Wild hearts can't be broken

di Engel_Aranel
(/viewuser.php?uid=374603)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Camera 89 ***
Capitolo 2: *** L'anello d'oro ***
Capitolo 3: *** Il viaggio ***
Capitolo 4: *** Siamo arrivati, Amburgo! ***
Capitolo 5: *** Festa di paese ***
Capitolo 6: *** Iscrizione a scuola. ***
Capitolo 7: *** Ti voglio bene. ***
Capitolo 8: *** Evento dell'anno ***
Capitolo 9: *** La festa è finita. ***
Capitolo 10: *** Alla villa di Fenny ***
Capitolo 11: *** Te lo prometto. ***
Capitolo 12: *** Berghain ***
Capitolo 13: *** Scoperte e Confessioni - Prima Parte ***
Capitolo 14: *** Scoperte e Confessioni – Seconda Parte ***
Capitolo 15: *** Sparite! ***
Capitolo 16: *** La quiete prima della tempesta. ***
Capitolo 17: *** Secondo avvertimento ***
Capitolo 18: *** Just Only Love ***
Capitolo 19: *** Ash? Mins? ***
Capitolo 20: *** Ferite. ***
Capitolo 21: *** Thè ***
Capitolo 22: *** Ci sto! ***
Capitolo 23: *** Fine? ***
Capitolo 24: *** Non sei solo. ***



Capitolo 1
*** Camera 89 ***


Avete presente quando capite all'improvviso che ciò che avete fatto fino a quel momento è stato solo una gran puttanata e che stavate buttando via la vostra dignità, la vostra persona, la vostra vita?

Bene, a me non è mai successo.

Sono Rhianne, ho poco più di vent'anni e ormai vivo da sola da circa quattro. Non ho idea di quanto tempo sia passato da quando ho visto l'ultima volta i miei genitori e certamente non m'interessa saperlo. L'unica persona della famiglia con cui mi sento spesso è mio fratello Ashton che vive ancora con i miei. Ha quindici anni e appena posso vado a trovarlo. Oggi è uno di quelle rare occasioni.

Sono fuori casa dei miei genitori, ho affrontato un lungo viaggio in aereo e sono atterrata ora nella mia vecchia patria: Australia, più precisamente a Newcastle, vicino Sydney.

Sto aspettando quel ragazzino davanti casa sua, appoggiata al muretto che contornava il cortile. Prima di venire qui sono passata dall'albergo per lasciare le valigie e per farmi una doccia rilassante per riprendermi dal viaggio. E ora ero lì, davanti a quella casa che vedevo solo in queste occasioni, con il taxi che mi ci aveva portata parcheggiato davanti a me. Con la sigaretta in bocca aspiravo tranquilla quella nicotina che sembrava rilassarmi.

«Rhì!» la voce di mio fratello prese possesso delle mie orecchie, come le sue braccia del mio corpo «Quanto mi sei mancata!» disse stritolandomi ancora di più.

«Ash, attento, ti bruci!» esclamai io, gettando la sigaretta a terra «Comunque anche tu mi sei mancato!» risposi poi scompigliandogli i capelli.

«Non dovresti fumare, ti fa male, lo sai!» mi rimproverò poi osservando dove avevo gettato la sigaretta.

«E tu non dovresti farmi la predica! Forza sali, andiamo a farci un giro!» dissi indicandogli il taxi che ci aspettava.

Salimmo e dissi al tassista di portarci in centro, da li avremmo poi girato a piedi, magari saremmo andati in qualche locale.

«Quanto ti fermi?» mi domandò quel ragazzino dai capelli ricci e scuri accanto a me.

«Una settimana credo, devo ancora vedere...».

«Stai sempre poco...».

«Lo sai che non posso lasciare per tanto il lavoro...».

«Molla tutto e torna con noi... sai, alla mamma manchi tanto e poi qui hai il mare!» esclamò con fare innocente.

«Sai che non tornerò qui. Sto bene dove abito ora e l'unica cosa che rimpiango è che è lontano da te, ma appena posso vengo a trovarti».

Calò il silenzio e nessuno dei due parlò più finché non arrivammo a destinazione.

«Signorina, sono quarantacinque dollari» mi dice il tassista mentre scendiamo dall'auto.

«Certo, tenga» dico passandoglieli dal finestrino e lasciandoli cadere sul sedile del passeggero «tenga pure il resto» continuo poi voltandomi e cominciando a camminare sul marciapiede, seguita da mio fratello.

«Ci fermiamo a bere qualcosa da qualche parte?» domando.

«Ok, va bene» risponde semplicemente lui.

Ci fermiamo nel primo bar che ci capita e prendiamo posto ad un tavolino in un angolo. All'interno del locale c'era un televisore al plasma, sistemato su chissà quale canale musicale. Io ordino un caffè, Ashton si prende un tè alla pesca e ci mettiamo a chiacchierare.

«Cos'è quello?» domando all'improvviso notando una chiazza violacea sul suo braccio.

«Nulla, ho sbattuto, come al solito...» risponde alzando le spalle.

Non sono del tutto convinta, ma nel silenzio torniamo entrambi a concentrarci sulle nostre bevande.

Gli argomenti sono terminati e io non so più come rompere quel silenzio imbarazzante.

«Mi porti sulla spiaggia?» chiede lui interrompendo i miei pensieri.

«Ma certo! Paghiamo e usciamo di qui» dico alzandomi dal mio posto e dirigendomi alla cassa per pagare. Usciamo dal bar e ci dirigiamo verso il nostro posto. Un posto speciale, sulla spiaggia, nascosto tra gli scogli. Un posto tutto nostro, che conosciamo solo noi e che conserva tanti, forse troppi, ricordi di noi.

Avevo scoperto quel posto tempo fa, quando Ash era ancora piccolino. Mi nascondevo in quel posto quando i miei genitori tornavano a casa e diventavano violenti per via dell'alcol o anche solo per lo stress. Usavano me come sfogo mentre, fortunatamente, risparmiavano mio fratello. In quei momenti scappavo di casa e mi rifugiavo in quest'angolo di spiaggia nascosto agli occhi di tutti, tranne che ai miei. Qui nessuno poteva trovarmi e, solo più tardi, lo mostrai ad Ashton. Quando vengo a trovarlo ci passiamo interi pomeriggi, ascoltando il mare, guardando l'orizzonte, non c'importa di parlare e trovare qualcosa da fare, a noi basta stare lì, da soli. A noi basta sapere di esserci l'uno per l'altro.

Decidiamo di andarcene che ormai il sole sta sparendo dietro l'orizzonte, ci dirigiamo verso il nostro solito ristorante e ceniamo. Lo riaccompagno a casa subito dopo, è notte, e so che è meglio non farlo tardare troppo. Ci salutiamo con un abbraccio e ci lasciamo.

Quando rientro in hotel mi butto sul letto e in poco mi addormento.

Mi alzo tardi, troppo tardi. Corro in bagno per farmi una doccia veloce, mi cambio e torno a prendere mio fratello. Ho intenzione di passare più tempo possibile con lui, prima di ripartire e ritornare a casa mia. In questo periodo lui non ha scuola, quindi possiamo vederci tutti i giorni.

Esce saltellando dalla casa, un sorriso a trentadue denti che gli illumina il viso. Come al solito andiamo a fare colazione in un bar del centro.

«Tutto a posto?» domando.

«Sì, tu?».

«Certo» sorrido «che ti va di fare oggi?».

«Non lo so».

«Ok, decido io... adiamo a fare shopping! E ti compri qualcosa di più bello di quella camicetta rovinata e quei jeans orrendi!» dissi indicando il suo abbigliamento.

«Mi piacerebbe, ma sai che mamma e papà non mi danno molti soldi..».

«Te li pago io... andiamo» rispondo alzandomi e dirigendomi verso la cassa per pagare.

Giriamo parecchi negozi maschili, Ashton è visibilmente imbarazzato, ma felice. Immagino che gli faccia strano fare spese con sua sorella, non l'avevamo mai fatto, ma c'è sempre una prima volta, no?

Verso pranzo ormai giriamo pieni di borse. Sembra che abbiamo svaligiato ogni negozio in cui abbiamo messo piede, ma per mio fratello questo ed altro. Portiamo tutte le borse al mio hotel e ci fermiamo nell'area ristorante per il pranzo. Ash ha subito indossato gli abiti nuovi, gettando via quelli vecchi. Ora indossa una maglietta extralarge a maniche corte con dei jeans larghi, ma non troppo. Ai piedi delle DC grigie.

«Ho un gangster per fratello!» esclamo guardandolo, lui sorride imbarazzato.

«Mi piacciono molto...» dice riferendosi agli abiti nuovi «Grazie!» conclude stringendomi a sé.

Ricambio l'abbraccio e ci sediamo per mangiare.

Fortunatamente i soldi non mi mancano e rendere felice mio fratello è il modo migliore per spenderli. Nessuno sa cosa faccio veramente, ma qualunque cosa sia, lo faccio fin troppo bene. So che non è una cosa di cui una persona normale andrebbe fiera, ma io non ho problemi di questo tipo, solo non voglio che mio fratello sappia. Voglio che sia fiero di me e se lo venisse a sapere sicuramente cambierebbe idea su sua sorella. Anche se prima o poi so che me lo chiederà, mi chiederà da dove escano tutti questi soldi, ma fino ad allora non mi va di tirare fuori l'argomento.

«Oggi pomeriggio che facciamo?» chiede.

«Non lo so... vediamo... cinema? Oppure passiamo un pomeriggio allo skatepark!».

«Sarebbe grandioso! Ma non so fare nulla e non ho nemmeno lo skate...».

«Quello non è un problema, ci fermiamo in un negozio lungo il tragitto... per il resto invece ti insegno io, che ne dici?» Ash annuisce e io sorrido di rimando.

Andiamo al negozio di articoli sportivi, non molto distante dall'hotel e compro lo skateboard. Ashton l'ha scelto con cura, analizzando ogni particolare di ogni tavola che il commesso gli aveva mostrato.

Il parco da skate di Newcastle è davvero ben strutturato. Ha parecchie rampe e svariate alternative di percorso. Iniziamo subito con qualche esercizio semplice come l'Ollie e poi gli mostro anche un Kickflip e un Heelflip, ma nell'imitarmi Ash cade malamente.

«Tutto a posto? Tranquillo, ci riuscirai con il tempo. Hai capito come funziona, no?» domando tendendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi.

«Sì, solo che non sono semplici!».

«Beh, avrai tempo di esercitarti fino al nostro prossimo incontro» sorrisi.

«Grazie» si avvicina abbracciandomi.

«Vogliamo consumare un po' quelle ruote?» chiedo poi spostandomi un po'.

«Certamente!» dice lui con entusiasmo e riprendendo la tavola.

Abbiamo provato per tutto il pomeriggio e Ash è riuscito un paio di volte a fare qualche trick. Ritorniamo all'albergo per riprendere le borse con gli acquisti e lo riaccompagno a casa. Un'altra giornata è passata e la mia partenza è sempre più vicina. Mi dispiace davvero tanto abbandonare Ashton, abbandonare Newcastle, abbandonare tutto questo, ma devo. Devo continuare a lavorare e solo nella mia nuova patria riesco a continuare in modo semplice e fruttuoso.

Torno in hotel e una volta in camera mi faccio una lunga doccia e scendo poi per la cena. Torno in stanza dopo aver mangiato e metto nel letto. Mi rigiro sotto le coperte per parecchio tempo finché non decido di scendere. Non sono abituata ad andare a dormire presto e in questo posto ormai non conosco più nessuno con cui poter uscire. Mi ricordo di un volantino che avevo trovato sul tavolino della camera, così mi avvicino per leggerlo meglio. Quel pezzo di carta pubblicizza una festa nella sala apposita dell'hotel che inizierà tra poco più di mezz'ora. Non ci penso due volte e mi cambio velocemente, senza dar troppa importanza a ciò che indosso, poi scendo. Dalla sala proviene già la della musica a tutto volume, mi avvicino e do un'occhiata all'interno. La stanza è piena di persone vestite elegantemente e io di sicuro stono in mezzo a tutta quella gente. Entro con calma e mi avvicino subito al banchetto che è sistemato su un lato. Mi prendo da bere e con il bicchiere in mano attraverso la sala guardandomi intorno. Tutta quella gente in giacca e cravatta, tutta quelle ragazze con abitini striminziti e tacchi vertiginosi... tutte persone a cui manca qualcosa. Tutte persone con qualcosa da nascondere mostrando altro. Tutte persone palesemente finte. Fatte di sorrisi falsi e argomentazioni futili. Gente vuota.

Continuo a camminare tra quelle maschere, guardando di tanto in tanto il gruppo che sta suonando. Musica live, wow, mi stupiscono.

Due persone attirano il mio sguardo. Sono vicino al banchetto dove poco prima ho preso il bicchiere che ho in mano e chiacchierano tra di loro. Sono di schiena e non riesco a vederli in viso, ma mi hanno catturato per il loro aspetto. Non sono conformi a tutto il resto delle persone lì presenti. Hanno abiti e atteggiamenti diversi. Non sono gessati in quei vestiti definiti “da cerimonia” e non costringono i movimenti in quei gesti educati e attenti che la maggior parte delle persone lì dentro utilizzava. Parlano tranquillamente tra di loro con in mano i loro bicchieri pieni di qualche liquido colorato e probabilmente alcolico. Qualcuno mi colpisce e io distolgo lo sguardo cercando di capire che fosse successo. Un ragazzo sulla trentina si sta scusando e sulla mia maglietta c'è una chiazza scura, bagnata.

«Perdonami, mi dispiace!» continua a ripetere il ragazzo.

«Tranquillo» rispondo sollevando lo sguardo e cercando le due figure di poco prima. Sparite, sparite nel nulla «tanto stavo per andarmene» dico poi allontanandomi e uscendo dalla sala.

Mi avvicino all'ascensore e lo chiamo grazie al pulsante a lato. Entro appena si apre e dopo pochi secondi si richiude.

«Aspetta!» la voce di qualcuno mi costringe ad alzare lo sguardo «Ti dispiace se saliamo con te? A che piano vai?».

«Al quarto» rispondo. I ragazzi davanti a me erano gli stessi che poco prima erano in sala, ne sono certa, gli abiti erano uguali.

«Ottimo! Anche noi siamo in quel piano!» esclama uno dei due entrando seguito dall'altro.

Saliamo in silenzio e quando le porte si aprono ci salutiamo. Cammino nel corridoio passando davanti alle varie porte e controllando i numeri: 84, 85, 86, 87... 88! eccola, la mia stanza. Passo la tessera nel dispositivo ed entro, ma prima noto che i due ragazzi sono entrati proprio nella porta accanto alla mia, nella stanza numero 89.

Mi spoglio e m'infilo sotto le coperte.

Quando la luce filtra dalla finestra che ho dimenticato di chiudere, mi sveglio stiracchiandomi e maledicendomi per quella dimenticanza. Guardo l'ora: 7.23. Oh, cazzo è prestissimo!

Poggio i piedi per terra, mi vesto e scendo giù per la colazione. Mio fratello questa mattina ha un impegno, quindi ci vedremo dopo pranzo. Arrivo alla sala e un cartello mi ricorda che la colazione viene servita dalle otto e mezza in poi. E ora? Cosa faccio? Mi siedo per terra, accanto alla porta e aspetto guardando le persone che passavano per la hall. Come fanno ad essere così attivi a quest'ora? Credo non lo capirò mai.

«Hai intenzione di svuotare la cucina prima che apra?» domanda qualcuno.

«No, semplicemente voglio fare colazione, ma è chiuso» rispondo acida senza alzare lo sguardo.

«Già, aprono alle otto e mezza» continua la voce.

«Sì, grazie... so leggere».

«Siamo acide eh?».

«Sono le otto meno un quarto di mattina, è normale che sia acida».

«Qualche impegno?».

«Gli affari tuoi?» rispondo sollevando lo sguardo aggressivo che si è impossessato del mio viso.

«No, ho fame anch'io... volevo proporti di andare a fare colazione in un bar, ma forse è meglio se me ne vado» dice allontanandosi.

Merda. Quello era uno dei ragazzi della sera precedente e ovviamente l'ho fatto andar via. Ma che cazzo ho nel cervello? Le scimmie urlatrici in coma?










Eccomi quiii
Non vi ho fatto attendere troppo, no?
Ahah ve l'ho detto che avevo già altre idee!!
Ed ecco qui il prologo/primo capitolo della mia nuova fanfiction!
Che ve ne pare?
Fatemi sapere in tanti!! :)

Vi lascio in fondo delle foto di Newcastle e dei trick dello Skate, per chi non sapesse di cosa sto parlando! :)
E premetto che detesto mettere gif o immagini, quindi eviterò nei prossimi capitoli, ma qui mi sembrava giusto :)


P.s.: E' una OOC, ovvero alcuni comportamenti dei personaggi presenti sono stati modificati e quindi non rispecchieranno in alcun modo la realtà!


Bacioni a tutti voiii ♥♥♥
 

 Ollie --> Ollie        

Kickflip --> Kickflip                                    Heelflip --> Heelflip (il movimento dello skate, non il salto in sè)



Newcastle

     
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** L'anello d'oro ***


Sono nuovamente fuori casa dei miei e sto aspettando Ashton. E' sempre in ritardo quell'essere! Quando esce noto che indossa nuovamente i soliti vestiti e non quelli che abbiamo comprato insieme ieri; inoltre ha il viso tirato e lo sguardo arrabbiato.

«Tutto a posto?» domando.

«Si» risponde secco lui «andiamo, per favore» supplicò poi.

Non andava tutto bene, glielo si leggeva negli occhi, ma non volevo forzarlo. Avremmo passato un altro pomeriggio insieme, la cosa lo avrebbe distratto da qualunque pensiero gli frullasse nella sua testolina di adolescente.

«Allora? Cosa ti va di fare oggi?» chiedo salendo sul taxi dopo di lui.

«Non lo so, qualunque cosa scegli va bene...».

«Ho visto che non hai preso la tavola, quindi niente skate... e vedo che sei arrabbiato... palestra? Qualche ora li ti farà sfogare, poi vedremo che fare, d'accordo?» propongo, lui annuisce solamente e il taxi ci porta come al solito in centro. Facciamo qualche passo a piedi e dopo pochi minuti ci ritroviamo davanti alla palestra. Entriamo e subito un'omaccione tutto muscoli ci si avvicina.

«Avete bisogno di ai..».

«Sparisci, so arrangiarmi da me, non voglio rischiare di diventare Hulk» lo interrompo superandolo e trascinando mio fratello con me «mai dare retta ai personal trainer, rubano solo soldi facendoti fare cose che potresti benissimo fare da solo...» brontolai poi rivolta ad Ash che rise.

Ci avvicinammo agli attrezzi, che studiai per qualche secondo e poi andai verso l'area dedicata alla boxe.

«Iniziamo da qui» dico indicandogli il sacco che pendeva dal soffitto «forza, colpiscilo!» continuo mettendomi dietro al sacco per tenerlo fermo. Mio fratello mi guarda per qualche secondo e io lo incoraggio nuovamente.

«Ash, forza! Non ti serve a nulla tenerti le cose dentro e siccome non mi pare che tu voglia parlarne, questo è l'unico modo per sfogarti... forza!».

Un pugno diretto e forte colpì il sacco, seguito da tanti altri.

«Vieni, saliamo sul ring» dico dopo dieci minuti di pugni al sacco.

«Non ho intenzione di prendere a pugni te!» esclama Ash poggiando una mano su una delle corde che delimita il piano quadrato.

«Dai, su... ci sono le protezioni, non ci faremo nulla e ci divertiremo entrambi..» cerco di convincerlo riuscendoci. Sale sul ring e recuperiamo le protezioni mettendole.

«Pronto?» chiedo mentre lui finisce di sistemarsi un guantone.

«Eccomi».

 

«Allora? Va meglio?» chiedo mentre usciamo da quel posto ormai fradici di sudore.

«Sì, sono più... rilassato...».

«Ottimo! Doccia e pizza?» domando poi notando l'ora tarda.

«Ok, ma dovrei tornare a casa...».

«Naah, hai lasciato una borse con degli acquisti di ieri nella mia stanza all'hotel... puoi usare quelli, andiamo».

«Non ti facevo... non immaginavo che fossi così... uhm... “atletica”...» mi disse Ashton cercando le parole più adatte.

«Semplicemente mi alleno regolarmente, mi serve per lavoro... diciamo».

«Non mi hai mai detto che lavoro fai...» nota lui con una punta di amarezza.

«Lo so, ma non mi va di parlarne...» rispondo con tono piatto salendo nell'ascensore dell'albergo con lui al seguito.

Mentre le porte si stanno chiudendo una mano s'intrufola in mezzo facendole aprire nuovamente.

«Ma che caz..» comincio ad imprecare finché non incontro il viso della persona a cui apparteneva quella mano.

«Scusami, è che è l'unico ascensore e sono in ritardo!» dice con il fiatone quel ragazzo. E' lo stesso ragazzo della sera prima, ma il suo look è completamente diverso e anche i capelli non erano più racchiusi in treccioline scure.

«Si vede...» risponde mio fratello.

«A che piano andate?».

«Al quarto..».

«Bene!» esclama premendo il tasto che aziona l'ascensore e ci porta fino al nostro piano.

Corre fuori non appena le porte si aprono, indicandoci l'arrivo al quarto piano, continuando a farfugliare delle scuse e sparendo dietro la porta della camera 89.

Ashton esce e io lo seguo raggiungendo la porta della mia stanza e aprendola, superiamo la soglia e la richiudo alle mie spalle.

«Chi va per primo?» mi domanda Ash indicando la porta del bagno.

«Vai pure tu» dissi e lui entrò in bagno chiudendosi dentro a chiave, manco se dovessi violentarlo da un momento all'altro!

Mentre aspetto sento delle voci, mi affaccio nel corridoio guardandomi intorno, ma non c'è nessuno. Qualcosa cattura la mia attenzione, per terra, sul pavimento, poco distante dall'ascensore c'è qualcosa che luccica. Mi avvicino e lo prendo: è un anello, d'oro, diviso in tre con un simbolino su un lato che riconosco subito; quello è il marchio di Vivienne Westwood. Merda, quell'anello doveva valere un sacco! Chi avrebbe mai perso un anello simile? Me lo rigirai tra le mani, scoprendo che le tre parti si aprivano e poteva essere indossato su tre dita. Lo metto in tasca e torno nella stanza lanciando un ultima occhiata alla porta con quell'89 impresso su una targhetta scura.

Rientro in stanza e mio fratello è ancora chiuso in bagno. Comincio a prepararmi il cambio per dopo e a spogliarmi degli abiti restando in intimo. Ashton esce con i capelli ancora bagnati e con in dosso i nuovi abiti molto larghi come quelli di ieri.

«Cazzo, Rhì, ma ti sembra il caso?» mi chiede coprendosi gli occhi e arrossendo.

«Ash, siamo fratelli che cosa c'è di male! Finiscila di fare il bambino!» rispondo io superandolo ed entrando nel bagno. Sto a lungo sotto la doccia e quando decido di uscire mi asciugo e mi vesto velocemente raggiungendo mio fratello nella camera. Lo trovo seduto sul letto ad ispezionarsi quegli addominali che ancora non vogliono farsi vedere. Abbassa velocemente la maglietta non appena si accorge di me.

«Ho visto bene?» domando sperando di non aver ragione.

«Cosa?».

«Lo sai di cosa sto parlando, alza la maglietta».

«No..».

«Ash, non te l'ho chiesto, alza quella fottuta maglia».

Lentamente Ashton porta la mano al bordo e la solleva con lo sguardo basso.

«Oh, Cazzo!» esclamo avvicinandomi, lo sfioro e lui sussulta «è successo oggi vero? Prima che uscissi... per questo eri arrabbiato?» Lui rimane in silenzio «Ashton, parla!» ormai sto quasi urlando. Lui sussulta un altra volta e mi guarda negli occhi. I suoi sono lucidi.

«Sì...» dice in un sospiro appena percettibile, ma che raggiunge lo stesso le mie orecchie.

«Cazzo!» l'unica esclamazione che mi esce. Mi siedo accanto a lui e lo abbraccio dolcemente «Anche quello dell'altro giorno vero?» lui annuisce con la testa.

«Oh, fanculo! Ci parlo io stasera...».

«V-vuoi dire che e-entrerai in casa?».

«Ovvio! Come credi che possa parlargli attraverso i muri?» scoppiamo a ridere e lo tranquillizzo un po' «Allora? Andiamo a mangiarci sta pizza?» chiedo poi sorridendo e Ash annuisce con gioia.

Perchè? Perchè il mio fratellino aveva dei lividi sul suo corpo? Non era difficile da immaginare, conoscevo i miei genitori e quei lividi dimostravano che non avevano perso il loro vizio e che non erano cambiati per nulla. La nostra non è sicuramente una di quelle famigliole felici, ho un padre che perde le staffe per ogni cosa, con la mentalità fin troppo chiusa e che fuma peggio di un turco e una madre che per sopportare tutto questo svuota una bottiglia dopo l'altra. Ecco, ora capite perchè me ne sono andata. Due persone del genere non avrebbero neanche dovuto pensare a procreare, anche se immagino che io e Ashton siamo solamente errori o incidenti dell'ultimo minuto. Non importa, stasera parlerò con loro e risolverò le cose una volta per tutte.

Arriviamo alla pizzeria, entriamo e ci facciamo indicare un tavolo per due dal cameriere. Ci sediamo e diamo un'occhiata ai menù.

«Allora cosa prendi?» chiedo.

«Non lo so... uhm una quattro stagioni probabilmente, tu?».

«Io opto per quella con le patatine fritte! E da bere?».

«Una coca va bene...» risponde abbassando lo sguardo.

«Guarda che se vuoi una birra la puoi prendere eh, non sono mamma o papà...» preciso mentre vedo che i suoi occhi iniziano ad illuminarsi «deciso! Vada per due birre!» esclamo chiamando il cameriere e riferendogli le nostre ordinazioni. In dieci minuti arrivano le nostre birre e dopo altri dieci arrivano anche le pizze.

Torniamo verso casa dei nostri genitori che non è ancora buio, Ashton mi passa davanti e apre la porta entrando. Io mi soffermo sull'entrata. Non sono più così sicura, ma devo farlo. Devo farlo per Ash. Mio fratello si ferma dopo pochi passi e si volta, stavolta è lui ad incoraggiare me. Non mi va proprio di vedere in che condizioni si sono ridotti, ma devo.

Supero la porta e la richiudo dietro di me, seguo mio fratello fino nel salotto.

«Non ti abbiamo detto di tornare prima di cena?» domanda nostro padre seduto sulla sua poltrona con la sigaretta in mano.

«Era con me..» dico comparendo sullo stipite della porta.

«Rhianne...» sospira mia madre nonostante si possa vedere che è brilla, se non ubriaca; anche lei ha dei lividi sulle braccia.

«Sì, sono io...».

«Non ti voglio in casa mia, sparisci!» esclama mio padre con tono duro.

«Me ne vado tranquillo, neanch'io voglio stare qui dentro...» dico con calma «sono solo entrata per avvisarvi che Ashton viene via con me».

«Tu non puoi portartelo via! Non senza il nostro consenso!».

«Beh, potete darmi il vostro consenso, oppure io posso mandarvi gli assistenti sociali che oltre a portarvi via Ashton, obbligheranno voi a smettere di bere e fumare...».

«Lui non verrà con te!».

«Non sono qui per chiedervelo, lui viene via con o senza il vostro permesso» comincio ad alzare il tono «Ashton, vai a preparare la valigia, per ora vieni in albergo con me...» dico posando lo sguardo su mio fratello. Lui annuisce e corre nella sua stanza. Non ne avevo parlato con lui della mia decisione e vederlo correre verso la sua stanza mi fece felice perchè significava che a lui andava bene. Certo ora ho un altro problema, ma lo risolverò a temo debito. Aspetto Ashton in sala con i miei, sono certa che se fossi uscita avrebbero convinto Ash a non venire con me e non con le buone maniere. Non ci mise tanto e in poco più di dieci minuti era lì, davanti a me sorridente con due borsoni accanto.

«Tutto li?» chiedo.

«Certo, mi porto solo la roba che mi hai preso tu ieri, del resto non me ne faccio nulla» sorride.

«Ok, saluta allora».

Non si avvicina ne a nostra madre, ne a nostro padre. Li saluta con un cenno della mano, mantenendo quel sorriso in volto come se si fosse appena preso una rivincita su di loro. Gli metto un braccio intorno alle spalle recuperando un borsone e ci dirigiamo verso l'uscita. Non appena varchiamo la soglia nostra madre scoppia in lacrime e sentiamo mio padre imprecare. Gli occhi di Ashton mi guardano tristi.

«Non farci caso, andiamo su» gli sussurro.

«Ma mamma...» comincia lui.

«Mamma si è scelta il suo destino, noi non possiamo permettere che scelgano il nostro, dobbiamo crearlo noi e rimanendo qui non farai altro che fare del male a te stesso...».

«Già, hai ragione..» ammette salendo sul taxi che ci porterà all'hotel.

Saliamo al quarto piano e raggiungiamo la mia solita stanza. Ashton butta le borse poco distanti dalla porta e io mi butto sul letto. Credo sia stata la cosa più difficile che io abbia mai fatto nei vent'anni di vita! Neanche partire, abbandonare Newcastle e ricominciare in un altro paese a soli sedici anni era stato così duro!

«Davvero potrò venire da te?» mi chiede Ash avvicinandosi e sedendosi accanto a me sul letto.

«Se tu lo vuoi, sì» sorrido.

All'improvviso qualcosa comincia a suonare, una chitarra, credo. La melodia era davvero bella, ma quella non era ne l'ora ne il momento di mettersi a suonare qualcosa, ma cosa cazzo gli passa ne cervello?

Mi alzo ed esco nel corridoio cercando di capire da dove venga quella musica: camera 89, come immaginavo.

Busso un paio di volte prima che qualcuno si decida a venirmi ad aprire. Mi compare un ragazzo dai capelli lunghi e color castano, quasi mogano. Ma quante cazzo di persone ci sono in sta fottuta stanza?

«Si?» chiede osservandomi.

«Ehm, chiedo scusa, ma non mi sembra l'ora adatta per suonare, state disturbando!» esclamo acquistando sicurezza man mano.

«Hai sentito Tom? Stai rompendo i coglioni!» urla il ragazzo di fronte a me.

«Aah Fottiti Georg!» dunque si chiamava Georg quest'essere dai capelli più lisci dei miei?! E questo Tom chi è?

La risposta alla mia domanda comparve al fianco della figura del ragazzo che mi aveva aperto la porta. Aspetta. No, lui oggi aveva la cresta com'era possibile che avesse nuovamente le treccioline come quando mi voleva invitare a fare colazione fuori qualche giorno fa. Comincio a non capirci più nulla.

«Oh, ci si rivede!» dice portando il suo sguardo su di me «allora? E a te che “rompo i coglioni”?» domanda ripetendo le parole dell'amico.

«Esattamente!».

«Beh, dopo il trattamento che mi hai riservato l'altra mattina direi che siamo pari...».

«Va bene, ma piantala di suonare!» esclamo tornando verso la mia camera.

«Mi piace!» lo sento dire a Georg prima che chiudano la porta ed io faccia lo stesso entrando nella mia camera.

«Che gente!» brontolo cominciando a spogliarmi per mettermi a dormire. Ashton scoppia a ridere, ma non appena vede che mi sto spogliando arrossisce girando il volto dall'altra parte.

«Ash, sono tua sorella, puoi guardarmi eh! E poi dovremmo vivere insieme,abituatici perché non indosserò un pigiama per te...» dico ridendo lui annuisce e comincia, timidamente, a spogliarsi restando in boxer. Ci infiliamo entrambi nel letto matrimoniale che occupava la stanza e ci diamo la buonanotte.

«Rhì?» domanda nel buio.

«Dimmi».

«Quando partiamo?».

«Domani pomeriggio».

«Così presto?».

«Sì, ho preso i biglietti non appena ho visto il livido sul braccio... anche se tu non volevi ammetterlo io avevo già capito cosa fosse successo... dovevo solo essere sicura di aver ragione e che tu volessi venire con me... ora dormi» spiego.

«D'accordo... grazie. Buonanotte Rhì».

«Notte Ash».





Eccomi con il secondo capitolo! Woooo!
Iniziamo subito a capire varie cose! Allora che ne pensate? :)
L'anello trovato da Rhianne è questo:

Che a me piace particolarmente!
Che lavoro fara la nostra Rhì da non volerlo dire al fratello e da avere tutti quei soldi?
Abbiamo scoperto che il ragazzo della colazione è Tom! Olèè ahahah anche se penso che lo sospettavate!
Alla festa c'era lui e un'altro che però non ha più visto e anche questo non è difficile da intuire chi sia ahah sono prevedibile D: ahah
Quale sarà il problema che dovrà affrontare la nostra protagonista?
Lo scoprirete solo aspettando u.u
Ahahaah e leggendo ovviamente!
Ok, me ne vado! Byeeee ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il viaggio ***


Apro gli occhi e la stanza è ancora immersa nel buio. L'orologio sulla parete segna le otto. Ma cosa cazzo ci faccio sveglia a quest'ora? Stupido corpo che vuole alzarsi presto. Mi stiracchio per qualche secondo sbadigliando, poi mi alzo piano dal letto e prendo gli abiti che avevo sistemato sopra la valigia ormai chiusa. Vado in bagno e dopo essermi lavata e vestita torno nella stanza, trovando Ashton che mi fissa con occhi assonnati e sollevato sui gomiti.

«Buongiorno» dico aprendo la valigia e riponendo vi la roba che mi ero tolta insieme allo spazzolino da denti. Lui mugugna un saluto e torna a buttare il viso sui cuscini.

«Cosa cazzo ci fai sveglia a quest'ora?» chiede con la voce soffocata dal cuscino bianco.

«Non lo so, sono un paio di giorni che mi sveglio presto e non riesco più a dormire... tu torna pure a dormire, il viaggio sarà lungo, devi essere riposato» sorrisi «Io scendo di sotto a fare colazione, tu vuoi qualcosa?».

Lui mugugna un 'no' e allora decido di uscire e lasciarlo tranquillo. Esco dalla stanza e mi dirigo al piano di sotto. Arrivo alla porta della sala da pranzo e noto un altro biglietto come quello di ieri. “e no eh, stavolta sono le otto e mezza, DEVONO darmi colazione!” penso mentre mi avvicino per leggere:

 

-Per causa di alcuni guasti la cucina rimarrà chiusa.

Speriamo di sistemare il problema per pranzo.

Ci scusiamo per il disagio.

 

Lo staff dell'hotel-

 

Aaah cazzo! Perchè? Perchè non vogliono farmi mangiare in questo benedetto hotel?! Fanculo, tanto tra poche ora me ne vado e smetto di pagare degli incompetenti.

«Non so perchè ma mi sembra di averla già vissuta questa scena. Ho un.. come si chiama? Deja vù, se non sbaglio...».

Mi volto e alle mie spalle trovo quel ragazzo dalle trecce scure, come si chiamava? Ah sì, Tom! Cosa ci faceva li? Di nuovo?

«Mi spii? Mi perseguiti? Guarda che è stalking, potrei denunciarti...» dissi picchiettandogli una spalla con l'indice.

«Guarda che io volevo solo mangiare, non è colpa mia se abbiamo le stesse idee...».

«In ogni caso ti tengo d'occhio...» affermai sorpassandolo.

«Sempre molto dolce eh?» domanda mentre mi segue con lo sguardo.

«Sono sempre le otto del mattino, è già tanto che ti rispondo, accontentati».

«Oooh, ne sono onorato allora» scherza prendendomi in giro.

«Ma piantala».

«La proposta di ieri, oggi sarebbe accettata?» chiede facendomi fermare di colpo. Mi stava chiedendo di fare colazione insieme? Un appuntamento insomma?

«Ora che mi ci fai pensare, potrebbe essere una buona idea» dico voltandomi verso di lui.

«Peccato, non esco con le ragazze acide».

«Aah fottiti, sei uno stronzo!» esclamo raggiungendo l'ascensore velocemente.

«Ehi, Ehi, Ehi. Aspetta stavo scherzando!» m'insegue lui bloccandomi per un braccio.

«Prima di tutto non osare toccarmi. Secondo sai che sarebbe fantastico?».

«Davvero?».

«NO, mi spiace, non esco con i ragazzi stronzi!» esclamo modificando le sue parole di poco prima. Salgo sull'ascensore e premo il pulsante del quarto piano, sperando che le porte si chiudano in fretta, ma così non accadde. Tom sale insieme a me e in silenzio aspettiamo l'arrivo al nostro piano

«Sicura?» domanda ancora quando le porte si aprono.

«Sicurissima» rispondo secca entrando nella mia stanza.

«Ciao!» sento che mi saluta prima di scomparire dietro la porta in legno.

Ashton era in piedi e si stava vestendo. Molto probabilmente non era riuscito a riaddormentarsi.

«Hai già mangiato?» domanda stupito dalla mia velocità.

«No, la cucina è chiusa per chissà quale guasto» mormoro «Bar?».

«Ci sto!».

Scendiamo e usciamo dall'hotel andando nel prima bar aperto. Ordino un caffè e un cornetto mentre Ashton prende del succo e un toast.

«Ora sto meglio!» esclamo strofinandomi la pancia piena.

«Sì, immagino quanto possa riempirti un cornetto!».

«E il caffè, non scordare il caffè! E la parte più importante!»

«Sei una caffeinomane...».

«Esattamente!» concordo.

Torniamo all'hotel e ritorniamo in camera. Le nostre valigie sono già pronte, sistemate in un angolo. Mi butto sul letto con lo sguardo sul soffitto.

«Tornerei a dormire all'istante!» esclama mio fratello gettandosi sul letto accanto a me.

«Potevi dormire prima...».

«Non ci sono riuscito, Nell'altra stanza non ho idea di cosa stessero facendo, ma il rumore era assurdo!».

«Che tipo di rumore?».

«Non lo so, sembravano grida arrabbiate...».

«E' gente strana, non ci far caso. Tanto oggi ce ne andiamo e non dovremo più sopportarli...».

 

«Ci conviene partire o arriveremo tardi...» dico mentre mi alzo raggiungendo lo specchio per vedere se i capelli erano in ordine.

«Ok, chiamo un taxi?».

«No, è già qua sotto, l'ho chiamato io prima...».

«Allora scendiamo» afferma alzandosi e prendendo le sue borse.

Scendiamo nella hall, pago il conto totale e usciamo dalla grande porta di vetro. Come sospettavo il taxi era li davanti che ci aspettava. L'autista scende, recupera le nostre valigie e le sistema nel bagagliaio. Entriamo nell'auto e ci dirigiamo all'aeroporto. Non è molto distante dall'hotel e dal centro, quindi arriviamo in una decina di minuti circa.

Scendiamo ed entriamo nell'aeroporto con le nostre valigie al seguito. Ci mettiamo in coda per il check-in e aspettiamo di passare. Dopo un'attesa interminabile, saliamo finalmente sull'aereo che ci porterà nella mia casa, nella patria che mi ha accolto. Stavolta non sono sola, ho Ashton con me e spero di riuscire a dargli una vita migliore di quella che avrebbe avuto rimanendo con i miei. Sicuramente verrà a conoscenza del mio lavoro e spero che non la prenda troppo male. Voglio mandarlo a scuola. L'ha lasciata a dodici anni perchè i miei non volevano più pagare per lui. Si è istruito grazie a documentari e ai libri della biblioteca, ma un paio d'anni a scuola lo aiuterebbero sia per un futuro sia per trovare nuovi amici.

Siamo seduti ai nostri posti e mi pare di vedere una testa con delle treccioline scure, ma dopo poco sparisce dalla mia visuale. Devo essermela immaginata, sicuramente.

Ashton è la prima volta che prende un aereo, è teso si vede. Gli tocco il braccio e gli stringo la mano nella mia. Gli sorrido protettiva e lui ricambia tirando le labbra in un sorriso non ben riuscito.

«Calmati, non è nulla».

«S-sto bene...».

«No, non stai bene, sei teso».

Lui non risponde più e guarda la hostess che è comparsa poco più avanti. Dopo pochi minuti comincia a spiegare le pratiche di emergenza, indicandoci le uscite di sicurezza e tutti i dispositivi.

Questo non aiuta Ash che si agita ancora di più. Gli stringo la mano e gli sorrido nuovamente per tranquillizzarlo. L'aereo comincia a muoversi e in poco decolla. Mio fratello chiude gli occhi e solo quando l'aereo si è stabilizzato li riapre. Si appoggia sulla mia spalla e si addormenta.

 

«Ashton? Ash!» lo chiamo per risvegliarlo dal sonno.

«Che c'è?».

«Siamo quasi arrivati e poi mi stavi sbavando addosso! Che schifo!».

Ashton diventa rosso in viso e si gira per guardare fuori dal finestrino, diventando di colpo paonazzo.

«Quella è Berlino...» dico cercando di distrarlo dall'altezza.

«Siamo diretti li?».

«Sì, atterreremo lì, ma andremo ad Amburgo. Prima però devo fermarmi in un altra città per lavoro, un paio di giorni, nulla di più».

L'aereo atterra senza problemi e quando usciamo Ashton tira un sospiro di sollievo. Entriamo nell'edificio e dopo i vari controlli aspettiamo l'arrivo delle nostre valigie che non si fanno attendere troppo. Usciamo e attiro l'attenzione di uno dei tanto taxi appostati li fuori in attesa dei turisti. Prima tappa? In centro per cena e poi partiremo sul tardi per Magdeburgo.

Andiamo da Kath, una delle mie amicizie, e le lascio i bagagli per qualche ora. Lei si unisce a noi ed insieme andiamo a mangiarci qualcosa.

«Siete davvero molto simili!» esclama a metà serata mentre stiamo tornando.

«Ma dove? Io sono molto più bella!» scherzo ridendo con Ash.

«Al massimo lui è più bello di te...» precisa Kath.

«Questo è solamente questione di gusti!».

«Appunto! Sempre meglio un bel maschio di una ragazza!».

«Hai mai provato?».

«Cosa?».

«Con una ragazza» conclude Ashton leggendomi nel pensiero.

«Noo! Non sono lesbica!».

«Se non hai mai provato non puoi saperlo...» afferma mio fratello. Quel ragazzino è in grado di farti venire una crisi esistenziale se solo vuole. Sa come rigirare i fatti, sa farti cambiare idea, anche quella più persistente che la tua mente possa creare.

«Semplicemente non mi piacciono le ragazze!» esclama scocciata la mia amica.

«Ok, Ash, basta...» dico interrompendo quel magnifico discorso che avrebbe distrutto la mente di Kath.

Recuperiamo le nostre cose e prendiamo un pullman che ci porterà a Magdeburgo. Qualche ora di viaggio, forse neanche una, ma visto che il viaggio in aereo era stato pesante, quel tempo in pullman ci diede il colpo di grazia.

Ci addormentammo entrambi sul mezzo che viaggiava tranquillo nella notte. All'arrivo Robert ci stava già aspettando. Ho parecchi amici in giro per la Germania, posso permettermi viaggi ovunque perchè so che chiunque mi ospiterebbe ben volentieri. Essere in debito con me non è bello, ma se in debito sono io allora è tutta un'altra storia. I favori che offro per ricambiarne altri sono unici. Quindi se hanno la possibilità di poter chiedere in cambio qualcosa non se lo fanno ripetere due volte. Sono brava in tutto ciò che faccio.

Arriviamo all'appartamento di Robert e ci sistemiamo nel salotto, sul divano-letto già pronto per noi. Sorrido e ringrazio Rob. Ashton mi aveva chiesto chi fosse, ma ho interrotto il dialogo con un semplice “è un amico”. Il ragazzo dai capelli corti e biondi che ci stava ospitando comincia a parlare, spiegandoci che potevamo fare come a casa nostra e elencandoci il posto di alcuni oggetti primari. Lo saluto e gli do la buonanotte, avvicinandomi al suo orecchio.

«Sono in debito, sai come lavoro» gli sussurro facendogli poi l'occhiolino prima di lasciarlo scomparire dietro la porta della sua stanza.

Mi alzo presto, troppo presto. Ma da oggi in poi dovrò abituarmici se voglio mantenere Ash lontano dalla mia vita lavorativa il più possibile.

