Daylight

di aguilerasboobs
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** capitolo 4. ***
Capitolo 4: *** capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** capitolo 7. ***
Capitolo 8: *** capitolo 8. ***
Capitolo 9: *** capitolo 9. ***
Capitolo 10: *** capitolo 10. ***
Capitolo 11: *** capitolo 11. ***
Capitolo 12: *** capitolo 12. ***
Capitolo 13: *** capitolo 13. ***
Capitolo 14: *** capitolo 14. ***
Capitolo 15: *** capitolo 15. ***
Capitolo 16: *** capitolo 16. ***
Capitolo 17: *** capitolo 17. ***
Capitolo 18: *** capitolo 18. ***
Capitolo 19: *** capitolo 19. ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20. ***



Capitolo 1
*** capitolo 1. ***


Ero alla fermata dell'autobus, pioveva a dirotto ed era freddo, odiavo novembre come mese, era il pegiore.
Il bus non arrivava, ovviamente, come tutte le mattine aveva qualche minuto di ritardo, alzai il volume della musica, 'Missing You' di John Waite, la mia preferita.
Intrvidi l'auobus, mi misi quasi sul ciglio della strada per alzare il braccio e farmi vedere, dubitavo ci riuscisse con quella nebbia.
Si fermò, come sempre pieno zeppo, spingendo riuscì a ritagliarmi uno spazzietto, mi squillò il cellulare, Nicholas, lessi:
"Amy, piccola, dove sei?"
risposi: "In corriera, arrivo.<3", in effetti ero un po' in ritardo, ma non ci davo molta importanza.

Dieci minuti dopo scesi dalla corriera, iniziai a camminare veloce sotto la pioggia, cercando di aprire l'ombrello, quando arrivai davanti all'entrata di scuola, per fortuna non era ancora suonata la campana, mi levai le cuffie, chiusi l'ombrello e entrai dentro, "Ehy! Finalmente!", Jenna, la sua voce così squillante di prima mattina mi irritava, ma la sopportavo, è la mia migliore amica, "Scusa", le dissi,"la corriera è arrivata tardi per la pioggia..", la guardai, era sempre così bella, così impeccabile: capelli rossi, occhi verdi, snella, io, in confronto a lei, ero anonima.
"Comunque", iniziò, "Auguri!", disse felice.
"Per cosa?", la guardai confusa.
"Oggi! E' il tuo compleanno!", fece un enorme sorriso, " Auguri! Sappi che domani sera sei mia, festeggiamo!"
"Veramente pensavo fosse mia.", questa voce la riconoscerei fra mille, Nicholas, mi abbracciò da dietro, mi voltai verso di lui, sorrisi e mi diete un leggero bacio a stampo, brividi.
Jenna sbuffò, "Sìsì...", alzò gli occhi al cielo, "domani sera a casa mia. I miei sono fuori."
"Perfetto.", dissi.
Suonò la campanella, andammo in classe, Nicholas mi fermò prima che entrassi.
"Ci vediamo dopo, ok?", mi sorrise, "Ok.", sussurrai, lui mi si avvicinò e mi baciò.


Finalmente la campanella dell'ultima ora, "Finalmente è finita!", Jenna mi guardò e rise, "Sì, davvero."
Cercai Nicholas con lo sguardo, lo vidi vicino al cancello della scuola, "Ci vediamo domani sera, Amy", Jenna mi diede un bacio sulla guancia e se ne andò.
"Andata bene la mattinata?", lo guardai in attesa di risposta.
Mi sorrise, "Sì, tranne che mi ha interrogato di economia, e preso quattro!", rise.
"Sei proprio stupido. Se studiassi magari ti andrebbe meglio, che dici?", dissi ironica.
"Bhè, forse sì.", si avvicinò e mi bacio, la mia bocca si schiuse sotto la sua, e le nostre lingue si intrecciarono. Nicholas è stata la mia prima relazione seria, ci siamo conosciuti tre anni fà, quando lo vidi la prima volta pensavo che fosse uno stupido, uno di quelli che si credono Dio sceso in terra, ma era così dannatamente bello: moro, occhi d'un azzuro chiarissimo, altezza normale, un sorriso mozzafiato. Siamo usciti per due mesi prima di metterci insieme.
Quando sì staccò dal bacio mi prese per mano e iniziammo a camminare verso casa mia.
Arrivammo davanti alla porta, "Lo sai che ti amo, vero?"
Mi prese alla sprovvista, non me l'aspettavo...non sapevo che dire, era la prima volta che me lo diceva. Poi decisi:
"Sì, anche io ti amo.", mi avvicinai e lo baciai con dolcezza.
Dopo ci fù un lungo abbraccio, si staccò, "Ci vediamo domani, e auguri piccola.", "Grazie.", sorrisi, mi baciò a stampo e se ne andò.
Entrai in casa, andai in cuicina dove trovai mia madre.
"Ciao mamma!", sorrisi e le baciai una guancia.
"Ciao tesoro,auguri, è andata bene a scuola?", mi guardò.
"Grazie, e sì..", andai verso il frigo e mi aprii una coca.
"Bene.",sorrise.
Uscii dalla cucina, andai nella mia stanza e mi levai lo zaino dalle spalle, giacca, scarpe, poi andai in salotto e mi buttai sul divano.
Accesi la tv, c'era il telegiornale, stavano parlando di uno strano satellite che lanciava una specie di raggio laser e che avrebbero fatto degli esperimenti, cambiai canale.

Venni risvegliata da mia madre che mi annunciò l'ora di cena, guardai il telefono: erano le otto e mezza. Mi alzai dal divano e andai in cucina a mangiare.
Quando finì, andai nella mia stanza e mi misi a dormire.

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Capitolo 2
*** capitolo 2. ***


Mi svegliai la mattina dopo, guardai il telefono, erano le dieci e mezza, pioveva ancora, sentivo lo scosciare dell'acqua. Era sabato mattina, e la mia scuola chiudeva quel giorno, credevo di poter ozziare tutto il giorno, fino a quando mi squillò il telefono, guardai: era un sms di Jenna. "Ricordati di stasera!:))", diceva. Cavolo, l'avevo scordato. "Sì, ovvio ahah.:3" Mi alzai dal letto senza nemmeno guardarmi allo specchio e mi diressi in cucina. Sentii la tv accesa in salotto, sul telegiornale, 'ancora quel cavolo di satellite?', pensai. Mia madre mi vide. "Buongiorno dormigliona!" "Giorno..", biascicai ancora assonnata, "Ho faaame..", mi lamentai e andai in cucina. Aprii il frigo e mi presi un uovo. Mi presi una padelle e ci misi dell'olio, quando si scaldò ci aggiunsi l'uovo e il sale, e con una forchetta iniziai a strapazzarlo. Fù pronto in pochi minuti. Mi presi un piatto e ce lo rovesciai, mi abbandonai sulla sedia della cucina e iniziai a mangiare. Quando finì, misi tutto nel lavello e ritornai in camera mia. Controllai il telefono: avevo due messaggi di Nicholas. Il primo diceva "Buongiorno meravglia<3", e il secondo "Stasera ti vengo a prendere alle sette:)". 'Buongiorno, va bene<3", risposi e misi il telefono sul comodino. Avevo un problema: che cavolo mi sarei messa quella sera? Non avevo vestiti, e nemmeno scarpe con il tacco, non ero il tipo. Aprii l'armadio, guardai per cinque minuti buoni tutti gli indumenti che c'erano all'interno. Alla fine mi arresi e decisi di mettermi i miei soliti leggins, maglia, felpa e converse. Li tirai fuori dall'armadio e li misi su una sedia. Mi ributtai sul letto, mi misi le cuffie e feci partire un po' di musica a tutto volume. Iniziai a canticchiare senza rendermene conto. Passai così tutto il pomeriggio, quando mi resi conto che erano le sei e mezza, accidenti. Dovevo sbgrigarmi, ero in panico, mi diressi in bagno e mi feci una doccia veloce, mi vestii velocemente e iniziai a truccarmi. Sei e cinquanta. Per cinque minuti, credo di non essere mai stata così veloce in tutta la mia vita. "Amy, c'è Nicholas fuori dalla porta!", sentii mia madre urlare. "Arrivo!", le risposi. Mi alzai e scesi le scale. Alla porta vidi il mio ragazzo bello come sempre, lui mi guardo, rimase in silezio per qualche minuto. "Che c'è?", lo guardai divertita. "Sei bellissima.", e sorrise. Strano, mi ero preparata in mezz'ora, vestita come sempre, e truccata di fretta. "Davvero?", lo guardai stupita. In risposta mi diede un bacio a stampo. Dopo salutai mia madre e uscimmo. Mi aprì la portiera della macchina e mi fece entrare. "Woow, che galanteria.", risi. Entrò in macchina anche lui e disse, "Visto eh?", rise anche lui. Amavo la sua risata, accese la macchina e partì. Accesi la radio, saltai felice. "Oddio!", c'era 'Missing You', iniziai a canticchiare. Nicholas rise, gli tirai una gomitata. "Ahia!" "Così impari.", risi. Dopo qualche minuto arrivammo a casa di Jenna. Ci aprì subito la porta. "Eeehy!", mi abbraccio forte. "Mi soffocchi.", risi e ricambiai l'abbraccio. "Scusa, ma sei la prima delle due che fà diciotto anni e sono emozionata per te!", fece un sorriso enorme. Risi, "Ah bene!" "Ci fai entrare o dobbiamo stare nel tuo portico?", commentò Nicholas. Jenna lo guardò male. "Entra cretino." Entrammo. La serata andò bene, mi divertii molto, anche se c'era solo alcuni amici stretti. Dopo un po' Nicholas mi prese per mano e ci dirigemmo verso la camera di Jenna. "Ehy!Ehy! Quella è la mia stanza! Che fate?" Nicholas rise, "Decidi tu, nel frattempo, addio!" Entrammo velocemente nella stanza e chiuse la porta. Risi. "Sei un cretino!" "Che ci vuoi fare!", rise, si avvicinò e mi baciò appassionatamete. Ricambiai il bacio, schiusi le labbra, le lingue si intrecciarono, mi fece sdraiare sul letto, si levò la giacca e io le scarpe. Mi si mise sopra e inizio a baciarmi ovunque. "Aspetta...", dissi. "Che c'è?", mi guardò con dolcezza. "Non so..non credo di essere pronta..", abbassai lo sguardo. "Per me sì.", fece un sorrisetto e mi ribaciò con foga. Sorrisi. Sì, lo ero. Mi risvegliai la mattina dopo indolenzita, e nuda. Era successo davvero allora, risi tra me e me. Guardai Nicholas ancora addormentato, era così dolce. Mi chiesi dove Jenna avesse dormito dato che avevamo preso possesso della sua stanza, dove c'erano vestiti sparsi ovunque. Mi alzai e presi la mia biancheria. Me la misi, nel frattempo Nicholas si svegliò. "Ehy, buongiorno.", mi guardò assonnato. "Giorno.", sorrisi e mi andai a sedere sul letto accanto a lui. Lo baciai dolcemente. "Devo andare a casa, mia madre starà impazzendo.", presi il telefono, avevo sette sue chiamate perse e due messaggi. Beene. "Okay, ti accompagno..", si alzò e raccolse i vesiti. Ci vestimmo e uscimmo dalla stanza, la casa era totalmente un casino, cercai Jenna con lo sguardo. La trovai addormentata sul suo divano, la andai a svegliare. "Jenna..", le sussurrai. "Mh..", si girò. "Jenna dai!", urlai. "ODDIO!", si alzò spaventata, "Ma sei matta? Non puoi svegliarmi così!" Risi, "Devo andare!" "Va bene, ci vediamo domani, forse!", si rimise giù e chiuse gli occhi. "Ciao scema!" Io e Nicholas uscimmo, salimmo in macchina. Nicholas si fermò davanti casa mia. "Ciao Amy.", mi sorrise. "Ci sentiamo dopo, ciao.", lo baciai e mi diressi velocemente dentro casa. "Era l'ora! Che fine avevi fatto?!", mia madre infuriatissima, mi stava urlando contro. "Scusa, scusa mamma!", "Scusa un corno!", era incavolata nera. All'improvviso si sentirono delle urla da fuori. "Hai sentito?", le dissi. Un secondo dopo vidi solo buio.

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Capitolo 3
*** capitolo 3. ***


Mi risvegliai stordita. Cercai di muovermi, ma avvertii subito delle fitte, e un dolore forte al braccio. Non sentivo rumori, mi guardai intorno: catastrofe. Le case erano tutte diventate macerie, c'erano delle persone, morte, credo. Non avevo idea di cosa fosse successo. Sentivo rumore di elicotteri. C'era mia madre davanti a me. "Mamma...", dissi con la voce spezzata. Mi trascinai verso di lei. Mi accorsi di sanguinare, tanto. Avevo un taglio abbastanza profondo nella spalla, cercai di tappare l'uscita del sangue con la mano. Tremavo. "Mamma..", dissi di nuovo. Non si muoveva, era pallida. Mi divennero gli occhi lucidi, e se fosse...? No, non poteva, non doveva. "Mamma ti prego...svegliati", iniziai a piangere, le lacrime mi bagnavano il viso e cadevano su quello di mia madre, senza espressione. Sentii che venni presa per il braccio buono da qualcuno, iniziai a muovermi per divincolarmi, mi girai, era un militare, era giovane per essere un militare. Iniziai ad urlare. "Mamma!Mamma! Non posso lasciarla qui! Mamma!", ero disperata. "Tranquilla, ti porto al sicuro.", mi disse il militare. "No!Mamma!", cercai di liberarmi dalla sua presa, ma non ci riuscii. Mi fece entrare in un furgone, dove c'erano altri militari, chiusero le porte, e partirono. Sentivo parlare il miliatare con gli altri. "Ferita profonda sul braccio destro, all'altezza della spalla. Unica superstite trovata." Superstite?! Cosa?! Mi si avvicinò un altro militare, iniziò a curarmi il braccio, e mi porse un fazzoletto. Lo presi, e mi asciugai il viso. "Ahia..", dissi con un filo di voce. Mi bruciava la ferita, me la fasciò, e se ne andò, lasciandomi lì seduta. Si mise a sedere accanto a me il militare che mi aveva portato dentro. Era di corporatura abbastanza massiccia, mi sentivo piccola piccola in confronto, aveva i capelli corti, corti, quasi rasati, aveva gli occhi piccoli, marroni, e aveva il naso a patata. "Dove mi state portando? Che è successo?", tossì, mi misi una mano alla bocca e si colorì di rosso."Cazzo!", mi rivennero le lacrime agli occhi. "Non lo posso dire.", disse, senza nemmeno guardarmi. Mi asciugai le lacrime con la mano, aveva detto che ero l'unica supestite, quindi anche Jenna e Nicholas....erano morti. Riiniziai a piangere silenziosamente, piansi per tutto il viaggio. Il furgone si fermò improvvisamente. Mi fecero uscire per utlima e fui scortata, bendata, poi mi fecero sedere e mi tolsero la benda. Ero in una stanza con quattro pareti grige, seduta su un sedia messa al centro ed una scrivania,c'era un letto con vicino un comodino ed una abat-jour,una finestra con delle sbarre, la porta chiusa, con un riquadro con altre sbarre. Mi alzai e andai a vedere cosa c'era fuori. C'erano soldati che facevano avanti indietro in un corridoio. Vidi che ero sorvegliata dal militare di prima. Mi rimisi a sedere, dopo un po' si aprì la porta, entrò un uomo alto, di mezza età, accompagnato da due militari. "Chiudete.", ordinò ai due. "Salve, sono il Colonnello Jhonson." "A-amy..", balbettai, ero ancora sconvolta."Dove sono? Che è successo?" "Calma con le domande, ti dirò solo quello che ti servirà sapere.", mi guardò serio, aveva un tono di rimprovero."Allora...", cominciò,"non so se avrai sentito di quel satellite..", mi guardò e io annuii,"Bene, abbiamo fatto un'esperimento sul raggio laser, che è andato sfortunatamente, storto, colpendo la tua città." Non sapevo che dire, ero sconvolta, arrabbiata, avevo voglia di ucciderlo, era così calmo. Continuò, "E ti trovi in questa stazione perche siamo stupiti che tu sia rimasta praticamente illesa, quando saresti dovuta morire come tutti gli altri, vogliamo fare delle analisi su di te, poi te ne potrai andare." "O-okay...", non lo guardai nemmeno in faccia, ero troppo nervosa. "Penso che tu abbia voglia di una doccia, Liam ti accompagnerà nei bagni, lì troverai anche delle cose da indossare.", detto questo se ne andò e spuntò fuori il militare che mi aveva portata sul furgone. "Seguimi.", mi fece uscire e poi chiuse la porta. Attraversammo quel lungo corridoio, fino a finire in un bagno. "Dentro troverai tutto quello che ti serve." "Grazie..", entrai e chiusi la porta. Vidi che c'era un panchetto con sopra vestiti e biancheria. Andai davanti allo specchio. Mi guardai, i miei capelli castano chiaro erano impastati di sangue e polvere, avevo un livido sul collo, avevo le occhiaie, ero indolenzita. Mi spogliai e andai subito sotto la doccia, mi lavai bene, la ferita bruciava tanto, sanguinava ancora. Uscii dopo conque minuti buoni, mi asciugai, mi vestii e mi asciugai i capelli, fortunatamente la maglia era a maniche corte, così non l'avrei sporcata con il sangue. Presi della carta, la bagnai e la misi sulla ferita. Uscii dal bagno. "La..la medicazione è scivolata via sotto la doccia..", dissi con voce bassa. "Andiamo, te la rimetto io.", iniziò a camminare, lo seguii. Mi riportò nella 'mia' stanza, mi fece sedere sul letto, e si sedette accanto a me, mi prese il braccio con delicatezza e iniziò a medicarmi. "Mi dispiace per quello che ti è successo.", mi guardò un pò incerto. "Anche a me..", mi vennero gli occhi lucidi. Finì di medicarmi e si avviò verso la porta. "Se hai bisogno di me sono qua fuori.", e uscii. Mi sdraiai sul letto e chiusi gli occhi.

