The last male and me - secondo libro-

di tsubasa_rukia3
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Doccia Fredda ***
Capitolo 3: *** Debito Saldato ***
Capitolo 4: *** Primo Passo ***
Capitolo 5: *** Pace e Dubbio ***
Capitolo 6: *** Domanda senza risposta ***
Capitolo 7: *** Risposta ***
Capitolo 8: *** Incidente ***
Capitolo 9: *** Copia o impostore? ***
Capitolo 10: *** Separazione?! ***
Capitolo 11: *** Pazienza ***
Capitolo 12: *** Storia di un viaggiatore ***
Capitolo 13: *** Caccia ***
Capitolo 14: *** Famiglia ***
Capitolo 15: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo
Camminò a passo sicuro sentendo con piacere il suono dei suoi tacchi battere deciso il terreno asfaltato. Sebbene stette attraversando vie strette e quasi totalmente all’oscuro si sentì a suo agio. I suoi ricci molleggiavano al ritmo del passo mentre un cappotto color cremisi mostrava un vestito in seta lungo fino alle ginocchia con disegni floreali in oro.
Senza farsi notare scivolò per una porta secondaria che si stagliava sotto ad una scritta al neon: “La locandiera”. Si ritrovò in un locale ben arredato, anche nei minimi particolari, e dall’aria sofisticata. Porse il suo cappotto all’uomo alla sua sinistra e si lasciò guidare verso il bancone dall’abitudine.
Vide i suoi occhi smeraldini splendere per un istante nel riflesso dei bicchieri.
«Un B-25, per favore» ordinò con disinvoltura. Un uomo con una massa muscolare da far invidia ad un praticante di body building la squadrò.
«Intendete forse un B-52?».
«No, ho detto  quello che intendevo. Un B-25» sottolineò con voce sensuale.
Il barista le porse dentro ad un tulipano( è un tipo di bicchiere, largo e ampio, ma sinuoso utilizzato per servire succhi di frutta n.d.a) una strana bevanda liquida color della pece e lei prese il bicchiere dirigendosi ai bagni. Una porta sbarrata da dei nastri fu abilmente aperta senza essere notata e l’ospite furtivo vi entrò. Nel nuovo buio sentì un movimento alla sua destra.
«Sarei interessata alla vostra bevanda, signorina» pronunciò una voce metallica.
«Dovreste conoscerla bene, ha fatto molti morti, non è così? B-25?» appena finì di pronunciare il numero un sentiero illuminato da luci soffuse incastrate nel terreno le indicò la via.
«Sempre la solita scena» bofonchiò fra i denti.
Una porta liscia di marmo fu illuminata di una luce argentea, al fianco un tubo iniziò a sbucare dal terreno. Il liquido scuro fu versato dentro e la porta si produsse un rumore di meccanismo, ma niente la aprì. Sbuffando, senza fatica apparente, la figura femminile aprì il passaggio pesante in pietra candida.
L’interno fu quello che ai giorni attuali verrebbe definito come un “salone esclusivo di un club”. Un estraneo avrebbe tranquillamente affermato che quello dovesse essere un club per sole donne poiché i maschi sembrarono essere banditi fra quelle quattro mura.
Con movimenti che per un uomo sarebbero stati incantevoli la nostra donna misteriosa si diresse su un palchetto al fondo della sala dopo aver ordinato un bicchiere colmo di liquido scuro. Quel bar pieno di bottiglie di diverse forme non offriva altro che una sola bevanda: sangue.
Si sedette in un tavolino rialzato con rifiniture in legno da fare invidia a qualunque artista che non ne fosse l’artefice. Lì, seduta con aria distratta, una donna dai lineamenti giovanili disegnava freneticamente con velocità rapida su un taccuino, costeggiata da piccoli  fogli sparsi ovunque perfino sul terreno.
I capelli raccolti in una treccia disordinata che le andava fino al fianco le corniciavano il viso corrucciato in un espressione di attenzione intensa nei gesti che faceva.
Senza essere degnata di uno sguardo si mise seduta spostando alcuni foglietti. Assaggiò con piacere il liquido scuro e ristoratore.
Non si rivolsero neanche una parola fra di loro perché sapevano che la disegnatrice era muta.
Come se fosse stata chiamata guardò verso l’alto e si fermò. Schiacciò un bottone sotto la superfici del mobile e una taschina uscì silenziosa mostrando un sfera in vetro.
Tutte le presenti fermarono le loro attività: se parlavano si zittirono, se ridevano chiusero le bocche, se suonavano si ammutolirono e porsero le loro attenzioni alla ragazza dai capelli bruni intrecciati.
Sollevò il braccio e cullò la sfera, immagini nebulose iniziarono a comparire e fulminee e confuse: una profezia.
 Pallida e tremante poggiò la mano sulla donna in rosso e come se le avesse trasmesso un brivido tremò.
«Chiamate la corte reale! Notizie per il re!» urlò spaventata.
Alcune iniziarono a commentare fra di loro e le altre chiesero come mai si dovesse comunicare tale notizia al re.
La donna vedendo che non fu ascoltata aggiunse: «Mie simili, un maschio della nostra specie è comparso e sembra dotato di poteri». Per l’incredibilità delle sua parole la gente si pietrificò. Era il caso di crederle? Lo sapevano tutti che una cosa del genere non poteva esistere, ma notando la tensione nelle due donne e il loro respiro mozzato una donna iniziò ad allontanarsi e lentamente iniziò un viavai frenetico.
«Fatima, ne sei sicura?» domandò la donna riccioluta. La ragazza con la treccia annuì.
«Che fortuna che avuto tua sorella-, commentò- o forse dovrei dire sfortuna» aggiunse in tono più basso.
 
Lontana in un rifugio lontano dal mondo una ragazza starnutì nel sonno abbracciata da un corpo maschile.
 
Yeah, ho fatto questo prologo finalmente. Scusate ma ci è voluto un po’ per pensare come strutturare la storia e sono ancora indecisa xD allora che ne dite? Mmmh, forse dovrei smetterla di chiederlo xD spero che sia di vostro gradimento e grazie per aver letto fin qui <(_ _)>
Tsubasa_rukia3

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Capitolo 2
*** Doccia Fredda ***


Doccia fredda
               
Aprì gli occhi trovandosi uno strano soffitto impolverato in legno. Non capì, perché si trovava sotto un tetto? Ah, è vero: era scappata dalla grotta. Perché?
In un lampo, fulmineo e breve, con un brivido della schiena si ricordò tutto. Si girò verso il lato e trovò quello he non voleva: un uomo nudo sotto le sue stesse coperte. Impaurita andò a cercare qualcosa sulla pelle del petto con le dita, trovando l’oggetto delle sue ricerche frenetiche: il simbolo. Abbiamo concluso il contratto!
Rimase a fissare quel simbolo imprimendoselo per bene sulla retina, come per confermare la realtà. Sopra al cuore dell’uomo era inciso con un inchiostro nero un tulipano mezzo fiorito con un cerchio di rovi che lo chiudevano. Si guardò anche lei nel suo petto e trovò, esattamente sopra il suo cuore, lo stesso identico simbolo che aveva lui.
Si stizzì e cercando di non svegliarlo rintracciò quel “percorso” che aveva fatto in pochi secondi svestendosi la notte prima. Ritrovandosi con tutti i vestiti addosso, si fermò e non seppe più che fare. Giusto, che bisogna fare in questi casi? In quel momento non le parve di poter vedere la risposta.
Un «Buongiorno» di una voce maschile la distolse da quel groviglio di pensieri intricati che stette per fare.
«Buongiorno» rispose con la voce un po’ roca, con una vibrazione alla gola se la schiarì; « volete fare colazione?».
Adam si stiracchiò e un fruscio di lenzuola fece intuire che si era seduto. «Potreste passarmi i vestiti?».
Sara, senza minimamente girarsi gli buttò addosso un paio di pantaloni, una felpa leggera, e dei calzini.
«Credi che se ti giri ti uccido?» la schernì. Sara, molto lentamente si girò e gli fece una linguaccia. Si buttò sulla sedia e fissò i suoi piedi.
«Allora, che vuoi fare?» le chiese dopo essersi vestito.
«Non ne ho la più pallida idea» pronunciò guardando finalmente in viso Adam. Istantaneamente  diventò porpora in viso.
«Beh, prima chiariscimi una cosa: che cosa è questo “tatuaggio”?» indicò con l’indice, un po’ scettico, il proprio petto.
«Che cosa si giurano marito e moglie?» domandò a sua volta la donna.
«Amore eterno?» chiese confuso.
«Quello è un bonus. Si giurano compagna finché morte non li separi, o sbaglio?» disse con rinnovata freddezza.
«Penso di sì» pensò ad alta voce.
«Dimmi, qual è il miglior modo per indurre un vampiro a rimanere di fianco ad un altro senza ucciderlo?».
Il volto di Adam si pietrificò e divenne impassibile, stette in silenzio per molti istanti.
«V-Vantaggi reciproci» pronunciò prima di schiarirsi la gola.
«Anche» concesse.
«Bontà?» provò.
«Dillo e basta» incitò. Il silenzio le rispose.
«Legami di sangue» pronunciò sospirando.
«E quindi?» chiese deglutendo.
«Per noi vampiri che cosa è il sangue?».
«La nostra linfa vitale» rispose senza esitazione.
«Questo risponde la domanda iniziale?» chiese per accertarsene, Sara.
«No, per niente» concluse ridendo.
«Abbiamo detto che due vampiri, per rimanere in compagna senza uccidersi, oltre a probabili interessi reciproci hanno bisogno di legami di sangue. In che modo, secondo voi?» riepilogò la donna.
«Beh, non vedo perché delle persone imparentate fra di loro debbano uccidersi a vicenda…» replicò.
«Credimi, essere imparentati non impedisce questo delitto…» sussurrò con voce amara e con uno sguardo perso nel tempo.
«Ok, forse hai ragione…. E che cosa allora?! La smetti di girarci intorno?! Sara? Sara!» iniziava a perdere la pazienza.
«Sì! Scusate! Ditemi!».
«La smetti di girarci intorno?!».
«Certe volte dirlo ad alta voce è più difficile di capirlo» spiegò scontenta.
«E quindi?».
«Devi imparare la virtù della pazienza e della saggezza» sospirò fra sé.
«Parli come una vecchia bacu-», un occhiata acida lo fermò in tempo.
«Come il giovane desidera», un sorriso s’impossessò del suo volto come una maschera,« è semplice: io e te ora siamo legati ad un doppio filo. Se io muoio tu muori e se tu muori così farò anche io. Non solo, se stiamo lontani per troppo tempo moriremo per troppo tempo moriremo…».
«E perché mai?!» la interruppe Adam.
«Perché siamo diventati dei drogati, dipendenti, assuefatti, scegliete voi il termine, del sangue  dell’altro» aspettò in silenzio la sua reazione. Egli si alzò di scatto, furente, e iniziò ad inspirare rapidamente. Sara divenne una statua. Adam si sentì in gabbia.
«No!» come per negare il fatto, «No!» gridò nuovamente. Iniziò a camminare avanti e in dietro per la stanza. Urlando la sua disapprovazione.
«Neanche a me piace la situazione, contavo di rimanere indipendente» commentò fredda.
«E come fai ad esserne sicura!» le sputò con occhi di fiamme verdi.
«Forza, che aspettate a provare?» più lui si arrabbiava più lei si mostrò calma.
Lei si alzò e iniziò a mettere gli ultimi bagagli, comprese le lenzuola, nella sua borsa. Se la mise su una spalla e con una mano strinse il laccio. Aprì la porta.
«Se hai tanta rabbia da buttar fuori abbiamo un ospite indesiderato qua fuori…» introdusse con non-chalance.
Chiedo scusa per questa lunga assenza e penso che si faranno più lunghe Dx Capitemi, tesina, verifice, interrogazioni, verifiche di recupero…. Non ce la faccio più! Ma sono comunque contenta di aver scritto qualcosa u.u
Tsubasa_rukia3

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Capitolo 3
*** Debito Saldato ***


