché senza cure sarebbe sicuramente morto. Non potevano nemmeno
portarlo a casa!
…
O sì?
Kagome si avvicinò al
ragazzo, e si accucciò accanto a lui, a debita distanza.
<< Come ti chiami? >>
domandò, ancora impaurita. Lui la guardò, prima di distogliere lo sguardo.
<< Se
non me lo dici non ti aiuto! >> protestò lei.
<< Non ho bisogno di aiuto >> disse lui, con una voce debole che
confermava l’esatto contrario. Kagome sbuffò. Il tipico orgoglioso.
<< Vuoi morire per uno
stupido nome? >> fece notare, sedendosi a gambe incrociate. L’hanyou sbuffò. Che ragazzina
insistente.
<< Inuyasha
>> disse voltandosi nuovamente a guardarla.
<< Bene, Inuyasha. Prometti che non mi ucciderai? Né
me né la mia famiglia? >> domandò Kagome fissandolo sospettosa. Lui
sbuffò di nuovo.
<< Keh!
Pensi che mi diverta ad ammazzare la gente? >>
<< Ti è così difficile
rispondere alle domande? >> chiese Kagome perdendo la pazienza. Lui
abbassò le orecchie. Solo in quel momento la ragazza le notò. Erano due adorabili
orecchiette da cane. D’impulso si avvicinò, e le prese con le mani, cominciando
ad accarezzarle.
<< Ehi, io starei morendo >> fece notare il ragazzo.
<< Non si direbbe, considerando il tuo senso dell’umorismo >> rispose
lei lasciandogli le orecchie.
<< E
va bene! Prometto che non ucciderò te, tuo fratello, la tua famiglia e l’intero
quartiere, ti sta bene? >> sbraitò lui seccato.
Kagome poteva dirsi soddisfatta. In quelle condizioni non poteva fare nulla, e
appena arrivati a casa avrebbe provveduto a mettergli
un rosario anti-demone per non rischiare.
<< Bene. Sota, dammi una mano! >> chiamò, prendendo un braccio
di Inuyasha e passandolo
dietro al collo. Il fratello alzò gli occhi al cielo, ma alla fine la aiutò.
Tanto se lo sarebbe portato a casa anche senza il suo aiuto.
Si avviarono verso casa, più
veloce possibile. Ormai il coprifuoco era vicino, e non dovevano farsi trovare
in giro con Inuyasha.
<< Tu? >> domandò
improvvisamente il ragazzo, attirando l’attenzione di Kagome.
<< Come, scusa? >>
chiese lei confusa.
<< Il tuo nome >>
spiegò lui, sospirando. Come se fosse ovvio!
<< Kagome >>
rispose la ragazza sorridendo. Lui la osservò per un attimo, prima di
concentrarsi sulla strada. Stavano lasciando una scia di sangue, ma la ragazza
aveva detto di non preoccuparsi.
L’hanyou
sospirò, lanciando un’occhiata a Sota. Che strana famiglia.
Ok, se volete uccidermi, ne avete
tutti i diritti! XD
Mi dispiace, è passato un mese dall’ultimo aggiornamento, mi
vergogno dime,
vorrei sotterrarmi ç.ç
Ora, passiamo alle spiegazioni, almeno per placare la vostra
ira >.>
Chi mi seguiva in “Profumo”, forse
ricorderà che una volta ho citato di un concorso di scrittura che stavo facendo
>.>
Ecco… diciamo che tra quindici
giorni ho la consegna, e sono solo a metà XD
Per questo, sto scrivendo come una matta, e non trovo
nemmeno il tempo per pensare alle mie fanfic! Emiko conosce bene la mia
sofferenza ç.ç
Vi prego, perdonatemi! (me mi inchino profondamente!)
Passiamo alla storia, non so se ho già scritto che The Theft è una ficci corta,
probabilmente di sei capitoli, con epilogo. Forse potrebbe sembrare che i
personaggi si evolvono in fretta, ma sto cercando di
fare del mio meglio XD
Il prossimo capitolo, arrivano quattro personaggi, vediamo se indovinate chi! ^^
Un bacio, cercherò di aggiornare appena posso!
Aryuna
Ti tengo d’occhio!
Arrivati davanti casa, Kagome
si pose veramente il problema di come far entrare un hanyou
sanguinante.
<< Ok, adesso dobbiamo inventarci qualcosa >>, disse, lanciando
un’occhiata preoccupata al fratello. In particolar modo al maglione del
fratello. Sota, come intuendo i pensieri della
sorella, si fece indietro.
<< Inuyasha,
come vanno le ferite? Si stanno rimarginando? >>, chiese Kagome,
osservandolo. Si rispose da sola, vedendo che, anche rimanendo di un forte
colore scarlatto, non sanguinavano più, tranne la più profonda.
In compenso, la pelle attorno alle ferite era di un preoccupante
blu verdastro, che sembrava urlare “infezione in corso”.
<< Sota,
dammi il maglione >>, ordinò Kagome. Lui scosse
la testa, deciso.
<< Usa la tua di
maglietta! >>, rispose, ma subito perse la sua audacia, vedendo lo
sguardo infuocato della sorella.
<< TU hai fatto tardi,
TI sei perso e TI sei quasi fatto ammazzare da un hanyou,
quindi TU mi darai il tuo maglione per bloccare il sangue! >>, mormorò
Kagome con tono minaccioso. Sota si tolse il
maglione, e la ragazza si affrettò a premere sulla ferita.
<< Adesso,
entra in casa, e dì che sali in camera mia per farti disinfettare la ferita. Io ti aspetto alle scale, così mi
aiuti a portarlo su >>, spiegò lei, aprendo la porta. Sota a guardò con gli occhi spalancati.
<< In camera TUA? >>,
domandò con voce troppo acuta.
<< No, in camera del
nonno, così ci beccano subito! >>, rispose la
sorella con sarcasmo. Inuyasha alzò gli occhi al
cielo, rassegnandosi a morire lì mentre i due
litigavano.
Sota entrò in casa, e subito Kagome sentì le urla della
madre, causate dalla vista del braccio insanguinato.
Il bambino la rassicurò, recitando la sua parte alla perfezione, e le disse che andava a farsi medicare dalla sorella. Kagome si
annotò mentalmente di scritturarlo come attore, non appena la guerra fosse
finita. I due portarono Inuyasha su per le scale, non
senza difficoltà, e si chiusero nella camera della ragazza. Il primo pensiero
che colpì Kagome fu uno: il rosario.
<< Sota,
prendi il rosario dal cassetto mentre medico Inuyasha >>, disse rapida, aprendo la scatola del
pronto soccorso. Sota obbedì, e frugò dentro al disordinatissimo cassetto, alla ricerca dell’oggetto. Inuyasha gemette quando Kagome lo
distese sul letto, ma subito si trattenne. Era già abbastanza umiliante venire salvati dal nemico, non voleva mostrarsi debole.
Kagome alzò gli occhi al cielo, come intuendolo. Chiuse la porta
a chiave, per prudenza, e cominciò a disinfettare con cura le ferite. Inuyasha tratteneva qualunque lamento, ma non poteva
evitare di sussultare ogni qual volta Kagome, per evitare infezioni, premeva
con forza il disinfettante sui tagli. Inoltre, quel disinfettante pizzicava da morire!
Sota tornò vittorioso, con il rosario in mano, e Kagome
interruppe il suo lavoro da infermiera.
<< Grazie, Sota >>, disse, sorridendo al
fratello, e voltandosi verso Inuyasha, << Alza
un po’ la testa >>.
L’hanyou
la guardò contrariato. Ma come? Aveva promesso e lei
gli metteva un rosario? Kagome lo ignorò, infilandogli la collana e
sistemandogliela.
<< Questa è una
precauzione, ma ti avverto! Se mi costringerai ad
usarla, ti scopriranno. Non è molto discreta >>, spiegò
la ragazza, rimettendo mano alle ferite. Inuyasha
sbuffò, con fare offeso, ma perse quasi subito la sua espressione risentita,
per lasciare spazio ad un volto pensieroso, quasi malinconico.
Kagome continuò a
disinfettare le ferite a lungo, per essere sicura di
aver fatto un buon lavoro, e poi le fasciò strette. Sota
fu costretto a medicarsi da solo, sbuffando offeso per la mancanza di affetto della sorella, ed uscì dalla stanza, prendendo il
suo maglione insanguinato.
<< Bene, ora dovrebbe andare >>, disse soddisfatta la ragazza,
chiudendo nuovamente la porta a chiave. Inuyasha
spostò per un attimo gli occhi ambrati su di lei, ma li distolse quasi subito,
imbarazzato. Sapeva bene cosa doveva dire, e non aveva intenzione di farlo. Era incredibile come un semplice “Grazie” riuscisse a
metterlo in crisi. Kagome aspettò per qualche minuto, ma poi,
offesa, uscì dalla stanza, richiudendola nuovamente con rapidità. Si
mise la chiave in stanza, e si sedette, con la schiena contro il muro, nel
corridoio.
