The last male and me - secondo libro- di tsubasa_rukia3 (/viewuser.php?uid=285963)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Doccia Fredda ***
Capitolo 3: *** Debito Saldato ***
Capitolo 4: *** Primo Passo ***
Capitolo 5: *** Pace e Dubbio ***
Capitolo 6: *** Domanda senza risposta ***
Capitolo 7: *** Risposta ***
Capitolo 8: *** Incidente ***
Capitolo 9: *** Copia o impostore? ***
Capitolo 10: *** Separazione?! ***
Capitolo 11: *** Pazienza ***
Capitolo 12: *** Storia di un viaggiatore ***
Capitolo 13: *** Caccia ***
Capitolo 14: *** Famiglia ***
Capitolo 15: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
Camminò
a passo sicuro sentendo con piacere il suono dei suoi tacchi battere
deciso il
terreno asfaltato. Sebbene stette attraversando vie strette e quasi
totalmente
all’oscuro si sentì a suo agio. I suoi ricci
molleggiavano al ritmo del passo mentre
un cappotto color cremisi mostrava un vestito in seta lungo fino alle
ginocchia
con disegni floreali in oro.
Senza
farsi notare scivolò per una porta secondaria che si
stagliava sotto ad una
scritta al neon: “La locandiera”.
Si
ritrovò in un locale ben arredato, anche nei minimi
particolari, e dall’aria
sofisticata. Porse il suo cappotto all’uomo alla sua sinistra
e si lasciò
guidare verso il bancone dall’abitudine.
Vide
i suoi occhi smeraldini splendere per un istante nel riflesso dei
bicchieri.
«Un
B-25, per favore» ordinò con disinvoltura. Un uomo
con una massa muscolare da
far invidia ad un praticante di body building la squadrò.
«Intendete
forse un B-52?».
«No,
ho detto quello che
intendevo. Un B-25»
sottolineò con voce sensuale.
Il
barista le porse dentro ad un tulipano( è un tipo di
bicchiere, largo e ampio,
ma sinuoso utilizzato per servire succhi di frutta n.d.a) una strana
bevanda
liquida color della pece e lei prese il bicchiere dirigendosi ai bagni.
Una
porta sbarrata da dei nastri fu abilmente aperta senza essere notata e
l’ospite
furtivo vi entrò. Nel nuovo buio sentì un
movimento alla sua destra.
«Sarei
interessata alla vostra bevanda, signorina»
pronunciò una voce metallica.
«Dovreste
conoscerla bene, ha fatto molti morti, non è
così? B-25?» appena finì di
pronunciare il numero un sentiero illuminato da luci soffuse incastrate
nel
terreno le indicò la via.
«Sempre
la solita scena» bofonchiò fra i denti.
Una
porta liscia di marmo fu illuminata di una luce argentea, al fianco un
tubo
iniziò a sbucare dal terreno. Il liquido scuro fu versato
dentro e la porta si
produsse un rumore di meccanismo, ma niente la aprì.
Sbuffando, senza fatica
apparente, la figura femminile aprì il passaggio pesante in
pietra candida.
L’interno
fu quello che ai giorni attuali verrebbe definito come un
“salone esclusivo di
un club”. Un estraneo avrebbe tranquillamente affermato che
quello dovesse
essere un club per sole donne poiché i maschi sembrarono
essere banditi fra
quelle quattro mura.
Con
movimenti che per un uomo sarebbero stati incantevoli la nostra donna
misteriosa si diresse su un palchetto al fondo della sala dopo aver
ordinato un
bicchiere colmo di liquido scuro. Quel bar pieno di bottiglie di
diverse forme
non offriva altro che una sola bevanda: sangue.
Si
sedette in un tavolino rialzato con rifiniture in legno da fare invidia
a
qualunque artista che non ne fosse l’artefice. Lì,
seduta con aria distratta,
una donna dai lineamenti giovanili disegnava freneticamente con
velocità rapida
su un taccuino, costeggiata da piccoli
fogli sparsi ovunque perfino sul terreno.
I
capelli raccolti in una treccia disordinata che le andava fino al
fianco le
corniciavano il viso corrucciato in un espressione di attenzione
intensa nei
gesti che faceva.
Senza
essere degnata di uno sguardo si mise seduta spostando alcuni
foglietti.
Assaggiò con piacere il liquido scuro e ristoratore.
Non
si rivolsero neanche una parola fra di loro perché sapevano
che la disegnatrice
era muta.
Come
se fosse stata chiamata guardò verso l’alto e si
fermò. Schiacciò un bottone
sotto la superfici del mobile e una taschina uscì silenziosa
mostrando un sfera
in vetro.
Tutte
le presenti fermarono le loro attività: se parlavano si
zittirono, se ridevano
chiusero le bocche, se suonavano si ammutolirono e porsero le loro
attenzioni
alla ragazza dai capelli bruni intrecciati.
Sollevò
il braccio e cullò la sfera, immagini nebulose iniziarono a
comparire e
fulminee e confuse: una profezia.
Pallida e tremante
poggiò la mano sulla donna
in rosso e come se le avesse trasmesso un brivido tremò.
«Chiamate
la corte reale! Notizie per il re!» urlò
spaventata.
Alcune
iniziarono a commentare fra di loro e le altre chiesero come mai si
dovesse
comunicare tale notizia al re.
La
donna vedendo che non fu ascoltata aggiunse: «Mie simili, un
maschio della
nostra specie è comparso e sembra dotato di
poteri». Per l’incredibilità delle
sua parole la gente si pietrificò. Era il caso di crederle?
Lo sapevano tutti
che una cosa del genere non poteva esistere, ma notando la tensione
nelle due
donne e il loro respiro mozzato una donna iniziò ad
allontanarsi e lentamente
iniziò un viavai frenetico.
«Fatima,
ne sei sicura?» domandò la donna riccioluta. La
ragazza con la treccia annuì.
«Che
fortuna che avuto tua sorella-, commentò- o forse dovrei
dire sfortuna»
aggiunse in tono più basso.
Lontana
in un rifugio lontano dal mondo una ragazza starnutì nel
sonno abbracciata da
un corpo maschile.
Yeah,
ho fatto questo prologo finalmente. Scusate ma ci è voluto
un po’ per pensare
come strutturare la storia e sono ancora indecisa xD allora che ne
dite? Mmmh, forse
dovrei smetterla di chiederlo xD spero che sia di vostro gradimento e
grazie
per aver letto fin qui <(_ _)>
Tsubasa_rukia3
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Capitolo 2 *** Doccia Fredda ***
Doccia
fredda
Aprì
gli occhi trovandosi uno strano soffitto impolverato in legno. Non
capì, perché
si trovava sotto un tetto? Ah, è vero: era scappata dalla
grotta. Perché?
In
un lampo, fulmineo e breve, con un brivido della schiena si
ricordò tutto. Si
girò verso il lato e trovò quello he non voleva:
un uomo nudo sotto le sue
stesse coperte. Impaurita andò a cercare qualcosa sulla
pelle del petto con le
dita, trovando l’oggetto delle sue ricerche frenetiche: il
simbolo. Abbiamo concluso il contratto!
Rimase
a fissare quel simbolo imprimendoselo per bene sulla retina, come per
confermare
la realtà. Sopra al cuore dell’uomo era inciso con
un inchiostro nero un
tulipano mezzo fiorito con un cerchio di rovi che lo chiudevano. Si
guardò
anche lei nel suo petto e trovò, esattamente sopra il suo
cuore, lo stesso
identico simbolo che aveva lui.
Si
stizzì e cercando di non svegliarlo rintracciò
quel “percorso” che aveva fatto
in pochi secondi svestendosi la notte prima. Ritrovandosi con tutti i
vestiti
addosso, si fermò e non seppe più che fare.
Giusto, che bisogna fare in questi
casi? In quel momento non le parve di poter vedere la risposta.
Un
«Buongiorno» di una voce maschile la distolse da
quel groviglio di pensieri
intricati che stette per fare.
«Buongiorno»
rispose con la voce un po’ roca, con una vibrazione alla gola
se la schiarì; «
volete fare colazione?».
Adam
si stiracchiò e un fruscio di lenzuola fece intuire che si
era seduto. «Potreste
passarmi i vestiti?».
Sara,
senza minimamente girarsi gli buttò addosso un paio di
pantaloni, una felpa
leggera, e dei calzini.
«Credi
che se ti giri ti uccido?» la schernì. Sara, molto
lentamente si girò e gli
fece una linguaccia. Si buttò sulla sedia e fissò
i suoi piedi.
«Allora,
che vuoi fare?» le chiese dopo essersi vestito.
«Non
ne ho la più pallida idea» pronunciò
guardando finalmente in viso Adam. Istantaneamente
diventò
porpora in viso.
«Beh,
prima chiariscimi una cosa: che cosa è questo
“tatuaggio”?» indicò con
l’indice,
un po’ scettico, il proprio petto.
«Che
cosa si giurano marito e moglie?» domandò a sua
volta la donna.
«Amore
eterno?» chiese confuso.
«Quello
è un bonus. Si giurano compagna finché morte non
li separi, o sbaglio?» disse
con rinnovata freddezza.
«Penso
di sì» pensò ad alta voce.
«Dimmi,
qual è il miglior modo per indurre un vampiro a rimanere di
fianco ad un altro
senza ucciderlo?».
Il
volto di Adam si pietrificò e divenne impassibile, stette in
silenzio per molti
istanti.
«V-Vantaggi
reciproci» pronunciò prima di schiarirsi la gola.
«Anche»
concesse.
«Bontà?»
provò.
«Dillo
e basta» incitò. Il silenzio le rispose.
«Legami
di sangue» pronunciò sospirando.
«E
quindi?» chiese deglutendo.
«Per
noi vampiri che cosa è il sangue?».
«La
nostra linfa vitale» rispose senza esitazione.
«Questo
risponde la domanda iniziale?» chiese per accertarsene, Sara.
«No,
per niente» concluse ridendo.
«Abbiamo
detto che due vampiri, per rimanere in compagna senza uccidersi, oltre
a
probabili interessi reciproci hanno bisogno di legami di sangue. In che
modo,
secondo voi?» riepilogò la donna.
«Beh,
non vedo perché delle persone imparentate fra di loro
debbano uccidersi a
vicenda…» replicò.
«Credimi,
essere imparentati non impedisce questo delitto…»
sussurrò con voce amara e con
uno sguardo perso nel tempo.
«Ok,
forse hai ragione…. E che cosa allora?! La smetti di girarci
intorno?! Sara?
Sara!» iniziava a perdere la pazienza.
«Sì!
Scusate! Ditemi!».
«La
smetti di girarci intorno?!».
«Certe
volte dirlo ad alta voce è più difficile di
capirlo» spiegò scontenta.
«E
quindi?».
«Devi
imparare la virtù della pazienza e della saggezza»
sospirò fra sé.
«Parli
come una vecchia bacu-», un occhiata acida lo
fermò in tempo.
«Come
il giovane desidera», un sorriso
s’impossessò del suo volto come una
maschera,« è semplice: io e te ora siamo legati ad
un doppio filo. Se io muoio
tu muori e se tu muori così farò anche io. Non
solo, se stiamo lontani per
troppo tempo moriremo per troppo tempo moriremo…».
«E
perché mai?!» la interruppe Adam.
«Perché
siamo diventati dei drogati, dipendenti, assuefatti, scegliete voi il
termine,
del sangue dell’altro»
aspettò in
silenzio la sua reazione. Egli si alzò di scatto, furente, e
iniziò ad
inspirare rapidamente. Sara divenne una statua. Adam si
sentì in gabbia.
«No!»
come per negare il fatto, «No!» gridò
nuovamente. Iniziò a camminare avanti e
in dietro per la stanza. Urlando la sua disapprovazione.
«Neanche
a me piace la situazione, contavo di rimanere indipendente»
commentò fredda.
«E
come fai ad esserne sicura!» le sputò con occhi di
fiamme verdi.
«Forza,
che aspettate a provare?» più lui si arrabbiava
più lei si mostrò calma.
Lei
si alzò e iniziò a mettere gli ultimi bagagli,
comprese le lenzuola, nella sua
borsa. Se la mise su una spalla e con una mano strinse il laccio.
Aprì la
porta.
«Se
hai tanta rabbia da buttar fuori abbiamo un ospite indesiderato qua
fuori…»
introdusse con non-chalance.
Chiedo
scusa per questa lunga assenza e penso che si faranno più
lunghe Dx Capitemi,
tesina, verifice, interrogazioni, verifiche di recupero….
Non ce la faccio più!
Ma sono comunque contenta di aver scritto qualcosa u.u
Tsubasa_rukia3
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Capitolo 3 *** Debito Saldato ***
Debito
saldato
Quando
aprì la porta, una donna dai
cappelli biondi e raccolti la assalì alla gola. Sara fece
gesto di non intervenire
mentre barcollò all'indietro, fu un gesto inutile
perché Adam sembrò non
intenzionato a farlo.
«Sara!
Da quanto tempo!» urlò con voce
sorridente la forestiera.
«Ciao,
Aziza, come stai?» replico in tono
totalmente apatico. Imbronciandosi la straniera si allontanò.
«Lo
sai benissimo come mi devi chiamare:
Françoise! Perché te lo devo dire ogni
volta?!» si lamentò gonfiando le guance.
Sara sospirò, per essere un vampiro era un peperino, ma non
c'era nessuna
regola scritta che diceva quale personalità dovessero avere.
«
Sisi, scusa. Ma ch- come cavolo sei
vestita?! » chiese guardando in quel momento l'abbigliamento.
Se n'è accorta
solo ora?! Si sorprese Adam. La nuova era vestita in un
pijama sottile
color rosa pastello, inoltre i suoi piedi erano scalzi. Nonostante
questo non
mostrò nessun segno di fango e di fatica. Silenziosamente,
alzò la guardia.
Sara sembrò ignorare i segnali d'allarme.
«Allora,
Françoise, che mi racconti?»
domandò superficialmente.
«Ma
come? Vuoi già andare dritta al
dunque?» era incredibile il gioco di acuti che poteva fare
con la voce.
«Sì»
sospirò stancamente.
«Va
bene. Sono venuta qui a saldare il mio
debito» informò con tono serio e atteggiamento
calmo tale da sembrare un'altra
persona. A questa frase Sara sembrò andare sull'attenti.
«Oh,
quindi sei il tipo da far avere dei
debiti verso di te. Chissà come l'hai ingannata»
sputò amaramente Adam.
«Attento
come le parli, ragazzino» lo
avvisò Françoise mettendo particolare disprezzo
in quell'appellativo. Si voltò
verso la sua compare come se nulla fosse successo e sorridente si
rivolse a
lei, continuando l'argomento introdotto: « Ho informazioni e
anche urgenti
direi: Fatima ha avuto una predizione. Tutte le famiglie si sono mobilitate, anche la
Corte Reale.».
«Anche
la Corte Reale?!».
«Sì».
«Che
cosa stanno cercando? Cosa possono
volere tutti quanti?».
«Te»
quelle due lettere arrivarono come un
pugno allo stomaco.