Debito saldato
 
Quando aprì la porta, una donna dai cappelli biondi e raccolti la assalì alla gola. Sara fece gesto di non intervenire mentre barcollò all'indietro, fu un gesto inutile perché Adam sembrò non intenzionato a farlo.
«Sara! Da quanto tempo!» urlò con voce sorridente la forestiera.
«Ciao, Aziza, come stai?» replico in tono totalmente apatico. Imbronciandosi la straniera si allontanò.
«Lo sai benissimo come mi devi chiamare: Françoise! Perché te lo devo dire ogni volta?!» si lamentò gonfiando le guance. Sara sospirò, per essere un vampiro era un peperino, ma non c'era nessuna regola scritta che diceva quale personalità dovessero avere.
« Sisi, scusa. Ma ch- come cavolo sei vestita?! » chiese guardando in quel momento l'abbigliamento. Se n'è accorta solo ora?! Si sorprese Adam. La nuova era vestita in un pijama sottile color rosa pastello, inoltre i suoi piedi erano scalzi. Nonostante questo non mostrò nessun segno di fango e di fatica. Silenziosamente, alzò la guardia. Sara sembrò ignorare i segnali d'allarme.
«Allora, Françoise, che mi racconti?» domandò superficialmente.
«Ma come? Vuoi già andare dritta al dunque?» era incredibile il gioco di acuti che poteva fare con la voce.
«Sì» sospirò stancamente.
«Va bene. Sono venuta qui a saldare il mio debito» informò con tono serio e atteggiamento calmo tale da sembrare un'altra persona. A questa frase Sara sembrò andare sull'attenti.
«Oh, quindi sei il tipo da far avere dei debiti verso di te. Chissà come l'hai ingannata» sputò amaramente Adam.
«Attento come le parli, ragazzino» lo avvisò Françoise mettendo particolare disprezzo in quell'appellativo. Si voltò verso la sua compare come se nulla fosse successo e sorridente si rivolse a lei, continuando l'argomento introdotto: « Ho informazioni e anche urgenti direi: Fatima ha avuto una predizione. Tutte le famiglie  si sono mobilitate, anche la Corte Reale.».
«Anche la Corte Reale?!».
«Sì».
«Che cosa stanno cercando? Cosa possono volere tutti quanti?».
«Te» quelle due lettere arrivarono come un pugno allo stomaco.
«C-C-Cosa vuoi dire?» la voce le tremò, ma i suoi piedi rimasero fermi e saldi.
«L'intero mondo dei vampiri si è mosso per cercare te, tranquilla ti vogliono viva.».
«Perché viva?».
«Me lo domandavo anche io, prima di arrivare qui» finendo la frase il tono divenne sempre più basso e si voltò verso Adam. Con la nuca vulnerabile e la guardia abbassata Sara agì prima di chiunque altro colpendola con un colpo secco della mano. Come un sacco di patate il corpo della biondina crollò a terra e Sara prese per mano Adam tirandoselo dietro. Corse con tutta la forza che aveva e non si curò delle proteste finché non la fermò con la forza staccandole le gambe dal terreno. Sara fu sorpresa di quella pausa, in effetti quella non era altro che una corsa senza meta e quindi destinata a fallire.
«Adesso ti calmi, e mi dici cosa sta succedendo» impose Adam con voce talmente bassa da far alzare istintivamente la guardia a Sara. Se non fosse stato per la serietà e la voce con cui aveva chiamato il diritto alla verità, Sara si sarebbe messa a ridere.
« Va bene, ma hai intenzione di tenermi per aria?» il silenzio le rispose però Adam cambiò la presa: anziché essere presa per le braccia da dietro fu spostata in modo da avere la schiena addosso l'avambraccio destro e le cosce sopra quello sinistro, le mani le arpionarono una coscia e sotto il petto. Lui la guardò con le labbra chiuse aspettando la verità, Sara sperò di non saltargli addosso.
«Almeno andate non fermatevi, per favore» chiese voltandosi a guardare le sue mani inermi sul grembo.
«Perché mai dovrei? Se non lo faccio muoio?» canzonò sarcastico.
«Credetemi, se ci prendono la morte la desiderereste con tutto voi stesso». Lo sguardo fermo della donna fra le sue braccia lo convinse a muovere i primi passi incerti, Sara tornò a guardarsi le mani.
«La donna che abbiamo incontrato prima era una mia amica, ma molte cose sono successe. Diciamo che ho fatto una cosa che non dovrebbe essere fatta e lei faccia parte delle guardie che rincorrono i ricercati dei libri gialli. Quando eravamo infanti l'ho salvata da un brutto guaio e anche quando era sul punto di prendermi l'ho messa al sicuro e semplicemente mi ha restituito il favore avvertendomi. Hai capito?».
«Assolutamente no» proferì in tono calmo.
«E perché mai?!» sembrò sconcertata.
«Vai troppo sul vago» chiarì conciso. Sara s'imbronciò.
«Allora, lei è una mia amica d'infanzia. Le ho fatto un favore tanto tempo fa. Ora me l'ha restituito» scandì con voce alta verso l'uomo.
«Che genere di favore?» chiese senza guardarla.
«Questo riguarda me e lei» rispose scorbutica. Adam si fermò, la fissò negli occhi e riformulò la domanda con più enfasi.
«Ho mentito per difenderla» rispose con voce strozzata e sorpresa. Adam tirò un sospiro di sollievo mentre Sara rimase a fissarlo per minuti interi.
«Ehi» iniziò, Sara continuò a fissarlo in silenzio, «ehi! In che direzione dobbiamo andare!?». Questa domanda parve far scoppiare la sua bolla di sapone, si guardò intorno e alzò il bracciò indicando il nord.
«Lì farà più fresco» si lamentò.
«Menomale che siamo alla fine della primavera» constatò felice Sara.
«Mi spieghi la storia del tatuaggio?» chiese mentre iniziò a salire il terreno roccioso e ricco di humus.
«Per farla breve: è una garanzia. Serve per assicurarsi che l’uno protegga l’altra», rispose sospirando la vampira.
«In che modo di preciso?», insistette Adam.
«Faccio prima a fartelo vedere», mentre pronunciò queste parole Sara agì e poiché le mani di Adam erano impegnate non poté fare qualcosa di immediato. Con un dito creò un buco nella sua maglia all’altezza del cuore scoprendo così il marchio, avvicinò le sue labbra a quel fiore inanimato e Adam si fermò di colpo. Una sensazione di piacere iniziò a corrergli lungo la schiena, spargendosi nelle braccia e andando a coprire anche le gambe. Sospirò e si scrollò automaticamente le spalle per togliere quel brivido, ma il cuore gli batté leggermente veloce e un macchia di calore iniziò a diffondersi nel petto, piacevole e tenera.
«Oh» gli sfuggì.
«Se a baciarti- le ci volle tutto il suo autocontrollo per dirlo finalmente, senza tremare o sembrare a disagio- sopra questo marchio fosse qualcun’altro oltre che a me, il risultato sarà la morte. Lenta, sentirai un veleno nascere nel cuore ed essere pompato nel corpo e poi, dopo qualche ora- il suo tono divenne sempre più macabro- io inizierò a morire di sete.», deglutì sentendo l’ombra di quella tortura strisciare nei remoti dei suoi bisogni. Chissà per quanto sarò sazia… si chiese.
«E la stessa cosa accadrà se i ruoli si invertono» concluse. Adam iniziò a camminare.
«Se lo sapevate, perché avete bevuto il mio sangue lo stesso?» chiese con calma.
«Oh, ci ho provato a ragionare. Me ne sono andata, ma tu continuavi a seguirmi! Hai idea di quanto sia stato difficile non mandare tuto all’aria e aggredirti durante la cena?! Con tutti quei umani presenti?! Ma ce l’ho fatta! C’ero riuscita e con la speranza che fosse solo una coincidenza ho lasciato la notte passare, ma il giorno dopo rieccoti lì- il suo tono iniziò involontariamente ad alzarsi- a fissarmi e credimi, ho creduto davvero di saltarti addosso! Sai quanto tempo è passato dall’ultima volta che ho incontrato un richiamo?! Eh? Ovvio che non  lo sai! Allora decido di andarmene, ma che succede? In città mi ritrovo inseguita! Hai idea? Quello era un posto sicuro, mi ero piazzata bene e avevo tranquillità! Ora che ci penso- e qui il tono tornò basso- perché tu non hai provato a fermarti?», formulando la domanda lo guardò nel viso.
«Sinceramente non lo so. Forse perché e da tanto che non incontro una della mia specie? O forse perché sei stata il mio primo richiamo ad essere un vampiro?» pronunciò dubbioso.
«Fantastico, quindi è stato per sfortuna della sorte», si toccò la fronte come se avesse un grande mal di testa.
«Sfortuna? Perché non fortuna?» domandò cinico.
«Si vede che non sapete cosa ci aspetta se veniamo presi, altrimenti non mettereste neanche in considerazione questa domanda, e perché ridete?!».
«I tuoi sbalzi d’umore sono bellissimi!» disse ridendo e accelerò il suo passo. “La smetti? I tuoi sbalzi d’umore sono così irritanti!...” Per poco non si mise a piangere, l’ultima volta non erano stati visti come una buona cosa tutte quelle emozioni dentro di lei. Si mordicchiò il lato inferiore del labbro e cercò di tornare a sé.
«Ripetimi, perché stiamo scappando?», ruppe il silenzio con un'altra domanda, Adam.
«Perché ci stanno cercando», rispose monotona.
«Chi ci cerca?».
«L’intero mondo dei vampiri è sulle nostre tracce, anzi sulle mie», commentò acida.
«Perché?».
«Hai mai visto un vampiro maschio?» domandò a sua volta.
«Il re» rispose in tono Adam.
«Di persona?» chiese fredda.
«Sì».
«Certo, e io sono Cenerentola» continuò ironica senza scomporsi.
«Perché non mi credi?».
«È impossibile, da secoli ormai, l’Imperatore uccide tutti coloro che possono minacciare solo con la loro presenza la sua posizione, anche vampiri femmina sono state assassinate. C’è in giro la voce che sia costretto a farlo perché è un’ oblige, ma non ci giurerei… Quindi se ti avesse incontrato saresti stato decapitato all’istante», sospirò. Adam stette in silenzio per molti attimi.
«Un'altra cosa», Sara sospirò e stette in silenzio per lasciarlo continuare, «Come hanno fatto le vampire a continuare a procreare?», chiese con leggero imbarazzo.
«Si accoppiano con il re» rispose secca.
«E se non volessero il re?» insistette.
«Se hanno fortuna trovano un damphir, umani che hanno nelle vene sangue vampiro dormiente; per esempio se in una famiglia nasce un vampiro con tre fratelli, i tre fratelli sono damphir;  con un 50% di possibilità di partorire un vampiro, ma i damphir sono rari come i diamanti grezzi, oppure si trovano degli umani con un 3% di possibilità di avere un vampiro per figlio e la percentuale è ancora più bassa per averne uno maschio.» concluse sovrappensiero.
«E quante probabilità ci sono da un vampiro?» domandò Adam.
«La percentuale di partorire un vampiro da un simile è dell’80% e di questa cifra il 70% che sia maschio, mi pare», concluse in tono calmo. Per altri attimi stette in silenzio, ma nuovamente porse una domanda, Sara capì che doveva sempre farsi delle domande ma molto probabilmente non aveva qualcuno a cui porle e riceverne risposta.
«E tu come fai a saperlo?», la stuzzicò.
«Beh, quando, teoricamente, hai l’eternità davanti, il tempo a disposizione è ampio e si dia il caso che leggere non mi dispiaccia» rispose sbadigliando mentre si appoggiò alla spalla dell’uomo.
«Beh, possiamo anche dire che ora il tuo tempo libero lo occupo io», la stuzzicò.
«Che intendi dire?», sbadigliò.
«Non me l’hai appena detto tu? Abbiamo l’eternità davanti», il sole gli illuminò il volto. L’ultima cosa che sentì fu il corpo di Sara irrigidirsi e poi il vuoto fra le sue braccia. Se la trovò davanti, in piedi, col volto serio.
«Che cosa intendi dire?». Deglutì.
 
Non potevo andare a dormire prima di finire questo cap -.- Grazie per aver letto fino a qui <3 Scusate il ritardo e buona Pasqua. I vostri pareri sono la mia forza per continuare a scrivere, anche in questo momento di stress (esami di stato, arriviamo Dx), ma cercherò di scrivere lo stesso u.u
Buona notte, o forse dovrei dire Buon Giorno?
Tsubasa-ruia3

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Capitolo 4
*** Primo Passo ***