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Capitolo 4
*** capitolo 4. ***


Mi svegliai la mattina dopo, dalla finestra entrava un raggio di sole, mi alzai dal letto, e notai che sul comodino c'era un bicchiere d'acqua e dei biscotti, messi in un piatto di plastica.
Che ore erano?
Presi un biscotto e lo mangiucchiai, non avevo molta fame, ne mangiai metà e lo rimisi nel piatto, bevvi un po' d'acqua.
Si aprì la porta ed entrò il Colonnello.
"Buongiorno.", disse serio, "Ti portiamo in laboratorio.", guardò Liam, "Scortala.", uscì dalla stanza senza aspettare nessuno.
"Sì, signore.", disse sull'attenti. "Alzati e seguimi.", mi guardò gentile. Mi alzai e iniziammo a camminare velocemente, per stare al passo del Colonnello.
Era il corridoio più lungo che avessi fatto in tutta la mia vita, era tutto uguale, e con tante porte. Ad un certo punto ci fermammo, e senza accorgermene andai a sbattere nella schiena di Liam. "Scusami...", biascicai.
"Tranquilla.", mi guardò. Entrammo in una stanza con delle apparecchiature da ospedale, un tavolo operatorio, e dei dottori? Non saprei dire se lo fossero o no.
Mi fecero sedere sul tavolo e mi attaccarono una serie di fili ovunque. C'erano vari monitor, riuscì a riconoscere solo quello che mostrava il mio battito cardiaco.
Mi presero un campione di capelli e di saliva, il Colonnello sembrava su di giri, non capivo, continuava a ripetere "Forse l'abbiamo trovata, forse l'abbiamo trovata..", cosa, chi avevano trovato? Me? Ero una semplice neodiciottenne, uguale agli altri.
Il monitor del cuore stava iniziando ad andare più veloce, mi si avvicinò una donna, doveva essere sulla quarantina. "Tranquilla tesoro, non ti faremo nulla di male.", e sorrise. Non sapevo se stesse mentendo o no, speravo e basta.
Feci un lungo respiro.  
Guardai l'orologio che era nella stanza: erano le dieci e mezza, avevo dormito parecchio.
Restammo in quella stanza per mezz'ora, uscì da una specie di stampante un foglio con scritto qualcosa, che non riuscì a leggere, il Colonnello lo prese e fece un sorriso sodisfatto.
"Riportala nella sua stanza.", guardò Liam, "Voglio due guardie alla sua porta da subito, uno all'interno della stanza e uno alla porta.", disse severo.
"Sì, signore.", detto questo mi liberarono dai fili e mi scortarono velocemente nella mia stanza.
"Tu stai fuori e sto io dentro.", disse Liam ad un altro militare, poi entrammo entrambi nella stanza.
Ero abbastanza a disagio. Lo guardai e poi abbassai lo sguardo imbarazzata, mi sedetti sul letto, lui si appostò davanti alla porta, sull'attenti.
"Mi dici perchè ora siete in due a 'sorvegliarmi'?", lo guardai arrabbiata, "come se volessi scappare. Tanto dove vado?", sbuffai, avevo di nuovo gli occhi lucidi.
Lui mi guardò, si rilassò, si avvicinò lentamente, "Posso?", chiese indicando il posto libero vicino al letto.
"S-si..", non sapevo che volesse fare. Posò l'arma sulla sedia e si sedette accanto a me. Mi diede un fazzoletto e lo accettai.
"Loro vogliono che io non ti dica niente, ma penso che tu abbia il diritto di saperlo.", disse sussurrando, "Se mi scoprono mi uccidono..", mi guardò, "il Colonnello crede di aver trovato la ragazza X."
"La cosa?!", lo guardai stupita, fummo fermati dall'altro militare, che entrò nella stanza improvvisamente.
Liam si alzò velocemente e riprese l'arma e se la mise in spalla.
"Che c'è Luke?", lo guardò innervosito.
"Ho interrotto qualcosa?", disse malizioso, e rise.
"Non fare il cretino, dimmi che c'è.", Liam lo guardò male.
"No, niente, volevo controllare un pò..", mi guardò squadrandomi.
"Oh, e smettila!", Liam andò da lui e gli chiuse la porta in faccia. 'Devi scusarlo, è rimasto stupido così dall'accademia."
"Tranquillo..", risi. Rimanemmo in silezio per un pò.
"Comunque è ora di pranzo, ti porto nella mensa..", aprì la porta aspettando che io uscissi.
Mi alzai e uscii, uscì anche lui, dopo di me, e si chiuse la porta dietro le spalle.
Ricaminammo in quel corriodio lungo, aprì una delle porte, all'interno c'era una mensa. Ci incaminammo verso la fila, mi presi un vassoio, ci misi sopra le posate e scelsi da mangiare, lui fece lo stesso.  E ora? Dove mi andavo a sedere? Era come essere a scuola, solo che lì erano tutti maschi, e in divisa.
"Vieni.", mi disse, lo seguii. Si sedette in un tavolo mezzo vuoto, mi sedei accanto a lui. Mi sentivo osservata, infatti era perchè tutti mi stavano fissando. Tenni gli occhi fissi sul piatto.
"P-perchè mi fissano?", chiesi.
Mi guardò, "Per quello che ti ho detto prima..", disse a bassa voce. Era imbarazzante, iniziai a mangiare nervosamente. Bevvi.
"Perchè ci stai sempre tu con me? Siete in tanti qua, potreste darvi il cambio.", chiesi d'impulso.
"Il Colonnello mi ha affidato a te di giorno, ti devo controllare. Di notte ce n'è un altro, ma tu non lo potevi sapere dato che dormivi.", fece un sorrisetto.
"Ah..", riiniziai a mangiare. Ad un certo punto suonò una specie di allarme. "Cos'è?", lo guardai.
"Segnala che è finita l'ora di pranzo.", ci alzammo, mi riportò in camera, ovviamente lui stava dentro con me e fuori l'altro.
Mi rimisi a sedere sul letto, lo guardai, "Non penso che qua dentro ti serva il fucile, non scappo.", dissi. Lui rise, non era poi una battuta così spassosa.
"Lo so'.", mi guardò.

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Capitolo 4
*** capitolo 5. ***


"Quindi oggi resto tutto il giorno rinchiusa?", ero sdraiata sul letto a guardare il soffitto, a cercare di non pensare a tutto quello che è successo, a mia madre, a cui non ho avuto neanche l'occasione di seppellire, stavo soffrendo dentro e non lo davo a vedere a nessuno lì dentro, dovevo essere forte, non voglio che vedano le mie debolezze.
"Si.", mi rispose Liam.
Era abbandonato sulla sedia con lo sguardo quasi assente, fissava il pavimento, feceva girare il fucile fra le mani, forse era stufo di stare lì dentro con me, lo sarei anche io. Io non sono una che parla tanto, quindi si tende ad annoiarcisi quando si sta con me.
"Non si può uscire?", lo guardai.
"No, mi è stato vietato..."
"Comunque tu dovevi finirmi di dire quella cosa..", dissi facendo finta di niente.
"Pensavo l'avessi scordato.", spostò lo sguardo dal fucile, a me.
Mi misi seduta, e battei con la mano sul letto vicino a me. "Prego.", dissi sorridendo.
Guardò la mia mano deciso su che fare, alla fine posò il fucile sul tavolo e si venne a sedere vicino a me. Lo guardai impaziente, aveva un viso così dolce, perchè uno così era finito a fare il soldato? Non era il momento di pensare a questo.
"Parla, dai."
"Okay..", sussurò, "dicevo che il Colonnello pensa che tu sia la ragazza x."
"E cosa sarebbe?", mi sedetti sul letto a gambe incociate.
"In pratica, molti anni fà...", lo fermai con la mano, "Quanti anni?", mi guardò fece un breve calcolo, "Diciotto, comunque, in quegli anni assoldarono delle donne, e le mettevano incinta con ovuli modificati, erano programmati per creare persone più forti, diverse.", si fermò e mi guardò.
"E il tuo commandante..."
"Colonnello.", mi corresse.
"Quello che è..pensa che io sia una di quegl'ovuli?", ero stupita, "Non è possibile, mia madre è...", ispirai, "era una donna come tutte le altre, non ha mai avuto a che fare con voi."
"Sicura? Magari non te l'ha mai detto.", disse.
Ci pensai su, era un'opzione. "Devo indagare..."
"Non ce la farai mai, ci sono telecamere ovunque e codici di sicurezza.", sospirò.
"Ma io non sarò sola.", lo guardai.
Spalancò gli occhi, "Vuoi che ti aiuti? Sei diventata pazza?", lo guardai male, "Scusa..", mi disse, "è che nemmeno io conosco tutti i codici."
"Ti prego, ti prego, devo sapere la verità.", lo implorai, "Ho perso tutto, tutto! Se c'è qualcosa di anomalo in me lo devo sapere, devo avere quelle analisi.", mi accorsi del mio tono autoritario.
Sbuffò, "Okay..", mi misi ad applaudire felice, "Aspetta prima di cantare vittoria, se ci scoprono ci uccidono, o forse ucciderebbero solo me."
"Grazie, grazie!", sorrisi, per la prima volta in due giorni, sorrisi davvero. Mi sorrise anche lui. Abbassai lo sguardo imbarazzata. 'Amy, no. Amy, non pensare a lui in quel senso.', mi dissi.
"Ora puoi anche alzarti dal letto..", dissi imbarazzata.
"Oh, si, scusa.", si alzo di scattò e si riposizionò sulla sedia.
Risi.
"Che hai da ridere?", mi guardò.
"Niente..", lo guardai, "E' solo che dopo due giorni così...ho riiniziato a sorridere un pò, grazie a te, che ti 'conosco', diciamo, solo da due giorni."
Mi guardò stupito. "Non sò che dire..."
"Non devi dire niente..", mi schiarì la gola, "Comunque non ci siamo mai presentati a dovere, io sono Amy.", allungai la mano.
Rise, "Piacere, Liam.", mi strinse la mano e la scosse piano.
Lasciai la sua mano, "Bene, Liam, quando lo facciamo?
'Cosa?!", mi disse, con la voce mezza in falsetto.
"Ma non quello!", risi, "Dicevo sgataiolare nell'ufficio del Colonnello."
"A-ah..", fece un lungo respiro, 'Non stasera perchè oggi fà turno di notte, ma penso che domani notte vada bene."
"Ma come facciamo a uscire con il tuo amico qua fuori?", chiesi.
"Ci penserò io.", fece un sorrisetto.
"Va bene.", mi sdraiai sul letto. Non vedevo l'ora di mettere le mani su quel foglio.

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Capitolo 6
*** capitolo 6. ***


Quel giorno ero emozionata, mi ero svegliata euforica, quando Liam mi portò in bagno per poco non mi mettei a cantare.
Quando arrivò l'ora di pranzo andammo nella mensa di sempre, solo che questa volta con noi si sedette anche Luke, scoprii che non era tanto male alla fine, faceva delle battutacce, ma non era così male. Era robusto, più alto di Liam, aveva i capelli biondo scuro, e gli occhi azzurri.
"Comunque ragazzi", ci guardò, "dovreste imparare a sussurrare più piano."
Liam si paralizzò e lo guardò stupito.
Per poco non mi strozzai, iniziai a tossire, così decisi di bere un po' d'acqua, "In che senso?", feci la finta tonta.
"Ragazzina sono qua dentro per un motivo.", disse altezzoso.
"Pensavo ti avesse aiutato papino.", disse Liam, ridendo, per cambiare discorso.
"Oh, vaffanculo, Payne.", guardò male Liam, "Dovresti solo ringraziarmi che non ho ancora spifferato tutto al Colonnello."
"Ma tanto non lo faresti comunque.", disse Liam, mentre inforchettava un pezzo di carne.
"Ah si? E perchè?", Luke usò un tono di sfida questa volta.
"Perchè sono il tuo migliore amico, qua dentro.", Liam si portò la carne alla bocca e magiò.
L'altro sbuffò e alzò gli occhi al cielo,"Odio quando hai ragione.".
"Non capirò mai voi maschi.", dissi, "Un secondo vi odiate, e il secondo dopo siete migliori amici.", mangiai.
Liam rise, aveva quel modo di ridere che avrebbe sciolto un ghiacciaio, ero così dolce quando rideva, gli occhi gli si chiudevano quasi del tutto. Distaccai subito lo sguardo. "Amy basta.", mi continuavo a dire.
"E io non capirò mai voi femmine.", disse Luke facendomi eco.
Lo guardai mezzo male.
"Comunque, dato che tu ora sai, ci darai una mano, giusto?", gli dissi.
"Sì, certo, vi farò da palo nel caso ci dovesse essere qualcuno.", disse tranquillo.
E in quel momento realizzai quanto per loro dovesse essere naturale fare una missione del genere. A quante volte avranno rischiato la vita per il nostro paese.
Suonò l'allarme.
"Ma di già?", disse Luke, "Questa pausa pranzo è sempre più corta.", urlò.
"Zitto e cammina, Adams.", gli ordinò il Colonnello.
"Sì, signore.", si mise sull'attenti e iniziò a camminare verso la stanza. Liam li andava dietro velocissimo, io dovevo quasi correre per stargli dietro.
Arrivammo alla stanza, Luke ci aprì la porta.
"Prego piccioncini.", fece un sorrisetto.
Liam gli diede uno spintone, "Ci vediamo stasera, cretino."
Io entrai velocemente senza dire niente, e Liam dopo di me, chiuse la porta.
"Che cretino che è.", dissi.
"Shh che ci sente.", rise Liam.
"Meglio no?", risi anche io.
"Forse..", posò il fucile sul tavolo come suo solito, e si sedette sulla sedia.
"Puoi sederti anche sul letto se vuoi...", lo guardai, "Quella sedia non mi è mai sembrata troppo comoda."
Mi guardò, "Okay..", si alzò e venne a sedersi accanto a me.
Mi sentii colare qualcosa dal braccio, mi toccai, stavo sanguinando.
"L-liam..", attirai la sua attenzione. La ferita mi stava dando delle grandi fitte, lui mi guardò, andò velocemente verso il comodino e aprì un cassetto, (era la prima volta che vidi quel cassetto), e ne tirò fuori un contenitore con una croce rossa sopra. Lo aprì, poi si risedette accanto a me, e se lo mise sulle gambe, mi tolse la garza vecchia che avevo, mise dell'acqua ossigenata su del cotone e mi pulì la ferita delicatamente.
"Ahi...", mi lamentai, "Scusa, è che brucia.."
"Tranquilla, è normale.", mi sorrise.
Quando finì di pulire, mi avvolse il braccio con della garza pulita.
"Ecco, come nuova.", mi guardò, fiero del suo lavoro. Rimise il contenitore al suo posto e buttò le cose sporche nel secchio.
"Grazie..", gli dissi.
"Di nulla, dovere.", mi disse.
"Giusto..'dovere'.", risi.
"Scusami, l'abitudine.", mi guardo e rise.
"Niente..", sorrisi.
Ci fu un lungo silezio, mi accorsi che eravamo più vicini di prima, eravamo gamba a gamba e girata così potevo quasi toccargli il naso con il mio. Vidi che anche lui era girato verso di me, ci guardammo negli occhi per un lungo momento, vidi che si stava avvicinando sempre di più, lentamente.
Mi girai improvvisamente, "M-ma che ore sono?", balbettavo, ero nervosa, ,ma che cavolo stava succedendo?
Lui si schiarì la gola. "Ehm...le tre e mezza."
"Di già?", dissi.
"Si..", abbassò lo sguardo. "Forse e meglio che mi alzo da qua..", si alzò e si rimise sulla sedia, questa volta era girato di spalle a me. Aveva la testa bassa, chissà a cosa stava pensando.
Sospirai.
Mi sdraiai sul letto, quel pomeriggio passò in fretta, silenzioso.
Luke aprì improvvisamente la porta. "E' il momento, non c'è nessuno ora."
"Ok..", Liam si alzò, io feci lo stesso, "Andiamo."
Uscimmo, Luke chiuse la porta dietro di noi.
I ragazzi camminavano pianissimo, io ceravo di imitare i loro movimenti, percoremmo quel lungo corridoio tutto uguale, dopo molti minuti aprì una porta, era l'ufficio del Colonnello.
"Ci siamo.", disse Liam.
"Entrate, veloci.", disse Luke.
Io e Liam entrammo velocemente.
"Ok da dove inziamo?", lo guardai nervosa.
"Da..", si guardò intorno, "Da qua.", si buttò sopra dei cassetti e li aprimmo tutti dal primo all'ultimo, ma non trovammo niente, andammo a cercare nei cassetti della scrivania, ce n'era uno chiuso a chiave, lo stavamo per aprire quando Luke aprì la porta.
"Andiamo, sta arrivando qualcuno.", sussurrò.
"Cazzo..", dissi.
"Ok..", corremmo fuori dalla stanza in un lampo, ritornammo alla stanza.
"Grazie amico.", disse Liam e Luke.
"Prego, ora entrate.", disse.
Etrammo entrambi veloci, Luke chiuse la porta.
"Dobbiamo tornare.", dissi subito, "Dobbiamo aprire quel cassetto.", camminavo avanti ed indietro nella stanza.
"Amy, calma.", Liam si avvicinò e mi fermò prendendomi con le due mani le spalle, "Tranquilla, ci torneremo, te lo prometto.", mi guardò deciso.
"O-ok..", lo guardai, "Grazie.", gli sorrisi.
"Prego.", ricambiò.
Mi lasciò andare, e mi andai a sdraiare sul letto.

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Capitolo 7
*** capitolo 7. ***


"Ti posso chiedere una cosa?", Liam era seduto nella sua solita sedia,  era rivolto verso di me, io ero sdraiata sul letto, il fucile sul tavolo, lo guardai appena mi parlò.
"Certo, dimmi.", lo guardai.
"Da quando sei qua dentro non hai mai detto una parola su quello che è successo, non ti sei mai sfogata veramente, insomma, la domanda è..vorresti sfogarti?", mi guardò.
Lo guardai, non capivo perchè mi avesse chiesto questa cosa, non ci volevo pensare a quello che era successo quel giorno, non volevo più averci a che fare, ma forse dovevo dire qualcosa, forse dovevo sfogarmi, per non sentire più questo peso dentro, questa sensazione di come se dovessi scoppiare a piangere ogni due secondi.
"Scusa, forse ti ho chiesto una cosa troppo azzardata, non volevo.", mi guardò dispiaciuto.
"N-no, tranquillo, io...cioè forse hai ragione mi farebbe bene sfogarmi con qualcuno.", mi alzai e mi sedetti, guardai il pavimento. Liam si sedette accanto a me, senza chiedermelo, penso che ormai sapesse che poteva, mi guardò senza sapere cosa fare. Sospirai.
"Io a dire il vero non so' da dove iniziare, è successo tutto così infretta.", rimandai giù il groppo che mi venne in gola, penso che lui se ne accorse perchè mi si avvicinò. "Sai, avevo appena fatto diciotto anni, la sera prima la mia migliore amica mi aveva fatto una festa...", mi scese una lacrima, "L'ultimo ricordo che avrò con mia madre sarà io e lei che litghiamo.", le lacrime aumentarono.
Liam non parlò, mi avvolse con le braccia, incerto, mi strinse in un abbraccio, io mi strinsi a lui, piansi. Piansi con i singhiozzi, forse era quello che intendeva come 'sfogo'.
Non so' quando tempo passai nelle sue braccia a pangere, ma non mi volevo più staccare ci stavo bene, mi sentivo protetta, al sicuro, sentivo che in quello spazio così stretto nessuno poteva ferirmi.
"Lo so' che è poco che ci conosciamo, ma voglio che tu sappia che io ci sono, e non solo perchè il Colonnello mi ha assegnato a te, ma perchè io sento come se ti dovessi stare vicino.", appoggiò la sua guancia sulla mia testa.
Mi strinsi di più a lui. Mi schiarii la gola.
"Grazie, grazie davvero, senza di te sarei morta.", sussurrai. Lo sentii sorridere.
"Dovere.", avevamo iniziato a parlare a voce bassa.
Mi staccai piano, mi asciugai il viso con le maniche della maglia.
"Scusa, ti ho bagnato la divisa.", gli dissi, c'era una macchia bagnata alla base del collo della divisa.
"Oh, tranquilla.", continuava a sorridermi, eravamo ancora molto vicini. Sentivo il suo sguardo su di me.
Sentii il mio battito aumentare, alzai il gli occhi.
Ci guardammo per un lungo momento, vidi che si stava avvicinando, rimasi ferma dov'ero senza sapere che fare, ci toccammo con i nasi, sorrisi, sorrise anche lui, mi baciò improvvisamente, chiusi gli occhi, ricambiai il bacio.
La mia bocca si schiuse sotto la sua, le nostre lingue si incontrarono, e giocavano insieme, le nostre labbra si movevano in armonia, avvolsi le mie braccia intorno al suo collo, ci baciammo tanto, mi fece sdraiare e lui si posizionò sopra di me, le sue mani mi percorrevano il corpo.
Lui si stacco, i nostri occhi si icontrarono, scoppiai a ridere.
"E adesso che hai da ridere?", mi diede un pizziccotto nel fianco.
"Ahia!", risi ancora, "Non lo so' siceramente."
"Tu tendi a ridere molto senza saperlo, ho notato.", rise anche lui.
"Si, scusa, sono strana.", sospirai.
"Uno dei motivi per cui mi piaci.", sorrise e mi ribaciò.
Mi staccai. "Aspetta..ma adesso io e te..cosa siamo?"
"Se vuoi possiamo essere una coppia.", disse serio.
"Coppia eh?", guardai in alto. "Si può fare.", sorrisi.
Bussarono alla porta. "Oh merda.", dissi piano.
Ci alzammo entrambi velocemente, mi misi apposto i capelli, lui anche, prese il fucile e se lo mise in spalla.
"Avanti.", disse.
Era il Colonello.
"Buongiorno signore.", disse Liam.
"Esci, devo parlare con la ragazza.", ordinò.
"Si, signore.", prima di uscire mi guardò, ricambiai lo sguardo.
"Bene.", mi guardò, "Ho per caso interotto qualcosa?", disse freddo.
"No..", lo guardai. Iniziò a camminare per la stanza.
"Meglio così.", disse, "Comunque sono venuto a riferirti che tu da qui non uscirai molto presto, dopo il risultato delle analisi sono arrivato alla conclusione che sei tu quella che cercavo. Tu, da questo momento sei di mia proprietà."
"Io non sono di nessuno.", dissi decisa.
"Silenzio. Tu mi servi.", mi guardò e si avvicinò a me, "Non andrai da nessuna parte finchè il mio piano non sarà compiuto.", detto questo uscì dalla stanza senza dire una parola.
Mi sedetti sul letto, quello stronzo non mi avrà mai.
Liam rientrò nella stanza, "Che è successo? Che ti ha detto?"
"Ha...ha detto che non mi lascerà andare perchè sono quello che cercava.", ero seriamente arrabbiata, "E ha detto che sono sua, ma io non sono sua, non sono di nessuno!"
"Troveremo un modo per farlo ragionare. Tu...tu te ne vuoi andare?", mi guardò, c'era un filo di dispiacere nei suoi occhi.
"Sì, anche se non saprei dove..pensavo che passato qualche giorno mi avrebbe fatta uscire.", dissi.
"Okay...facciamo passare ancora un po', magari si stuferà.", mi guardò dolcemente.
"E comunque sospetta di me e te.", lo guardai, "Credo che non voglia che stiamo insieme."
"Occhio non vede, cuore non duole, giusto?", si avvicinò e mi baciò a stampo.
"Giusto.", sorrisi.

