❤ Cigarettes and Tangerines ❤

di BeJames
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ATTO I ***
Capitolo 2: *** ATTO II ***
Capitolo 3: *** ATTO III ***
Capitolo 4: *** ATTO IV ***
Capitolo 5: *** ATTO V ***
Capitolo 6: *** ATTO VI ***
Capitolo 7: *** ATTO VII ***
Capitolo 8: *** ATTO VIII ***
Capitolo 9: *** ATTO IX ***
Capitolo 10: *** ATTO X ***
Capitolo 11: *** ATTO XI ***
Capitolo 12: *** ATTO XII ***
Capitolo 13: *** ATTO XIII ***
Capitolo 14: *** ATTO XIV ***
Capitolo 15: *** ATTO XV ***
Capitolo 16: *** ATTO XVI ***
Capitolo 17: *** ATTO XVII ***
Capitolo 18: *** ATTO XVIII ***
Capitolo 19: *** ATTO XIX ***
Capitolo 20: *** ATTO XX ***
Capitolo 21: *** ATTO XXI ***
Capitolo 22: *** ATTO XXII ***
Capitolo 23: *** ATTO XXIII ***
Capitolo 24: *** ATTO XXIV ***
Capitolo 25: *** ATTO XXV ***
Capitolo 26: *** ATTO XXVI ***



Capitolo 1
*** ATTO I ***


BARATIE

Se non ci fossimo mai incontrati...

Sanji pensava spesso a quel giorno.
Tutto sommato, era stata una giornata come tante altre (se si escludeva la cannonata di un gruppo di pazzi al tetto del Baratie e un ragazzetto goffo che era stato costretto a lavorare da loro per un anno intero). C’era un sole forte, tante belle ragazze e l’aria di mare soffiava disinvolta, portando con sé un gradevole aroma di salsedine.
Già, proprio un giorno assolutamente ordinario, piacevole e anche noioso, tranquillo ma un po’ agitato, proprio come negli ultimi undici anni.
Finché non incontrò lei.
Non era una di quelle bellezze fatali, che ti colpisco al primo sguardo; eppure il giovane cuoco ne rimase abbagliato. Ancora adesso, non sapeva dire cosa l’avesse fatto innamorare così tanto di quella ragazza; di sicuro non i capelli rossi dal tagli sbarazzino, non i grandi occhi nocciola, e nemmeno il bel corpo esile e delicato. Era stato il sorriso.
Il fato aveva voluto che lui incrociasse lo sguardo di Nami proprio nel momento in cui stava ridendo (non in modo delicato, certamente), e l’aveva fatto innamorare.
E’ lei, aveva pensato. L’ho trovata, finalmente.
 

La prima cosa che Nami aveva pensato, quando aveva visto Sanji per la prima volta, era che fosse strano. Perché Sanji-kun, alla fin fine, strano lo era per davvero.
Aveva stampato quel momento molto chiaro nella sua mente: stava ridendo insieme ai suoi compagni, quando una rosa rossa e profumata si era materializzata sotto il suo naso. A reggerla, inginocchiato accanto a lei, c’era un ragazzo biondo; il vice-capocuoco che avevano visto malmenare un capitano della marina la mattina stessa, per la precisione. Si era chiesta per qualche attimo cosa diavolo potesse volere da lei, fino a quando aveva iniziato il suo rituale di corteggiamento.
Oh, aveva pensato. Questo è un cascamorto.
Eppure, quel piccolo momento di attenzioni era stato capace di farla sorridere, di farle dimenticare anche per un attimo il peso che portava sulle sue esili spalle.
Però...Sarebbe bello se questo tizio entrasse a far parte della ciurma, si era detta.
Non poteva saperlo, ma il suo capitano non ci avrebbe messo molto ad esaudire il suo desiderio.

 E il vento soffiava anche quella stessa mattina in cui Sanji si era perso a ricordare, mentre cingeva Nami tra le braccia e si rilassava sul ponte della Sunny. Prese una delle lunghe ciocche ramate della navigatrice e se la rigirò tra le dita, sorridendo al pensiero di quanto avesse fantasticato sui suoi capelli prima di poterli accarezzare così.
«Sanji-kun?».
«Sì, Nami-san?».
«Mi stavo chiedendo...Tu pensi mai a quando ci siamo conosciuti?».
«Molto spesso. Tu?».
Nami fece spallucce, cercando di non farsi scoprire a sorridere: «A volte...».
Sanji sorrise a sua volta, stringendola ancora di più e posandole un bacio sui capelli folti.
«Non pensi mai», continuò lei. «A come sarebbe stato se non ci fossimo mai incontrati?».
«No», rispose secco Sanji, quasi senza pensare.
«Davvero?».
«Sì. Non voglio nemmeno provare a immaginare una vita senza di te».
Nami arrossì di colpo e gli tirò una gomitata nello stomaco.
«Ahi!».
«Questo era per la tua idiozia, che non ha mai limiti. La vuoi smettere di farmi imbarazzare sempre in questo modo?!».
Nami gonfiò le guancie e Sanji sfociò in un’improvvisa, travolgente, solare risata.
Se non ti avessi mai incontrata, quante risate perse, Nami-san.
Se non ti avessi mai incontrato, quanti momenti tristi, Sanji-kun.

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*Note dell'autrice*: Salve a tutti, miei cari lettori (vecchi, nuovi, medi! :D) Sono tornata con un nuovo progettino, una raccolta per essere precisi ;) Questa volta consisterà in ventisei storie (flashfic o oneshot, dipende da come mi gira xD) che vogliono ripercorrere un po' il percorso di Sanji e Nami durante la storia di One Piece (ovviamente dal punto di vista di una sanamista, quindi saranno missing moments, reinterpretazioni delle vicende o pensieri ;)). Non ho precisazioni particolari da fare: l'ambientazione vi sarà ovviamente indicata dal titolo e i capitoli li rappresento in 'ATTI' perchè...non c'è una ragione particolare, semplicemente mi sembrava parecchio figo (e dovete ringraziare "Romeo X Juliet" per questo xD).

Alla prossima flash, e...Spero apprezzerete, seguirete e recensirete! :D Un grosso bacio! *^*


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Capitolo 2
*** ATTO II ***


ARLONG PARK

Le lacrime del tuo cuore 

E’ solo la seconda volta che ti vedo, Nami-san, eppure sei così diversa: così fredda, immobile, determinata.
«Dovete andarvene da qui, tutti quanti». Stringi gli occhi a due piccole fessure e ci minacci con la lunga asta che tieni stretta tra le mani; vuoi farci capire che se non faremo come ci dici, allora agirai, ci farai fuori. Come con il nasone, giusto?
Eppure, io lo sento. Sento il tuo cuore piangere, Nami-san.
Alzo lo sguardo e lo punto verso il tuo, in attesa che anche tu faccia lo stesso. Il momento che aspetto da tanto non tarda ad arrivare, ed è la conferma di tutto ciò che avevo già visto: mi specchio nei tuoi occhi nocciola, quegli occhi che mi stanno scrutando a loro volta con insistenza e sorpresa, e vedo la tristezza, la disperazione.
Non hai ucciso Usopp, vero Nami-san?
Non è vero che ci vuoi lontani, giusto Nami-san?
«Tu, biondino, piantala di fissarmi in quel modo».
Tu che mi guardi...Hai capito come mi sento davvero?
«Mi chiamo Sanji», mi limito a risponderti, accennando un sorriso.
Sanji...E’ un bel nome.
«Dovete andarvene di qui».
Vi prego, non lasciatemi sola!
Sospiro, infilando le mani in tasca; sei davvero ostinata, Nami-san. Ma, in fondo, è anche questo che mi piace di te.
«Allora?! Andate via! Quello che succede qui non è affar vostro!».
Aiutatemi!
Ti guardo di nuovo, mentre la sigaretta si piega sempre di più tra le mie labbra; non so in che altro modo sfogare la rabbia. Rispondi al mio sguardo un’ultima volta, prima di voltarti e correre via veloce.
Mi dispiace...Lo faccio per il vostro bene!
Sei sempre più lontana, la tua figura sempre più minuscola.
Scusa, biondino...Mi sarebbe piaciuto conoscerti meglio!

Non finirà così, Nami-san, sappilo. Io lotterò, lotterò al fianco di Rufy e degli altri con tutte le mie forze.
E, stanne certa, riuscirò ad asciugare tutte le lacrime del tuo cuore!

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*Note dell'autrice*: sono zuccherosa da fare schifo, lo so xD Ma preparatevi, perchè circa il 90% di questa raccolta sarà fluff :3 Unica nota che ho da fare sul capitolo --> nel primo pezzo, i caratteri in corsivo sono i pensieri di Nami-swan ;)

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Capitolo 3
*** ATTO III ***


LOGUE TOWN

Il sorriso e le tue mani

Nami osserva rapita le mani di Sanji muoversi sulla tavola di legno: afferrano un coltello, lo rigirano con maestria, iniziano a tagliare le verdure.
Sono talmente veloci che neppure lei, con la sua vista da navigatore, riesce a seguire nitidamente i loro movimenti.
Le verdure sono finite e Sanji afferra il pesce che sta per cucinare per poi iniziare a pulirlo con altrettanta maestria; ha uno sguardo terribilmente concentrato mentre lo fa, e Nami potrebbe addirittura affermare che abbia un bel viso. E’ la prima volta che lo osserva fare il suo mestiere e, soprattutto, che lo sorprende a non fare lo stupido.
Allora non sei un completo imbecille, Sanji-kun.
Pensa e ride da sola, lasciando Usopp ad osservarla stranito.
«Va tutto bene, Nami?», le chiede il cecchino, come se avesse appena visto un fantasma.
«Benissimo», risponde lei, e non è altro che la pura verità.
Si sente bene mentre lo guarda cucinare, è tranquilla e rilassata. E’ come se adesso, finalmente, si sia resa conto di che persona è realmente Sanji.
Avevo ragione, è bello che abbia deciso di unirsi a noi.
Improvvisamente, senza che Nami abbia il tempo di distogliere lo sguardo, Sanji alza gli occhi e li punta verso di lei. Cosa la aspetta adesso?, si domanda Nami portando gli occhi al cielo, la solita scena da cascamorto?
No.
Sanji si limita a socchiudere gli occhi e le sorride; un sorriso bellissimo, che le fa palpitare il cuore e la riempie di gioia.
«Forza, Sanji-kun! Vinci per me!», gli ordina con un sorriso furbo.
«Agli ordini, mia adorata!», le risponde lui, ridendo spensierato.
Adesso lo sa, Nami, quali sono le cose che preferisce di quel cuoco così strano...
Il sorriso e le tue mani.

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*Note dell'autrice*: rieccomiiii! :D Inanzi tutto, grazie mille ancora ad ognuno per le recensioni della volta scorsa! :3 mi fa tanto piacere che abbiate deciso di seguire la raccolta! ^^ E poi niente...Lo so che questi capitoli sono un po' più corti rispetto ai miei soliti standard, ma preferisco mantenerli così per non andare fuori tema xD Più avanti, comunque, si allungheranno ;) diciamo che dipende molto dalla saga che tratto xD Spero che quest ultimo non vi abbia annoiato e Nami non vi sia sembrata troppo OOC *^*

Un bacio e alla prossima! :*

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Capitolo 4
*** ATTO IV ***


WHISKY PEAK

Maledetta gelosia.

Le guancie di Nami erano calde ed arrossate; le succedeva sempre, quando alzava un po’ troppo il gomito.
«Nnnami-swaaan!».
A quanto pare non era l’unica ad aver esagerato col sakè; Sanji si sedette al suo stesso tavolo, barcollando e rovesciando metà del contenuto del boccale che teneva in mano. Le sorrise come un ebete e svuotò il bicchiere, ridendo ad alta voce.
«Ragazzeee! Ancora!».
«Sanji-kyun!». Un gruppo di ochette arrivava starnazzando, portando con sé del sakè e delle tette niente male.
Nami sbuffò, prese il suo boccale e se ne andò, lasciando Sanji da solo...Anche se solo non lo era per nulla. Camminò velocemente, forse troppo per una che non è molto sobria, ed uscì da quella stupida locanda; le mancava l’aria. Si appoggiò contro il muro e si lasciò cadere, sedendosi sul terreno freddo.
Era così arrabbiata con Sanji! Era stata decisamente affrettata nel giudicarlo: era solo un idiota bello e buono, altro che “allora non è così imbecille!”.
Perché? Perché gironzolarle intorno e corteggiarla per tutto il giorno, se poi correva dietro alle prime gonnelle che gli prestavano un po’ d’attenzione? Avrebbe tanto voluto sapere solo quello.
Forse perché tu lo rifiuti di continuo, Nami?, le disse una vocina dentro di sé.
Sì, lei lo rifiutava continuamente e nei modi più bruschi...Ma allora come mai era così arrabbiata?!
«Nami-san!». L’oggetto dei suoi pensieri uscì in quel momento dalla locanda, guardandosi in giro con apprensione; solo quando, finalmente, la notò, tirò un sospiro di sollievo e si inginocchiò in parte a lei.
«Tutto a posto, Nami-san? Come mai te ne sei andata in quel modo brusco?».
«Sei un idiota», sussurrò Nami in modo quasi impercettibile.
«Come?», le disse lui, avvicinando il viso per ascoltare meglio.
«SPARISCI, BAKA!», urlò di colpo lei, assestandogli un pugno in pieno viso e mettendolo in fuga.
Rimase imbronciata fino a quando lui non fosse scomparso all’interno della locanda, per poi appoggiare una guancia alle ginocchia con un sospiro.
Adesso lo sapeva, come mai era così arrabbiata con lui.
Maledetta gelosia.

