Briciole Parigine di saretta_ (/viewuser.php?uid=19388)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologuè ***
Capitolo 2: *** Miétte Particulier - c'est l'amour! ***
Capitolo 1 *** Prologuè ***
Briciole Parigine
Paris, 1894
« Approche, venite,
messeri e madame! »
Trillava una giovine
dal fisico sodo e asciutto, che piroettava con grazia in mezzo alla
piazza, mentre i lunghi nastri colorati che le stringevano due graziosi
mucci castani sopra la testa roteavano con lei in un turbine vivace.
« Venite a vedere lo spettacolo più esclusivo di tut le monde!
»
Disse ammiccando,
mentre un nugolo di plebei allungava incuriosito il collo. I bambini si
erano già raggruppati sotto il piccolo palco di legno.
« Io sono Tenten, venite tutti qua »
cantilenò la giovane, iniziando a tirarsi fuori dalle
piccole tasche nastri che sembravano non avere fine «
c’è qualcosa che vi stupirà!
» rise forte e, con un gesto veloce, tirò fuori
dalle tasche anche della polvere grigia che gettata in aria
provocò scompiglio.
Ma dopo pochi attimi,
la polvere si era diradata, e Tenten esibiva un diverso abito, con un
maglia che sembrava più che altro un incidente fra colori e
pantaloni aderenti verde acido, che scomparivano in scarpette da
giullare.
Iniziò a
roteare i lunghi nastri, in una coreografia mozzafiato. Sembrava avere
mille mani per quelle mille fasce che volteggiavano
nell’aria, si incrociavano e mischiavano. I bambini
ridevano, e sempre più gente si avvicinava,
sussurrando fra loro.
« Sono zingari »
« noi lavoriamo e loro fanno volare dei pezzi di stoffa
»
« sono sporchi, e malati »
« allontanate i bambini! »
« È magia nera! »
Tenten
avvicinò una mano all’orecchio, sorridendo
sorniona, e sbattendo le folte ciglia.
« Magia nera?
»
Cinguettò,
mentre con l’altro mano continuava a far muovere dei nastri.
« Oh, no, no, no » disse, offesa «
questo… è molto meglio della magia! »
E, come chiamati, dai
tendoni dietro il palchetto improvvisato spuntarono personaggi ambigui,
coperti da maschere, con gonne svolazzanti o pantaloni stravaganti,
tutti con paccottiglia al posto di gioielli che tintinnava, strideva,
luccicava.
I compagni circensi di Tenten scesero fra la folla, urlavando
e ridendo sguiatamente.
Nel frattempo Tenten,
con un balzo agile, salì sulle spalle di un omaccione dalla
faccia gentile e i capelli rossicci, entrato con gli altri suoi
compagni.
« Vai Choji! » gli disse all’orecchio. Il
ragazzo annuì, le prese le caviglie, e la lanciò
in aria. Tenten roteò con graziose capriole e giravolte,
seguita dagli ooooh degli
spettatori.
Mentre scendeva a terra, Choji la prese in braccio, poi la
lanciò nuovamente, e Tenten atterrò sulle spalle
di un ragazzo dietro Choji, dai canini acuminati luccicanti in quella
giornata di maggio, appena entrato.
Con un ennesimo salto,
la moretta sparì dietro il tendone.
« Piacere, Kiba è il mio nome, di questo cagnolino
sono il padrone! » intonò con voce forte il
ragazzo dai canini acuminati, mentre da dietro le sua gambe appariva il
muso tenero di un cagnolino bianco.
Fu accolto dal
gridolino eccitato dei bambini e, ben addestrato, il cane
andò a leccare le loro mani tese.
Kiba
posizionò cerchi, asticelle da saltare, e altro. Il cane
fece tutto quello richiesto, compresi salti difficili persino per gli
essere umani.
« Ma state attenti, miei cari signori, niente è
come appare, applaudite a priori! »
Il cagnolino
inarcò la schiena, abbaiò aggressivo e si
trasformò in una versione di se stessa tre volte
più grossa. Il sorriso appuntito del cane era molto simile a
quella del padrone.
I bambini urlarono di
paura, uno più piccoli degli altri si mise a piangere.
« Oh piccolo non disperare, Akamaru anche piccolo sa tornare!
»
Ubbidiente, il cane
riprese la sua forma minuta.
« Ehi Kiba, adesso tocca a noi! »
Gridavano gli altri
zingari, spingendolo scherzosamente verso il tendone.
