But have you seen this girl

di _Lis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***
Capitolo 6: *** Capitolo V ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


" I don't mean to be a bother, but have you seen this girl? 
She's been running through my dreams, 
and it's driving me crazy,
it seems..."
(Remembering Sunday)

 

PREFAZIONE
 
Quando ancora andavo al liceo non ero di certo né il ragazzo più popolare della scuola, né il più intelligente, né il più bello. Ero un ragazzo normale, se così possiamo dire…
Non avevo una grande compagnia di amici, ma i pochi che avevo avrebbero dato tutto per me, e io avrei fatto lo stesso per loro. 
Zack e Rian erano davvero simpatici e con loro mi divertivo un sacco, qualsiasi cosa facessimo.
Ma sapete, c’è sempre quella persona dalla quale corri subito appena ti succede qualcosa, quella persona da cui vai ogni volta che vuoi un buon consiglio o semplicemente hai bisogno di sfogarti, quella persona della quale sai tutto, ogni piccolo segreto e quella persone che conosci meglio di te stesso.  Un migliore amico insomma…
Ecco, è capitato che il mio migliore amico fosse un a ragazza. Si, ma non era una una ragazza come tutte le altre. Alex era unica. Avevamo un sacco di cose in comune eppure eravamo anche terribilmente diversi, tanto che quando ancora andavamo alle elementari litigavamo un sacco.
Si, io e Alex ci conoscevamo da una vita, praticamente eravamo cresciuti insieme.
Lei era sempre stata riflessiva e molto più matura di me, io invece mi godevo l’attimo e poi ne pagavo le conseguenze.  Lei era un po’ timida e piuttosto tranquilla, io… Beh io ero un po’ iperattivo.
 Quello che più apprezzavo di lei era il fatto che se ne fregava di quello che le persone pensavano di lei, era sempre se stessa. Adorava il suo senso dell’umorismo e la sua capacità di farmi sentire bene anche dopo un compito di matematica.
Io e lei passavamo davvero un sacco di tempo, forse anche troppo. Infatti le persone faticavano a considerarci come due persone singole.
Sentivi sempre “Ehi, sapete se  Jack e Alex verranno sta sera?” oppure “Eccoli! Arrivano Jack e Alex!”
In effetti c’era sempre stato qualcosa di ossessivo nel nostro rapporto ma… Who cares? A noi stava bene così e gli altri potevano anche fottersi, no?
A volte (anzi spesso) mi aiutava coi compiti, era lei la mente della coppia, e una volta finito di studiare non facevamo niente di speciale. Guardavamo la tv, ascoltavamo musica, mangiavamo schifezze improvvisate nella cucina dei Gaskarth oppure raggiungevamo Rian e Zack all’aria aperta. Ma lei rendeva tutto speciale, persino io mi sentivo importate.
Questa sovra frequentazione reciproca però, fin dalle scuole medie, aveva portato ad infinite prese in giro da parte dei compagni e ad imbarazzantissime domande dai parenti di passaggio per casa. Ma bastava farci l’abitudine.
L’unico problema si porse  al secondo anno di liceo circa.
Non saprei indicare il momento esatto, credo che sia successo tutto gradualmente, ma tra un pomeriggio passato ad ascoltare i Blink e una mattinata di scuola a fare battute su prof e compagni di classe, mi accorsi che i suoi capelli in disordine, i suoi vestiti un po’ fuori moda, la sua risata, i suoi occhi, il suo apparecchio per i denti, la sua voce, e tutto quanto le riguardasse mi piaceva da impazzire.
Così capii che Alex mi piaceva più che come un’amica, più che come una sorella e mi accorsi di essermi innamorato.
O magari lo ero sempre stato, solo che ero troppo piccolo o troppo stupido per accorgermene.
Il problema era che lei era la mia migliore amica, dannazione, e non potevo di certo buttarmi dicendole di amarla e sentirmi rispondere “Jack, ma… Noi due siamo amici, giusto?” e così BOOM! Friendzonato a vita!
 
“Che poi la friendzone è un’enorme cazzata, non esiste. E sapete il perché? Perché quanto ti confessi alla tua migliore amica e lei ti respinge non restate amici, perché l’imbarazzo che si crea tra di voi è talmente grande che non lascia nessuno spazio per nient’altro. Niente più chiacchiere e risate. Niente più amicizia .Quindi perché rischiare?” pensavo…
 
 
 
Ok, questa ovviamente è solo un’introduzione per proiettarci nella storia.
Non penso che sarà molto lunga, perché ho già un’idea ben precisa di come dovrebbe svolgersi la trama e non dovrei dilungarmi molto.
Bho era da tanto che volevo scrivere qualcosa che comprendeva Alex versione ragazza ma non usciva fuori niente di buono, ma ora eccomi qua e speriamo bene! XD
Prometto che aggiornerò presto dato che il mio ragazzo è andato a trovare la sua famiglia nel suo paese e avrò un sacco di tempo libero…
Quindi a presto! Baci!
 
(Lasciate una recensione?)

 

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Capitolo 2
*** Capitolo I ***


CAPITOLO 1

 
Quella mattina mi alzai alzato tardi, come al solito, ed uscii di casa senza fare colazione, come al solito.
L’aria era un po’ troppo fresca per essere aprile inoltrato, ma il venticello freddo mi aiutò a scacciare via un po’ di sonno.
Percorsi mezzo isolato ed arrivai all’incrocio dove Alex mi aspettava ogni mattina per poter fare la strada insieme. Era seduta sul muretto con lo sguardo perso davanti a se e non mi vide.
Istintivamente mi voltai per vedere il mio riflesso nel finestrino di una macchina e per controllare se fossi almeno presentabile. Mi passai una mano sul ciuffo per metà biondo che mi cadeva sulla fronte per sistemarlo, i miei capelli erano come sempre un disastro.
“Promemoria. Fare un salto dal parrucchiere.” Pensai tra me e me.
Avanzai ancora di qualche passo poi Alex si voltò, si accorse di me e mi sorrise.
Era il sorriso più bello del mondo, dovete credermi.
Saltò giù dal muretto facendo oscillare i capelli castani che aveva deciso di “rendere meno noiosi”, come disse lei, colorando le punte di un rosa acceso.
Quando le suo vans toccarono il suolo si sistemò il cappellino nero che teneva sempre in testa e abbassò l’orlo della felpa che era salita un po’ durante il salto.
La raggiunsi e lei mi studiò per un attimo coi suoi occhi nocciola.
“Ti stanno bene i capelli oggi, Jackie.” Concluse allegra, sfregandomi una mano sulla testa.
Per farlo dovette alzarsi in punta di piedi. Era così piccola che mi veniva voglia di abbracciarla.
Per fortuna ero allenato a non arrossire in sua presenza e riuscii a far finta di niente.
“Oh… Grazie.” Sorrisi.
“Promemoria cancellato. Niente parrucchiere.” Pensai.
“Hai fatto colazione sta mattina?” Chiese conoscendo già la risposta.
“Mmm... No.” Risposi.
“Lo sapevo…” Tirò fuori dallo zaino un pacchetto e me lo porse. “Tieni, ieri mamma ha fatto la torta.
“Wow! Davvero? Grazie!” Tirai fuori la fetta di dolce al cioccolato e diedi un morso abbondante. “È davvero buonissima!”
“Riferirò” Sorrise lei.
 
