Fight the empty of insanity

di _Giuls17_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Perchè è ciò che devo fare ***
Capitolo 2: *** Zhangye Danxia Landform ***
Capitolo 3: *** Campi di Lavanda ***
Capitolo 4: *** Foresta Nera ***
Capitolo 5: *** Lago Hillier ***
Capitolo 6: *** Penisola di Alaska ***
Capitolo 7: *** L'Isola Bouvet ***
Capitolo 8: *** Fight the empty of insanity ***



Capitolo 1
*** Perchè è ciò che devo fare ***


Ci sono molte cose che vorrei dirvi prima che leggiate il primo capitolo.
Ma penso che mi dilungherei troppo, dico soltanto che mi dispiace di aver pubblicato
così tardi rispetto al mio programma...
Ma non è stato facile buttare giù questo capitolo, trovavo sempre
qualcosa che non mi piaceva, come se non fossi mai soddisfatta, 
ma stasera mi sono fatta coraggio ed eccol qui.
Vorrei poi dare il benvenuto a tutte le persone
che mi sono state vicine durante "Fear the empty of insanity"
e spero di ritrovarle qui, e anche a tutte le nuove persone!
Vi lascio alla storia e grazie <3



 
Perché è ciò che devo fare
 
 
“Perché?”
“Perché cosa?”
“Perché non ti arrendi? Sarebbe tutto più facile e non staresti così male.”
“Io ho deciso di combattere, ho deciso di combattere te.”
Maka lo guardò negli occhi, e per la prima volta non ebbe paura. Quel demone rosso non significava più niente per lei.
“Lo sai perfettamente che quel libro non ti porterà da nessuna parte, è solo tempo perso.”
“Scusami ma decido io come perdere il mio tempo.”
Ormai andava avanti cosi da un mese e la situazione per lei era diventata del tutto insostenibile, aveva la necessità di chiudere quel capitolo della sua vita, aveva il desiderio di andare avanti.
“Siamo una cosa sola io e te, quindi.”
Sbuffò, faceva sempre cosi quando il Demone la rinchiudeva dentro il suo stesso sogno o addirittura dentro la realtà, sbuffava e smettere di rispondere così l’avrebbe lasciata andare più in fretta perché in quei momenti di buio, Maka perdeva il controllo.
“Mi lasci andare, ora?” chiese sbattendo il piede a terra, anche se adesso si trovavano in una stanza rossa, senza pavimento e muri.
“Ci vediamo più tardi.” La salutò col suo odioso ghigno e lei potè tornare alla sua vita, per il breve tempo che il Demone le avrebbe concesso.
 
***
 
Alzò gli occhi al cielo e senza rendersene conto il vento scompigliò la coda, leggermente sfatta, che li legava. Guardò davanti a se e vide il panorama della Death Valley estendersi in tutta la sua grandezza.
Solo dopo pochi istanti si rese conto di trovarsi fuori da un balcone della Shibusen, uno dei più alti della scuola, sola, non ricordando il motivo per cui era venuta lì.
Scosse la testa e rientrò dentro, trovandosi nel piano della sua vecchia classe.
In quel mese avevano portato a termine gli studi, anche se certe cose non avrebbero mai avuto una fine, ma almeno per la felicità di molti avevano potuto dire addio ai libri per concentrarsi sulla vita di tutti i giorni.
Quale vita?
Maka non aveva più una vita.
Aveva sposato Soul e con lui continuava a vivere nel loro appartamento, avevano fatto qualche lavoro di ristrutturazione, per rendere la casa più confortevole ma lei non era mai stata totalmente presente.
In molte di quelle occasioni era il Demone a governare il suo corpo, perché LUI aveva il potere di farlo.
Aveva il potere di decidere come e quando estraniarla dal mondo, di farle compiere gesti impulsivi o di farle dire parole non sue.
Maka non aveva più una vita da tempo, e la cosa le dava leggermente fastidio.
Le sue crisi si erano fatte sempre più frequenti ma nessuno, compreso Soul, aveva sospettato qualcosa, ma lei aveva dovuto dirlo.
Ad una sola persona, quella di cui si sarebbe fidata sempre e incondizionatamente.
Shinigami.
O Death the Kid, di lui si sarebbe sempre fidata e il ragazzo aveva promesso di mantenere il suo segreto, finché non fosse arrivato il momento.
Ed ormai il conto alla rovescia era iniziato, mancava poco.
Ecco perché sono venuta.
Si toccò la testa come se fosse la cosa più ovvia del mondo e senza pensarci ancora si diresse da Kid, doveva finire di discutere con lui su alcune faccende che avevano la priorità assoluta su tutto.
Anche sulla sua vita coniugale, e dovette ringraziare la sua buona sorte poiché Soul non aveva mai chiesto dove andasse durante la giornata.
Non aveva mai chiesto cosa facesse per la maggior parte del suo tempo, si era limitato ad accettare tutto quello che Maka poteva dargli, senza chiedere altro, quasi accontentandosi.
Solo che lei non voleva accontentarlo, non voleva dargli cosi poco, perché lei si era accorta che non era soddisfatto, e non solo delle poche volte cui lei stava sotto le coperte con lui, poiché anche in quei momenti il Demone era intervenuto, lui era insoddisfatto della loro vita di tutti i giorni.
Del poco tempo che trascorrevano assieme, come se non fosse cambiato niente.
Come se non fossimo sposati.
Era quello il peso che Maka stava sopportando da un mese, l’impossibilità di essere del tutto sincera con suo marito.
 