Primo passo
 
Sara lo guardò con serietà.
«Che cosa intendete dire?» ripeté come per ricordare che volesse una risposta.
«Beh, ormai siamo in questa situazione ed è permanente. Basta che collaboriamo e-».
«Collaborare?», lo interruppe la donna.
«Sì».
«E come? In che modo? Che cosa vuoi fare? Vuoi seriamente farlo? Perché? Vuoi avere dei figli? E per i vampiri, che vuoi fare? Dovremo scappare per sempre per poter rimanere in vita», il suo tono di voce divenne esasperato e Adam capì che lei non era altro che spaventata. Sospirò e si tolse lo zaino col sacco a pelo mettendolo per terra, un angolo nella mente di Sara si chiese come avesse fatto a prenderlo se non gli aveva dato il tempo di farlo. Fece un passo avanti verso una Sara con le sopracciglia corrugate.
«Ascoltatemi, io vi proteggerò, vi rispetterò e sarò onesto con voi. Ormai è una cosa che ci è accaduta e non possiamo cambiarla. Purtroppo e una cosa permanente, quindi, "seguiamo la corrente" come dicono oggi» concluse con un alzata di spalle.
«Ah, quindi lo fai perché costretto? Ha!» schernì amara.
« E cosa vuoi che faccia?!», aveva cercato di essere paziente, ma ora aveva raggiunto il limite.
«Non lo so! Ma un matrimonio senza amore è solo dolore!», urlò esasperata. Il silenzio le rispose facendola tornare in sé e la coscienza le fece diventare il volto rosso, delle lacrime iniziarono a rigarle il volto. « Accidenti, stavo così bene prima...». Adam stette per fare qualcosa, ma fu ferito da un coltello al braccio. Il suo verso di dolore fece alzare il volto alla ragazza e lo vide mentre se lo sfilava. Oh cazzo, ci siamo trattenuti troppo, stupida! Si avviò verso di lui, prese lo zaino e se lo mise sulla schiena, alzò il braccio sano di Adam e se lo mise al collo. Nel mentre un altra raffica di coltelli si accanì su di loro. Lo strinse contro di se e fece un balzo lungo dieci metri, poi una altro e un altro ancora. Era ancora confusa e non seppe regolarsi bene, ma il sole era alto nel cielo ormai e lei non poteva usare i suoi poteri.
«Guarda che non sono ferito, posso correre con te» protestò Adam.
«Dimmelo fra dieci minuti». Dove sono? Se ci hanno attaccati vuol dire che hanno avuto il tempo di accerchiarci...
«Tuoi capelli brillano», disse sovrappensiero Adam.
«I miei capelli?», Sara si fermò vicino ad uno specchio d'acqua e notò un puntino, vicino alla nuca, brillare. Françoise! Imprecò mentalmente. Senza mollare Adam infilò la mano sinistra dentro la borsa e tirò fuori un coltello leggermente smussato. Tirò, con la stessa mano, la ciocca lunga e colpevole, si avvicinò alla radice e tagliò con un colpo secco. Appoggiò Adam vicino ad un tronco di abete rosso e andò a cercare qualcosa, lui non fece niente se non premere la ferita con la mano, iniziò a capire le parole della sua compagna. Quando tornò le vide in mano una volpe senza sensi. Intorno al collo le avvolse la ciocca di capelli e la appoggiò davanti a loro mentre s'intrecciò i capelli. Si avvicinò allo specchio d'acqua e  prese manciate di fango che sparse sul volto e sul corpo suo e di Adam, evitando la ferita. Strappò un lembo della sua maglia e lo strinse sulla ferita.
«Che stai facendo?», chiese ansimante.
«Sto cercando di salvarci la vita, ecco che faccio», mentre lo disse cercò di cancellare le orme ma non le riuscì molto bene perciò irritata prese nuovamente per il braccio di Adam e iniziò a saltare di albero in albero. Dopo qualche centinaio di alberi si fermò, era in dubbio che non fossero abbastanza ma Adam stava sempre più male e lei si stava stancando fisicamente. Lo prese per la vita, come un sacco sulla spalla, e iniziò ad arrampicarsi verso la cima dell'albero ricco di foglie. Lo poggiò sopra le sue gambe e lei si tenne stretta sia a lui che al tronco. Continuava ad ansimare e lei notò che la febbre si stava alzando, il veleno stava entrando in circolo. Fissò il cielo ormai pomeridiano e attese. Dopo qualche minuto, indistinte e minuscole, vide delle figure saltare d'albero in albero. Adam ansimava pesantemente. Non va bene lo sentiranno. Poiché il suo volto era contro la sua spalla non seppe bene come spostarlo. Se non ci fosse il sole lo avrebbe soffocato tranquillamente, ma facendolo ora l'avrebbe ucciso. Anche se non sarebbe stata una cattiva idea... Scosse la testa, le guardie si stavano avvicinando! Esasperata fece un gesto senza senso: lo baciò sulle labbra. Un semplice bacio a stampo, ma sembrò funzionare poiché gli ansimi erano diminuiti. Per pochi istanti non successe niente ma le guardie erano ancora lì, poi, però Adam iniziò a intensificare il bacio. Sara si allontanò con la schiena, ma rischiò di cadere e nel suo movimento mosse leggermente il ramo. Si trovò costretta a ricambiare. Volle chiudere gli occhi, ma doveva tenere d'occhio (per quel che era possibile) la situazione. Il bacio divenne sempre più caldo e le mani di Adam iniziarono a muoversi lungo la sua schiena creandole brividi. Quello non era affatto il momento! Per niente! Una delle guardie fischiò facendole scomparire tutta quella sensazione di calore e lei osservò le figure incappucciate andare via. Appena fu sicura uscì da quell'effusione. «Ma che cavolo fai?» sussurrò debolmente. La risposta non arrivò poiché Adam si limitò a crollare sul petto ed ad ansimare. Abbassò il volto e lo vide addormentato. Mai come in quel momento lo volle uccidere. Tirò fuori dalla borsa una corda, cercando di non far cadere nessuno dei due. La passò intorno ai loro corpi in modo che fossero legati al fine di avere le braccia libere. Iniziò a scendere dall'albero e appena toccò terreno iniziò a correre. Fu come trasportare un bambino sul petto, un po' enorme ma il principio fu quello. Corse fino al tramonto per iniziare a cercare una rifugio, avrebbe tanto voluto una grotta, ma a quanto pare fu chiedere troppo e si limitò a cercare una fonte d'acqua. Dovevano lavarsi e trattare la ferita. Il più velocemente possibile sciolse i nodi della corda, si tolse lo zaino di Adam e la sua borsa. Senza indugiare si buttò nell'acqua fredda reggendolo, un gridolino di sorpresa le uscì mentre lui si limitò a tossire. Sfregò piano nei punti in cui sentì ancora addosso il fango e dove lo vide persistente su Adam e lasciò il resto del lavoro alla corrente. Si tolse con forza da quella fonte di acqua e prendendo Adam di peso lo lasciò vicino alle borse. Dalla sua borsa tolse un asciugamano e dei cambi di vestiti, dopo essersi asciugata le mani aprì lo zaino di Adam e cercò altri indumenti. Trovò una maglia grigia e un pantalone leggermente sporco di terra, non importava poiché l'elemento essenziale era che fossero asciutti, e un paio di calzini. Tolse dal suo corpo quelle vesti fredde e  appiccicose, come una seconda pelle, dopodiché si asciugò alla bene e meglio per poi mettersi i vestiti di ricambio, successivamente si diresse verso Adam a fare lo stesso ma, con sorpresa lo vide sveglio e ansimante che la guardava. Rimase per una frazione di secondo pietrificata, ma solo uno, la mise da parte come per spostare un oggetto e iniziò a svestirlo. Non oppose resistenza, anche se avrebbe voluto farlo non ci sarebbe stato poi così tanto da protestare, e iniziò a tamponarlo con l'asciugamano per poi vestirlo con l'aiuto della sua collaborazione. Prese i vestiti fradici e li strizzò sopra al fiume montano. Sara si scusò di non aver trovato l'intimo e avvolse i vestiti dentro l'asciugamano per poi buttarlo dentro la sua borsa. Chiuse tutti i lacci dello zaino di Adam e se lo mise sulla schiena appena finì di sistemare la cintura della borsa sulla sua spalla destra.
«Ce la fate a camminare con le vostre forze?», chiese con tono frettoloso. Ansimante e poco convincente le diede una risposta positiva, storcendo il naso gli prese la mano e lo aiutò ad alzarsi facendo in modo di essere il suo sostegno.
«Dobbiamo andare il più lontano possibile prima che il sole finisca di tramontare, va bene?».
«Sì» , esalò. Dubbiosa gli toccò la fronte con la mano, ma fu inutile cercare di capire la temperatura corporea poiché l'ebbe appena rinfrescato in un fiume gelido, così avvicinò l'orecchio al cuore e lo sentì battere come un colibrì. Prese il braccio e toccò le punta delle sue dita.
«Li senti i miei pizzicotti?». Adam scosse debolmente il capo e Sara sospirò notando il colore violaceo nelle unghie. Una neurotossina, ovviamente; commentò amara dentro di sé (neurotossina: tossina prodotta da microrganismi che vanno ad attaccare il sistema nervoso; morte per collasso degli organi interni. N.d.a). Doveva intervenire e subito, si sentì braccata, come facevano gli umani a vivere con la paura costante che i loro figli morissero per ogni minima cosa?! Ora capì la preoccupazione di una balia che aveva incontrato cinquant'anni prima, ma quello di Sara non era un istinto di protezione bensì di sopravvivenza e il fatto che lui dovesse vivere era un effetto collaterale. Questo fu quello di cui si convinse. Iniziò a riflettere: se avesse aspettato la fine del tramonto avrebbe potuto salvarlo, ma non avrebbe saputo se sarebbe riuscita con certezza a neutralizzare la tossina e inoltre sarebbero riusciti a rintracciarla poiché anche le guardie sarebbero state in grado di utilizzare i loro. Cosa fare? Qual era la scelta migliore? Sospirò. Non aveva molta scelta. Trattenne il respiro e il suo cuore si fermò, sebbene fossero deboli quei raggi di sole sentì la sua pelle andare in fiamme. Ho cinque minuti. Senza fermarsi agitò la mano destra toccando le pianticelle che incontrava, al suo tocco esse se seccavano lasciando una bolla d’acqua leggermente verdognola nel palmo di Sara. Quando la sfera liquida fu abbastanza grande da raggiungere l’avambraccio, solo all’ora la donna si fermò. Per questa operazione le ci volle un minuto buono e con la mano tremante portò il liquido a toccare il petto di Adam. Si insinuò dentro i tessuti e lei lasciò una piccola quantità nella sua mano. Una macchia a forma di cerchio iniziò a brillare lì dove era entrata la bolla e lo stesso fece il rimasuglio nella mano di Sara. Si fermò e appoggiò Adam, se fosse notte avrebbe continuato la corsa senza problemi, ma non al tramonto. La mano iniziò a tremarle,. Devo sbrigarmi. Fece andare quella luce verde in tutto il corpo del suo compagno soffermandosi varie volte nei punti vitali: cuore, polmoni, testa e colonna vertebrale. La sua vista divenne un insieme di macchie indistinte oramai e le braccia le tremarono violentemente. Trenta secondi…. Non ho… finito… ancora… quasi.. Perfino formulare i pensieri divenne difficile. Finalmente sentì quella sensazione: il cuore si stava svuotando. Con un ultimo sforzo tirò indietro il braccio facendo uscire una bolla verde contenente delle piccole sfere nere. All’istante fece battere il cuore e con un rantolo riavviò i polmoni mentre lasciò la “presa” sulle due bolle. Crollò a terra tremando violentemente, ormai la sua visuale non le fece vedere un nulla accecante. Sentì Adam tossire violentemente, istintivamente sorrise. Ce l’aveva fatta, ne era valsa la pena. Provò a muoversi, ma appena lo fece urlò a squarcia gola. Delle lacrime uscirono dalle sue palpebre tremanti.
«Sara!». Gridò preoccupato Adam. Vicino al corpo della compagna vide la fune e le loro rispettive borse, fatti cadere rudemente per terra, provò a toccarle il braccio ma appena la sfiorò lei gridò di dolore. Solo allora iniziò a notare le ferite del suo corpo: la pelle era grigiastra e coperta a intermittenza da bolle, compreso il viso; le vene erano perfettamente visibili: gli occhi erano rovesciati all’indietro lacrimanti. Riconobbe quei sintomi: aveva usato un oblige durante la luce del sole.
«Devo dire che sei forte», dovette ammettere con un sorriso. Prese il suo zaino e lo aprì per riporci dentro la sua fune, afferrò la borsa di Sara, stranamente leggera per contenere tuto quello che le aveva visto inserirci, sembrò vuota. In ultimo prese il corpo sofferente, prontamente lei urlò, scorticata da quel contatto non voluto. Lui iniziò ad allontanarsi piano, poi aumentò il ritmo. Sara iniziò ad abituarsi al nuovo dolore, sempre costante, ma ormai quasi accettabile. Si abituò talmente tanto da ritornare cosciente dopo un quarto d’ora. La prima cosa che vide fu il cielo leggermente blu, la seconda i capelli di Adam, la terza il suo volto e la quarta le sue mani violacee piene di bolle. Sospirò, la vista era ancora annebbiata per le lacrime che scendevano ancora. Lo trovò fastidioso, non era altro che una perdita di liquidi. Provò a muovere i muscoli per capire dove erano, ma una fitta di dolore la persuase del contrario, perciò tornò ad appoggiarsi alla spalla calda del suo compare.
«Grazie», si sentì dire.
«Dovere.», rispose con voce roca,« Semplicemente non ho poi tanta voglia di morire…», anche se ho già trecento anni, continuò nella sua mente.
«Nemmeno io», si trovò d’accordo. Il silenzio li avvolse e lei tranquilla lo visse.
«Per quello che stavamo dicendo prima…», iniziò dopo mezz’ora il corridore.
«Prima?», chiese confusa Sara.
«Sì, riguardo al matrimonio e che secondo a te uno senza amore è dolore», cercò di farle ricordare e vedendola reagire con più attenzione capì di esserci riuscito.
«Concordo con te, ma non penso che questo sia il nostro caso: ognuno di noi salvaguarderà l’altro per l’amore di se stessi, quindi non c’è problema». Sara scosse le spalle e iniziò a ridere, facendosi male, incapace di fermarsi.
«Tu non sei mai stato innamorato, non è vero?» domandò dolorante.
«I vampiri non sanno amare, se non per i casi in cui siano coinvolti l’autoconservazione e l’istinto di sopravvivenza», rispose asciutto.
«Non generalizzare, ragazzo».
«Ragazzo?», chiese in tono sorpreso.
«A quanto pare sei più giovane di me, perciò ti considero un ragazzo» spiegò. Questa volta fu lui a ridere, ma la risata durò poco.
«Non credo che centocinquant’anni siano poi così pochi», commentò.
«Ora mi sento vecchia» sospirò la vampira.
«Quanti anni avete, di grazia?».
«Non ti hanno insegnato che è mal educazione chiedere l’età ad una donna? Ora la smettete di cambiare discorso?», per un po’ stette in silenzio, solo per un po’.
« La risposta è no», ammise.
«Vi invidio e allo stesso tempo no».
«Allora cosa intendete?».
«Niente, ma quello che mi stavate dicendo mi era parso come un punto di partenza per una proposta. Prego continuate», insistette.
«Formiamo un alleanza», andò dritto al sodo.
«Va bene», concesse immediatamente.
«Ma come? Non volete conoscere le condizioni?», domandò sorpreso.
«Se ognuno mantiene le sue libertà e lo scopo finale ultimo è la nostra sopravvivenza non ho di che contemplare», spiegò concisa.
«Non male come primo passo», sussurrò Adam.
«Come?», il vento le aveva coperto le parole, ma aveva visto la sua mascella muoversi.
«Ho detto, perfetto!».
«Continua sempre a Nord, io riposo per un po’», avvertì.
«Se continuiamo a nord usciamo dall’Italia».
«E quello è l’obbiettivo», confermò lei.
«Un momento! Io sono appena arrivato! Voglio assaggiare la pizza Napolitana!», protestò fermandosi di colpo, (l’errore nell’aggettivo è voluto, poiché è stato Adam a farlo n.d.a).
«Eh?», chiese sorpresa.
«Voglio assaggiare la pizza prima di andarmene!», ripeté.
«Deve essere proprio a Napoli?» domandò con esitazione Sara.
«Sì, voglio mangiare una pizza ai piedi del Vesuvio» spiegò con gli occhi che gli brillavano.
«Non te l’ho chiesto, e perdonatemi, ma perché siete venuto in Italia?», domandò sempre più sorpresa Sara.
«Per fare un giro di tutte le prelibatezze dell’Italia!» affermò con tono orgoglioso.
«E perché siete passato per le Alpi?».
«Perché fa troppo caldo per le città». Ma è pazzo?
«Se ci tenete tanto a mangiare la pizza, posso farla io, ma basta che scappiamo da qui prima che inizino a sorvegliare le frontiere», insistette.
«Non voglio una pizza in generale, voglio una pizza tipica», protestò.
«Ho lavorato per cinque anni in un a pizzeria di Roma! Quindi credo di essere in grado di farla decentemente! E andiamo!», scoppiò.
«Se mi prometti che la farai buona, per me va bene» elargì in tono calmo. Lei si sentì punta nel suo orgoglio.
«Ne rimarrete affascinato» predette con tono velenoso.  La sfida era stata accettata.
Nuovamente contento, Adam si rimise a correre. Poche ore dopo, la loro calma appena acquistata fu interrotta: le mani di Sara presero fuoco. Per istinto lei si mise ad urlare, poi notò che non le faceva male. Adam si fermò e provò a toccarle, ma si scottò appena le sfiorò. Non capirono perché stesse usando le sue energie quando lei non le aveva volute sfruttare e ne era così a corto. Poi a Sara le venne un idea, un terribile presentimento: la ciocca di capelli che aveva usato per guadagnare tempo ora veniva usata per trovare i fuggitivi. Espose la sua preoccupazione al suo compagno e si trovò d’accordo con lei. Sempre più stanca fece fatica a seguirlo, ma la paura le dava lucidità. Cosa poteva fare? Non ne aveva la più pallida idea!
«Ok, ci penso io», concluse in tono sicuro il suo compagno.
«E cosa vuoi fare?», domandò con voce preoccupata lei.
«Adesso lo vedrai», disse piazzandosi davanti a lei. Si inginocchiò per raggiungere la sua altezza e avvicinò il suo busto. Lo osservò concentrarsi e aprire lentamente la bocca. All’inizio fu scettica, poi vide le sue fauci avere un apertura tale che la mascella dovrebbe risultare staccata e la lingua sembrò più lunga e ingrossata. Si avvicinò alle sue mani, e dovette frenare i suoi istinti di ritirarsi dietro un albero per lasciarlo agire. Lui iniziò a inspirare e le fiamme furono risucchiate con l’aria, ma non solo, Sara sentì qualcos’altro venire risucchiato. Quando le fiamme si esaurirono lei vide una fune avvolta ai suoi polsi che si diresse al suo collo. Adam, con la lingua toccò la fune che iniziò a sciogliersi. Quando la fune violacea scomparve Sara sentì le energie smettere di uscire involontariamente dal suo corpo, e tornò a guardare di nuovo Adam riacquisire caratteristiche più umane. Le disse qualcosa, ma la voce le parve arrivare lontana. I bordi della sua visuale divennero neri e lentamente raggiunsero il centro. L’ultima cosa che vide, prima di scendere nel velo dell’oscurità, fu il volto del suo compare. A quanto pare può rendersi utile, pensò con sollievo.
 