Arrivati a scuola capimmo subito che stava succedendo qualcosa.
Si percepiva l’eccitazione fra tutti gli studenti in giro per il corridoio. Tutti chiacchieravano fittamente e i risolini acuti provenienti da gruppetti di ragazzine si sentivano da metri di distanza.
Io e Alex ci scambiammo un’occhiata perplessa e poi, come se niente fosse, ci dirigemmo verso i nostri armadietti che ovviamente erano vicini. Cioè, in realtà erano divisi da quello di Dave, un ragazzo piuttosto anonimo coi capelli rossi e il naso sottile che frequentava la classe di matematica con Alex e che aveva una super cotta per lei da sempre. Era evidente come le sbavava dietro, solo lei non se n’era accorta. Ma solo perché non credeva possibile poter  piacere a qualcuno.
“Oh… Ora si spiega tutto.” Disse Alex leggendo il volantino appiccicato sul suo sportello.
Guarda caso ce n’era uno uguale anche sul mio. Il ballo di primavera, come avevo fatto a non arrivarci?
Si teneva ogni anno a Maggio e aveva un eccessivo successo tra tutti gli studenti.
Io e Alex non avevamo mai partecipato. Ogni anno preferivamo uno dei nostri pigiama party con tanto di pizza e film horror.
Alex sbuffò, accartocciò il foglietto giallo e lo lasciò cadere sul fondo del suo zaino.
Guardai la sua espressione contrariata e in quel momento desiderai che fosse una di quelle ragazze romantiche e dolci, sarebbe stato più facile chiederle di uscire e magari avrei avuto più possibilità con una ragazza così. Poi mi ricordai che mi piaceva proprio perché non era come tutte le altre, perché non era una che si innamorava. A lei dei ragazzi non fregava niente.
Anzi, lei era innamorata di Tom Delonge e di Billie Joe Armstrong, ma lo ero anche io quindi…
“Che c’è?” Chiese alzando lo sguardo verso di me.
“Niente, pensavo…” Dissi ripiegando il volantino e infilandolo in tasca.
“Non ci vorrai andare?” Domandò scioccata.
“No! Però pensavo che… Sai, è l’ultimo anno e…” Incespicai con le parole non sapendo che dire.
“Beh, tu puoi fare quello che vuoi… Io non ci andrò.” Concluse.
“Perfetto, e nemmeno io dato che sei l’unica con la quale vorrei andarci…” Pensai maledicendo entrambi.
 
Quel pomeriggio Alex doveva andare a trovare la nonna che abitava fori città e così uscii con Zack e Rian.
“Dove hai lasciato la tua metà intelligente?” Mi prese in giro Rian seduto sullo schienale della panchina del parco.
“È fuori città…” risposi mogio mogio.
“Ecco perché ci degni della tua presenza allora!” Rise.
Io non risposi, non ero dell’umore giusto per scherzare.            
“Cos’hai Jack? Non hai spiccicato parola, non è da te…” Si preoccupò Zack.
“Niente…” Scalciai una pietrolina. “Il solito… Come ogni anno…”
“Emm… Così ne sappiamo quanto prima, amico…” Continuò Rian.
Così sfilai il volantino dalla tasca della felpa e lo porsi scocciato ai miei amici.
“Ooooh!” S’illuminò Zack. “Alex ti ha dato il due di picche anche quest’anno?”
Mi voltai arrabbiato verso il ragazzo. “Lei non mi ha mai dato nessun due di picche!”
“Certo, non glie n’hai mai dato la possibilità.” Aggiunse Rian. “Forse dovresti buttarti Jack…”
“Sentite, voi non…” Scossi la testa. “Non potete capire. Non posso rischiare di perderla, lei è troppo importante per me.” Sospirai. “Preferisco averla come amica, che non averla per niente, ok?”
“Sei davvero convinto di quello che dici?” Mi chiese Zack.
“Io… Mmm… No.” Ammisi alla fine, tenendomi la testa tra le mani.
“Alex è tua amica, se ci tiene davvero capirà. È una ragazza in gamba, Jack. Lo sai meglio di me.” Disse Rian poggiandomi una mano sulla spalla.
Anche Zack mi diede una pacca per tirarmi un po’ su il morale.
 
Per tornare a casa percorsi inconsciamente la strada che passava anche per la casa dei Gaskarth. Era l’abitudine di dover accompagnare Alex a casa quando si faceva buio.
Mi fermai un’istante sul marciapiede. Tutte le luci erano ancora spente. Non erano ancora rientrati.
Presi di nuovo il volantino. Era già consumato tanto lo avevo tenuto in mano quel pomeriggio. Lo avevo letto e riletto. Proprio non capivo cosa potesse avere di così terribile un ballo scolastico agli occhi di Alex.
Ormai però avevo deciso. Vabbè, Zack e Rian avevano deciso per me.
Dovevo provare ad invitarla e fanculo tutto!
Così presi una penna dallo zaino che avevo ancora con me da quando ero uscito da scuola.
“Nemmeno quest’anno verrai al ballo con me?” scrissi sul retro del foglietto colorato. E poi mi firmai con una J.
Lo infilai sotto la porta d’ingresso e poi andai dritto a casa. 