“Che
cosa mi potevo aspettare, da un demone? È ovvio che non mi ha
ringraziata”, pensò, dandosi della scema. Eppure,
questo la rendeva tremendamente triste. Forse, in quell’hanyou
morente, aveva intravisto una possibilità: la possibilità
di convivere. Forse voleva solo dimostrare a se stessa che quella guerra poteva
essere evitata, e che i demoni erano solo pedine nelle
mani di Sesshomaru. Stava cercando di convincersi che
erano tutti vittima di qualche tiranno, ma in fondo sapeva che non era vero: i
tiranni hanno sempre qualcuno che li appoggia.
22 luglio, il secondo giorno di
convivenza.
Ormai sono due giorni che divido questa
stanza con un mezzodemone. Inuyasha
non mi parla, e io non gli parlo quasi mai. Almeno
potrebbe ringraziarmi, dato che lo faccio dormire sul
mio letto! Inoltre, divido con lui tutti i miei pasti,
già miseri senza bisogno del suo intervento. Non mi sembra violento, ma non
riesco a seguire il filo dei suoi pensieri. Ha sempre un volto malinconico, e
non riesco a capire se si sente a disagio o vuole semplicemente andarsene. Comunque, lo tengo d’occhio.
Che giorno è oggi? Ah, sì! Sul calendario, Kagome ha
cerchiato il 22 luglio.
E’ il secondo giorno che sono qui, e le
mie ferite stanno migliorando. Kagome le medica tre volte
al giorno, e sono convinto che, entro domani, sarò in piena forma. Lei sembra a disagio, con me in stanza, forse dovrei provare a
parlargli. Però è così umiliante! Tra un po’ dovrebbe essere ora di pranzo, forse potrebbe essere
l’occasione giusta…
<< Kagome! Vieni a
prendere il pranzo! >> , chiamò la mamma dal
piano terra. L’hanyou perse il filo dei suoi
pensieri, e Kagome chiuse il diario.
<< Torno subito >>,
sussurrò aInuyasha. Lui non
capì se si trattava di una rassicurazione o di un avvertimento. Si mise seduto,
e aspettò il ritorno della ragazza. Vide Sota sbirciare
dalla fessura della porta, e poi scappare via. Già, era questo l’effetto che
faceva alle persone: paura.
Kagome tornò, richiuse la
porta, e si sedette sul letto, accanto a lui. Già questo lo mise in crisi. Si
voltò dall’altra parte, arrossendo, ma la ragazza lo interpretò come un gesto
di rifiuto. Sospirò, infilzando una patata.
<< So che non sopporti
di essere qui, e che vorresti essere con i tuoi compagni, ma mangia almeno! >>,
lo riprese, scocciata. Inuyasha la osservò offeso.
Credeva che fosse per quello che non parlava?
<< Keh,non ho fame >>,
rispose istintivamente. “Scemo”, pensò subito dopo. Kagome lo guardò sorpresa.
Incredibile, aveva parlato! Un evento da segnare sul calendario!
<< Le ferite non si
rimargineranno se non mangerai >>, fece notare
la ragazza. Sapeva bene che gli hanyou guarivano in
fretta, ma questo non giustificava il digiuno. Lui sbuffò nuovamente, ma poi si
girò verso il piatto. Gli era passato l’imbarazzo, e non aveva più bisogno di
guardare da un’altra parte. Kagome mangiò la patata, poi
porse forchetta e piatto al ragazzo.
<< Mangia prima tu, ma
lasciamene metà >>, lo ammonì. Lui si rese conto
che aveva fame, ma non voleva farlo notare. Era fatto così, in fondo. Non era
abituato a mostrare le sue emozioni. Così, mangiò lentamente, e poco.
<< Tieni,
non ho fame >>, ripeté, restituendo il piatto. Kagome alzò gli
occhi al cielo. Un “grazie” era chiedere troppo? Mangiò il resto, e riportò il
piatto in cucina. Non tornò per diverse ore, e il mezzodemone
si scervellò sulla sua deficienza, e su un modo per farsi perdonare. Per Kagome
doveva essere un grande sforzo tenerlo lì, ma lui non riusciva proprio a
mostrargli la sua gratitudine.
Perso nei suoi pensieri, non
si accorse che si era fatta sera, e che Kagome non tornava. La spiegazione era semplice.
Quella sera, il nonno aveva annunciato che si sarebbero trasferiti in un’altra
ala della casa, più sicura, ma Kagome non era d’accordo.
<< Non voglio, voglio restare nella mia stanza! >>, si
lamentò la ragazza, per l’ennesima volta.
<< Tu farai come dico
io! >>, strillò il nonno, adirato. La ragazza gli fece una smorfia, e
corse alle scale.
<< Io mi chiudo nella
mia stanza, prova a farmi cambiare idea! >>, urlò, per poi correre nella
camera e chiudersi a chiave. Rimase immobile, poggiata alla porta, con l’hanyou che la fissava perplesso. Lo sguardo
di lei era… languido, strano.
<< KAGOME, TORNA SUBITO
GIÙ! >>, urlò il nonno. E
a quel punto, la ragazza scoppiò a piangere.
Inuyasha si trovò in difficoltà, senza sapere cosa fare.
Kagome si accoccolò alla base della porta, piangendo, mentre il nonno saliva le
scale. Bussò violentemente alla porta, continuando ad urlare. Inuyasha abbassò le orecchie, infastidito, e si alzò. Prese
Kagome per un braccio, la tirò sul letto, e la abbracciò.
Lei non pensò a nulla, in quel momento, ma si accoccolò al petto del ragazzo,
singhiozzando.
“Bene, ho appena abbracciato
una ragazza in lacrime… ma che altro potevo fare? Non avevo molta scelta”, pensò lui, a disagio. Quel gesto gli
era venuto istintivo, perché non richiedeva parole. Parlare, per lui era
difficilissimo.
Kagome, piano piano, si calmò, e il nonno rinunciò, andandosene, non
sentendo risposte dalla nipote. Lei rimase accoccolata sul petto di Inuyasha, finché non fu
sufficientemente lucida da capire quello che stava succedendo. Si staccò di
scatto, e lui non la trattenne.
<< I… io… >>,
balbettò, arrossendo. Ma come gli era venuto in mente
di farsi abbracciare?
<< Scusa. È che
piangevi, e non sapevo come fare >>, rispose
lui, distogliendo lo sguardo imbarazzato. Kagome sorrise. No, non era affatto cattivo. Si alzò, per guardarsi allo
specchio. Aveva gli occhi rossi, e ancora lucidi.
<< Kagome… >>. La
ragazza si voltò, sorpresa. L’aveva chiamata per nome? O,
forse, era stata solo una sua impressione. Ma lui la
stava fissando intensamente, segno che non aveva sognato.
<< Che
c’è? >>, chiese, prendendo un fazzoletto, per soffiarsi
il naso e rimuovere le lacrime.
<< Perché
non vai anche tu nell’altra ala della casa? >>, domandò, arrossendo. Si
pentì subito della domanda. Che diritto aveva di
chiederglielo? Kagome lo guardò, sorpresa. Poi ricordò che Inuyasha
aveva un udito superiore alla media.
<< Keh,
non che mi importi! >>, aggiunse l’hanyou sbuffando. La ragazza alzò gli occhi al cielo.
Tipico di Inuyasha!
…
Tipico di Inuyasha?! Ma che stava pensando?
Lo conosceva solo da tre giorni, anzi, “conoscere” era
un parolone!
Inuyasha interpretò il lungo silenzio come un rifiuto, e si
concentrò, imbarazzato, sulle tende della finestra.
<< Stasera, niente cena >>, annunciò la ragazza, sistemando il sacco a
pelo sul pavimento. Lui non rispose, e lei continuava a pensare alla domanda
che gli aveva fatto. Già, perché non si trasferiva anche lei? Quando il nonno aveva annunciato il trasferimento, doveva ammettere che
aveva subito pensato a Inuyasha. Non poteva
trasferirsi, perché lo avrebbero scoperto subito. Era lei che manteneva la
copertura, che evitava che lo trovassero. E che lo
uccidessero.
A quel
pensiero rabbrividì.Possibile che non ci fosse un modo per salvarlo? Era
condannato a morire per una guerra che non voleva combattere? Ma, in fondo, lei
non gli aveva mai chiesto se lui combatteva o meno per
scelta.
<< Inuyasha…
>>, chiamò, a bassa voce. Uno sbuffò le fece capire che la stava
ascoltando.
<< Tu… tornerai al tuo
campo, quando sarai guarito? >>, chiese, in difficoltà. Quel pensiero, la
faceva sentire triste.
