311 pagine.

di DirectionerIsMyName
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione. ***
Capitolo 2: *** Capitolo Uno. ***
Capitolo 3: *** Capitolo due. ***
Capitolo 4: *** Capitolo tre. ***
Capitolo 5: *** Capitolo quattro. ***
Capitolo 6: *** Capitolo cinque. ***
Capitolo 7: *** Capitolo sei. ***
Capitolo 8: *** Capitolo sette. ***
Capitolo 9: *** Capitolo otto. ***
Capitolo 10: *** Capitolo nove. ***
Capitolo 11: *** Capitolo dieci. ***
Capitolo 12: *** Capitolo Undici. ***
Capitolo 13: *** Capitolo dodici. ***



Capitolo 1
*** Introduzione. ***


Introduzione.



Savannah.
 
Il mio nome è Savannah Welsh.
Savannah, sì, ho un nome da puttana, peccato che io non lo sia.
Chi mi crede una puttana? Tutti, specialmente quell'idiota di Louis William Tomlinson.
Chi è? Un diciannovenne coglione che è stato mio compagno di classe per cinque fottutissimi anni.
Adesso? Adesso la scuola è finita e io non voglio sentire più nessuno.
Cosa ho intenzione di fare quest'estate? Leggere, ascoltare musica, leggere, divertirmi, leggere.
Ah, e uscire con la mia migliore amica, Zoey Tomlinson.
Sì, ha lo stesso cognome di Louis. Sì, è la sorella, anzi, la gemella.
Lo so, è abbastanza strana come cosa, ma loro non hanno assolutamente niente in comune, tranne quei fottutissimi e meravigliosi occhi blu.
Io e Zoey siamo completamente l'opposto. 
Lei, grandi occhi azzurri, lunghi capelli mossi biondi, rosee labbra sottili, pelle chiara e tratti delicati, una sottospecie di angelo.
Io, occhi castani leggermente a mandorla, capelli lunghi mossi e castani, naso leggermente a patata, pelle olivastra e tratti abbastanza definiti.
Per me lei è come una sorella, dato che sono figlia unica, ma purtroppo suo fratello è un gran rompipalle.
Abitiamo a Los Angeles, e i miei genitori sono i proprietari del chiosco sulla spiaggia, dove passo la maggior parte del tempo in estate, e dove a volte faccio qualche turno.
Un'altra cosa che mi piacerebbe fare quest'estate è surfare, peccato che non lo sappia fare, anche se quel cretino di Tomlinson si è offerto più volte di insegnarmi.
Perchè lo odio così tanto? Perchè si crede Dio sceso in terra grazie a tutte le oche che gli corrono dietro, mentre invece è un grande idiota e basta. L'unica cosa che gli interessa è farsi adorare dalle ragazze. E quando ce n'è una che, come me, si rende conto di quanto sia odioso, fa di tutto per farla cadere ai suoi piedi.
Ed eccomi, arrivo al chiosco a piedi, prendo le chiavi dalla borsa, e apro. 
E' una bella giornata, il primo sole del mattino è spuntato da qualche ora, nel cielo non c'è neanche una nuvola, il mare ha delle onde perfette per il surf.
Ma ecco che la mia giornata è rovinata. 
I suoi occhi blu si fondono con l'azzurro del mare, tanto che è quasi impossibile distinguerli. La tuta da surf nera, in contrasto con il bianco della tavola, aderisce perfettamente al suo corpo. 
Che Zeus lo fulmini! 
A quanto pare mi ha sentito, perchè improvvisamente un'onda lo investe.
Sorrido soddisfatta, e comincio il mio lavoro.





 
 
Louis.
 
"Lo stronzo, il duro, il belloccio dal fisico atletico, il play-boy, il rubacuori, lo sciupafemmine, il giullare di corte, il clown della classe..."
Questo è quello che dicono di me gli altri, questa è la reputazione che mi sono costruito in cinque anni di liceo, cinque fottuti anni che sono appena finiti.
Chi sono io? Sono il protagonista di tutte le fantasie delle ragazze di Los Angeles, e perchè no? Forse anche di qualche ragazzo. 
Sono il loro sogno più bello, ma anche il loro incubo peggiore. Mi desiderano, sono alla ricerca di mie attenzioni, vogliono che gli faccia toccare il cielo con un dito e che poi, una volta che mi sono scocciato di loro, le faccia precipitare a terra. Senza scrupoli, senza rimorsi.
Sono Louis, Louis William Tomlinson. Diciannove anni, capelli castani, pelle abbastanza chiara, occhi azzurri. 
Azzurri come il mare che si vede dalla finestra della mia camera. 
Azzurri, come le onde che amo surfare nelle mattine estive, poco dopo l'alba.
Quando la spiaggia è silenziosa, e ci siamo solo io, il vento e il mio surf.
Quando il rumore dell'acqua sovrasta ogni cosa, anche i pensieri più profondi, le paure. 
E' allora che mi sento me stesso, libero da tutti i castelli che ho costruito in aria, e da tutte le mura che ho alzato intorno a me.
Mentre surfo, e sul mio viso spunta un sorriso, uno di quelli veri, capisco che non sarò mai quello che voglio far credere di essere, che non sarò mai quello che la gente pensa che io sia, ma che mi diverto un mondo a farglielo credere.
E proprio quando sono sul punto di cavalcare l'onda più alta della giornata, la vedo.
Prende delle chiavi dalla sua borsa e inizia ad aprire il chiosco dei genitori. Poi si gira, e i nostri sguardi si incrociano. 
Ed è allora che l'onda mi travolge in pieno.
Savannah, la migliore amica di mia sorella gemella.
Sempre acida, ma una tipa tosta.
Savannah e la sua mania per i libri.
Savannah e i suoi profondi occhi castani.
Savannah e le sue sigarette.
Lei, una delle poche ragazze che non mi sbavano dietro.
Lei, che molto probabilmente mi odia.
E' il mio obbiettivo, la mia preda estiva.





 
Angolo autrice.
O forse dovrei dire angolo autrici? Sì, siamo in due.
Io scrivo la parte di Savannah, e lei, l'amore della mia vita, scrive Louis. (Infatti la sua parte è più bella, ma non le dite niente che si arrabbia lol)
Che dire? Molto probabilmente qualcuno di voi mi ucciderà perchè sono due mesi che non continuo l'altra storia, ma fa niente, dovevo farlo.
Per Emilia, amore mio, vita mia, luce dei miei occhi, (capiscimi, è tardi, sto delirando lol) lo sai che ti amo? 
Okay, basta. Vi abbandono.
Speriamo che l'introduzione vi abbia incuriositi c:
Un bacione.
Martina :3

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Capitolo 2
*** Capitolo Uno. ***


Capitolo Uno.


Savannah.

Di solito la mattina presto il chiosco è sempre pieno di gente, ma forse oggi non è giornata.
Decido quindi di approfittarne per fumare una sigaretta. Prendo il pacchetto e l'accendino dalla borsa, ne sfilo una, e la accendo. La poggio sulle labbra, tiro, e lascio che il fumo si impossessi dei miei polmoni, per poi uscire dalla mia bocca e mescolarsi al profumo dell'oceano e al rumore delle onde. 
Onde.
Porto i miei occhi su quella distesa d'acqua, e con mio grande stupore, forse anche con un po' di nervosismo, noto che quell'essere dagli occhi blu si è rialzato, e che ora scorrazza su quella tavola come un bambino che va in giro in bicicletta. 
-Ehi, Annah.-
Annah. 
E' così che mi chiama Zoey. Anche se a me da fastidio. Mi giro e la guardo male. E' bella, come sempre. Capelli sciolti al vento, vestitino colorato, sorriso stampato sul volto, e un'enorme borsa da mare.
-Scusami se ti ho distratta, eri troppo impegnata ad ammirare mio fratello?- dice ridendo.
-Sei un'idiota.- rispondo, mettendo la cicca della sigaretta in uno dei posacenere poggiati sui tavolini del chiosco. Lei mi sorride e mi manda un bacio volante. Così il mio dito medio ha la meglio su qualunque altra opzione di risposta.
Mi accorgo che qualcuno comincia a popolare la spiaggia, così vado dietro al bancone, e comincio a prendere le ordinazioni di qualcuno.
-Ehi tu!- grido rivolgendomi alla bionda -Renditi utile per favore, e aiutami.-
Lei posa la borsa e comincia, senza esitazioni. E' così che funziona, sempre. Io le dico quello che deve fare, e lei lo fa. So che non è un bene, ma è sempre andata in questo modo. Lei non ha mai replicato, e io non ho nessuna intenzione di cambiare la situazione. O forse dovrei. Dovrei chiederle se le da fastidio. Ma ora non è il momento.
Vedo arrivare un branco di scimmioni, che si avvicinano a un tavolo e si siedono.
Come se le scimmie avessero un'educazione.
Zeus, ti prego, perchè non li stermini tutti? O magari devo chiedere un aiuto a Voldemort?
In realtà quel branco è composto dai quattro amici di Louis, che poi alla fine, molto alla fine, sono anche simpatici. Molto alla fine però. Tra loro c'è anche Zayn. Alto, moro, occhi da cerbiatto, pelle scura, uno di quelli che potrebbe definirsi un figo insomma. Lui sbava per Zoey, e lei ricambia, ma non si decidono a mettersi insieme perchè lei è la sorella di Louis, e lui uno dei migliori amici. Che stupidi.
-Salve scimmioni.- dico scocciata. Loro mi guardano divertiti.
-Ciao strega.- mi risponde Harry. 
Eccone un altro. Di deficiente intendo.
Riccio, occhi verdi, bel sorriso, fossette, mani grandi e un fisico niente male.
-Cosa volete? O forse avreste preferito essere serviti da qualcun altro?- chiedo guardando Zayn che sembra risvegliarsi da uno stato di trans dopo che la bionda gli sorride. Tutti scoppiano a ridere.
-Cosa c'è di tanto divertente?- 
Alzo gli occhi al cielo. La sua voce riuscirebbe ad innervosirmi anche se la sentissi insieme al rumore di un trattore.

 

Louis.

Quando, finalmente, esco dall’acqua il sole è alto in cielo e la spiaggia è ormai piena di gente, di suoni e di ombrelloni colorati. Evito per un soffio un castello di sabbia e scompiglio i capelli ad uno dei bambini che lo stanno costruendo.
Così, mi dirigo verso il chiosco per prendere qualcosa da bere, ed è lì che li trovo. I miei quattro migliori amici, mia sorella e Savannah. Proprio quando mi fermo alle spalle della mora, il gruppo scoppia in una fragorosa risata. –Cosa c’è di tanto divertente? -, chiedo io, avvicinandomi a lei.
-Tomlinson.- mi saluta dopo un attimo di esitazione.
-Hey, bellezza.- sorrido e gli poso un braccio sulla spalla.
-Distanze di sicurezza, caro.- mi suggerisce allontanandosi. –Ho una reputazione da conservare.-
-Sei ancora più bella quando cerchi di fare l’antipatica.-
-Fottiti stronzo.- mi dice, poi si volta e se ne va.
-Smettila di sculettare.- Gli urlo quando ormai è a metà strada.
Prendo posto vicino a Niall, un biondino sempre sorridente. –Adesso ci proviamo con la Welsh?- mi chiede, meravigliato. Non ho nemmeno il tempo di rispondere che i ragazzi mi riempiono di domande. Dopo diverse urla, però riesco a zittirli. –Siete peggio di quattro pettegole, fatevelo dire.-
Ridono, di nuovo, come al solito.
-Cosa è successo? Stanco delle solite ragazze facili?- Mi chiede Liam.
-Cioè, ma avete visto che culo che ha?-
-Sei sempre il solito.- Mi rimprovera Zayn.
-Si certo, senti chi parla. Stai dicendo che la prima cosa che noti in una ragazza è il colore degli occhi?-
-Zoey ha gli occhi azzurri..- sussurra lui, con lo sguardo fisso nel vuoto.
-Cosa c’entra adesso mia sorella?- gli chiedo, spaesato.
-Tua sorella? Dove?- si guarda intorno. –Mmh…  No niente, lascia perdere. Ci sono i ragazzi di quarta, andiamo a farci una partita con loro?-

Dopo una vittoria super-mega-extra meritata siamo tutti distrutti e i ragazzi decidono di tornare a casa.
Savannah è al chiosco e ha da poco iniziato a leggere un libro. Così decido di approfittare del momento di calma e mi avvicino anche io al chiosco.
-Buongiorno sign..- inizio a dire.
-Cazzo vuoi, Tomlinson? - Mi sbotta contro.-  Sto leggendo, potrei avere un cervello. A differenza delle oche che ti porti a letto.-
-Hey, si trattano così i clienti?-
-Se il loro nome è Louis William lo-tengo-solo-io Tomlinson, si. E anche peggio.-
-Ah, bene. Le farò causa. Arrivederci.-
-Te ne vai? Finalmente.-
Rido. –Tanto lo so che mi ami, inutile che cerchi di mantenere le distanze. Non ci riuscirai per sempre.-
-Fossi in te non ci spererei. Almeno finché non vedrò un unicorno rosa che vomita arcobaleni.-
-Una volta ci credevi negli unicorni…-
-Una volta credevo anche che tu fossi un tipo simpatico. Ma le persone cambiano, mio caro.-
-Cosa vorresti insinuare, scusa?-
-Se va bè, niente Louis. Ora lasciami leggere.-
-Devo proprio?-
Aspetto una sua risposta, ma lei ormai è immersa in quelle pagine. Così mi allontano, giusto per un po’, solo per cinque minuti.
Quando torno è ancora lì, esattamente come l’avevo lasciata.
Appoggio un gomito sul bancone, e la guardo. Il naso all’ingiù, gli occhi che guizzano veloci da una parte all’altra della pagina, desiderosi di un’altra parola, di un’altra frase.
-Che libro stai leggendo?- Gli chiedo, interrompendola, con una dolcezza che non pensavo nemmeno di possedere.
-Si chiama, un’estate d’amore.- Mi dice alzando i suoi occhi e fissandoli nei miei.
-È lungo?-
-311 pagine.- 
-Bene.- gli sorrido, compiaciuto.
-Bene cosa?- sorride anche lei.
-Ho una scommessa da proporti.-




Angolo Autrice.
Ciao belle lol
Sono Emilia, l'altra autrice della storia, quella che scrive quella schifezza che è la parte di Louis.
So che aspettavate Martina, e non vedevate l'ora di sentirla. In fondo, quella ragazza è la dolcezza e non potete non amarla. Dite la verità u.u
Vi prometto che la prossima volta ci sarà lei, e non io a rompere le palle lol
Cioè, leggete in che modo perfetto scive. Non è umanamente possibile. Lei è un'aliena,
Comuqnue è tutta colpa mia se aggiorniamo solo ora, perdonatemi non prendetevela con quell'amore di ragazza.
Ok, le sto facendo troppi complimenti?
Se li merita tutti.
Comunque volevo ringraziare chi ha recensito lo scorso capitolo, (penso anche da parte di Martina c:).
Vorrei ringraziare mia mamma e mio padre che mi hanno comprato un computer e mi hanno permesso di essere qui oggi (?).
I miei professori di italiano che mi hanno insegnato quello che (non) so.
E più di tutti vorrei ringraziare Martina, senza di lei questa storia non sarebbe mai nata.
GRAZIE MARTINA, TI AMIAMO.
Perdonate lo sclero e l'angolo autrice chilometrico. Non sono normale, addio :*

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Capitolo 3
*** Capitolo due. ***


Capitolo due.
 


Savannah.
 
-Ho una scommessa da proporti.- Mi guarda compiaciuto, con un sorriso strafottente stampato in volto.
-Non ci credo che ti metti a leggere, un libro del genere poi.- rispondo, tornando a guardare la pagina che ho riletto mille volte.
Lui scoppia a ridere. -Non hai capito niente. E' ovvio che non mi metto a leggere.-
-Sentiamo allora, quale sarebbe la scommessa?- chiedo curiosa chiudendo il libro e fissando quegli occhi blu.
-Entro la fine del libro ti innamorerai di me.-
-Scusa?-
-Hai capito.-
-Non faccio scommesse stupide.-
-Non è stupida, e lo sai. Non è che hai paura di perdere?- sorride divertito.
-Paura? Io? Non mi conosci, Tomlinson. Ci sto. Cosa vinco?-
-Se non succederà ti lascerò in pace, per sempre. Altrimenti...vedremo.-
-Perfetto.-
Allungo la mano verso di lui, che la stringe e se ne va tutto contento.
'Che gli Hunger Games abbiano inizio, e possa la buona sorte essere sempre a vostro favore.'
 
 
Il cellulare vibra accanto a me, facendo vibrare anche il mio cuscino e la mia testa.
-Chi cazzo è che rompe le palle a quest'ora?- esclamo mettendomi seduta a gambe incrociate e illuminando lo schermo del telefono. E' un messaggio da un numero che non ho salvato in rubrica, bene.
'Buongiorno bellezza, guarda sul tuo balcone, c'è una sorpresa per te.
Ti ho pensata tutta la notte, Lou xx'
Zeus, Apollo, Atena e tutti gli dei del cielo, perchè a me? Cosa ho fatto di male?
Mi getto di nuovo sul letto, e soffoco un urlo nel cuscino.
Poi mi alzo, vado verso il balcone, apro la finestra ed esco fuori.
Sono le sei del mattino, ma il sole splende già nel cielo. La vista sull'oceano è bellissima, e non ho mai visto il mare così calmo, sarà una brutta giornata per i surfisti.
Sto per rientrare dentro, quando inciampo in qualcosa, e per fortuna non combino un disastro. Per terra c'è un vassoio con la colazione e una rosa. E c'è anche un biglietto.
'Buon appetito principessa xx
P.s. Questa notte non ho dormito, sentiti in colpa.'
-Brutto idiota che non sei altro, perchè nessuno mi ha fermato quando ho accettato la scommessa?- comincio ad urlare senza neanche accorgermene.
Prendo il vassoio e torno dentro. Non so se mangiare o meno, ma sarebbe un peccato buttare via tutta quella roba, così comincio.
'Lo so che il tuo scopo è quello di farmi ingrassare. Sei uno stronzo.' 
Rispondo al messaggio e vado sotto in cucina portandomi dietro la colazione.
-Da quando fai colazione in camera? O meglio, da quando ti prepari la colazione?-
Quanto è simpatica la mia mamma.
-Non l'ho preparata io, e, ah, buongiorno.- la guardo male e accendo la tv, buttandomi sulla prima sedia che trovo.
-E allora chi, un ammiratore segreto?-
-Magari mamma, magari. E' stato Louis.-
Il mio cellulare vibra di nuovo.
'No, il mio scopo è quello di farti innamorare.'
 

 
 
Louis.
 
Mi butto sul divano, con solo un paio di boxer addosso, e inizio a giocare a “Fifa 2013”.
Manchester United vs Chelsea.
Scelgo i giocatori, modifico la formazione e inizio la partita. Non ho nemmeno il tempo di fare due passaggi che suonano alla porta. –Zoey, la porta!- urlo per farmi sentire da quella squilibrata di mia sorella.
-Sono in bagno, apri tu.- Grida lei, a sua volta dal piano superiore.
-E io sto giocando, cazzo.-
-Esiste la pausa. Se è Savannah dille che subito scende.- 
Sbuffo, se è Savannah può anche restare sopra, e vado ad aprire la porta. 
-Buongiorno bellissima.- sorrido a Savannah che, alla vista del mio corpo seminudo, è rimasta a bocca aperta.
-Dove sta tua sorella?- mi risponde lei, acida.
-Di sopra, ora scende. Ma tu, lo dai un abbraccio allo zio Tomlinson?- chiedo con una faccia da cucciolo.
-Levati dalle palle e vestiti.- Sbotta lei.
-Che succede? I miei pettorali scolpiti ti mettono in difficoltà?.-
-No, ma un pantalone sarebbe utile a coprire quell’erezione.-
Abbasso lo sguardo, per controllare. –Non c’è nessuno erezione.- gli dico.
-No. Infatti non c’è nessuno pene, Tomlinson.- ridacchia.
-Ma come siamo spiritose oggi.- mi sposto dalla porta, -Dai, entra.-
-Grazie mille.- Dice mentre mi supera e mi sorride.
-Siediti sul divano. Posso offrirti qualcosa?- gli chiedo, distaccato.
-No, ho appena fatto colazione.- Mi sorride e io non posso fare a meno di sedermi accanto a lei.
-A proposito, com’era?- gli sorrido anch’io.
-Mmh, buona. Anche se l’uovo era troppo freddo, il bacon troppo bruciato e il succo a mela non mi piace molto. Preferisco la pesca.-
-Ah, quindi non l’hai mangiata?-
-Certo che l’ho mangiata. Ma ho precisato così la prossima volta non sbagli più.-
-Chi te lo dice che ci sarà una prossima volta?- Gli chiedo facendomi più vicino.
-Intuito.- mi risponde fiera di se. –Comunque il resto era fantastico.-
-Quale resto? Non c’era niente altro.-
-Si, la rosa. Oddio Tomlinson, lo sai che sono allergica alle rose?-
-Davvero?- gli chiedo allarmato.
-Si, ora ho la pancia piena di bolle per colpa tua.- 
-Scusa non lo sapevo, hai preso qualcosa? Fammi vedere.- 
-No.- ride lei.-Stavo scherzando. Io amo le rose.- 
-Dio, mi stavi facendo venire un infarto. Ma sicura che non hai niente? Forse è meglio controllare.- gli chiedo, avvicinandomi e provando ad alzare la sua maglietta. 
Ma lei mi allontana le mani. –Smettila stronzo.- dice sorridendo e abbassando la testa.
Mi fermo a guardarla e gli sposto un riccio dietro l’orecchio. Lei si gira e mi sorride, di nuovo.
-Eccomi.- urla Zoey entrando.
Tempismo perfetto, grazie sorella.
-Ciao, Zoey.- urla Savannah alzandosi per correre ad abbracciare l’amica.
-Hei, voglio anche io un abbraccio.- Dico, in segno di protesta.
Mia sorella lascia la mora e corre da me. –Ohw, fratellone.- dice, e mi abbraccia.
-Io comunque non lo volevo da te.- gli faccio notare.
-Fottiti.- mi urlano le ragazze all’unisono.
-Dove andate di bello?- gli chiedo.
-A fare un po’ di shopping.- mi informa, entusiasta, mia sorella.
-Vuoi venire?- mi chiede poi Savannah, sorridendomi.
-Non saprei.- Rispondo guardando il pavimento e passandomi una mano tra i capelli.
-Dai, dai, dai.- mi pregano entrambe.
-Lo so, volete che venga solo perché vi serve un passaggio.- dico, arrendendomi.
-Scoperte.- la mora fa le spallucce e mi fa un occhiolino.
-Okay, ci sto. Datemi il tempo di vestirmi.-
 
 
 
 
Savannah.
 