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Capitolo 8
*** capitolo 8. ***


Ero a casa, seduta nel mio divano caldo, avevo la coperta sulle gambe, mi girai, accanto a me c'era Nicholas, mi guardava sorridente, mi stava tenendo la mano, io gli sorrisi.
Mi guardai intorno, e vidi anche Jenna, aveva i capelli arruffati, come l'ultima volta che l'avevo vista, mezza addormentata su quel sofà, anche lei sorridente.
Accanto a lei c'era mia madre, "Mamma.", dissi.
"Tesoro!", sorrideva, mi sentivo gli occhi lucidi.
"Mi manchi...", mi scese una lacrima.
"Anche tu amore, sempre."
Aprii gli occhi.
C'era la luce accesa nella stanza, era solo un sogno, mi strofinai gli occhi, avevo pianto nel sonno.
Mi volta, vidi Liam, che era seduto sulla sedia, era girato, che ore erano? Forse era tardi, non lo potevo sapere.
"Liam...", sussurrai.
Lui si voltò, "Ehy, buongiorno.", mi si avvicinò e mi diede un leggero bacio a stampo, "Hai dormito tanto stamattina.", sorrise.
"Davvero?", avevo la voce impastata da sonno.
"Sì, sono le undici e mezza..", rise.
"Oddio, ma potevi svegliarmi!", gli dissi.
"No, eri troppo adorabile mentre dormivi.", abbassò lo sguardo e sorrise dolcemente.
Allungai la mano verso il suo viso, e gli accarezzai la guancia e sorrisi, "Sei tu quello adorabile dei due."
Alzò gli occhi, "Non ne sono molto sicuro..", mi ribaciò dolcemente, ricambiai.
"Mi accompagni in bagno?", sorrisi.
"Sì.", mi aiutò ad alzarmi, e uscimmo dalla porta, era imbarazzante farsi tutto quel corridoio in 'pigiama', tutti mi stavano guardando, tenni lo sguardo basso, e camminai.
Quando arrivammo al bagno, lui mi aprì la porta ed entrai.
Sospirai,"Già, Amy, era solo un sogno.", mi dissi.
Mi lavai, e mi sciaquai la ferita, faceva meno male, stava guarendo, ma non era ancora del tutto chiusa, dovevo rifarmela fasciare. Uscii da bagno.
Guardai Liam, "Mi devi rifasciare la ferita..."
"Va bene, capo!", disse ironico.
"Cretino!", risi.
Ritornammo in stanza, stavamo ridendo come due stupidi, ci sentii mezzo corridoio, Luke fece un sorrisetto a Liam prima che entrassimo.
"Siediti, dai.", stava ancora ridendo, andò al cassetto e prese la cassetta con dentro le cose per medicarmi.
Io ero seduta sul letto, si sedette accanto a me. Mi alzò delicatamente la manica della maglia, mi pulì la ferita e me la fasciò, buttò le cose sporche e rimise a posto la cassetta.
"Sta guarendo.", disse guardando la fasciatura.
"Meno male, sono stufa di avere il braccio fasciato.", alzai gli occhi al cielo.
"Conta che senza quella saresti morta dissanguata..", disse disinvolto.
"Ah, giusto, dimenticavo.", risi.
Sorrise, rimase in piedi di fronte a me, silenzioso, stava guardando il pavimento, non avevo mai fatto caso, fino a quel momento, che avesse una voglia sul collo. Forse lo stavo fissando troppo così decisi di rompere il silenzio.
"Che c'è?", chiesi.
"No, niente, pensavo.", alzò gli occhi e mi guardò.
"A cosa?", aveva uno sguardo malinconico.
Scosse la testa, "Lascia stare", si sedette acanto a me.
"Ok..", mi misi a gambe incrociate.
Suonò l'allarme per il pranzo.
"Bene, avevo troppa fame!", mi alzai di scatto.
Sgranò gli occhi, "Sembra che stai morendo di fame!", si alzò anche lui.
"In un certo senso sì.", risi.
Mi si avvicinò, e mi diede un dolce bacio a stampo, in quel preciso momento entrò Luke.
"Ah, ecco perchè ci stavate mettendo tanto!", fece un sorrisetto.
"Chiudi la porta cretino!", gli disse Liam.
Luke chiuse la porta, "Calmo, che c'è? Johnson non vuole?"
"Comincio ad essere sempre più stupita del tuo udito.", lo guardai.
"Nah, solo intuito.", disse alzando le spalle, "Comunque avete intenzione di mangiare o no?", ci guardò.
"Sì, andiamo.", disse Liam, mi prese per mano, superò Luke e lo guardò mezzo male.
Andammo verso la 'mensa', sulla porta c'era il Colonnello, gli lasciai improvvisamente la mano.
Liam mi guardò, ma poi capii che non potevamo più. Entrammo e prendemmo da mangiare e ci sedemmo, con Luke.
Iniziai a mangiare, notai che il Colonnelo ci fissava con sguardo vigile.
Luke si girò verso il Colonnello e poi ritornò a guardare il suo piatto. "Ci sono altri 200 militari qua dentro, e lui guarda sono te Leeyum."
Liam guadò Luke, "Ho notato, ma non guarda me, guarda lei..", e mi guardò. Luke spostò lo sguardo su di me, "Che hai di tanto speciale, ragazzina? Alla fine anche se sei la 'ragazza x', sei abbastanza mingherlina."
Avevo la bocca piena, stavo ancora masticando e alzai lo sguardo verso i suoi occhioni azzurri. Ingoiai.
"I-io non lo sò.", bevvi.
Luke azlò un soppraciglio e mi guardò.
"Basta Luke.", Liam era alterato, "Smetti di fissarla."
"Sì, signore.", rise e riiniziò a mangiare.
Finimmo di mangiare in silenzio, quando suonò l'allarme ci alzammo e tornammo nella mia stanza.
Quando entrai restai in piedi, ferma davanti al tavolo.
"Che hai?", mi chiese Liam.
"Luke mi odia..?", lo guardai.
"No, perchè dovrebbe?", era stupito dalla domanda, posò il fucile sul tavolo.
"Non lo sò, se non lo sà lui..", abbassai lo sguardo.
Rise, "Giusto."
Mi andai a sedere nel letto, sospirai.
"Ora?", lo guardai.
"Ora cosa?", mi guardò.
"Che si fà?", chiesi, "Sono stufa di stare rinchiusa qua dentro, in pratica ho visto solo la mensa, il bagno e il corridoio."
"Da non dimenticare il laboratorio..", disse sorridendo.
"Sì, anche quello.", dissi alzando gli occhi al cielo, "Comunque, perchè non posso uscire?", mi lamentai.
"Perchè il Colonnello non vuole che esci e...", lo interrompei.
"Ti prego! Io sto impazzendo qua dentro."
Sospirò, "Non saprei da dove possiamo uscire..."
"Ma io sì..", si sentì una voce lontana, proveniva da fuori della stanza, guardammo entrambi fuori e c'era Luke che origliava.
"Da quanto sei lì?", gli chiese Liam.
"Abbastanza da sentirla lamentare.", fece un sorrisetto, "Apri."
Liam andò ad aprire e lo fece entrare, poi richiuse.
"Allora? Parla.", gli disse poi.
"C'è una porta, dimenticata da tutti, la uso qualche volta per andare a fumare senza essere beccato..", disse.
"Veniamo al dunque, dov'è?", lo interruppi.
Mi guardò infastidito, "In pratica bisogna percorrere tutto il corridodio verso sinstra fino in fondo, l'ultima porta arrugginita a destra.", disse disinvolto.
"Sicuro che non ci va mai nessuno?" "E dove sbuca?", chiedemmo io e Liam insieme.
"Calmi, uno per volta!", ci guardò, "Sì, comunque, non ci va mai nessuno e sbuca nel retro, è un angolino abbandonato."
"Fico.", applaudii, "Grazie Luke, andiamo su.", mi alzai e mi diressi alla porta, venni presa dal polso destro e fermata, mi voltai, mi stavano fissando entrambi. "Che c'è? Mi lasci il polso o ci hai preso residenza?", dissi a Liam che lo lasciò subito.
"Scusa, ma...", era dubbioso.
"Dai di cosa hai paura?", lo guardai e mi misi a braccia conserte.
"Di essere beccato..", disse Luke a bassa voce con lo sguardo per terra.
Lo guardai male, "Esci."
"Scusa?", alzò un soppracciglio.
"Esci ho detto.", ero furente.
"Okay, calma ragazzina.", uscì subito.
"Ora tu rispondimi..", dissi dolcemente, mi avvicinai.
"Io..io non ho paura, è solo che non voglio rischiare.", sospirò.
"Devi stare tranquillo..ci..ci sono io con te, siamo in due alla fine a rischiare.", gli misi le mani sulle guance e gli diedi un bacio dolce, "E fregatene di Luke, è un cretino.", risi, rise anche lui con me, "Quindi? Andiamo?".
"Sì, mi hai convinto dai.", sorrise e mi ribaciò.
"Bene!", sorrisi. Lo presi per mano e uscimmo.
Guardai Luke soddisfatta, "L'ho convinto."
"Vuoi un applauso?", mi squadrò.
"Non da te.", mi difese Liam, "Andiamo Amy."
Iniziammo a camminare per quel lungo corridodio, io venni guidata da Liam, scontravo i militari senza volere, ma loro non se ne accorgevano nemmeno. Ero emozionata del fatto di uscire per la prima volta da lì, all'aria aperta, dopo giorni e giorni.
Finalmente, dopo una buona camminata arrivammo in fondo al corridoio, era deserto, c'erano porte tutte uguali, ma se ne distingueva una arrugginita, non usata da chissà quanto tempo.
Ci avvicinammo, Liam aprì velocemente, e uscimmo rapidi, richiuse.
"Siamo fuori.", dissi, respirai l'aria fresca, guardai il cielo, era nuvolo, ma mi bastava, "Liam, sono fuori.", lo guardai felice.
"Sì, lo sei.", sorrise.

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Capitolo 9
*** capitolo 9. ***


Sentivo l'aria fresca fra i capelli, chiusi e riaprii più volte gli occhi per assicurarmi che fosse vero, il paesaggio non era dei migliori, vedevo un recinto di ferro, al di là c'erano delle colline, pero' basse, era tutto verde, puro, come se niente fosse stato mai toccato.
"Si può andare al di là?", chiesi a Liam, era lì fermo che mi guardava con uno sguardo felice.
"N-non credo, penso che basta non farsi vedere..", mi guardò incerto.
"Per ora sto bene così.", mi sedetti per terra e mi appoggiai alla porta, mi misi a gambe incorciate, lui si sedette accanto a me, mi prese una mano e me la strinse, mise la sua testa sulla mia spalla, e io misi la mia sulla sua.
"Sei un cucciolo!", risi.
"Era proprio la definizione che aspettavo, giusta per un militare direi.", rise anche lui.
Restammo messi così per tanto, mi misi a pensare a quello che mi era successo, cosa avevo scoperto, chi avevo perso, era accaduto tutto troppo veloce, pensai a quanto tempo era passato, quasi un mese, passato velocemente.
Non sapevo ancora bene cosa provavo per Liam, sapevo solo che avevo un debito con lui, mi aveva salvata, salvata dall'autodistruzione, salvata dalla morte. Gli ero infinitamente grata, gli volevo bene tanto, non sapevo se fosse amore o no, l'avrei scoperto più avanti.
Alzai la mia testa dalla sua, lui fece lo stesso dalla mia spalla, e mi guardò.
"Che c'è?", disse.
Mi avvicinai lentamente e lo baciai dolcemente, misi le mie mani sulle sue guance, lo presi di sorpresa perchè non ricambiò subito, poi però lo fece, schiusi la mia bocca sotto la sua, le nostre lingue giocavano, mise le sue mani a sua volta sul mio viso, mi misi a cavalcioni su di lui, si liberò del fucile, spostai le miei mani e le misi nei suoi pochi capelli, lui mi strinse a se e ci continuammo a baciare, però in maniera più passionale, dopo un pò si staccò improvvisamente, mi guardò.
"E questo?", sorrise, eravamo vicinissimi.
"Solo per dirti grazie.", abbassai lo sguardo.
"Grazie di cosa?", mi mise una mano sulla guancia e me l'accarezzò.
"Di avermi salvata..", alzai lo sguardo, "Di tutto."
Sorrise ancora di più e mi ribaciò, "Grazie", ceravo dire tra un bacio e l'altro.
"Prego, e smettila di dirmi grazie.", mi ribaciò dolcemente.
"Okay.", sorrisi.
"Direi che è ora di rientrare..", disse.
"Di già?", feci labbruccio.
"Si, tesoro, è gia il tramonto.", si allungò per prendere il fucile.
"Tesoro?", risi.
"Sì, scusa, forse era troppo.", sorrise in imbarazzo.
Mi alzai da lui, "Forse.", risi.
Si alzò anche lui da terra e si ripulì, riaprì piano la porta ed entrammo velocemente.
"Okay andiamo.", mi riprese per mano, come all'andata, e andammo veloce verso la mia stanza. Quando arrivammo Luke non c'era.
"Dove cavolo è andato quel cretino..", disse Liam fra se e se, provò ad aprire la porta, ma era chiusa, si frugò nelle tasche e tirò fuori una piccola chiave, aprì la porta, entrammo e poi richiuse.
Liam poggiò il fucile sul tavolo come suo solito, gli andai vicino e lo ribaciai.
"Che hai oggi?", fece un sorrisetto e mi ribaciò, mi prese per i fianchi e mi fece sedere sul tavolo, misi le braccia attorno al suo collo e lo iniziai a baciare con più passione, gli morsi il labbro, le nostre lingue si inseguivano fra loro, le sue mani mi porcorrevano il corpo, ad un certo punto si aprì improvvisamente la porta.
"Ehy ragazzi, vedo che siete occupati.", era Luke, fece un sorrisetto.
"Si usa bussare!", gli disse Liam, si allontanò da me.
Io abbassai lo sguardo imbarazzata e scesi dal tavolo, mi sentii avvampare. Mi misi a posto i capelli.
"Dov'eri?", chiese Liam.
"Bagno.", rispose l'altro.
Liam sbuffò, "Ok, ora puoi andartene."
"No, Jhonson la vuole vedere.", Luke mi guardò.
"Ti ha detto perchè?", Liam prese il fucile e uscimmo dalla stanza un'altra volta.
"No.", rispose Luke.
"Andiamo su.", Liam mi prese per mano, ci dirigemmo verso l'ufficio del Colonnello. Percorremmo il lungo corridoio fino alla porta, Liam mi lasciò la mano e poi bussò.
"Avanti.", urlò Jhonson.
"Signore, voleva vedere la ragazza?", gli disse Liam.
'La ragazza?', pensai, 'era così che mi chiamavano?'
"Sì, falla entrare, solo lei Payne.", ordinò.
Entrai da sola, Liam rimase fuori.
Il Colonnello era girato di spalle, stava guardando fuori dalla sua piccola finestra, io ero in piedi dietro di lui.
"Mi sono arrivate delle voci.", disse in tono calmo.
"Q-quali voci?", balbettai a bassa voce.
"Di una probabile relazione tra te e il soldato Payne.", si girò e mi guardò fisso negli occhi, "E' la verità?", aveva cambiato tono di voce, era più cattivo.
Non avevo il coraggio di rispondere, non sapevo che dire, mi accellerò il battito cardiaco, abbassai lo sguardo e cercai di respirare piano.
"Chi tace acconstente, giusto ragazza?", si era avvicinato a me, "Non sò se ti sia arrivato il 'memo', ma è proibito avere una relazione con un soldato qua dentro, almeno hai soldati è proibito, non possono, ce l'hanno scritto nel contratto e se infrangono questa regola vengono trasferiti in posti decisamente peggiori di questo.", dalla voce si sentiva che era davvero arrabbiato, "PAYNE ENTRA SO' CHE STAI ORIGLIANDO!", urlò improvvisamente, io tremai.
Liam entrò cauto e a testa bassa, il Colonnello gli si avvicinò.
"Che avevi intenzione di fare ragazzino?", gli chiese nervoso.
Liam non rispose subito, "PARLA.", gli urlò Jhonson.
"S-singore io..", Liam prese un respiro e parlò, " Signore io sono innamorato di lei, non può bloccare i miei sentimenti, non mi importa dove andrò a finire, sono innamorato, questo non cambierà mai."
"Oh Liam..", dissi con gli occhi lucidi.
Il Colonnello lo prese per il colletto della divisa e lo attaccò al muro con forza.
"Bene, Payne, sarai trasferito domani mattina stesso, è una promessa. Non la rivedrai mai più.", disse a bassa voce, ma arrabbiato. "Fuori ragazzina.", mi disse il Colonnello, "Ti farà Adams da guardia. Solo Adams.", si girò verso di me vedendo che non mi stavo muovendo. "ESCI.", mi ordinò urlando.
Guardai Liam un'ultima volta e uscii velocemente, iniziai a piangere e mi lasciai cadere per terra.
C'era Luke fuori dalla porta.
"Hai sentito tutto?", lo guardai asciugandomi le lacrime.
Annuì, "Mi dispiace Amy...", mi guardò, mi porse la mano per aiutarmi ad alzare, la presi, "Andiamo..", mi disse.
Mi riportò nella mia stanza, entrai sola, lui rimase fuori, mi sdraiai sul letto e piansi.

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Capitolo 10
*** capitolo 10. ***


"Svegliati.", sentii sussurrare, "Amy dai, abbiamo poco tempo!", qualcuno mi stava scuotendo, aprii gli occhi: Liam.
"Liam!", lo abbracciai forte e mi strinse, "Che ci fai qui?", mi staccai e lo guardai.
"Ti porto via da qui, scappiamo.", sorrise.
Anche se era  buio, notai che non era in divisa, aveva un maglioncino nero e dei jeans larghi, era messo in ginocchio davanti al mio letto, notai anche, che aveva un livido nello zigomo destro.
"Che ti ha fatto?", gli accarezzai la guancia delicatamente, avevo gli occhi lucidi.
"Tranquilla, non fà più tanto male...", abbassò lo sguardo.
"Vi muovete?!", vidi che alla porta c'era Luke.
"Luke?", guardai Liam mentre mi alzai dal letto.
"Viene anche lui.", alzò gli occhi al cielo, "Mettiti le scarpe veloce, dai.", mi guardò, "Ti cambierai nel furgone."
Mi misi le scarpe velocemente, presi i vestiti che erano diventati 'miei' dal comodino e li misi in un borsone che mi porse Liam.
Uscimmo piano dalla stanza, guardai Liam, che mi prese per mano, seguimmo Luke lungo il corridoio, stavamo andando verso la porta arrugginita, sgattaiolammo piano fuori, dove c'era un furgoncino, Liam e Luke salirono davanti, dove quest'ultimo guidava, e io mi sedetti dietro a Liam.
Luke partì a tutta birra, superò i cancelli e uscimmo da quel posto definivamente.
"Ora che si fà?", li guardai mentre mi iniziai a levare il pigiama e vestirmi.
"Conosco un posto isolato dove non ci troveranno, però ci vorrà un pò ad arrivarci.", disse Liam.
"Quanto?", chiese Luke.
"Qualche giorno.", rispose l'altro.
"E dove dormiremo nel frattempo?", chiesi mentre mi infiliai di nuovo le scarpe.
"In motel, no?", disse Luke, ovvio.
Alzi gli occhi al cielo, gli ero grata che ci stesse aiutando, ma potrebbe evitare di essere così brusco? Lo guardai per un secondo.
"Da quando hai un pearcing nel labbro?", strabuzzai gli occhi.
"Da ora.", mi guardò per un secondo e poi riguardò la strada.
"Veramente ce l'ha da un pò, però non se lo poteva mettere.", rise.
Luke sospirò.
Mi sedetti nel sedile centrale posteriore e allungai la mia mano verso quella di Liam.
Lui intrecciò le sue dita con le mie, Luke accese la radio, stavano passando la mia canzone preferita 'Missing You' di Jhon Waite. Appoggiai la testa al sedile di Liam e canticchiai a bassa voce, mi vennero alla mente molti ricordi, era la canzone mia e di Nicholas, oltre quella che preferivo in assoluto, ci eravamo dati il nostro primo bacio su quella canzone.
Guardai il cielo dal parabrezza, era limpido e si vedevano le stelle, forse da lì mia madre, Nicholas, Jenna, mi stavano guardando.  'Che cosa scema..', pensai. Chiusi gli occhi.

