Ammissioni ritardate.

di Lady Atena
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6. ***
Capitolo 7: *** 7. ***
Capitolo 8: *** 8. ***
Capitolo 9: *** 9. ***
Capitolo 10: *** 10. ***
Capitolo 11: *** 11. ***
Capitolo 12: *** 12. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


Tony fece scorrere le dita callose sul fianco morbido di Pepper, le sorrise piegando il capo in avanti, intravedeva le iridi verde acqua di lei nella penombra della stanza; le lampade rossastre proiettavano ombre sfumate di arancio sui loro profili e sulle coperte che li avvolgevano. Pepper sorrise, gli strinse le braccia al collo aderendo con i fianchi nudi al ventre di Tony e inarcò le sopracciglia verso l'alto aggrottando la fronte.
“Avresti dovuto dirmelo subito” si lamentò.
Tony passò le dita su e giù sul fianco della donna in un fruscio di coperte, sogghignò appena inclinando la testa di lato; i capelli castano scuro scompigliati ricadevano contro il volto abbronzato in penombra.
“Volevo aspettare il momento giusto”.
Pepper incrociò le braccia, si tirò su poggiando le spalle contro i cuscini dietro di lei e socchiuse gli occhi indurendo le sguardo.
“Sono sicura che non parliamo della stessa cosa”.
Tony le strinse il fianco, la fece scivolare verso il basso e premette sulla pelle chiara di lei aderendo con il proprio petto definito contro i seni sodi della donna; le poggiò l'altra mano sulla spalla sottile socchiudendo gli occhi castano scuro leggermente liquidi.
“Allora parliamo di quella che voglio io” sussurrò roco.
Pepper rilassò i muscoli sentendo il calore del corpo di lui sopra il proprio, sospirò addolcendo lo sguardo e gli passò le mani sulle spalle muscolose sorridendo.
“Non potrei mai permetterlo, Mr. Stark”.
Tony sogghignò, si puntellò con i piedi tra le gambe socchiuse di lei facendo tremare la coperta; la luce aranciata delle lampade si rifletteva nei suoi occhi facendoli brillare di riflessi ambra, il pizzetto per metà illuminato di rosso chiaro risaltava sulla pelle in penombra.
“Sempre professionale, Miss Potts?”.
Pepper rise, scosse il capo facendo oscillare le ciocche di capelli rame; che le ricaddero sulle scapole sporgenti venendo illuminate dalla luce, che li fece brillare di riflessi biondi. Gli carezzò le braccia, risalì fino alle spalle e gliele poggiò sui pettorali spingendo fino a sollevarlo; sorrise dolcemente con le iridi acquamarina dilatate.
“Qualcuno dovrà pur esserlo, non trova?” chiese, con tono divertito.
Tony le baciò le labbra, morse quello inferiore tirandolo verso di sé e si scostò strofinando la fronte contro quella di lei. Si puntellò sui piedi premendo le mani ai lati della donna, sogghignò piegando il capo.
“Ma qui non siamo al lavoro, Pep” sussurrò.
Pepper sospirò facendo ondeggiare i seni nudi, intrecciò le mani dietro il collo di Tony sporgendo la testa e arricciò il labbro.
“Avrebbe dovuto dirmi che stava morendo” mormorò, la voce leggermente roca.
Tony piegò il capo a destra e sinistra, strofinò le mani sul materasso sentendolo teso sotto le dita e arricciò il naso aggrottando la fronte.
“Avresti dovuto lasciarmi il tempo di prepararti una omelette” si lamentò.
Pepper roteò gli occhi, sorrise scuotendo il capo e si sporse baciandogli le labbra.
“Non lo fare mai più, Tony” sussurrò.
Tony sorrise dolcemente, le rimise le mani sui fianchi; erano morbidi sotto le sue dita dai polpastrelli carnosi.
“Mai più, Pep” promise.

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Capitolo 2
*** 2. ***


Periodo storico: Pre-Iron Man.
NdA: Forse è sbagliato. Ma volevo sottolineare la differenza che c'era già all'epoca tra i rapporti occasionali di Tony e quello con Pepper.