 

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Capitolo 3
*** Capitolo II ***


CAPITOLO 2
 
 
Aspettai un suo messaggio o una sua chiamata per tutta la sera.
“Jack, tutto bene?” Mi chiese mia mamma mentre eravamo tutti seduti a tavola per la cena, dopo la ventesima volta che mi vedeva guardare preoccupato il display del mio cellulare.
Io alzai lo sguardo verso di lei, quasi stupito di trovarmi nella cucina di casa mia.
“Uhm? Si si…” Risposi un po’ abbattuto.
Guardai il mio piatto di verdure e cambia loro di posizione con la forchetta un paio di volte prima di capire che proprio non avevo fame.
“Posso andare in camera?” Chiesi senza guardare i miei familiari.
Dopo un istante senti mio padre rispondermi di si.
Salii le poche scale che portavano al piano di sopra e mi chiusi nella mia stanza.
Mi buttai sul letto a pancia in su e guardai per un momento infinito il soffitto di un colore giallognolo.
Sospirai. Cercai di convincermi che magari non aveva visto il mio invito al ballo e che quindi era ovvio che non mi avesse risposto. Anche se era strano il fatto che per tutta la sera non mi avesse ancora cercato. Quando non eravamo insieme messaggiavamo di continuo. Quindi era palese che o era arrabbiata con me o non sapeva come comportarsi ora che sapeva la verità. In entrambi i casi, la situazione era tremenda.
Avrei voluto tornare indietro nel tempo e bruciare quel maledetto volantino.
Presi il cellulare e schiacciai il tasto di riproduzione casuale, nemmeno a farlo apposta la prima canzone che uscii dalle mie cuffiette fu Please, take me home.
“Oh no, it’s happened again. She’s cool, she’s hot, she’s my friend…”
Non sapevo se mettermi a ridere per l’ironia della situazione o se iniziare a piangere per quando potessi essere patetico.
Continuando a torturarmi con una carrellata di canzoni che mi ricordavano la mia migliore amica, mi addormentai senza nemmeno togliermi i vestiti.
 
La mattina seguente mi alzai in orario stranamente, forse ero troppo preoccupato per poter dormire ancora.
Andai in bagno, mi sciacquai la faccia e mi lavai i denti. Avevo un aspetto orribile.
Non c’era da biasimare Alex se non le piacevo. Non piacevo nemmeno a me stesso, in fondo. Come amico potevo anche andare bene, non di certo come fidanzato.
Ebbi la decenza di cambiarmi almeno la maglietta e scesi in cucina.
“Ciao mà” salutai mia mamma, che aveva appena finito di fare colazione e adesso stava lavando una tazzina sporca di caffè.
Si voltò stupita di trovarmi già in piedi.
“Buon giorno tesoro” Sorrise. “Come mai sei già sveglio? Sono solo le sei e mezza…”
Alzai le spalle. “Non avevo più sonno.”
Sgranò gli occhi e mi si avvicinò.
“Non è che sei malato?” Posò la mano sulla mia fronte. “Non avrai la febbre?”
“No. Sto bene.” Scossi la testa.
“Sarà, però mangia qualcosa prima di uscire.”
Mi diede di nuovo le spalle e tirò fuori dall’armadietto il pacco di biscotti al cioccolato.
“Va bene…” Sospirai arrendevole sedendomi a tavola.
 
Uscii di casa più o meno alla solita ora, come sempre il vento fresco del mattino mi trasmesse un po’ della forza che mi serviva per affrontare la giornata.
Quando svoltai nella via dove Alex mi aspettava ogni mattina sperai di trovarla seduta al solito muretto, con le cuffie nelle orecchie, distratta da chissà cosa. Ma una parte di me avrebbe preferito non vederla per niente, quindi non so come reagii quando non la vidi.
 
Arrivai a scuola da solo. In corridoio intravidi Zack e Rian ma non avevo voglia di parlare con loro, così li superai facendo finta di niente e mi diressi subito al mio armadietto.
Alex non era nemmeno li.
Inserii la combinazione ed aprii lo sportello.
Cercai il libro e il quaderno di storia per poi andare dritto in classe per non dover parlare con nessuno. Avrei preso posto in fondo e avrei fatto finta di seguire la lezione senza dar alcun fastidio, ma poi sentii la sua voce.
“Jack!”
Mi voltai convinto di avere le allucinazioni, ma invece Alex era li davanti a me e sorrideva, non era arrabbiata o preoccupata. Cosa stava succedendo.
La guardai confuso, aveva qualcosa di diverso…
Sulla testa aveva il solito cappellino grigio, indossava come al solito una felpa semplice, un paio di jeans scoloriti e le sue solite vans… Eppure qualcosa c’era…
“Scusa se non c’ero sta mattina ma…” Si spostò il ciuffo dalla fronte, scoprendo del tutto i suoi occhi. “Ho fatto tardi.”
Ecco cos’aveva. Si era truccata, e lei non lo faceva mai. Per quello era in ritardo.
“Figurati…” Scossi la testa.
Non sapevo cosa dirle. Aveva letto il volantino che le avevo lasciato? Non capivo più un accidente!
“Ecco… Io…” Iniziò a frugare nello zaino. “Volevo parlarti di questo.” Disse mostrandomi il pezzo di carta col mio invito scritto sopra.
Si, lo aveva letto.
Sembrava in imbarazzo al meno quanto me. Per forza, non dev’essere facile spezzare il cuore al proprio migliore amico. Dovevo fare qualcosa per salvare la situazione.
“Si anche io.” Dissi bruscamente.
Lei annuì in attesa che continuassi. Mi mancava il fiato.
“Sai, pensavo che… Mmm… Dato che è l’ultimo anno sarebbe un peccato perdercelo no? E poi, so che è patetico ma… Dato che nessuno dei due ha qualcuno con cui andarci, potevamo andare assieme.” Parlai lentamente cercando inutilmente di leggere la sua espressione. “Come amici.” Aggiunsi.
Fece una faccia strana. Forse era sollevata. Non lo so, non ero bravo con le ragazze. Come avrete capito.
“Come amici.” Ripeté piano.
“Sarà divertente, no?” Chiesi.
“Si, certo.” Annuì. “Sarà divertente.” Ripeté ancora.
Poi sorrise e mi disse che doveva andare in classe.
Sparì velocemente tra la folla.
Ero praticamente paralizzato, in piedi con i miei libri stretti in mano.
Non ero sicuro se tutto quello che era appena successo fosse vero o no.
Beh, l’aveva presa bene, mi sembrava… Almeno adesso non pensava che fossi innamorato di lei.
Mi ero salvato in corner. Potevo ritenermi soddisfatto.
 
All’ora di pranzo rincontrai Alex in corridoio e la raggiunsi.
“Ehi, mangiamo insieme vero?” Chiesi.
Era tutto così strano.
“Ma certo Jackie!”  Sorrise e capii che andava tutto bene.  Se mi chiamava Jackie era felice. E questo mi bastava. “ Che domande fai? Mangiamo insieme tutti i giorni da più di dieci anni…”
 
Seduti al solito posto in mensa c’erano già Rian e Zack ad aspettarci.
Rian fece un gesto con la mano e li raggiungemmo.
 