Liam's povs.
"Si è riaddormenata.", dissi girandomi verso di lei.
Si girò anche Luke, per un secondo solo, per poi tornare a guardare la strada.
"Se vuoi dormi anche tu.", disse Luke senza guardarmi.
"No, sto bene.", lo guardai, " Comunque grazie di essere venuto."
"Non l'ho fatto solo per te.", sospirò, "Ero stufo anche io di quel posto."
"Come vuoi..", girai la testa verso Amy, la osservai, era davvero tanto adorabile mentre dormiva. Ripensavo sempre alla prima volta che l'avevo incontrata, letteralmente raccolta dal terreno, era sdraiata su sua madre..sporca di polvere e insanguinata, così fragile. Appena l'ho vista mi sono sentito qualcosa dentro, non avevo mai provato niente di simile per una ragazza, o forse era da tanto che non 'provavo' e basta.
"Ti posso fare una domanda?", disse Luke all'improvviso.
"Sì, dimmi.", lo guardai.
"Tu ci tieni davvero, eh?", disse a bassa voce.
Ci pensai su: ero stato tutto il tempo con lei per un mese intero, e quando si sta a contatto stretto con una persona per lungo tempo impari a conoscerla, ad accettare i difetti, a trovarne i pregi, ma ripensandoci, capii che non c'era nulla da pensare.
"Sì,Luke.", dissi solo, era vero, ci tenevo davvero a lei.
"Ok.", continuò la sua guida.
Abbassai un po' la radio per paura che Amy si potesse svegliare.
Sospirai: avevo fatto bene ad andarmene, Jhonson mi avrebbe trasferito quel mattino stesso, e non l'avrei più rivista.
Non potevo lasciarla.
Luke guidò per quasi tre ore prima di trovare un motel in autostrada, parcheggiò.
"Amy..", le dissi a bassa voce, durante le tre ore si era sdraiata prendendo tutti i sedili dietro, adorabile, la scossi un po'.
"Amy, svegliati dai..", la guardai che apriva gli occhi.
"Che c'è?", disse con la voce ancora impastata dal sonno.
"Siamo arrivati ad un motel.", le dissi.
"Mh..ok.", si stirò e si alzo lentamente, nel frattempo io e Luke scendemmo dalla macchina.
Io le aprii la portiera, e Luke prese i bagagli, quando eravamo scesi tutti, chiuse la macchina.
"Dovevi proprio svegliarmi?", mi guardò.
"Si, non avevo alcuna intenzione di portarti in braccio.", risi.
"Ma daaaai, sono leggerissima!", rise anche lei, era splendida quando sorrideva.
"Si, proprio!", mi avvicinai e la baciai dolcemente, lei ricambiò.
"Volete entrare o dormite all'aria aperta?", urlò Luke dall'entrata.
Io e Amy ridemmo all'unisono, poi entrammo anche noi.

Amy's pov.
Entrammo nel motel mano per mano, prima lui poi io.
Il motel aveva le pareti e il soffitto di un rosa acceso, Luke andò dal receptionist.
"Scusi, ci sarebbe posto per tre?", si appoggiò al bancone con i gomiti.
Il receptionist lo guardò, "Certamente.", si voltò e prese una chiave, poi scrisse qualcosa al computer, "La vostra stanza è la 511.", e gli porse una chiavina d'acciaio con appeso il numero.
"Grazie, e quant'è per una notte?", disse Luke, mentre prese la chiave.
"Sono 73 dollari.", rispose l'altro.
"Va bene.", prese uno dei borsoni e tirò fuori un portafoglio da cui tirò fuori dei soldi, che diede al receptionist.
"Grazie mille e buona permanenza.", ci sorrise.
Io ricambiai il sorriso e poi seguii Liam e Luke verso la stanza, quando arrivammo alla porta, Luke aprì, entrammo.
La stanza aveva un letto matrimoniale e uno singolo.
"Bhè, quel tipo ha capito tutto!", ci guardò e rise, posò le borse mie e di Liam accanto al letto matrimoniale, e la sua sul suo letto.
"Ma basta!", dissi, "Potrei anche essere stata sua sorella, cosa ne sapeva!", feci spallucce.
"Eri figlia unica, giusto?", mi guardò Luke.
Io abassai lo sguardo, ci fù un minuto di silenzio, Liam mi strinse la mano.
"Chi tace acconsente.", disse,"Comunque, i fratelli non si tengono per mano.", detto questo, Luke si tolse le scarpe e si sdraiò sul letto.
"Devi scusarlo, non ha molto tatto.", mi disse Liam.
"Fà niente...", dissi a bassa voce.
Mi abbracciò, io mi strinsi a lui, ci stavo così bene fra le sue braccia, erano come il 'mio posto sicuro'.
Dopo un po' ci staccammo e ci cambiammo per andare a dormire, ovviamente dormivamo insieme, era la prima volta dopo tutto quel tempo.
Quando uscii dal bagno lui era già sotto le coperte, guardai  verso Luke, addormentato.
Mi guardò e sorrise, "Si è addormentato come un sasso.", sussurrò, "Domani guido io.", finì.
Andai verso il letto e mi misi sotto le coperte, mi sdraiai accanto a Liam, lui fece lo stesso, mi rannicchiai e lui mi strinse a se, poi ci addormentammo, in silenzio.

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Capitolo 11
*** capitolo 11. ***


Liam's pov.
Mi svegliai all'iprovviso, era ancora notte fonda, non ricordavo cosa avessi sognato, ma mi aveva lasciato una brutta sensazione.
Mi alzai dal letto silenziosamente senza svegliare Amy, mi diressi verso il bagno, accesi la luce e mi misi davanti al lavabo, mi guardai allo specchio, il livido si vedeva ancora, ma si stava affievolendo piano, piano, aprii il rubinetto e mi sciaquai la faccia, tenni lo sguardo basso per un secondo.
"Ehy...", sentii sussurrare, mi voltai e alzai lo sguardo, era Amy, venne verso di me.
"Ehy, che ci fai sveglia?", le chiesi a bassa voce.
"Mi sono svegliata e non mi sono più riaddormentata, poi tu non eri più nel letto con me..", abbassò lo sguardo imbarazzata, "e ho visto la luce accesa, così sono venuta a vedere...tu perchè sei sveglio?", alzò lo sguardo e mi guardò.
"Dovevo andare in bagno..", mentii, non volevo farla preoccupare.
"Per cosa? Per guardarti allo specchio?", rise piano, "Dai, dimmi la verità.", ritornò seria.
Sospirai, era troppo intuitiva.
"Ok, ok..", evitai il suo sguardo, "Ho fatto, o almeno credo, un incubo, e mi è rimasta una orribile sensazione dentro e sono venuto in bagno per darmi una rinfrescata.", dissi tutto d'un fiato.
Mi guardò, andò a chiudere la porta del bagno, poi si sedette per terra a gambe incrociate e si appoggiò al muro e mi fece segno di sederemi accanto a lei, la guardai interrogativo.
"Che stai facendo?", le chiesi.
"Mia madre lo faceva sempre con me, quando avevo un incubo e io mi alzavo, mi faceva sedere per terra, in un qualsiasi punto della casa, e parlavamo finchè non mi calmavo.", mi guardò, "Quindi siediti."
"Va bene..", mi sedetti accanto a lei, a gambe incrociate, "Ora?"
Si avvicinò e mi avvolse in un abbraccio, la strinsi.
"Faceva anche questo tua madre?", chiesi.
"No, l'ho aggiunto io.", rispose dolcemente.

Amy's pov.
Lo abbracciai e basta, senza che avesse detto niente, senza un perchè, anche se alla fine c'era.
Quando ero arrivata all'entrata del bagno, lui aveva lo sguardo basso e triste, non mi aveva mai raccontato niente su di lui, al di fuori di quel posto, avevo aspettato un paio di secondi prima di parlare.
Restammo abbracciati per un po', mi faceva male vederlo così, l'unica persona diventata importante per me dopo la catastrofe, in quello stato. Dovevo scoprire cosa aveva, cosa c'era sotto.
"Liam..c'è qualcosa che non mi hai mai detto?", gli dissi.
Lui si stacco dal mio abbraccio, mi guardò, non disse nulla e si voltò, guardò verso il water.
"Non per essere invasiva, ma è un mese che insomma...'stiamo insieme', e non mi hai mai detto niente di te al di fuori dell'essere militare.", dissi calma, lo guardai.
"Non ne voglio parlare...", continuò a non fissarmi.
"Accidenti.", mi alzai in piedi e mi misi difronte a lui, "Devi, io non ti posso vedere così."
Si alzò in piedi anche lui, era molto più alto di me, si avvicinò e mi guardò dritto negli occhi.
"Non ne voglio parlare, Amy.", detto questo aprì la porta del bagno e uscì.
Uscì anche io, spensi la luce del bagno e andai verso il letto, Liam era gia sdraiato, mi dava le spalle, mi sdraiai anche io dandogli le spalle, sospirai e chiusi gli occhi.
Luke's pov.
Fui il primo a svegliarmi, come sempre.
Mi alzai dal letto, notai che i due 'piccioncini' non stavano dormendo abbracciati, che mi ero perso?
Mi diressi verso il bagno dopo aver preso dei vesiti e la biancheria, mi lavai velocemente e uscì dal bagno, Liam ed Amy stavano ancora dormendo, così andai ad aprire le tende della finestra, approffitando della luce.
"In piedi!", urlai, "Alzatevi dormiglioni!", inziari a battere le mani, i due si mossero, Amy aprì gli occhi e si stirò.
"Delicato come sempre!", esclamò nervosa.
Risi, tolsi la coperta di dosso a Liam.
"Dai, amico, alzati.", lo scossi, "Sò che sei sveglio!", gli dissi, aprì gli occhi e mi guardò mezzo addormentato.
"Sei un cretino lo sai?", mi disse assonnato.
"Buongiorno anche a te!", sorrisi.
Amy si era messa seduta nel frattempo, si stava alzando quando Liam si alzò di scatto, prese della roba da mettersi e si diresse velocemente in bagno senza dire una parola.
La guardai, "Cos'ha?", chiesi.
"Non lo sò..", disse lei, abbassando lo sguardo.
Mi sedetti accanto a lei, "Sicura?"
"Si.", mi guardò, "Non me l'ha voluto dire."
"Inizia da capo, cosa è successo?", chiesi curioso, come stessi guardando una serie tv a puntate.
"Mi sono svegliata stanotte e ho visto che lui non era più nel letto, ho visto la luce accesa nel bagno e lui era lì che aveva uno sguardo inespressivo che guardava il lavabo, sono entrata, abbiamo parlato un po'..", sospirò, "Poi gli ho chiesto se c'era qualcosa che non mi aveva mai detto e lui non me ne ha voluto parlare, e si è ombrato."
La guardai, era giù di morale, aveva uno sguardo triste.
"Penso di sapere che ha.", le dissi, si girò verso di me,le si illuminò lo sguardo, "Ma non posso dirtelo, devi aspettare che sia lui a farlo, non obbligarlo a farlo, decide lui quando.", le dissi dolcemente.
"V-va bene, grazie Luke.", si avvicinò a me e mi abbracciò, il mio cuore inizió a battere velocemente, cavolo l'effetto che mi faceva quella ragazza. In quel preciso momento uscì Liam dal bagno, Amy si staccò velocemente e lo guardò, voleva parlare, ma lui la precedette.
"Forse dovrei lasciarvi soli.", disse acido, mi guardò, "Oggi guido io, stronzetto.", detto questo prese il suo borsone e uscì dalla stanza sbattendo la porta.
"Cazzo!", eslcamò Amy.
"Scusa.", le dissi dispiaciuto.
"Non è colpa tua..", mi guardò, "Mi aspetti? Vado a cambiarmi."
"Ok, veloce.", dissi.
Sorrise, prese dei vesiti e andò in bagno, la guardai camminare finchè non chiuse la porta.
Strizzai gli occhi e mi lasciai cadere sul letto con le mani sul viso.
"Che cretino..", mi dissi.
Liam's pov.
Guardai l'ora dal cruscotto del furgone, ero seduto nel sedile del guidatore, quanto ci voleva?
Li vidi uscire dal motel, Luke portava anche il borsone di Amy, si stavano avvicinando alla macchina, lei a sguardo basso, lui anche, andò a mettere i borsoni nel bagagliaio, e poi si andò a sedere dietro, Amy insicura si mise davanti, non mi guardava.
Partii senza dire una parola, c'era silenzio, nessuno apriva bocca, si poteva sentire la tensione nell'aria, dopo un'ora di viaggio, vidi un'autogrill, mi fermai.
"Bene, ho fame.", disse Luke tutto contento, come se non fosse successo mai niente.
Lo guardai mezzo male, in quel momento avrei solo voluto dargli un pugno in faccia, si diresse velocemente all'interno della struttutura, lasciando me ed Amy soli, lei non era ancora scesa dalla macchina, mi fermai e le aprii la portiera.
"Non hai fame?", le dissi indifferente, aveva lo sguardo basso.
"N-no..", sussurrò.
"Come vuoi.", stavo per richiudere la portiera quando lei riparlò.
"Aspetta!", disse, aveva alzato lo sguardo.
"Cambiato idea?", la guardai, aveva gli occhi lucidi, distolsi lo sguardo.
"Mi dispiace..per l'altra notte..", scese lentamente dall'auto, "E per stamattina con Luke..non è successo niente fra me e lui.", le si spezzo la voce, la guardai, le lacrime stavano scendendo da suo viso, sospirai, e in quel mezzo secondo mi passò tutta la rabbia, non potevo vederla così.
Semplicemente, mi avvicinai a lei e la strinsi a me.
"Mi dispiace..", mi disse tra le lacrime.
"Tranquilla, va tutto bene.", la strinsi più forte e la accarezzai delicatamente i capelli, lei mi avvolse le braccia intorno alla vita e mi abbracciò, sentivo i singhiozzi e le lacrime sul mio petto, continuai ad accarezzarla, sentii che si stava calmando.
"Ti ho bagnato la maglia scusa..", mi disse piano.
"Non fa niente.", sorrisi, "Entriamo dai, o sarà quell'altro a venire a rompere.", dissi.
Sì stacco dal mio abbraccio, "Va bene..", mi guardò dolcemente.
Le asciugai le lacrime con i pollici e la baciai dolcemente, "Va tutto bene.", la rassicurai.
"Sì..", rispose.
Chiusi il furgone, poi la presi per mano e la portai dentro, cercai Luke con lo sguardo, lo vidi seduto da solo in un tavolino che stava mangiando una brioche, e sorseggiava un capuccino, ci dirigemmo verso di lui, ci guardò.
"Avete fatto pace vedo..", diede un morso alla brioche.
"Si.", gli dissi freddo, lui abbassò lo sguardo e diede un sorso al suo capuccino.
"Bhè io ora ho un po' fame..", disse Amy, guardandomi.
"Buon segno!", esclamai, "Andiamo a prendere qualcosa."
Andammo al bancone, arrivò subito una ragazza che mi squadrò.
"Ciao, ditemi!", disse euforica.
Parlò subito Amy, che mi si aggrappò al braccio, "Io prendo un capuccino con tanta schiuma e una brioche a cioccolato.", disse innervosita, risi sotto i baffi.
"Ehm, io solo un macchiato..", dissi imbarazzato.
"Va bene, accomodatevi, arrivano subito.", ci disse.
Ci andammo a sedere al tavolo, Amy si sedette di fronte a Luke, io accanto a lei.
"Quella lì ti fissava troppo.", disse nervosa.
"N-non me ne sono accorto..", mentii divertito.
"Ah si eh?", rispose lei a tono.
In quel preciso momento arrivò quella ragazza che ci servì.
"Buona colazione.", disse e se ne andò.
Amy la guardò male.
"E' una bella pollastra, però.", disse Luke.
"Oh zitto!", gli dissi, e si ammutolì.
Amy's pov.
Sbuffai ed iniziai a mangiare la mia brioche, dopo bevvi il capuccino, Luke aveva gia finito la sua colazione, Liam anche, aveva preso solo un caffè, io finii per ultima.
Finito tutto, pagammo e andammo di nuovo in macchina, Liam alla guida, partì.
"Sono felice che avete fato pace.", disse Luke dal sedile posteriore.
"Grazie..", rispose Liam.
Io li guardai, penso che in quel modo anche loro abbiano 'fatto pace', ero contenta, sorrisi e guardai fuori dal finestrino.

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Capitolo 12
*** capitolo 12. ***


Amy's pov.
Avevamo viaggiato per piu di tre ore, senza sosta, non so' se per loro fosse normale, ma per me era stancante, dovevo andare in bagno e mi sentivo poco bene, avevo una sensazione di nausea, mi era cominciata da qualche secondo.
"Stai bene?", mi chiese.
"N-non lo so..", dissi, mi girava la testa e avevo i brividi, "Sto per vomitare..", dissi improvvisamente.
Liam accostò subito, io scesi velocemente dalla macchina e mi andai a sporgere dal guard reil e vomitai, mi tirai subito indietro i capelli, dopo poco sentii qualcuno che mi teneva la testa, alzai lo sguardo, era Liam.
Respirai a fatica, mi venne un'altro conato di vomito.
"Respira con il naso..", mi disse, e io lo feci, non mi vennero più conati.
Continuai a respirare, Liam mi tolse la mano dalla fronte.
"Sei calda.", mi guardò.
"Ho la febbre?", gli chiesi.
"Credo di sì.", sospirò, "Appena troviamo un'uscita per qualche paese, andiamo in farmacia."
"Va bene..", ci ridirigemmo verso la macchina.
Liam aprì la portiera dietro, "Luke alzati!", gli tirò uno schiaffo sulla pancia.
"Cazzo amico!", Luke si massaggiò dov'era stato colpito, poi si alzò e uscì, "Che c'è?", disse ancora stordito dal sonno.
"Ti siedi davanti, Amy ha la febbre, molto probabilmente, così si sdraia.", gli rispose.
"Ah ok.", si diresse subito davanti.
"Grazie..", gli dissi, salì dietro e mi stesi, Liam tornò alla guida.
"Come cavolo l'hai presa la febbre?", disse Luke.
"Sai non so come i virus viaggino!", esclamai, poi tossii.
"Così.", disse Luke.
"Che rompi palle che sei!", gli disse Liam, "Laciala stare."
"Sì, signore.", rispose l'altro ironico.
"Cretino...", commentai.
"Mi hai tolto le parole di bocca!", disse Liam.
Risi, riusciva a farmi ridere anche quando stavo malissimo, rise anche lui, e Luke lo seguii.

Luke's pov.
Scoppiammo in una risata di gruppo, come dei sedicenni.
Sì, avevano ragione, sono un cretino a cui piacciono le ragazze altrui, forse non sarei dovuto andare con loro, ero il terzo in comodo in un certo senso, ma alla fine l'ho fatto sia per Liam che per Amy.
Lei lo ama, era chiarissimo, lui anche, avevano solo paura ad ammetterlo a loro stessi.
E io dovrei smettere di pensare ad Amy in quel senso, dato che era già occupata, ma non potevo farne a meno.
Dopo qualche minuto Liam imboccò un'uscita, e ci dirigemmo in un paesino sperduto.
"Dove sarà la farmacia?", chiese Liam.
"Secondo me non ce l'hanno.", dissi e risi da solo, "Chiedi no?"
"Sì, giusto.", accostò la macchina ed entrò in un bar.
Mi girai dietro, la guardai, era distesa con gli occhi chiusi, ma non stava dormendo, era così carina.
"Come ti senti?", le chiesi.
"Come se mi fossero passati sopra con un trattore.", disse, aprì gli occhi e mi guardò, adoravo i suoi occhi, "Dov'è Liam?", cercò di alzarsi, la fermai.
"E' andato a chiedere informazioni per una farmacia, resta sdraiata.", risposi.
Respirò profondamente, "Ok.", si rimise comoda.
Liam rientrò in macchina, "Bhè, dov'è?", gli chiesi.
"Il tizio ha detto che bisogna andare diritti e girare alla prima a sinistra, e ci dovrebbe essere una croce verde, grossa.", rispose.
"Bene.", dissi, vidi Liam che controllò Amy per un secondo dallo specchietto retrovisore, poi tornò a guardare la strada.
"Vi prego facciamo veloce, ho la testa che mi scoppia.", disse Amy, era abbastanza sofferente.
"Sì, subito.", rispose Liam, che partì velocemente.
Seguì le indicazioni dategli e arrivammo dopo qualche minuto alla farmacia.
"Ma che medicine prendi?", gli chiesi.
"Io....ehm, guardo lì.", disse e scese.
"Bene, fidiamoci di lui, non sa manco che medicine prenderti.", risi, sentii Amy ridere debolmente da dietro.
"Lo sà, lo sà.", disse poi sicura.
"Speriamo!", mi girai e la guardai, era pallida in viso, aveva le labbra di un colore tendente al viola, tremava, "Hai freddo?", le chiesi.
"S-sì..", mi guardò.
Mi tolsi il giacchettino che avevo addosso e glielo passai dietro, lei lo usò come coperta.
"Grazie..", sorrise.
"Di niente.", ricambiai il sorriso.
Guardai fuori, vidi che Liam stava tornando e mi voltai subito, dopo poco entrò in macchina con una borsa di plastica.
"Che hai preso?", lo guardai.
"Antibiotico Luke.", rispose ovvio.
"Ora parli così, ma cinque minuti fà non sapevi nemmeno cosa comprare.", mi difesi.
Lui alzò gli occhi al cielo.