Tony uscì dalla doccia, le gocce d'acqua scivolavano lungo il corpo dalla pelle scura seguendo la linea dei muscoli, si passò una mano tra i capelli castano scuro scompigliati battendo le palpebre e afferrò un asciugamano dal bordo del lavandino legandolo attorno alla vita; coprendo fino alle ginocchia. Infilò le ciabatte di spugna e camminò fuori dal bagno, passò accanto al letto sentendo mugolare. Si voltò guardando la chioma bruna di una ragazza fare capolino dalle coperte attorcigliate, la vide stendersi di schiena allargando le braccia e annuì uscendo dalla stanza. Pepper lo guardò, gli porse dei vestiti tenendo il capo alzato.
“Questi sono i suoi abiti da lavoro. Li aveva lasciati in laboratorio, così li ho fatti lavare, asciugare e stirare insieme a quelli della signorina. Il caffè è già pronto, desidera le porti la colazione?”.
Tony batté le palpebre, sogghignò afferrando la maglietta e ne tenne le maniche corte con due dita guardando il tessuto nero scolorito davanti a lui. Scrollò le spalle, la infilò e si passò le mani sul petto sentendo i residui del logo dei Black Sabbath sotto i polpastrelli.
“Non ricordavo di averle dato le chiavi di casa. E del laboratorio”.
Pepper accennò un sorriso, arricciò le sopracciglia verso l'alto aggrottando la fronte.
“Ho detto a Jarvis che ero la sua segretaria, e lui mi ha fatto passare” ammise.
Tony rise, camminò nell'atrio superando un ripiano su cui era posizionato un pianoforte e raggiunse un divano. Alzò il capo voltandolo, lo scosse.
“Insomma, J. E se fosse stata una killer professionista molto convincente?” si lamentò.
“In quel caso, signore, bisognava ricontrollare i sistemi di sicurezza delle Stark Industries” rispose l'A.I.
Tony ridacchiò nuovamente, guardò la donna voltata verso il pianoforte e inarcò un sopracciglio.
“Le piace?”.
Pepper sobbalzò, raggiunse il divano e gli poggiò accanto il resto degli abiti. Indietreggiò, intrecciò le mani davanti a sé stringendole sulla gonna grigia.
“Ho frequentato un conservatorio, da ragazza”.
Tony annuì, prese la biancheria e la infilò sotto l'asciugamano. Si alzò, accennò un sorriso e le fece l'occhiolino.
“Potrebbe suonarmelo, qualche volta”.
Pepper strinse le labbra, guardò verso lo strumento e fece scorrere lo sguardo lungo le finestre che davano sul mare.
“Ha bisogno anche di una pianista, oltre che di una segretaria?”.
Tony schioccò la lingua infilando i piedi nei pantaloni, li tirò su allacciandoli una volta in cima e rizzò la schiena accentuando il sogghigno.
“Ho bisogno di tutte le sue qualità, Miss Potts”.
Pepper lo guardò, sorrise socchiudendo gli occhi; le iridi acquamarina brillarono di riflessi verde chiaro.
“Non credo di aver mai sentito di una segretaria lodata per aver infranto la privacy del suo datore” commentò.
Tony le fece l'occhiolino, piegò il capo di lato.
“Allora si prepari, perché le mie regole sono uniche”.
Pepper si morse l'interno guancia, annuì stringendo le mani tra loro.
“Naturalmente, Mr. Stark”.

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Capitolo 3
*** 3. ***


Periodo: Post Iron Man.
NdA: Perché prendere i periodi in cui non stavano insieme è divertente.

