Eternal Sunset (Next To The Bitter End) di Ruki (/viewuser.php?uid=2671)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1: The Shadow Of The Day ***
Capitolo 2: *** Chapter 2: Surprise! (Fading Away) ***
Capitolo 3: *** Chapter 3: Sick Of The Rain ***
Capitolo 4: *** Chapter 4: Loser Life ***
Capitolo 5: *** Chapter 5: Disaffected (Castles Of Sand) ***
Capitolo 6: *** Chapter 6: Too Good, Too Bad (Sound Of Tragedy) ***
Capitolo 7: *** Chapter 7: Proposal (Let Me Think About It) ***
Capitolo 1 *** Chapter 1: The Shadow Of The Day ***
Capitolo 1: The Shadow Of The Day
And the shadow of the day
Will embrace the world in grey
And the sun will set for you
La luce aranciata dell’ennesimo tramonto di città invade il consueto campetto diroccato di periferia, cimelio storico di anni di partitelle disputate in questo luogo. Ogni cosa, qui, dal cemento usurato ai canestri annichiliti sa di storia, e storia vera.
Ho sentito dire che questo rettangolo d’asfalto esiste addirittura dagli anni settanta. Mamma me ne ha parlato una volta, e anche se starla a sentire mentre si fa un tuffo nel passato non è esattamente uno dei miei passatempi preferiti, quando ha iniziato a descriverlo per ciò che questo campetto era quando ancora le retine dei canestri potevano essere definite tali non sono stata capace di far altro se non di ascoltarla avidamente, chiedendomi come sarebbe potuto apparire nella sua perfezione di struttura sportiva appena realizzata.
Kagome ed io ne abbiamo discusso a lungo. Lei pensa che, anche ai suoi tempi d’oro, il nostro amato campetto non dovesse essere un granché. Io, invece, ho voluto dargli una possibilità. Sono sicura che, anche allora, era già il più bel posto del mondo.
E anche oggi, mentre mi accascio per terra dopo un massacrante one on one, respirando a pieno coi polmoni doloranti, condivido con la mia compagna di canestri questa mia convinzione.
-Naaa, tu non ci stai con la testa, Uri-chan…- mi apostrofa lei con una risatina sommessa, gli occhi smeraldini puntati su quella che, fino alla scorsa settimana, era l’ultima panchina utilizzabile rimasta, prima che un deficiente qualsiasi decidesse di sfondarla. –questo posto fa schifo…-
Faccio per dire la mia, ma lei prontamente mi interrompe, continuando -…niente a che vedere coi campetti a Kanagawa, eh? Fumie mi ha telefonato proprio ieri dicendomi che ne hanno aperto un altro al pubblico…uno bello grande, e ben curato.-
-ah…un altro…- commento, mentre il mio cuore fa una capriola… -beh, non sarà niente di speciale- aggiungo rapida, giusto perché non mi va di ammettere che i campi da basket a Kanagawa sono a dir poco perfetti. No, non mi va. Perché qualsiasi campo venga calpestato dalle sue scarpe non ha merito di essere definito così.
Kagome mi osserva senza fiatare quando smetto di parlare, e so bene che se mi voltassi incontrerei il suo sguardo accusatore; uno sguardo che sembra dirmi “io lo so perché dici questo”. Uno sguardo che, al momento, non mi va di affrontare.
Ed è per questo motivo che mi alzo, e incateno gli occhi alla palla color del mattone che, immobile, aspetta ai piedi del canestro che io la raccolga e la riponga nella sacca nera. A quella sfera perfetta rivolgo tutta la mia attenzione, e non mi interessa se Kagome mi penserà una maleducata. Con lei, tanto, è sempre così. Si litiga, si, ma è sempre una discussione e via. Niente di cui preoccuparsi.
E poi, al momento, non troverei neppure la forza di preoccuparmi. Averlo fatto costantemente negli ultimi due anni mi ha stancata nel profondo, rendendomi insensibile a tutto ciò che mi circonda. Mi sento come un involucro vuoto, niente di più.
-te ne vai di già?- mi domanda Kagome, titubante, mentre dirigo i miei passi là dove la palla sembra farmi l’occhiolino, invitandomi ad agguantarla e a scappare il più lontano possibile; cosa che farei volentieri, perché ho il sospetto che, se restassi qui, Kagome troverebbe il pretesto giusto per parlare ancora di lui, ed è proprio l’ultima cosa di cui ho bisogno, ora come ora.
Perciò, raccolto il pallone mi volto decisa ed annuisco; niente potrà trattenermi qui un minuto di più.
Muovo qualche passo determinato ed eccomi già in strada; avverto lo sguardo di Kagome puntato su di me, ma cerco di non farci caso. Non è certo la prima volta che torno a casa prima delle otto; non penso se la prenderà, o almeno, non più di tanto.
Marcio spedita senza guardarmi alle spalle, quindi, e già intorno la sera si fa viva, distendendosi sul marciapiede come un tenue manto ombrato. Un motorino mi passa accanto rombando, il fragore di un clacson d’automobile esplode un po’ più in là.
E le quattro mura sporche che sono la palazzina dove abito si mostrano in tutta la loro squallida monotonia. Odio la mia casa. Ma è quello il mio posto. Giro le chiavi nella toppa et voilà, sono dentro. Un passo solo nella semioscurità dell’ingresso,poi mi appoggio al muro freddo. Fortunatamente il custode è già andato a casa, la gabbiola è vuota. Con un brivido, lascio che il mio cuore rallenti i suoi battiti frenetici. Sono stanca, penso, stanca di doverci ripensare continuamente. Stanca di dover rivivere ogni attimo, ogni secondo, tutto nella mia mente.
Stanca di questa esistenza a metà, sospesa tra quella che era la mia vita a Kanagawa e quella che è ora, vissuta nel ricordo.
Ma è passato ormai del tempo, non dovrebbe essere difficile dimenticare quei volti, quelle risate.
Kaede.
Con un sospiro mi costringo a staccare le spalle dal muro, a procedere verso l’ascensore, ascensore che fin troppo presto arresta la sua corsa, rivelandomi la lucida porta nera di casa.
Al di là di essa mi attende un’altra tediante serata con la mia famiglia.
Che meraviglia...
Suono il campanello, esaltata come lo si può essere ad una veglia funebre, e vengo accolta da mia madre, con addosso un cappellino totalmente idiota; la mia amata genitrice sta canticchiando un motivetto per niente adatto alla serata, una di quelle canzoncine patetiche che si cantano solo ai compleanni…
Non ne vedo l’utilità, non è il compleanno di nessuno.
Ma poi, come al risveglio da un sogno, il mondo mi crolla addosso, ed io, un po’ barcollante, mi faccio strada evitando baci e abbracci fino alla porta della mia stanza.
Oggi è il compleanno di mio padre, e questo significa doversi sorbire una serata con i miei genitori e tutti i loro amici.
Si salvi chi può.
Qualche ora festosa e chiassosa passa così, fin troppo lentamente, e sfinita, alle dieci e mezza mi rinchiudo nuovamente nella mia camera, al sicuro.
Una serie illimitata di animali di peluche mi osserva silenziosa dalle mensole; alcuni di loro hanno espressioni curiose, altri vagamente inquietanti.
Ma per lo meno adesso avrò un po’ di compagnia come si deve.
Lancio una breve occhiata ad una pila immensa di libri sulla scrivania prima di spegnere la luce e distendermi sul letto a guardare le bizzarre stelline fosforescenti appiccicate al soffitto: non ho ancora aperto un libro, nonostante la mia delicata situazione scolastica. E la scuola inizierà tra qualche settimana appena.
Ignorando il pressante senso di colpa mi costringo a pensare ad altro. So che Naromi si è iscritta al mio stesso istituto, e insieme affronteremo l’ultimo anno di scuole superiori. E dire che avremmo già dovuto essere diplomate e tutto… due anni persi di scuola ti cambiano la vita: vedi tutti gli altri andare avanti senza di te, perché tu rimani inesorabilmente indietro. Non è disonorevole, è solo molto triste.
Dopo il periodo passato a Kanagawa, culminato inevitabilmente nella mia prima bocciatura, mi ero fatta forza e avevo affrontato il seguente anno scolastico, cercando di sopportare i miei compagni di classe idioti e le squallide mura grigie di quella che tempo fa ero sicura sarebbe rimasta per sempre la mia ex scuola. Occupavo ancora il mio solito posto accanto alla finestra, per fortuna. La vista del campetto mi sosteneva, giorno dopo giorno. Nel frattempo, facevo esercizi correttivi per la schiena. Ero già stata operata ai piedi durante l’estate, ma la riabilitazione non era certo finita. Fu un anno tediante, quello, speso a ristudiare cose già studiate. Un anno speso lontano dai campi di basket. Venni promossa senza sbavature, e i miei genitori ne furono particolarmente sollevati. Non era affatto dignitoso avere una respinta in famiglia, come aveva ripetuto spesso mio padre dopo la mia bocciatura, e anche se io stessa conoscevo le conseguenze alle quali questa avrebbe portato, non avevo potuto far altro se non seguitare a disprezzare lui, mia madre che gli dava corda, e mia sorella, la secchiona di casa, che dopo aver saputo la “bella” notizia non faceva altro che guardarmi con aria profondamente compassionevole, come se fossi un’irrecuperabile malata di mente.
Comunque, grazie a questa mia promozione, le cose cominciarono ad andare decisamente meglio: tutti sembravano apparentemente dimentichi del fatto che io, un anno l’avevo già perso.
Le cose, purtroppo, sono precipitate del tutto quest’anno. In Settembre ho riaperto i contatti con le mie migliori amiche di Kanagawa (Chiyako, Ai, Yumi, Nanaka, Yuki, Haruko e Fumie) e spesso ho ricevuto lettere ed e-mail da loro. Yumi in particolare mi ha scritto quasi tutti i giorni, e continua a farlo, con mia grande gioia.
Questo, purtroppo, ha bruscamente risvegliato in me i ricordi mai del tutto cancellati, e applicarsi a scuola è stato difficile, se non addirittura impossibile. A fine anno scolastico mi sono vista costretta a far fronte all’ennesima bocciatura. Ho trascorso questo diciottesimo anno di vita tra sguardi continui di disapprovazione e commenti malevoli fatti sempre e comunque alle mie spalle dalle ragazze del mio corso.
Nessuno aveva mai troppa voglia di parlare con me, ma per fortuna mi rimanevano sempre le mie amiche del campetto e il basket; con la consapevolezza di un avvenire lavorativo ormai distrutto e le costanti brutte notizie che mi giungono ogni giorno da Kanagawa quest’estate mi sono tuffata a capofitto in un allenamento intensivo.
Kagome si allena ancora con me, ovviamente, ma lei tra pochi giorni tornerà ad allenarsi con la sua squadra, e allora addio one on one tra di noi.
E giocare contro sua sorella Ruriko e le sue compagne di classe non è proprio lo stesso…
A parte Fumie, ora residente a Kanagawa, Kagome è l’unica vera giocatrice con cui valga la pena confrontarsi.
Con un sospiro porto una mano a cercare l’interruttore dell’antica abatjour posizionata strategicamente sul mio comodino; apparteneva a mia nonna, è un pezzo di deliziosa fattura.