Come al solito ringrazio di essere arrivati fin qui. Come avrete notato la nostra protagonista non è una normale vampira, ma non iniziate a pensare che sia una mezza sangue è.é però non posso spoilerarvi, comunque penso che rimarreste scioccati dalle loro vere identità, ma tranquilli non verranno svelati così semplicemente xD

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Capitolo 5
*** Pace e Dubbio ***


Pace e dubbio
 
Da quando erano scappati dall’Italia furono passati quattro mesi ormai e la stagione delle piogge stava iniziando. Facendo un lungo giro, passando per i Paesi Bassi, raggiunsero la loro meta: Grenoble, città francese nota per le noci. Una tranquilla cittadina abitata da persone semplici e accoglienti. L'aria, come piaceva a Sara, era limpida e frizzante e, inoltre, se guardava l'orizzonte non faceva altro che incontrare il verde delle montagne. Scoprì che Adam era in grado di parlare inglese, turco, arabo, afgano, russo e italiano; mentre lui scoprì che lei padroneggiava l'italiano, il francese, il tedesco, il cinese, l'arabo, l'egiziano, spagnolo e giapponese.
«Ho passato molto tempo viaggiando e le lingue mi sono sempre interessate. Non trovi che siano la chiave per altri mondi di conoscenza?», aveva spiegato entusiasta mentre facevano una passeggiata pomeridiana.
 Appena ebbero preso un appartamento in centro città, con i soldi di Sara, lei si volle riscattare con la sfida della pizza e con grande sorpresa dello sfidante, fu come mangiarne una tipica.
Solo quando furono arrivati al mare dei Paesi Bassi poté liberarsi dei segni delle bolle. Ricordandosi l’episodio aveva avuto difficoltà a calmarsi poiché Adam aveva deciso di approfittarne anche lui. Nessuno dei due fu preoccupato delle insidie della corrente e del fatto che fosse un entità scura, talmente tanto da confondersi col cielo. La parte più sconvolgente per Sara fu che dopo il bagno, spogliandosi, Adam allungò le mani e senza rendersene conto si ritrovò a farlo sulla spiaggia fredda. Dovette andare alla ricerca delle docce pubbliche e trovandole chiuse imprecò. Il sale asciutto iniziò a scorticarle la pelle e sempre più irritata, decise di introdursi in un parco e, volteggiando, a raccogliere l’acqua dei vegetali intorno a lei per creare un bolla in cui potersi immergere e lavarsi.
«Come ci riesci?», le aveva chiesto curioso. Lei scrollò le spalle, era una capacità con cui era nata, fu l’equivalente di chiederle come facesse a respirare: istintivo, essenziale e senza spiegazione. Adam, aspettò il mattino successivo per farsi un bagno in un hotel a tre stelle, registrandosi sotto lo pseudonimo di Hanzel Britk. Rimasero lì solo tre ore e poi continuarono il loro viaggio. Fu proprio lei a proporre quella città francese, la conosceva poiché aveva passato un periodo della sua vita lì, anche se si parla del secolo scorso, e il cibo era delizioso. Non fu difficile convincerlo appena nominò la consuetudine delle brioches alle mandorle, appena sfornate ogni mattino.
Si mise a sfogliare il giornale sovrappensiero. L’unica preoccupazione era procurarsi il sangue di animale, almeno per Adam poiché Sara non seguiva quel tipo di dieta, senza dare sospetti. Non si trattò di un problema urgente visto che aveva una risorsa illimitata di sangue al suo fianco: Sara. Forse per questo le stava per la maggior parte del tempo attaccato al suo braccio come un bambino rimaneva appeso al suo peluche. A quanto pare lui seguiva una dieta a base di sangue animale, anche se era in grado di mangiare cibo umano, mentre lei ne aveva una dalle caratteristiche totalmente umane. Ogni tre giorni veniva assalita per essere assaggiata, e chissà come mai fu sempre un occasione buona per farlo, lei era stata attenta a berne abbastanza per superare un intervallo di due settimane. Ora che ci penso, iniziò appoggiando il giornale, qualsiasi occasione è buona per farlo! E ogni volta si prende un sorso! Di questo passo sarò bevuta per intero!  Entrava per sbaglio in bagno mentre faceva la doccia? Si finiva per essere avvolti insieme sotto il getto d'acqua calda. Si cambiava i vestiti? Era un’opportunità per aiutarla a toglierli. Si tagliava il dito? Si offriva di leccarle il piccolo taglio e chissà per quale oscuro mistero si ritrovava le labbra premute contro le sue. L'irritazione aumentò mentre andava avanti coi ricordi.
Si mise a guardarlo, la testa di Adam si trovò comodamente appoggiata sulle sue gambe guardando la televisione, e con uno schiarimento di gola attirò la sua attenzione. Nel vedere i suoi occhi smeraldini si sentì scoppiare, come una bolla d’aria, il fastidio e rimanendo calma gli sorrise, un po' sconcertato tornò a guardare un film d'azione francese con la fronte corrugata poiché si era messo in testa d'impararlo d'autodidatta.
L'indomani mattina uscì a fare compere con Adam al seguito, poiché lui faceva il minimo dei lavori in casa, fu d'obbligo fare il portaborse ambulante. Al ritorno passarono per una stradina stretta, illuminata da una luce al neon verde, il cartello luminoso attirò la sua attenzione e senza rendersene conto si trovò a contemplare la vetrina di una farmacia. La osservò come se le sfuggisse qualcosa e poiché la sensazione non se ne andò via decise di andare lei. Arrivati all'appartamento smistò la spesa insieme al suo coinquilino e fece i preparativi per una torta salata di carne.
«Mmm, che profumino», complimentò Adam avvicinandosi col viso al vapore uscente del ragù.
«Basta che non ci metti dentro la faccia», avvisò lei in tono piatto. Lui si voltò a guardarla sorridente.
«Che cosa c'è?», domandò mentre tagliò le carote.
«Niente. Stavo solo pensando al fatto che potrei benissimo abituarmi al cibo fatto in casa...», spiegò raggiante.
«Fai bene, il cibo casalingo è megl-», le sue labbra furono ostacolate dal suo viso. Appena fermò il bacio intenso lo spinse via con le mani.
«Ti ricordo che ho un coltello in mano e che non ho finito», lo rimproverò in tono freddo. La guardò qualche minuto in viso prima di dirigersi verso il divano e fiondarcisi sopra a fare un sonnellino. Stupida sensazione al basso ventre, imprecò dentro sé stessa. Tornò a concentrarsi sul pasticcio e tritò le carote accendendo il forno vuoto per poterci inserire la pasta sfoglia ripiena in seguito.
Quando iniziò a sentire il profumino invitante venire dalla fornace una piacevole sensazione la avvolse e immergendosi nel profumo sentì le spezie e gli ingredienti che facevano parte di quella orchestra scelta. Sentì l'appetito nascere dentro di lei e crescere come una pianta, quando arrivò all'apice di quella sofferenza agrodolce tolse la creatura dal forno. Una cupola marrone e bitorzoluta fece capolino all'aria fredda, incurante, tagliò una fetta e se la mise su un piatto. Senza curarsi di sistemare la cucina si buttò dentro la poltrona a mangiare.
Finito il suo pasto si sistemò comodamente pronta per un sonnellino pomeridiano, quando si svegliò si ritrovò sopra il letto avvolta dalle coperte, Adam deve averla spostata senza rendersene conto. Strano, è riuscito a spostarmi senza che me ne rendessi conto.... Constatò sorpresa. Si diresse verso il bagno e nel passare davanti all'armadio-specchio si accorse di avere ancora il grembiule addosso, stizzita se lo tolse e lo buttò per terra. Andò in bagno intenzionata a farsi una doccia calda, nella testa leggere vertigini. Il contatto con l’acqua calda le rilassò i muscoli dopo brevi istanti e rimase con la testa sotto quella fonte di calore, nonostante quell'acqua raggiungesse quasi la temperatura di ebollizione Sara continuò a provare freddo. I brividi all'inizio furono lievi, ma poi aumentarono d'intensità fino a farla scivolare. Vide il terreno avvicinarsi e capì che non avrebbe fatto in tempo a girarsi completamente, istintivamente, le uscì dalla bocca un grido acuto e appena lo iniziò vide con la coda dell'occhio la porta aprirsi ma la visuale fu occupata dalle piastrelle azzurre. Aspettò l'impatto contro il duro e freddo pavimento che non arrivò.
«Va tutto bene?», domandò preoccupato Adam. In quel momento, all'udire la sua voce, aprì gli occhi e si ritrovò fra le sue braccia.
«Ho freddo..», rispose perplessa e a quella affermazione lui prese l'asciugamano e la avvolse. Quando la riportò in camera da letto, Sara stava tremando violentemente e nonostante l'avesse tamponata e messa sotto le coperte lei tremava ancora.
«Hai le labbra viola», la informò calmo sfiorandole col pollice. Lei non rispose. Adam pensò a cosa potesse essere dovuto questi strani tremori e toccandola la trovò sempre più fredda. Decise di agire: con un le unghie della mano si fece una ferita sul polso sinistro. Con la mano libera le schiacciò leggermente le guance per socchiudere le labbra e a piccole gocce le fece bere il sangue, dopo qualche piccola sfera i canini di Sara si estesero vogliosi di quel nettare. Prese il braccio di Adam e affondò quelle ossa appuntite nella stessa linea scarlatta già aperta in quella carne. Adam strizzò gli occhi per il dolore acuto, ma temporaneo, che gli trasmise la voracità della sua compagna. Le ci vollero lunghi e profondi sorsi prima che iniziasse a stabilirsi e appena fu lucida si staccò, come per tornare padrona del proprio corpo.
«scusatemi, state bene? Ne ho preso troppo?» chiese con un fil di voce. Adam scosse la testa, ma Sara lo vide traballante e pallido. Lo invitò a sdraiarsi dentro le coperte e solo in quel momento si ricordò delle sue nudità, vedendosi, notò che il simbolo floreale sul suo petto era incandescente. Senza togliere gli occhi da quella luce attirò l'attenzione del suo compagno con dei strattoni allarmati e lui nel voltarsi da lei vide il tulipano sotto seno brillare di una luce candida. Tutti e due furono pietrificati da questa novità, nessuno dei due sapeva che fare e Sara iniziò ad agitarsi.
 «Che diavolo sta succedendo!», riuscì finalmente a dire qualcosa, spaventata.
«Ferma, sembra pulsare» le fece notare Adam.
«E quindi?».
« Prova a rallentare il battito cardiaco», le suggerì. Sara non capì l'utilità, ma comunque lo fece. Appena i battiti rallentarono, entrambi notarono che il pulsare luminoso divenne più lento.
 «Oh», le uscì di bocca sorpresa, « e questo che vuol dire?».
«Non ne ho la più pallida idea... Ma senti qualcosa a parte il pezzo di pelle luminoso?», le domandò Adam. Sara chiuse gli occhi e dopo qualche attimo scosse la testa sospirando sollevata. Quando riaprì gli occhi una piccola sfera scarlatta su un manto candido attirò la sua attenzione: sangue.
«Stai ancora sanguinando!», urlò tirando il braccio ferito verso di lei.
«E tu brilli come una torcia», le ricordò freddo. Lei lo guardò per pochi istanti in cagnesco e poi si mise a cancellare i segni liquidi e cremisi che cadevano dall’arto. Iniziò così e ben potete immaginare come sfociò, fu la prima volta da quella notte al rifugio che Sara partecipò alle loro effusioni. E quando finì, notò che il simbolo floreale ebbe finito la sua luminescenza. Adam si era molto concentrato con la lingua su quel punto… Si coccolò fra le braccia del suo amante e si sentì al caldo, soddisfatta e felice. Sorrise con il volto immerso nel suo petto, assaporando il suo profumo.
Quella non fu la prima volta che si sentì male e non fu nemmeno l’ultima che incontrarono il fiore illuminato, notarono che tutte le volte si poté risolvere con le stesse medicine: sangue e sesso.
Quella condizione di precarietà lasciò loro perplessi e dubbiosi, soprattutto Sara, perché perdere il controllo del proprio corpo era una delle piccole cose che non poteva sopportare.
 