Senza rendersene conto si ritrovò davanti alla porta della Death Room, non bussò ma entrò direttamente senza aspettare alcun segnale.
Stranamente non vi trovò dentro Patty o Liz, ma solo Kid intento ad osservare la città con i suoi mille specchi.
-Ciao Maka, sei in ritardo.-
-Scusa, colpa sua.- disse senza pensarci due volte e il ragazzo dovette alzare lo sguardo per osservarla.
La sua amica era parecchio sciupata come se fosse tornata la ragazza dei tempi della guerra, il fisico troppo magro non si era mai ripreso del tutto, i capelli sempre più lunghi e le occhiaie sotto i suoi occhi verdi, non avevano lasciato più il suo viso.
-Come stai?-
-Kid…-
La ragazza si sedette a terra accanto a lui, ma non ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi, -Le cose non vanno bene e penso che sia arrivato il momento.-
-Già… Io sono favorevole lo sai, ma Soul…-
-Glielo dirò, promesso. Ma non può venire con me.-
-Sei sicura che la risposta sia in quel libro? O che non sia qualche altra cazzata?-
-Io non lo so, ma è la sola cosa cui posso aggrapparmi.- si toccò il cuore e chiuse gli occhi per un attimo, doveva farlo.
-Andrai alla ricerca di un artefatto demoniaco disperso da non so quanti secoli, come posso lasciarti andare da sola?-
-Lo farai perché è la cosa giusta da fare o non potrò mai vivere con Soul.-
Finalmente Maka alzò lo sguardo, e incontrò gli occhi preoccupati del suo più caro amico, gli strinse la mano per rassicurarlo, era ciò che doveva fare.
-Come farai a spostarti?-
-Ci penserà la mia anima, non temere.-
-Prendi questa, è una ricetrasmittente, nel caso avessi bisogno.-
Maka prese in mano l’oggetto, che Kid aveva adattato in un orologio e se lo mise al polso.
-Grazie di tutto.-
-Prima tappa?- chiese il ragazzo prima che Maka uscisse da quella porta.
-Zhangye Danxia Landoform, sono diretta in Cina.-
-Stai attenta per favore.-
-Tranquillo, ci rivediamo tra un po’.-
E prima che Kid potesse aggiungere altro Maka uscì dalla Death Room salutandolo con un semplice gesto della mano, come se si dovessero vedere domani e non forse tra un paio di mesi.
-Ho fiducia in te, Maka.-
Shinigami riportò l’attenzione ai suoi specchi e come se quella discussione non fosse mai avvenuta continuò il suo lavoro.
 
***
 
-Soul?-
-Mm?-
Il ragazzo non si voltò a guardarla perché stava finendo di sistemare un quadro alla parete, cercando di trovare l’angolazione giusta.
-Devo… Dirti una cosa.-
-Aspetta.-
-Non… Posso.-
Maka si avvicinò alle sue spalle, e guardò con sguardo perso le valigie o meglio l’unico zaino che stava davanti alla porta, sarebbe partita quella sera stessa, nonostante avesse detto un’altra cosa a Kid, non poteva aspettare un altro giorno.
-Soul… Io parto.-
-Dove andiamo?- chiese di rimando senza guardarla.
-Tu resti qua, io devo stare via per un po’ ho una missione.-
-Senza me?-
Soul si girò a guardarla e non riuscì a interpretare l’oscurità negli occhi di lei, come se fosse posseduta da un entità a lui sconosciuta.
-Cosa succede?-
-Kid ti dirà tutto domani, ma sappi che io starò bene, appena posso ti darò mie notizie.-
-Maka dove cazzo credi di andare?-
-Starò via solo un paio di mesi.-
Perdonami Soul, ma non posso spiegarti.
-Maka tu non vai da nessuna parte senza dirmi cosa cazzo stai pensando di fare, capito?-
Soul aveva stretto i pugni cercando di controllare la rabbia che gli stava ribollendo dentro, non capendo cosa stesse succedendo a sua moglie e senza volerlo aveva fatto cadere il quadro, rompendone la cornice.
-Quando lo hai deciso?-
-Un mese fa.- rispose semplicemente.
-Un mese fa? Perché non mi hai detto nulla? Cazzo succede Maka?!-
-Ascoltami.- gli posò le mani sul petto cercando di calmarlo, ma la ragazza riusciva a capire benissimo lo stato d’animo del ragazzo, era incazzato come una biscia e nessuna delle sue parole lo avrebbe calmato,
-Io devo andare, non puoi venire con me perché è qualcosa che riguarda solo me, non posso dirti altro ma tutto ti sarà più chiaro col tempo, lasciami andare Soul, non costringermi a scappare perché sai che me ne andrò comunque.-
Rimase in silenzio, cercando di ripetere dentro di se quelle parole ma come le foglie mosse dal vento le stavano sfuggendo.
-Se esci da quella porta abbiamo chiuso.- rispose lui, serio, rosso in viso.
Lei abbassò lo sguardo e scosse la testa, leggermente, aveva previsto una reazione del genere, sapeva a cosa sarebbe andata incontro ma non aveva di certo pensato che Soul le remasse contro.
-Ti amo.- sussurrò, senza aggiungere altro si voltò verso la porta per prendere lo zainetto e uscire di corsa, non si sarebbe voltata, non lo avrebbe supplicato di capire o di ascoltarla, aveva preso la sua decisione, durante la prima crisi e niente, neanche Soul le avrebbe impedito di iniziare quella missione.
Corse, più veloce che potè, cercando di mettere più distanza possibile tra lei e suo marito e come una scosse elettrica di un milione volt sentì arrivare il Demone.
 