«C-C-Cosa
vuoi dire?» la voce le tremò, ma
i suoi piedi rimasero fermi e saldi.
«L'intero
mondo dei vampiri si è mosso per
cercare te, tranquilla ti vogliono viva.».
«Perché
viva?».
«Me
lo domandavo anche io, prima di
arrivare qui» finendo la frase il tono divenne sempre
più basso e si voltò
verso Adam. Con la nuca vulnerabile e la guardia abbassata Sara
agì prima di chiunque
altro colpendola con un colpo secco della mano. Come un sacco di patate
il
corpo della biondina crollò a terra e Sara prese per mano
Adam tirandoselo
dietro. Corse con tutta la forza che aveva e non si curò
delle proteste finché
non la fermò con la forza staccandole le gambe dal terreno.
Sara fu sorpresa di
quella pausa, in effetti quella non era altro che una corsa senza meta
e quindi
destinata a fallire.
«Adesso
ti calmi, e mi dici cosa sta
succedendo» impose Adam con voce talmente bassa da far alzare
istintivamente la
guardia a Sara. Se non fosse stato per la serietà e la voce
con cui aveva
chiamato il diritto alla verità, Sara si sarebbe messa a
ridere.
«
Va bene, ma hai intenzione di tenermi per
aria?» il silenzio le rispose però Adam
cambiò la presa: anziché essere presa
per le braccia da dietro fu spostata in modo da avere la schiena
addosso
l'avambraccio destro e le cosce sopra quello sinistro, le mani le
arpionarono
una coscia e sotto il petto. Lui la guardò con le labbra
chiuse aspettando la
verità, Sara sperò di non saltargli addosso.
«Almeno
andate non fermatevi, per favore»
chiese voltandosi a guardare le sue mani inermi sul grembo.
«Perché
mai dovrei? Se non lo faccio
muoio?» canzonò sarcastico.
«Credetemi,
se ci prendono la morte la
desiderereste con tutto voi stesso». Lo sguardo fermo della
donna fra le sue
braccia lo convinse a muovere i primi passi incerti, Sara
tornò a guardarsi le
mani.
«La
donna che abbiamo incontrato prima era
una mia amica, ma molte cose sono successe. Diciamo che ho fatto una
cosa che
non dovrebbe essere fatta e lei faccia parte delle guardie che
rincorrono i
ricercati dei libri gialli. Quando eravamo infanti l'ho salvata da un
brutto
guaio e anche quando era sul punto di prendermi l'ho messa al sicuro e
semplicemente mi ha restituito il favore avvertendomi. Hai
capito?».
«Assolutamente
no» proferì in tono calmo.
«E
perché mai?!» sembrò sconcertata.
«Vai
troppo sul vago» chiarì conciso. Sara
s'imbronciò.
«Allora,
lei è una mia amica d'infanzia. Le
ho fatto un favore tanto tempo fa. Ora me l'ha restituito»
scandì con voce alta
verso l'uomo.
«Che
genere di favore?» chiese senza
guardarla.
«Questo
riguarda me e lei» rispose
scorbutica. Adam si fermò, la fissò negli occhi e
riformulò la domanda con più
enfasi.
«Ho
mentito per difenderla» rispose con
voce strozzata e sorpresa. Adam tirò un sospiro di sollievo
mentre Sara rimase
a fissarlo per minuti interi.
«Ehi»
iniziò, Sara continuò a fissarlo in
silenzio, «ehi! In che direzione dobbiamo
andare!?». Questa domanda parve far
scoppiare la sua bolla di sapone, si guardò intorno e
alzò il bracciò indicando
il nord.
«Lì
farà più fresco» si lamentò.
«Menomale
che siamo alla fine della
primavera» constatò felice Sara.
«Mi
spieghi la storia del tatuaggio?»
chiese mentre iniziò a salire il terreno roccioso e ricco di
humus.
«Per
farla breve: è una garanzia. Serve per
assicurarsi che l’uno protegga l’altra»,
rispose sospirando la vampira.
«In
che modo di preciso?», insistette Adam.
«Faccio
prima a fartelo vedere», mentre
pronunciò queste parole Sara agì e
poiché le mani di Adam erano impegnate non
poté fare qualcosa di immediato. Con un dito creò
un buco nella sua maglia all’altezza
del cuore scoprendo così il marchio, avvicinò le
sue labbra a quel fiore
inanimato e Adam si fermò di colpo. Una sensazione di
piacere iniziò a corrergli
lungo la schiena, spargendosi nelle braccia e andando a coprire anche
le gambe.
Sospirò e si scrollò automaticamente le spalle
per togliere quel brivido, ma il
cuore gli batté leggermente veloce e un macchia di calore
iniziò a diffondersi
nel petto, piacevole e tenera.
«Oh»
gli sfuggì.
«Se
a baciarti- le ci volle tutto il suo autocontrollo
per dirlo finalmente, senza tremare o sembrare a disagio- sopra questo
marchio
fosse qualcun’altro oltre che a me, il risultato
sarà la morte. Lenta, sentirai
un veleno nascere nel cuore ed essere pompato nel corpo e poi, dopo
qualche
ora- il suo tono divenne sempre più macabro- io
inizierò a morire di sete.»,
deglutì sentendo l’ombra di quella tortura
strisciare nei remoti dei suoi
bisogni. Chissà per quanto
sarò sazia…
si chiese.
«E
la stessa cosa accadrà se i ruoli si
invertono» concluse. Adam iniziò a camminare.
«Se
lo sapevate, perché avete bevuto il mio
sangue lo stesso?» chiese con calma.
«Oh,
ci ho provato a ragionare. Me ne sono
andata, ma tu continuavi a seguirmi! Hai idea di quanto sia stato
difficile non
mandare tuto all’aria e aggredirti durante la cena?! Con
tutti quei umani
presenti?! Ma ce l’ho fatta! C’ero riuscita e con
la speranza che fosse solo
una coincidenza ho lasciato la notte passare, ma il giorno dopo
rieccoti lì- il
suo tono iniziò involontariamente ad alzarsi- a fissarmi e
credimi, ho creduto
davvero di saltarti addosso! Sai quanto tempo è passato
dall’ultima volta che
ho incontrato un richiamo?! Eh?
Ovvio
che non lo sai!
Allora decido di
andarmene, ma che succede? In città mi ritrovo inseguita!
Hai idea? Quello era
un posto sicuro, mi ero piazzata bene e avevo tranquillità!
Ora che ci penso- e
qui il tono tornò basso- perché tu
non hai provato a fermarti?», formulando la domanda lo
guardò nel viso.
«Sinceramente
non lo so. Forse perché e da
tanto che non incontro una della mia specie? O forse perché
sei stata il mio
primo richiamo ad essere un
vampiro?»
pronunciò dubbioso.
«Fantastico,
quindi è stato per sfortuna
della sorte», si toccò la fronte come se avesse un
grande mal di testa.
«Sfortuna?
Perché non fortuna?» domandò
cinico.
«Si
vede che non sapete cosa ci aspetta se
veniamo presi, altrimenti non mettereste neanche in considerazione
questa
domanda, e perché ridete?!».
«I
tuoi sbalzi d’umore sono bellissimi!»
disse ridendo e accelerò il suo passo. “La
smetti? I tuoi sbalzi d’umore sono così
irritanti!...” Per poco non si mise
a piangere, l’ultima volta non erano stati visti come una
buona cosa tutte
quelle emozioni dentro di lei. Si mordicchiò il lato
inferiore del labbro e
cercò di tornare a sé.
«Ripetimi,
perché stiamo scappando?», ruppe
il silenzio con un'altra domanda, Adam.
«Perché
ci stanno cercando», rispose
monotona.
«Chi
ci cerca?».
«L’intero
mondo dei vampiri è sulle nostre
tracce, anzi sulle mie», commentò acida.
«Perché?».
«Hai
mai visto un vampiro maschio?» domandò
a sua volta.
«Il
re» rispose in tono Adam.
«Di
persona?» chiese fredda.
«Sì».
«Certo,
e io sono Cenerentola» continuò
ironica senza scomporsi.
«Perché
non mi credi?».
«È
impossibile, da secoli ormai, l’Imperatore
uccide tutti coloro che possono minacciare solo con la loro presenza la
sua
posizione, anche vampiri femmina sono state assassinate.
C’è in giro la voce
che sia costretto a farlo perché è un’
oblige, ma non ci giurerei… Quindi se ti
avesse incontrato saresti stato decapitato
all’istante», sospirò. Adam stette
in silenzio per molti attimi.
«Un'altra
cosa», Sara sospirò e stette in
silenzio per lasciarlo continuare, «Come hanno fatto le
vampire a continuare a
procreare?», chiese con leggero imbarazzo.
«Si
accoppiano con il re» rispose secca.
«E
se non volessero il re?» insistette.
«Se
hanno fortuna trovano un damphir, umani
che hanno nelle vene sangue vampiro dormiente; per esempio se in una
famiglia
nasce un vampiro con tre fratelli, i tre fratelli sono damphir; con un 50% di
possibilità di partorire un
vampiro, ma i damphir sono rari come i diamanti grezzi, oppure si
trovano degli
umani con un 3% di possibilità di avere un vampiro per
figlio e la percentuale
è ancora più bassa per averne uno
maschio.» concluse sovrappensiero.
«E
quante probabilità ci sono da un
vampiro?» domandò Adam.
«La
percentuale di partorire un vampiro da
un simile è dell’80% e di questa cifra il 70% che
sia maschio, mi pare»,
concluse in tono calmo. Per altri attimi stette in silenzio, ma
nuovamente
porse una domanda, Sara capì che doveva sempre farsi delle
domande ma molto
probabilmente non aveva qualcuno a cui porle e riceverne risposta.
«E
tu come fai a saperlo?», la stuzzicò.
«Beh,
quando, teoricamente, hai l’eternità
davanti, il tempo a disposizione è ampio e si dia il caso
che leggere non mi
dispiaccia» rispose sbadigliando mentre si
appoggiò alla spalla dell’uomo.
«Beh,
possiamo anche dire che ora il tuo
tempo libero lo occupo io», la stuzzicò.
«Che
intendi dire?», sbadigliò.
«Non
me l’hai appena detto tu? Abbiamo
l’eternità
davanti», il sole gli illuminò il volto.
L’ultima cosa che sentì fu il corpo di
Sara irrigidirsi e poi il vuoto fra le sue braccia. Se la
trovò davanti, in piedi,
col volto serio.
«Che
cosa intendi dire?». Deglutì.
Non
potevo andare a dormire prima di finire questo cap -.-
Grazie per aver letto fino a qui <3 Scusate il ritardo e buona
Pasqua. I
vostri pareri sono la mia forza per continuare a scrivere, anche in
questo
momento di stress (esami di stato, arriviamo Dx), ma
cercherò di scrivere lo
stesso u.u
Buona
notte, o forse dovrei dire Buon Giorno?
Tsubasa-ruia3
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Capitolo 4 *** Primo Passo ***
Primo
passo
Sara
lo guardò con serietà.
«Che
cosa intendete dire?» ripeté come per
ricordare che volesse una risposta.
«Beh,
ormai siamo in questa situazione ed è
permanente. Basta che collaboriamo e-».
«Collaborare?»,
lo interruppe la donna.
«Sì».
«E
come? In che modo? Che cosa vuoi fare?
Vuoi seriamente farlo? Perché? Vuoi avere dei figli? E per i
vampiri, che vuoi
fare? Dovremo scappare per sempre per poter rimanere in
vita», il suo tono di
voce divenne esasperato e Adam capì che lei non era altro
che spaventata.
Sospirò e si tolse lo zaino col sacco a pelo mettendolo per
terra, un angolo
nella mente di Sara si chiese come avesse fatto a prenderlo se non gli
aveva
dato il tempo di farlo. Fece un passo avanti verso una Sara con le
sopracciglia
corrugate.
«Ascoltatemi,
io vi proteggerò, vi
rispetterò e sarò onesto con voi. Ormai
è una cosa che ci è accaduta e non
possiamo cambiarla. Purtroppo e una cosa permanente, quindi, "seguiamo
la
corrente" come dicono oggi» concluse con un alzata di spalle.
«Ah,
quindi lo fai perché costretto? Ha!»
schernì amara.
«
E cosa vuoi che faccia?!», aveva cercato
di essere paziente, ma ora aveva raggiunto il limite.
«Non
lo so! Ma un matrimonio senza amore è
solo dolore!», urlò esasperata. Il silenzio le
rispose facendola tornare in sé
e la coscienza le fece diventare il volto rosso, delle lacrime
iniziarono a
rigarle il volto. « Accidenti, stavo così bene
prima...». Adam stette per fare
qualcosa, ma fu ferito da un coltello al braccio. Il suo verso di
dolore fece
alzare il volto alla ragazza e lo vide mentre se lo sfilava. Oh
cazzo, ci
siamo trattenuti troppo, stupida! Si avviò verso
di lui, prese lo zaino e
se lo mise sulla schiena, alzò il braccio sano di Adam e se
lo mise al collo.
Nel mentre un altra raffica di coltelli si accanì su di
loro. Lo strinse contro
di se e fece un balzo lungo dieci metri, poi una altro e un altro
ancora. Era
ancora confusa e non seppe regolarsi bene, ma il sole era alto nel
cielo ormai
e lei non poteva usare i suoi poteri.
«Guarda
che non sono ferito, posso correre
con te» protestò Adam.
«Dimmelo
fra dieci minuti». Dove sono?
Se ci hanno attaccati vuol dire che hanno avuto il tempo di
accerchiarci...
«Tuoi
capelli brillano», disse
sovrappensiero Adam.
«I
miei capelli?», Sara si fermò vicino ad
uno specchio d'acqua e notò un puntino, vicino alla nuca,
brillare. Françoise!
Imprecò mentalmente. Senza mollare Adam infilò la
mano sinistra dentro la borsa
e tirò fuori un coltello leggermente smussato.
Tirò, con la stessa mano, la
ciocca lunga e colpevole, si avvicinò alla radice e
tagliò con un colpo secco.
Appoggiò Adam vicino ad un tronco di abete rosso e
andò a cercare qualcosa, lui
non fece niente se non premere la ferita con la mano, iniziò
a capire le parole
della sua compagna. Quando tornò le vide in mano una volpe
senza sensi. Intorno
al collo le avvolse la ciocca di capelli e la appoggiò
davanti a loro mentre
s'intrecciò i capelli. Si avvicinò allo specchio
d'acqua e prese
manciate di fango che sparse sul volto
e sul corpo suo e di Adam, evitando la ferita. Strappò un
lembo della sua maglia
e lo strinse sulla ferita.
«Che
stai facendo?», chiese ansimante.
«Sto
cercando di salvarci la vita, ecco che
faccio», mentre lo disse cercò di cancellare le
orme ma non le riuscì molto
bene perciò irritata prese nuovamente per il braccio di Adam
e iniziò a saltare
di albero in albero. Dopo qualche centinaio di alberi si
fermò, era in dubbio
che non fossero abbastanza ma Adam stava sempre più male e
lei si stava
stancando fisicamente. Lo prese per la vita, come un sacco sulla
spalla, e
iniziò ad arrampicarsi verso la cima dell'albero ricco di
foglie. Lo poggiò
sopra le sue gambe e lei si tenne stretta sia a lui che al tronco.