All’improvviso,
scoppiarono alcune bombolette poste ai lati del palco, e quando i
coriandoli smisero si svolazzare, tutti gli attori erano spariti,
compresi gli attrezzi per Akamaru.
Rimaneva solo una
piccola figura accartocciata contro il tendono.
La figura si
alzò piano, facendo roteare i polsi. D’un tratto
partì una musica allegra e ritmata, suonata con chitarre
piccoli, tamburelli e flauti dai suoi compagni che erano ancora fra la
folla; la figura prese vita, e con una ruota veloce completata da un
salto all’indietro arrivò davanti alla folla.
Fece una bella e ironica riverenza al pubblico, tenendosi in
alto un lembo della gonna rossa, e mostrando spudoratamente il seno
appena sbocciato che si intravedeva dalla camicetta aderente e con
scollatura quadrata; un tripudio di scialli, collanine e fasce
completava l’abbigliamento.
Era una bella ragazza,
dai grandi occhi smeraldini e strambi capelli rosa. La gente li
indicava sogghignando maligna.
« Ecco Sakura, la più bella danzatrice del mondo!
Avanti tesoro, gira in tondo, gira, gira! » la
incitò Tenten, comparendo dalla cima del tendone –
chissà come ci era arrivata, poi.
Sakura rubò
con una linguaccia il tamburello a una zingara fra il pubblico, e
incominciò a suonarlo in armonia con i tintinnii dei
braccialetti alle caviglie e al polso.
In una danza compitata, mostrò la sua abilità da
contorsionista, portandosi entrambe le gambe dietro il collo e
camminando sulle mani.
Mentre scendeva in
spaccata, strizzò l’occhio a un ragazzo fra la
folla, un tipo alto e con una zazzera di capelli biondi in testa.
Il ragazzo, che sembrava un plebeo come gli altri, scattò
invece in direzione del palco, e accompagnò Sakura nel ballo.
Il biondo la fece
roteare su se stessa sempre più veloce, poi la prese in
braccio, la girò sulla schiena in posizione orizzontale, e
presa a roteare lui, così veloce che si vedeva solo una
sfumatura gialla e rosa.
Poi si fermarono in
posa, e il ragazzo rubò un bacio appassionato a Sakura.
Una testa mora fece
capolino da dietro la tenda rosso porpora.
« Sakura, Naruto, prendetevi una stanza! »
Gridò Kiba,
ampliando la voce con le due mani a forma di cono vicino alla bocca.
Questo scosse
l’ilarità generale.
Sakura fece un sorrisetto che aveva anche un non so che di imbarazzato.
Si perse un istante negli occhi cobalto di Naruto, e
riacquistò il coraggio per finire la scena.
« Che ci volete fare, Parigi è la città
dell’amore! »
Disse al pubblico,
stringendo la mano del ragazzo, che arrossì
impercettibilmente. Naruto fece un passo, ridendo imbarazzato, ma cadde
dal palco.
Il pubblico rise, soprattutto i bambini.
Quando risalì sul palco, aveva un nasone lucido e rosso al
posto del suo vero naso.
« Sakura, dammi un bacinoooo… »
gridò Naruto, la voce impastata per quel naso supplementare.
Tese le braccia e sporse le labbra, ma Sakura, con una finta
espressione disgustata, lo spinse all’indietro.
Il biondo cadde con un tonfo.
Gli venne lanciato un triciclo minuscolo, e Naruto
provò ad andarci sopra.
« Lo faccio per te, Sakura! »
Ma dopo pochi giri, cadde rovinosamente, con un ruzzolone studiato e
ridicolo.
I bambini piangevano
dal ridere.
Tenten
tornò sul palco, con un sorriso smagliante.
« Va bene, adesso però via, tocca anche agli
altri! Sparite! »
Sakura si sciolse uno
scialle viola dalla vita, lo aprì con un movimento ampio, e
lo adagio sopra lei e il ragazzo. In meno di un attimo, lo scialle
cadde a terra con uno svolazzo leggero.
Tenten prese lo
scialle, per far vedere alla incredula folla che sotto non
c’erano più i due fidanzatini. Si levò
un crosciare di applausi.
« Mi hanno preso alla lettera » constatò
sorpresa Tenten, mentre il pubblico rise di nuovo. « Credete
che sia finita qui? Ce ne sarebbe da far vedere per tutto il
dì…»
« Ma andate a lavorare. »
La interruppe una voce
femminile, proveniente dal pubblico.