-Allora, come mi sta?- chiedo, uscendo dal camerino con un aderente e corto vestito nero di pizzo.
Non posso fare a meno di farmi scappare un sorriso quando vedo l'espressione di Louis quando mi guarda, e mi trattengo dallo scoppiare a ridere.
-P-però.- dice -E dove dovresti andare con questo vestito?-
-Non lo so, ci sarà l'occasione di indossarlo.- 
-Io non credo.-
-E perchè mai?-
-A meno che non ci sarò io ad accompagnarti e ad allontanarti da chiunque voglia rapirti e spogliarti, allora in quel caso puoi metterlo tutte le volte che vuoi.-
Lo fulmino con lo sguardo. -Bene, ora puoi dirmi come sto?-
-Meglio senza. Senza vestiti intendo.-
-Non starlo ad ascoltare, sei una favola.- esclama Zoey mentre esce dal camerino con una montagna di roba.
-Uffa, ma perchè nessuno mi ascolta?- chiede il ragazzo esausto.
-Perchè dici solo tante stronzate.- dice la bionda mettendosi ad esaminare tutto quello che ha in mano e lasciando qualcosa in giro.
Nel frattempo io mi cambio e vado al bancone per pagare.
-Questo vestito è già stato pagato, signorina.- fa la negoziante.
-Cosa? Chi è stato?- ma è inutile chiederlo, tanto so già la risposta.
-Mi è stato chiesto di dire niente, mi scusi.-
-D'accordo, grazie lo stesso, arrivederci.-
Come per magia i due fratelli sono fuori che mi aspettano in macchina.
-Non hai preso niente?- chiedo a Zoey prendendo posto nel sedile posteriore.
-No, non c'era niente che mi stesse veramente bene.-
Faccio spallucce e chiedo a Louis se può alzare il volume della radio, anche se in realtà non la sto ascoltando. Saranno i pensieri che mi affollano la mente, talmente forti che non riesco a sentire nient'altro. Che poi non so neanch'io a cosa sto pensando. 
Mi accorgo ad un certo punto che l'auto si è fermata, e che sono arrivata, così scendo e saluto i due, mandando un bacio volante alla mia amica.
Entro in casa, salgo in camera, lancio le buste e mi allungo sul letto, pronta per continuare a leggere il mio libro.
 
'Non voleva lasciarla lì.
Ma il destino ci aveva messo lo zampino. In qualche modo, la fotografia si era incastrata in fondo al cassetto della sua scrivania e quando lei aveva sistemato il lavoro in piccole pile ordinate per l'indomani e aveva spento il computer quella sera, non si era preoccupata di cercarla, semplicemnte perchè non aveva idea che quello sarebbe stato il suo ultimo giorno di lavoro.
Era un peccato perchè lei l'adorava: ogni volta che la riguardava, si sentiva avvolgere da tutta la dolcezza che lui le aveva dimostrato da quando si era ammalata.'
 
Senza neanche accorgermene, mi ritrovo con il libro chiuso, e il cellulare in mano mentre mando un messaggio a Louis.
'Grazie per il vestito, ma l'amore non si compra.'
Decido poi di andare sotto, poichè, dato che è ora di pranzo, mi è venuto un certo languorino, e sono sola in casa. Mi metto a friggere le patatine, e accendo la tv.



Angolo autrice.
Savve a tutti(?)
Come state? Io abbastanza bene, ma non vi interessa lol
Parliamo del capitolo ora uu
Sì, ci abbiamo messo un po' più di tempo, il fatto è che me ne sono ricordata qualche giorno fa, skstm.
Amiamo insieme quella scema di Emilia perchè scrive divinamente e invece pensa sempre che sia uno schifo, ma vabbè, purtroppo il suo cervello non arriva a tanto, perdonatela.
Amoreeee, so che stai leggendo, sappi che ti amo più della mia vitaaaa.
Grazie mille a tutti quelli che seguono la storia e che perdono minuti preziosi della loro vita(?) a leggerla e recensirla, vi vogliamo bene.
Okay dai, sparisco, so che vi sto dando fastidio, bye.
Martina :*


 
 


 

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Capitolo 4
*** Capitolo tre. ***


Capitolo tre.

 
Louis.

Spengo il motore della macchina ed esco dal garage.
Mia sorella è già vicina all’ingresso che rovista nella sua borsa. –Lou! Le chiavi.- mi urla appena mi vede.
-Pensavo le avessi tu.-
-E pensavi sbagliato. Io.. Io penso di averle dimenticate. -
-A quanto pare, le ho dimenticate anch’io.- gli rispondo cercando nelle tasche del pantalone e non trovandoci niente.
-E come cazzo hai aperto il garage?- continua ad urlare lei, anche se sono a soli pochi centimetri di distanza.
-Col telecomando, no?- 
-E le chiavi sono vicine al telecomando, coglione.- mi suggerisce lei, come se fosse ovvio.
-No. Il mio telecomando è legato alle chiavi della macchina.- gli dico io, calmo.
-Bella merda.- Si dispera Zoey mentre rovescia il contenuto della sua borsa per terra. –Non ci sono. Siamo chiusi fuori.-
Mi siedo a terra vicino a lei e la aiuto a raccogliere le cose, così le dico di calmarsi e gli propongo di andare a fare un giro al parco. Proprio come ai vecchi tempi. 
Lei accetta, sistemiamo la sua borsa e ci mettiamo in cammino, in silenzio.
-A cosa stai pensando?- Mi chiede lei, all’improvviso.
-No, niente.- gli sorrido. In realtà, fino a poco fa stavo pensando a Savannah. Ai suoi sorrisi di stamattina, a quanto era bella con quel vestito. E alla sua risata, e al messaggio che mi aveva mandato prima, ‘L’amore non si compra’ mi aveva scritto. Stavo pensando che devo vincere a tutti i costi quella scommessa.. Perché, per chissà quale motivo, non sarei capace di lasciarla in pace. E non so come fare, non so come comportarmi. Non so per..
-Lou, sta attento!- mi urla Zoey e un secondo dopo sento il rumore di una frenata e una macchina ferma a pochi centimetri dal mio corpo. Mia sorella scoppia a ridere e io mi scuso con l’autista. 
- Devi guardare a destra e a sinistra prima di attraversare la strada.- mi consiglia la bionda.
Gli faccio il verso. –Me lo dici a cosa stai pensando? O devo tirare ad indovinare?- insiste, poi.
-Niente.. Stavo pensando che ho una fame immensa.- gli dico.- Al primo che arriva al parco?- E prima che possa rispondermi sto già correndo come un bambino.
-Coglione aspettami.- urla lei quando ormai io ho già svoltato l’angolo.
-Ti sto aspettando da precisamente tre giorni, cinque ore e ventotto secondi.. ventinove,trenta, trentuno, trentadue..- gli dico, alzandomi e camminandole incontro. 
-Ma zitto, non ci siamo lasciati nemmeno cinque minuti fa.- mi interrompe mia sorella. 
-Sono stati i cinque minuti più belli della mia vita.- gli faccio notare, lei mi da un pugno su un braccio e così io le tiro una ciocca di capelli. Ma, prima che possa rispondere all’attacco, la stritolo in un abbraccio.
 
-Dimmi una cosa.. Ma il vestito a Savannah, era una specie di regalo di compleanno?- mi chiede mentre mangia il suo hot dog.
-Quale compleanno?- le domando dopo aver ingoiato velocemente un pezzo di pane.
-Quello di Savannah, no? È tra tre giorni, ricordi?
-Giusto! Però lei non ha detto niente a proposito. Cioè.. mica festeggia?-
-No, quest’anno no.- mi risponde lei, dopo essersi sporcata con la senape.
-Mmh, okay. Che ne dici di organizzare qualcosa noi?- gli chiedo passandole un fazzoletto.
-Qualcosa.. cosa?-
-Non saprei, una festa sulla spiaggia.- propongo entusiasta.
-Di sera.- aggiunge lei.
-Con i falò.-
-E il bagno di mezzanotte.- mi dice, più entusiasta di me.
-E il limbo, ovviamente.-
-E tanta, tanta, tanta musica.- canticchia, saltellando.
-Mmmh, non saprei.-
-Zitto, la adorerà. Fidati di me.-
 
 
 
Savannah.
 
Ho il pomeriggio libero, quindi decido di andare in spiaggia. Ci vado tutti i giorni, ma è per lavoro, oggi invece farò quello che fanno tutti i comuni mortali, un emerito cazzo.
Indosso il costume sotto i vestiti, prendo l'asciugamano, il libro e un paio di cuffiette, e infilo tutto in borsa, poi esco di casa. Attraverso la strada, e dopo neanche cinque minuti sono arrivata. Passo al chiosco a salutare i miei, e poi me ne vado sulla riva.
Nemmeno il tempo di spogliarmi e stendere l'asciugamano a terra, che mi arriva una pallonata dritta allo stomaco e cado sulla sabbia. -Razza di coglione!- comincio a gridare -Vuoi stare più attento?! Non ci sei solo tu in spiaggia.- continuo.
Poi alzo lo sguardo e mi accorgo che quel ragazzo è Liam, uno degli amici di Louis.
-Scusami.- dice, tendendomi la mano. -Non era mia intenzione.-
Io accetto il suo aiuto e mi alzo, tenendomi lo stomaco con un braccio.
-Ti ho fatto molto male?- mi rivolge uno sguardo preoccupato.
-No, tranquillo, passerà presto.- rispondo accendandogli un sorriso. Liam è un tipo apposto, è dolce, non posso rispondergli male, anche con il carattere di merda che mi ritrovo.
-Bene.- mi sorride. -Sei appena arrivata?-
-Si, oggi è il mio giorno libero, volevo stare un po' tranquilla.-
-D'accordo, allora ti lascio. Se hai bisogno di qualcosa ci siamo io e i ragazzi a giocare.- mi fa un cenno con la mano e si allontana.
-Va bene.- faccio, quasi sussurrando.
Mi stendo a terra, infilo le cuffiette nelle orecchie e mi metto a leggere.
 
'Jack Springworth aveva tutto quello che cercavo in un uomo.
Anche quello che non sapevo esistesse.
Così, quando dopo quattro mesi insieme il nostro rapporto stava diventando pesante, avevo deciso che bisognava fare qualcosa: Jack era l'uomo migliore che avessi mai incontrato, e non avrei mai lasciato che la storia andasse a finire come con tutti gli altri.'
 
-Ehi!- urla qualcuno dietro di me.
Io balzo in piedi togliendomi le cuffiette e lasciando cadere il libro. -Ah, ma sei tu, razza di idiota.-
-Perchè, aspettavi qualcun altro?- mi chiede Louis guardandomi dalla testa ai piedi.
-No. Ma avrei preferito chiunque a te.- dico, mettendomi seduta a gambe incrociate.
Lui si siede accanto a me e mi fissa. -E' questo il ringraziamento per tutto quello che ho fatto per te?- fa la faccia da cucciolo.
In fondo è tenero, mi è quasi venuta voglia di abbracciarlo, quasi. -Non ti ho obbligato. Puoi sempre smettere di fare tutto questo e lasciarmi in pace.-
-Ma io non voglio lasciarti in pace.- 
C'è un minuto di silenzio, un minuto interminabile. Poi prende il mio libro. -A che pagina ti trovi?-
-Pagina 19.-
Apre e comincia a leggere ad alta voce.
 
'-Tu e io- mormorai, -siamo felici insieme, vero? Lo desidero tanto. E' molto importante-.
Lui non disse una parola. Per tutta risposta invece, piantò la sua bocca sulla mia, mi trascinò in camera da letto e lasciò che cadessimo pesantemente sul materasso.
Decisi di prenderlo come un "si".
Per il momento, almeno.'
 
-Dov'è tua sorella?- chiedo.
-Non lo so, l'ho lasciata che parlava con Zayn. Mi chedo cosa abbiano da dirsi quei due.- Non riesco a trattenere un sorriso. -Che c'è?- mi domanda -C'è qualcosa che devo sapere?-
-Come sei ingenuo Louis.- Sposto gli occhi sul mare. 
Il ragazzo si alza, si sfila la canottiera bianca e me la lancia in faccia. Poi sento le sue mani che mi stringono i fianchi da dietro e mi alza di peso. Io faccio di tutto per cercare di liberarmi dalla sua stretta e comincio a scalciare. Lui ride e poi mi butta in mare.
-Louis William Tomlinson, sappi che mi vendicherò!- grido, anche se lui si avvicina a me.
-Ah si? E cosa vorresti farmi?-
 
 
Louis.
 
-Ah si? E cosa vorresti farmi?- gli chiedo avvicinandomi sempre di piú a lei.
Si mordicchia un labbro e comincia ad indietreggiare, lentamente. Fa cenno con la mano di seguirla e io sono felice di accontentarla.
Quando si ferma, l'acqua ha ormai raggiunto le sue spalle e io riesco ad avvicinarmi. Lei mi guarda negli occhi e mi sussurra -Questo.- e poi poggia delicatamente le sue mani attorno al mio collo, guardandomi negli occhi.
Ecco, è arrivato il momento. Vinceró questa stupida scommessa prima ancora di quanto immaginassi. Riesco giá a sentire il suo profumo mischiato a quello del mare, il calore delle sue labbra sulla mia bocca. 
Cerco di spostargli una ciocca di capelli bagnati dietro l'orecchio e invece, con una forza che non pensavo possedesse, mi spinge sott'acqua. E l'unica cosa che riesco a sentire è il naso che brucia.
Quando riemergo Savannah è ormai quasi arrivata a riva. Così, non appena i miei occhi la smettono di bruciare, inizio a rincorrerla, ma non mi è difficile raggiungerla.
Arrivato a pochi centimetri da lei, la mora si accorge della mia pericolosa vicinanza e si gira di scatto, non abbastanza in fretta. Io l'ho giá spinta e cadiamo entrambi sulla sabbia. Lei distesa di schiena, e io sopra di lei, reggendomi sulle braccia per non schiacciarla. 
-E adesso?- le chiedo guardandola negli occhi.
-Adesso... Niente.- mi risponde cercando di liberarsi, inutilmente. Provo ad avvicinare il mio volto al suo, ma non appena capisce le mie intenzioni, gira la faccia e, alzandola leggermente, mi morde il braccio destro.
Così, per il dolore, la lascio andare e mi siedo anche io sulla sabbia. Lei, intanto, si è alzata e si dirige verso la sua roba. 
-Guarda cosa mi hai combinato. Adesso ho la sabbia attaccata ovunque.- mi urla mentre posa le sue cuffiette nella borsa. -Tutta colpa tua.-
-Ehi, scusa.- le dico ridendo.- Per farmi perdonare... Che ne dici di una bella doccia, solo io e te?-
-Mmmh, fammici pensare. No grazie.- mi risponde lanciandomi la mia maglietta ma mancando di parecchio il bersaglio.
-Fattelo dire. Hai una mira perfetta, dolcezza.-
-Coglione.- fa lei mostrandomi il medio. Poi prende la sua borsa e si allontana. 
'Fottiti Tomlinson' la sento imprecare da lontano.
Decido di alzarmi e raggiungere i miei amici per giocare con loro, quando vedo che Savannah ha dimenticato qualcosa in spiaggia. Mi avvicino e la raccolgo.
Adesso si che mi diverto.


 
Angolo autrice.
Ehilà, quanto tempo!
*si nasconde* non mi uccidete, please.
Sarebbe dovuto toccare ad Emilia essere qui con voi (?) ma ha il mouse rotto.
Questo è il motivo per cui ci abbiamo messo tempo a pubblicare e ci scusiamo per questo, soprattutto lei.
Anche perchè c'è stata la fine della scuola, le interrogazioni per cercare di recuperare e tutto il resto.
E in questi mesi sono successe parecchie cose, ma okay, non sto qui ad annoiarvi, lol.
Grazie per le recensioni e le visite dell'ultima volta, anche se è passato un secolo.
Spero possiate perdonarci. Anche perchè noi vi amiamo afhdksj
Un bacio enorme,
Martina <3
p.s. Emilia è bella.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo quattro. ***


Capitolo quattro.



Savannah.
 
-Ma dove l'ho messo? Non posso averlo dimenticato, merda. Eppure ero sicura di averlo preso.- comincio a gettare via tutto ciò che ho nella borsa, a cercare nell'armadio, sotto il letto, persino giù in cucina, ma niente.
Ho perso il mio libro.
Mi butto sul divano con la testa fra le mani e penso a cosa posso fare. Posso tornare in spiaggia e vedere se c'è ancora, anche se ormai è buio, non si vedrebbe niente e poi l'avranno già preso. Posso andare e chiedere al bagnino, ero sulla riva, magari l'ha visto e ha deciso di metterlo da parte, ma penso che ormai sarà già andato a casa. La mia ultima possibilità è chiamare Louis e chiedergli se l'ha visto. Così prendo il cellulare e compongo il suo numero.
-Buonasera dolcezza. La mia mancanza si fa sentire, eh?-
-Chiudi il becco, cretino. Non è proprio il momento adatto.-
-Mi dicono che sei di buonumore stasera. Cosa c'è?-
-Ho perso il mio libro.-
-E perchè lo dici a me?-
-Perchè.. non lo so, tu eri con me, non l'hai visto?-
-No, mi dispiace.-
-Oh, merda. E adesso?-
-Lo troveremo, tranquilla.-
-Lo spero.-
-Si, anche perchè poi non possiamo più fare la scommessa.-
Non ci avevo pensato per niente. Questa poteva essere la volta buona per farla finita con questo stupido giochetto. E non aspettavo altro.
-Beh, dopotutto non è che debba ritrovarlo per forza, ne comprerò un altro.-
-E facciamo la scommessa con l'altro?-
-Magari non leggerò mai più un libro in vita mia, chi lo sa.-
-Vedo che hai ricominciato a scherzare. Alla fine non sono così inutile come pensi.-
-Non penso che tu sia inutile.-
-L'impressione è quella.-
-No, credo soltanto che tu sia un idiota, tutto qui.-
-Come se fosse cosa da poco.-
-Credevo che non ti importasse il mio parere su di te. Hai già tutte quelle ragazze ai tuoi piedi.-
-Già, e quello basta a rendermi felice, no?-
-Non posso sapere cosa ti rende felice Louis. Non hai esattamente la faccia di uno sfigato che vuole cambiare la sua vita.-
-Scusa se a volte l'apparenza inganna.-
-Mi dispiace se ti ho disturbato. Ci vediamo in giro, buona serata.-
Aspetto la sua risposta, ma mi attacca il telefono in faccia.
Non l'ho mai sentito così. Perchè si comporta in quel modo? Non gli è mai importato nulla di me e adesso fa l'offeso. Che creda ciò che vuole.
Penso ancora a chi può aver visto il mio libro, e alla fine mi viene in mente Liam. Decido quindi di inviare un messaggio a Zoey.
'Chiedi a Zayn il numero di Liam, per favore. E' urgente.'
Mi va di parlare un po' con lui, o almeno di sentire la sua voce, mi ispira tranquillità. Altro che quello squilibrato di Louis.
Nel frattempo salgo in camera e comincio a riordinare quello che poco prima avevo lasciato in giro, ho fatto un disastro.
Dopo qualche minuto mi arriva la risposta, così lo chiamo.
-Pronto?- la sua voce era un po' titubante. Forse era per il numero sconosciuto.
-Pronto, Liam, sono Savannah.-
-Ah, Savannah, ciao.-
-Senti, scusa il disturbo, volevo soltanto chiederti se per caso oggi sulla spiaggia hai visto un libro.-
-Mhm, no, non ricordo di averne visto uno. Come mai?-
-Ho perso il mio.-
-Oh, mi dispiace. Provo a chiedere a qualcuno, magari l'hanno visto.-
-Non importa, grazie lo stesso.-
-Figurati.-
-D'accordo, ora vado. Ci si vede, buona serata.-
-Okay, ci sentiamo. Mi ha fatto piacere sentirti. Buona serata a te.-
Altro che buona serata, ho talmente tanti pensieri in testa che decido di andare a dormire.
La notte porta consiglio. O almeno così dicono.
 
Louis.
 