Liam's pov.
Alzai gli occhi al cielo, però aveva ragione, ricontrollai Amy di nuovo, era molto bianca in viso, era coperta con la giacca di Luke, lo guardai per un secondo, poi partii con la macchina.
Si stava prendendo un pò troppe confidenze con la mia ragazza, ma alla fine non sapevo perchè mi stavo preoccupando così tanto, sapevo che lei voleva me e non lui.
"Che ora è?", chiese Amy.
Guardai il cruscotto, "Quasi mezzogiorno.", le risposi.
"Mh..", disse di risposta.
Ci fu un momento di silezio.
"Secondo voi ci stanno cercando?", chiese Luke, guardandoci entrambi.
"Certo che si.", risposi, "Stanno cercando lei, non noi comunque.", precisai.
"Anche te, di me se ne fregano.", disse guardando fuori dal finstrino.
Non sapevo che rispondere così rimasi in silenzio, fù Amy a rispondere al posto mio.
"Non dire così, sei utile..", tossì, "sei bravo Luke.", disse dolcemente.
'Non essere geloso', mi ripetei, 'Non essere geloso'.
Luke sorrise, "Grazie..", le rispose.
Guardai bene la strada, mentre guidavo, per distrarmi da quello scambio di affetto tra di loro, dopo qualche minuto intravidi un motel.
"Ci fermiamo qua, oggi sospendiamo il viaggio, o almeno finchè non sarai guarita.", dissi.
"Si, giusto.", disse Luke.
Sentii Amy sospirare, "Va bene.", rispose.
Parcheggiai, io e Luke scendemmo dalla macchina, aprii la portiera dietro.
"Dai Amy, alzati..", la guardai.
"Oh, non ce la faccio.", disse cercando di alzarsi.
"D'accordo.", la presi in braccio e la feci uscire dalla macchina.
"Che fai?", mi guardò, "Sò ancora camminare!", esclamò debolmente.
"Lo sò, ma penso che tu non ti regga in piedi.", la guardai, "Tieniti.", le dissi poi, e mise le braccia intorno al mio collo.
Gurdai Luke.
"Le prendo io le borse, sì.", disse Luke capendomi con uno sguardo, le prese e chiuse la macchina.
"Grazie.", gli dissi.
Andammo dentro, Luke prenotò una stanza, dopodichè vi ci dirigemmo.
Etrammo nella stanza e misi subito Amy sul letto.
"Luke ce l'hai te le medicine?", gli chiesi.
"Sì..", mi rispose mentre posava i bagagli, mi diede la
scatoletta degli antibiotici, la aprii e diedi una pastiglia ad Amy.
"Mi servirebbe dell'acqua..", mi guardò.
"Giusto..", mi alzai e andai nel bagno, dove c'erano dei bicchieri di plastica, ne riempii uno con dell'acqua e glielo portai. "Tieni."
Mi sorrise, poi si mise in bocca la pastiglia e bevve, appoggiò il bicchiere nel comodino e si mise sotto le coperte.
Mi sedetti accanto lei, era così bella anche da malata.
"Che c'è?", mi chiese e rise.
"No, niente..", sorrisi.
"Bhè io me ne vado in bagno!", disse Luke.
"Va bene.", rise Amy, che lo guardò finchè non chiuse la porta del bagno.
Feci finta di non vedere, e mi concentrai sulle pereti della stanza.
"Sono così belle le pareti?", mi chiese Amy.
Mi girai improvvisamente, "Eh?", la guardai.
Si mise seduta, "Ho detto: sono così belle le pareti?", ripeté.
"No, scusa, stavo pensando..", mentii.
"A cosa?", mi guardò.
"Ehm..a quando saresti guarita.", dissi, sperando che ci avesse creduto.
"Capito.", abbassò lo sguardo, "E quando guarirò?", lo rialzò.
"Tra qualche giorno..", le risposi, la guardai.
"Sai qual'è il lato negativo della febbre?", mi disse.
"Il vomito?", chiesi.
"No.", disse secca.
"Ah, lo sò! La sensazione costante di sentirsi come schiacciati da una macchina?", le richiesi, adoravo farla innervosire.
"Ma no!", disse e mi tirò un cuscino in faccia.
"Ahi!", mi tolsi il cuscino dal viso, "Allora cosa?", le chiesi.
"Che non ti posso baciare.", abbassò lo sguardo imbarazzata, oddio com'era dolce.
Mi avvicinai a lei, che alzò lo sguardo, i nostri nasi si toccavano.
"Ehy, guarda che non mi importa se per baciarti devo prendere la febbre.", le dissi.
"Ma a me sì.", disse, e mi allontanò con la mano.
Sbuffai, "Va bene.", mi tolsi le scarpe e mi sdraiai accanto a lei, appoggiò la sua testa sul mio petto e mi strinse in un abbraccio, io anche.
"Comunque secondo me Luke c'è morto nel bagno..", mi guardò e rise.
Risi, "No dai povero!", la guardai, mi sorrise, ricambiai, era così bella, troppo.
"Amy..sento di doverti dire una cosa.", la guardai serio.
Lei tossì, "Scusa, dimmi.", mi guardò.
"Io..io ti amo.".

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Capitolo 13
*** capitolo 13. ***


Amy's pov.
L'aveva detto davvero, non sapevo che dire, in quel momento sentivo solo che mi stava tornando la nausea, 'rispondigli', mi dicevo, lo stavo solo fissando.
"H-ho detto qualcosa di sbagliato?", mi disse con lo sguardo preoccupato,"Ecco, lo sapevo, dovevo stare zitto..", aggiunse poi.
"Nono..", lo rassicurai, "Hai fatto bene a dirmelo.", gli dissi solo.
"E tu?", chiesei poi.
"I-io cosa?", ero stordita, non ci capivo più nulla.
"Mi ami?", disse.
Ecco, il battitò amentò, e con esso anche la nausea, lui era lì che mi guardava con quel visetto dolce, Luke uscì dal bagno.
"Sto interrompendo qualcosa?", disse.
Liam lo guardò, "Puoi tornare in bagno un secondo?", gli disse.
"Ma sono appena uscito!", si lamentò.
"Vai.", ordinò Liam.
Luke sbuffò e alzò gli occhi al cielo e tornò in bagno, Liam ririvolse lo sguardo verso di me, non volevo dire la cosa sbagliata, abbassai lo sguardo, presi un bel respiro e poi lo rialzai.
"Sì, Liam, ti amo anche io.", gli dissi, era vero, sentivo che era vero, lui mi aveva salvata, e sì lo amavo, era grazie a lui se ero ancora viva.
Il suo sguardo s'illuminò, si avvicinò a me e mi baciò, prima dolcemente, poi con più passione, la mia bocca si schiuse sotto la sua e dopo poco le nostre lingue di intrecciarono, mi staccai.
"Ti vuoi ammalare?", gli dissi e risi.
"Sì, non m'importa.", mi ribaciò dolcemente.
"Posso uscire?!", urlò Luke.
Liam sbuffò, "Sì esci."
Luke uscì dal bagno, "Finalmente.", si andò a sedere sul suo letto, "Ora che si fà?", ci guardò.
"Scherzi?", disse Liam, "Ha la febbre, che vuoi fare?"
"Non lo sò, per questo te l'ho chiesto!", Luke fece spallucce.
"Mi divertite quando litigate.", risi, il senso di nausea era diminuito.
"Quanto hai di febbre?", chiese Luke.
"N-non lo so..", risposi, cavolo, non sapevo quanto avevo di febbre e nemmeno se ce l'avevo davvero, e ho preso pure un'antibiotico.
"Ringraziate che io sono una persona intelligente!", disse Liam alzandosi dal letto, andò a riprendere la borsetta bianca e ne tirò fuori un termomentro.
"Oh mio eroe!", dissi ridendo.
"Te la potevi risparmiare..", rise Luke.
"Tieni.", mi sorrise e mi diede il termometro, poi si risdraiò accanto a me.
Mi misi il termometro sotto all'ascella e ce lo tenni per qualche minuto, lo ritirai fuori e lo guardai.
"Ho trentotto e sei.", dichiarai.
"Bene Luke, ora che sei certo che ha la febbre, che vuoi fare?", gli disse Liam.
Luke sbuffò, "Antipatico!", commentò.
Io misi il termometro sul comodino, tremai, così mi misi sotto le coperte, Liam mi si avvicinò e mi strinse a sè per riscaldarmi.
"Grazie..", gli dissi stringendomi a lui.
"Non è niente.", rispose.
Rivolsi uno sguardo verso Luke, si era sdraiato sul letto e guardava il soffitto, chissà a cosa pensava, qualche volta mi faceva tenerezza, poi , però, quando faceva una delle sue uscite cambiavo idea.

Luke's pov.
Guardavo il soffitto, non volevo fare caso a loro che facevano i piccioncini, era così snervante essere il terzo in comodo, ma era l'unico modo per stare con lei.
Avevo sentito tutto dal bagno, ero uscito a posta per fermare tutto, non volevo che accadesse, ma poi Liam mi ha cacciato ed è successo. A quel punto era una causa persa, e mi dovevo rassegnare, si amavano, l'aveva dichiarato l'uno all'altra, io ero solo 'l'amico' di entrambi, ma mi bastava per ora.
Distolsi lo sguardo dal soffitto e mi alzai dal letto, mi diressi verso la porta.
"Dove vai?", mi chiese Liam.
"A prendere una boccata d'aria.", uscii senza neanche guardarlo.
Dovevo uscire da lì, non avrei sopportato di loro sbaciucchiamenti per un altro secondo.
Uscii fuori dal motel e mi andai a sedere in una panchina vicino all'entrata, guardai le macchine passare, tutte quelle persone avevano una vita normale, magari anche una famiglia, a me era stato vietato, da quando entrai in quella specie di esercito.
All'improvviso vidi uno di quei camion verde vomito, con sopra dei militari, lì per lì risi, poi tra di loro ne riconobbi uno: Jhonson.
"Oh cazzo!", mi alzai velocemente, corsi verso la stanza, entrai di corsa e sbattei la porta.
"Che è successo?", chiese Amy.
"Dobbiamo andarcene, subito!", corsi verso i bagagli e iniziai a buttarci dentro la roba.
"Perchè? Fermati un attimo!", Liam si alzò dal letto mi prese per le spalle per fermarmi.
"Ci hanno trovati, ci hanno trovati!", esclamai nervoso, "Fuori ho viso nell'autostrada un camion dove dentro c'era Jhonson Liam!", avevo paura, se ci avessero preso cosa ci avrebbero fatto?
"Oddio mio..", disse Amy, aveva lo sguardo spaventato.
"Okay, manteniamo la calma, ti hanno visto?", disse Liam.
"N-non lo sò..", ammettei, "Ma dobbiamo andarcene comunque."
"Ha ragione, Liam.", disse Amy guardandolo, almeno lei mi dava ragione ogni tanto.
Lui la guardò, fece un respiro profondo, "Va bene.", disse, aiutò Amy ad alzarsi, raccolse tutta la roba sparsa e la buttò dentro i borsoni, poi mise a posto il letto, "Non lasciamo tracce."
"Giusto..", dissi, non ci avevo pensato, così rimisi a posto anche il mio di letto, "Bene ora andiamcene!", esclamai.
"Io non ce la faccio a correre..", disse Amy, la guardai, era debole, era avidente, Liam mi passò i due borsoni e la prese in braccio.
"Ok, ci siamo, andiamo.", dichiarò.
"Bene.", uscii dalla porta velocemente, sentii sussurrare un grazie da Amy, rivolto a Liam, poi lo schiocco di un bacio.
E a me? Chi mi ringraziava? Stavo salvando il culo ad entrambi.
Ci dirigemmo alla macchina, misi i bagagli nel bagagliaio poi andai subito nel posto di guida, ero solo davanti, guardai dietro dal finestrino, Liam mi guardò.
"Sto dietro con lei.." mi disse, poi la guardò, lei aveva la testa appoggiata alle sue ginocchia, la guardava come se fosse l'unica cosa che contava in quel momento.
Distolsi lo sguardo e partii a tavoletta, se ci prendevano era la fine, gurdai dagli specchietti retrovisori se ci stava seguendo qualcuno.
"Non ci segue nessuno.", dichiarai, feci un sospiro di sollievo.
"Bene.", rispose Liam.
"Sono più tranquilla..", disse Amy, "Grazie Luke."
Sorrisi, finalmente qualcuno che me lo diceva, "Prego."
"Ok, basta smancerie tra di voi.", disse Liam.
"Oh gelosone", dissi.
"Non sono geloso.", mi guardò.
Sospirai, "Sì, lo sei, guarda che è normale, non capisco perché tutti se ne vergognino.", dissi, mi piaceva dargli fastidio.
"Zitto.", mi disse solo, io risi, Amy pure.
Sospirai e continuai a guidare.
"Devi farti la barba..", sentii dire da Amy.
Liam rise, "Sì, lo penso anche io.", diedi un'occhiata veloce dietro e li vidi che si stavano guardando, così, in silenzio.
Lo ammetto, erano dolci, ma io avrei voluto che lei fosse stata così con me, non con lui, continuavo a tenermi tutto dentro, un giorno, prima o poi, sarei esploso.
Accesi la radio, la musica mi avrebbe tranquilizzato, alzai un pò il volume, riguardai gli specchietti retrovisori, poi riguardai la strada.

Liam's pov.
Per fortuna eravamo andati via velocemente, non avrei voluto sapere che cosa ci avrebbe fatto il Colonnello una volta presi.
Eravamo in viaggio da più di un'ora ormai, Amy si era addormentata sulle mie ginocchia, era sempre pallida, era coperta con il mio maglione, avevamo le mani incrociate, era fredda, stavo sperando che la febbre le passasse velocemente.
Luke si fermò, alzai lo sguardo, eravamo ad una pompa di benzina, lui uscì dalla macchina e fece il pieno, poi rientrò e ripartì, alzò il volume della radio.
"No abbassa.", gli dissi, "C'è Amy che dorme."
"D'accordo.", disse petulante, "Secondo me dorme troppo.", rise.
"Ti ci vorrei vedere a te con la febbre.", lo guardai, quando faceva così mi dava il nervoso.
"Dai, non ti innervosire subito.", disse.
Alzai gli occhi al cielo, era sempre più stupido.
Guardai fuori dal finestrino, guardai le macchine passare, guardai il paesaggio, pianura infinitamente vasta, e ogni tanto qualche casa, sentii Amy che si svegliò improvvisamente, battè la mano sulla mia gamba ripetutamente.
"Che c'è?", la guardai.
"Mi viene da vomitare!", esclamò.
"Accosta!", dissi, "Velocemente!", aggiunsi, Luke dopo poco accostò.
Amy aprì il finestrino e la sentii vomitare, mi avvicinai rapido a lei e le tenni subito la testa.
"Passerà prima o poi..", le dissi.
Amy tossì, "Lo spero, perché è uno schifo."
Io e Luke ridemmo all'unisono, dopo qualche minuto sentimmo uno sparo, Amy rientrò subito in macchina e chiuse il finestrino.
Guardai fuori e vidi che a poca distanza da noi, c'era il camion con il Collonnello sopra.
"Luke parti!", dissi agitato.
"Merda, merda!", esclamò Luke, e partì a tavoletta.
Ci continuavano a sparare.
"Giù con la testa!", urlò Luke.
Ci abbassammo, Amy si strinse a me, "Tranquilla, non succederà niente.", la rassicurai.
"Lo prometti?", mi guardò.
"Sì.", dissi , e la baciai a stampo, "Ti rpoteggerò a costo della mia vita, Amy."

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Capitolo 14
*** capitolo 14. ***


Amy's pov.
Continuavo a sentire i rumori degli spari, mi faceva male la testa, Liam me la teneva bassa per fare in modo che non fossi colpita, Luke stava guidando estremamente velocemente per seminare il Colonnello, tossii un pò.
"Andrà tutto bene, andrà tutto bene.", continuava a ripetere Liam, più a se stesso che a noi altri, lo guardai, era sudato, non era spaventato ma tremava, mi avvicinai a lui e lo strinsi in un abbraccio, lui a sua volta mi strinse a se, mi accarezzò i capelli delicatamente, "Più veloce Luke!", urlò.
"Più di così non va!", eclamò Luke, era nel panico, ad un certo punto curvò e uscì velocemente dall'autostrada, da lontano di sentivano ancora degli spari.
"Forse li abbiamo seminati.", disse Luke, lo guardai, diede un'occhiata allo specchietto retrovisore, vidi che diede un sospiro di solievo, io e Liam rialzammo cautamente la tesa, notai che entrambi i finestrini dietro erano rotti, infatti entrava dell'aria.
"Bravo Luke.", disse Liam, sorrideva, era più rilassato ora, poi mi guardò, "Tutto bene?"
"S-sì, gli riposi, lo guardai e gli diedi un lungo bacio a stampo, ero felice che non ci fosse successo nulla.
Scoppiammo tutti a ridere.
"Oddio, non ci credo che l'abbiamo scampata!", disse Luke, entusiasta.
"Neanche io!", dissi sorridendo, "E ora?", chiesi.
"Dobbiamo usare strade poco frequentate, non superstrade.", disse Liam.
"Si, giusto.", affermò Luke.
Sospirai, mi sdraiai di nuovo, la testa mi faceva meno male, ma mi girava, tossii di nuovo.
"Merda..", esclamò Liam all'improvviso, mi girai, aveva la mano sporca di sangue.
"Che c'è?", lo guardai, "Ti hanno colpito?", chiesi in ansia.
"N-no..", si tirò su la maglia, mostrando un fisico niente male, e mi fece vedere che nel fianco c'era un taglio rosso che sanguinava parecchio, "Mi ha solo sfiorato un proiettile, niente di grave.", mi guardò, sospirai di solievo, si mise una mano sul graffio.
"Brucia?", lo guardai.
"Non molto..", rispose.
"Tutto bene amico?", chiese Luke.
"Si, sto bene, tu?", rispose Liam.
"Sì.", rispose l'altro, e fece un sorriso, un pò troppo forzato per i miei gusti, era da quando eravamo partiti che Luke era diverso, era meno spavaldo con me, era più simpatico, senza un perchè, aveva anche un pò di malinconia negli occhi, tutto all'iprovviso.
Continuò a guidare, ora più lentamente, mi misi seduta e guardai fuori dal finestrino, eravamo arrivati ad una cittadina, era semi deserta, notai che la maggior parte delle case stavano cadendo a pezzi, solo si distingueva una casa, sembrava quasi nuova, solo la vernice bianca era leggermente rovinata.
"Ma dove siamo?", chiesi.
"Non lo so..", rispose Liam, si stava guardando in torno anche lui, le persone ci guardavano come se fossimo alieni.
"Come mai ci fissano? Non hanno mai visto degli esseri umani?", disse Luke sarcastico, poi aumentò la velocità e andammo via da quella cittadina velocemente.
Appoggiai la testa al sedile, chiusi gli occhi.

Liam's pov.
Continuavo a tenermi la mano sulla ferita cercando di fermare la fuoriuscita del sangue, mi pulsava, bruciava, sentivo il liquido rosso caldo nella mano, mi voltai verso Amy,  forse mi sarei distratto dal dolore così, la osservai: si era addormentata.
Come faceva a dormire dopo quello che ci era appena successo?
Era un periodo in cui dormiva troppo, forse per la febbre, o per altro che non mi aveva detto.
"Forse ho bisogno di una medicazione..", dissi a Luke.
"Ti sanguina tanto?", mi chiese disinvolto, mi dava sui nervi quando faceva così.
"Bhe sì, se no non ti avrei detto che mi serviva una medicazione.", gli risposi alterato.
"Okay, okay.", disse, accostò l'auto e scese, aprì dietro, sentii il rumore dei vetri rotti che cadevano, mi voltai verso di lui, vidi che prese delle garze, e del disinfettante.
Mi aprì la portiera, "Scendi..", scesi e mi misi in piedi di fronte a lui, eravamo più o meno alti uguali, forse lui qualche centimentro più di me, mi si avvicinò e mi alzò la maglia nel fianco, tolsi la mano e lui versò sopra la ferita, bruciò tantissimo, cercai di tenere per me un lamento di dolore.
"Puoi anche mostrarti debole ora..", disse Luke mentre mi metteva le bende, "Ci sono solo io."
Non risposi.
"Ho finito.", dichiarò Luke dopo qualche minuto di silenzio.
"Grazie.", lo guardai mentre andava a rimettere a posto le garze e il disinfettante, lui rispose con un cenno e un sorriso accennato, rientrai in macchina, e lo stesso fece lui.
Era ancora freddo nei miei confronti, anche se io avevo capito che tra lui ed Amy non era successo niente quel giorno, credevo di essere stato perdonato per il mio comportamento, ma evidentemente no.
Ripartì, c'era silenzo e c'era molto vento dentro al furgoncino, dato che alcuni finestrini erano rotti, forse era meglio così, faceva molto caldo, ma per Amy non andava bene, la febbre sarebbe peggiorata, non avevo niente per coprirla così la strinsi a me cercando di riscaldarala, lei a sua volta si appoggiò, non so se era sveglia o se lo fece involontariamente.
La osservai per un po', aveva i capelli scompigliati dal vento, le guance leggermente più rosee, non era più pallida, voleva dire che si stava riprendendo.
Alzai poi lo sguardo verso Luke, stava sbadigliando.
"Vuoi che guido un pò io?", gli dissi.
"No, ce la faccio..", disse.
"Luke, stai per addormentarti sul volante, ce la faccio a guidare anche se sono ferito.", dissi.
"Va bene.", disse, accostò, poi si sposto nel sedile del passeggero davanti.
Lascia delicatamente Amy, poi scesi e mi andai a sedere nel sedile del guidatore, partii.
"Grazie, per avermi dato il cambio, dico.", disse Luke, aveva la testa appoggita al sedile e gli occhi chiusi.
"Prego.", risposi.
Guidai tutta la notte, la ferita mi dava delle fitte, ma non erano forti, anche Luke ora dormiva, russava leggeremente, non come Amy, lei aveva solo il respiro pesante, la sentii tossire.
Qualche ora dopo uscii dall'autostrada, ormai ero arrivato, segui la solita strada deserta, sempre dritta, affiancata da alberi.
Era buio, non c'era nemmeno un lampione, come ricordavo, da bambino mi spaventava sempre fare quella strada, anche se ero con i miei, cacciai subito indietro quel pensiero, non volevo più saperne di loro.
Arrivai in fondo alla strada, parcheggiai, ed eccola lì, casa.