<< Non posso tornare >>, rispose lui, secco.
<< E
allora, dove andrai? >>, domandò perplessa la ragazza. Lui non rispose
subito, tanto che Kagome credette di averlo fatto
arrabbiare.
<< Mi nasconderò,
sperando che la guerra finisca presto >>.
Kagome si accoccolò nel
letto. Poteva nascondersi lì, ma alla fine li avrebbero
beccati. Se solo Inuyasha
non fosse stato un hanyou…
“Un hanyou?
Giusto, il problema è che è un hanyou!”, pensò Kagome, illuminandosi. Aveva la
soluzione, sapeva come salvarlo.
<< Inuyasha,
a te piace essere un hanyou? >>, domandò lei,
appoggiandosi sui gomiti. Incrociò lo sguardo dorato del ragazzo, che subito lo
distolse, arrossendo.
<< N… no. Preferirei essere un demone >>,
rispose, con sincerità.
<< Non un umano? >>.
<< Ma che ti importa? >>, chiese lui scontroso, in difficoltà.
Kagome ci rimase male, ma poi decise di ignorarlo.
<< Conosco un modo per
farti diventare umano. Non dovrai nasconderti, e non ti arresteranno >>, annunciò lei, allegra. Inuyasha
schizzò seduto, osservandola incredulo.
<< Che
cosa? >>, mormorò, mentre la mente si riempiva di speranze.
<< La mia famiglia è in possesso di un gioiello, la Shikon
no Tama, che ottiene il potere di esaudire un
desiderio ogni volta che nasce una figlia femmina. Questo
perché discendiamo da una potente sacerdotessa. Solo noi conosciamo la
formula per compiere il desiderio, ma sarò felice di usarlo per te >>, spiegò la ragazza. In effetti, poteva anche chiedere di
trasformare Inuyasha in demone, ma in quel caso… lui
sarebbe andato via. Sentì una fitta al petto a quel pensiero, e scosse la testa
per cacciarlo via.
<< E…
dov’è questa sfera? >>, chiese il ragazzo, entusiasta.
<< Nel museo! >>,
rispose lei, con semplicità, ma poi si sentì gelare.
Giusto, la sfera era nel
museo. E lei non aveva accesso al museo. Poteva
chiedere al nonno di prenderla, ma avrebbe dovuto
anche dargli spiegazioni. Come faceva?
Un rumore improvviso, di
vetri infranti, fece sobbalzare i due ragazzi. Kagome lanciò un’occhiata all’orologio:
l’una passata. Di sicuro, gli altri dormivano. E poi, si erano tutti trasferiti nell’altra ala della casa.
<< Vado
a controllare, non ti muovere >>, lo ammonì Kagome, aprendo la
porta. Inuyasha rimase immobile, tendendo le
orecchie. La famiglia di Kagome era rumorosa, ma lui non aveva sentito nulla,
prima di quel rumore. Poi, tre odori sconosciuti raggiunsero il suo naso, ed
uno lo fece sobbalzare.
Ecco il cap del giorno (sarebbe
meglio dire della settimana >.>), il commento alla fine!
Aryuna
Il trio Nekomata
Kagome scese le scale,
silenziosamente. Qualcuno stava mormorando.
<< … sei un idiota!
Sapevo che non dovevo portarti >>.
<< No, aspetta! Raccolgo subito i cocci >>, bisbigliò una voce
maschile.
<< Macchè raccogli!
Muoviti, e fai attenzione a non schiacc…
che succede? >>, chiese la voce femminile. Un ringhiò
sommesso fece sobbalzare la povera Kagome.
<< Che
c’è? >> chiese il ragazzo.
<< Kirara
ha sentito qualcosa… >>.
Kagome urlò, quando venne aggredita da un’enorme tigre, con due folte code e
denti a sciabola. Era buio, ma la distingueva molto bene.
<< KAGOME! >>
stillò Inuyasha, saltando tutte le scale e colpendo
la tigre con un pugno. Quella mugolò, e si rimpicciolì, diventando un piccolo
gatto bianco, striato di nero.
Kagome, accese la luce,
cercando di riprendersi. Due ragazzi, vestiti di nero, erano in piedi,
terrorizzati. Uno era poco più di un bambino, l’altra era una
ragazza molto bella, con lunghi capelli neri. A Kagome ricordò l’aiutante di Diabolik.
<< Kirara!
>>, disse il bambino, soccorrendo la gatta. Inuyasha
alzò un sopracciglio, confuso. Un umano preoccupato per un demone?
Nello stupore generale, chi
per la presenza di un demone, chi per la presenza di un hanyou,
Kagome ebbe la lucidità necessaria per acchiappare il cordless
e comporre il numero della polizia.
<< Pronto,
polizia? Ci sono dei ladri in casa… >>, cominciò,
ancora con la voce tremante per la paura.
<< Ohi ohi >>, fece la ragazza in
nero, lanciando un’occhiata al bambino.
<< E’ colpa tua se ci
hanno scoperto! Kohaku, sei
un’incapace >>, lo sgridò, prendendo un oggetto da una tasca. MaInuyasha, rapido, le prese la
mano, e la storse, facendogliela aprire.
<< Ahia, ma sei pazzo? >>,
si lamentò lei, mentre l’hanyou osservava l’oggetto
incriminato. Una bomboletta di gas soporifero.
<< Stanno arrivando >>,
disse Kagome sollevata, ma subito impallidì. E adesso, Inuyasha dove lo
nascondeva?
<< Inuyasha…
tu >>.
<< Non ti preoccupare.
Appena arriva la polizia, scappo >>, la
tranquillizzò, tenendo d’occhio i tre ladri.
<< E…
la sfera? >>, domandò Kagome, tristemente.
<< Aspetterò
la fine della guerra, non fa nulla. D’altronde, come pensi di prenderla,
dal museo? >>, le chiese lui, centrando il problema. Kagome aprì la
bocca, e la richiuse. Cosa
poteva fare, adesso?
<< Dovete rubare al
museo? >>, chiese la ragazza, imbronciata. Kagome si illuminò.
Ma certo! Bastava rubarla. Tanto, in teoria, era sua,
quindi non ci sarebbero stati troppi problemi. L’avrebbe
presa, e poi l’avrebbe riposta. Non se ne sarebbe accorto nessuno.
<< Giusto, rubiamola! >>,
disse quindi, allegra.
<< E
come la mettiamo con gli antifurti? >>, chiese Inuyasha.
<< Io sono un hacker e un esperto di elettronica,
li disattivo io >>, intervenne il ragazzo di nome Kohaku.
Kagome si voltò verso di loro, confusa.
<< Scusate… perché
tutta questa partecipazione? >>, domandò, sicura di trovarci la
fregatura.
<< Ecco… se voi diceste
alla polizia che siamo scappati… >>, cominciò la
ragazza, arrossendo. “Ecco, lo sapevo”, pensò Kagome.
<< E
chi mi assicura che mi aiuterete a rubare quello che mi serve? Bel tentativo,
ma mi spiace per voi >>.
<< Ti prego! In questo
periodo di guerra, siamo in difficoltà, è per questo che
rubiamo >>, disse Kohaku, tristemente. Kagome
li guardò, confusa. Era sicura che si trattava di un
trucco, ma gli facevano pena.
<< Come ti chiami? >>,
chiese alla ragazza.
<< Sango
>>.
<< Sango…?
>>.
<< SangoNekomata >>, terminò Kohaku,
e la sorella gli tappò la bocca. Troppo tardi, però.
<< Nekomata?
Il trio Nekomata? Altro che guerra, voi siete quei
famosi ladri! >>, disse Kagome a voce troppo acuta.
<< Senti, è umiliante
rubare nelle case, ma gli affari vanno male. E mio
fratello non è bravo a fare nulla che non riguardi i computer. Prometto che ti
aiuteremo, ma lasciaci andare >>, disseSango, in un ultimo tentativo.
<< Eh no, neanche per
sogno! >>, rispose Kagome, sconvolta. Grazie al cielo che quel bambino
aveva fatto rumore, o si sarebbe ritrovata con la casa svuotata.
Le sirene le fecero capire
che stava arrivando la polizia.
<< Io vado >>, disseInuyasha, e Kagome si sentì
invadere dalla tristezza. Era arrivato il momento, e gli faceva male.
Kohakuinfilò una mano nella tasca, e Inuyasha, prontamente lo fermò.
<< Che
cosa vorresti fare? >>, ringhiò, prendendo un’altra bombola di gas. Sangone approfittò per slanciarsi
contro Kagome, e tirò fuori un coltellino.
<< Fermo, o la ragazza
muore >>, minacciò, premendole la lama sul
collo. Inuyasha fece una smorfia, in difficoltà. Il
rumore di una porta distrasse la ladra, e lui ne approfittò
per colpirle la mano.