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NdA (cosa dite?Metto la sigla, che fa più figo): Buonasera a tutti i miei cari lettori! :3 Nessuna particolare precisazione per questo capitolo: ovviamente è un missing moment e per crearlo mi sono ispirata al fatto che, durante la festa, Sanji era circondato di ochette che lo assecondavano xD

A presto, nakama <3

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Capitolo 5
*** ATTO V ***


LITTLE GARDEN

Il profumo del fumo e di casa

Era solo una stupidissima e ordinaria giacca nera.

«Aah, Nami-swan!Oggi sei più affascinante del solito», lo sguardo di Sanji si stava dirigendo pericolosamente verso il decolleté di Nami, lasciato in bella vista dall’assenza di maglietta.
«Vuoi un pugno sui denti?!», si mise subito sulla difensiva lei, mostrando al cuoco il gancio destro.
«Calmati, calmati!», la smussò lui con un sorriso aperto. Si sfilò la giacca dalle spalle e si avvicinò a lei, poggiandola sulle sue spalle.
«Oh...Grazie, Sanji-kun», rispose la navigatrice, spiazzata da quel gesto.
Sanji le mise una mano sulla spalla e le sorrise con tutta l’innocenza del mondo, evidentemente ignaro di cosa stesse provocando dentro di lei la vicinanza con quella giacca. O meglio, col suo odore.
Era un profumo così familiare, di spezie e salsedine e...Di fumo. La mente la riportò indietro a dieci anni prima quando, per non farle sentire freddo, la sua mamma la copriva con le sue camicie. Erano intrise dello stesso identico odore, Nami non poteva esserne più certa.
Sanji e Bellmer fumavano la stessa marca di sigarette? No, non era solo quello. L’affetto con cui Sanji gliel’aveva poggiata sulle spalle era identico a quello con cui Bellmer compiva lo stesso gesto.
«Bellmer-san...», sussurrò, stringendo forte un lembo della giacca del cuoco. Abbassò il viso e aspirò un po’ di quella fragranza, di quel profumo di fumo e di casa.
Poi andò a sedersi vicino a Sanji e si mise ad ascoltare ciò che stava riferendo ai suoi compagni, mentre uno strano sorriso dolce si disegnava sul suo viso.

Era solo una stupidissima ed ordinaria giacca nera, ma aveva l’incredibile potere di farla sentire a casa. Di farla sentire amata.

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*Note dell'autrice*: Ciaooooooo minna! :3 Scusate l'attesa, sono stracolma di cose da fare e arrivo sempre all'ultimo, dimenticandomi di postare xD Spero che la flash via valsa l'attesa! ^^ Un bacione!

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Capitolo 6
*** ATTO VI ***


DRUM

Se ti accadesse qualcosa...

Nami era molto malata.
Quando Bibi l’aveva comunicato a tutti loro stentava a crederci, eppure era così. Anche in quel momento, intanto che la teneva sulle spalle mentre cercavano un dottore in quella maledetta isola invernale, poteva avvertire il suo respiro affannoso e la fronte bollente poggiare sulla sua guancia.
«Coraggio, Nami-san, siamo quasi arrivati», le disse, mentre arrampicavano verso la casa di Dolton.
«Bi...bi...», mormorò lei a fatica.
«Lo so che vuoi arrivare al più presto ad Alabasta, ma ora devi avere pazienza e farti curare», le disse dolcemente.
«N-no, non c’è tempo», continuò lei imperterrita, cercando di divincolarsi dalla sua stretta.
«Non ti lascerò andare, Nami-san. Non ti farò lasciare quest’isola prima della tua completa guarigione». Era calmo, ma perentorio.
«Sanji-kun...Tu non capisci!», cercò di alzare la voce lei con poco successo.
«Sì che capisco, invece!», ribatté velocemente il cuoco, fermandosi nella sua camminata e voltando il viso verso quello della navigatrice. «Lo so che è importante riportare Bibi a casa al più presto...Ma non intendo sacrificarti per questo», concluse con voce tremendamente seria.
Nami sbarrò gli occhi.
«Se ti accadesse qualcosa, Nami-san, non potrei più vivere sereno».
Nami sentì le lacrime pizzicarle gli occhi; probabilmente era colpa della febbre.
«Sanji-kun...», sussurrò, convinta che bastasse quello.
«Non ti preoccupare, una volta guarito potrai darmi tutti i pugni che vuoi!», decise di sdrammatizzare.
E Nami, malgrado il dolore e la febbre alta, sorrise.

***

Nami aprì gli occhi piano, mettendo a fuoco con attenzione tutto ciò che aveva intorno; si trovava in un letto caldo, vicino ad un caminetto e in quella che sembrava la stanza di un castello. Al suo fianco, un’anziana signora dall’abbigliamento bizzarro, la stava scrutando.
«Ti sei ripresa?», le chiese la donna, tracannando qualcosa da una bottiglia.
«S-sì», le rispose lei confusa. «Dove mi trovo?».
«Ti trovi nel mio castello. Sei stata portata qui perché eri gravemente malata e io ti ho guarita».
Ma certo! Ora ricordava: era stata portata dal medico dell’isola da Sanji e Rufy!
«Dottoressa, come ci sono arrivata qui? Mi ci hanno portato due ragazzi, non è vero?».
«Precisamente, due ragazzi con la pelle dura. Il tuo capitano ha scalato la montagna per portare te e un altro ragazzo biondo». Bevve una sorsata di liquore, ignorando lo sguardo preoccupato di Nami.
«Un ragazzo biondo?», ripeté, non capendo come mai Rufy stesse trasportando anche Sanji.
«Sì. Era ridotto male, l’altro ragazzino mi ha riferito che si è fatto travolgere dalla valanga per salvare te e lui».
Nami si strinse un lembo del pigiama all’altezza del cuore.
«Volevo prestargli immediatamente soccorso, ma lui mi ha pregato di curare prima te».
Stupido, Sanji-kun, stupido!
Fissò per parecchio tempo la dottoressa, che non pareva aver colto la sua ansia; continuava a bere il suo liquore come se nulla fosse. Cosa voleva dire? Che Sanji stava bene? E allora come mai non lo vedeva da nessuna parte?!
«Dottoressa...Il mio compagno...». Deglutì per scacciare la secchezza fastidiosa che le si era creata in gola. «...Come sta?».
Kureka abbassò lo sguardo, bevendo un’altra sorsata di sakè.
Oh, no! Sanji-kun!
Non poteva essere morto per così poco, non poteva, lui...
«FERMATI, ARROSTO!!!».
La voce di Rufy, accompagnata dalla porta che sbatteva e un gran polverone la fece sobbalzare. Aprì appena gli occhi per scorgere un piccolo orsetto lavatore che scappava dal suo capitano, poi li richiuse immediatamente al contatto con la polvere.
Che cosa passava per la testa del suo capitano?! Come poteva rincorrersi e fare lo stupido quando Sanji era...
«Nami-san?!».
Nami aprì gli occhi e rimase basita da quello che aveva davanti: Sanji, con un sorriso a trentacinque denti e la sigaretta stretta tra le labbra. Aveva il torace tutto bendato, ma stava bene...Era vivo!
Delle lacrime di sollievo iniziarono a scorrere sulle sue guancie, mentre la dottoressa Kureka rideva di gusto.
«Nami-san?! Cosa c’è mia adorata, non stai ancora bene?!».
Improvvisamente, Nami si sentì completamente guarita.

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*Note dell'autrice (depressa)*: cari i miei lettori (spero mi stiate leggendo ancora, anche se non recensite! :3 E se così non è, spero che la raccolta non vi abbia già stufati T.T) sono depressa. Perchè?, direte voi. Perchè sono tre mesi che non ho notizie di Sanji-kun. Disperso in mare, insieme a Nami-san, la Sunny e gli altri poveri Nakama T.T Ma sorvoliamo la cosa dai! ^^ Oda con il capitolo di oggi mi ha messa abbastanza di buon umore, quindi posto!
La one-shot è ovviamente un missing moment, spero apprezzerete e non trovereti i nostri Sanji e Nami troppo OOC. :D 
A prestooooo :*


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Capitolo 7
*** ATTO VII ***


ALABASTA

Il fiore nel deserto

Nami-san era bella come il sole.
Ma lì ad Alabasta il sole sorgeva alto e rovente tutti i giorni, per cui non era un termine adatto per la bellezza rara e delicata della navigatrice.
Fu proprio mentre era immerso in quei pensieri  e camminava per le strade della città che lo vide: se ne stava da solo in una vetrina di un negozio di lusso, col cartellino del prezzo girato e nemmeno un dito di polvere. Il cuoco si avvicinò, rapito, e appoggiò entrambe le mani al vetro, come un bambino che ha appena visto un meraviglioso giocattolo: quell’abito sarebbe stato perfetto per la sua Nami-san!Tutto sommato il suo compito era di comprare provviste e vestiti, ragionò, quindi non vedeva dove fosse il problema.
Sorrise soddisfatto ed entrò nel negozio, facendo tintinnare i campanellini appesi alla porta di legno.
«Buongiorno, ragazzo. Posso esserti utile?», gli venne subito incontro il padrone del negozio, un uomo basso e paffuto.
«Salve! Vorrei comprare quel vestito esposto in vetrina».
«Quello?!», chiese di nuovo l’uomo, sorpreso.
«Sì!E poi mi servirebbe un altro vestito da donna, di buona fattura mi raccomando, e quattro vestiti da uomo».
«D’accordo. Ma sei sicuro di volere quel vestito?».
«Ma certo che lo sono!», rispose lui scocciato. «Perché diavolo continua a chiedermelo?!».
«Perché quel vestito da odalisca è il migliore e il più caro che abbiamo; costa 50.000 danari».
Sanji rimase immobile come una statua di sale, la mano a mezz’aria e l’impossibilità di ribattere. 50.000 Berry?!
Sospirò. Non aveva a disposizione tutti quei soldi, aveva speso quasi tutto per le provviste e per i vestiti ne erano rimasti solo 5.000. A meno che...
Frugò nella tasca dei pantaloni scuri ed estrasse un piccolo borsellino nero, dove teneva i suoi risparmi; aveva intenzione di usarli per comprare dei nuovi attrezzi da cucina, ma si convinse che poteva continuare benissimo ad usare quelli vecchi.
«Va bene! Posso pagarglielo! Guardi, qui ho...». Sparpagliò i soldi sul tavolo e li contò velocemente. «...40.000 Berry. Me lo venda, per favore!».
Il commerciante storse il naso: «Accidenti, giovanotto, non so proprio se...».
«La scongiuro! E’ per...».Abbassò lo sguardo, coprendo l’imbarazzo coi folti capelli biondi. «...E’ per la mia ragazza».
Probabilmente Nami-san l’avrebbe ucciso se lo avesse sentito dire una cosa del genere, pensò divertito.
L’uomo sospirò, sorridendo. «E’ molto bella?».
Sanji annuì: «Come...Come un fiore», rispose sorridendo.
Uscì dal negozio poco dopo con un grosso sacco di vestiti, l’abito di Nami in un bel pacco rettangolare, le tasche completamente vuote e un sorriso soddisfatto.

Nami-san era bella.
Bella come un fiore, un fiore rarissimo in quel paese arido e dominato dalla sabbia.
Lei era un fiore nel deserto.

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*Note dell'autrice(in ritardo)*: buongiooooorno a tutti! :D Lo so, faccio schifo xD Sono in un ritardo consisente e mi presento con questa robetta dolciosa...Come un uovo di cioccolato (visto che siamo a Pasqua!)! xD Spero vi piaccia comunque: ovviamente è un missing moment, e mi è venuto in mente quando ho visto l'abito che indossava Nami ad Alabasta (e che mi sembrava parecchio più carico e lussuoso di quello di Bibi).

Faccio a tutti voi buone feste e Buona Pasqua! ^^ Ci risentiamo dopo il 25 Aprile! :-*

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Capitolo 8
*** ATTO VIII ***


LA CARTA MILLENARIA

Il tuo sogno è anche il mio.