Dolce, una luce rosata illumina il mio letto attraverso la tendina riccamente decorata, e le stelle sul soffitto perdono parte della loro intensità rilucente.
Il mio enorme gattone rosso e peloso si acciambella accanto a me, sbadigliando e serrando meccanicamente i tondi occhi gialli,mentre io allungo una mano sul comodino e la chiudo su un foglio di carta appallottolato.
Si tratta di una lettera di Ai recapitatami dal postino qualche giorno fa, la peggiore lettera che mi potesse mai venire consegnata.
Anche se so già che cosa ci troverò scritto, la spiego risoluta e prendo a leggere lentamente, sperando inconsciamente che il suo contenuto vari.
Carissima Uri-chan,
come va la vita nella capitale? So che non ti scrivo lettere da molto, ma so pure che Yu lo fa di continuo, e quindi mi sento un po’ meno colpevole, anche perché Nana dice di non fare altro che intasare la tua casella e-mail dalla mattina alla sera ed io le voglio credere (beh, diciamo che le devo credere, sai come è fatta!).
Sicuramente ti sarai chiesta il perché di questa mia mancanza, e tutto quello che ti posso dire è che avevo le mie ragioni.
Chiya-chan non ha fatto che ripetermi che avrei dovuto scriverti per tutta l’estate; sai, abbiamo passato le vacanze insieme in montagna con i miei e i suoi, ma ora siamo tornate a casa, in attesa di cominciare i corsi universitari.
Appena arrivate in città abbiamo incontrato Hanamichi, Yuki e Yohei che bighellonavano davanti alla sala giochi. Certo che manchi davvero tanto a tuo cugino, non fa che parlare di te, e so che vi sentite molto spesso".
Mi abbandono ad un sorriso. Certo che sento molto spesso mio cugino; avverto continuamente la sua mancanza, per me lui è come il fratello che non ho mai avuto, ed è parte integrante del mio mondo.
Mi abbandono per un attimo ai ricordi migliori della mia convivenza passata con il mio rossissimo Hana, ma poi, quell’attimo di distesa contentezza si scioglie come neve al sole. Ricordo esattamente il vero punto di quella lettera.
L’ansia si fa nuovamente strada nel mio cuore, e nessuno bel ricordo è in grado di arrestarne l’incedere; tuttavia, il mio sguardo torna a posarsi sulla lettera, dove la calligrafia sinuosa di Ai mi invita nuovamente alla lettura...
Ad ogni modo, cambiando argomento, ora che io, Chiya, Yu, Nana e Kicchan abbiamo lasciato lo Shohoku, la povera Fu (Sai, purtroppo è stata bocciata, ma proprio per un soffio.. una vera iella, guarda.) dovrà vedersela con una serie di matricole attirate dal nostro strepitoso successo tutte pronte a diventare le nuove Kiran Rukawa! Divertente,no? La faranno impazzire, questo è certo!"
Ridacchio appena, immaginandomi Fumie alle prese con tante piccole impacciate Chiyako, ma c’è ben poco da ridere, e lo so. Le cattive notizie sono lì, scritte proprio sotto quell’innocente punto esclamativo, a nascondere malamente gli evidenti segni di almeno quattro differenti cancellature. Dev’essere stato parecchio difficile per Ai scrivere quelle poche, decisive, parole. Quando mi costringo a ricominciare a leggere, mi tremano le mani.
Ma basta, so benissimo che sei ansiosa di sapere perché non ti scrivevo…e ti chiedo di non prendertela con le altre o con Hanamichi o Yuki o Haruko se non hanno voluto dirti niente nelle loro lettere o e-mail, perché è abbastanza comprensibile.
Vedi, quest’anno a scuola abbiamo avuto una nuova compagna, Sakura Kudo. Si è trasferita da Osaka… una menosa insopportabile, Nanaka l’ha adocchiata immediatamente e le ha affibbiato una serie di soprannomi volgari che non ripeterò.
Comunque, fin da subito ha cominciato a ronzare intorno a Kaede.
Noi eravamo tutte più che tranquille, più che altro quello che ci dava fastidio era il modo in cui quella scema trattava noi della squadra. Ci snobbava, diceva che le ragazze non devono giocare a basket, che è decisamente poco elegante.
E poi continuava a dare a Yumi della Gorilla… non che noi non lo facciamo, ovvio, ma sai, lei lo diceva usando un tono abbastanza offensivo.
Yu si è davvero offesa, sai, ha anche pianto; Fumie voleva prenderla a botte a quella là.
Ma si è incazzata ancora di più quando ha scoperto che Sakura è la ragazza di Kaede, e quando ce l’ha detto, Nanaka era talmente incredula e devastata che ha tentato il suicidio. Davvero, io e Fu abbiamo dovuto trattenerla se no si lanciava dalla finestra della classe.
Ma chi la presa proprio malissimo è stata Naromi: in gelateria a momenti si strozza col gelato. Per lei tu e Kaede, anche se non siete mai stati ufficialmente insieme, eravate un simbolo. E adesso pare che lei, Fu e Nana abbiano organizzato una specie di squadra di sabotaggio.
Non le ho mai viste così, fanno paura. Naromi ha detto che non vede l’ora di raggiungerti. Studierete nella stessa scuola, non è vero?
Kiran non dice niente, non sapeva neanche che Kaede avesse trovato una ragazza. Le cose non vanno più come prima tra di loro.
E comunque adesso certo non potrà più controllarlo, dato che è partita di nuovo per il Canada. È andata a trovare sua sorella e suo fratello, e pare che frequenterà almeno il primo anno di università lì a Montreal.
Io, nel frattempo, mi sono comprata un gattino…
Ma del gattino di Ai non mi interessa molto, esattamente come non me ne è interessato affatto quando ho letto questa lettera la prima volta, lettera che accartoccio nuovamente, non prima d’aver lanciato un’occhiata alla sua conclusione:
Spero che non penserai a ciò che hai letto e che se lo farai ci riderai su. Kaede è un idiota totale, Kiran non ha fatto che ripetercelo prima di partire. E comunque, ricordati che le tre superchicche sono pronte a suonargliele come si deve, a lui e a Sakura, ed io di certo non le fermerò. Manca una settimana alla partenza di Naromi, e sono sicura che riusciranno a combinare qualcosa nel frattempo.
Stammi bene e rispondimi presto!
La tua amica,
Ai
P.S. Ti ho trovato cinque biglietti per il concerto di Miyavi a Tokyo il 12 Ottobre. Mamma li ha avuti gratis, non te li farò certo pagare! Potresti andarci con Naromi, so che anche lei stravede per quel tipo bizzarro. Chi vi capisce…"
Già, il concerto di Miyavi. Proprio quello che mi serve per distrarmi da un po’. Peccato che al dodici ottobre manchi un’eternità… Mi tolgo gli occhiali e li appoggio sul comodino. È proprio ora di dormire. Non c’è niente di meglio da fare, dopotutto. E, almeno, potrò anche fare a meno di pensare. Un enorme macigno sembra pesare su di me sempre di più, ogni ora che passa. Il piccolo display del cellulare si accende nel buio, lampeggiando: è Hanamichi che mi chiama, ma io non risponderò.
Sometimes beginnings aren't so simple
Sometimes goodbye's the only way
And the sun will set for you
The sun will set for you
[The Shadow Of The Day – Linkin Park]
Eccolo qua, il primo capitolo di ES!
Chi di voi si è appassionato alle vicende di Uriko Sakuragi spero lo troverà di suo gradimento. Tutto ciò che vorrei è che commentaste per dirmi cosa ne pensate :3
Ricordate che sto lavorando per me, ma soprattutto per voi^^ Grazie ancora per il meraviglioso supporto che mi avete dato mentre scrivevo LB! Ma i giochi non sono ancora finiti..la partita deve continuare!
Vi voglio bene, e vi prometto che ne vedrete davvero delle belle.
Ruki
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Capitolo 2 *** Chapter 2: Surprise! (Fading Away) ***
Capitolo 2
I never wanted to say this
You never wanted to stay
I put my faith in you, so much faith
And then you just threw it away
You threw it away
[For a Pessimist,I'm Pretty Optimistic -Paramore <3]
I giorni precedenti l’arrivo di Naromi sono passati in fretta, fortunatamente, e non mi hanno dato il tempo di fare ordine nella mia mente, impedendomi di chiedermi se davvero io voglia rivedere qualcuno di Kanagawa, uno spettro della mia vecchia vita. La sveglia questa mattina ha suonato alle sette in punto, e io mi sono precipitata a fare colazione, poi mi sono lavata e vestita, mi sono spazzolata i capelli e mi sono truccata. Il tutto nel giro di venti minuti. Quando sono uscita di casa, avevo ancora ben impressa la mia immagine vista riflessa nello specchio di camera mia: una ragazza minuta e snella, dai capelli biondo cenere molto disordinati, la pelle fin troppo chiara e lo sguardo grigioverde evidenziato da una gran abbondanza di matita nera ed incorniciato dalla montatura degli occhiali, abbigliata con un paio di jeans strappati e una canottiera fucsia brillante. Ormai ho rinunciato alle lenti a contatto, troppo fastidiose e poco pratiche. I miei occhiali mi piacciono, dopotutto, e mi stanno anche piuttosto bene. So che anche Naromi ha preso a portarli.
Rapida, svolto un angolo e un altro ancora, poi un enorme camion dei trasporti mi si para davanti. È parcheggiato proprio davanti a quella che sapevo sarebbe diventata la nuova casa di Naromi. Qui in periferia l’affitto non costa molto, e io stessa ho consigliato Naromi per questa scelta, la stessa Naromi che ora sta osservando una serie di ragazzoni ben piazzati trasportare in casa quello che sembra del mobilio acquistato da poco.
Non è cambiata affatto, e non solo nell’abitudine di fissare i bei ragazzi: anche fisicamente. I capelli nerissimi sono sempre gli stessi, un poco crespi a tenuti a coda di cavallo; il fisico è snello, seppur non eccessivamente, e sul suo viso dalla carnagione più o meno chiara spiccano due brillanti occhi marroni, oggi un poco nascosti dagli occhiali, e un sorriso malizioso. Indossa una semplice t-shirt verde scuro,un paio di jeans tenuti su da una cintura rossa e un paio di ballerine nere. Il lobo sinistro è impreziosito da un unico orecchino a pendente con delle piccole pietre verdi.
-Ehi!- mi chiama, quando mi vede arrivare. Le rivolgo un sorriso e la saluto con la mano, trotterellandole incontro. –Ciao, Naromi!-
-Ciao- mi saluta lei, abbracciandomi. –Cavolo, sei cambiata! Hai messo su qualche chilo o sbaglio?-
-Ehm, si, qualcuno- ammetto, abbassando lo sguardo alle mie scarpe da tennis bianche, -speravo che non ci si facesse troppo caso…-
Naromi ridacchia, osservandomi dall’alto in basso. –beh, ma non è mica una cosa negativa, sai? Voglio dire, ora sei un po’ più donna… non sei più piatta come una volta! E in viso sei rimasta come sempre molto carina! Ma ti sei schiarita un po’ i capelli, vero?...ti stanno bene! Oh, se quel cretino di Rukawa ti potesse vedere…-
Cerco di sorridere, dopotutto Naromi mi ha riempita di complimenti, ma non è così facile. Il riferimento a Kaede non ci voleva proprio…
-Oh, mi dispiace- si scusa in fretta Naromi, rabbuiandosi un po’. –ti è arrivata la lettera di Ai, non è vero?-
Annuisco, con l’umore sotto le scarpe.