<< Ahi >>,
strillò, prendendo la mano sanguinante. C’erano due graffi superficiali,
ma ampi.
<< Fermi tutti! >>,
strillò una voce maschile, epresenti si voltarono verso l’uomoin divisa. Era giovane, con i capelli scuri
legati in un piccolo codino, e la pistola ben impugnata, rivolta verso i… ben
cinque sospetti, per mille fulmini!
<< Chi ha chiamato? >>, chiese l’uomo, facendo attenzione ai movimenti dei cinque
sospetti. Kagome alzò la mano.
<< Vieni qui, vicino a me >>, le disse.
<< Anche
lui >>, fece Kagome, indicando Inuyasha. Il
poliziotto strabuzzò gli occhi.
<< Un… un hanyou? Signorina, vi hanno stordito? >>.
<< Veramente, è lui che
mi ha appena salvato da lei >>, ribatté Kagome scocciata, indicando Sango. Il poliziotto era sempre più confuso: il suo sguardo
scorreva tra il sospettissimo Inuyasha e Sango, che lo fissava con sguardo innocente, ma il quale
vestito confermava l’opposto.
<< Inuyashaè buono, non si preoccupi >>, cercò di rassicurarlo
Kagome, lanciando al ragazzo occhiate speranzose. MaInuyasha si sentiva in pericolo. Kagome era sicura che era pronto a scappare, e ad usare la violenza, se
necessario.
<< Inuyasha,
non ti muovere, ci penso io >>, sussurrò, in un
tono impercettibile. Ma il volto dell’hanyou si rilassò, e questo le fece capire che l’aveva
sentita.
<< Ehi, ehi, cerchiamo di ragionare! >>, cominciò Sango, in difficoltà.
<< Con un coltello? >>,
la provocò Inuyasha, dondolandolo nella mano.
<< Butta giù
quell’arnese! >>, strillò il poliziotto preoccupato. Il ragazzo lo lanciò
a terra, davanti all’uomo. Sango schioccò la lingua,
infastidita: era troppo lontano, per prenderlo. Kagome sorrise, soddisfatta.
<< Tu… >>, chiamò
il poliziotto.
<< Mi chiamo Kagome >>, rispose la ragazza.
<< Bene, Kagome, raccogli il coltello da terra >>, ordinò l’uomo.
<< Se lo faccio, farà
venire qui anche Inuyasha? >>,
domandò lei, furba. L’uomo la guardò preoccupato. Quella ragazza diceva sul
serio? Era una pazzia! Un hanyou dentro casa, e in pieno
periodo di guerra! Oh, perché era l’unico poliziotto disponibile in quella
zona? Con quella stupidissima guerra, erano tutti concentrati nei punti “a
rischio”.
<< Ti prego, Kagome >>, mormoròKohaku,
terrorizzato.
<< Non chiamarmi del
nome, non darmi del tu e non mi pregare >>, rispose lei gelida, senza
pietà. Kohaku rimase in silenzio per qualche istante.
<< La scongiuro,
signorina Higurashi! >>, disse poi,
piagnucolando. Sango alzò gli occhi al cielo, ma li
concentrò subito, speranzosa, sulla ragazza. Kagome era scettica. Sapevano
anche il suo cognome!
“Miroku,
Miroku! In che guaio ti sei cacciato”, pensava
intanto l’agente, scorrendo lo sguardo dai ragazzi all’hanyou,
e viceversa, “Però, le ragazze sono carine”.
<< Kagome, prometto sul
mio onore di ladra che ti aiuterò a rubare qualunque cosa dal museo! >>,
la pregò Sango, facendo sobbalzare il poliziotto.
<< Che
cosa? >>, chiese confuso, osservando Kagome. Sango
schizzò in avanti, rapida, per prendere il coltello. Miroku si voltò, ma non abbastanza velocemente. Inuyasha, invece, non si fece fregare. Balzò in avanti,
acchiappando Sango per la spalla e sbattendola a
terra.
<< Che
avevi intenzione di fare? >>, ringhiò, minaccioso. Quella ragazza era
davvero un pericolo pubblico! Kagome era rimasta a bocca aperta, senza sapere
come comportarsi. Sango sarebbe stata di grande
aiuto, nel furto, ma di sicuro voleva scappare.
Inoltre, non aveva alcuna intenzione di lasciare una
banda di ladri libera. Però, se quel poliziotto li
avesse tenuti d’occhio, forse…
<< Va bene, facciamo
così >>, cominciò la ragazza, facendo segno aInuyasha di lasciare la ladra. Lui ubbidì, di malavoglia.
<< Ho bisogno di voi
per il furto, ma sono sicura che avete un piano per scappare. Quindi, chiederò all’agente di sorvegliarvi fino a domani.
Faremo il colpo e vi lascerò liberi >>, spiegò
lei, convincente. Nella sua mente apparve un sorriso furbo: dopo il furto, li
avrebbe fatti arrestare.
<< Va
bene >>, disseSango, subito. “Dopo il
furto, distrarrò questo idiota e scapperò”, pensò la
ragazza, lanciando un’occhiata a Miroku.
<< Ma
cosa…? >>, cominciò l’uomo, confuso.
<< Non è un vero furto, quell’oggetto mi appartiene. Solo che mio
nonno non me lo fa usare, quindi devo prenderlo di nascosto >>, spiegò Kagome.
Miroku pensò che, in effetti, il museo Higurashiera molto famoso. E quella,
era casa Higurashi. “Dopo il furto, mi basterà arrestare questi ladri da quattro soldi, e con un po’ di
rinforzi, prenderemo anche l’hanyou! E chissà, magari quella ladra è di facili costumi…”.
Kohaku guardò Kirara: “Speriamo si
riprenda in fretta”.
<< Non sono sicuro che
sia una buona idea >>, ammise l’uomo.
<< Su, ti prego >>, fece Sango, con
sguardo seducente.
<< E
va bene, ma solo per un giorno >>, concesse subito Miroku.
Il pensiero di tutti fu uno: “Che maniaco!”. << Li porto a casa mia, li
perquisisco e li lego da qualche parte, per non farli fuggire >>.
<< Non perquisisca troppo a fondo >>, commentòInuyasha, provocando rossore sulle guance della ragazza.
<< Comunque,
io sono MirokuHoushi, al
vostro servizio >>, disse, l’uomo, prendendo per mano Sango.
<< Oh, piacere! Io
sono… >>. La ragazza si interruppe, accorgendosi
cosa aveva “preso” l’altra mano dell’uomo.
<< Pervertito! >>,
strillò, lanciandogli uno schiaffo. Kohaku guardava
la scena a bocca spalancata, come anche Kagome e Inuyasha.
Quell’uomo era una vergogna!
<< Oh, mi scusi, mi è
scivolata! >>, disse Miroku subito.
<< Veda
di non farla scivolare ancora >>, minacciòSango.
Cambiò subito tono, quando figurò che quell’uomo poteva decidere o meno il suo arresto.
<< Se vuole, comunque, le lascio il mio numero! >>, aggiunse
subito, allegra. “Numero sbagliato, ovviamente”, pensò furba.
<< Oh, grazie! >>.
Continuarono così per un po’,
finché Kagome non riportò tutti all’ordine. Decisero le basi del piano, e Sango, Miroku e Kohaku promisero di tornare la notte successiva con il
piano completo.
<< Bene, venite da me >>,
disse Miroku, legando, per sicurezza, i componenti del trio con le manette. Kiraravenne stordita con del gas soporifero, per assicurarsi
che non si svegliasse.
<< A proposito, uno di
voi dormirà sul divano >>, annunciò il
poliziotto. Sango alzò subito la mano.
<< Ci dormo io… certo, il letto sarebbe più comodo >>.
<< Oh, non si
preoccupi, non mi vergogno a dormire con una donna! >>, disse Miroku ridendo.
<< Ahahah…
già >>, rise tristemente Sango, senza farsi
vedere. Kohaku era sempre più sconvolto.
Inuyasha e Kagome videro il gruppo allontanarsi, shockati.
<< Non so chi dei due è
peggio >>, affermò Kagome.
<< Già >>, disse Inuyasha. Un urlò riecheggiò nella
notte, seguito da un sonoro “sciaff”.
<< MANIACO! >>.
I due ragazzi si guardarono,
scuotendo il capo.
<< È
peggio Miroku >>, disse Kagome.
<< Già… >>.
“Speriamo bene”, pensò la
ragazza, rendendosi conto che la vita di Inuyasha era nelle mani di tre malviventi e di un poliziotto
maniaco e incapace.
Allora, vi piace l’entrata dei personaggi? ^^ Come potete
notare, cercano tutti di fregarsi a vicenda, escluso l’innocente Kohaku, preoccupato per la sua gatta XD
Cercherò di aggiornare il prima possibile!