“Allora lo hai lasciato andare.”
“Non rompere, non è il momento di mettere il coltello nella piaga.”
“Ma non sai quanto mi dispiace.”
Maka alzò gli occhi al cielo anche se il cielo non era sopra di lei, e sperò con tutta se stessa che il Demone Rosso non le mettesse i bastoni fra le ruote, anche perché stava cercando un pugnale che lo avrebbe ucciso, per sempre.
 

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Capitolo 2
*** Zhangye Danxia Landform ***


Giorno :)
Sono tornata col secondo capitolo di questa storia, 
grazie a tutti voi che siete tornati a leggere la storia di Maka
e della sua guerra.
Mi fa davvero piacere, vi consiglieri inoltre
di andare a guardare le foto dei posti che citerò.
Cercherò di attenermi alla loro descrzione ma è anche vero, che dovrò modificare qualcosa :)
Grazie, e buona lettura !!

 
Prima tappa: Zhangye Danxia Landform
 
 
Aveva ripreso il possesso del suo corpo qualche ora dopo, anche se non riusciva mai a capire esattamente come scorresse il tempo quando era dall’altra parte.
Certe volte aveva la sensazione che esso scorresse cosi veloce da lasciarla indietro, mentre altre riusciva a tornare pochi attimi dopo essere andata via.
Maka guardò la luna alta nel cielo.
Death City ormai era lontana, troppo, forse e solo allora si concesse un momento per pensare a Soul.
Non sarebbe dovuta andare in quel modo, lui avrebbe dovuto capire, capirla, cercare di guardare oltre le righe ma allo stesso tempo lei non aveva facilitato quel momento.
Gli aveva nascosto la verità per un mese intero, gli aveva nascosto il Demone e le sue crisi, gli aveva nascosto il libro e le sue riunioni con Kid.
Lei non era stata una brava moglie.
Basta frignare, ciò che è fatto è fatto, adesso devo andare.
Strinse i pugni e si concertò.
Si era allenata una sola volta durante quel mese ma seppe, dentro di se, che sarebbe riuscita a spostarsi, senza l’aiuto di nessuno, ma solo di se stessa.
Riuscì a sentire il suo corpo mutare e un urlo improvviso la costrinse ad abbassarsi di colpo, anche la prima volta che aveva sentito le falci uscire era stata male, ma forse adesso avrebbe sofferto di meno.
Strinse i denti e ricacciò le lacrime e provò ancora. Sentì le lame uscire dal suo corpo e un sorriso di soddisfazione le incorniciò il viso, metà del lavoro era stato fatto, ora doveva solo concentrarsi.
Liberò la mente e pensò alla sua destinazione, così intensamente che dopo pochi attimi smise di sentire la terra sotto i piedi e venne catapultata dall’altro lato della terra.
Esattamente in Cina, grazie al potere della sua anima, era stato Kid a scovarlo, era stato Kid a dirle che la sua anima era un’anima Grigori e poteva volare.
 