Continuava
ad ansimare e lei notò che la febbre si stava alzando, il
veleno stava entrando
in circolo. Fissò il cielo ormai pomeridiano e attese. Dopo
qualche minuto, indistinte
e minuscole, vide delle figure saltare d'albero in albero. Adam
ansimava
pesantemente. Non va bene lo sentiranno.
Poiché il suo volto era contro
la sua spalla non seppe bene come spostarlo. Se non ci fosse il sole lo
avrebbe
soffocato tranquillamente, ma facendolo ora l'avrebbe ucciso. Anche se
non
sarebbe stata una cattiva idea... Scosse la testa, le guardie si
stavano
avvicinando! Esasperata fece un gesto senza senso: lo baciò
sulle labbra. Un
semplice bacio a stampo, ma sembrò funzionare
poiché gli ansimi erano
diminuiti. Per pochi istanti non successe niente ma le guardie erano
ancora lì,
poi, però Adam iniziò a intensificare il bacio.
Sara si allontanò con la
schiena, ma rischiò di cadere e nel suo movimento mosse
leggermente il ramo. Si
trovò costretta a ricambiare. Volle chiudere gli occhi, ma
doveva tenere
d'occhio (per quel che era possibile) la situazione. Il bacio divenne
sempre
più caldo e le mani di Adam iniziarono a muoversi lungo la
sua schiena
creandole brividi. Quello non era affatto il momento! Per niente! Una
delle
guardie fischiò facendole scomparire tutta quella sensazione
di calore e lei
osservò le figure incappucciate andare via. Appena fu sicura
uscì da
quell'effusione. «Ma che cavolo fai?»
sussurrò debolmente. La risposta non
arrivò poiché Adam si limitò a
crollare sul petto ed ad ansimare. Abbassò il
volto e lo vide addormentato. Mai come in quel momento lo volle
uccidere. Tirò
fuori dalla borsa una corda, cercando di non far cadere nessuno dei
due. La
passò intorno ai loro corpi in modo che fossero legati al
fine di avere le
braccia libere. Iniziò a scendere dall'albero e appena
toccò terreno iniziò a
correre. Fu come trasportare un bambino sul petto, un po' enorme ma il
principio fu quello. Corse fino al tramonto per iniziare a cercare una
rifugio,
avrebbe tanto voluto una grotta, ma a quanto pare fu chiedere troppo e
si
limitò a cercare una fonte d'acqua. Dovevano lavarsi e
trattare la ferita. Il
più velocemente possibile sciolse i nodi della corda, si
tolse lo zaino di Adam
e la sua borsa. Senza indugiare si buttò nell'acqua fredda
reggendolo, un
gridolino di sorpresa le uscì mentre lui si
limitò a tossire. Sfregò piano nei
punti in cui sentì ancora addosso il fango e dove lo vide
persistente su Adam e
lasciò il resto del lavoro alla corrente. Si tolse con forza
da quella fonte di
acqua e prendendo Adam di peso lo lasciò vicino alle borse.
Dalla sua borsa
tolse un asciugamano e dei cambi di vestiti, dopo essersi asciugata le
mani
aprì lo zaino di Adam e cercò altri indumenti.
Trovò una maglia grigia e un
pantalone leggermente sporco di terra, non importava poiché
l'elemento
essenziale era che fossero asciutti, e un paio di calzini. Tolse dal
suo corpo
quelle vesti fredde e appiccicose,
come
una seconda pelle, dopodiché si asciugò alla bene
e meglio per poi mettersi i
vestiti di ricambio, successivamente si diresse verso Adam a fare lo
stesso ma,
con sorpresa lo vide sveglio e ansimante che la guardava. Rimase per
una
frazione di secondo pietrificata, ma solo uno, la mise da parte come
per
spostare un oggetto e iniziò a svestirlo. Non oppose
resistenza, anche se
avrebbe voluto farlo non ci sarebbe stato poi così tanto da
protestare, e
iniziò a tamponarlo con l'asciugamano per poi vestirlo con
l'aiuto della sua
collaborazione. Prese i vestiti fradici e li strizzò sopra
al fiume montano.
Sara si scusò di non aver trovato l'intimo e avvolse i
vestiti dentro
l'asciugamano per poi buttarlo dentro la sua borsa. Chiuse tutti i
lacci dello
zaino di Adam e se lo mise sulla schiena appena finì di
sistemare la cintura
della borsa sulla sua spalla destra.
«Ce
la fate a camminare con le vostre
forze?», chiese con tono frettoloso. Ansimante e poco
convincente le diede una
risposta positiva, storcendo il naso gli prese la mano e lo
aiutò ad alzarsi
facendo in modo di essere il suo sostegno.
«Dobbiamo
andare il più lontano possibile
prima che il sole finisca di tramontare, va bene?».
«Sì»
, esalò. Dubbiosa gli toccò la fronte
con la mano, ma fu inutile cercare di capire la temperatura corporea
poiché
l'ebbe appena rinfrescato in un fiume gelido, così
avvicinò l'orecchio al cuore
e lo sentì battere come un colibrì. Prese il
braccio e toccò le punta delle sue
dita.
«Li
senti i miei pizzicotti?». Adam scosse
debolmente il capo e Sara sospirò notando il colore violaceo
nelle unghie. Una
neurotossina, ovviamente; commentò amara dentro di
sé (neurotossina:
tossina prodotta da microrganismi che vanno ad attaccare il sistema
nervoso;
morte per collasso degli organi interni. N.d.a). Doveva intervenire e
subito,
si sentì braccata, come facevano gli umani a vivere con la
paura costante che i
loro figli morissero per ogni minima cosa?! Ora capì la
preoccupazione di una
balia che aveva incontrato cinquant'anni prima, ma quello di Sara non
era un
istinto di protezione bensì di sopravvivenza e il fatto che
lui dovesse vivere
era un effetto collaterale. Questo fu quello di cui si convinse.
Iniziò a
riflettere: se avesse aspettato la fine del tramonto avrebbe potuto
salvarlo,
ma non avrebbe saputo se sarebbe riuscita con certezza a neutralizzare
la
tossina e inoltre sarebbero riusciti a rintracciarla poiché
anche le guardie
sarebbero state in grado di utilizzare i loro. Cosa fare? Qual era la
scelta
migliore? Sospirò. Non aveva molta scelta. Trattenne il
respiro e il suo cuore
si fermò, sebbene fossero deboli quei raggi di sole
sentì la sua pelle andare
in fiamme. Ho cinque minuti. Senza
fermarsi agitò la mano destra toccando le pianticelle che
incontrava, al suo
tocco esse se seccavano lasciando una bolla d’acqua
leggermente verdognola nel
palmo di Sara. Quando la sfera liquida fu abbastanza grande da
raggiungere
l’avambraccio, solo all’ora la donna si
fermò. Per questa operazione le ci
volle un minuto buono e con la mano tremante portò il
liquido a toccare il
petto di Adam. Si insinuò dentro i tessuti e lei
lasciò una piccola quantità
nella sua mano. Una macchia a forma di cerchio iniziò a
brillare lì dove era
entrata la bolla e lo stesso fece il rimasuglio nella mano di Sara. Si
fermò e
appoggiò Adam, se fosse notte avrebbe continuato la corsa
senza problemi, ma
non al tramonto. La mano iniziò a tremarle,. Devo
sbrigarmi. Fece andare quella luce verde in tutto il corpo
del
suo compagno soffermandosi varie volte nei punti vitali: cuore,
polmoni, testa
e colonna vertebrale. La sua vista divenne un insieme di macchie
indistinte
oramai e le braccia le tremarono violentemente. Trenta
secondi…. Non ho… finito…
ancora… quasi.. Perfino formulare
i pensieri divenne difficile. Finalmente sentì quella
sensazione: il cuore si
stava svuotando. Con un ultimo sforzo tirò indietro il
braccio facendo uscire
una bolla verde contenente delle piccole sfere nere.
All’istante fece battere
il cuore e con un rantolo riavviò i polmoni mentre
lasciò la “presa” sulle due
bolle. Crollò a terra tremando violentemente, ormai la sua
visuale non le fece
vedere un nulla accecante. Sentì Adam tossire violentemente,
istintivamente
sorrise. Ce l’aveva fatta, ne era valsa la pena.
Provò a muoversi, ma appena lo
fece urlò a squarcia gola. Delle lacrime uscirono dalle sue
palpebre tremanti.
«Sara!».
Gridò preoccupato Adam. Vicino al
corpo della compagna vide la fune e le loro rispettive borse, fatti
cadere
rudemente per terra, provò a toccarle il braccio ma appena
la sfiorò lei gridò
di dolore. Solo allora iniziò a notare le ferite del suo
corpo: la pelle era
grigiastra e coperta a intermittenza da bolle, compreso il viso; le
vene erano
perfettamente visibili: gli occhi erano rovesciati
all’indietro lacrimanti.
Riconobbe quei sintomi: aveva usato un oblige durante la luce del sole.
«Devo
dire che sei forte», dovette
ammettere con un sorriso. Prese il suo zaino e lo aprì per
riporci dentro la
sua fune, afferrò la borsa di Sara, stranamente leggera per
contenere tuto
quello che le aveva visto inserirci, sembrò vuota. In ultimo
prese il corpo
sofferente, prontamente lei urlò, scorticata da quel
contatto non voluto. Lui
iniziò ad allontanarsi piano, poi aumentò il
ritmo. Sara iniziò ad abituarsi al
nuovo dolore, sempre costante, ma ormai quasi accettabile. Si
abituò talmente
tanto da ritornare cosciente dopo un quarto d’ora. La prima
cosa che vide fu il
cielo leggermente blu, la seconda i capelli di Adam, la terza il suo
volto e la
quarta le sue mani violacee piene di bolle. Sospirò, la
vista era ancora
annebbiata per le lacrime che scendevano ancora. Lo trovò
fastidioso, non era
altro che una perdita di liquidi. Provò a muovere i muscoli
per capire dove
erano, ma una fitta di dolore la persuase del contrario,
perciò tornò ad
appoggiarsi alla spalla calda del suo compare.
«Grazie»,
si sentì dire.
«Dovere.»,
rispose con voce roca,«
Semplicemente non ho poi tanta voglia di morire…»,
anche se ho già trecento anni,
continuò nella sua mente.
«Nemmeno
io», si trovò d’accordo. Il
silenzio li avvolse e lei tranquilla lo visse.
«Per
quello che stavamo dicendo prima…»,
iniziò dopo mezz’ora il corridore.
«Prima?»,
chiese confusa Sara.
«Sì,
riguardo al matrimonio e che secondo a
te uno senza amore è dolore», cercò di
farle ricordare e vedendola reagire con
più attenzione capì di esserci riuscito.
«Concordo
con te, ma non penso che questo
sia il nostro caso: ognuno di noi salvaguarderà
l’altro per l’amore di se
stessi, quindi non c’è problema». Sara
scosse le spalle e iniziò a ridere,
facendosi male, incapace di fermarsi.
«Tu
non sei mai stato innamorato, non è
vero?» domandò dolorante.
«I
vampiri non sanno amare, se non per i
casi in cui siano coinvolti l’autoconservazione e
l’istinto di sopravvivenza»,
rispose asciutto.
«Non
generalizzare, ragazzo».
«Ragazzo?»,
chiese in tono sorpreso.
«A
quanto pare sei più giovane di me,
perciò ti considero un ragazzo» spiegò.
Questa volta fu lui a ridere, ma la
risata durò poco.
«Non
credo che centocinquant’anni siano poi
così pochi», commentò.
«Ora
mi sento vecchia» sospirò la vampira.
«Quanti
anni avete, di grazia?».
«Non
ti hanno insegnato che è mal
educazione chiedere l’età ad una donna? Ora la
smettete di cambiare discorso?»,
per un po’ stette in silenzio, solo per un po’.
«
La risposta è no», ammise.
«Vi
invidio e allo stesso tempo no».
«Allora
cosa intendete?».
«Niente,
ma quello che mi stavate dicendo
mi era parso come un punto di partenza per una proposta. Prego
continuate»,
insistette.
«Formiamo
un alleanza», andò dritto al
sodo.
«Va
bene», concesse immediatamente.
«Ma
come? Non volete conoscere le
condizioni?», domandò sorpreso.
«Se
ognuno mantiene le sue libertà e lo
scopo finale ultimo è la nostra sopravvivenza non ho di che
contemplare»,
spiegò concisa.
«Non
male come primo passo», sussurrò Adam.
«Come?»,
il vento le aveva coperto le parole,
ma aveva visto la sua mascella muoversi.
«Ho
detto, perfetto!».
«Continua
sempre a Nord, io riposo per un
po’», avvertì.
«Se
continuiamo a nord usciamo
dall’Italia».
«E
quello è l’obbiettivo»,
confermò lei.
«Un
momento! Io sono appena arrivato!
Voglio assaggiare la pizza Napolitana!», protestò
fermandosi di colpo,
(l’errore nell’aggettivo è voluto,
poiché è stato Adam a farlo n.d.a).
«Eh?»,
chiese sorpresa.
«Voglio
assaggiare la pizza prima di
andarmene!», ripeté.
«Deve
essere proprio a Napoli?» domandò con
esitazione Sara.
«Sì,
voglio mangiare una pizza ai piedi del
Vesuvio» spiegò con gli occhi che gli brillavano.
«Non
te l’ho chiesto, e perdonatemi, ma
perché siete venuto in Italia?»,
domandò sempre più sorpresa Sara.
«Per
fare un giro di tutte le prelibatezze
dell’Italia!» affermò con tono
orgoglioso.
«E
perché siete passato per le Alpi?».
«Perché
fa troppo caldo per le città». Ma
è pazzo?
«Se
ci tenete tanto a mangiare la pizza,
posso farla io, ma basta che scappiamo da qui prima che inizino a
sorvegliare
le frontiere», insistette.
«Non
voglio una pizza in generale, voglio
una pizza tipica», protestò.
«Ho
lavorato per cinque anni in un a
pizzeria di Roma! Quindi credo di essere in grado di farla
decentemente! E
andiamo!», scoppiò.
«Se
mi prometti che la farai buona, per me
va bene» elargì in tono calmo. Lei si
sentì punta nel suo orgoglio.
«Ne
rimarrete affascinato» predette con
tono velenoso. La
sfida era stata
accettata.
Nuovamente
contento, Adam si rimise a
correre. Poche ore dopo, la loro calma appena acquistata fu interrotta:
le mani
di Sara presero fuoco. Per istinto lei si mise ad urlare, poi
notò che non le
faceva male. Adam si fermò e provò a toccarle, ma
si scottò appena le sfiorò.