Questo capitolo ho dovuto scriverlo, non mi lasciava neanche studiare perché continuava a ronzarmi in testa -.- e finalmente l’ho fatto! Spero che vi piaccia. Sempre felice di chiarirvi dubbi e sapere delle vostre opinioni :D
Tsubasa_rukia3

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Capitolo 6
*** Domanda senza risposta ***


Domanda senza risposta
 
Diario, chiedo scusa per le macchie sul foglio. Ho cercato di trattenermi, ma, sinceramente, non m’importa più. Ora capisco perché quella volta davanti alla farmacia mi ero fermata…
Mi domando ancora come sia possibile. Ho preso le mie precauzioni e mi sono sempre assicurata che Adam prendesse le sue. Nessuno di noi due è pronto… Nessuno lo è mai…
Le guardie ci seguono ancora, ho la sensazione di essere osservata e quando, in genere, è presente non mi sbaglio. Che stiano aspettando solo di fare un’imboscata al momento opportuno? Meglio aspettare e successivamente agire o darci alla fuga?
Sarò in grado di fuggire? E i miei oblige? Li perderò? Molte vampire perdono almeno un paio dei loro oblige durante questo periodo…
Lo dico ad Adam o lo tengo per me finché non diventa palese la mia condizione?
Non siamo un vero marito e una vera moglie che si amano! Noi amiamo noi stessi e per il nostro amore abbiamo deciso di terminare lo sposalizio!
Ma lo sposalizio si può sciogliere… Lui lo sa? Non posso occuparmi del frutto da sola! E Françoise cosa sta facendo? Mariam saprà di sicuro qualcosa, perché non è ancora intervenuta?
Padre, ci tenevi così tanto da maledirmi? Non bastavano le mie “particolarità” che nessuno della mia specie ha? Perché nostra madre si è sacrificata per salvarti se poi tu stesso l’hai fatto per permettermi di scappare?
Che cosa faccio? Che faccio?
Sono incinta, che faccio?
 
Diressi lo sguardo verso i nembi scuri del cielo e socchiusi le ciglia per assaporare le gocce di pioggia leggere che mi bagnavano il volto mischiandosi alle mie lacrime.
Chiusi il quadernetto logoro e umido e lo misi nella tasca della giacca a doppiopetto. Strinsi nuovamente le mani sul pezzo di plastica fra le mie dita e fissai la linea magenta che contrastava quel bianco candido…
Non so quanto tempo passò, ma quando decisi di nasconderla dentro la manica della giacca, il cielo si stava oscurando e nel contemplarlo lo vidi cambiare colore in un verde brillante. Riconobbi un ombrello.
«Tu est foul?1 Lo sai da quanto ti cerco?! Mi hai spaventato!» e la voce familiare del mio compagno mi attraversò le orecchie flebile.
Mi voltai con estrema lentezza e una parte di me capì di essere sotto schock.
Che faccio?
 
Angolo dell’autrice:
Innanzi tutto vi ringrazio di essere arrivati fin qui. Lo so è troppo corto, ma è per svelare il mistero xD Finalmente Sara ha capito che cavolo le sta succedendo. Annuncio che la storia non è più sospesa, ma vi avverto: gli aggiornamenti non so quando li faccio! Dopotutto sono in vacanza xD Un giorno sto qui e uno lì!
Grazie a chi ha recensito e a chi ha letto senza farlo U.U
Alla prossima, tsubasa_rukia3
1= Sei pazza?

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Capitolo 7
*** Risposta ***


Risposta
Adam rimase al mio fianco, seduto sulla panchina, cercando di coprirmi con l’ombrello.
Non so di cosa mi parlò, ma andò avanti un bel po’ di tempo. Quando il tempo dell’ultimo metro passò mi prese di peso su una spalla, dopo aver chiuso l’ombrello.
Non protestai e non opposi resistenza, da ore, la mia mente non era altro che un rumore vuoto.
L’aria era diventata gelida e le gocce sottili si erano trasformate in una leggera nevicata. Ammirai il pavimento sfrecciare sotto di me, grazie all’aiuto di quelle gambe muscolose.
Quando arrivammo all’appartamento, fui subito buttata dentro il getto bollente della doccia.
Sospirai, unico movimento di vita.
Adam mi spogliò senza tanti preamboli e mi sistemò i capelli in modo da poter vedere. I miei occhi non guardano niente e allo stesso tempo vedono tutto.
Non mi resi conto che mi aveva preso in braccio finché non mi sentì avvolgere dalle sue braccia.
Non si era tolto i vestiti, se non la giacca, e nonostante ciò era sotto il getto d’acqua insieme a me.
Mi strinsi al suo petto e con voce strozzata gli chiesi scusa.
«Mi dispiace! Mi dispiace!» continuai a voce strozzata.
Mi strinse di più, senza proferir parola. Sapeva che non gli avrei detto niente e che non era il momento di porre questioni, quell’attimo era il momento delle comunicazioni silenziose.
Dopo un po’ iniziai a piangere. Sentì il freddo andarsene e il calore riempirmi.
Piansi finché il mio cuore ne fu sazio e i miei occhi mi bruciarono.
Avevo paura. Ho paura! Avere dei bambini! Vederli morire prima di me è qualcosa che non potrei sopportare! Dare alla luce dei damphir per poi vederli morire dopo cent’anni….
 

Entrambi eravamo avvolti dalle coperte a guardare la televisione. In modo protettivo mi diede sostegno sulla schiena con il suo corpo e con un abbraccio mi copriva, mentre il divano sosteneva lui.
Aveva appoggiato il suo mento sulla mia testa e qualche volta mi dava un bacio leggero. Il fatto che mi coccolasse mi diede calma e non mi diede fastidio come lo avrebbe fatto normalmente.
La notte passò così: vestiti dei nostri pigiama, abbracciati l’uno all’altra a fissare quel dispositivo elettronico.
 
Arrivata l’alba avevo preso la mia decisione e decisi di comunicargliela.
Mi irrigidì rendendomi conto di una cosa e mi alzai rapida dirigendomi verso il bagno.
«Che succede?», mi chiese preoccupato Adam. Non gli risposi.
Entrando nel bagno cercai i miei vestiti fradici. Trovai la giacca e frenetica capovolsi le maniche.
Non c’è! Il test non c’è…. Che sia caduto per strada?
Sentì i passi di Adam raggiungermi. Mi voltai a guardarlo. In mano, il test.
Nel guardarlo mi scesero delle lacrime silenziose e privata di forze guardai il pavimento.
«Cercavi questo?» domandò con cautela, come se camminasse su un terreno pericoloso.
Scossi la testa. Non seppi neanche perché negai.
Sospirai e presi coraggio. Mi alzai in piedi. Come mi aveva promesso lui mi aveva rispettata e cercato di proteggermi, gli dovevo la verità.
«Devo essere sicura che nessuno ci ascolti», chiarì alzandomi in piedi. Lo presi per mano e lo portai dentro al bagno, chiusi la porta e sputai agli angoli. Una barriera bianca iniziò a formarsi sul pavimento. Osservai quelle due bolle crescere fino a raggiungere la mia spalla. Invitai il mio compagno ad entrarci e scostando leggermente la veste mi accomodai anche io, dentro la bolla formatasi dall’unione delle due.
Adam stava fissando la cupola sopra la sua testa.
«Non toccarla, o altrimenti esplode» lo avvisai nel vederlo dirigere le dita su quella membrana semitrasparente.
«A che serve questa barriera?», domandò in turco.
«Semplicemente ad isolare le nostre parole dal mondo esterno» spiegai in tono tranquillo. Apparentemente ero calma, ma la tortura delle mie mani mi tradiva.
«Hai le palpitazioni. Tutto, ok?», domandò dopo aver notato il mio cuore stressato.
« Al momento questa domanda è un po’ insidiosa….».
Mi guardò interrogativo.
Sospirai, era inutile tirarla per le lunghe.
«Ho una notizia abbastanza importante…», iniziai.
«Ha a che fare con questo bastoncino in plastica? Perché ha il tuo odore?».
Senza guardarlo in volto gli spiegai cos’era l’oggetto che teneva in mano, trattenendo la sorpresa che non sapesse la sua utilità prima di questo momento.
«… e a quanto pare è risultato positivo.» finì con voce fiocca.
Questa volta alzai la testa, volevo vedere la sua prima espressione. Dapprima era pura sorpresa, poi un sorriso felice, seguito da confusione e dubbio.
«Mi domando anche io come sia possibile! Non capisco. Entrambi abbiamo fatto attenzione tutte le volte!», espressi il mio dubbio.
«Beh, non tutte» mi contraddisse lui. Un brivido mi corse lungo la schiena.
«C’è stata quella volta al rifugio, al mare dei Paesi Bassi e la prima notte che abbiamo passato in Francia…» contò con le dita di una mano.
Per la sorpresa mi zittì.
«Ehi..».
«Tu lo sapevi» iniziai in tono flebile, «Tu lo sapevi e non me l’hai detto!» urlai. Alla mia voce la barriera tremò. Notandolo schiarì la gola.
«Non credevo fosse così importante…» cercò di difendersi. Mi zittì cercando di non dirgli cosa volessi comunicargli in realtà e mi limitai a guardarlo male.
«Quindi, mi stai dicendo che, avremo dei figli?» provò a tornare al discorso principale.
«Non lo so…».
«Come non lo sai?!».
«Tu lo vuoi un figlio?» chiesi incerta.
«Perché non dovrei?» il suo tono sorpreso mi colpì.
« Sicuro di volere un dhampir come figlio? Loro vivono cent’anni precisi, anche se il loro invecchiamento è rallentato!».
«Anche se fosse? Sarebbe comunque una gioia, una preoccupazione ed un fastidio! E poi… potrebbe essere benissimo un vampiro…» mi rincuorò allegro.
«Come fai ad essere così ottimista?», mi parve una cosa incredibile. Seriamente, come ci riusciva?
«E come fai tu, invece a vederla come una cosa brutta?», mi domandò a sua volta.
«Ti sbagli. Non lo vedo come una cosa brutta – dissi accarezzandomi il ventre- È solo che… sono spaventata» ammisi con fatica.
«Da cosa?». Oh, quanto gli piaceva fare domande! Ci volle un po’ prima che risposi.
«Che tu mi abbandoni dopo aver scoperto che lo sposalizio si può sciogliere ora che sono incinta! Che tu mi tradisca! Che io scopra che in realtà sei una spia del Re! Nel vedere il mio futuro figlio morire per mano di una guardia reale o per la sete! Di non essere in grado di lasciarlo crescere nel modo giusto! Di come potrebbe essermi separato dalle mie mani!» ansimai e allo stesso singhiozzai con le lacrime che mi rigavano nuovamente le guance.
Adam mi prese le mani e mi chiese di guadarlo in viso. Ciò che vidi non era altro che una macchia sfocata.
«Prima cosa: so già del fatto che lo sposalizio si può rompere… Ammetto che volevo farlo all’inizio e ci ero molto vicino quando stavamo scappando dalle guardie. Sai cosa mi ha fatto cambiare idea? Il fatto che tu abbia usato un oblige nonostante fosse il tramonto. Andiamo, anche se era per salvare te stessa, nel provarci ci avresti comunque lasciato le penne. Quando ti trasportai incosciente tra gli alberi, mi ritrovai a fissare il tuo volto…».
«Mi stai dicendo che mi ami?» lo interruppi, incerta.
«No, perché se lo facessi mi scapperesti lontana anni luce e anche perché non ho mai compreso il vero significato di quella parola. Posso dirti che sei interessante e sei abbastanza in grado di occuparti di te stessa.». Le mie lacrime si erano fermate.
«Inoltre io non sono una spia del Re. Te l’ho già detto, l’ho incontrato…». Roteai gli occhi, non ci avrei creduto senza la testimonianza dell’Imperatore in persona, e lui rise della mia reazione.
«Quindi lo teniamo?» volli concludere.
«».
 
Angolo dell’autrice:
Mi immagino la storia e, non so come mai, nel scriverla non riesco mai a farla come me la ero immaginata! *3*
Spero vi sia piaciuto il capitolo! Grazie per essere arrivati fin qui e spero continuate a seguirmi!
Accetto consigli e critiche * vi prego recensite T^T voglio sapere che ne pensate!*
Saluti (disperati), tsubasa_rukia3

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Capitolo 8
*** Incidente ***


Incidente
 
Per il sollievo non ero altro che l’ombra di me stessa. Ancora non mi entrava nella testa ciò che era accaduto dentro la bolla…
All’inizio stetti all’erta, come in attesa di una trappola pronta a scattare, e successivamente, quando capì che non c’era nessun secondo fine, iniziai a rilassarmi. Dimenticandomi del mio dubbio di essere pedinati.
Passarono due giorni dalla notizia comunicata ad Adam e da allora il suo comportamento era cambiato. Il primo giorno lo passò a fissarmi, letteralmente, e a reagire in base alle mie esigenze. Se dovevo cambiarmi i vestiti mi aiutava, se sbadigliavo mi ritrovavo fra le use braccia in direzione del letto e così via…
Lo sopportai, ma il mattino seguente quando lo trovai in bagno vicino a me che mi fissava mentre facevo i bisogni mi arrabbiai.
«Adam, c’è un limite nel voler essere premurosi!», sbottai.
«Voglio solo capire se hai bisogno di qualcosa!», si difese all’istante. Nel vederlo agitato, sorrisi.
«Se avrò bisogno di qualcosa te lo dirò io, ok?», cercai di confortarlo. Una parte di me notò che quella da confortare in teoria sono io…
«Sicura che non hai bisogno di qualcosa? Hai fame? Sete? Ti fa male da qualche parte?!».
«Adam!», urlai. Aspettai qualche attimo prima di parlargli, in modo da dare tempo a entrambi di calmarci. «Non ho bisogno di niente al momento se non della mia bolla-».
«Bolla?! Che bolla?!».
«Adam!», sospirai, «non ho bisogno di niente», ripetei il concetto in tono calmo.
«Sicura?». Lo osservai, se non gli avrei dato qualcosa da fare mi avrebbe fatto impazzire.
«In effetti, ho bisogno di una cosa…», iniziai e vidi il volto di Adam illuminarsi, « Mi sarebbe davvero utile un mazzo di fiori profumati! Mi aiuterebbero a rilassarmi» gli strizzai l’occhio.
«A novembre?», mi fece notare lui.
«Certo. E già che ci sei compra una pianticella di ginepro», aggiunsi. Sembrò perdere l’entusiasmo così aggiunsi una richiesta. «Prima però, avrei urgente bisogno di una cosa».
«Che cosa?».
«Avvicinati». Quando il suo orecchio si avvicinò affondai i canini contro la spalla morbida, assaporando quella bevanda calda, mi rilassai e dopo cinque lunghi sorsi fui soddisfatta. Quando ritirai i canini gli leccai la ferita in modo da rimarginarsi istantaneamente.
Sentì le guance in calore e nel tornare indietro con la schiena vidi i canini estratti di Adam fare capolino, due gocce cremisi scesero dal labbro e lui cercò in tutti i modi di non affondarli nella mia carne. Per la prima volta lo vidi trattenersi e mi venne voglia di punzecchiarlo: iniziai a dargli dei piccoli baci intorno alle labbra, facendo sparire qualsiasi traccia delle lacrime rosse piante dalle labbra.
Lentamente iniziai a leccargli i canini e questi si ritrassero dopo pochi minuti.
La statua si rianimo e, dapprima lentamente, iniziò a rispondere ai miei impulsi.
Lo fermai, quando le sue mani sotto il reggiseno stringevano il mio seno sensibile, quando la sua lingua si era fusa quasi con la mia.
Stranamente, tornare alla ragione non fu così facile.
Ansimante, gli ricordai dei fiori.
«Ti aspetto nel salotto», disse uscendo dal bagno.
 