-Già,lo sospettavo… ascolta, dato che questi energumeni hanno finito, ti andrebbe di entrare? Ti preparo una tazza di caffè…e io ci metto dentro anche qualcosa di alcolico nel mio,dopotutto ora sono maggiorenne e posso fare quello che voglio…-
Con un sorriso, ma un po’ preoccupata per i gusti in fatto di caffè di Naromi, faccio il mio ingresso nella palazzina, e in breve, preso l’ascensore e raggiunto il terzo piano, io e la mia amica varchiamo la porta del suo appartamento.
-wow, non è per niente male qui…- commento, guardando la carta da parati a fiorellini e il mobilio di legno chiaro. –è decisamente accogliente, sembra una casa delle bambole…-
-Già- conferma Naromi -e quando avrò messo tutto in ordine sarà ancora meglio…perché, uffa, ci sono un sacco di scatoloni e scatolini ovunque…-
-è normale- decreto io, andando a stravaccarmi senza chiedere il permesso su di un grande divano bianco -…però, morbido questo divano.-
Naromi mi rivolge un sorriso storto, poi raggiunge l’angolo cucina e, dopo poco, è di ritorno con due tazze roventi di caffè.
-ecco qui- mi dice porgendomene una bianca, decorata con a margheritine azzurre. -…è buonissimo questo caffè, l’ho scoperto da poco.-
Sorseggio lentamente il contenuto della tazza; è caldo e amaro. È molto buono. Mi ricorda Kaede, chissà perché.
-allora…- comincio, riappoggiando la tazza sul tavolino dinanzi a me. Naromi, sedutasi su una poltrona accanto al divano, rialza gli occhi, tutta orecchi. -…credo di volere sapere.-
Naromi strabuzza gli occhi, confusa. –sapere cosa?- domanda, imitandomi nel riappoggiare davanti a se la tazza con il caffè.
-che tipo è realmente questa Sakura e se…- un nodo sembra sciogliermisi in gola -…davvero sta con lui-. Gli occhi mi si fanno umidi.
L’espressione sul viso di Naromi muta, la malinconia pare trasparire evidente nei suoi occhi marroni. Ma è malinconia, o forse compassione?
-mi dispiace davvero tanto Uri- risponde, il tono commosso –pensavo che Rukawa non avrebbe mai potuto dimenticarti. Quella Sakura non è che una sciacquetta, e anche se è decisamente carina e ha un fisico mozzafiato ti assicuro che non vale una cicca se comparata a te…tu sei più bella, hai un viso dolcissimo.. non hai certo bisogno di indossare top e minigonne vertiginose per dimostrare la tua bellezza.. e nessuno ha i tuoi occhi, nemmeno lei.-
Per un attimo, mi sembra di tornare indietro nel tempo, solo che questa frase non mi è già stata detta: a dire una frase del genere sono stata io, e l’ho detta ad Hanamichi. È destino dei Sakuragi quello di essere consolati?
-grazie…- mormoro asciugandomi gli occhi, non molto convinta. –è bello sapere che almeno qualcuno la pensa così. Ma.. come è andata? Sai come si sono conosciuti?...-
Naromi accoglie questa mia nuova domanda con un’alzata di spalle. –non ne ho idea, so solo che lei era piuttosto insistente, gli girava intorno di continuo…lo aspettava fuori dagli spogliatoi finito l’allenamento serale e chiedeva informazioni ai suoi compagni di squadra. Questo lo so perché anch’io aspettavo Hisashi la sera, natural…-
-Come?- la interrompo, confusa, dimenticandomi per un attimo delle mie pene amorose. –perché avresti dovuto aspettare Mitchi fuori dalla palestra, scusa? Quando vi siete conosciuti?-
Naromi arrossisce un poco, prendendo a giocherellare con la tazza ancora mezza piena. –Oh, beh, sai. Ho conosciuto Hisashi per caso, un giorno che ero uscita con Kiran. Sono molto amici, lo sapevi? E.. beh, mi è piaciuto subito, e anche io gli sono piaciuta immediatamente, così…dopo qualche mese ho lasciato Nobunaga per Hisashi. È stato difficile, stavo con Nobunaga da molto tempo, ma non lo amavo, e Hisashi aveva un non so che che mi faceva pensare che lui fosse la persona che aspettavo da molto tempo. Ma poi… beh, è finita recentemente. Lui sembra essere innamorato di Kiran.-
Sgrano gli occhi. –non mi dire! Ma te l’ha detto lui? e Kiran lo sa? Come l'ha presa?-
Naromi si lancia in una spiegazione dettagliata; a quanto pare Kiran non sa nulla e la sua storia con Akira Sendoh sembra ormai finita nel dimenticatoio. Al momento non si vede con nessuno. E per quanto riguarda Mitchi, è stato lui a dichiarare di amare profondamente l'amica d'infanzia, proprio davanti a Naromi. Per lei è stato un vero shock.
-Pensavo proprio che lui fosse quello giusto- dichiara la mia amica, sconsolata. -ma evidentemente mi sbagliavo. Ora sono single, spero di trovare qualcuno adatto a me nella nuova scuola. Ecco, vorrei trovare qualcuno che sia perfetto per me... non so, esattamente come Kogure lo è per Haruko..o come Ryota lo è per Ayako...o come Hanamichi lo è per Yuk..-
Per poco non muoio. -Cosa!? Haruko e Kiminobu?! INSIEME!?- urlo, facendo ridere Naromi di cuore. -Si, si! non te l'ha raccontato nessuno? ..eppure sono insieme da un pezzo! Sono la mia nuova icona di coppia perfetta, sai? Una volta lo eravate tu e Kaede, due parti della stessa mela a mio parere...-
Mi rabbuio nuovamente; a volte Naromi è proprio indelicata. Lei sembra captare questo mio pensiero, perchè si scusa nuovamente. -Andiamo Uri, non ci pensare. Kaede non ti merita, non credi? Sta con una gallinella, non certo con una ragazza come si deve, quindi non è il ragazzo più adatto ad una simpatica, dolcissima, bellissima ragazza come te.-
Appoggio il capo allo schienale della poltrona. So bene che Naromi sta esagerando con il solo scopo di tirarmi su di morale, ma non c'è nulla da fare...per me non esiste altro, esiste solo Kaede. Anche se lo odio con tutta me stessa.
Lo odio per avermi fatta piangere innumerevoli volte.
Lo odio per non esserci stato il giorno dell'ultima partita, perchè avrei davvero desiderato potergli confessare i miei sentimenti sinceri quel giorno.
Lo odio perchè non si è visto alla stazione il giorno della mia partenza...lo odio a morte perchè non mi ha impedito di abbandonare Kanagawa. Di abbandonare lui e i miei sogni.
-Meglio non parlarne più- decido, afferrando bruscamente la tazza del caffè e bevendone il contenuto ormai freddo. Le lacrime si stanno ancora divertendo a scivolare dai miei occhi sulle mie gote, ma io non mi diverto affatto.
E' un incubo...
Pensavo che tu fossi l'unico.
Pensavo che alla fine, tutto, sarebbe andato a meraviglia.
E invece tu ora sei da qualche parte con una piccola puttana psicopatica... immagino che Kiran si sia sentita così quando è venuta a sapere di Akira e Lynda. Solo ora riesco a comprendere quanto debba aver sofferto...
Naromi mi abbraccia per consolarmi; è proprio una grande amica.
-Ti va di rimanere qui oggi? Stasera andiamo a farci una cenetta come si deve al ristorante indiano qui vicino, ok? ho proprio voglia di etnico!-
Sorrido, annuendo alla sua proposta. -perfetto; il riso al curry riuscirà sicuramente a tirarmi un po' su di morale-
Il pomeriggio trascorre in fretta, tra una passeggiata nel parco e due tiri a canestro al vecchio campetto.
Naromi è sempre bravissima, e mi straccia senza difficoltà. Sarà che io sono decisamente fuori allenamento, sarà che lei è un vero talento.
-Secondo me hai addirittura fatto dei progressi- le dico, mentre recuperiamo il pallone rotolato fino in strada. Per fortuna si tratta di una via poco trafficata. -voglio dire, ormai potresti facilmente ricoprire qualsiasi ruolo. Sei un mito persino nei tiri da tre!- Naromi annuisce, compiaciuta. -Si, e in effetti mi hanno chiamato per i nazionali. Ma io ho detto di no, perchè Kiran non ci sarebbe stata; sai, lei ha subito detto che non voleva darsi al basket professionistico perchè voleva realizzarsi in qualcosa di nuovo, e le sue parole mi hanno fatta ragionare. E poi, mio padre voleva che io proseguissi con impegno gli studi, e così...- Naromi palleggia una, due volte, poi infila la palla nel canestro da una distanza considerevole.
La guardo in silenzio: mi sembra impossibile che una con il suo talento si butti via così. E lo stesso, ovviamente, vale per Kiran.
-Comunque Misako Oki c'è andata, se vuoi saperlo. Lei ha accettato con entusiasmo, a differenza di noi due...- spiega Naromi, andando ad accomodarsi per terra, accanto alla panchina sgangherata. -A volte mi chiedo se non ho fatto male a rifiutare. Voglio dire, io non so fare molto, e una carriera nel basket mi avrebbe certamente giovato..-
Mi accomodo accanto alla ex playmaker del Kainan King e scruto l'orizzonte al di sopra dell'edificio tozzo e grigio che è la mia ex scuola.
Mi chiedo come sarà quella nuova..non sono ancora andata a darle un'occhiata, ma so che non dista molto da qui.
Chissà come sarà la mia nuova classe...
Chissà se sarà migliore di quella di quel magico bimestre allo Shohoku...
-Il sole sta tramontando, dici che è meglio rincasare?- domanda all'improvviso Naromi, distogliendomi dalle mie riflessioni.
-Uhm, si, meglio. Così ci prepariamo e corriamo al ristorante indiano, ti va?- Naromi annuisce, alzandosi e spolverandosi i jeans con le mani.
-ho una fame!- esclama, mentre attraversiamo la strada dirette a casa.
All'angolo, ci separiamo.
-Allora ci vediamo qui tra venti minuti, va bene?- mi domanda Naromi cominciando già a muoversi verso la sua palazzina.
-Ok- le rispondo, correndo verso la mia, della quale supero l'ingresso pochi secondi dopo. L'ascensore è libero e lo prendo immediatamente, suonando poi il campanello come una forsennata quando mi trovo davanti alla porta di casa e sorpassando mia madre senza neppure dirle ciao.
Fiondatami in camera comincio a pensare a come vestirmi (optando infine per canotta a righe nere e rosse, minigonna nera a balze, calze a rete e anfibi), ma una nota icona apparsa sullo schermo del computer mi costringe a fermarmi.