Era una bella giornata calda e afosa.
La tempesta era passata e, con essa, anche il cattivo umore di Nami-san se ne sarebbe andato presto...O, almeno, era quello che Sanji sperava. L’avevano combinata grossa questa volta: avevano fatto confusione come al loro solito e avevano rovinato tutte le cartine che aveva disegnato con tanta cura e dedizione. Aveva sentito il cuore riempirsi di felicità di fronte al sorriso di Nami quando il negoziante aveva dimenticato sulla Merry la carta millenaria, e lo aveva avvertito andare in pezzi alla sua espressione infuriata che tradiva qualche lacrima.
Ora dovevano fare del loro meglio per rimediare! I ragazzi stavano spazzando il ponte da almeno due ore, tempo che lui aveva passato a prepararle dei magnifici pasticcini e del the al mandarino.
Si fermò di fronte alla porta chiusa della stanza della navigatrice, deglutendo al pensiero di prenderle di santa ragione; poi, fiducioso che il profumo di mandarino avrebbe saputo addolcirla, bussò con delicatezza.
«Avanti», sputò una voce dura dall’interno della stanza.
«Nami-san?Sono io tesoro mio, posso entrare?».
«Se hai dei pasticcini e la pianti di chiamarmi con ogni stupido nomignolo esistente, direi di sì».
Sanji lasciò andare il respiro: una era fatta. Entrò con calma nella stanza e si avvicinò con cautela a Nami, ricurva su una carta che stava riempiendo di linee regolari con righelli e squadre.
«Per te», le disse, inchinandosi per mostrarle il dolce contenuto del vassoio.
«Grazie», rispose lei, buttando appena un’occhiata al cibo. «Appoggialo sulla scrivania e vattene. Sto cercando tutto il lavoro che mi avete costretta a buttare».
Sanji annuì appena, avviandosi verso la porta; andava bene così, lo sapeva che era ancora molto arrabbiata...Era andata ancora meglio di quanto sperasse!
«Nami-san...».
«Cosa vuoi ancora?!».
«Ecco, solo...Volevo chiederti di nuovo scusa. Ti avevo promesso che avrei tenuto buoni i ragazzi e ti avrei lasciato lavorare, invece ho iniziato a fare casino come al solito».
Nami sospirò, stringendo la penna tra le dita: «Ti ho già detto che non importa. Quel ch’è fatto, è fatto».
«Lo so, ma...Solo un’ultima cosa», le disse in tono gentile, quando una mano era già sulla maniglia. «Ti prometto che non succederà mai più. Mi impegnerò sempre per farti lavorare in pace, giuro che non dovrai mai più rifare una sola cartina!».
Nami sbuffò, riprendendo a disegnare come se nulla fosse.
«Il tuo sogno è anche il mio, non dimenticarlo», le disse mentre sul suo viso si disegnava un bel sorriso. «Non c’è niente che desideri di più della tua felicità!».
Nami alzò di scatto la testa, mentre ascoltava la porta richiudersi con delicatezza; la penna si piegò, le sue spalle iniziarono a tremare...Delle piccole goccioline macchiarono la carta millenaria, mentre tentava invana di contenere le lacrime.
“Il tuo sogno è anche il mio!”
«Maledetto Sanji-kun», disse, mentre le sue labbra si piegavano in un tiepido sorriso. «Adesso mi tocca rifare la mappa».

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*Note dell'autrice*: bho...In questo periodo mi vengono solo cose fluffose, dovete perdonarmi xD La quasi one-shot (480 parole U.U) è un missing moment: non so se ricordate i filler dopo Alabasta...Ecco, quelli lì! :D

Un bacio affettuoso a tutte! Mi scuso se non posto molto di frequente ma, purtroppo, si stanno avvicinando gli esami e sono sommersa dallo studio che ad Amsterdam avevo completamente dimenticato! xD

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Capitolo 9
*** ATTO IX ***


L’ALL-BLUE

la luce nei tuoi occhi.

«Sapete cosa è l’All Blue?».
Nami sbarra gli occhi e il suo sguardo si dirige istintivamente verso Sanji: se ne sta in piedi immobile, girato di schiena e con le mani in tasca.
«E’ il punto d’incontro tra i quattro mari...», continua Tajo, il piccolo apprendista cuoco della Marina che hanno salvato quella stessa mattina. Spiega a tutti loro qual’é il suo sogno, ma Nami lo sa già: è lo stesso di Sanji-kun. Il ragazzino continua a parlare come fosse un fiume in piena, nessuno riesce ad interromperlo; ha una strana luce negli occhi. Di nuovo, Nami la riconosce, l’ha già vista: la stessa di Sanji-kun.
La navigatrice si volta verso il compagno e lo vede lì, ancora nella stessa posizione: le mani in tasca, la sigaretta in bocca, la schiena girata. Sospira.
Sei sempre il solito, Sanji-kun, pensa e, senza accorgersene, sorride in modo dolce...Forse troppo.
«Ehi, Sanji-kun?», lo chiama piano, sfiorandogli appena la spalla.
«Nami-san?», le risponde lui sopra pensiero.
«Tutto bene?».
Lui annuisce appena e abbozza un sorriso, ma Nami sa bene cosa gli passa per la testa: vorrebbe aiutare Tajo con tutto sé stesso, ma è troppo orgoglioso per offrirsi.
«Dovremmo filarcela in fretta», suggerisce Usopp una volta che il ragazzino ha finito la sua spiegazione. «Questo posto pullula di marines».
«Sono d’accordo. Ma prima dobbiamo riaccompagnare Tajo sulla sua nave...», suggerisce la navigatrice con fare casuale. «Ci pensi tu, Sanji-kun?».
Sanji è mosso da una lieve scossa, come se qualcuno lo avesse risvegliato all’improvviso: «Sì, ci penso io».
«La nebbia dovrebbe alzarsi verso mezzogiorno; sarebbe meglio essere già lontani per quell’ora».
«Messaggio ricevuto».
Tajo e Rufy sono già pronti a partire per la nave del ragazzo, ma Nami avvicina un attimo Sanji.
«Quanto tempo pensi di star via?», gli sussurra la navigatrice.
«Dipende da com’è attrezzata la cucina. Comunque, dovrei sbrigarmi in fretta».
Sta per raggiungere gli altri, quando il cuoco si volta di nuovo verso la navigatrice: «Oh, e Nami-san...Grazie».
«Non ti preoccupare, Sanji-kun», gli risponde lei cacciando fuori la lingua. «Lo faccio per me stessa, prima di tutto...Sai, è troppo bella!».
Sanji la guarda stranito: «E’ troppo bella...Che cosa, Nami-san?».
«La luce nei tuoi occhi, stupido sentimentale di un cuoco!».

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*Note dell'autrice*: Ehilààà :D lo so, sono in un ritardo spaventoso...Mi perdonate? :D Spero di sì, e spero anche che l'interesse per questa raccolta non stia calando... T.T Ad ogni modo, cercherò di aggiornare in modo molto più regolare, per lasciare almeno una/due storie a settimana! ^^

Un bacio! :*

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Capitolo 10
*** ATTO X ***


FUOCHI D’ARTIFICIO

tra le mie braccia.

«Oh che bello!». Nami fissò con occhi luccicanti il cartello variopinto appeso ad un muro nel porto dell’isola dove erano sbarcati.
Il caso aveva voluto che attraccassero proprio il giorno della grande festa annuale del paese, famoso per la bellezza dei suoi fuochi d’artificio.
«E’ da tanto che desidero vedere i fuochi d’artificio!», continuò la navigatrice, battendo le mani entusiasta.
Subito, un braccio gentile le avvolse le spalle e, riconoscendo il profumo di fumo di Sanji, se lo ritrovò alle spalle con un sorriso da marpione e la sigaretta stretta tra i denti.
«Allora il tuo sogno si avvererà, Nami-san, perché io ti accompagnerò», le disse, sorridendo ancora di più.
«No grazie, non c’è alcun bisogno!», rispose lei tranquilla, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Perché avrebbe dovuto aver bisogno della scorta per vedere dei fuochi artificiali?
Si allontanò per andare a fare spese, ignorando le risate dei suoi compagni e le lamentele del povero cuoco al suo ennesimo rifiuto.

***

Alla fine avevano deciso di andare tutti assieme ad assistere allo spettacolo, visto che avrebbe contribuito anche Usopp. Così andava bene, giusto?, si domandò la navigatrice. Sanji-kun sarebbe stato contento, vero?
Detestava ammetterlo ma, subito dopo essersene andata, si era sentita tremendamente in colpa per la risposta che aveva dato al cuoco. Non perché ci avesse ripensato, assolutamente no! Però, forse, avrebbe potuto chiudere un occhio e dirgli di sì...Giusto per farlo contento.
Le luci colorate dei fuochi d’artificio iniziarono ad illuminare la nottata e tutti gli spettatori alzarono lo sguardo al cielo, estasiati.
Nami si sentiva gli occhi pieni di colori e splendore, non aveva mai visto nulla di così bello. Un improvvisa folata di vento la fece rabbrividire, portandola istintivamente verso Sanji, in piedi accanto a lei; non sapeva dire perché, ma all’improvviso provava il desiderio di essere...Abbracciata.
«Sanji-kun?», lo chiamò a bassa voce, guardando per un attimo il suo viso illuminato dai lampi dei fuochi.
«Sì, luce dei miei occhi?», le rispose lui con un sorriso enorme.
Ma non è arrabbiato neanche un po’ per come l’ho trattato oggi?!
«Ecco...Ho un po’ freddo».
«Vuoi la mia giacca, Nami-san?», le disse, iniziando già a sfilare un braccio.
«No. Non ho così freddo».
«E allora cosa posso fare per te?».
«Abbracciami», sussurrò la navigatrice, mentre le guancie le si facevano rosse e bollenti.
Sanji rimase per qualche attimo a fissarla imbambolato, sbattendo le palpebre. Che non volesse? Certo, non poteva dargli torto dopo il rifiuto...
«Ma se non hai voglia, lascia stare», si affrettò a rettificare.
«NO!», scattò il cuoco, avvolgendola velocemente con entrambe le braccia e attirando la schiena di Nami al suo petto. «No, no. Certo che voglio».
Nami sorrise, appoggiando la sua testa al petto del cuoco: «Grazie».
«Oh, no Nami-san. Grazie a te», le disse Sanji in tono dolce.
«Perché?», domandò Nami, sicura di non riuscire quasi più a sentire i botti dei fuochi da tanto era forte il battito di Sanji.
«Per aver scelto di guardare i fuochi d’artificio tra le mie braccia. Non lo scorderò mai».
Nami sospirò, scuotendo piano la testa: «Scemo...».
Nemmeno io penso lo dimenticherò tanto presto, stupido e adorabile Sanji-kun.

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*Note dell'autrice*: ...*rispunta dall'angolino in cui si era nascosta*...Eccomi quiii! :D Perdonatemi T.T Insultatemi, potete farlo (io parlo sempre al plurale eh! xD Ultimamente ottengo poche/una recensioni, ma vedo che siete un numero buono che siete questa storia, quindi rimango fiduciosa :3). Avevo promesso che avrei aggiornato la storia una/due volte a settimana ma non ce l'ho fatta T.T purtroppo sono oberata di studio, e devo lasciare questa raccolta (che mi piace tanto scrivere un po' in disparte). Vi assicuro comunque che cercherò di aggiornare almeno una volta alla settimana/ogni dieci giorni! :D 

Spero continuerete a seguirvi e che vi piaccia questa flash, ambientata nell'ultimo filler post-Alabasta che tratterò! ^^



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Capitolo 11
*** ATTO XI ***


JAYA

l’ombra nel tuo passato.

Nami stringeva tra le mani il grosso libro che avevano ritrovato scavando. Il titolo era piuttosto banale: “La leggenda di Noland il bugiardo”, sembrava un libro di favole per bambini.
«Ma certo!», esclamò da un tratto Sanji, distraendola dai suoi pensieri. «Conosco la storia molto bene».
«La conosci?», ripeté Usopp incredulo.
«Certo», continuò lui come se nulla fosse. «Me la leggevano sempre quando ero piccolo», si lasciò sfuggire con un sorriso.
Nami sorrise a sua volta, avvicinandosi al cuoco e sedendosi accanto a lui.
«Te la leggeva Zeff?», gli chiese con un tono di voce decisamente morbido.
«Oh, no!Non è il tipo di storia che amava leggermi...», disse, accendendosi una sigaretta. «Anche se, sia chiaro, non è che mi leggesse storie!», si affrettò poi a negare, rosso in viso.
Nami trattenne a stento una risata: sempre il solito, orgoglioso Sanji-kun.
«Però è davvero strano. Io non l’ho mai sentita», disse pensoso Usopp.
«Beh, è naturale, è una storia molto famosa nel North Blue. Io sono nato lì».
Nami sbarrò gli occhi: Sanji era nato nel Mare Settentrionale? Era stupita da quella rivelazione anche se, in effetti, il cuoco non parlava mai del suo passato. Quella era la prima volta che si lasciava sfuggire qualcosa a riguardo.
«Davvero? Non ce l’hai mai detto!», insistette Usopp.
A volte sapeva essere davvero impiccione, ma non poteva dargli torto: anche lei aveva una voglia matta di sapere!
«Beh, adesso lo sai», tagliò corto Sanji, alzandosi ed allontanandosi per sviare la conversazione.
«Chopper, scava in modo più silenzioso!», sbottò quasi senza motivo.
Ma Sanji si era già allontanato, e stringeva la sigaretta tra le labbra con sguardo scuro.