Pepper si morse il labbro, guardò il pianoforte e si girò verso Tony. Sorrise, risaltando le leggere efelidi sulle guance.
“L'ha ricomprato?” domandò.
Tony scrollò le spalle, poggiò una mano sul ripiano nero piegando il capo di lato e arricciò le sopracciglia.
“Non avrei potuto fare altrimenti, visto quanto mi ha sgridato” si lamentò.
Pepper arrossì, fece tre passi indietro stringendo al petto la cartellina nera.
“Mi aveva detto che era di sua madre”.
Tony sporse le labbra, avanzò lungo il piano rialzato e si sedette davanti allo strumento, a gambe larghe.
“Lo era” rispose.
Pepper spostò il peso da un piede all'altro.
“E lei ... Voglio dire, Iron Man gli era atterrato sopra e l'aveva rotto in due”.
Tony rise, si alzò e allargò le braccia.
“Mi dia pure la colpa. Tutti sanno chi sono, perché non lei?”.
Pepper sospirò, alzò il capo assottigliando le labbra.
“Se permette, vorrei ricordarle ancora per qualche tempo quant'è stato incosciente a dirlo in diretta mondiale”.
Sorrise, socchiuse gli occhi battendo le ciglia.
“Solo due o tre anni, s'intende” aggiunse, con tono soave.
Tony strinse i denti, arricciò le sopracciglia verso l'alto e indicò il pianoforte.
“E se le regalassi questo?” domandò.
Pepper batté le palpebre, sgranò gli occhi e si leccò le labbra.
“È serio?” chiese.
Tony piegò il capo a destra e sinistra, le sorrise.
“Solo se me lo suona”.
Pepper arrossì, abbassò il capo facendo ricadere alcune ciocche sulle maniche grigie della giacca. Alzò la testa,sorrise e annuì.
“Ma dopo lo suonerai tu per me, Tony”.
Tony sogghignò, le fece l'occhiolino.
“E non mi terrai il broncio?”.
Pepper ridacchiò, avanzò e si sedette davanti allo strumento.
“Promesso” assicurò.

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Capitolo 4
*** 4. ***


Periodo storico: Post-Iron Man 3.
NdA: Perché Pepper non ha mai voluto davvero lui appendesse l'armatura al chiodo.

Pepper passò le mani sui pettorali di Tony, risalì poggiando le dita sottili sulle spalle tese di lui e alzò il capo.
“Non puoi farlo, Tony” disse.
Tony afferrò il lenzuolo avvolgendolo attorno al corpo nudo della donna lievemente illuminato dalla luce che filtrava dalla finestra, seguì con la punta delle dita il solco della schiena di lei fino al collo e le sfiorò la guancia.
“Non voglio metterti di nuovo in pericolo”.
Pepper inarcò un sopracciglio, mise le mani ai lati del collo di lui è si sollevò facendo ondeggiare i piccoli seni nudi; socchiuse gli occhi sporgendo il capo in avanti e le ciocche rosso dorate le avvolsero le guance arrossate.
“Credi che smettere di fare il super-eroe renderà tutto più sicuro o facile?”.
Sorrise addolcendo l'espressione, osservò il volto di Tony; gli occhi erano incavati e le iridi liquide, Pepper sospirò baciandogli la fronte e gli si adagiò sul petto.
“Nulla ti toglierà quell'espressione tormentata, Tony”.
Tony si morse il labbro, le avvolse i fianchi coperti dal lenzuolo con un braccio e le sollevò il viso tenendole la guancia.
“Devo proteggere l'unica cosa senza la quale non vivrei, Pep. Non posso riuscirci rimanendo l'uomo che sono sempre stato. Forse posso farlo cambiando”.
Pepper mise la propria mano su quella di lui, la strinse assottigliando gli occhi.
“Hai detto che le tue armature sono parte di te”.
Lui sogghignò, arricciò le sopracciglia verso l'alto.
“E tu che sono una distrazione”.
Pepper ridacchiò, strinse più forte la mano di lui e si sporse in avanti strusciando i seni nudi contro il petto scoperto di lui.
“Solo se esageri” confermò.
Tony si leccò le labbra, infilò il braccio sotto il lenzuolo sfiorandole i fianchi morbidi e le carezzò la curva delle gambe.
“Quindi cosa ha deciso, la mia amministratrice delegata?”.
Pepper gli baciò le labbra, scese al mento sentendo la leggera barba sotto le labbra e alzò il capo sorridendo.
“Lei è Iron Man, Mr. Stark. Se anche potessi, non lo cambierei”.
Tony deglutì, tirò su con il naso mordendosi il labbro e salì con la mano fino al solco delle natiche di lei; l'altra le strinse il volto.
“E se dovessi di nuovo esagerare?” domandò con tono roco.
Pepper arrossì leggermente, la luce argentea che la colpiva metteva in risalgo le efelidi sulle sue guance.
“Troverò qualcos'altro per distrarla” sussurrò seducente.
Scese con la mano oltre il petto di lui, gli sfiorò i fianchi muscolosi e proseguì verso il basso. Tony sussultò, sgranò gli occhi e annuì ripetutamente.
“Andata” mormorò in risposta.