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Capitolo 15
*** capitolo 15. ***


Liam's pov.
In mezzo al nulla, proprio come ricordavo, circondata da un vasto deserto, aveva perso un po' del colorito originale, me la ricordavo rosso accesso, ora sbiadito col tempo.
Le tapparelle chiuse, erano arruginite, chissà da quanto tempo nessuno ci andava più.
Mi volto verso Luke, che dorme beato, mi dispiaceva svegliarlo, ma mi serviva una mano, lo scossi leggermente.
"Luke..", dissi a bassa voce, "Svegliati, siamo arrivati."
Lui fece un grugnito e si rigirò nel sedile, perchè era così stupido, lo scossi più forte.
"Alzati, siamo arrivati, cavolo!", eclamai.
Aprì gli occhi, il suo sguardo assonnato trovò il mio, "Sei sempre così gentile a svegliare le persone?", disse con la voce ancora impastata dal sonno.
Sbuffai, "Smettila di fare storie e aiutami con le borse.", dissi, mi feceva venire i nervi quando faceva così.
Scesi, e andai ad apire dietro, Luke mi raggiunse qualche minuto dopo.
"Che posto è?", mi guardò mentre prese un paio di borse.
Io presi l'ultima rimasta e chiusi piano dietro, "Venivo qui da piccolo con...", feci un respiro profondo, "Con i miei genitori.", dichiarai.
"Capisco..", disse Luke mentre si avviava alla porta, "Hai le chiavi vero?", mi guardò.
"Ce n'è una sotto uno dei vasi.", scrutai nel buio tutti i vasi mentre andavo verso Luke con il borsone che poggiai davanti alla porta, ed eccolo lì, le piante ormai erano tutte secche, alzai il vaso, era rotondo, fatto di ceramica e aveva disegnato sopra delle fantasie, cadde della terra, e sotto c'era la chiave, piccola e argentata, come se il tempo per lei non fosse mai passato.
La raccolsi, poi rimisi il vaso al suo posto, andai alla porta.
"Ehy..", sentii, io e Luke ci voltammo insieme, era Amy, era scesa dalla macchina e stava venendo verso di noi.
"Ehy, quando ti sei svegliata?", andai verso di lei, mi avvicinai, non avevo mai notato fino a quel momento quanto fosse gracile.
"Prima, mentre stavi cercando di svegliare Luke.", disse sorridendo, "Siamo arrivati, quindi.", mi guardò, sentivo dalla voce che stava meglio, e lo vidi anche dal fatto che si regeva in piedi da sola.
"Sì..", le sorrisi e la presi per mano, sperai non mi facesse domande sulla casa, era già tanto che avevo risposto a Luke.
La portai verso la porta, avevo ancora io la chiave in mano, Luke si era appoggiato al muro, quando aprii la porta si stacco dal muro e prese le borse, entrò prima di me, come sempre doveva essere il primo.
"La luce?", mi disse.
Cercai al buio con le mano, tastando il muro finchè non trovai l'iterruttore, lo schiacciai e si accese la luce.
"Strano.", dissi, "Ero convinto che l'avessero staccata l'elettricità.", c'era odore di chiuso, mi guardai intorno, era tutto esattamente uguale, tutto come ricordavo, anche se non volevo ricordare quello che era accaduto.
"E' tutto impolverato!", commentò Luke mentre andava ad aprire una finestra.
"Si pulisce.", rispose Amy, timidamente.
"Tu sei pazza.", disse Luke ridendo, "Ci vorrà una vita."
"Se vuoi vivere nello sporco fà pure.", sbottai io.
"Okay, okay.", disse e ci guardò, "Però iniziamo domani."
"E certo! Volevi fare le pulizie notturne perchè?", rispose Amy ridendo, ero felice che iniziasse a stare meglio, non mi piaceva vederla con la febbre.
Chiusi a chiave la porta, "Vi faccio vedere le stanze..", dissi.
Amy mi strinse la mano, forse aveva capito che quella casa mi portava alla mente dei ricordi dolorosi, ricambiai la stretta e li portai in salotto ed in cucina, poi li portai al piano di sopra.
"La tua stanza, Luke, è questa.", aprii la porta dell'unica stanza singola e accesi la luce, era la mia stanza una volta.
"Va bene.", entrò nella stanza con il suo borsone e chiuse la porta.
"Prego!", esclamai, Amy rise, mi volta verso di lei e le diedi un leggero bacio a stampo.
"E noi?", mi chise quando si staccò, eravamo ancora vicinissimi, i nostri nasi si toccavano, "Dove dormiamo?", mi guardò.
"Vieni.", le dissi, la portai nella camera matrimoniale,accesi la luce, era dei miei genitori, c'era ancora il telone di nailon sopra il letto, lo levai e si alzo una nuvola di polvere, così decisi di aprire la finestra, entrò del vento fresco, dopo poco la polvere si dissolse.
"E' da tanto tempo che non veniva qualcuno qui..", disse Amy, era ancora in piedi davanti alla porta, distolsi lo sguardo da lei e presi i borsoni fuori, poi chiusi la porta.
"Sì, troppo tempo forse.", risposi freddo.
"Come mai?", mi guardò, sentivo che la sua voce tremava, sapeva di aver azzardato troppo con quella domdanda.
"Perchè non riposiamo?", evitando di rispondere.
Lei sospirò, "Sì, forse è meglio.", andò verso il suo borsone e ne tirò fuori il pigiama, mi guardò imbarazzata.
"Che c'è?", chiesi.
"Ti potresti girare?", disse evitando il mio sguardo, era leggermente rossa in viso, risi, era dolcissima.
"E se non volessi?", dissi malizioso.
"Liam ti prego!", si mise le mani davanti al viso imbarazzata e rise, non pensavo la imbarazzasse così tanto, anche perchè sapevo che aveva già avuto esperienze.
"E va bene!", mi voltai verso la finestra e mi sedetti sul letto.

Amy's pov.
Iniziai a spogliarmi sperando che lui non si girasse all'improvviso, appoggiai i vestiti sul letto, quando rimasi in biancheria mi misi i pantaloni della tuta, poi mi misi una maglietta a maniche corte e presi i vestiti messi sul letto e li buttai sopra la valigia, quando mi girai c'era Liam che mi fissava, mi sorrise.
"Ti sei girato!", mi lamentai.
"Mi serviva il tuo permesso, perchè?", mi guardò.
"Se fossi stata ancora mezza nuda?", improvvisai, il cuore mi batteva all'impazzata.
"Tanto meglio!", rise, si alzò e mi venne incontro, mi toccò il braccio dove avevo la ferita, "Non hai più niente..", disse guardandolo e accarezzandolo, mi vennero i brividi, sperai che lui non se ne accorgesse, "Tutto grazie a me, modestamente.", continuò, dandosi delle arie.
"Cretino!", esclamai.
"Questo è il tuo ringraziamento dopo che ti ho salvato la vita?", disse, facendo il finto offeso, poi si sedette sul letto a testa bassa.
Risi, poi tossii, "Okay, forse è meglio che non rido o soffoco!", esclamai, lui sorrise, si trattenne da una risata, per continuare a fare l'offeso, mi avvicinai, mi misi in ginocchio di fronte a lui.
"Come sei permaloso..", commentai mentre gli misi due mani sulle ginocchia aprendogli, poi le gambe per infilarmici in mezzo.
Alzò lo sguardo verso di me, mi avvicinai e lo baciai dolcemente, lui ricambiò.
"Il mio cucciolone!", sorrisi e avvolsi le mie braccia intorno alla sua vita, lui mi strinse a sè.
"Va bene, sei perdonata.", disse, "Ora dormiamo."
"Va bene.", mi alzai, ma lui mi prese per le mani e mi fece cadere sopra di lui, fece un verso di dolore, scoppiammo in una fragorosa risata insieme.
"Oddio, scusa!", risi ancora, "Ti ho fatto male?", lo guardai.
"N-non molto..", balbettò, ci guardammo negl'occhi per qualche secondo, i suoi piccoli, caldi occhi marroni erano così rassiccuranti, poi, poco a poco mi avvicinnai a lui e lo baciai.
Lui ricambiò subito con foga, la mia bocca si schiuse sotto la sua.
La sua lingua trovò la mia, il mio cuore iniziò a battere all'impazzata, ero posizionata a cavalcioni sopra di lui, mi mise le mani sui fianchi e rigirò la situazione, e io finii sotto.
Cominciò ad alzarmi la maglietta, le sue mani fredde mi fecero venire i brividi, ma lo fermai.
"No, Liam.", dissi, lui mi guardò e piegò la testa di lato, gli era cresciuta un pò di barba incolta, lo trovavo ancora più adorabile.
"Perchè?", mi chiese facendo labbruccio.
"N-non abbiamo il preservativo..", balbettai, e distolsi lo sguardo.
"A quello si può rimediare.", fece un sorisetto, mi ribaciò dolcemente, "Luke ne ha sempre qualcuno nel portafoglio.", fece per alzarsi, ma lo tenni per un polso.
"No, lascia stare..", dissi, ero nervosa in quel momento, mi sentivo come quando raccontavo le bugie a mia madre, non ero mai stata brava a mentire, con lei proprio non ci riuscivo, allora mi agitavo.
"Che c'è?", mi chiese Liam, era ancora inginocchio, sul letto, fra le mie gambe.
"H-ho il ciclo.", arrossii.
Liam rise, "Non devi essere imbarazzata, basta dirlo.", fece spallucce.
"Va bene.", sospirai, gli avevo mentito ma non mi sentivo di essere intima con lui in quel modo, anche perchè l'ultima volta che ero stata intima con qualcuno il giorno dopo ho perso tutto.
Liam mi si tolse da sopra e si sdraiò accanto a me, mi voltai di lato, appoggiai la testa sul suo petto e lui mi strinse a se con il braccio destro.
"Buonanotte Amy.", mi disse.
"Buonanotte Liam.", mi strinsi di più a lui, poi chiusi gl'occhi.
Il giorno dopo mi svegliai da sola, avevo un lenzuolo rosa chiaro con dei fiorellini addosso, dalla finestra, aperta, entrava la luce calda del sole, mi stirai poi mi misi seduta.
Mi alzai e mi andai ad affacciare alla finestra, il paesaggio era tutto deserto, tranne per un giardino tutto secco nel retro della casa.
Mi diressi alla porta della stanza, ma nel preciso momento in cui feci per prendere la maniglia per aprire, si piegò ed entrò Liam.
"Ehy, buongiorno!", sorrise, notai che il livido che aveva in viso era quasi sparito, poi si avvicinò a me e mi baciò, sapeva di cacao.
"Buongiorno.", lo gurdai, "Sai di cioccolata.", risi e mi leccai.
"Sì..Luke è andato a fare la spesa.", mi disse.
"Quando?", strabuzzai gli occhi, forse avevo dormito troppo.
"Stamattina, è stato il primo a svegliarsi.", rispose, poi andò a chiudere la finestra.
"Bene, ho fame!", esclamai, Liam mi guardò e rise, uscimmo dalla stanza.
Andammo giù per quelle scale in legno molto scuro e Liam mi accompagnò in cucina, dato che non ricordavo ancora dove fosse, entrammo e vidi Luke seuduto ad un tavolo di legno, dello stesso colore delle scale, anche le sedie erano fatte così.
"Ce l'hai fatta a svegliarti allora!", disse appena mi vide.
"Ah-ah.", risposi, ironica, "Molto divertente."
"Lo sò.", mi rispose facendo un sorrisetto, poi diede un sorso all'aranciata che aveva davanti.
Mi sedetti anche io, sul tavolo c'erano un paio di borse di plastica con dentro da mangiare e da bere, notai che ce ne erano altre sparse per la cucina.
Frugai nella borsa sul tavolo e ne tirai fuori un pacco di biscotti, il latte era già stato aperto da Luke, che lo aveva davanti.
"Dove sono i bicchieri?", chiesi.
"Lassù.", dichiarò Luke puntando uno scaffale in alto;
 feci per alzarmi, ma Liam mi precedette e mi prese un bicchiere, lo sciacquò un pò e poi me lo diede.
"Grazie."
"Prego.", e si sedette accanto a me.
Tolsi il latte da davanti a Luke e lo versai nel bicchiere, che riempii fino a metà, zuppai un biscotto, poi quando fù abbastanza morbido lo mangiai.
Nessuno parla, mi ricordavano le colazioni a casa con mamma, erano silenziose fino a che una delle due non chiedeva all'altra se aveva dormito bene, o il programma della giornata.
"Tutto apposto?", la voce di Liam mi risvegliò dai miei pensieri.
"Sisi.", diedi un sorso al latte e mangiai una altro biscotto.
"Direi di iniziare a pulire.", propose Liam guardando Luke.
L'altro sbuffò, "Sì, me l'ero scordato."
"Vi aiuto.", dissi.
"No.", ribattè subito Liam, "Non sei ancora guarita del tutto."
Strabuzzai gl'occhi, "Cosa? No! Vi voglio aiutare.", lo pregai, "Sto meglio ora."
"Amy, no, e se ti riviene una ricaduta?", mi sfidò, cercando di farmi cambiare idea.
"Ti prego!", lo pregai, con voce petulante questa volta.
Sospirò, "Va bene, ma se ti riammali io te l'avevo detto."
"Pazienza!", dissi entusiasta.
"Non ho mai visto nessuno così felice per fare le pulizie.", disse Luke, ridendo.

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Capitolo 16
*** capitolo 16. ***


Amy's pov.
"Ho trovato qualcosa!"
Era pomeriggio innoltrato, il caldo era atroce nonostante avessimo aperto tutte le finestre della casa.
Ci eravamo 'divisi' la casa per pulire, io pulivo la cucina, Luke il salotto e Liam il piano di sopra.
"Cos'hai trovato?", chiesi a Luke andando in salotto, poco dopo mi raggiunse Liam, aveva una scopa in mano.
"Sei tu da piccolo?", Luke aveva in mano una cornice di legno decorato.
Liam gliela tolse subito di mano e la guardò con occhi tristi, mi avvicinai e la guardai anche io, aveva il vetro rotto, come se fosse stata lanciata durante qualche lite, però la foto si vedeva comunque bene: vi erano i genitori con un sorriso stampato sulla faccia, e al centro un bambino paffuto con espressione seria, come se non avesse voluto fare la foto, una goccia d'acqua cadde sul vetro, alzai lo sguardo, Liam si stava asciugando una guancia.
"Sì.", rispose duro a Luke, "Buttala.", detto questo lasciò la cornice nelle mani dell'altro e camminò velocemente verso il piano di sopra, lo seguii a ruota, o mi diceva cosa era successo o l'avrei scoperto da sola.
"Liam fermati!", dissi, era troppo veloce per me. "Aspetta."
Si diresse verso la stanza dove dormiva Luke, entrai e lo trovai seduto sul letto con la testa fra le mani, mi sedetti vicino a lui.
"Ne vuoi parlare?", dissi dolcemente senza guardarlo.
"No.", disse secco.
"Perchè?", dissi decisa.
"Non voglio.", rispose quasi in un sussurro.
Mi avvicinai, "Puoi fidarti di me."
Alzò la testa e guardò dritto, "Questa era la mia stanza, quando ero piccolo.", disse.
Mi guardai intorno, non mi sembrava la stanza di un bambino, anche se ora ripulita, era incolore e senza personalità di alcun tipo, forse era perchè da molto tempo nessuno vi andava.
"Questa casa era dove venivamo in vacanza.", continuò, il mio sguardo si spostò dalle pareti a lui, "I miei non erano i tipici gentori affettuosi, erano sempre così severi con me..", abbassò lo sguardo.
"Che ti hanno fatto?", non volevo davvero sentire la risposta, che, da sola, forse avevo già intuito.
Prese un lungo respiro, continuava a non guardarmi, strinse i pugni, vidi una lacrima cadere sulla sua guancia.
"Loro mi picchiavano.", disse prendendo coraggio, "Soprattutto mio padre, così appena fatti sedici anni sono scappato e decisi di arruolarmi."
Mi misi una mano sulla bocca, "Oddio..", lo sapevo;
non avrei voluto che fosse stata quella la risposta, d'istinto lo abbracciai, lui si strinse a me e si liberò in un pianto, non l'avevo mai visto piangere così, o piangere in generale, chissà da quanto si teneva tutto dentro.
"Va tutto bene.", gli accarezzai delicatamente il collo, "Ci sono io con te adesso."
Dopo qualche minuto sentii che il suo respiro tornava regolare, le lacrime non scendevano più, si stacco da me e mi guardò.
Gli misi entrambe le mani sulle guance e gliele accarezzai, asciugando le lacrime.
"Va tutto bene, okay?", gli ripetei, "Finchè restiamo insieme."
Lui anuii, mi si avvicinò e mi diede un bacio dolce.
"Grazie, piccola.", fece un mezzo sorriso, poi mi ribaciò.
"Per te, tutto.", risposi, ed era vero, avrei fatto qualsiasi cosa per lui, lo amavo da morire.
"Tutto bene?", io e Liam ci voltammo insieme, c'era Luke sulla soglia della porta.
"Hai sempre un tempismo perfetto, eh?", dissi.
"Non lo faccio apposta ad essere così bravo!", disse compiacendosi e appoggiandosi allo stipite della porta.
Alzai gli occhi al cielo, sempre più stupido!
"Comunque sì, tutto apposto ora.", disse Liam.
Mi volta verso di lui, "Sicuro?", dissi.
"Sì..", sussurrò, e intrecciò le nostre mani.

Luke's pov.
Ed eccoli lì che si tenevano per mano sotto al mio naso, e io appoggiato allo stipite della porta, in silenzio, a fare il cretino.
"Bhè, vi lascio.", dissi prima di tornare di sotto, non mi aspettavo di sentire una risposta, erano troppo presi da loro stessi per pensare anche a me.
Tornai in salotto, e ripresi la cornice che avevo lasciato sul divano in mano, la guardai, non avevo mai visto i genitori di Liam, me ne aveva solo parlato una volta, i maniera molto distaccata.
Rimisi la foto nell'armadietto dove l'avevo trovata e lo richiusi a chiave, non era stata una bella idea aprirlo.
Risi tra me e me, che stupido sono.
"Perchè ridi da solo?", mi volta, era Amy, non l'avevo sentita arrivare,  stavo perdendo colpi.
"Niente...Liam?", chiesi, cambiando discorso.
"Ha voluto finire di pulire il bagno di sopra, anche se mi ero offerta di farlo io.", sorrise, mi venne una stretta al cuore, amavo il suo sorriso.
"Q-qua di sotto comunque è pulito.", balbettai, che effetto mi faceva quella ragazza.
"Va bene.", disse, poi si guardò intorno.
Mi persi nel guardare il suo viso, il contorno dei suoi occhioni marroni, i capelli leggermente spettinati, i lineamenti del viso e delle labbra, era perfetta.
"Luke?"
Fui svegliato dal mio stato di trans dalla mano di Amy che mi passava davanti.
"Si, dicevi?"
"Io niente, ti eri imbambolato.", rise.
"Scusa.", dissi e abbassai lo sguardo sorridendo.
"Ho finito!", disse Liam scendendo dalle scale.
"Bravo!", dissi applaudendo ironico, "Ti meriti un biscottino!"
Liam alzò gli occhi al cielo, Amy rise.
"Io però lo devo usare il bagno, quindi vado.", disse poi ridendo, e correndo di sopra, la seguimmo entrambi con lo sguardo, ma io lo distolsi per primo.
"Scusa, comunque.", dissi.
Si girò, "Per cosa?", mi guardò.
"Mi sento in colpa, se non avessi tirato fuori la foto non ti avrei fatto sentire così.", abbassai lo sguardo.
"Tranquillo, non è colpa tua..", fece spallucce.
"Va bene...", sospirai, poi mi sedetti sul divano.
Dopo qualche secondo Amy, scese dalle scale e andò verso Liam, lui la baciò con trasporto, distolsi lo sguardo costringendomi a guardare la vecchia televisione che avevo davanti, respirai e inspirai, strinsi i pugni, sentivo gli schiocchi dei baci e loro due che ridevano.
"Dai, basta.", sentii dire da Amy, fra un bacio e l'altro.
"Perchè?", le rispose l'altro provocante.
Un altro bacio.
"Non siamo soli..", disse Amy alludendo a me.
Ero di troppo?! Dovevano pensarci prima di decidere di portarmi con loro, e io da quel divano non mi muovevo, mi misi a gambe incrociate e mi appoggiai allo schienale morbido, e mi misi a guardare il soffitto.
Sentii Liam sospirare, "Si rimedia..", disse poi.
Sentii dei passi che salivano le scale e una porta chiudersi.
Era troppo, presi le mie scarpe e uscii di casa sbattendo la porta.