***

«Stammi vicina, Nami-san!», le disse Sanji con un sorriso a trentadue denti. «Ci penserò io a difenderti~».
Nami si strinse nelle spalle, cercando di stare al passo con Sanji e Usopp. Stavano cercando l’uccello del Sud per poter arrivare all’Isola nel Cielo, ma il fatto che si nascondesse in quella foresta buia, umida e pullulante di insetti le stava facendo passare la voglia di continuare la ricerca.
Cos’è che le aveva detto Sanji-kun? Ah, sì: che l’avrebbe difesa lui...Peccato che di fronte agli insetti enormi che abitavano i rami di quegli alberi diventasse anche lui inerme ed indifeso!
«Coraggio, ragazzi!Perché continuate a nascondervi li dietro? E’ solo un innocuo ragnetto...», li sbeffeggiò Usopp, contento di essere finalmente lui quello temerario.
«Accidenti, quei maledetti esseri sono capaci di farmi sentire un codardo!».
«A chi lo dici, detesto gli insetti!», concordò Nami, avvicinandosi al cuoco e stringendo convulsamente la sua giacca.
Sanji rimase immobile; possibile che non iniziasse a fare lo stupido?
«Stai bene, Sanji-kun? Stai tremando».
«Perdonami, Nami-san. Sai, gli insetti sono il mio unico e peggior punto debole!», tentò di giustificarsi. «Sono capaci di riportare a galla dei ricordi dolorosi, che la mia mente si rifiuta di recuperare», si lasciò sfuggire, tentando di sorridere.
Nami abbassò lo sguardo: era la seconda volta che si lasciava sfuggire qualcosa di personale, e tutto nello stesso giorno.
«Che genere di ricordi?», tentò.
«Orribili», disse con voce bassa e secca. «Beh, sarà meglio muoversi!», disse poi, allontanandosi da lei e ricominciando a sorridere: «Quella bestiaccia non si catturerà da sola!».
Nami rimase allibita a guardare la sua sagoma che si allontanava pian piano. Dei ricordi...Orribili? Che tipo di brutti ricordi poteva avere un ragazzo solare e spensierato come lui? Nami non riusciva a immaginarlo, ma si fece una promessa.
«Un giorno, riuscirò a spazzare via quell’ombra del tuo passato, Sanji-kun».

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*Note dell'autrice* (talmente in ritardo che sta per sotterrarsi): Allooora...Mi vergogno tanto xD E' quasi un mese che non posto e ritorno con questa robetta qui T.T GOMEEEENNNN!!! 

Spero possiate perdoarmi e la storia vi piaccia comunque! ^^ La prossima volta cercherò di essere puntuale e di farmi sovrastare meno dagli odiati esami :D

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Capitolo 12
*** ATTO XII ***


SKYPIEA

se ti perdessi...

«Voi andate».
«Presto, Nami!».
«SANJI-KUN!!!».

***

A Nami sarebbe tanto piaciuto prendere a sberle quel viso dal damerino biondo che si ritrovava davanti. E probabilmente l’avrebbe anche fatto, se non fosse stato che riposava in un modo tanto tranquillo da essere disarmante ed era vivo per miracolo.
Questa volta aveva rischiato davvero di morire. Si era comportato come uno stupido imbecille irresponsabile, e tutto per salvare la vita a lei.
Nami si morse il labbro con forza per trattenere le lacrime e sospirò pesantemente; si sentiva tremendamente in colpa. Perché Sanji-kun doveva sempre lanciarsi nella mischia per salvarci senza rifletterci su?! Anche se, forse, quello che la faceva stare più male era quella volta ci aveva pensato eccome. Usopp le aveva raccontato tutto.
«Sei proprio un irresponsabile», gli sussurrò con una dolcezza che le era estranea, passandogli una mano tra i capelli biondi. Sanji storse le labbra in una smorfia di dolore: doveva soffrire molto.
Non succederà mai più, si disse Nami con decisione. Perché diventerò più forte.
«Nami-san?».
«Kyaaaah!», Nami saltò dalla sedia dove era seduta, colta di sorpresa. Sanji la guardava sorpreso, col la testa girata verso di lei.
«S-Sanji-kun?», lo chiamò poi, ricomponendosi. «Ti sei svegliato!».
Lui cercò di mettersi seduto sul letto, con poco successo. «Mi sembra di essere stato immerso nella lava bollente, sono a pezzi. Cosa è successo?».
Nami strinse i pugni, cercando di contenere la rabbia: «Ti sei comportato da idiota, ecco cosa è successo», sussurrò a testa bassa.
«Oh, certo!», continuò lui ignorando il suo insulto. «Eneru ti aveva presa! E io sono venuto sull’Arca Maxim a recuperarti! Come stai adesso, Nami-swan~?».
Nami non riuscì a trattenersi: preparò un sonoro schiaffo, che si infranse con un rumore sordo contro la guancia di Sanji, lasciandolo spiazzato.
«N-Nami...-san?».
«Sei un cretino!», sbottò lei, senza riuscire a trattenere le lacrime. «Mi chiedi come sto?! Ma hai visto le tue ferite?».
Afferrò un lembo della sua camicia e lo tirò, scoprendogli una spalla e la schiena completamente fasciata.
«Guarda! Hai rischiato di morire, brutto imbecille!». Lo fissò per qualche attimo con uno sguardo assassino, per poi calmarsi e respirare profondamente.
«Come sto, Sanji-kun?», riprese, con voce terribilmente bassa. «Spaventata».
«Oh, Nami-san», boccheggiò Sanji, attirandola all’improvviso in un energico abbraccio. «Scusa».
«Baka», sussurrò lei, mentre le lacrime ricominciavano a bagnare le sue guancie. «Mi salvi la vita e ti scusi?».
Sanji annuì in silenzio, stringendola ancora di più. «Non avrei mai potuto permettere che ti succedesse qualcosa di male. E...Grazie».
«...Grazie?», ripeté Nami confusa.
«Sì. Non avrei mai immaginato che ti potessi preoccupare per me».
«Idiota. Se ti perdessi...», iniziò lei, bloccandosi poi subito dopo.
«...Se mi perdessi?», la stuzzicò lui, visibilmente compiaciuto.
Nami sentì le guancie scaldarsi e diventare paonazze; si liberò dal suo abbraccio all’improvviso, gonfiando le guancie in un’espressione imbronciata.
«S-se ti perdessi...Chi cucinerebbe i miei piatti preferiti?!», sbottò, rendendosi conto di quanto pessima fosse come scusa.
Sanji però, sorrise. E quel grande sorriso la fece arrossire di nuovo.
Se ti perdessi, Sanji-kun...

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*Note dell'autrice*: ehilà! ^^ Sono sempre più irregolare nell'aggiornare questa raccolta, vi chiedo scusa *^* comunque, se il signore me lo concederà, il 15 di luglio finirò gli esami e da li potrò iniziare ad essere più regolare :3 per adesso, spero vi piaccia questa oneshot su Skypiea ^^

Ps. Auguri, Nami-san! :D

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Capitolo 13
*** ATTO XIII ***


NAVARONE

Soli

Sulla fronte di Sanji pulsava insistente un bernoccolo...Ma a lui non interessava per niente. Era stata Nami-san a procurarglielo, e quello lo rendeva un souvenir parecchio prezioso ~.
Inoltre, nonostante si fosse beccato un pugno in pieno viso, era riuscito a stringere la sua Nami-swan per qualche secondo...Doveva ricordarsi di ringraziare Usopp, una volta fossero stati al sicuro, fuori dalla fortezza di Navarone. Tutto sommato, era stato lui a metterlo in coppia con lei e a permettergli di rimanere soli.
Ah, solo con Nami-san, in una notte come quella poi! C’era la luna piena, la brezza era leggera, nessuno li aveva scoperti, e-
«Sanji-kun? Potresti toglierti quel sorriso da ebete dalla faccia e darmi una mano?!», interruppe i suoi pensieri Nami, sbuffando. «Non è per niente facile guidare il waver con te che mi stai appiccicato in questo modo!».
«Oh! Perdonami, Nami-swan~», rispose tranquillo. «Ma è più forte di me!».
«Sempre il solito deficiente!», commentò lei alzando gli occhi al cielo.
Sanji rise divertito, abbracciandola di nuovo stretta. «Parti, Nami-san».
Nami girò la manopola del waver ed iniziarono a viaggiare a tutta velocità a pelo d’acqua.
«Dobbiamo trovare il mio oro al più presto, Sanji-kun. Non posso accettare che se lo prenda qualcun altro dopo tutta la fatica che ho fatto!».
«Mh? Oh sì, certo...», rispose lui molto poco interessato.
«Sanji-kun, mi vuoi ascoltare?!».
In quell’esatto momento, un rumore tra i cespugli distolse l’attenzione del cuoco dalla schiena di Nami; qualcuno si era accorto di loro e li stava osservando.
«Non ti sopporto quando fai così!», continuò Nami, ignara della situazione.
«Sh! Nami-san, abbassa la voce!».
«No caro, adesso non pensare di trovare qualche scusa per giustificare la tua perversione!».
«Ma, Nami-san!».
«Si può sapere cosa hai?!».
Il marine nascosto in mezzo ai cespugli si mostrò per puntare il fucile, entrando nel raggio visivo di Sanji.
«NAMI-SAN, ATTENTA!».

...BOOM!

***

Le orecchie gli fischiavano terribilmente; faceva fatica a respirare e sentiva la testa pesante. Aprì gli occhi piano: era buio, ed era appoggiato a quella che sembrava essere la parete di una grotta. Voltò appena la testa e si accorse che Nami era inginocchiata in parte a lui, mentre lo guardava con un’espressione preoccupata.
«Nami-san?».
«Sanji-kun! Come ti senti?». Era stranamente premurosa.
«Sono stato meglio. Cosa è success...Ah!». Aveva provato ad alzarsi ma una fitta alla spalla lo aveva obbligato a desistere.
«Stai fermo! Quel marine ti ha ferito alla spalla».
Solo allora si accorse di avere la spalla fasciata e il braccio sorretto da una benda.
«Quando ha sparato mi hai spinta in acqua per evitare che mi colpisse, ma sei rimasto ferito alla spalla. Fortunatamente ti ha preso solo di striscio, ma sarà meglio non muoversi di qui finché non ti sarai ristabilito, almeno in parte».
«Oh...E mi hai medicato tu?».
«Sì. Non sono brava come Chopper, ma almeno ho fermato tutto quel sangue», gli disse, con un sorriso forzato.
«Mh...Senti, Sanji-kun...», gli disse poco dopo, con lo sguardo fisso a terra. «Io devo chiederti scusa».
Lui la fissò confuso.
«Sì, insomma...Se io non avessi continuato a parlare a vanvera ci saremmo accorti prima di quell’uomo. E poi, quel proiettile era destinato a me».
«Nami-san, di questo non devi preoccuparti. Lo sai che già domani starò bene».
«Sì, lo so, però...Mi sono spaventata. Sei caduto in acqua, eri privo di sensi e non sapevo dove eri stato colpito...».
Nami lo abbracciò stretto, nascondendosi nell’incavo del suo collo.
«Nami-san...», sussurrò Sanji, stringendola col braccio sano. «La mia preziosa, preziosa Nami-san».
Nami si alzò appena per guardarlo in viso e si accorse, quando era ormai troppo tardi, di aver commesso un errore: non riusciva più a staccarsi dal suo occhio che la fissava, così tremendamente blu.
Rimasero a fissarsi per qualche attimo, probabilmente non accorgendosi che i loro visi si stavano pian piano avvicinando. E quando furono a pochi centimetri l’uno dall’altro, Nami decise che poteva farlo: appoggiò le labbra alle sue e lo baciò delicatamente, lasciandosi trasportare dal battito del suo cuore.
Non c’era nulla di male, no? Dopotutto, erano soli.