“Allora Zack…” Iniziò Rian ad un certo punto. “A chi chiederai di andare al ballo?”
Sapevo perfettamente che era solo un’imbeccata per scoprire com’era andata con Alex.
“Mmm…. Beh, volevo chiederlo a Katy Baker ma credo ci vada con un tizio della squadra di nuoto, quindi non saprei… Te?” Rispose Zack.
“Io credo che lo chiederò a Alice Reed, della classe di scienze…” Disse Rian. “Voi ovviamente non vi farete vivi nemmeno quest’anno?” Chiese guardando Alex.
“Veramente ci vado con Jack.” Disse senza fare una piega, come se fosse una cosa normale.
Rian mi gettò un’occhiata soddisfatta “E cos’è questa novità, Jackie?” Mi chiese calcando il soprannome che solitamente usava solo Alex.
“Nessuna novità, Rian. Ci andiamo come amici.” Lo informai.
“Come amici? Veramente?” Chiese contrariato a lei.
“Già.” Annuì la ragazza infastidita dall’invadenza dell’amico.
Lui spostò lo sguardo da me ad Alex un paio di volte, poi mi lanciò uno sguardo che non riuscii ad interpretare.  Sembrava quasi non potesse credere alla sue orecchie.
Nemmeno io facevo i salti di gioia, ma già il fatto di non aver incasinato tutto mi faceva sentire meglio.
Ok, non stavo con Alex e lei non sapeva cosa provavo per lei, ma almeno eravamo ancora amici e saremmo andati al ballo insieme.
“Glielo dirò quella sera. Non mi tirerò indietro.” Mi promisi mentalmente.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo III ***


CAPITOLO 3

 
Era già passato un po’ di tempo da quando io e Alex avevamo deciso di andare al ballo insieme, e lei ancora non sospettava niente riguardo i miei sentimenti per lei.
Nessuno dei due ne aveva più parlato ed entrambi ci comportavamo normalmente, nonostante io fossi teso come una corda di violino e temevo che Alex potesse scoprire tutto da un momento all’altro.
 
Quel pomeriggio Alex era venuta da me per studiare inglese.
Eravamo entrambi seduti alla mia scrivania. Troppo vicini perché io potessi davvero concentrarmi sui compiti.
 Lei stava cercando di spiegarmi il significato di un sonetto che io non avrei mai imparato.
Lo sapeva benissimo, ma non mollava. Sapeva che non avrei mai riaperto quella pagina nemmeno per sbaglio, ma una parte di lei sperava ancora di potermi trasformare in un ragazzo serio e responsabile.
“Jack… Mi stai ascoltando?” Chiese sventolandomi la sua manina davanti agli occhi.
“Jack?” Ripeté, non avendo ottenuto nessuna risposta la prima volta.
Io sbuffai. “Sono stanco.” Poggiai la fronte sul libro. “Possiamo fare una pausa?”
Anche lei sbuffo. “Va bene… Ti va un gelato?”
“Ovvio!”
 
“Già finito di studiare voi due?” Chiese mia madre dal salotto, vedendoci uscire.
“Pausa gelato, signora Barakat.” Sorrise Alex.
Cavolo, morivo per quel sorriso.
Una volta usciti di casa la familiare melodia del camioncino dei gelati ci raggiunse da dietro l’angolo, l’istante successivo comparve in fondo alla via e accostò davanti a noi.
“Un cono al cioccolato per favore.” Disse Alex gentilmente, quando il gelataio abbassò il finestrino.
“Due!” Aggiunsi io.
“Perfetto…” Il signore un po’ grassottello è molto stempiato alla guida ci porse i due coni. “Ecco qui.”
“Grazie” Sorrisi poggiando cinque dollari in monetine sul palmo della sua mano.
Ci salutò e rimise in moto lasciandoci sul ciglio del marciapiede.
Mi accorsi che Alex mi guardava in modo strano.
“Che c’è?” Chiesi confuso.
“Da quando ti sei messo a fare il cavaliere e paghi il gelato alle ragazze?” Rise.
“Quale ragazza?” Scherzai guardandomi in trono.
“Dai, che stupido!” Mi diede una gomitata.
“Eh va bene, volevo solo essere gentile…” Alzai le spalle. “Ma se insisti puoi anche darmi due dollari e cinquanta eh, non mi  offendo.”
“Non ho detto che non mi piace che tu ti comporti finalmente in modo decente. “ Diede una leccata alla crema al cacao.
“Io mi comporto sempre bene con te.”  Borbottai mangiando un po’ di gelato.
“Ma si, lo so.” Disse alzandosi in punta di piedi per darmi un bacio sulla guancia.
 
Passeggiammo per il quartiere per una decina di minuti poi, finiti i gelati, ci andammo a sedere sulle altalene del parco. Non c’era mai nessuno dopo le cinque di pomeriggio.
“Ehi Jack?” Mi chiamò Alex dondolandosi piano.
Mi voltai verso di lei. Guardava in basso, verso le punte dei suoi piedi che sfioravano il pavimento, e i capelli le ricadevano davanti al viso impedendomi di vedere la sua espressione.
“Dimmi.”
“Il ballo è settimana prossima.” Disse secca.
“Ah.” Risposi stupito, come se non facessi il conto alla rovescia da settimane.
“Sai… Mi chiedevo se… Mmm… Mi verrai a prendere a casa.” Non era da lei incespicare così sulle parole, lei andava dritta al punto solitamente.
“Se vuoi ti compro anche quella cosa fatta di fiori che di solito si regala alle ragazze… Il corsage mi sembra…” Le dissi immaginandomi la scena nella mia testa.
Mi sembrava tutto così assurdo. Io che andavo a casa sua tutto vestito elegante e sua madre che mi faceva accomodare sul divano perchéAlexi stava finendo di prepararsi… Ripeto, assurdo.
Poi lei si voltò e sorrise illuminata, così anche se disse “Nah… Lo sai che non mi piacciono queste cose romantiche!” Capii che in realtà ci teneva ad avere un ballo in piena regola. Non so perché si ostinasse a nasconderlo.
“Come vuoi…” Risposi sospirando. “Hai già comprato il vestito?”
Lei annuì. “È blu… Dici che va bene?”
“Immagino di si. Ma sai, io non sono un esperto di moda.” Alzai un sopracciglio.
Chissà perché questa cosa la fece ridere.
“Lo so.” Rispose continuando a sorridere. “Però vestiti bene ok?”
“Farò del mio meglio.” Dissi alzandomi in piedi .
“Dove vai?” Mi chiese.
“Da nessuna parte.”  Mi posizionai dietro la sua altalena e afferrai il seggiolino tra le mani.
“Jack cosa vuoi fare?” Chiese guardandomi confusa.
“Shh…” La invitai a non fare domande.
Alex non parve molto convinta ma ubbidì.
La tirai indietro verso di mee poi la spinsi forte verso l’alto.
“Jaaack!” Strillò con tono di rimprovero ma ridendo.
“Dai, chiudi gli occhi! È divertente!” Dissi continuando a spingerla.
“Ti odio Jack Barakat!” Gridò. “Lo sai che ho paura!”
“Non è vero che mi odi!” La corressi.
“Ok è vero, ma in questo momento si!”
“E va bene…” Cedetti.
Quando l’altalena tornò giù presi la catena tra le mani e rallentò oscillando ancora per qualche secondo fino a fermarsi.
Mi spostai davanti a lei e mi chinai un po’, poggiando le mani sulle sue ginocchia per guardarla in faccia.
“Visto che sei ancora viva?” Chiesi sorridendo.
Lei mi guardò per qualche secondo negli occhi facendo la finta offesa, poi non riuscì a trattenere un sorriso.
Era così bella ed eravamo così vicini, mi sarebbe bastato un secondo per baciarla.
“Ti odio.” Disse prendendomi la punta del naso tra pollice e  indice, come faceva spesso.
“Non è vero.” Le diedi un bacio sulla fronte.
Presi la sua mano e la aiutai ad alzarsi.
“Non è vero.” Ripeté lei abbracciandomi stretto. “Ti voglio un sacco di bene, Jack.”
Mi stupii di quel gesto d’affetto improvviso. Erano rari i momenti così con lei.
“Anche io, non sai quanto.” Passai una mano tra le sue ciocche rosa acceso.
“Si che lo so.” Sentii la sua guancia muoversi contro il mio collo a causa di un sorriso.
“No. Non lo sai.” Insistetti, stringendola di più.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo IV ***