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Capitolo 5
*** 5. ***


Ambientazione: Un periodo qualsiasi dopo Iron Man 2 e prima di The Avengers.
NdA: Le frasi riguardanti la riunione da non mancare assolutamente e l'assolutamente detto con altresì tono sono prese da Facebook, gentilmente offerte da Alley.

Pepper entrò nella stanza, la musica si spense e Tony alzò il capo dal tavolo. Batté le palpebre, si sollevò gli occhiali da saldatore portandoli tra i capelli scompigliati e sorrise.
“Pensavo saresti tornata sta sera”.
La donna lo guardò, chiuse gli occhi abbassando il capo e sospirò rialzandolo.
“L'hai dimenticato” disse.
Tony posò il cacciavite a destra e la fiamma ossidrica a sinistra, si alzò facendo il giro del tavolo e vi poggiò sopra le mani alzando il capo.
“Cosa?” chiese.
Pepper incrociò le braccia, socchiuse gli occhi acquamarina piegando il capo in avanti; l'espressione dura.
“Ti avevo detto un mese fa che oggi c'era quella riunione a cui non potevi mancare assolutamente” disse, calcando il tono sull'ultima parola.
Tony aggrottò la fronte, mugugnò spostando il peso da un piede all'altro e scosse il capo sogghignando.
“No, Pep, non ha detto assolutamente con quel tono, altrimenti sta sicura che non me ne sarei dimenticato”.
Pepper sospirò sciogliendo le braccia, fece un passo avanti e gli premette l'indice sul solco dei pettorali lasciato scoperto dalla maglia a maniche corte.
“Non prendermi in giro, Tony”.
Tony abbassò il capo, osservò l'anello di diamante all'indietro della donna e sorrise rialzando la testa, la sporse in avanti socchiudendo le iridi castano scuro.
“Se la mia diligentissima amministratrice delegata è qui invece che alla riunione, allora non dev'essere così importante” sussurrò.
Pepper si morse il labbro, indietreggiò e mise le mani sui fianchi.
“Se lei non si muove a mettere il suo completo e a salire in macchina, la sua amministratrice delegata potrà fare ben poco per rimediare al danno” ammonì.
Tony alzò le mani, si scostò dal tavolino e sogghignò raggiungendone uno vicino all'ingresso del laboratorio.
“In effetti mi chiedevo cosa ci facesse il mio completo su quella sedia”.
Afferrò i capi di vestiario, si voltò e fece l'occhiolino.
“Sicura di volere che io mi spogli, Pep?” domandò.
Pepper arrossì, scosse il capo e avanzò fino alla porta. Si sporse, gli baciò il labbro e sorrise.
“Per quello ci sarà tempo durante il viaggio” mormorò.
Tony deglutì, annuì e la osservò uscire. Sogghignò, alzò il capo.
“Visto, J? Dimenticare le cose conviene sempre”.

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Capitolo 6
*** 6. ***


Pepper sgranò gli occhi osservando il pavimento pieno di bottiglie vuote, Tony era semi-disteso sulla poltrona con il capo reclinato di lato e le gambe divaricate. Pepper poggiò la borsa, corse tra le bottiglie; il suono di tacchi che batteva contro il bordo del vetro dei contenitori risuonò nella stanza. Raggiunse Tony, si chinò in avanti poggiando la mano su quella di lui, sentendola calda e umida. Tony socchiuse gli occhi, mugolò leccandosi le labbra e accennò un sorriso.
“Scusa” biascicò.
Pepper si morse il labbro, avvolse il braccio di Tony attorno alla sua spalla e lo sollevò. Lui ondeggiò, si poggiò a lei e la donna lo portò fino al bagno. Tony si poggiò con entrambe le mani al lavandino, socchiuse gli occhi.
“Temperatura dell'acqua a tre gradi, Jarvis” ordinò.
Il rubinetto di aprì, Tony vi infilò sotto la testa e Pepper afferrò un asciugamano. Tony se lo passò tra i capelli, espirò e ondeggiò all'indietro fino a cadere seduto sulla tazza. Pepper si chinò, gli poggiò le mani sottili sulle ginocchia e sporse il capo.
“Cos'è successo?” chiese.
Tony si morse il labbro, sentì la nausea salire e chiuse gli occhi stringendogli.