Non capirono perché stesse usando le sue energie quando lei
non le aveva volute
sfruttare e ne era così a corto. Poi a Sara le venne un
idea, un terribile
presentimento: la ciocca di capelli che aveva usato per guadagnare
tempo ora
veniva usata per trovare i fuggitivi. Espose la sua preoccupazione al
suo
compagno e si trovò d’accordo con lei. Sempre
più stanca fece fatica a
seguirlo, ma la paura le dava lucidità. Cosa poteva fare?
Non ne aveva la più
pallida idea!
«Ok,
ci penso io», concluse in tono sicuro
il suo compagno.
«E
cosa vuoi fare?», domandò con voce
preoccupata lei.
«Adesso
lo vedrai», disse piazzandosi
davanti a lei. Si inginocchiò per raggiungere la sua altezza
e avvicinò il suo
busto. Lo osservò concentrarsi e aprire lentamente la bocca.
All’inizio fu
scettica, poi vide le sue fauci avere un apertura tale che la mascella
dovrebbe
risultare staccata e la lingua sembrò più lunga e
ingrossata. Si avvicinò alle
sue mani, e dovette frenare i suoi istinti di ritirarsi dietro un
albero per
lasciarlo agire. Lui iniziò a inspirare e le fiamme furono
risucchiate con l’aria,
ma non solo, Sara sentì qualcos’altro venire
risucchiato. Quando le fiamme si
esaurirono lei vide una fune avvolta ai suoi polsi che si diresse al
suo collo.
Adam, con la lingua toccò la fune che iniziò a
sciogliersi. Quando la fune
violacea scomparve Sara sentì le energie smettere di uscire
involontariamente dal
suo corpo, e tornò a guardare di nuovo Adam riacquisire
caratteristiche più
umane. Le disse qualcosa, ma la voce le parve arrivare lontana. I bordi
della
sua visuale divennero neri e lentamente raggiunsero il centro.
L’ultima cosa
che vide, prima di scendere nel velo
dell’oscurità, fu il volto del suo
compare. A quanto pare può
rendersi utile,
pensò con sollievo.
Come
al solito ringrazio di essere arrivati fin qui. Come
avrete notato la nostra protagonista non è una normale
vampira, ma non iniziate
a pensare che sia una mezza sangue è.é
però non posso spoilerarvi, comunque
penso che rimarreste scioccati dalle loro vere identità, ma
tranquilli non
verranno svelati così semplicemente xD
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Capitolo 5 *** Pace e Dubbio ***
Pace
e dubbio
Da
quando erano scappati dall’Italia furono
passati quattro mesi ormai e la stagione delle piogge stava iniziando.
Facendo
un lungo giro, passando per i Paesi Bassi, raggiunsero la loro meta:
Grenoble,
città francese nota per le noci. Una tranquilla cittadina
abitata da persone
semplici e accoglienti. L'aria, come piaceva a Sara, era limpida e
frizzante e,
inoltre, se guardava l'orizzonte non faceva altro che incontrare il
verde delle
montagne. Scoprì che Adam era in grado di parlare inglese,
turco, arabo,
afgano, russo e italiano; mentre lui scoprì che lei
padroneggiava l'italiano,
il francese, il tedesco, il cinese, l'arabo, l'egiziano, spagnolo e
giapponese.
«Ho
passato molto tempo viaggiando e le
lingue mi sono sempre interessate. Non trovi che siano la chiave per
altri
mondi di conoscenza?», aveva spiegato entusiasta mentre
facevano una
passeggiata pomeridiana.
Appena ebbero preso un
appartamento in centro
città, con i soldi di Sara, lei si volle riscattare con la
sfida della pizza e
con grande sorpresa dello sfidante, fu come mangiarne una tipica.
Solo
quando furono arrivati al mare dei
Paesi Bassi poté liberarsi dei segni delle bolle.
Ricordandosi l’episodio aveva
avuto difficoltà a calmarsi poiché Adam aveva
deciso di approfittarne anche
lui. Nessuno dei due fu preoccupato delle insidie della corrente e del
fatto
che fosse un entità scura, talmente tanto da confondersi col
cielo. La parte
più sconvolgente per Sara fu che dopo il bagno,
spogliandosi, Adam allungò le
mani e senza rendersene conto si ritrovò a farlo sulla
spiaggia fredda. Dovette
andare alla ricerca delle docce pubbliche e trovandole chiuse
imprecò. Il sale
asciutto iniziò a scorticarle la pelle e sempre
più irritata, decise di
introdursi in un parco e, volteggiando, a raccogliere l’acqua
dei vegetali
intorno a lei per creare un bolla in cui potersi immergere e lavarsi.
«Come
ci riesci?», le aveva chiesto
curioso. Lei scrollò le spalle, era una capacità
con cui era nata, fu
l’equivalente di chiederle come facesse a respirare:
istintivo, essenziale e
senza spiegazione. Adam, aspettò il mattino successivo per
farsi un bagno in un
hotel a tre stelle, registrandosi sotto lo pseudonimo di Hanzel Britk.
Rimasero
lì solo tre ore e poi continuarono il loro viaggio. Fu
proprio lei a proporre
quella città francese, la conosceva poiché aveva
passato un periodo della sua
vita lì, anche se si parla del secolo scorso, e il cibo era
delizioso. Non fu
difficile convincerlo appena nominò la consuetudine delle
brioches alle
mandorle, appena sfornate ogni mattino.
Si
mise a sfogliare il giornale
sovrappensiero. L’unica preoccupazione era procurarsi il
sangue di animale,
almeno per Adam poiché Sara non seguiva quel tipo di dieta,
senza dare
sospetti. Non si trattò di un problema urgente visto che
aveva una risorsa
illimitata di sangue al suo fianco: Sara. Forse per questo le stava per
la
maggior parte del tempo attaccato al suo braccio come un bambino
rimaneva appeso
al suo peluche. A quanto pare lui seguiva una dieta a base di sangue
animale,
anche se era in grado di mangiare cibo umano, mentre lei ne aveva una
dalle
caratteristiche totalmente umane. Ogni tre giorni veniva assalita per
essere
assaggiata, e chissà come mai fu sempre un occasione buona
per farlo, lei era
stata attenta a berne abbastanza per superare un intervallo di due
settimane. Ora
che ci penso, iniziò appoggiando il giornale,
qualsiasi occasione è
buona per farlo! E ogni volta si prende un sorso! Di questo passo
sarò bevuta
per intero! Entrava
per sbaglio in
bagno mentre faceva la doccia? Si finiva per essere avvolti insieme
sotto il
getto d'acqua calda. Si cambiava i vestiti? Era
un’opportunità per aiutarla a
toglierli. Si tagliava il dito? Si offriva di leccarle il piccolo
taglio e
chissà per quale oscuro mistero si ritrovava le labbra
premute contro le sue.
L'irritazione aumentò mentre andava avanti coi ricordi.
Si
mise a guardarlo, la testa di Adam si
trovò comodamente appoggiata sulle sue gambe guardando la
televisione, e con
uno schiarimento di gola attirò la sua attenzione. Nel
vedere i suoi occhi
smeraldini si sentì scoppiare, come una bolla
d’aria, il fastidio e rimanendo
calma gli sorrise, un po' sconcertato tornò a guardare un
film d'azione
francese con la fronte corrugata poiché si era messo in
testa d'impararlo
d'autodidatta.
L'indomani
mattina uscì a fare compere con
Adam al seguito, poiché lui faceva il minimo dei lavori in
casa, fu d'obbligo
fare il portaborse ambulante. Al ritorno passarono per una stradina
stretta,
illuminata da una luce al neon verde, il cartello luminoso
attirò la sua
attenzione e senza rendersene conto si trovò a contemplare
la vetrina di una
farmacia. La osservò come se le sfuggisse qualcosa e
poiché la sensazione non
se ne andò via decise di andare lei. Arrivati
all'appartamento smistò la spesa
insieme al suo coinquilino e fece i preparativi per una torta salata di
carne.
«Mmm,
che profumino», complimentò Adam
avvicinandosi col viso al vapore uscente del ragù.
«Basta
che non ci metti dentro la faccia»,
avvisò lei in tono piatto. Lui si voltò a
guardarla sorridente.
«Che
cosa c'è?», domandò mentre
tagliò le
carote.
«Niente.
Stavo solo pensando al fatto che
potrei benissimo abituarmi al cibo fatto in casa...»,
spiegò raggiante.
«Fai
bene, il cibo casalingo è megl-», le
sue labbra furono ostacolate dal suo viso. Appena fermò il
bacio intenso lo
spinse via con le mani.
«Ti
ricordo che ho un coltello in mano e
che non ho finito», lo rimproverò in tono freddo.
La guardò qualche minuto in
viso prima di dirigersi verso il divano e fiondarcisi sopra a fare un
sonnellino. Stupida sensazione al basso ventre,
imprecò dentro sé
stessa. Tornò a concentrarsi sul pasticcio e
tritò le carote accendendo il
forno vuoto per poterci inserire la pasta sfoglia ripiena in seguito.
Quando
iniziò a sentire il profumino
invitante venire dalla fornace una piacevole sensazione la avvolse e
immergendosi nel profumo sentì le spezie e gli ingredienti
che facevano parte
di quella orchestra scelta. Sentì l'appetito nascere dentro
di lei e crescere
come una pianta, quando arrivò all'apice di quella
sofferenza agrodolce tolse
la creatura dal forno. Una cupola marrone e bitorzoluta fece capolino
all'aria
fredda, incurante, tagliò una fetta e se la mise su un
piatto. Senza curarsi di
sistemare la cucina si buttò dentro la poltrona a mangiare.
Finito
il suo pasto si sistemò comodamente
pronta per un sonnellino pomeridiano, quando si svegliò si
ritrovò sopra il
letto avvolta dalle coperte, Adam deve averla spostata senza rendersene
conto. Strano,
è riuscito a spostarmi senza che me ne rendessi conto....
Constatò
sorpresa. Si diresse verso il bagno e nel passare davanti
all'armadio-specchio
si accorse di avere ancora il grembiule addosso, stizzita se lo tolse e
lo
buttò per terra. Andò in bagno intenzionata a
farsi una doccia calda, nella
testa leggere vertigini. Il contatto con l’acqua calda le
rilassò i muscoli
dopo brevi istanti e rimase con
la testa sotto quella fonte di calore,
nonostante quell'acqua raggiungesse quasi la temperatura di ebollizione
Sara
continuò a provare freddo. I brividi all'inizio furono
lievi, ma poi
aumentarono d'intensità fino a farla scivolare. Vide il
terreno avvicinarsi e
capì che non avrebbe fatto in tempo a girarsi completamente,
istintivamente, le
uscì dalla bocca un grido acuto e appena lo
iniziò vide con la coda dell'occhio
la porta aprirsi ma la visuale fu occupata dalle piastrelle azzurre.
Aspettò
l'impatto contro il duro e freddo pavimento che non arrivò.
«Va
tutto bene?», domandò preoccupato Adam.
In quel momento, all'udire la sua voce, aprì gli occhi e si
ritrovò fra le sue
braccia.
«Ho
freddo..», rispose perplessa e a quella
affermazione lui prese l'asciugamano e la avvolse. Quando la
riportò in camera
da letto, Sara stava tremando violentemente e nonostante l'avesse
tamponata e
messa sotto le coperte lei tremava ancora.
«Hai
le labbra viola», la informò calmo
sfiorandole col pollice. Lei non rispose. Adam pensò a cosa
potesse essere
dovuto questi strani tremori e toccandola la trovò sempre
più fredda. Decise di
agire: con un le unghie della mano si fece una ferita sul polso
sinistro. Con
la mano libera le schiacciò leggermente le guance per
socchiudere le labbra e a
piccole gocce le fece bere il sangue, dopo qualche piccola sfera i
canini di
Sara si estesero vogliosi di quel nettare. Prese il braccio di Adam e
affondò
quelle ossa appuntite nella stessa linea scarlatta già
aperta in quella carne.
Adam strizzò gli occhi per il dolore acuto, ma temporaneo,
che gli trasmise la
voracità della sua compagna. Le ci vollero lunghi e profondi
sorsi prima che
iniziasse a stabilirsi e appena fu lucida si staccò, come
per tornare padrona
del proprio corpo.
«scusatemi,
state bene? Ne ho preso
troppo?» chiese con un fil di voce. Adam scosse la testa, ma
Sara lo vide
traballante e pallido. Lo invitò a sdraiarsi dentro le
coperte e solo in quel
momento si ricordò delle sue nudità, vedendosi,
notò che il simbolo floreale
sul suo petto era incandescente. Senza togliere gli occhi da quella
luce attirò
l'attenzione del suo compagno con dei strattoni allarmati e lui nel
voltarsi da
lei vide il tulipano sotto seno brillare di una luce candida. Tutti e
due
furono pietrificati da questa novità, nessuno dei due sapeva
che fare e Sara
iniziò ad agitarsi.
«Che
diavolo sta succedendo!», riuscì finalmente a dire
qualcosa, spaventata.
«Ferma,
sembra pulsare» le fece notare
Adam.
«E
quindi?».
«
Prova a rallentare il battito cardiaco»,
le suggerì. Sara non capì l'utilità,
ma comunque lo fece. Appena i battiti
rallentarono, entrambi notarono che il pulsare luminoso divenne
più lento.
«Oh», le
uscì di bocca sorpresa, « e questo
che vuol dire?».
«Non
ne ho la più pallida idea... Ma senti
qualcosa a parte il pezzo di pelle luminoso?», le
domandò Adam. Sara chiuse gli
occhi e dopo qualche attimo scosse la testa sospirando sollevata.
Quando riaprì
gli occhi una piccola sfera scarlatta su un manto candido
attirò la sua
attenzione: sangue.
«Stai
ancora sanguinando!», urlò tirando il
braccio ferito verso di lei.
«E
tu brilli come una torcia», le ricordò
freddo. Lei lo guardò per pochi istanti in cagnesco e poi si
mise a cancellare
i segni liquidi e cremisi che cadevano dall’arto.
Iniziò così e ben potete
immaginare come sfociò, fu la prima volta da quella notte al
rifugio che Sara
partecipò alle loro effusioni. E quando finì,
notò che il simbolo floreale ebbe
finito la sua luminescenza. Adam si era molto concentrato con la lingua
su quel
punto… Si coccolò fra le braccia del suo amante e
si sentì al caldo, soddisfatta
e felice. Sorrise con il volto immerso nel suo petto, assaporando il
suo profumo.
Quella
non fu la prima volta che si sentì
male e non fu nemmeno l’ultima che incontrarono il fiore
illuminato, notarono
che tutte le volte si poté risolvere con le stesse medicine:
sangue e sesso.
Quella
condizione di precarietà lasciò loro
perplessi e dubbiosi, soprattutto Sara, perché perdere il
controllo del proprio
corpo era una delle piccole cose che non poteva sopportare.
Questo
capitolo ho dovuto scriverlo, non mi lasciava neanche
studiare perché continuava a ronzarmi in testa -.- e
finalmente l’ho fatto!