Esco, faccio le mie commissioni e torno. Il tutto in un paio d'ore. Rientro nella casa e Ashton è già sveglio, merda.

«Dove sei andata?» domanda subito.

«Lavoro, non preoccuparti» dico fredda «stasera ho un paio di impegni, non torno tardi, tu sta pure qui».

«Non posso venire con te?».

«No, è meglio se ti riposi. Quando saremo ad Amburgo dovrai affrontare la nuova scuola, approfittane finche puoi...».

«Rhì sono stufo che mi tratti come un bambino! Fosse per te dovrei “riposarmi” ventiquattr'ore su ventiquattro! Piantala di fare la mamma apprensiva, per favore. E poi “scuola”? Cosa vuol dire questo?».

«Che appena andiamo a casa cominci scuola, vedo di iscriverti in questi giorni...».

«Se sono venuto qui per farmi programmare la vita da te, me ne ritorno da mamma e papà. Sono grande Rhì, tu alla mia età già vivevi qui da sola e io devo andare a scuola?».

«Ash, lo faccio per te...».

«Non m'interessa a scuola io non ci vado! Troverò un lavoro e aiuterò te con la casa e le spese...».

«Riesco a cavarmela da sola, tu puoi tranquillamente frequentare la scuola..».

«No, non mi va».

«Va bene, finiamola di discutere. Ne parleremo quando saremo ad Amburgo» lui annuì «Hai visto Rob?».

«No, credo sia uscito presto anche lui...».

«Hai fame? Andiamo a prendere qualcosa?».

«No, sono a posto, grazie».

«Ti va di visitare Magdeburgo?».

«Va bene» scende dal letto e si veste.

Gli faccio fare un giro turistico per la città e rientriamo per cena. Rob è in casa e ci ha già preparato da mangiare. Il tavolo è apparecchiato splendidamente e il profumo che proviene dalla cucina non è male. Passiamo due ore a chiacchierare, infine comincio a prepararmi per la serata. Non ho i miei abiti per queste occasioni, quindi mi aggiusto con quello che c'è in valigia. Trucco, capelli e profumo e sono pronta.

«A domani Ash, buonanotte» dico salutando mio fratello «Rob tu che fai?».

«Io vengo più tardi...».

«Ok, a dopo».

 

-Ashton's Pov-

 

Non capisco perchè mia sorella voglia programmare la mia vita. Sono in Germania con lei, ancora non ci credo. Non mi mancherà più perchè abiteremo insieme, non sarò più la valvola di sfogo dei miei. Ora la mia vita prende una svolta inaspettata e finalmente potrò fare ciò che voglio. Non voglio tornare a scuola. Rhianne sarà fiera di me in ogni caso, ne sono sicuro.

L'unica cosa che mi preoccupa è il perchè Rhì mi voglia tenere lontano dalla sua vita lavorativa, non capisco cosa ci sia di male a dirmi che diamine di lavoro fa. Lo scoprirò.

Rob si alza dal tavolo portando la roba nella cucina e buttandola nel lavandino. Lava i piatti, dopo di che va in camera e sparisce per più di mezz'ora. Non so cosa fare in quella casa, non è mia. Non la conosco e non mi ci trovo a mio agio. Roberto esce dalla stanza, si è cambiato e profumato e tira dritto fino alla porta.

«Io raggiungo tua sorella, fai pure come se fossi a casa tua. Se vuoi, accenditi la TV» disse uscendo.

Mi dirigo verso lo schermo piatto che faceva a pugni con lo squallore di quella casa e l'accendo. Faccio zapping per più di un'ora, ma in TV non ci sta nulla di bello da vedere. Comincio a girare per la casa e a curiosare ogni cosa. La camera di Rob è un totale disastro! Abiti ovunque. E' disordinata e all'apparenza anche sporca. Il comodino destro è pieno di roba tra cui libri, vestiti, biglietti vari; quello sinistro ha solo un abat-jour, una sveglia e un cd e la superficie è coperta di polvere. La cucina, al contrario della stanza, sembra quasi nuova talmente è pulita e lucida. Tutto è sistemato alla perfezione, nulla fuori posto. Torno in sala e mi accorgo di un mobiletto scuro sotto alla televisione. Mi avvicino e ci do un'occhiata dentro. Wow! Una Playstation 3 in ottimo stato è posizionata su un ripiano, mentre in quello sotto ci sono almeno una ventina di giochi. Ecco come passerò la serata!

L'accendo e inserisco il disco di un gioco di macchine, in fondo Robert mi ha detto di fare come se fossi a casa mia, no? Beh, a casa mia non ho nessun tipo di consolle, ma questi son dettagli.

 

La porta si apre e nella stanza entrano Rhì con Rob, quest'ultimo sembra ubriaco perso e a malapena si regge in piedi. Rhianne lo accompagna nella sua stanza e poi mi raggiunge nella sala.

«Allora, hai trovato il modo di passare il tempo vedo» mi sorride.

«Già».

«Dai spegni ora e andiamo a dormire, domani ci aspetta il viaggio fino ad Amburgo» dice spogliandosi e infilandosi sotto le coperte.

Stacco tutto, spengo la luce e mi metto a dormire anch'io.








Oooook, mi fa alquanto schifo questo capitolo, ma mi serviva qualcosa di "passaggio" .
Eccoci qua! La tanto attesa Germania. Ancora non sappiamo che "lavoro" faccia Rhì, ma abbiamo già la prima discussione con suo fratello, anche se è banale :)
Tom come vi sembra? Per ora è l'unico personaggio (oltre a Rhì e Ash) che è stato chiamato in causa nella storia, pian piano usciranno tutti :)
Grazie a chi mi segue ♥
Come al solito se volete contattarmi mi trovate su twitter come @AranelSafy, ditemi che mi seguite qui e ricambio volentieri!
Alla prossima ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Siamo arrivati, Amburgo! ***


Quando apro gli occhi mi ritrovo davanti il viso di Ashton che dorme pacificamente accanto a me. Mi stiracchio e scendo, raggiungendo la cucina. Guardo l'orologio che segnava le nove e qualcosa, poi mi accascio su una sedia dopo aver preso un bicchiere e l'acqua. Bevo un paio di sorsi, poi ritorno da Ash. Lo smuovo leggermente poggiando una mano sulla sua spalla e sussurrandogli di alzarsi, lui grugnisce un paio di volte e apre gli occhi sbadigliando. Comincio a vestirmi e dopo qualche minuto siamo entrambi pronti per uscire.

«Rob? Non lo salutiamo?» domanda Ashton.

«Nah, non svegliamolo, sa che andiamo via oggi. Lo vedremo altre volte comunque» dissi uscendo e richiudendomi la porta alle spalle.

Raggiungiamo la stazione ferroviaria più vicina e controlliamo gli orari. Il treno che ci porterà ad Amburgo partirà tra venti minuti, abbiamo tempo per un caffè. Andiamo al bar e facciamo colazione tranquilli, poi ci dirigiamo al binario e saliamo sul treno che aspetta lo scoccare delle dieci per partire.

Ashton si addormentò subito dopo la partenza, aveva dormito un sonno agitato, quindi probabilmente non era molto riposato, solo verso il mattino presto si era calmato.

Dorme tranquillo nel posto di fronte al mio, io recupero l'Ipod dalla borsa e mi metto le cuffie nelle orecchie, il treno ha diverse fermate, il viaggio non sarà breve.

Le stazioni si susseguono come anche i campi e le città alternate, non sono paesaggi nuovi per me, ma è sempre bello guardare fuori dal finestrino quando viaggi. Ti fa sentire viva, ti fa capire che stai facendo qualcosa, che hai preso in mano la tua vita e hai deciso di viaggiare, spostarti, esplorare. Buttarti in qualcosa di cui neanche tu sei sicura e magari riuscirci. Per me viaggiare è questo, il ricordo di quando sono scappata di casa, rifugiandomi in uno stato che non era il mio a km di distanza, oltre l'oceano e oltre i muri di quella casa. Ora per mio fratello è uguale, solo che è troppo stanco per godersi questa libertà, ma la scoprirà presto.

L'Ipod manda canzoni in ordine casuale, c'è di tutto, qualsiasi genere esistente lo puoi trovare dentro quell'aggeggio tecnologico che continuo a portarmi dietro. Quando il mondo si faceva troppo assordante mi rifugiavo lì, quando le parole delle persone diventavano troppo pesanti delle note riuscivano a farle sparire, quando le cose non andava come volevo delle parole riuscivano a tirarmi su e a farmi combattere.

Il treno ferma la sua corsa in una delle tante stazioni, se non sbaglio l'ultima, la prossima fermata dev'essere la nostra e la fine corsa del mezzo in ferro che ci sta trasportando. Il fischio dei freni disturba il sonno di Ashton che svogliatamente apre gli occhi e si stiracchia.

«Dove siamo?» domanda mentre sbadiglia.

«Tra una fermata arriviamo ad Amburgo, ancora una decina di minuti circa...».

«Merda, mi fan male tutti i muscoli!» esclama massaggiandosi le braccia.

«Ci credo, non so come hai fatto a dormire qui sopra...» dissi battendo una mano sul bracciolo del sedile.

Ash si massaggia il collo, poi torna a stiracchiare le braccia, infine porta lo sguardo verso il finestrino. Il treno riparte e io rimetto le cuffie, mentre lui tira fuori da uno dei borsoni un giornale o forse un fumetto, non lo capisco.

Il fischio dei freni rovina la canzone che occupa i miei timpani e la mia mente, facendomi capire che siamo arrivati. Recupero la valigia e seguita da mio fratello scendo, raggiungendo velocemente l'uscita della stazione di Amburgo. Chiamo un taxi e, dopo aver posato le valigie nel bagagliaio, salgo con Ashton. L'autista parte subito appena finisco di pronunciare il nome della via.

Siccome per lavoro mi sposto molto, avevo scelto una casa vicino ai mezzi di trasporto, quindi in pochi minuti arriviamo sotto casa. Scarichiamo i bagagli e pago il tassista.

«Eccoci a casa!» esclamo con aria soddisfatta.

«Wow» è l'unica cosa che riesce a dire mio fratello.

Effettivamente la mia non era proprio una casetta, era una grande villetta bianca. Non era enorme, ma semplicemente troppo grande per una persona, specie se quella persona era una ragazzina di vent'anni.

«Stai li a fissare la facciata della casa o vuoi vederla anche dentro?» domando mentre apro la porta di casa.

«Eh? Ehm... volevo dire: sì, certo. Arrivo» risponde Ash riprendendosi.

L'interno ovviamente non è da meno. Tutto lucido, ordinato e pulito, non per merito mio, sia chiaro. Odio pulire e finché potrò permettermelo avrò sempre una domestica. Accompagno Ashton nella camera degli ospiti che da ora sarebbe diventata la sua. Da quando è entrano non ha smesso un attimo di guardarsi intorno, soffermandosi su ogni particolare.

«Non c'è qualcosa di più... ehm piccolo? Questa è troppo per me...» dice osservando la stanza.

Una stanza abbastanza grande, dalle pareti chiare e un enorme armadio a coprirne una sono le prime cose che si notano. Al centro della stanza c'è un letto matrimoniale; non ho mai sopportato i letti singoli, troppo piccoli. Ai fianchi due comodini in legno con sopra le rispettive abat-jour bianche. Nella stanza è poi posizionato un comò vuoto e una libreria riempita da libri e soprammobili che ha scelto la domestica, io non amo quegli oggettini, ma la stanza mi sembrava troppo spoglia per i miei gusti e, siccome tocca a lei pulirla, le ho lasciato carta bianca su come riempirla un po'.

«No, non è troppo ed è tutta tua come anche il bagno laggiù».

Nella casa ci sono tre bagni, uno nella mia stanza, uno in questa e uno nel corridoio del piano di sotto.

«Ho il bagno... mio?».

«Sì, ce ne sono tre in totale, ma quello sarà il tuo personale. Riempilo di tutto ciò che ti serve» sorrido, Ashton si butta su di me e mi abbraccia stretto.

«Grazie» sussurra al mio orecchio «ti voglio bene, Rhì» prosegue abbassando ulteriormente il tono.

«Anch'io Ash, ora sistemati. Io vado in camera mia a disfare la valigia, se hai bisogno mi trovi nell'ultima porta dall'altra parte del corridoio» dico uscendo dalla camera. Lui annuisce e comincia a tirare fuori la roba dai borsoni.

Vado in camera mia trascinando la valigia a terra. La mia stanza è più incasinata del resto della casa, qui la domestica passa solo per rifare il letto e dare una passata a terra, la stanza è mia e deve rappresentare me, quindi il disordine deve rimanere. Non c'è l'armadio perchè ho una camera apposta solo per quello, però c'è una scrivania piena di fogli e libri, una libreria, il comò e un letto stile orientale, mi sono sempre piaciuti quei letti bassi con la base in legno e i materassi sottili.

Butto la valigia a terra e mi lascio andare sul letto. Mi alzo dopo una ventina di minuti, recupero dell'intimo dal comò e vado nel mio bagno a farmi una doccia. Torno in camera dopo essermi asciugata e vestita, indossando la prima tuta che trovai buttata su una sedia. Non mi va di disfare la valigia, quindi esco dalla camera e torno da mio fratello.

«Hey, ti va se ti porto a fare un giro per Amburgo?».

«Certo!» esclamò lui e, in pochi minuti, usciamo di casa. Dobbiamo ancora pranzare quindi la prima tappa è un ristorantino indiano non molto distante, poi andiamo un po' in giro senza una meta precisa. Sul tardo pomeriggio ci fermiamo in un bar e poi torniamo a casa prendendo il pullman urbano che fermava poco distante da casa mia. Mentre torniamo il telefono squilla e io rispondo velocemente.

«Dimmi Mins» dissi in tedesco. Era la prima volta che Ashton mi sentiva parlare quella lingua straniera, Rob parlava inglese e anche gli autisti lo capivano per via del turismo, quindi fin'ora avevo continuato a parlare inglese anche per coinvolgere Ash, ma ora no, si trattava di lavoro e lui non doveva sapere.

«Chi era?» domanda mentre rimetto il cellulare in tasca.

«Un'amica. Stasera devo uscire. Hai la casa tutta per te» gli sorrido cercando di distrarlo «non fare feste o Candie s'infurierà!» scherzo.

«Non ho amici qui, come cazzo potrei organizzare una festa? E poi chi è Candie?».

«La domestica, si chiama Candice, ma Candie mi piace di più» rispondo soddisfatta che non abbia chiesto della mia serata.

Entriamo in casa e io salgo in camera mia per cambiarmi. Un abito lungo, da sera, nero e argentato è la mia scelta. In fondo la gonna è asimmetrica, un breve strascico si crea sul dietro, mentre lascia intravedere i vertiginosi tacchi e le caviglie sul davanti. Una piccola apertura tra i seni accentua la forma di essi, mentre la schiena è coperta da un tessuto diverso dal resto dell'abito e risulta semi-trasparente.

Scendo di sotto e raggiungo Ashton in cucina. Il suo sguardo è costantemente meravigliato, man mano che scopre le varie aree della casa. Si sta mangiando un panino con non so cosa e nel mentre continua a fissare ogni angolo.

«Ashton vieni con me, voglio farti vedere una cosa...» dico distraendolo dalla sua perlustrazione. Si alza e mi segue. Lo porto nel salotto dove perde alcuni minuti a guardarsi intorno, cosa che ormai non smetteva di fare.

«Ash, qui hai tutto ciò che vuoi. Là, in quella vetrina bianca ci sono i giochi di tutte le console che sono in quel mobile scuro, devi solo collegare i cavi giusti al televisore, ma sono sicura che è una cosa che sai meglio di me» dico indicandogli le varie cose «Io torno tardi probabilmente, non mi aspettare» gli lascio un bacio in fronte con fare protettivo e vado verso la porta «Ah! Ash, per qualunque cosa chiama!» esclamo prima di uscire, lui annuisce e si attacca alla prima console che gli capita a tiro.

 

La festa è a casa di qualche ricco proprietario di fabbriche. Ovviamente lui è assente e ad organizzare il tutto sono stati i figli. Non li conosco, ad invitarmi è stata Mins perchè sa che la mia presenza porta divertimento assicurato e lo aveva fatto sapere agli organizzatori, riuscendo a farmi imbucare.

Quando arrivo la musica è già assordante e molti dei ragazzi presenti sono già ubriachi. Mi guardo intorno, cercando Mins, ma di lei nessuna traccia. Qualcuno mi tocca le spalle, eccola! Mins si presenta davanti a me in tutto il suo splendore. È una bellissima ragazza dai capelli dorati e la pelle chiara, gli occhi azzurri e un corpo filiforme, forse anche troppo.

«Rhì!» esclama abbracciandomi.

«Mins! Allora dove sono i padroni di casa?».

«Sono in una stanza a parte, in una specie di privè... vieni!» dice prendendomi la mano e trascinandomi con lei all'interno della villa.

Entriamo in una stanza strana. È quasi completamente vuota se non fosse per un paio di scaffali chiusi, con delle bottiglie all'interno, un tavolino basso e due divani.

«Mins!» chiama uno dei ragazzi seduti sui divani. Lei si allontana da me e raggiunge il proprietario della voce, sedendosi poi sulle sue gambe «Allora, questa è la ragazza di cui ci hai parlato? Davvero molto carina!» prosegue poi.

«Sì, lei è Rhianne. Roba più buona non potete trovarla se non da lei!» esclama.

La stanza e piena di fumo e questo non mi consente di distinguere le persone con cui ho a che fare. Un profilo attira la mia attenzione, ma cerco di non farci caso: non posso sembrare una novellina, non lo sono!

«Beh, mostrala allora» continua lo stesso ragazzo.

«Non vi conosco, voglio garanzie... prima i soldi».

«Eh no piccola, qui non funziona così. Prima tu ci fai assaggiare e poi decidiamo se comprare o meno».

L'ombra che avevo poco prima si alza dal divano e si dirige verso la grande vetrata, la apre ed esce sul balcone.

«D'accordo, ma un assaggio, nulla di più» dico tirando fuori dalla borsa una scatolina di pietra bianca. Mi avvicino al tavolo, rovescio un po' del contenuto sul tavolino e lascio a loro il compito di sistemarsela.

Mins si alza, lasciando che l'uomo si avvicini e con un cartoncino divida la polverina. Già, spacciavo coca ed ero anche molto brava. Il ragazzo aspira velocemente, seguito poi da altri due.

Aspettiamo qualche istante, lasciando il tempo alla coca di agire.

«Merda Mins!» esclama l'uomo mentre i miei occhi si posano su un'altra figura seduta sul divano «Avevi ragione, questa roba è fottutamente buona!».

«E' ovvio. Non spaccio merda» confermo acida «Allora? La volete?».

«Che domande, certo! Quanto ci viene a costare?».

«Tutta la scatolina? Sono duecento, ma siccome siete amici di Mins posso farvi centocinquanta».

«Tu sei una ladra!» esclama uno degli altri due ragazzi che l'aveva provata poco prima.

«Ottima roba? Difficile trovarla, quindi sono duecento, se non vi va bene, me ne vado, nessun problema».

«No! Ferma, la voglio!» dice la voce della persona accanto a Mins.

«Sono duecento».

«Avevi detto centocinquanta!».

«Questo prima che mi deste della ladra... se non vi va bene saliamo a duecentocinquanta...».

«Ok, Ok, ecco» dice dando i soldi a Mins che me li porge, ricevendo in cambio la scatolina.

«Ti fermi con noi?» mi chiede la ragazza.

«Sì, dai. Mi offrite da bere?».

Mi avvicino al divano su cui è seduto uno dei due profili che mi avevano colpita poco prima, mentre il secondo stava rientrando.

Fiumi d'alcool passano davanti a me e dentro di me. Grazie alla fitta nebbia non riesco a distinguere le varie bevande finché non toccano il mio palato scivolando nella gola. I tre ragazzi continuano a sniffarsi qualche striscia ogni tanto. Mi fanno davvero pena. È vero, io spaccio, ma quella roba non l'ho mai presa e chi ne faceva uso, anche se portava del guadagno a me, mi faceva schifo. Solitamente erano persone ricche, gente che aveva tutto dalla vita che annoiata cercava nuovi stimoli in quelle droghe che portavano solo alla rovina. Anche la persona accanto a me, quel profilo che in qualche modo mi attirava decise di fare un tiro. La striscia bianca sparisce in un attimo e lui si lascia andare sul divano.

 

Ormai è mattino presto, saranno le tre o le quattro. Molte delle persone sono collassate tra le braccia di Morfeo, mentre alcuni si aggirano moribondi. Un'ombra, la stessa che era uscita sul balcone ore prima, si avvicina alla finestra e la apre, lasciando che l'aria entri portandosi via tutto quel fumo.

In una mezz'ora l'aria diventa respirabile, più pulita e fresca. Respiro a pieni polmoni e mi sembra quasi che essi mi ringrazino. Si comincia a vedere bene e faccio scorrere lo sguardo sulle persone che ci sono nella stanza. Mins è stesa su un divano, completamente persa. Un uomo accanto a lei la stringe nel sonno, molto probabilmente è quello che ha pagato la roba. Dalla finestra l'ombra è scomparsa, mentre accanto a me c'è... aspetta, quello è Tom!









Eccomiii! **
Allora, cosa ne pensate??
A me piace molto! ecco scoperto che lavoro fa Rhì! In più abbiamo scoperto dove abita e come vive. Che ne dite?
Come proseguirà oraa??
Lo scoprirete nella prossima puntata! No, ok... in ogni caso dovete aspettare! Alla prossima! :)
Baciioooni ♥
P.s.: Ok, sono le due e non so come togliere le barre nere che mi ha copiato qui sotto, quindi le lascio ahahah

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Festa di paese ***


Il ragazzo dorme, probabilmente sopraffatto dall'alcol. Ma cosa diamine ci fa qui? Non l'ho mai visto in questo giro, e neanche in altri. Conosco praticamente tutti i traffici e i clienti della Germania o almeno li conosco di vista. Per esempio il tipo che aveva acquistato la roba era Fenny, un ragazzo spesso e pieno di soldi che, annoiato come tanti altri ricchi figli di papà, buttava i suoi soldi in quella roba. Non era mai stato un mio cliente, ma comunque non mi è sconosciuto. Invece Tom, Tom è nuovo. Tom non l'avevo mai visto e se non fosse per quell'incontro in Australia, non saprei neanche il suo nome. Come ci è finito nel giro? E perchè poi?

Ma a me cosa importa? Non lo conosco nemmeno!

Recupero le mie cose e abbandono la villa. Rientro silenziosamente in casa mia e raggiungo la mia stanza buttando un occhio al grande orologio nell'atrio: 4.48. Mi sono fermata più del previsto.

Sento l'alcol ancora in circolo, nonostante sia abbastanza lucida. Raggiungo camera mia buttandomi sul letto e sprofondando in un sonno profondo.

 

Quando riapro gli occhi la camera è immersa nel buio. Allungo le braccia per stirarle, sbadiglio ed infine decido di alzarmi dal letto e di andare a farmi una doccia. In poco tempo esco dal bagno, mi asciugo e indosso l'intimo, seguito poi da una tuta leggera grigia chiara. La testa pulsa ancora, ma i muscoli sono stati rilassati dalla doccia e anche l'alcol ha abbandonato quasi totalmente il mio corpo. Scendo di sotto per fare colazione e al tavolo trovo già Ashton con un piatto di spaghetti davanti al naso.

«Alla buon'ora!» mi saluta lui sorridendo «Buongiorno eh!».

«Hey..» rispondo io con poco entusiasmo e con un sorriso forzato.

«Candie ha lasciato la pasta anche per te, è laggiù».

«Cosa?».

«Candie ha fatto la pasta per entrambi, la tua è lì nella ciotola».

«Che ora sono?» mormoro recuperando la ciotola.

«Le sette di sera, Rhì...».

«COSA?» volto lo sguardo verso la finestra e vedo il sole che sta cominciando a nascondersi dietro gli alberi e le villette.

«Oh, merda! Mi dispiace, Ash...» dico sedendomi al tavolo.

« Tranquilla ho passato il pomeriggio a giocare nella sala e poi ho conosciuto Candice...» dice mantenendo il suo sorriso «A che ora sei tornata?» domanda poi continuando a mangiare.

«Tardi, troppo tardi...».

«Divertita?».

«Solito. Soliti ricchi noiosi e monotoni».

«E allora perchè vai?»

Merda.

«Ash sono ancora rincoglionita e questo cos'è? Un interrogatorio?» domando seccata.

«No, volevo solo sapere... scusa...».

Aaah, doppia merda. Non è lui quello che deve scusarsi, la stronza qui sono io. Continua a mangiare guardando il piatto e io non riesco a non pensare a quanto mi dispiace per quella risposta.

«Ash, scusa e che... sono stanca...».

«Tranquilla..» risponde non alzando lo sguardo dal piatto.

«Vediamo... stasera che ti va di fare? Sono a tua disposizione, ti porto dove vuoi!» esclamo e i suoi occhi s'illuminano puntandosi nei miei.

«Non lo so, che c'è qua?» domanda.

«Uhm.. vediamo» dico cominciando a pensare «Un salto al bowling? Oppure in qualche discoteca... sennò dev'esserci una festa dove si esibiscono dei piccoli gruppi del paese, possiamo andare lì..».

Ashton annuisce e io gli sorrido. Posiamo piatti e posate nel lavandino, poi ognuno di noi sale nella propria stanza a cambiarsi.

Aspetto Ash nella sala e quando arriva gli sorrido. Indossa i suoi amati abiti larghi nuovi e il suo viso è raggiante, felice. Gli spettino un po' i capelli, poi usciamo di casa. La festa non dista molto dalla mia villa, quindi la raggiungiamo in pochi minuti a piedi. La piazza è piena di gente, sotto al piccolo palco alcune persone urlano e gridano ballando seguendo la musica di tre ragazzini che avranno avuto l'età di Ashton. La musica non è male nonostante la giovane età dei musicisti.

 

Das ist der Startschuss in dein neues Leben // Questo è il segnale di partenza nella tua nuova vita
Deine Geschichte fängt von vorne an // La tua storia ricomincia da capo
Das ist der Startschuss in dein neues Leben // Questo è il segnale di partenza nella tua nuova vita
Deine Geschichte fängt von vorne an // La tua storia ricomincia da capo”

 

Se Ash avesse capito quelle parole sicuramente ci si sarebbe riconosciuto, ma nonostante non le capisse, sembrava che la canzone gli piacesse. Forse inconsciamente sapeva che quel ritornello parlava di qualcosa che stava vivendo.

Si muove senza sforzarsi troppo, mantenendo l'immagine “da duro” che gli abiti gli conferiscono. Sorrido perchè io lo vedo sempre come il mio piccolo fratellino e mi fa strano vederlo così. Andiamo in un bar con il dehors esterno che da sulla piazza e ci prendiamo da bere.

«Ti piace?» chiedo.

«Sì, il gruppo che sta suonando è forte! Il problema e che non capisco nulla...».

«Ti abituerai e imparerai, tranquillo» sorrisi mentre la cameriera posava le nostre birre sul tavolo.

«Sai, oggi pomeriggio ho pensato parecchio...» comincia lui bevendo un sorso dalla bottiglia «forse hai ragione, è meglio che comincio scuola...».

«Sul serio? Ash se non vuoi io non ti voglio obbligare».

«Sì, Rhì. Mi aiuterebbe ad imparare la lingua e poi conoscerei altri ragazzi...».

«Ok, Ash. Andiamo ad informarci presto, ok?» lui annuisce e torna a bere voltandosi verso il palco dove il gruppo continuava a suonare.
Il mio sguardo invece continuava a ispezionare la gente che occupava sia il dehors che la piazza.

«GEORG» mi lascio sfuggire quando i miei occhi si posano su un ragazzo seduto accanto al nostro tavolo.

«Si?» risponde questo voltandosi «Oh, ma tu...» comincia guardandomi confuso.

«Sì, sono Rhianne» affermo io, cominciando ad assorbire tutti questi incontri.

«Stavolta mi spiace, ma a far casino non siamo noi!» esclama indicando se stesso e un tizio biondino accanto. Lo squadro per un po', poi alla mia mente compare un'immagine.

«Tu sei quello che era alla festa in hotel con Tom!» esclamo stupita, non l'avevo più visto durante gli altri giorni di permanenza a Newcastle.

«Ehm, si... sono Gustav...» conferma lui.

Ashton mi guarda confuso come se mi stesse chiedendo in modo silenzioso chi fossero quei due tipi.

«Ash, questi due ragazzi sono quelli che facevano casino in hotel a Newcastle..» dissi con tono scherzoso e lui annuì.

«Hey! Non eravamo solo noi, c'era anche Tom e Bill! Sopratutto Bill, il mattino dopo urlava isterico!» esclama ricordando quel brusco risveglio.

Ecco chi era che aveva fatto casino quel mattino, Ashton non era riuscito a dormire perchè questo Bill urlava. Chissà per cosa poi.

«Va bene, noi dobbiamo andare...» dico alzandomi dalla sedia in plastica seguita da Ash.

«Perchè dobbiamo andare?» mi sussurra mio fratello mentre si avvicina a me.

«Non sono persone con cui voglio avere a che fare...».

Ma mentre usciamo dal dehors, qualcuno finisce contro ad Ash.

«Oh, cazzo! Scusa!» sento dire prima che il mio sguardo si posi sulla figura nuova, o forse non poi così nuova.

«Guarda che casino!» esclama mio fratello guardandosi la maglietta.

«Mi dispiace!» esclama il ragazzo dalle treccine scure.

«Tom, lui non capisce la tua lingua, se vuoi farti capire parla inglese...» gli dico riferendomi ad Ashton.

Il ragazzo ripete le sue scuse in inglese e ci invita da lui per scusarsi e per rimediare al danno.

«Non c'è problema, ora andiamo a casa e si cambia» dico io. Non volevo andare a casa di quello e poi non ce n'era bisogno, casa mia è sicuramente più vicina e la maglietta l'avrebbe lavata Candie. Ma lui insistette e mio fratello accettò.

Tom non è stupito dal nostro incontro. Possibile che, nonostante la cappa di fumo, ieri sera mi abbia riconosciuto? No, era completamente ubriaco, non è possibile.

Andiamo a casa sua e scopro che è la stessa villa della festa di ieri sera. Di bene in meglio, cazzo.

Entriamo e ci fa accomodare in un salotto del secondo piano, completamente bianco e pulito. Tom sparisce per qualche minuto, tornando poi con in mano una maglietta extralarge.

«Sei fortunato, hai stile! Questa dovrebbe andarti!» dice dando la maglietta ad Ashton ed indicandogli il bagno.

Rimaniamo da soli, nel silenzio più totale che decido d'interrompere quasi subito.

«Lui non sa nulla di ciò che faccio, evita di fartelo uscire da quella bocca» dico acida e in tedesco.

«Potresti essere anche più gentile, comunque non avevo intenzione di parlarne».

«Bene» confermo «cosa diavolo ci fate ad Amburgo voi?» chiedo poi, devo togliermi quella curiosità.

«Ci abito, non vedi? Siamo tutti e quattro di Amburgo, tu invece? Hai un accento diverso e parli troppo bene l'inglese».

«Sono Australiana, ma mi sono trasferita qui tempo fa e ora ci ho portato anche Ash, mio fratello».

«Dunque il ragazzino si chiama Ash? Ha stile» ammette lui.

«Si chiama Ashton, io lo chiamo Ash. E comunque è ovvio che ha stile, è pur sempre mio fratello» affermo lasciando da parte la modestia, lui scoppia a ridere mentre Ash rientra nella stanza con la maglia pulita.

«Grazie, mi va perfettamente!» esclama continuando ad ammirarla.

«Puoi tenerla, io non la metto più» gli dice Tom e Ashton ringrazia nuovamente.

«Bene, ti sei sdebitato, ora possiamo andarcene» dico dopo qualche secondo di silenzio.

«Vi accompagno».

«Non ce n'è bisogno».

«Oh, si. Non lascio tornare a casa una ragazza da sola».

«Prima di tutto non sono sola e poi so badare a me stessa».

«Siamo anche aggressive oltre che acide, mi piace!» esclama in tedesco per non farsi capire da Ash.

«Finiscila!» rispondo io nella sua lingua «andiamo» continuo poi in inglese dirigendomi verso l'ingresso della villa. Tom mi precede e apre la porta uscendo e facendoci strada verso la sua auto. Un'enorme auto di lusso che dava sicuramente nell'occhio.

«Discreto» commento entrando.

«Non è stata una mia scelta, ma un regalo. Fosse stato per me avrei scelto un'auto più sportiva..».

«Beh sì, chi è che al giorno d'oggi non regala un'auto da migliaia di euro?!» esclamo in modo sarcastico.

Durante il tragitto le uniche parole che occupano il silenzio del veicolo sono le mie che indicano la strada a Tom. Arriviamo davanti al vialetto di casa mia e il ragazzo alla guida rimane stupito.

«Davvero abiti qui?».

«No, mi son fatta portare dall'altra parte della città e ora me ne vado a piedi» rispondo mentre mio fratello ringrazia e scende dalla macchina.

«Senti, domani c'è un'altra festa... a casa di Fenny però. Ti va di venirci?».

«Un appuntamento? No, grazie».

«No, un'occasione di fare soldi...» risponde lui in tedesco «a Fenny è piaciuta la tua roba, sono sicuro che ne acquisterà dell'altra...».

«Vi siete completamente fatti fuori quella di ieri? Voi siete malati!».

«Hey, hey, hey. Io ho fatto solo un tiro!».

«Basta solo quello per rovinarti» gli faccio notare.

«Vabbè, fai come ti pare. Ma passo a prenderti alle dieci» e così dicendo parte, senza darmi il tempo di replicare.

Che odio. Davvero crede che quando lo vedrò davanti casa accetterò di andare? Si sbaglia di grosso.

Mentre entriamo in casa Ashton continua a sbadigliare, gli scompiglio un po' i capelli e gli do la buonanotte dirigendomi nella mia stanza. Lui mi sorride, si sistema i capelli e va nella sua.

 

Il cellulare vibra, ma i miei occhi non vogliono aprirsi. Allungo una mano sul comodino e vado a tentoni finché le mie dita non toccano lo schermo. Lo recupero e a fatica apro gli occhi. La prima cosa che guardo è l'ora: 9.38. Chi cazzo è che rompe i coglioni a quest'ora di mattina?! Sopratutto a me! Guardo le due chiamate perse, ma il numero non è memorizzato. Poi apro il messaggio.

 

“Buongiorno, allora ci vediamo stasera! Mi raccomando vestiti sexy! Tom”

 

Come cazzo ha ottenuto il mio numero?! Oh, merda. Ora dovrò pure cambiare scheda. Lo detesto. Davvero crede che andrò alla festa? Con lui poi? No di certo!








Eccomi quii! :)
Allora come vi sembra?
Abbiamo scoperto che anche Tom occasionalmente si fa di coca D: in più abbiamo scoperto che alla festa in hotel a Newcastle con Tom non era Bill, ma bensì Gustav! Di Bill per ora si parla poco, ma fidatevi che presto uscirà anche lui! 
Cosa ne pensate? Come vi sembra scritto più che altro? Io lo trovo molto confuso e non so se è solo una mia impressione o se lo è davvero.
Per il resto vi ringrazio molto sia per le recensione sia per il fatto che la seguite, GRAZIE GRAZIE GRAZIE ♥

Cercatemi e seguitemi su twitter, ricambio s emi dite che siete delle lettrici! :) @AranelSafy.


P.s.: Il pezzo della canzone è una parte di Startschuss degli Apollo3 che trovate qui --> http://www.youtube.com/watch?v=mNR2hWyFrAs
Mentre la parte scritta l'ho presa dal forum ufficiale italiano del gruppo!
Fatemi sapere come vi sembra anche la canzone! :)

Alla prossimaa! :) ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Iscrizione a scuola. ***


Non rispondo e di certo non andrò a quella stupida festa; richiudo gli occhi cercando di prendere sonno ancora per un paio d'ore, ma invano. Apro gli occhi disturbata da un trambusto assordante. Mi alzo e velocemente raggiungo il luogo da dove arrivava il rumore. Il pavimento della cucina è pieno di pentole e padelle, qualche coperchio ancora vibra producendo un suono fastidioso. Candie è rovesciata a terra, con le mani occupate da uno straccio e uno spray per la polvere.

«Ma cosa diamine combini?» urlo.

«M-mi dispiace, Rhianne. Ho aperto l'anta del mobile ed è venuto giù tutto!» spiega lei. Mi chiama per nome, lei è poco più grande di me e farmi dare del lei mi suonava strano.

«Tutto a posto?» chiedo ritrovando la calma.

«Sì, sì, grazie».

«D'accordo, sistema tutto, per favore. Io vado a farmi una doccia» quando mi volto trovo Ash poco lontano da me, in pigiama che si stropiccia gli occhi.

«Cos'è successo?».

«Nulla di grave Ash, torna pure di sopra» rispondo sorridendogli. Lui si sfrega nuovamente gli occhi e guarda Candice che nel frattempo si è alzata. Salgo al piano di sopra, mi faccio la mia doccia mattutina e mi metto, come al solito, una tuta. Non amo vestirmi bene se so che la giornata la passerò in casa, i vestiti eleganti e sexy preferivo tenerli per lavoro o per le feste. Quando scendo di sotto per la colazione vedo Ashton ancora in pigiama che aiuta Candie a sistemare la roba. Sorrido. Mio fratello è sempre stato altruista, qualità che io ho perso per colpa del mio lavoro. Mi avvicino a loro scompigliando i capelli di Ash e sorridendo a Candice.

«Vai a vestirti...» dico a mio fratello «e tu puoi riposarti un po', la colazione la preparo io» continuo poi rivolgendomi alla domestica.

Ashton mi sorride e annuisce, uscendo dalla cucina. La domestica mi ringrazia, ma non accetta la proposta e comincia a trafficare con i fornelli.

«Allora lascia almeno che ti aiuti...» mormoro recuperando le tazze e sistemando la tavola per tre persone «mangi con noi?».

Gli occhi della ragazza sono puntati su di me, sembra stupida e io scoppio a ridere.

«Ti giuro che sto bene» dico «dev'essere l'influenza di Ash...» ammetto poi. Lei mi sorride e si avvicina al tavolo.

«E' un bravo ragazzo» afferma.

«Già, il miglior fratello...».

Facciamo colazione, poi ognuno va per i fatti propri. Torno in camera e sul cellulare trovo un altro messaggio. Lo apro mentre torno al piano di sotto e mi blocco sulle scale.

 

“Rhì, che cazzo di fine hai fatto? Ti ho chiamata varie volte, ma non rispondi! Quando leggi il messaggio chiamami!”

 

E' Mins. Esco dai messaggi e noto le cinque chiamate perse. La richiamo subito e dopo svariati minuti risponde.

 

«Rhì! Stasera hai impegni? Ho bisogno di te e della tua polvere magica!» esclama senza neanche salutare.

«Buongiorno anche a te, Mins...» dico acida «comunque no, sono libera, spiega».

«Stasera c'è una festa a casa di Fenny, vuole la tua roba... a quanto pare gli è piaciuta...».

Oh, merda!

«Non ci vengo a quella festa, vieni a prenderti la roba...».

«No, Fenny non si fida di nessuno, non vuole intermediari!».

«Oh, che strano. Non si fida neanche della propria puttana? Ma non mi dire! Non me lo sarei mai aspettata» sbuffo.

«Finiscila! Ci sei o no?».

«Non lo so, ti faccio sapere».

«Cerca di esserci, è la festa del secolo!».

Effettivamente Fenny avrebbe invitato parecchia gente e io ci avrei potuto guadagnare abbastanza. No, non potevo andare alla festa con quel Tom e andarci da sola sarebbe stato come accettare in parte il suo invito. Ovviamente non potevo neanche dirgli che mi aveva invitato Mins, sarebbe sembrata una scusa. Che cazzo di casino!

«Ti faccio sapere il prima possibile» rispondo riattaccando.

Raggiungo Ashton in sala e mi siedo accanto a lui guardandolo giocare con non so quale console. Guida un omino e ammazza chiunque, un gioco tranquillo insomma.

«Ash, ti va se oggi pomeriggio andiamo alla scuola?» domando, lui annuisce non distogliendo gli occhi dal gioco. Sorrido e mi alzo recuperando un libro dallo scaffale poco distante e torno a sedermi accanto a lui, appoggio la schiena ad un bracciolo del divano e rannicchio le gambe nello spazio libero cominciando a leggere. Mezz'ora. Trenta minuti dopo, vibra il cellulare. Controllo sbuffando e mi blocco all'istante.

 

“Sono fuori casa tua, esci un attimo”

 

Il numero è di Tom. Butto il cellulare sul divano e vado all'ingresso. Guardo fuori dalla finestrella accanto alla porta e vedo subito la sua auto con la sua figura appoggiata sopra. Apro ed esco dalla casa. Il volto è teso, ma non per paura o preoccupazione, ma per rabbia. Non aveva il permesso di rubare il mio numero e non aveva il permesso di farsi trovare sotto casa mia o pretendere che io andassi a quella festa. Mi avvicino a lui con passo deciso e mi fermo ad un paio di metri. Lui mi guarda dalla testa ai piedi, poi sorride.

«Che cazzo vuoi?» domando sbuffando.

«Gentile come al solito, deduco che tu stia bene...» dice ironico.

«Dimmi che vuoi e fammi tornare in casa».

«Nulla di speciale. Solo vederti e ricordarti della festa, visto che non hai risposto al mio messaggio».

«Io non ci vengo a quella festa, specialmente non con te!».

«Ma che ti ho fatto?».

«Nulla in particolare, la tua presenza m'irrita».

«Oh sì, certo» sorride con tono malizioso.

«Sparisci!» esclamo girando sui tacchi e dirigendomi verso la porta di casa. Mi blocca per un polso e mi fa voltare nella sua direzione «Cazzo, finiscila di bloccarmi ogni volta!» grido a pochi centimetri dal suo volto. Odora di fumo, che schifo.

«Questo è per te» dice porgendomi una borsa di carta colorata.

«Vuoi comprarmi con un regalo? Non sono il tipo».

«No no, e che... stamattina l'ho vista e ho pensato di prendertela».

«Oh, che dolce...» lui sorride «peccato che mi faccia venire il diabete e che io non ti creda neanche un po'» affermo secca.

Tom lascia il mio polso e rimane a fissarmi per qualche secondo.

«Aaah, fottiti!» esclama poi lasciando la borsa a terra e tornando alla macchina «ora si fa come dico io» asserisce «ci vediamo stasera alle dieci e vedi di non farti trovare in tuta» conclude salendo in auto. Il tono di voce è cambiato rapidamente, da dolce e scherzoso è passato a secco e severo. Un brivido mi percorse la schiena. Non sono il tipo che si fa sottomettere facilmente e con lui non sarà diverso.

Recupero la borsa da terra e rientro in casa. Ashton è ancora seduto a giocare, ma mi ha sentito urlare e mi chiede cos'è successo. Alzo le spalle e vado in camera. Apro la busta curiosa e tiro fuori il regalo di Tom. Un collier semplice d'oro con qualche pietra rossa. Non sono mai stata da gioielli, sopratutto se sono costosi. Li detesto e li trovo un inutile spreco di soldi. Rimetto la collana nella busta e la poso sul comodino stendendomi sul letto.

 

«Ash preparati! Tra mezzora andiamo a scuola!» urlo dal piano superiore. Lui compare nell'atrio e con un sorriso annuisce salendo le scale e sparendo dietro la porta di camera sua.

Arriviamo a scuola e il preside ci riceve subito. Ci fa svariate domande e infine ci da i moduli per l'iscrizione. Compiliamo tutto e li lasciamo nella segreteria.

«Non t'invidio per nulla!» dico ridendo.

«Grazie eh!» ride anche lui.

Torniamo a casa, ceniamo e poi ci buttiamo sul divano a guardare un film. Scrivo un messaggio a Mins dicendole che non sarei andata alla festa, poi spengo il cellulare tornando a godermi il film con il mio fratellino.

Il film è a metà ormai, ma il campanello comincia a suonare senza interruzioni. Sia maledetto l'inventore del campanello! Mi alzo scocciata e vado ad aprire paralizzandomi sul posto.