***
 
Soul aveva deciso di non aspettare la mattina seguente per ottenere qualche risposta, dopo aver sbollito la rabbia nei confronti di Maka prese il giubbotto di pelle, salì sulla sua moto e si diresse a scuola.
Appena varcato il portone notò che i corridoi della scuola erano ancora vuoti, pensò che nessuno dei professori si era ancora alzato, per prepararsi alle lezioni.
Si diresse spedito alla Death Room e non si stupì quando vide Death The Kid, in piedi, rivolto verso di lui.
Lo stava aspettando.
-Voglio delle risposte.- non aggiunse altro, poiché il suo tono di voce avrebbe parlato pe lui.
-Ciao Soul, credevo che saresti venuto domani.-
-Sai è un po’ difficile dormire quando tua moglie se ne va di casa, senza darti una buona motivazione.-
-Non ha potuto dartela perché non avresti capito e sinceramente, pensavo che fossi più sveglio.-
Gli occhi di Kid si posarono su di lui e un brivido gli percorse la schiena.
-Che stai dicendo?-
-Sto dicendo che non ti sei, minimamente, reso conto che tua moglie nonché mia carissima amica sia stata prigioniera del Demone Rosso.-
-Cosa? No, quel Demone è sottomesso a lei.-
-Sbagliato.- il ragazzo si passò una mano fra i capelli e si sedette sulla sedia, che una volta era stata di suo padre, -Lo pensava lei, e lo pensavo anche io, ma la verità è un’altra. Quel Demone ha preso il controllo di Maka, quel Demone è la follia, quel Demone è Maka.-
-No…- non riuscì a dire altro, tutte le parole che aveva pensato fino a quel momento gli erano morte in gola.
-Maka credeva di poterlo governare, ma in realtà era lui a muovere le carte sul tavolo da gioco, lui governava Maka, facendola cadere nell’oblio.-
-Me ne sarei accorto se fosse stato cosi.- ribadì deciso.
-Invece no, perché è stato diverso, non si accontentava di farla cadere in un sonno profondo senza possibilità di ritorno, stavolta si è preso tutto. Il suo corpo, la sua mente, tutto. Il Demone Rosso è Maka, Soul, cerca di capire le mie parole.-
-Tu…- l’albino rimase un secondo in silenzio, -Mi stai dicendo che io avrei potuto parlare col Demone e non con Maka, qualche volta?-
-Per un mese Soul, a intervalli diversi, ma per un mese è stato cosi.-
-E questa cosa centra con la scelta di Maka di andare via?!-
-Ha trovato un libro, qua alla Shibusen, un libro molto vecchio che le dato la spinta per cambiare quella situazione. Le ha spiegato cosa fare per cacciare via il Demone.-
-Tu credi che sia possibile?-
-No, non del tutto. La follia è un nemico così vecchio e penso che non vi sia modo di sfuggirne, ma Maka doveva provare. Lo ha fatto per te, per voi. Non avrebbe mai avuto una vita, sennò.-
-Dov’è diretta?- chiese senza guardare il suo amico.
-La sua prima tappa è in Cina.-
-Vado da lei.- disse muovendo un passo verso la porta.
-Non te lo posso lasciare fare, amico.-
-Posso, è mia moglie.-
-Ho l’ordine di rinchiuderti, nel caso tu esca da Death City.- disse serio, senza scomporsi.
-Lo ha detto lei?-
-Maka deve farlo da sola.-
-Maledizione!- urlò dando un calcio al nulla.
Shinigami chiuse gli occhi e pregò che la sua amica fosse più prudente del solito, sarebbe stata sola questa volta e nessuno l’avrebbe potuta aiutare.
 
***
 
Si appoggiò a terra per recuperare le forze.
Il volo era stato troppo faticoso, non aveva mai provato a coprire una distanza così vasta in cosi poco tempo.
Arrivò in Cina e vide il sole sorgere alto nel cielo, e per la prima volta rimpianse di non poter vedere quello di Death City che la salutava sempre col suo sorriso.
Si guardò attorno e rimase senza parole.
Il paesaggio che le si presentò era fuori dal normale, nessuno le aveva mai detto che al mondo esistevano posti del genere.
Le colline di Zhangye Danxia si estendevano per trecento chilometri e illuminavano il paesaggio con i loro colori tendenti all’arancio, frutto di depositi successivi di vari minerali di pigmentazione diversa.
Era una visione unica e che forse non avrebbe mai più rivisto in vita sua, ma dovette allontanare quell’idea dalla sua testa, non era andata là per osservare il paesaggio ma per trovare il primo pezzo del manufatto.
Prese il libro dal suo zaino e vide che le descrizione, che aveva letto per un mese intero, combaciava con la realtà.
Allora non è solo finzione, esiste davvero il manufatto.
Rilesse le poche righe che le servivano e si rimise lo zaino in spalla, doveva trovare una caverna sotterranea, dove avrebbe trovato il manufatto.
Si mise in marcia, piena di buoni propostiti.
 