Spero che vi piaccia. Sempre felice di chiarirvi dubbi e sapere delle
vostre
opinioni :D
Tsubasa_rukia3
|
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Capitolo 6 *** Domanda senza risposta ***
Domanda
senza risposta
Diario,
chiedo scusa per le macchie sul foglio. Ho cercato di trattenermi, ma,
sinceramente, non m’importa più. Ora capisco
perché quella volta davanti alla
farmacia mi ero fermata…
Mi
domando ancora come sia possibile. Ho preso le mie precauzioni e mi
sono sempre
assicurata che Adam prendesse le sue. Nessuno di noi due è
pronto… Nessuno lo è
mai…
Le
guardie ci seguono ancora, ho la sensazione di essere osservata e
quando, in
genere, è presente non mi sbaglio. Che stiano aspettando
solo di fare
un’imboscata al momento opportuno? Meglio aspettare e
successivamente agire o
darci alla fuga?
Sarò
in grado di fuggire? E i miei oblige?
Li perderò? Molte vampire perdono almeno un paio dei loro oblige durante questo periodo…
Lo
dico ad Adam o lo tengo per me finché non diventa palese la
mia condizione?
Non
siamo un vero marito e una vera moglie che si amano! Noi amiamo noi
stessi e
per il nostro amore abbiamo deciso di terminare lo sposalizio!
Ma
lo sposalizio si può sciogliere… Lui lo sa? Non
posso occuparmi del frutto da
sola! E Françoise cosa sta facendo? Mariam saprà
di sicuro qualcosa, perché non
è ancora intervenuta?
Padre,
ci tenevi così tanto da maledirmi? Non bastavano le mie
“particolarità” che
nessuno della mia specie ha? Perché nostra madre si
è sacrificata per salvarti
se poi tu stesso l’hai fatto per permettermi di scappare?
Che
cosa faccio? Che faccio?
Sono
incinta, che faccio?
Diressi
lo sguardo verso i nembi scuri del cielo e socchiusi le ciglia per
assaporare
le gocce di pioggia leggere che mi bagnavano il volto mischiandosi alle
mie
lacrime.
Chiusi
il quadernetto logoro e umido e lo misi nella tasca della giacca a
doppiopetto.
Strinsi nuovamente le mani sul pezzo di plastica fra le mie dita e
fissai la
linea magenta che contrastava quel bianco candido…
Non
so quanto tempo passò, ma quando decisi di nasconderla
dentro la manica
della giacca, il cielo si stava oscurando e nel contemplarlo lo vidi
cambiare
colore in un verde brillante. Riconobbi un ombrello.
«Tu est foul?1 Lo
sai da
quanto ti cerco?! Mi hai spaventato!» e la voce familiare del
mio compagno mi
attraversò le orecchie flebile.
Mi
voltai con estrema lentezza e una parte di me capì di essere
sotto schock.
Che
faccio?
Angolo
dell’autrice:
Innanzi
tutto vi
ringrazio di essere arrivati fin qui. Lo so è troppo corto,
ma è per svelare il
mistero xD Finalmente Sara ha capito che cavolo le sta succedendo.
Annuncio che
la storia non è più sospesa, ma vi avverto: gli
aggiornamenti non so quando li faccio!
Dopotutto sono in vacanza xD Un giorno sto qui e uno lì!
Grazie
a chi ha recensito e a chi ha letto senza farlo U.U
Alla
prossima,
tsubasa_rukia3
1=
Sei pazza?
|
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Capitolo 7 *** Risposta ***
Risposta
Adam
rimase al mio fianco, seduto sulla panchina, cercando di coprirmi con
l’ombrello.
Non
so di cosa mi parlò, ma andò avanti un bel
po’ di tempo. Quando il tempo
dell’ultimo metro passò mi prese di peso su una
spalla, dopo aver chiuso
l’ombrello.
Non
protestai e non opposi resistenza, da ore, la mia mente non era altro
che un rumore
vuoto.
L’aria
era diventata gelida e le gocce sottili si erano trasformate in una
leggera
nevicata. Ammirai il pavimento sfrecciare sotto di me, grazie
all’aiuto di
quelle gambe muscolose.
Quando
arrivammo all’appartamento, fui subito buttata dentro il
getto bollente della
doccia.
Sospirai,
unico movimento di vita.
Adam
mi spogliò senza tanti preamboli e mi sistemò i
capelli in modo da poter vedere.
I miei occhi non guardano niente e allo stesso tempo vedono tutto.
Non
mi resi conto che mi aveva preso in braccio finché non mi
sentì avvolgere dalle
sue braccia.
Non
si era tolto i vestiti, se non la giacca, e nonostante ciò
era sotto il getto
d’acqua insieme a me.
Mi
strinsi al suo petto e con voce strozzata gli chiesi scusa.
«Mi
dispiace! Mi dispiace!» continuai a voce strozzata.
Mi
strinse di più, senza proferir parola. Sapeva che non gli
avrei detto niente e
che non era il momento di porre questioni, quell’attimo era
il momento delle
comunicazioni silenziose.
Dopo
un po’ iniziai a piangere. Sentì il freddo
andarsene e il calore riempirmi.
Piansi
finché il mio cuore ne fu sazio e i miei occhi mi bruciarono.
Avevo
paura. Ho paura! Avere dei bambini! Vederli morire prima di me
è qualcosa che
non potrei sopportare! Dare alla luce dei damphir per poi vederli
morire dopo
cent’anni….
Entrambi
eravamo avvolti dalle coperte a guardare la televisione. In modo
protettivo mi diede sostegno sulla schiena con il suo corpo e con un
abbraccio
mi copriva, mentre il divano sosteneva lui.
Aveva
appoggiato il suo mento sulla mia testa e qualche volta mi dava un
bacio
leggero. Il fatto che mi coccolasse mi diede calma e non mi diede
fastidio come
lo avrebbe fatto normalmente.
La
notte passò così: vestiti dei nostri pigiama,
abbracciati l’uno all’altra a
fissare quel dispositivo elettronico.
Arrivata
l’alba avevo preso la mia decisione e decisi di
comunicargliela.
Mi
irrigidì rendendomi conto di una cosa e mi alzai rapida
dirigendomi verso il
bagno.
«Che
succede?», mi chiese preoccupato Adam. Non gli risposi.
Entrando
nel bagno cercai i miei vestiti fradici. Trovai la giacca e frenetica
capovolsi
le maniche.
Non
c’è! Il test non
c’è…. Che sia caduto per strada?
Sentì
i passi di Adam raggiungermi. Mi voltai a guardarlo. In mano, il test.
Nel
guardarlo mi scesero delle lacrime silenziose e privata di forze
guardai il
pavimento.
«Cercavi
questo?» domandò con cautela, come se camminasse
su un terreno pericoloso.
Scossi
la testa. Non seppi neanche perché negai.
Sospirai
e presi coraggio. Mi alzai in piedi. Come mi aveva promesso lui mi
aveva
rispettata e cercato di proteggermi, gli dovevo la verità.
«Devo
essere sicura che nessuno ci ascolti», chiarì
alzandomi in piedi. Lo presi per
mano e lo portai dentro al bagno, chiusi la porta e sputai agli angoli.
Una
barriera bianca iniziò a formarsi sul pavimento. Osservai
quelle due bolle
crescere fino a raggiungere la mia spalla. Invitai il mio compagno ad
entrarci
e scostando leggermente la veste mi accomodai anche io, dentro la bolla
formatasi dall’unione delle due.
Adam
stava fissando la cupola sopra la sua testa.
«Non
toccarla, o altrimenti esplode» lo avvisai nel vederlo
dirigere le dita su
quella membrana semitrasparente.
«A che serve questa barriera?»,
domandò
in turco.
«Semplicemente ad isolare le nostre parole
dal mondo esterno» spiegai in tono tranquillo.
Apparentemente ero calma, ma
la tortura delle mie mani mi tradiva.
«Hai le palpitazioni. Tutto, ok?»,
domandò dopo aver notato il mio cuore stressato.
« Al
momento questa domanda è
un po’ insidiosa….».
Mi
guardò interrogativo.
Sospirai,
era inutile tirarla per le lunghe.
«Ho una notizia abbastanza importante…»,
iniziai.
«Ha a che fare con questo bastoncino in
plastica? Perché ha il tuo odore?».
Senza
guardarlo in volto gli spiegai cos’era l’oggetto
che teneva in mano,
trattenendo la sorpresa che non sapesse la sua utilità prima
di questo momento.
«…
e a quanto pare è risultato positivo.»
finì con voce fiocca.
Questa
volta alzai la testa, volevo vedere la sua prima espressione. Dapprima
era pura
sorpresa, poi un sorriso felice, seguito da confusione e dubbio.
«Mi domando anche io come sia possibile! Non
capisco. Entrambi abbiamo fatto attenzione tutte le volte!»,
espressi il
mio dubbio.
«Beh, non tutte» mi contraddisse
lui. Un
brivido mi corse lungo la schiena.
«C’è stata quella volta al
rifugio, al mare
dei Paesi Bassi e la prima notte che abbiamo passato in
Francia…» contò con
le dita di una mano.
Per
la sorpresa mi zittì.
«Ehi..».
«Tu lo sapevi» iniziai in tono
flebile, «Tu lo sapevi e non me
l’hai detto!»
urlai. Alla mia voce la barriera tremò. Notandolo
schiarì la gola.
«Non credevo fosse così
importante…»
cercò di difendersi. Mi zittì cercando di non
dirgli cosa volessi comunicargli
in realtà e mi limitai a guardarlo male.
«Quindi, mi stai dicendo che, avremo dei
figli?» provò a tornare al discorso
principale.
«Non lo so…».
«Come non lo sai?!».
«Tu lo vuoi un figlio?» chiesi
incerta.
«Perché non dovrei?»
il suo tono sorpreso
mi colpì.
« Sicuro di volere un dhampir come figlio?
Loro vivono cent’anni precisi, anche se il loro
invecchiamento è rallentato!».
«Anche se fosse? Sarebbe comunque una gioia,
una preoccupazione ed un fastidio! E poi… potrebbe essere
benissimo un vampiro…»
mi rincuorò allegro.
«Come fai ad essere così ottimista?»,
mi
parve una cosa incredibile. Seriamente, come ci riusciva?
«E come fai tu, invece a vederla come una
cosa brutta?», mi domandò a sua volta.
«Ti sbagli. Non lo vedo come una cosa brutta
– dissi accarezzandomi il ventre- È
solo che… sono spaventata» ammisi con
fatica.
«Da cosa?». Oh, quanto gli
piaceva fare
domande! Ci volle un po’ prima che risposi.
«Che tu mi abbandoni dopo aver scoperto che
lo sposalizio si può sciogliere ora che sono incinta! Che tu
mi tradisca! Che
io scopra che in realtà sei una spia del Re! Nel vedere il
mio futuro figlio
morire per mano di una guardia reale o per la sete! Di non essere in grado di lasciarlo crescere nel
modo giusto! Di come
potrebbe essermi separato dalle mie mani!» ansimai
e allo stesso
singhiozzai con le lacrime che mi rigavano nuovamente le guance.
Adam
mi prese le mani e mi chiese di guadarlo in viso. Ciò che
vidi non era altro
che una macchia sfocata.
«Prima cosa: so già del fatto che lo
sposalizio si può rompere… Ammetto che volevo
farlo all’inizio e ci ero molto
vicino quando stavamo scappando dalle guardie. Sai cosa mi ha fatto
cambiare
idea? Il fatto che tu abbia usato un oblige
nonostante fosse il tramonto. Andiamo, anche se era per salvare te
stessa, nel provarci ci avresti comunque lasciato le penne. Quando ti
trasportai incosciente tra gli alberi, mi ritrovai a fissare il tuo
volto…».
«Mi stai dicendo che mi ami?» lo
interruppi, incerta.
«No, perché se lo facessi mi scapperesti
lontana anni luce e anche perché non ho mai compreso il vero
significato di
quella parola. Posso dirti che sei interessante e sei abbastanza in
grado di
occuparti di te stessa.». Le mie lacrime si erano
fermate.
«Inoltre io non sono una spia del Re. Te
l’ho
già detto, l’ho incontrato…».
Roteai gli occhi, non ci avrei creduto senza
la testimonianza dell’Imperatore in persona, e lui rise della
mia reazione.
«Quindi lo teniamo?» volli
concludere.
«Sì».
Angolo
dell’autrice:
Mi
immagino la storia e,
non so come mai, nel scriverla non riesco mai a farla come me la ero
immaginata! *3*
Spero
vi sia piaciuto il
capitolo! Grazie per essere arrivati fin qui e spero continuate a
seguirmi!
Accetto
consigli e
critiche * vi prego recensite T^T voglio sapere che ne pensate!*
Saluti
(disperati),
tsubasa_rukia3
|
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Capitolo 8 *** Incidente ***
Incidente
Per
il sollievo non ero altro che l’ombra di me
stessa. Ancora non mi entrava nella testa ciò che era
accaduto dentro la bolla…
All’inizio
stetti all’erta, come in attesa di
una trappola pronta a scattare, e successivamente, quando
capì che non c’era
nessun secondo fine, iniziai a rilassarmi. Dimenticandomi del mio
dubbio di
essere pedinati.
Passarono
due giorni dalla notizia comunicata ad
Adam e da allora il suo comportamento era cambiato. Il primo giorno lo
passò a
fissarmi, letteralmente, e a reagire in base alle mie esigenze. Se
dovevo
cambiarmi i vestiti mi aiutava, se sbadigliavo mi ritrovavo fra le use
braccia
in direzione del letto e così via…
Lo
sopportai, ma il mattino seguente quando lo
trovai in bagno vicino a me che mi fissava mentre facevo i bisogni mi
arrabbiai.
«Adam,
c’è un limite nel voler essere
premurosi!», sbottai.
«Voglio
solo capire se hai bisogno di qualcosa!»,
si difese all’istante. Nel vederlo agitato, sorrisi.
«Se
avrò bisogno di qualcosa te lo dirò io,
ok?», cercai di confortarlo. Una parte di me notò
che quella da confortare in
teoria sono io…
«Sicura
che non hai bisogno di qualcosa? Hai
fame? Sete? Ti fa male da qualche parte?!».
«Adam!»,
urlai. Aspettai qualche attimo prima di
parlargli, in modo da dare tempo a entrambi di calmarci. «Non
ho bisogno di
niente al momento se non della mia bolla-».
«Bolla?!
Che bolla?!».
«Adam!»,
sospirai, «non ho bisogno di niente»,
ripetei il concetto in tono calmo.
«Sicura?».
Lo osservai, se non gli avrei dato
qualcosa da fare mi avrebbe fatto impazzire.
«In
effetti, ho bisogno di una cosa…», iniziai e
vidi il volto di Adam illuminarsi, « Mi sarebbe davvero utile
un mazzo di fiori
profumati! Mi aiuterebbero a rilassarmi» gli strizzai
l’occhio.
«A
novembre?», mi fece notare lui.
«Certo.
E già che ci sei compra una pianticella
di ginepro», aggiunsi. Sembrò perdere
l’entusiasmo così aggiunsi una richiesta.
«Prima però, avrei urgente bisogno di una
cosa».
«Che
cosa?».
«Avvicinati».