«Cosa cazzo non ti è chiaro di “fatti trovare pronta”?» domanda Tom con il tono sempre duro e severo.

«A me sembra che quello che non ha capito sei tu. Io non ci vengo!» esclamo scandendo le ultime parole. Mi prende per il polso e tenta di trascinarmi fuori dalla casa. Quando il mio viso si avvicina al suo noto una cosa. Le sue pupille sono dilatate e la puzza di fumo e coperta da un leggero odore di alcol.

«Di che roba ti sei fatto?» chiedo spintonandolo e liberandomi dalla sua stretta.

«Ho fatto un salto alla festa prima di venire qui, Fenny mi ha offerto da bere..».

Deve averci messo qualcosa dentro, le pupille indicavano la presenza di qualche sostanza, l'alcol era troppo poco. Poi è diventato violento, il polso ancora pulsa per colpa della sua stretta. Gli occhi, erano cattivi. Sento il sangue gelarsi non appena riprende a parlare.

«Ora muoviamoci, andiamo» non so perchè volesse che partecipassi a tutti i costi, in fondo non ci conosciamo. Faccio qualche passo indietro, toccando con la schiena la superficie della porta. Il suo sguardo è su di me e mi fa capire che o ci vado con le buone, oppure con le cattive.

«I-io devo cambiarmi Tom, non posso venire in tuta...» ora balbettavo pure?

«Ti do dieci minuti» annuisco ed entro in casa. Non capisco più nulla. Perchè io? Che avevo fatto di male?

Nella zona mi rispettano tutti, nessuno si sarebbe permesso un tale affronto. Faccio palestra e mi tengo in forma proprio per questo, per non farmi sottomettere da quegli uomini maschilisti che sono diventati miei clienti. Quand'ero all'inizio erano parecchie le volte in cui riuscivano a fregarmi e ad allungare le mani mentre io stavo muta. Le poche volte che ho provato a reagire, mi hanno bloccato facilmente ed ero tornata a casa anche con qualche livido. Ora non capita più. Nessuno si permette di darmi contro, non perchè io sia muscolosa o manesca, semplicemente gioco d'astuzia. Non mostro punti deboli se provano ad allungare le mani so come rispondere a tono. Non è questione di forza, ma di cervello. Certo che qualche muscolo aiuta, ma se non si sa come rispondere in modo efficace, non servono a molto. Poco fa avrei anche potuto mettere a tacere Tom e dargli buca, ma la mia paura era che Ash si accorgesse di tutto e a quel punto come gli avrei spiegato l'accaduto?

In camera mi cambio velocemente indossando un abito elegante e senza troppe scollature. Ho accettato di andare con le buone, ma non ci sarei sicuramente andata vestita come voleva Tom. Decido di indossare il suo regalo, in fondo non mi costa nulla e scendo di sotto andando a parlare ad Ash. Gli spiego che mi ero dimenticata della festa e mi scuso svariate volte. Non conosce nessuno ad Amburgo e lasciarlo a casa da solo mi dispiace un sacco.

Raggiungo Tom e salgo sulla macchina. In pochi minuti arriviamo davanti alla casa di Fenny e Tom mi accompagna fino all'ingresso. Durante il viaggio non ha aperto bocca, si è limitato a squadrarmi e a sorridere quando il suo sguardo si è posato sulla collana.

Il rumore della musica è assordante, la casa strapiena di gente e come sempre molti erano già fuori e ubriachi.

«Ti va di ballare?» domanda, ma più che una domanda sembrò un'affermazione.

Mi trascina dove altre persone stavano ballando e cominciamo a ballare, anche se non ne ho effettivamente voglia. Delle mani mi afferrano per le spalle e mi fanno voltare, poi mi ritrovo a soffocare da le braccia di qualcuno.

«Rhì!» mi urla nell'orecchio «sei venuta allora!».

«Mins, staccati, mi stai soffocando» lei si allontana e mi guarda sorridendo spostando lo sguardo da me a Tom.

«Quanto siete carini!» esclama poi.

«Finiscila, per favore».

«D'accordo, hai portato la roba?».

«Se l'offerta è ancora disponibile la roba è nella macchina di Tom».

«Cosa?» domanda lui stupito.

«Non potevo portarla dentro, se nel caso Fenny non fosse stato più interessato, avrei dovuto girare con la roba addosso per tutta la sera!» gli spiego.

«E così l'hai lasciata nella MIA auto?».

«Certo!».

«Fila a prenderla! Se lo scopre Bill mi ammazza!» grida dandomi le chiavi.

Mins mi accompagna fuori, recuperiamo la roba e poi la ragazza mi fa strada nella sala dove si trovava Fenny con alcuni amici. Tutto si svolge come qualche giorno fa. Fenny assaggia e poi acquista tutta la coca. La stanza è piena d'aria satura e mi sento mancare. Dico a Tom che vado al bagno ed esco dalla camera. Apro varie porte prima di trovare quella del bagno. Entro e mi appoggio al lavandino guardandomi nello specchio per qualche secondo. Apro l'acqua e me ne butto un po' in faccia. Quando riporto lo sguardo sullo specchio una figura mi spaventa. È un ragazzo ed è vestito di scuro, anche il trucco ed i capelli sono simili al colore degli abiti.

«Tu sei Bill... giusto?» domando riprendendo a respirare. L'ho visto una sola volta, quel giorno in hotel, ma lo ricordo bene.

«Non è una cosa che t'interessa» afferma.

«Siete tutti così simpatici in famiglia?» domando andando verso l'uscita, ma una mano si appoggia sul legno impedendomi di aprire la porta. Nel giro di pochi minuti mi prende per i polsi sollevandomeli sopra la testa e bloccandomi contro il legno.

«Stai lontana da mio fratello. Non ti voglio più vedere accanto a lui».








Eccomii, DOVEVO pubblicare oggi! Per prima cosa AUGURIIIIIIIII carissimi idioti
(Non sarà la foto più bella, ma è la prima che ho amato di loro ♥).
Secondo eccovi il capitolo nuovo e sopratutto eccovi Bill! Forse non proprio come ve lo aspettavate o forse sì? ahahah
Allora che ne dite? Tom che diventa "aggressivo" dopo vari rifiuti come vi sembra? E Bill?
Parliamo anche della dolcezza ed ingenuità di Ashton? ** Cucciolo **
Ok, me ne vado ahahaha
Se volete conoscermi come sempre mi trovate su Twitter come: @AranelSafy
Per il resto spero che vi piaccia! :)
Alla prossima ♥

Bacii ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Ti voglio bene. ***


Quegli occhi nocciola sono fissi nei miei. Esattamente come quelli di Tom, mettono i brividi, anzi forse sono addirittura peggio. Erano stracolmi di gelosia e rabbia. I polsi sono ancora stretti nelle sue mani che non accennano a lasciare la presa. Provo a muovere le braccia per liberarmi, ma niente.

«Non me ne fotte un cazzo di tuo fratello» dico cercando di mantenere la calma «lasciami!».

«Proprio per questo devi stargli alla larga!» il suo tono si sta alzando gradualmente.

«E' stato lui ad invitarmi, io non ci volevo manco venire a questa stupida festa!» esclamo continuando a muovere le braccia nel tentativo di liberarmi.

«Tu stagli alla larga e basta» ripete un ultima volta prima di lasciarmi i polsi e uscire dalla stanza. Mi massaggio il punto dove poco prima le sue mani erano strette, uscendo a mia volta dal bagno e dirigendomi di nuovo nella camera dove si trovavano Fenny, Tom e Mins.

Bill era già insieme agli altri e quando entrai mi lanciò uno sguardo di fuoco. Mi detesta e non ne capisco il motivo. Decido di far finire la serata in maniera tranquilla, quindi saluto Mins e mi dirigo verso l'uscita della villa. L'ultima cosa che noto prima di abbandonare la stanza è il sorriso soddisfatto del moro.

Esco dalla casa e raggiungo il marciapiede attraversando il cortile. Mi guardo un po' attorno cercando di orientarmi e poi m'incammino; la fermata dell'autobus non dovrebbe essere lontana e inoltre dovrebbe arrivarne uno proprio a momenti. Qualcosa mi afferra una mano, costringendomi a fermare anche i piedi doloranti per via dei tacchi.

«Hey, dove vai?» Tom era in piedi davanti a me, la mia mano stretta nella sua.

«A casa».

«Potevi anche avvisarmi, ti riaccompagno».

«Non ce n'è bisogno, prendo il bus...».

«Non ti lascio da sola su un pullman mezzo vuoto a notte fonda!» esclama «vieni, ti riporto a casa» continua poi tirando leggermente il mio braccio per far sì che io lo seguissi. Cammino dietro di lui, arriviamo alla macchina e solo ora si decide a lasciarmi la mano. Mi apre la portiera dell'auto e mi fa cenno di salire. La chiude subito dopo passando dietro alla macchina per poi prendere posto dalla parte del guidatore. Mentre sale io guardo fuori da finestrino. Non voglio un suo passaggio, non voglio casini né con lui, né con suo fratello, voglio solo tornare a casa e non saperne più nulla di loro. Il mio sguardo vaga sulla facciata della villa mentre Tom mette in moto l'auto mettendosi poi la cintura. Un paio d'occhi mi osservano dalla finestra e quello sguardo non è assolutamente dei più rassicuranti. Quel paio d'occhi, gli stessi di Tom, mi guardano con disapprovazione e cattiveria e lungo la mia schiena un brivido prende vita per pochi secondi. Il ragazzo al mio fianco preme il piede sull'acceleratore e la macchina parte raggiungendo in pochi minuti una velocità folle, troppo alta per i miei gusti.

«So perchè vuoi tornare a casa...» dice poi all'improvviso, rimango in silenzio. Non ho intenzione di partecipare a quella conversazione.

«Mio fratello fa così con ogni sgualdrina che si avvicina a me» continua poi.

Sgualdrina? Mi sta dando della poco di buono?

Continuo a restare in silenzio, anche se quella parola mi è rimasta impressa nel cervello.

Neanche lui parla più. Che si sia reso conto solo ora di ciò che ha detto? Parcheggia l'auto davanti casa mia e spegne il motore. Slaccio la cintura e apro la portiera per scendere. Lui si schiarisce la voce e mi blocco per voltarmi a guardarlo.

«Che c'è?».

«Non mi saluti neanche?» domanda fingendosi triste.

«Stavo scendendo dall'auto, poi ti avrei salutato...».

«Ma non mi puoi salutare se sei fuori dalla macchina...».

«Perchè? Sei sordo per caso? Oltre i dieci centimetri non senti più un 'ciao'?» chiedo scocciata.

«Ma io voglio un bacio...».

«Tu stai fuori di testa!» esclamo.

«Dai» dice voltandosi un po' e indicando la guancia.

Beh, in fondo non sarei morta per un bacio sulla guancia... no, non gliela do vinta, non dopo quello che ha detto poco fa.

«Su, non me lo merito dopo il passaggio e l'ottimo consiglio per i tuoi affari?» chiede tornando a guardarmi. Sbuffo. Questo idiota ha un cervello, impressionante...

«Se poi sparisci ci sto!» affermo poi. Lui annuisce sorridendo beffardo e si volta di nuovo per porgermi la guancia. Mi avvicino a lui, chiudo gli occhi in modo da non aver ripensamenti e... MERDA!

«Fanculo stronzo!» esclamo mentre la mia mano, ormai già in aria, raggiunge con un suono sordo la sua guancia. Non mi sono risparmiata in potenza e Tom rimane stordito per qualche secondo con il viso completamente girato verso i sedili posteriori, poi pian piano lo vedo stendersi in un sorriso malizioso e vittorioso.

Sbatto la portiera e vado a passo deciso verso l'ingresso della villa, lo sento ancora ridere di gusto prima urlare una frase che alle mie orecchie arriva come “aggressiva! Mi piaci ancora di più!”. Fanculo, non sono la sua sgualdrina e non lo sarò. Quello stronzo non mi vedrà più. Sono uscita, gli ho fatto un piacere ed è questo il suo ringraziamento?

Volevo pure accontentarlo e dargli quel fottuto baci e lui che fa? Si gira e mi bacia! Che schifo! O forse no....

Afferro la collana che mi decora il collo e con uno strattone secco la rompo togliendola e lanciandola a pochi passi dall'auto.

Entro in casa e sbatto la porta maledicendomi poco dopo. Ashton è sicuramente a dormire e non voglio svegliarlo. Tolgo i tacchi e in pinta di piedi salgo al piano di sopra andando poi nella mia camera. Non voglio più saperne di niente e di nessuno per qualche giorno, solo di Ash e basta.

 

Il cellulare vibra, la mia mano si allunga e l'afferra. Guardo il nome sul display: Tom.

«Fanculo!» esclamo lanciando il cellulare contro la parete opposta. Il retro dell'apparecchio si apre e la batteria si stacca, qualche pezzo si rompe e lo schermo credo sia andato in frantumi.

«Fanculo» ripeto alzandomi dal letto. Mi do un'occhiata allo specchio e rimango scandalizzata. Il trucco, nonostante non sia stato troppo pesante, è completamente sbavato sul mio viso, i capelli erano arruffati e crespi, segno di una notte agitata. Indosso ancora l'abito della sera precedente e, solo dopo aver stirato con le mani alcune pieghe del vestito, noto che le coperte del letto erano ancora ben messe e stropicciate solo nella parte in cui avevo dormito. Non mi sono svestita e non mi sono nemmeno infilata sotto le coperte.

«Fanculo» ripeto nuovamente.

Questa è la mia filosofia di oggi, 'fanculo', e lo ripeterò fino alla nausea. Vado in bagno, mi faccio una doccia, che ne ho davvero bisogno, poi indosso dei semplici jeans e una T-shirt. Scendo al piano di sotto e non sentendo alcun rumore vado in cucina. La casa sembra vuota, ma più semplicemente Ash sta ancora dormendo, guardo l'ora e mi accorgo che è quasi ora di pranzo, così mi metto ai fornelli. Voglio occupare la mia mente e dedicarmi completamente a lui. Preparo pranzo e, puntuale, Ashton compare sulla porta.

«Buongiorno!» sorrido, lui ricambia e si viene a sedere al tavolo dove già sono sistemati i bicchieri, piatti e posate. Metto in tavola la pasta appena condita e mi siedo anch'io.

Mangiamo in silenzio e alla fine mettiamo la roba sporca nel lavandino.

«Ash, oggi andiamo in centro?» chiedo prima che sparisca su per le scale.

«A fare cosa?».

«Ho rotto il cellulare, devo prenderne un altro e poi pensavo che dovresti averne uno anche tu, casomai avessi bisogno di contattarmi quando sei in giro...».

«Non so se te ne sei accorta, ma non esco molto di casa da solo...» mi fa notare lui.

«Perchè ora non conosci nessuno, dopo domani inizi la scuola, ti farai degli amici...» lui annuisce e va in camera.

 

Andiamo in città che è pomeriggio tardi, il sole ha già cominciato a scendere e l'aria comincia ed essere più fresca. Siamo in un centro commerciale, amo questi posti, non perchè mi piaccia fare spese, ma perchè hai tutto a portata di mano senza dover girare tutta la città. Ashton sta guardando i telefoni, mentre io sto parlando con la ragazza responsabile del reparto riguardo alle nuove schede telefoniche. Sì, voglio una scheda nuova, un numero nuovo e niente più Tom.

Usciamo da li con una borsa a testa, nuovi cellulari, nuovi numeri e Ash felice ed emozionato. Mangiamo cena in un fast food e poi rientriamo a casa. Ora dovevo recuperare tutti i miei contatti e questa è la parte più difficile, oltretutto dovevo trovare un modo per non far finire il nuovo numero nella rubrica di Tom.

Qualcuno bussa alla porta e dopo il mio consenso entra. La figura di Ash compare nella mia stanza e si siede accanto a me.

«Allora? Funziona bene il telefono nuovo?» domando sorridendogli.

«Rhì, deve stare in carica un paio d'ore, come faccio a saperlo!» esclama lui.

«Hai ragione, sono stupida» affermo scherzando.

«Non sei stupida, semplicemente hai troppi pensieri per la testa» dice lasciandomi di stucco.

«E tu che ne sai?».

«Si vede, Rhì. Per questo sono qui, volevo sapere se è tutto ok...» dice prendendomi il cellulare nuovo dalle mani per montarmelo e attaccarlo al carica batteria.

«Sì, è tutto a posto» rispondo, ma sulle ultime parole ho un'esitazione che lui percepisce.

«Non ti credo, ma se non vuoi parlarne, va bene. Solo che non voglio che tu mi menta... o vederti star male» continua.

Ha capito perfettamente in che stato sono. È un tipetto sveglio, sembra ingenuo, ma in fondo non lo è. Mi dispiace non potergliene parlare, ma so che ci rimarrebbe male e non voglio. Lo guardo per qualche secondo e alla fine non resisto, mi avvicino e lo stringo tra le braccia, stretto al mio petto.

Cos'ho fatto per meritarmi un fratello così? No, perchè davvero, io non lo merito.

«Prometto che non ti mentirò più, ma mi dispiace, non mi va di parlarne...» sussurro e lo sento annuire con il capo «Ti voglio bene, fratellino» dico stringendolo leggermente di più.

 

È notte fonda e io sto cercando di utilizzare questo aggeggio nuovo. Il mio cervello non è mai stato amico con la tecnologia e più quest'ultima si evolve più esso ripudia tutto ciò che è elettronico. Sto cercando di recuperare i vecchi numeri, quindi ho dovuto inserire la vecchia scheda. Quando l'ho acceso sono arrivate un sacco di chiamate perse e una decina di messaggi, ovviamente tutti del ragazzo dai dreads. Non li leggo neanche e vado sulle opzioni per passare i numeri in rubrica dalla sim al cellulare, infine tolgo la scheda spezzandola a metà e buttandola nel cestino poco distante dal letto. Voilà. Addio Bill e addio Tom.

Inserisco la scheda nuova e accendo il telefono. Imposto la sveglia, poi m'infilo sotto le coperte e cerco di dormire. Purtroppo Morfeo non è con me ed io non riesco a trovare pace. Continuo a girarmi e rigirarmi nel letto poi, stufa, mi alzo e me ne vado sul balcone che percorreva l'intero perimetro della casa all'altezza del secondo piano. Mi appoggio al muro e mi lascio scivolare giù. La maglietta larga che indosso come pigiama si solleva e quando la mia pelle tocca le piastrelle fredde un brivido percorre la mia schiena.

Mi sono portata dietro il pacchetto di sigarette, così ne tiro fuori una e l'accendo. Aspiro avidamente trattenendo il fumo in me per qualche secondo in più del solito, poi lo lascio uscire dolcemente. È una cosa che mi rilassa, il fumo, la notte, il silenzio, le stelle e tutte quelle cose che di giorno non vedi neanche. Amo questi momenti, li amo perchè ci sono solo io e la mia sigaretta e lei non mi ferirà o deluderà, non mi minaccerà e non mi bacerà contro la mia volontà. Aspetta, stavo ancora pensando a quel bacio? Ooh, fanculo!

 

-Tom's Pov-

 

Sono sicuro che Bill le ha parlato o, meglio ancora, l'ha minacciata. Quando è tornata nella camera si massaggiava i polsi e quei segni non era la prima volta che li vedevo su una ragazza che passava un po' più di tempo con me. So che lo fa per proteggermi, ma a me non sta bene. È la mia vita, cazzo!

Quando ho riaccompagnato a casa Rhianne mi sono accorto dell'indifferenza che regna in lei. È una ragazza forte e astuta, ma anche le persone più forti hanno dei momenti in cui crollano e forse questo era proprio uno di quelli. Quando sono tornato dall'Australia e l'ho incontrata qui, sono rimasto stupito e subito dopo ho cercato informazioni su di lei. I miei amici hanno saputo dirmi poco, come il resto delle persone a cui ho chiesto. È una persona riservata e in giro si sa solo ciò che lei vuole che si sappia, ovvero che con lei non si scherza. M'intriga, è una delle pochissime ragazze con carattere e questa cosa mi fa impazzire. Sono stufo delle solite oche disposte a tutto per farsi notare o per essere aggiunte alla lista delle ragazze che hanno visitato il mio letto; queste non sono le ambizioni che ammiro. A Rhianne non gliene frega nulla di portarmi a letto, a dire il vero non le frega nulla proprio di me in generale, ma ha molto a cuore suo fratello e questo l'ho potuto capire quella sera alla festa di paese, farebbe di tutto per lui. È seria nel proprio lavoro, nonostante sia una cosa illegale se ne frega e ci mette se stessa in ciò che fa, non si fa fregare facilmente e anche le forze dell'ordine ormai hanno rinunciato ad incastrarla.

Non sono abituato a trattare con ragazze del genere, solitamente crollano ai miei piedi senza che io dica una parola, ma lei no. Anzi, lei ha avuto pure il coraggio di rompere e gettare via il mio regalo. Questa non gliela perdono, sarà mia e questo è poco, ma sicuro. Anche se so che dovrò faticare e che la mia pazienza è già finita dopo la sua prima battuta sarcastica.

Tom Kaulitz non si arrende facilmente e avrò ciò che voglio. Prima di tutto devo fare quattro chiacchiere con Bill, poi ho intenzione di portare a riparare la collana, infine torno da lei. Ho provato a chiamarla troppe volte senza ricevere risposta fino a quando una voce registrata non ha detto che il numero era inesistente. Cazzo.

Il numero non è comunque un problema, l'ho preso una volta, non sarà difficile rifarlo.

Sono seduto fuori, sul balcone. La sigaretta tra le due dita si sta consumando da sola mentre con l'altra mano continuo a giocare con quella collana d'oro dalle pietre rosse. Sento degli occhi nocciola che mi fissano, sono identici ai miei, ma si nascondono dietro un vetro e ad una tenda. So che mi sta osservando da camera sua, so che è preoccupato, ma non m'interessa. In questo momento penso solo ad una cosa.

Fanculo.

Fanculo tutti, tranne lei.






Eccomiiii :)
Scusate, ci ho messo un po' di più del solito, ma era completamente senza idee su come proseguirla e quindi ho aspettato l'illuminazione divina hahahah no, vabbè, a parte questo eccoci qui.
La nostra Rhì ha voluto tagliare quei pochi collegamenti che c'erano con Tom, ma lui è deciso a conquistarla... che succederà?
Bill invece non è d'accordo con il fratello e ha paura che possa farsi del male... perchè non gli piace Rhì? Misterooo u.u
Ashton comincia ad intuire alcune cosette... ahi ahi ahi...
Voi che mi dite invece?? :)
Su su su! :)
Io vi lascio il mio contatto Twitter se volete conoscermi (
@AranelSafy) Ovviamente ditemi che siete mie lettrici, così ricambio il follow!
E il mio
Ask se per caso avete delle domande da farmi!
Beh che altro dire? Vi lascio in pace và ahahah :)
Oh, dimenticavo! Fooooorse il prossimo capitolo avrà un banner! yeee! Ma devo vedere se ho voglia e se riesco a creare qualcosa di figo, se volete proporvi per aiutarmi contattatemi su Twitter :)
Bacioniii ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Evento dell'anno ***


Merda. Ho delle occhiaie spaventose ed un mal di testa allucinante, dovuto alla stanchezza. Non ho dormito per più di due ore per notte e il mio corpo sta reclamando un lungo riposo che non avrà. Ashton è a scuola, il suo primo giorno e io ho delle commissioni da fare in città. Kath e Robert sono qui e ci dobbiamo vedere per organizzarci. Tra poco meno di un mese ci sarà l'epica festa a casa della ragazza; una di quegli eventi che aspettano tutti e a cui posso partecipare solo persone accuratamente selezionate. In pratica partecipano sempre tutte le persone del nostro mondo, il mondo della cocaina. Non sembra, ma sono molte le persone che ne fanno uso e la maggior parte sono quelle più insospettabili, quelle persone che di giorno vedi in giacca e cravatta chiuse in un ufficio svolgendo il loro lavoro in modo egregio; quei ragazzi che a scuola hanno il massimo dei voti e sembrano non sgarrare mai in nulla; quelli che di notte si trasformano, diventano diversi, fuggono dalla perfezione della loro vita che non li lascia respirare. In questo mondo sono presenti anche molti personaggi famosi che sullo schermo compaiono come esempi da seguire, ma quando si passa alla vita privata sono tutt'altro che idoli da seguire. Le loro vite sono in frantumi, scivolate via dalle loro mani e dirette da altri, loro sono semplici burattini e, per sopravvivere a tutto questo, s'imbottiscono di droga.

Sia Kath che Rob notano subito le mie tremende occhiaie, alludendo a chissà quali serate di fuoco, quando invece sono dovute ai troppi pensieri al chiaro di luna. Scherzano per dieci minuti buoni, ma alla fine li fulmino cercando di iniziare il discorso per la festa. Sarà qualcosa di enorme, quindi dobbiamo organizzarci per bene. Abbiamo bisogno delle giuste quantità per l'alcol, il fumo e ovviamente anche per la coca. Robert si occuperà di procurare il fumo, Kath l'alcol e io il resto. Le quantità sono enormi, ma siamo certi che ogni cosa finirà nel giro di poco tempo.

Siamo seduti ad un tavolino in un bar del centro, ognuno di noi ha la propria birra in mano. L'organizzazione è perfetta, Kath ha affidato il tutto ad amici fidati che si preoccuperanno di organizzare tutto il resto, compresa la musica e la suddivisione delle aree della villa. Sì, la festa avverrà nella villa dei genitori di Kath che, come ogni anno, partiranno per una vacanza di due settimane. Lei ha lasciato quella casa da un po', ma ne possiede comunque le chiavi. Voleva vivere da sola e infatti ora ha il suo appartamento e il suo lavoro. Nulla di speciale, ma a lei va bene così ed è per questo che mi piace! Se fosse per lei non utilizzerebbe la villa dei suoi, ma è l'unico luogo abbastanza grande per ospitare tutti gli invitati.

 

Prima di pranzo devo andare a prendere Ashton a scuola. Saluto Robert e Kath e mi dirigo velocemente verso la scuola di mio fratello, fortunatamente arrivo in anticipo, così tiro fuori il mio pacchetto di sigarette e ne accendo una, appoggiando la schiena al muretto che circonda l'ambiente scolastico. Dopo un paio di minuti la campanella suona, seguita da un enorme brusio di ragazzini e urla. Mi passano davanti una decina di adolescenti prima che i miei occhi scorgano la figura di Ash. Mi raggiunge, il viso stanco e arrabbiato.

«Qualcosa non va?» chiedo.

«Questa scuola è una merda!» esclama lui.

«Cos'è successo?».

«Non ci capisco una mazza! E i compagni sono odiosi!».

«Ash, è una cosa nuova con una lingua nuova, è normale che sia difficile all'inizio... ti aiuterò io ok? Vedrai che quando avrai una base della lingua riuscirai a farti qualche amico».

«Se lo dici tu» il suo tono è spento, segno che non crede davvero in ciò che gli ho detto. Con un braccio gli stringo le spalle e recupero il suo zaino, portando il suo peso sulle mie.

«Ho un'idea! Andiamo allo skate park oggi? Riprendiamo quello che ti ho spiegato in Australia e ti insegno qualcos'altro!» come al solito il suo viso s'illumina, la rabbia e la stanchezza vanno via insieme al leggero vento che si è alzato.

Arriviamo a casa e Candie ha già preparato tutto per il pranzo, quella ragazza lavora in modo perfetto, non posso dire nulla su di lei. Mangiamo in silenzio e una volta finito posiamo i piatti nel lavandino e andiamo ne salotto, solita routine.

«Sei sicura di voler andare allo skate park?» mi domanda Ash all'improvviso mentre continuo a fare zapping alla ricerca di un programma da guardare.

«Certo, perchè?».

«Hai delle occhiaie spaventose!» ride lui «forse dovresti riposare invece di uscire» dice tornando serio, il suo tono è preoccupato.

«Ash, devi finirla di preoccuparti per me, sono io la maggiore, sono io che devo occuparmi di te!» rispondo scherzando «e comunque sono sicura! Si va allo skate park tra poco!» confermo poi.

Mi alzo e vado in camera, mi cambio indossando una tuta comoda e recupero il mio skate che ormai è sepolto in un angolo remoto dell'armadio. Scendo di sotto tornando in sala e vedo Ashton ancora seduto sul divano.

«Allora? Ti muovi o ci dobbiamo portare il divano dietro?».

Il ragazzo si volta sorpreso e sorride, correndo al piano di sopra per prendere il suo skateboard.

 

Rientriamo a casa che sono esausta. I miei occhi faticano a stare aperti, forse aveva ragione Ashton oggi, avrei dovuto riposare un po'. Lui entra subito dopo di me, ancora emozionato dal fatto che oggi è riuscito finalmente a fare un Kickflip e anche un Heelflip. Gli ho fatto vedere anche nuove figure, ma con scarsi risultati da parte sua non appena ha provato a farli. In ogni caso non si è fatto abbattere e continuava a saltellare felice per il successo con gli altri trick.

Abbandono lo skate nell'atrio e vado in cucina a prendere dell'acqua. Candice è ancora in casa e mi si avvicina.

«Signorina, è passato un ragazzo oggi e le ha lasciato quello» dice indicando una busta sul tavolo.

«Candie, ti ho detto mille volte di darmi del tu!» esclamo fissandola, poi porto il mio sguardo sulla busta. «Un ragazzo eh?» Lei annuisce.

Mi avvicino al tavolo e prendo la busta, la apro e la giro sul legno scuro facendo uscire da essa una collana, o meglio, quella collana. Le pietre rosse tintinnano al contatto con il legno e io rimango stupita. È ovvio! Che idiota! Ho cambiato numero, ma lui sa dove abito. Non ci avevo pensato a questo enorme problema. Prendo in mano la collana e la faccio scorrere tra le dita. La catenina è intatta, segno che l'ha portata ad aggiustare. La mia mente è troppo stanca per mettersi a pensare, lancio la collana sul tavolo ed esco dalla cucina.

«Candie io vado a dormire, non contarmi per la cena.» Dico prima di uscire e andarmene in camera.

 

 

Tom non si è fatto più sentire ne vedere da quando ho ricevuto la collana. Ashton è riuscito a farsi un paio di amici a scuola e il grande evento a casa di Kath è ormai vicino. Ho già avvisato Ash, dicendogli che ho del lavoro da sbrigare a Berlino per un paio di giorni e che lui può tranquillamente invitare i suoi nuovi amici a casa. Non mi è sembrato molto contento, ma non posso fare altrimenti.

Tra poco devo vedermi con Kath per essere sicure che tutto sia pronto.

Ci incontriamo nel bar della volta scorsa e chiacchieriamo un po'. La cocaina mi arriverà domani, Rob ha già l'auto imbottita d'erba e le cantine della villa di Kath traboccano d'alcol. Siamo più che pronti e, nonostante l'odio che ho per queste inutili feste, adoro organizzarle e adoro vedere che va tutto perfettamente come previsto. Inoltre chi rifiuterebbe un'occasione di guadagnare un capitale in una sera?

Quando il sole inizia a tramontare decido d'invitare Kath a cena a casa, così può salutare anche Ashton. Le ricordo di non dire nulla della festa e del nostro “ambiente di lavoro” e usciamo dal bar lasciando il pagamento sul tavolo. In qualche minuto arriviamo a casa , entriamo e subito delle urla divertite catturano le nostre orecchie. Vado verso il salotto seguita da Kath e davanti a noi compaiono le figure di due ragazzi che si insultano scherzando mentre giocano con qualche console.

«Ah, i maschi!» Esclamo per farmi notare da Ashton.

«Oh, ciao Rhì! Sei rientrata, non ti ho sentito! Lui è Noah, un mio compagno di classe.» Dice indicando il ragazzino biondo accanto a lui.

«Piacere di conoscerti Noah, Io sono Rhianne, la sorella di quell'essere!» Esclamo scherzando. «Lei è Kath, una mia amica» i due si sorridono in segno di saluto, poi io e la ragazza andiamo verso la cucina. È il giorno libero di Candie, quindi toccherà a me cucinare qualcosa e Kath si offre di aiutarmi.

Dopo cena si fermano entrambi per un paio d'ore, poi la prima ad andarsene è Kath, il treno per il ritorno a casa non aspetta di sicuro lei! Mentre Noah abbandona la villa mezz'oretta dopo, lo accompagniamo in macchina fino a casa e scopriamo che non abita poi troppo lontano da noi.

«Ho chiesto a Noah di venire a casa nei giorni che tu sei a Berlino.» Rompe il silenzio Ash mentre torniamo a casa.

«Va bene, siete diventati amici?».

«Sì, è simpatico.» annuisce tranquillo.

 

 

Il giorno è arrivato, stasera ci sarà la festa che tutti aspettano. Ho accompagnato Ashton a scuola e gli ho fatto le solite raccomandazioni da mamma rompipalle, l'ho abbracciato e poi sono partita verso Berlino.

A metà pomeriggio sono davanti alla villa di Kath e, dopo averla salutata entro notando che Robert è già all'interno. Saluto anche lui con una pacca sulla spalla e mi guardo attorno.

«E' tutto pronto vedo!» Esclamo stupita.

«Sì, e di sicuro non per merito tuo.» Mi riprende Rob.

«Piantala Rob!» Dice Kath tirandogli un coppino sulla nuca.

Nel giro di poche ore quella sala che sembrava immensa si è riempita di persone. Ovviamente a noi e pochi altri è riservato il secondo piano, dove avvengono gli scambi e da dove ammiriamo quelle marionette che ballano tra alcol e sudore. Credono di essere indipendenti, credono di poter fare ciò che vogliono, si sentono liberi, ma non capiscono che, visti da qui, sembrano tante sardine appiccicati l'uno all'altro e non sono di certo indipendenti, sono dipendenti da me e da ciò che offro, ma non se ne rendono conto pensando di vivere nella felicità tanto desiderata. Stupidi.

La serata scorre alla grande, gli affari vanno meglio di come ci aspettavamo e la gente comincia a dare i primi segni di cedimento.

«Wow! Ma sei uno splendore!» esclama all'improvviso una voce che conoscevo fin troppo bene. Mins era dietro di me e mi ammirava nel mio tubino blu, tacchi neri vertiginosi e accessori dorati.

«Mins!» rispondo abbracciandola sorridente; sorriso che si spegne dopo pochi secondi. Dietro di lei compare subito la figura di Fenny e dietro di lui vedo gli occhi accusatori di Bill e quelli maliziosi di Tom. Saluto tutti, cercando di far finta che sia tutto normale, ma la stretta di mano con Bill mi mette agitazione. Agitazione? Io? Cazzo. La sua stretta è sicura e ferrea ed unita al suo sguardo riesce a gelare per un attimo il sangue nelle mie vene. Passo al prossimo saluto che, se possibile, è perfino più difficile del precedente. Tom mi guardava con il sorriso stampato in volto. Non sembrava arrabbiato e ciò mi tranquillizzò. Strinse la mia mano e con un colpo appena percettibile agli altri, avvicinò il mio viso al suo.

«Il collier ti stava bene, potevi indossarlo..» sussurra al mio orecchio. Non rispondo, meglio non dargli corda e poi sento gli occhi di suo fratello addosso. Nel giro di pochi minuti si aggiungono al gruppo anche Georg e Gustav, non li vedevo da parecchio, ma non erano cambiati molto. Saluto anche loro in modo cordiale e torno alla mia posizione iniziale, fulminando con lo sguardo Mins e maledicendomi per la mia stupidità. Se era ovvio che cambiare numero non avrebbe risolto la questione con Tom, siccome conosce la villa in cui abito, era ovvio pure che sarebbe stato uno degli ospiti della festa. Perchè non ci ho pensato? Maledizione!

Come al solito Fenny ne approfitta per comprare un po' di roba, quindi ci chiudiamo in una delle camere del secondo piano per contrattare. Con me ci sono anche Rob e Kath. Bill si mette da parte, dietro tutti e rimane sulle sue, Georg e Gustav rimangono vicino alla porta parlottando tra di loro mentre Tom e Fenny si siedono sul divano e Mins si accomoda sulle gambe di quest'ultimo. Cominciamo a contrattare e, una volta raggiunto un accordo, inizio a dividere la cocaina. Sono concentrata in modo che le misure siano giuste al milligrammo, tanto da non sentire qualcuno muoversi. Mi accorgo dei movimenti solo quando una mano blocca il mio polso.

«E questo dove cazzo lo hai preso?!» Domanda Bill con voce arrabbiata e allo stesso tempo stupita. Porto il mio sguardo verso ciò a cui si riferiva e mi accorgo che stava fissando l'anello d'oro al mio indice.

«L'ho trovato!» Esclamo muovendo il braccio nella speranza di liberarmi.

Tom osservava la scena in silenzio, mentre Fenny se la rideva tranquillo.

Bill cominciava a farmi male al polso, esattamente come quella volta nel bagno.

Rob interviene, riuscendo a staccarlo da me, mi massaggio il polso e lo guardo piena d'ira.

«Ma che cazzo ti salta in mente?» urla Rob. «Con questo atteggiamento vi giocate la roba!» aggiunge poi. Bill annuisce e torna nel suo angolo, ma continua a fissarmi e quello sguardo non mi piace per nulla. Tom sta fissando l'anello e ha l'espressione di chi ha capito tutto. Beato lui, io ancora non ci capisco un cazzo!







Eccomi!
Non ho molto da dirvi su questo, mi piace un sacco il finale, ma il resto lo trovo un po' noioso... voi che dite?
In ogni caso volevo avvisarvi che da oggi inizio a lavorare tutti i giorni, ma comunque cercherò di pubblicare con costanza :)
Grazie mille a tutti e alla prossima! ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** La festa è finita. ***


  


 

Ho lasciato la roba contrattata nella stanza con loro e io sono uscita insieme a Kath e Robert in cerca di altri clienti.

«Ma che cazzo gli è preso a quello?» domanda Rob riferendosi a Bill.

«Non lo so e non m'interessa» rispondo secca. Non è un argomento di cui voglio parlare; sopratutto ad una festa dove i miei pensieri devono essere solo sugli affari e, perchè no, magari anche su qualche bel ragazzo con cui passare il fine serata.

Continuo ad osservare quei corpi ammassati che ballano a ritmo di quella musica assordante, ma nessuno sembra intenzionato ad acquistare altra roba. Merda. Decido di scendere. Di mischiarmi a quella marasma di gente in cerca di qualcuno che attirasse un minimo la mia attenzione. Niente. Tutti ragazzini completamente fusi dall'alcol o dalle altre sostanze. Oppure maniaci; luridi schifosi che ci provano in ogni modo. No. Non sono questi i ragazzi che voglio.

Degli occhi marroni catturano la mia attenzione e, quando si accorgono dei miei, mi maledico per l'ennesima volta. Stavo fissando Tom. Mi ero incantata come una stupida adolescente davanti alla sua cotta secolare. Sposto lo sguardo altrove, ma in poco tempo lui mi affianca.

«Non sembra che tu ti stia divertendo...» commenta.

«Non sono qui per divertirmi, sono qui per lavorare» rispondo seria.

«Non pensi che dovresti prendere una pausa?».

«Non credo proprio...».

«Dai, ti prendo da bere» propone.

«Non mi va» affermo cercando poi di allontanarmi subito dopo, ma lui mi ferma mettendo le mani sui miei fianchi. «Cosa cazzo fai?» chiedo irritata.

«Voglio parlarti».

«Io non ho nulla da dire, lasciami..».

«Tu vieni con me, ora» quando veniva contraddetto troppe volte, il suo tono diventava duro e serio e risultava difficile obiettare. Lo seguo ed entriamo in una piccola stanza lontana dal caos. Penso sia una camera per gli ospiti, ma sinceramente non m'interessa. Tom chiude la porta, girando anche la chiave che è piantata nella serratura.

«Cosa vuoi?» domando. Non voglio che pensi di avermi in pugno e cerco di rimanere secca nel pronunciare quelle due parole.

«Te l'ho detto, voglio parlarti...».

«Parla allora».

«Cos'ho fatto che non va?» chiede.

«In che senso?».

«Cazzo Rhì! Non sono stupido! Hai cambiato numero, hai rotto la collana e non mi consideri più!».

«Tom, non ti ho mai considerato, punto primo e punto secondo chiedi a me cos'hai fatto? Tom, mi hai baciata!» sto quasi gridando. «Mi hai baciata contro la mia volontà! Sei solo un coglione che vuole giocare, ma io non sono una pedina».

«E tutto qui?».

«Tutto qui? Per me è fin troppo, ma se vogliamo posso aggiungere altro...».

«Tipo?».

«Tipo che tuo fratello mi odia?!».

«Lui non ti...».

«Stai zitto e non osare finire quella frase!» Lo interrompo «Lui mi odia. Hai visto lo scatto d'ira che gli è preso prima!».

«Non era perchè ti odia, Rhì. E anche se fosse... beh, tu gli hai rubato l'anello...» afferma.

«Cosa?» Domando io stupita. «Io non ho rubato un cazzo!».

«Rhianne, quell'anello è di Bill. Ce ne sono pochi di quel tipo e lui ne possiede, o meglio possedeva, una di quelle rarità. È una delle cose a cui tiene di più. L'ha perso in Australia e ora, casualmente ce l'hai tu...».

«Io non l'ho rubato! L'ho trovato nel corridoio dell'hotel».

«Non immagini quanto l'abbia cercato! Ha messo sottosopra la camera, piantando un casino assurdo!».

«Era lui a fare tutto quel casino quella mattina?».

«Già..».

«Beh, non sono una ladra, quindi puoi restituirglielo» dico sfilandomi l'anello e posandolo nella sua mano. Lui ne approfitta, sposta l'anello da una mano all'altra velocemente e con quella libera afferra la mia, costringendomi ad una vicinanza eccessiva per i miei gusti.

«Ti ringrazio a nome suo, ma non sono qui per parlare di mio fratello. Come posso farmi perdonare? Ti ho restituito la collana intatta, ma vedo che non è servito...».

«Davvero Tom, sei serio?» lui non risponde «Davvero pensi che basti una collanina? Davvero pensi che tuo fratello non centri nulla? Davvero pensi che io sia interessata a te?».

«I tuoi occhi dicono il contrario... e in quanto a mio fratello ti ho detto che non devi preoccuparti, ci penso io».

«Resta il fatto che sei un bambino viziato che vuole solo giocare, ma io non ne ho voglia» riesco a liberarmi e vado verso la porta.

Mi blocca nuovamente prima che io riesca a far girare la chiave. La mia schiena e contro il legno della porta e lui mi è appiccicato.

«Non voglio giocare, faccio sul serio...» dice poi.

«Non sei convincente e poi non m'interessa, lasciami uscire da qui».

Si allontana di qualche passo, riesco a girare la chiave e ad uscire velocemente da quella stanza. Lui esce dopo di me, tranquillo, ma io sono già pietrificata sotto lo sguardo di due occhi nocciola uguali a quelli dietro di me. Bill ci stava guardando da lontano e il suo sguardo non era esattamente pacifico. Tom mi supera e si allontana, io scuoto la testa, togliendomi dalla mente l'immagine degli occhi del fratello e vado alla ricerca di Kath e Rob. Li vedo mentre salgono le scale con altri ragazzi, probabilmente nuovi clienti, quindi mi fermo sul pianerottolo e li aspetto.

«Eccola! Lei è la ragazza che vi serve!» esclama Rob vedendomi.

Davvero? Cioè, pensavo che comprassero dell'erba... vogliono davvero della cocaina? Non avranno più di quindici anni, cazzo!

«Rhì, vogliono della roba» dice poi Kath.

«Hanno i soldi?» domando, come fanno dei quindicenni ad avere i soldi per pagarsi la coca? Io alla loro età... vabbè, lasciamo perdere.

«Sì» afferma uno dei ragazzi toccando il taschino della camicia che indossa.

«Non è un posto sicuro per dei soldi, sai? Sopratutto ad una festa...» dico cominciando a dirigermi verso una stanza vuota per la contrattazione.

«Beh, sono ancora lì comunque...» dice convinto e con un pizzico di spavalderia che mi da sui nervi.

Apro la porta della prima camera e li faccio entrare seguiti dai miei amici ed infine entro io.

«Sei sicuro?» domando sistemandomi vicino al tavolino.