CAPITOLO 4

 
Era Venerdì, ma non un Venerdì qualunque. Era il Venerdì del ballo.
Mi trovavo in classe e tra meno di 5 ore sarei stato abbracciato ad Alex a ballare su una musica romantica.
Continuavo a fissare l’orologio appeso sopra la lavagna nera, piena di scarabocchi in gesso che non avrei mai capito e mai mi sarebbero interessati.
Ero irrequieto. La sera  prima non avevo praticamente chiuso occhio. Non vedevo l’ora di uscire da quel cavolo di edificio scolastico e farmi una doccia fredda per calmarmi un po’.
Si, ero davvero troppo agitato, al solo pensiero della promessa che mi ero fatto nei giorni precedenti mi venivano i crampi allo stomaco. Non ce l’avrei mai fatta a dichiararmi quella sera, lo sapevo. All’ultimo momento mi sarei tirato indietro come ogni santa volta.
 
Il suono strillante della campanella interruppe la spiegazione della professoressa.
“Bene ragazzi, fate i compiti per lunedì.” Si raccomandò sistemando le sue cose. “E divertitevi sta sera.”
Stavo gusto per uscire dalla classe quando la voce dell’insegnate mi chiamò. “Barakat?”
Mi voltai e la raggiunsi alla cattedra.
“Non può interrogarmi se la lezione è finita.” Pensai.
“Ti ho visto molto distratto ultimamente e…” Iniziò la classica ramanzina.
“Più del solito?” Mi dissi mentalmente.
Anzi, visto l’espressione della prof, credo di averlo detto ad ala voce.
“Ti ho visto molto distratto.” Ripetè. “Stai avendo per caso qualche problema a casa o…?”
Feci segno di no con la testa prima che potesse aggiungere altro e lei parve sollevata.
“Bene, allora ti consiglio di prestare più attenzione. Non vorrei riaverti in classe l’anno prossimo…”  Sorrise gentilmente.
“Non succederà.” Sorrisi anche io.
“Perfetto, ora va pure”
Raccolsi il mio zaino e uscii di fretta andando letteralmente a sbattere contro Alex che mi aspettava fuori dalla classe.
“Scusa!” Dissi afferrandola appena in tempo per non farla cadere col sedere a terra.
“Tranquillo, credo di essere ancora tutta intera.” Rispose lei sistemandosi la bretella dello zaino.
“Meno male, altrimenti avrei avuto un peso sulla coscienza troppo grande…” Scherzai.
“Ah solo per quello? Non ti sarei mancata?” Mi tirò una gomitata.
Alzai le spalle “Forse un po’… Dai andiamo a casa, sono stanchissimo...”
 
Sulla strada di casa non parlammo molto, io ero davvero un po’ stanco ma soprattutto ero troppo nervoso per intavolare un discorso decente. Forse nemmeno Alex aveva molta voglia di chiacchiere perché restò piuttosto in silenzio anche lei.
“Allora ci vediamo sta sera?” Chiese arrivati davanti a casa sua.
“Si.” Cercai di non sentirmi in imbarazzo. “Passo per le otto?”
“Direi che è perfetto.” Sorrise.
Poggiò una mano sul mio avambraccio e si alzò in punta di piedi per darmi un bacio sulla guancia.
“A più tardi.” Disse con un sorriso sulle labbra.
“A più tardi.”
 
“Alex, è da tanto che devo dirtelo. Mi piaci un sacco, anzi credo di amarti.” Dissi al mio riflesso nello specchio. “No, no, no! Così non va bene! Sembro un idiota!” Continuai ad alta voce.
“Sembri sempre un’idiota, Jack!” Rise qualcuno alle mie spalle.
“Rian? Zack? Che ci fate qui?” Chiesi stupito nel vederli entrare in camera mia.
“Ci ha fatto entrare tua mamma, credevamo avessi bisogno di una mano.” Spiegò Zack.
“E avevamo ragione, cosa ti sei messo addosso?” Chiese Rian sgranando gli occhi, indicando il mio smoking bianco con tanto di camicia azzurra.
“Un po’ eccentrico?” Chiesi con una smorfia poco convita. “Ma non ho altro…”
“È per questo che siamo qui.” Rispose alzando la gruccia che teneva in mano.
Mi avevano portato un elegantissimo completo blu scuro.
“Mi sento un po’ la fata madrina.” Rise Zack.
“Più o meno lo sei, ti manca solo una bella bacchetta e sei a posto.” Rispose l’altro.
“Ragazzi, non so come ringraziarvi, davvero.” Dissi io a bocca aperta.
“Siamo amici no?” Chiese Zack alzando le spalle.
“Grazie!” Gli abbracciai. “Lo sapete, questa serata è davvero importante per me!”
“Si, si! Ora vai a vestirti!” Disse Rian scollandosi da me.
 