Abbracciandolo da dietro gli feci capire di aver finito di sistemarmi, a quanto pare sono di buon umore.
Il mio compagno alza il viso e mi sorride.
Oh, mio Dio! Quelle fossette…
Senza rendermene conto gli baciai la guancia.
«Scusa», gli dissi staccandomi da lui. Forse avevo realmente bisogno di quei fiori…
 
«Allora, sarò di ritorno fra due ore», ripeté per l’ennesima volta.
«Sì, ho capito! Devi prendere un po’di sangue da qualche scoiattolo», ricordai.
«Già, quindi non fare stupidaggini!».
«Non ne faccio!», protestai.
«Ah, sì? L’ultima volta hai bruciato il forno quando non c’ero!», mi ricordò.
«Mi ero addormentata un attimo!», esplosi al ricordo imbarazzante.
Gli aprì la porta invitandolo da uscire.
Mi diede un bacio sulla fronte e io lo fermai trattenendolo per un braccio.
«Ricorda, se succede qualcosa, la lavanda.» parlai in tono basso.
«Non ne avrò bisogno».
Alzai il volto per ribattere scettica, invece, ricevetti un gentile bacio sull’occhio.
«Au revoir, mon cheri!1 », dalla sorpresa mollai la presa sulla manica della giacca e un Adam sorridente scese le scale.
Sorridente io stessa, chiusi con la schiena la porta.
Quella fu l’ultima volta che lo vidi, poiché non rientrò.
Credetti che fosse morto dopo aver visto quella mano in un incidente detto al telegioranle, riconoscerei ogni singola parte del suo corpo in qualsiasi posto. Sempre che quello sia il suo vero corpo...
Scoraggiata, mi avvolsi nell’socurità del letto e non seppi il perché divenni una statua in sua attesa.
 
Angolo dell’autrice:
Sì, lo so! Troppo corto! Scusateeeeeeeeeeeeeee xD Ma seguitemi lo stesso!
Buone vacanze, tsubasa_rukia3
P.S.: Grazie pers essere arrivati fin qui!
1 = Arrivederci, mia cara.

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Capitolo 9
*** Copia o impostore? ***


Non ricordai il motivo, semplicemente mi alzai da quelle lenzuola e mi diressi nella cucina.

Presi uova, farina, latte, burro e aromi. La prima, fu una torta alla cannella e fiori d'arancio.

Ho detto la prima, perché non smisi mai un attimo. Se finivo un ingrediente lo rimpiazzavo e se svuotai completamente la dispensa uscivo a fare compere e poi riiniziavo da zero. Man mano che le sfornavo, diventavano sempre più complicate, le paste, le decorazioni, le glasse, i fiori di zucchero...

Non ne toccai neanche una dopo che l'avevo finita. Mi ritrovai con il tavolo della cucina, il soggiorno e il letto matrimoniale pieni, perciò decisi di fare un po' di spazio regalando torte ai miei condomini.

Un palazzo di tre piani può nascondere più persone di quanto sembri...

Ogni piano era abitato da almeno tre appartamenti trilocali.

Al primo piano abitavano, una famiglia di quattro persone, una coppia anziana e una hostess che cambiava il partner come si cambiano i calzini.

Al secondo piano ci sono due famiglie e una coppia di novelli sposi.

All'ultimo, il mio appartamento, una ragazza e una coppia di anziani mezzi sordi con una famiglia che li veniva a trovare molto spesso. Decisi di iniziare da loro e di dargli una semplice crostata di frutta.

Con le braccia dipinte da tracce diverse di farina, cioccolato e uova, mi misi a consegnare quelle torte accogliendo le loro espressioni sorprese con un sorriso imbarazzato (sebbene in quel momento non provavo niente dentro di me).

Quando tornai dentro casa, appoggiandomi alla porta, dopo qualche istante guardai i miei piedi e mi diressi , meccanicamente, presso la cucina.

Nuovamente mi ritrovai piena di dolci in ogni tavolo della casa, forse dovrei darmi una regolata...

Fissai la torta di cinque piani decorata con delle peonie di zucchero. Come faccio a sbarazzarmene? Se la do ai vicini sarebbe troppo problematico.

Sospirai, presi una forchetta e iniziai a punzecchiare la torta. Al mio palato sembrò di provare a sciogliere gomma insapore, mentre cercava di nascondere quella sensazione di sete che mi ardeva da ormai due settimane.

Proprio mentre consideravo l'idea di prendere un altro fiore o meno, contemporaneamente, la finestra del soggiorno e la porta furono lanciati con forza bruta dentro l'appartamento.

«NON ASCOLTARLO! QUELLO VERO SONO IO!», urlarono due voci nello stesso istante.

Lentamente, alzai il mio sguardo dalla torta, perché sapevo il proprietario di quella voce chi era: Adam. O forse dovrei dire: due Adam.

-----------

«Se ho capito bene, sei stato catturato e un dhampir ti ha sostituito tenendoti prigioniero con l'aiuto di una vampira. Dopo un po' di tempo (perché usavano i tuoi pensieri che facevi al momento) sei riuscito a scappare e a sbarazzarti della copia, ma la vampira si è messa in mezzo e hai dovuto lasciare una falsa traccia.... Quando sei tornato da me sei stato raggiunto dal dhampir, giusto?», ripetei il riassunto con un sorriso avvelenato.

Una conferma vibrò nell'aria, lanciata da due bocche.

Una rabbia fredda iniziò a strisciare lungo i margini della mia coscienza, nonostante ciò misi da parte quell'irritazione.

«E quindi? Che volete da me?».

«Io voglio solo andarmene da qui, visto che questo stronzo ha rovinato l'appartamento!».

«Non è molto utile se vi indicate a vicenda», mi lamentai massaggiandomi le tempie. Stizzita, feci un gesto brusco e, come se mossi da fili invisibili, i detriti tornarono nei loro posti originari. I presenti notarono un istante in cui il cuore smise di battere.

«E quindi? Che vuoi fare?», ripetei la domanda senza smettere di massaggiarmi le tempie.

«Voglio sapere se riesci a capire qual è quello vero!», risposero dopo un attimo di silenzio.

«Perché?».

«Mi piace vedere come risolvi le cose», risposero con la nonchalance tipica di Adam. Quella frase ebbe il potere di dare il mio corpo alla rabbia per pochi istanti: appesi per il collo, in mezzo all'aria, dimenarono le braccia sorpresi.

«Come sei tenero!», risposi acida alle sue intenzioni.

Avrei continuato volentieri a strozzarlo, se non fosse che la nausea mi obbligò a fermarmi e a correre in bagno!

Dopo vari rumori confusionari, fui raggiunta dai due Adam.

Il fatto che mi potessero vedere rimettere mi fece più nausea e abbassai la testa sputando in continuazione.

«Non dovresti sforzarti, dopotutto sono due settimane che non ci nutriamo...», commentarono preoccupati.

«Se tu eri stato sostituito prima dell'incidente, di chi era il sangue che ho bevuto?», domandai perplessa.

«Era il mio! Credo che quella vampira abbia il potere di creare e togliere piccoli spazi... Ora capisco perché mi prendeva così spesso il sangue.... Aspetta, perché tu prendevi il sangue così spesso?», domandarono all'unisono con l'identico suono perplesso.

«Quindi tu non lo sai...»,sussurrai. Scoppiai a ridere, una risata amara che fece salire la tensione alle mie braccia, tanto che, senza volerlo ruppi il bordo del water in ceramica.

«Tu non lo sai!», gridai tra le risate di isteria. Mi alzai, senza smettere e mi feci strada nella camera da letto. Presi una giacca doppiopetto nera e un paio di guanti, indossai dei stivali in pelle e un cappello di lana. Ignorando le loro domande. Misi la mia borsetta a tracolla e presi una torta di panna, fu la prima che gli lanciai addosso, sporcando l'appartamento di varie creme e paste dolci.

Più li lanciavo e minore diventava la rabbia, sostituita dalla mia normale freddezza apparente. Senza voltarmi aprì la finestra e saltai verso l'alto.

«Sara!», sentì gridare. Uno dei due Adam provò ad afferrarmi il braccio, ma troppo tardi.

Allungai il braccio verso la presenza che avvertì dal momento in cui i due Adam fecero irruzione e sfilai qualcosa, poiché dalla grondaia del condominio di fronte spuntò la figura della mia vicina di casa.

Lo sapevo che quella ragazza nascondeva qualcosa...

«Nani?!1», esclamò sorpresa.

Sorrisi e le diedi un calcio finendo per colpirla al petto e scaraventarla all'indietro. La seguì e le feci perdere i sensi, ma non era finita qui, lei ha fatto una cosa che solo una persona recentemente ci riesce: mi ha fatto saltare i nervi.

----------------

Sara era scomparsa insieme all'altra vampira dietro al tetto di fronte, provai a raggiungerla, ma fui bloccato dalla mia copia.

«Se non mi fai andare, non terrò la mia promessa», minacciai in tono basso.

Un po' esitante l'altro Adam mi lasciò e insieme raggiungemmo Sara che ci aspettava accovacciata e sola.

«Dov'è finita l'altra vampira?», chiedemmo sorpresi.

Un sorriso crudele fu la sua risposta.

«Dimmi, Adam. Quando hai intenzione di finire questo gioco?», domandò ironica.

«Beeeh, dipende....», azzardai.

«Capisco», fu quello che sentì prima che la sua figura sparisse.

------------

Evidentemente Adam diede la risposta sbagliata perché sentì tornare indietro la mia ombra. Doveva fare una cosa sola e l'aveva fatta... Tornai a concentrami sulla strada da prendere: dovevo andare, inizialmente, a Nizza.

Cercai di rimanere calmo. Afferrai per il collo l'altro Adam e con infinita calma domandai: «Cosa c'è che io non so?».

1 = Cosa?!


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Capitolo 10
*** Separazione?! ***



Stavo guardando il cielo costellato di piccole nuvole color zucchero filato quando vidi quella piccola nuvola grigia avvicinarsi dall'orizzonte. Il campo di papaveri fioriti si mosse grazie alle carezze del vento che lentamente diventavano più fredde. La mia veste era fatta degli stessi fiori scarlatti e si agitò mentre con le braccia scoperte cercai di proteggere un gomitolo fra le mie braccia: il mio bambino.
Le nuvole grigie aumentarono di numero e all'orizzonte fece comparsa un uomo vestito in smoking marrone.
Arretrai.
Ovunque camminasse i fiori venivano strozzati, uno ad uno, da dei rovi e quando raggiunsero i miei piedi, il mio vestito appassì.
I rovi si arrampicarono su di me, stringendomi nella loro presa, sentì il dolore ma non vidi nessuna goccia di sangue....
Raggiunsero le mie braccia e il mio bambino si trasformò in un cumulo di rovi.
No! Il mio bambino!
Piansi guardando la figura ostile e finalmente la riconobbi: Adam.
La rabbia montò mentre io aprì gli occhi.

Mi svegliai sudata dall'incubo e mi rigirai sul ramo. Strinsi le pesanti coperte per ritrovare calore.

Ormai è dicembre e dormire fuori, su un albero, non è il massimo....

Sospirai una nuvoletta di calore. Dovevo scogliere lo sposalizio, ma non volevo. Per farlo avrei dovuto incontrarlo di persona e non saprei se riuscirei a trattenermi dal menarlo. Sospirai nuovamente.

Ormai, mi ero abituata all'ambiente aspro dei Pirenei.

A Nizza, avevo trovato, per caso, un giornale che parlava di una morte a Grenoble di un ragazzo di venticinque anni, il fatto strano di questa vicenda fu che il corpo era stato ritrovato quando è cascato dal tetto di un condominio. Il cadavere non presentava nessun segno particolare, a eccezione del fatto che aveva il volto completamente disidratato.

Adam, deve aver reagito... Quasi quasi mi dispiace per quel "bambino"...

Il mattino seguente mandai una lettera ad Adam, tramite la mia ombra, e il luogo d'incontro stabilito fu Valencia. Per la cronaca, non mi piace la penisola Iberica....

Alle due del pomeriggio stetti, agitata, seduta su una panchina della piazza. Nonostante fosse metà dicembre la piazza era piena di vita e di fermento.

Una ventata fredda trasportò quell'odore a me famigliare e una figura maschile avvolta da un piumino nero risaltò dalla folla.

Con la testa coperta da un cappello di lana verde, alzai lo sguardo e vidi un Adam dal volto pallido e da una barba incolta. I cerchi sotto gli occhi, che si possono scambiare per delle occhiaie da insonnia, tradivano quanta sete avesse.

Si sedette vicino a me, lasciando una distanza di pochi centimetri tra i nostri corpi, e attese.

«Buon giorno, Adam. Dov'è tuo fratello?», domandai con ironia, sebbene il tono fu gelido.

« Mia cara sposa, dovresti sapere che mio fratello è morto in un tragico incidente!», rispose in un tono falsamente sorpreso.

«Recentemente ho scoperto che di te, in realtà, non so proprio niente...», commentai amara.

«Lo stesso posso dire io..- sbuffò del vapore- Ti dispiace se continuiamo la conversazione al calduccio? Scegli tu dove.».

Il fatto che mi lasciasse a me la scelta significava o che volesse farmi abbassare la guardia o come un offerta per rimanere nel tono più amichevole possibile. In risposta mi alzai, senza controllare che mi seguisse. Mi diressi a caso in una piazza vicina e facendo la conta mentalmente entrai in un piccolo bar con le pareti in vetro.