Quando il suo orecchio si avvicinò
affondai i canini contro la spalla morbida, assaporando quella bevanda
calda,
mi rilassai e dopo cinque lunghi sorsi fui soddisfatta. Quando ritirai
i canini
gli leccai la ferita in modo da rimarginarsi istantaneamente.
Sentì
le guance in calore e nel tornare indietro
con la schiena vidi i canini estratti di Adam fare capolino, due gocce
cremisi
scesero dal labbro e lui cercò in tutti i modi di non
affondarli nella mia
carne. Per la prima volta lo vidi trattenersi e mi venne voglia di
punzecchiarlo: iniziai a dargli dei piccoli baci intorno alle labbra,
facendo
sparire qualsiasi traccia delle lacrime rosse piante dalle labbra.
Lentamente
iniziai a leccargli i canini e questi
si ritrassero dopo pochi minuti.
La
statua si rianimo e, dapprima lentamente,
iniziò a rispondere ai miei impulsi.
Lo
fermai, quando le sue mani sotto il reggiseno
stringevano il mio seno sensibile, quando la sua lingua si era fusa
quasi con
la mia.
Stranamente,
tornare alla ragione non fu così
facile.
Ansimante,
gli ricordai dei fiori.
«Ti
aspetto nel salotto», disse uscendo dal
bagno.
Abbracciandolo
da dietro gli feci capire di aver
finito di sistemarmi, a quanto pare sono di buon umore.
Il
mio compagno alza il viso e mi sorride.
Oh, mio
Dio! Quelle fossette…
Senza
rendermene conto gli baciai la guancia.
«Scusa»,
gli dissi staccandomi da lui. Forse
avevo realmente bisogno di quei fiori…
«Allora,
sarò di ritorno fra due ore», ripeté
per
l’ennesima volta.
«Sì,
ho capito! Devi prendere un po’di sangue da
qualche scoiattolo», ricordai.
«Già,
quindi non fare stupidaggini!».
«Non
ne faccio!», protestai.
«Ah,
sì? L’ultima volta hai bruciato il forno
quando non c’ero!», mi ricordò.
«Mi
ero addormentata un attimo!», esplosi al
ricordo imbarazzante.
Gli
aprì la porta invitandolo da uscire.
Mi
diede un bacio sulla fronte e io lo fermai
trattenendolo per un braccio.
«Ricorda,
se succede qualcosa, la lavanda.»
parlai in tono basso.
«Non
ne avrò bisogno».
Alzai
il volto per ribattere scettica, invece,
ricevetti un gentile bacio sull’occhio.
«Au
revoir, mon cheri!1 », dalla
sorpresa mollai la presa sulla manica della giacca e un Adam sorridente
scese
le scale.
Sorridente
io stessa, chiusi con la schiena la
porta.
Quella
fu l’ultima volta che lo vidi, poiché non
rientrò.
Credetti
che fosse morto dopo aver visto quella
mano in un incidente detto al telegioranle, riconoscerei ogni singola
parte del
suo corpo in qualsiasi posto. Sempre che quello sia il suo vero corpo...
Scoraggiata,
mi avvolsi nell’socurità del letto
e non seppi il perché divenni una statua in sua attesa.
Angolo
dell’autrice:
Sì,
lo so! Troppo corto! Scusateeeeeeeeeeeeeee xD Ma seguitemi lo stesso!
Buone
vacanze, tsubasa_rukia3
P.S.:
Grazie pers essere arrivati fin qui!
1
= Arrivederci, mia cara.
|
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Capitolo 9 *** Copia o impostore? ***
Non ricordai il motivo, semplicemente
mi alzai da quelle lenzuola e mi diressi nella cucina.
Presi uova, farina, latte, burro e
aromi. La prima, fu una torta alla cannella e fiori d'arancio.
Ho detto la prima, perché non smisi
mai un attimo. Se finivo un ingrediente lo rimpiazzavo e se svuotai
completamente la dispensa uscivo a fare compere e poi riiniziavo da
zero. Man mano che le sfornavo, diventavano sempre più
complicate,
le paste, le decorazioni, le glasse, i fiori di zucchero...
Non ne toccai neanche una dopo che
l'avevo finita. Mi ritrovai con il tavolo della cucina, il soggiorno
e il letto matrimoniale pieni, perciò decisi di fare un po'
di
spazio regalando torte ai miei condomini.
Un palazzo di tre piani può nascondere
più persone di quanto sembri...
Ogni piano era abitato da almeno tre
appartamenti trilocali.
Al primo piano abitavano, una famiglia
di quattro persone, una coppia anziana e una hostess che cambiava il
partner come si cambiano i calzini.
Al secondo piano ci sono due famiglie e
una coppia di novelli sposi.
All'ultimo, il mio appartamento, una
ragazza e una coppia di anziani mezzi sordi con una famiglia che li
veniva a trovare molto spesso. Decisi di iniziare da loro e di dargli
una semplice crostata di frutta.
Con le braccia dipinte da tracce
diverse di farina, cioccolato e uova, mi misi a consegnare quelle
torte accogliendo le loro espressioni sorprese con un sorriso
imbarazzato (sebbene in quel momento non provavo niente dentro di
me).
Quando tornai dentro casa,
appoggiandomi alla porta, dopo qualche istante guardai i miei piedi e
mi diressi , meccanicamente, presso la cucina.
Nuovamente mi ritrovai piena di dolci
in ogni tavolo della casa, forse dovrei darmi una regolata...
Fissai la torta di cinque piani
decorata con delle peonie di zucchero. Come faccio a sbarazzarmene?
Se la do ai vicini sarebbe troppo problematico.
Sospirai, presi una forchetta e iniziai
a punzecchiare la torta. Al mio palato sembrò di provare a
sciogliere gomma insapore, mentre cercava di nascondere quella
sensazione di sete che mi ardeva da ormai due settimane.
Proprio mentre consideravo l'idea di
prendere un altro fiore o meno, contemporaneamente, la finestra del
soggiorno e la porta furono lanciati con forza bruta dentro
l'appartamento.
«NON ASCOLTARLO! QUELLO VERO SONO
IO!», urlarono due voci nello stesso istante.
Lentamente, alzai il mio sguardo dalla
torta, perché sapevo il proprietario di quella voce chi era:
Adam. O
forse dovrei dire: due Adam.
-----------
«Se ho capito bene, sei stato
catturato e un dhampir ti ha sostituito tenendoti prigioniero con
l'aiuto di una vampira. Dopo un po' di tempo (perché usavano
i tuoi
pensieri che facevi al momento) sei riuscito a scappare e a
sbarazzarti della copia, ma la vampira si è messa in mezzo e
hai
dovuto lasciare una falsa traccia.... Quando sei tornato da me sei
stato raggiunto dal dhampir, giusto?», ripetei il riassunto
con un
sorriso avvelenato.
Una conferma vibrò nell'aria, lanciata
da due bocche.
Una rabbia fredda iniziò a strisciare
lungo i margini della mia coscienza, nonostante ciò misi da
parte
quell'irritazione.
«E quindi? Che volete da me?».
«Io voglio solo andarmene da qui,
visto che questo stronzo ha rovinato l'appartamento!».
«Non è molto utile se vi indicate a
vicenda», mi lamentai massaggiandomi le tempie. Stizzita,
feci un
gesto brusco e, come se mossi da fili invisibili, i detriti tornarono
nei loro posti originari. I presenti notarono un istante in cui il
cuore smise di battere.
«E quindi? Che vuoi fare?», ripetei
la domanda senza smettere di massaggiarmi le tempie.
«Voglio sapere se riesci a capire qual
è quello vero!», risposero dopo un attimo di
silenzio.
«Perché?».
«Mi piace vedere come risolvi le
cose», risposero con la nonchalance tipica di Adam. Quella
frase
ebbe il potere di dare il mio corpo alla rabbia per pochi istanti:
appesi per il collo, in mezzo all'aria, dimenarono le braccia
sorpresi.
«Come sei tenero!», risposi acida
alle sue intenzioni.
Avrei continuato volentieri a
strozzarlo, se non fosse che la nausea mi obbligò a fermarmi
e a
correre in bagno!
Dopo vari rumori confusionari, fui
raggiunta dai due Adam.
Il fatto che mi potessero vedere
rimettere mi fece più nausea e abbassai la testa sputando in
continuazione.
«Non dovresti sforzarti, dopotutto
sono due settimane che non ci nutriamo...», commentarono
preoccupati.
«Se tu eri stato sostituito prima
dell'incidente, di chi era il sangue che ho bevuto?»,
domandai
perplessa.
«Era il mio! Credo che quella vampira
abbia il potere di creare e togliere piccoli spazi... Ora capisco
perché mi prendeva così spesso il sangue....
Aspetta, perché tu
prendevi il sangue così spesso?», domandarono
all'unisono con
l'identico suono perplesso.
«Quindi tu non lo sai...»,sussurrai.
Scoppiai a ridere, una risata amara che fece salire la tensione alle
mie braccia, tanto che, senza volerlo ruppi il bordo del water in
ceramica.
«Tu non lo sai!», gridai tra le
risate di isteria. Mi alzai, senza smettere e mi feci strada nella
camera da letto. Presi una giacca doppiopetto nera e un paio di
guanti, indossai dei stivali in pelle e un cappello di lana.
Ignorando le loro domande. Misi la mia borsetta a tracolla e presi
una torta di panna, fu la prima che gli lanciai addosso, sporcando
l'appartamento di varie creme e paste dolci.
Più li lanciavo e minore diventava la
rabbia, sostituita dalla mia normale freddezza apparente. Senza
voltarmi aprì la finestra e saltai verso l'alto.
«Sara!», sentì gridare. Uno dei due
Adam provò ad afferrarmi il braccio, ma troppo tardi.
Allungai il braccio verso la presenza
che avvertì dal momento in cui i due Adam fecero irruzione e
sfilai
qualcosa, poiché dalla grondaia del condominio di fronte
spuntò la
figura della mia vicina di casa.
Lo sapevo che quella ragazza nascondeva
qualcosa...
«Nani?!1», esclamò sorpresa.
Sorrisi e le diedi un calcio finendo
per colpirla al petto e scaraventarla all'indietro. La seguì
e le
feci perdere i sensi, ma non era finita qui, lei ha fatto una cosa
che solo una persona recentemente ci riesce: mi ha fatto saltare i
nervi.
----------------
Sara era scomparsa insieme all'altra
vampira dietro al tetto di fronte, provai a raggiungerla, ma fui
bloccato dalla mia copia.
«Se non mi fai andare, non terrò la
mia promessa», minacciai in tono basso.
Un po' esitante l'altro Adam mi lasciò
e insieme raggiungemmo Sara che ci aspettava accovacciata e sola.
«Dov'è finita l'altra vampira?»,
chiedemmo sorpresi.
Un sorriso crudele fu la sua risposta.
«Dimmi, Adam. Quando hai intenzione di
finire questo gioco?», domandò ironica.
«Beeeh, dipende....», azzardai.
«Capisco», fu quello che sentì prima
che la sua figura sparisse.
------------
Evidentemente Adam diede la risposta
sbagliata perché sentì tornare indietro la mia
ombra. Doveva fare
una cosa sola e l'aveva fatta... Tornai a concentrami sulla strada da
prendere: dovevo andare, inizialmente, a Nizza.
Cercai di rimanere calmo. Afferrai per
il collo l'altro Adam e con infinita calma domandai: «Cosa
c'è che
io non so?».
1 = Cosa?!
|
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Capitolo 10 *** Separazione?! ***
Stavo guardando il cielo costellato
di piccole nuvole color zucchero filato quando vidi quella piccola
nuvola grigia avvicinarsi dall'orizzonte. Il campo di papaveri
fioriti si mosse grazie alle carezze del vento che lentamente
diventavano più fredde. La mia veste era fatta degli stessi
fiori
scarlatti e si agitò mentre con le braccia scoperte cercai
di
proteggere un gomitolo fra le mie braccia: il mio bambino.
Le nuvole grigie aumentarono di
numero e all'orizzonte fece comparsa un uomo vestito in smoking
marrone.
Arretrai.
Ovunque camminasse i fiori venivano
strozzati, uno ad uno, da dei rovi e quando raggiunsero i miei piedi,
il mio vestito appassì.
I rovi si arrampicarono su di me,
stringendomi nella loro presa, sentì il dolore ma non vidi
nessuna
goccia di sangue....
Raggiunsero le mie braccia e il mio
bambino si trasformò in un cumulo di rovi.
No! Il mio bambino!
Piansi guardando la figura ostile e
finalmente la riconobbi: Adam.
La rabbia montò mentre io aprì gli
occhi.
Mi svegliai sudata dall'incubo e mi
rigirai sul ramo. Strinsi le pesanti coperte per ritrovare calore.
Ormai è dicembre e dormire fuori,
su un albero, non è il massimo....
Sospirai una nuvoletta di calore.
Dovevo scogliere lo sposalizio, ma non volevo. Per farlo avrei dovuto
incontrarlo di persona e non saprei se riuscirei a trattenermi dal
menarlo. Sospirai nuovamente.
Ormai, mi ero abituata all'ambiente
aspro dei Pirenei.
A Nizza, avevo trovato, per caso, un
giornale che parlava di una morte a Grenoble di un ragazzo di
venticinque anni, il fatto strano di questa vicenda fu che il corpo
era stato ritrovato quando è cascato dal tetto di un
condominio. Il
cadavere non presentava nessun segno particolare, a eccezione del
fatto che aveva il volto completamente disidratato.
Adam, deve aver reagito... Quasi
quasi mi dispiace per quel "bambino"...
Il mattino seguente mandai una lettera
ad Adam, tramite la mia ombra, e il luogo d'incontro stabilito fu
Valencia. Per la cronaca, non mi piace la penisola Iberica....
Alle due del pomeriggio stetti,
agitata, seduta su una panchina della piazza. Nonostante fosse
metà
dicembre la piazza era piena di vita e di fermento.
Una ventata fredda trasportò
quell'odore a me famigliare e una figura maschile avvolta da un
piumino nero risaltò dalla folla.
Con la testa coperta da un cappello di
lana verde, alzai lo sguardo e vidi un Adam dal volto pallido e da
una barba incolta. I cerchi sotto gli occhi, che si possono scambiare
per delle occhiaie da insonnia, tradivano quanta sete avesse.
Si sedette vicino a me, lasciando una
distanza di pochi centimetri tra i nostri corpi, e attese.
«Buon giorno, Adam. Dov'è tuo
fratello?», domandai con ironia, sebbene il tono fu gelido.
« Mia cara sposa, dovresti sapere che
mio fratello è morto in un tragico incidente!»,
rispose in un tono
falsamente sorpreso.
«Recentemente ho scoperto che di te,
in realtà, non so proprio niente...», commentai
amara.
«Lo stesso posso dire io..- sbuffò
del vapore- Ti dispiace se continuiamo la conversazione al calduccio?
Scegli tu dove.».
Il fatto che mi lasciasse a me la
scelta significava o che volesse farmi abbassare la guardia o come un
offerta per rimanere nel tono più amichevole possibile. In
risposta
mi alzai, senza controllare che mi seguisse. Mi diressi a caso in una
piazza vicina e facendo la conta mentalmente entrai in un piccolo bar
con le pareti in vetro.