Tenten ridusse gli
occhioni color cioccolato: « chi ha parlato? »
chiese.
Una ragazza si fece
spazio fra la folla. Portava sotto il braccio un grande cesto
contenente violette, bocche di leone e margherite di campo.
Dalla cuffietta candida spuntavano lunghi capelli biondi raccolti in
una coda bassa.
« Io. » disse solamente, mentre poggiava la mano
libera su un fianco.
Tenten si
inchinò beffardamente nella sua direzione « con
chi abbiamo l’onore di parlare? »
« Ino Yamanaka, e posso vantarmi di lavorare.
»
Rispose, alzando il
viso. Aveva un nasino alla francese, squisitamente
all’insù, un espressione spavalda e due grandi
occhi turchini.
Tenten la
invitò a salire sul palco.
« Vedi, Ino, anche noi lavoriamo. Solo che noi ci divertiamo
a farlo »
spiegò con un sorriso a trentadue denti « e non ci
ridurremo a vecchie zitelle che non hanno mai visto il mondo.
»
Concluse. Ino divenne
rossa dall’ira « come ti permetti, schifosa,
lercia, infimo scarto della società! »
Tenten
assottigliò le labbra, pronta per una rissa. Ma si
contenette: prima di tutto lo spettacolo.
« Su, su non ti arrabbiare! Guarda, per fare pace ti faccio
conoscere un mio amico, cosa ne dici? »
« Te lo ripeto, io devo lavorare. »
«Dai, due minuti! »
Dalle tende fecero
capolino tre ragazzi, uno portava due sedie, l’altro un
tavolo – che posizionarono sul palco – e
l’ultimo si trascinava stancamente, le braccia molle lungo i
fianchi.
« Ecco a voi, Shikamaru Nara! L’uomo più
intelligente del mondo! »
Ino inarcò
un sopracciglio chiaro: quello? Quello che continuava a sbadigliare e a
grattarsi il sedere sarebbe l’uomo più
intelligente del mondo? Si lasciò sfuggire uno sbuffo
scettico.
Tenten quasi la prese
da sotto le ascelle, e la fece sedere davanti a Shikamaru.
Lui
sbadigliò, poi disse: « ti chiami Ino. Fai la
fiorista, sin da quando eri bambina, perché anche tuo padre
è fiorista. Ti atteggi a donna di strada, ma brami al
perfetto bon ton delle aristocratiche. Sei frivola, a tratti
superficiale. Però ti piace stenderti sui prati, quando vai
a raccogliere i fiori, perché nascondi un animo profondo
sotto quella patina. Sei diffidente per natura, perché
è la strada che ti ha insegnato questo. »
Ino lo fissava a bocca
aperta, e si rendeva conto che c’era un silenzio assurdo.
« Cosa diavolo… »
Shikamaru non la fece
finire, e alzò il viso, incontrando i suoi occhi per la
prima volta. Sembrò leggervi qualcosa, perché per
un secondo perse quell’espressione annoiata.
« E hai un gran bisogno d’amore. »
La bionda
aprì e chiuse la bocca, bofonchiando un « che
cavolo dici », ma la discussione finì
lì, perché il pubblico iniziò a urlare
e a correre come topi in trappola.
« Sono arrivati! » gridavano.
Dal fondo della piazza arrivò un crosciare di zoccoli:
appartenevano a soldati a cavallo, con lucenti armatura addosso, che si
dirigevano spada sguainate verso gli zingari. Ma loro erano pronti.
Tenten tirò
fuori i suoi nastri, e a questi attaccò dei piccoli pugnali
che maneggiava con competenza incredibile. Attaccava un soldato dopo
l’altro, senza ucciderne nessuno.
Sakura
balzò su un cavallo insieme a un cavaliere, e diede un
portentoso calcio al conducente, disarcionandolo.
Akamaru si
attaccò alla gamba di un altro, e il suo padrone fece lo
stesso con il braccio del cavaliere.
Ino guardava
spaventata la scena, e vide per caso una carrozza in lontananza, con lo
stemma degli Hyuuga.
Chiaro. Erano stati
gli Hyuuga – loro che odiavano ogni tipo di confusione,
divertimento o quant’altro non nella norma - a
ordinare l’attacco, sguinzagliando persino
l’esercito reale. Alla fine, erano loro che comandavano,
mentre il Re faceva la bella vita a corte.