«Di cosa?».

«Che i soldi siano ancora lì» chiedo indicando la taschina.

«Certo che son...» comincia infilandoci la mano dentro. «Ma dove cazzo sono finiti!» esclama poi infuriato, voltandosi verso gli amici. Rob ridacchia e Kath decide di tenermi il gioco.

«Niente soldi, niente roba» afferma talmente seria che ci sarei cascata anch'io.

«Ma i soldi li avevamo!».

« Avevamo è passato, a me servono al presente» continuo.

«Ma..» fa per alzarsi e tiro fuori la mazzetta chiusa in un elastico blu.

«Quelli sono miei!».

«No, sbagliato. Erano tuoi, ora sono miei, non la vuoi la roba?» il ragazzo annuisce «Comunque te l'avevo detto che non era un posto sicuro...» proseguo tirando fuori anche la bustina con la cocaina. Non ho bisogno di trattare con i mocciosi, do semplicemente quello che gli spetta, senza discussioni. Quindi divido la sostanza, rimetto la bustina a posto insieme ai soldi che do a Robert, infine mi alzo per uscire.

«Tutto qui? Ma sono delle briciole!» esclama un altro ragazzino.

«Fatevele bastare, non dovrei neanche vendervela, quindi accontentatevi» ed esco dalla camera seguita come sempre dai miei due amici.

«Stupidi ragazzini» commenta Rob ridendo.

«Pensano di conoscere tutto e invece non sono che all'inizio... ridicoli» continua Kath.

«Piantatela, eravamo così anche noi!» li riprendo.

«Oh, no! Noi eravamo molto più furbi!» esclama la ragazza.

Alzo le mani in segno di resa e torniamo a fissare la gente dal piano superiore. Dopo circa dieci minuti abbandono i ragazzi per andare verso il bagno. Non riesco a raggiungerlo perchè qualcuno riesce ad afferrarmi e a trascinarmi in una stanza vuota. Sento chiudere la porta, poi la luce si accende. La figura di Bill è davanti a me, lo sguardo come al solito è duro e accusatorio.

«Ma sei cretino? Che cazzo ti prende?» chiedo urlando mentre mi sistemo il vestito.

«Forse non mi hai capito...» comincia lui avvicinandosi pericolosamente. «Devi stare lontana da Tom!».

«Oh, cazzo! Senti, a me Tom non interessa! Volete capirlo?! È lui che viene da me, non io da lui! Parla con lui, non con me!» urlo arrabbiata. Sono stufa di questa situazione, non voglio casini, ne altro.

«E invece io lo dico a te, stagli alla larga!» mi punta il dito contro e posso notare l'anello che ho dato a Tom per restituirglielo.

Sbuffo e lo supero avvicinandomi alla porta.

«Ascoltami per una buona volta o non finirà bene» lo sento dire prima di sbattermi la porta alle spalle e dirigermi verso il bagno.

 

 

La serata ormai è conclusa. Molta gente è coricata in posti assurdi. Dormono, colpiti da attacchi di sonno improvviso. Altra è già andata via, facendo ritorno alle proprie abitazioni, o più probabilmente diretta verso bar per la colazione.

Mi aggiro per la villa guardandomi intorno, lo schifo per quelle persone coricate a dormire mi assale e non posso far altro che uscire da quel giardino, dirigermi verso la strada e chiamare un taxi che mi riporti a casa dal mio fratellino. Faccio il numero e richiedo un taxi, poi poso il cellulare nella borsa.

«Possiamo dividerci la spesa, tanto andiamo a casa tutti e due...» Tom compare accanto a me, sfregandosi un occhio con la mano.

«Non ci tengo, grazie...» rispondo.

«E dai, non ti mangio mica!».

«Fidati che non ho paura di te, semplicemente non voglio».

«Mio fratello?».

«Cosa cazzo centra ora?».

«Ti ha parlato vero? Sai, gli ho restituito l'anello, sprizzava felicità da ogni poro».

«Non te l'ho chiesto».

«Oh, stavo dimenticando che è mattina..» commenta lui con tono scherzoso.

«Ecco bravo, chiudi il becco» lo zittisco.

Passiamo dieci minuti in silenzio, poi finalmente arriva il taxi.

Saluto l'autista entrando in auto, Tom si avvicina e ha tutta l'aria di un cane bastonato. Oh, ma fanculo.

«Sali, coglione» dico velocemente, voltandomi poi verso il tassista. Dico la destinazione poi mi sistemo sul sedile. Il ragazzo è ancora in piedi fuori dal veicolo.

«Ti vuoi muovere? Prima che cambio idea!».

Lui annuisce, sorride e si sistema accanto a me chiudendo la portiera. Partiamo.

«Grazie..» dice dopo qualche minuto.

«Figurati» rispondo io piatta.

«Non do...».

«Senti, ti ho fatto salire ora puoi stare anche zito per favore! Grazie» esclamo interrompendolo e infilando le cuffiette del mio Ipod nelle orecchie.

Non voglio sentirlo, non voglio avere niente a che fare con lui. Basta. Porta solo a minacce e a me non sta bene. Sono stufa di suo fratello, sono stanca delle sue stupide e banali attenzioni. Spero solo che una volta arrivati non si faccia mai più vedere ne sentire.

 

Siamo a metà viaggio, la mia testa è appoggiata su una mano vicino al finestrino, gli occhi chiusi. Sono pienamente assorta nella canzone che sta attraversando la mia testa, ma rimango comunque consapevole di ciò che mi accade intorno, sono sempre vicino a Tom...

Ad un tratto lo sento muoversi e una mano appoggiarsi sulla mia coscia. Ma cosa cazzo gli salta in mente?! Sbarro subito gli occhi aprendoli e voltandomi verso di lui, sta dormendo; si è addormentato durante il viaggio e dal viso tirato penso stia sognando. Poco dopo allontana la mano e si corica, si corica appoggiando la sua testa sulla mie gambe. Sono irritata, ma guardandolo non posso che vederlo come un bambino ed è più forte di me, non riesco a svegliarlo. Mi rimetto la cuffia che ho tolto poco prima e torno a concentrarmi sulla musica, ma stavolta non chiudo gli occhi, fisso quel viso dai lineamenti delicati. Perchè? Perchè io?








Eccomi quiii :3
Giuro che ho faticato a finirlo per oggi! Tra il lavoro nuovo, ieri che sono uscita e oggi che avevo un compleanno sono fusa! AMATEMI dunque u.u Anche se è un po' più breve ç_ç
Coooomunque eccoci qui, la festa è finita e Rhianne sta tornando a casa in taxi... con Tom. Che ne ditee? Cosa succederà poi?
E Bill che le ha di nuovo intimato di stare alla larga dal fratello? Che farà?
Lo scoprirete più avanti u.u Anche perchè per ora non lo so neanch'io u.u AHAHAH
Vaaabbè, grazie a tutti! Per le recensioni e anche solo se la seguite in silenzio ♥
P.s.: E' arrivato anche il banner! Banale, ma c'è ahah :)
Alla prossima! Baciii! ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Alla villa di Fenny ***





Il tassista frena bruscamente davanti alla villa dei Kaulitz, sollevandomi dal grave compito di svegliare Tom. Il ragazzo apre gli occhi di scatto,m quasi spaventato e poi si guarda intorno sbadigliando.

«Dove siamo?» domanda.

«Davanti a casa tua, scendi».

«Oh, sì... ehm... grazie!» dice lasciando poi qualche banconota sul sedile e scendendo dall'auto. «Buonanotte!» mi fa l'occhiolino e va verso la parta della villa.

«Possiamo andare» dico rivolta al tassista, dandogli infine il mio indirizzo.

Quando il veicolo riparte, prendo i soldi e li conto. Mi ha lasciato parecchi soldi, sufficienti a coprire sicuramente l'intero viaggio e anche il breve tragitto verso casa mia. Idiota. Aveva detto che avremmo fatto a metà e poi paga tutto? Odio quando mi offrono le cose, a meno che non sia io a richiederlo con uno dei miei metodi. Il taxi si ferma e l'autista ferma il tassametro e mi dice il totale. Mi avanzano circa venti euro dei soldi che ha lasciato Tom. Sbuffo uscendo dal taxi e, una volta vicino all'ingresso di casa, entro nella villa. Lascio qualunque cosa lungo la strada verso camera mia, dalla borsa a quei miseri venti euro, allo scialle. Lascio una scia di oggetti di cui al momento non m'interessa e raggiungo camera mia, buttandomi sul letto e addormentandomi in pochi istanti.

 

Tom's Pov

 

Mi ero addormentato durante il viaggio, sulle sue gambe per giunta! E ora, nonostante fossi stordito dalla dormita di poco fa, non riuscivo più a prendere sonno. Ripenso al fatto che lei non mi ha svegliato, al fatto che non mi ha fatto spostare, ma mi ha lasciato lì, a dormire sulle sue gambe. Proprio non riesco a capirla, una volta è acida, la volta dopo no. Basta! Sono stufo, lo ammetto, ha vinto lei. Io ci rinuncio. Torno ad essere Tom. Ma prima devo fare un bel discorsetto con Bill.

Chiudo gli occhi nel tentativo di dormire, cosa che mi riesce dopo aver spento, a fatica, il cervello.

 

Il telefono sta vibrando nei miei jeans, non mi sono neanche svestito prima di addormentarmi. Apro gli occhi controvoglia e con una mano li strofino mentre con l'altra cerco il cellulare. Quando finalmente lo trovo, smette di vibrare. Che odio. Lo sblocco e controllo la schermata. Ci sono sei chiamate perse. Tutte di Bill. Cazzo.

Mi alzo, vado in bagno e mi butto dell'acqua fredda in faccia per svegliarmi, poi torno in camera, butto un occhio alla sveglia sul comodino e poi riprendo in mano il cellulare e compongo il numero di mio fratello.

«Che cazzo di fine hai fatto!» mi urla non appena risponde alla chiamata.

«Buongiorno Bill» dico io rilassato.

«Piantala cretino! Dove diamine sei?».

«Sono a casa, ho preso un taxi ieri sera e me ne sono tornato ad Amburgo».

«Cosa?!?! Potevi anche avvisare! Io, Georg e Gustav ti stiamo cercando da ore!».

«Calmati fratellino!».

«Sei un coglione! Quando torno a casa facciamo i conti!» dice staccando la chiamata.

«Sì, fratellino. Dobbiamo proprio fare i conti» dico tra me e me.

 

Rhianne's Pov

 

«Sorellona!» la voce di Ashton riempie la mia mente mentre lui si butta sul lato vuoto del letto. Sbadiglio senza però aprire gli occhi, allungo un braccio nella sua direzione e lo stringo a me. «Rhì» sospira lui ricambiando il mio abbraccio «com'è andata?» chiede.

«Alla grande, ma volevo dormire a casa, così sono tornata» sorrido con gli occhi ancora chiusi. «E qui a casa? Tutto bene?» domando in seguito.

«Sì, è venuto Noah e altri due ragazzi della classe, ma se ne sono andati via verso le due o le tre di notte...» risponde lui.

«Ottimo» dico sistemandomi meglio.

Ashton riprende a parlare, mi racconta tutta la serata. Lo ascolto anche se continuo a non muovermi e a rimanere con gli occhi chiusi che proprio non vogliono saperne di aprirsi. Quando finisce di raccontare lo stringo un po' più forte e insieme ci riaddormentiamo.

 

Ci svegliamo tardi, ormai è pomeriggio inoltrato, quasi sera. Ci alziamo e scendiamo di sotto almeno per la cena. Abbiamo dormito l'intera giornata e ora i nostri stomaci reclamano cibo. Facciamo tutto in silenzio, nessuno dei due parla, sorridiamo solo ogni volta che i nostri occhi s'incrociano. È strano, ma nonostante sia stata via solo poco tempo, Ashton mi è mancato tanto!

Ceniamo tranquillamente e poi ci andiamo a buttare sul divano con un qualche DVD in riproduzione nel lettore.

Ho deciso che non voglio più avere niente a che fare con i Kaulitz e con Fenny. Distruggono solo me e questo non va bene. La mia immagine si sgretola quando contratto con loro e questo non mi fa bene, le voci girano e altri potrebbero approfittarne. Dimostrarsi forti è una tattica, ma esserlo è un altro paio di maniche! Non avrei possibilità contro un ragazzo, anche giocando d'astuzia, posso ritardare la violenza di qualche minuto, ma non avrei comunque vie di fuga. Non mi prenderebbero più sul serio e anche i guadagni quindi scenderebbero in maniera spaventosa. Non posso permetterlo. Andrebbe tutto a puttane, tutto il lavoro che ho fatto in questi anni per guadagnarmi rispetto svanirebbe nel giro di poco tempo.

Il telefono vibra e lo prendo leggendo il messaggio appena arrivato.

 

Da: Mins

 

“Fenny vuole vederti. Domani sera alle undici alla sua villa.

Porta un po' di roba!”

 

Ecco, come non detto! Ovviamente parli, o meglio pensi, del diavolo e spuntano le corna. E ora?

Rispondo al messaggio dicendole che non sarei andata, che volevo allontanarmi da quel giro e di dire a Fenny di cercarsi un altro spacciatore. La replica di Mins però non tarda ad arrivare, in pochissimi minuti il cellulare vibra nuovamente e quando apro il messaggio il cuore perde un battito, mentre la mia immagine comincia a cadere a pezzi.

 

“Rhianne, non conosci Fenny. Non sai cos'è in grado di fare! È meglio non contraddirlo! Secondo te perchè io sto ancora con lui? Fidati di me e vieni, non ti costa nulla vedere cosa vuole ed evitare di farlo incazzare è meglio! Ci vediamo domani sera”

 

Mins? Sta con lui perchè la ricatta? In che modo poi?

Forse ha ragione, non mi costa nulla andare a vedere che vuole. Gli vendo l'ultima dose e poi chiudo i rapporti. Sì, farò così. Ripongo il telefono in tasca e torno a guardare il film sotto lo sguardo di Ash che fa finta di nulla. Si è accorto del mio cambio d'umore, sicuramente. Sono passata dalla tranquillità al nervosismo puro. Fenny mi spaventa e ora che so che ricatta Mins è ancora peggio. Devo cercare di scaricare ora tutta l'ansia e la paura, domani devo dimostrarmi sicura di me, un piccolo cedimento e sono fottuta.

Ashton mi guarda e io ricambio per qualche minuto, poi mi butto su di lui abbracciandolo.

 

La serata trascorre lenta, anche se in compagnia di Ashton mi diverto tanto. Ci salutiamo che è ormai mezzanotte e ognuno di noi va nella propria stanza. Anche se di dormire non se ne parla proprio. La mia mente non vuole spegnersi e continua a farmi notare che Tom non si è fatto sentire nonostante a me non importi. Dopo l'immagine del ragazzo con le treccioline che dorme sulle mie gambe, compare quella del fratello; il volto teso e arrabbiato, gli occhi infuocati che potrebbero sbriciolare ogni cosa. Un brivido percorre la mia schiena, anche se so che non è fisicamente qui, ma sembra dannatamente reale. Continua a urlarmi di star lontana da Tom, continua a dirmi che lui non mi merita e non riesco a fargli capire che a me non interessa, che è lui ad avvicinarsi a me e non viceversa. Il moro continua ad urlarmi contro e io a rispondergli a tono.

«Rhianne! Rhianne!» la voce preoccupata di Ashton mi riporta alla realtà.

«Che succede?» chiedo ancora intontita.

«Rhì, stavi dormendo e urlavi...» la sua preoccupazione è chiaramente visibile e le sue parole mi lasciano più stordita di prima.

«Dormivo? Mi sono addormentata? Non me ne sono neanche accorta...» rispondo mettendomi a sedere. Ora sto diventando pure pazza? Mi sono sognata tutto? Tom? Bill? Ecco perchè erano così reali... . Controllo l'ora, sono le quattro di mattina. Presto, troppo presto.

«Ti va di fermarti a dormire con me?» gli chiedo, lui annuisce e si sistema accanto a me.

Dormiamo tranquilli per tutta la notte, o meglio mattina. Quando ci alziamo però ci rendiamo conto che è tardi e che Ashton ha perso un giorno di scuola. Lui non sembra dispiaciuto, anzi. Accetto che resti a casa, ma preciso che questa è un'eccezione. Facciamo colazione, poi andiamo a fare un giro in città. Torniamo a casa per pranzo e poi passiamo il pomeriggio a giocare con qualche console e

con qualche nuovo gioco acquistato alla mattina.

Ceniamo con calma, Ashton va a dormire presto e io comincio a prepararmi per raggiungere la villa di Fenny. Non so cosa mettermi. È sempre così, quando non mi va di fare una cosa perdo interessa per tutto ciò che la riguarda. Scelgo dei semplici jeans e una felpa, scarpe da ginnastica e lego i capelli in una coda. Non voglio dimostrare il minimo interesse per quest'incontro.

Esco e in una decina di minuti raggiungo la villa: prima inizia la tortura e prima finisce.

Busso e dietro la porta compare una signora grassottella, con un grembiule bianco pulito e i capelli in una cuffietta. Mi saluta e mi fa accomodare all'interno, richiude la porta alle mie spalle e poi mi fa cenno di seguirla. Dopo aver passato vari gradini e numerose porte, la donna si sofferma davanti ad un portone più grande degli altri, di legno scuro. S'introduce oltre il legno per poi indicarmi di entrare. È stato tutto troppo sfarzoso per i miei gusti. Fenny è un megalomane e questo l'ho capito subito, ma questa sceneggiata per mettere in mostra la servitù poteva risparmiarsela.

Entro decisa e mi ritrovo in un salotto enorme. Su un divano ci sono Fenny e Mins, mentre sull'altro ci sono Georg, Gustav e Tom circondati da cinque ragazze. Una era seduta su Georg che rideva come un ebete, mentre le altre quattro si alternavano tra Tom e Gustav. In piedi, accanto alla finestra un'ombra stava ferma guardando all'esterno. Bill non le aveva dato la minima considerazione e aveva continuato a tenere lo sguardo fisso sul cortile della villa. Si è distanziato dagli altri, come se non volesse essere scambiato per un porco come gli altri, ma comunque è sempre presente in queste occasioni. È in disparte, ma osserva ogni dettaglio. I ragazzi continuano a godersi le attenzioni delle ragazze attorno a loro, mentre Fenny stringe gelosamente il fianco di Mins. Mi saluta con un sorriso smagliante e con un cenno della mano e mi fa segno di sedermi su una poltroncina li vicino.

Comincia con i convenevoli, mi offre da bere e da mangiare e, solo allora, mi accorgo del tavolino pieno di bottiglie di alcolici e stuzzichini.

Accenno un lieve 'no, grazie' e mi siedo. Continua a parlare di cose futili e mi spazientisco.

«Vogliamo arrivare al dunque?» domando scocciata.

«Punto primo stai calma...» comincia lui, Mins mi guarda preoccupata, ma cerco di non farci caso « in secondo luogo, non ti pare d'essere scortese? Sei un'ospite dopotutto...».

«Non ho chiesto io d'essere invitata...» gli faccio notare.

«Devi essere onorata di essere qui, invitata da me...» continua lui.

«No, per niente. Dimmi cosa vuoi e me ne vado...».

«Oh, no. Non funziona così.» Dice scuotendo il capo. Sento gli occhi dei gemelli su di me, mi perforano il corpo, in due modi diversi, ma l'effetto è uguale.

«Hai della roba?» prosegue poi.

«Ovvio».

Butta la mazzetta di banconote sul tavolo e osserva la mia reazione. Sono troppi. Non ho tutta quella roba dietro. Recupero la mazzetta, conto i soldi che mi servono e riposo le banconote restanti sul tavolo, accompagnate dalla busta con la polverina bianca.

Nega con la testa insoddisfatto, ma non dice niente. Ritira i soldi e la bustina poi fa un cenno a Mins. La ragazza si alza e fa segno agli altri di uscire dalla stanza. Scompare dietro la porta seguita da Georg e Gustav, le cinque ragazze, Tom a testa bassa e Bill che gli cinge le spalle con un braccio.

Rimaniamo solo io e Fenny, ma non ho paura. Non ho più lo sguardo dei gemelli su di me e il mio corpo si rilassa.

«Mins mi ha detto che vuoi allontanarti dal mio giro...».

«Esattamente, questa è l'ultima dose che avrai da me...».

«Oh, no. Non rinuncerò ad una spacciatrice così carina e a della roba così buona» afferma.

«Mi dispiace, ma dovrai trovarti qualcun'altro».

«Forse non ci siamo capiti» dice alzandosi dal divano e camminando lentamente verso di me «Ho in pugno Mins, quei quattro idioti e tutte le ragazze che voglio... posso controllare anche te se solo volessi...».

«Che hai fatto a Mins?».

«Non sono cose che t'interessano, lei lavora per me e basta».

Comincio ad indietreggiare, non voglio che si avvicini troppo a me. Sbatto contro il muro e tocco il quadro appeso che cade a terra rompendosi. Merda.

In un attimo è su di me, mi blocca contro la parete e, mentre una mano mi tiene la coda tirata in modo da non farmi abbassare lo sguardo, con l'altra teneva un coltellino puntato alla mia gola.

Che cazzo gli è preso?






Eccomiiiii :3
Perdonatemiii ma con il lavoro riesco a scrivere pochissimo ç_ç
Ma sono qui! *w*
Che ve ne pare del capitolo? Dai dai dai scrivetemi qualcosaa **
Ahahah
Alla prossima! :D

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Te lo prometto. ***





Il coltellino preme sulla mia gola e nei suoi occhi vedo il piacere che prova nell'avermi in pugno. Provo a muovermi per liberarmi, ma lui tira ancora di più la coda facendomi sollevare il capo e lasciando il collo più scoperto. Comincia a far scorrere la lama sulla mia pelle in modo leggero, senza distogliere i suoi occhi dai miei che nonostante la situazione non smettono di sfidarlo. Questo lo fa arrabbiare e torna a premere il coltello sulla mia gola facendomi emettere un gemito di dolore. La lama ha iniziato a trapassare la mia pelle in modo superficiale, ma so che non ci metterebbe molto a passarmi da parte a parte. I miei occhi si chiudono mentre cerco di controllare il dolore, non voglio dargli la soddisfazione di sentirmi gemere nuovamente.
«Farai meglio a non provarci più» dice riferendosi al mio tentativo di fuga di poco prima «Prima accetti il fatto che ormai sei sotto il mio controllo e meglio è per te...».
«Io non sono sotto il tuo controllo, lasciami» affermo cercando nuovamente di liberarmi. La lama prosegue la sua corsa, allungando il taglio superficiale sulla mia gola. Cazzo. Cosa cazzo faccio?
«Forse non hai capito che posso colpirti dove sei più debole... e con questo non intendo così» dice facendo proseguire il percorso del coltellino «Anzi, questo non è nulla... se non sbaglio hai un fratello giusto? Uhm... Ashton se non sbaglio...».
«Stai alla larga da lui!» ringhio con tutta l'ira che ho in corpo.
«Io ci starò lontano finché non mi darai un motivo per avvicinarmi...».
Non rispondo. Non so cosa dire, non so cosa fare. Una cosa è certa, Ashton non deve essere messo in mezzo.
«Allora? Ci siamo capiti?» domanda.
«Sì...» rispondo con un tono appena udibile.
«Bene, quindi cerca di essere rintracciabile sempre e finché non ti darò io il permesso, non abbandonerai il giro...».
Annuisco. Non ho nulla da dire, o meglio, non ho nulla di buono da dire perchè effettivamente avrei un'illimitata lista di insulti che vorrei urlargli contro, ma sentendo la lama fredda sulla mia pelle, cerco di mordermi la lingua e mandare giù tutte quelle parole che stanno per uscire.
«Bene, vedo che ci siamo capiti...» dice allentando la presa sui capelli e la pressione della lama sul collo «Oh, e una denuncia non servirà a nulla, anzi... peggiorerà solo le cose, ho abbastanza soldi per corrompere chiunque...» aggiunge allontanandosi da me.
Porto istintivamente una mano alla gola e passo due dita sul taglio. Il collo è indolenzito e la testa comincia a far male.
«Voglio il resto della roba...» afferma sedendosi sul divano.
«Non ce l'ho con me...».
«Procuratela, mi serve entro domani».
«Non so se riesco a rimediarla...».
«Vedi di farcela...» il tono e freddo e duro, tra le mani si rigira il coltellino che brilla grazie alla luce che arriva dalla lampada alta in un angolo della stanza. Mi tocco nuovamente il taglio sul collo e non dico nulla. Lui sorride, un sorriso che assomiglia di più ad un ghigno ricolmo di cattiveria.
«Ci vediamo domani allora, stessa ora?».
Adesso fa pure il gentile? Che presa per il culo. Fottiti, penso. Annuisco mi dirigo velocemente verso la porta.
«Puoi dire agli altri di rientrare? Grazie tesoro» mi domanda mentre esco.
Sbatto la porta e cammino velocemente. Mi scontro con qualcuno e gli occhi nocciola che ormai conosco mi guardano dalla testa ai piedi. Mantengo lo sguardo basso, mi allontano di qualche passo mentre sento avvicinarsi delle altre persone.
«Ha detto che potete rientrare...» dico atona e riprendo a camminare. Una mano mi ferma e quella è la goccia che fa traboccare il vaso ormai colmo d'ira.
«Non osare toccarmi!» sbraito con tutta la voce che ho in corpo «Finitela di rovinare la mia vita, cazzo!» lo guardo negli occhi, ma la mia vista è offuscata dal liquido trasparente che sta prendendo il possesso di essi. Non voglio, non devo piangere. Tom mi guarda e i suoi occhi si posano subito sul taglio.
«Che cosa cazzo ti ha fatto?!» esclama allungando una mano.
«Stammi alla larga! Tu! Tu lo conosci! Mi hai lasciato la dentro da sola con lui, sapendo ciò che avrebbe fatto! Sei solo un fottuto stronzo! Non m'interessa la tua preoccupazione ora! Vai, vai dal tua amichetto circondato da quelle bamboline vuote che vi ronzano attorno!» rispondo io urlando come una pazza. Allontano la sua mano da me con un gesto veloce e mi dileguo. Esco di corsa dalla villa, le lacrime lasciano i miei occhi per scivolare lungo le mie guance e poi schiantarsi a terra. Già, si schiantano a terra dividendosi in mille goccioline più piccole, esattamente come me, spezzata in piccolissime parti. Tom è uno stronzo, Fenny è uno stronzo e Bill... Bill è forse quello più stronzo di tutti; l'ho visto, mentre correvo via, il suo sguardo serio e il suo sorriso di vittoria. Credo sia la cosa che più mi ha ferito. Come si può godere del male altrui?
Corro verso l'auto e vado dritta a casa. Voglio vedere Ashton e passare la sera con lui. Domani penserò a come procurarmi la roba.

Rientro in casa, butto le chiavi sul tavolino vicino all'ingresso e salgo al piano di sopra. Apro la porta della camera di Ashton e lo trovo coricato sotto le coperte che dorme beato. Entro e mi avvicino a lui piano e silenziosa. Mi siedo con attenzione sul letto e lui si muove.
«Rhì?» domanda senza aprire gli occhi.
«Sì, sono io stai tranquillo...» sussurrò baciandogli la fronte.
«E' successo qualcosa?».
«No, no. Tranquillo. Mi sentivo sola, tutto qui... posso dormire con te?» lui non risponde, ma si sposta facendomi posto. Mi sistemo accanto a lui e con un braccio lo stringo a me, gli lascio un ultimo bacio sulla fronte e chiudo gli occhi.

Ho svegliato Ashton, lo accompagnato a scuola e poi sono tornata a casa. Sono riuscita a contattare il mio fornitore e oggi pomeriggio andrò a prendere la roba. Ma nonostante ciò, non voglio rimanere sotto il controllo di Fenny, devo trovare una soluzione.
Parto subito dopo pranzo, mio fratello ha il pomeriggio e quindi è rimasto a scuola. Nel giro di un paio d'ore riesco a raggiungere il luogo stabilito, recuperare il pacco con la roba, pagare e andarmene. Ho chiamato Mins un paio di volte, ma non ha mai risposto. Volevo passare da Fenny subito, togliermi il peso di dosso e tornarmene a casa. Invece sono qui a girare per la città, parcheggio in una piazza ed entro in un bar, ho bisogno di qualcosa di forte.
Guardo fuori, il tempo è passato fin troppo veloce ed è già tutto buio. Sono rimasta in questo bar per delle ore. È un rischio girare per la città della cocaina nella macchina, quindi ho preferito non muovermi troppo. Mins mi ha risposto alle chiamate mandandomi un messaggio, dice che non può rispondere perchè è con Fenny, che ci vediamo più tardi e mi spiega. Scrivo ad Ashton, voglio sapere se è tutto a posto e se è tornato a casa. Mi risponde dopo pochi minuti. Dice che è tutto tranquillo e che mi aspetta per cena. Guardo l'ora e decido che posso permettermi di tornare a casa e cenare con lui. Entro in casa e lui è già in cucina che aiuta Candie a preparare la tavola. Mi sorride, continuando a sistemare piatti e posate sulla superficie in legno. Saluto entrambi e mi siedo, mi sento vuota. Non riesco a parlare, lo stomaco è chiuso, la mente vuota e il corpo debole. Al collo la sciarpa che indosso da questa mattina, nasconde al mondo il segno del passaggio di Fenny. Cerco di mandare giù qualche boccone, non voglio far preoccupare Ash e Candice. Quando finiamo di cenare Candie recupera i piatti sistemandoli vicino al lavandino e cominciando a lavarli.

Sono quasi le undici, Ashton è a dormire e io mi sto mettendo la giacca per uscire e andare a fare il mio lavoro. L'accoglienza alla villa di Fenny e sempre la stessa, la domestica apre e mi accompagna fino al salone, lo stesso della sera precedente, entra ad avvisare e poi esce lasciando entrare me. Mi si presentano tutti nelle stesse posizioni della sera prima, anzi no, forse ci sono un paio di ragazze in più. Che schifo.
Butto malamente il pacco con la cocaina sul tavolo, poi, dopo aver passato lo sguardo su tutti, mi fermo a guardare Fenny che sorride soddisfatto. Mins al suo fianco a l'aria dispiaciuta, ma non me ne frega un cazzo! È stata le a mettermi in mezzo a questo casino!
«Ottimo...» interrompe il silenzio Fenny porgendomi la mazzetta di soldi. Perlomeno me la paga, penso tra me e me. Recupero la mazzetta e faccio subito per uscire.
«Rhì, non ti fermi un po' con noi?» la voce di Mins mi entra dentro e fatico a trattenere la rabbia.
«No, grazie» affermo ormai con la maniglia tra le dita.
«Non era una domanda...» spiega Fenny.
Fanculo.
Istintivamente la mia mano si toglie dalla maniglia e va al collo, ancora coperto dalla sciarpa. Nella mia mente s'affollano le immagini di Ashton nella situazione in cui mi trovavo io ieri sera, ma il coltello non accarezza la sua gola, ma la trapassa con freddezza. No, non posso rifiutare, ma sicuramente non mi mostrerò felice di ciò.
Torno indietro e mi siedo il più lontano possibile da tutti su una poltroncina. La serata è lunga e noiosa, non fanno altro che parlare di donne, affari e divertimento, cose che coincidono tra loro alla perfezione per questi cinque ragazzi. Mins è chiaramente annoiata. Ad un certo punto sussurra qualcosa nell'orecchio di Fenny e quest'ultimo annuisce. La ragazza si alza e viene verso di me.
«Ti va di fare due parole tra ragazze? Di là, in camera».
Sbuffo, ma mi alzo e la seguo nell'altra stanza.
«Senti mi dispiace per oggi» dice subito mentre richiude la porta.
«Non me ne fotte un cazzo» affermo buttandomi sul letto.
«Rhì!».
«No, cazzo! Mins! Mi hai trascinata in tutto questo e ora se sgarro io chi ci rimette è mio fratello! Fottiti!».
«Rhì, non ho scelta neanche io. Mi ha chiesto se conoscevo qualcuno e l'unica che mi è venuta in mente sei tu e poi sei la migliore».
«Fottiti tu e i tuoi complimenti, non me ne faccio niente».
«Rhianne, ha ucciso il mio ragazzo... e ora minaccia di far fuori pure me, non posso prenderlo in giro!» confessa tutto d'un fiato sedendosi accanto a me. Sono senza parole, come sempre ultimamente. Non pensavo potesse arrivare a così tanto.
«M-ma Heric non è partito?» chiedo.
«No, o almeno non in quel senso...».
«Oddio, Mins... mi spiace...».
«Non fa nulla, non posso più far nulla ora. E ora ho tirato dentro anche te. Hai ragione sono una stronza colossale!».
«No, dai. O meglio, si sei una stronza colossale, ma vedremo di uscirne insieme, ok?».
«Fenny non è facile da ingannare...».
«Troveremo un modo...».
Mi abbraccia e dopo altri dieci minuti decidiamo di tornare nella stanza delle torture. Mins entra mentre io vengo fermata e trascinata poco più in là da qualcuno.
«Oh, ma fottetevi tutti quanti!» esclamo senza pensare.
«Ciao anche a te...» la voce di Tom ferma il mio cuore per l'ennesima volta.
«Che cazzo vuoi?».
«Parlare».
«Non m'interessa...».
«E invece tu ascolti!» esclama strattonandomi il braccio. «Che cazzo ci fai ancora qui? Dovresti aver capito che Fenny non scherza...».
«Ah si? Ma non mi dire?! E io che pensavo che questo fosse un gioco!» esclamo togliendo la sciarpa e mostrandogli il taglio «Si da il caso che non abbia altra scelta grazie a Mins e a te!».
«Merda...».
«Già, merda» mi libero dalla sua presa e faccio per andarmene, ma un abbraccio mi blocca. Sento caldo sulla pelle, ma sopratutto dentro di me. Qualcosa s'incrina dentro di me e spinge delle lacrime fino agli occhi. Lui mi fa girare continuando ad abbracciarmi, poi si stacca di pochi centimetri e mi bacia sulla fronte.
«Farò di tutto per proteggerti, lo prometto...» sussurra.
«Quello da difendere è mio fratello, non io...» rispondo.
«Ma se feriscono lui, fanno del male anche a te. Proteggerò entrambi...».
«Non puoi riuscirci...» non voglio illudermi.
«Fidati, sono abbastanza forte per entrambi. Ti tirerò fuori di qui».







Eccomiiii :3
Mi sto facendo in 4 per postare regolarmente e sono orgogliosa di ciò u.u
Ok, smetto di essere modesta ahahah
Nuooovo capitolo e nuooovi eventi... che ve ne pare? Cosa ne pensate?
E' un casino bello grosso, ma si risolverà? oppure no... u.u
E se sì, come? Bobo...
Ahah Alla prossima, grazie a tutti quelli che la seguono/recensiscono ♥
Bacii

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Berghain ***





Ci mancava solo quel coglione. Possibile che non poteva farsi i cazzi suoi per una buona volta? Non può lasciarmi stare e basta? La sua vicinanza non mi ha portato altro che guai! Fanculo.

Sbatto la porta di casa, getto le chiavi sul mobile e corro nella mia stanza gettandomi sul letto. Non penso a nulla, il mio cervello non riesce a creare dei pensieri normali talmente è fottuto dal fumo passivo che ho respirato in quella stanza di merda. Chiudo gli occhi e il buio mi avvolge.

 

Il telefono sta suonando. Sia maledetto quel giorno in cui ho deciso di comprare uno di questi apparecchi. Il numero non è salvato nella mia rubrica, quindi decido di non rispondere. Stacco la chiamata, spengo il cellulare e lo rimetto sul comodino prima di voltarmi sull'altro lato cercando di riprendere sonno. La mente torna ad essere affollata dai pensieri e ritornare al mio sonno è più complicato di quanto pensassi. Fanculo. Alzo le coperte con rabbia e mi alzo dal letto andando nel bagno. Apro l'acqua e lascio che la vasca si riempia mentre mi spoglio degli abiti e mi ci immergo subito dopo arrestando il flusso. L'acqua e calda e non posso far altro che rilassarmi mentre il bagnoschiuma cancella dalla mia pelle quell'odore acre di fumo stantio. Mi sento rigenerare pian piano e la voglia di uscire da questo nido sicuro è sempre meno, ma devo. Dopo circa mezz'ora mi alzo avvolgendomi nell'accappatoio, ritorno in camera e recupero dell'intimo pulito e degli abiti. Una volta vestita torno in bagno, tampono i capelli e li lascio così, bagnati, in modo da avere qualcosa che mi ricordi il relax di poco prima. Getto l'asciugamano che fino a poco prima mi avvolgeva i capelli dentro al cesto della biancheria sporca e ed esco scendendo al piano di sotto. Butto un'occhiata all'orologio in corridoio e noto che ormai sono le quattro del pomeriggio.

Delle urla mi attirano, vado in salotto e trovo Ashton che gioca con Noah, entrambi con i joystick in mano che si dimenano come pazzi e urlano. Di fianco a loro c'è un altro ragazzo che li sta guardando e sul divano a fianco ci sono due ragazze alle prese con i soliti discorsi femminili.

«Buongiorno...» dico confusa.

«Ciao Rhì!» esclama Ash mettendo il gioco in pausa e portando lo sguardo su di me, imitato dagli altri ragazzi nella sala. «Noah lo conosci già» continua poi notando la mia confusione. «Lui è Antony, mentre loro due sono Taylor e Misha» dice indicando prima il ragazzo e poi le due ragazze sull'altro divano.

«Piacere...» dico non troppo convinta, ma sorpresa e contenta che Ashton abbia degli amici nuovi.

Esco, lasciandoli in pace e vado a mangiarmi qualcosa. Entro in cucina e frugo nella dispensa. Sgranocchio qualcosa mentre mi dirigo di nuovo verso la mia camera. Il campanello mi blocca sulle scale, sbuffo e torno di sotto andando verso la porta. La apro e, in piedi davanti alla porta, mi ritrovo Mins e Gustav. Gustav?

«Rhì! Che cazzo di fine hai fatto?» sbraita Mins.

«Buongiorno Mins! Gustav!» rispondo calma salutando entrambi e lasciandoli entrare.

«Fenny ti sta cercando da ore! E non ha molta pazienza!» continua ad urlare la ragazza agitandosi.

«Aspetta. Non sono tutti ai suoi comodi... lo sa? Ho una vita anche!».

«Non più Rhì...» sussurra lei, quasi come se non volesse farmelo sentire, ma alle mie orecchie è arrivato chiaro e forte. Ma in che cazzo di casino sono finita?

«Cosa vuole?».

«Nulla di speciale, solo averti a casa... da come ho capito...» risponde.

«Tutto sto casino per niente? Aaah fottetevi tutti!» esclamo riprendendo la via delle scale.

«NO! Rhianne ti prego! Mi sono proposta di venire a chiamarti di persona per evitarti casini più grandi Rhì! Vieni con noi...» era più una supplica che un ordine «Fallo per me, per te e per la sicurezza di Ash...».

Il mio cuore perde un battito. Ashton. Annuisco e torno vicino a loro. Sospiro.

«E andiamo...» dico poi.

Saluto Ashton e i suoi amici, poi esco con Mins e Gustav.

«E lui che ci fa qui?» chiedo riferendomi al ragazzo.

«Quando non c'è Fenny è lui ad uscire con me, per accertarsi che non faccio nulla che possa danneggiare Fenny, dal denunciarlo al tradirlo...» mi spiega.

«Oh, capisco...».

Ma il viso di Gustav non è esattamente quello di una guardia del corpo o di uno scagnozzo, lui è come noi. Ha solo paura, per questo fa quello che gli viene detto da Fenny, ma come sarà riuscito a ricattare Gustav? E gli altri ragazzi?

In poco tempo arriviamo alla villa che ormai mi è troppo familiare, non vorrei entrarci, non vorrei dover rivedere quella faccia e dovermi sopportare il fumo, le chiacchiere e gli ordini. Non voglio, ma appena Mins supera la porta d'ingresso io la seguo senza indugi. Sono una stupida. Dovrei trovare una soluzione invece di farmi sottomettere così, ma non voglio neanche mettere Ashton in pericolo. Merda.

Stavolta i domestici non ci sono e a guidarmi verso la solita sala sono Gustav e Mins. Entriamo insieme e Fenny ci accoglie sorridendo. Ma non è un sorriso di gioia, è forzato e ha un non so che di cattivo. Lo odio. Nella stanza come sempre ci sono anche Bill, Tom e Georg con le solite ragazze. La scena è sempre più rivoltante ogni volta che la vedo. Prendo posto sul divano vuoto, opposto a quello su cui sono seduti i gemelli e di fianco a quello su cui è posizionato Fenny. Mins raggiunge il padrone di casa, sedendosi sulle sue gambe e Gustav si accomoda accanto a me.

«Oh, grazie per averci degnato della tua presenza!» esclama Fenny accarezzando una coscia di Mins e mantenendo quel suo ghigno inquietante.

Non rispondo, mi limito a fulminarlo con lo sguardo e il suo sorriso si allarga.

«Che cosa vuoi da me?».

«Niente in particolare, volevo solo godere della tua presenza. Ora che sei dei miei voglio conoscerti meglio...» il suo tono non mi convince, ma cerco di non dargli peso.

Chiacchieriamo, o meglio, chiacchierano per ore e alla fine, ormai a notte fonda, Fenny ci lascia liberi di uscire e tornare alle nostre case.

«Oh, Rhianne?!» mi chiama appena sono sulla soglia della sala.

«Che vuoi?» chiedo scocciata.

«Prima di tutto rivolgiti a me in una maniera più educata, in secondo luogo, effettivamente ti ho fatto venire perchè dovevo dirti che domani sera sei invitata al Berghain e non sono accettate risposte negative.. sono stato chiaro?».

«E tu chiedi educazione quando poi comandi le persone? Quanto sei ridicolo... Cosa dovrei fare al Berghain?».

«Spacciare. Mi pare ovvio!».

«Io non spaccio in luoghi che non conosco e dove non ho garanzie!» Affermo.

«La tua garanzia sono io, fidati. E poi la metà della roba te la pago io».

«Perchè?».

«Perchè voglio che la gente si diverta... mi pare ovvio!» dice «Comunque fai un po' troppe domande, ora vai!» conclude poi.

Esco dalla stanza e in breve anche dalla villa dirigendomi verso casa. Merda. Perchè mi da così poco preavviso? Non posso comprare tutta la roba che vuole con così poco tempo a disposizione! Il Berghain è una discoteca enorme, ci saranno migliaia di persone! Come faccio io? Oooh, Fanculo!

Durante il percorso verso casa faccio un paio di telefonate. Chiamo la gente da cui mi rifornisco solitamente e cerco di capire quanto posso ricavarne in totale. Fenny me ne paga due etti e mezzo, quindi devo procurarmene cinque o magari qualcosina di più. Alla fine devo trovare mezzo chilo di roba in mezza giornata. Posso farcela, anche se solitamente commercio quantità minori, quasi invisibili. Anche perchè i miei prezzi sono alti, dato che la mia coca è di prima scelta.

Quando rientro a casa, mi butto sul letto e un pensiero comincia a farsi spazio nella mia testa. Il problema della cocaina l'ho quasi completamente risolto mentre tornavo a casa, quindi la mia mente cominciava a svuotarsi e a riempirsi di nuovi problemi. Tom. Perchè oggi non ha fatto un cazzo? Come pensa di aiutarmi se non mi tiene nemmeno le parti? Come pensa di salvarmi se in una giornata non mi rivolge neanche la parola? Proprio non lo capisco. Ma perchè sto pensando a lui? A me non frega un cazzo di lui! E di Bill? Anche oggi ha fatto solo presenza, seduto sul suo piccolo spazio del divano, guardando tutti annoiato, solo quando guardava il fratello lo sguardo brillava di una luce diversa; protezione credo, ma anche paura. Nonostante la sicurezza e la serietà che si ostinava a mostrare, era spaventato, ma non per se stesso... per Tom.

 

Devo andare a recuperare la merce. Porto Ashton a scuola e poi mi dirigo dal primo fornitore. Finisco il giro a metà pomeriggio e ritorno a casa con tutta la quantità che mi ha richiesto Fenny. Sto rischiando grosso, anche troppo. Il telefono suona mentre varco l'ingresso della villa. Numero sconosciuto, ma è uguale a quello di ieri. Rispondo.