-Mi dispiace se ti ho disturbato, ci vediamo in giro. Buonaserata- mi dice Savannah dall'altro lato del telefono.
Aspetto un po' senza parlare, poi attacco il telefono.
Ma che stupido che sono. Come potevo pensare che fosse diversa dalle altre? Come potevo pensare che per una volta qualcuno potesse capirmi?
Speravo che lei potesse essere capace di cogliere quel lato di me che ho nascosto per tutto questo tempo, per non mostrare agli altri le mie debolezze.
E invece lei mi ha giá etichettato, sono l'idiota. L'idiota della situazione con una ventina di ragazze ai piedi e una vita perfetta. 
Cosa me ne faccio di venti ragazze se in testa ne ho solo una? 
 
É bellissima. Non ha trucco e non porta accessori. Indossa solo il suo bellissimo sorriso, insieme al vestito che le ho regalato. É felice, felice per la festa che le abbiamo organizzato, felice perchè tutta quella gente è lì per lei.
Mi vede, da solo, lontano da tutti e si avvicina a me. Mi ringrazia per quello che ho fatto per lei e io mi avvicino e le sussurro che è perfetta.
Mi guarda negli occhi, sta per baciarmi e non mi interessa piú di quella stupida scommessa e della gente ubriaca e delle onde che si infrangono sul mare.
Una musica dolce inizia a suonare nella mia testa. Allora è proprio questo che si prova? É tutto uguale a tutti i film che ama mia sorella?
I suoi occhi sono ancora nei miei, ma i nostri volti si stanno avvicinando, sempre di piú...
-É ora di alzarsii- sento cantare da qualcuno.
Apro gli occhi e trovo Harry e Niall che saltano come due bambini sul mio letto.
-Oh, mio Dio. Chi vi ha fatti entrare?- urlo guardandoli, sotto shock.
Ma loro continuano a saltellare e non mi rispondono. 
-Uno, la vostra canzone fa cagare. Due, non sapete cantare.- gli dico, alzando di parecchio la voce. -E smettetela di saltare su questo cazzo di letto, per la miseria.-
-Oddio, ci siamo svegliati storti stamattina?- mi chiede Niall, sedendosi accanto a me.
-Non sono affari tuoi.- gli rispondo.
-Lou, sta calmo. Se vuoi puoi parlarne, non prendertela con Niall.- fa Harry, che nel frattempo si è seduto a sua volta.
-Niente di grave, sono solo un po' arrabbiato. Porca puttana.-
-Un po'?- se la ride il biondino. -Ma per caso hai il ciclo?
-No, cazzo. É in menopausa.- gli risponde Harry facendomi ridere come il deficiente. -Ma cosa ci fa un libro in camera di Louis William Tomlinson?-
-É di Savannah.- gli rispondo guardando nella sua stessa direzione.
-Savannah? Quella Savannah? Adesso si spiega tutto. Avanti, spara. Cosa è successo?-
-Storia lunga.-
-No, Harry. Adesso mi spieghi come diavolo fai. Quali strani poteri hai per capire al volo i problemi di questo sfigato? Ogni volta è sempre la stessa storia.- si intromette Niall. 
-Lou, avanti. Sfoga la tua rabbia.- continua il riccio.
-Non riesco a farla innamorare di me.- ammetto, un po' deluso.
-Ops, il grande play boy di Los Angeles ha problemi con una ragazza e chiede consigli a due plebei come noi? É cosí vicina la fine del mondo?- mi prende in giro il biondo.
-Vuoi un consiglio?- mi chiede Harry. -Smettila di arrossire ogni volta che senti il suo nome.-
-Ci proveró.- e gli sorrido. -Comunque avrei davvero bisogno del vostro aiuto. Tra due giorni è il compleanno di Savannah, gli sto organizzando una festa a sorpresa.-
 
 
Savannah.
 
Sono tra le nuvole. Volo leggera nell'aria. Sono libera. E' una sensazione stupenda.
Dall'alto vedo tutto il caos di Los Angeles, e la calma del mare. Quel mare che mi ricorda tanto i suoi occhi.
Ma lui dov'è? Vedo tutti i suoi amici, persino Zoey. Eppure lui non c'è.
-Ehi, mostro.- sento sussurrare nel mio orecchio da una voce femminile. -E' ora che ti svegli.-
Allora torno sulla Terra, in casa mia, nel mio letto.
Apro gli occhi stiracchiandomi, e vedo dei riccioli biondi vicino alla mia faccia.
-Buongiorno!- esclama sorridendo la mia amica Zoey.
-'Giorno.- rispondo scocciata mettendomi a sedere. -E mostro ci sarai tu.-
Lei ride e si siede affianco a me.
-Era un modo diverso di svegliarti, scema.-
-Beh, peccato. Perchè stavo facendo un bel sogno.- mi stropiccio gli occhi. -Ero in un universo parallelo in cui tuo fratello non esisteva. Ero letteralmente in paradiso.-
-Oh, che palle. Sempre mio fratello c'è di mezzo. Muoviti piuttosto.- si alza, e mi tira per un braccio. -Che sei già in ritardo per il lavoro.-
Mi alzo, e mi vesto con la prima cosa che mi capita davanti.
Mi sciacquo la faccia tre volte, ho delle occhiaie terribili. Non ho neanche voglia di truccarmi.
Non farò colazione, non ho molta fame.
Sento Zoey che farfuglia qualcosa.
-Cosa?- chiedo, guardandola ma senza vederla.
-Ho detto, posso sapere cos'hai, Annah?-
Il suo sguardo è preoccupato.
-Ma niente, sono soltanto un po' stanca.- rispondo, e nel frattempo scendo giù.
-Non me la dai a bere questa volta, davvero.- dice la bionda seguendomi a ruota. -Per caso la tua stanchezza ha per nome Louis?-
Apro la porta ed esco. Sento il calore impossessarsi del mio corpo. E non sono soltanto i raggi del sole.
-Può darsi. Ma anche se fosse? E' solo un idiota.- faccio, non troppo convinta, continuando a camminare avanti a lei.
-Sarà anche un idiota, ma è pur sempre mio fratello. Qualcosa in comune dovremmo anche averla, no? Quindi, per piacere, adesso mi spieghi cosa ti ha fatto.-
Mi posa una mano sulla spalla e mi fa voltare verso di lei.
-E' colpa di questa stupida scommessa. In più ho anche perso il mio libro. Ieri sera, prima di chiederti il numero di Liam, ho chiamato Louis, e abbiamo discusso. Se così si può dire. Gli ho soltanto detto cosa penso di lui, cosa che non gli è mai importata in diciannove anni di vita, e si è offeso. Ma vaffanculo.-
Riprendo a camminare svelta verso la spiaggia.
-E mi spieghi da quando ti importa di Louis? Se sta male, se sta bene, se è offeso. Non ti è mai interessato.- dice Zoey, facendo fatica a starmi dietro.
-Lasciamo stare, okay? Non ho voglia di parlarne.- 
-Ai suoi ordini, signorina.-
 
 
 
 
 
Angolo autrice.
Ehilà pipol, come procede l'estate?
La mia insomma, domani parto con gli scouts 12 giorni e non ho voglia, ma non vi interessa, okay lol
Immagino abbiate visto il video di bse, omg piango. Sono ppper-fect *mossa alla Leeroy*.
E oggi sono tre anni di band, omg piango per 2, 3, 4, 5, 6, mille volte.
Ma torniamo a noi.
Questo capitolo fa un po' schifetto perchè è scritto per la maggior parte da me, quindi vi prego di scusarmi se vi ho causato nausee o altro (?).
Grazie per essere passati, per aver recensito e blablabla, vi amiamo.
1, 2, 3, 4,5 baci a testa,
Martina <3
P.s. Emilia ti amo.
P.p.s. Sei bellissima.
P.p.p.s. Questi giorni mi mancherai, amore mio.
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** Capitolo cinque. ***


Capitolo cinque.
 

Louis.
 
É possibile che ogni volta che la guardo il mio cuore perda un battito? 
Che quando i miei occhi incontrano i suoi io diventi cosí fragile che a momenti potrei spezzarmi? 
É possibile che ogni volta che la vedo il resto del mondo scompaia?
Così anche ora. La spiaggia è piena di gente, ragazzi, bambini, anziani... Ma io non vedo nessun altro apparte lei.
I suoi capelli legati, la sua divisa, il suo modo di fare frettoloso, i sorrisi forzati che rivolge ai clienti, e quella ciocca di capelli sfuggita all'elastico che lei continua a fermare dietro l'orecchio.
Quanto vorrei poterla aiutare, poter mandare via tutta quella gente e...
-Terra chiama Louis.- mi fa Niall passandomi una mano davanti agli occhi. -Niente da fare, l'abbiamo completamente perso.- continua parlando con Harry. -É cotto.-
-Non sono cotto. Voglio solo vincere quella stupida scommessa.- gli rispondo, leggermente arrabbiato.
-E poi? Poi cosa farai Lou?- mi chiede il riccio.
-Quello che ho sempre fatto. Troverò un'altra preda.- e mi giro a guardare di nuovo Savannah.
-Non c'è un'altra Savannah.- sussurra Harry.
-Andiamo, abbiamo un po' di cose da fare.- dico io, fingendo di non aver sentito. 
Stiamo per andarcene quando una voce urla piú volte il nome dei ragazzi. Ci giriamo e troviamo Savannah che ci corre incontro.
-Harry, Niall.- urla un ultima volta quando è ormai vicina.
-Cosa succede?- chiede Harry preoccupato.
-Per caso avete visto il mio libro? Si chiama "un'estate d'amore", non lo trovo.- gli chiede lei, col fiatone a causa della corsa.
-Il tuo libro? Quello con le pagine bianche e la scritta nera? Senza figure? Che poi mi chiedo cosa ci trovate di tanto bello in quei libri? Non ci sono disegni, non ci sono colori. Non è noioso?- chiede Niall, chiaramente in difficoltá, per cercare di perdere tempo.
Intanto il riccio mi rivolge uno sguardo interrogativo e io gli mimo di no con la testa.
-Avanti, ragazzi, non ho tempo da perdere. Lo avete visto si o no?- sbotta Savannah.
-No, mi dispiace.- gli dice Harry. -Se lo troviamo te lo portiamo subito.-
-Va bene, grazie mille ad entrambi.- fa prima di andarsene. -Ah, ciao Tomlinson.- mi dice mentre ormai è giá di spalle.
-Savannah, aspetta.- la chiamo prima che sia troppo lontana.
-Dimmi.- 
-Potresti far venire qui mia sorella? Dobbiamo andare a fare delle commissioni.- gli chiedo gentilmente.
-Hai un telefono, usalo.- mi risponde lei. -O delle gambe.-
-Come non detto. Grazie.-
 
 
Savannah.
 
Mi giro per avviarmi di nuovo al bancone, dopo aver chiesto quello che mi interessava a Niall e Harry, e aver salutato quell'essere.
-Savannah, apetta.- mi chiama Louis.
-Dimmi.- rispondo guardandolo scocciata.
-Potresti far venire qui mia sorella? Dobbiamo andare a fare delle commissioni.- chiede.
-Hai un telefono, usalo. O delle gambe.-
-Come non detto. Grazie.- dice, e io faccio finta di niente tornando al mio lavoro.
E' insopportabile. Qualunque cosa lui dica o faccia.
E' insopportabile quel sorrisetto strafottente che ha stampato in faccia la maggior parte del tempo.
E' insopportabile il suo sguardo, quei suoi occhi blu che tanto mi ricordano il mare, e che ogni volta mi fissano tanto che potrei consumarmi.
E' insopportabile il suo modo di fare lo spavaldo davanti a tutte le ragazze.
E' insopportabile quel ciuffo che ogni tanto gli cade davanti agli occhi, e quella tutina aderente che indossa per surfare.
Ma la cosa che più odio è la sua voce, che continua a rimbombarmi nella testa ogni santissimo giorno.
-Ti vuole tuo fratello.- dico, passando davanti a Zoey.
-Ti ha parlato?- chiede la bionda sconvolta.
-Mi ha soltanto chiesto di chiamarti, inutile che fai quella faccia.-
-Non mi sono spiegata. Intendevo, ti ha rivolto la parola? Quando si arrabbia con qualcuno di solito non ci parla per giorni interi.- spiega.
-Sarebbe un sogno.-
Passo una pezza sul bancone e aspetto i clienti.
-D'accordo, ho capito. Allora vado. Ci sentiamo più tardi, Annah.- si allunga verso di me e mi scocca un bacio sulla guancia.
-A dopo.- le ripondo sorridendo.
La guardo allontanarsi e andare verso il fratello e gli amici. Poi vedo Louis che per un attimo mi rivolge uno sguardo di ringraziamento. Io giro la testa.
Nel frattempo arriva un ragazzo, non molto alto, capelli e occhi castani, spalle larghe, fisico niente male e un bel sorriso.
-Qualcosa non va?- mi chiede, sedendosi su uno sgabello di fronte a me.
-Scusa?- faccio, non capendo.
-Non hai una bella cera. Ho visto che giravi la faccia mentre quel ragazzo ti guardava.- continua, fissandomi con i suoi occhi scuri.
-Ci conosciamo?- dico scocciata.
-Sono Josh Hutcherson. Sono venuto in vacanza qui dal Kentucky. Molto piacere.- allunga una mano verso di me, sorridendo.
-Savannah Welsh, piacere mio.- gli stringo la mano, rispondendo al sorriso.
-Ora puoi dirmi che succede? Era il tuo ragazzo quello?- chiede, indicando il punto in cui è sparito Louis.
-Cosa? No. Sei fuori strada. Non ho un ragazzo.-
-Davvero? Una ragazza bella come te non ha un fidanzato?-
-Già, capita.- rispondo. -Ma perchè pensavi che quello fosse il mio ragazzo?-
-Dal modo in cui vi guardate. Anche se siete arrabbiati l'uno con l'altra non riuscite a staccarvi gli occhi di dosso.-
Sento il viso andarmi a fuoco. E non so cosa rispondere.
-Beh, sbagli. Non ci guardiamo in nessun modo.- dico, non troppo decisa.
-D'accordo. Allora puoi uscire con me. Magari stasera.-
Ci penso un po' su. In fondo è carino. E poi devo in qualche modo mettere a freno le fantasie di Louis.
-Mhm, passi a prendermi alle otto? Poi ti do l'indirizzo.-
-Perfetto.- sorride soddisfatto.
 
 
Louis.
 
-Le buste le lascio in garadge?- chiedo a mia sorella mentre scarico la macchina.
-Sisi, lasciale qui. Dopo viene Savannah e se le vede è la fine.- mi risponde lei.
-Dopo viene Savannah? Quando?- sbotto lasciando cadere le buste.
-A pranzo, i suoi sono fuori cittá e non volevo lasciarla sola. Quindi l'ho invitata.-
-Bene. Non potevi dirmelo prima? Io non mangio.-
Chiudo la macchina e mi dirigo dentro casa.
-Bene. Tanto lei pensa che sei a mangiare fuori.
-Ti odio.- 
-Chissá perchè ma non mi sembra una novitá.- fa lei sorridendo. -Che vuoi fare? Mangi con noi o ti chiudi in camera tua per il resto della giornata?-
-Con voi non ci mangio, puoi starne certa. Vado in città, prendo qualcosa al Mc donald's. Ci vediamo dopo.-
Salgo nuovamente in macchina e la metto in moto. Finestrini chiusi, aria condizionata e radio al massimo. Esco dal viale di casa e la macchina comincia ad acquistare sempre piú velocitá.
Ormai le case sono solo macchie indistinte che sfrecciano velocemente una dopo l'altra. 
Per quale motivo tutte le ragazze devono comportarsi in un modo cosí complicato e incomprensibile? 
La prima della lista è mia sorella. Cosa le costava dire a Savannah che io ero a casa? Sarebbero potute andare da lei, no? 
La seconda della lista è la moretta. É sempre nervosa, adesso è arrabbiata con me e mi tratta male. Peró io continuo a pensarla e a riempirla di attenzioni, per quale motivo? Per una fottutissima scommessa.
Qui, l'unico nervoso dovrei essere io.
Spero in un miracolo del Dio Panino e fortunatamente arrivo a destinazione.
 
-Zoey. Sono tornato.- urlo aprendo la porta e dirigendomi in cucina. -Merda, è ancora qua.- dico in un sussurro.
-Scusa, cosa hai detto?- mi chiede la bionda.
-Niente, niente. Mi meravigliavo soltanto. Savannah è ancora viva, speravo che si fosse strozzata.-
-No, per tua sfortuna sono ancora qui.-
-Peccato, la prossima volta avveleneró direttamente il piatto.- gli dico. -Beh, vi lascio alle vostre chiacchiere. Salgo sopra.- 
Mi giro e raggiungo le scale. -Lou, aspetta.- mi fa Savannah, che mi aveva seguito.
-Cosa cazzo vuoi?-


 
Angolo autrice.
Eccoci quaaa, di nuovo. 
Secondo me questo è un aggionamento record.
Anche se molti di voi non erano a conoscenza del primo lol pazienza.
C'è una new entry, il nostro amato Hutch, aww fhjd
Diciamo che è stato un parto scegliere chi doveva "interpretare" quel ruolo, poi ho chiesto a mia sorella e ci ha messo due secondi lol
Vabbè, ciancio alle bande, questo capitolo mi piace un sacco.
Grazie a chi recensisce, a chi perde tempo a leggere questa storia e a chi passa per caso. Grazie a tutti.
Ah, grazie a Emilia, che scrive benissimo la parte di Louis anche se non vuole ammetterlo, i love you.
Vi abbandono,
un bacione,
Martina <3





 

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Capitolo 7
*** Capitolo sei. ***


Capitolo sei.


Savannah.

-Cosa cazzo vuoi?- sbotta Louis, dopo essersi girato verso di me. -E da quando mi chiami "Lou"?-
L'ho fatto senza rendermene neanche conto. Non l'ho mai chiamato con il suo nomignolo, non fa per me rivolgermi alle persone con dolcezza. Perché in fondo "Lou" è un nomignolo dolce. 
-Ti chiamo come e quando voglio, primo. Secondo, volevo informarti che stasera esco con un ragazzo.- rispondo soddisfatta.
-Auguri.- dice, continuando a salire le scale.
-Tutto qui?- chiedo, seguendolo.
Arriviamo davanti la porta della sua camera. 
-Cosa vuoi che ti dica?- mi guarda.
-Non lo so. So solo che il vero Louis avrebbe detto una cosa del tipo "Lo fai solo per cercare di dimenticarti di me".-
-Tu non sai niente del vero Louis.-
Apre la porta, entra, e me la sbatte in faccia.
Ma cosa mi aspettavo? È solo uno stronzo.
Torno in cucina da Zoey.
-Avete già finito? Stavo preparando i popcorn per assistere alla vostra discussione.- esclama la bionda prendendomi in giro.
-Che amica simpatica.- sbotto, sedendomi davanti a lei.
-Sei stata stronza.- dice.
-Lo so, ma glielo dovevo.-
-Ricordati che è mio fratello, gli voglio bene, non voglio che soffra.-
-So anche questo, e mi dispiace, ma è stato lui a cominciare.- rispondo, facendo spallucce.
-D'accordo, lasciamo stare. Piuttosto, parlami di questo ragazzo.- fa entusiasta. 
-L'ho conosciuto oggi al bar appena dopo che te ne sei andata. Si chiama Josh. È qui in vacanza dal Kentucky. È carino, e sembra molto dolce.- sorrido. 
-Voglio assolutamente conoscerlo.- esclama la mia amica. 
-Fallo prima conoscere a me.- dico ridendo.
 
 
Mi faccio una doccia. Sono sola in casa, così accendo la radio a tutto volume. 
Quando ho finito, mi accorgo che ho due messaggi al cellulare. 
Leggo il primo.
'Mancano più o meno quattro ore, non vedo l'ora :)
Un bacio, Josh.'
Decido di rispondergli.
'Anch'io non vedo l'ora, devo ammettere di essere abbastanza nervosa.
A dopo, Savannah xo'
Leggo il secondo messaggio, inviato da un anonimo.
 
'La pioggia stava cadendo con una tale veemenza che le gocce mi scendevano giù per il naso, e tutto intorno mi appariva sfocato e appannato.
-Avevi detto che saremmo andate in Grecia all'inizio di giugno-, si lamentò kristen. -Ci hai mentito! Sembra piuttosto che tu ci abbia portato a Manchester in febbraio!-'
 
Mi ci vuole un po' per capire che quello è un pezzo del mio libro. 
Ma sono troppo presa da Josh per pensare a qualunque altra cosa adesso.
Comincio quindi a scegliere cosa indossare. Sarà un'ardua impresa, che qualcuno mi aiuti.
 
 
Louis.

-Cosa vuoi che ti dica?- chiedo alla mora che mi guarda ad occhi spalancati.
-Non lo so. So solo che il vero Louis avrebbe detto una cosa del tipo "Lo fai solo per cercare di dimenticarti di me".-
-Tu non sai niente del vero Louis.-
Apro la porta, entro, e la chiudo sbattendola.
Che cazzo ne sa lei del vero Louis? Di quello che avrebbe detto e di quello che pensa?
Rompermi il cazzo da quando avevamo tre anni non significa conoscermi. 
Esce con un altro? Buon per lei, non me ne frega un cazzo. Anzi, vorrei proprio sapere quel poverino come ha fatto a convincerla, perchè a me sembra una missione veramente impossibile.
Ma vaffanculo a lei, a lui. Vaffanculo a quella stupida scommessa e a quello stupido libro. Stasera mi diverto anche io.
 