Ma la sua buona volontà venne messe alla prova esattamente dopo un paio di ore di marcia, aveva guardato in lungo e in largo ma non aveva trovato nessuna apertura, tra le montagne, che le indicasse la via da seguire.
Si ritrovò in un piccolo spiazzo delimitato da un recinto di colore marrone, come se anche quello volesse far parte a tutti i costi del paesaggio, così stanca per la camminata si sedette.
Il sole adesso si trovava quasi alla metà del cielo e si rese conto che aveva sprecato un bel po’ di tempo inutilmente, andando avanti cosi non avrebbe trovato niente per tutta la giornata.
Lasciando lo zaino a terra cominciò a camminare in cerchio, per trovare una risposta.
Se il libro parlava di una caverna, una caverna deve esserci. Ma c’è anche da dire che il libro non è aggiornato e forse qua sono cambiate un po’ di cose nel corso degli anni.
Si guardò in giro, per esaminare il posto ma non trovò un solo tassello che fosse fuori posto, come se tutto fosse stato sistemato alla perfezione.
Si toccò la mano sinistra, dove portava la fede, e senza volerlo la sfilò dal dito e finì a pochi passi lontani da lei.
Si abbassò per raccoglierla e proprio in quel momento sentì un rumore strano, attaccò l’orecchio al suolo e potè distinguerlo chiaramente.
Era il rumore di un fiume sotterraneo. Era quello che stava cercando, un apertura che col tempo era stata chiusa per evitare possibili danni ai visitatori.
Trasformò le sue braccia in falce e cominciò a colpire il terreno sempre più forte e con maggiore insistenza, avrebbe aperto un varco, a tutti i costi.
Ma anche quella volta, non dovette aspettare molto poiché il terreno si ruppe sotto i suoi piedi e cadde nel corso d’acqua.
Venne trascinata per un tempo che le parve infinito finché non riuscì ad aggrapparsi a un masso sporgente e la sua attenzione venne catturata da una luce poco distante.
Piena di speranze Maka iniziò ad avanzare, aggrappandosi alla parete per non essere di nuovo trascinata via ma non aveva messo in conto la possibilità di incontrare qualche altro tipo di ostacolo sul suo cammino.
Venne trascinata nuovamente giù, ma stavolta, non fu colpa dell’acqua e non appena aprì gli occhi il suo cuore perse un battito.
Un mostro che assomiglia a un anaconda, gigantesca, la stava trattenendo per un piede.
Avrebbe voluto urlare, correre via e tornare da Soul, ma dovette farsi coraggio.
 
“Vai a casa piccola, Maka. Non fa per te questa missione.”
 
Riuscì a cacciare il Demone prima che si impadronisse di lei o sarebbe stata la sua fine, cercò di staccare il piede dall’animale ma esso la trascinava sempre più giù, in attesa del momento propizio per aprire le fauci e farla finita.
Cazzo Maka, reagisci!
Senza esitare ancora trasformò il suo bracciò e tagliò un pezzo di coda all’animale il quale decise di attaccare, e spalancò le sue fauci per divorarla, ma proprio in quel momento usò la falce per tagliarlo in due.
Risalì in superficie per respirare, non si era resa conto di essere stata senza ossigeno per tutto quel tempo e come se fosse stato un miracolo, si ritrovò a pochi passi dalla luce che aveva visto prima.
Avanzò e trovò un baule, nell’incavo della roccia, lo aprì con mani tremanti e trovò, incartato in una pezza, l’elsa di un pugnale, solo l’elsa.
Lo chiuse nella sua mano e risalì la caverna, per uscire da quell’inferno.
Una volta fuori vide il sole tramontare, quanto tempo aveva perso là sotto?
Senza potersi dare una risposta si appoggiò alla staccionata e chiuse gli occhi e si concesse per la prima volta di avere paura.
Con mani tremanti toccò il trasmettitore che gli aveva dato Kid e premette il pulsante per comunicare.
-Kid?- chiese prima di scoppiare a piangere.
 

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Capitolo 3
*** Campi di Lavanda ***


Ok...
Io non sono morta lo giuro e vi ho lasciate per troppo
tempo e non mi merito la vostra clemenza..
Stavo preparando un esame e mi sono eclissata dal mondo,
anche se non è andato bene adesso riprendo ad aggiornare e spero
solo che mi perdoniate per il ritardo...
Grazie a tutte voi, che non mi lasciate *_*


 
Campi di Lavanda –Regno Unito-
 
 
Death the Kid non aveva chiuso occhio quella notte, aveva lasciato Liz dormiente nel loro letto e si era diretto al suo studio, allo studio che una volta era stato di suo padre e si permise di ricordarlo.
Da quando era diventato Shinigami aveva chiuso il ricordo del padre nella parte più profonda del suo cuore, per smettere di soffrire e di ricordare quei terribili momenti, ma soprattutto per dimenticarsi della guerra.
Così per quel breve mese era andato avanti con le sue sole forze ed era riuscito a ricostruire Death City, a renderla ancora più bella, più produttiva e ampliandone leggermente i confini.
Lo aveva fatto per lui, per onorare il suo ricordo, sempre.
Ma quel giorno aveva deciso di concedersi un momento per aprire il suo cuore, per ricordare quel dolore così grande da straziarlo ancora e questo solo perché aveva sentito Maka piangere.
La chiamata della sera precedente lo aveva preoccupato così tanto da fargli prendere quella decisione, e nel silenzio del studio pensò al padre, che non avrebbe permesso a una ragazza di viaggiare da sola in giro per il mondo, ma soprattutto avrebbe proibito a Maka di cercare un manufatto perduto da troppo tempo.
Le avrebbe impedito di commettere quelle sciocchezze.
 