Corse nel corridoio, afferrò la spalla di Maria Hill e la strinse.
“Ehi! Avrebbe potuto avvisarmi che voleva lavorare per me”.
La donna fece due passi avanti, si voltò e incrociò le braccia socchiudendo gli occhi castani.
“Pepper mi ha detto di averla avvisata” rispose.
Tony inarcò un sopracciglio, avanzò e vide la donna indietreggiare.
“Siete già così in confidenza?” chiese, sarcastico.
Maria assottigliò le labbra, raggiunse l'ascensore e premette il pulsante con un tlin metallico.
“L'ha avvisata del mio progetto di farle acquistare il monopolio della sicurezza mondiale?” domandò.
Tony sbuffò roteando gli occhi, allargò le braccia e si sporse di lato.
Certo che mi ha avvisato. Volevo sapere perché lei è qui e non con Nichi”.
Le porte dell'ascensore si aprirono, Maria entrò e si voltò fissando l'uomo con aria neutrale.
“Nicky Fury è morto” disse.
Tony sgranò gli occhi, vide le porte chiudersi e si poggiò alla parete.


Scosse il capo, deglutì e sospirò.
“Monocolo ci ha lasciato le penne. La Hill non sa stare senza un superiore e a quanto pare è una fanatica dei monopoli” disse.
Pepper gli carezzò le mani, si sporse e gli baciò la fronte.
“E tu hai deciso di farlo” sussurrò.
Tony sospirò rilassando le spalle, curvò la schiena e deglutì.
“Sarebbe troppo perfino per me far finta di niente”.
Pepper gli passò le mani tra i capelli, lo strinse al petto facendogli strofinare il volto nell'incavo dei seni fasciati dalla giacca grigia e poggiò il mento sui capelli scompigliati di lui. Lui alzò il capo, la guardò con gli occhi liquidi e lei sorrise.
“So che puoi farcela” mormorò.
Tony ricambiò il sorriso, annuì e accennò un sogghigno.
“Solo se ci sei tu a gestirla, Pep”.

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Capitolo 7
*** 7. ***


Ambientazione: Iron Man, scena posizionata immediatamente dopo che Pepper ha visto Tony tentare di sfilarsi l'armatura.

Pepper passò il batuffolo di cotone sulla spalla di Tony, lui sibilò e le afferrò il polso.
“Le ho già detto che non sono ferito” si lamentò.
Pepper socchiuse gli occhi abbassando il capo, scostò la mano e poggiò il batuffolo di cotone sul mobiletto. Prese una garza umida, guardò il petto nudo di Tony ed espirò dal naso.
“Aveva dei fori di proiettile”.
Tony roteò gli occhi, poggiò le spalle contro lo schienale della sedia e scosse l'indice in aria.
“L'armatura li aveva. Queste sono lussazioni superficiali dovute allo sfregamento del metallo sulla tuta” spiegò.
Pepper sospirò, applicò la garza su un livido grande due pugni e si tolse una ciocca di capelli biondo ramato da davanti al volto.
“Perché l'ha fatto, Tony?”.
Tony strinse i denti, si alzò in piedi e passò accanto alla donna, scosse il capo e si voltò allargando le braccia.
“Non è importante. Anzi, la pregherei di non dirlo a nessuno, signorina Potts”.
Pepper si morse il labbro, lo guardò scendere due gradini portandosi dietro una serie di tavoli su cui spiccavano degli schermi. Scosse il capo, si girò e fece un passo avanti.
“Non dovrebbe ...” iniziò.
Tony alzò il capo, mosse la mano in aria e scosse la testa.
“È proprio il contrario, Pep. Devo”.
Pepper lo guardò chinare nuovamente la testa verso gli schermi, assottigliò le labbra e sospirò voltandosi. Avanzò fino all'uscita, girò il capo osservando nuovamente l'uomo e si morse il labbro.
< Spero tu sappia quello che fai, Tony > pensò.
Uscì dal laboratorio, Tony alzò il capo dagli schermi e addolcì lo sguardo sorridendo.
< Forse posso diventare un uomo migliore. Anche per lei > si disse.