E' arrivata una e-mail.
Aggrotto la fronte, cominciando a lambiccarmi il cervello su chi possa avermela mandata, e mi convinco che si tratti di pubblicità, fino a quando non leggo "Nanaka" nella casella del mittente.
-Messaggio Urgente...- leggo a voce alta, chiedendomi il perchè di quello strano titolo. E' con crescente agitazione che mi siedo al computer e comincio a leggere...
Uriko, ho una notizia BOMBA!!!
Kaede si è trasferito lì a Tokyo, ci frequenta l'università. Con lui c'è Sakura, non ho capito se hanno preso un appartamento insieme o cosa.
Cazzo, siamo nella merda...non possiamo più intervenire io e Fumie. Ma magari veniamo a trovare te e Naromi e indaghiamo un po'.
O cazzo, o cazzo, o cazzo....
Rispondi presto, è importantissimo.
Nana
Finito di leggere, mi sento come se mi avessero appena schiaffeggiato con violenza. Come sarebbe a dire che Kaede è qui? E cos'è questa storia che forse convive con quella.. quella...
-Convive con quella puttana!?- esplode Naromi poco dopo, in strada, quando le comunico il tutto. -Non posso crederci!...ma gli si è fuso del tutto il cervello o cosa?-
Io sono a dir poco disperata. Non ho più neppure la forza di piangere.
Se convivono allora dev'essere una cosa seria... altrimenti lui, geloso com'è dei suoi spazi, non avrebbe mai accettato di dividere casa con lei. E come avrebbe potuto, con Gatto e tutti gli altri...?
Non so per quale motivo, questo pensiero mi fa sentire ancora peggio. E' come se quella ragazza, Sakura, avesse addirittura sostituito Gatto nel cuore di Kaede.
E io so benissimo quanto lui gli voglia bene...
-E' proprio scandaloso!- continua a sbraitare Naromi, pestando i piedi. -Ma come si fa, dico io? Quel rimbambito trova l'anima gemella e cosa fa? Se la lascia scappare e si mette con la prima che capita!-
Mi lascio cadere sul muretto davanti a casa di Naromi, il respiro affannoso come se avessi corso per chilometri e chilometri. Non so cosa fare... se piangere, ridere, chiudere gli occhi e pregare che sia tutto un orrendo incubo...
-E poi si è trasferito qui ha detto Nanaka, no? perfetto! appena lo becco gliene dico quattro!- Naromi urla così forte che molte persone si sono affacciate alle finestre e ci scrutano curiose. Ed io, io non mi sento neppure in imbarazzo. Perchè dovrei? Il mondo mi sta crollando in testa un'altra volta, e questa volta non me la caverò.
Non ho la forza di spostarmi, non ho la forza di lasciare che tutto vada così.
Affondo il viso tra le mani e piango come non ho mai pianto, piango fino a quando Naromi non mi costringe ad alzarmi dal muretto e mi trascina via, lungo la strada, verso il ristorante.
Camminiamo piano, io che mi asciugo il viso e lei che borbotta ancora tra se e se. Non oso pensare a come deve essere ridotta la mia faccia, con il trucco colato e tutto il resto... al ristorante mi guarderanno sicuramente male. -Naromi, non potremmo...? insomma... mangiare a casa tua..? o mia, non fa differenza.. diremo a mia madre che il ristorante era chiuso e...- Ma Naromi mi zittisce.
-Niente affatto Uriko! Stiamo parlando della nostra serata, e poi non dimenticare che si tratta del migliore ristorante indiano della città! Magari incontriamo qualche vip, non ti pare? E tu hai un bisogno disperato di distrarti!-
Abbasso gli occhi al marciapiede e continuo a camminare. Effettivamente, Naromi ha ragione. Quello di questa zona è senza dubbio il migliore ristorante indiano della città, anche se si trova in periferia, ed è conosciuto in tutta la regione. I suoi costi fortunatamente non sono esorbitanti, ed è anche per questa ragione che è amato ed accessibile da chiunque. Molti cantanti rock e sportivi lo conoscono, e Kagome giura d'averci incontrato gli An Cafe.
Quando varchiamo le porte scorrevoli del ristorante, lascio che i capelli mi scivolino davanti al viso, forse con l'assurda speranza di nasconderlo. Accanto a me, Naromi è tornata a parlare da sola, commentando nuovamente e volgarmente l'inclassificabile condotta di Kaede.
-Quel maledetto coglion...- borbotta, prima di arrestarsi di botto, così che io non posso evitarla e le vado a sbattere contro.
-Naromi, che diavolo fai!?- sbotto, a voce piuttosto altina, attirando l'attenzione di tre ragazzi seduti ad un tavolo poco distante. L'unica ragazza seduta al tavolo, una moretta con lo sguardo da cerbiatta, mi lancia un'occhiata scandalizzata e poi scoppia a ridere, sussurrando qualcosa al ragazzo con i capelli neri che le siede accanto. Io, però, non riesco a vederne il volto, nascosto com'è da quello del ragazzo grassottello seduto davanti a lui che si è appena voltato e mi scruta come se fossi un'efferata criminale fuggita dal carcere.
-E allora? Perchè ti sei fermata?- domando nuovamente a Naromi, affiancandola. Ma lei ha abbassato lo sguardo, palesemente intenta a trovare il modo migliore per levare le tende senza dare troppo nell'occhio. Mi chiedo che cosa diavolo le prenda.
Sposto lo sguardo da lei al ragazzo grassoccio seduto al tavolo, che continua a fissarmi stralunato. -E tu che cosa vuoi? Che c'è da guardare?-
Per tutta risposta il ragazzone si volta dall'altra parte e rimane in silenzio. Rimango a guardarlo, fino a quando il mio sguardo non incontra quello dell'altro ragazzo, quello con i capelli scuri, che mi guarda immobile, assolutamente pietrificato dallo stupore.
E allora capisco. Capisco il perchè dell'arresto imprevisto di Naromi, capisco il perchè del suo muto desiderio di volersi dileguare. Capisco tutto, in un solo, raggelante attimo al cardiopalmo.
E passato quell'attimo interminabile, mi costringo ad abbassare lo sguardo, mi costringo ad abbandonare quegli occhi per un attimo.
Perchè mi hanno spaventato.
Perchè mi hanno fatto fermare il cuore.
Perchè sono quelli di Kaede.
Mentre Naromi mi afferra per un braccio e mi trascina fuori, mi sembra che il tempo si sia congelato.
_______
Capitolo terminato. Domattina parto per le vacanze estive,quindi dubito di poter postare il prossimo capitolo se non a Settembre!
Fatemi sapere se questo vi è piaciuto...xD
Grazie a tutti voi
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Capitolo 3 *** Chapter 3: Sick Of The Rain ***
New Page 1
Are you swimming upstream in oceans of
blue?
Do you feel like your sinking?
Are you sick of the rain after all you've been through?
Ieri ha piovuto. Oggi Anche.
Seduta alla scrivania, nella mia stanza, osservo disinteressata le gocce di
pioggia schiantarsi sui tetti, sulla strada...ogni tanto scribacchio qualcosa su
un foglio di carta.
Questa brutta giornata è un sollievo, dopotutto. Non so come, nè perchè, ma il
grigiore pallido del cielo riesce a tranquillizzarmi, a darmi pace, ad offuscare
l'ansia e il dolore di questi terribili giorni. Si, perchè dal giorno
dell'"incidente", non ho fatto altro che tormentarmi, rinchiusa tra queste
quattro mura, eccezion fatta per un pomeriggio, quando Naromi mi ha trascinata
dal parrucchiere per impedirmi di pensare; di pensare a per quale motivo il
destino abbia voluto Kaede qui a Tokyo. E perchè, sempre il destino, mi abbia
portata -e l'abbia portato- in quel maledetto ristorante indiano. La mano che
stringe la matita comincia a muoversi, come di propria volontà, tracciando linee
morbide sul foglio. Io, immersa nei miei pensieri, non ci faccio neppure caso.
Naromi è rimasta con me sino a tardi quella maledetta sera. L'ha buttata sul
ridere, dicendo che bisogna essere proprio sfigati ad incontrare casualmente
l'unica persona che non si vuole incontrare in una metropoli grande come Tokyo.
Ha proprio ragione. Sembra che la mia vita mi abbia voluto giocare un brutto
tiro. L'ennesimo.
-Uriko! Uriko! Scendi, è pronta la cena!- sento mia sorella chiamare dal piano
di sotto. Questo basta a riscuotermi dalle mie riflessioni; con un sorrisetto
amaro mi accorgo di aver disegnato un cuore sul foglio. Sospiro, prima di
rispondere a mia sorella con un debole "Adesso arrivo!", mentre appallottolo il
foglio e lo getto nel cestino sotto la scrivania. Come se avessi voglia di
mangiare quell'orrendo arrosto secco come la paglia cucinato da mia madre. Perchè lo so che ha
fatto l'arrosto: il suo inconfondibile odoraccio è riuscito a penetrare
facilmente in camera mia nonostante la porta chiusa a chiave. Ed è quella stessa
porta che apro sospirando, chiudendomela alle spalle. Poi, mogia, mi trascino
giù dalle scale, ed eccomi già in cucina. Mamma e papà sono già seduti al
tavolo. Hikaru sta servendo loro la cena, da "brava donnina di casa", come
dicono loro. Mi viene da vomitare. Mi siedo a gambe incrociate sulla seggiola e
mia madre mi lancia un'occhiataccia. -Siediti bene- mi riprende, come fa tutte
le sere. Io la ignoro, fingo di guardare la tv e lei, grazie a dio, non insiste.
-Allora, come è andata all'università, oggi, cara?- sta domandando mia padre a
Hikaru, che finalmente -o purtroppo- si è decisa a sedersi con noi. -Tutto bene
papà. L'esame è andato benissimo, mi prenderanno sicuramente.- Alzo gli occhi al
cielo. Sai che novità. -E tu signorina?- interviene mamma, a cui sicuramente non
è sfuggita la mia espressione scocciata, -vogliamo comportarci bene quest'anno a
scuola?- Annuisco distrattamente, tornando a guardare la tv. So cosa direbbe
Naromi in questa situazione. "Ma mollami!"
Alle nove, puntuale, Naromi si presenta alla porta di casa mia. Stasera, causa
maltempo, indossa un golfino di lanetta leggera viola prugna con il cappuccio,
pantaloni neri stretti e converse viola. -Carine- le dico, mentre la faccio
accomodare in casa. -Un regalo di Hisashi- mi dice lei con un mezzo sorriso.
Dalla sua espressione deduco che è ancora preoccupata per me. -non c'è motivo
d'essere in pena- la rassicuro, correndo a prendere la felpa nera. Stasera
abbiamo in programma un giro in centro. -a me sembri ancora piuttosto scossa-
ribatte lei, tormentandosi una ciocca di capelli. Scuoto il capo, risoluta.