“Se non fosse stato per il suo sangue di arma, quell’anaconda l’avrebbe uccisa.”
A quel pensiero un brivido, gli percorse la schiena e trattenne il respiro, il racconto dettagliato della sua avventura lo aveva lasciato senza parole e avrebbe dato qualsiasi cosa per correre da lei ad aiutarla, ma non avrebbe potuto farlo, era legato alla città e lo Shinigami non poteva lasciarla.
-E se fosse morta? O se fosse rimasta ferita? Come lo avrei saputo?-
Erano queste le domande che lo tormentavano, domande dovute a una situazione d’impotenza e senza rendersene conto una lacrima gli scivolò lungo il viso.
-Cosa avresti fatto padre, al posto mio?-
Rimase in silenzio ma non ottenne risposte e così chiuse gli occhi e assaporò quel momento per ricordare tutti gli insegnamenti del padre e per essere un uomo ma soprattutto uno Shinigami migliore.
 
***
 
-Soul tutto bene?-
-Tu lo sapevi, vero?-
-No, non ne avevo idea.-
Soul si passò una mano in testa e si scompigliò i capelli senza volerlo, per poi risedersi nel divano.
-Io non capisco!-
-Senti Soul avrà avuto le sue buone ragioni per non dirlo.-
-Tsubaki non è questo il punto, ci siamo promessi lealtà, abbiamo deciso di smetterla con le bugie e di essere sinceri dopo tutto quello che avevamo passato, dopo la guerra e la follia.-
-La follia non l’ha mai lasciata e se è vero che può batterla, devi rassegnarti.-
-Perché sei sempre dalla sua parte, dannazione!- sbottò il ragazzo avvilito più di prima.
Sua moglie era andata via senza dargli troppe spiegazioni, era andata via senza dargli un valido motivo per aspettarla, era andata via e basta.
-Io non sono dalla sua parte, io ho smesso di assecondare le pazzie di Maka ma questa volta non aveva altre scelte.-
-Ne sei sicura?-
-Sì, penso che le dobbiamo dare il tempo di trovare se stessa, tempo per battere quel Demone che vive dentro di lei.-
-Ho paura che le possa succedere qualcosa.-
-Devi avere fiducia in lei, Soul.-
-Ma io senza di lei non sono niente.- abbassò lo sguardo sconfitto e trattenne le lacrime con tutto se stesso, non si sarebbe mostrato debole, non davanti a una sua amica, neanche per Maka, sarebbe rimasto forte per lei.
Uno squillo improvviso lo riportò al presente e guardò lo specchio del salone e si precipitò davanti a esso senza pensarci due volte.
-Kid.-
-Ciao Soul.-
-Hai novità di Maka?-
-La missione in Cina ha avuto successo.-
-Ha trovato il manufatto?- chiese sorpreso.
-Avevi qualche dubbio?- rispose il ragazzo ammiccando, leggermente.
-Allora è vero, può sconfiggere la follia.-
-Sì, aveva ragione lei. Maka ha sempre ragione.-
-Nonostante tutto è lei quella dalle idee brillanti.-
-Vero.-
-Ha detto altro?-
-Sì, il libro le ha mostrato la tapa successiva.-
-Dov’è diretta?-
-Regno Unito.-
 
***
 
Maka si era spostata solo col giorno nuovo, non riuscendo a trovare le forze per muoversi da quella staccionata aveva deciso di uscire la coperta che si era portata e di riposare lì, sotto le stelle, per ricordarsi che quello non era il suo mondo, e che c’era qualcuno che la stava aspettando.
 
Soul, tornerò da te e quando lo farò sarò solo Maka.
“Sei molto sicura.”
Sì, adesso non ho più dubbi.
 
Aveva posato il manufatto nello zaino e col sorgere del sole si era spostata verso la sua nuova meta, Regno Unito.
Atterrò su di una collina che le permise di vedere tutto il panorama attorno a lei e non si stupì più di tanto quando lo vide viola, un colore più tendente al lilla in alcuni punti per una lunghezza a dir poco illimitata.
Ne rimase affascinata e sorpresa, l’odore della lavanda era travolgente e sentì i suoi sensi rilassarsi come se avesse aspettato per tutta la vita quel momento, il momento esatto cui deporre le armi e rilassarsi.
 
“Maka, Maka… Non hai ancora visto niente.”
 
E con l’eco di quelle parole nella testa vide il suo mondo diventare improvvisamene buio.
 
***
 
CRACK.
 
Alzò di scatto la testa e si mise a sedere, tenendosi ancora la testa con la mano per il troppo dolore, aprì gli occhi ma il paesaggio che si presentò davanti le sembrò strano.
Maka li chiuse e li riaprì ma si ritrovò immersa nel verde e nel lilla.
 
Come ci sono finita qua?
 