«Pronto?».

«Rhianne? Sono Fenny, sei riuscita a trovare tutto?» domanda con perfetto tempismo.

«Sì, sto rientrando in casa ora».

«Lo so, volevo solo accertarmi che avessi la coca».

«Lo sai?».

«So che sei appena rientrata in casa...» spiega.

«Cosa cazzo...?» guardo fuori e vedo Georg che si allontana. Fanculo.

«Piantala! Piantala di usarli come guardie del corpo!» urlo.

«Sono sotto il mio comando, faccio ciò che voglio... e poi dovevo assicurarmi che avessi preso sul serio le mie parole...».

«Oooh, ma finiscila!» dico staccando la chiamata. Come cazzo fa a ricattare quattro ragazzi? Solo Georg e Gustav potrebbero stenderlo in un secondo! Perchè si fanno comandare così?

Qualcosa nella mia testa preme e un forte mal di testa comincia a cancellare tutti quei pensieri, quelle domande.

Vado in bagno e recupero una pastiglia per il dolore, raggiungo poi la cucina mandando giù la pillola seguita da un bicchier d'acqua.

«Tutto bene?» domanda una voce «Mi sembri... non lo so, ma non stai bene... si vede» Ashton è sulla porta e non appena conclude la frase si avvicina a me.

«No, sto bene. Solo un po' di mal di testa...» rispondo. Lui mi sorride dolcemente e mi abbraccia. In questi momenti capisco che lui è il mio unico pilastro. L'unica cosa che non mi fa mandare tutto a puttane, rischiando la mia vita. L'unica persona di cui ho bisogno per andare avanti. Quest'abbraccio mi riscalda dentro e mi trasmette la forza per continuare, quando cominciavo a spezzarmi. Lo stringo a me e rimaniamo così per qualche minuto. Ne avevo davvero bisogno.

«Ash, stasera esco e non so quando torno...» lo informo poi.

«Io anche esco con Noah e gli altri, va bene?».

«Certo! Cosa farete?».

«Credo un giro in centro, nulla di che...».

«State attenti, mi raccomando!» lui sorride e si stacca un po' da me, io gli scompiglio i capelli con una mano ed entrambi scoppiamo a ridere.

«Non sei credibile in versione 'mamma premurosa'!» afferma poi lui.

«Ah sì?».

«Già!».

«Però dico sul serio. Fate attenzione!» Lo abbraccio velocemente e lo sento annuire con il capo.

Il mio cellulare vibra. Un messaggio.

 

Da: Fenny

 

“Passano Bill e Gustav a prenderti alle dieci. Non voglio ritardi.”

 

Bill? Perchè lui? Sbuffo e Ashton nota la mia preoccupazione, ma non dice nulla per qualche minuto.

«Fai attenzione anche tu» afferma poi interrompendo il silenzio e cambiando i ruoli di poco prima. Gli sorrido per rassicurarlo mentre nella stanza entra Candice, sorride ad entrambi e comincia a trafficare ai fornelli. Alzo lo sguardo sull'orologio appeso alla parete e mi stupisco di quanto tempo sia passato, sono le otto ed è ora di cena e tra un paio d'ore arrivano a prendermi. Cazzo.





Eccomiiii
Chiedo UMILMENTE SCUSAAAAAA, ci ho messo dei secoli, ma non avevo il minimo d'ispirazione e pochissimo tempo!!
Spero comunque che ci siate ancora e che il capitolo vi piaccia anche se è breve, questo è un po' di passaggio e vi anticipo che nel prossimo ci sarà un po' di movimento!

Se volete conoscermi, parlarmi o altro mi trovate su
Twitter e per domande sono anche su Ask !

Oh, domenticavo! Questa è la discoteca di Berghain a Berlino:
   
Grazie comunque a tutti quelli che la seguono e recensiscono e a chi ha atteso questo capitolo con ansia!
Inoltre anche se di qualche giorno in ritardo, voglio fare gli auguri ad
Arsax che è diventata maggiorenne un paio di giorni fa... AUGURIIIIIII   :D
A presto!
Baciii ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Scoperte e Confessioni - Prima Parte ***







Mi sto guardando allo specchio, sistemando le ultime ciocche che non vogliono saperne di stare come dico io. Sono stata informata che è una serata a tema. Quindi bisogna indossare un vestito e truccarsi o mascherarsi secondo la tematica scelta. Mins mi ha detto che il tema sono le favole, ma che la scelta dei costumi è libera, ovvero si può decidere se rimanere fedeli alla storia e quindi mascherarsi da santarellina innocua oppure se trasformare il personaggio in qualcosa di più sexy o horror. Da parte mia la voglia è poca, inoltre l'ho saputo con due ore d'anticipo e ho dovuto aggiustarmi con quello che avevo in casa. Ho indossato un abito corto color azzurro pastello, mi son fatta prestare da Candie uno dei suoi grembiulini bianchi. Il trucco molto leggero perchè ho intenzione di indossare una maschera bianca in metallo che imita le fantasie del pizzo e i capelli sciolti, leggermente mossi con una fascia bianca a tenerli leggermente all'indietro.

Il telefono vibra sul comodino, mi avvicino per vedere chi è e noto che il numero non è memorizzato. 'Chi cazzo è stavolta?' penso. Possibile che non ho un fottuto numero su questo apparecchio?!

«Pronto?» rispondo.

«Sei pronta? Muoviti o faremo tardi!» l'ho sentita poco quella voce, ma il brivido che mi ha attraversato la schiena al sentire quelle parole, ha confermato i miei sospetti: Bill.

«S-sì. S-scendo subito!» perfetto! Ora balbetto pure?

«Muoviti» dice lui interrompendo poi la chiamata.

Recupero la borsa e scendo di corsa, Ashton è uscito un'ora fa e in casa c'è solo Candice che sta finendo di sistemare le ultime cose e poi anche lei si godrà la libertà del fine settimana.

Chiudo a chiave il portone e mi guardo intorno cercando l'auto giusta. Alla guida c'è Gustav, mentre Bill e al suo fianco. L'auto è di un grigio metallizzato e pare costosa. Salgo nei sedili posteriori e mi accomodo salutando i due ragazzi. Gustav mi sorride, mentre il moro non accenna a nulla, come se non mi avesse neanche vista.

La macchina comincia a muoversi, destinazione: Berlino.

Siamo partiti tardi e arriveremo a Berlino ancora più tardi, non capisco perchè. Potevamo partire prima!

Il viaggio prosegue nel silenzio più assoluto, solo la radio ci fa compagnia, ma il volume è troppo basso per riuscire a capire qualcosa. Una noia mortale insomma. Questi due sono di compagni quanto un topo morto e non aiutano per nulla a rendere la serata un minimo allegra. Piegai le gambe alzando i piedi sul sedile e circondando le prime con le braccia, appoggiai la testa contro il finestrino scuro e piantai lo sguardo fuori. I paesaggi scorrevano veloci, le case lasciavano il posto ai campi e viceversa. La luce delle città si alternava al buio della campagna.

Le vibrazioni dell'auto, il calore, il silenzio, la stanchezza presero il sopravvento.



Bill's Pov

Gustav frena e parcheggia l'auto. È tutto pieno e c'è un sacco di gente fuori dal locale. Odio la confusione e continuo a chiedermi che cosa cazzo ci faccio qui. Il mio amico spegne il motore e mi fa cenno di rilassarmi, sa che queste cose m'innervosiscono e sa che odio prendere ordini. Scendiamo insieme e, dopo aver richiuso le portiere, aspettiamo Rhianne. Niente. Nessun movimento. Questa ragazza ha già tutto il mio odio, non può riuscire a farsi odiare di più. Questa ragazza è il male, porta nel gruppo quelle sostanze e ne facilita a Tom l'utilizzo, mi fa incazzare. Per un periodo Fenny e quindi tutti noi ci eravamo allontanati da quel mondo, nulla ormai li soddisfaceva, qualsiasi tipo di sostanza ormai era troppo poco. Si erano allontanati dal giro e io avevo tirato un sospiro di sollievo. Poi è arrivata Mins. Fenny si è fottuto completamente il cervello per quella ragazza e con lei è arrivata anche Rhianne, portandosi dietro le sue droghe. Fenny e Tom ci sono ricaduti, portandosi dietro Georg e una di quelle ragazze che ci stanno sempre appiccicate addosso. Loro non sono obbligate come noi, loro possono scegliere, ma hanno scelto la schiavitù del lusso e dei soldi. Proprio non le capisco, come non capisco me stesso. Che cazzo ci faccio qui? Dov'è finita la mia libertà che tanto celebro?

Scrollo il capo e mi avvicino alla portiera posteriore dell'auto. I vetri scuri non mi permettono di vedere dentro, quindi apro senza tante cerimonie. In un attimo mi ritrovo in ginocchio a sorreggere Rhianne che è crollata di lato non avendo più la superficie della porta a fermarla. Apre gli occhi lentamente e mi guarda stranita, devo ammettere che è dolce. Sbadiglia e poi inizia a spostarsi, cercando di mettersi in piedi. La vedo ancora un po' addormentata, così le cingo un fianco con un braccio per cercare di sorreggerla e facciamo qualche passo, lasciando che Gustav chiuda la portiera e poi faccia girare la chiave nella serratura. Quando ci affianca, cominciamo a camminare verso la discoteca, il caos è ovunque e ad ogni passo sento il corpo di Rhianne acquistare sicurezza; sta per passare dalla ragazza indifesa che dormiva poco prima in macchina a quella che non si fa mettere i piedi in testa e detta le regole. Ora capisco perchè piaccia così tanto a Tom, la ragazza ha carattere e lui non ha bisogno di qualcuno che gli dica sempre di si, lui ha bisogno di qualcuno che gli tenga testa e lei, credo possa riuscirci benissimo.

Siamo a pochi passi dall'entrata e lei si stacca da me. Ha il passo deciso e lo sguardo serio e duro. Ho quasi il dubbio di averla immaginata quella dolcezza mentre dormiva, ma sono sicuro di averla vista.

«Allora? Dove dobbiamo andare?» domanda una volta dentro al locale.

«Fenny è nell'area riservata, ovviamente. Vieni ti faccio strada!» le rispondo suscitando in lei parecchio stupore che le attraversa il viso in modo vistoso. Non le ho mai parlato, a parte quelle due volte in cui l'ho minacciata, credo sia per questo...

Ci dirigiamo al piano superiore e l'accompagno nella saletta riservata di Fenny. È una stanza con una parete completamente in vetro che dà sulla pista da ballo, enorme e con le solite persone all'interno. Fenny, Mins, quelle odiose ragazze attaccate come delle cozze a Tom e a Georg, Dio se mi fanno innervosire! Quasi che preferirei vedere Rhianne accanto a lui invece che quelle puttane! Aspetta, l'ho pensato sul serio? Merda.

Mi tengo in disparte, come al solito, mentre Gustav si siete accanto a Georg e viene subito assalito da una delle oche bionde. Rhianne si avvicina subito a Fenny, gettando malamente la coca sul tavolo, quest'ultimo sorride soddisfatto e le dà i soldi promessi. Apre la borsa e la controlla, poi comincia a dividerla mentre sussurra qualcosa a Mins che sparisce poco dopo oltre la porta di vetro.

«Ottimo lavoro, ragazzina» mormora assaggiando la cocaina. Rhianne alza il medio e si allontana, avvicinandosi all'angolo dove sono io. Ci ho visto bene, questa ragazza ha fegato!

Dalla porta rientra Mins seguita da quattro omoni. Fenny dà ad ognuno una parte della roba e poi li liquida facendoli uscire dalla stanza. Si lascia andare sul divanetto, prende le gambe di Mins e le appoggia sulle sue e comincia ad accarezzarle. Questa scena è schifosa, la ragazza è visibilmente contraria a tutto ciò eppure si fa comandare come un cagnolino... siamo un branco di idioti.



Tom's Pov

Non mi ha degnato di uno sguardo. È entrata, ha dato la roba a Fenny e ora se ne sta in disparte e per di più vicino a Bill, ma cosa cazzo le prende?

In più ho una fottuta gatta morta bionda che continua a strusciarmi addosso e la voglia di sbatterla a terra è a mala pena trattenibile. Non le sopporto, troppo semplice così. Alla lunga diventa noioso.

Ad un tratto un movimento mi distrae dai miei pensieri, Rhianne è uscita di corsa dalla stanza, sbattendo la porta che per poco non va in pezzi. Mi alzo velocemente e raggiungo la vetrata, la vedo scendere le scale e dirigersi sicura verso un ragazzino, lo afferra per un braccio e lo trascina verso un posto più appartato. Comincia ad urlargli, a spintonarlo e a gesticolare in maniera ossessiva. È arrabbiata, lo si vede lontano chilometri, ma non riesco a capire il perchè. Ad un tratto l'afferra per la collottola della maglia e lo sbatte contro a muro, è furiosa. Gli tira uno schiaffo secco, che fa voltare il viso del ragazzino da un lato, poi lo prende dal mento riportandolo davanti a lei. Un brivido mi percorre la schiena, paura? Non posso essere spaventato da lei! Poi un pensiero mi attraversa la testa facendomi scattare di corsa e facendo sparire quel senso di paura di poco prima.

Corro, corro velocemente precipitandomi per le scale, spostando a spintoni la gente e raggiungendo l'angolo dove Rhianne stava per massacrare quel ragazzino. L'allontano subito, tenendola a distanza e osservando il ragazzo. Non avrà più di sedici anni e con una mano si sta toccando delicatamente il naso che sanguina. Rhianne si dimena tra le mie braccia, vuole che la lascio andare, ma non posso farlo, se continua a picchiare quel ragazzino finirà nei casini, è un minore!

«Chi cazzo sei?» chiedo.

«M-mi chiamo Antony...» borbotta il ragazzo sotto shock.

«Che hai combinato?» continuo.

«N-nulla, io non ho fatto nulla» afferma continuando a tamponarsi il naso.

Rhì intanto si è calmata un po', il suo sguardo è vuoto e privo d'emozione. È come se tutte le energie l'avessero abbandonata e ora l'unica cosa che la teneva in piedi sono io.

«Sparisci!» esclamo facendogli un cenno con il capo. Prendo Rhianne in braccio e la porto via da li, fuori dal locale. In poco tempo mi raggiunge anche Bill con il viso preoccupato.

«Che le è successo?» chiede faticando a stare dietro al mio passo veloce.

«Credo sia svenuta, nulla di grave, deve essersi agitata troppo...» spiego, mentre la mano della ragazza si alza lentamente e si appoggia sul mio petto, stringendo tra le dita la mia maglietta, il mio cuore perde un battito.

«Cos'hai intenzione di fare?».

«La porto in hotel! Cosa dovrei fare?! Di certo non la lascio là dentro con Fenny!» quasi urlo.

«Tom, calmati...» dice mio fratello.

«Che cazzo vuoi Bill?!» urlo ancora di più «Cosa te ne frega, eh?» mi fermo di colpo voltandomi.

«Tom, io...» le parole gli muoiono in bocca e io riprendo a camminare. Mi allontano, raggiungo la mia auto e distendo Rhianne sui sedili posteriori, poi salgo e mettendo in modo metto più distanza possibile tra noi e quella gente.



Rhianne's Pov

Apro gli occhi a fatica. La stanza è buia, ma capisco che non sono nella mia. Dove cazzo sono finita? Scendo dal letto, ma un capogiro mi costringe a sedermi. Mi accorgo di essere in intimo e non vedo da nessuna parte il mio vestito. Mi alzo lentamente e mi avvicino all'armadio, dentro ci sono solo abiti maschili. Faccio scorrere il mio sguardo su parecchie grucce e alla fine prendo una camicia a quadri rossa e nera. La indosso ed è enorme. Mi arriva fino a metà coscia, coprendomi così, quanto un vestito. Esco nel corridoio e vado alla ricerca di un bagno. Cammino in punta di piedi e mi guardo attorno. Non so dove sono e ho paura di scoprirlo. Apro la prima porta e trovo un'altra stanza da letto, perfettamente in ordine. Proseguo e comincio a sentire delle voci.

«Come sta?» dice la prima voce.

«Sta dormendo...» risponde la seconda.

«Tom, io...».

«Bill, finiscila! Finiscila di far finta d'interessarti a lei! L'hai minacciata più volte, so che non ti piace, ma non me ne frega un cazzo!».

«No, non è quello...».

«E allora? Dimmelo, perchè non ti capisco, Bill!» il tono della voce si è leggermente alzato.

«Sono spaventato...» afferma il moro e Tom non risponde.

Bill e Tom? Sono a casa loro? Dannazione!







Eccomiiii :3
Aaallora questo è il mio capitolo preferito fino ad ora! dfghjk ** anche se non è granchè cominciano a capirsi parecchie cose ed è carico di informazioni e prospettive differenti, quindi me gusta mucho!
Voi che ne pensate?? Recensitee??

E come sempre, se volete conoscermi, parlarmi o altro mi trovate su
Twitter e per domande sono anche su Ask !

Io intanto vi lascio con la maschera e il vestito che indossa Rhianne per la festa!
Oh, e se non lavete capito, la camicia a quadri che prende alla fine è quella che Tom ha utilizzato qualche Halloween fa! :DD
Grazie mille a tutti ♥ Alla prossima!


Vestito: Maschera:

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Scoperte e Confessioni – Seconda Parte ***







I due fratelli stanno discutendo in modo animato, Tom sembra su tutte le furie e Bill è... indifeso?
Scosto di più la porta per riuscire a vederli meglio e per capirci qualcosa.

«Cosa Bill? Cosa?!» urla Tom.

«Tom, lei ti fa male! Sei innamorato perso! Ma cerca di capire che ti sta distruggendo!» afferma il fratello.

«Sei solo geloso Bill!» replica l'altro.

«No, Tom! Quella ragazza ti sta portando nuovamente alla dipendenza! E stavolta sono due!»

«Bill, ma ti stai sentendo?!».

«Sì, sei tu che non mi ascolti! Io ho paura...» le ultime parole sono ormai un sussurro e Bill abbassa il capo.

Tom non riesce a parlare, alza lo sguardo e mi vede. Scappo all'istante. Corro per i corridoi e ritorno nella stanza da letto in cui mi sono svegliata, mi nascondo sotto le coperte e stringo le ginocchia al petto. Tom innamorato di me? Io lo sto distruggendo? Non è possibile, lui sta distruggendo me! Lui sta mandando a puttane la mia vita! Lui! Lui! Lui! Non io!

Sento la porta aprirsi e richiudersi subito dopo. No, cazzo, non voglio vederlo.

«Rhì..?» non è la voce che mi aspettavo «Rhianne, esci ti prego...».

Scuoto il capo, so che può vederlo nonostante le coperte.

«Vai via. Ora mi cambio e me ne torno a casa.» La mia voce è fredda e piatta, le mie mani stringono le coperte. Non voglio che mi vedano debole, non deve succedere, ma i miei piani vanno in fumo. Speravo in una sua resa, invece Bill sposta le coperte strappandomele dalle mani, rimango seduta sul letto, con la camicia di suo fratello addosso e con le gambe strette tra le braccia. In questo momento mi faccio persino pena da sola.
«Non puoi vestirti...» comincia lui con un tono dolce, non lo riconosco «il tuo vestito è a lavare... eri in uno stato pietoso...».

«Mi hai portato tu qui?» domando.

«No, è stato Tom...».

«Ah...» non riesco a dire altro.

«Comunque non sono qui per questo... voglio spiegarti quello che hai sentito poco fa...».

«E Tom?».

«E' uscito, si è arrabbiato quando ha visto che ci stavi ascoltando ed è uscito sbattendosi la porta alle spalle...» sospira «ha bisogno di pensare e calmarsi, quindi penso sia andato a correre...» mi spiega e io annuisco.

«Non sa che sono qui, ora. Ma io ho bisogno di spiegarti...» dice dopo qualche secondo di silenzio «io non ce l'ho con te...» afferma poi.

«Ah, no? Perchè tu minacci tutti i tuoi amici, giusto? Buono a sapersi!» il mio aspetto fa a pugni con l'acidità della mia risposta.

«No e hai ragione. E che ho paura...» dice.

«Ora ricominci con me? Di cosa hai paura Bill! COSA? Dillo una buona volta! Ma non a me, spiegalo a Tom!».

«Ho paura di te! Mi stai portando via Tom, sia con la mente che con il corpo! È fottutamente innamorato di te e tu gli stai lentamente portando via la vita con quella robaccia che traffichi!» risponde tutto d'un fiato, mi pietrifico. Lo sto ammazzando. È innamorato di me. Scuoto il capo.

«Piantala di dire bugie!» esclamo «e poi io non obbligo nessuno a farsi di quella roba! Io la spaccio soltanto!».

«E ti pare poco? Rendi più accessibile la cocaina a chiunque!».

«Sei venuto qui per accusarmi? Fenny tiene in trappola anche me, grazie a voi due! Non è colpa mia !».

«Io non...».

«Non lo sapevi? Ma smettila, per favore! Ho avuto un fottutissimo taglio sulla gola fino a poco tempo fa, grazie a lui!» i miei occhi s'inumidiscono «faccio tutto questo per proteggere mio fratello!» urlo liberando le lacrime.

Lui mi guarda senza parole mentre io mi asciugo le poche lacrime sfuggite al mio controllo.

 


 

Bill's Pov

 

Sta piangendo. E i miei occhi stanno diventando lentamente umidi. “Per proteggere mio fratello!”, le sue parole continuano a rimbombarmi nella testa. Alla fine è nella mia stessa situazione.

Tira su col naso, attirando la mia attenzione e mi guarda fisso.

«Perchè sono qui?» domanda cambiando discorso.

«Sei... svenuta ieri sera, non ti ricordi?» lei scuote la testa «sei uscita dalla saletta privata di corsa, sei andata incontro ad un ragazzino e per poco non lo ammazzavi di botte!».

«Antony...» sussurra.

«Tom ti ha fermato, rischiavi una denuncia come minimo. Subito dopo sei collassata, mio fratello ti ha caricato in auto e ti ha riportato qui...».

«Fenny?» domanda subito. Hanno lasciato la festa senza il suo permesso e senza neanche avvisarlo.

«Non l'ha presa bene» rispondo sorridendo amaro mentre lei alza gli occhi al cielo.

«E quello?» indica il taglio sul mio labbro. È la prima che se n'è accorta, neanche Tom ci ha fatto caso.

«Non l'ha presa bene, te l'ho detto...»

«Mi dispiace...» sussurra lei.

«Chi era quel ragazzino? Perchè eri tanto arrabbiata?» provo a chiederle, lei sta in silenzio per un lungo periodo, quasi indecisa se rispondermi o meno.

«Antony... è un amico di mio fratello...» dice poi all'improvviso.

«E perchè l'hai preso a schiaffi?».

«Perchè tu mi hai minacciata due volte?» domanda lei in risposta. Colpito e affondato. «Stava contrattando per la roba con uno degli uomini di Fenny...» aggiunge subito dopo.

Questa ragazza è uguale a me. Vuole proteggere suo fratello da Fenny, vuole proteggere suo fratello dalla droga ed è esattamente quello che sto facendo anch'io.

Qualche lacrima continua ad abbandonare i suoi occhi. Il silenzio si è impadronito della stanza, disturbato solo da qualche singhiozzo che sfugge al controllo di Rhianne. Sono in piedi, accanto al letto, vicino a lei, ma forse non abbastanza. Non so cosa fare, non so se è appropriato avvicinarmi o se forse è meglio che me ne vado. Un altro singhiozzo. Non posso lasciarla così. È più forte di me. Ma so che sono l'ultima persona che vorrebbe al suo fianco.

«Il vestito sarà pronto per stasera, per il momento fai pure come se fossi a casa tua...» le dico, lei annuisce, voltandosi verso di me e li non resisto. Mi avvicino, appoggiando un ginocchio sul letto e la stringo tra le mie braccia. Lei mi lascia fare, ma non ricambia. Ha bisogno di calore e quello che le sto offrendo ora riesce a rilassarla un pochino.

«Ti va un po' di thè caldo?» chiedo accarezzandole i capelli e lei annuisce nuovamente sulla mia spalla. Mi allontano e le sorrido «senti, qui accanto c'è la mia camera, sentiti libera di frugare nel mio armadio... non penso che i pantaloni di Tom possano starti...» le suggerisco poi. Cosa mi succede? Non lascio mai che qualcuno tocchi la mia roba, figuriamoci una ragazza! Scuoto il capo cacciando quei pensieri, sorrido nuovamente andando verso la porta.

«Allora ti aspetto di sotto in cucina con un paio di tazze fumanti!» affermo uscendo dalla stanza.

 


 

-Tom's Pov-

 

Fanculo! Ma che cazzo ho fatto io di male? Perchè non posso semplicemente vivere la mia vita come meglio mi pare? NO! Invece ho Bill che mi fa da madre premurosa e rompe il cazzo! Ok, forse sto esagerando.

Sono uscito di casa sbattendo la porta e solo allora mi sono accorto dei nuvoloni scuri che coprono Amburgo. Sono partito di corsa, ho bisogno di sfogarmi e di riflettere, prima di tornare. Ma dopo pochi minuti ha cominciato a piovigginare. Fanculo anche al tempo! È il giorno “prendetevela con Tom”? No, solo per sapere!

Ho raggiunto un pub di corsa e mi ci sono rintanato per ripararmi dalla pioggia. È il solito locale in cui ci ritroviamo solitamente con i ragazzi, ma a quest'ora è quasi vuoto. Saluto la barista e mi siedo ad un tavolo isolato.

«Posso portarti qualcosa?» domanda la cameriera.

«Sì, Coca e Rhum, grazie» la ragazza annuisce sparendo subito dopo.

Appoggio la testa al muro e chiudo gli occhi. Do' delle leggere testate maledicendomi e maledicendo Bill.

«Ecco a lei» dice la cameriera spostando il bicchiere dal vassoio al tavolo. «Sono cinque» continua poi. Mi tocco le tasche alla ricerca del portafoglio e solo dopo qualche secondo mi ricordo che non l'ho preso prima di uscire.

«Mettilo sul mio conto, non ho il portafoglio dietro» rispondo continuando ancora a controllare nelle tasche «Kaulitz, Tom Kaulitz» le sorrido dolcemente, lei si allontana e io faccio l'inventario di quello che ho nelle tasche: Accendino, qualche monetina, un pacchetto quasi distrutto con dentro un paio di sigarette ormai storte, una bustina con della polvere bianca e il biglietto d'ingresso del Berghain. Fanculo, sono senza documenti e senza chiavi di casa, ottimo direi. Batto un pugno sul tavolo e poi ritiro subito la bustina, è meglio non sventolare della droga in un luogo pubblico. Mi rigiro il biglietto tra le mani e poi lo strappo in mille e più pezzi, non voglio più vederlo. Prendo una sigaretta e me la rigiro per qualche secondo, poi l'avvicino alle labbra prendendo l'accendino.

«Ehi, scusa!» la voce di prima mi chiama «Scusami, ma non si può fumare qui...» mi avvisa.

«Gabry!» urlo attirando l'attenzione della barista. Quest'ultima si gira e io le mostro la sigaretta.

«Ally! Lui può fumare qui!» rimprovera poi la cameriera che abbassa lo sguardo e si scusa.

Gabrielle si avvicina, approfittando di un momento morto in cui non ci sono clienti.

«Perdonala, è nuova, ancora non conosce nessuno...» spiega sedendosi accanto a me. «Problemi?» domanda poi indicando il bicchiere e io annuisco solamente, non voglio parlarne.

«Hai bisogno d'aiuto? Centra Bill? È strano vederti da solo qui e inoltre sei fradicio» annuisco ancora, lei mi appoggia una mano sulla coscia e avvicina il viso al mio.

«Devo andare, ci sono dei clienti, ma se ti va possiamo cenare insieme più tardi» mi sussurra all'orecchio, io annuisco di nuovo, ma non sono sicuro che le sue parole mi siano arrivate al cervello. Si allontana da me e torna dietro il bancone, io finalmente mi accendo la sigaretta e lascio che la rabbia, il nervosismo e i brutti pensieri vadano via insieme al fumo.

 

«Ecco a te! Ho mezz'ora di pausa, possiamo mangiare adesso» mi dice Gabry appoggiando due piatti pieni di pasta sul tavolo.

«Cosa?» domando confuso.

«Ti ho chiesto di cenare insieme prima e io ho la pausa adesso...».

«Oh, si... ehm... giusto...» rispondo avvicinandomi il piatto e sedendomi meglio.

«Allora? Ti va di dirmi cos'è successo?» chiede prendendo con la forchetta un paio di penne.

«Veramente no...» affermo imitando il suo gesto.

Stiamo in silenzio per qualche minuto e i sensi di colpa cominciano a farsi sentire. Insomma, sta passando la sua misera pausa con me perchè vuole aiutarmi ed io? Le rispondo a malapena... .

Sono un coglione.

«Ho litigato con mio fratello per una ragazza...» dico all'improvviso.

«Oh...» si fa sfuggire lei «dev'essere importante per farti litigare con lui...».

«No, cioè forse si... non lo so...» abbasso la testa e prendo un altro paio di penne dal piatto.

«Certo...» dice lei con una punta di sarcasmo che mi fa innervosire.

Conosco Gabrielle da anni, io e lei siamo come migliori amici anche se non usciamo mai insieme. È come Bill, solo al femminile e senza il diritto di parola sulle questioni di famiglia.

È una bellissima ragazza, capelli neri, occhi scuri e labbra carnose. Ha un fisico mozzafiato e ha sempre un buon profumo. Credo sia l'unica ragazza con cui non ci ho mai provato. Per me lei è come la sorella che non ho. Certo Bill è sempre presente, ma alle volte ho bisogno di un parere femminile, noi ragazzi non ci arriviamo a certe cose e me ne sono accorto proprio parlando con lei.

All'inizio Gabrielle si era infuriata con me, non capiva perchè non ci provassi con lei, ma quando ha capito che le volevo un bene dell'anima e che se non ci ho mai provato con lei è solo per quello e perchè la rispetto, mi ha stretto forte a se. Ha capito che se mi comporto così è perchè per me è speciale ed è meglio essere speciali per sempre che per una semplice notte.

«Scusa...» dico posando la forchetta, lei si alza e mi abbraccia stretto, forse troppo, ma non mi dà fastidio. Mi lascio andare e restiamo così, per un po'.

«Devo riprendere a lavorare Tom...» dice poi staccandosi da me.

«No..» mi lascio sfuggire.

«Ho un paio d'ore, finisco presto e ci andiamo a prendere qualcosa da bere da qualche altra parte, ok?» annuisco, lei prende i nostri piatti e li porta via, prendendo poi posto dietro al bancone.

La gente nel pub si moltiplica a vista d'occhio e nel giro di una decina di minuti non c'è neanche più lo spazio per respirare. Solo l'angolo in cui sono seduto è libero da quell'ammasso di sardine perchè Fenny non vuole mai confusione e la gente non osa avvicinarsi quasi mai, sopratutto se c'è qualcuno del suo giro, ad esempio me, ora.

Non riesco a stare più qua dentro, l'aria è diventata stantia e sento la fastidiosa oppressione dovuta alla quantità delle persone. Mi alzo, faccio un cenno a Gabry che me ne vado ed esco da lì respirando a pieni polmoni l'aria gelida della sera. Mi guardo intorno e noto che le strade sono completamente vuote, sono tutti rintanati nei locali. Guardo l'ora e sono appena le nove e mezza. Sbuffo. Che faccio? Intanto riprende a piovigginare e alzo gli occhi al cielo rassegnato.

«Ehi, ti serve un passaggio?» davanti a me è ferma un'auto azzurra, piccola e dal finestrino s'intravede il viso della cameriera che mi ha servito da bere qualche ora fa. «Sta iniziando a piovere, arriverai fradicio!» mi fa notare poi.

«Va bene, ehm... grazie...» dico salendo sull'auto. «Grazie...» ripeto mentre lei ingrana la prima e parte.

«Figurati, dove abiti?» gli spiego l'indirizzo e scopro che lei abita ad un paio di chilometri da li.

In pochi minuti siamo davanti alla mia villa, ma non riesco a trovare la forza di scendere.

«Qualcosa non va?» chiede lei perplessa.

«No, è che... non mi va di rientrare...».

«Ti va di venire da me?» domanda subito Ally. Era chiaro che non aspettasse altro. Anche mentre lo serviva aveva gli occhi che le brillavano di ammirazione e un sorrisino tra l'imbarazzato e il malizioso. Ci penso qualche secondo e poi annuisco. Una scopata aiuterà sicuramente a smaltire il tutto, no? Lei sorride felice e fa ripartire l'auto che ferma e parcheggia dopo un paio di chilometri. Scende entusiasta e io la seguo più tranquillamente. Abita in un palazzo di sette piani e a vedere da fuori si tratta di appartamenti piccoli e poco costosi. Mi fa strada oltre l'ingresso e su per le scale, apre una porta del quarto piano e mi precede entrando in un salottino triste e spoglio.

«Vuoi qualcosa da bere?» mi domanda poggiando la giacca sul vecchio divano che riempe la stanza.

«Vuoi finirla di servirmi da bere?» rispondo chiedendole io. Ho deciso di spegnere il cervello e far funzionare solo qualcosa più in basso , che sento già pulsare per colpa di questi ultimi giorni in astinenza. «Se saltassimo questo passaggio?» continuai poi avvicinandomi a lei e intrappolandola tra il mobile della cucina ed il mio corpo. Ha recuperato un bicchiere e lo sta riempiendo d'acqua.

«Io veramente ho sete...» dice bevendo un sorso d'acqua e voltandosi subito dopo. Si sorprende della mia vicinanza e si lascia scappare un sorriso.

«Fanculo l'acqua» affermo facendogli posare il bicchiere e sollevandola sul bancone della cucina «Sicura di non voler passare oltre?» lei non risponde, ma il suo sguardo e il suo sorriso compiaciuto rispondono per lei. La bacio e le mie mani cominciano a percorrere il suo corpo. Comincio a sbottonarle la camicetta bianca che indossa come uniforme a lavoro, ma lei mi ferma.

«Forse staremmo più comodi di là» mi indica una porta.

«Basta che ci muoviamo...» sussurro annuendo. Lei scende dal ripiano e, prendendomi la mano, mi conduce nella sua camera da letto. Non appena si volta le piombo di nuovo addosso baciandola con foga ed entrambi cadiamo sul materasso.

 

Mi richiudo la porta alle spalle. Sul telefono ho una ventina di chiamate di Bill a cui non ho risposto. Cazzo. Comincio a correre, corro veloce. Che cazzo ho fatto?

Entro sbattendo la porta e corro in bagno. Sono infreddolito e ho bisogno di una doccia calda, bollente. Mi spoglio ed entro nel box lasciando che l'acqua lavi via lo schifo che ho addosso. Il telefono suona per l'ennesima volta, vibrando sul lavandino. La suoneria è alta e rompe i timpani o, forse, la sento solo io così. Nella mia testa c'è solo un pensiero: hai scopato per dimenticare, fai schifo!

Ed è vero. Ho scopato per dimenticarmi di tutta questa situazione, mi sono approfittato di quella ragazza perchè era disponibile, ma non l'ho fatto per il piacere, ma per sfogo, per distrarmi. Sono un coglione. Sbatto leggermente la testa contro il muro, lasciando che l'acqua scorra anche sul mio volto.

Qualcuno bussa alla porta.

«Tom? Tom, sei tu?» la voce di mio fratello.

«Sì, Bill... sono io» rispondo chiudendo l'acqua ed uscendo dal box doccia recuperando un asciugamano dal mobile accanto al lavandino.

«Dove cazzo sei stato? Ero preoccupato!» urla.

«Fino a ieri mi urlavi contro e lo stai ancora facendo» gli faccio notare.

«Piantala Tom ed esci! Sono stufo di parlarti attraverso una porta!».

 







E rieccomi quii!
Ahah! Ora non vi abbandono più u.u
Cooomunque NUOVO CAPITOLO! Olèèè
C'è un po' di casino! Abbiamo una Rhianne debole, un Bill bipolare ahahah e un Tom confuso e arrabbiato... come vi è sembrato questo casino?? ahah :D
Quanti di voi avevano collegato Antony all'amico di Ashton? Dalle poche recensioni che mi avete lasciato, quasi nessuno! Siete poco attenti u.u ahahah
Ok, vi lascio che è meglio và! ahahah
Ringrazio
Arsax che è onnipresente ahahah e _Freiheit_  & gattina30 che ogni tanto spuntano lasciando una recensione, ma che nonostante tutto sono ancora qui a seguire la storia :D
Alla prossima! ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Sparite! ***





-Tom's Pov-

 

Apro la porta lentamente e subito mi compare la figura di Bill, noto subito il viso preoccupato e non riesco a reggere il suo sguardo.

«Finalmente!» esclama «Dove diamine sei stato?» domanda poi.

«Sono andato al locale da Gabry...».

«Non sapevo che stessero aperti tutta la notte... Bill non mi freghi, parlami cazzo!».

Abbasso lo sguardo nuovamente e lui mi cinge le spalle con un braccio.

«Vieni...» dice e la sua voce è tornata dolce.

Mi accompagna nella sua stanza e ci sediamo entrambi sul letto.

«E' ancora qui?» chiedo.

«Sì, ti ha aspettato con me fino a tardi, poi si è addormentata. Ora è in camera tua. Ma adesso mi spieghi che cazzo è successo...».

«Bill... i-io non lo so... ero arrabbiato e nervoso,, non sapevo cosa fare, così sono andato al locale da Gabry, ma non è lo stesso da solo. Sul tardi ha cominciato a riempirsi e mi sono sentito soffocato... sono uscito di corsa, mi sono ritrovato davanti Ally in macchina che si è offerta di darmi un passaggio e così sono andato con lei, a casa sua...» dico tutto d'un fiato.

«Tom, calmati! E quindi?».

«Me la sono scopata, Bill!» quasi urlo.

«E che novità sarà mai!» afferma «Cazzo, te ne fai tre a sera!».

«Questo è stato diverso! Non l'ho fatto per il piacere, ma per... sfogo... per dimenticare, ma ho solo peggiorato la situazione. Ora mi sento in colpa per averla usata e in più ho tradito Rhì...».

«Non ci stai insieme, non può essere considerato un tradimento..» mi fa notare.

«Non m'interessa, per me lo è e io sono un fottuto idiota...».

Bill abbassa lo sguardo, non sa cosa dire. Si tormenta le mani e giocherella con il piercing che ha sulla lingua, segno che è agitato oppure preoccupato.

«Dovresti parlarle, Tom..» mi dice poi e io non rispondo. All'improvviso il suo corpo è sul mio. Mi stritola in un abbraccio di conforto. Sto soffocando, ma un abbraccio dal mio fratellino è sempre ben accetto.

«Sai, mi sbagliavo su di lei...» dice improvvisamente senza smettere di stringermi.

«Cosa vuoi dire?» domando confuso.

«Che ho avuto il tempo di parlarci e di conoscerla e mi sono totalmente sbagliato su di lei...».

«Spiegati...».

«Dobbiamo aiutarla...».

«E come? Anche noi siamo ricattati, ricordi?».

«Cazzo, Tom! Noi abbiamo solo la carriera da perdere, lei molto di più...» non rispondo, ma lo allontano da me per fissarlo negli occhi. «Fenny la ricatta utilizzando il fratello...».

«E come l'ha scoperto?».

«Sua sorella Misha... è in classe con il ragazzino e da quanto ho capito sono diventati amici..».

«Oh, fanculo...».

«Esattamente, ma lei non lo sa che Misha è la sorella di Fenny, non gliel'ho voluto dire, mi è sembrato meglio così...» annuisco.

«E' una merda...» sussurro e stavolta è Bill ad annuire.

«Insieme troveremo una soluzione... ok?» dice dandomi una pacca sulla spalla e io sorrido non troppo convinto.

 

 

-Rhianne's Pov-

 

Mi sono addormentata. Ho dormito nuovamente in casa Kaulitz e me ne accorgo ora che, aprendo gli occhi, la luce del mattino inizia ad illuminare la stanza e capisco subito che non è la mia, ma quella di Tom. Mi alzo a sedere e stiro le braccia per poi strofinarmi gli occhi, mi guardo in giro e noto che sulla sedia in un angolo c'è il mio vestito pulito e stirato.

Mi alzo dal letto, mi avvicino a quell'angolo. Indosso velocemente il vestito, riponendo la maglietta di Tom in modo accurato sul letto. Bill mi aveva proposto di utilizzare i suoi vestiti che sono più piccoli di quelli del fratello, ma io ho voluto tenere la maglia di Tom, mi faceva da vestito, quindi andava bene comunque. Esco dalla camera e comincio a cercare Bill, ma non riesco a fare neanche due passi che delle voci arrivano alle mie orecchie. Provengono dalla camera di Bill, così mi avvicino alla porta e do una sbirciatina all'interno. Sta parlando con qualcuno, Tom?

«Me la sono scopata, Bill!» urla la voce di Tom. Il mio cuore si ferma per qualche istante. Stavo seriamente iniziando a pensare di piacergli, ma da quello che ho sentito non è così. Torno di corsa nell'altra stanza e raccolgo tutte le mie cose, la borsa sulla sedia, i tacchi vicino al letto ed il cellulare sul comodino. Corro verso la porta di casa ed esco dalla villa. Mi stanno prendendo in giro e io sono stata una stupida a crederci! M'incammino lungo la strada di casa mentre cerco un taxi disponibile, non ne passa neanche uno. Fortunatamente casa mia non è molto distante e, quando arrivo, entro di corsa richiudendo la porta velocemente. Poso quegli attrezzi infernali, ovvero i tacchi, nell'atrio e vado in cucina a prendere qualcosa da mangiare. Dopo qualche minuti sento dei rumori provenienti dalla sala, probabilmente è Ashton che sta giocando, ultimamente non fa altro. Mi dirigo verso la stanza ed entro scoprendo la figura di Ash seduta sul divano.

«Rhì!» urla non appena si accorge di me e subito dopo molla il joystic per precipitarsi su di me. Mi abbraccia stretto.

«Avevi detto che stavi via solo una notte...» comincia a dire.

«Scusami, ho avuto dei... problemi di cui occuparmi, ma ora è tutto ok...» dico con dolcezza e accarezzandogli la nuca mentre lui annuisce.

«Una partita?» chiedo indicando la console, il suo volto s'illumina e corre subito a prendere un secondo joystic da darmi.

Giochiamo per ore e senza renderci conto è già quasi sera. Candice ci chiama per la cena e questo ci costringe a spegnere tutto. Dopo mangiato ci buttiamo sul divano per un film e subito dopo Ashton se ne va a dormire sbadigliando. Anch'io raggiungo la mia stanza e mi butto sul letto, ma non ho sonno e fisso il soffitto. La giornata con Ash mi ha rallegrato, ho dimenticato per un pomeriggio ciò che è accaduto in questi giorni, ma ora torna tutto nella mia mente più prepotente di prima e fa male, fa un male del cazzo.

Ho chiacchierato a lungo con Bill e ora? Ora metto in dubbio ogni sua parola, ogni sua fottutissima parola! Mi ha raccontato un sacco di stronzate e chissà quante altre me ne avrebbe dette! E Tom? Ha giurato di proteggermi, di salvarmi... e invece sta solo complicando le cose. Fanculo. Fanculo a Bill, fanculo a Tom e fanculo a tutti. Il telefono sta vibrando da più di dieci minuti, fanculo anche a lui e a chi sta chiamando. Tolgo la vibrazione e lo chiudo nel cassetto del comodino, non voglio vedere né sentire nessuno.

Qualcuno mi scuote e pian piano i miei occhi decidono di aprirsi. Manca poco che non muoio d'infarto. Davanti a me c'è Tom, seduto sul letto che tenta di svegliarmi. Che cosa cazzo...?

«Che cazzo ci fai qui?!» il tono della mia voce è alto, ma non sto urlando.

«Cazzo, Rhì, sei andata via senza dirci nulla e ci siamo preoccupati! Inoltre Fenny ti cerca...» dice.

«A Fenny ci penso io, tu sparisci da casa mia» affermo con voce seria e dura.