-Nient'affatto. Ma', noi andiamo!- urlo a mia madre, prima di spingere la mia
amica fuori sotto la pioggia e uscire a mia volta da quella casa di pazzi che è
la mia casa. Mi copro i capelli (ora di un biondo chiarissimo, eccezion fatta
per le ciocche davanti, e poche altre, tinte di un improbabile viola chiaro) con
il cappuccio, e così fa Naromi -nessuna di noi due ama gli ombrelli- e poi
iniziamo una corsa frenetica verso la fermata dell'autobus, sguazzando nelle
pozzanghere e ridendo. Fortunatamente, l'autobus arriva quasi subito. -E' la
nostra serata fortunata- dice Naromi, prendendo posto su un seggiolino
sgangherato all'interno del mezzo. Io mi accomodo su quello davanti al suo.
-ahhh, i cari vecchi mezzi pubblici!- esclamo, abbandonandomi ai ricordi. -sono
sempre stati così malconci?- mi domanda Naromi -pensavo che qui a Tokyo l'ordine
e la pulizia fossero obbligatori!- Ridacchio. -non nella mia vecchia periferia-
Ridacchia anche lei. Forse, ridiamo così, insieme, per non pensare. Almeno io.
Ma è difficile non pensare a lui quando piove. Lui e la pioggia sono
strettamente collegati nella mia memoria e anche se il color acciaio del cielo
riesce a calmare i miei battiti, non riesce a farmi dimenticare.
-Pensi che saremo così sfortunate da incontrarlo anche stasera?- domando a
Naromi, guardando fuori dal finestrino, assorta. -è improbabile- mi risponde
lei, con un sorriso. -eddai, quante possibilità ci sono!?- Continuo a guardare
fuori. L'autobus corre veloce, si mangia la strada. -Spero poche-
Quando arriviamo in centro, ci infiliamo subito in uno dei pub più tranquilli
della città. Non amo i locali di moda, preferisco frequentarne di meno
conosciuti, ma con delle particolarità che li rendono assolutamente unici.
Questo, per esempio, il Medieval, è davvero caratteristico, ripropone l'ambiente
di una taverna medioevale. Naromi sembra davvero entusiasta. -Carinissimo questo
posto- dice, mentre prendiamo posto ad uno dei rozzi tavolacci di legno.
-molto..- -particolare?- la interrompo io, con un sorrisetto. Lei annuisce,
prima di afferrare un menù e cominciare a sfogliarlo con attenzione. -mmmm..torta
al cioccolato- Ridacchio. -è esattamente quello che voglio prendere io- Una
ciocca color violetto mi scivola davanti al viso e la scosto con un gesto
rapido. -mi sembra di essere la mascotte del Kainan- brontolo. Però, devo
ammettere che queste ciocche particolari mi piacciono. -stai così bene- mi dice
Naromi, chiudendo il menu e seguendo con lo sguardo un cameriere che si avvicina
al nostro tavolo. Sorrido, compiaciuta, prima di voltarmi verso di lui. -volete
ordinare?- domanda, squadrandoci. In particolare, osserva le mie ciocche viola.
Sento l'improvvisa tentazione di scoppiargli a ridere in faccia. -ehm, si- dice
Naromi, abozzando un sorriso divertito -due porzioni di torta al cioccolato e...-
-due cioccolate calde- intervengo io, e Naromi mi guarda di stucco, mentre il
cameriere si allontana. -cioccolate calde? ma non fa così freddo!- Scoppiamo a
ridere, pensando alla figuraccia appena fatta. Probabilmente la cioccolata calda
non è neppure sul menu. Naromi ride ben più di me, è quasi imbarazzante. Le
nostre risate cominciano quasi immediatamente a disturbare gli altri astanti in
cerca di tranquillità, o almeno così pare. Una ragazza mora si volta a guardarci
male, e così fanno i suoi amici, seduti accanto a lei. Ma io e Naromi non
riusciamo a smettere di ridere. E' così piacevole distrarsi, pensare ad altro.
Cercare un modo per non autodistruggersi. La serata procede tra una battuta e
una risata, il racconto di un annedoto divertente, l'imitazione di qualche
vecchia conoscenza. Naromi è sensazionale, e quando finalmente ci decidiamo ad
uscire dal locale, ho ancora il sorriso stampato sulle labbra. Ha smesso di
piovere. -..e ricordi quella volta in cui cercavamo quel maledetto pozzo nel
bosco?- mi domanda Naromi, sbellicandosi dalle risate -ci odiavamo proprio,eh?
assurdo!- Annuisco, mentre avverto la mia preziosissima euforia consolatrice
scivolare via. Ricordo perfettamente quella sera, la sera in cui avevo scoperto
che Kaede si sarebbe trasferito in Canada assieme a sua sorella. Ero distrutta,
annientata, vagavo come uno zombie, senza speranza, persa. Era stata organizzata
una caccia al tesoro dallo staff di Peach House, la villa dove alloggiavamo
durante il ritiro di allenamento. Erano quasi tutti entusiasti, ma io non ne
volevo sapere, specialmente quando avevo scoperto di essere stata messa in
squadra con Naromi. All'epoca eravamo tutto fuorchè amiche. Il primo indizio era
a proposito di un pozzo che avremmo dovuto trovare per poter continuare con il
gioco. Io e Naromi ci inoltrammo subito nel bosco, ma del pozzo neanche l'ombra.
Alla sola idea di non vincere, Naromi decise che valeva la pena rischiare, e mi
lasciò da sola per andare a cercare qualche poveretto al quale estorcere qualche
informazione, volente, o nolente. Fu allora che lui comparve. Come un'ombra,
come un angelo, leggero, quasi etereo, tra gli alberi.
Chiudo gli occhi, cerco di pensare a qualcos'altro, ma è troppo difficile.
Naromi si accorge immediatamente del mio repentino cambio d'umore. -mi dispiace-
si scusa, e i suoi occhi sono sinceri. -non pensavo di riportarti alla mente
Kaede- Già, lei non sa niente di quello che è successo quella sera. Il suo
abbraccio silenzioso, la sua decisione di restare. Per me. -non fa niente-
rispondo, tetra. Purtroppo non sono molto brava a fingere. -d'altronde, parlando
di Kanagawa, lui mi torna inevitabilmente in mente- spiego, con una smorfia. -c'è
poco da fare, e non possiamo certo smettere di parlare del passato- Naromi
distoglie lo sguardo da me, pensierosa. -non lo so- la sento dire, quasi in un
sussurro. -che cosa non sai?- le domando, e lei abbassa lo sguardo. -è facile
smettere di parlare del passato- afferma -e penso che ti farebbe bene non
pensare più a Kanagawa. Sono stata una stupida, non avrei dovuto parlarti di
quella sera- Mi rabbuio. Dimenticare Kanagawa, le sue case, lo Shohoku, gli
innumerevoli campi da basket, i visi, le voci, i profumi, i colori. La pioggia.
Non posso farlo. Non posso scordarmi delle mie amiche, di Hanamichi, della mia
vita lì, quando ancora ero la numero 11 della squadra femminile di basket dello
Shohoku. Quando non ero che sua. Sospiro. -non posso farlo, Naromi- affermo,
sentendomi debole, incapace di lasciarmi alle spalle le emozioni del passato,
legata ad una vita felice che non è più la mia. Non abbiamo smesso di camminare
da quando siamo uscite dal locale, giriamo in tondo per le strade del centro. E'
tardi, sarebbe meglio tornare a casa. -ho capito- la sento dire, il tono freddo,
quasi scortese; è tipico di lei, non sopporta che io la contraddica quando pensa
di essere assolutamente nel giusto. Mi volto a guardarla, incontro la sua
espressione seccata. Cerco mentalmente le parole adatte a spiegarle, parole
adatte a farle capire che per me è difficile, se non impossibile, dimenticare
Kanagawa, dimenticare Kaede. Ma non ho la possibilità di dirle niente, perchè
vado improvvisamente a sbattere contro qualcuno. Violentemente. -ehi, guarda
dove vai!- sento una voce esclamare, stizzita. Due grandi mani mi afferrano per
le spalle e mi spingono indietro, leggermente. Senza cattiveria. Delicatamente.
Alzo lo sguardo e mi perdo nel blu degli occhi del ragazzo che mi sta davanti.
Un blu così scuro, e così familiare. Mi tremano le gambe, il cuore comincia a
battermi all'impazzata. -S-scusa- riesco a balbettare, prima di abbassare lo
sguardo. Le ciocche viola mi scivolano davanti al viso. Sono sicura che lui non
le gradisce. -dovresti stare più attenta, ragazzina- mi ammonisce la ragazza che
sta al fianco di Kaede, un bellissimo angelo dagli occhi nocciola, il viso
sbarazzino e i capelli castani con luminosi colpi di sole. Non c'è nulla da
dire, è veramente bella, Naromi non le ha reso giustizia. Io, al confronto,
sembro la sorella poser di barbie. -M-mi dispiace- mi scuso esitante, stupendomi
di me stessa, del mio comportamento. Non permetto a nessuno di chiamarmi
"ragazzina". Ma allora perchè non riesco ad arrabbiarmi? Perchè non riesco a
risponderle a tono? Arrossisco. So che Kaede mi sta fissando, sento chiaramente
il suo sguardo sul viso. Ma c'è poco da fare, per quanto mi sforzi non riesco a
rialzare lo sguardo. -Davvero, m-mi dispiace- ripeto, prima di afferrare Naromi
per mano per costringerla a muoversi. -Ma.. ma Uriko!..- la sento borbottare.
Cerca di fare resistenza, ma io sono irremovibile. Mi è rimasto poco tempo, ho
già le lacrime agli occhi, e sono quasi sicura che Kaede le abbia notate. Lui le
notava sempre. Rialzo lo sguardo impercettibilmente; Kaede mi sta fissando,
serio. Non riesco ad intuire a cosa stia pensando...probabilmente che sono una
delle persone più patetiche che abbia mai avuto la sfortuna di conoscere. Sakura,
invece, mi fissa stralunata, sicuramente chiedendosi il perchè delle mie
lacrime. Finalmente Naromi decide di collaborare. Facciamo qualche passo avanti,
ma non è abbastanza. -Ehi, ma io ti conosco!- sento Sakura esclamare. Parla con
Naromi, probabilmente l'avrà vista allo Shohoku. Le sue visite a Kiran dopo la
mia partenza erano diventate frequenti. -Non è un'amica di tua sorella, Kae?-
Non mi interessa la sua risposta, non voglio neppure ascoltarla. -No, mi avrai
scambiata sicuramente per qualcun'altra- interviente Naromi, fredda. -non vi ho
mai visti prima d'ora- E detto questo, la mia migliore amica si lascia guidare
lontano da Sakura, lontano da Kaede.