Ino prese
d’istinto la mano a Shikamaru, conducendolo a forza fuori da
quel bordello.
Per condurlo
a casa, il primo posto sicuro che le venne in mente, doveva passar per
forza vicino alla carrozza. Cercarono di essere invisibili,
appiccicandosi al muro, ma sentirono lo stesso molto bene le voci
provenienti dal cocchio.
« Capitano Uchiha, li voglio tutti fuori da Parigi. Vivi, o
morti. »
« Sì, signore. »
Ino, curiosa,
sbirciò nella cocchio, allungando il collo: Sasuke parlava
da cavallo a Neji Hyuuga; questo non era che il gelido nipote
dell’ormai defunto Hiashi Hyuuga, il vecchio capofamiglia, ma
la vera primogenita – Hinata, al fianco di Neji nella
carrozza – era troppo dolce e troppo debole per prendere il
comando.
E Neji non se l’era fatto ripetere due volte.
Ino fece segno a
Shikamaru di fare ancora più piano, e cercò di
sgattaiolare nei vicoli parigini. Erano quasi arrivati allo sbocco di
una stradina sicura, quando una voce tagliente e canzonatoria li
bloccò sul posto.
« Dove vai, Yamanaka? »
Ino si girò
lentamente, incontrando il muso sbuffante del cavallo.
Sasuke la fissava dall’alto al basso.
« Vado dove voglio, Sasuke. »
Rispose beffarda.
« Capitan Uchiha, per piacere. »
« Sasuke, guarda che quando Itachi torna dalla sua
scappatella con Shisui, ridanno a lui il ruolo di capitano, cosa credi?
»
Sasuke la fissava con
incredibile cattiveria: « non fare la furba con me,
Yamanaka… e chi è lui, un tuo amico? »
domandò con ironia, accennando con la testa a Shikamaru.
Ino
deglutì. Sasuke sapeva che era uno zingaro.
« Lui è il mio ragazzo. »
Rispose prontamente.
Prima che l’Uchiha potesse ribattere, arrivarono degli
schiamazzi piuttosto alti dalla piazza.
« Vai Sasuke, il dovere ti chiama. »
Sorrise vittoriosa
Ino, salutandolo con la mano tesa.
Sasuke
arricciò il naso, e poi si diresse verso gli schiamazzi.
Vedendo che arrivavano dalla Carrozza Hyuuga, spronò il
cavallo a correre.
Tenten
camminava sulle mani sopra la cocchio, acclamata dal pubblico.
Tutti i soldati si
diressero verso di lei, e Kiba ebbe il tempo di rubare Hinata e
portarla in piazza, ballando con lei e Akamaru.
« Ehi dolcezza! Sei troppo bella per un tipo così.
»
Hinata
arrossì furiosamente, lasciandosi trascinare come una
marionetta.
« È-è mio cu-cugino.
»
Balbettò,
nascondendo il viso fra le mani. I lunghi capelli le scivolarono in
avanti.
Kiba le tirò indietro la chioma corvina, le alzò
il viso con le forti e ruvide mani, e accarezzò le sue
pallide guance con i pollici.
« Allora ho ancora una speranza. »
Hinata si morse il
labbro inferiore, e lo seguì placidamente mentre Kiba la
trainava via dalla piazza rumorosa. Non urlò, ne
cercò di ribellarsi: chi l’avrebbe sentita, o
aiutata, in quel casino? E poi, difficile ad ammetterlo, la mano di
quel selvaggio sconosciuto era calda e rassicurante.
Nulla a che vedere con
la freddezza tipica dei suoi parenti.
Intanto i soldati
erano arrivati sul tetto della carrozza e Tenten, con una destrezza e
un’abilità incredibile, li fece fuori con qualche
calcio e legò gli altri con un nastro, buttandoli
giù in strada. Gli abitanti della Parigi povera la
acclamavano come se fosse un'eroina.
Poi la moretta
entrò nella carrozza, sedendosi composta vicino a Neji.
Lui si
allontanò velocemente, con un espressione disgustata.
Era una zingara, mentre
lui, lui era un nobile d’alto livello.
Tenten fece
finta di non capire perché lui si scostò, e si
odorò le ascelle.
« No, non
puzzo. »
Disse ridendo, poi gli
saltò cavalcioni e li prese il viso fra le mani.
Prima che potesse fare
altro, lo baciò con foga.