X Emiko: Ti risp
qui, xké non ho soldi! Sto bene, anche se tormentata
dall’odio (ODIO!!!è.é), cmq grazie! Ecco il cap, comunque ^^
Torniamo alla normalità, ringrazio tutti quelli che leggono,
commentano, ecc, ecc, ecc
Goten, grazie per leggermi, adoro
le tue storie! XD
Roro, continua così, le tue storie
sono carinissime!
E adesso basta, i ringraziamenti completi alla fine dei sei
capitoli XD
No, cari amici, non avete letto male, sono proprio io, Aryuna, con il nuovo capitolo di The theft!
Questo capitolo e il successivo erano fusi, ma è stato talmente faticoso
riscriverlo dopo la morte del pc che ho deciso di
dividerli, e quindi da 6 capitoli sono diventati 7!
Spero vi piaccia, a presto il seguito! ^^
Aryuna
P.S: Io e Emiko
abbiamo creato un account insieme, KazeToHi! Presto
pubblicheremo il prologo della nostra prima storia a due mani (profumo ci
andava molto vicino, ma ero comunque io a scrivere!). Speriamo leggerete
numerosi, ci vediamo presto con “The last time”!
Il colpo
Kagome continuava a tamburellare nervosa sulla scrivania. Inuyasha era tornato silenzioso, probabilmente per la
tensione. Da quel colpo dipendeva la sua vita.
Miroku aveva mandato un messaggio sul cellulare di Kagome (che non voleva nemmeno sapere come si era procurato
il numero), informandola che quella notte sarebbero passati a prenderli intorno
all’una. Guardò nervosa l’orologio, per la millesima volta in quel minuto.
Erano ancora le 22 e 56 minuti.
<< Kagome,
calmati, è questo il trucco >>, sussurrò Inuyasha
inarcando un sopracciglio, tenendo gli occhi chiusi. Kagome
si voltò a guardarlo, così concentrato. Come faceva a rimanere così calmo? Il
pensiero della futura libertà lo tranquillizzava? Già, una volta rubata la
sfera, cosa avrebbe fatto Inuyasha?
Poteva sparire, andare via
per sempre, o rimanerle accanto come amico…
Amico. Questa parola le
bruciava, sentiva di non potersi accontentare dell’amicizia. Arrossì di quei
pensieri; conosceva Inuyasha da così poco, il loro
incontro era stato tutt’altro che normale, eppure…
Si immaginò la schiena dell’hanyou mentre si allontanava, e sentì una fitta terribile
allo stomaco.
<< Kagome,
se ti tranquillizza possiamo parlare >>, mormorò il ragazzo. Kagome alzò lo sguardo, incrociando i suoi occhi ambrati,
così magnetici e profondi. Gli occhi le divennero lucidi, ma subito li chiuse,
annuendo. Doveva pensare solo al furto, il resto non era importante.
<< Ok, proviamo, forse
non pensare troppo mi farà bene >>, disse sorridendo. Inuyasha
non poteva immaginare certo i suoi pensieri, come Kagome
non poteva immaginare quelli dell’hanyou.
“Ok, come posso approcciare
il discorso ‘Kagome, non è che posso venire a vivere
con te dopo la guerra?’”, pensò il ragazzo. Cercava di mantenere la calma, per
evitare che le sue guance si imporporassero, ma era terribilmente in imbarazzo.
Non gli era mai successo di sentirsi così attratto da una persona, al solo
pensiero della sua assenza sentiva un malessere generale, nel corpo e nello
spirito.
Ricordò con un sorriso una
domanda che da piccolo aveva fatto alla madre:
<< Mamma, esistono i
colpi di fulmine? >>.
<< Certo >>,
aveva risposto lei con un sorriso, << è stato così tra me e tuo padre
>>.
Quello che stava vivendo era
un colpo di fulmine? Assomigliava così tanto a suo padre da innamorarsi con un
solo sguardo di un’umana?
Bè, solo sguardo, in fondo l’aveva baciata, no?
Ecco, il suo tentativo di non
imbarazzarsi era fallito. Divenne inevitabilmente rosso.
<< Che succede?
>>, domandò Kagome confusa.
<< Nulla >>,
rispose lui frettolosamente, aumentando i sospetti della ragazza. Decise
comunque di non insistere, non conveniva litigare poco prima di un furto, anche
se non era un vero proprio furto… Si convinse di non
pensare più a questo dettaglio. Non dovevano farsi prendere, quindi doveva
pensare al colpo come se stesse rubando a casa di uno sconosciuto.
Inuyasha la osservò, e la ragazza distolse lo sguardo. Per
farlo, si impose violenza. Le sembrava che i suoi occhi bruciassero perl’assenza di quello sguardo.
Fecero qualche breve
chiacchierata, tutte futili e senza conclusione, giusto per spezzare il
silenzio e la tensione che pesava su di loro.
Kagome guardò l’orologio: mezzanotte e cinquanta.
<< Devo prepararmi
>>, sussurrò, prendendo degli abiti neri dall’armadio. Si voltò a
guardare Inuyasha.
<< Ehm…
potresti girati? >>, domandò in imbarazzo. Lui inarcò un sopracciglio.
<< Perché? >>.
<< Devo cambiarmi, e
non posso uscire. Se per caso mi vedono… >>.
<< Non stanno nell’altra
ala della casa? >>, chiese il ragazzo confuso.
<< Vuoi rischiare?
>>, ribatté la ragazza con un’occhiata tutt’altro che amichevole. Inuyasha decise di non insistere, e si voltò.
<< Non sbirciare!
>>, lo ammonì la ragazza.
<< E chi sbircia
>>, brontolò lui. Kagome si svestì, e indossò
un dolcevita nero e dei pantacollant dello stesso colore. Inuyasha,
sbirciò, di tanto in tanto, senza farsi vedere. Era davvero bellissima.
<< Fatto >>,
disse la ragazza, per farlo voltare. In realtà lui già sapeva che aveva finito,
ma se si fosse voltato prima del suo avviso lei avrebbe capito che aveva
spiato. Non era il caso di fare “Miroku, il
poliziotto deviato 2: la vendetta”.
Rimasero in silenzio, Kagome poteva percepire l’adrenalina nell’aria, quando un
sasso colpì il vetro della finestra. La ragazza la aprì e si affacciò.
<< Kagome,
scendete >>, disse Miroku piano. Alla mano
sinistra aveva una manetta, collegata al polso di Sango,
che a sua volta era attaccata al fratello. Solo Kirara
era libera, ma perché non poteva certo abbandonare i padroni così!
Kagome guardò il muro della casa. Era un po’ troppo alto per
saltare giù…
Non finì di formulare questo
pensiero che si sentì prendere di peso, sotto alle ginocchia e dietro al collo,
e in meno di un secondo, dopo un forte vento, stavano in giardino.
Aveva gli occhi strabuzzati
dalla paura, mentre Inuyasha la teneva ancora in
braccio. Stava completamente rannicchiata sul petto del ragazzo, incapace di muoversi.
Era stato talmente veloce che Miroku non aveva fatto
nemmeno in tempo a mettere mano alla pistola, e lo fissava sconvolto.
<< Kagome,
tutto ok? >>, domandò osservando lo sguardo pallido di lei. La ragazza
concentrò lo sguardo omicida sul rosario del ragazzo. Suvvia, bastava una
parolina e gli avrebbe dato una bella lezione per quello scherzo! Ringraziando
il cielo, l’ira lasciò posto quasi subito alla calma, e la ragazza si
trattenne. Intimò solo al mezzo demone di non farlo MAI PIÙ!
Inuyasha annuì colpevole, abbassando le orecchie.
Kagome sorrise. Era troppo carino per prendersela con lui quando
faceva il cane bastonato.
Miroku, dal canto suo, osservava la scena allibito. Litigavano
come due fidanzati.
Sango percepì perfettamente che nei loro sguardi c’era
molto più che amicizia.
Kohaku cercava di ricordare se aveva dato o meno la pappa a Kirara.
Insomma, un bel quadretto.
<< Muoviamoci, il museo
è qui dietro >>, disse Sango, tirandosi dietro
tutti gli altri. Kagome li osservava, uno per uno,
con una speranza: se anche uno solo di loro avesse sbagliato, Inuyasha sarebbe morto. Deglutì, pensando alla gente alla
quale stava affidando la vita del ragazzo: due ladri, un demone e un
poliziotto. Tutti conosciuti la notte precedente, e tutti che volevano ottenere
qualcosa in cambio. E sapeva bene cosa voleva ottenere Miroku,
nessun poliziotto si lascerebbe sfuggire un hanyou in
piena guerra.
Prima di raggiungere il
museo, si riunirono in un piccolo vicolo buio.
<< Allora, il piano è
questo. Inuyasha, Kirara e Sango prenderanno la sfera, tu le terrai d’occhio >>,
disse l’agente al ragazzo, che annuì serio, << io e Kohaku
disattiveremo gli antifurti, al nostro segnale entrate in azione >>.