Sorseggiai il mio bicchiere di
cioccolata calda, bene attenta a evitare il contatto visivo con Adam,
e mi misi ad osservare la folla umana che si scambiava fra di loro le
direzioni. Un bambino che correva a zig zag attirò la mia
attenzione, senza rendermene conto sospirai.
«Sara...».
Trasalì e mi voltai finalmente a
guardarlo, questa volta a evitare il contatto visivo fu lui.
«Mi dispiace.... Io non sapevo che
tu.. cioè... non avrei mai pensato che noi
avremmo...». Non seppi
il perché ma decisi di toglierlo dalle sue pene.
«Acquietatevi signore, il mio cruccio
è stato risolto, sebbene non interpellando la vostra
persona.».
Spalancò leggermente gli occhi sentendomi parlare in un
italiano
semi-medievale.
«Ho intrapreso la via più giusta
secondo i miei pensieri e questo erede avrà le cure che
merita... DA
ME-, enfatizzai,- Pertanto, voi siete obbligato solamente a scogliere
il nostro accordo cosicché le nostre strade possano seguire
le loro
mete, separate.».
Mi fissò sorpreso. All'inizio
boccheggiò, e successivamente, in un istante si riprese.
«No», decise in tono secco.
«Come?!».
«Scordatelo.», chiarì in tono
piatto.
Sbattei la mano contro il tavolo
facendo tremare le tazze e attirando gli sguardi di due clienti.
«No?! Noo!? Sarei io quella che
dovrebbe dire di no! No, alle tue assurdità, al tuo
menefregismo, al
tuo sorriso freddo, e alla tua illusione di trovarmi come mi avevi
lasciata!», mi si mozzò il respiro, ma non ebbi
nessuna intenzione
di fermarmi poiché qualcosa era scattata dentro di
me.« Hai idea di
quanto sia stato scioccante vedere la tua mano in uno schermo sotto
un'automobile?! Hai idea di quanto è stato doloroso scoprire
che
quelle rassicurazioni non erano altro che trappole? Oppure, il fatto
di rendersi conto che tutte le tue parole non erano altro che miele
velenoso?! NO! Tu non lo sai! Perché questo lo so solo io,
come so
che mi sono fatta ingannare inconsciamente perché ero stanca
di
essere sola...», delle lacrime mi scesero lungo il viso e la
voce mi
si strozzò in un singhiozzo. Mi morsi le labbra per impedire
di dire
altro.
«Ascoltami, Sara. Tu non hai idea di
cosa significhi quel bambino! Non sai in che posizione sei! Sei in
pericolo!...».
La sua voce si allontanò dalle mie
orecchie. Mi aveva ignorata... Ha ignorato tutto
quello che gli ho detto... L'ha messo in secondo piano...
Mi misi a ridere, sono la solita
cretina: avevo commesso lo stesso identico errore del passato.
La risata isterica fece contrasto con
le mie lacrime, ma non m'importò. Mi alzai dal tavolo e
lasciai una
banconota sotto la tazza.
Sentivo il bisogno fisico di andarmene,
ovunque, lontana dai miei problemi e dalle ipocrisie del mondo.
Mi sentì afferrare al polso e un odore
mi penetrò nelle narici: Adam.
Il volto teso e serio mi osservò,
cercò di toccarmi una guancia, ma lo scansai in malo modo.
«Non saprò chi tu sia realmente, ma
nemmeno tu sai chi sono io», gli feci notare,
«Inoltre, non sono
sorpresa nel notare che non hai rispettato la promessa... Mi avresti
protetta? Hahaha! Onorata? Hahahaha! E io come una scema ci sono
cascata! Di questi tempi, la parola non vale come una
volta!». Le
mie parole dure gli fecero allentare la presa, ma quando provai a
liberarmi non mi fece uscire.
«Cosa vuoi! Perché mi vuoi così
tanto vicino a te quando è più facile sciogliere
lo sposalizio e
andarsene per la propria strada?!», davvero, questo non lo
capivo.
Non rispose e il silenzio si protrae
mentre le mie lacrime si asciugarono al vento freddo.
Uno leggero strattone mi fece andare
nella sua direzione e con sorpresa mi baciò teneramente le
labbra.
Mise le mani sulle mie guance e intensificò il bacio, provai
a
resistere, ma la sua insistenza fu implacabile. Quando finì
e i
nostri corpi non furono più in contatto, gli tirai uno
schiaffo
talmente forte da rendere istantaneamente rosso metà del suo
volto.
Dei passanti risero alla scena.
Poi le tre settimane e passa di fame si
fecero sentire e una coperta nera coprì tutti i miei sensi.
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Capitolo 11 *** Pazienza ***
Sara
si svegliò avvolta da lenzuola
morbide, la voce di due persone la ridestò dalla confusione
iniziale.
-
Tu che ci fai qui?!-, chiese sorpreso
e perplesso Adam.
- Ho
semplicemente scelto la persona
sbagliata da far arrabbiare -,
rispose in un perfetto francese
Yuki, nella sua voce si poteva notare una strana nota d'orgoglio.
- In che
senso? Cosa è successo
quando siete scomparse? Dove ti ha portato? -, la
maschera
indifferente e il tono piatto nascosero i suoi pensieri e sentimenti.
Un
breve silenzio precedette la voce
sorpresa della femmina :- Ma come?
Non sapete chi è vostra
moglie?-.
Prima
che potesse esserci una qualsiasi
reazione, Sara decise di intervenire ed interrompere quel colloquio:
bastò sedersi per attirare la loro attenzione.
L'esile
figura nipponica, in un
istante, si affiancò al letto, inginocchiandosi e aspettando
con
sguardo indifferente un ordine della sua nuova padrona.
Il
silenzio si fece pesante, ma Sara
non sembrò intenzionata a romperlo, e Adam cercava il giusto
apprioccio con atteggiamenti silenziosi; debole come era
trovò
difficoltoso controllare i suoi tratti per non sembrare sofferente:
la gola le bruciava collegando quel dolore a tutto il corpo.
Istintivamente si toccò il ventre, un'abitudine acquistata
di
recente e sovrappensiero si massaggiò la parete tesa e
leggermente
gonfia; lui si avvicinò lentamente, come per non spaventare
un
animale selvatico.
Le
dita maschili e incerte toccarono
l'addome e lei non si oppose, sentì una scossa e con un
piccolo
brivido fece un cenno con il mento alla ragazza. In un istante
silenzioso, si trasformò in una bambola di pezza con le
stesse
fattezze dell'esistenza che impersonificava.
Adam,
sorpreso, non diede peso a quella
stranezza (ci avrebbe pensato in un altro momento) e si
concentrò a
mantenere quell'atmosfera fragile che l'aveva resa insicura e
più
calma.
-Sara...-,
sussurrò e la vide
sussultare, - Mi vuoi parlare? Sono stanco di questi segreti...-.
-Anche
io! Cosa credi? Ma pensi davvero
che mi fidi di te al punto da credere a quello che dici?-, chiese con
voce sarcastica e amara.
-No,
mi pare giusto-, concordò
amaramente. Il silenzio tornò a riempire la stanza
interrotto da
piccoli gemiti femminili dopo pochi istanti.
-
Che succede? Ti senti male? Hai
bisogno di qualcosa?-, chiese ansioso alla sua consorte. Un ringhio
aspro gli rispose accompagnato da due occhi famelici e da zanne
sporgenti. -Oh, giusto, siete incinta e quindi avete bisogno di
più
nutrimento del solito...-, si ricordò. Sara roteò
gli occhi notando
che, almeno, era in grado di cogliere l'evidenza. Adam si tolse la
sciarpa e la giacca sporgendosi più vicino a lei e
inginocchiandosi.
-Prendine
da me-,le propose.
L'ira
si accese come una fiamma
violenta sul volto della vampira.
-Non
ne ho bisogno-, rifiutò alzando
le spalle e il mento, senza notarlo alzò anche un
sopracciglio,
parlando si ferì le labbra con i denti.
-Mi
pare, e questa è solo una mia
impressione, che il vostro corpo non sia d'accordo con voi-,
commentò
in tono lento e lievemente sarcastico.
-Avete
ragione, è una vostra
impressione-.
Adam
restò basito. Ok, al
diavolo
le buone maniere!
-Tu!
Smettila di essere testarda come
un mulo!-, le gridò.
-Come
vi permettete!-.
-Mi
permetto eccome! E che cazzo! Anche
io ho un limite! Ti ho cercata per due fottutissime settimane! Non
pensi che anche io sia stanco?!- e
preoccupato?! Ma questo
non
lo aggiunse.
-Moderate
il linguaggio-, lo avvertì
freddamente, le zanne si erano ritirate ma nonostante ciò
sembrò
più minacciosa.
-Altrimenti?-,
la sfidò.
-Voi
non sapete con che avete a che
fare-, lo ammonì con voce dura.
-E
NEMMENO TU! CAZZO-, l'ira e il tono
di voce in Adam fecero tacere la vampira seduta sul letto,- SE SOLO
VI METTERESTE AD ASCOLTARMI ANZICHÉ METTERE IL MUSO E FARE
LA
PERMALOSA, POTREI SPIEGARTI PERCHÉ CAZZO RISCHIAMO QUALCOSA
DI
PEGGIO CHE DELLE NOSTRE VITE!-.
-I-i-io
non metto il muso!-.
-Oh,
andiamo, donna! Quella è la parte
che ti ha più colpita?!-, chiese tornando, sconcertato,
più calmo.
Aspettò la risposta, ma la cosiddetta donna,
aspettò e indugiò
prima di parlare:- E va bene, mostrerò un po' di pazienza e
vi
ascolterò. Deciderò il da farsi in seguito.... Ma
sarò IO a
prendere una decisione!-.
Maniaca
del controllo,
pensò
stizzito, ma dalle sue labbra uscì un calmo e pacato:
'Certamente,
madame.'
-Allora,
sig. Beast, che mi dovete
dire?-, aprì il discorso.
-Lasciate
che vi spieghi una piccola
parte della mia vita....-
-Perdonatemi,
ma siete un essere
secolare, non credo di aver tutto quel tempo....-, lo
schernì dura.
-
Beh, penso che lo troverete, visto
che potrebbe interessarvi-, rispose a tono.
-E
perché?-, domandò automatica.
-
Perché il mio nome completo è Adam
Kamar Karim Adimin Yusuf Kemi Vladim-, concluse in tono piatto.
Sara
perse completamente
l'atteggiamento di spavalderia spalancando gli occhi. Di quei cinque
nomi e due cognomi, solo l'ultimo era importante. Quell'appellativo
era, anzi, È usato da una sola famiglia al mondo: la
famiglia del Re
dei vampiri, Vladimir Dracula Vladim.
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Capitolo 12 *** Storia di un viaggiatore ***
Il
silenzio iniziò a farsi teso, o
almeno per Sara, visto che il consorte sembrava essere a proprio
agio. Rompendolo con un colpo di tosse, la vampira fece segno di
continuare; al ché Adam si mise più comodo sul
parquet della stanza
d'albergo.
-Iniziamo
dall'inizio, sono nato agli
inizi del 1600, mi pare... il nome Kamar mi fu dato in onore della
luna che sovrastava i celi quella notte. O così mi ha detto
mia
madre. Come sai, è morta quando avevo venti anni. Quella che
chiamano oggi infanzia non l'ho avuta, come tutti quelli che l'hanno
vissuta prima che classificassero quella parte di vita, ma io ero
sempre impegnato a scappare da un mostro invisibile. Il fatto che
spaventasse mia madre, terrorizzava me. Ma sebbene le chiesi da cosa
esattamente scappavamo, in diverse occasioni, non me lo disse.
Ricordo che una volta riuscì a farle dire: "Non voglio che
loro
ti portino via da me!". Lo pronunciò in una maniera talmente
sconvolta che non glielo chiesi più. Tutto quello che so, o
almeno
la gran parte, lo devo a lei. Mi insegnò a cancellare le
traccie, a
nascondermi, a evitare trappole, a parlare tre lingue, a giudicare da
una prima occhiata i nemici da ignari mercenari, mi insegnò
persino
a combattere, o almeno le basi di quello che viene chiamata ora "arte
marziale di difesa"...- gli occhi si persero per un attimo nel
tempo, ma ci volle poco perché ritornassero al presente- Ci
trovarono in Austria, nell'attuale Cecoslovacchia, era una giornata
di primavera e ricordo ancora il groviglio di corpi che trovai appena
entrai in casa.
Un
uomo stava cercando di
imbavagliarla, alla vista di lei legata e sofferente non ci avevo
visto più e dominato dalla rabbia avevo iniziato a lottare
con lui
dando il tempo a mia madre di liberarsi.- un sorriso amaro si
poggiò
sulle labbra- Credevo di averlo steso, ma non ho controllato.... Mi
sono voltato abbassando la guardia e mia madre era sparita alla
vista. Un gemito dietro le mie spalle aveva attirato la mia
attenzione e con esso trovai mia madre infilzata al petto.... Magari
se fosse stato sera avrebbe potuto salvarsi, ma non lo era e dopo
cinque ore morì.... Ovviamente non senza darmi le ultime
raccomandazioni.
Sono
riuscito a vivere altri
cinquant'anni come nomade prima di notare che mi avevano messo con le
spalle al muro. Così ho deciso di usare una condizione
vampiresca
alquanto utile: Il Sonno.
Purtroppo non seppi regolarlo e
quando mi sono svegliato erano passati quasi due secoli-, rise
brevemente di un ricordo buffo, forse di come lo aveva scoperto,- E
quasi all'istante mi catturarono. Mi portarono dal Re o Imperatore,
come lo chiami tu, ti risparmio il discorso iniziale in cui mi
spiegava che ero sangue del suo sangue e che avevo dei doveri da fare
seguendo la sua guida e bla bla bla-, il tono annoiato si interruppe
per un breve istante, evitando di renderlo iroso,- Nessuno sapeva
della mia esistenza a palazzo e nemmeno la guardia personale lo
sospettava. Perché? Semplice, il Re mi aveva messo in una
particolare prigione: in uno specchio delle sue stanze private.-,
vedendo che Sara lo voleva fermare per intervenire le fece segno di
non farlo-, Quello che non aveva previsto era che io potevo andare da
uno specchio all'altro. I confini geografici ormai non esistevano per
me e la cosa mi andava bene.... Non hai idea di quante cose succedono
sotto i riflessi degli specchi. Poi una sera è venuto con
una
proposta: la mia libertà in cambio di un erede. Io non
capivo, e
tutt'ora non lo capisco. Perché avrebbe bisogno di un erede
con
tutti i figli che ha? Prima di incontrarti credevo che non ne potesse
avere-, rise di se stesso prima di tornare serio,- Ma non voleva un
erede da una qualsiasi donna. Iniziò a raccontarmi l'assurda
storia
dei
Genes, i
vampiri che si dice abbiano dato inizio alla
nostra specie, e dell'esistenza ancora vivente di una di esse,
l'ultima sulla faccia della Terra. Mi ha fatto vedere dei ritratti di
lei, sotto l'effetto del tempo e delle ere c'era un dettaglio che
avevano in comune: un neo in mezzo al labbro inferiore.