Aveva strani occhi
quel nobile – non sapeva che erano simbolo
dell’essere un Hyuuga – freddi e glaciali, ma erano
così, com’era quella parola inglese? Sexi. Sensuali.
Sensuelle, direbbero i francesi.
Il bello di essere una girovaga
è la moltitudine di lingue che si imparano,
pensò scioccamente, mentre accarezzava la lingua del ragazzo
con la sua – approposito,
chissà come si chiama?
Poi si
staccò, strizzando un occhio, e fuggì dalla
finestrella: ma venne afferrata da Sasuke, arrivato appena in tempo.
« Ehi! » gridò, scalciando.
« Ne ho presa una, Signore. »
« Capitano, pensi a recuperare mia cugine invece. »
Ordinò
Neji, sbucando dalla finestra.
« Ma… »
« Mia cugina, capitano. La trovi, immediatamente. »
Ribadì.
Sasuke
lasciò Tenten, che appena tocco terra, raggiunse i suoi
compagni per fuggire; non senza rivolgendo prima un ennesimo sguardo
significativo a Neji.
Si, non sarebbero
andati via così presto, da quella città.
Naruto e Choji,
insieme agli altri, combattevano sfoderano armi e agilità,
ma i soldati continuavano ad arrivare.
« Ritirata! » urlò Tenten, e in men che
non si dica, lei e i suoi compagni si mischiarono fra la folla,
dileguandosi. Si erano portati dietro tendaggi e costumi, ma il
palchetto di legno era ancora lì: i soldati lo distrussero,
tanto per fare qualcosa.
Sasuke e i suoi sottoposti intimarono la plebe ad andare alle loro
faccende, ma nessuno si premurò di ascoltarli troppo: quello
era un pettegolezzo troppo succulento per non sparlottare subito.
Ma, credetemi, a Paris
rien n'est étrange.
Basterà qualche settimana, e la storia dei misteriosi e
bellissimi zingari sarà dimenticata, una briciola fra le
mille strane storie di quella magica città.
Una briciola, come quelle del pane che la vecchietta pazza della casa
lillà divide con i piccioni.
Eppure, una briciola è composta da particelle ancora
più microscopiche.
Vi interessano? In fondo, ci sono storie più grosse,
più importanti.
Ma ricordate, è nelle cose piccole che si riconoscono i
grandi.
Non sottovalutate le briciole.
Naruto ©
Kishimoto-sensei
___
Sau ^^
Lo so, devo ancora aggiornare [shin], la mia prima raccolta, ma dovete
capirmi, devo scrivere una - la mia prima - ShikaTema, e visto che ci
sono scrittrice bravissime che dedicano anima e corpo in questa coppia,
voglio almeno fare una shot decente su di loro >.<
Quindi ho un piccolo blocco ^^ e quest'idea del circo a Parigi... e poi
intrufolarmi fra le piccole coppie che si formeranno... mi ha troppo
ispirata, non potevo resistere xD
In ordine cronologico, e non d'importanza, le coppie saranno:
ShikaIno - NaruSaku - KibaHina - NejiTen /piccolo spunto
SasuTema
Devo dire che con Tenten mi sbizzarisco!xD
Ultimo capitolo, sarà un epilogo semplice semplice.
La struttura è questa.
Gli aggiornamente saranno il più rapidi possibili, ma sabato
parto, quindi fino all'inizio d'agosto poi le mie longfic saranno
sospese.
Un bacio a tutti ^^
sa
|
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Capitolo 2 *** Miétte Particulier - c'est l'amour! ***
Briciole Parigine
Miétte
particulier - Shikamaru x Ino
« E muoviti! »
Il tono della ragazza
bionda era spiccio e terribilmente esasperato, mentre tirava per una
manica la giacchetta di un suo, probabilmente, coetaneo dai capelli
irti e scuri; c’è da dire che, nel frattempo, con
il braccio libero circondava un intero ed obnorme cesto di fiori il
quale,
scombussolato per una precedente fuga da un capitano della
guardia reale –una sciocchezza quindi, aveva deciso di far
traboccare il su contenuto a tratti sulle sporche strade
parigine.
La ragazza bionda si
fermava ogni pochi minuti grugnendo e raccogliendo bocche di leone e
violette, e Shikamaru non sembrava minimamente disposto a facilitarle
il compito. Anzi, secondo il modesto parere del compagno, doveva anche
ringraziare che la seguisse docilmente, senza fare troppe storie.