Stavo per indossare la giacca del completo quando bussarono alla porta del bagno.
“Si?” Chiesi.
“Jack, posso?” Era Zack.
“Certo, entra.” Risposi.
“Senti, io volevo dirti una cosa.” Iniziò sembrando un po’ turbato.
“Dimmi tutto.” Sorrisi, cercando di tranquillizzarlo.
“Vedi io…” Si fermò un po’ a riflettere, indeciso se dirmi quello che stava per dire o no. “Stai tranquillo per quello che dirai ad Alex ok? Vedrai che andrà tutto bene, non essere nervoso e buttati.”
Mi colpirono le sue parole. Lui non si era mai intromesso troppo nelle mie questioni amorose, se così possiamo chiamarle, di solito era Rian che mi diceva di muovermi a fare il primo passo eccetera.
“Ma Zack, io ho così tanta paura di rovinare tutto...” Risposi guardando le piastrelle del pavimento.
“Non rovinerai niente, fidati.” Disse posandomi le mani sulle spalle e guardandomi dritto in faccia.
“Ma come fai a dirlo?” Chiesi sconfortato. “Che ne sai che non le piace un altro?”
“Senti, tu fidati di me e basta.” Concluse.  “E poi vestito così sei davvero fico, non potrà dirti no.” Mi fece l’occhiolino.

 

 
Buona sera ragazzi/e, so che questo capitolo è ancora più corto degli altri ma volevo pubblicare qualcosa oggi dato che domani e sabato non ci sarò, e non ho avuto molto tempo...
(Vado al loro concerto a Milano asblgjonbit!!! Ok, la smetto...)
Beh, spero che vi stia piacendo la storia per ora, ho visto che qualcuno ha recensito e qualcuno l'ha messa tra le seguite, grazie! :D
Vi volevo anche dire che credo che al massimo ci saranno altri due o tre capitoli e che quindi siamo quasi alla fine...
Ok... Emmm... Direi che è tutto quindi a presto! :*

 

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Capitolo 6
*** Capitolo V ***


CAPITOLO 5



 
“Oh, Jack! Come sei elegante sta sera!” Sorrise Isobel, la madre di Alex, aprendomi la porta d’ingresso.
“Emm…” Arrossii. “Grazie!” Sorrisi.
Isobel, era una bella donna e assomigliava molto a sua figlia. Probabilmente Alex da grande sarebbe stata molto simile a sua mamma, per questo ero convinto che, anche una volta finito il liceo, ne sarei sempre stato innamorato.
“Vuoi qualcosa da bere? Alex sarà pronta a momenti.” Disse gentile.
“No no, grazie. Sono a posto così…” Ero stato a casa loro migliaia di volte, eppure ero in tremendo imbarazzo.
“Lo sapevo che prima o poi vi sareste messi insieme voi due!” Esclamò Isobel mentre aspettavamo che Alex scendesse. “Raccontami come le hai chiesto di venire al ballo, lei non mi racconta mai niente…”
“Ma veramente noi non… Ecco… Andiamo al ballo da amici…” Spiegai e sentii le orecchie diventarmi rosse.
La donna mi guardò storto. “Voi due non me la raccontate giusta.”
“No davvero, siamo solo amici.” Continuai, forse con un velo di amarezza nella voce.
Eravamo ancora in piedi accanto alla porta quando sentimmo un piccolo colpo di tosse provenire da dietro di noi.
Ci voltammo contemporaneamente per vedere una ragazza che assomigliava ad Alex, ma che non poteva di certo essere lei. Sembrava più alta di Alex, più grande. Sembrava persino più bella.
I capelli erano dello stesso colore di quelli della mia amica, ma anziché ricoprirle in modo disordinato le spalle, erano raccolti elegantemente sulla nuca, ad esclusione della frangia scalata lasciata cadere su un lato. Il viso era incredibilmente simile a quello di Alex e anche gli occhi sembravano proprio i suoi, ma un leggero strato di trucco li rendeva più grandi e brillanti. Il suo corpo minuto e fragile era fasciato da un vestito blu scuro che arrivava fino al pavimento.
“Beh?” Chiese mostrando un sorriso timido.
Alla vista di quelle adorabili fossette sulle guance non potei non convincermi che quella davanti a noi era davvero la mia Alex.
“Dai, non mi dite come sto?” Fece una giravolta lenta.
Io la trovavo sempre carina, ogni giorno mi meravigliavo di quanto potesse essere unica e speciale, ma quella sera…
“Sei bellissima.” Dissi stupendomi di me stesso.
Le guance di Alex si tinsero di rosa mentre scendeva le scale, tendendosi alla ringhiera per non cadere dai tacchi.
“Sei stupenda!” Disse Isobel con le lacrime agli occhi. “Ti abbraccerei ma non vorrei rovinarti la pettinatura…”
Alex scese l’ultimo scalino e mi si avvicinò.
“Siete davvero carini insieme! Devo farvi assolutamente un foto, aspettate!” Disse la donna sparendo nel corridoio.
“Credi davvero che sia bellissima?” Mi domandò Alex a bassa voce.
Io restai per un istante immobile. Avrei voluto dirle che ai miei occhi era sempre bellissima. Anche senza trucco, coi capelli spettinati e coi vestiti di tutti i giorni.
“Non sei male per essere una nerd.” Scherzai.  “E poi finalmente sembri quasi di un’altezza normale.”
“Anche tu non sei male per essere lo strambo del quartiere.” Rise.
“Ehi! Non sono io lo strambo del quartiere!” Mi finsi offeso. “L’ubriacone che sta sempre davanti al cinema è molto peggio di me!”
“Mi dispiace ma hai superato il vecchio Bob da un pezzo!”  Scoppiò a ridere più forte, appoggiandosi alla mia spalla.
La luce di un flash ci distrasse.
“Siete venuti benissimo ragazzi!” Esclamò Isobel. “Sembrate quasi due modelli. Così naturali poi…”
La vedevo dura, ma finsi di crederci.
“Mamma… Ma potevi almeno dircelo! Dai rifanne un’altra.” Disse Alex, prendendomi sotto braccio.
Provai a sorridere in modo decente e mi misi in posa, guardando l’obiettivo.
“Siete bellissimi!” Sorrise ancora Isobel.
“Ok… Emm… Andiamo?” Chiesi, impaziente d’uscire da quella casa.
“Si si, andiamo.” Annuì Alex. “Siamo a piedi?”
“No no, ho convinto mio padre a prestarmi la macchina.” Spiegai fiero.
“Speriamo di arrivare interi….” Ironizzò lei.
“Se non ti fidi puoi sempre raggiungermi a piedi eh…” La stuzzicai.
“Mi fido, mi fido…” Si affrettò a dire aprendo la porta di casa.
“Non farle fare tardi Jack!” Ci salutò Isobel.
“Tranquilla!” Le sorrisi incamminandomi sul vialetto, con Alex sotto braccio che camminava un po’ ciondolante.
Aprii la macchina premendo il pulsante sulla chiave.
Aprii anche la portiere del passeggiero e feci salire Alex. “Madame…”
“Grazie mille.” Si sedette regalandomi uno splendido sorriso.
Raggiunsi il lato sinistro dell’auto e mi sedetti anche io.
Allacciai la cintura e misi in moto.
“Da quanto tempo hai la patente, Jack?” Mi chiese.
“Mmm… Da circa un anno credo…” Risposi.  “Perché?”
“Non mi hai portata a fare un giro nemmeno una volta.” Disse sembrando dispiaciuta.
“Bhe, non me lo hai mai chiesto, come facevo a sapere che volevi farlo?” Mi giustificai uscendo dal parcheggio.
“Ma Jack, lo sai che mi va sempre bene tutto.” Abbassò lo sguardo. “Mi basta stare insieme…”
Il cuore mi iniziò a battere così forte che temetti che Alex potesse sentire il rumore di ogni pulsazione.
“Va bene, d’ora in poi andremo in un sacco di posti ok?” Le lanciai un’occhiata, stando attento alla strada. “E ora butta via quel broncio  e fammi un sorriso che sta sera si ci diverte!”
Mi guardò e sorrise di nuovo come prima. Il sorriso più bello del mondo, giuro. “Promesso?”
“Promesso!”