«Guarda che non è mattina, non hai scuse per essere così acida... comunque alzati...» dice, poi si alza ed esce dalla stanza, ma chi cazzo l'ha fatto entrare? Chi gli ha dato il permesso di venire in camera mia?

Sbadiglio, mi alzo e vado in bagno recuperando prima dei vestiti puliti. Mi sistemo ed esco poco dopo scendendo al piano di sotto. L'atrio è vuoto, ma qualcosa tintinna in cucina. Mi blocco sulla porta, Bill è seduto al tavolo, mentre Tom è intento a fare qualcosa sul lavandino.

«Ma che cazzo succede?».

«Buongiorno anche a te...» dice Bill.

«Fanculo! Ditemi che cosa cazzo volete!» esclamo. «Ti ho detto di sparire!» dico in direzione di Tom.

«Parla con lui» risponde il ragazzo indicando il fratello seduto al tavolo.

«Sto parlando con entrambi, non m'interessa chi mi risponde. Parlate, oppure uscite da casa mia all'istante!».

«Se prima ti calmi...» ribatte Bill.

«Siete in casa mia, senza il mio permesso e io dovrei calmarmi?».

«Esattamente» conferma Tom mettendo sul tavolo tre tazzine di caffè.

Ha preparato il caffè? Come cazzo fa a sapere che lo prendo appena sveglia a qualsiasi ora? Non riesco a trattenere un mezzo sorriso: caffè, c'è qualcosa di meglio? Metto nella tazzina uno, due, tre, quattro... e perchè no, cinque cucchiaini di zucchero. Sono in carenza d'affetto e strapiena di delusioni, devo rimediare in qualche modo.

«Quindi?» domando più tranquilla.

«Allora vogliamo aiutarti, seriamente...» risponde Bill.

Scoppio in una sonora risata, una risata di gusto che mi fa quasi uscire le lacrime. Loro mi guardano confusi, ma io continuo. Quando riesco a fermarmi, asciugo le due lacrime che hanno abbandonato i miei occhi e cerco di riprendere fiato.

«Aspettate, siete seri?» chiedo osservando i loro volti sorpresi.

«Certo che diciamo sul serio!».

«Sentite, me la posso cavare da sola, non ho bisogno di due coglioni come voi!» finisco di parlare e Tom scatta velocemente verso di me, mi afferra i polsi facendo cadere la tazzina ancora mezza piena e mi sbatte contro il muro.

«Vuoi dirci che cazzo ti prende?» ringhia «stiamo cercando di offrirti il nostro aiuto e ci tratti come delle merde?! Sai che ti dico? Allora arrangiati!» mi lascia le braccia e a passo deciso raggiunge la porta ed esce.

«Rhianne, vogliamo davvero aiutarti, ma così tu non ci semplifichi le cose...» la voce di Bill è dolce, anche troppo, mi dà la nausea.

«Vattene Bill..» sussurro con tono fermo. Lui annuisce, ma prima di lasciare la stanza mi stringe a se, mi abbraccia forte per una manciata di secondi e in quel poco tempo sento che è sincero, ma è talmente breve che mi sembra solo un'illusione, sono solo io che vorrei che fosse tutto reale e sincero, ma non è così, mi stanno usando e io non lo permetterò.

 

 

-Ashton's Pov-

 

Mi alzo non appena suona la sveglia, mi lavo, mi vesto ed esco per andare a scuola. Entro nel cortile dell'istituto e raggiungo il posto dove so di trovare Noah e gli altri. Vedo Misha e Taylor accanto ad Antony, mentre Noah e poco distante che cammina nervosamente avanti ed indietro.

«Hey, ragazzi! Ma che succede?» saluto e domando. Antony alza il volto e vedo che ha un paio di lividi.

«Qualcuno ha pestato Tony...» la voce acuta di Taylor mi trapassa i timpani.

«Quando?».

«Sabato, quando ci ha salutato per andare in discoteca...».

«Ma... perchè?».

«Non lo so! Lo sapessi non sarei qui a piangermi addosso! Non ho avuto modo di vederla!».

«Vederla? Era una ragazza?».

«Sì, una tipa, più grande di noi penso, ma non sono riuscito a vederla, non me ne ha dato il tempo...».

«Quella stronza! Guarda come l'ha ridotto!» esclama Misha.

«Se scopro chi è se la vedrà brutta amico, te lo prometto» s'intromette Noah tornato in mezzo al gruppo.

«Vorresti picchiare una ragazza?» chiedo stupito.

«Se se lo merita perchè no? Non m'interessa del “sesso debole” se han bisogno di una lezione gliela do, non ho problemi...» afferma. Il suo viso è teso e i muscoli delle braccia anche mentre le mani sono chiuse a pugno.

Come può essere così deciso sapendo che si tratta di una ragazza, per di più anche più grande di lui.

Spero solo che non riesca a trovarla e che non si creino dei casini inutili.

 

 



Rieccomi!
Dopo mille imprevisti eccomi di nuovo qui!
Il capitolo è un po' più breve rispetto al solito, ma non è colpa mia, dopo tutto quello che mi è successo è già tanto se ho pubblicato!
Il pc mi ha abbandonato, sono riuscita a salvare i file su un hard disk esterno, ma poi ha deciso di non leggermi le fan fiction, così ho perso i capitoli nuovi e ho dovuto riscriverli da capo ç_ç
Spero che comunque sia uscito qualcosa di decente e continuiamo ad andare sempre più nel profondo della storia, che ve ne pare???
Se non succede più nulla (e spero di no, perchè ho già dato abbastanza) posto più presto possibile!
Intanto vi ringrazio e vi ricordo che per qualunque cosa mi trovate su
Ask e su Twitter!
A prestoooo :D

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** La quiete prima della tempesta. ***







Non ho risposto alle chiamate di Fenny, né a quelle di Bill e tanto meno a quelle di Tom. So che non me la passerò bene per questo. Fenny non sarà di buon'umore ed i gemelli saranno arrabbiati. Nessuno di loro me la farà passare liscia, ma ora non m'interessa, ho bisogno di stare sola per un po' o rischio di attirare altri guai. Suonano alla porta e scendo ad aprire, oggi Candice non c'è. Mins entra in casa decisa con il viso preoccupato, mi abbraccia stretta e poi riprende a guardarmi meglio.

«Cazzo, pensavo ti fosse successo qualcosa!» esclama «Stai bene?» chiede.

«Sono ricattata da un pazzo, perseguitata da un coglione insieme al fratello e Ashton frequenta dei drogati, come non potrebbe andare bene?» chiedo in modo retorico. La mia voce è senza enfasi, nessuna emozione, piatta.

«Rhì, Fenny ti cerca...» dice lei con voce dolce.

«Ottimo, quindi ora dovrei correre all'istante, giusto? Digli che ho due orecchie funzionanti e che se non gli ho risposto alle venticinque chiamate è perchè non voglio, chiaro?».

«Rhianne, lo sai anche tu che...».

«Oh, e digli di andarsene a fanculo...» aggiungo interrompendola.

Mins mi guarda, prova a dire qualcosa, ma richiude quasi subito le labbra. Rimaniamo lì, in silenzio per qualche minuto.

«Ti va un thè?» chiedo cercando di addolcire un po' il tono della voce e lei annuisce. Andiamo in cucina, metto sul gas un pentolino d'acqua e ci sediamo al tavolo. L'unica cosa che fa rumore è l'acqua che si scalda ed il pentolino che traballa sul fornello, ma decido d'interrompere tutto ciò.

«So che mi sto ficcando nei casini, so che Fenny me la farà pagare, ma oggi proprio non ci riesco. Andassi da lui ora non riuscirei a sembrare accondiscendente. Gli risponderei male, scoppierei ad urlargli contro al suo primo ordine e penso che mi caccerei più nei guai, invece così posso riuscire a cavarmela con meno...» spiego.

«Rhì, conosco Fenny e non sarà questo a fermarlo... Sai che non posso dirgli che non ti ho trovata... Georg è rimasto qui fuori finché non mi hai fatto entrare, quindi sa che ti ho parlato. Ma come posso voglio tirarti fuori, d'accordo?» domanda.

«Mins, non puoi, rischieresti la tua vita e non sono così importante...».

«Io ti ci ho buttata in mezzo e io cercherò di tirarti fuori da questo casino!» afferma convinta.

«Grazie Mins, ma non rischiare più del dovuto, chiaro?».

«Tanto la mia fine è segnata...» commenta lei.

«Cosa? Cosa vuoi dire?».

«No, nulla...» si affretta a chiarire. L'acqua bolle e comincia a far parecchio rumore, lascio cadere il discorso e mi alzo, prendo il pentolino e ne verso il contenuto in due tazze, immergo le bustine del thè e le appoggio sul tavolo tornando a sedermi.

Mins si è chiusa in se stessa, le gambe e le braccia incrociate ed il capo chino. Ma che le succede?

«Mins?» la chiamo e lei alza lo sguardo su di me. I suoi occhi sono due pozzi scuri e colmi d'acqua che minaccia di uscire. Sta per piangere, no, non deve piangere. Perchè poi? Che ho detto?

L'abbraccio, l'abbraccio d'impulso e in pochi istanti lei crolla lasciando che le lacrime scendano copiose lungo le sue guance e finendo la loro vita sulla mia maglietta. Le accarezzo i capelli per tranquillizzarla, ma non serve a molto, provo a strofinarle la schiena, ma non aiuta. Continua a piangere e prosegue per dieci minuti buoni, si sfoga, lascia libera ogni lacrima che teneva intrappolata ormai da troppo tempo. Non faccio domande, sarà lei a parlare quando si sentirà di farlo, ma non mi stacco finché i singhiozzi si fanno meno violenti e le lacrime non scendono più. Respira ancora in modo affannato, ma pian piano sta cercando di stabilizzarlo. Si asciuga le guance e mi sorride, un sorriso dolce, come se non fosse successo nulla. Torna radiosa come prima. La guardo confusa.

«Mins, vuoi parlare?» chiedo quasi in un sussurro e lei annuisce facendomi cenno di aspettare, ma senza abbandonare il suo sorriso.

«N-non penso di riuscire ad aprirmi ora, è una cosa difficile... è complicato...» dice poi e stavolta sono io ad annuire.

«Lo sai vero che se hai bisogno io ci sono?!» domando in modo retorico.

«Certo, e ti ringrazio, ma come ho detto è... complicato».

«Va bene» dico poi avvicinandole la tazza di thè «Sarà freddo ormai» commento e Mins sorride.

Quando prende la tazza, la manica della camicetta che indossa si alza scoprendo il polso. Noto una striscia violacea che percorre il suo polso come un braccialetto, ma non può essere paragonato ad un gioiello, ma più ad un segno di appartenenza. Si accorge che le fisso il polso e si affretta a coprirlo, sa che non le chiederò nulla perchè non voglio essere invadente, ma sa anche che pretendo una spiegazione prima o poi.

«E' m-meglio che vado...» dice posando la tazza ancora mezza piena sul tavolo.

«Non è un problema se ti fermi ancora...» le preciso.

«Lo sarà per Fenny ed è meglio non farlo arrabbiare...».

«Voglio una spiegazione, lo sai vero? Non ti voglio costringere, ma prima o poi dovrai spiegarmi che cazzo succede...» annuisce e si alza, a passo deciso raggiunge l'atrio ed esce poco dopo. Rimango seduta al tavolo a sorseggiare il thè tormentata dai miei soliti pensieri più quelli appena nati. Devo già salvare me stessa, non posso salvare anche Mins, ma non posso lasciarla andare così... Merda, non ci capisco più un cazzo.

La porta sbatte e incuriosita vado a vedere chi è. Ashton si sta dirigendo in camera sua, ha l'aria stanca, ma anche arrabbiata.

«Ash!» lo chiamo e lui si volta. «Che succede? Tutto a posto?».

«No, ma non mi va di parlarne...».

«Ash, voglio aiutarti, parlami però...» la mia voce è dolce, ma non credo in quello che dico. Sono io a dover essere salvata, come faccio a salvare gli altri?

«Antony, qualcuno l'ha picchiato...» dice.

«Devi stare lontano da lui!» esclamo non appena sento quel nome.

«E' un mio amico! Non posso abbandonarlo! Non ora poi!».

«Ash, è un drogato! Non puoi frequentare certa gente! Coinvolgeranno pure te!».

«Antony non si droga! Ma come cazzo ti viene in mente?» mi chiede quasi urlando e io non riesco a rispondere. «Che cazzo ti prende, Rhì?» prosegue ed io non riesco a trattenermi.

«L'ho visto al Berghain, stava comprando della roba da un altro».

«C-cosa?» domanda incredulo e io non rispondo. «Rispondi!» esclama e presa dalla rabbia urlo, urlo anch'io rispondendo alla sua domanda. «Sì! L'ho visto in discoteca l'altra sera! E stava comprando della roba! L'ho visto, Ash! E non ci ho più visto...» le ultime parole diventano quasi un sussurro, ma lui le percepisce ugualmente.

«L-l'hai picchiato tu?» chiede incredulo e io ho solo la forza di annuire. «Ma che cazzo ti è preso? Potresti finire dentro, lo sai? Ma che cazzo... oh, merda!» urla. Sta urlando con tutto il fiato che ha e ogni parola mi trafigge nel profondo. Mi sento uno schifo. Ho deluso Ash. Ho picchiato un moccioso e ora sono qui che me ne pento perchè lo sguardo di Ashton mi guarda in modo diverso, come se non mi riconoscesse, e mi spaventa, mi spaventa da morire. Scuote la testa poi si volta e corre al piano di sopra, chiudendosi in camera a chiave. Perchè? Perchè gliel'ho detto? Fanculo!

Tiro un pugno al muro, lamentandomi poi del dolore che arriva non appena l'adrenalina e la rabbia scemano un po'. La mano mi fa male, ma almeno mi aiuta a non pensare a niente. È un ottimo modo per distogliere i pensieri. Cammino lentamente e raggiungo camera mia, richiudo la porta alle mie spalle. Mi spoglio, rimanendo in intimo e mi butto nel letto chiudendo gli occhi e cercando invano Morfeo, pregandolo di portarmi con lui nelle tenebre.

-Fenny's Pov-

 

Quella fottuta cogliona non mi risponde! Ho mandato Mins a chiamarla e ora neanche lei torna! Ho spedito Georg e Gustav a recuperarle entrambe.

Mins entra con passo deciso, infuriata.

«Cosa cazzo ti salta in mente?» mi chiede.

«Non ritornavi più, volete farmi invecchiare?» domando «E dov'è Rhianne» la sua sicurezza crolla.

«N-non c'è» balbetta.

«Cosa vuol dire che non c'è?».

«Che non è venuta e che ti manda a fanculo...» afferma.

«Brutta stronza...» mormoro «Ora vedrà! Tu! Di sopra!» le dico e lei si affretta a salire le scale con passo insicuro.

Fottute donne!

Prendo il cellulare e chiamo i gemelli, sono sempre stati più fedeli ed efficienti di Georg e Gustav. Non si sono mai preoccupati di nulla perchè hanno capito che più eseguono i miei ordini e più autonomia e potere gli lascio.

«Bill, ho bisogno di voi, tra mezz'ora vi voglio qui!» dico velocemente e stacco la chiamata senza neanche ascoltare la risposta.

Salgo di sopra e nella camera da letto trovo Mins, seduta sul materasso con le mani sulle ginocchia e lo sguardo basso. Sta tremando, ottimo.

«Spogliati.» ordino, ma lei non si muove. Non è la prima volta e comincia a stancarmi. Le mollo uno schiaffo, di sorpresa, il suo volto si gira di lato, la bocca aperta per lo stupore e la sua mano raggiunge velocemente la guancia colpita massaggiandola. «Mi hai sentito?!» esclamo «Muoviti!».

Comincia a togliersi le scarpe e poi la camicetta, ma è tutto troppo lento, ho solo mezz'ora prima che arrivino i gemelli, non posso perdere tutto il pomeriggio! La prendo per il polsi facendola alzare, la sbatto al muro con forza e lei fa una smorfia per il dolore, ma non emette nessun rumore. Stringo i polsi nello stesso punto delle altre volte, dove so che ha già i lividi e la vedo stringere i denti per sopportare il male.

«Quando ti dico di muoverti, tu devi muoverti, ok?» chiedo e lei annuisce. Le prendo il volto con una mano e aspetto che mi guardi fisso negli occhi. «Lo sai cosa posso farti, giusto?» chiedo passando la mano libera sulla base della sua schiena, lì dove il giorno prima l'avevo punita per la sua disobbedienza. Ultimamente non mi ascolta e la cosa mi fa infuriare! La mantengo, diamine! E lei come mi ripaga? Disobbedendomi e non ascoltandomi! Fottute donne!

Ritorno a prenderle un polso trascinandola con forza verso il letto su cui lascio che cada malamente. Mi metto a cavalcioni su di lei e le tiro un altro schiaffo, stavolta geme dal dolore. Sorrido mentre lei è completamente inerme sotto di me. Ha gli occhi lucidi, ma so che non uscirà neanche una lacrima, non so come faccia, ma riesce a trattenerle ogni volta, qualsiasi cosa io le faccia. Mi guarda, mi sta supplicando di lasciarla andare, di non farle nulla, ma non l'ascolto. Abbasso la cerniera laterale della gonna e gliela sfilo. Rimane in intimo, arrossisce e chiude gli occhi per paura. Mi eccita vederla imbarazzata ogni volta. Comincio a sfiorarla mentre lei rimane immobile e rabbrividisce ogni tanto e so che non è per piacere, ma non m'interessa. In poco tempo la spoglio e mi spoglio anch'io.

Qualcuno bussa. Fanculo!

«Chi è?».

«Signorino, ci sono i signorini Kaulitz in sala...» dice il maggiordomo. Butto un occhio all'orologio e mi accorgo che sono passati ben quarantacinque minuti dalla chiamata. Sono in ritardo, ma nonostante questo io non ho finito con Mins. Fanculo!

Mi alzo dal letto mi rivesto ed esco dalla stanza intimando alla ragazza di non muoversi da li. Mi dirigo velocemente verso la sala e quando entro trovo i gemelli seduti su uno di divani. Mi squadrano e Tom sorride.

«Abbiamo interrotto qualcosa?» domanda.

«Veramente sì, ma poco importa, riprenderò dopo» rispondo accomodandomi anch'io. «Voglio Rhianne, qui. Al più presto possibile. Mins è andata, ma non è riuscita a convincerla e Gustav e Georg sono dei coglioni, mi servite voi». Tom spalanca gli occhi e Bill lo guarda nervoso. «Allora?» dico dopo qualche minuto di silenzio. Il moro annuisce, ma nessuno dei due dice niente. «Tutto a posto?» chiedo.

«Sì sì, certo...» risponde Tom con il suo solito sorriso d'intesa.

«Ottimo, volete qualcosa da bere?» i gemelli annuiscono e chiamo il maggiordomo ordinandogli qualcosa di alcolico da bere.

Dei tacchi mi distolgono da lui, mi volto e vedo Mins sulla porta che sorride allegra. Entra salutando i gemelli e poi si accomoda accanto a me. La faccio alzare e sedere sulle mie gambe mentre la fulmino con lo sguardo.

«Ti avevo detto di aspettarmi di sopra» ringhio sottovoce.

«E non venire a salutare? È maleducazione!» mi fa notare lei. Annuisco, ma non smetto di guardarla malamente, mi ha disobbedito, di nuovo. Eppure sta continuando a sorridere, sorride in una maniera strana, sembra che prima non sia successo nulla.

 

 

-Mins's Pov-

 

Sono completamente nuda, stesa sul letto. Fenny è appena uscito ordinandomi di non muovermi dalla stanza. Mi alzo, recupero i vestiti e li indosso. Non mi va di rimanere qui da sola ad aspettarlo per chissà quanto, rischio di crollare e non voglio, non in casa di Fenny o addirittura davanti a lui. Mi sistemo i capelli, controllo che tutto sia a posto e scendo al piano di sotto. Con i gemelli in casa non può farmi del male e mi sento più al sicuro. Entra nella sala, Fenny sta parlando con il maggiordomo, ma si accorge subito di me per colpa del rumore dei tacchi che sto indossando. Mi fissa incredulo, poi il suo sguardo si fa cattivo. Sposto lo sguardo su Bill e Tom per salutarli, poi mi siedo accanto a lui. Mi prende per un braccio esattamente nel solito punto dove c'è il livido, faccio una smorfia di dolore, ma torno a sorridere all'istante. Lui mi fa sedere sulle sue gambe senza distogliere gli occhi da me.

«Ti avevo detto di aspettarmi di sopra» ringhia sottovoce.

«E non venire a salutare? È maleducazione!» gli faccio notare io continuando a sorridere. Sono brava in questo, sorrido sempre e in ogni situazione, a nessuno interessa se stai male, quindi perchè farlo vedere? Fenny continua a stringere il polso, fa male, ma ormai è un dolore sopportabile. Chiacchieriamo per una mezz'oretta, poi Fenny congeda i gemelli.

«Andate ora e voglio dei risultati, chiaro?» i due ragazzi annuiscono, ci salutano ed escono.

Fenny mi prende entrambi i polsi e mi butta di fianco a lui sul divano.

«Sai che non amo quando non fai ciò che ti dico!» urla. La sicurezza di pochi istanti prima sparisce nel nulla e lascia spazio alla paura. Ma stavolta è qualcun altro ad interromperci. La sorella di Fenny fa il suo ingresso in sala chiudendosi gli occhi all'istante non appena capisce la situazione.

«Cazzo, Fenny! Potresti almeno evitare di farlo in giro per casa! Hai una camera, no?» il ragazzo scoppia a ridere.

«Non dirmi che sei diventata sensibile a queste cose!» scherza lui «Misha lo so che te ne fai in quantità ogni sera..» commenta poi tornando serio.

«A proposito, vengono Taylor, Noah ed Antony tra poco...».

«No! Cioè... ok, va bene...» esclama Fenny. Sua sorella ci saluta e sparisce al piano di sopra.

«Ti sei salvata per questa volta, ma non pensare che non te la farò pagare...» mi dice avvicinandosi e baciandomi. Sospiro di sollievo non appena se ne va, ma poco dopo ricompare sulla porta.

«Mettiti qualcosa di più ehm... casto. Vengono gli amici di Misha e sono dei poppanti in crisi ormonale, vorrei evitare la bava sul pavimento...» sorrido nervosa e lo seguo al piano di sopra. Sistema sul letto dei jeans e maglietta dolcevita. In più mi sistema le ciabatte li vicino.

«Sei in casa, non c'è bisogno dei tacchi» spiega. Mi cambio velocemente sotto lo sguardo attento del ragazzo. Mi cinge le spalle con un braccio non appena sono pronta e mi guida fino nella sala in cui eravamo poco prima. Mette un cd nel lettore DVD e ci accomodiamo sul divano. Un film, una serata semplice a guardare un film, stiamo scherzando? Fino a poco prima stava per violentarmi e ora? E tranquillo accanto a me e ha messo su un film. Continua però a guardarmi sottecchi ed è tutto tranne che dolce.

 

-Rhianne's Pov-

 

Mentre cerco l'abbraccio di Morfeo vibra il telefono sul comodino: Tom. Non rispondo e poco dopo suona il campanello. Fanculo. Mi alzo dal letto, indosso una vestaglia e scendo al piano di sotto. Ormai è tutto buio, sono le nove e mezza di sera, ma un'ombra si muove nell'atrio.

«Chi c'è?» domando avvicinandomi all'interruttore. La luce si accende e la figura di Ashton compare. «Cosa cazzo..?».

«V-vado a casa di Misha...» dice balbettando, non rispondo, continuo a guardarlo stupita. Stava uscendo senza avvisarmi? Stava uscendo di nascosto? Dopo qualche secondo riprende a dirigersi verso la porta, la apre e oltre il legno compare Bill e dietro di lui Tom. Cazzo.

«Cosa volete?».

«Dobbiamo portarti da Fenny, Rhì!» esclama Tom «Sei ancora in tempo ad evitare il peggio...».

«Seriamente, non siete stufi di stare ai suoi ordini come due cagnolini ben addestrati?» domando sbuffando e Ashton approfitta del momento per uscire dalla casa «Ash!» urlo, ma non ricevo risposta. Doppio fanculo.

«Ecco! Visto! Siete due coglioni!» sbuffo risalendo le scale e ritornando in camera per vestirmi.

«Oh, fanculo! Ora mi sono rotto il cazzo!» Bill parte seguito dal fratello, salgono velocemente le scale e mi raggiungono prima che io riesca ad arrivare nella mia stanza. Uno dei due mi carica di peso su una spalla mentre l'altro controlla che io non cada. Scendono le scale, escono dalla villa. Tom richiude il portone e Bill mi porta alla loro macchina, mi lascia sedere sui sedili posteriori e richiude la portiera affrettandosi poi a salire in macchina a sua volta seguito da Tom.

«Che cazzo fate?!» sbraito.

«Cerchiamo di pararti il culo» afferma Bill.

«Portandomi da Fenny? Grazie! Grazie mille!» urlo infuriata come non mai. La macchina parte e io rinuncio subito. Sono delle teste di cazzo e non riuscirei a fargli cambiare idea neanche se urlassi per tutto il viaggio.

«Fottetevi» affermo incrociando le braccia lasciandomi cadere sullo schienale del sedile.






Personalmente AMO questo capitolo è qualcosa di meraviglioso! E' lungo ed intenso che volete di più?
Che dite, mi son fatta perdonare per i ritardi??



Coooomunque come vi sembra? Voglio tanti tanti pareri suuu!
Come sempre per qualsiasi cosa mi trovate su
Ask e su Twitter!
E prima di andarmene vi ringrazio tutti, chi la segue e chi la recensisce! Grazieee ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Secondo avvertimento ***





Man mano che ci avviciniamo a quella villa, che ormai ho imparato a conoscere, l'ansia prende sempre più possesso di me. Mi mostro forte, è vero, ma non è così. Non so fino a che punto possa spingersi Fenny e la cosa mi spaventa perchè so di aver tirato un po' troppo la corda. Ho seriamente paura di ciò che mi farà e non riesco a capire se questi due idioti seduti qui davanti siano dalla mia parte o dalla sua. Guardo fuori dal finestrino e i brividi cominciano ad attraversarmi il corpo quando il profilo della villa compare nella mia visuale. Sì, ho paura. I gemelli scendono dall'auto e l'aria gelida che entra dalle portiere aperte crea pelle d'oca sulle mie cosce e braccia scoperte. Non ho avuto il tempo per cambiarmi e sono qui, in vestaglia, nella loro auto, davanti alla villa di Fenny. Cazzo.

«Rhì, siamo arrivati... scendi...» la voce di Tom. Ma che si fotta! Io sto congelando!

«Me n'ero accorta...» affermo «Ma io da qua non scendo, rischio di morire congelata!».

«Per quattro passi?» mi fa notare Bill. Che si fotta pure lui!
«Sì, per quattro passi potrei morire congelata! Sai, qualcuno mi ha praticamente rapito mentre ero in vestaglia!» ribatto e lui sbuffa. La portiera si apre e Tom mi prende per un braccio costringendomi ad uscire dall'auto, ma non appena poso i piedi a terra, qualcosa mi avvolge. Tom si è tolto la giacca e me la sta sistemando sulle spalle cercando di farla rimanere il più chiusa possibile. Lo guardo e mi sorride, infondendomi un briciolo di di speranza. Faccio un respiro profondo, poi li seguo dentro la villa.

Come al solito c'è sempre il maggiordomo ad accoglierci e ad accompagnarci nella sala di sempre. La stanza è vuota e appena entrati ci guardiamo tutti intorno, come se Fenny dovesse spuntare fuori all'improvviso da qualunque parte.

Bill si avvicina alla finestra, mentre Tom si siede sulla poltroncina facendomi cenno di avvicinarmi e di sedermi sulle sue gambe. Gli sembro per caso Mins? O una di quelle sciacquette con cui si diverte tanto? Gli sorrido e mi vado a sedere sul divano accanto, il suo sguardo si spegne, si alza e mi raggiunge sedendosi al mio fianco. Mi massaggia la schiena con una mano, mentre con l'altra cerca le mie e le stringe entrambe nella sua. Sposto lo sguardo su di lui, mi sta guardando, anzi mi sta perforando con gli occhi, arrivando direttamente ai miei pensieri. Gli occhi si inumidiscono, ma respiro e respingo le lacrime.

«Andrà tutto bene, te lo prometto» sì, un'altra inutile promessa a cui non so se credere o meno. Nulla. Niente è andato per il verso giusto! Perchè dovrebbe cominciare ora? Non rispondo, non ci credo. «Una volta toccato il fondo si può solo risalire, Rhì...» aggiunge poi. Ma il mio fondo quando sarà? Questo non è il fondo, potrebbero ancora succedere troppe cose, io non ho il tempo di raggiungere il fondo, io devo risalire, ora! Prima che il fondo arrivi, prima che quel fondo comprenda Ashton. Devo almeno tirare fuori lui da questa storia, poi può anche crollarmi tutto addosso.

Continuo a non rispondere, ma non ce n'è bisogno perchè Fenny fa il suo ingresso nella sala cancellando ogni mio pensiero al riguardo e riempiendo la mia mente con paura, angoscia e curiosità. Sì, curiosità. Sono proprio curiosa di vedere fino a che punto può arrivare, anche se non vorrei scoprirlo sulla mia pelle.

Entra con passo sicuro e deciso, io e Tom ci alziamo velocemente per lasciargli il posto, ma lui afferra il mio braccio facendomi cadere nuovamente sul divano. Mi mette una mano sulla gola tenendomi ferma.

«Rhì!» sento urlare, ma la camera si svuota in un istante, davanti a me c'è solo Fenny e la sua lurida mano sul mio collo.

«Allora puttanella, che cazzo di fine hai fatto?!» sbraita. La sua mano sul mio collo stringe nervosamente e io riesco a malapena a respirare, figuriamoci se riesco a rispondergli! Mugolo qualcosa, ma è incomprensibile anche a me. Ma dove cazzo è Tom? Che cazzo fa? Non aveva detto che mi avrebbe aiutato? Che sarebbe andato tutto per il meglio? E invece no, sto precipitando verso il fondo buio, il più scuro che io abbia mai visto. Il mio cuore batte all'impazzata per paura credo o forse sta solo cercando, insieme ai polmoni, di recuperare più aria possibile visto che respiro a fatica. Devo ribellarmi, ma non ci riesco. La carenza d'ossigeno comincia a crearmi dei capogiri e comincio ad isolarmi da tutto, sparisce anche Fenny per qualche secondo, fino a quando, prendendomi per i capelli non mi sbatte sul pavimento per riprendersi il suo posto sul divano. Evito di sbattere la testa portando le mani in avanti e attutendo il colpo così, ma in ogni caso batto il fianco destro e penso di essermi storta una caviglia. Scuoto il capo cercando di riprendermi e sento il calore di un corpo accanto a me. Tom sta cercando di prendermi in braccio per togliermi dal pavimento. Ma che cazzo?

«Lasciami!» tento di urlare, ma quello che esce non assomiglia neanche lontanamente ad un urlo, sono ancora senza fiato e non riesco a recuperarne abbastanza per parlare con il tono che vorrei. Vedo con la coda dell'occhio il sorriso soddisfatto di Fenny che mi fa arrabbiare, in più le mani di Tom che non smettono di toccarmi aumentano la mia incazzatura. Tento di non reagire, ma il mio corpo s'irrigidisce. Tom mi posa a sedere sulla poltrona e in quel momento si unisce a noi anche Mins.

«Rhianne!» esclama venendomi incontro. S'inginocchia davanti a me cercando di guardarmi meglio, ma sono io che noto che c'è qualcosa in lei che non va.

«Mins, cosa ti è successo?» domando, ma lei non mi ascolta e si alza di colpo.

«Che cazzo le hai fatto?!» domanda rivolta verso Fenny.

«Ancora niente, solo un secondo avvertimento... dal terzo si comincia a giocare!» spiega soddisfatto.

«Devi finirla! Non è una tua proprietà!» urla Mins.

«Oh, no. Certo che no. Ho già te. Vedi di piantarla di urlarmi contro o vuoi fare anche un secondo round?» lei si zittisce. Abbassa lo sguardo e non dice più nulla, mentre lui scoppia in una risata cattiva e inquietante.

«Mins? Che cosa ti ha fatto?» domando di nuovo, ma lei continua a non rispondermi, si avvicina a Fenny e si siede sulle sue gambe, obbedendo al gesto del ragazzo. Lo sguardo basso, i movimenti meccanici. Sembra un colpevole che va alla gogna, un cagnolino sgridato che torna con la coda tra le gambe dal proprio padrone che poco prima l'ha picchiato. Rimango immobile, non ho ancora le forze per reagire, ma la rabbia comincia ad impossessarsi di me. Tom è seduto sul bracciolo e mi sta passando una mano sulla schiena, osservandomi con aria preoccupata. Cerco di scostarmi bruscamente dal suo tocco e mi allontano leggermente di quel che riesco, rimanendo comunque seduta sulla poltrona.

«Riprendendo il discorso» riprende Fenny «Non ti azzardare mai più! Perchè questo è stato solo un altro piccolo assaggio...» spiega rivolto a me. Lo guardo arrabbiata e non rispondo né annuisco o altro. Lui continua ad accarezzare le gambe scoperte di Mins e solo allora mi accorgo dei lividi. Ne ha un paio sulle gambe, ma molti altri sulle braccia. Stringo le mani a pugno senza distogliere lo sguardo, ma non so cosa fare.

Tom mi aiuta ad alzarmi e mi porta fuori dalla stanza. Prima di uscire sentiamo solo un «Non ti azzardare, Tom!» ma ormai siamo fuori.

«Calmati, distendi i muscoli e rilassati» mi dice Tom.

«Rilassarmi? Mi ha quasi soffocata!» sbraito arrabbiata «E Mins è ricoperta di lividi! Quel ragazzo e malato e voi gli date corda!» continuo ad urlare e inizio a battergli i pugni sul petto. Lui sorride. Sta sorridendo? Ma cosa cazzo gli gira nella testa?
«Che cazzo c'è da ridere?» mi blocco guardandolo.

«Non sto ridendo, sto sorridendo... sono felice...» ma è scemo o cosa?

«Sei felice?» domando confusa e abbassando le braccia lungo i miei fianchi.

«Se ti sfoghi su di me non lo farai con Fenny e quindi non finirai in altri guai...».

«Tom, come...» non riesco a parlare e lui mi stringe tra le sue braccia. Scoppio. Non resisto più e le lacrime sono troppo violente per riuscire a trattenerle dentro. Piango. Mi libero da tutto ciò che ho dentro. Lui continua a stringermi, strofinandomi la schiena con una mano e sussurrandomi che tutto andrà bene. Non ci credo, non posso crederci. Ho bisogno di sicurezza per poterci credere e lui non me la dà, a parte adesso.

I singhiozzi si fanno meno frequenti, le lacrime hanno smesso di scendere già da qualche minuto e il respiro sta tornando pian piano regolare. La mano di Tom mi sfiora una guancia cercando di asciugarla e lui mi sorride nuovamente.

«Vai in bagno, così ti dai una sistemata... cerco di mandarti Mins così parlate un po', va bene?» annuisco ringraziandolo con lo sguardo. Mi indica il bagno, poi rientra nella sala. A passo lento raggiungo la porta in legno che mi ha indicato e la oltrepasso entrando nella stanza. È completamente bianco e pulito. Mi avvicino al lavandino e mi guardo allo specchio, sono un mostro. Gli occhi rossi e gonfi, il viso pallido e sul collo un rossore, lì dove Fenny ha premuto la sua mano, fa male a toccarlo e le lacrime riaffiorano negli occhi, ma stavolta le caccio via. Mi lavo la faccia cercando di eliminare ciò che potrebbe far intendere che ho pianto.

Dopo quelli che penso siano dieci minuti, qualcuno bussa alla porta.

«Avanti» dico pensando che sia Mins, invece la figura che mi si presenta è totalmente diversa e più scura.

«Scusami, Tom mi ha mandato a controllare che stessi bene... non è riuscito a convincere Fenny a lasciar venire Mins...» mi spiega e io annuisco «tutto bene? O almeno... meglio?» annuisco ancora «Senti, mi dispiace, ma per aiutarti dobbiamo valutare tutte le conseguenze e dobbiamo cercare di non rimetterci noi, mi capisci? Ma abbiamo promesso di aiutarti e lo faremo!» annuisco ancora, ma non lo guardo «Dobbiamo tornare di là, Fenny era impaziente...» mi avvicino a lui dirigendomi verso la porta, lui mi cinge le spalle con un braccio e mi accompagna fino nella sala.

«Oh, Rhianne ci onora della sua presenza!» esclama ironico Fenny.

«Fottiti» ringhio.

«Mi spiace, ma per quello ho Mins. E comunque abbassa la cresta mia cara, la mia pazienza ha un limite...» risponde secco. Mi siedo e noto che manca Tom. Dov'è andato?

 

 

 

-Tom's Pov-

 

Rientro nella stanza avvicinandomi ai divani. Bill mi guarda preoccupato, ma io porto il mio sguardo su Fenny.

«Come ti sei permesso?» domanda duramente guardandomi dritto negli occhi.

«Fenny è una ragazza, hai quasi rischiato di ammazzarla!» dico alzando la voce.

«Non è una cosa che deve importarti!» sbraita «Ha disobbedito e ne ha pagato le conseguenze!».

«Fenny è una ragazza! Come fai ad alzare le mani su di lei?» non appena finisco la domanda vedo Fenny alzarsi di scatto, facendo cadere Mins e buttandosi su di me. Indietreggio finché la mia schiena non tocca il muro. Merda. Le sue mani sono sulla collottola della mia t-shirt e mi tengono premuto contro il muro.

«Vedi di non darmi contro Kaulitz o finisce male anche per te e il tuo fratellino...».

«Mins và da Rhì!» esclamo sperando che mi dia retta, non m'interessa ciò che mi farà Fenny, voglio solo avere la sicurezza che Rhianne non sia sola.

«Guai a te se ti muovi!» ringhia guardando la ragazza e poi tornando su di me «Non hai alcun diritto di darle ordini!» continua sempre urlando «Inoltre mi stai ignorando? È con me che devi parlare ora!».

«Piantala Fenny!» riesco solo a dire. Un pugno, due, sono a terra. Bill corre a dividerci, ma viene sbattuto a terra di fianco a me.

«V-vai da Rhianne... è nel bagno, qui mi aggiusto, ma và da lei!» gli dico, lui annuisce. È più magro di me e meno muscoloso, se non ci riesco io non può farcela lui. Lo vedo uscire dalla stanza e sorrido.

«Che cazzo hai da sorridere?» domanda Fenny, ma non rispondo. Mi rialzo e ricevo altri due pugni. Provo a rispondere e riesco a colpirlo nello stomaco. Si piega in due con le braccia all'altezza della pancia. Gliene tiro un altro, ma riesce ad evitarlo.

«D'accordo, finiamola» dice lui ancora piegato. Mins trattiene a fatica le lacrime, è ancora in ginocchio accanto al divano e ci guarda non sapendo cosa fare. Io osservo Fenny stupito. Fa sul serio? Si allontana, torna a sedersi prendendo Mins per un braccio e riportandola sulle sue gambe.

Ma perchè si è fermato? Cosa gli è preso?

«Vattene. Ora.» afferma senza guardarmi.

«Non posso, non lascio Rhianne qui».

«Vattene o ne pagherà lei le conseguenze».

«No!» Abbasso lo sguardo «Non farle più del male...» sussurro.

«Sparisci dalla mia vista!» sbraita. Esco. Non mi và di farlo incazzare un'altra volta e non voglio nemmeno farmi vedere così da Rhianne, c'è mio fratello con lei, so che è al sicuro.

Chiamo un taxi e torno a casa, mi trascino nella mia stanza e mi butto sul letto. Recupero il cellulare e scrivo a Bill:

 

“Sono a casa, ti spiego dopo. Ti prego, stai attento a Rhì”.

 

Lo rileggo un paio di volte, poi buio.

 

 

Apro gli occhi, la luce entra dalla finestra dandomi fastidio. Socchiudo gli occhi per abituarli a questo chiarore, poi mi alzo a sedere sul letto. Le lenzuola accanto a me sono sollevate, seguo il profilo fino ad arrivare al cuscino che è schiacciato da una testa minuta e da dei capelli mossi. Strofino gli occhi e torno a guardare la figura. Il mio cervello non si è ancora svegliato e non riesco a capire nulla.

«Ha voluto vegliare su di te tutta la notte, anche se ha quanto vedo si è addormentata» Bill compare sulla porta. Ha un sorriso dolce e viene da sorridere anche a me.

«Cosa? Cos'è successo?» chiedo ancora con la bocca impastata dal sonno.

«Fenny le ha chiesto un paio di dosi per il fine settimana, finito di contrattare siamo usciti dalla villa e lei mi ha chiesto se poteva stare a casa nostra. Eravamo entrambi preoccupati, sei sparito dalla villa senza dir nulla! Quando siamo arrivati qui ti abbiamo trovato addormentato sul tuo letto e Rhianne si è subito accorta dei lividi che hai sul viso, si è preoccupata ancora di più e mi ha chiesto spiegazioni. Le ho raccontato tutto e lei si è voluta fermare qui con te, non c'è stato verso di farle cambiare idea, le ho offerto il mio letto, io avrei dormito sul divano, ma lei voleva stare qui e allora ho pensato che non c'era nulla di male...».

«Ti ho scritto un messaggio, ti avrei detto tutto quando rientravi in casa...».

«Coglione i messaggi bisogna anche inviarli però! Quando ti abbiamo trovato avevi il cellulare in mano, il messaggio scritto, ma non è stato inviato».

«Oh, che stupido!».

«Lo so, Tom. Non è una novità!» scoppiamo entrambi a ridere e Rhianne si gira nel letto grugnendo infastidita.

«Dai, vieni andiamo di sotto, lasciamola dormire...» annuisco e scendo dal letto. Mi stiracchio ogni singola parte del corpo, poi mi volto ad osservare quella figura abbandonata, ha la pelle d'oca, così le rimbocco meglio le coperte, le bacio la fronte e scendo di sotto con mio fratello. Mi siedo al tavolo, la colazione è già pronta sulla superficie in legno.

«Grazie» mormoro e lui sorride.

«Non volevo che mi vedesse così...» aggiungo poi prendendo un biscotto dal piattino.

«Lo so, ma ne aveva bisogno. Ha bisogno di capire che siamo con lei e che non interveniamo perchè non possiamo, ma troveremo un modo...» annuisco.

«Ho paura, Bill...».

«Anch'io...».

«Dev'esserci un modo...».

«Calmati Tom» mi dice vedendo i muscoli delle braccia tese e le mani a pugno «Calmati, una soluzione la troveremo...».

«Io sento un bruttissimo presentimento però».

«Andrà tutto bene» mi sorride per infondermi un po' di sicurezza, mi appoggia una mano sulla schiena e io non resisto e lo abbraccio.






Eccomiii!
Eccovi il nuovo capitolo! Ok, ho deciso di non parlare di Ashton (odiatemi pure ç_ç) ma tornerà nel prossimo capitolo! Non temete!
Per il resto come vi pare? Vi aspettavate ciò? Pensavate a qualcosa di più o di meno? Ditemi, ditemi, ditemi!
Ok, la smetto.
Iiiinfine ringrazio:

Arsax che mi sopporta negli scleri (e io sopporto lei, quindi è una cosa reciproca AHAHAHAH) ♥
_Freiheit_ che è sempre presente con le sue recensioni ♥
Gattina30 anche lei molto presente con le sue brevi recensioni ♥
Ringrazio anche chi la segue nell'ombra, anche se mi farebbe più piacere sentirvi!
Me ne vado lasciandovi come sempre il mio
Twitter, Ask e anche Tumblr perchè su quest'ultimo pubblico i banner :)
Alla prossima! Ciaooooo ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Just Only Love ***





Apro gli occhi e mi guardo intorno. Non è camera mia, non è il mio letto, di nuovo. Una scena del genere l'ho già vissuta e deve smettere di succedere! Mi metto a sedere, mi osservo. Indosso dei pantaloncini di una tuta scuri e una canotta larga anche se non troppo. Ora ricordo. Sono tornata a casa con Bill.