-Un altro, per favore.- chiedo alla barista mostrandogli i soldi.
-Non crede di aver bevuto abbastanza per stasera?.-
-Si mamma ,ti prometto che questo sará l'ultimo.- le sorrido. -Ora si prenda questi soldi e mi versi quel cocktail, grazie.- continuo tornando serio.
La ragazza mi tira la banconota dalla mano e mi passa il bicchiere. Ne bevo il contenuto in un unico sorso e mi dirigo verso la pista da ballo. 
Forse la barista aveva ragione, non avrei dovuto alzare così tanto il gomito. Ma che sará mai? Un bicchiere in piú, uno in meno. Quale vuoi che sia la differenza? 
La musica è alta, le ragazze che ballano sono tante. Alcune di loro si avvicinano a me e io le lascio divertire, peró nessuna di loro mi entusisma piú di tanto. Forse sono stato a letto giá con la maggior parte di loro. Le altre o sono cesse, o sono cesse. Poi la vedo. Una biondina che non ho mai visto da queste parti è appena entrata in pista. Se la perfezione non esiste, lei ci va molto molto vicino.
Mi faccio strada tra la gente e la raggiungo. Lei mi nota e si avvicina. Ovviamente, gli piace quello che vede. -Sei nuova di queste parti?- le sussurro all'orecchio. 
-Sono venuta qui in vacanza.-
Continuiamo a ballare, sempre piú vicini. -Ah, e ti stai divertendo?-
-Beh, diciamo.-
-Allora stasera ti faró divertire io.- le sorrido maliziosamente e poi faccio avvicinare i nostri volti.
Quando le mie labbra sfiorano le sue lei non si tira indietro, anzi, partecipa al bacio. Un bacio lungo e appassionato.
Poi un capogiro, un bruciore allo stomaco. Mi giro giusto in tempo per salvare il suo bel vestitino scollato e vomito anche l'anima sulle scarpe di Harry, che non so quando sia arrivato, ma è al mio fianco a ballare con una tipa.
-Forse abbiamo due concetti diversi di divertimento.- mi dice la bionda prima di allontanarsi sculettando.
 
Savannah.

Non dovrei fumare. Non ora almeno, ma non ci riesco, è più forte di me. 
Sono fuori la porta di casa aspettando che Josh venga a prendermi. Forse dovrei aspettare dentro, ma se poi non trova l'indirizzo? Almeno così mi vede. 
Comincio a fare avanti e indietro davanti la porta, continuando a tirare ed espirare il fumo della sigaretta, che in poco tempo finisce. Ne accendo un'altra. 
Poi sento un clacson e qualcuno che grida il mio nome.
È Josh.
Dopo aver fatto un ultimo tiro butto la cicca a terra e la calpesto. Prendo una caramella alla menta dalla borsa e la metto in bocca. Poi vado verso la macchina.
-Ehi.- dico sorridendo.
-Dai, sali.- risponde il ragazzo.
Apro la portiera e prendo il posto affianco al guidatore. 
-Non sapevo che fumassi.- esclama sorpreso.
-Non sai quasi niente di me, Josh.- 
-Hai ragione.- dice ridendo. 
Spinge il pedale dell'acceleratore e partiamo.
-Dove andiamo?- chiedo curiosa, guardandolo mentre è concentrato sulla strada.
-Mhm, non conosco bene Los Angeles, però so che qui vicino c'è un luna park. Che ne dici?- mi sorride. 
-Per me va benissimo.- rispondo.
Non mi sono neanche vestita tanto elegante. Indosso un paio di pantaloncini a vita alta con una camicetta legata in fondo, che lascia intravedere l'ombelico, e le mie amate converse bianche.
Ero tentata di mettermi il vestito che mi ha regalato Louis, però soltanto il fatto che me l'ha regalato lui cambia ogni cosa. Voglio che almeno per una sera stia fuori da tutto questo. Che stia fuori dalla mia mente. Voglio dimenticarmi di lui per qualche ora.
Dopo dieci minuti arriviamo a destinazione. 
Josh scende dalla macchina e mi apre la portiera. Soltanto adesso noto che indossa un paio di jeans e una camicia bianca non abbottonata del tutto, che mette in mostra una collana di legno. 
-Come siamo eleganti.- esclamo sorridendogli.
-E non mi hai mai visto in smoking.- ride.
Chiude la macchina e, dopo un po' di esitazione, mi prende per mano. Il suo tocco è delicato ma deciso, e la sua mano mi tiene come se potessi cadere da un momento all'altro.
Attraversiamo l'insegna illuminata del luna park.
-Allora,- comincia Josh. -dove vuoi andare per primo?-
Ci penso un po' su.
-Mhm, sulle montagne russe.-
 
-Non ti ci porto più, giuro.- esclama il ragazzo mentre scendiamo.
-Cosa!? Io non ti ci porto più. Hai cominciato a strillare come una ragazzina.- rido al solo ricordo.
-Non è vero.- fa l'offeso.
-Si che è vero.- 
Mi avvicino a lui e gli passo un dito sul naso e sulle labbra, come si fa con i bambini. Lui mi guarda con quegli occhi scuri e mi sorride. 
-Hai un bel sorriso.- dico, prendendolo per mano.
-Il tuo lo è di più. Hai anche le fossette, non lo avevo notato.- esclama.
Gli sorrido.
-Mi compri lo zucchero filato?- chiedo, guardando il carretto con la fila.
-Certo, bella bimba.- risponde divertito. -Aspettami qua.-
Si allontana. 
Oltre ad essere carino Josh è anche tanto dolce e divertente. Niente a che vedere con quell'arrogante e antipatico di Louis.
Ma perché penso sempre a lui? Perché? Anche non volendo la mia mente torna sempre e solo a lui. Ai suoi occhi, al suo sorriso, alla sua voce...
-Eccomi.- dice Josh porgendomi lo zucchero filato.
-Grazie papà.- rispondo prendendolo.
Comincio a staccare pezzi di zucchero con le mani e li metto in bocca, mentre Josh mi guarda divertito. Così stacco un altro pezzo e lo avvicino alle sue labbra. Lui le apre e prende lo zucchero, leccandomi le dita. 
-Ehi, non sono commestibile.- dico ridendo, allontanando le dita dalla sua bocca.
-Mhm, eppure sei dolce.-
-C'era lo zucchero sopra, imbecille. Ci credo che sono dolce.- rido ancora.
-Non intendevo quello, 'imbecille'.- 
Si avvicina a me ancora di più di quanto non fosse già. Sento le sue mani calde sui fianchi, e il battito regolare del suo cuore accelerare. Mi fissa le labbra e io le mordo. Forse per nervosismo. Prende lo zucchero filato dalle mie mani e lo butta a terra. Così io metto le mie braccia sulle sue spalle. Si avvicina, ancora. Chiudo gli occhi e sento il sapore delle sue labbra sulle mie. Lo sento premere prima con dolcezza, poi sempre con più forza.
Poi, all'improvviso, giro la testa e lo allontano.
-Io... non posso farlo, mi dispiace.-



 
Angolo autrice.
Ariciao. Si, miracolo dei miracoli, abbiamo aggiornato subito. Dio ci assiste lol
Grazie per tutte le recensioni e le visite,
e grazie a Emilia che sta praticamente avvisando mezza twitter di questa ff,
grazie amore mio.
Okay, non ho nient'altro da dire lol
Spero che anche questo capitolo vi piaccia.
Un bacio,
Martina <3

 
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** Capitolo sette. ***


Capitolo sette.


Louis.
 
Sono ormai le tre passate, ma non riesco a chiudere occhio. Sará colpa dell'alcohol, dello stomaco che brucia e della testa che gira, o forse sará perchè non sono nel mio letto e perchè c'è Harry che russa.
Allungo la mano sul comodino e prendo il cellulare del riccio, non so dove sia il mio, e non ho intenzione di cercarlo. D'istinto digito il numero di Savannah e avvicino l'aggeggio all'orecchio. Uno squillo, due, tre..
-Pronto?- sento la sua voce impastata di sonno dall'altro capo del telefono- Harry? Perchè mi chiami a quest'ora? È successo qualcosa a Louis?- chiede, preoccupata.
-Ciao, stronza. Sono io, come va?-
-Oh mio Dio, Tomlinson. Mi hai fatto prendere un colpo. Come ti passa in mente di chiamarmi a quest'ora? Mi hai svegliata.- sbotta lei.
-Oh, stavi giá dormendo? Credevo fossi a divertirti col tuo amichetto. Come è andata la serata?-
-Bene.- risponde fiera la mora. -Ci siamo divertiti e tanto.-
-Wow, lo conosci da quanto? Due giorni, tre? E giá gliel'hai data? Complimenti.-
-Non ho fatto niente di quello che pensi tu.- fa sempre piú arrabbiata.- L'ho solo baciato. Ma dico io, per quale fottuto motivo dovrei dare spiegazioni a te?-
-Ti è piaciuto?- le chiedo.
-Si, bacia bene.-
-Beh, sei proprio una bella stronza, non ti pare?-
-Per quale motivo sarei una stronza?- risponde alzando la voce -Non sono la tua ragazza, posso fare quello che voglio. E tu non hai il diritto di farmi la predica. Qua il vero stronzo sei tu..-
Sento il mio stomaco ancora piú sottosopra di prima, allontano il telefono dall'orecchio e mentre Savannah continua ad imprecare, corro in bagno a vomitare.
-Lou, louis.- sento una voce dal telefono.
-Savannah?-
-Lou, sia ringraziato il cielo. Dove sei?- mi chiede, preoccupata.
-A casa di Harry, lui dorme.-
-Scendi subito, sto venendo a prenderti.-
Chiudo il telefono e con le poche forze che mi rimangono scendo per le scale. Sono solo ubriaco, non sto morendo. Non c'è motivo di agitarsi tanto. Sbatto la testa contro un muro, di non so quale stanza. "Questo coso di merda è sempre stato qua?". Mi mantengo con le mani la testa dolorante e continuo a camminare. Non so come, ma riesco a raggiungere la porta di ingresso e mi siedo sul portico. Dopo pochi minuti mi appare davanti una Savannah affannata, stanca per la corsa. 
-Sei ancora più sexy in pigiama, sai?- 
-E tu sei ubriaco fradicio. Come cazzo fa Harry a dormire tranquillo con te in questo stato?- chiede lei guardando la finesta della camera del riccio.
Ci incamminiamo verso casa sua, lei e Harry abitano nello stesso quartiere. "La solita fortuna di Styles, quanto lo invidio."
-Dì la veritá. - dico rompendo il silenzio imbarazzante.- Ti stai innamorando di me, per questo ti sei precipitata a salvarmi.-
-Tomlinson, è solo un piacere che faccio ad un amico. E poi, se tu morivi, io chi prendevo in giro?- fa lei sorridendo.
Ah, quel sorriso.
-Aspetta, adesso ho capito tutto. Mi stai portando a casa tua perchè hai finalmente deciso di darmela.- gli sorrido maliziosamente.
-Non hai capito un cazzo, Tomlinson.-
-E dai, dai. Ti prego.- la supplico mettendomi in ginocchio.- Dammela, dammela, dammela.-
-Tu non stai bene, adesso chiamo tuo padre e te la da lui.- prende una pausa e io la guardo interrogativo. -Una bella botta in testa.- 
-Cazzo, Savannah, tu non capisci.- mi rialzo guardandola seria. -Io ne ho bisogno. Per favore. Dammi quella fottuta fetta di crostata ai mirtilli che fa sempre tua mamma. Dammela e nessuno si fará male.- e poi scoppio a ridere, e inizio a correre. Faccio una ruota, saltello, cerco di arrampicarmi su un albero, sbatto contro ad un palo e rido. E mi giro a guardarla e lei è dietro di me che corre e ride a sua volta. E penso che mi ubriacherei altre duemila volte, se è l'unico modo per sentirmi così vicino a lei.
 
-Avanti, siediti sul divano. Ti preparo un caffè. Almeno ti passa la sbornia. Torno subito.- se ne va in cucina e lascia il suo telefono sul divano, accanto a me. Ci penso un paio di volte prima di prenderlo. La prima cosa che faccio è aprire i messaggi.
 
Josh: "Scusa per stasera. Intendo dire per il bacio, ho rovinato tutto."
Savannah: "No, tranquillo. É stata una serata fantastica, mi sono divertita un mondo. Solo che non so, non voglio correre. Ci conosciamo da così poco tempo, è troppo presto."
Josh: "Lo so, ti capisco. Hai tutte le ragioni del mondo per avercela con me."
S: "Non potrei mai avercela con te."
J: "Quindi, questo significa che potrei avere una seconda possibilitá?"
S: "Ma anche una terza, una quarta e una quinta. Tutte quelle che vuoi."
 
Lui puó avere tutte le possibilitá del mondo e io nemmeno una? Wow, sono molto fortunato. Non riesco a leggere la risposta del tipo perchè sento arrivare Savannah. 
-Il tuo caffè.- mi dice porgendomi una tazza enorme.
-Non ti sembra di averne fatto troppo?- le chiedo ridendo.
-Muoviti, bevi tutto. Ti fará bene.-
Bevo tutto velocemente, osservato dai suoi occhi vigili.
-Giá mi sento meglio.- esclamo passandole tazza.
-Il mio caffè fa miracoli.- annuncia la mora, fiera.
-Non è merito del tuo caffè. A farmi stare bene sei tu, sempre.-
 
 
Savannah.
 
Un raggio di sole che entra dalla finestra mi colpisce dritto in faccia. E non posso fare a meno di aprire gli occhi e di accorgermi che non sono nel mio letto, né tantomeno nella mia camera. 
Giusto il tempo di svegliarmi un altro po', e mi rendo conto di essere in salotto, sul divano. E di avere la testa di Louis sulle mie gambe. 
Un momento. Ho dormito insieme a Louis? Per quale motivo?
Poi mi torna in mente tutto. L'appuntamento con Josh, il bacio, la chiamata di quel cretino alle tre di notte, e il fatto che era ubriaco fradicio. 
Cerco di mettermi seduta senza svegliarlo, ma senza successo, perché comincia ad aprire quei suoi meravigliosi occhi blu. 
-Buongiorno.- lo saluto, sorridendogli.
-Dove sono?- chiede, guardandosi intorno e sedendosi accanto a me. 
-Nel mio salotto.-
-E perché?- si stiracchia sbadigliando.
-Non ti ricordi che eri ubriaco? E che mi hai chiamato alle tre di notte?- domando guardandolo.
Lui ridacchia. -Si, ora ricordo.-
Mi alzo e vado in cucina a preparare il caffè, proprio come ho fatto durante la notte. 
-Fa come se fossi a casa tua.- grido a Louis.
Ma mi accorgo che è dietro di me che mi guarda perplesso.
-Savannah?- mi chiama.
-Si?-
-Devo chiederti una cosa importante. Una cosa che non ricordo di questa notte.- si appoggia sul muro affianco a me.
-Dimmi.- dico fermandomi e guardandolo.
-Non è che per caso, stanotte, io e te...?-
-Cosa!? No, neanche per sogno.- sbotto. 
Ma come gli vengono in mente certe cose? Come se non mi conoscesse abbastanza, ormai. 
Dopo alcuni minuti il caffè comincia ad uscire. Prendo due tazze, e lo verso.
-La mia era una semplice domanda.- esclama, facendo spallucce. 
-Non importa, siediti.- dico, portando le tazze a tavola e sedendomi. 
Si accomoda anche lui, di fronte a me. I capelli scompigliati, gli occhi assonnati, il sorriso stanco, i pantaloni della sera prima e il petto nudo. Non importa quanto io lo odi, Louis è proprio bello. Ma non di quella bellezza dei ragazzi da copertina, tutti uguali, con i pettorali scolpiti. La sua è una bellezza innocente, di quelle che noti subito e che ti restano in mente per anni. Perché non è uguale a tutte le altre.
-A cosa pensi?- mi domanda all'improvviso.
-Eh? A niente, tu?- rispondo, non molto fiera della mia voce tremante.
-Pensavo che siamo entrambi arrabbiati l'uno con l'altra, ma che ora non importa più. E anche che stanotte ti sei preoccupata per me. Perché l'hai fatto?-
-Sinceramente? Non lo so. Forse perché mi sarei sentita in colpa se non avessi fatto niente.- faccio spallucce.
-Oh mio dio, notizia del giorno, Savannah si sente in colpa. Il tuo cuore te lo permette? È "Savannahmente" possibile?- dice ridendo.
Io rido con lui. -Smettila, scemo. Era un discorso serio, per una volta.-
All'improvviso il mio telefono squilla dal salotto, così mi precipito a rispondere.
-Pronto?- faccio.
-Pronto, Savannah, sono Harry.-
-Ehi, buongiorno.-
-Buongiorno. Sai dov'è Lou?- chiede preoccupato. -Ho visto che ti ha chiamato stanotte con il mio cellulare. Era completamente ubriaco.-
-Sta tranquillo, è qui con me, a casa mia.-
-Oh, grazie al cielo. Mi ha fatto prendere un infarto.- lo sento tirare un respiro di sollievo.
-Così magari la prossima volta, invece di dormire, ci stai più attento.- lo rimprovero, e chiudo. 
-Era la tua fidanzata.- dico a Louis, che mi guarda confuso.
-Non credo di avere una fidanzata.- risponde.
-Beh, ti sbagli. Harry come lo chiameresti?- chiedo divertita.
Lui scoppia a ridere. -Devo dire che stai imparando in fretta l'arte di Louis William Tomlinson.-
-Oh dio, no. Non voglio diventare come te, risparmiami.- lo imploro. 
Il telefono squilla di nuovo. 
-Ma che cazzo, neanche Obama riceve così tante telefonate.- esclamo scocciata.
-Pronto.-
-Annah, buongiorno.- mi saluta la mia amica Zoey. 
-Buongiorno. Si, so dov'è tuo fratello, non preoccuparti, non gli è successo niente, sta bene. È qui con me, a casa.- la anticipo.
-Menomale. Stavo per chiamare la polizia, non risponde al cellulare.-
-Perché l'ha dimenticato a casa di Harry.-
-D'accordo, grazie, a più tardi.-
-Si, a dopo Zoey.-
Attacco. 
Ma perché se scompare Louis tutti chiamano me? Non sono mica la sua segretaria. O la sua serva. O la sua migliore amica. O la sua ragazza
-Anche tua sorella mi rompe le palle. Ora capisco in cosa vi assomigliate.- 
-Oggi siamo di buonumore, complimenti.- esclama il ragazzo sorridendomi.
-Beh, un motivo ci sarà.-
-E qual è?-
-Potresti essere tu.-
 
 
Louis.
 
-Comunque sei in debito con me.- mi comunica Savannah non appena arrivati in spiaggia.
-Per?- le chiedo mentre mi guardo in torno per cercare i ragazzi. Non ci sono, meglio.
-Ieri notte ti ho salvato, adesso mi devi un favore.-
-Avanti, cosa devo fare? Qualcosa mi dice che devo iniziare a preoccuparmi.-
-Ma ti pare?- fa mentre guarda verso il mare.- Cavalchiamo le onde!- urla mentre mi prende per mano e inizia a correre.
-Cosa?- chiedo mentre mi trascina.
-Si, voglio diventare una surfista professionista come te.-
-Beh, io posso provare ad inegnartelo. Ma non credo che ne sarai mai capace.- le dico ridendo.
-Vedremo.-
 
-Va bene così?- mi chiede Savannah in piedi sulla tavola mentre io cerco Harry con lo sguardo. Deve portarmi il telefono quel bastardo. 
Mi giro a guardarla. -Oddio, sei proprio negata.- dico ridendo.
-Forse sei tu a non saper insegnare.- fa la mora, arrabbiata.
Mi avvicino a lei e le prendo i fianchi da dietro. -Vediamo se posso aiutarti.-
Provo a correggere la sua posizione totalmente scorretta, ma siamo troppo vicini. Il mio corpo combacia col suo e le mie braccia la tengono stretta.
-Il braccio lo devi tenere piú rigido, altrimenti non riesci a restare in equilibrio.-
-Uffa. Prima mi dici di fare una cosa, poi me ne fai fare un'altra.- mi dice lei nervosa. -Ma sei sce...- si gira e si ferma di scatto quando i suoi occhi incontrano i miei. Ci guardiamo, per un attimo che sembra una vita.
-Savannah?- chiede una voce maschile dietro di me.
-Hei.- risponde lei sorridendo. Poi scende dalla tavola da surf e si butta tra le braccia del ragazzo.
E adesso chi è questo?



Angolo autrice.
Buonsalve bella gente, come va?
Non so cosa ci stia succedendo in questi giorni, dato che stiamo aggiornando velocissimamente, ma mi piace lol
E anche questo capitolo mi piace da morire omg bjfdbj
Grazie a tutti voi che avete fatto arrivare la storia alle 40 recensioni, e grazie anche a chi legge soltanto.
Emilia dice che siete dolcissime e che vi ama, ma ama di più me, sry.
Ti amo anch'io amore.
Okay, ora scappo che devo andare al mare lol
Alla prossima,
Martina <3


 

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Capitolo 9
*** Capitolo otto. ***


Capitolo otto.

Savannah.
 