All'inizio
rifiutai..... ti evito i
dettagli di come mi convinse.
Poi
ho incontrato te.... Hai
scombussolato tutto quanto con lo sposalizio! Ma volevo..... non lo
so all'inizio volevo scioglierlo, ma quando le guardie mi hanno
trovato e ci stavano per prendere tu hai combattuto per non farci
prendere rischiando la tua vita! L'ultima volta che l'ho visto
fare..... Ero sconvolto, perché lo stavo facendo? E
perché non hai
subito proposto di sciogliere lo sposalizio? Più il tempo
passava e
più non capivo e più succedeva, più mi
meravigliavo di quanto eri
diversa rispetto alle altre vampire! E sei divertente oltre che a
imprevedibile! Dopo il primo mese iniziai a dimenticarmi
dell'imperatore e mi scoprivo a divertirmi nello stuzzicarti-, rise
alla faccia irritatta della vampira,- Poi sono arrivati quei due in
un momento per niente perfetto, e dopo il tetto ho fatto parlare la
copia.... non volevo ucciderlo, ma non c'era tempo per i rimpianti!
Dovevo trovarti e subito! Perché se ti trovano le guardie ti
uccideranno! Non so se lo faranno dopo il parto oppure prima! E non
sopporterei di vederti nella stanza delle torture! Sara, ti prego, io
non voglio lasciarti! Lasciami proteggerti!-.
Il
silenzio tornò nella stanza e la
vampira sospirò prima di alzare la testa a guardarlo.
-
Sono tante informazioni da
assimilare..... Ho bisogno di tempo.... Dammi due giorni! Dovrebbero
essere abbastanza..... E poi ho bisogno di nutrirmi.-,
sospirò
combattuta.
-Hai
bisogno del mio sangue?-, si offrì
Adam.
-No,
è ora di cacciare. Un fondo di
verità è sempre celato nelle leggende,
soprattutto in quelle
paurose-, sorrise minacciosa mostrando i denti.
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Capitolo 13 *** Caccia ***
Questo,
per gli umani è un incubo,
l'inizio dell'Inferno, ma per noi è la cosa più
appagante quasi
quanto il sesso e l'adrenalina degli oblige, se non di più.
Sentire
i passi risuonare sul duro
catrame, udire i respiri accelerati e infine, il sublime richiamo del
cuore attraverso le membra. Ah, che dolce sinfonia.
Sentire
il calore di una creatura
scivolare dentro il proprio corpo è così
appagante! E tremendamente
fastidiosa è sentire la sete tornare dopo il mio terzo
pasto! Mi
lasciai nuovamente dominare da essa e ben presto individuai un'altra
preda. Come è possibile non fare altrimenti? Una
città così viva!
Posso permettermi perfino il lusso di selezionarle in base ai miei
gusti! I denti fremettero quando colsi l'odore di un nuovo pasto.
Oh,
questo sì che è il dolce soave
nettare degli dèi! Sempre che esistano...
Con
una risata mi staccai dal corpo
esamine e caddi per terra. Sentire quel calore propagarsi lentamente
nel mio corpo è una sensazione stupenda. Mentre mi
accoccolavo con
le braccia che avvolgevano il ventre, il luogo dove si raccoglieva
quella sensazione luminosa, una figura cercò di farmi alzare.
-Lasciami
andare!-, boffonchiai mentre
mi ripuliva dal liquido scuro. Risi al suono della mia voce.
-Sara,
torniamo all'Hotel e riposati un
po'-, suggerì preoccupato.
-No!
Non mi va! Voglio dormire qui!-,
mi lamentai. Possibile che non capisse quanto era comodo quel vicolo?
-Dai
Sara! Devo ripulire il casino che
hai lasciato dietro!-.
-Io
non ho bisogno del tuo aiuto!
Yuki!-, al mio richiamo la bambola uscì dalla mia veste e si
ingrandì fino a diventare quella stoica che ero solita
vedere, -Ci
dovrebbero essere altri tre cadaveri oltre a questo in
Città-, non
potei evitare di ridere,- Falli sparire e se non sono completamente
proscugati saziati pure! Oh, come sono buona!-, iniziai a ballare
canticchiando. Ignorai deliberatamente Adam che confabulava con la
mia serva. Perché continuava a parlargli se le avevo dato un
ordine?
Di colpo ballare non era così divertente.
-Yuki-,
ammonì con voce seria senza
guardarla,- ti ho dato un ordine-. Sentì il suo corpo fare
una
riverenza e scomparire col cadavere.
Sentì
l'euforia scemare e la
stanchezza iniziò a dominare sulle mie braccia, ma prima di
sprofondare nel sonno dovevo fare ancora una cosa.
-Adam!-,
chiamai con tono allegro e gli
saltai al collo. Lui prontamente mi accolse fra le sue braccia, anche
se sospirando.
-Sei
molto strana.... Quindi se ti sazi
troppo hai gli stessi effetti di un umano ubriaco-.
-Dieci
punti ai griffondoro!-, urlai
fingendo un'ovazione con l'alito e le braccia e nel frattempo mi
avvicinai stampadogli un bacio sulle labbra. Cogliendo a favore la
sua reazione sorpresa raggiunsi il mio vero obiettivo: il mio palmo
si abbatté sulla sua guancia con un suono secco e sonoro.
-Ora
sì che mi sento meglio!-, gridai
al cielo ridendo e caddi malamente sul terreno.
..................................
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Capitolo 14 *** Famiglia ***
Superare
i confini europei non fu
drammatico, ma la dogana era tutt'altra cosa.
Adam,
aveva una conoscenza a
Barcellona, che la aiutò per i documenti falsi. Sara, ormai
era
pronta a queste evenienze, mentre quando lui era "in fuga"
andare in giro senza dei documenti era facile e poco insolito.
La
vampira dovette trattenersi, quasi
provando un dolore fisico, dal mangiare qualsiasi umano incontrasse
per strada. Scelsero un traghetto che superasse lo stretto di
Gibilterra in mezz'ora e nonostante questo, dovette nutrirsi di Adam
per placarsi.
Ormai,
lei era la tremenda belva che
popolava le paure degli umani da secoli: sanguinaria e al limite
della follia.
Quando
toccarono il suolo del nuovo
continente, la tensione la si poteva percepire a distanza,
proveniente dai solo corpi come onde invisibili. Gli umani,
istintivamente si allontanavano da loro e a Sara fu agevolato il
compito di controllarsi. Non aveva mai provato una sete e una fame
così vorace in tutta la sua vita plurieonica! Il dolore
fisico le
teneva la mente lucida, ma a volte, per colpa di esso si ritrovava
con uno sterminio tra le mani. Il suo umore peggiorava ogni volta, ad
ogni assalto incontrollato aggiunto, si richiudeva in un apatico
silenzio.
Adam,
la lasciò fare, sapendo che per
la sua incolumità sarebbe meglio assecondarla il
più possibile; e
inoltre, era curioso di scoprire cosa le aveva accennato in quel
famoso discorso prima di partire. Sospirò, ricordandosi del
patto
che avevano fatto in un continente differente.
Magari,
scoprirò, un giorno, che la
mia famiglia è geneticamente incline alla malasorte.
Con
questa perplessità, prese la mano
della sua consorte e la aiutò a scendere dei gradini.
*****************************
La
cacofonia della città fu la prima
cosa che sentirono appena scesi dal treno. Gli ci erano voluti ore ad
arrivare a destinazione: Agadir. Una delle città
più famose del
Marocco, affacciata al mare, nota per l'olio d'argan e per la
bellezza delle donne del luogo.
Sara
allentò il foular che le
avvolgeva la testa in cerca di frescura, sebbene fosse la fine
dell'anno e la città era molto ventilata, si
sentì avvampare di
calore e le parve di scogliere col proprio passaggio la poca neve che
incontrava per strada. Lasciando perdere gli schiamazzi di alcuni
uomini, nonostante era accompagnata dal suo consorte, e i pullman che
lasciavano la stazione per l'ultima corsa della giornata, si diresse
a piedi al limitare della città. Quando la luna divenne
l'unico
astro più luminoso del cielo e il vento di salsedine era
scomparso,
si fermò in mezzo ad un campo di olivi. Iniziò ad
annusare l'aria,
fino a raggiungere la fila centrale e dopo aver annusato quasi tutti
gli olivi della fila, si fermò.
Adam
inarcò il sopracciglio mentre
incrociava le braccia, stava per finire la pazienza, fra il
traghetto, il treno e la breve camminata
silenziosa avrebbe
potuto sterminare una famiglia se non avesse ricevuto almeno una
risposta. In quell'istante, Sara tirò fuori il coltello, con
un
gesto veloce e incurante si ferì la mano, facendo scorrere
la linfa
scura alle radici dell'Ulivo. Leccandosi la lacerazione fece due
passi indietro e Adam le chiese che stava facendo, iniziando a temere
per la sanità mentale della donna quando per risposta
ricevette un
sorriso.
Il
cigolio rumoroso fu il suono che
iniziò a predominare in quella notte, mentre l'albero si
districava
dai suoi naturali nodi e si aprì fino a formare con tutto se
stesso
una parete concava come quella di un pozzo.
-Porcaccia
la miseria!-, imprecò
l'uomo e spalancò la bocca nel vedere Sara buttarsi in
quella
voragine oscura.
-Sara!-,
gridò appoggiandosi sul legno
e non sentendo risposta si buttò con un salto, cercando di
raggiungere la sua consorte.
Si
ritrovò in una galleria
sotterranea, scavata nella nuda terra e ornata di radici, dove la
tenebra fredda era sovrana incontrastata. Cercò con l'udito
e
l'olfatto la vampira, ma scoprì il naso ostacolato
dall'umidità e
le vibrazioni venivano assorbite dal terriccio per buona parte. Un
ringhio animalesco nacque dal suo petto mentre fermò il suo
cuore e
si preparò ad usare un oblige .
Si
accucciò sul terreno ed esso
divenne una estensione del suo corpo, chiuse gli occhi e
mandò dei
piccoli ringhi regolari dalla gola, aumentando l'intensità,
finalmente il suono fu ostacolato da due corpi presenti nella
galleria. Duecento
metri davanti a me. Dieci secondi.
Calcolò
mentre cambiò posizione per lo scatto, istintivo il piccolo
ringhiare continuò ad essere emesso dall'addome.
-....
non è come pensi! Ascolt-,
riconobbe la voce femminile di Sara essere interrotta da un'altra,
più roca della sua:- Non m'interessa! Tu non sei la
benvenuta qui!-,
sputò sul terreno mentre Adam fece la sua comparsa.
-Yalahwui! Non
è possibile!-,
imprecò la sconosciuta e dopo un attimo di silenzio parve
riprendersi, molto più adirata di prima, -Tu! Lurida
puttana! Come
hai osato coinvolgermi?! Sapevo che eri la disgrazia della nostra
famiglia! Non ho finito di piangere la morte di mia figlia che ora
devo temere per la mia!?-, imprecò avvicinandosi
minacciosamente con
un bastone. Adam, si mise davanti a lei, con fare protettivo e
ringhiante.
La
donna spalancò dalla sorpresa la
bocca e successivamente la serrò in un ringhio di risposta.
-Fermi!-,
urlò la donna gravida
posizionandosi in mezzo ai due, -Potete evitare di cercare di
scannarvi a vicenda?! Abbiamo questioni più importanti che
ucciderci
a vicenda! Personatemi per avervi coinvolta ma siete l'unica persona
degna di rispetto che mi è venuta in mente-, le lacrime
iniziarono a
rigarle le guance, - Per favore, permettetimi di spiegare!-,
sussurrò
prima di svenire per la fatica e la fame.
Adam
la prese prontamente e la cullò
contro di se mentre guardò la figura in piedi davanti a loro
due.
-Cosa
ha-, pronunciò dopo un silenzio
riflesso.
-È
incinta-. La donna arretrò come se
fosse stata colpita fisicamente e sussurrò una preghiera
spaventata
prima di ritornare quasi impassibile.
-Seguimi-,
ordinò facendo comparire
una fiamma sull'estremità del bastone e usandolo a mo di
torcia.
**********
Mariam
e Fatima si guardarono trovando
intesa e si buttarono dall'enorme grattacielo.
L'odore
era flebile, consumato dal
vento, ma ancora percepibile.
-Sono
passati per di qua-, confermò
col naso all'insù.
L'altra
figura annuì e si diresse
verso un'hotel, la donna riccioluta e sensuale sbuffò
aspettando il
ritorno della compare nella notte gelida di fine anno.
Sospirò
una nuvola di vapore e si mise
a danzare in mezzo alla via, ignorando i pochi passanti e
divertendosi a vedere le balze del mantello bordeaux.
Ci
siamo vicini, li abbiamo quasi
presi.... Spero solo di arrivare in tempo.... Almeno prima delle
Concubine Reali. Un altro
sospiro invernale e la compare uscì al
freddo.
Si
incamminò per chissà dove e
silenziosamente fu seguita.
La
notte come loro alleata e le ombre
come loro protettrici.
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Capitolo 15 *** Epilogo ***
-Vittoria!
Io invoco la vittoria!
Che il mio desiderio possa avverarsi: Distruggi i miei nemici!
Dispersi nell'ignoto saranno i loro corpi! Sofferenti per
l'eternità
saranno le loro anime! Per sempre dannati i vostri eredi per
l'oltraggio che mi hai recato!-, la voce
dell'anziana signora ben
presto ringiovanì e Mariam riconobbe il timbro di sua
sorella-,
Imperatore!
Non siete altro che un impostore! Come hai osato! Come
hai potuto farlo! Hai condannato la mia famiglia per il potere! E ora
ricomettete lo stesso errore!-, le
lacrime solcavano il suo
volto, coppiose e incontrollabili. La figura, come dipinta da un
pennello, emerse dall'oscurità stringendo un fagotto di tela.
-Hai
ucciso il mio bambino!-,
urlò con tanto dolore da costringere la vampira a tornare al
presente e interrompere la visione, svegliandosi ancora sulla nave e
mirando le tenebre acque del mare mentre pregava di poter impedire
quel futuro apparso così violentemente un mese prima.
Talmente
orribile e con così tante probabilità di
avverarsi che fu costretta
a lasciare La Corte in segreto, temendo una punizione del suo
sovrano. Ma se quel futuro si avvererà non ci
sarà nessun
sovrano...
La
treccia scivolò dalla sua spalla,
affiancandole il seno, mentre portò gli occhi sulle sue mani.
Devo
arrivare in tempo! Prima che la
Nonna le parli domani pomeriggio!
Angolo
dell'autrice:
Bene!
Con questo piccolo frammento,
perché non si può definire 'capitolo', concludo
ufficialmente il
secondo libro e vi ho dato anche uno spunto su cosa
succederà nel
prossimo libro, o forse no? ;) Sarei onorata di aveere I vostri
commenti xD Al terzo (e spero ultimo) libro!
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