La verità
è che il ragazzo era preoccupato: sentiva ancora gli urli
provenienti dalla piazza, insieme a qualche rumoroso e angosciante
sparo, che secondo le illustrissime menti reali, serviva sempre a riportare
la calma.
Shikamaru sapeva che,
quando c’era un retata – ovvero sempre -
bisognava fuggire ognun per sé, per poi radunarsi nel punto
di incontro stabilito in antecedenza.
Se mancava
qualcuno, i suoi compagni non partivano.
Ma era comunque preoccupato che qualcuno potesse essere stato
catturato.
Poi sorrise, pensando
che dovevano essere una bella coppia, lui e Ino, da vedersi: lei
trafelata, rossa in viso per lo sforzo di trainarlo, borbottando un
« cane pigro che non sei altro » ogni due minuti
all’incirca, fiori sparsi dappertutto, persino fra i capelli;
lui che stancamente strascicava un piede dopo l’altro, la
testa lasciata penzolare avanti e indietro, mentre sbadigliava
sonoramente, e non cercava nemmeno di convincerla che stesse ascoltando
le sue lamentele.
Ma le strade parigine
ne hanno viste di tutti i colori: quella era solo un’ennesima
stranezza. E fra angoli bui a cui si alternavano prostitute di basso
rango – in piena mattina – e delinquenti,
finalmente arrivarono a una bassa casupola dai muri sporchi, illuminata
da caldi raggi solari che filtravano fra i vicoli.
Proveniva
però un delizioso profumo di fiori da quella sciatta
casetta, un profumo che non c’entrava proprio nulla con
quell’ambiente.
Ino
entrò silenziosamente dalla porta di legno, e
intimò a Shikamaru di fare la stessa cosa con un indice
pigiato sulle labbra.
Entrarono in una
stanza chiara abbastanza grande, con un bancone di legno e tanti di
quei fiori che la forte fragranza ti dava quasi alla testa.
Dietro il bancone, un
uomo di mezza età tagliava distrattamente delle rose
rosse dalla misura diseguale per riporle in un vaso di
terracotta.
Strisciando sul
pavimento, i due ragazzi arrivarono alle stanze dopo il negozio, che
funzionavano da abitazione. Ino si diresse in cucina,
accennò con la testa a una sedia e Shikamaru si
lasciò cadere pesantemente su di essa.
« Allora… » iniziò
la bionda « vuoi spiegarmi perché hai detto quelle
cose su di me, giù in piazza? »
Il ragazzo si
sturò un orecchio, si stiracchiò e
poggiò il viso sui palmi.
« Non ci arrivi? - e qui la bionda gli gettò uno
sguardo addosso così fiammante d'ira che lo costrinse a
ingoiare un boccone a vuoto, rimangiandosi così la domanda -
Volevo dire, ehm ehm, ti chiami Ino, e
l’ho sentito da dietro la tenda, fai la fiorista fin da
piccola perché gestisci con gran manualità quel
cesto di fiori ingombrante e pesante per una ragazza, e ho dedotto che
pure tuo padre facesse il fiorista, visto che sei così
abituata. Sei una plebea sbadiglio e non
è difficile intuirlo con tutte le parolacce che dici, ma ti
sposti i capelli, hai espressioni facciali, e cammini in un modo che
ricorda le nobildonne. Sei superficiale perché ti sei
accorciata la gonna fino al ginocchio, e stretta il camicione come se
fosse un corpetto. Ti stendi sopra i prati perché hai tracce
verdi sulla schiena, e i prati sono il posto perfetto per pensare,
quindi ho ipotizzato che avessi un animo più profondo di
quello che fai credere. Sei diffidente come tutte le donne di strada,
probabilmente hai anche avuto problemi nell’infanzia.
»
Terminò,
mentre le palpebre si abbassavano pesantemente. Ino lo guardava con le
braccia incrociate al petto e la fronte corrugata.
« Se è così potrebbe dirle chiunque
‘ste cose. »
« Non chi non è abbastanza attento ai particolari.
»
« E, sentiamo, come spieghi il mio cosiddetto bisogno d’amore?
»
E qui la bionda
ridacchiò, scuotendo la testa, cinica.
« I tuoi occhi. »
Ino smise di ridere
immediatamente. « Prego? »
« I tuoi occhi. Sono tristi. »
Rispose con
un’alzata di spalle Shikamaru.