-Savannah?- sento la voce di Josh dietro me e Louis.
-Ehi.- lo saluto sorridendo e, dopo essere scesa dalla tavola da surf, vado ad abbracciarlo. 
Lui mi stringe forte a sé.
-Cosa stavi facendo di bello?- mi chiede indicando la tavola.
-Il mio amico stava cercando di insegnarmi a surfare.- rispondo, guardando Louis, abbastanza confuso.
-Diventerai bravissima.- mi sorride Josh. 
-Non ci giurerei troppo.- ride Louis avvicinandosi a noi. -Piacere, Louis Tomlinson.- allunga una mano verso il ragazzo e lui la stringe.
-Josh Hutcherson, piacere mio. Dici che non diventerà brava?- 
-Sono un ottimo insegnante, ma non faccio miracoli.- esclama divertito. Gli faccio il verso, e, mentre Josh ride, lui mi fulmina con lo sguardo. Gli mando un bacio volante.
-Che fai, continui la lezione di surf o vieni a farti un giro con me?- chiede Josh.
-Un giro dove?- dico sorridendo.
-Non so, una passeggiata lungo la riva, ti va?- 
Senza dire niente gli prendo la mano e, guardandolo, cerco l'approvazione di Louis che annuisce non molto convinto. Lo ringrazio con gli occhi e mi avvio insieme a Josh.
-In costume sei ancora più bella.- dice guardandomi.
-Smettila con i complimenti, per favore.- lo prego.
Lui ride. -Mhm, no, non posso smettere, mi dispiace.-
-Uffa.- sbuffo.
Mi da un bacio sulla guancia, e sorrido d'istinto.
-Okay, hai vinto.- esclamo alzando le mani. Lui ride ancora.
Poi segue un momento di silenzio. Un momento in cui sento gli schiamazzi della gente in spiaggia, il verso dei gabbiani e il rumore delle onde del mare che si infrangono sulla riva. Quel mare che mi ricorda tanto...
-Simpatico il tuo amico.- dice Josh all'improvviso. 
Mi giro a guardarlo. La sua espressione è seria, non sta scherzando. Ma non è neanche così contento di averlo conosciuto. Di sicuro neanche Louis lo sarà. Ma io che posso farci?
-Abbastanza.- rispondo soltanto.
-Ma l'ultima volta che ti ho visto non eri arrabbiata con lui?-
-Si, ma abbiamo risolto.- faccio spallucce.
-Così in fretta? Wow.-
Cerco inutilmente di sembrare calma, dato che Josh mi sta innervosendo abbastanza. -Non sono cose che ti riguardano.- sbotto.
-Hai ragione, scusami.- comincia. -È che credo di essere geloso.- 
Io mi fermo e lo guardo. Gli accarezzo delicatamente una guancia.
-Non devi essere geloso di Louis. È solo un amico. Anzi, forse neanche quello. È il fratello gemello della mia migliore amica, lo conosco praticamente da una vita.- dico.
Josh annuisce, rivolgendomi un sorriso triste. 
Poi, decido di fare una cosa che forse non dovrei fare, ma è l'unico modo per convincerlo.
-Per esempio,- continuo. -con Louis non faccio questo.- 
Mi avvicino di più a lui, gli metto una mano dietro la nuca, poso le mie labbra sulle sue e comincio a baciarlo con passione. Lui risponde al bacio e poggia le sue mani sui miei fianchi. Un brivido mi percorre la schiena.
-Povero Louis- esclama divertito.
 
-Lui è Josh.- lo presento.
-Piacere, Zoey.- dice la bionda sorridendo.
-Josh, lei è la mia migliore amica.- spiego, sedendomi ad un tavolino del chiosco. Loro si siedono con me.
-Ah, quindi sei la sorella gemella di Louis. Non vi somigliate molto.- 
Zoey mi guarda confusa. -Come fa a conoscere mio fratello?-
-Stamattina mi stava insegnando a surfare. E poi è venuto lui.- le dico.
-Un momento. Ti stava insegnando a surfare? Da quando insegna?- chiede ridendo la ragazza.
-Da stamattina. Mi doveva un favore.- faccio spallucce.
-Ti doveva un..- le faccio segno di darci un taglio con le domande. Non mi sembra proprio il caso di parlarne in presenza di Josh. -ohw, capisco. Allora Josh,- riprende. -ti sei fatto degli amici qui?- 
-Oh no, non sono qui da molto tempo.- risponde. 
-Tranquillo, stando con noi conoscerai un sacco di gente.- esclama entusiasta la mia amica.
Alzo gli occhi al cielo. Avrebbe avuto quell'entusiasmo qualunque cosa avesse detto. È sempre così contenta e felice. Mi chiedo come faccia. 
-Sarà divertente.- sorride il ragazzo.
Io invece non riesco a non pensare alla tensione che ci sarà tra lui e Louis in ogni momento. 
-Qualcosa non va?- mi chiede Josh accarezzandomi una mano.
-Tutto okay.- gli dico sorridendo.
 
 
Louis.
 
Cosa ti viene in mente, Louis? Lei chiede il tuo consenso e tu fai finta che ti vada bene? Annuisci e la lasci andare via per non sembrare geloso? E invece lo sei, lo sei da morire. 
Penso che stia diventando pazzo e parlare da solo è soltanto uno dei tanti sintomi. 
Intanto esco dall'acqua e vado a posare la mia tavola da surf. Poi mi dirigo verso il chiosco per cercare mia sorella ed è proprio lì che la trovo.
É seduta ad un tavolo che chiacchiera con un moretto. Non riesco a riconoscerlo perchè è di spalle. Dai, forse riesco a prenderla un po' in giro.
Sono quasi arrivato al tavolo quando sento la voce di Savannah che mi chiama. É dietro di me, mi giro.
-Hai bisogno di una mano con queste?- gli chiedo indicando le bibite che porta su un vassoio.
-Ma no, figurati. Non sto lavorando, ti va di unirti a noi?- fa indicando il tavolo di Zoey. 
Quindi il ragazzo non è un amico di mia sorella, è quel Josh.
-Giá è finita la tua passeggiatina romantica?-
-Continuiamo dopo, se vuoi un po' di compagnia sai dove trovarci.- riprende a camminare in direzione dei due e io la seguo. 
-Ciao ragazzi.- dico mentre Savannah prende posto vicino al suo amichetto. -Posso sede..?-
-Louis.- mi interrompe la bionda -Proprio te cercavo. Devi venire con me, abbiamo alcune commissioni da sbrigare.- si alza all'improvviso guardandomi seria.
-Che commissioni, Zoey?- chiedo, scocciato.
-Dopo ti spiego, ciao ragazzi. Finitela voi la mia Coca.- dice, iniziando a trascinarmi.
Mi tiene per mano e mi costringe a spostarmi di tavolo in tavolo correndo. Proprio come fa una mamma con il suo bambino che si era allontanato da tavola.
-Aspetta, quello mi sembra Harry.- esclamo vedendo una testa riccia seduta al chiosco con una ragazza. 
-Harry, finalmente.- gli dico avvicinandomi al tavolo.
-Hei, amico. Ecco il tuo telefono.- fa lui mente prende il smartphone e porgendomelo.
-Grazie mille, sei un tesoro.- sorrido e gli faccio l'occhiolino.
-Comunque volevo scusarmi per..- inizia a parlare lui ma mia sorella lo interrompe.
-Continuerete il vostro discorso qualche altra volta. É stato un piacere, Harry. Ma andiamo di fretta.-
 
 
-Ma come fai a fidarti di lui? Lo conosce solo da un giorno.- chiedo a mia sorella quando siamo abbastanza lontani da loro.
-Mhm, cosa?- fa lei, confusa.
-Come fai a lasciare la nostra Savannah sola con uno sconosciuto?- insisto, ma lei continua a guardarmi in modo strano. -Avanti, l'ho capito che è tutta una scusa per lasciarli da soli.-
-No, Lou. Domani è il compleanno di Savannah e noi stiamo ancora a zero.-
-Oddio, sul serio? Me ne ero completamente dimenticato.-
-Sei sempre il solito, Lou. Come faresti senza me?- mi rimprovera la bionda. -A proposito, ho invitato Josh.-
-TU HAI INVITATO CHI? DOVE? QUANDO?- le chiedo preoccupato.
-Josh, l'amico di Savannah. Domani, al compleanno.-
-É ufficiale, ti odio.-
 
 
Savannah.
 
Continuo a tirare la Coca Cola dalla cannuccia, che da rosa diventa viola a causa del colore scuro della bevanda. Mi diverto a guardare come cambia colore, soprattutto perché in qualche modo mi ricorda la bambina che ero. Adoravo le cannucce, di qualunque colore esse fossero. Dal rosa, al giallo, dal verde al blu. Mettevano allegria. E se penso che domani compio diciannove anni, vorrei quasi fermare il tempo e tornare indietro. Vorrei poter giocare e sorridere sempre, anche subito dopo aver pianto per un capriccio non vinto. Vorrei potermi buttare in acqua e poi rotolarmi sulla sabbia senza preoccuparmi di sembrare un'idiota. Vorrei poter ancora credere nella magia, negli unicorni, negli elfi, nelle fate. Sarebbe tutto più facile.
-È finita la Coca Cola.- mi dice josh ridendo.
Lo guardo interrogativa.
-È inutile che continui a tirare, non c'è più niente nel bicchiere.- 
Mi accorgo che ha ragione, sto continuando a bere aria. Scoppio a ridere anch'io. -Scusa, ero sovrappensiero.- 
-Me ne sono accorto.- esclama. -A cosa stavi pensando?-
-Pensavo che domani è il mio compleanno. Compio diciannove anni. Mi raccomando, fammi gli auguri, altrimenti potrei non parlarti più.- 
-Sarò il primo, stai tranquilla.- mi fa l'occhiolino.
-Vedremo.- dico, facendo la sostenuta. Ma poi gli sorrido e gli mando un bacio.
 
 
'Svoltata l'ultima curva della strada, mi fermai. Lì, di fronte a me, c'era la casa più bella che avessi mai visto; e non una casa costruita nello stile architettonico tipo cubetto che avevo sempre associato alla grecia. No, era completamente un'altra cosa. Fu amore a prima vista.
Infilai la chiave e cercai di girarla, ma inutilmente. Anna e Kirsten si avvicinarono per aiutarmi. 
-Prova nell'altro verso.-
-Già fatto.-
-Prova a girarla mentre tiri la maniglia.-
-Fatto anche questo!-
-Proviamo a forzarla.- suggerì Anna.'
 
Questo è quello che dice il primo dei tre messaggi che mi sono arrivati con dei pezzi del mio libro. 
Non ho la più pallida idea di chi possa averli mandati, so soltanto che rivoglio il mio maledetto libro al più presto. 
E dato che non posso spendere il mio pomeriggio a leggere, devo trovare un altro modo per non annoiarmi. Decido quindi di andare a rompere un po' le palle a Harry.
Scendo le scale, attraverso il salotto ed esco. 
Sono le cinque del pomeriggio, e per strada c'è un sacco di gente. Ragazzi, ragazze, bambini, adulti, anziani. Chi in bicicletta, chi in moto, macchina o autobus. Ma tutti vanno in spiaggia. 
Continuo a camminare dritto sul marciapiede, e poco dopo arrivo.
Suono al campanello. 
-Chi è?- sento urlare dalla finestra aperta.
-Sono io, Savannah.- rispondo ad alta voce.
La porta si apre, e mi trovo davanti un Harry tutto bagnato con un asciugamano legato alla vita.
-Ciao Savannah.- esclama il riccio.
-Ciao Harry.- saluto, imbarazzata.
-Cosa ci fai qui?- chiede.
-Non avevo niente da fare, perciò sono venuta a romperti un po' le palle.- faccio spallucce.
Lui ride. -Bene, entra. Mettiti comoda, accendi la tv, prendi quello che vuoi. Io vado a vestirmi.-
-D'accordo. Ehm, grazie.- dico entrando.
Sono già stata a casa di Harry altre volte. Soprattutto da bambina. Giocavamo a nascondino nell'enorme salone, poi accendevamo la radio e ballavamo. A volte lui si metteva a cantare e io lo ascoltavo, sul divano. Osservavo il movimento delle sue labbra, i suoi ricci che ballavano, e il petto che andava su e giù mentre respirava. Era una cosa bella, mi rilassava.
Mi siedo sul divano e accendo la tv. Sto ancora scegliendo il canale, quando Harry arriva. Indossa un paio di pantaloncini blu da basket e una canotta bianca. Si siede affianco a me.
-Allora, come va?- domanda, prendendo il telecomando dalla mia mano e digitando il numero di un canale sportivo.
-Che domanda è 'come va'? Cosa vuoi sapere?- chiedo guardandolo.
-Come va con Lou?- sorride.
-Con Lou?- sono abbastanza sconvolta dalla sua domanda.
-Si Savannah, con Lou. Lou, Louis, Tomlinson, Tommo, William, Will, o come lo vuoi chiamare. Stanotte è stato a casa tua.-
-Solo perché tu sei un gran pezzo di idiota. Come potevi dormire con Louis in quelle condizioni? Mi ha telefonato alle tre di notte, mi ha insultato, poi è andato a vomitare. Mi sono spaventata a morte. Secondo te potevo lasciarlo così a casa tua? Non credo.- rispondo arrabbiata.
-Si okay, magari ho sbagliato. Ma era solo ubriaco, non stava morendo, Savannah. È una cosa che capita. È andato in discoteca, si è divertito un po', forse ha bevuto un po' troppo. Ma è normale. Che poi, se è successo tutto questo, la colpa è tua.- dice Harry.
-Mia? E perché dovrebbe essere colpa mia?-
-Ma non lo capisci? Lou sta impazzendo per questa stupida scommessa.-
-Non sono stata io a proporla.- mi giustifico.
-Ma dagli una possibilità. Una sola.- mi suggerisce il riccio.
-No, neanche per sogno.- rispondo decisa. Almeno spero.
 
Sono sola, al buio, nella mia camera. Ho le cuffiette nelle orecchie, non riesco a dormire. Manca ormai poco alla mezzanotte, godiamoci questi ultimi minuti da diciottenne. 
23:45
Un quarto d'ora, solo un quarto d'ora.
I miei non sono ancora tornati. Spero solo che per domattina siano qui. Voglio i loro auguri di persona. Soprattutto non voglio alzarmi e prepararmi la colazione da sola il giorno del mio compleanno. È una cosa triste.
23:48 
Questi minuti non passano mai. È una condanna. Rimarrò qui ad aspettare i diciannove anni per i prossimi dieci anni. Chissà come e dove sarò tra dieci anni. Spero solo di essere felice. Magari insieme a qualcuno, invece che essere da sola come ora.
23:53
Sette minuti. Posso sopravvivere altri sette minuti? Secondo me no. Non è umanamente possibile. A meno che non sia un vampiro. Ma i vampiri non hanno tutta questa fretta di compiere gli anni, loro vivono per sempre. Ma soprattutto, hanno sempre lo stesso viso. Niente rughe, niente capelli bianchi, nessuna preoccupazione. Beati loro.
23:59
Un minuto. Sarà il minuto più lungo della mia vita. Che poi tutta questa storia per uno stupido numero. Diciannove. Neanche mi piace. Avrei preferito venti. Ma manca ancora un anno, per fortuna o sfortuna, dipende dai punti di vista.
00:00
Buon compleanno a te, Savannah. Ora sei ufficialmente diciannovenne. 
Mi arriva un messaggio. Penso sia di Josh, ma leggo la schermata del cellulare e scopro che...

 
Angolo autrice.
Sciao a todos (?), tutto bene?
Sì, questa volta vi abbiamo fatto aspettare un po' di più, avete ragione, ma cinque giorni non sono poi così tanti, dai.
E poi noi siamo carine e coccolose, lol.
Prego sempre che il capitolo vi sia piaciuto *incrocia le dita*
Ah, grazie a tutti i lettori e soprattutto a chi recensice, we love you.
Un bacio,
Martina <3

P.s. Sono incazzatissima con efp che sta diventando un cesso dato che a volte impazzisce, with love.
 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo nove. ***


Capitolo nove.

Savannah.
 
Mi arriva un messaggio. Penso sia di Josh, ma quando lo apro scopro che non è suo.
'Non avrei mai pensato di farlo, ma eccomi qui, a scriverti un maledetto messaggio di auguri. Ce lo vedi uno come me a scrivere cose dolci? Io no, davvero, ma è l'unica cosa che posso fare per te. Mi hai detto che l'amore non si compra, perciò cosa mi rimane? Solo questo. Solo delle parole, che magari non riuscirò neanche a inviarti, tantomeno a dirtele di persona. Parole che magari cancellerai senza neanche leggere. Ma io ci provo ugualmente. Anche se so che non mi darai mai un'opportunità, che non sarò mai alla tua altezza.
Ti ricordi tutte le volte che abbiamo giocato da bambini? Ci piaceva farci il solletico a vicenda, e ridere fino ad avere il mal di pancia. E tutte quelle cadute in bicicletta? Credo di avere ancora le cicatrici. Oppure quando venivo a casa tua e facevi la sfilata con i vestiti e le scarpe di tua mamma. Mi divertivo un sacco a tirarti le treccine e vedere la tua faccia arrabbiata quando le scioglievi e correvi dalla mamma per fartele fare di nuovo. E tutte quelle merendine al cioccolato che mangiavamo fino a star male? E le volte che tornavamo dal mare con gli occhi rossi perché stavamo sempre a schizzarci? Ci divertivamo un sacco. Ma avevamo dieci anni.
Adesso ne hai diciannove. 
Hai tante cose da fare, tanti posti da visitare, tante persone da conoscere. In pratica devi ancora scrivere la tua storia. 
Ma non devi avere paura del futuro, di quello che sarà, di quello che sarai, perché io sarò qui, scommessa vinta o persa, e con me sarai al sicuro. Te lo prometto. 
Buon compleanno Savannah,
Louis.
 
P.s. Io sono più bello, più simpatico e sicuramente più alto del tuo amichetto.'
 
 
Louis.
 
-Pronto?- chiedo rispondendo al cellulare.
-Sei un idiota.- fa Savannah dall'altro capo del telefono.
-Stai sempre ad insultarmi? Adesso cosa avrei fatto? Sentiamo.- sbotto, leggermente offeso.
-Niente, il tuo fottuto messaggio. Non me lo aspettavo.- risponde lei con voce tremante.
-Savannah, cosa succede? Stai piangendo?-
-É tutta colpa tua.- mi accusa la mora. -Un semplice 'tanti auguri, bella.' non ti piaceva? Devi sempre esagerare tu, no?-
-Dimmi dove ho sbagliato. Perchè io, da solo, non riesco a capirlo.-
-É questo il problema, Lou. Non hai sbagliato niente. É perfetto.- continua ancora piangendo. -E grazie, è il messaggio piú bello che qualcuno abbia mai scritto per me.-
-Avanti, non esagerare. Non era niente di speciale.-
-Invece ti sbagli, Lou. Potrei continuare a ringraziarti per un anno intero e non sarebbe mai abbastanza. Perchè nonostante tutto, nonostante io ti tratti sempre di merda, tu ci sei. Ed io ho bisogno che tu rimanga, che tu non te ne vada, davvero.- prende una pausa, ma io la lascio continuare. -Ho bisogno di te.-
-Ed io ti prometto che non me ne andró. Comunque vadano le cose, io resto al tuo fianco.- gli dico io, con una dolcezza che non pensavo di avere.
-Dicevi così anche quando eravamo piccoli.- fa lei, e mi sembra quasi di sentirla ridere. -Sai che c'è? Tutti i momenti che abbiamo passato insieme, tutte le avventure che ho affrontato accanto a te, sono i ricordi piú belli che ho. E non cambierei niente di quegli anni, anzi, tornerei molto volentieri indietro. Se solo fosse possibile.- 
-Mi dispiace, non conosco nessuna magia per farti tornare piccola, con quelle guance paffute e quelle treccine tutte rovinate. Ma se vuoi, possiamo andare al parco, comprarci il gelato e sporcarci tutti i vestiti. Possiamo rubare ancora una volta le caramelle e mangiarle di nascosto dai nostri genitori finchè non ci fa male la pancia. Possiamo chiuderci in casa a guardare e riguardare le cassette dei cartoni animati mentre fuori fa freddo e piove. Se vuoi, posso ricominciare a spingerti quando vai sull'altalena.- le propongo.
-Magari, adesso che sono grande riusciró a toccare il cielo.- e questa volta ride davvero.
-Possiamo provarci, no?- dico e rido anche io. 'Beh, a me basterebbe un'altra cosa per toccarlo.' penso tra me e me.
-Lou, avrei proprio bisogno di un abbraccio.- sussurra Savannah.
'Ecco, mi riferivo proprio a questo.'
-I tuoi sono tornati?- le chiedo.
-No, perchè?-
-Dammi cinque minuti e sono da te.- dico prima di attaccare il telefono.
Da quanto tempo Savannah mi legge nel pensiero?
 