Amy's pov.
"Hai sentito?", chiesi.
"Cosa?", chiese Liam, era sopra di me intento a baciarmi il collo.
"Quel rumore.", gli dissi, avevo sentito sbattere qualcosa.
"Sarà Luke..", e mi tappò la bocca con bacio appassionato.
Sentivo il suo sapore mescolarsi con il mio, mi si insinuò tra le gambe, gli levai la maglietta lentamente, come se avessi paura di fargli male, era passato un po' dall'ultima volta che era successo, con Nicholas...per un attimo me lo rividi davanti a mi bloccai.
"Che c'è?", mi chiese Liam, guardandomi.
"N-niente..", dissi, distolsi lo sguardo dal suo.
"Sicura?", mi mise una mano sulla guancia accarezzandomela.
Mi costrinsi a guardarlo negli occhi, nei suoi caldi occhi marroni.
"Sì."
Mi sorrise, poi mi ribaciò con foga, io ricambiai, chiusi gli occhi, ma mi rividi Nicholas e mi staccai brutalmente.
"Allora non va tutto bene.", disse Liam brusco mettendosi in ginocchio, sempre restando in mezzo alle mie gambe.
"I-io non posso..", dissi con un filo di voce.
"Dimmi che hai."
Mi sembrava più un ordine, che un invito a parlare, ma non riuscivo a parlare, come facevo a dirgli che vedevo Nicholas, il mio ex al posto suo mentre ci baciavamo? Mi avrebbe presa per pazza.
"Amy.", ripetè, "Parla con me.", aveva un tono più dolce ora.
Le parole mi si erano bloccate in bocca, riuscivo solo a balbettare, perchè? Perchè lo vedevo? Ero diventata veramente pazza, forse?
Mi rannicchai e mi portai le ginocchia al petto, evitai il suo sguardo, lui si avvicinò a me e si sedette a gambe incriociate difronte a me.
"Davvero, dimmi qualcosa, mi stai spaventando."
Mi guardò preoccupato, e il suo tono trapelava anch'esso di preoccupazione, alzai lo sguardo verso il suo, che mi entrava dentro violentemente, come se mi stesse urlando contro silenziosamente.
"Mi sento come se possa risuccedere...", dissi senza guardarlo.
"Cosa?", chiese a sua volta.
"P-perchè l'ultima volta c-che l'ho fatto il giorno dopo...", balbettai, ma le parole mi si bloccarono in gola.
Ero in un misto fra imbarazzo e tristezza, non gli dissi che vedevo Nicholas, non ce l'avrei fatta.
Alzai lo sguardo verso di lui, lo vidi spostarsi e sedersi vicino a me, mi mise un braccio intorno alle spalle e mi fece avvicinare verso di sè, mi cullò dolcemente.
"Non può riaccadere, Amy.", mi spiegò, "Dopo quello che è successo alla tua città il Colonnello cessò gli esperimenti."
Chiusi gli occhi, mi scesero delle lacrime, almeno una cosa buona quell'uomo l'aveva fatta, anche se per rendersi conto dello sbaglio dell'esperimento ho dovuto perdere tutto quanto.
In un certo senso era una paura stupida alla fine, ma non riuscivo a non pensarci, sentii una rabbia crescermi dentro, ma la placai.
"Va tutto bene, andrà tutto bene, te lo prometto.", continuò poi, con tono dolce.
Annuii, e appoggiai la testa al suo petto, mi asciugai le lacrime con il dorso delle mani.
"Liam?"
"Si?", rispose subito lui.
"Ti amo."
Lo sentii sorridere, "Anche io, piccola."

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Capitolo 17
*** capitolo 17. ***


Luke's pov.
Dove stavo andando?
Non lo sò.
Stavo percorrendo quella strada così lunga, a piedi, guardavo all'orizzonte, sembrava non avesse una fine, ad affiancarla alberi rinsecchiti per colpa del calore, le strisce bianche per terra erano rovinate, quasi sbiadite.
Per arrivare alla città più vicina a fare la spesa, in macchina, ci avevo messo venti minuti, a piedi, con quel passo lento, ce ne avrei messi sessanta. Non volevo prendere la macchina, già ero uscito sbattendo la porta, non volevo fargli pure pensare che ero tipo 'scappato via', così decisi di fare tutta la strada a piedi.
Quando arrivai alla città avevo mal di piedi, volevo solo trovare un posto in cui sedermi, così mi diressi verso un parco che avevo visto quella mattina, c'era una panchina libera, mi sedetti.
Mi guardai intorno: c'erano delle altalene, vari scivoli di tanti colori e tipi, l'erba era abbastanza alta, ma non molto, c'erano alcuni bambini che stavano giocando tra loro a palla e delle bambine che giocavano con le bambole, i genitori seduti in una panchina poco distante dalla mia stavano chiaccherando animatamente.
Mi sdriai sulla panchina, mi concentrai sul cielo azzurro, avevo il sole sul viso che mi riscaldava, anzi mi bolliva: era troppo caldo.
Le nuvole bianche erano immobili, non tirava un filo di vento.
Chissà quei due che avevo lasciato da soli che stavano facendo...okay: no, non volevo saperlo.
Mi sentii toccare una spalla, mi voltai, era una bambina di quelle che stavano giocando con le bambole, infatti ne aveva una in mano, biondina con gli occhi grandi e blu, avrà avuto sui sei anni.
"Ciao..", mi disse timidamente.
"Ciao..", le sorrisi, perchè una bambina vuole parlare con me?
Abbassò lo sguardo sulle sue scarpe rosa, lo ammetto era adorabile.
"Le altre bambine mi prendono in giro..", iniziò subito,"Dicono che non sarei riuscita a parlare con te..", arrossì.
Diedi un'occhiata alle bambine che guardavano verso di noi ad occhi spalancati.
"Bhè, ce l'hai fatta!", esclamai sorridente.
"Claire! Ma che fai?", alzai lo sguardo, una delle mamme venne verso di noi, "Scusala!", mi sorrise timidamente.
"Non si preoccupi.", ricambiai il sorriso, poi mi alzai dalla panchina.
"Chiedi scusa.", disse la madre severa.
"Scusa..", disse la bambina.
Mi abbassai alla sua altezza, "Non fa niente!", le sorrisi.
Ricambio il sorriso e poi se ne allontanarono entrambe, la madre teneva per mano la bimba, Claire, che si voltò e mi salutò con la manina, ricambiai il saluto.
Mi ci voleva una bambina per sollevarmi la giornata!

Amy's pov.
"Non ho mai visto una tv con così tanti fili!"
Ero seduta sul divano del salotto a gambe incrociate mentre mangiavo delle patatine, mi stavo godendo uno spettaccolo esilarante: ovvero Liam che stava cercando di far riandare la tv.
"Liam, tutte le tv hanno i fili.", risi, prendendolo in giro.
"Vuoi venirici tu qua dietro?", disse dal retro del mobile dove era posta una grossa tv, ormai non più polverosa.
"Claustrofobia!", esclamai, sgranocchiando un'altra patatina.
Lo sentii sbuffare.
"Mi piacerebbe sapere dov'è finito Luke, comunque.", si lamentò.
"Sarà andato a prendersi una boccata d'aria!", ipotizzai, "Tornerà.", e feci spallucce.
Liam continuò a smanecchiare i fili della tv per un'ora buona, in cui io finii il mio pacco di patatine, ne presi un altro.
"Credo di avercela fatta.", uscì da dietro il mobile tutto sudato.
Provò ad accendere, ma la tv non diede segni di vita.
"Ci hai provato!", dissi ridendo.
"Smettila di ridere!", mi disse voltandosi dalla tv a me.
Risi ancora, "Scusa!"
Lui si avvicinò a me velocemente e iniziò a baciarmi con foga, mi lasciò quasi senza fiato, quando si staccò si sedette sul divano tranquillo e iniziò a mangiarsi le patatine, lasciandomi lì impalata come una stupida.
"Così non ridi più.", disse sgranocchiando.
Aprii bocca, ma la richiusi subito, non sapevo come rispodergli.
"Senza parole eh?", rise.
Mi volta e lo guardai male, presi un cuscino e glielo tirai con forza , ma lui lo deviò.
"Potevi farmi male!", si difese.
"Peccato!", feci spalluce.
Lui mi ritirò un cuscino, ma meno forte di come l'avevo lanciato io, che mi colpì sul braccio.
"Cretino!", risi e lo guardai male.
Si aprì la porta d'entrata, improvvisamente, ed entrambi ci voltammo.
Luke.
"Finalmente!", lo accanì subito Liam, "Dov'eri andato? Ci siamo preoccupati molto, poteva esserti successo qualunque cosa!"
Liam era evidentemente alterato, Luke ci squadrò entrambi.
"Vedo.", disse solo, chiudendo la porta.
"Dov'eri?", ribadì Liam, mi ricordava tanto mia madre che mi sgridava quando tornavo tardi la sera.
"Sono andato in città, a piedi.", disse Luke, tranquillo, "Smettila di fare così, non sei mio padre.", continuò duro, poi si diresse verso le scale e salì di sopra nella sua stanza, e sbattè la porta.
"Infantile.", commentò Liam.
"Secondo me dovresti parlargli.", dissi timida, avevo paura della reazione.
"E' lui quello che deve scusarsi per essere scappato via così.", affermò, duro, e si risedette sul divano.
"Ci parlo io.", mi voltai e mi diressi verso le scale.
"Cosa? No!", sentii dire da Liam, ma era troppo tardi, stavo già salendo, arrivai davanti alla porta della stanza di Luke e bussai, ma non ricevetti risposta, ribussai più volte.
"Avanti! Avanti!", disse scocciato.
Aprii la porta, lui era sdraiato nel letto, senza scarpe, guardava il soffitto, aveva lo sguardo pensieroso, quando chiusi la porta  si voltò verso di me e mi sorrise.
"Sei tu.", disse solo, "Pensavo fosse Liam, per questo non ho aperto.", si mise seduto per farmi spazio e mi sedetti accanto a lui, ricambiai il sorriso.
"E' troppo orgoglioso per venirti a chiedere scusa, così lo faccio io da parte sua.", lo guardai, gli stava riscrescendo la barba, anche se lui in confronto a Liam, se la faceva, sembrava stanco, si passò una mano fra i capelli, più lunghi di come ricordavo.
"Non serviva, tanto lo sò come è fatto, sono anni che lo conosco."
"Meglio.", risi, rise con me.
"Prima o poi mi riparlerà."
Mi guardò per un lungo istante, come se mi stesse studiando.
"Che c'è? Ho qualcosa sul viso?", chiesi toccandomi la guancia.
Lui scosse la testa, "N-no.", balbettò, si avvicinò e mi  bacio dolcemente sperando che io ricambiassi, ma io lo allontanai velocemente con una mano e mi alzai dal letto.
"F-forse è meglio che vado.", dissi velocemente.
Senza aspettare risposta uscii dalla porta e la richiusi, mi toccai le labbra, merda, mi aveva baciato!
Cercai di fare finta che non fosse sucesso niente, scesi dalle scale tranquillamente, trovai Liam sdraiato ad occhi chiusi sul divano, lo occupava quasi tutto, gli spostai le gambe e gliele feci cadere dal divano.
"Ehy! Ma che...?", aprii gli occhi e mi vide, "Ci sei stata tanto."
"Non è vero.", mi sedetti accanto a lui e abbassai lo sguardo.
"Che ti avrebbe detto, quindi?", si appoggiò allo schienale del diavano, e mi guardò.
Mi rivenne in mente il suo bacio, chiusi gli occhi velocemente, poi gli riaprii, respirai, speravo di riuscire a mentirgli bene senza far trapelare alcuna emozione.
"Solo che, in pratica, ti ha già perdonato.", dissi cercando di stare tranquilla.
"Basta?", chiese.
"S-si.", sentivo come se sospettasse qualcosa.
"Va bene.", rispose solo.
Forse era solo una mia paranoia, quell'episodio non sarebbe più dovuto succedere o sarebbe scoppiata la terza guerra mondiale.

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Capitolo 18
*** capitolo 18. ***


Amy's pov.
Eravamo rimasti sdraiati insieme sul divano, stretta a lui.
Ora non sapevo più come comportarmi con Luke, avrei dovuto fare finta di niente? Come sei non ci fossimo mai baciati? Che poi mi chiedo: perchè baciarmi, lo sapeva che io stavo con Liam, per me lui era solo un amico, ora? Non lo sò.
Le dita di Liam percorrevano su e giù il mio fianco sinistro, l'altra mano libera stretta alla mia.
Sentivo il suo battito, aveva il respiro regolare.
"Spero che non ci trovino mai.", disse all'improvviso.
Alzai lo sguardo verso di lui, stava guardando davanti a sè, senza un obbiettivo ben preciso.
"Pensi che ci troveranno?", dissi.
Appena parlai rivolse il suo sguardo a me, ma lo distolse subito: sì, lo pensava.
Mi staccai da lui e mi misi seduta, appoggiando i gomiti alle ginocchia e guardando per terra.
"Scusa.", disse lui, "Solo che non smetto di pensarci, ho come un brutto presentimento che non se ne va mai.", sospirò.
Non risposi, non avevo nulla da dirgli, gli dissi che avevo sete e andai in cucina a prendere un bicchiere d'acqua, bevvi.
Perchè era venuto in quel posto se pensava che ci avrebbero trovati comunque?
Sospirai, poi tornai in sala, lui non c'era più.
"Liam?", chiesi al niente.
"Fuori.", sentii dire.
Mi diressi verso il giardino rinsecchito, lo vidi, mi dava le spalle, guardava l'orizzonte.
"Liam?", ripetei, si girò.
"Vieni.", mi fece segno di avvicinarmi.
Andai verso di lui.
Mentre camminano sentivo sotto i piedi l'erba e le foglie secche scricchiolare, il sole cocente picchiava forte sul mio viso tanto che dovetti socchiudere un po' gli occhi per guardare l'orizzonte, al di là della recinzione arriuginita del giardino c'era solo il nulla, deserto.
Pensai che non era un bel posto dove costruire una casa, così isolato e in mezzo al niente.
Notai solo in quel momento che Liam indossava un paio di jeans e unat-shirt, quando fui al suo fianco gli chiesi se non avesse caldo con i jeans e lui rispose solo:
"Questo è niente in confronto a com'è d'estate."
Lo guardai, era dicembre ormai, e non me sarei ricordata se lui non avesse detto così, forse eravamo vicino a natale, non lo sò.
Non vedevo un calendario dal giorno del mio compleanno, vicino alla porta d'entrata in casa mia.
"Dovremmo comprare un calendario.", dissi quindi.
"Dovremmo.", rispose lui, guardandomi.
Gli sorrisi, ricambiò.
"Allora andiamo!", esclamò poi prendedomi per mano.
Risi, "Va bene!"
Corremmo per mano dentro casa, poi andammo nella nostra stanza, Liam prese il 'portafoglio' (in realtà un sacchettino di stoffa con all'interno i soldi), e uscimmo, sempre per mano.
Prendemmo la macchina, lui guidava, a pensarci non avevo mai imparato a guidare, non avevo fatto in tempo.
"Mi insegnerai a guidare?, gli chiesi poi.
"Quando vuoi, piccola.", poi partì.
Sorrisi imbarazzata: mi scioglievo sempre quando mi chiamava 'piccola'.
"Tu conosci questa città?", gli chiesi mentre percorrevamo quella lunga strada.
"Sì.", disse, "Cioè me la ricordo perchè quando ero piccolo ci andavo con i miei genitori."
"Ah.", dissi solo.
Dopo una venitina di minuti arrivammo in città, Liam parcheggiò  davanti ad un supermercato, credo, la scritta rossa nell'insegna era sbiadita.
Scendemmo dalla macchina, e lui la chiuse, poi entrammo nel negozio.
"Ma li vendono i caldendari qui?", mi guardai intorno, era tutto alimentari: c'era ogni tipo di frutta, e verdura.
"Si, più avanti.", mi prese per mano e mi guidò in un reparto dove c'erano tutte le cose per la scuola: zaini, diari, penne, matite, e c'erano anche dei calendari raffiguranti gatti o persone famose.
"Quale prendiamo?", mi chiese lui guardandomi.
"Propongo quello con i gattini.", dissi ridendo.
Rise, "No seriamente."
"Io sono seria, Liam."
Fece un po' di storie riguardo il fatto che i gattini non fossero una cosa da maschi, e che forse avrebbe voluto un gatto un giorno e chiamarlo formaggio in modo che i topi avessero paura di lui. Non lo pensavo così cretino, stava uscendo un lato di lui più rilassato, più a suo agio.
Mi piaceva.
Andammo a pagare, poi uscimmo dal negozio.
"Ci facciamo un tatuaggio?", dissi.
"Cosa?", chiese lui.
Stava per entrare in macchina, ma richiuse la portiera, e venne da me, alzai la mano e puntai con l'indice il negozio di tatuaggi che c'era di fronte.
"Ah.", disse solo.
"Dai, ce lo facciamo?", lo guardai abbassando il braccio.
"E con quali soldi?", disse.
"Ma piccolo, mica un dragone gigante!", esclamai.
Lui rise, poi tornò serio.
"Forse un giorno, quando saremo a posto.", disse.
"Va bene..", sospirai.
Entrammo in macchina ed orendemmo la via per casa.

Liam's pov.
Un tatuaggio? Davvero?
Ogni tanto le venivano delle idee strane, anche se questa non era male, ma in quel periodo non potevamo permettercelo.
Eravamo in macchina sulla via per casa io guidavo, lei stava guardando fuori dal finestrino: mi sarebbe piaciuto sapere cosa stesse pensando in quel momento, aveva uno sguardo così malinconico.
Forse era colpa mia, forse dovevo dire di sì.
"Tutto bene?", chiesi.
"Come?", si voltò verso di me, avevo interrotto i suoi pensieri.
"Terra chiama Amy? Ci sei?", le sorrisi.
"S-sì.", rise, "Scusa, cosa mi avevi chiesto?"
"Se era andava tutto bene.", dissi.
"S-si, tutto okay.", disse.
Non mi sembrava troppo convinta, arrivammo a casa dopo alcuni minuti, senza parlare.
Scendemmo dal camioncino e lo chiusi, eravamo davanti alla porta ora, la guardai, continuava ad avere quello sguardo malinconico e con un pizzico di tristezza.
"Amy, sicura che va tutto bene?", le chiesi.
Lei mi guardò.
"Si, smettila di chiedermelo.", sorrise.
Continuava a rassicurarmi ma ero preoccupato comunque.
Entrammo in casa, Luke era sdraiato sul divano appena ci vide si alzò di scatto, e prese un colpo sul divano alla caviglia.
"Cazzo!", esclamò.
"Ma sei stupido?", gli dissi, "Che ti è preso?"
"N-niente!", balbettò, "D-devo andare in bagno!"
Zoppicante, scappò via e si diresse velocemente verso il bagno.
Guardai Amy.
"Tu sai che ha?", la guardai.
"N-no.", disse velocemente, "S-se vuoi vado a vedere!"
Si stava avviando verso le scale quando la presi per il polso e la fermai, cercò di divincolarsi ma strinsi la presa.
"Lasciami, mi fai male.", disse.
"C'è qualcosa che non mi hai detto?", dissi serio.
"Lasciami!", mi guardò, era spaventata da me.
Non  volevo essere come mio padre, non lo sarei mai stato.
La lasciai.
"Scusa.", dissi e abbassai lo sguardo, sospirai.
La sentii prendere un respiro profondo, alzai lo sguardo, si era allontanata da me e si era appogiata al muro e seduta in terra.
Mi avvicinai e mi sedetti accanto a lei, ma si allontanò di scatto.
L'avevo spaventata, e non poco, si stava stringendo le ginocchia al petto e guardava nel vuoto.
"Amy mi dispiace.", la guardai, non rispose,"Mi dispiace davvero, ma c'è qualcosa che non mi hai detto?"
Dovevo sapere cosa aveva, era da un po' che sia lei che Luke si stavano comportando in modo strano, e ero spaventato che lui centrasse in qualche modo.
"Ti prego rispondimi.", si era ammutolita.
Si voltò verso di me, non riusciva a guardarmi negli occhi così continuava a distogliere lo sguardo.
"Luke mi ha baciata.",sussurrò.
Rimasi bloccato, non elaboravo quelle quattro parole, mi sentii ribollire dentro, quel cretino.
"Come? Quando?", mi ero alzato dal pavimento e avevo iniziato ad urlare.
"I-ieri..", disse, aveva iniziato a piangere.
"Io lo uccido.", dissi.
Corsi verso le scale ingnorando Amy che mi chiamava e diceva di fermarmi, spalancai la stanza di Luke.
"TU.", urlai.
"Ma che...", non fece in tempo a parlare che gli tirai un pugno dritto sul quella faccia da culo, cadde per terra.
"E' la mia ragazza, cazzo!", esclamai.
"Di che stai parlando?", mi chiese tenendosi il naso sanguinante.
"Lo sai benissimo, coglione!"
Lui cercò di rialzarsi velocemente, ma lo rispinsi per terra con uno spintone, ero sempre stato più bravo io nei combattimenti corpo a corpo, lui era grosso, ma debole.
"L'hai baciata.", sussurrai.
"Ti p-posso spiegare!", balbettò.
"Ah si?! Allora spiega!", urlai.
"Liam basta!", mi voltai, Amy era sulla soglia delle porta impaurita.
Mi rigirai verso Luke, si era seduto appogiandosi al muro, cercando di bloccare la fuori uscita di sangue dal naso.
Quell'essere non si sarebbe più dovuto avvicinare a lei.
Allora decisi.
"Ti voglio fuori di qui."