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Capitolo 8
*** 8. ***


Pepper si premette il cellulare sull'orecchio.
“Pronto?” biascicò.
“Pepper? Dormivi?” domandò la voce di Tony.
La donna soffocò uno sbadiglio, socchiuse gli occhi intravedendo la sveglia segnare le due e cinquanta di notte; mugugnò stendendosi su un fianco.
“Tony? È successo qualcosa?” chiese, con tono strascicato.
“Ah, in realtà avrei bisogno del tuo aiuto”.
Pepper sgranò gli occhi, si mise seduta facendo scivolare le coperte.
“Stai bene? Sei andato all'ospedale, vero? Oh, ti prego, non dirmi che sei tornato direttamente a casa”.
Udì la risata di Tony.
“Tutto bene. I danni degli Hammeroidi sono stati del tutto riparati. È una faccenda più personale” spiegò lui.
Pepper sospirò, tornò stesa affondando il capo nel cuscino e si premette il cellulare all'orecchio.
“Se le servono i suoi documenti, li ha sia nel portafoglio sia nella tasca interna dell'armatura e sia nel database di Jarvis” disse.
Tony sbuffò, la donna allontanò il telefono dall'orecchio e si tolse i capelli da sotto il volto; riavvicinò l'apparecchio.
“Non devo pagare una multa né presenziare ad un processo. Volevo solo sapere se stiamo insieme” rispose Tony.
Pepper socchiuse gli occhi, sospirò passandosi la mano sul volto ed espirò scuotendo il capo.
“Mi ha chiamata alle tre di notte, dopo avermi riaccompagnata a casa e sapendo che alle sette sarò da lei, per chiedermi se stiamo insieme?”.
“Beh, era molto importante”.
Pepper ridacchiò, osservò il soffitto della propria stanza e sorrise.
“E non poteva aspettare che io arrivassi?”.
“L'avrei fatto, ma ho incontrato una giornalista molto avvenente che guarda caso aveva una migliore amica con una sorella, e così ...”.
Pepper roteò gli occhi, si morse il labbro incrociando le caviglie sotto le coperte.
“E così le è venuto il dubbio che poteva tradirmi se le assecondava?”.
Tony sbuffò sonoramente, il rumore risuonò metallico attraverso l'apparecchio.
“Non l'avrei detto proprio così, ma ... guardi che se vuole tornare a dormire, posso sempre richiamarle. Non sarebbe la stessa cosa, ma ...”.
“Ma sia mai che il grande Tony Stark passi una notte senza qualcuno nel letto” completò Pepper.
Lo sentì ridacchiare, arrossì e strinse il telefono.
“Vorrei provarci. Con lei. Non nel letto. Cioè, anche. Non solo. In generale. Voglio dire, seriamente. No, non così seriamente, ma abbastanza seriamente. In maniera stabile. Stabilita, ecco” fece Tony.
“Stabilita” ripeté lei.
Sospirò, rise e scosse il capo.
“Ne parliamo tra qualche ora” disse, dolcemente.
“È un no?”.
“È una buonanotte, Tony”.
“Pepper?”.
La donna si stese sulla schiena, tirò le coperte fino al mento e piegò il capo all'indietro. Sentì Tony sospirare, strinse il telefono.
“Mi dispiace, Pep. Io ... beh. Immagino che dovrò sopportare il letto vuoto e tutto il resto. Finché non arriverai, per lo meno”.
Pepper arrossì, sorrise e si mise seduta.
“Venti minuti. Le do venti minuti per venirmi a prendere”.
Sentì il suono di uno schianto, rise e socchiuse gli occhi.
“La aspetto”.

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Capitolo 9
*** 9. ***


Prompt: Mare.
Lanciata da: Riam efp.