Dopo poco piú di cinque minuti sono fuori casa della mora. Non ho nemmeno il tempo di chiudere lo sportello della macchina che lei è giá fuori.
-É una vita che ti aspetto.- dice e poi si butta tra le mie braccia. -Grazie.- sussurra.
La stringo a me. Forte, per non farla andare piú via, ma allo stesso tempo con tenerezza, come se avessi paura di spezzarla. 
-Come ci si sente ad essere diciannovenne?- le chiedo mentre ci stacchiamo.
-Non so, ma sento che la mia ora è sempre piú vicina.- fa lei, ridendo. E intanto mi invita ad entrare.
-Ah, comunque ci tenevo a precisare che forse sarai anche piú alto del mio amichetto. Ma lui è sicuramente piú bello e simpatico di te. E anche di parecchio.- continua Savannah.
-Ma come? Lo sanno tutti, altezza mezza bellezza.- dico, fingendomi offeso.
-E l'altra metá?- chiede ridendo.
-Ma prego, fai con comodo. Prendimi in giro quanto vuoi. Tanto lui non ti avrá mai scritto un messaggio dolce come il mio. E poi scommetto che sono stato il primo.-
-E chi te lo dice, scusa?-
-'É il messaggio piú bello che qualcuno abbia mai scritto per me.'- dico imitando la sua voce.
-Fanculo, io non parlo così. E poi non sembri proprio il tipo che perde tempo a scrivere queste cose dolci per una ragazza.-
-Ma sono riuscito nel mio intento, no?- le chiedo, ammiccando.
-Sfortunatamente per me, si.- fa lei.
-Taci, che fino a poco fa eri la ragazza piú felice del mondo.- dico dandogli un pugnetto sul braccio.
-Grazie a te.- mi sorride lei.
-Forza, un applauso a Louis William Tomlinson adesso ci vuole.- esclamo sorridente e fiero di me.
-Che stupido.- fa lei ridendo. -Posso dirti una cosa?- chiede dopo un attimo di pausa.
-Avanti, spara.-
-Non avrei mai potuto desiderare un amico migliore di te.- ammette, sorridendo.
Non so che dirle e le sorrido imbarazzato. 
"Se finisci nella zona amiciza è finita." penso alle parole di Harry quando eravamo in primo superiore. "Sarai il suo fratellino. Riderá alle tue battutte, si confiderá con te. Ma dì addio ai baci e a tutto quello che viene dopo. Alla friend zone non c'è via d'uscita."
Sono passati tanti anni, vale ancora quella stupidaggine? Vinceró mai la scommessa adesso che sono il suo migliore amico come ai tempi delle elementari?
Ma il pensiero va via dalla mia testa con la stessa velocitá con cui vi ci è entrato non appena Savannah mi abbraccia. 
E nulla ha piú importanza, sono tra le sue braccia e non potrei chiedere di meglio.
-Mi prenderó cura di te, Savannah.-
 
 
Savannah.
 
Sento una musica come in lontananza, forse la sto sognando. Ma ci sono anche delle voci, sempre più vicine. Apro gli occhi all'improvviso. È soltanto la tv accesa. È ancora notte, sto dormendo sul divano.
Allungo la mano a terra per cercare il telecomando, ma tocco qualcos'altro. Solo adesso mi rendo conto che Louis è disteso a terra che dorme. Sorrido guardandolo. 
È stato così dolce. Il suo messaggio, la telefonata, gli abbracci. Direi che questo compleanno è iniziato più che bene.
-Ehi, Lou.- lo chiamo, toccandogli il braccio. Ma lui non si muove. -Lou.- gli scompiglio i capelli. -Louis.- gli accarezzo la guancia.
Finalmente apre gli occhi. Sbatte le palpebre un paio di volte, poi si siede e mi guarda preoccupato. -Ehi, che succede?- chiede.
-Ci siamo addormentati, Lou. Di nuovo. Come la scorsa notte. Non voglio dormire ancora sul divano. E tu non puoi stare a terra. E poi i miei potrebbero tornare in qualunque momento.- spiego, facendogli posto.
-Capisco.- si siede al mio fianco. -Quindi devo andare via?-
-No. Cioè, non lo so. Non puoi andare in giro da solo al buio a quest'ora della notte.- 
Sorride. -Non sono mica un bambino, Savannah. Se vuoi me ne vado.-
-Non voglio, Lou. Ma non ti piacerebbe dormire nel tuo letto? A me si.-
-Ti piacerebbe dormire nel mio letto?- chiede ridendo.
-No, scemo, nel mio.- sorrido.
-Allora dormirai nel tuo letto. Andiamo.- 
Si alza e mi tira per un braccio. Mi trascina fino alle scale, poi di sopra, nella mia camera. L'ultima volta che Louis è entrato qui avevamo circa dieci anni. Giocattoli ovunque, pareti rosa, scrivania piena di disegni e poster sull'armadio. Ora i vestiti e i libri hanno preso il posto dei giocattoli, delle pareti bianche non c'è quasi più traccia a causa delle foto e dei quadri, e la scrivania è occupata dal computer e da penne e libri.
-Ecco il tuo letto.- dice Louis.
-Ma davvero? Pensavo fosse il tuo.- esclamo.
-Stupida. Vuoi dormire? Prego.- 
-E tu?- chiedo sedendomi. -Non starai per terra.-
Si allunga al mio fianco. -Qui.- sorride divertito.
Rido. -Tu sei pazzo. No Lou, non possiamo.-
-Dai, giuro che non ti tocco.-
-Mhm..-
-Per favore.-
-D'accordo. Ma solo se mi abbracci.-
Mi guarda sorridente e si sfila la maglia. -Anche tutta la notte.-
 
Due occhi blu mi guardano sorridenti. 
-Buongiorno.- esclama Louis.
-Buongiorno.- rispondo. Mi stropiccio gli occhi.
Siamo ancora abbracciati. Il mio corpo aderisce perfettamente al suo, e riesco a sentire i battiti del suo cuore accompagnato dai respiri irregolari. Le sue mani calde mi cingono i fianchi, così forte da farmi mancare il respiro. Comincio a sentire caldo.
-Dormito bene?- mi chiede.
-Meglio di così si muore.- sorrido.
-Oh no, non morire, ti prego, non oggi.- esclama il ragazzo.
-Va bene, allora aspetto domani.- rispondo ridendo.
Solo lui riesce a farmi ridere così di prima mattina. Una risata così spontanea, sincera, come quella dei bambini.
-Non prendermi in giro.- fa la faccia da cucciolo.
-Così non vale però. Ti odio.- 
Mi fa il solletico. -Tanto non è vero.-
-Okay, okay, hai ragione, non ti odio, ma adesso smettila, per favore.- lo supplico. Ma lui continua. -Ti prego, farò quello che vuoi.- dico.
Si ferma. -Mhm, esci con me.- propone.
-Ma se stiamo sempre insieme.- 
-Intendo un'uscita seria, a cena, solo io e te. Stasera.-
-No, stasera no. È il mio compleanno.- protesto.
-Per questo.-
-No, dai, ci esco con te, ma non stasera, per favore.-
-Si. Oppure ricomincio con il solletico.- mi minaccia.
-No, no, va bene. Usciamo.-
-Brava. E mettiti il vestito nero.-
Faccio per protestare ancora, ma lui mi fulmina con lo sguardo.
-Ora ti odio più di prima.-
 
 
Louis.
 
Mi sveglio col profumo dei suoi capelli che mi pizzica il naso. Apro lentamente gli occhi e me la trovo di fronte, siamo ancora abbracciati e cerco di non muovermi per non svegliarla. Ha i capelli scompigliati, il mascara della sera scorsa sciolto sotto agli occhi, un po' di bava alla bocca e il viso che si corruga in una smorfia che sembra quasi un sorriso, ma è sempre bellissima. Ed è tra le mie braccia.
Mi avvicino lentamente e le bacio la fronte, poi prendo un bel respiro. Profuma sempre di buono, di fumo e di buono. Mi riallontano e continuo a guardarla, stringendola sempre a me. -Non mi lasciare.- sussurro tra i suoi capelli. E sento che potrei anche morire tra le sue braccia.
Penso che si sia svegliata. Fa qualche strano verso e poi apre gli occhi e fissa i miei. 
-Buongiorno.- esclamo sorridendo.
-Buongiorno.- risponde Savannah mentre si stropiccia gli occhi. Poi torna a guardarmi.
Non capisco questa fissa per gli occhi azzurri. Lei ha gli occhi marroni. Eppure non c'è niente di meglio al mondo.
 
-A che ora arrivano i tuoi?- chiedo a Savannah. Siamo seduti sul divano, uno accanto all'altra.
-Non ne ho la minima idea.- lei alza la sua testa dalla mia spalla e si gira a guardarmi.
-Non per qualcosa, ma anche se lo conosco da tanti anni, tuo padre mi spaventa ancora. E non poco.- le dico ridendo.
Lei mi sorride e fa spallucce.
-Dici che il tuo amichetto si ingelosisce se sa che stasera esci con me?- le domando sorridendo maliziosamente.
-Siamo solo amici, perchè dovrebbe?-
-E tu e lui, cosa siete?- lei sposta lo sguardo sul muro dietro di me. Come se la risposta fosse scritta lí da qualche parte.
Passa un po' di tempo prima che risponda. -Non lo so.- ammette. -Forse..- inizia a parlare, ma viene interrotta da un rumore di chiavi che vengono inserite nella serratura.
-Oh, cazzo.- sussurra lei. -Sono qui.- si alza di scatto dal divano e avanza verso l'ingresso. Io la seguo. 
La porta si apre e la madre di Savannah fa il suo ingresso. É una bella donna sulla quarantina, ma sembra molto piú giovane. Ha i capelli neri che le arrivano alle spalle e degli occhi incredibilmente verdi, come l'erba d'estate.
-Ciao mamma.- esclama Savannah sorridente. 
-Ciao tesoro, auguri.- risponde lei, poi sposta il suo sguardo su di me. -Louis, cosa ci fai qua?- chiede sorpresa.- Quanto tempo è passato dall'ultima volta che hai messo piede in questa casa?- 
-Ciao, Isabelle.- dico sorridendo. -Sono passato per fare gli auguri a Savannah di persona. Come è andato il viaggio?- 
-Ma non è dolcissimo questo ragazzo?- fa lei guardando la figlia. Mi giro a guardarla anche io e lei arrosisce.
-Dov'è la mia figlia preferita? Devo fargli gli auguri.- urla in padre di Savannah che intanto è entrato. 
-Salve, signor Welsh.- lo saluto mentre bacia la figlia. -Ha bisogno di una mano con le valige?-
-No, grazie, ragazzo.- risponde lui, impassibile.
Lancio un occhiata disperata a Savannah. 
-Louis, posso offrirti qualcosa.- mi chiede Isabelle dalla cucina.
-No, grazie mille. Devo proprio andare. Mi spiace.- 
-Tranquillo, è stato un piacere rivederti. Vieni a trovarci quando vuoi.- esce dalla cucina e mi sorride. Io mi dirigo alla porta seguito da Savannah.
-Arrivederci, signori Welsh.- urlo mentre usciamo di casa.
-Scusa, per il momento imbarazzante.- fa Savannah quando siamo vicini alla mia macchina.
-Tranquilla, ho passato di peggio.- le rispondo sorridendo. Poi le sistemo dietro l'orecchio una ciocca di capelli che le ricadeva davanti agli occhi.
-Grazie.- sussurra lei arrossendo. 
-Allora a stasera?- le chiedo.
-A stasera.- mi sorride e poi mi bacia la guancia.
 
-Zoey, sono a casa.- urlo, sbattendo la porta.
La trovo sul divano che guarda uno di quei stupidi telefilm.
-Finalmente sei tornato. Dove sei stato?- chiede mentre mi siedo vicino a lei.
-Da Savannah.- rispondo fiero.
-Cosa? Tutta la notte? Perchè?-
-Fatti i fatti tuoi.- dico facendogli una smorfia. -Comunque l'ho invitata a cena, cosí ho la scusa per portarla alla festa.-
-E lei ha accettato? Strano.- fa la bionda. -Comunque dobbiamo trovare qualcuno che la tiene occupata tutto il pomeriggio mentre prepariamo.- sorride e giá ho capito il suo piano.
-Non lui, ti prego.-

 
Angolo autrice.
Lalalalala salve bellissimi.
Avete visto quanto sono dolci i nostri piccioncini? awww.
Ahahahahahah okay, no lol
Scusate l'esaurimento, ma tutta questa dolcezza mi da alla testa.
Grazie a tutti quelli che passano, a quelli che recensiscono e blablabla, la sapete già la storia, giusto?
Me ne vado che non so che altro dire.
Vi amo, ma amo più Emilia, scusate.
Martina <3


 

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Capitolo 11
*** Capitolo dieci. ***


Capitolo dieci.

Savannah.

Chiudo la porta dietro di me e faccio un lungo respiro, dopo essermici appoggiata con la schiena. Sembra quasi che abbia corso non so quanti chilometri. 
-Mi spieghi, signorina, cosa ci faceva Louis qui a quest'ora?- mi chiede la mamma urlando dalla cucina.
Alzo gli occhi al cielo. È rientrata ora e già non la sopporto più. -Te l'ha detto lui, è venuto a farmi gli auguri.- dico, andando verso le scale, cercando di sfuggire a questa stupida conversazione.
-Sua madre non gli stira i vestiti?- risponde, andando verso le valigie all'ingresso.
-Ma che cazz..- faccio, ma mi blocca subito.
-Calma con le parole, ragazzina. Aveva la maglia stropicciata.- sbotta.
-Ma cosa sei, la versione femminile di Sherlock Holmes?- esclamo, infastidita. Che poi, per dormire la maglietta se l'è tolta. Ma forse è meglio tralasciare questo dettaglio. 
-Tesoro, dì qualcosa a tua figlia, per favore.- dice, prendendo dalla valigia qualcosa che non riesco a vedere. 
Mi siedo sul primo scalino. -Ecco, adesso chiama anche Watson.- 
-Cosa succede?- chiede papà scendendo.
-Niente, lascia stare.- mi alzo e salgo di sopra. 
-Non finisce qui il discorso, non credere di essertela scampata così in fretta.- sento gridare mia madre.
-Ti odio.- sussurro. Prima fa tutta la carina con Louis e poi mi fa la predica. Meriterebbe un Oscar per la sua recita.
Mi butto sul letto e affondo la testa nel cuscino. Ha il profumo di Louis. È un odore forte e dolce allo stesso tempo, quasi come i suoi abbracci e le sue mani che mi stringono. Riesco ancora a sentirle. Il suo tocco delicato ma deciso sui miei fianchi, il suo viso tra i miei capelli, le sue gambe intrecciate alle mie. Lo voglio qui con me, ora, di nuovo.
Prendo il cellulare e vedo che ci sono un po' di messaggi. Uno di Josh, uno di Zoey, Harry, poi Niall, Liam e Zayn. Rispondo a tutti. Che carini a farmi gli auguri.
Poi mi chiama Josh.
-Pronto?- rispondo.
-Ehi, ancora auguri.- fa lui.
-Grazie mille.- dico sorridendo, anche se non può vedermi.
-Mi stavo chiedendo se oggi pomeriggio avessi da fare.- 
-Mhm, no. Qualche idea?-
-Che ne dici se andiamo al cinema?- domanda.
-Non saprei. C'è qualche film bello?-
-Non lo so. Possiamo sempre andare lì e poi decidere se restare o no.- suggerisce.
-Vada per il cinema.- rispondo entusiasta.
-Grande. Ci sentiamo più tardi.- 

-E quindi sei venuto qui in vacanza da solo?- chiedo a Josh. Siamo in macchina, lungo la strada per andare al cinema.
-Si. Avevo bisogno di una pausa da tutto, e pensavo che questo fosse il posto migliore.- fa una pausa. Poi si gira a guardarmi. -E avevo ragione.- sorride. 
Arrossisco senza neanche rendermene conto e gli sorrido di rimando. Poi torno a guardare la strada. -Capito. E non ti senti solo?-
-In realtà si. Ma questo prima di incontrarti. Poi è cambiato tutto. Ho conosciuto te, i tuoi amici. Ora sto bene.- continua.
-Veramente ancora non hai conosciuto tutti i miei amici. E poi Louis non ti sta così simpatico.- dico ridendo.
-No, hai ragione. Ma eviterò di spaccargli la faccia perché gli vuoi bene.- ride anche lui.
-Si vede così tanto?- domando seria.
-Direi di si. Non tanto dall'atteggiamento che hai con lui, ma dal modo in cui lo guardi. È come se avessi paura che possa spezzarsi da un momento all'altro. Ma pensavo di avertelo già detto questo.- la macchina si ferma. -Siamo arrivati.- annuncia il ragazzo.
Scendiamo entrambi dall'auto ed entriamo nel cinema. Alle pareti ci sono le locandine di un sacco di vecchi film. La maggior parte li conosco tutti. Non c'è molta gente, ma meglio così. Andiamo verso la schermata con la programmazione degli spettacoli. Il primo titolo che mi risalta agli occhi è 'La notte del giudizio'.
-Vediamo 'La notte del giudizio'?- chiedo a Josh, intento ad esaminare ogni titolo.
Lui ride. -Sei incredibile. Possibile che non ti fa paura niente?-
-Paura? Ma è solo un film.- esclamo ridendo anch'io. 
-D'accordo. Andiamo a prendere i biglietti.- dice, circondando le mie spalle con il suo braccio.
Sorrido. -Grazie.- rispondo.


Louis.

-Louis, gentilmente potresti smetterla di guardare il cellulare ogni due secondi e darmi una mano?- mi chiede leggermente scocciato Zayn che è in piedi sulla sedia cercando di attaccare un festone.- Sempre se non ti disturbo troppo, eh.-
-Tranquillo, posalo. Savannah non ti risponde, è al cinema a sbaciucchiarsi con Josh.- fa Zoey alle mie spalle, mentre apparecchia uno dei tanti tavolini.
-Ma che ne sai che sto aspettando un suo messaggio?- sbotto, girandomi a guardarla.
La bionda mi fa l'occhiolino e mi sorride. -Ti ammazzo, giuro.- continuo.
-Lasciala stare e passami quel filo e lo scotch. Diamoci una mossa, è l'ultimo festone.- mi comanda Zayn salvando mia sorella da una morte certa.
Mi guardo un po' in torno. -Payne, hai tu lo scotch?- urlo a Liam che sta montando l'impianto per la musica un po' piú in lá.
-Si, aspetta un secondo e te lo do.- mi risponde lui, gridando ancora piú forte.
Approfitto dell'attimo per ricontrollare il telefono, nessun messaggio, bene. Forse dovrei trovare una scusa per scriverle qualche altra cosa. Apro i messaggi e proprio in quel momento mi arriva qualcosa in testa. I ragazzi mi guardano e scoppiano a ridere contemporaneamente.
-Ma che cazz?- dico non capendo cosa fosse successo.
-Scusa, amico.- mi urla Liam, tra una risata e un'altra.
-Cosa mi sono persa?- chiede Zoey che probabilmente non aveva assistito alla scena.
-Scotch in fronte.- le risponde Zayn.
-Ti sta bene.- fa lei, ridendo a sua volta.
Faccio finta di niente e passo il festone a Zayn, poi gli taglio dei pezzetti di scotch e glieli do. Quando ha finito e l'ultimo festone è al suo posto sul tendone, lo aiuto a scendere dallo scaletto un po' rotto e mi giro a guardare mia sorella.
-Zoey, ascoltami. Quel tavolo devi spostarlo un po' piú a desta.- sbuffa un po' ma poi fa quello che le ho detto. -No, un altro po'. Ora un po' piú a sinistra. Così è troppo a sinistra. Sposta a destra. Ecco, ecco, ferma cosí. Perfetto.- 
-Ma è esattamente dove stava prima.- afferma la bionda.
Scuoto la testa e vado da Liam. -Allora? Abbiamo finito?- gli chiedo.
-Sisi, senti qua se va bene.- fa lui accendendo l'impianto. -Sa, sa.. Prova?- 
-E alzalo un po' questo volume, non si sente un cazzo.- 
-Va bene cosí?- chiede dal microfono.
-Cosí mi rompi i timpani.- mi lamento e gli prendo il microfono da mano.
-Ho bisogno di una pausa.- annuncio per farmi sentire da Zayn e Zoey che stanno venendo verso di noi.
-Giá sei stanco? Ma non hai fatto niente.- mi fa notare mia sorella.
-Zayn, io e Liam andiamo. Sei dei nostri?- 
-Voi non andate da nessuna parte, dobbiamo fare ancora un sacco di cose.- mi dice Zoey fermandomi per un braccio.
-Lasciali andare, resto io ad aiutarti. Tanto subito tornano, vero?- la rassicura Zayn, sorridendole.
-Allora ci vediamo fra poco.- faccio la linguaccia alla bionda e mi giro.
-A dopo, ragazzi.- fa Liam, seguendomi.
Cammino un po', poi mi fermo perchè sento quei due parlare.
-Lascialo stare, è nervoso.- dice Zayn a mia sorella.
-Ah, l'amore.- risponde lei.


Savannah.

-Copriti gli occhi, questa parte fa paura.- esclama Josh, mettendomi una mano in faccia. 
Lo scanso. -Finiscila, solo perché hai paura tu non significa che debba averne anch'io.- dico ridendo.
-Ma io lo faccio per te, se poi muori per il terrore potrei vivere per sempre con il rimorso.- spiega, cercando di trattenere una risata. Un paio di persone si girano verso di noi e ci ordinano di stare zitti.
Prendo un pugno di pop corn e lo ficco in bocca a Josh. -Così magari taci.- gli sussurro. Lui cerca di non sputare tutto e annuisce divertito.
Riprendo a guardare il film. Parla di una notte, nel 2022, in cui tutti i crimini sono legali, per dodici ore. E questo ogni anno. È per garantire la pace e la serenità negli Stati Uniti durante tutto l'anno. Sarebbe una figata se fosse vero. Di sicuro io non sarei tra quelle persone che rimangono chiuse segregate in casa solo per non farsi uccidere. Mi perderei tutto il divertimento. 