<< E io? >>,
domandò Kagome. Miroku la
guardò con lo sguardo con cui si guardano i novellini, e questo la infastidì.
<< Tu, farai il palo >>.
Kagome si dondolava davanti all’ingresso del museo, cercando
di sembrare vaga. Il cellulare, stretto nella sua mano, era pronto per chiamare
il cellulare di Miroku in caso di emergenza, che
fosse polizia o demoni.
Le strade erano deserte,
quasi tutti i lampioni fulminati, e un vento gelido creava un’aria talmente
tetra che la ragazza non poteva evitare di rabbrividire. Cercava di distrarsi,
pensando a quello che stavano facendo Inuyasha e Sango…
<< Ti tengo d’occhio
>>, ripeté Inuyasha per l’ennesima volta, mentre
Sango si guardava attorno alla ricerca di vie di
fuga. La ragazza sbuffò, infastidita, mentre attendeva il segnale per
utilizzare il suo kit. La serratura davanti a lei era troppo invitante, e lei
adorava aprirle in un batter d’occhio con la sua abilità.
Inuyasha lanciava qualche occhiata alla strada, dove vedeva Kagome dondolarsi. Lei non poteva vederlo di certo, con
quegli occhi umani.
<< Allora, hai fatto?
>>, domandò Miroku, osservando Kohaku mentre armeggiava con un portatile.
<< No, dammi un minuto
e trovo la password di quest’aggeggio >>, si lamentò il ragazzo. Miroku sospirò; avrebbe voluto essere con Sango, ma sapeva bene che si sarebbe distratto e lei sarebbe
fuggita, dileguata come aria.
Kohaku prese il cellulare, compose il numero della sorella, aspetto
che squillasse e riattaccò. Miroku, inizialmente
sovrappensiero, fissò lo sguardo sull’apparecchio telefonico. Capperi, era
identico al suo! Aveva anche lo stesso… lo stesso…
Si tastò le tasche, e fissò
lo sguardo incredulo sul ragazzo.
<< Quando diamine l’hai
preso? >>, domandò a voce troppo acuta, mentre quello gli faceva cenno di
abbassare il tono, totalmente privo di sensi di colpa.
Sango aprì la serratura senza fatica, ed entrò nella hall
del museo. I suoi occhi brillarono a vedere così tanti oggetti preziosi! Inuyasha la squadrò, intuendo i suoi pensieri tutt’altro
che onesti.
<< La sfera >>,
disse secco, strappando la ladra al mondo dei sogni.
<< Ah, giusto. Kagome mi ha spiegato la strada, da questa parte >>,
disse sbrigativa, avviandosi. Doveva trovare un modo per staccarselo di dosso.
Vide la piccola teca in lontananza,
grazie all’oggetto luminoso al suo interno, e Kirara
la precedette, per controllare che la via fosse libera. Ad un miagolio di
conferma, Sango e Inuyasha
entrarono nella stanza.
Sui muri erano appese
antichecollane, rosari e amuleti, e al
centro troneggiava la teca della sfera, che brillava più che mai, emanando una
luce rosata.
<< Ecco la famosa Sfera
dei quattro spiriti, la Shikon no tama>>,
mormorò la ragazza, avvicinandosi prudente. Sembrava che Kohaku
avesse disattivato anche i dispositivi di sicurezza attorno alla teca, e Sango si affrettò ad aprire i lucchetti che tenevano il
vetro ancorato alla colonna che lo sorreggeva.
Inuyasha drizzò le orecchie. Aveva sentito un rumore tutt’altro
che positivo.
<< Sango…
>>.
<< Che c’è? Non mi
distrarre! >>, si lamentò lei, litigando con una serratura difettosa.
<< Spicciati! >>,
ringhiò lui, avvicinandosi alla teca.
<< Perché? Si può
sapere che hai? >>, domandò la ragazza confusa.
<< Stanno arrivando
>>.
Ok, Kagome
doveva decisamente ammettere che lo sguardo che Miroku
le aveva rivolto era più che giustificato: non era nemmeno capace di fare il
palo.
Fissava deglutendo la
macchina della polizia, appostata davanti al museo. Il poliziotto le stava
facendo segno di avvicinarsi da un minuto buono. Prese un respiro profondo.
“Coraggio, vorranno solo
chiederti che ci fai qui, da sola, durante il coprifuoco e alle due e mezza di
notte, mantieni la calma”, pensò, in preda al panico.
…
“E COSA DIAMINE GLI
RISPONDO!?”.
<< Mi scusi signorina,
volevo gentilmente chiederle… MA È PAZZA PER CASO? >>,
strillò l’uomo in divisa, facendo sobbalzare la ragazza. Ma bene, le doveva
capitare pure il poliziotto cattivo!
<< Come le viene in
mente di vagare per la città a quest’ora! Se non lo ha notato siamo in guerra >>.
<< Ecco…
io veramente >>, cercò di giustificarsi lei.
<< Stia zitta e salga
in macchina. La porto in commissariato, lì avrà tutto il tempo per sentirsi in
colpa e prendersi una bella strigliata dai suoi genitori! >>.
Kagome arretrò, e il poliziotto, sbuffando, scese dalla
macchina deciso a prenderla di peso. Poi, vide un movimento nell’ombra, e
scattò.
<< STIA GIÙ! >>.
Il suono di uno sparò.
Anche Sango
lo sentì distintamente.
<< Merda >>,
imprecò, il lucchetto scattò, e acchiappò al volo la sfera.
<< Dobbiamo uscire
>>, strillò Inuyasha. Il suo pensiero era fisso
a lei. Kagome.
Sango saltò su Kirara, che in un
baleno si era trasformata, e spiccò un saltò nel museo.
<< Ci vediamo, Inuyasha! >>, disse ridacchiando, stringendo la sfera
nella mano. L’hanyou la fissò, incredulo. L’aveva
fregato! Ringhiando, inseguì la ragazza, ma Kirara
era troppo veloce, non poteva raggiungerla in tempo.
Miroku prese la pistola, e acchiappò la spalla di Kohaku.
<< Kohaku!
>>, chiamò Sango, allungando il braccio. Il ragazzo,
prontamente, lo afferrò, e Miroku se li vide passare
davanti, rimanendo immobile e con un’espressione ebete sul volto. Kohaku si sistemò sul dorso della nekomata,
mentre Sango gli faceva una linguaccia.
<< E come? >>,
chiese il poliziotto spiazzato, brandendo la pistola, ma senza il coraggio di
fare fuoco.
I due uscirono dalla porta
principale, e Kirara si alzò in volo, sparendo
rapidamente nella notte.
Kagome vide la nekomata allontanarsi,
a terra e terrorizzata. Davanti a lei, un demone aveva appena fatto scempio del
poliziotto che voleva trattenerla. Un enorme demone viola, con occhi rossi e
artigli e corna nere come l’ebano.
Tremava come una foglia, ma
quando lo sguardo dello youkai si posò su di lei,
urlò.
Il poliziotto nella macchina
chiamò i rinforzi, ed uscì dalla macchina, con la pistola puntata sul mostro.
<< Non ti muovere!
>>, intimò, ma il demone sghignazzò, con voce profonda e roca.
<< Stupido umano, cosa
vorresti fare con quell’arnese? Non hai visto il tuo collega? Faresti meglio ad
andartene, questa ragazza è sicuramente molto più tenera di te, e molto più
piacevole da divorare >>.
Kagome era paralizzata dalla paura, non riusciva nemmeno a
piangere. Il poliziotto sparò, ma il demone fu più veloce. In pochi secondi,
anche l’altro uomo era stao fatto a brandelli.
Kagome venne colpita da schizzi di sangue, il demone era
sporco di sangue, l’asfalto era ricoperto dal liquido cremisi.
Ho aggiornato in fretta, visto! XD Non mi falciate, ve ne
prego ç.ç Il prossimo è l’ultimo!
Messaggio pubblicitario: leggete The last time! (appena la pubblico)
Aryuna
I
want to save your life
Il demone si avvicinò, i suoi
passi pesanti facevano tremare il terreno. Kagome lo
fissava, senza riuscire a fare altro. Non riusciva neppure a battere le
palpebre, e aveva il fiato mozzato.
Lo youkai
alzò gli artigli, pronto a colpirla: una sola zampata, e sarebbe morta. E
allora perché non scappava? Con Inuyasha era riuscita
a muoversi. Eppure, in questo demone non scorgeva neppure un minimo di umanità.
Uno sparo.
Il demone osservò la zampa,
forata, e con un ringhio si voltò verso il proprietario dell’arma.
<< Perché non te la
prendi con me? >>, domandò Miroku, con la
pistola ancora alzata. Lo youkai ruggì, avvicinandosi
pericolosamente all’uomo, che batté in ritirata nel museo, giusto in tempo per
evitare che gli artigli del demone lo ferissero.