Quella domanda si insinuò nella sua mente e si ricordò delle parole del Demone Rosso, era finita nell’oblio senza rendersene conto e notando la luna alta nel cielo si rese conto che ci aveva passato anche troppe ore.
Sta diventando sempre peggio, devo muovermi.
Si alzò in piedi ma un altro rumore improvviso la fece voltare verso destra e iniziò a correre, più veloce.
Voltò a sinistra sperando di sfuggire all’inseguitore e di trovare il punto descritto nel libro, decise di fermarsi per controllare di nuovo, ma non appena si abbassò per prendere lo zaino, un forte odore la investì in pieno e tutto le fu chiaro.
Non era stato solo il Demone la causa del suo “sonno” ma anche la lavanda.
-Deve essere soporifera.-
Sentì le palpebre farsi sempre più pesanti e decise di guadare il libro prima che fosse troppo tardi, tradusse le scritture ed osservò l’immagine di un grande albero immerso nella lavanda, là avrebbe trovato il manufatto.
 
“Cosa succede Maka, hai sonno?”
“Zitto!” urlò al mostro.
 
Chiuse di scatto il libro e iniziò a camminare, più lentamente di prima sentendo il peso della stanchezza aumentare a ogni passo.
Devo resistere.
Maka si fermò, ansimando leggermente, dandosi dei pizzicotti per svegliarsi ma capì che sarebbe servito a ben poco, non le bastavano per rimanere sveglia, osservando l’orizzonte riuscì a intravedere in lontananza l’albero ma non ci sarebbe mai potuta arrivare in quelle condizioni, sarebbe crollata prima.
Così senza pensarci due volte, trasformò il braccio destro in falce e si tagliò leggermente con la sua stessa lama quello sinistro, il Sangue Nero iniziò a uscire copiosamente ma si rese conto che la guarigione era più lenta.
Sarà l’effetto della lavanda, inibisce anche il sangue nero.
Sentì il dolore per la ferita svegliarle i sensi sopiti e riprese a percepire chiaramente la realtà, il mondo non era più sfocato ma riuscì a scorgere tutti i confini.
E con la sensazione di vittoria scorrerle nelle vene riprese a correre più velocemente verso la sua meta, ma a pochi passi dall’albero riuscì a scorgere un’ombra in mezzo a tutto quel lilla e all’oscurità.
Aveva avuto ragione fin dall’inizio, qualcuno la stava seguendo ma decise di non badarci in quel momento, doveva prendere il manufatto prima che fosse troppo tardi anche perché notò che la ferita si era quasi del tutto rimarginata.
Trasformò entrambe le braccia e si avvicinò ai piedi dell’albero, chiuse solo un attimo gli occhi e colpì in basso, sentendo che quello era il posto giusto, sentendo che solo là sotto avrebbe potuto scovare il suo tesoro.
 
Quando li riaprì trovò un bauletto molto simile a quello della sera precedente e aprendolo trovò un piccolo pezzo di lama.
Il puzzle si stava completando.
-Chi sei tu.-
Si girò e senza pensarci puntò il suo braccio contro la voce, scovando un ragazzo poco più alto di lei, con dei capelli neri come la notte e gli occhi azzurri come il cielo.
-Posso farti la stessa domanda.- rispose, senza esitare.
-Il tuo sangue…- le fece notare, calmo, -E’ nero.-
-Lo so.-
-Sei qua per il manufatto?-
-Come sai del manufatto?- chiese avanzando.
-Io sono il guardiano di quel pezzo.- lo indicò, -Come l’anaconda era il guardino dell’elsa.-
-Come ti chiami?- chiese Maka abbassando il braccio e ritrasformandosi.
-Zack.-
-Bene Zack, allora non ti dispiace se lo prendo io, vero?-
-In realtà dovrei impedirtelo ma penso che sarebbe uno scontro impari.-
-Sì, è vero.-
-Tu sei?-
-Maka.- rispose senza aggiungere altro.
-Bene Maka, penso che sarà il caso di riposare se domani vogliamo ripartire.-
-Cosa?! Che intendi vogliamo? Non verrai con me!- sbottò.
-Oh certo, credi che vengano spesso persone a cercare questo manufatto?-
-Ehm…-
-No, ecco perché devo assicurarmi che tu lo ricostruisca e che venga distrutto dopo il suo utilizzo.-
-Quindi non sei solo il guardino di questo pezzo.- le fece notare lei, osservandolo bene e cercando di esaminarlo.
-No, ma sono l’unico dei guardiani che non ti ucciderà.-
-Oh be, meglio di niente.- disse ridendo e sentendosi più calma.
-Vieni.-
Le indicò un sentiero vicino l’albero e lo solcarono uno accanto all’altro.
-Sai qual è la prossima destinazione?- chiese curiosa, aveva guardato il libro spesso ma aveva impedito alla sua mente di farsi troppe aspettative per le tappe, dato che non aveva avuto nessuna certezza sulla loro validità.
-Andiamo in Germania.- rispose, sorridendole amabilmente.
 