Ino portò istintivamente lo sguardo fuori dalla finestrella
della cucina.
« Ho indovinato tutto, vero? Non che avessi dubbi. »
La bionda
roteò gli occhi, sorridendo appena, mentre prendeva del pane
nero e lo offriva
gentilmente all’ospite. « Si, ci hai azzeccato,
più o meno. »
« Più o meno? »
« Io non ho
bisogno d’amore. Semplice. »
« Lo dici tu. »
« Certo che lo dico io! Chi deve dirlo? »
« Il tuo corpo. È da quando siamo arrivati che ci
provi con me. »
La informò,
rifiutando il pane e poggiando la testa sul tavolo di legno grezzo,
come prossimo – stranamente – ad addormentarsi.
Ino
spalancò la bocca, crucciandosi. « Cosa diavolo
dici! »
Trillò,
attenta però a non farsi sentire dal padre
nell’altra stanza.
Shikamaru
sbadigliò, grattandosi la schiena.
« Ma ti devo spiegare tutto? Hai i palmi rivolti verso
l’alto, il busto proteso verso di me, gli occhi languidi e un
sorriso quasi perenne. »
« Ma sei un fissato dei particolari! »
« Sono i particolari a parlarti della persona che hai
davanti. »
« E comunque non è assolutamente vero niente di
quello che hai detto. »
Sbottò Ino,
assottigliando le labbra rosate, e sedendosi di fronte al ragazzo.
Vide Shikamaru fargli un cenno con la testa verso le sue
mani, e rabbrividì constatando che i palmi erano in su. Li
rigirò velocemente.
Quella situazione era
davvero sgradevole, perchè era Shikamaru ad averla in pugno.
No, non andava
bene, non poteva essere così: era sempre Ino a mettere in
imbarazzo la gente, con la sua
ingenua malizia.
E adesso arrivava quello
lì e ribaltava la situazione? Eh no bello.
« Potresti aver indovinato, in fondo… »
Proruppe
d’un tratto Ino, alzandosi dalla sedia.
Shikamaru aprì di un poco le palpebre.
La bionda fece il giro
del tavolo, prese le spalle di Shikamaru appoggiandole allo schienale
della sedia, e poi si sedette a cavalcioni su di lui.
Si tolse la cuffietta
popolana e sciolse il laccio, lasciando che i capelli biondo platino
incorniciassero la sua figura.
Sorrise provocatoria,
accarezzando il viso di Shikamaru.
Rimasero a fissarsi
per pochi attimi, mentre la bionda giocherellava con i capelli
dell’altro.
Il suo respiro caldo sul collo di Shikamaru e la mano che continuava ad
affondare con lentezza fra la capigliatura del moro, solleticandola,
fece perdere per un attimo la concentrazione al ragazzo, appanandogli
la vista.
Aveva in mente solo una cosa.
Adatta sì a un giovane come lui, ma comunque ben poco casta.
« Ma mi spiace, genio,
adesso sono io che ho notato un particolare » rise poi Ino,
sollevandosi da Shikamaru e allontanandosi « ed è
la tua erezione! »
Il moro
sbuffò, senza darsi la pena di coprire quel serpentello che
premeva contro la stoffa dei pantaloni.
« Anch’io ho notato qualcosa »
controbatté, guardandola sorridere « la luce
diversa nei tuoi occhi. »
« E smettila di parlare così! »
« Si dice parlare
per metafore » borbottò « e
intendo dire che non sono più tristi. Perché ti
piaccio. Che seccatura. »
« Perché che seccatura? »
Domandò la
ragazza, piegando la testolina dorata.
Non
è una bella cosa che qualcuno ti trovi un bel tipo? Mica una
seccatura!
Vide il moro sbuffare,
incrociare le braccia e distenderle poi sul tavolo.
Sembrava come, beh,
come a disagio.
Ino ci mise qualche
secondo a collegare i fatti… e poi si illuminò.
« Ti piaccio! »
Shikamaru
sbadigliò, senza dare la minima importanza alle parole della
bionda.
« L’hai detto tu. »
« Oh, no » fece Ino, sedendosi sul tavolo e
lasciando dondolare le gambe « lo dice il tuo corpo!
»
Squittì,
sbatacchiando le lunghe ciglia.
Shikamaru
abbassò lo sguardo, e vide le palme delle mani rivolti
all’insù e… era diventato scemo, o il
suo torace era proteso verso di lei?