Sorseggiai il mio bicchiere di cioccolata calda, bene attenta a evitare il contatto visivo con Adam, e mi misi ad osservare la folla umana che si scambiava fra di loro le direzioni. Un bambino che correva a zig zag attirò la mia attenzione, senza rendermene conto sospirai.

«Sara...».

Trasalì e mi voltai finalmente a guardarlo, questa volta a evitare il contatto visivo fu lui.

«Mi dispiace.... Io non sapevo che tu.. cioè... non avrei mai pensato che noi avremmo...». Non seppi il perché ma decisi di toglierlo dalle sue pene.

«Acquietatevi signore, il mio cruccio è stato risolto, sebbene non interpellando la vostra persona.». Spalancò leggermente gli occhi sentendomi parlare in un italiano semi-medievale.

«Ho intrapreso la via più giusta secondo i miei pensieri e questo erede avrà le cure che merita... DA ME-, enfatizzai,- Pertanto, voi siete obbligato solamente a scogliere il nostro accordo cosicché le nostre strade possano seguire le loro mete, separate.».

Mi fissò sorpreso. All'inizio boccheggiò, e successivamente, in un istante si riprese.

«No», decise in tono secco.

«Come?!».

«Scordatelo.», chiarì in tono piatto.

Sbattei la mano contro il tavolo facendo tremare le tazze e attirando gli sguardi di due clienti.

«No?! Noo!? Sarei io quella che dovrebbe dire di no! No, alle tue assurdità, al tuo menefregismo, al tuo sorriso freddo, e alla tua illusione di trovarmi come mi avevi lasciata!», mi si mozzò il respiro, ma non ebbi nessuna intenzione di fermarmi poiché qualcosa era scattata dentro di me.« Hai idea di quanto sia stato scioccante vedere la tua mano in uno schermo sotto un'automobile?! Hai idea di quanto è stato doloroso scoprire che quelle rassicurazioni non erano altro che trappole? Oppure, il fatto di rendersi conto che tutte le tue parole non erano altro che miele velenoso?! NO! Tu non lo sai! Perché questo lo so solo io, come so che mi sono fatta ingannare inconsciamente perché ero stanca di essere sola...», delle lacrime mi scesero lungo il viso e la voce mi si strozzò in un singhiozzo. Mi morsi le labbra per impedire di dire altro.

«Ascoltami, Sara. Tu non hai idea di cosa significhi quel bambino! Non sai in che posizione sei! Sei in pericolo!...».

La sua voce si allontanò dalle mie orecchie. Mi aveva ignorata... Ha ignorato tutto quello che gli ho detto... L'ha messo in secondo piano...

Mi misi a ridere, sono la solita cretina: avevo commesso lo stesso identico errore del passato.

La risata isterica fece contrasto con le mie lacrime, ma non m'importò. Mi alzai dal tavolo e lasciai una banconota sotto la tazza.

Sentivo il bisogno fisico di andarmene, ovunque, lontana dai miei problemi e dalle ipocrisie del mondo.

Mi sentì afferrare al polso e un odore mi penetrò nelle narici: Adam.

Il volto teso e serio mi osservò, cercò di toccarmi una guancia, ma lo scansai in malo modo.

«Non saprò chi tu sia realmente, ma nemmeno tu sai chi sono io», gli feci notare, «Inoltre, non sono sorpresa nel notare che non hai rispettato la promessa... Mi avresti protetta? Hahaha! Onorata? Hahahaha! E io come una scema ci sono cascata! Di questi tempi, la parola non vale come una volta!». Le mie parole dure gli fecero allentare la presa, ma quando provai a liberarmi non mi fece uscire.

«Cosa vuoi! Perché mi vuoi così tanto vicino a te quando è più facile sciogliere lo sposalizio e andarsene per la propria strada?!», davvero, questo non lo capivo.

Non rispose e il silenzio si protrae mentre le mie lacrime si asciugarono al vento freddo.

Uno leggero strattone mi fece andare nella sua direzione e con sorpresa mi baciò teneramente le labbra. Mise le mani sulle mie guance e intensificò il bacio, provai a resistere, ma la sua insistenza fu implacabile. Quando finì e i nostri corpi non furono più in contatto, gli tirai uno schiaffo talmente forte da rendere istantaneamente rosso metà del suo volto. Dei passanti risero alla scena.

Poi le tre settimane e passa di fame si fecero sentire e una coperta nera coprì tutti i miei sensi.


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Capitolo 11
*** Pazienza ***


Sara si svegliò avvolta da lenzuola morbide, la voce di due persone la ridestò dalla confusione iniziale.

- Tu che ci fai qui?!-, chiese sorpreso e perplesso Adam.

- Ho semplicemente scelto la persona sbagliata da far arrabbiare -, rispose in un perfetto francese Yuki, nella sua voce si poteva notare una strana nota d'orgoglio.

- In che senso? Cosa è successo quando siete scomparse? Dove ti ha portato? -, la maschera indifferente e il tono piatto nascosero i suoi pensieri e sentimenti.

Un breve silenzio precedette la voce sorpresa della femmina :- Ma come? Non sapete chi è vostra moglie?-.

Prima che potesse esserci una qualsiasi reazione, Sara decise di intervenire ed interrompere quel colloquio: bastò sedersi per attirare la loro attenzione.

L'esile figura nipponica, in un istante, si affiancò al letto, inginocchiandosi e aspettando con sguardo indifferente un ordine della sua nuova padrona.

Il silenzio si fece pesante, ma Sara non sembrò intenzionata a romperlo, e Adam cercava il giusto apprioccio con atteggiamenti silenziosi; debole come era trovò difficoltoso controllare i suoi tratti per non sembrare sofferente: la gola le bruciava collegando quel dolore a tutto il corpo. Istintivamente si toccò il ventre, un'abitudine acquistata di recente e sovrappensiero si massaggiò la parete tesa e leggermente gonfia; lui si avvicinò lentamente, come per non spaventare un animale selvatico.

Le dita maschili e incerte toccarono l'addome e lei non si oppose, sentì una scossa e con un piccolo brivido fece un cenno con il mento alla ragazza. In un istante silenzioso, si trasformò in una bambola di pezza con le stesse fattezze dell'esistenza che impersonificava.

Adam, sorpreso, non diede peso a quella stranezza (ci avrebbe pensato in un altro momento) e si concentrò a mantenere quell'atmosfera fragile che l'aveva resa insicura e più calma.

-Sara...-, sussurrò e la vide sussultare, - Mi vuoi parlare? Sono stanco di questi segreti...-.

-Anche io! Cosa credi? Ma pensi davvero che mi fidi di te al punto da credere a quello che dici?-, chiese con voce sarcastica e amara.

-No, mi pare giusto-, concordò amaramente. Il silenzio tornò a riempire la stanza interrotto da piccoli gemiti femminili dopo pochi istanti.

- Che succede? Ti senti male? Hai bisogno di qualcosa?-, chiese ansioso alla sua consorte. Un ringhio aspro gli rispose accompagnato da due occhi famelici e da zanne sporgenti. -Oh, giusto, siete incinta e quindi avete bisogno di più nutrimento del solito...-, si ricordò. Sara roteò gli occhi notando che, almeno, era in grado di cogliere l'evidenza. Adam si tolse la sciarpa e la giacca sporgendosi più vicino a lei e inginocchiandosi.

-Prendine da me-,le propose.

L'ira si accese come una fiamma violenta sul volto della vampira.

-Non ne ho bisogno-, rifiutò alzando le spalle e il mento, senza notarlo alzò anche un sopracciglio, parlando si ferì le labbra con i denti.

-Mi pare, e questa è solo una mia impressione, che il vostro corpo non sia d'accordo con voi-, commentò in tono lento e lievemente sarcastico.

-Avete ragione, è una vostra impressione-.

Adam restò basito. Ok, al diavolo le buone maniere!

-Tu! Smettila di essere testarda come un mulo!-, le gridò.

-Come vi permettete!-.

-Mi permetto eccome! E che cazzo! Anche io ho un limite! Ti ho cercata per due fottutissime settimane! Non pensi che anche io sia stanco?!- e preoccupato?! Ma questo non lo aggiunse.

-Moderate il linguaggio-, lo avvertì freddamente, le zanne si erano ritirate ma nonostante ciò sembrò più minacciosa.

-Altrimenti?-, la sfidò.

-Voi non sapete con che avete a che fare-, lo ammonì con voce dura.

-E NEMMENO TU! CAZZO-, l'ira e il tono di voce in Adam fecero tacere la vampira seduta sul letto,- SE SOLO VI METTERESTE AD ASCOLTARMI ANZICHÉ METTERE IL MUSO E FARE LA PERMALOSA, POTREI SPIEGARTI PERCHÉ CAZZO RISCHIAMO QUALCOSA DI PEGGIO CHE DELLE NOSTRE VITE!-.

-I-i-io non metto il muso!-.

-Oh, andiamo, donna! Quella è la parte che ti ha più colpita?!-, chiese tornando, sconcertato, più calmo. Aspettò la risposta, ma la cosiddetta donna, aspettò e indugiò prima di parlare:- E va bene, mostrerò un po' di pazienza e vi ascolterò. Deciderò il da farsi in seguito.... Ma sarò IO a prendere una decisione!-.
Maniaca del controllo, pensò stizzito, ma dalle sue labbra uscì un calmo e pacato: 'Certamente, madame.'

-Allora, sig. Beast, che mi dovete dire?-, aprì il discorso.

-Lasciate che vi spieghi una piccola parte della mia vita....-

-Perdonatemi, ma siete un essere secolare, non credo di aver tutto quel tempo....-, lo schernì dura.

- Beh, penso che lo troverete, visto che potrebbe interessarvi-, rispose a tono.

-E perché?-, domandò automatica.

- Perché il mio nome completo è Adam Kamar Karim Adimin Yusuf Kemi Vladim-, concluse in tono piatto.

Sara perse completamente l'atteggiamento di spavalderia spalancando gli occhi. Di quei cinque nomi e due cognomi, solo l'ultimo era importante. Quell'appellativo era, anzi, È usato da una sola famiglia al mondo: la famiglia del Re dei vampiri, Vladimir Dracula Vladim.


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Capitolo 12
*** Storia di un viaggiatore ***


Il silenzio iniziò a farsi teso, o almeno per Sara, visto che il consorte sembrava essere a proprio agio. Rompendolo con un colpo di tosse, la vampira fece segno di continuare; al ché Adam si mise più comodo sul parquet della stanza d'albergo.

-Iniziamo dall'inizio, sono nato agli inizi del 1600, mi pare... il nome Kamar mi fu dato in onore della luna che sovrastava i celi quella notte. O così mi ha detto mia madre. Come sai, è morta quando avevo venti anni. Quella che chiamano oggi infanzia non l'ho avuta, come tutti quelli che l'hanno vissuta prima che classificassero quella parte di vita, ma io ero sempre impegnato a scappare da un mostro invisibile. Il fatto che spaventasse mia madre, terrorizzava me. Ma sebbene le chiesi da cosa esattamente scappavamo, in diverse occasioni, non me lo disse. Ricordo che una volta riuscì a farle dire: "Non voglio che loro ti portino via da me!". Lo pronunciò in una maniera talmente sconvolta che non glielo chiesi più. Tutto quello che so, o almeno la gran parte, lo devo a lei. Mi insegnò a cancellare le traccie, a nascondermi, a evitare trappole, a parlare tre lingue, a giudicare da una prima occhiata i nemici da ignari mercenari, mi insegnò persino a combattere, o almeno le basi di quello che viene chiamata ora "arte marziale di difesa"...- gli occhi si persero per un attimo nel tempo, ma ci volle poco perché ritornassero al presente- Ci trovarono in Austria, nell'attuale Cecoslovacchia, era una giornata di primavera e ricordo ancora il groviglio di corpi che trovai appena entrai in casa.

Un uomo stava cercando di imbavagliarla, alla vista di lei legata e sofferente non ci avevo visto più e dominato dalla rabbia avevo iniziato a lottare con lui dando il tempo a mia madre di liberarsi.- un sorriso amaro si poggiò sulle labbra- Credevo di averlo steso, ma non ho controllato.... Mi sono voltato abbassando la guardia e mia madre era sparita alla vista. Un gemito dietro le mie spalle aveva attirato la mia attenzione e con esso trovai mia madre infilzata al petto.... Magari se fosse stato sera avrebbe potuto salvarsi, ma non lo era e dopo cinque ore morì.... Ovviamente non senza darmi le ultime raccomandazioni.

Sono riuscito a vivere altri cinquant'anni come nomade prima di notare che mi avevano messo con le spalle al muro. Così ho deciso di usare una condizione vampiresca alquanto utile: Il Sonno. Purtroppo non seppi regolarlo e quando mi sono svegliato erano passati quasi due secoli-, rise brevemente di un ricordo buffo, forse di come lo aveva scoperto,- E quasi all'istante mi catturarono. Mi portarono dal Re o Imperatore, come lo chiami tu, ti risparmio il discorso iniziale in cui mi spiegava che ero sangue del suo sangue e che avevo dei doveri da fare seguendo la sua guida e bla bla bla-, il tono annoiato si interruppe per un breve istante, evitando di renderlo iroso,- Nessuno sapeva della mia esistenza a palazzo e nemmeno la guardia personale lo sospettava. Perché? Semplice, il Re mi aveva messo in una particolare prigione: in uno specchio delle sue stanze private.-, vedendo che Sara lo voleva fermare per intervenire le fece segno di non farlo-, Quello che non aveva previsto era che io potevo andare da uno specchio all'altro. I confini geografici ormai non esistevano per me e la cosa mi andava bene.... Non hai idea di quante cose succedono sotto i riflessi degli specchi. Poi una sera è venuto con una proposta: la mia libertà in cambio di un erede. Io non capivo, e tutt'ora non lo capisco. Perché avrebbe bisogno di un erede con tutti i figli che ha? Prima di incontrarti credevo che non ne potesse avere-, rise di se stesso prima di tornare serio,- Ma non voleva un erede da una qualsiasi donna. Iniziò a raccontarmi l'assurda storia dei Genes, i vampiri che si dice abbiano dato inizio alla nostra specie, e dell'esistenza ancora vivente di una di esse, l'ultima sulla faccia della Terra. Mi ha fatto vedere dei ritratti di lei, sotto l'effetto del tempo e delle ere c'era un dettaglio che avevano in comune: un neo in mezzo al labbro inferiore.