-Mi dispiace che sia accaduto- mi dice Naromi, una volta davanti a casa sua. -è
incredibile, sembra che sia proprio destino!- Cerco di sorridere, ma è
difficile. Ci salutiamo frettolosamente, non vedo l'ora di andarmene a casa,
infilarmi nel mio letto, e non pensarci più. Apro il portone di casa, non perdo
tempo neppure ad aspettare l'ascensore, salgo le scale e in un attimo mi ritrovo
al sicuro, nell'appartamento dove sono nata e cresciuta. La casa è silenziosa, i
miei genitori e Hikaru stanno già dormendo. Senza far rumore raggiungo la mia
stanza, e mi butto sul letto senza pensarci due volte. Mia madre ha cambiato
lenzuolo e coperta, dei simpatici delfini mi guardano invitandomi a raggiungerli
per un salutare sonnellino. Ma immediatamente mi rendo conto d'essere troppo
agitata per dormire. Prendo il cellulare dalla tasca dei jeans scuri, trovo il
numero di Kaede ancora registrato in rubrica. Fermati, Uriko, mi dico, ma è
troppo tardi. E' un'autentica pazzia, lo so, ma non riesco a vedere altra
soluzione. Il mio dolore è troppo forte, devo fare qualcosa. Altrimenti
impazzirò. Con mani tremanti schiaccio il pulsante dell'avvio chiamata, il cuore
che martella nel petto. Sono costretta a sedermi sul letto, ho le gambe in
gelatina. Uno squillo, due, tre. Non so neppure io cosa mi aspetto. Kaede non
risponderà, appena vedrà il mio numero farà finta di niente, racconterà qualche
storia a Sakura, le farà intendere che non è nessuno di importante. Chissà,
magari lo pensa davvero. Questo pensiero mi costringe ad annullare la chiamata,
le mani sudate. Sono terrorizzata. Non mi sono mai sentita così spaventata prima
d'ora. Mi viene da piangere, ma non penso di avere la forza di farlo ancora.
Kaede non risponde perchè non vuole rispondermi. E' così, ne ho la certezza, e
fa male come una pugnalata nel cuore, mi toglie l'aria. Tremando, mi trascino in
bagno, mi preparo per la notte agendo senza accorgermene. Voglio solo chiudere
gli occhi e dimenticare Kaede, almeno fino a domani mattina. Ma poi, la sento.
La suoneria del mio cellulare. Sta squillando. Il cuore mi salta in gola,
afferro il lavandino per non cadere. Torno nella mia stanza, il telefono sta
ancora squillando, e sul display il suo nome. Rimango incerta, a pochi passi dal
letto. A pochi passi dal cellulare che squilla. A pochi passi dalla sua voce.
Vorrei solo sapere cosa devo fare.
Poi mi faccio forza, e accetto la chiamata.
'cause when you're in your darkest hour
And all of the light just fades away
When you're like a single flower whose colours have turned to shades of gray
Well hang on, and be strong
[Delta Goodrem - Be Strong]
Ecco il nuovo capitolo. Scusate se ci ho messo
tanto a postarlo^^' Spero che commenterete come avete sempre fatto. Ciao a
tutti, al prossimo aggiornamento! Ruki <3
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Capitolo 4 *** Chapter 4: Loser Life ***
Non so da quanto tempo sono qui, con il
telefonino stretto convulsamente in una mano, l'altra sulla tempia sudata, il
cuore che martella tanto forte nel petto da fare rumore. Respirare mi sembra
difficile quasi quanto scalare una montagna, parlare, poi, è impossibile. Ma
poi, dall'angolino più remoto del mio corpo, forse dalla gola, forse dalla
pancia, ecco risalire qualcosa di simile alla mia voce. -p-pronto?- Un balbettio
indistinto, tanto tenue da farmi pensare di non aver aperto bocca per davvero.
Ecco, ci siamo: tra qualche secondo la sua voce mi accarezzerà ancora una volta,
calda eppure fredda, profonda, seria. Squisitamente familiare. Al solo pensiero
il mio cuore fa un saltello nel petto. E' incredibile, decisamente, che le gambe
riescano ancora a sostenermi. Mi viene da piangere, o forse da ridere? Non
riesco a capirlo, da tanto sono emozionata. Ma poi, improvvisamente, succede.
-pronto- risponde una voce sgradevole dall'altra parte del filo. Sgradevole, si,
perchè non è la Sua. Ci rimango di sasso, che diavolo...? -Uriko Sakuragi?- mi
interroga la voce, e con un tuffo al cuore mi rendo conto di conoscerla. E' la
voce di Sakura. -s-si, s-sono io- balbetto, confusa, forse spaventata. Non
capisco cosa voglia da me. -Eri tu quella che abbiamo incrociato prima, vero?
per strada?- Deglutisco rumorosamente. Spero che lei non abbia sentito. -Ehm...si,
ero io- rispondo, rendendomi conto di non essere in grado di mentire senza
essere tradita dalla mia stessa voce. -La ragazza con i capelli mezzi lilla?-
Ride di cuore Sakura, si prende gioco di me. -Si. Che diavolo vuoi?- l'attacco,
pentendomene immediatamente. Non era mia intenzione essere sgarbata, o forse si?
-oh, non ti scaldare. Sta' buona- mi ammonisce lei con la sua voce vellutata,
dall'altra parte del filo. -non era mia intenzione offenderti- Si, chissà come
mai ci credo poco. Le mie labbra si distendono in un sorriso amaro, mentre
aspetto che Sakura continui, che mi spieghi il perchè della sua chiamata...-ti
chiamo per Kaede- enuncia freddamente, alla fine, stordendomi. -non devi
incontrarlo mai più. Devi fare in modo di stargli alla larga. Intesi?- Il
respiro mi muore in gola, mentre Sakura, da qualche parte, chiude la
comunicazione senza una parola in più. Probabilmente, ora sta sorridendo,
conscia della mia sconfitta. Mi lascio cadere sul letto, mi faccio piccola
piccola. Le ombre fuori dalla finestra si fanno più fitte, la luna questa sera
non c'è. Me li immagino con un brivido, Kaede e Sakura. Probabilmente sono in un
bar, in un locale,da qualche parte. Magari proprio al Medieval. Mentre le solite
lacrime sfuggono ai miei occhi stanchi, mi rendo conto che questa volta la
parola fine che rimbomba nel mio cervello sembra apparire più che categorica. E
mi sento di nuovo bambina, una bambina spaventata, che ha paura del buio e del
domani. Perchè sono questo alla fine, non sono mai cambiata. Ho tante domande
dentro di me, non una risposta; non le ho mai avute, non le avrò mai. Mi chiedo
cosa abbia spinto Kaede a scegliere Sakura, che sembra così diversa da lui. Così
diversa da me. Ma poi mi rendo conto di conoscerla, la risposta. Le mie spalle
riprendono a muoversi convulsamente al ritmo del mio pianto, mentre la verità si
abbatte, schiacciante, su di me. Lei è più bella di te. Lei è più magra di te.
Lei è più simpatica, brillante, divertente di te. Lei non piange, lei non si
lamenta. Lei sa come accendere il suo desiderio. Lei sa concedersi davvero. Lei
è alla sua altezza.
Lei è decisamente migliore di te.
Il giorno dopo passa lento, ma inesorabile. L'orologio sembra essersi bloccato,
ma non è così: le ore trascorrono una dopo l'altra, pesanti come macigni, fredde
come il ghiaccio, nella solitudine più completa e spietata. Mi chiedo dove sia
Naromi, solo parlare con lei, buttare fuori tutto quello che provo, potrebbe
aiutarmi. Almeno credo. Per tutta la notte non ho fatto altro che interrogarmi
su cosa Sakura possa aver detto a Kaede, su come possa essersi comportata subito
dopo aver parlato con me. Raggomitolata sotto le coperte, ho pianto lacrime
silenziose, mentre un mostro gigantesco mi struggeva dentro, consumandomi
spietatamente. Sakura che sorride a Kaede. Sakura che gli cinge delicatamente le
spalle con le braccia. Le sue mani dolcemente abbronzate corrono tra i suoi
capelli, li stringono. Un solo sguardo ed è subito suo, come potrebbe
resisterle? Per lei è fin troppo facile, e ne è consapevole. Ma si sente
fortunata come nessun'altra. Con le labbra gli accarezza la guancia, poi scende
ad assaggiare il suo collo perfetto. Lo mordicchia piano, senza fargli male. Non
è irruenta lei, ogni suo gesto sfiora la perfezione. E lui si lascia andare. Una
fitta mi attraversa lo stomaco, improvvisa. Basta pensarci Uriko, basta farsi
del male. -sei una piccola masochista del cazzo- sussurro alla mia immagine
sciupata nello specchio. -e hai dei capelli di merda- Rido amaramente. Quanto
faccio pena. Mi raccolgo i capelli in una coda e torno a studiare il pallore
mortale del mio riflesso. C'è poco da fare. Sakura mi batte su tutti i fronti.
Sono una fallita. Ho perso tutto il mio potere su Kaede, forse perchè non l'ho
mai avuto. Forse non sono mai stata abbantanza speciale da legarlo a me nel
profondo. Sento le lacrime scorrere sul mio viso, ma ormai ci sono abituata. E'
così naturale. I peluche sulla mensola mi guardano di sottecchi, sento i loro
occhi spenti puntati su di me. Dovrei uscire da questa stanza, fare qualcosa.
Vedere gente. Afferro il cellulare abbandonato sulla scrivania e digito un
numero a caso. O forse, non proprio a caso. Solo due squilli, poi la voce di
Hanamichi mi giunge all'orecchio, entusiasta. -Ucchan?- Sorrido debolmente. -Si,
sono io- confermo, sperando che la voce non mi tremi troppo. Non voglio che Hana
si preoccupi per me. -Cavolo cugina, pensavo fossi morta. Non mi chiami da un
po'- Ridacchio di cuore. E' incredibile come lui riesca sempre a farmi sentire
meglio. -Hai ragione, sono imperdonabile- gli dico, sentendomi un po' in colpa.
Dopotutto il mio cattivo umore non giustifica la mia assenza di riguardo nei
suoi confronti. -manchi proprio a questo posto- dice lui improvvisamente,
stupendomi. Non l'ho mai sentito parlare così, da quando ho lasciato Kanagawa.
Forse per non farmi del male, lui ha sempre glissato sull'argomento, trattandomi
come se io non avessi mai lasciato Tokyo e riempiendomi di attenzioni. -mi
dispiace- è l'unica cosa che mi sento di dire. Ma è stato necessario, Hana. Ho
dovuto andarmene. Avrei potuto oppormi alle richieste pressanti dei miei, avrei
potuto ignorarle. Ma non potevo farlo perchè, nel profondo, sapevo di voler dare
una possibilità a Tokyo, alla mia vecchia vita, a quella che avevo
temporaneamente abbandonato per inseguire un sogno troppo grande e troppo
fragile. Ero stata triste di lasciare Kanagawa, certo, ma segretamente ne ero
stata anche sollevata. Kaede sarebbe rimasto un sogno, ma non per colpa mia.
Questo era rassicurante. Dolcemente rassicurante. Non sarebbe stato difficile,
mi ripetevo sul quel treno per casa, avrei semplicemente fatto finta di niente,
avrei lasciato che i giorni trascorressero muti e vuoti, uno dopo l'altro. Poi
un giorno, all'improvviso, mi sarei sentita finalmente bene. L'arrivo di Naromi
a Tokyo ha sconvolto nuovamente la calma piatta delle mie giornate. Ma non è
colpa sua. Non è colpa di nessuno. Solo ora mi rendo conto che scappare non
serve a nulla, il passato ritorna sempre. -Lo so- Hanamichi mi riporta alla
realtà, con quelle due parole, pronunciate piano, quasi senza far rumore.