Eccomi qua!
Ci ho messo un pò, ma ce l'ho fatta ^^
Ok sono stata al concerto, è stato fantastico, potrei fangirlare per ore e avere ancora qualcosa da raccontare XD
Grazie a chi segue la mia storia! Spero di aggiornare presto... 
Lasciate un piccola recensione?
Baci! <3

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Capitolo 7
*** Capitolo VI ***


CAPITOLO 6

 
La palestra del liceo sembrava un posto surreale quando io e Alex facemmo il nostro ingresso.
Non potevo credere che la mattina precedente avevo corso e sudato esattamente in quella stessa stanza.
I ragazzi del gruppo dei preparativi si erano dati da fare.
Tutte le attrezzature sportive erano state rimosse, le luci erano basse e colorate, per creare la giusta atmosfera immagino, c’erano palloncini gonfi d’elio sparsi in aria, tre lati della sala erano occupati da tavolini e sedie e l’ultimo da un grande tavolo pieno di cibo e bibite, ovviamente tutte analcoliche. La musica, terribilmente commerciale, mi rimbombava nelle orecchie e praticamente metà corpo studentesco ballava al centro della palestra avendo l’aria di qualcuno che si diverte.
Guardai Alex, in piedi accanto a me. Non sembrava molto convinta della situazione.
Si accorse di essere osservata e alzò gli occhi verso i miei.
“Ti sei già pentita?” Chiesi abbozzando un mezzo sorriso.
Per un momento temetti davvero che volesse tornare a casa, ma per fortuna scosse la testa sorridendo. “Solo, non costringermi a ballare sulla canzone di Katy Perry, ok?”
Scoppiai a ridere, sollevato. “Tranquilla, neanche io ci tenevo molto!”
“Meno male, non mi sarebbe piaciuto privarti di tale divertimento, Jackie. Mangiamo qualcosa?” Mi chiese guardandosi attorno.
“Scherzi? Sono venuto apposta per il buffet!” Dissi strofinando una mano sullo stomaco.
“Apposta per il buffet?” Chiese Alex tirandomi un’occhiataccia. “E la storia dell’ “è l’ultimo anno di scuola, sarebbe un peccato perdercelo…” dove l’hai lasciata?”
Alzai le spalle.
Lei scosse la testa. “Dai andiamo.”  Mi prese per mano e mi condusse dietro di lei verso il tavolo infondo alla palestra.
C’era l’imbarazzo della scelta, panini, pasticcini, quiche, salatini, torte… Ma mi si era chiuso lo stomaco all’idea che da li a poco avrei dovuto parlare ad Alex riguardo i miei sentimenti.
Alex prese un pasticcino al cioccolato e gli diede un morso.
“Se contiamo che arriva dalla mensa, non è male.” Mi disse. “Provalo!”
Così ne presi uno dal vassoio sul tavolo e lo assaggiai.
Il gusto al cioccolato c’era ma per il resto non era un gran che. Considerando la sua provenienza però, poteva andare peggio.
“Allora…” Iniziai, infilando le mani in tasca. “Cosa ti va di fare?” Chiesi in imbarazzo.
“Beh prima mi è sembrato di vedere Zack e Rian, se vuoi ci uniamo a loro…” Suggerì.
Scossi la testa. “No, non mi va molto…”
“Veramente?” Mi guardò spalancando gli occhi in credula. “Allora ti svelo un piccolo segreto…” Bisbigliò.
“Spara!” Mi avvicinai incuriosito.
“Prima dobbiamo uscire però…” Annunciò.
Raggiungemmo l’uscita della palestra passando davanti a Rian che mi guardò con approvazione, credendo che stesse succedendo chissà cosa.
Passammo attraverso l’atrio e il cortile, fino ad arrivare dietro gli spalti del campo da football senza dare nell’occhio.
Ci sedemmo per terra, sul prato umidiccio, con la schiena contro il cemento delle gradinate.
“Allora?” Chiesi impaziente.
Mi lanciò uno sguardo vispo. “Guarda qui.” Aprì la borsa che aveva con lei. “Alcol di contrabbando.” Mi sussurrò all’orecchio.
“Chi se lo aspettava dalla piccola Alex?” Chiesi divertito.
“Ho imparato dal migliore.” Mi fece l’occhiolino, tirando fuori il rum.
Vedendola in difficoltà con nell’aprirla, le sfilai la bottiglia dalle mani. “Mi sa che ho ancora molto da insegnarti allora.”
Svitai il tappo e gliela ripassai.  “A te l’onore.”
Poggiò il colla della  bottiglia alle labbra e prese un sorso. Scosse la testa storcendo il naso e si pulì la bocca col dorso della mano. “È forte questa roba…” Si lamentò.
“Si vede che sei una ragazzina…” Commentai prendendo anche io un lungo sorso.
“Ehi!” Fece offesa. “Non sono una ragazzina!”
Così mi rubò il rum dalle mani e ne bevve un altro po’.
“Ehi ehi ehi!” La fermai. “Vacci piano, mi hai convinto!”
Richiusi la bottiglia e la posai a terra.
“Sai, non pensavo che sarei mai riuscito a portarti qui a scuola sta sera…” Ammisi guardando verso il cielo.
“Ah si? E perché?” Chiese portando le ginocchia al petto e guardandomi incuriosita.
“Beh… Non credevo ti interessasse andare al ballo…”
“Infatti non mi interessa.” Disse.
“E allora perché sei qui?” Domandai.
Fece spallucce. “Mi hai chiesto di venire con te e o detto si.”
Annuii pensieroso, indeciso se fosse quello il momento adatto per parlare oppure no.
Ma poi esisteva davvero un momento giusto?
“Alex… In realtà…” Sospirai.
“Si?” Mi spinse a continuare.
“Io…” Strappai un filo d’erba. “No niente, lascia stare…”
Frustrato e arrabbiato con me stesso, presi un altro sorso di rum, così come se fosse una pacca sulla spalla da parte di un amico.
Non avrei mai concluso niente con lei. Ne ero più che certo.
Prese la bottiglia e la sollevò a mezz’aria, come in un brindisi. “A noi due. Perché non saprei che fare senza di te.” Bevve.
Imitai il suo gesto. “A noi due.” Ripetei prima di bere.
Alex lasciò cadere la sua testa sulla mia spalla e socchiuse gli occhi. Automaticamente le spostai dolcemente il ciuffo dalla fronte.
“Davvero Jack, senza di te non sarebbe lo stesso…” Sussurrò piano. “A volte credo che se non ci fossi tu, sarei una di quelle sfigate che pranzano da sole a scuola e che stanno tutto il pomeriggio a studiare.”
“Non è che così sia molto meglio…” Risi.
“Fai il serio per una volta.”  Mi interruppe, raddrizzandosi. “Quando siamo insieme è tutto più bello.” Disse guardandomi negli occhi. “Sono soltanto io senza di te.”
In quell’istante realizzai quanto tutto avesse senso.
Quella mattina a scuola quando le specificai che saremmo andati al ballo solo da amici e lei sembrò delusa.
I suoi piccoli gesti pieni d’affetto, il modo in cui a volte mi guardava.
Zack e il suo strano discorso poco prima di uscire per andare a prendere Alex, lui sapeva già tutto e non mi aveva voluto dire niente.
Posai una mano sulla sua guancia. Era così morbida e calda.
Arrossì e si morse nervosamente il labbro inferiore, senza che i suoi occhi si staccassero dai miei.
Mi avvicinai lentamente a lei, con la paura di potermi svegliare da un momento all’altro.
Quando le mie labbra toccarono le sue, lei non si ritrasse. Anzi portò le mani sulle mie spalle e poi le unì dietro il mio collo, stringendomi a lei.
Non sapevo che fare, sarei rimasto ore li per terra a baciarla, ma qualcosa mi disse che dovevo abbandonare la sua bocca. Almeno per il momento.
“Io…” Alex si coprì la bocca, nascondendo un sorriso. “Io non lo avevo capito.”
“Già… Beh, è più o meno da sempre che speravo tu lo scoprissi da sola.” Sorrisi imbarazzato, grattandomi la testa.
“Se fossimo stati entrambi più svegli, avremmo risparmiato un sacco di tempo, sai?” Rise.
“Credo si possa rimediare…” Mi sporsi verso di lei per baciarla ancora.
Si stacco per un momento. “Si, lo credo anche io.” Poi mi baciò di nuovo e sentii le sue labbra incurvarsi un altro sorriso.