 

Quando ieri sono uscita dal bagno e sono rientrata nel salone, Tom non c'era più. Io e Bill ci siamo dovuti trattenere finché Fenny non ha deciso di lasciarci andare, ero preoccupata per Tom, era sparito nel nulla, avevo veramente paura. Anche Bill era nervoso, lo si vedeva lontano miglia. Siamo usciti velocemente dalla villa non appena abbiamo potuto, siamo saliti in macchina e Bill è partito a tavoletta senza pensarci su un attimo.

«Ti porto subito a casa» ha affermato agitato.

«No!» mi è uscito spontaneamente mentre lui si è voltato a fissarmi «N-non voglio andare a casa, posso restare da voi?» ho chiesto cercando di calmarmi; lui mi sorride. Non risponde, ma quel sorriso mi scalda dentro, poi il suo viso torna teso e preoccupato. «Dici che sta bene?».

«Me lo auguro, spero di trovarlo a casa sennò sarà dura cercarlo...».

«E se fosse ancora in casa di Fenny?» ho chiesto spaventata. Quel pensiero mi ha fatto venire anche la pelle d'oca. No, non può essere.

«No, sta bene. Lo so, lo sento» mi ha risposto, ma continuava a restare teso. Ha lasciato la macchina come capitava nel vialetto della sua villa ed è sceso. Prima di imitarlo ho tirato il freno a mano che il moro ha dimenticato. Lo raggiungo, lui è già dentro. Chiudo la porta alle mie spalle e lo seguo per le scale. Raggiunge la camera di Tom, apre la porta e subito il suo viso si stende, si rilassa. Caccia fuori l'aria che ha trattenuto da quando è sceso dall'auto e torna a respirare normalmente. Mi affaccio anch'io per vedere dentro la stanza. Tom giace sul letto, il corpo rilassato, gli occhi chiusi; leggermente rannicchiato su se stesso e respira in modo tranquillo, almeno fino ad adesso, quando noto che addome comincia ad alzarsi in modo irregolare.

«Cos'ha?» chiedo.

«Non lo so!» si preoccupa Bill.

Corro vicino al letto, mi stendo dietro di lui e lo avvolgo in un abbraccio, faccio tutto spontaneamente, senza pensarci su troppo. Comincio a strofinargli una mano sul petto e a sussurrargli di star tranquillo e che va tutto bene; probabilmente stava solo sognando. Torna a calmarsi ed insieme a lui anche io e Bill.

«Posso stare qui?» chiedo e Bill annuisce.

«Ti vado a prendere qualcosa per dormire» mi sorride e sparisce oltre la porta. Torna poco dopo con dei pantaloncini ed una canotta «Non sono proprio della tua taglia, ma penso che possano andarti bene, almeno per dormire». Sorrido e lo ringrazio. Mai avrei pensato di ringraziare Bill, ma alla fine è buono, dolce. «Io vado a dormire, sono sfinito... lo lascio in buone mani?» domanda.

«Certo! Buonanotte, Bill» esce dalla camera chiudendosi la porta dietro.

Mi avvicino alla scrivania, mi ricordo solo ora di essere soltanto in intimo e vestaglia, ormai mi ero abituata e non ci avevo più pensato. Indosso la canotta e i pantaloncini, mi osservo allo specchio sull'anta dell'armadio. Il collo mi fa male e ho qualche livido dovuti a quando sono stata sbattuta a terra. Gli occhi si fanno lucidi, sto per crollare, ma non devo, non ora. Mi asciugo la lacrima sfuggita alla mia resistenza e vado verso il letto. Mi distendo di nuovo dietro di lui e lo abbraccio addormentandomi poco dopo.

 

Scendo dal letto, il dolore al collo c'è ancora, ma è diminuito parecchio. Nella camera non c'è nessuno, così esco, girovagando per la casa. Arrivo in cucina, i due gemelli sono seduti al tavolo e mangiano silenziosamente.

«Buongiorno» dico con voce rauca ancora per il sonno.

Tom si gira e mi sorride radioso guardandomi attentamente dalla testa ai piedi. Non posso vedermi, ma sarò sicuramente più rossa di un pomodoro.

«Buongiorno» mi sorride Bill.

Mi siedo al tavolo con loro, il moro si alza recuperando qualcosa da mangiare anche per me, poi ritorna al tavolo posandoci sopra una ciotola con latte caldo. Mi prendo lo zucchero, i biscotti ed il cacao e comincio a mangiare. Sento ancora gli occhi di Tom addosso e dei brividi mi attraversano la schiena. Alzo lo sguardo e lui lo abbassa velocemente.

«Tutto bene?» domando per rompere il silenzio. Annuiscono, mentre Tom si alza per posare la sua ciotola nel lavandino. Una smorfia di dolore gli sfigura il volto per qualche secondo, lui fa finta di nulla, ma io l'ho vista.

«Parlate» affermo fredda.

«Cosa intendi? Va tutto bene...» proprio lui ha parlato, Tom.

«Smettetela di trattarmi come una bambina! Non sono stupida! Mi sono accorta della tua smorfia di dolore! E di sicuro non era perchè la tazza pesava troppo!» sbraito.

«Fenny l'ha preso a pugni...» la voce di Bill giunge alle mie orecchie, ma io continuo a fissare Tom che lo guarda fulminandolo. Sbianco, lo so per certo.

«Non prendertela con tuo fratello, Tom!» dico calmandomi, ma ancora sotto shock per la notizia. «Sta solo dicendo ciò che tu mi ometti! Dove? Dove ti ha colpito?» chiedo sbattendo le mani sul tavolo. Lui continua a non rispondere, ma alza la canottiera bianca che indossa. Un enorme livido violaceo gli copre il fianco. Se non sono sbiancata prima, di sicuro è successo adesso.

«Sei un fottuto stronzo!» torno a sbraitare gettandomi addosso a lui e cominciando a tirargli pugni leggeri sul petto. Le lacrime della sera prima ritornano più violente, ma stavolta non provo neanche a fermarle, scendono bagnando il mio viso e il tessuto bianco «Questo per te è stare bene?» continuo con i pugni.

«Rhì! Rhì, così gli fai più male!» mi fa notare Bill. Mi fermo guardando il nulla oltre le spalle di Tom.

«Scusa...» mormoro «E che... ti voglio bene e non mi va che te le sei prese per me... non è giusto...» continuo quasi in un sussurro.

«Shh» mi zittisce lui «Vuoi sapere perchè sto bene nonostante questo?» domanda indicando il livido e io annuisco. «Perchè nella mia casa c'è la ragazza che amo, la ragazza che mi è stata accanto questa notte tenendomi tra le sua braccia, sempre. Perchè quella ragazza dal carattere tutto pepe ora è qui davanti a me, con lo sguardo basso, le guance rosse e le lacrime agli occhi e questo mi fa capire molte cose; cose che lei non ha il coraggio di tramutare in parole, ma a me va bene così, a me basta questo. Io ti amo e se ci sei tu per me va tutto bene!» ha parlato tutto d'un fiato, ogni parola è arrivata prima al cuore e dopo al cervello, aumentando le lacrime «Però vederti così non aiuta sai? Io voglio vedere il tuo sorriso, non queste lacrime» dice alzandomi il viso con l'indice e asciugandomi le guance con i pollici. Punto i miei occhi nei suoi e dedico di non staccarli più. I suoi infondono sicurezza nei miei e pian piano quell'alone di tristezza sparisce, lasciando posto ad un sorriso silenzioso quando, anche le mie labbra, decidono di tirarsi in un sorriso rovinato da qualche singhiozzo. Mi abbraccia, mi abbraccia stresso e gemo, ma non di piacere purtroppo. Mi allontana prendendomi per le spalle e mi fissa serio.

«Cosa succede?» stavolta sono io che non voglio parlarne, ma lui vede prima che io riesca anche solo a pensare ad una frase di senso compiuto. Osserva i lividi sul mio corpo, stringe leggermente la presa sulle spalle e comincia a respirare più pesantemente.

«T-Tom, calmati, ti prego...» continua ad osservarmi «Sembriamo la strana coppia» dico sorridendo cercando di sdrammatizzare, ormai i lividi ci sono e non ci resta che aspettare che passino, quindi perchè arrabbiarsi? Lui continua ad osservarmi per qualche secondo, poi scoppia a ridere.

«Vieni qui!» dice riportandomi stretta al suo petto, ma questa volta più delicatamente. Rimango li, tra le sue braccia dove starei per sempre ed intravedo Bill, sulla soglia della porta che sbircia, ma quando si è alzato? Sorride, mi fa l'occhiolino felice e se ne va. Sorrido anch'io perchè forse ho toccato il fondo e ora sto davvero risalendo e non lo sto facendo da sola, ma con due persone fantastiche.

«Dobbiamo parlare ora però...» mi allontano per guardarlo «Siamo ancora sotto il controllo di Fenny...» spiega «Devi allontanare Ashton dal suo giro di amici...» è serio, eppure non capisco... cosa centra Ashton? Glielo chiedo.

«Perchè?».

«Rhì, Misha è la sorella di Fenny!».

«COSA?!» urlo. «Quindi ieri sera, quando è uscito per andare da Misha era...».

«A casa di Fenny, probabilmente...» conferma ogni mia paura e ogni mia speranza va a farsi fottere. Anche le parole di Tom spariscono dalla mia mente, l'unico pensiero è quello di contattare Ash. Corro in camera, cerco tra la mia roba il telefono, ma ho solo la vestaglia e il cellulare è rimasto a casa.

«Tom, dammi il telefono, per favore...» dico agitata voltandomi verso di lui che mi ha raggiunto nella stanza. Si fruga nelle tasche e poi controlla sul comodino, apre il primo cassetto e tira fuori il cellulare. Me lo passa e lo afferro in fretta. Compongo il numero, schiaccio il tasto verde e lo appoggio al mio orecchio. Primo squillo. Secondo squillo. Terzo squillo.

 

 

-Ashton's Pov-

 

Sono scappato di corsa da casa, non volevo nascondermi da Rhì, ma non mi avrebbe lasciato andare. Quando arrivo alla villa di Misha è il maggiordomo ad aprirmi. 'wow', penso. Mi guardo intorno, questa casa è enorme. Mi raggiunge subito Misha che mi abbraccia contenta, baciandomi le guance.

«Vieni, andiamo in camera, Antony, Noah e Taylor sono già qui, mancavi solo tu!» afferma prendendomi per un braccio e trascinandomi con se. Entriamo nella stanza e tutti mi salutano, sembrano di buon'umore e anche Tony sembra messo meglio dell'ultima volta che l'ho visto.

Parliamo del più e del meno quando esce fuori un'idea che non mi piace molto.

«Ho un'idea! Giochiamo ad obbligo o verità! E chi sceglie obbligo manda giù un bicchiere di... uuhm... cos'hai in casa Misha?».

«Tutto quello che volete!» afferma sorridente «Ci sto!» si alza uscendo dalla camera e ritornando poco dopo seguita dal maggiordomo con un vassoio con quattro bottiglie e cinque bicchieri.

«I-io veramente... N-non mi va...» dico agitato. Non è la questione di bere, ma semplicemente non mi va.

«Daai! È solo un gioco!» dice Noah «Per farci due risate!» Scuoto il capo e Taylor sbuffa.

«Forza, comincia tu, se poi non ti piace ti tiri fuori...» è Misha a parlare.

«No, fate voi...».

«D'accordo, però tu giochi» afferma ed iniziano.

«Comincio io!» dice Taylor impaziente « Allora, uhm... Noah!»

fanno il giro completo più e più volte. Io ho risposto solo ad un paio di domande scolandomi per penitenza sei bicchieri di non so cosa. Comincio a non essere più lucido, anche se ancora capisco ciò che mi succede intorno.

«Vuoi?» mi chiede Mins porgendomi una sigaretta e annuisco. Lei non mi dà la sigaretta tra le mani, ma ne prende un tiro e la lascia a Tony. Si avvicina a me trattenendo, mi mette una mano sul viso dolcemente e mi bacia, lasciando che il fumo passi dalla sua bocca alla mia, dai suoi polmoni ai miei. Mi fa uno strano effetto e non so se sia per il fumo o per il bacio che sono costretto ad interrompere per tossire.

«Immaginavo che non fossi pratico...» dice sorridendo. Ne prende un altro tiro e si riavvicina a me. Voglio allontanarmi, ma la scossa che mi ha dato il contatto con le sue labbra è più forte. Mi bacia nuovamente passandomi il fumo, ma stavolta non lo interrompo. Ci stacchiamo dopo un paio di minuti buoni, Noah comincia ad urlare seguito da Tony e Taylor. Misha sorride e io anche. Sentiamo dei rumori provenienti da una stanza vicina, ma Misha ci dice di non preoccuparci.

Andiamo avanti fino a notte fonda, quando gli altri decidono di andarsene e salutano.

«Tu puoi restare se vuoi...» afferma con lo sguardo basso Misha.

«N-no, io... non posso...» balbetto, ma è come se non avessi detto nulla, lei mi trascina di nuovo all'interno della stanza e chiude la porta.

«E' una proposta che non accetta rifiuti...» aggiunge.

Si avvicina nuovamente e io indietreggio finché non trovo la parete a fermarmi. La sua mano si appoggia sulla mia spalla e scende lentamente lungo il mio corpo. Brividi attraversano ogni fibra del mio corpo. Mi piace.

Arriva al bordo della mia maglietta e la tira su, lentamente. La sfila e continua a passare le mani sulla mia pelle. Brucia, ma è un bruciore piacevole. Allungo finalmente una mano e posandogliela sul fianco l'avvicino a me. Non ho idea di come evolveranno le cose, ma ho deciso di lasciare il mio buon senso da parte. Mi bacia, portando le braccia intorno al collo, porto le mie sulle sue cosce e la sollevo in modo che possa appoggiare le gambe sui miei fianchi e intrecciarle dietro la mia schiena. Mi stacco dal muro e mi avvicino al letto. La faccio stendere e mi metto sopra di lei reggendomi con le mani, ma non so cosa fare. Non mi sono mai trovato in situazioni simili. Lei mi passa le mani sul petto scendendo verso i pantaloni. Ho paura. Mi scosto e lei mi guarda perplessa.

«Ho sbagliato qualcosa?» domanda.

«N-no, è che... I-io...» mi zittisce baciandomi e capovolge la situazione. Ora sono io sotto con lei a cavalcioni sopra di me.

«Ho paura anch'io» sussurra tra un bacio e l'altro «Ma ti voglio troppo» dice sfilandosi la maglietta.

Il mio respiro aumenta mentre lei continua a baciarmi e decido di lasciarmi andare anch'io.

 

Aprendo gli occhi, la prima cosa che noto è che non mi trovo nella mia stanza. Un mal di testa lancinante mi colpisce subito e porto una mano alla tempia massaggiandola. Qualcosa mi stringe all'altezza della pancia, scosto le coperte e, oltre ad accorgermi di essere nudo, vedo un braccio che mi stringe. Mi giro e accanto a me c'è Misha, nuda anche lei. Merda. Cerco di scendere dal letto senza svegliarla, ma non riesco.

«No, resta qui...» farfuglia e stringe ancora leggermente. Mi intenerisce, in fondo ci sto bene io qua, sotto le coperte con lei. Torno a coricarmi e stavolta sono io a stringere lei. È stata una notte bellissima, sarebbe un peccato rovinarla alzandomi. Torno a baciarla, ma non con voglia, ma con dolcezza, la sento sorridere e il mio cuore perde un battito.





Eccomi!
Giusto in tempo per augurarvi un
BUON NATALE! ♥
AMATEMI u.u
Ahahaha Detto questo eccovi il nuovo capitolooooo *w*
Aaaallora? Tom si è dichiarato!!!! Allelujaaaaa! E Ashton? Aaaaaah sclero male io che l'ho scritto, spero che capiti anche a voi che leggetee!! **
Questa volta vi risparmio i miei contatti ahhahah VI ringrazio di cuore per ogni recensione e ogni visita nelle mie storie e vi ripeto gli auguri!

BUON NATALEEEEEE! ♥
Baciii ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Ash? Mins? ***







«Porca puttana, Tom! Non risponde!» esclamo in preda al panico.

«Rhì, calmati. Sta bene, lo troveremo...».

«Trovarlo? Sappiamo già dov'è! Dobbiamo tirarlo fuori da là!» urlo. Tom mi prende per le spalle bloccandomi, fissa i suoi occhi nei miei e aspetta che mi calmi.

«Stai calma, non si risolve nulla con l'agitazione!» dice. Io mi calmo, cerco di calmare anche il respiro, ma è in quel momento che scoppio in lacrime. Tom mi stringe contro il suo petto accarezzandomi i capelli. Piango, piango a lungo e senza sosta. Questa volta le lacrime scendono violente, non riuscirei a bloccarle neanche con tutta la mia forza di volontà. Le ho trattenute per troppo tempo e oggi gli argini si son rotti, lasciandole fluire tutte fuori, dalla prima all'ultima. Tutte quelle che ho trattenuto, che ho rinchiuso in me, ora bagnano e mie guance ed il petto di Tom. Il respiro è affannato, riesco a recuperare l'aria a fatica. Tra i singhiozzi e il viso premuto contro Tom non è facile respirare, ma non m'interessa, ho bisogno del calore di Tom più di qualsiasi altra cosa, anche più dell'aria. Le gambe cedono e mi ritrovo sul pavimento, ma sempre tra le braccia muscolose di Tom. Non mi lascia, non ne ha alcuna intenzione e a me va bene così. Non voglio che mi lasci, rischierei di precipitare ancora di più.

Dopo un tempo che non saprei definire, comincio a regolarizzare il respiro, le lacrime finiscono. Sì, finiscono perchè non ne ho più. Ora è il momento di rialzarsi, di sfidare il mondo e chiunque mi si pari davanti. Sono stanca di questa situazione e devo cominciare a reagire. Occhio per occhio, dente per dente, no?

Mi rialzo in piedi sotto l'occhio attento di Tom, preoccupato che io possa nuovamente crollare, ma ormai mi sono svuotata, ormai sono insensibile al dolore. L'unica cosa che sento e di cui ho bisogno è il suo amore. Solo insieme a lui salverò Ashton. Solo fidandomi e restando calma. Ho bisogno di pensare ad un piano e so che sia Bill che Tom mi saranno utili, loro conoscono Fenny molto meglio di me.

«Mi aiuterete?» domando.

«Certo!» risponde una voce che non è quella di Tom. Il fratello compare sulla soglia della porta. «Faremo ogni cosa per salvare Ashton e per liberare tutti noi da Fenny» continua poi avvicinandosi a noi. Lo abbraccio e lui ricambia, poi anche Tom si unisce.

«Bene, allora dobbiamo studiare qualcosa, ma non ho la più pallida idea di che cosa...» dico sciogliendo l'abbraccio.

«Troveremo una soluzione...» mi sorride Tom.

«Prova a richiamare Ashton, intanto...» propone Bill.

«Già fatto, non risponde...».

«Riprova, ancora e ancora, devi provare a farlo uscire da quella casa!» insiste il moro.

Recupero il telefono da terra che mi è caduto quando sono crollata e ricompongo il numero chiamando Ash. Il primo tentativo fallisce, il secondo pure. Al terzo risponde qualcuno.

«Sì, pronto?» La voce non è la sua.

«Ashton?».

«No, sono Misha. Chi lo cerca?» Merda. È Misha e ora?

«Dov'è? Sono sua sorella, ho bisogno di parlargli...».

«Ora non può, è sotto la doccia...» Sotto la doccia? Ma che cazzo?

«Passamelo ora!».

«Cosa non hai capito di “è sotto la doccia”? Non può venire ora» riattacca. Fanculo. Fanculo e fanculo. Ma cosa cazzo fa?

«Allora?» domanda Tom.

«Era Misha, Ash è sotto la doccia» dico facendo il verso della ragazza.

«Serata di fuoco...».

«Che cazzo dici, Tom?» alzo la voce.

«E' nella doccia a casa di una ragazza al mattino...» mi fa notare con calma.

«Non è detto che abbiano...».

«Rhì, apri gli occhi. Ashton è nel pieno dell'adolescenza ed è scappato da casa di notte per andare da lei...».

Scuoto il capo. No. Ashton non lo farebbe. No.

«Ssh» mi tranquillizza Tom «Prova a sentire anche Mins, magari può aiutarci» annuisco.

«E... uhm... Gregor e Gunther? Potrebbero aiutarci?» domando e i gemelli scoppiano in una fragorosa risata «Che c'è?» chiedo irritata.

«G-Gregor e Gunther» Esclama Bill tornando a ridere.

«Fottetevi».

«Dai, Rhì! È divertente!» afferma Tom «E che sono Georg e Gustav...» mi dice facendomi capire il perchè delle loro risa.

«Comunque non lo so, dovemmo cercare di capire come sono, sono sempre così riservati. In fondo non li conosciamo...» spiega Bill.

«Bene, io parlo con Mins, voi con loro due e vediamo quanti siamo» annuiscono.

Il cellulare suona.

«Ashton?!» domando senza leggere sul display.

«No, sono Mins» respiro.

«Ciao, stavamo giusto parlando di te...» le dico.

«Ah, si?» c'è qualcosa che non va nella sua voce.

«Già, senti, possiamo parlare di persona?».

«Sono davanti alla porta di casa tua» la voce è debole.

«Cosa?» lancio il telefono e corro verso la porta seguita dai gemelli. Non appena la apro Mins, davanti a me infreddolita, sviene. Fortunatamente Bill, grazia ai riflessi pronti, riesce a reggerla prima che sbatta a terra. La portiamo dentro e il moro la corica sul divano, poggiando le sue gambe su un bracciolo per tenerle sollevate.

«Merda, guarda come l'ha ridotta!» esclamo osservando le braccia e le gambe scoperte piene di lividi e tagli.

«Che facciamo?» domanda Tom.

«Aspettiamo che si riprende...» risponde il fratello.

«Cosa? Dobbiamo portarla in ospedale!» esclamo.

«E cosa gli diciamo? Va a finire che arrestano ancora noi!».

«Oh, bene, allora lasciamola morire! Mi pare una brillante idea!».

«Non morirà Rhì, è svenuta per la mancanza di forze, i lividi non sono gravi...» dice Tom cercando di rassicurarmi mentre continua a studiare il corpo di Mins.

«E' da parecchio che non la riduceva in questo stato..» dice Bill.

«Già...» conferma il fratello.

«Ma che cazzo state dicendo?» mi intrometto.

«L'ha già ridotta parecchie volte in questo stato. Ma sa fino a che punto arrivare per non ammazzarla, la fa soffrire soltanto...».

«Soltanto? Soltanto? Tom!».

«Era per dire!» si spiega, ma sono arrabbiata e nulla mi farà cambiare umore.

«In ogni caso non è in pericolo di vita...» dice Bill deviando la discussione.

 

 

Sono passate un paio d'ore, Mins geme e apre gli occhi. Io sono accanto a lei, seduta sul pavimento. Bill è seduto sulla poltrona, mentre Tom è in piedi dietro di me. Non riesce a darsi pace e continua ad andare avanti e indietro per la sala. Non appena Mins si muove ci blocchiamo tutti ad osservarla. Mi avvicino un po' di più e noto una smorfia di dolore sul suo viso.

«No, non muoverti» le dico dolcemente.

«C-cosa succede?».

«Ssh, riposati» sorrido, lei prova a tirarsi su, ma una fitta di dolore la colpisce facendola fermare. Bill le si avvicina, aiutandola.

«G-grazie» trema. Gli occhi lucidi e trema. Mi fa pena, poverina.

«Cos'è successo?» chiedo.

«F-Fenny...» non riesce a dire altro, scoppia in lacrime e Bill l'abbraccia baciandole la fronte.

Mi alzo e vado in cucina. Ho bisogno di pensare. Tom mi segue abbracciandomi da dietro.

«Fenny è un mostro...» dico.

«Già...».

«Cosa facciamo?».

«Non lo so, piccola. Non lo so, ma troveremo un modo».

Mi rifugio tra le sue braccia. Mi lascio coccolare un po'.

«Andiamo di sopra, hai bisogno di riposare...».

«No! Finché Ashton non è qui!».

«Rhianne non puoi risolvere nulla se sei stanca...».

«Finiscila di preoccuparti per me! Io non me ne vado a dormire mentre Ashton è a casa di quell'essere, hai visto come ha ridotto Mins?» chiedo alzando la voce e lui annuisce.

«D'accordo».

Il telefono suona di nuovo.

«Pronto?» risponde Tom stavolta. Dopo qualche secondo sul suo viso si forma un sorriso. Chi cazzo è?

«Rhì, è Ashton...» gli prendo il cellulare di mano velocemente e rispondo.

«Ash!».

«Ciao Rhì...».

«Stai bene? Dimmi che stai bene, ti prego!».

«Sì, sì. Certo, sto bene!» afferma e io tiro un sospiro di sollievo.

«Ash devo parlarti, ti prego torna in fretta a casa!».

«Che succede?».

«Te ne parlerò qui, ma muoviti, per favore» non era un ordina, ma una supplica.

«D'accordo, anch'io devo parlarti...»

«Sicuro che stai bene?» domando preoccupata.

«Sì, sì, a dopo!» e stacca il telefono.

«Sta venendo! Sta venendo qui!» salto dalla gioia, sorridendo felice, lui ricambia.

«Ragazzi, tutto bene?» Bill spunta sulla porta.

«Sta tornando, Bill!» esclamo saltandogli addosso.

«Ehm..sì» borbotta confuso.

«Ashton, sta tornando a casa...» gli spiega Tom «Mins come sta?».

Giusto! Mins è ancora di là!

«Se rispondessi 'bene' suonerebbe male, non credi?» risponde Bill e il fratello annuisce e torniamo tutti di là. Mins è seduta sul divano che si controlla braccia e gambe.

«Fanno male?» chiedo. Ma che domanda idiota, certo che le fanno male!

«In verità fa più male vederli, capire che sono marchiata...» risponde e io rimango colpita.

«Senti, so che non è il momento giusto, ma dobbiamo saperlo. Vogliamo combattere contro Fenny, sei con noi?».

«Ecco io...» riprende a tremare.

«Mins, se stiamo uniti possiamo farcela!».

«N-non lo so...».

«Con noi o contro...» le sorrido dolcemente.

«D'accordo, sono con voi!».





Eccomii!
La gente festeggia e io scrivo! Chiamatemi sfigata (com'è già stato fatto), chiamatemi come volete, ma intanto ho qui per voi il nuovo capitolo!
Il primo capitolo del nuovo anno! Allora che ve ne pare?? Spero vi piaccia! :) Peeeerò ho una piccola cosa da dirvi che non penso vi piacerà... ma stiamo giungendo alla fine, ancora 3,4 forse 5 capitoli, ma siamo quasi alla conclusione ç_ç
Maaaaa non pensiamoci! D:
Cooomunque Buon 2014, ora la vera sfida sarà imparare a scrivere la data nuova! D:
Un felice anno nuovo e alla prossima!
Se volete mi trovate su
Ask, Twitter e Tumblr!
Baciiii ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Ferite. ***







Sono passate due settimane. Mins è rimasta da noi e si è ripresa piuttosto bene, anche se molti segni le sono rimasti sul corpo. Ha cominciato a coprirsi, non ha mai messo una gonna o una canotta, indossa solo jeans lunghi, pantaloni della tuta e magliette con sopra una felpa o maglioni. Sorride, ma il suo sorriso è spento. Non abbiamo più parlato con lei della nostra idea di ribellarci, è troppo sensibile in questo momento. Bill si è preso cura di lei finché lei non è riuscita ad alzarsi dal letto e, anche dopo, non ha smesso. Nonostante Mins continui a ripetere che non ha bisogno di aiuto, Bill è sempre intorno a lei, anche se non sembra che le dispiaccia. Sono carini insieme.

«A che pensi?» Tom arriva alle mie spalle abbracciandomi da dietro e lasciandomi un bacio su una guancia.

«Nulla di che, stanno bene insieme... non trovi?» domando indicando Bill e Mins seduti in sala.

«Già, sono fidanzati senza saperlo...» commenta lui e io lo guardo confusa «Si comportano come due piccioncini, sono fatti l'uno per l'altra, ma ancora non l'hanno capito...» si spiega.

«Tom, piantala di fare il filosofo!» esclamo guardandolo e sorridendo mentre lui ricambia «Comunque penso tu abbia ragione...» continuo tornando a fissarli sentendo Tom annuire.

«E tu?» chiede all'improvviso.

«Io cosa?».

«Come stai?».

«Bene...».

«So che non è vero, il problema di Ashton è ancora nella tua mente... lo so...».

«N-non è stato semplice... per nessuno dei due, per lui ero perfetta, cazzo!» esclamo e lui mi fa cenno di far piano indicandomi la sala, annuisco e ci allontaniamo andando nella mia stanza che ormai è diventata la nostra.

 

 

-Ashton's Pov-

 

No, non è possibile. Non voglio crederci. Perchè tutto mi sta crollando addosso proprio ora che cominciava ad andare bene? Cosa faccio? A chi credo? Sono sdraiato sul letto a fissare il soffitto, ripensando alla discussione con Rhì di qualche settimana fa.

 

Rientro in casa, ho fatto il più velocemente possibile. Poso le chiavi, mi tolgo le scarpe e vado verso la cucina. Ci trovo un ragazzo che se non sbaglio è Tom, uno degli amici di Rhì.

«Ashton!» esclama. «Rhianne ti sta aspettando! Sta rischiando l'esaurimento!» continua mettendomi un braccio sulle spalle e accompagnandomi nella sala. Mins è sdraiata sul letto, dorme, mentre Rhì e Bill sono accanto a lei. Ma che succede?

«Ehm, Rhì?» chiama Tom, lei si volta, mi guarda per qualche istante e in pochissimo tempo è abbracciata a me, mi stringe forte, quasi soffoco.

«Rhianne, non respiro!» l'avviso e lei si scosta controllandomi.

«Stai bene? E' tutto a posto?» domanda agitata.

«Sì, Rhì, te l'ho detto... sto bene!» rispondo e lei sorride.

«Vieni, dobbiamo parlare...» dice poi tornando seria e io la seguo lasciando Bill e Tom con Mins.

Andiamo in camera mia, Rhì chiude la porta ed entrambi ci sediamo sul letto.

«Voglio prima parlare io...» dico imbarazzato e lei annuisce «E che...» comincio, ma non trovo le parole «Sono stato con Misha» dico d'impulso.

«C-cosa?» la sua mascella quasi tocca terra per lo stupore.

«Sì, stiamo insieme e... non sono più vergine...» Rhì non parla e continua a fissarmi, gli occhi spalancati.

«N-no, n-no...» balbetta. Perchè? Non dovrebbe essere felice per me? È mia sorella, cavolo!

«Cosa c'è che non va?».

«Ash, ti avevo detto di starci lontano....» mi dice lei, la voce è dolce, ma io non riesco a mantenere la calma.

«Perchè?» domando «Perchè non posso essere felice per una volta?» il tono della mia voce si alza «Perchè per una volta che va tutto bene ad interferire devi essere tu?» ormai sto urlando.

«Ash, non capisci!».

«No che non capisco! Non mi spieghi cosa succede, come faccio a capire?».

«E' proprio di questo che volevo parlare...».

«Parla allora!».

«Non è semplice... vedi...» mi racconta tutto. Mi racconta del suo lavoro, di Fenny, del fatto che Misha e sua sorella e delle minacce. No. Non è vero. Non può avermi nascosto tutto questo.

«Ma cosa cazzo ti è saltato in mente?!» torno ad urlare alzandomi in piedi, gli occhi lucidi. «Tu! Tu mi hai abbandonato con i nostri genitori per venire a spacciare? Oh, stupendo!» esclamo gesticolando.

«Ash...».

«No! Non voglio sentire più niente! Per una volta tutto andava liscio, per una volta ero felice, ero, anzi sono, innamorato e no! Tutto dev'essere così complicato!».

«Ash...».

«Cosa dovrei fare adesso? Non vedere più Misha? Questo? Non puoi chiedermelo!» urlo ancora e le parole mi escono senza pensarci, senza soffermarsi da qualche parte in me.

«Ash, ne va della tua vita, non puoi più entrare in casa sua!» e li le lacrime non ce l'hanno più fatta. Hanno abbandonato i miei occhi, percorso le mie guance fino a precipitare sul pavimento. Lei si avvicina e mi abbraccia, ma io voglio solo stare da solo e così la spingo via, lontano da me. Mi guarda per un po', abbassa il capo ed esce.

 

Non parlo più con Rhianne da allora e ho continuato a vedere Misha, evitando però di andare a casa sua. Parlando con Antony poi, ho anche scoperto che è stata lei a ridurlo in quelle condizioni tempo fa. No. Non posso crederci. Mia sorella. No.

 

 

-Rhianne's Pov-

 

«Tom, io non so cosa fare!» esclamo cullata tra le sue braccia.

«Parlagli...».

«Non mi rivolge parola da settimane! Come faccio?».

«Non deve parlarti, deve ascoltarti...».

«Fosse facile...».

«Sai, ho sentito Gregor e Gunther!» scherza lui «Sono dalla nostra parte!».

«Ottimo!» sorrido, almeno una buona notizia.

Il suo cellulare vibra. Lo prende dalla tasca e legge il mittente del messaggio.

«E' Fenny...» mormora.

«Cosa vuole?».

«Mins...».

«Oh, cazzo.... digli che ancora non sta bene...».

«Rhì, la conosce e sa il male che le ha fatto... ha aspettato apposta due settimane, sa che si è ripresa o che almeno si regge in piedi...» mi dice.

Oh, fanculo.

«Digli che non siamo sotto il suo controllo...».

«Non servirà a nulla... arriverebbe qui in un batter d'occhio...».

«Allora non rispondergli, semplice...».

«Non..».

«Ssh» sussurro voltandomi e mettendomi a cavalcioni su di lui. «Tu non l'hai visto...» continuo togliendogli il cellulare di mano lasciandolo sul comodino. «Sei... impegnato al momento...» sussurro avvicinandomi al suo orecchio.

Ho bisogno di non pensare di lasciar scorrere le cose per un momento almeno. So che anche lui ha bisogno di staccare e un po' di tempo solo per noi non può far male. Oltretutto devo farmi perdonare, il giorno in cui si è dichiarato non ho fatto nulla per ricambiare.

Comincio a lasciargli baci vicino all'orecchio, per poi spostarmi lentamente verso la guancia e poi sulle sue labbra. Ricambia dolcemente e porto le braccia sulle sue spalle, incrociandole sulla sua nuca, mentre lui porta le mani sui miei fianchi. Ci lasciamo andare godendoci ogni movimento. Mi toglie la maglia e sbottona i miei jeans. È mio. E per un breve periodo tutte le preoccupazioni se ne vanno.

Sono ancora qui, nel letto con Tom, con la testa appoggiata al suo petto. Lui mi accarezza i capelli mentre io muovo le dita sul suo petto. È tutto così romantico, dolce. Ma i pensieri tornano ad affollare la mia mente. I miei muscoli si tendono e la mano di Tom passa sulla mia schiena.

«Non preoccuparti...» sussurra e io sorrido stringendomi ancora di più a lui.

 

 

-Bill's Pov-

 

Mins è stupenda, sono qui sul divano a chiacchierare con lei da ore ormai e tutto quello che ci circonda è sparito. Mi sono preso cura di lei fino ad ora e ho avuto modo di conoscerla meglio. Mi piace stare in sua compagnia e mi piace aiutarla come posso.

«Non tornerai da lui...» le dico per rassicurarla mentre si controlla per l'ennesima volta i lividi e le cicatrici.

«Non ho altra scelta...».

«Sì che ce l'hai invece, hai noi... aiuteremo anche te...» le dico prendendole una mano mentre con l'altra le faccio alzare lo sguardo su di me. «Smettila di torturarti, sei stupenda...» lei sorride imbarazzata.

«Con tutti questi lividi? Con tutte queste cicatrici? Non credo proprio...» afferma lei.

«Rappresentano la tua storia, Mins...».

«Una storia da cancellare...».

«No, sono la dimostrazione di quanto sei forte, Mins...» abbassa lo sguardo e io le prendo entrambe le mani nelle mie, accovacciandomi davanti a lei in modo da poterla guardare in faccia. «Dopo questo, puoi affrontare qualsiasi cosa...» mi alzo e la stringo a me. «Tutto finirà, tranquilla...».

Lei si stacca dall'abbraccio, mi fissa per qualche secondo e poco dopo le sue labbra sono sulle mie.






Eccomiiiiii :)
Aaaaallora?? Abbiamo avuto la confessione di Rhianne sul suo lavoro e ha spiegato le cose ad Ash, ma lui non sembra aver preso bene il tutto!
Il rapporto Rhì/Tom va moolto bene, mentre.... Mins? Bill?? Uuuhm....
Fenny è tornato a farsi sentire... cosa succedera? ta-ta-ta-taaaaa! Lo saprete nel prossimo capitolo! u.u
Ahahaha
Come sempre ringrazio tutti voi che la seguite e Arsax e _Freiheit_ che recensiscono sempre ♥ Grazieeee ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Thè ***







Quando si allontana da me torno a respirare, avevo smesso? Rimango con gli occhi chiusi per qualche secondo, poi li riapro ammirando il viso sorridente di Mins. Non l'ho mai vista sorridere così, è caloroso, vivace... è sincero. Sorrido anch'io in risposta. Abbasso lo sguardo, imbarazzato da ciò che è appena successo. La sua mano cerca la mia e, non appena sento il contatto, alzo lo sguardo inchiodando i miei occhi nei suoi.

«Mi sei sempre piaciuto» sussurra «Sei... strano» sorride timida. Io stringo la sua mano nella mia senza proferire parola. «Ho paura. Tanta, veramente tanta paura» abbassa lo sguardo.

Con la mano libera le prendo il mento e lo alzo facendo incontrare di nuovo i nostri occhi.

«Ci sono io, non preoccuparti...» i suoi occhi diventano lucidi.

«Fenny non...».

«Fenny non è nessuno. Usciremo fuori da questa cosa e lui non potrà farci nulla. La vita è nostra» la interrompo subito.

«No, ti metterei in pericolo. Bill, io non voglio che rischi per me!».

«Non rischierò solo se ne usciremo tutti insieme...».

Mins abbassa nuovamente il capo scuotendolo lentamente, mentre piccole goccioline cadono sul pavimento.

«No, non piangere» l'abbraccio. La stringo a me. Non voglio vedere le lacrime uscire da quegli occhi. Ne ho già viste troppe, ma da adesso ci sono io e non ne devono più scendere.

Non voglio lasciarla, così la tengo stretta al mio petto e lei non sembra volersi allontanare. Strofina il naso sulla mia maglia e mi fa tenerezza, sembra così piccola ora che non ha bisogno di mostrarsi forte.

«Ci sono io, ora...» le sussurro un'altra volta accarezzandole i capelli e lei annuisce.

 

-Rhianne's Pov-

Riapro gli occhi, disturbata dalla luce proveniente dalla finestra socchiusa. Sbatto le palpebre un bel po' di volte prima di abituarmi alla luminosità nella stanza. Mi rigiro nel letto e delle braccia mi avvolgono. Tom è accanto a me, sta ancora dormendo, ma il suo braccio mi cinge gelosamente, stringendomi al suo corpo. Ha un buon profumo e il suo respiro è leggero e profondo. Ammiro il suo petto che si alza e si abbassa lentamente, il viso rilassato appoggiato al cuscino, è sereno, lontano dai problemi. Chissà cosa sogna ora. Il suo braccio mi stringe ancora di più, ma senza farmi male. Borbotta qualcosa, ma non lo capisco. È meraviglioso.

 

«Rhì! Rhì!» urla all'improvviso cambiando espressione. Il viso si tende e la serenità sparisce. Il respiro diventa affannoso e le braccia stringono fino a farmi male.

«Tom! Tom, svegliati!» cerco di richiamarlo alla realtà, ma è difficile. «Tom! Tom, sono qui! Apri gli occhi! Svegliati!» lo scuoto appena riesco a liberare una mano dalle coperte.

Apre gli occhi improvvisamente. Lo sguardo su di me. È agitato e ancora non capisce cos'è successo.

«Calmati...» gli accarezzo la testa.

«R-Rhì...» sussurra cercando di calmare il respiro.

«Ssh» lo stringo a me, dondolando leggermente per calmarlo. «Era un incubo, stai tranquillo, sono qui...».

«E-e stai bene?».

«E sto bene...» confermo.

«Cazzo, era tutto così realistico...» afferma non appena si è ripreso un po'.

«Cosa sognavi?».

«Te, in pericolo, a casa di Fenny...» il fiato comincia di nuovo ad accelerare. Mi sporgo verso di lui e lo bacio. È l'unico modo per fargli capire che sto bene e che sono davvero lì, accanto a lui.

 

Gli bacio la fronte prima di alzarmi dal letto e andare verso il bagno. Tom mi blocca per un braccio prima che io riesca a mettermi in piedi e mi fa ricadere sul letto intercettando subito le mie labbra. Gemo.

«T-Tom...» provo a dire mentre lui continua a baciarmi. «T-Tom, dai...» riprovo sorridendo e lui ne approfitta per stuzzicarmi ancora di più. Cedo. Cedo alle sue attenzioni e per mezzora mi abbandono al risveglio più bello che potessi desiderare.

«Tom... devo scendere...» mormoro appoggiata al suo petto.

«No, stai qui...».

«Devo andare in bagno!» esclamo scherzando «e voglio parlare ad Ash finché sono ancora convinta...» lui annuisce e mi lascia un ultimo bacio.

Scendo e mi rinchiudo nel bagno. Faccio una doccia veloce, asciugo i capelli e mi vesto. Quando esco ritornando in stanza noto che Tom è tornato a dormire. Mi avvicino piano, gli lascio un veloce bacio sulla fronte e mi allontano.

Scendo al piano di sotto e vado in cucina recuperando qualche biscotto e un bicchiere d'acqua. Mangio e bevo velocemente, poi mi decido ad andare verso la camera di Ash. Sento un rumore strano prima di raggiungere la stanza. Proviene dalla sala. Mi affaccio. Bill e Mins stanno dormendo sul divano, abbracciati. Sorrido, sono dolcissimi.

Me ne vado per evitare di disturbarli e arrivo alla stanza di Ashton. Fisso la porta per qualche istante. Ho paura. Ho paura di come potrebbe reagire. Busso. Nessuna risposta. Busso nuovamente. Niente. Apro lentamente la porta e do un'occhiata dentro. La stanza è vuota e il panico mi assale. Dov'è? Mi guardo intorno non sapendo cosa fare, entro nella stanza e mi siedo sul letto cercando di ragionare su tutte le possibilità. La mia testa crolla sui palmi delle mie mani e gli occhi cominciano a farsi lucidi. È andato da Misha, sicuramente. Perchè? Perchè non mi vuole credere?

«Rhì?» una voce mi richiama. Ashton e in piedi sulla porta con un asciugamano in vita che mi guarda preoccupato. Oh, Ash! Non parlo, lo guardo per qualche secondo, poi in un attimo lo sto stringendo a me.

«Rhì, ma che cazzo succede?» continuo a non rispondere, lui è qui, mi ha dato retta e inoltre mi sta parlando.

«Rhì!»la sua voce è irritata.

«S-scusami, e che io...» non riesco a finire la frase, così cambio argomento «volevo parlarti...» dico staccandomi da lui e guardandolo.

Lui si sposta, si avvicina all'armadio e comincia a frugarci dentro.

«Ash, ti prego...» è tornato al silenzio. E la cosa fa male. «D'accordo, puoi non parlarmi, ma devi ascoltarmi. Sto facendo questo per noi, Ash. Per il tuo ed il mio bene. Ci allontaneremo da Fenny, ma questo non vuol dire che tu non vedrai più Misha... devi solo darci del tempo. Fenny sa che sei mio fratello e ti userebbe per ricattarmi, mettendo in pericolo la tua vita e io non voglio che tu rischi per un mio errore. Misha può venire qui tutte le volte che vuole, veramente...».

«Perchè mi hai mentito?» domanda serio.

«Non ti ho mentito...».

«E la droga? Perchè non me l'hai detto?».

«Non volevo che entrassi in questo mondo. Volevo tenerti lontano, al sicuro. Ci sono caduta io, ma non dovevi caderci anche tu...».