Sorrido ancora, tra me e me. Ma avrei più voglia di piangere. Hanamichi se ne
accorge, perchè cambia improvvisamente argomento. Lo ascolto parlare di tutto,
del tempo, dell'Armata, del basket...le solite cose, quelle che fa piacere
sentire e risentire. Eppure sono quelle cose che si usano per evitare discorsi
importanti. Smettiamo di parlare solo quando non c'è più nulla da dire, e una
volta chiusa la conversazione, la giornata torna grigia.
-Uriko, cena prontaaaa!- urla mia madre qualche ora più tardi, e ancora una
volta mi accingo a raggiungere la cucina e a pregare che la giornata finisca
presto. Non mi piace la routine, ma in questi giorni le cose si stanno facendo
fin troppo imprevedibili. Quando trovo Naromi seduta al tavolo coi miei, quindi,
non rimango troppo sorpresa. -Oh, ciao Naromi- la saluto con un sorriso.
Dopotutto mi fa piacere vederla. Lei ricambia, cauta. Probabilmente pensa ancora
che io possa andare in mille pezzi da un momento all'altro; questo mi da un gran
fastidio. Mangiamo il ramen preparata da mia madre parlando del più e del meno.
Io non faccio che sputare fuori parole su parole, voglio che Naromi cambi idea e
si convinca che sto benissimo. Alla fine, sembro riuscirci: Naromi non mi guarda
più con apprensione. Riesco quasi a godermi il resto della cena. Ripuliti i
piatti dalle ultime briciole e sparecchiata la tavola, io e Naromi ci dileguiamo
su per le scale. Muio dalla volta di raccontarle tutto, della telefonata e delle
parole di Sakura. Anche lei sembra impaziente, probabilmente ha intuito
qualcosa. -Allora?- mi dice non appena chiudo la porta della camera, andando ad
accomodarsi sul mio letto senza fare complimenti. Mi siedo accanto a lei e
comincio a raccontarle tutto dal principio. Ad ogni mia parola i suoi occhi si
spalancano sempre di più. -Nooo, non è possibile!- commenta incredula alla fine
del racconto, guardandomi come se fossi pazza. -questa Sakura ha un pelo sullo
stomaco grande quanto l'Empire State Bulding!- Le mie labbra si distendono in un
sorrisetto forzato. -Già. E inoltre è praticamente perfetta.- Naromi assume
un'aria quasi compassionevole, ma tenta subito di tirarmi su il morale: -oh,
figurati, Uriko! Pensavi lo stesso di Kiran e abbiamo scoperto che non era la
Mary Sue che sembrava- Alzo le spalle. -E' diverso- commento, -Kiran non è mai
stata mia rivale. Non ha mai rappresentato un problema- Naromi alza gli occhi al
cielo. -Kiran è stata tua rivale, solo su un altro piano. Non dimenticartelo.
Quando hai visto la sua umanità in qualche modo l'hai trovata più simpatica.
Secondo me ognuno di noi ha un punto debole. Anche questa Sakura ce l'ha, devi
solo trovarlo- Sbuffo. -ma perchè dovrei farmela diventare simpatica?- chiedo,
contrariata. Naromi rovescia nuovamente gli occhi. -Non hai capito. Non ho detto
che devi fartela star simpatica, quella è una cosa naturale che è successa con
Kiran e non è detto che si ripeta. Piuttosto, se ti rendessi conto che anche
Sakura ha dei difetti, sono sicura che ti sentiresti meglio- Sorrido
forzatamente. -forse- mormoro, poco convinta. Mi sembra impossibile che Sakura
abbia dei difetti, anche solo delle piccole imperfezioni. -e poi..- continua
Naromi, l'espressione divenuta improvvisamente furbetta, -potresti fare in modo
che i suoi stessi difetti si ritorcano contro di lei. Utilizzarli per farle fare
una figura di merda, per dirla terra terra.- Scoppio a ridere. So che è da
stronze, ma ormai sono così disperata da non rendermene conto, da far tutto
meccanicamente. Mi sento una brutta persona.
Alle undici Naromi decide che è ora di andare. Quando torniamo al piano di sotto
scopriamo che i miei sono ancora svegli a guardare la tv. Hikaru è già a letto
da un pezzo. -Allora io vado- dice Naromi, sorridendo ai miei -grazie
dell'invito- I miei ricambiano, poi io accompagno Naromi alla porta e le auguro
la buona notte. La guardo scendere le scale del palazzo, poi rientro in casa. -è
proprio una ragazza simpatica- mi dice mia madre quando entro in salotto,
andandomi a sedere sulla poltrona accanto al televisore. -sembrate davvero molto
amiche. Ma se non ho capito male lei non frequentava lo Shohoku- Scuoto la
testa, gli occhi puntati sulla tv. Non riesco a riconoscere il programma che
stanno trasmettendo. -E allora come vi siete conosciute?- insiste mia madre,
curiosa. Probabilmente le va di fare conversazione con me, dato che mi sono
dimostrata stranamente loquace a tavola. -giocava in una squadra che abbiamo
incontrato durante il torneo interscolastico- le spiego, -una volta non ci
sopportavamo, poi abbiamo optato per una tregua- Mia madre annuisce, tornando a
guardare la tv. Dal mio tono deve aver intuito che la mia voglia di parlare si è
già esaurita. -beh, buona notte- dico, alzandomi e dirigendomi verso le scale.
-scendi un attimo a buttare la spazzatura, dai- mi dice lei, con un tono vicino
alla supplica. Probabilmente lei non ha voglia di staccare il sedere dalla
poltrona. Sbuffo ma obbedisco, prendendo il sacchetto di plastica colmo di
spazzatura dalla cucina e il cappotto pesante dall'attaccapanni all'ingresso.
Quando giungo in cortile il vento freddo della notte mi stringe come in una
morsa. Mi stringo il cappotto al petto ed esco dal portone; i contenitori della
spazzatura distano solo qualche passo, per questo mia madre non ha paura di
lasciarmi scendere in strada da sola. Butto frettolosamente il sacchetto nel
bidone, tremando da capo a piedi. Proprio in quel momento una honda cabrio color
blu elettrico (una macchina costosa, indubbiamente) mi passa accanto silenziosa,
rallentando sino a fermarsi; il semaforo è rosso. La ragazza che siede accanto
al posto del conducente mi lancia un'occhiata truce dall'altra parte del
finestrino. Ha i capelli color inchiostro lunghi e boccolosi. Improvvisamente
scoppia a ridere e si volta a guardare chi le sta accanto, una ragazza minuta
dal viso a forma di cuore, che si sporge a guardarmi. E' Sakura. Un'occhiata tra
le due anticipa un'altra risata fragorosa. Ripresasi dagli spasmi, la ragazza
con i capelli neri porta pollice e indice della mano sinistra a creare una "L" e
se la porta alla fronte. Cerco di ignorare le due ragazze e mi dirigo verso il
portone. Quando me lo chiudo alle spalle, mi lascio scivolare a terra, offesa,
colpita nel profondo. Non è da me. Scoppio a piangere.
Non mi sono mai sentita così sconfitta in vita mia.
where are we?
what the hell is going on?
the dust has only just begun to form
crop circles in the carpet
sinking feeling
oily marks appear on walls
where pleasure moments hung before the takeover,
the sweeping insensitivity of this still life
[Hide and seek - Imogean heap]
Ecco il nuovo capitolo^^ ragazzi voglio tanti, taaaaanti commenti, e sono sicura che me ne lascerete^___^
siete grandissimi, ringrazio tutti coloro che hanno già commentato!
GRAZIE ANCORA del sostegno, e al prossimo capitolo!
Ruki |
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Capitolo 5 *** Chapter 5: Disaffected (Castles Of Sand) ***
Cammino parallela alla rete che
recinta il campetto in questa giornata di sole pallido. Gli anfibi sono pesanti,
intralciano la mia camminata, mi rallentano. Sospiro, tirando su la cerniera del
giubbotto giallo per proteggermi dal freddo crescente, nella mia mente è ancora
vivido il ricordo di due sere fa. Arrossisco al solo ricordare la scena: le due
ragazze in macchina, io ammutolita davanti al cassonetto dell'immondizia...il
vedersi dare della perdente con un solo, inequivocabile gesto. Sospiro ancora,
osservando, al di là della rete, Naromi e Kagome sfidarsi in un po' arrugginito
one on one. Kagome sta decisamente avendo la meglio sull'ex stella del Kainan
King; sul viso di Naromi, però, non ci sono segni di risentimento, non sembra
affatto arrabbiata, anzi, sembra divertirsi un mondo...-voi si che sapete
giocare!!- grido loro, una nota d'ironia nella voce, e loro iniziano subito a
massacrarmi di gestacci e linguacce. -ah ah, divertente!- commenta Kagome,
ridacchiando. -parla la campionessa!- ironizza Naromi; Alzo le spalle, non
voglio affatto rispondere alle loro provocazioni. -è tardi- comunico loro,
lanciando un'occhiata al cielo, lievemente tinto del rosso fuoco del tramonto.
-dovremmo andare, comincia a far freddo- Naromi annuisce, Kagome corre a
recuperare la palla, rotolata dall'altra parte del campetto. Da quando le ho
fatte incontrare, queste due sono diventate inseparabili. Non so se esserne
gelosa oppure no. Da un lato non le biasimo proprio, mi rendo conto di poter
risultare estremamente pesante in questo periodo. Una ciocca di capelli castano
cioccolato scuro (si, ho cambiato nuovamente colore) mi scivola davanti al viso
mentre osservo le mie due amiche risalire il campo da gioco in mia direzione.
-che facciamo stasera?- domando loro, con ben poca convinzione. In realtà, non
ho molta voglia di uscire, di stare in mezzo alla gente. Preferisco di gran
lunga stare per conto mio, ma, nel profondo, so che questo mi farebbe del male.
-pensavo a qualcosa tipo uscire e andare a zonzo- mi risponde Kagome,
distogliendomi dai miei pensieri. Sbuffo. Andare in giro senza una meta non è
esattamente quello che io chiamo un bel passatempo. -No, pessima idea- decreta
Naromi, lapidaria -preferisco andare al Medieval- spiega. Il mio cuore perde un
battito. Il Medieval. Ho paura di trovare Sakura e Kaede, lì, anche se non so
esattamente dove fossero diretti la sera in cui io e Naromi li abbiamo
incontrati per strada. -ahhh, carino, quel locale stile medioevo?- domanda
Kagome, una nota ammirata nella voce. -il nome dice tutto, Kagome- risponde
Naromi con un tono da presa in giro. Io non mi decido ancora ad aprir bocca,
sono sicura che tra poco Naromi comincerà a guardarmi con quell'apprensione
tipica della sua persona. -che...che bella idea..- mormoro quindi, poco
convinta, ma Naromi non ci fa caso, per fortuna. -perfetto, allora è deciso!-
esclama, entusiasta. -ci becchiamo alle nove all'angolo- Rabbrividisco,
abbracciandomi da sola. Non voglio correre il rischio di incontrarli di nuovo.