 

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Capitolo 8
*** Capitolo VII ***


CAPITOLO 7

 
So che fu soltanto una mia impressione, ma quando rientrai in palestra tenendo Alex per mano, sentii gli occhi di tutti i presenti addosso. Anche se, ovviamente, nessuno prestava attenzione a noi.
“Non è che hai voglia di ballare?” Chiesi.
La musica si era fatta più lenta rispetto a prima, e stare in disparte come due associali non mi faceva sentire a mio agio.
Alex alzò le spalle. “Va bene.”
La sua risposta mi stupì. Le avevo chiesto di ballare praticamente certo che lei mi dicesse di no.  Non ero fisicamente e psicologicamente pronto.
Così, poco convinto, seguii la mia ragazza in mezzo agli altri studenti.
Ok, forse dovrei specificare che non ero proprio un ottimo ballerino. Forse se ci fosse stata una canzone un po’ più ritmata avrei potuto improvvisare qualcosa, ma con questa musica lenta e romantica non sapevo proprio da dove cominciare.
“Cos’hai?” Mi chiese Alex sorridendomi come se avessi una rotella di meno.
“Niente…” Scossi la testa, poi titubante presi spunto dai tanti film e posai le mani sulla sua schiena, una in mezzo alla scapole, l’altra più in basso, ma stando attento a non fare niente che potesse rovinare tutto.
Alex intrecciò le sue braccia dietro al mio collo e sorrise, guardando in basso.
“Che c’è?” Chiesi mentre iniziavamo a muoverci piano.
“Sai, mi sembra tutto un po’ strano. Devo farci l’abitudine.” Spiegò e poi lasciò cadere la sua testa sulla mia spalla.
Mi sentivo in paradiso. Non so per quanto avevo aspettato un momento del genere, e ora che stava succedendo non mi sembrava vero.
Noi due che ballavamo abbracciati al ballo dell’ultimo anno, lei che era finalmente la mia ragazza. Ci avevo sperato talmente tanto che quasi avevo iniziato ad arrendermi.
Le accarezzai dolcemente la nuca, prima di accorgermi di Rian e Zack che ci guardavano soddisfatti a pochi metri di distanza.  Gli sorrisi, come per ringraziarli del loro costante supporto.
“Ehi.” Sussurrai all’orecchio di Alex, che alzò subito la testa per ascoltarmi. “Facevano il tifo per noi.” Dissi indicando i nostri amici.
“Lo so.” Sorrise salutandoli con la mano. “Io parlavo sempre di te a Zack.”
“Mi chiedo perché nessuno ci abbia mai detto niente…” Scossi la testa pensieroso.
“Forse volevano che facessimo tutto da soli.” Mi spiegò lei.
“Forse… Comunque volevo dirti che anche dopo sta sera te resti comunque la mia migliore amica e….” Sospirai, cercando le parole giuste da usare. “E non voglio che le cose tra noi cambino.”
Alex sembrò rimuginare sulle mie parole, poi si sporse verso di me per baciarmi.
“Sei proprio sicuro?” Chiese sorridendo maliziosa.
“Beh…” Mi venne un po’ da ridere. “Magari qualcosina può anche cambiare.” 
Poi la strinsi a me per poterla baciare ancora e ancora e ancora.




Eccoci arrivati alla fine!
Non so, spero vi sia piaciuta e se vi va fatemi sapere che ne pensate! :D
Baci! :*

 

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