Tony accennò un sogghigno indicando con il mento davanti a sé.
“Che ne dici?”.
Pepper sorrise osservando le onde dell'oceano bagnare la sabbia, il fruscio le risuonava nelle orecchie e socchiuse gli occhi.
“È davvero bello”.
Tony scrollò le spalle, le tolse una ciocca di capelli biondo-rossastri da davanti al collo e alzò il capo.
“Anche abitando su una scogliera non ci siamo mai goduti il mare. Ho pensato di approfittarne”.
Pepper ridacchiò, inarcò un sopracciglio affondando i piedi nudi nella sabbia.
“Di approfittare della distruzione di casa nostra?” domandò.
Tony strinse le labbra, le arricciò piegando il capo di lato con le sopracciglia inarcate e la fronte aggrottata.
“Beh, in fondo dovevo comunque fare dei lavori” rispose.
Pepper sospirò sonoramente, roteò gli occhi incrociando le braccia sotto i seni; il vento faceva ondeggiare la camicetta sottile e la sabbia le sfiorava i fianchi.
“Tu mi hai portata al mare perché hai qualcosa da dirmi e non vuoi che io mi arrabbi quando lo farai” disse sicura.
Tony roteò gli occhi, sospirò e allargò le braccia facendo un passo indietro.
“È proprio impossibile nasconderti qualcosa, eh?” domandò.
Si leccò le labbra, passò una mano tra i capelli castano scuro e si morse il labbro.
“Volevo chiederti se potevamo riprovarci. Con la convivenza. Di nuovo”.
Pepper dilatò gli occhi, sorrise e arrossì. Abbassò il capo chiudendo gli occhi, il fruscio delle onde sovrastava il suono del suo cuore; che le rimbombava nelle orecchie.
“So com'è andata a finire l'ultima volta, ma ...” continuò lui.
Pepper si avvicinò, lo baciò e gli avvolse le braccia al petto. Si scostò, sorrise e annuì con gli occhi lucidi.
“Sì” mormorò.
Tony batté le palpebre, la guardò e sorrise.
“Sì?”.
Pepper annuì, lui la strinse al proprio petto e si baciarono.

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Capitolo 10
*** 10. ***


Personaggi: Tony, Pepper.
Prompt: 5.
Lanciato da: Sillvia Patané.

Pepper passò la mano tra i capelli di Tony, gli baciò il naso e aderì al petto nudo di lui. Sorrise, gli strinse una spalla piegandosi verso il basso.
“Che ne dici di fidanzarci il cinque maggio?” sussurrò.
Tony inarcò un sopracciglio aggrottando la fronte, le passò la mano sul fianco nudo stringendola a sé e arricciò il naso.
“Mi sembrava fossimo fidanzati già da un po'” disse.
Pepper ridacchiò, scese con la mano lungo il braccio muscoloso di lui e strofinò i propri seni contro il petto di Tony; socchiuse le iridi verde acqua piegando di lato il capo.
“Ti senti sempre in colpa di non ricordare che giorno è” sussurrò.
Tony storse il labbro tirando indietro il capo.
“E perché dovrei ricordarmi il cinque maggio?” domandò.
Pepper si scostò, incrociò le braccia e inarcò un sopracciglio sorridendo.
“Qual'è il numero del suo codice fiscale?”.
Tony aprì la bocca, aggrottò la fronte, la richiuse e piegò il capo di lato.
“Cinque”.
La donna allargò le braccia, sorrise e si piegò in avanti.
“Visto?” sussurrò.
Tony rise, la attirò a sé e la baciò. Si scostò, le carezzò i capelli e socchiuse gli occhi.
“Tu mi completi” mormorò. 