-Che vuoi fare? Vuoi andare a casa?- mi chiede Josh, entrando in macchina.
-Mhm, che ore sono?- domando.
-Quasi le sei e un quarto.- risponde mettendo in modo. Mi guarda.
-Si, andiamo a casa, devo prepararmi.- mi metto la cintura e allungo le gambe sul cruscotto. -Posso?- 
-Di solito prima si chiede e dopo si fa, ma tu sei una tutta alternativa, quindi okay.- ride lui. -Per cosa devi prepararti?-
Oh cazzo.
-Ehm, devo... uscireconLouis.- 
-Non ho capito.- 
-Devo uscire con Louis.- annuncio, imbarazzata. 
-Ah, wow. Siete solo voi due?- chiede, distogliendo un secondo lo sguardo dalla strada e concentrandosi su di me. 
Ad un tratto un puntino nero sul vetro del finestrino diventa alquanto interessante. -Si.- mi preparo ad una sua risposta brusca o ad un altro 'wow'.
-D'accordo.- risponde soltanto.
Non posso crederci. -Davvero non è un problema per te?- 
-No. Siete solo amici, giusto?- fa spallucce.
-Giusto.- mormoro. C'è qualquadra che non cosa. Lo osservo. È rilassato, tranquillo, sembra sereno. Sorride quasi. Ha entrambe le mani sul manubrio, in una stretta leggera, quasi lo stia accarezzando. Dalla posizione delle spalle non c'è nessuna tensione. È appoggiato delicatamente allo schienale, seduto composto. Guarda attentamente la strada con quei suoi occhi castani. 
-Dove andate di bello?- domanda all'improvviso.
-Non lo so, ha parlato di cena.- mi sento a disagio a parlare di questo con Josh, molto a disagio.
-Tipo qualcosa di romantico?- ridacchia.
-In quel caso sarebbe un problema?- gli sorrido.
-Può darsi.-

-A che ora stasera?- chiedo a Louis al telefono. Mi siedo sul letto e poggio la schiena contro la parete.
-Otto e mezza va bene?- fa lui. 
-Si, d'accordo. Anche se ho poco tempo per prepararmi.-
-Poco tempo? Due ore tu le chiami poco tempo?- esclama.
-Forse non ti rendi conto che devo farmi la doccia, lavarmi i capelli, asciugarli, truccarmi, vestirmi e scegliere le scarpe.- dico seria.
Lui ride. -Quanto siete complicate voi ragazze, non vi capirò mai.- lo sento sospirare. -Per me sei bella anche senza trucco, in pigiama e con i capelli legati.-
Sorrido. -Grazie. Ma questo non mi farà cambiare idea. E poi sei stato tu stesso a dirmi cosa devo indossare.- 
-Hai ragione. Va bene, allora ti lascio, altrimenti non fai in tempo.- dice divertito. -A dopo dolcezza.-
-Ciao Lou.- attacco.
Mi piace quando mi chiama 'dolcezza'. Mi piace la tenerezza con cui pronuncia quella parola. Non usa più quel tono strafottente, anzi, è stranamente dolce. Scuoto la testa, come per scacciare via tutti i pensieri e vado a farmi la doccia. Quando ho finito, suonano al campanello. Tempismo perfetto. Scendo di sotto, cercando di non scivolare e rotolare per le scale. Poi apro la porta.
-AUGUUUUURI!- Zoey mi si butta addosso e mi abbraccia. Poi si allontana e si asciuga le mani alla gonna. -Ah, ma sei bagnata.- dice in tono schifato, come se avesse appena visto un mostro verde uscire dal pavimento. 
-Grazie. E si.- rispondo, alzando gli occhi al cielo. Sbatto la porta dietro la mia amica e torno sopra. 
Lei mi segue. -Qualcuno mi ha detto che stasera esci con mio fratello.- sorride, entrando con me in bagno e osservandomi mentre mi asciugo. -Come mai hai accettato?- 
-Non ho accettato. Non me l'ha chiesto, mi ha ricattato.- spiego, ridendo. 
-E come mai sono due notti che mio fratello non dorme a casa, ma qui? C'è qualcosa che non mi stai dicendo, Annah?- chiede, ancora.
-È un interrogatorio?- 
-No, ma potrebbe esserlo. Sono la tua migliore amica, Annah, e Lou è mio fratello, penso che sarebbe giusto raccontarmi qualcosa.-
-Cosa devo raccontarti? Che la prima notte Lou si è ubriacato e mi ha telefonato insultandomi alle tre, da casa di Harry, mentre lui dormiva, e che io mi sono preoccupata e non ho potuto fare a meno di andarlo a prendere e portarlo qua? Era ubriaco, Zoey. E la notte scorsa mi ha mandato un messaggio di auguri stupendo, l'ho chiamato per ringraziarlo, mi sono messa a piangere e lui è venuto per abbracciarmi. Poi ci siamo persi in chiacchiere e ci siamo addormentati. Ti basta come racconto? O vuoi anche i dettagli?- sbotto, andando in camera e cominciando a vestirmi.
Lei si siede sul letto. Sembra sovrappensiero. -Direi che va bene così. Scusa, forse non dovrei intromettermi nelle vostre questioni private.- 
-No, hai ragione, hai il diritto di sapere queste cose. Ma fidati di me quando ti dico che neanche mi sfiora l'idea di me e Louis insieme. Sarebbe pura follia.- 
Lei sorride. -In effetti sarebbe parecchio strano. Mi vengono i brividi solo a pensarci.- 
-Già, anche a me.- sospiro. -Che dici, i capelli li tengo sciolti o li lego?-
-Sciolti, sono più belli.- risponde fiera.
Mi infilo il vestito nero di pizzo che mi ha regalato Louis e comincio a truccarmi. -Mi sceglieresti un paio di scarpe?- chiedo alla mia amica.
-Tranquilla, ci penso io.- la vedo sorridere, come se le avessi assegnato il compito più difficile del mondo e lei sapesse benissimo come svolgerlo. Fissa per un po' la scarpiera, osservando qua e là, per esaminare ogni scarpa. Poi ne prende un paio e me le porge. -Queste sono perfette.- 
Sono semplicissimi tacchi neri con un piccolo fiocco sul cinturino. -Hai ragione, grazie mille.- le sorrido. 
Lei mi da un bacio sulla fronte. -Ora devo scappare. Ciao bella.- si precipita di sotto.
-Ciao Zoey.- dico ormai al vuoto.
Dopo essermi ammirata abbastanza davanti allo specchio, prendo la borsa e scendo anch'io. Manca un po' all'arrivo di Louis, così decido di fumarmi una sigaretta. Non dovrei farlo, ma non riesco a farne a meno. Sarà il troppo nervosismo. Che poi non dovrei essere nervosa. Perché sono nervosa? Devo soltanto uscire con Louis, che sarà mai. Non è mica la prima volta. Se mi fa quest'effetto speriamo che sia l'ultima. Okay, aiuto, momento di panico. Se mia madre mi vede che fumo in salotto mi uccide.
Esco fuori e mi siedo sullo scalino della veranda. Dopo qualche minuto arriva Louis. Butto a terra la sigaretta e ingoio una mentina. -Ehi.- fa il ragazzo, scendendo dalla macchina. Indossa un paio di jeans con una maglietta bianca e una giacca nera elegante. 
-Ehi a te.- lo saluto mentre si avvicina, e mi alzo in piedi. Gli vado in contro sorridendo e lo abbraccio. Ha un buon profumo, come sempre. 
-Come siamo sexy.- esclama, allontanandosi piano. Mi sfiora delicatamente la mano con le dita e poi la prende, stringendola nella sua. 
-Grazie.- rispondo, guardandolo. Mi perdo nel blu dei suoi occhi. Lasciatemi morire in questo mare, sarò felice per l'eternità. Lui sorride. Abbasso lo sguardo sulle nostre mani intrecciate. -Hai intenzione di rimanere qui così per sempre, Lou, oppure andiamo?- 

 
Angolo autrice.
Buongiorno, buon pomeriggio e buona sera (?) lol
Come va? io sono due giorni che vado a scuola e già mi sono rotta cc vabbè tralasciamo.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto bfdjkfkdjs e sappiate che vi amiamo.
Non penso che vi ringraziereremo mai abbastanza, quindi grazie, grazie, grazie a tutti quanti.
Okay, evaporo.
Ah, un momento. Volevo ringraziare Emilia per la bellissima giornata che mi ha fatto passare a casa sua esattamente tre mesi fa, e per tutti i giorni che passeremo insieme, prima o poi. Ti amo amore.
Un bacio a tutti, 

Martina <3

 

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Capitolo 12
*** Capitolo Undici. ***


Capitolo undici.


Louis.

-Andiamo? Andiamo dove? Io sono esattamente dove vorrei essere.- dico a Savannah mentre abbasso lo sguardo sulle nostre mani intrecciate, proprio come ha fatto lei un attimo fa.
-Mi hai fatta conciare in questo modo per restare a casa? Dimmi che stai scherzando.- sbotta lei, e non capisco se è arrabbiata davvero o è solo ironica.
-Ma no, che hai capito? Sali in macchina.- le apro la portiera e la faccio entrare.
-Che gentile, mi fai emozionare.- fa la mora quando sono anche io in macchina.
-Io sono un vero gentleman. Non lo sapevi?- 
-Ma zitto, partiamo?- mi chiede allacciandosi la cintura.
-Aspetta, prima devo darti una cosa.- prendo un pacchetto chiuso nella carta da parati dal sedile di dietro e glielo do. -Ecco.-
-Lou, un altro regalo? Il vestito non bastava?-
-Zitta e apri.- le ordino con non molta gentilezza.
La mora strappa velocemante la carta. -Oddio, un libro come quello che stavo leggendo e che ho perso? Ma non dovevi, stupido.- mi guarda sorridente, poi abbassa di nuovo lo sguardo e sfoglia le pagine. -Aspetta, questo è il mio libro?- le sorrido, leggermente preoccupato. -Brutto bastardo, l'hai avuto tu tutto questo tempo?.- annuisco. -Ti odio, ti odio, ti odio.-
Ed è proprio in questo momento che vorrei baciarla, avvicinarmi a lei e poggiare le mie labbra sulle sue. Ma so che è completamente sbagliato, che per lei sono solo un semplice amico e così facendo la allontanerei soltanto. Così allaccio la cintura e metto in moto la macchina.
-Dove andiamo?- mi chiede un attimo dopo che siamo partiti.
-Vedrai.- 

-Siamo arrivati.- annuncio slacciandomi la cintura e scendendo dall'auto.
-Finalmente.- risponde lei scazzata sbattendo la portiera. Non abbiamo parlato per tutto il traggitto, e credo sia arrabbiata ancora. Si sistema il vestito e si guarda i torno. -Ma non dovevamo andare a cena? Da queste parti non c'è un cazzo, Tomlinson.- 
-C'è molto piú di quanto credi, dobbiamo solo camminare un po'.- le dico mentre la raggiungo dall'altro lato della macchina.
-Sulla spiaggia? Con queste scarpe?- fa la mora guardamdomi.
-Mi puoi spiegare per quale motivo adesso sei arrabbiata?- 
-Niente, Lou- si gira e cerca di aprire la macchina, che peró è chiusa a chiave. -Puoi portarmi a casa?- 
Le afferro il polso e la costringo a guardarmi. -Cosa cazzo ti ho fatto?.- le urlo in faccia. Lei ha un sussulto e io le lascio il polso,  se lo strofina e credo di averle fatto male.
-Scusami, non volevo. Non avrei dovuto alzare la voce.- abbasso lo sguardo. -É per il libro, vero? Te l'ho ridato. Non hai motivi per essere arrabbiata.-
-Avrei soltanto voluto che non mi avessi mentito. Lo so, è una cazzata, uno dei tuoi soliti stupidi scherzi. Avresti potuto darmelo subito, invece stavi solo guadagnando tempo per riuscire a vincere quella stupida scommessa.- - -Ti sbagli.- ammetto. -Non me ne fotte un cazzo se vinco o perdo. Volevo farti capire che non ti sono vicino solo a causa della scommessa, che non mi comporto in questo modo solo per farti innamorare prima che finisca il libro. E forse, non avrei possibilitá di riuscirci nemmeno se il libro avesse 800 pagine.- mi prende la mano e mi sorride. -io ci tengo davvero a te, Savannah.- fa un passo avanti e poggia la testa sul mio petto. Io la stringo forte e ho paura che da un momento all'altro possa scoppiare a piangere. -E comunuqe- continuo. -Anche se vincerai tu, non riuscirai mai a stare lontana da me.-
La sento ridere. -Sei uno stupido.- dice. 
Le do un bacio sulla guancia e scappo via, sulla spiaggia.
-Aspettami, stronzo.- urla lei. 
Mi giro, si sta togliendo i tacchi. Mando un messaggio a Zoey. "Stiamo arrivando."


Savannah.

-Dici che per domattina siamo arrivati?- chiedo a Louis.
-Mhm, forse.- risponde lui.
-Ma uffa, sono stanca di camminare, io rimango qua.- esclamo, fermandomi di botto e sedendomi sulla sabbia.
Lui, che si trova poco più avanti a me, si gira e mi guarda. -Dai scema, siamo arrivati. E poi così ti insabbi tutto il vestito.-
-Io non vedo niente.- sbotto, incrociando le braccia. 
Il ragazzo si avvicina e mi tende una mano. -Fidati di me.- lo guardo e sbuffo. -Per favore.- 
-E va bene.- mi alzo e lo prendo per mano. Lui sorride. 
Camminiamo per circa altri cinque minuti, e poi in lontananza vedo un falò e un gazebo. Ci avviciniamo. 
-Rimettiti le scarpe.- dice Louis.
-Lo sai che, anche se per pochi metri, è difficile camminare con i tacchi sulla sabbia?- chiedo.
-Rimettiti le scarpe.- insiste. Faccio come dice. Comincio a camminare ma senza riuscirci, i tacchi affondano nella sabbia.
-Lou, cazzo, non posso andare scalza?- 
-Ci penso io.- sorride. Mi si avvicina, mi sposta delicatamente i capelli da un lato, e poi mi prende in braccio. 
-Tu sei malato.- affermo, mettendo un braccio intorno alle sue spalle e una mano sul suo petto. Sento il battito del suo cuore. Ma prima che lui possa dire altro, siamo già dentro il gazebo e una marea di gente salta fuori gridando -SORPRESAAA!- 
-Oh mio dio.- sussurro. Louis mi mette giù. Non posso crederci. È tutto addobbato con festoni, poi ci sono i tavoli con un sacco di roba da mangiare, c'è anche l'impianto per la musica. Ci sono Zoey, i ragazzi, alcuni miei ex compagni di scuola, qualcuno della spiaggia. C'è anche Josh. -Sorpresa?- chiede, avvicinandosi. 
Rido nervosamente. -Direi proprio di si.- 
Lui sorride. -Sei bellissima stasera.-
-Grazie, il vestito è un..oh, ehm, grazie.- rispondo. 
Zoey mi viene in contro e mi abbraccia. -Sei una stupida, ti odio.- le dico stringendola.
Ride. -Figurati, è stato un piacere organizzare questa cosa per te.- risponde. 
-Dico sul serio, non dovevate fare tutto questo.- sciolgo l'abbraccio. -Non so come ringraziarvi. Il fatto che abbiate pensato ad una cosa del genere, per me, non lo so, grazie, davvero. Vi voglio bene ragazzi.- 
-Okay, però ora non piangere.- esclama Louis alle mie spalle.
Mi giro. -Tu sta zitto.- lo abbraccio. -Sei un idiota, ma lo sai già.- mi stringe forte, quasi da farmi mancare il fiato. 
-Già, qualcuno me lo dice spesso.- 
-Ehi ehi, festeggiata, auguri!- fa Niall, avvicinandosi a noi con i ragazzi. Vedo Louis che gli lancia un'occhiataccia. Mi lascio scappare un sorriso e mi stacco da lui per ringraziare gli altri. 
-Mi scusi signorina, per caso ha un po' di tempo per me?- domanda Josh prendendomi una mano.
-Anche tutto il tempo del mondo, per te.- rispondo sorridendo. Lui mi porta in un angolo, forse per non stare in mezzo a tutta quella gente.
-Volevo darti una cosa.- prende una scatolina dalla tasca del pantalone e me la porge. La apro. Sono un paio di orecchini a forma di cuore. -Sono semplici ma mi piacevano, mi ricordavano te.- dice.
-Sono bellissimi. Grazie, davvero, ma non c'era bisogno, mi hai già portato al cinema oggi.- 
-Non c'entra, quello non era un regalo.- fa spallucce. 
-Non mi aspettavo nessun regalo. Grazie.- rispondo.
Lui sorride. -Basta ringraziarmi, ti va di ballare?- mi porge la mano. Io sorrido e lo seguo verso l'impianto. -Liam, ci metti un po' di musica lenta?- chiede, facendomi l'occhiolino. 
-Vi conoscete?- domando, stupita.
-Ci siamo conosciuti poco prima che arrivassi tu.- spiega Liam. -Amico, trattamela bene.- mi guarda e mi sorride. Alzo gli occhi al cielo ridendo, poi Josh mi trascina sulla pista da ballo. Mi mette le mani sui fianchi, e io poggio le mie sulle sue spalle. Mi avvicino di più, e poso la testa sul suo petto. La canzone è lenta, non la conosco, ma noi ci muoviamo a tempo. Vedo Zoey e Zayn che si scambiano sguardi teneri l'uno lontano dall'altra, so quanto vorrebbero ballare insieme, ma sono troppo stupidi per farlo. Tutta colpa di Louis, ma come fa a non capirlo? Può una persona essere così cieca? 
Josh mi da un bacio sulla testa, così lo guardo e gli sorrido. Poi gli accarezzo la nuca e poso le mie labbra sulle sue. Lui sta al mio gioco e le nostre lingue si incontrano. Penso che questo sia il primo vero bacio con Josh. Mi stringe più a sé, ma proprio in quel momento qualcuno tossisce alle mie spalle costringendomi ad allontanarmi da lui. Mi giro.
-Ehm, scusate l'interruzione.- comincia Louis. -Volevo dirti che devi aprire lo spumante.- 
-Proprio adesso?- chiedo scocciata. -Non potevi aspettare almeno fino alla fine della canzone?-
-Non è una cosa che ho deciso io.- risponde lui serio.
-Che rottura di palle.- esclamo. 
Josh da dietro mi cinge i fianchi e mi da un leggero bacio sul collo. -Non importa, continuiamo dopo.- sussurra. Arrossisco e mi lascio scappare un sorriso. Louis lo guarda male e si allontana. Ha i pugni serrati, sarà nervoso, o arrabbiato. Forse gli ho risposto male, ma se l'è meritato, poteva benissimo aspettare. 
Lo seguo verso il tavolo del buffet. -Dì a Liam di abbassare la musica o di toglierla.- gli ordino. -Per favore.-
All'inizio mi guarda storto, sembra che stia per mandarmi a quel paese, ma poi annuisce e fa come gli ho detto. Quando la musica si ferma cerco di attirare l'attenzione. Poi prendo la bottiglia di spumante e comincio ad aprirla. Dopo averla stappata e aver fatto volare il tappo in aria, distribuisco i bicchieri con l'aiuto di Zoey. -Allora, qualcuno ha un brindisi da proporre?- chiedo.
-Ce l'ho io.- annuncia Louis. -Agli amori non corrisposti.-

Louis.

-Liam, hai visto Savannah?- chiedo al mio amico che è alla console.
-Si, è qui in giro a ballare con Josh.- mi risponde lui.
É un lento e lei è da qualche parte sola con Josh. Non va affatto bene. -Che ne dici di cambiare un po' ritmo?- propongo.
Mi faccio largo tra le coppiette che ballano abbracciate e poi mi fermo di scatto. Sono stretti l'uno all'altra. Lei ha la testa poggiata al suo petto, sembra felice. Abbasso lo sguardo. Perchè tutta questa ingiustizia? Dovrei essere io al posto di Josh, dovrei essere lì abracciato a lei, a ballare lentamente e a sussurrarle parole dolci all'orecchio.
Da terra, sposto lo sguardo su di loro. E si stanno baciando.
Il mondo smette di girare, la musica non suona piú, e sento il pavimento svanire da sotto ai miei piedi.
É normale tutta questa gelosia? 
Serro i pugni e mi dirigo verso i due piccioncini. Savannah mi da le spalle e Josh è troppo impegnato per accorgersi di me. Così tossisco e i due si staccano di colpo. Savannah si gira a guardarmi.
-Ehm, scusate l'interruzione.- dico, non so se piú arrabbiato o imbarazzato dalla situazione -Volevo dirti che devi aprire lo spumante.- 
-Proprio adesso?-sbotta la mora.-Non potevi aspettare almeno fino alla fine della canzone?- in effetti, la canzone sarebbe terminata a breve.
-Non è una cosa che ho deciso io.- rispondo io.
-Che rottura di palle.- fa lei. 
Josh la prende per i fianchi e le bacia il collo. -Non importa, continuiamo dopo.- lei arrossisce e poi sorride.
Io lo guardo male e poi mi giro per raggiungere il buffet.
Solo allora mi rendo conto che ho tenuto i pugni serrati per tutto il tempo e che ora le mie mani erano di un colore che non si puó nemmeno descrivere.