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*Note dell'autrice*: ehila! Non sono morta, miei cari amici, mi sono solo seppellita in una serie di impegni e divertimenti di cui gli esami mi avevano privato! :D Ma ora che ho finito sarò più costante nel postaggio, lo prometto! U.U

Questa piccola oneshot è sempre fluffosa, ma con me mi sa che ormai siete abituati! ;D Un bacione e spero vi piaccia! ^^

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Capitolo 14
*** ATTO XIV ***


Davy Back Fight

Il mio sogno con te.

Sanji era perfettamente conscio della pessima situazione in cui si trovavano grazie al loro cocciuto capitano; una volta il vecchio decrepito gli aveva raccontato del Davy Back Fight, lo spietato gioco tra pirati, in esci vittorioso vincitore o debole vinto.
Lo sapeva quanto stavano rischiando, eccome. Rischiavano di perdere una marea di cose...E allora il suo pensiero fisso era che quei maledetti potessero prendersi Nami-san. Se avessero perso, e i pirati di Foxy avessero scelto la navigatrice, non l’avrebbe vista mai più. Non poteva permetterlo!
La lite improvvisata tra lui, Rufy ed Usopp, però, fu interrotta dal commentatore di Foxy che spiegava loro le regole del patto...In particolare da una frase: «...Tutti i vostri figli, nipoti e pronipoti saranno proprietà del capo e tutti dovranno giurare fedeltà alla banda dei pirati di Foxy!».
Rufy e Usopp spalancarono occhi e bocca presi dal terrore, ma lui...
...I vostri figli, nipoti e pronipoti...
«I vostri...Figli?!».

Sanji chiuse il ristorante presto quella sera; era il compleanno di Bellmer, e non avrebbe ritardato per nulla al mondo alla cena in onore della sua principessa! Aprì la cassa e ritirò i soldi raccolti durante la giornata, contandoli velocemente e mettendoli in tasca. Di solito quello era un compito di cui si occupava personalmente Nami-san (e probabilmente lo avrebbe ucciso se avesse saputo con quanta disattenzione lo aveva fatto!) ma, di nuovo...Quello era un giorno speciale, per tutti loro!
Corse verso casa, nascondendo un piccolo pacchetto tra le mani, ed arrivò in pochi attimi; riprese fiato per qualche secondo, poi spalancò la porta.
«Buon compleanno, Belle-chan!~», gridò con un sorriso a trentadue denti.
«Papà!!!». Una bella bambina dai corti capelli rossi e grandi occhi color nocciola corse incontro a Sanji e gli saltò al collo, stringendolo forte. Era identica a Nami, ecco perché era così bella.
«Mancavi solo tu papà, avevo paura non arrivassi più!».
«Oh, Belle-chwan~», la chiamò Sanji commosso. «Perdonami per averti fatto aspettare! Dovevo assolutamente finire una cosa...», aggiunse con un sorriso, osservando il piccolo pacchetto che teneva nascosto dietro la schiena.
«Sanji-kun!». Sua moglie fece capolino dal salotto, sorridendogli tiepidamente. «Finalmente sei arrivato».
«Scusa del ritardo, Nami-san», le disse, avvicinandosi con in braccio Bellmer e posandole un bacio sulle labbra.
«Coraggio, sono tutti in sala da pranzo che ci aspettano».
Ed effettivamente c’erano davvero tutti! I loro nuovi amici conosciuti sull’isola dell’All Blue, Zef, Nojiko, Genzo...E soprattutto Rufy, Zoro, Robin, Franky, Brook, Chopper e persino Usopp e sua moglie Kaya, che abitavano esattamente dalla parte opposta della Grand Line. Accidenti, doveva ripeterlo un’altra volta?! Era il settimo compleanno della loro preziosa Bellmer, era ovvio che nessuno potesse mancare!
«Belle-chan», la chiamò dopo i festeggiamenti, pronto a darle il regalo insieme a Nami. «Questo è per te».
La bambina guardò con stupore il piccolo pacchetto arancione col fiocco blu che le avevano dato i suoi genitori, iniziando poi a scartarlo con impazienza. Al suo interno, scoprì un prezioso ciondolo d’argento raffigurante un teschio con addosso un cappello di paglia; gli occhi le si illuminarono.
«Mamma, papà! E’ bellissimo!», esclamò felice, abbracciandoli.
«Non devi mai dimenticare le tue origini. Porta quel ciondolo con orgoglio, Belle-chan», le disse dolcemente Nami, sul punto di commuoversi.
«Sì, lo farò!».
«Ohi, Belle!», spezzò poi il silenzio Rufy. «Cosa vuoi diventare da grande?!», le chiese, sorridendo raggiante perché già conosceva la risposta.
«Io? Da grande voglio essere...Una pirata!!!».

Sanji rimase imbambolato a sognare ad occhi aperti, fissando Nami con uno sguardo da ebete ancora più insistente del solito.
«Sanji-kun?!», gli disse lei ad un tratto, spazientita. «La smetti di fissarmi come un pesce lesso?! Siamo in una situazione disperata!».
«Mh? Oh, sì...».
«Ma si può sapere a cosa stai pensando?!».
«Oh, nulla di particolare», le disse sorridente, avvicinandosi al suo orecchio per sussurrarle: «Il mio sogno con te!».

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*Note dell'autrice*: Ciao a tutti e, come al solito, scusate il ritardo! :D lo so, mi ero ripromessa di aggiornare più di frequente, ma non riesco mai ad aspettare i tempi :3 Gomen <3 Spero vi piaccia la one-shot, mi lascerete un pensierino e...Buone vacanze a tutti! ^^

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Capitolo 15
*** ATTO XV ***


WATER SEVEN

lacrime.

Le lacrime scendevano calde dalle guancie di Nami. Scendevano senza alcuna intenzione di fermasi e la facevano sentire ancora più sola, inginocchiata a terra in quella piazza enorme.
«Robin...», mormorò, e morse il labbro inferiore per cercare di smettere di piangere, per essere più forte. Si era sacrificata per loro, stava andando incontro ad un morte quasi certa per far sì che loro fossero salvi. Alzò lo sguardo e vide un’enorme graffito in vernice su una colonna e, di nuovo, le lacrime si rifiutarono di smettere di sgorgare.
«Sanji-kun...», sussurrò ancora, stringendo in una mano la radio-snail che le aveva lasciato il cuoco.
Perché è dovuto salire su quel treno?, pensò con rabbia. Perché non ci ha aspettati?
Era una cosa positiva che Sanji fosse salito sul treno marino per seguire Robin, certo, ma lei non poteva fare a meno di essere tremendamente preoccupata; ora non solo la sua amica, ma anche il cuoco era in pericolo. Osservò il biglietto di Sanji, che aveva accartocciato tra le mani, e lo distese per rileggerlo un’altra volta:

Nami-swan, mia adorata!
E’ tutto il giorno che non ti vedo, non sai quanto sono preoccupato...Spero che tu stia bene. Se stai leggendo questo biglietto vuol dire che hai avuto la mia stessa idea e sei venuta in stazione...Non ti preoccupare! Risolverò tutto questo casino e poi, io e te, potremo passare del tempo insieme.
Ti penserò costantemente, ma questo già lo sa, no?
PS. Ho visto Robin salire sul treno marino e ho pensato fosse una buona idea seguirla. Non appena avrò notizie ti contatterò con la radio-snail che hai trovato accanto al biglietto. Sii prudente in mia assenza.
                                                                                                                                                                                                                                                Sanji.

Che stupido. Ma, tutto sommato, era proprio da lui lasciare scritta la parte più importante nel Post Scriptum, no?
Lasciò cadere le ultime lacrime, pregò con tutta sé stessa che Sanji e Robin stessero bene e poi si alzò, determinata: avrebbe trovato un’imbarcazione, avrebbe rintracciato Rufy, Zoro e Chopper e sarebbero partiti anche loro alla volta di Enies Lobby. Non aveva alcuna intenzione di starsene con le mani in mano!

«Aspettaci, Robin, stiamo venendo ad aiutarti!», pensò ad alta voce mentre correva trafelata per le vie di Water Seven.
Nami sbatté un pugno contro il petto di Sanji, singhiozzando senza alcuna vergogna; lui alzò un braccio e lo circondò lungo la sua schiena, stringendola.
«Perché?!», urlò con rabbia. «Perché ci è successa una cosa simile?! Eravamo una ciurma così unita!».
«Ssh...Calmati, Nami-san», le sussurrò lui.
«Non posso! Lo capisci che non posso?».
Pianse forte, contro il petto di Sanji e, ne fu quasi certa, sentì una sua fugace lacrima bagnarle la fronte.
«Usopp...», sussurrò tra i singhiozzi.
«Si risolverà tutto, Nami-san, te lo prometto. Fidati di me», le disse con sicurezza. «Io non ti lascerò mai sola».

«Aspettami, Sanji-kun! Nemmeno io ti lascerò solo, è una promessa!». E, per lei, le promesse erano sacre.

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Capitolo 16
*** ATTO XVI ***


PUFFING TOM

sentire la tua voce.

La Radio Snail suonò, e Nami capì di non essersi mai sentita così idiota in vita sua: perché agitarsi tanto per uno stupido aggeggio che suonava? Ma, soprattutto, perché il suo cuore aveva dovuto iniziare a battere così velocemente? Era una sensazione a cui non si sarebbe mai abituata.
Il problema era (ed era anche un dato di fatto) che era decisamente troppo preoccupata per la persona che la stava chiamando. Non voleva darlo a vedere eppure, non appena la lumaca nelle sue mani emise quello strano suono, sul suo viso si disegnò un sorriso di tremendo sollievo:
«Evviva, è Sanji-kun che ci chiama!».

Sanji si guardò intorno nella stanza buia dove era capitato, ignorando senza problemi Usopp e Franky che si dimenavano vicino a lui. E, finalmente, eccole li: le Radio Snail! Ora poteva contattare Nami!
Non pensava certo che fosse preoccupata per lui, certo; però lui lo era per lei, eccome! Era ancora a Water Seven? Era da sola? Stava ancora piangendo?
Afferrò un apparecchio in tutta fretta e salì sul tetto del treno marino, non preoccupandosi di essere seguito dagli altri due compagni; l’unica cosa che gli interessava era chiamare Nami e accertarsi che stesse bene.

«Nami?Riesci a sentirmi?». Sanji avvicinò il lumacofono all’orecchio, scuotendolo poi per cercare di allontanare tutti i rumori fastidiosi dall’altra parte della cornetta.
«Sì, Sanji-kun, ti sento!».
Sanji sorrise, tirando un sospiro di sollievo. «Bene. Mi sembra che tu stia bene».
«Sì! Ce la siamo vista brutta, ma ora stiamo tutti bene».
«E i tuoi occhi? Sono ancora lucidi?», le chiese in un sussurro.
«Stupido», lo bollò lei, non rispondendo. «Sei al sicuro?».
«Sì, ora ci troviamo sul tetto del treno io, quel megalomane coi capelli blu e...», si schiarì la voce, sussurrando. «...Usopp».
«Usopp?! C’è anche lui?!», squittì Nami, e Sanji non poté fare a meno di apprezzare l’enorme sollievo nella sua voce.
«Sì».
«E Robin? L’avete trovata?».
«Sì, Nami-san. E’ su questo treno, sul primo vagone; dobbiamo solo trovare il modo di liberarla, sempre che lei voglia seguirci».
«Che sollievo! Anche se, riguardo al liberarla...Forse dovresti parlare con Rufy», gli disse in tono preoccupato. «Abbiamo scoperto delle cose parecchio importanti durante la tua assenza».
Nami si mise per un attimo in disparte, mentre Sanji parlava col capitano, rabbrividendo ad ogni suo sussulto, ad ogni sua stretta di mani, ad ogni suo segno di rabbia...Semplicemente perché, per quanto riguardava il cuoco, rabbia significava imprudenza. E, quando Rufy decise di non dare retta a Zoro e lasciare che Sanji attaccasse da solo, fece un balzo avanti e tentò di afferrare il lumacofono; ma fu troppo tardi.
«...Dopo quello che mi avete raccontato...Non avrei aspettato comunque!».
Poi, la comunicazione si interruppe, e la Radio Snail tornò a dormire tra le mani della navigatrice. E, mentre dietro di lei i suoi compagni pensavano già a come attaccare una volta raggiunto il treno marino, lei rimase a fissare il lumacofono con aria preoccupata.
«Speriamo non gli succeda niente...», si rese conto di aver pensato ad alta voce.

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*Note dell'autrice*: helloooo! :D Mi scuso per l'incredibile e perenne ritardo (se per caso qualcuno seguisse ancora questa raccolta xD), ma purtroppo l'anno accademico è iniziato alla 'grande' xD Spero cmq che vi piaccia questa piccola flash e che continuerete a seguirmi! :3 Purtroppo non riuscirò a postare con la stessa frequenza di prima a causa di una serie di impegni di cui mi sono fatta carico, ma non ho intenzione di abbandonarla! Un bacione! ^^

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Capitolo 17
*** ATTO XVII ***


ENIES LOBBY

sarò io a proteggerti.