<< Tsk,
stupido umano >>, ghignò il demone, tornando a concentrasi su Kagome.
<< Ma dove… >>, disse confuso, non vedendola più al suo
posto. Subito sentì il suo odore alla sinistra, sul tetto di un palazzo.
<< Kagome,
ti ha ferito? >>, domandò Inuyasha, tenendola
ancora in braccio. Doveva ringraziare Miroku per la
copertura.
Kagome tremava, con gli occhi ancora spalancati, anche se
aveva ancorato le mani alla veste rossa dell’hanyou.
La stringeva talmente forte che le facevano male i pugni, ma il solo pensiero
di lasciarla la terrorizzava più di quanto già non fosse.
<< Kagome,
non ti muovere >>, disse Inuyasha con voce
fredda. Il demone li aveva visti, e in lontananza si sentivano le sirene della
polizia.
<< N…
no >>, balbettò la ragazza osservandola con gli occhi impauriti e lucidi.
Lui staccò le mani delicate della ragazza dal suo abito, talmente dolcemente
che lei non riuscì ad opporsi.
<< Torno subito
>>, le sussurrò, e saltò giù per affrontare lo youkai.
<< Devi essere uno di
quei ribelli di qui si parla, se proteggi un’umana >>, ringhiò lui,
osservandolo, << ma contro di me non puoi nulla, hanyou
>>.
<< Non sottovalutare il
nemico, coccodrillo troppo cresciuto >>, lo provocò Inuyasha.
Il demone lo attaccò, ma
l’altro lo schivò prontamente, partendo a sua volta nella lotta. Cercò di
ferirlo alla spalla, ma una zampa dello youkai lo
colpì prima.
<< Inuyasha!
>>, strillò Kagome, affacciandosi dal tetto. Il
ragazzo si alzò in piedi, quasi subito, con un’escoriazione sulla guancia.
<< Keh,
non mi fai nemmeno il solletico >>, disse, strofinando il kaginu sulla ferita, per rimuovere il sangue che gli annebbiava
la vista. Spiccò un salto in avanti, passando una mano nel sangue che ricopriva
l’asfalto.
<<HijinTessou>>, urlò, lanciando lame di sangue verso
il demone. Quello venne inevitabilmente colpito, ma partì subito all’attacco, e
imprigionò con una mano Inuyasha contro il muro.
<< E adesso, vediamo
chi è il più forte, piccoletto >>, sghignazzò, << Grazie a te,
quella ragazza è imprigionata su quel palazzo, appena ti avrò finito mi
divertirò con lei >>.
<< Non toccare Kagome >>, ringhiò Inuyasha,
ma il demone strinse la presa, e lui urlò. Aveva sentito decisamente qualcosa
di rotto.
Le sirene erano sempre più vicine,
e Inuyasha continuava ad urlare ogni volta che il
demone stringeva la mano.
Sentì il sangue ribollire nelle
vene. Stava perdendo il controllo, lo sentiva. Strinse i pugni, arrivando a
ferirsi la carne, ma fu tutto inutile. I suo occhi divennero rossi, le zanne si
accentuarono, e con uno sguardo disumano, ruggì.
Un ruggito che raggelò il
sangue a Kagome.
<< Inuyasha…
>>, mormorò osservando la scena terrorizzata e tremante.
L’hanyou
si liberò dalla presa , lasciando lo youkai di
stucco, e lo morse sul collo.
<< Maledetto! >>,
ringhiò il demone, prendendolo e scaraventandolo sull’asfalto.
Le auto della polizia
girarono l’angolo, e frenarono violentemente, circondando il demone. Inuyasha, a terra, cercava di rialzarsi.
Kagome vide che una macchina era un camioncino, e da dietro
uscì una squadra speciale, con un’enorme arma dall’aria pericolosa, stile spara
missili. Poi, la sua vista venne coperta. Alzò gli occhi, verso l’enorme demone
che si era aggrappato con gli artigli al cornicione, e la osservava con gli
occhi rossi.
<< Sembra sia ora di
andare, addio >>, ringhiò, aprendo le fauci minacciose. Kagome urlò.
“Ecco, ho perso di nuovo il controllo… chissà che starò facendo ora, chissà come sta Kagome…”, pensò Inuyasha.
Un urlò spezzò il silenzio
del luogo buio dove si trovava, solo puro spirito.
E i suoi occhi, si aprirono
di scatto, pensando ad un unico nome.
<< KAGOME! >>.
I suoi occhi, con tratti
demoniaci ma di un limpido color ambra, fissarono il demone che sormontava la
ragazza.
E i poliziotti, che rapidi
cercavano di liberarsi del demone, non videro la ragazza: spararono con il
lanciamissili, sicuri di colpire il bersaglio.
Ma il demone sentì il fischio
, e balzò via prontamente.
Kagome non vide quello che avvenne. Si sentì prendere di peso
da due mani artigliate, che le graffiarono la schiena e le gambe, e il
contraccolpo dell’esplosione la fece sbalzare via. Inuyasha
la strinse a sé, e la protesse con il suo corpo quando caddero a terra. L’urto
fu tremendo, ma il sangue demoniaco era ancora predominante, anche se ora aveva
il controllo della sua mente.
Kagome aprì gli occhi, chiusi per lo spavento, e vide il
volto demoniaco di Inuyasha contratto in una smorfia
di dolore. Si spaventò, ma venne immediatamente tranquillizzata da quei caldi e
profondi occhi ambrati.
<< È finita >>,
disse lui con il fiatone. Kagome sorrise, e lo
abbracciò forte. Inuyasha arrossì, finché non sentì
la ragazza singhiozzare e piangere. Sorrise dolcemente, stringendola a sé,
stavolta con delicatezza, per non ferirla ulteriormente con i suoi artigli.
<< Torniamo a casa
>>, le sussurrò in un orecchio, prendendola in collo e avviandosi,
tenendosi nell’ombra.
Kagome stava medicando le sue ferite, Inuyasha
aveva insistito, liquidando con un “tanto io guarisco subito”. In effetti, continuava
a mantenere la sua forma demoniaca, e tutte le sue ferite erano risanate. Diceva
che, anche tornando normale, non si sarebbero riaperte.
Kagome si morse il labbro, decisa a intraprendere l’argomento
che più gli premeva.
<< Inuyashama… la sfera? >>.
<< Sango
ci ha fregati a tutti, ed è scappata >>, disse subito lui, con sguardo
pensieroso. Così, loro due sarebbero stati costretti a separarsi.
Kagome lo abbracciò da dietro, silenziosa, e l’hanyou rimase sorpreso. Fece per voltarsi, ma lei lo fermò.
<< Ti prego… solo per un po’ >>, disse, stringendolo. Lui
le prese la mano, e rimase immobile. Sentiva il corpicino delicato di lei
premuto contro la sua schiena.
No, non voleva lasciarla per
nulla al mondo.
<< Inuyasha
>>.
<< Si? >>.
<< Posso farti tornare
normale? >>, domandò lei, alzando lo sguardo. Lui si voltò, sempre
tenendogli la mano, e osservandola. Kagome prese quel
silenzio per un sì.
Prese il suo volto tra le
mani, e delicatamente lo baciò.
Un bacio casto, sulle labbra,
ma che ben presto venne travolto dalla passione. Sentì un turbine dentro di
lei, e Inuyasha la strinse a sé, approfondendo il
bacio con passione. Le loro lingue si sfiorarono, si separarono e si
rincontrarono, in una danza desiderata da entrambi, e finalmente ottenuta.
Inuyasha distese Kagome accanto a
sé, carezzandola dolcemente, mentre lei scorreva le mani sulla sua schiena.
<< Ehehm…
>>, tossì una voce dalla finestra. I due si separarono, arrossendo, e
fissarono lo sguardo sulla ragazza che, tranquillamente seduta sul davanzale,
dondolava una piccola pallina nella mano.
<< Credo che questa sia
vostra >>. L’imbarazzo lasciò spazio all’incredulo.
<< Sango!
>>, esclamarono insieme, mentre la ladra lasciava rotolare la Shikon No Tama sul pavimento.
<< Credevate molassi
così i colleghi? E poi io non ci faccio nulla con questa, dato che solo Kagome può esprimere il desiderio >>, disse lei con
tranquillità.
Saltò Giù, sulla groppa di Kirara che attendeva sospesa in aria sotto la finestra.
<< Sango,
sono in debito! >>, le urlò Kagome mentre la
ladra si allontanava.
<< Non ti preoccupare,
mi hai già pagato! >>, rispose lei, prima di sparire nella notte.
Kagome la guardò preoccupata; che voleva dire?
Inuyasha raccolse la sfera da terra, e gliela porse.
<< Ok, esprimo il
desiderio, ma solo ad un patto >>, disse lei sedendosi a terra, davanti a
lui.