All'inizio rifiutai..... ti evito i dettagli di come mi convinse.

Poi ho incontrato te.... Hai scombussolato tutto quanto con lo sposalizio! Ma volevo..... non lo so all'inizio volevo scioglierlo, ma quando le guardie mi hanno trovato e ci stavano per prendere tu hai combattuto per non farci prendere rischiando la tua vita! L'ultima volta che l'ho visto fare..... Ero sconvolto, perché lo stavo facendo? E perché non hai subito proposto di sciogliere lo sposalizio? Più il tempo passava e più non capivo e più succedeva, più mi meravigliavo di quanto eri diversa rispetto alle altre vampire! E sei divertente oltre che a imprevedibile! Dopo il primo mese iniziai a dimenticarmi dell'imperatore e mi scoprivo a divertirmi nello stuzzicarti-, rise alla faccia irritatta della vampira,- Poi sono arrivati quei due in un momento per niente perfetto, e dopo il tetto ho fatto parlare la copia.... non volevo ucciderlo, ma non c'era tempo per i rimpianti! Dovevo trovarti e subito! Perché se ti trovano le guardie ti uccideranno! Non so se lo faranno dopo il parto oppure prima! E non sopporterei di vederti nella stanza delle torture! Sara, ti prego, io non voglio lasciarti! Lasciami proteggerti!-.

Il silenzio tornò nella stanza e la vampira sospirò prima di alzare la testa a guardarlo.

- Sono tante informazioni da assimilare..... Ho bisogno di tempo.... Dammi due giorni! Dovrebbero essere abbastanza..... E poi ho bisogno di nutrirmi.-, sospirò combattuta.

-Hai bisogno del mio sangue?-, si offrì Adam.

-No, è ora di cacciare. Un fondo di verità è sempre celato nelle leggende, soprattutto in quelle paurose-, sorrise minacciosa mostrando i denti.


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Capitolo 13
*** Caccia ***


Questo, per gli umani è un incubo, l'inizio dell'Inferno, ma per noi è la cosa più appagante quasi quanto il sesso e l'adrenalina degli oblige, se non di più.

Sentire i passi risuonare sul duro catrame, udire i respiri accelerati e infine, il sublime richiamo del cuore attraverso le membra. Ah, che dolce sinfonia.

Sentire il calore di una creatura scivolare dentro il proprio corpo è così appagante! E tremendamente fastidiosa è sentire la sete tornare dopo il mio terzo pasto! Mi lasciai nuovamente dominare da essa e ben presto individuai un'altra preda. Come è possibile non fare altrimenti? Una città così viva! Posso permettermi perfino il lusso di selezionarle in base ai miei gusti! I denti fremettero quando colsi l'odore di un nuovo pasto.

Oh, questo sì che è il dolce soave nettare degli dèi! Sempre che esistano...

Con una risata mi staccai dal corpo esamine e caddi per terra. Sentire quel calore propagarsi lentamente nel mio corpo è una sensazione stupenda. Mentre mi accoccolavo con le braccia che avvolgevano il ventre, il luogo dove si raccoglieva quella sensazione luminosa, una figura cercò di farmi alzare.

-Lasciami andare!-, boffonchiai mentre mi ripuliva dal liquido scuro. Risi al suono della mia voce.

-Sara, torniamo all'Hotel e riposati un po'-, suggerì preoccupato.

-No! Non mi va! Voglio dormire qui!-, mi lamentai. Possibile che non capisse quanto era comodo quel vicolo?

-Dai Sara! Devo ripulire il casino che hai lasciato dietro!-.

-Io non ho bisogno del tuo aiuto! Yuki!-, al mio richiamo la bambola uscì dalla mia veste e si ingrandì fino a diventare quella stoica che ero solita vedere, -Ci dovrebbero essere altri tre cadaveri oltre a questo in Città-, non potei evitare di ridere,- Falli sparire e se non sono completamente proscugati saziati pure! Oh, come sono buona!-, iniziai a ballare canticchiando. Ignorai deliberatamente Adam che confabulava con la mia serva. Perché continuava a parlargli se le avevo dato un ordine? Di colpo ballare non era così divertente.

-Yuki-, ammonì con voce seria senza guardarla,- ti ho dato un ordine-. Sentì il suo corpo fare una riverenza e scomparire col cadavere.

Sentì l'euforia scemare e la stanchezza iniziò a dominare sulle mie braccia, ma prima di sprofondare nel sonno dovevo fare ancora una cosa.

-Adam!-, chiamai con tono allegro e gli saltai al collo. Lui prontamente mi accolse fra le sue braccia, anche se sospirando.

-Sei molto strana.... Quindi se ti sazi troppo hai gli stessi effetti di un umano ubriaco-.

-Dieci punti ai griffondoro!-, urlai fingendo un'ovazione con l'alito e le braccia e nel frattempo mi avvicinai stampadogli un bacio sulle labbra. Cogliendo a favore la sua reazione sorpresa raggiunsi il mio vero obiettivo: il mio palmo si abbatté sulla sua guancia con un suono secco e sonoro.

-Ora sì che mi sento meglio!-, gridai al cielo ridendo e caddi malamente sul terreno.

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Capitolo 14
*** Famiglia ***


Superare i confini europei non fu drammatico, ma la dogana era tutt'altra cosa.

Adam, aveva una conoscenza a Barcellona, che la aiutò per i documenti falsi. Sara, ormai era pronta a queste evenienze, mentre quando lui era "in fuga" andare in giro senza dei documenti era facile e poco insolito.

La vampira dovette trattenersi, quasi provando un dolore fisico, dal mangiare qualsiasi umano incontrasse per strada. Scelsero un traghetto che superasse lo stretto di Gibilterra in mezz'ora e nonostante questo, dovette nutrirsi di Adam per placarsi.

Ormai, lei era la tremenda belva che popolava le paure degli umani da secoli: sanguinaria e al limite della follia.

Quando toccarono il suolo del nuovo continente, la tensione la si poteva percepire a distanza, proveniente dai solo corpi come onde invisibili. Gli umani, istintivamente si allontanavano da loro e a Sara fu agevolato il compito di controllarsi. Non aveva mai provato una sete e una fame così vorace in tutta la sua vita plurieonica! Il dolore fisico le teneva la mente lucida, ma a volte, per colpa di esso si ritrovava con uno sterminio tra le mani. Il suo umore peggiorava ogni volta, ad ogni assalto incontrollato aggiunto, si richiudeva in un apatico silenzio.

Adam, la lasciò fare, sapendo che per la sua incolumità sarebbe meglio assecondarla il più possibile; e inoltre, era curioso di scoprire cosa le aveva accennato in quel famoso discorso prima di partire. Sospirò, ricordandosi del patto che avevano fatto in un continente differente.
Magari, scoprirò, un giorno, che la mia famiglia è geneticamente incline alla malasorte.

Con questa perplessità, prese la mano della sua consorte e la aiutò a scendere dei gradini.

*****************************

La cacofonia della città fu la prima cosa che sentirono appena scesi dal treno. Gli ci erano voluti ore ad arrivare a destinazione: Agadir. Una delle città più famose del Marocco, affacciata al mare, nota per l'olio d'argan e per la bellezza delle donne del luogo.

Sara allentò il foular che le avvolgeva la testa in cerca di frescura, sebbene fosse la fine dell'anno e la città era molto ventilata, si sentì avvampare di calore e le parve di scogliere col proprio passaggio la poca neve che incontrava per strada. Lasciando perdere gli schiamazzi di alcuni uomini, nonostante era accompagnata dal suo consorte, e i pullman che lasciavano la stazione per l'ultima corsa della giornata, si diresse a piedi al limitare della città. Quando la luna divenne l'unico astro più luminoso del cielo e il vento di salsedine era scomparso, si fermò in mezzo ad un campo di olivi. Iniziò ad annusare l'aria, fino a raggiungere la fila centrale e dopo aver annusato quasi tutti gli olivi della fila, si fermò.

Adam inarcò il sopracciglio mentre incrociava le braccia, stava per finire la pazienza, fra il traghetto, il treno e la breve camminata silenziosa avrebbe potuto sterminare una famiglia se non avesse ricevuto almeno una risposta. In quell'istante, Sara tirò fuori il coltello, con un gesto veloce e incurante si ferì la mano, facendo scorrere la linfa scura alle radici dell'Ulivo. Leccandosi la lacerazione fece due passi indietro e Adam le chiese che stava facendo, iniziando a temere per la sanità mentale della donna quando per risposta ricevette un sorriso.

Il cigolio rumoroso fu il suono che iniziò a predominare in quella notte, mentre l'albero si districava dai suoi naturali nodi e si aprì fino a formare con tutto se stesso una parete concava come quella di un pozzo.

-Porcaccia la miseria!-, imprecò l'uomo e spalancò la bocca nel vedere Sara buttarsi in quella voragine oscura.

-Sara!-, gridò appoggiandosi sul legno e non sentendo risposta si buttò con un salto, cercando di raggiungere la sua consorte.

Si ritrovò in una galleria sotterranea, scavata nella nuda terra e ornata di radici, dove la tenebra fredda era sovrana incontrastata. Cercò con l'udito e l'olfatto la vampira, ma scoprì il naso ostacolato dall'umidità e le vibrazioni venivano assorbite dal terriccio per buona parte. Un ringhio animalesco nacque dal suo petto mentre fermò il suo cuore e si preparò ad usare un oblige .

Si accucciò sul terreno ed esso divenne una estensione del suo corpo, chiuse gli occhi e mandò dei piccoli ringhi regolari dalla gola, aumentando l'intensità, finalmente il suono fu ostacolato da due corpi presenti nella galleria. Duecento metri davanti a me. Dieci secondi. Calcolò mentre cambiò posizione per lo scatto, istintivo il piccolo ringhiare continuò ad essere emesso dall'addome.

-.... non è come pensi! Ascolt-, riconobbe la voce femminile di Sara essere interrotta da un'altra, più roca della sua:- Non m'interessa! Tu non sei la benvenuta qui!-, sputò sul terreno mentre Adam fece la sua comparsa.

-Yalahwui! Non è possibile!-, imprecò la sconosciuta e dopo un attimo di silenzio parve riprendersi, molto più adirata di prima, -Tu! Lurida puttana! Come hai osato coinvolgermi?! Sapevo che eri la disgrazia della nostra famiglia! Non ho finito di piangere la morte di mia figlia che ora devo temere per la mia!?-, imprecò avvicinandosi minacciosamente con un bastone. Adam, si mise davanti a lei, con fare protettivo e ringhiante.

La donna spalancò dalla sorpresa la bocca e successivamente la serrò in un ringhio di risposta.

-Fermi!-, urlò la donna gravida posizionandosi in mezzo ai due, -Potete evitare di cercare di scannarvi a vicenda?! Abbiamo questioni più importanti che ucciderci a vicenda! Personatemi per avervi coinvolta ma siete l'unica persona degna di rispetto che mi è venuta in mente-, le lacrime iniziarono a rigarle le guance, - Per favore, permettetimi di spiegare!-, sussurrò prima di svenire per la fatica e la fame.

Adam la prese prontamente e la cullò contro di se mentre guardò la figura in piedi davanti a loro due.

-Cosa ha-, pronunciò dopo un silenzio riflesso.

-È incinta-. La donna arretrò come se fosse stata colpita fisicamente e sussurrò una preghiera spaventata prima di ritornare quasi impassibile.

-Seguimi-, ordinò facendo comparire una fiamma sull'estremità del bastone e usandolo a mo di torcia.

**********

Mariam e Fatima si guardarono trovando intesa e si buttarono dall'enorme grattacielo.

L'odore era flebile, consumato dal vento, ma ancora percepibile.

-Sono passati per di qua-, confermò col naso all'insù.

L'altra figura annuì e si diresse verso un'hotel, la donna riccioluta e sensuale sbuffò aspettando il ritorno della compare nella notte gelida di fine anno.

Sospirò una nuvola di vapore e si mise a danzare in mezzo alla via, ignorando i pochi passanti e divertendosi a vedere le balze del mantello bordeaux.
Ci siamo vicini, li abbiamo quasi presi.... Spero solo di arrivare in tempo.... Almeno prima delle Concubine Reali. Un altro sospiro invernale e la compare uscì al freddo.

Si incamminò per chissà dove e silenziosamente fu seguita.

La notte come loro alleata e le ombre come loro protettrici.

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Capitolo 15
*** Epilogo ***


-Vittoria! Io invoco la vittoria! Che il mio desiderio possa avverarsi: Distruggi i miei nemici! Dispersi nell'ignoto saranno i loro corpi! Sofferenti per l'eternità saranno le loro anime! Per sempre dannati i vostri eredi per l'oltraggio che mi hai recato!-, la voce dell'anziana signora ben presto ringiovanì e Mariam riconobbe il timbro di sua sorella-, Imperatore! Non siete altro che un impostore! Come hai osato! Come hai potuto farlo! Hai condannato la mia famiglia per il potere! E ora ricomettete lo stesso errore!-, le lacrime solcavano il suo volto, coppiose e incontrollabili. La figura, come dipinta da un pennello, emerse dall'oscurità stringendo un fagotto di tela.
-Hai ucciso il mio bambino!-, urlò con tanto dolore da costringere la vampira a tornare al presente e interrompere la visione, svegliandosi ancora sulla nave e mirando le tenebre acque del mare mentre pregava di poter impedire quel futuro apparso così violentemente un mese prima. Talmente orribile e con così tante probabilità di avverarsi che fu costretta a lasciare La Corte in segreto, temendo una punizione del suo sovrano. Ma se quel futuro si avvererà non ci sarà nessun sovrano...

La treccia scivolò dalla sua spalla, affiancandole il seno, mentre portò gli occhi sulle sue mani.
Devo arrivare in tempo! Prima che la Nonna le parli domani pomeriggio!

Angolo dell'autrice:
Bene! Con questo piccolo frammento, perché non si può definire 'capitolo', concludo ufficialmente il secondo libro e vi ho dato anche uno spunto su cosa succederà nel prossimo libro, o forse no? ;) Sarei onorata di aveere I vostri commenti xD Al terzo (e spero ultimo) libro!


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