Nami si coprì gli occhi, proteggendosi dal polverone che aveva alzato l’improvviso infrangersi di qualcosa a poca distanza da loro.
«Tutto bene, Chopper?».
«Sì, ma...questa cosa...».
Guardarono attentamente la sagoma che era precipitata dal piano più alto e Nami avvertì un brivido percorrerle la schiena: capelli biondi, abito scuro, camicia verde acqua. Sembrava un fantoccio ma assomigliava tremendamente a...
«Sanji!», esclamò la piccola renna, piegandosi verso il manichino e girandolo leggermente. «Ha lo stesso odore di Sanji!».
«Oh no!!!», esclamò lei, portandosi una mano alla bocca.
«Come lo hanno ridotto?!».
«Sanji-kun! Ti prego!», Nami si piegò a scuoterlo lievemente. «Ti prego, respira!».
Quando il cuoco si mosse, iniziando a tossire convulsamente, Nami e Chopper tirarono un sospiro di sollievo.
«Non ti preoccupare, Sanji! Penserò io a rianimarti!».
E, proprio mentre cercava mentalmente di convincersi che Sanji, il loro Sanji, era stato battuto e ridotto a uno straccio, Nami la sentì: una risata, leggera e ironica...Una risata femminile. Alzò gli occhi al piano di sopra per verificare di aver ragione: era una donna bionda e bellissima, vestita di nero.
«Dì un po’, Sanji-kun: sei stato battuto...O non ti sei battuto affatto?», gli chiese con voce glaciale. «La tua avversaria era quella donna, vero? Ma, come sappiamo, tu hai un debole per le ragazze».
«Mi dispiace per la chiave», rantolò lui, accendendo la rabbia della navigatrice.
«Non è questo il punto! Non capisci che potevi morire?!». Ormai stava urlando, ed era una cosa che non riusciva ad evitare. «Sei stato lì a farti torturare e non hai mosso un dito! Possibile che la vita non abbia valore per te?!».
«No.», rispose lui in un sussurro fermo. «Io voglio vivere, ma sono stato educato così. Non posso venire meno ai miei principi, quindi...Mai, in vita mia colpirò una donna! A costo della mia stessa vita!».
Nami abbassò lo sguardo, pensierosa. «Sei uno sciocco...», lo bollò con tono calmo e preoccupato. «Un vero idiota!!!», alzò di nuovo la voce poi, colpendolo in testa col suo bastone.
Si voltò, per impedirgli di scorgere le sue lacrime. «Anche scappare è contro i tuoi principi, giusto? Ma, almeno su quello, potevi chiudere un occhio».
Sospirò, alzando di nuovo lo sguardo in alto, verso quella che aveva deciso essere la sua prossima nemica.
«Mi occuperò io di lei», decretò. «Oh, un’altra cosa, Sanji-kun: devo ammettere di aver sottovalutato la tua stupida galanteria. Sono colpita».
Sanji alzò la testa a fatica, in tempo per vederla correre verso le scale.
«N-Nami-san!».
«Non preoccuparti! Sarò tutt’altro che gentile!».
Questa volta sarò io a proteggerti, stupido di un cuoco!

***

Nami aveva il respiro corto e veloce, era schiacciata a terra e le doleva ogni singolo muscolo; erano alle battute finali e, se la sua strategia non avesse funzionato, sarebbe stata la fine per lei.
«Che c’è, ragazzina, abbiamo già finito?», la schermì Califa. «Non avevi detto che mi avresti dato una lezione indimenticabile?!».
«Piantala di blaterare strega, avrai ciò che ti meriti», sussurrò Nami con rabbia, alzandosi sulle ginocchia.
«Oh, davvero? Non vedo l’ora». Si avvicinò a lei con rapidità disumana e la prese per il collo della maglia. «Chi era quello per essere tanto furiosa? Il tuo ragazzo?!».
Il tono di superiorità col quale la scherniva le faceva venire la nausea.
«E’ un mio compagno, e non ti perdonerò mai per quello che gli hai fatto!».
«Ah, sì? O non perdonerai lui per aver ceduto al mio fascino?».
Nami sorrise beffarda: «Potrai essere affascinante quanto vuoi, ma il suo cuore batte solo per me», le disse soddisfatta.
«Che arroganza!».
Califa le penetrò la spalla con un dito e, di nuovo, le sembrò che un proiettile la colpisse a ciel sereno.
«Fa male? Sai che l’ho fatto molte volte anche a quel babbeo?». Si portò un dito sul petto e batté. «Proprio qui, vicino al cuore».
«MALEDETTA!», urlò Nami, alzandosi di scatto e iniziando a far roteare l’estremità del Climattack. Era il momento, finalmente.
Solo allora, Califa si rese conto che dietro di lei si erano materializzate una serie di nubi scure e, ancora prima di pensare come difendersi, Nami l’aveva già trafitta con un fulmine.
«Ridi pure quanto vuoi, strega», le disse vittoriosa la navigatrice. «Ma le mie previsioni non sbagliano mai».
Al piano inferiore, Sanji sorrise.

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Capitolo 18
*** ATTO XVIII ***


WATER SEVEN (parte seconda)

...punizione!

Nami rideva spensierata, al sicuro tra le braccia del suo cuoco.
Cos’era quella strana sensazione di beatitudine e serenità? Saranno state le luci sfolgoranti della festa, la musica, l’ottimo cibo, l’alcool...O forse il fatto che stava indossando la camicia di Sanji da quando aveva iniziato a fare buio. Si sentiva protetta e al sicuro, come tutte le volte che indossava la sua giacca.
«Stai bene, Nami-san?», le chiese lui, abbracciandola ancora più stretta.
«Sì, devo essere sincera: sto davvero bene!», ammise. «Ma tu non ti prenderai un malanno, così a torso nudo?».
«Ma cosa stai dicendo, Nami-san?! Io sono un uomo tutto d’un pezzo! E poi...». Appoggiò la fronte, calda per la troppa quantità di alcool ingerita, sulla piccola spalla della navigatrice. «...Mi piace vederti indossare i miei vestiti. Quella camicia sta molto meglio a te».
«Questo è poco ma sicuro», concordò Nami, avvolgendosi ancora di più nella camicia alla minima brezza; non era stata un’idea brillante indossare solo il costume.
E poi, odiava ripeterselo, ma stava proprio bene avvolta nell’abbraccio di Sanji. Non gliel’avrebbe lasciato fare così spesso, era sicura; però, tutto sommato, aveva rischiato di perderlo più di una volta durante lo scontro di Enies Lobby...Quindi, aveva deciso, era un’eccezione che si poteva fare.
«Ehi, Sanji-kun?», lo chiamò con fare suadente, voltando il viso verso il suo. «Avvicinati».
Lui deglutì, fissandola con espressione estasiata e avvicinandosi alle sue labbra sempre di più. Finché Nami non stroncò il suo entusiasmo con un pugno.
«Ahi! Ma perché, Nami-san?!», piagnucolò, massaggiandosi la testa.
«Non farlo mai più, stupido».
«Ma sei stata tu a dirmi di-».
«Non intendevo questo», gli spiegò, addolcendo il tono. «Intendo quello che è  successo con quella Califa. Non farlo mai più».
Sanji sorrise, sospirando: «Ce l’hai ancora con me, eh?».
«Certo! Hai rischiato di morire come un idiota!».
Sanji abbassò il viso, lasciando che la frangia bionda gli coprisse gli occhi mentre sorrideva dolcemente. Appoggiò di nuovo il mento alla sua spalla, sfregando lievemente la guancia contro quella di Nami.
«Mi dispiace...Ok?».
Accidenti! Si sarebbe meritato un altro pugno. Ma Nami non ci riuscì; quando faceva il tenero non riusciva ad affrontarlo. Stava diventando uno dei suoi punti deboli.
«Ora, avvicinati...», gli disse di nuovo, socchiudendo appena gli occhi.
«Oh, Nami-san...».
Avvicinò le labbra a quelle del cuoco, per poi sfiorarle appena con passione. Poi si voltò e si accoccolò di nuovo al suo petto, cercando di reprimere una risatina al suono del suo cuore che rimbombava forte.
«Sei davvero crudele, Nami-san», piagnucolò lui.
Nami scoppiò a ridere, cacciando fuori la lingua: «Mi dispiace, ma sei in punizione...Sanji-kun!».

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*Note dell'autrice*: eeee buonsalve! ^^ Faccio una piccola capatina per segnalarvi che siamo a più di metà raccolta (18 atti su 26 per la precisione xD), e io spero di continuare ad appassionarvi e intrattenervi con le mie cretinate! :3 E, soprattutto, spero mi leggiate ancora! ^^
Questa flash è ambientata durante la festa a Water Seven! ^^
Ps. a breve (molto breve) pubblicherò una breve raccolta già pronta e finita sul Death Team (Kid-Liz-Patty) di Soul Eater. Non so se nel fandom di OP qualcuno ha seguito Soul Eater in passato, nel caso lo aveste fatto e amaste Death The Kid, venite a fare un salto! :D
Un abbraccio! :-*

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Capitolo 19
*** ATTO XIX ***


THRILLER BARK

Il tuo bell’abito bianco.

Una lacrima cadde veloce dalla guancia di Nami, lasciando una scia bagnata sul suo viso e colpendo la schiena di Sanji. Si portò una mano alla bocca e pianse silenziosamente, pregando che il cuoco continuasse a dormire e non la sentisse.
Chopper le aveva chiesto di aiutarlo a medicare i feriti e lei aveva accettato di buon grado, dirigendosi verso il letto dove riposava Sanji con le bende e il disinfettante. Ma, una volta scoperta la camicia del cuoco, l’aveva vista.
Era una ferita profonda e molto brutta, anche se ormai quasi del tutto cicatrizzata, incisa vicina alla scapola destra. Qualcuno l’aveva pugnalato alla schiena...E lei non riusciva ad allontanare il pensiero che fosse stato mentre cercava di salvarla da quel disgustoso uomo invisibile.
Con le mai tremanti, appoggiò la pezza imbevuta di disinfettante sulla ferita, pulendola con minuziosità e fasciandola subito dopo. Una volta finito, si mise seduta accanto al letto di Sanji e rimase a fissare la sua schiena bendata. Dopo un tempo che non seppe quantificare, il cuoco si voltò supino e, stiracchiandosi lentamente, aprì gli occhi.
«Nami-san?», la chiamò, visibilmente sorpreso.
«Come stai?», gli chiese lei, con tono insolitamente dolce.
«Abbastanza bene», le rispose con un piccolo sorriso. «Sei stata tu a medicarmi?».
«Sì. Sono stata io».
«Grazie mille!», esclamò, come se la notizia l’avesse reso più felice. «Non dovevi darti tanta pena per me!».
Non doveva darsi tanta pena per lui, diceva; perché, lui cosa aveva fatto?
«Perdonami, Nami-san...Non volevo sporcare il tuo bell’abito bianco!».
Come in un sogno, le parole di Sanji le attraversarono la mente in un rapido flash; era sicura di averle sentite, ma al tempo stesso non le ricordava. Che il suo inconscio le avesse ‘registrate’ pur non essendo cosciente?
«Il mio...Bell’abito bianco...», sussurrò Nami, abbassando lo sguardo e stringendo il lembo della gonna per contenersi.
«Come dici, Nami-san?», le chiese Sanji confuso.
Sì, quella ferita se l’era procurata cercando di salvarla; si era fatto accoltellare alla schiena per il suo bene. Poteva sentirlo, sapeva che era così.
Senza alcun preavviso, Nami si lasciò andare sul petto del cuoco e gli cinse il collo, abbracciandolo stretto.
«N-Nami-san».
«Stai zitto», gli intimò Nami, stringendolo ancora più forte. «Abbracciami e basta...Stupido d’un cuoco».

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*Note dell'autrice*: devo proprio confessarvelo: quando Oda ha deciso di lasciare Nami all'oscuro di quello che aveva fatto Sanji x lei a Thriller Bark non ne sono stata per nulla felice! U.U In questa flash ho voluto provare a dare una svolta diversa all'accaduto...Spero vi piaccia! :3

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Capitolo 20
*** ATTO XX ***


ARCIPELAGO SABAODY

addio, mia amata.