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Capitolo 11
*** 11. ***


Pepper passò le mani tra i capelli di Tony, abbassò il capo baciandogli le labbra e sospirò guardandolo negli occhi.
“Sei sicuro?”.
Tony roteò gli occhi, sogghignò cingendole i fianchi.
“Tu ed Happy meritate una vancanza, Pep”, disse, “e poi ci sarà Rhodey, la Hill e tutti gli Avengers a farmi da balia”.
Pepper strinse le labbra facendo un passo indietro, sospirò passandosi la mano sul braccio.
“Non capisco perché vuoi che io parta proprio ora”.
Tony si allontanò raggiungendo il piano bar, vi andò dietro e salì delle scalette.
“Cap ha detto che tutte le strutture più importanti sono controllate dall'HYDRA”.
Sparì dietro un muro, Pepper ticchettò in terra con il tacco della scarpa e si voltò vedendo Tony uscire dall'ascensore con due borse da viaggio.
“Happy ha ancora bisogno di cure mediche, ed io non voglio rischiare che qualche chicca delle Industries venga usata da una delle fatiche di Eracle”.
Pepper afferrò le borse, le strinse tirandole su e assottigliò le labbra.
“Ho affrontato di peggio”, affermò, e sorrise “ad esempio alcune tue sbornie”.
Tony arricciò le sopracciglia sporgendo le labbra, corrucciò la fronte indicandola.
“Cosa sta insinuando, signorina Potts?”.
Pepper ridacchiò, roteò gli occhi sporgendosi.
“Che la sua preoccupazione è fuori luogo, signor Stark”.
Lo baciò, si scostò.
“Ma decisamente adorabile”.
Tony si passò la mano tra i capelli, sospirò abbassando il capo e spostò il peso da un piede all'altro.
“Ti ho già messa abbastanza nei guai. Sta al sicuro lontano da qui per un po', almeno”.
Pepper annuì, si piegò guardandolo con le iridi acquamarina socchiuse e sorrise.
“Prometti di non fare troppe idiozie, mentre salvi il mondo” sussurrò.
Tony le sorrise, annuì.
“Farò del mio meglio” promise.

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Capitolo 12
*** 12. ***


Tony s'infilò la maglia, si voltò di scatto verso il letto.
“Ho un'idea” annunciò.
Pepper allacciò il reggiseno, vi tolse i capelli e sorrise.
“Un'altra?” chiese.
Tony ridacchiò, si sedette sul letto tra le coperte sfatte.
“Una normale”.
Pepper inarcò un sopracciglio, si morse il labbro prendendo la maglietta e la infilò.
“Ne ho abbastanza di armature esplose per almeno altri cinque o sei anni” scherzò.
Tony dimenò le mani in aria, si piegò in avanti arricciando il naso.
“Pensavo che potremmo vivere insieme. Davvero. Magari da qualche parte di tranquillo, tipo ovunque tranne l'America”.
Pepper si sporse facendo scivolare la coperta lungo la coscia nuda, aprì un cassetto del comodino e prese delle mutandine. Le mise, uscì da sotto le coperte e gattonò fino a Tony. Gli poggiò una mano sulla guancia, sorrise addolcendo lo sguardo.
“Da cosa vuoi scappare, Tony?”.
Tony sospirò, abbassò lo sguardo leccandosi le labbra e rilassò le spalle.
“Volevo creare un'armatura intorno al mondo. Volevo tenere tutti al sicuro”, disse, “guardami, Pep: ho perso Bruce, e per quanto io lo cerchi non riesco a trovarlo. Ed i ragazzi ...”.
Pepper gli passò la mano tra i capelli, si sedette accanto a lui.
“Ti credono un costruttore di robot assassini” completò.
Tony alzò lo sguardo, arricciò il labbro.
“Tu no?”.
Pepper piegò il capo, sorrise.
“Tony, ti ho visto costruire armi. Non è così che fai. E poi ho dato un'occhiata ai computer. C'era scritto che le sperimentazioni non erano riuscite”.
Tony sospirò, le strinse la mano.
“Sempre così efficiente, signorina Potts” scherzò.
Pepper gli baciò le labbra, gli strinse la mano e sorrise.
“Prenderemo una vacanza, se vuoi, ma poi torneremo”.
Tony si morse il labbro, la guardò sentendo gli occhi lucidi.
“Perché?” chiese.
Pepper gli portò le mani alle guance, sfiorando con i pollici l'accenno di barba.
“Perché il mondo ha bisogno di Iron Man tanto quanto ne hai bisogno tu”.
Tony sorrise, annuì.
“Tu mi completi”.

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