-Agli amori non corrisposti, eh?- sono appoggiato al bancone del chiosco con una birra in mano. Mi giro di scatto quando sento la voce di Savannah e la trovo proprio di fianco a me. - Cosa è successo Lou, una delle tue amichette bionde non ha voluto dartela?.- mi chiede.
-In veritá preferisco le more.- bevo un sorso dalla bottiglia e mi giro verso la pista da ballo. -Non balli piú?-
-No, qualcuno mi ha interrotto.- fa lei.
-Mi dispiace, okay? Mia sorella andava di fretta, che dovevo fare?- sbotto io.
-In veritá io non...-
-Non fa niente, il messaggio mi è arrivato chiaro e tondo. Non era mia intenzione rovinare il tuo compleanno.-
-Non hai rovinato il mio compleanno.- poggia la sua mano destra sul mio braccio sinistro. Ma io lo squoto e lei mi lascia.
-No?- incrocio le braccia. -Ho rovinato il tuo momento magico e a momenti mi mangiavi.- Scorgo Josh tra la folla. -L'amore della tua vita ti cerca.- 
-L'amore di che?- sbotta la mora.
Mi avvicino a lei. -Spero solo che non gliel'hai giá data, sarebbe una vergona per me che ci provo da così tanto.- le sussurro.
-Ma vaffanculo, Tomlinson.- urla lei, spingendomi. 
-É tutto okay?- chiede quel tappo di Josh.
-Si, e comunque non sono affari tuoi.- gli sorrido, ironicamente.
-Come, scusa?- chiede il coglione, evidentemente alterato.
-Lascialo stare, non regge l'alchool.- lo interrompe Savannah. -Andiamo, abbiamo un ballo da concludere.- gli sorride, lo prende per mano e lo trascina in pista.
Si allontana continuando a guardarmi storto. "me la sto facendo sotto." gli mimo con la bocca e lui si gira, fa fermare Savannah e la bacia.


Angolo Autrice.
La la la la la la, ciao. So che è una vita che non mi faccio viva, ma sono io, Emilia. L'amica scema della vostra amata Martina, quella che scrive quella merda che è la parte di Luo. L'amore mio.
Lo so che preferirete per sempre Martina, ma ogni tanto dovete sopportarmi. Sorry.
Comunque mi volevo scusare perchè è tutta colpa mia, ogni volta che pubblichiamo tardi è perchè io non mi muovo a scrivere. Vi chiedo anche scusa perchè scrivo una merda, mentre Martina è bravissima. Omg, quella ragazza è tutta la mia fottuta vita, potete crederci?
Okay, vi lascio altrimenti mi mandate a quel paese. Spero vi piaccia. Vi amo.
E amo Martina (so che stai leggendo), anche se è una stupida e cogliona.
Bye.
Emilia.

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Capitolo 13
*** Capitolo dodici. ***


Capitolo dodici.

Savannah.

Ti ha fatto qualcosa Louis?- mi chiede Josh, preoccupato, passandomi il pollice sul labbro inferiore, dopo che ci siamo fermati in un angolino. 
Gli sorrido. -Quante volte dovrò dirti che sto bene? Smettila di preoccuparti.- dico.
-È che non deve permettersi di toccarti neanche con un dito.- fa lui, accarezzandomi una guancia.
-Josh, lo conosco da una vita, okay? Lui pensa lo stesso di te, e ne avrebbe anche più il diritto. E poi, so difendermi.- 
-Hai ragione.- risponde, ma non fa in tempo a dire altro, che la musica si ferma all'improvviso e qualcuno comincia a parlare al microfono. Dal punto in cui siamo noi non si vede molto, ma riconoscerei la sua voce tra mille. 
-Ecco,- comincia Louis. -vorrei cantare una canzone che ho scritto io per una persona. Questa persona è molto speciale per me, la conosco praticamente da sempre, solo che poi ci siamo allontanati tanto. A volte vorrei che non fosse successo, vorrei che fosse andato tutto in un'altra maniera, altre volte invece mi dico che è meglio così, che se è andata in questo modo un motivo c'è. Non so cosa questa persona pensi di me, soprattutto in questo momento, ma sicuramente sa di essere lei.- mi avvicino di più alla console, lasciando Josh da solo. -D'accordo, adesso smetto di annoiarvi con le mie parole, anche se lo sapete tutti che io non sono noioso.- C'è una risata collettiva. -Ah, la canzone si chiama "more than this". Buon.. non so, ascolto?-
-Speriamo che sia buono!- esclama Harry ad alta voce, sorridendo all'amico e facendogli l'occhiolino. Louis ricambia il sorriso, anche se mi sembra nervoso. Si schiarisce la voce, e fa un cenno a Liam, che fa partire la base. Il ritmo è lento, quasi rilassante. Vorrei chiudere gli occhi e proiettarmi altrove, ma non riesco a distogliere lo sguardo da Louis. Il modo in cui si concentra, i suoi occhi, la sua voce.. non sapevo che avesse una voce così meravigliosa. Le mani strette al microfono mi fanno venire in mente quando stringe me, ci mette la stessa delicatezza e decisione. 

When he opens his arms and holds you close tonight
It just won't feel right

'Cause I can love you more than this, yeah. 

"Ne sei sicuro?" Questo è tutto quello che c'è nella mi testa in questo momento. "Sei sicuro che puoi amarmi più di così?" È tutto così strano, perché mi dice queste cose? Perché prima fa lo stronzo e dopo mi canta canzoni d'amore? Vorrei soltanto andare da lui, fermarlo e chiederglielo, ma non ho la forza. Non ho la forza di farlo smettere di cantare, voglio sentire la sua voce fino a che non viene giorno. 

'Cause we are the same
You save me, when you leave it's gone again
Then I see you on the street
In his arms, I get weak
My body fails, I'm on my knees

Prayin'

Sono incapace di piangere, parlare, muovermi, persino di respirare, resto immobile a guardarlo. Lo guardo per salvarlo. Non so da cosa, da chi, ma se lo merita. E non so se lo faccio più per me stessa o per lui. 

I never had the words to say
But now I'm asking you to stay

For a little while inside my arms.

Voglio abbracciarlo come se non ci fosse un domani, come se potessi vivere solo del calore del suo corpo. "Si che ci resto tra le tue braccia, cazzo, non desidero altro." 
Penso che la canzone sia quasi finita, perché la musica diventa più debole. Ripete il ritornello, e poi, alla fine, mi guarda e sussurra. -Can't love you more than this.-
Tutti applaudiscono e io rimango impalata, senza sapere cosa dire, né cosa fare. Lui esce dal gazebo. Mi tolgo le scarpe e lo seguo. Non si è accorto che sono dietro di lui, si avvicina un po' alla riva e si siede.
-Non eri tu quello del così ti insabbi tutto il vestito?- chiedo.
Lui non si gira verso di me. -Facciamo che per me non vale.- 
Mi avvicino e mi siedo accanto a lui. -Non sapevo che sapessi cantare.- dico, guardando il mare.
Fa spallucce. -Magari neanche tu sai ogni cosa di me.- 



Louis.

Non sapevo sapessi cantare.- ammette Savannah dopo essersi seduta accanto a me.
Faccio spallucce. -Magari neanche tu sai ogni cosa di me.-
-E per quale motivo non me l'hai detto?.-
-Non pensavo ti importasse.- dico, girandomi a guardarla. Ha lo sguardo rivolto verso il mare. Guarda lontano.
-Certo che mi importa, Lou.- fa lei, guardandomi a sua volta.- Potrei restare in silenzio ad ascoltarti per ore intere, sei bravissimo.- 
-Non dire stupidaggini.-
-Dico sul serio, hai una voce fantastica. E poi la canzone era stupenda, l'hai scritta davvero tu?- mi chiede.
Torno a guardare il mare e annuisco.
-Per me?- 
-No, per mia sorella.- rispondo ridendo.
-Che stupido.- aspetta che io dica qualcosa, ma non lo faccio. -Perchè hai deciso di cantarla proprio ora?- mi domanda dopo un po'. -Intendo, perchè l'hai fatto proprio oggi, con tutta questa gente?-
-Non lo so, Savannah, non lo so.-
Fa un sospiro, me ne accorgo perchè mi è seduta davvero vicina. Le nostre gambe si sfiorano e riesco a sentire il suo profumo, mischiato a quello del mare. Scruto il mare, e vedo delle luci in lontanza.
-Guarda, una nave.- le dico.
-Dove?- mi chiede la mora, guardando dal lato opposto alle luci.
-Lá.- le prendo la mano e le indico il punto in cui si trovano le luci, che piano piano si avvicinano e diventano sempre piú grandi. Io mi giro a guardarla. 
-Amo il mare di notte.- fa lei, mentre abbassa il braccio. Io peró non le lascio andare la mano. -Anzi, lo amo sempre. É bellissimo.- Sorride, con lo sguardo rivolto ancora alla nave.
-Sei tu ad essere bellissima.- mi guarda, sorride nuovamente e penso arrosisca. Poi abbassa lo sguardo.
-Penso che sia meglio andare, ci staranno aspettando.- dice dopo un po'.
-Vai, ti raggiungo fra un po'.- fatico un po' a lasciare la sua mano. Lei mi da un bacio sulla guancia, poi si alza e si sistema il vestito. Mi passa una mano tra i capelli e inizia a camminare, scalza. La osservo mentre si allontana, poi mi giro e torno a guardare il mare. Vorrei che fosse ancora qui.
Torno al gazebo e mi avvicino al tavolo delle bibite per prendere una birra, dovrei darmi una regolata visto che mi gira giá la testa. Poco lontano da lì vedo Savannah, è seduta sola, ad un tavolino, con le gambe accavallate. Il vestitino corto forse mostra un po' piú del dovuto, ma lei subito se lo sistema.
Prendo due birre e mi avvicino a lei. Quando mi vede arrivare mi sorride, io gli do la bottiglia. -Alla nostra.- dico, e iniziamo a bere.
Restiamo per un po' in silenzio, guardando le altre persone ballare e sorseggiando le nostre birre. Ogni tanto lei si gira a guardarmi e mi sorride, o mi fa una smorfia.
-Andiamo a ballare?- le sussurro all'orecchio. Lei non se lo fa ripetere una seconda volta, mi prende per mano e mi porta in pista. 
All'inizio si alternano solo canzoni da discoteca e io e Savannah balliamo come gli idioti. Gli mostro un passo stupido e lei lo fa insieme a me, poi scoppiamo in una fragorosa risata ma nessuno sembra accorgersi di noi. Tranne Liam. Mi fa un occhiolino dalla console. -Adesso cambiamo un po' genere.- annuncia al microfono.
Dopo pochi secondi inizia un lento. Savannah mi si avvicina e mi cinge il collo con le braccia, io la prendo per i fianchi e la stringo a me. Ci guardiamo negli occhi per un po', vorrei dire qualcosa ma dalla mia bocca non esce alcun suono e le mie labbra non vogliono aprirsi, vorrebbero solo posarsi sulle sue.
Poi, appoggia la sua testa sulla mia spalla. Sono tutto sudato, ma a lei non sembra importare.
-Penso che se mi vede una certa persona, mi ammazza.- le sussurro all'orecchio.
-Perchè dovrebbe? Sei solo un amico, Lou. E lui lo sa.-
-A proposito, dov'è ora?- chiedo allontanandola un po' e guardando in giro. Lei toglie le braccia dal mio collo e mi guarda negli occhi.
-É andato a casa, non si sentiva bene.- poi mi tocca la mano, io gliela stringo forte e gli faccio fare una piroetta, poi un'altra e un'altra ancora. Finchè non si ferma tra le mie braccia, con la testa che le gira e un sorriso stampato in volto. Mi avvicino a lei, le do un bacio sul naso e la accompagno al tavolo.



Savannah.

-Louis William Tomlinson, mettimi giù.- esclamo, cercando di dileguarmi dalla presa del ragazzo, ma senza alcun successo. Lui ride. Mi tiene in braccio come un sacco di patate. -Ti prego, mettimi giù, ti prego.- gli do dei colpi sulla schiena, ma a lui non sembra importare, continua a camminare sulla spiaggia. Con un braccio mi circonda la schiena, con l'altro le gambe.
-D'accordo, ora ti faccio scendere.- si ferma, e mi lancia, letteralmente, in mare. L'acqua mi entra nel naso e mi bruciano gli occhi, fa anche freddo. Risalgo in superficie. -Tu, brutto stronzo che non sei altro,- comincio, urlandogli contro mentre ride. -come cazzo ti è venuta in mente una cosa del genere? Ti odio, ti giuro che ti odio.- 
-Hai fatto due grandi errori.- dice lui. Lo guardo male. -Prima cosa, non sono brutto. Secondo, non è vero che mi odi.-
Io esco dall'acqua tremando, con il vestito zuppo e i capelli gocciolanti. Mi strofino le braccia, cercando invano di riscaldarmi. -Sta' zitto. E cerca di stare il più possibile lontano da me.- 
Lui si avvicina, mentre io mi strizzo i capelli. -Perché la fai così tragica? Era solo uno scherzo. Vieni qui che ti riscaldo.- prova a circondarmi le spalle con un braccio, ma io mi scanso.
-Cos'è che non ti è chiaro della parola "lontano"? È semplice, sai.- dico, tornando al gazebo. Lui mi viene dietro. 
-E se io non volessi farlo?-
-Cosa?- mi giro verso di lui, ritrovandomi a pochi centimetri dal suo viso. Sento il suo respiro sulla mia pelle. 
-Starti lontano. Se io non volessi allontanarmi?- sussurra, guardandomi negli occhi.
Non penso di poter continuare a reggere il suo sguardo, perciò gli do di nuovo le spalle. -Fa come vuoi.- Sento il calore delle sue mani sulle mie braccia gelide. Per un momento smetto di tremare, di respirare, il mio cuore smette di battere e il mondo di girare. Chiudo gli occhi. -No, non è vero.- dico.
-Cosa?- mi chiede lui. È ancora dietro di me.
-Che ti odio. Forse vorrei odiarti, ma non ci riesco.-
-Perché no?- con la mano percorre tutto il mio braccio e poi intreccia le sue dita alle mie. Mi giro verso di lui, per l'ennesima volta.
-Non lo so.- rispondo, mordendomi il labbro inferiore.
-Non importa.- fa lui. -Vieni con me, stai ancora tremando, così ti ammali.- si toglie la giacca e me la mette sulle spalle, poi mi prende di nuovo per mano. -È meglio se ti cambi.-
-Ma..- comincio, lui mi ferma subito.
-Lo so. Zoey ti ha portato dei vestiti. Aspettami un attimo qua.- 
Annuisco e lo vedo allontanarsi tra la folla. Dio mio, quanto è bello. È stronzo, antipatico, insopportabile, idiota, eppure non riesco ad odiarlo, è umanamente impossibile. Mi stringo nella sua giacca, che mi riscalda, e mi passo due dita sotto gli occhi, per cercare di togliere il mascara sbavato dall'acqua. I capelli gocciolano ancora, ho i piedi insabbiati, ma nessuno sembra farci caso. Anzi, nessuno sembra fare caso a me. Mi avvicino al bancone e prendo una bottiglia di birra. Mi siedo allo sgabello, la stappo e comincio a bere. Ho un forte mal di testa, sarà la musica troppo forte, il caos, il freddo, o magari ho bevuto troppo. Ma non mi importa.
-Chi ti ha dato il permesso di bere...- Louis si siede sullo sgabello vicino il mio. Ha una busta in mano. -senza di me?-
Gli sorrido e gli passo la mia bottiglia. -Puoi finirla, mi gira la testa.- 
La prende e fa un sorso, poi mi porge la busta. -Ecco i vestiti, cambiati.- mi sfiora un braccio. -Sei congelata.-
Faccio spallucce. -Tutto merito tuo.- mi alzo e me ne vado, lasciandolo solo.
Quando torno, con un paio di jeans stretti, una larga t-shirt bordeaux e le mie solite converse bianche, Louis è ancora lì, intento a distribuire sul bancone un sacco di bicchierini. -Cosa stai facendo?- chiedo, sinceramente curiosa. 
Lui alza lo sguardo verso di me, sorpreso di vedermi. -Vuoi fare un gioco?- mi domanda, con un sorriso malizioso. 
-Che tipo di gioco?-
-Riempio questi bicchieri di tequila fino all'orlo, e poi tu dovrai fare centro con una moneta. Ogni volta che sbagli devi berne uno.- mi guarda, in attesa di una risposta.
-Ci sto.- 
Il ragazzo sorride soddisfatto e riempie tutti i bicchieri. Poi prende un quarto di dollaro nella tasca dei suoi jeans e me lo porge. -Prima le donne.- Prendo la moneta dal palmo della sua mano e cerco di concentrarmi sul primo bicchierino. Mi estraneo dalla musica e dalla confusione e posiziono il soldo tra l'indice e il pollice, così, proprio mentre lo lancio, Louis mi sfiora il braccio e un brivido mi percorre tutto il corpo, facendomi mancare di poco il bersaglio. -Non vale!- esclamo ridendo -Avrei centrato, se tu avessi tenuto a posto le mani.- 
Lui ride con me. -Le regole sono regole, prego, beva pure la sua tequila.- La prendo e la butto giù tutta in un sorso, lasciando che mi bruci la gola. -Ora tocca a me.- esclama, fiero. Prende la moneta, si mette in posizione, si concentra, e, quando arriva il momento di lanciarla in aria, io mi avvicino a lui e gli soffio sul collo, facendolo sbagliare. Scoppio a ridere e lui con me. -Sei proprio una stronza.- dice, portandosi alle labbra il bicchiere. 
-Senti chi parla.- gli rispondo, divertita.

Alla fine della serata i bicchieri di tequila sono tutti vuoti, la maggior parte soltanto perché abbiamo barato, e mi sento stranamente leggera. Dopo aver salutato tutti, Louis decide di portarmi a casa. 
-Sei completamente ubriaco, non dovresti guidare.- gli dico, ridendo. 
-E come ci torno a casa, a piedi?- domanda.
-Puoi sempre farti accompagnare dai tuoi amici, o magari venire a casa mia, è qui vicino.- 
Lui scuote la testa. -Ricordati che hai accettato di venire ad un appuntamento con me, perciò non ho intenzione di rinunciarci, e tu dovrai fare tutto quello che voglio.- afferma, convinto. Il suo sguardo è appannato, segno della sbornia. 
Io sospiro. -D'accordo, farò quello che vuoi.- Lui mi rivolge un sorriso di gratitudine, poi mi prende per mano. -Dove andiamo?- chiedo, scrutando il suo volto nell'oscurità della notte.
-Lo scoprirai presto.-
Una decina di minuti più tardi, dopo aver preso la macchina, arriviamo al parco. Camminiamo mano per la mano attraverso l'ingresso e il vialetto. Per un po' nessuno dei due parla, ognuno immerso nei propri pensieri, o almeno io. Poi mi sento lo sguardo di Louis addosso, e mi giro verso di lui. -Che c'è?- chiedo sorridendo, imbarazzata. Lui scuote la testa, ricambiando il sorriso. Io alzo le spalle, e continuo a camminare al suo fianco. Mi porta verso l'altalena e mi invita a sedermi, così lo faccio. -Perché sei così silenzioso? A cosa stai pensando?- gli domando, guardando davanti, mentre lui comincia a spingermi. 
-Non lo so.- risponde. -So solo che sto così bene adesso, con te.-
-È l'alcol, Louis, staresti benissimo con chiunque.- osservo ridacchiando.
Lo sento sospirare. -Si, probabile.-
Vado su e giù con l'altalena, come quando ero bambina, mi sembra di volare. È una strana illusione: l'altalena ti porta su fino a farti quasi toccare il cielo con un dito, e poi ti fa tornare con i piedi per terra, lasciandoti l'amaro della delusione in bocca. 
Immersa nei miei pensieri non mi accorgo che Louis non mi spinge più e che continua a fissarmi. 
-Smettila di guardarmi, mi fai sentire in imbarazzo.- esclamo, scendendo dall'altalena. 
Lui si lascia sfuggire una risata nervosa, distogliendo lo sguardo. -Mi dispiace, è più forte di me.- Faccio per avvicinarmi a lui, a qualche metro di distanza da me, ma perdo l'equilibrio e cado a terra. Scoppiamo entrambi a ridere. -Accidenti Savannah, sei proprio sbronza.- esclama, allungandosi sul prato, affianco a me.
-Già.- rispondo, prendendogli una mano e intrecciando le mie dita alle sue. -E dato che sono sbronza, anche sapendo che domani me ne pentirò, adesso voglio fare una cosa.- Mi rannicchio contro di lui, che mi guarda perplesso. Sollevo il mento e gli sfioro il collo con le labbra. Assaporo la sua pelle, dandogli un bacio tenero, lento. Louis si china verso di me e preme dolcemente le labbra sulle mie. Chiudo gli occhi e lo attiro più vicino a me, allungando la mia mano nei suoi capelli. Schiudo le labbra e lascio che la sua lingua trovi la mia. Sento un calore pervadermi tutto il corpo. Quando riapro gli occhi incrocio il suo sguardo. Si sta trattenendo nel fare tutto ciò che vorrebbe, sa che da ubriachi non sarebbe affatto giusto, sa che tutto questo non va per niente bene. Mi allontano delicatamente e lui me lo lascia fare. Non mi fa pressioni, continua soltanto a guardarmi. -Promettimi che domattina non te lo sarai dimenticato.- sussurra.

-Siamo ubriachi fradici, Louis, domani sarai il primo ad averlo fatto.-
 
 
Angolo autrice.
Io penso di meritarmi qualsiasi punizione voi abbiate in mente di infliggermi, perchè sono cinque mesi che non aggiorno, e non sapete quanto mi dispiace.
Il capitolo è pronto da mesi e mesi ma mi dimenticavo sempre di postarlo.
Comunque sia adesso siamo qui, e questo capitolo è un colpo al cuore, e mi dispiace tanto.
Ora vi lascio, 
un bacio.
Martina.

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