Cos’era quell’inferno in cui si trovavano? Quel miscuglio informe di polvere, esplosioni e disperazione non era quello che sognavano.
Loro avrebbero dovuto essere in viaggio verso l’Isola degli Uomini Pesce, non bloccati in quella maledetta foresta ad affrontare la morte.
Sanji cercò di alzare la testa dalla terra e, non appena lo fece, sentì il sangue gocciolare dal suo occhio sull’erba bruciata; di fronte a lui, Usopp tremava davanti a Kuma Bartholomew, il membro della Flotta dei 7 che aveva cercato di prendere la vita di Zoro a Thriller Bark.
Quel maledetto aveva fatto sparire Zoro, Brook e, ora, anche Usopp con un semplice gesto della mano...Perché? Cosa diavolo voleva da loro?!
Non riusciva a dare una risposta, ma non poteva permettere che facesse sparire un altro dei suoi compagni davanti ai suoi occhi; soprattutto, non poteva e non voleva permettergli di toccare Nami.
Iniziò a correre verso di lui, incurante del dolore lancinante ad ogni singolo muscolo e della fine a cui stava andando incontro.
«MALEDETTOOO!», urlò, obbligando tutti a voltarsi verso di lui.
«FERMATI SANJI!!!», gridò Rufy in lontananza, conscio del fatto che fosse ormai troppo tardi.
E anche Sanji lo sapeva; nel momento stesso in cui si lanciò verso Kuma e lo vide alzare la mano, sapeva che di lì a poco sarebbe arrivata la sua fine.
Diresse lo sguardo verso Nami, che lo fissava sbigottita e immobile, e le sorrise. Anche quando vide le lacrime scendere dai suoi occhi grandi, sorrise.
«Addio, mia amata Nami-san», sussurrò, conscio del fatto che solo lui potesse sentire quel saluto.
La mano di Kuma lo colpì, facendolo scomparire nel nulla e lasciando indietro solo le sue ultime lacrime, sparse nell’aria.
...
«SANJI-KUN!!!!».

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*Note dell'autrice*: ehilààà salveeee! :D scusate il postaggio lento, purtroppo è iniziato il periodo d'esami T^T (e questo per me è una tragedia perchè avevo in mente una long crossover SaNami/Gruvia che però dovrà attendere ancora parecchio...Buhaaaa D:). Spero vi piaccia questa flash, ho deciso di descrivere il punto di vista di Sanji semplicemente perchè è sparito prima di Nami-swan! ^^ 

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Capitolo 21
*** ATTO XXI ***


WEATHERIA

nuvole...

Nami, sdraiata sull’erba morbida e profumata di Weatheria, giocherellava coi ciuffi e fissava il cielo. L’aria era pura e fresca, sentirla entrare nei polmoni era una delle cose più piacevoli che avesse mai provato.
Chissà cosa stavano facendo gli altri? Avrebbe dato tutti i danari del mondo per essere sicura che stessero bene come lei. Chiuse gli occhi e cercò di immaginarseli...
Rufy e Zoro si stavano allenando senza sosta, ne era sicura.
Chopper e Robin stavano studiando ognuno nei propri campi per migliorarsi e diventare ancora più fantastici.
Brook stava rendendo felice la gente con la sua musica.
Franky...Probabilmente stava dando sfogo alla sua stramberia!
Usopp...Lui era come lei: stava sicuramente cercando di diventare più forte, ma tenendo ben presente che l’ingegno è sempre la cosa più importante.
E Sanji-kun? Chissà cosa stava facendo il suo strambo cuoco.
Pensava a lui tutti i giorni, ogni ora, ogni minuto; era sempre lì, a fare capolino nella sua mente con i capelli biondi scompigliati dal vento e la sigaretta piegata tra i denti mentre le sorrideva solare.
Riaprì gli occhi e guardò il cielo, tanto azzurro da accecare e ornato di soffici nuvole bianche. Le piaceva tanto guardarle mentre si muovevano lentamente cullate dal vento.
«Nami-chan?». Haredas la chiamò, arrivando con passo calmo. «Il pranzo è pronto, vieni».
«Sì, arrivo subito», rispose.
«Ti eri di nuovo imbambolata a guardare le nuvole, vero?».
«Già!», ammise lei con un sorriso dolce.
«Si può sapere cosa ci trovi di tanto interessante?», le domandò divertito.
«Mi piacciono...Non sembrano il fumo di una sigaretta?».
«Come?!».
Nami rise, alzandosi e dirigendosi verso casa. «Non farci caso, a volte dico cose strane!».
Haredas scosse la testa, confuso. «...Che ragazza singolare».

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Capitolo 22
*** ATTO XXII ***


KAMABAKKA

nell'inferno penso a te.

Correre.
Correre.
Correre.
Non devi fermarti mai, Sanji.
Doveva solo pensare a correre senza sosta, a non farsi raggiungere da quei mostri che abitavano l’isola dove era stato spedito, e tutto sarebbe andato bene. Doveva solo continuare a muovere le gambe più veloce che poteva.
Dove sei, Nami-san?
Lui era sempre stato il più veloce della ciurma, eppure dopo mezza giornata a scappare da quei travestiti sentiva le gambe più pesanti del piombo. Possibile che non si stancassero mai, nemmeno un po’?!
Sei salva?
Quel posto era un vero inferno. Non poteva immaginare un’isola peggiore su cui poter capitare e, scherzo del destino, era toccata proprio a lui; a lui, che amava le donne più di ogni altra cosa.
Vorrei parlarti, almeno per un attimo.
Era successo proprio a lui, che avrebbe dato di tutto per rivedere la donna che gli aveva rubato il cuore, anche per un secondo.
Mi manchi tanto.
Finalmente, trovò rifugio in una piccola grotta sulla spiaggia e si nascose all’interno, riprendendo fiato. Si accasciò sulla parete di pietra fredda, sentendo come unica compagnia il rumore del suo respiro affannoso.
«Ti penso sempre, Nami-san».

*Due anni dopo*

Sanji caricò le ultime cose nella stiva della nave, voltandosi poi un’ultima volta verso l’isola grottesca che l’aveva ospitato per gli ultimi due anni.
Di fronte alla passerella della nave, un imponente individuo con degli strambi capelli viola lo guardava soddisfatto.
«E’ arrivato il momento», disse Sanji con un tiepido sorriso in volto. «Grazie di tutto, Ivan».
«Sei sicuro di essere pronto, Sanji-kun?», gli chiese il regino di Kamabakka con le braccia conserte e uno sguardo indagatore.
«Sì, sono sicuro!», rispose il cuoco con sicurezza. «Sono due anni che aspetto questo momento e, finalmente, ho completato l’allenamento!».
Ivankov sorrise, annuendo magnanimo. «Sì, sei stato bravo, devo ammetterlo. Nessuno aveva mai completato il mio estenuante regime d’allenamento».
Sanji fece un grosso sorriso di soddisfazione, piegando la sigaretta tra i denti dritti.
«Saluta Cappello di Paglia-boy da parte mia».
«Sicuro, lo farò!», lo liquidò lui, voltandosi verso la poppa della nave.
«Sei molto impaziente di rivedere i tuoi compagni, vero?», gli chiese Ivan con un sorriso.
Sanji rimase perplesso dalla considerazione del suo allenatore, per poi sorridere e annuire; era inutile negare, gli erano mancati da morire!
«E...Ci sarà anche quella donna? Nami?».
«Ma certo che ci sarà!», rispose Sanji con sicurezza, forse con troppa veemenza; il solo pensiero che Nami non ci fosse gli aveva fatto venire un groppo alla gola.
Ivankov si lasciò andare in una sonora e grottesca risata, mentre voltava le spalle continuando a salutare.
«Vedi di salutarla per bene. Lo so, sai, che hai pensato sempre a lei».
Mentre la nave si allontanava e faceva rotta verso l’Arcipelago Sabaody, Sanji sorrise: era vero.
In quei due anni, per sopravvivere all’inferno, aveva pensato a lei, alla sua Nami-san. Sempre.

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Capitolo 23
*** ATTO XXIII ***


ARCIPELAGO SABAODY - PARTE SECONDA

Rincontrarti

Sanji espirò vistosamente, buttando fuori il fumo della sigaretta in piccoli cerchi precisi e leggeri. Si accomodò meglio sul dorso dell’uccello che li stava portando alla Thousand Sunny e si voltò ad ammirare il paesaggio circostante, cercando di rilassarsi e calmare il battito accelerato del cuore.
L’ambiente dell’Arcipelago Sabaody gli faceva ancora un brutto effetto; sentiva lo stomaco chiudersi al ricordo di quello che era successo due anni prima. Ma il cuore, quello batteva così forte per un altro motivo...
Ancora pochi minuti di attesa e, finalmente, avrebbe rivisto Nami. Erano passati due anni, che a lui specialmente erano parsi un’eternità, e negli ultimi mesi aveva speso ogni notte a sognare come fosse cambiata. Quanto bella poteva essere diventata? Era cresciuta? Era maturata o aveva mantenuto quel pizzico di giovinezza nel suo carattere che lo faceva sospirare? Non conosceva la risposta a nessuna di queste domande, ma tra poco le avrebbe avute tutte quante. Finalmente, ancora pochi minuti e avrebbe potuto stringerla...Cosa le avrebbe detto? La tentazione di dichiararle il suo amore per la milionesima volta era forte, ma l’idea di iniziare la loro convivenza dopo due anni con un pugno sui denti non era così allettante.
«Eccoli!», esclamò ad un tratto Chopper, decretando che il tempo per pensare a cosa dirle era definitivamente finito.
Rufy si sporse ed iniziò ad urlare e salutare con entusiasmo i suoi compagni sulla nave e Chopper lo seguì a ruota. Sanji scavalcò Zoro con fin troppa veemenza, per cercare di vedere il prima possibile i suoi compagni sulla nave. Erano tutti lì! Brook, sempre uguale; Franky, che si era trasformato in una sottospecie di Robot; Usopp, molto meno ragazzino di quando ricordasse; Robin, con la sua solita bellezza signorile e maestosa. E in parte a Robin...
«Ehi, ragazzi! Quanto tempo!».
Eccola. Era proprio lì in mezzo a loro, non stava sognando. I capelli rossi erano diventati lunghi e incredibilmente folti, e questo la faceva ancora più femminile di quanto riuscisse a ricordare. E i suoi vestiti...Cosa diavolo era successo?! Portava dei jeans attillati e, sopra, solo un bikini...Stava sognando? Quella era una congiura per farlo svenire?
E, soprattutto: il suo sorriso era sempre stato così bello?
«Ragazzi! Sanji-kun!», continuò a chiamarli mentre si sbracciava dal ponte della loro nave.
«N-nami-san...», balbettò lui, incredulo. «NAMI-SAN!!!», urlò poi finalmente, lanciandosi verso il ponte della nave in direzione della navigatrice.
Atterrò buttandole le braccia al collo e facendole perdere l’equilibrio; normalmente non avrebbe mai fatto un gesto così poco gentile, ma era così felice...Cosa poteva farci?!
«Nami-swaaaan~!», la chiamò felice, iniziando a sfregare la guancia contro la sua.
«Sanji-kun! Ma sei impazzito?!», lo bollò lei, tra l’incredulo e il divertito. Ma sembrava abbastanza felice, quindi Sanji non se ne preoccupò molto.
«Nami-san, Nami-san, Nami-san, Nami-san! Sei qui, sei qui, sei qui!». Si era decisamente rincitrullito.
«S-sì, Sanji-kun, sono qui», gli disse lei, piuttosto confusa. «Anche io sono felice di vederti», aggiunse poi in tono quasi impercettibile, mentre le guancie le si facevano rosse.
Nami cercò poi di alzarsi da terra, ma Sanji non sembrava voler mollare la presa; il problema fu che, abbassandosi inavvertitamente, il viso del cuoco si avvicinò pericolosamente al decolleté della navigatrice.

«Kyaaaaah!».
«Cosa succede Nami?!».
«Chopper vieni subito! Sanji-kun è svenuto e perde sangue dal naso!».
La verità, però, era che l’espressione sul viso di Sanji era eccessivamente felice per uno che aveva appena perso i sensi...

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*Note dell'autrice che si vergogna un sacco per essere sparita per mesi ed essere ritornata con questa robetta qua*: dovete perdonarmi xD vero che lo farete? Quando ho iniziato questa raccolta mi ero ripromessa di aggiornarla almeno una volta ogni due settimane, ma poi purtroppo è arrivato il terzo anno di università -.- che amarezza! :P Anyway, spero vi ricordiate di me e veniate a leggere questa schifezzuola qua, che spero vi faccia sorridere almeno un po' :3

Mancano solo 3 capitoli alla fine di questa raccolta che - nonostante le luuunghe pause - mi sono divertita tanto a scrivere, e che mi mancherà una volta finita! ^^ Cercherò (questa volta non prometto nulla, non essendo sicura di mantenere xD) di completarla entro un mese/ un mese e mezzo! Inoltre, ho inserito alcune storie sanamose nelle seguite, che però non sono ancora riuscita a leggere ^^" riprenderò anche quelle al più presto!

Un abbraccio a tutti! :D

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Capitolo 24
*** ATTO XXIV ***


ISOLA DEGLI UOMINI PESCE

il mio All Blue.