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Capitolo 19
*** capitolo 19. ***


Amy's pov.
"Ti voglio fuori di qui."
Ero sulla soglia della porta della stanza di Luke, lui aveva il naso sanguinante per colpa di un pugno tiratogli da Liam.
Ero arrivata troppo tardi, non avevo potuto fermare niente, mi sentivo in colpa per tutto questo, perchè avevo parlato?
Stupida.
"No, ti prego.", disse Luke, aveva gli occhi lucidi.
"Liam..", non avevo parole, lo guardai stupita, parlai a filo di voce, non poteva madarlo via, non doveva dopo tutto quello che aveva fatto per noi.
"Ti do' tempo fino a domani pomeriggio, oppure ti sbatto fuori io a calci.", disse Liam senza neanche considerarmi.
Parlava a voce bassa e calma, e mi spaventava perchè mi ricordava il Colonnello quando aveva quel tono.
"E dove dovrei andare?", chiese Luke, ormai disperato.
"Non è affar mio.", rispose Liam, secco.
Detto questo uscì dalla porta, mi prese per un polso e mi trascinò con lui.
"Liam..", dissi a bassa vocce.
Eravamo sulle scale, si girò di scatto.
"Che c'è?", chiese secco.
"N-non puoi cacciarlo..."
Avevo paura a dire così, paura della sua reazione.
"Dammi un motivo."
Era veramente furente con lui, forse anche con me: lo capisco, anche io sarei incavolata nera se la mia migliore amica avesse baciato il mio ragazzo.
Oh, Jenna.
Sospirai.
"Allora?", mi incitò.
"E' i-il tuo migliore amico, c-ci ha aiutati sempre."
Liam abbassò lo sguardo.
"Non lo voglio più qui perchè potrebbe riaccadere, lo capisci?"
Lasciò la presa sul mio polso.
"N-non riaccadrà, te lo giuro. Non lo cacciare ti prego."
"Ci devo pensare, Amy."
Continuò a scendere le scale senza di me, poi si voltò notando che io ero rimasta bloccata sulla rampa, mi schiocco uno sguardo interrogatorio, abbassai lo sguardo e lo seguì.
Lo seguì fino a fuori nel portico, si sedette sulle scale io accanto a lui, anche se presi un po' le distanze.
Si voltò verso di me.
"Tu sei mia Amy, e non voglio che ti tocchino."
Tenni lo sguardo basso.
"Mi dispiace..", dissi solo.
Lo sentii avvicinarsi a me, mi costrinse ad alzare lo sguardo verso di lui con un dito sotto al mento.
Mi baciò prima dolcemente poi con foga, tanto che mi fece perdere l'equilibrio e cadere sul pavimento.
Risi.
Lui iniziò a baciarmi il collo, con foga anch'esso, seguendo un percorso tutto suo arrivando fino alle mie labbra, mi mordicchiò quello di sotto, mi mise una mano dietro la schiena e mi strinse a lui, come se non volesse lasciarmi scappare.
Sti staccò da me e mi guardò fissa negli occhi.
"Ti amo, Amy, sei solo mia, capito?"
"Tua, solo tua."
Sorrise e mi ribaciò dolcemente, poi si alzò e io rimasi per terra come una cretina cercando di realizzare quello che era appena successo.
"Vieni?"
Mi voltai ed annuii, mi alzai velocemente, pulendomi la maglia.
Mi prese per mano e mi portò in camera da letto, chiuse la porta e si avvicinò lentamente a me che ero davanti ad un lato del letto, pensai: 'Oddio, ora?'
Sapevo cosa stava per succedere, lo volevo davvero?
Okay, si stava avvicinando, avrei dovuto decidere in quel nano secondo, ora mi stava baciando dolcemente, come se avesse paura di rompermi.
Decisi: sì, lo volevo.
"Questa volta non mi fermerai, giusto?"
Lo guardai e scossi la testa, sorrisi.
"Bene."
Sorrise dolcemente e rinizò a baciarmi prima dolcemente, poi con foga, non lasciandomi neanche il tempo di respirare.
La sua barba incolta mi solleticava il mento, mi faceva venire i brividi e ogni tanto faceva anche il sollettico.
Mi fece andare all'indietro fino a che non caddi nel letto, scoppiammo a ridere entrambi, amavo la sua risata.
Mi rendeva felice sapere che era felice in quel momento, nonostante tutto quello che era successo riusciva sempre a rialzare il morale in un modo, o nell'altro.
"Che c'è?"
"Cosa?"
Mi svegliò dal trans in cui ero.
"Mi fissavi senza fare niente..", mi sorrise, e mille sensazioni esplosero all'interno del mio stomaco, era scoppiata la terza guerra mondiale; ma una guerra benigna, non maligna.
"No, niente.", riuscì solo a balbettare.
Lui annuì leggermente e riiniziò a baciarmi.
Sì posizionò fra le mie gambe, eravamo ancora vesiti, nessuno dei due aveva ancora avuto il coraggio di spogliare l'altro.
Così iniziai io a levargli la maglietta e a sbottonargli i pantaloni, ma lui mi fermò e mi levò la maglietta.
"Wow."
Piccolo dettaglio: ero senza reggiseno.
Avvampai improvvisamente e mi misi le mani sul viso talmente forte che mi diedi uno schiaffo.
Liam rise.
"N-non devi fare così, sei perfetta."
Mi levò lentamente le mani da viso e mi sorrise dolcemente.
Si avvicino e mi baciò, una sua mano scivolò su un mio seno che lo palpò, un brivido mi attraversò tutto il corpo.
Gli morsi il labbro  di sotto e lo sentii sorridere leggermente, gli iniziai ad abbassare i pantaloni, lui se li tolse e rimase in boxer.
Non l'avevo mai visto senza vesiti addosso ed era davvero splendido, aveva una cicatrice all'altezza della clavicola.
"Ehy, cos'è?"
Sì, non era il momento, ma ero curiosa.
"Cosa, piccola?"
"Questa."
Passai la mano sulla cicatrice.
"Ferita di guerra, un proiettile."
Strabuzzai gli occhi.
"Ah."
"Tranquilla, non è niente, sto bene ora!"
E mi sorrise.
Levai lo sguardo dalla cicatrice e guardai lui, lo baciai, forse lo avevo spinto perchè cadde sul letto e io finì sopra di lui.
"Credo che impazzirò..", disse fra un bacio e l'altro.
Risi, dalla bocca passai a baciargli il collo (dove gli lasciai un succhiotto), poi passai giù verso la cicatrice e scesi sempre più giù fino al rigonfiamento che si era formato nei boxer.
"Qualcuno si è svegliato qui giù!", esclamai.
"Oddio...", disse solo.
Risi, gli abbassai lentamente i boxer, ma lui mi fermò e ribaltò la situazione.
"Io sopra.", disse malizioso.
Risi, "Va bene."
"Che dici? Le leviamo queste inutili mutande?"
"S-si.", balbettai.
Perchè ero così agitata? Non era neanche la prima volta.
Mi sfilò lentamente le mutande e le lanciò giù dal letto.
Feci lo stesso con i suoi boxer.
"Pronta?", mi sorrise.
Annuii, lo volevo, volevo essere una cosa sola insieme a lui.
Non avevo mai provato per nessuno quello che provavo per lui, era entrato nella mia vita come un fulmine, all'iprovviso, in un orribile momento della mia vita che sto ancora cercando di superare; mi aveva aiutato a superare tutto, a stare meglio: lui era, è il mio angelo.
"Ti amo, okay?", dissi.
"Anche io, okay?"

Liam's pov.
Era tutto così perfetto, lei era perfetta.
L'amavo così tanto, avevo trovato finalmente la persona giusta per me, quella con cui vorrò rimanere per sempre, e non permetterò a nessuno di portarmela via, nessuno.
Con un colpo di fianchi entrai in lei, la baciai soffocando un gemito di dolore, forse ero stato poco delicato.
Decisi di fare più piano, non volevo farle alcun male, volevo che fosse tutto perfetto, sia per me che per lei.
Dopo qualche minuto mi accorsi che il dolore si stava trasformando in piacere.
Non so quanto durò e non m'importava, era stato bellissimo.
Arrivai poco dopo di lei.
Sfinito, mi sdraia accanto a lei, che a sua volta mi abbracciò e si strinse a me.
Perfetto, tutto perfetto.
"Liam?"
La guardai, aveva i capelli tutti arruffati, era tenera.
"Caccerai comunque Luke?"
Ecco, momento perfetto rovinato.
"Ho detto che ci devo pensare."
"Scusa..", disse poi, "Non volevo rovinare tutto."
"Tranquilla."
Cosa dovevo fare con Luke?
Non volevo che lui la ribaciasse, o solo che la toccasse.
Sarei uscito di me se fosse riaccaduto.
"Amy, a te dispiacerebbe? Se lo mandassi via, intendo."
Lei si mise seduta, tenendo sempre il lenzuolo in modo da coprirsi il seno, mi guardò incerta.
"Un po'.", rispose.
Sospirai, dopo tutto ci aveva aiutato a scappare quando siamo stati quasi presi dal Colonnello, era stato il mio migliore amico da quando mi arruolai.
Anche se l'avessi perdonato non sarei mai riuscito a passare sopra al fatto che aveva baciato la mia ragazza.
"Gli devo parlare."
"Cosa? No!"
Amy strabuzzò gli occhi.
"Giuro che non lo picchio questa volta.", risi.
Forse non l'avrei picchiato.
"Non è divertente!", incrociò le braccia come i bambini.
Risi.
Iniziai a cercare i boxer sotto alle coperte, guardai sul pavimento dal mio lato del letto, non c'erano.
"Amy, mi potresti dire gentilmente dove ai lanciato i miei boxer?", la guardai, lei diventò paonazza.
Si guardò intorno, poi li tirò su dal pavimento.
"Tieni."
"Grazie.", le sorrisi, lei ricambiò.
Era splendida.
Mi infilai i boxer, e in seguito mi misi i pantaloni, decisi di rimanere a petto nudo a causa del troppo caldo.
"Aspettami qui."
"Okay."
C'era un po' di preoccupazione in quella risposta.
Uscii dalla stanza e mi diressi verso quella di Luke.
Bussai, ma non ricevetti alcuna risposta.
"Luke? Aprimi, ti devo parlare!"
Silenzio.
Aprii la porta, non c'era nessuno all'interno.
Merda, se n'era andato davvero.
Sul letto c''era un biglietto:
'Caro Liam, Cara Amy
mi dispiace, non avrei mai voluto creare problemi o far soffrire nessuno.
Hai ragione tu, se fossi rimasto con voi sarebbe risuccesso.
Scusa se mi sono innamorato di Amy.
Me ne vado.
Vi auguro tutta la felicità possibile.
                          Luke.'

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Capitolo 20
*** Capitolo 20. ***


Liam's pov.
"Andato? Come andato?"
Dopo aver letto il biglietto tornai di corsa da Amy, che nel frattempo si era rivestita e risdraiata sul letto fatto.
Ora ero seduto accanto a lei mentre lo leggeva.
Lo lesse stupita, si vedeva il suo dispiacere negli occhi.
Lasciò cadere il foglio sul letto e si mise una mano sulla bocca.
Mi guardò, la abbracciai, lei si strinse a me.
"Scusa.", dissi.
Era colpa mia se se ne era andato, gliel'avevo detto io.
Non avrei pensato che se ne fosse andato così, senza dire niente, pensavo che avrebbe voluto rivederci almeno una volta, o almeno, rivedere solo Amy.
"Dove puo' essere andato?", mi chiese.
"Non lo so'."
Si staccò dal mio abbraccio, aveva le guance rigate dalle lacrime.
"Ehy, t-tornerà ne sono certo!" dissi asciugandogliele.
Cercai di rassicurarla, ma ero sicuro che non sarebbe più tornato.
La baciai e lei ricambiò.
In un certo senso mi sentivo più sollevato del fatto che lui non ci fosse, eravamo soli io e lei così, e lui non si sarebbe mai più intromesso fra noi, ma allo stesso tempo ero dispiaciuto che uno dei miei migliori amici non ci fosse.
"E se lo catturano?", disse all'improvviso, spaventata.
"Lui è furbo, se la caverà.", mentii.
"Ma è senza soldi, Liam. Ce li abbiamo noi."
"Te l'ho detto, se la sà cavare."
Lei sospirò, "Sicuro?"
"Mi sembra che ti interessi molto più di lui che di noi.", affermai.
"Sono preoccupata, è diverso e non è questo il momento di mettersi a fare scenate di gelosia."
"Cosa?! Non sto facendo scenate!", mi alzai di scatto dal letto.
Lei mi guardò senza darmi risposta.
Respirai profondamente.
"Okay, basta parlare di Luke."
"Sì, meglio.", affermò lei.

Luke's pov.
Andare via era stata una buona decisione.
Non avrei più creato problemi a nessuno, alla fine ero solo d'intralcio per la loro relazione, anche mentre me ne stavo andando si stavano dando da fare.
flashback
Ero pronto ad andarmene esattamente come voleva Liam, avevo riempito il borsone con tutte le mie cose.
Uscì dalla stanza e mi diressi verso la loro. 
Arrivai davanti alla loro porta, da cui uscivano rumori equivoci, era troppo.
In quella situazione avevano il coraggio di scopare?!
"Al diavolo, io me ne vado!", urlai, tanto non mi avrebbero sentito. Presi la valigia e uscì dalla porta senza dire niente, senza girarmi indietro.
Non m'importava più.
Addio.
fine flashback
Dovevo odiarli, lo sò.
Ma non ci riuscivo, Liam era il mio migliore amico, nonostante il naso sanguinante che mi aveva provocato poco prima.
E Amy, bhè lei era perfetta, come facevo ad essere arrabbiato con lei se ne ero innamorato?
Ed era proprio quello lo sbaglio.
Non dovevo, basta. 
Il sole picchiava come non mai, faceva un caldo afoso, ero arrivato a piedi in città da cinque minuti ormai, e avevo bisogno di sedermi da qualche parte e bere.
Entrai in un bar.
Era tutto buio dentro, e nonostante il caldo c'erano tutte le finestre chiuse, mi sedetti al bancone.
"Cosa prendi, ragazzo?"
Un uomo magro, alto e della leggera barba incolta sul viso mi si presentò davanti.
"Vodka", dissi.
"Subito."
Il barista si dileguò verso un angolo dove inziò a preparare il cocktail.
Sì, volevo bere, bere fino a vomitare.
Ero stufo, stufo di tutto.
"Ecco a te."
Mi porse la mia vodka, io feci un cenno per ringraziare e lo pagai, meno male che avevo anche i miei di soldi per le emergenze.
Bevvi tutto d'un sorso.
"Prima di tante.", sussurrai tra me e me.
La porta del locale si aprì sbattendo, mi voltai, c'erano dei militari sulla soglia che si stavano guardando intorno.
Merda, come hanno fatto a trovarmi?
Lasciai cadere il bicchiere che si ruppe e mi alzai di scatto, cercai di recuperare il borsone, ma loro furono più veloci e corsero verso di me, mi bloccarono le braccia, cercai di divincolarmi, mi tenevano stretto: l'ultima cosa che sentii fù un ago infilarsi nel mio braccio.
Poi buio.

Amy's pov.
Ci eravamo spostati dalla camera da letto alla cucina per mangiare qualcosa.
Eravamo solo io e lui in casa e dopo quella discussione su Luke. C'era un silenzio imbarazzante fra me e lui, ci scambiavamo solo delle occhiate dove io ero la prima a distogliere lo sguardo.
Capisco che lui si sentisse in colpa, e che forse io avevo esagerato, ma non potevamo andare avanti così.
"Non ci parleremo più adesso?", dissi.
Lui mi guardò e si avvicinò a me.
"Pensavo che fossi tu che non volevi parlarmi più."
"Allora c'è stato un equivoco.", dissi tenendo lo sguardo basso.
Lo sentii sorridere, mi si avvicinò e mi baciò dolcemente, ricambiai il bacio. Feci scivolare le mie braccia intorno alla sua vita e appoggiai la mia testa sul suo petto, lui mi strinse a sè. Appoggiò il suo mento sulla mia testa, sentivo il battito del suo cuore nelle orecchie, era leggermente più veloce del normale.
Che sia per colpa mia? Lo spero.
Sorrisi a quel pensiero.
Annusai a fondo il suo odore, sapeva di pulito.
"Restiamo così tutto il pomeriggio?", disse.
Risi, "A me non dispiacerebbe."
"Neanche a me."
Dopo tanti minuti ci staccammo e ci riscambiammo un bacio leggero a stampo.
Mi diressi verso il tavolo per sedermi lui si diresse verso lo scaffale per prendere un bicchiere, diedi una veloce occhiata al caldendiario.
"Oddio!"
Liam corse verso di me, "Che è successo? Ti sei fatta male?"
Risi, "Ma no! Sai che giorno è oggi?"
Lui mi guardò interrogativo, "A dire il vero no."
"Oggi è il ventitrè dicembre, e vuol dire che tra due giorni è Natale!", battei le mani tutta felice.
"Ah.", disse solo.
"Che c'è?", lo guardai.
"Sono anni che non festeggio Natale, e credo di essermi dimeticato come si fà.", fece spallucce e abbassò lo sguardo.
Lo guardai triste, non avevo mai pensato a quell'eventualità.
Gli accarezzai delicatamente la guancia, lui alzò lo sguardo.
"Ehi, va tutto bene non devi fare così.", mi disse sorridendo.
"Sicuro?"
"Certo", si avvicinò e mi baciò dolcemente, ricambiai.
Mi prese per mano intrecciando le sue dita alle mie, ogni tanto lo faceva mentre ci baciavamo, sentivo il calore delle sue dita.
Sentii un rumore, come un tonfo, di conseguenza mi irrigidii.
"Che hai?", mi chiese Liam in tono sospettoso.
"Ho sentito un rumore", mi guardai intorno.
"Che genere di rumore?", il suo tono era mutato, ora era preoccupato, mi strinse la mano.
"Un tonfo", lo guardai, forse era Luke, forse era tornato.
"Non vorrei che...", non fece in tempo a finire la frase che il rumore si ripetè, s'irrigidì pure lui.
"Resta qui.", mi disse poi sussurrando, mi lasciò la mano.
"Dove vai?", dissi tirandolo indietro per il polso.
"A controllare okay?", mi guardò.
"Non credo ce ne sarà bisogno, Payne"

Liam's pov.
Riconobbi quella voce, con quel tono di comando, roca.
Mi voltai lentamente e vidi il Colonnello esattamente oltre la soglia della cucina, ero sbigottito: come aveva fatto ad entrare? Ma soprattutto: come ci aveva trovati?
Notai che dietro di lui c'erano una dozzina di militari, con le armi pronti a sparare se io ed Amy ci fossimo mossi.
"Stai perdendo colpi, Payne", squadrò prima me poi Amy, poi continuò, "Dovresti fare più attenzione agli amici che ti scegli"
Uno dei militari fece un passo avanti, stava tenendo un ragazzo agonizzante per un braccio, poi lo lasciò cadere per terra in ginocchio, il ragazzo alzò lo sguardo.
Luke.

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