«E invece ci sono finito anch'io! Senza sapere che fosse o il perchè!» la voce si alza.

«Mi dispiace» sussurro abbassando il capo.

«Perchè? Perchè la droga?».

«Con un carattere come il mio si può andare lontani... non mi faccio mettere i piedi in testa, quindi è un lavoro che frutta molti soldi...sono riuscita a mantenermi e a permettermi qualche vizio in più...».

«E ne vale la pena? Vale la pena vendere quella roba sapendo che le persone che ne fanno uso potrebbero morire?».

«Ash, io...».

«Ne fai uso?».

«NO!» tira un sospiro di sollievo.

«Smettila per favore, smettila... trovati un altro lavoro...» è di profilo, ma posso vedere il luccichio nei suoi occhi.

«Te lo prometto Ash, ma devo liberarmi di Fenny prima...».

«Promettimi che non mi nasconderai più niente...».

«D'accordo, te lo prometto...» il mio sguardo è sempre basso, non riesco a guardarlo in faccia. Gli ho nascosto la mia vita e l'ho messo in pericolo, non me lo perdonerò mai.

«P-posso chiedere a Misha di venire qui oggi?» chiede abbassando anche lui il capo.

«Sì, ma stai attento... ti prego» la mia è una supplica.

 

Esco, torno al piano di sotto e vado in cucina, recupero un pentolino che riempio d'acqua e metto sul fuoco. Prendo delle tazze e le appoggio sul bancone della cucina, mettendoci un cucchiaino dentro ognuna. Recupero le bustine di thè e ne lascio cadere una dentro ogni tazza.

«Buongiorno...» mormora qualcuno sedendosi al tavolo.

«Buongiorno, Bill» sorrido voltandomi verso di lui. «Tutto bene?» domando tornando ad occuparmi del thè. Lui mugugna qualcosa di incompressibile, poi crolla appoggiando la testa sulla superficie del tavolino.

«Ti va del thè? Lo sto preparando per tutti...» chiedo poi.

«Sì, grazie» bofonchia.

Spengo il fuoco e ne verso il contenuto in quattro tazze che metto poi su un vassoio. Mi avvicino al tavolo e ne lascio una davanti a Bill.

«C'è ancora l'acqua per una, nel pentolino, se la vuole anche Mins» lui grugnisce e alza il capo.

«Grazie» dice poi prendendo la tazza, gli lascio qualche zolletta di zucchero e poi mi allontano facendogli un occhiolino e dirigendomi al piano di sopra.

«Ash?» chiamo al di là della porta e lui apre velocemente. «Vuoi del thè?» domando entrando.

«Grazie, Rhì» mi sorride prendendo una tazza e buttandoci dentro qualche zolletta di zucchero.

Sorrido ed esco dirigendomi verso la mia camera.

«Tom..» sussurro entrando.

«mmm...» è tutto quello che ricevo da lui. Uguale a Bill. Rido leggermente e mi avvicino al letto, posando il vassoio sul comodino. Mi siedo sul materasso e accarezzo delicatamente il viso di Tom.

«Amore, svegliati...» sussurro ancora. Lui sorride, ma non apre gli occhi.

«Chiamami di nuovo...» farfuglia.

«Tom, forza...».

«No, chiamami come prima...».

«Piantala, idiota e alzati! Ti ho portato del thè» mi avvicino e gli lascio un leggero bacio sulle labbra.

«mmm...» brontola lui aprendo gli occhi. «'amore' mi piaceva di più...» si lamenta.

«No, 'idiota' ti si addice meglio...» affermo convinta e sorridente. Prendo una tazza e gliela sporgo recuperando poi anche la mia.

«Bill e Mins stavano dormendo abbracciati...» dico dopo aver bevuto un sorso di thè.

«Davvero?» chiede stupito, ma felice.

«Sì, erano tenerissimi...».

«Non so, Non voglio che Bill ci soffra...».

«Non accadrà, Mins è una brava ragazza infondo...» lui annuisce. «Bill era in coma, più o meno come te adesso» sorrido e lui mi guarda scoppiando a ridere poco dopo.

«E' proprio mio fratello...» commenta poi prendendo un sorso dalla tazza.

 

 

-Bill's Pov-
 

Bevo un paio di sorsi cercando di mantenere la testa sollevata. Su quel divano si dorme male. Ho tutto il corpo dolorante.

«Ciao» Mins compare sulla porta.

«Ciao bellissima» le sorrido. «c'è del thè, ti va?» lei annuisce sedendosi al tavolo. Io mi alzo e le preparo la tazza di thè, porgendogliela poco dopo.

«Sono tutta indolenzita...» commenta prendendo la tazza dalle mie mani.

«Già, quel divano è una tortura!» confermo io e ridiamo insieme.

«Però stavo bene perchè c'eri tu...» sorrido. Non so cosa rispondere. Mi alzo e le bacio la fronte.

«Ti voglio bene» sussurro.

Qualcosa in sala comincia a suonare e Mins si alza ritornando poi con il cellulare tra le mani. È paonazza, l'allegria di poco fa è svanita lasciando un volto teso e preoccupato. Ha il respiro lento e gli occhi fissi su di me. Regge il telefono a malapena e noto che la mano trema leggermente.

«E' Fenny...» dice lasciando che il telefono cada a terra.

 





Ed Eccomi qui!
Sì, non posto da troppo tempo e quando decido di farlo sono le 2.40 di notte... non sto bene, ma l'importante è che io abbia postato, no?
Sono stata un po' bloccata per via del lavoro, grazie al quale ritornavo a casa cotta come una pera e senza voglia e ne fantasia per continuare la fan fic, ma ora eccoci qui! Capitolo nuovo e si prosegue! Muhahahahah
Aaaalloraaa?? Qui non succede molto, ma abbiamo una Rhì che si riappacifica con Ash! Fortunatamente!
Tom che non abbandona il letto (sfaticato u.u) e Bill cotto cotto cotto di Mins... che succederà?
Lo scopriremo solo vivendo u.u
No, lo scopriremo con il prossimo capitolo!
(a quest'ora comincio a dar di matto, meglio che la pianto e che me ne vado!)
Un ringraziamento a tuuuuutti tuuuuutti tuuuuutti ♥
E come semrpe mi trovate su
Ask, Tumblr & Twitter! :D
A prestooo!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Ci sto! ***







La guardo per qualche secondo, poi non posso far altro che avvicinarmi e stringerla forte. Lei inizia a singhiozzare violentemente e le lacrime bagnano la mia spalla.

«No, no, piccola... shh... calmati» sussurro muovendo la mano su e giù lungo la sua schiena.

«Ho paura...» riesce a dire tra un singhiozzo e l'altro.

«No, ci sono io... tranquilla...» lei annuisce e pian piano si calma.

«Cosa succede?» Tom compare sulla porta insieme a Rhianne. Gli faccio cenno di fare silenzio e accompagno Mins nella sala aiutandola a stendersi. Aspetto finché non si calma del tutto, poi ritorno in cucina.

«Cos'è successo?» Rhianne è preoccupata, glielo si legge in viso.

«Fenny... ha richiamato...» dico piatto chinandomi per raccogliere i pezzi del telefono da terra.

«C-cosa? Cosa vuole?».

«Deduco voglia noi, ma non lo so... le è caduto dalle mani prima di rispondere...».

«Dobbiamo iniziare...» afferma Rhì.

«No! Non può farcela!» il mio tono di voce si è alzato.

«Bill, dobbiamo agire o sarà peggio!».

«No, lei non è pronta... l'avete vista, no?».

«Lo so, ma se non lo facciamo al più presto potremmo pentircene... il fatto che l'ha chiamata è perchè la rivuole indietro... approfittiamone!».

«Rhianne, non capisci! Non può farcela! É scoppiata in lacrime solo per aver letto quel nome! Come pretendi che riesca a rivederlo?!».

«Deve, per noi e per se stessa... ci libereremo di lui...».

«Lo so, ma...».

«E' lei che non è pronta... o sei tu che non vuoi?».

«E ovvio che io non voglia mandarla in pasto a Fenny! Che domanda idiota!» sono irritato e non poco.

«Bill, dobbiamo farlo...».

«Fare cosa? Ci libereremo davvero di Fenny? Allora ci sto!» in piedi sulla porta c'è Mins, appoggiata allo stipite che ci guarda seria e sicura.

«No, no... amore...» il mio cuore perde un numero indefinito di battiti. Abbiamo organizzato il piano, abbiamo deciso ogni cosa, ma per non forzare troppo Mins, non le abbiamo detto ancora nulla nei dettagli. Non voglio, non voglio che sia lei l'esca di tutta questa faccenda!

«Bill, se ci allontanerà da tutta questa merda, allora ci sto! Userò tutte le mie forze! Inoltre conosco Fenny più di voi... e non mi farà del male se vede che non mi sono ancora ripresa del tutto.».

Sto in silenzio. Che altro dovrei dire?

 

 

-Mins's Pov-

 

Bill torna in cucina e a me non va proprio di rimanere sola. Mi alzo, sorreggendomi sui mobili, e mi avvicino alla stanza accanto. Li sento parlare e mi fermo. Stanno parlando di me, Bill non vuole che io faccia qualcosa mentre Tom e Rhianne continuano ad insistere. Ma cosa dovrei fare? Perchè tutta questa importanza? Poi lo capisco. Parlano di incastrare Fenny, ci libereremo e a quanto pare io sono una parte fondamentale del piano. Ma io non ne so niente, non mi hanno detto nulla e non capisco il perchè.

Bill sta per negare per l'ennesima volta, ma decido d'intervenire.

«Fare cosa? Ci libereremo davvero di Fenny? Allora ci sto!» si voltano verso di me, mi guardano stupiti quanto me della mia voce sicura e determinata.

«No, no... amore...» quella di Bill è una supplica dal cuore, lo sento, ma non potrò mai vivere felice sapendo che Fenny rovinerà tutto.

«Bill, se ci allontanerà da tutta questa merda, allora ci sto! Userò tutte le mie forze! Inoltre conosco Fenny più di voi... e non mi farà del male se vede che non mi sono ancora ripresa del tutto.» affermo aggrappandomi a quella sicurezza che cerca di fuggire lontano da me. So che non sarà facile, so che affrontare Fenny sarà veramente dura, sopratutto per me... ma devo farlo. Non posso più continuare così!

Mi spiegano il piano e quando finiscono accetto. Non sono affatto sicura di ciò che sto per fare, ma devo.

«Mins! Dove diamine sei finita! Vedi di tornare immediatamente! E se per caso sei in compagnia di quei due gemelli idioti, porta anche loro!!» non mi ha neanche dato il tempo di respirare, appena ho fatto il numero ha risposto subito, niente attesa. Ha sputato fuori quelle parole con odio e disprezzo, la voce piena d'ira. Ha riattaccato allo stesso modo, freddo. Un brivido percorre la mia schiena, ma cerco di non darlo a vedere agli altri.

«Allora?» Bill è seriamente preoccupato.

«Mi vuole a casa... subito...» dico. «E vuole anche voi...» aggiungo riferendomi ai gemelli. Lo sguardo di Rhianne si sposta velocemente su Tom, mentre gli occhi di Bill rimangono su di me.

«Bene, così posso proteggerti...» mi sussurra piano all'orecchio.

«Allora andiamo?» domanda Tom ed io e suo fratello annuiamo.

«Buona fortuna...» ci dice Rhì «io avviso mio fratello e ci vediamo più tardi...» continua ed infine si avvicina a Tom, gli da un bacio e gli sussurra «Fai attenzione».

 

Bill mi aiuta a recuperare le mie cose, poi usciamo dalla casa. Il mio cuore batte all'impazzata e questa è paura, lo so.

Prendiamo la macchina di Tom e in poco tempo siamo li. Davanti alla villa di Fenny con l'adrenalina e la paura che si contendono i nostri corpi.

«Pronti?» Domanda Tom.

«Pronti!» Rispondiamo io e Bill per poi darci un veloce bacio sulle labbra.

 

 

-Rhianne's Pov-

 

Chiudono la porta dietro di loro e silenzio. Il silenzio s'impadronisce della casa. L'ultima cosa che ho visto è stato il viso di Tom che mi mimava un “ti amo”. Ho paura e ho un brutto presentimento. Scuoto il capo cacciando quel pensiero e salgo al piano di sopra, raggiungendo la stanza di Ashton. Busso e ricevo la sua risposta poco dopo ed entro.

«Ash, Tom e gli altri sono partiti... chiama Misha e falla venire qui al più presto!» mi guarda con gli occhi sbarrati.

«Ash, il piano... ricordi? Chiamala!» lui si affretta a recuperare il cellulare e compone il numero.

Esco dalla camera e vado nella mia, recupero una borsa che riempio di cocaina. Prendo una pochette, dove metto il cellulare ed il portafoglio, e cerco di farla stare nella borsa.

Scendo al piano di sotto, mi siedo sul divano in sala e aspetto.

Ashton arriva dopo una decina di minuti.

«Allora?».

«Ha detto che suo fratello è infuriato come pochi e non la lascia uscire... ma ha detto che troverà un modo ed arriverà qui».

«Bene, Ash... bravo!» mi alzo e mi dirigo verso la porta.

«Ora?».

«Ora aspetta Misha e proteggila».

«Cos-? E tu?».

«Io devo andare, Ash... lo sai... ci vediamo dopo... ok?» lo bacio sulla fronte e riesco ad intravedere i suoi occhi lucidi «No, non piangere... pensa a Misha...» sussurro baciandolo di nuovo, poi mi allontano ed esco. Vado a piedi. In modo da non arrivare troppo presto. Mi osservo attorno, è tutto così silenzioso.

 

Mi fermo, prendo un lungo respiro e alzo lo sguardo. La maestosa villa di Fenny è davanti a me. Prendo un altro po' d'aria, poi mi avvicino alla porta suonando il campanello.

 

 

-Ashton's Pov-

 

Rhianne è uscita da dieci minuti, o forse quindici. Misha non è ancora arrivata e in casa da solo sto impazzendo. Vado in cucina, apro un paio di ante finché non trovo della birra. Prendo la bottiglia di vetro, la stappo e comincio a bere nervosamente. Ritorno in sala e mi siedo sul divano accendendo la tv. Cambio canale un paio di volte, poi ci rinuncio lanciando il telecomando sulla poltrona accanto, il mio sguardo cade sul tavolino, dove c'è un pacchetto di sigarette, quelle di Rhì, probabilmente. Le fisso per qualche istante, poi e prendo una. La rigiro per un po' tra le dita, poi l'avvicino alle labbra recuperando l'accendino da tavolino. Aspiro avvicinando la fiamma per accenderla, ma non appena riesco a sentire il leggero sapore di tabacco, il mio corpo si contrae e tossisco ripetutamente. Come cazzo fa Rhì a fumare sta schifezza? Riprovo, avvicino nuovamente la sigaretta alle labbra e stavolta cerco in tutti i modi di non tossire, mi escono un paio di gemiti soffocati a causa di ciò, ma più o meno riesco a gustarmi abbastanza quel fumo che è entrato in me. Dopo qualche tiro capisco cosa ci trova la gente, non so come, ma rilassa i muscoli e allontana i cattivi pensieri.

 

Il campanello suona, ormai sono venticinque minuti circa da quando Rhianne è uscita. Vado ad aprire e sulla soglia c'è Misha sorridente.

«Ciao!» esclamo gettando la sigaretta sul marciapiede.

«Fumi adesso?» domanda lei guardandomi perplessa.

«E che ero nervoso... tu non arrivavi, Rhì è uscita e io non sapevo cosa fare...».

«Una doccia? Sarebbe stata una buona idea...» dice storcendo il naso per poi scoppiare a ridere.

«Hey! L'ho fatta la doccia!» esclamo mentre lei si avvicina e mi bacia per farmi star zitto.

«Vogliamo restare sulla porta tutta la sera?» chiede poi guardandosi intorno.

«Certo che no, vieni...» mi scosto e la lascio entrare, le prendo il cappotto gettandolo sul divano e torno da lei.

«Saliamo sopra?».

«Rapido e conciso eh?».

«Non intendevo quello Misha, lo sai...» ribatto offeso.

«Dai, che scherzavo, amore!» 'Amore'? «Ma prendi una birra anche per me prima?» mi sorride e io annuisco. Corro in cucina, recupero la birra e anche qualcosa da sgranocchiare di sopra e ritorno da lei.

«Va bene?».

«Certo! Andiamo» prende la bottiglia e poi la mia mano.

 

Ci sediamo sul letto, appoggiando la roba.

«Ora?» domanda lei.

«Che ne dici di un film?».

«Ci sto! Scegli tu però!».

Mi alzo e mi avvicino alla libreria dove ho una ventina di DVD. Faccio scorrere l'indice sui titoli e poi mi fermo, indeciso.

«'Sette Anime' oppure 'Il mistero di Sleepy Hollow'?».

«Wow, due film completamente diversi! Vediamo... 'Sette Anime' l'ho già visto e mi mette troppa angoscia, quindi sceglierei l'altro!».

Prendo il DVD e lo metto nel lettore, spengo la luce e faccio partire il film. Raggiungendo il letto e sistemandomi abbracciato a Misha. Posso chiedere di meglio? Sì, Rhianne a casa, al sicuro.

 





Ciaaaaaooooo
Ok, forse non sarà lunghissimo e ci sono svariati cambiamenti da un personaggio all'altro, lo so, ma mi serviva questo capitolo per continuare!
Pian piano stiamo arrivando alla fine, cosa succederà? Qualcosina lo potrete intuire, per il resto dovete aspettare!
Come sempre vi lascio i miei contatti, anche se non vi fate sentire ç_ç 
Ask, Twitter, Tumblr!
E vi saluto ♥


P.s.: Arsax, prova ad indovinare cosa accade e vengo da te e ti pelo u.u Tu mi leggi nel pensiero e non va bene u.u
AHAHAHAH ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Fine? ***







Il portone si apre e il solito maggiordomo mi accoglie facendomi entrare.

«Mi dispiace signorina» sussurra poi prima di aprire la porta di una sala che non avevo ancora visto.

Mentre entriamo lui informa della mia presenza ogni persona in quella stanza. I primi occhi che incontro sono quelli di Tom e il mio cuore perde un battito. È inginocchiato a terra, lo sguardo triste e un occhio nero. Cosa gli ha fatto?

Accanto a lui c'è suo fratello, ha il capo chino, ma sul pavimento è bagnato e posso intuire che sta piangendo. Cosa cazzo succede?

«Tom! Bill!» dico raggiungendoli velocemente. Abbraccio Tom e poi rivolgo le mie attenzioni a Bill. «Cosa succede?» domando e la mia voce tradisce la mia preoccupazione. Il moro singhiozza, ma non dice una parola.

«Fenny, ha preso Mins... non so cosa stiano facendo...» afferma Tom in un sussurro.

«Bill? Hey, Bill... la riprenderemo, non preoccuparti!» cerco di infondergli speranza. Lui alza il viso e mi guarda e solo allora riesco a vedere l'occhio nero come suo fratello e numerosi lividi sparsi per le braccia e sul viso. Gli occhi sono anche arrossati dal pianto. Possibile che in mezz'ora sia successo tutto questo?

«Dov'è andato Fenny?» la determinazione si è impossessata di me. Non so che fine abbia fatto la paura, si sarà ben nascosta in qualche angolo remoto del mio corpo non appena gli occhi dei due gemelli hanno incontrato i miei. Non lascerò che qualcuno riduca così Tom e suo fratello. Non so dove cercare Fenny, quindi decido di aspettarlo in quella stanza, medicando come riesco le ferite dei due ragazzi. Bill non ha smesso un minuti di singhiozzare, alternandolo a versi di dolore non appena cercavo di tamponargli le ferite. Tom mi ha aiutato, ma anche lui era parecchio dolorante. Non riesco a vederli così. Ho troppa rabbia in corpo, ma devo stare calma e attenermi al piano.

«Tom, la borsa...» gli dico continuando a medicare Bill. Lui capisce al volo, si avvicina alla borsa, ne estrae la pochette, poggiandomela accanto e nascondendo l'altra nella stanza. Mi si avvicina nuovamente e io smetto di medicare il moro capendo che tanto è tutto inutile.

«Dove sono Georg e Gustav?».

«Non li ho ancora visti...».

«Merda. Dovremmo arrangiarci» brontolo.

Un rumore cattura la nostra attenzione, la porta si apre ed un corpo cade a terra, spinto da qualcuno. Mins. Corro da lei, seguita da Bill. Respira a fatica, ha i vestiti strappati e ferite ovunque. Perde un sacco di sangue ed il panico s'impossessa di me mentre Bill le prende una mano accarezzandogliela dolcemente.

«Oh, Rhianne... quale onore!» esclama quella voce che mi fa rabbrividire per qualche istante.

La figura di Fenny si avvicina. Bill non ci da peso, mentre io non riesco a staccargli gli occhi di dosso. Sento Tom avvicinarsi a me, con fare protettivo mi stringe a se.

«Ne vuoi altre, Tom?».

«Fai cosa vuoi, ma non ti azzardare a toccarla!» afferma passandomi davanti e nascondendomi dietro di lui.

«Oh, purtroppo non funziona così, Kaulitz» dice maligno l'altro. Il suo sguardo è diverso dal solito sembra... pazzo. Si avvicina con passo lento, si sofferma per qualche istante affianco a Bill sorridendo con crudeltà.

«Non penso si rialzerà, è inutile» afferma gelido per poi riprendere a camminare verso di noi. Il moro è tornato a singhiozzare e io sento la rabbia salirmi e attraversarmi le vene. Le mani strette a pugno e le unghie conficcate nella mia carne quando dovrebbero essere in quella di Fenny. Un'ombra cattura la mia attenzione: Georg! È entrato silenziosamente nella stanza e si guarda intorno spaesato. Cercando di nascondermi da Fenny gli faccio cenno di pensare a Bill e a Mins e lui annuisce avvicinandosi cautamente. Non appena si avvicina però un urlo squarcia il silenzio della stanza.

«NO!» urla Bill in preda al panico. Fenny si volta sorridendo maligno anche se stupito per la presenza di Georg. Mins è tra le braccia di quest'ultimo mentre Bill tiene le mani premute sul fianco della ragazza. Vedo le sue mani tingersi velocemente di rosso. Come abbiamo fatto a non notarlo prima? Mins ha una ferita enorme su un fianco, gli abiti sgualciti gocciolano rosso, lasciando la scia. Li vedo uscire velocemente dalla stanza e in un attimo la mia attenzione ritorna a Fenny. Non si è preoccupato di loro e in un attimo è a pochissimi passi da noi. Tom continua a tenermi dietro di lui e pian piano indietreggiamo. Non sappiamo cosa fare, le cose non sono andate come volevamo, Mins doveva essere con noi e così anche Bill, Georg e Gustav. Invece ci siamo solo io e Tom contro di lui. Siamo pur sempre due contro uno è vero, ma sappiamo che Fenny può stravolgere le cose senza il minimo sforzo. Quando le mie spalle toccano il muro sussulto.

«Aaah, basta! Mi sono rotta i coglioni!» non so da dove mi sia uscito il coraggio, ma in questo momento non m'interessa scoprirlo. «Ma chi cazzo credi di essere? Hai idea di quello che hai appena fatto a Mins? Te ne rendi conto, pezzo di merda?» sbraito oltrepassando Tom che mi trattiene per un braccio preoccupato. «Tu non la passerai liscia! Tu non puoi pretendere che tutto finisca bene per te, perchè non funziona così, a costo di rimetterci la mia di vita!». Tom mi guarda con un misto di paura e preoccupazione.«Vuoi saperla una cosa? Neanche tua sorella riesci a tener d'occhio e tu vorresti controllare noi? Ma non farmi ridere!» Sto chiaramente temporeggiando alla ricerca di una soluzione che non vuole arrivare ai miei neuroni.

«Cosa centra mia sorella ora?» domanda lui confuso cadendo in pieno nella mia trappola e lasciandomi il tempo necessario a risolvere la questione.

«Pensi sia in casa in questo momento?» chiedo indicando a Tom la mia pochette senza farmi vedere da Fenny.

«Ovvio! Le ho detto di barricarsi in camera sua e che non volevo sentirla fino a domani!» il suo tono è aumentato.

«Ah sì? Non direi che ti abbia ascoltato però...» continuo io avvicinandomi a lui per permettere a Tom di prendere la mia pochette. Fenny sta al mio gioco ed indietreggia, devo far paura sul serio.

«C-cosa vuoi dire?» domanda iniziando a cedere. Capisco di aver trovato il suo punto debole. Esattamente come Ashton è il mio, Misha è il suo.

«In questo momento è a casa mia, da mio fratello... sai, si frequentano da qualche tempo...» non risponde, apre la bocca, ma non esce nulla e intanto indietreggia mentre io avanzo di un paio di passi.

«No, tu menti!».

«Vai a controllare se non mi credi, io non ti trattengo...».

«Sei una lurida stronza! Mi stai mentendo! Ma non vi lascerò scappare, non abboccherò al tuo stupido piano!» sta urlando, gli occhi spalancati e la testa leggermente china su un lato. Intravedo Tom prendere il cellulare nella mia borsa, ma le mani gli tremano e fatica a digitare.

«Ah, basta che non dici che non ti abbiamo avvisato!» commento ironica.

«Finiscila!».

«No, forse dovresti finirla tu Fenny...» una voce diversa e poco conosciuta interrompe l'urlo di Fenny.

«C-cosa... cosa succede?» chiede spostando lo sguardo da me a Gustav che è sulla porta. «Gustav, cosa stai dicendo?».

«Siamo tutti stufi di te, Fenny!» il ragazzo si avvicina calmo. «E ora hai finito. Hai finito di comandare, ti abbiamo incastrato!».

«C-cosa vuoi dire?» Fenny inizia a balbettare, segno che è nervoso e che la sua sicurezza lo sta abbandonando. Io tiro un sospiro di sollievo e ne approfitto per avvicinarmi a Tom.

«Ce l'abbiamo fatta» gli sussurro baciandolo velocemente.

«Fenny, sei circondato, ho chiamato la polizia e siamo fuori da quella porta da cinque minuti, hanno sentito abbastanza per rinchiuderti in eterno!» esclama arrivandogli a pochi centimetri. Fenny respira pesantemente, talmente tanto che nonostante la distanza posso notare che ha aumentato la velocità, ora è affannato. Non parla, penso che nella sua mente ci sia un conflitto se crederci o meno, ma i poliziotti che iniziano ad entrare cancellano via ogni suo dubbio, lo vedo dal suo volto sorpreso e spaventato allo stesso tempo.

«La dichiariamo in arresto!» afferma uno dei poliziotti. Fenny rimane immobile, ma un ghigno gli si dipinge in viso. Un brivido percorre la mia colonna vertebrale, è inquietante. Tom se ne accorge e appoggia un braccio intorno alla mia vita, stringendomi di più a se.

«Le parole non contano nulla!» grida «Venite a prendermi!» li incita e in un batter di ciglia i cinque uomini sono su di lui e lo immobilizzano senza alcuna fatica. Gli mettono con forza le braccia dietro la schiena e lo ammanettano scortandolo poi fuori dalla stanza e dalla villa. Un poliziotto trova la borsa con la cocaina che abbiamo nascosto e la porta via con se. Ne blocco uno dicendogli di andare a parlare con il maggiordomo, di farsi dire dov'è la camera da letto di Fenny. Sono sicura che Mins è stata ferita in quella stanza, anche se forse ne ha altre nascoste, altre che noi non abbiamo visto.

«No! Aspetti!» blocco nuovamente il poliziotto prima «Perlustrate la casa se non trovate niente lì, ci saranno sicuramente delle prove, la nostra amica sanguinava e parecchio...».

«Sì, ho visto. Stia sicura che metteremo la casa sottosopra finché non avremo trovato qualcosa e... pregherò per lei...» abbandona la stanza e io e Tom ci guardiamo perplessi per qualche istante.

«Cazzo, Gustav! Pensavamo ci avessi traditi!» sospira Tom sollevato.

«Non vi avrei abbandonato e poi ne andava anche della mia libertà!» lo abbracciamo e insieme usciamo da quella casa degli orrori.

La polizia continua ad entrare e ad uscire, sono tutti di corsa e la zona è stata isolata con del nastro giallo. Alcuni si avvicinano a noi chiedendoci se siamo bene, ma noi annuiamo e ci allontaniamo.

«Dove sono Mins e Bill?» domando non appena raggiungiamo Georg, lui abbassa lo sguardo e non dice una parola. Tom lo prende per la collottola, sbattendolo contro il muro vicino.

«Georg, Mins e Bill dove sono?» è minaccioso e fa paura anche a me.

«S-sono corsi in ospedale, Mins era grave. Una volta usciti dalla stanza a perso conoscenza e faticava a respirare... ha perso molto sangue...»

«Fanculo!» tiro un calcio al muro, facendomi anche male, ma non m'interessa. «Dobbiamo andare Tom, veloci!» lui annuisce, cerca l'auto nei paraggi e in un attimo ci fiondiamo all'ospedale.

La signora dietro al bancone d'ingresso ci guarda preoccupata, io non riesco a parlare, ma fortunatamente ci pensa Tom.

«Cerchiamo una certa ragazza, si chiama Mins, dev'essere arrivata da poco...» dice e in quel momento ci accorgiamo di non saper il cognome. O forse semplicemente non c'è lo ricordiamo per via di tutto ciò che sta succedendo. La signora digita qualcosa sul suo computer e poi ci guarda.

«Sì, c'è una signorina che è arrivata poco fa con una grave ferita all'addome. È in sala operatoria ora, ma se volete il ragazzo che era con lei è nella sala d'attesa, in fondo al corridoio sulla sinistra...» ci dice indicando il corridoio. Io guardo Tom e anche il suo viso e teso e preoccupato, mi fa cenno di andare e insieme ci incamminiamo. Bill è seduto su una sedia, gomiti sulla ginocchia e testa fra le mani.

«B-Bill...» sussurra Tom. Lui alza il capo. Sta piangendo, gli occhi rossi e lo sguardo spento. Mi si stringe il cuore nel vederlo così e mi si stringe ancora di più nel veder anche Tom sofferente. Non posso farcela. Mi avvicino e abbraccio il moro, seguita subito dopo dal fratello.

«Andrà tutto bene...» sussurra Tom.

«Basta, basta con queste stronzate, vi prego!» risponde il fratello.

«Cosa dici?».

«Dico che i medici dicevano che è grave, non andrà tutto bene, è stata portata in sala operatoria d'urgenza!» le lacrime tornano a rigargli il volto. Rimaniamo abbracciati, in silenzio. Qualunque parola sarebbe di troppo ora. Le uniche che servirebbero ora sono quelle dei medici che dicono che è andato tutto bene, ma ancora non sappiamo nulla.






Dopo secoli eccomi!
Perdonatemi, ma i finali per me sono drammatici, anche se questo non è ancora un vero e proprio finale,ma ci siamo quasi...
Cooomunque spero che non mi abbiate abbandonato e che siate molti a leggere e recensire! :)
Grazie mille a tutti!
A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Non sei solo. ***







La pioggia cade violenta, colpisce le foglie e i cespugli provocando un rumore rilassante, nonostante questo l'atmosfera è triste. Tutto appare grigio e spento. Qui intorno ci siamo solo noi, Tom, Bill, Ashton, Misha ed io. Gustav e Georg se ne sono andati da qualche minuto perchè avevano un appuntamento in centrale per alcuni interrogatori. Fenny è stato arrestato, molto probabilmente ora è sedato in qualche cella grigia e vuota, ma sappiamo già che non verrà rinchiuso in prigione. Hanno scoperto che è malato mentale e verrà rinchiuso in qualche casa di cura. Questo mi fa incazzare. Non patirà nulla, anzi verrà servito e riverito tra lenzuola pulite e calmanti, spero solo siano legali alcune terapie, almeno avrà un minimo di ciò che si merita. Tom mi stringe a se più forte con un braccio, mentre nell'altro stringe Bill che piange ininterrottamente da più di un'ora ormai interrompendo il respiro affannoso con alcuni singhiozzi involontari, mi sposto e lo abbraccio pure io.
Ashton e Misha sono poco più lontani di noi, Ash stringe la ragazza con fare protettivo mentre lei con sguardo basso ripensa a tutto ciò che è accaduto.

Vorrei andarmene, correre lontano e non tornare più, scappare da tutti questi problemi, ma non potrei mai abbandonare Bill in questo stato e nemmeno Tom. Quest'ultimo è preoccupato per il fratello, sa che non è abbastanza forte per superare tutto ciò da solo e ha paura che possa compiere qualche stupidaggine.

La bara viene calata lentamente nella fossa, Bill si libera dall'abbraccio per riuscire a lanciare una rosa rossa prima che il legno venga ricoperto dalla terra. S'inginocchia senza smettere di piangere.

«Bill, è andata in un posto migliore...» provo a dire.

«Fanculo!» la sua risposta.

Guardo Tom e lui mi fa cenno di lasciar perdere. Ritorno da lui che mi accoglie cingendomi le spalle con un braccio e stiamo li, fermi immobili, sotto la pioggia. Non ci diamo importanza, potrebbe piovere qualunque cosa in questo momento che non c'importerebbe nulla. Siamo bagnati fradici e qualche gocce in più o in meno non faranno la differenza. Aspettiamo una buona mezz'ora, poi Tom si allontana da me per avvicinarsi al fratello.

«Bill, ci prenderemo una polmonite... andiamo a casa...» il suo tono è molto dolce e calmo, ma Bill scuote il capo.

«Andate pure, voglio stare qui...».

«Non puoi passare la tua vita qui Bill! Forza, vieni con noi....» Bill alza lo sguardo verso quello del fratello, trattiene le lacrime per qualche istante e si morde le labbra. Quando le lacrime tornano a bagnargli il volto lui si fionda sul fratello stringendolo a sé.

Mi avvicino ad Ashton e Misha vedendo che quest'ultima ha iniziato a piangere.

«Tutto bene?» domando ad Ash e lui scuote le spalle come ad indicarmi che non sa cosa succede.

«Misha, stai bene?» ripeto riferita alla ragazza stavolta.

«E' colpa mia» dice tra i singhiozzi «I-io non...».

«Ehi, ehi, ehi! Non è colpa tua, non ne sapevi nulla...».

«Ma lui faceva tutto questo in casa e io non me ne sono mai accorta...» continua a singhiozzare.

«Calmati, non è colpa tua, solo di tuo fratello... ma lui sta già pagando per questo...» dico «Tu non sei come lui e a proteggerti ora ci siamo noi» le sorrido fiduciosa, lei annuisce continuando però a piangere.

«Andiamo?» Tom ci raggiunge reggendo Bill per i fianchi. Io annuisco solamente, aiutandolo a portare il moro che ormai sembra un corpo vuoto.

 

*

«Ashton!» urlo dal piano di sotto «La colazione!».

«Arriviamo!».

Tom arriva alle mie spalle, baciandomi dolcemente il collo. Sorrido, mi volto per baciarlo sulle labbra.

«Buongiorno amore!» sussurro e stavolta e lui a sorridere.

«Piantatela, mi farete venire il diabete!» Ashton entra in cucina con una smorfia sul viso.

«Ma smettila!» rido.

Lui e Misha si accomodano al tavolo, seguiti da me e Tom.

«Non mi aspettate?» Bill rientra in casa oltrepassando poi la porta della cucina. È raggiante anche se sappiamo che è appena andato a trovare Mins come ogni mattina da quel giorno piovoso. Pian piano ha ricominciato a vivere, anche se una parte di lui è morta con Mins. Si siede al tavolo e iniziamo tutti quanti a mangiare.

«Forza, vi accompagno a scuola...» dico a Misha e Ash, loro si alzano andando a recuperare gli zaini.

«Rhì, ci penso io, stai tranquilla... goditi un paio d'ore con quella testa di cazzo di mio fratello!» esclama Bill sorridendo e tutti scoppiamo a ridere. Annuisco e lui parte con mio fratello e la sua ragazza.

«Mi spaventa...».

«Che cosa?» chiedo a Tom.

«Bill, è così... monotono... non è da lui...».

«E' solo una fase Tom, passerà. Stai tranquillo...» dico sedendomi a cavalcioni su di lui. «Che ne dici di usare questo tempo per dedicarci un po' a noi? Approfittiamone...» aggiungo poi iniziando a baciargli la linea della mascella e scendendo sul collo. Lui geme leggermente e le sue mani finiscono sui miei fianchi. Lo sento sorridere mentre continuo a scendere sul petto nudo. Una sua mano si posa sotto il mio mento e dolcemente mi solleva il viso all'altezza del suo, gli occhi s'incrociano e non si lasciano più. Il suo sguardo è malizioso, quello sguardo che mancava da troppo tempo. All'improvviso si fionda sulle mie labbra, assaporandole violentemente. Mi è mancato, non che si fosse allontanato, anzi è sempre stato accanto a me, ma la sua mente era da un'altra parte e lo percepivo. Si alza improvvisamente reggendomi e posandomi sul tavolo. Ci stacchiamo per qualche secondo, ci sorridiamo e poi riprendiamo. Lui mi toglie la maglietta e slaccia velocemente il reggiseno mentre entrambi finiamo coricati sul tavolo.

«Mi sei mancato...» sussurro tra un bacio e l'altro.

«Mi dispiace» dice lui e torna a baciarmi, ma questa volta è un bacio dolce e romantico. Tutta la dolcezza che mi è mancata in questi mesi, ora è tutta concentrata in questo bacio.

 

Ashton torna a casa nel pomeriggio insieme a Misha. Mi salutano e vengono in sala sedendosi accanto a me.

«Rhì, io e Misha stavamo pensando una cosa...».

«Ditemi...» sposto la mia attenzione dalla tv a loro.

«Non potrebbe venire a vivere qui?» domanda tutto d'un fiato Ash riferendosi alla ragazza.

«Io pensavo che lo facesse già!» esclamo scherzando «Comunque per me va bene, ma sai che devi chiedere a Bill e Tom...» dico, lui annuisce contento abbracciandomi. «Ehi, ehi. Devi chiedere ancora ai gemelli... Comunque fate attenzione voi due eh! Non voglio nipotini prima del tempo!» esclamo scoppiando poi a ridere seguita dai due ragazzi. Entrambi mi baciano sulla guancia, poi salgono al piano di sopra.

Oramai abitiamo tutti nella casa dei Kaulitz, io ho lasciato il lavoro e ho venduto la villa per avere qualche soldo. I ragazzi continuano a fare musica, quindi riusciamo a vivere bene. Misha è molto spesso da noi, la sua casa le ricorda Fenny e tutto ciò che è successo, per questo non cambierebbe nulla se venisse a vivere qui. Tra mio fratello e lei va tutto bene e sono molto felice per loro.

«Rhì, amore, siamo a casa!» sento urlare dall'atrio.

Tom e Bill si stanno togliendo la giacca e le scarpe all'ingresso.

«Com'è andata oggi?» chiedo salutandoli entrambi.

«Alla grande!» esordisce Tom baciandomi velocemente. «L'album è praticamente finito!» conclude e dandomi un pacchettino.

«Cos'è?».

«Aprilo» dice e mentre lo scarto riprende a parlare «E tu sarai la prima in assoluto ad ascoltarlo!».

«A parte noi e i produttori!» aggiunge Bill facendoci ridere.

In mano ho il loro nuovo album. Lo fisso per qualche secondo leggendo anche i titoli delle tracce e per poi soffermarmi sulla foto davanti.

«Certo che sei proprio brutto, come cazzo faccio a stare con te?!» esclamo seriamente continuando a guardare la foto.

«Ma cos-» sta per chiedere incredulo, ma io lo blocco.

«Sto scherzando, stupido...» dico baciandolo un'altra volta. Sento Bill scoppiare a ridere per poi salire di sopra.

«Come sta?» chiedo sottovoce.

«Bene, si sta riprendendo bene. È ovvio che Mins gli manca tanto, ma penso che la musica lo aiuti ad alleviare quel dolore».

«Speriamo».

 

 

-Bill's Pov-

 

Salgo al piano di sopra e chiudo la porta a chiave. Le lacrime cominciano a rigarmi il volto. Sono parecchi mesi ormai che vado avanti così. Sorrido e scherzo con tutti, poi arrivo in camera e crollo. Cado nell'oblio più oscuro e profondo che io abbia mai vissuto. Tom non mi capisce e questo mi fa ancora più male. Vederlo mentre si bacia con Rhianne quando io non posso farlo è ogni volta come una pugnalata in pieno petto. Non posso farcela. Cerco di respirare lentamente e di calmarmi, ma non ci riesco. Scoppio, lanciandomi su ogni cosa nella mia stanza. Butto a terra ogni cosa sul comò, apro l'armadio facendo sbattere le ante e inizio a lanciare i vestiti per la stanza, stappandone qualcuno. Urlo, grido e continuo anche quando la gola inizia a bruciare. Non m'interessa. Tolgo e svuoto i cassetti dei comodini e del comò, sparpagliando sempre più roba per la camera. Cado in ginocchio nel bel mezzo della stanza, libero un ultimo urlo per poi tornare tra lacrime e singhiozzi.

Alcuni colpi sbattono sul legno della porta violenti. Il primo mi spaventa facendomi sobbalzare, mentre gli altri rimbombano nella mia testa in modo fastidioso.

«Bill? Bill, che succede?» è Tom «Bill apri!».

Altri colpi. Nella mia mente prendono forma le immagini di Mins picchiata a sangue da Fenny. Quello stronzo. Dovrebbe essere tra le mie mani. Sì, il suo collo tra le mie mani, strette. Invece se la starà passando in qualche centro per malati mentali. Batto i pugni a terra e cerco di isolarmi, di allontanare quei colpi alla porta dalla mia mente. La porta si spalanca sbattendo contro il muro violentemente.

«Bill, cosa cazzo succede?» Tom sta urlando mentre si guarda intorno.

«I-io non ce la faccio...» mormoro. «Mi manca, io non ci riesco...».

«No, no. Bill...» Mio fratello si avvicina. «Vieni...» mi aiuta ad alzarmi e mi porta in sala.

«Io non ci riesco...» ripeto «sono solo...»

«Tu non sei solo, ci siamo noi, Bill!» dice.

«E poi c'è lei... lei ci sarà sempre» ora e Rhianne a parlare «Lei sarà sempre qui...» mi appoggia una mano sul petto, vicino al cuore «che tu lo voglia o no, che tu te ne accorga o meno, lei ci sarà sempre nel tuo cuore, tu non sei solo...» mi sorride e quel sorriso mi scalda dentro. È come se quel sorriso abbia risvegliato Mins dentro di me e che adesso voglia farsi sentire per farmi capire che lei è veramente lì, che lei c'è veramente con me, sempre.

Annuisco e li abbraccio entrambi. È strano come sia riuscita a farmi aprire gli occhi Rhianne, quando nemmeno mio fratello ci stava riuscendo. Non era mai successo prima. Solitamente è lui che mi capisce, è lui a farmi ragionare quando sono arrabbiato ed è lui che approfitta di ogni volta in cui può prendermi in giro. Ma questa volta no. Questa volta non ce l'ha fatta, ma ci è riuscita lei. Sono la coppia perfetta e sono le persone che vorrei avere al mio fianco. Sono fortunati ad essersi trovati ed io sono fortunato ad averli con me, al mio fianco. In pochi minuti anche Ashton e Misha scendono per vedere cos'è successo e subito dopo siamo tutti stretti in un abbraccio fraterno in cui non servono parole.

 

 

THE END



 

Eccociii! ç_ç
Siamo giunti alla fine anche di questa Fan fiction ç_ç
Come faremo adesso?? Non lo so ç_ç
Coooooomunque, cosa ve ne pare del finale? E della fan fiction in sè?
Scrivete scrivete! Spero di sentire anche quelle lettrici che fin'ora sono state in silenzio, mi farebbe davvero taaanto piacere!
In ogni caso vi ringrazio, ringrazio chiunque abbia dedicato del tempo alla mia ff, chiunque l'abbia recensita o solamente letta...


GRAZIE MILLE

Spero di ritornare presto e di trovarvi sempre qui! :)

Un ringraziamente speciale a Arsax per aver anche sopportato i miei scleri e a _Freiheit_ per essere sempre stata presente con le recensioni ♥

Un bacio ♥
Aranel ♥

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2062682