Nami era decisamente contrariata. Che Sanji-kun si trasformasse in un babbeo ambulante ogni volta che delle belle signorine gli davano attenzione era assodato, ma cosa accadeva se le ragazze in questione erano sirene?
«Ragazzeee! Aspettate!~».
Ecco, che cosa succedeva.
La navigatrice rimase affacciata al balcone del Palazzo che dava sulla spiaggia per un tempo che non riuscì a quantificare; di sicuro era stato parecchio, perché il sole alto del primo pomeriggio aveva lasciato spazio ad un bellissimo tramonto e ad un cielo rosso fuoco.
«Mi piace quando il cielo diventa di questo colore», disse una voce fin troppo familiare alle sue spalle. «E’ lo stesso dei tuoi capelli, Nami-san».
Nami sbuffò e voltò la testa dal lato opposto mentre Sanji si sedeva di fianco a lei. «Finiscila di dire stupidaggini. Hai finito le sirene da rincorrere?».
Sanji si lasciò scappare un sorrisetto, coprendosi le labbra con una mano per non farsi accorgere; gli piaceva quando Nami era gelosa di lui.
«Beh, le sirene nuotano in realtà, quindi non si può dire che io stessi correndo...». Il cuoco si grattò il mento, fingendosi pensieroso. «Diciamo che stavo nuotando, più che altro. Lo sai che adoro tenermi in forma!».
Stupido, stupido Sanji-kun!
«Sei proprio scemo quando fai così», sentenziò Nami gonfiando le guancie in segno di disapprovazione.
Sanji scosse la testa sorridendo, cercando di tenere per sé quanto trovava adorabile l’espressione corrucciata della navigatrice; se solo gliel’avesse detto, Nami l’avrebbe sicuramente picchiato a dovere!
Si alzò in piedi e si mise di fronte a lei, porgendole una mano: «Vieni Nami-san, nuota con me!», le disse sorridendo.
Nami fissò confusa quel sorriso disarmante e si ritrovò con la mano alzata verso quella di lui, quasi senza rendersene conto. Sanji prese al balzo l’occasione, afferrandola ed iniziando a correre con lei verso l’oceano blu.
«No, Sanji-kun! Mettimi giù, non ho voglia di fare il bagno!» cercò di lamentarsi lei, tamburellando sul suo petto e muovendo le gambe come una matta − visto che Sanji non aveva perso tempo e l’aveva presa in braccio per non farla scappare.
«Mi dispiace principessa, oggi il suo umile servo dovrà disobbedirle!», le rispose lui, sempre più divertito.
Si lanciò in acqua tenendola in braccio, e non la mollò nemmeno quando si ritrovarono completamente immersi nell’acqua limpida del mare. Una volta tornati in superficie Nami si divincolò, allontanandosi da lui e levandosi i capelli bagnati dalla fronte.
«Sei proprio stupido! Ti è dato di volta il cervello?!».
Sanji rimase bloccato dalla sua reazione. «S-scusa Nami-san... E’ che l’acqua è così bella e pensavo−».
«Pensavi male! Vienici con le tue sirene nell’oceano!», sbottò lei, dirigendosi verso la riva.
Sanji la rincorse e la bloccò, abbracciandole la schiena.
«Scusa, ok?», le disse in tono basso e dolce.
Nami sospirò. «Mi mancherà la tua cucina. E mi mancherai anche tu, purtroppo».
Sanji fissò i suoi capelli folti gocciolanti sulla schiena con aria confusa. «Ti mancherò...?».
«Beh, hai detto di aver trovato il tuo All Blue giusto? Quindi immagino non proseguirai il viaggio con noi».
Sanji la voltò per abbracciarla e la strinse forte, appoggiando il viso nell’incavo del suo collo.
«Sanji-kun...?».
«Non essere sciocca» le disse, con voce tremante. «Ho usato le parole sbagliate e ho banalizzato il mio sogno, Nami-san, questo è vero. Ma, anche se questo fosse davvero l’All Blue, io non vi lascerei. Io non ti lascerò mai».
Nami sentì il cuore iniziare a battere più velocemente.
Il cuoco alzò viso per guardarla dritta negli occhi e le passò una mano sulla guancia per asciugarle delle piccole gocce salmastre. «Sei tu il mio All Blue, Nami-san. Il mio sogno non avrebbe senso senza di te».
Nami avvertì gli occhi pizzicarle e le lacrime bagnarle le guance; non si sarebbe mai aspettata che il discorso prendesse quella piega. Abbracciò il suo cuoco e lo strinse, lasciando da parte l’orgoglio e liberi i suoi sentimenti.
«Sei proprio uno stupido», mormorò, mentre lui iniziava a stringerla a sua volta.

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*Note dell'autrice* (che forse non sarà più così in ritardo): Ehilà saaalve! Lo so che avevo detto che avrei cercato di rispettare di più i tempi ma... Ahimè, non ci sono riuscita! Adesso però ho finito gli esami una volta per tutte e, fino alla mia partenza per il mare l'8 di Agosto, sarò tutta vostra (ergo, finirò la raccolta! :3). Spero vi piaccia questa one shot fluffosa e zuccherosa, che esprime tutto il mio amore per voi <3 

Infine, una comunicazione: ho appena avviato su Facebook una pagina blog dal titolo "La vita ordinaria di una fangirl impazzita", che mi piacerebbe far decollare... Per ora è in fase di lavorazione, ma presto inizierò a tenere con regolarità tutte le rubriche che ho inserito nella descrizione :3 Se vi va, cliccate "mi piace" qui: https://www.facebook.com/lavitaordinariadiunafangirlimpazzita

Grazie in anticipo per il vostro supporto e la vostra fiducia :3

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Capitolo 25
*** ATTO XXV ***


PUNK HAZARD

essere te.

Nami sospirò, abbassando lo sguardo verso le mani appoggiate sulle cosce. Erano mani grandi. Mani da uomo.
«Nami-swaaan!~».
...Mani da Sanji-kun. Perché tra tutte i componenti della ciurma era dovuto succedere proprio a lei?! Perché, dopo essere stata nel corpo di Franky, aveva dovuto toccare proprio a quello di Sanji?! E soprattutto... Perché Sanji era dovuto capitare nel suo?! Lo osservò mentre si lasciava andare alle sue solite espressioni da ebete, abbracciandosi le spalle e gongolando come un deficiente.
«Sanji-kun?», gli disse irritata, poggiandogli una mano sulla spalla. «Potresti smettere di essere così... te?!». Era veramente strano essere più alto, più muscoloso e più imponente di lui. Lei era davvero così bassa rispetto a Sanji?!
«Perdonami, Nami-swan! Ma sto vivendo un sogno, cerca di essere un po’ comprensiva!». Sempre con quel tono mieloso e quell’espressione da ebete. Ma perché?!
«Io invece sto vivendo un incubo», decretò sconsolata lei, mettendosi a sedere e coprendosi il viso con le mani.
«Coraggio, Nami-san», le disse lui dolcemente, mettendosi seduto accanto a lei e appoggiandosi al suo petto con aria sorridente. «Dobbiamo solo ritrovare Law e tutto tornerà come prima... Spero il più tardi possibile!».
«T-tu...!», biascicò Nami, alzando già un pugno in aria.
La vista di Sanji accoccolato al suo petto, però, le fece mancare qualche battito. Cos’era quella strana sensazione? Perché il cuore le batteva così forte? Perché sentiva che le guance del corpo di Sanji-kun stavano arrossendo? E soprattutto: perché aveva così voglia di accarezzare i suoi capelli rossi? Possibile che questo era l’effetto che la sua vicinanza procurava al corpo del cuoco?
«Cosa succede, Nami-san?», le disse Sanji, alzando lo sguardo verso di lei perplesso.
«N-niente... E’ che...».
«Che?».
«E’ veramente irritante essere te, brutto stupido, sentimentale, innamorato d’un cuoco!».
Che strano... Perché si sentiva così felice?

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Capitolo 26
*** ATTO XXVI ***


 

DRESSROSA
nel mio cuore, solo tu.

DRESSROSA

nel mio cuore, solo tu.

Doflamingo lo teneva sotto tiro; Sanji non poteva muoversi, e il fenicottero stava per sferrare il suo attacco finale...Dritto al cuore.
«Non fate nulla! Scappate!», gridò Sanji, puntando lo sguardo in direzione di Nami.
«Non possiamo lasciarti!!!», ribatté lei, alzando ancora di più il Climattack. Come se potesse fare qualcosa contro uno della Flotta dei Sette...Come se potesse impedire che gli venisse portato via solo per divertimento.
Doflamingo alzò la mano al cielo, abbassandola poi in modo rapido.
«SANJI-KUN!!!».
Sanji chiuse gli occhi.
Tutto intorno a Nami si fece buio.

***

Il vento le accarezzava i capelli piacevolmente e, affacciata al bordo della Sunny, Nami stava avvertendo il cuore tornare a battere ad una velocità accettabile. Poco più in la, Sanji si lamentava mentre Chopper gli stringeva le bende attorno alle braccia ferite.
«Stai fermo Sanji, devo medicarti!», si lamentò la piccola renna vedendolo divincolarsi.
«Ahi!Brucia!».
Nami si portò una mano al petto e la premette in corrispondenza del cuore, facendo dei grossi respiri. Va tutto bene, si disse. Non è successo niente.
«Lo so che i tagli sono profondi e fanno male, ma dobbiamo fasciarli! Stai fermo!».
E’ vivo.
Nami sentì le lacrime salirle pericolosamente; perché diavolo stava piangendo?! Erano tutti salvi! Si portò una mano alla bocca per bloccare i singhiozzi e corse velocemente verso la sua cabina, ignorando il “Nami-san!” confuso che le implorava di rimanere.

Toc, Toc, Toc.
«Nami-san, ti prego, fammi entrare».
Dall'interno della stanza, Nami non gli diede nessuna risposta.
«Nami-san... Per favore».
Sanji si lasciò andare contro la porta, esausto, appoggiando una guancia contro il legno freddo. Freddo come le lacrime di Nami, che la navigatrice aveva versato senza che lui riuscisse a capirne il perché.
«Non ho voglia di vedere nessuno, Sanji-kun. Vai via».
«Non me ne andrò finché non mi avrai fatto entrare e mi sarò assicurato che tu stia bene», le disse con tono dolce ma fermo. «...Ti prego».
A quel punto, la porta si aprì appena, rivelando l'espressione imbronciata e gli occhi gonfi di pianto della navigatrice.
«Eccomi qui. Ci sono e sto bene. Te ne puoi andare, ora?».
«Nami-san!». A tradimento, Sanji la forzò ad aprire la porta, abbracciandola poi con talmente tanto trasporto da farla cadere a terra, bloccata sotto il suo peso.
«Sanji-kun, ti è dato di volta il cervello?! Levati, mi fai male!».
«Scusa, Nami-san, scusa!», le disse invece lui, ben lontano dal lasciarla andare. «Qualunque cosa io abbia fatto ti chiedo scusa. Ma smetti di piangere, ti prego».
Nami si morse il labbro. Alzò le braccia piano e abbracciò il cuoco a sua volta, sospirando.
«Perché sei così scemo?Non sono arrabbiata con te. Sono arrabbiata con me stessa».
Sanji alzò le sopracciglia, confuso.
«Tu rischi sempre la vita per proteggerci, Sanji-kun», continuò a spiegargli Nami. «Ti carichi sempre di così tante responsabilità... Quando prima ho visto Doflamingo che stava per infliggerti il colpo di grazia, ho pensato che fosse davvero finita. Ho pensato: "Ora morirà. Sanji morirà e io non posso fare nulla per impedirlo, perchè sono debole". Ecco perchè piangevo».
Sanji tirò su col naso, sperando che Nami non si accorgesse quanto le sue parole l'avevano commosso. «Non piangere più in quel modo per me. Ti prego».
Nami sorrise, nascondendo il viso tra i suoi capelli biondi. «Allora permettimi di aiutarti, Sanji-kun. Voglio aiutarti a proteggerci».
«...Ok», le rispose lui, la voce rotta dal pianto.
E, quando più tardi Sanji le prese la mano mentre navigavano verso Zou, Nami fu certa di una cosa: quel debole assenso era la promessa più profonda che si sarebbero mai scambiati.

 

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*Note finali dell'autrice*: ehilaaaa! C'è ancora qualche matta la fuori che mi segue? Sì, perché siete delle matte a seguire una fuori di testa come me. Sono così fuori di testa che avevo pronto questo capitolo dal 10 settembre e mi sono dimenticata di postarlo!! Mi perdonate? Spero di sì, e spero anche che la conclusione a questa raccolta vi piaccia :3 
Ci vediamo presto col mio prossimo lavoretto, che sarà una long e sarà un crossover tra SaNami e... Un'altra coppia (di un altro manga) che mi piace tanto ma che scoprirete a tempo debito! :P 
Un grosso abbraccio, grazie per avermi seguita <3

 

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