Allargò
stupefatto gli occhi neri dalla forma orientale, per poi sbuffare
più sonoramente.
« Che grandissima
seccatura. »
Grugnì,
mentre nell’aria si diffondeva la risata cristallina di Ino,
insieme al rumore di una sedia rovesciata
all’indietro, come se qualcuno si fosse buttato a
capofitto sull’ignara – assonnata
– persona seduta.
___
Eccumi qui! Mai avrei immaginato, sperato, sognato tante recensioni!
La mia prima briciola, anzi, la mia prima miétte,
è ovviamente particolare.
Ecco come semplice particolari hanno uniti Shika e Ino nell'altra
dimensione *.* come iniziare meglio questa raccolta parigina se non da
vera Mosca Bianca?! La cosa del busto proteso e i
palmi all'insù è vera, l'ho letta in un libro xD
DuniettaS
- grasie ^^ i tuoi
complimenti mi hanno fatto davvero molto piacere. Hai ragione, di
solito Tenten è una semplice comparsa, credo che
bisognerebbe considerarla di più! Con la pazienza che ha con
Lee e Neji... grazie ancora!
GiulyWNejixTen - devo
dire che prima mi è venuta l'idea, e poi avevo quasi deciso
di accantonarla per la somiglianza con la scena di Notre Dame venuta in
mente subito dopo... ho cercato di caraterizzarla il più
possibile ^^ Comunque Tenten è un personaggio straordinario,
a cui mi interesso da poco... spero di essere il più IC
possibile!
TopazSunset - Ecco la
prima parte del seguito! E io spero vivamente che continuerai a
seguirmi:)
celiane4ever - shi
shi, mi piace immaginarla faccia tosta Tenten!xD davvero ti ispira la
mia ff? >//<
evechan - continuata
il prima possibile!xD Adesso però per scrivere la NaruSaku
devo aspettare di aver il computer sottomano, quindi non prima
di Agosto ^^' grazie mille per la recensione!
Sheerer - fra i
preferiti? Sono... commossa!! Grazie mille! Ho aggiornato il prima
possibile, ma per un po' adesso mi sarà davvero difficile
avvicinarmi a qualsiasi macchina appena somigliante a un computer,
andando a putt.. molto lontano ecco ^^'
Talpina Pensierosa - Grazie
mille talpina *.* ...posso chiamarti così, vero?xD
inochan - ciao robi!
Grasie per il bentornata *.* shi adesso parto ma torno prestu se sei tu
a chiedermelo *.* !xD bacioni! Grazia per il commento tresor!
Mimi18 - beh, non
posso nascondere che questo tuo commento mi abbia fatto un piacere
immenso. Sei stato gentilissima, fin troppo, non mi merito tutti questi
complimenti, ma me ne compiaccio e mi ci sbrodolo dentro. xD
Grazie per la
recensione dettagliata: sono queste poche righe che spronano le persone
a continuare a scrivere, come un complimento sprona la ballerina a
continuare danzare. E, soprattutto, a migliorare.
Non è un
segreto su Efp [in quanto tu abbastanza famosa] che ti piaccia la
coppia NaruSaku: farò del mio meglio per loro, sperando
vivamente che basterà.
Grazie ancora!
gracy110 - oh
lo so ma ti giuro che non ho plagiato ç.ç anzi,
volevo non postare proprio questa ficcy perchè mi ha
ricordato quasi subito il famoso spettacolo, poi ho deciso di renderla
il più diversa possibile.
Va bene, lo ammetto:
per la parte di Sakura mi sono ispirata ad Esmeralda, soprattutto per
il vestiario. Ma non le trovi terribilmente assomglianti?!xD
Kaho_chan - grazie mille, davvero. Fa
sempre piacere quando una brava scrittrice ti lascia un commento. Per
[shin] non mi ci impegno poi molto alla fine, ma di Buio sono
abbastanza compiaciuta, e ho letto il tuo commento:) grazie ancora...
mille volte!
Prossima briciola, NaruSaku. Le
clown et ballaerina. Magnifico *.*
Peròòòòò... la
scriverò all'inizio di agosto probabilmente, quindi la
posterò su per giù la prima settimana d'agosto.
Prometto che farò del mio meglio per farmi venire l'idea di
una NaruSaku come si deve! In effetti ho tutto il tempo^^
Grazie mille anche a chi ha semplicemente letto.
sa
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