Alle nove precise, mi affaccio alla finestra del salotto, ed eccola lì Kagome,
già all'angolo, stretta nel suo cappotto bianco, lo sguardo puntato dall'altra
parte della strada; Naromi sta arrivando. Manco solo io. Sospirando, ritorno
nella mia stanza. Cerco il cellulare e lo trovo sulla scrivania sgombra, mia
madre dev'essere entrata a fare un po' d'ordine. Mi ci vuole una gran faccia
tosta per fare quello che sto per fare, soprattutto perchè so che le mie amiche
stanno solo cercando di risollevarmi il morale coinvolgendomi nelle loro uscite
serali. Le mie mani tremano appena mentre scrivo quell' sms pieno di bugie. "Non
sto bene ragazze, ho la temperatura a 37 e mezzo. Uscite pure voi due, fatemi
sapere come va" Finito di scrivere il messaggio, mi infilo nel letto, pronta a
qualsiasi eventualità; Naromi sarebbe capacissima di venire ad appurare le mie
reali condizioni. Ma i minuti passano, e nessuno viene a disturbare la malata
fittizia. Sospirando ancora, mi alzo e scendo in cucina. -come mai non esci con
le tue amiche, stasera?- mi domanda Hikaru, dal salotto -si sono già stancate di
averti in mezzo alle palle, miss musona?- -vaffanculo, va- le dico, prima di
infilarmi il giubbotto, afferrare il mio vecchio pallone ed uscire. So
esattamente dove andare. Questa mattina, vedendo Naromi e Kagome disputare
quella partitella, i ricordi si sono riversati in me, chiari e decisi, quasi
dolorosi, e così la voglia di giocare. Di giocare a basket. Di scontrarmi con
avversarie del calibro di Misako Oki, Kiran Rukawa...ma questo ora non è più
possibile. Dal maledetto giorno dell'operazione non sono più stata la stessa sul
campo. Forse per paura, non ho mai osato sforzarmi più di tanto. Anche durante
le mie sporadiche partitelle con Kagome sono sempre stata più che attenta, quasi
bloccata. Quando apro il portone, scopro che all'angolo non c'è più nessuno. Mi
sento triste del fatto che Naromi e Kagome se ne siano andate a divertirsi senza
di me, ma d'altronde l'idea di fingermi malata è stata mia. Palleggiando
pigramente, sotto un cielo di stelle appena appena accennate, dirigo i miei
passi verso il solito campetto, sulle labbra una canzone di cui non riesco a
ricordare le parole. Una canzone triste, non potrebbe essere altrimenti. Quando
arrivo al campo, quasi mi sento offesa si sia fatto occupare da qualcun altro.
Stupido campo, lo vuoi capire o no che tu sei solo mio? Sbuffo, la palla tra le
mani, osservando una figura scura muoversi sotto il canestro. Vedo la palla
volare, nella semioscurità rischiarata dai lampioni, ed infilarsi perfettamente nel canestro. Rimango colpita.
Troppo colpita. E se...? Il dubbio mi assale, improvviso. No, non può essere.
Eppure quei movimenti, quella figura slanciata, perfetta...Non osando muovermi,
costringo la mia mente a cercare una soluzione, e anche rapida. Se il ragazzo
nel campo fosse effettivamente Kaede, sarei nei guai. Non saprei come
comportarmi, cosa dire, cosa fare. Comincio a sudare nonostante la bassa
temperatura, e improvvisamente mi sento goffa e brutta, troppo stretta in quel
ridicolo giaccone giallo. Poi, non so come, non so perchè, muovo un passo. E un
altro. E un altro ancora. Probabilmente lo faccio perchè voglio sapere, perchè
voglio esserne sicura. Probabilmente lo faccio perchè non vedo l'ora di
incontrare i suoi occhi eterni. Kaede...
La figura continua a muoversi appena sotto canestro, ed io sono già così vicina
da distinguere i capelli neri, il viso latteo, lo sguardo color della notte. Mi
sembra di impazzire, mi sembra di morire...mi fermo per riprendere fiato. Fai
ancora in tempo a fuggire, Uriko, mi dico, a dartela a gambe. E' quello che
vorrei fare, ma non ne sono capace, rispondo a me stessa, mentre le gambe
cominciano a tremarmi terribilmente. Improvvisamente, tutto si ferma; il respiro
mi muore in gola quando Kaede nota la mia presenza. Mi sembra di scomparire. Non
vedo più nulla, non sento più nulla, se non il lieve tonfo della palla che
rimbalza sul selciato e rotola lontano. Kaede mi fissa immobile; facendo così di
certo non è d'aiuto. Abbassando gli occhi, mi decido a spiccicare qualche parola
quasi impercettibile ed impacciata. -s-scusa..non pensavo..cioè, non pensavo che
il campo fosse occupato, ecco...- Non oso rialzare lo sguardo, le mie scarpe
sembrano più attrattive che mai. Vorrei solo scomparire. Vorrei che la terra si
aprisse e mi inghiottisse, soffrirei decisamente meno. -ci sono due canestri- lo
sento improvvisamente dire. La sua voce è esattamente come la ricordavo, e quasi
mi viene da piangere; ora so che è reale, che non è frutto della mia fantasia,
che è vellutata e profonda, intensa eppure distaccata. Rialzo lo sguardo,
timidamente, e incontro quel suo sguardo tanto familiare. -beh, si..ma..-
balbetto. Ok, è ufficiale, sono una vera idiota. Non sono neppure in grado di
inventare delle scuse davanti a lui. Ho il cervello completamente al buio. Black
out. E allora, non mi rimane altro da fare che entrare nel campetto, mormorando
un timido "grazie" e oltrepassarlo con lo sguardo nuovamente basso, fermandomi
solo una volta davanti al canestro opposto a quello sotto il quale si trova lui,
la palla stretta nelle mani, il viso rosso di vergogna. Non posso allenarmi con
lui che mi guarda. Penso a me stessa come un essere grasso e tonto, incapace di farsi prendere sul
serio. Non rendo neppure giustizia alla Uriko di qualche annetto fa, sono solo
una sua pallida imitazione, e so che Kaede se ne accorgerebbe anche solo dalla
mia postura pre-tiro. Mi volto in sua direzione, lentamente, per non farmi
notare, e noto che lui ha ripreso tranquillamente ad allenarsi, come se niente
fosse. Non posso crederci. Torno a guardare il "mio" canestro, stringo più forte
la palla, piego le ginocchia...pronta al tiro. Se a lui non interessa, allora
non deve interessare neppure a me. Quando mi decido a lanciare, però, so già
come andrà a finire; esattamente come mi aspettavo, la palla incontra
inesorabilmente il ferro, e quel rumore metallico rimbomba nelle mie orecchie,
doloroso come una sconfitta. Abbasso le spalle sospirando, rassegnata, mentre mi
volto per andare a recuperare il pallone, rotolato -spero- non troppo lontano.
Con grande imbarazzo mi accorgo che Kaede l'ha raccolto e mi sta fissando con
aria indecifrabile, muto. -ehm...- tento, ma dalla mia bocca non esce altro che
questo. Kaede mi lancia il pallone con delicatezza e precisione. Non riesco
neppure a prenderlo al volo: mormorando l'ennesimo ringraziamento lo inseguo fin
sotto le panchine sgangherate e lo recupero con mani tremanti; forse dovrei
andarmene, mi sono già resa abbastanza ridicola. -imbranata- sento
improvvisamente Kaede dire a voce bassa, ma abbastanza alta da essere sicuro che
io lo senta. Arrossisco violentemente. -lo so di essere..peggiorata..- ammetto
con voce tremante, stupendomi di me stessa. La palla che stringo tra le mani
sembra bruciare. Non è più mia amica da molto tempo, ormai. Kaede mi guarda con
la stessa espressione, che non riesco a classificare. -come mai?- domanda, ma
non riesco a sentire la curiosità nella sua voce. Come se non gli interessasse
per davvero e stesse solo cercando di spezzare quel silenzio pesante. -mh, beh-
comincio, incrociando le braccia al petto, -p-per l'operazione, penso. La
riabilitazione è stata utile, certo, ma penso di non essere più capace di
giocare..- Rabbrividisco, cercando di non dare a vedere che sto morendo di
freddo. Kaede è ancora in silenzio, mi stupisce che non abbia fatto qualche
battuta. Avrebbe potuto dire che non ho mai saputo giocare, o qualcosa del
genere. Ma lui continua a guardarmi serio, così serio da farmi male. -ti vedo un
po' fuori forma- dice d'improvviso, spiazzandomi. Deglutisco dolorosamente,
mentre una sensazione intensa mi invade il corpo, facendomi sentire fragile.
Troppo fragile. Kaede mi ha offeso, ma probabilmente lui non se ne è reso conto.
Forse inconsciamente ha fatto un paragone tra me e Sakura, ed è normale parlare
così per uno che è abituato al meglio. -beh, solo un po' più del solito-
rispondo, e non posso fare a meno di notare che la mia voce risulta stridula e
stizzita. Kaede fa qualche passo verso di me, squadrandomi. Mi fa sentire a
disagio. -ti sei offesa?- mi domanda, questa volta palesando il suo solito tono
ironico. -no- rispondo io, consapevole del fatto che sembro dire tutto il
contrario. Non sono proprio capace di mentire. Mi stringo nel giubbotto giallo,
pensando al modo di migliore di chiudere la conversazione e tornarmene a casa.
Mi sembra che Kaede voglia dirmi qualcosa, ma non ho modo di accertarmene
perchè, improvviso, lo strombazzare di un clacson spegne il silenzio. Mi volto
di scatto, ed eccola lì, la Honda decapottabile blu elettrico. Al posto di guida
c'è Sakura, accanto a lei siede la ragazza con i capelli neri che mi ha offesa
due sere fa, dietro di loro siede un'altra ragazza con i capelli rasta rosso
acceso, la faccia tonda e un piercing al naso. Dopo un secondo che mi sembra
un'eternità, Kaede mi lancia un'occhiata enigmatica e muove verso l'altro
canestro, andando a recuperare il pallone. Non resto a guardare, lascio il
campetto senza neppure salutarlo; quando sono abbastanza lontana, comincio a
correre. Devo essere onesta, temo la reazione di Sakura, e le sue amiche non mi
sembrano tipi raccomandabili.
Una volta al sicuro nella mia stanza, tra queste quattro mura che ormai mi
stanno troppo strette, mi ritrovo ad ascoltare il silenzio. C'è poco da fare,
non riesco ad uscire da questa situazione. Osservo me stessa cercare il
cellulare e comporre un numero senza essere in grado di fermarmi. Devo parlare
con qualcuno. La mia voce si perde nella notte mentre mi sfogo con Hanamichi, e
le lacrime sfuggono ai miei occhi. Nonostante la sua simbolica vicinanza, non
riesco a fare a meno di provarla.
Questa solitudine.
Mi sento come se mi fossi spezzata
dentro, definitivamente. Kaede non prova più nulla per me, e ora ne ho la
dolorosa certezza. Ho perso un sogno che era il mio. Quello vero. E domani
comincia la scuola.
One minute I held the key
Next the walls were closed on me
And I discovered that my castles stand
Upon pillars of salt, and pillars of sand
[Viva la Vida - Coldplay]
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