<< Quale? >>,
domandò.
<< Rimani con me >>.
Inuyasha sorrise, il sorriso più radioso che Kagome avesse mai visto.
<< Credevi di liberarti
di me così facilmente? Certo che rimango, non mi hai ancora offerto un pranzo
decente >>, disse ironico.
Kagome lo abbracciò di slancio, baciandolo. Lui ricambiò il
bacio, stringendola possessivo, ma dolce.
sono passati diversi anni dall’ultima
volta in cui ti ho scritto.
Io ed Inuyasha
avevamo deciso di bloccare il tempo, almeno fino a quando non sarebbe stato possibile
far tornare tutto come allora.
La notte del furto, Sango
ci ha riportato la Shikon No Tama,
e noi l’abbiamo utilizzata per salvare la vita ad Inuyasha.
Farlo diventare umano è stata per me una
terribile sofferenza.
È stato difficile farlo accettare dalla
famiglia, ma mia madre si è schierata dalla mia parte.
Dopo otto mesi, la guerra è finita. Koga, il capo dei rivoltosi, capeggiando tutti gli hanyou e gli youkai ribelli, ha
preso il comando delle truppe dei demoni, imprigionando Sesshomaru.
Il generale è fuggito pochi giorni dopo, e da allora non ne hanno più traccia.
Io e Inuyasha
ci siamo sposati, e abbiamo avuto una bimba, grazie alla quale ora tutto è
tornato alla normalità.
La piccola bimba scorreva
veloce le righe, cercando di imparare i caratteri.
Sbuffando, si arrese, e corse
con piccoli passi veloci nel corridoio della casa.
<< Mamma! >>,
chiamò, entrando in una camera da letto. Un donna con lunghi capelli neri e
spettinati, si alzò assonnata, liberandosi dal braccio del marito che le cingeva
la vita.
<< Tesoro, dovresti
essere a letto >>, si lamentò, fissando le iridi cioccolato sulla bimba.
<< Ma mamma, voglio che
mi racconti di nuovo la storia di te e papà! >>, si lamentò quella,
mettendo il broncio. La donna si alzò, rassegnata, prese il diario nelle mani
della bimba e andarono assieme nella cameretta della piccola.
<< Caro Diario… >>, cominciò a leggere Kagome,
con un sorriso sulle labbra. La bimba ascoltava rapita, con occhi sognanti.
Quando la madre terminò la
lettura, si preparò alle domande che, ogni sera, la figlia le faceva. Sempre le
stesse e nello stesso ordine.
<< Come ha fatto papà a
tornare un hanyou? >>.
<< Quando sei nata
abbiamo espresso il desiderio di farlo tornare normale, perché la guerra era
finita >>, spiegò Kagome, sorridendo a quel
ricordo.
<< E il poliziotto che
voleva arrestarlo? >>.
<< Non sappiamo più
nulla di lui da tanti anni >>.
La bimba fece una pausa,
assaporando la sua domanda preferita.
<< E la ladra?
>>.
<< Lei è sparita,
dicendo che avevamo già saldato il debito con lei. Dovevi vedere la faccia del
tuo bisnonno quando ha scoperto che i gioielli e le pergamene del museo erano
sparite! Ogni tanto sentiamo ancora il suo nome su qualche giornale >>,
raccontò Kagome.
<< Sango!
>>, disse allegra la bimba.
<< Esatto >>,
confermò la madre, dandole un bacio sulla fronte e rimboccandole le coperte
<< proprio come te. E adesso dormi, che è tardi >>.
Kagome uscì dalla stanza, tornando nella sua camera, dove Inuyasha attendeva il suo ritorno con le braccia incrociate
e il volto assonnato.
<< Sango
è andata a dormire? >>, domandò con voce biascicante. Kagome
annuì, e si sdraiò accanto al marito. Cominciò a giocare con le sue orecchie da
cane.
<< Quanto mi sono
mancate >>, disse sospirando, ripensando al periodo in cui lui era un
umano.
<< Perché, non ti
andavo bene da umano? >>, la stuzzicò lui, abbracciandola.
Kagome si voltò a guardarlo, e gli diede un rapido bacio sul
naso.
<< Eh no! Tu sei il mio
bell’hanyou, e tale devi rimanere >>, sussurrò,
prima di spengere la luce, e baciarlo con passione.
FINE…
…oppure no?
Cinque anni prima…
Miroku fissava la televisione, sospirando.
Quella maledetta lo aveva
fregato e gli aveva pure rubato il cellulare! Era una vergogna per il corpo di
polizia.
Si sdraiò sul divano con questi
pensieri, e si appisolò.
TUNK.
<< Mhhh,
mamma non voglio andare a scuola >>, brontolò nel sonno.
TUNK.
Si rotolò infastidito nel
divano.
TUNK.
Cadde dal divano.
<< No, è un errore, non
è come pensi, non stavamo facendo nulla! >>, urlò alzandosi di scatto. Si
accorse in quel momento che non c’era nessuna bella donna nel suo letto, e
nessuna che lo aveva beccato.
Sbuffò.
TUNK.
Si voltò verso la finestra, e
vi si avvicinò. Qualcuno stava lanciando sassi su una finestra al settimo piano
di un palazzo? La aprì, e non vide nessuno. Inizialmente perplesso, notò poi
sul davanzale un piccolo apparecchio rettangolare, che cominciò a squillare
subito dopo. Uno squillo rapido, ma vide il nome, registrato in rubrica,
apparire sul monitor.
“Sango, chiamata”.
Eccoci al finale della storia, spero vi sia piaciuto e non
lo abbiate trovato scontato.
Riguardo Miroku e Sango, so che il finale è totalmente irreale, ma mi
sembrava simpatica come idea, quindi l’ho inserita comunque!
Ringrazio tutti coloro che hanno letto, commentato, aggiunto
ai preferiti, ecc eccecc…
Emiko92: che dire, lo
sai già, ma grazie di tutto!
E adesso, passiamo alla lista completa ^^
Ringraziamenti
Roro: Credo sia dovuto inserirti
nel trio iniziale, assieme a Goten e IchigoWehara! Siete tra le mie autrici preferite, avere
commenti da voi è un onore *.* Inoltre, se non ci fossi stata tu a minacciarmi creo
che la storia sarebbe tutt’ora incompleta >.>
IchigoWehara:
Che dire, la prima a commentare, glassie *.* Anche tu
mi hai chiesto di aggiornare, come per Roro, grazie
per avermi spinto a scrivere il finale ^^ Spero ti siano piaciute le scene
romantiche tra Inu e Kag,
anche se sono poche, ma d’altronde non sono riuscita a produrre altro in sole
27 pagine di storia XD Grazie per avermi letto!
Goten: Oh, ti ho tenuta per ultima
stavolta! Innanzitutto, chiedo umilmente perdono per la totale assenza di questa
storia per periodi non lunghi, di più! Se non ci fossi stata tu adesso stavo
ancora a scrivere il capitolo 3 ç.ç Chiedo tanto
perdono, e grazie di tutto! *.*
Robylee: Una tra le prime a commentare,
grazie *.* Non sai quanto siano importanti per me i primi commenti, capisco o
meno se la storia è decente e degna di proseguire la sua esistenza o no
>.> Spero la storia ti sia piaciuta, e spero ti piaceranno anche le
prossime che scriverò ^^ Un bacio!
Intery: Anche tu tra le prime, mi
hai dato energia e voglia di scrivere ^^ Spero ti sia piaciuta la storia, un
bacio!
Maryku:Mi ha fatto piacere che hai commentato, I tuoi
commenti sono sempre scorrevoli e allegri ^^ Grazie mille anche a te, sperando
il finale sia stato di tuo gradimento ^^
Only_a_illusion: Spero la storia ti sia piaciuta, a suo
tempo non ti volevi sbilanciare, ora che mi dici? Attendo il tuo verdetto! Un bacione!
Krikka86: Grazie mille per i tuoi commenti, sempre molto
piacevoli da leggere ^^ Spero continuerai a leggere le mie storie, grazie di
tutto!
Thedarkgirl90: Allora, piaciuta la storia? Fammi sapere, una
bacio e grazie mille per avermi letto!
RyanFovever: Che mi dici, il
finale ti è piaciuto? Dispiace un po’ anche a me che sia finita, spero solo non
sia venuto male o troppo affrettato! Fammi sapere, ciao!
Bchan: Ciao, spero il finale ti
abbia chiarito meglio rispetto allo scorso capitolo ^^ A proposito, Kagome diceva se poteva farlo tornare normale nel senso se
poteva farlo tornare Hanyou con un bacio ^^ Alla
prossima, e grazie!
Pikkola_kaggi: Spero il finale ti
sia piaciuto, sono felice che ti siano piaciuti i ruoli dei personaggi ^^ Un
bacio, ciao!