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Capitolo 4
*** Foresta Nera ***


Sono scomparsa di nuovo, lo so!
Ma purtroppo la sessione estiva della mia facoltà mi 
toglie tutte le possibilità di aggiornare e di farmi sentire,
dato che si sta concludendo mi sento un pò più libera e spero 
di essermi fatta perdonare con questo nuovo capitolo *_*


 
Foresta Nera – Germania
 
 
 
Aveva passato la notte a casa di Zack, cosa l’avesse spinta a fidarsi così ciecamente di quel ragazzo non le era ancora chiaro, ma sapeva, in cuor suo, che poteva fidarsi, poteva credere alle sue parole.
Soprattutto per la breve conversazione che avevano avuto prima di arrivare alla sua dimora le aveva fatto capire, quanto quel ragazzo fosse simile a lei, se ovviamente avesse potuto escludere il fatto che si trattava di un immortale o una specie, per quanto lei ne avesse capito.
Zack le aveva spiegato che il guardino del Manufatto si “svegliava” dal suo sonno solo quando percepiva un probabile individuo interessato, lui era rimasto sopito per decenni,  poiché nessuno era mai riuscito a superare l’anaconda.
 
-Sei pronta?-
-Sì.-
Maka lo guardò di nuovo e non riuscì a credere che quel ragazzo avesse così tanti anni, sembrava a mala pena un ventenne e in realtà era decisamente più grande di lei.
Chissà cosa direbbe Soul.
“Penso che non sia il caso di dirgli questo piccolo particolare.”
Gli ho detto che partivo sola e invece mi sono trovata un compagno, dovrei almeno dirlo a Kid.
“Certo se vuoi che tuo marito chieda la separazione.”
E che cavolo…
 
-Come sei arrivata qua?-
-Ho usato alcune mie capacità.- sussurrò più a se stessa che a lui.
-Tu non sei solo un’artigiana, giusto?-
-No, è così facile capirlo?-
-Veramente ieri mi sei sembrata una Buki, quelle che non hanno maestro e che possono controllarsi da sole.-
-Ne ho conosciute tante di Buki così e sono finite sempre male.-
-Beh, anche gli Artigiani non fanno sempre una bella fine, ma qualcosa mi dice che tu sei un po’ di entrambi.-
 
“Il ragazzo è molto intelligente, lui sarebbe un degno compagno della follia.”
“Non iniziare a blaterale, non voglio sentirti.”
“Dovresti, ti ho sempre portato sulla retta via.”
“Non è vero!” urlò al Demone, stringendo forte le mani fino a far diventare le nocche bianche, “Mi hai portato solo dolore, solo guai, dal giorno che ho deciso di salvare Chrona tu mi hai rovinato la vita, sono stata rinchiusa anche in cella per colpa tua e sono stata vittima del Kishin, non ti perdonerò mai.”
“Maka, io non cerco il tuo perdono.”
 
-E penso anche di capire perché vuoi il Manufatto.-
Maka si guardò intorno e improvvisamente si rese conto che non si trovava più dentro la piccola casa, accogliente, di Zack ma all’aperto e più precisamente su una macchina.
-Sai un po’ troppe cose, per aver dormito cosi tanto.-
-So cogliere i segnali.-
-Cosa dicono i tuoi segnali?- chiese Maka guardandolo dritto negli occhi e rimanendone affascinata.
Se gli occhi di Soul erano lo specchio della sua anima, quelli di Zack erano l’opposto, imperscrutabili e impenetrabili.
 
Cosa nascondi?
 
-Sei un’ottima Artigiana e questo ti da la possibilità, grazie anche al tuo sangue di arma, di possedere un anima Grigori, ti permette di trasportati dove tu voglia ma tu vuoi il pugnale per un motivo e si trova nella tua testa, è un Demone, vero?-
-Un Demone Rosso.- specificò lei.
-La follia?-
-E’ Follia.- specificò nuovamente, non riuscendo a nascondere niente.
-Non sei messa molto bene.-
-Per niente.-
-E da quanto va avanti?-
-Da troppo tempo, non riesco a ricordarlo.- ammise abbassando gli occhi.
 
 
***
 
 
-Liz.-
Kid assaporò il bacio della fidanzata, sentendosi in quel momento un uomo davvero fortunato.
Aveva tutto, nonostante il dolore che lo perseguitava la notte, il giorno riusciva a godersi la sua ragazza e tutte le cose belle di Death City che suo padre gli aveva lasciato.
-Quando ci prendiamo una pausa dal lavoro?- chiese la ragazza, avvicinandosi ancora di più allo Shinigami, per far aderire i loro corpi.
-Presto, ma adesso devo controllare dei documenti e poi potremo anche pranzare.-
-Penso che accetterà il tuo programma. Kid?-
-Dimmi.- chiese serio il ragazzo.
-Quanto tempo è passato?-
-Solo qualche giorno.-
-Non ti sembra strano?-
-Ho preferito non pensarci troppo.-
-Ma si tratta di Maka.-
 
Kid sospirò e tornò serio, accantonando il piacere che Liz era riuscito a dargli per un breve istante e ripensò a Maka.
Avevano previsto che la missione durasse un mese, o quasi, prevedendo che le prove che avrebbe dovuto superare fossero incredibilmente difficili e combattive ma era partita da pochi giorni e aveva già trovato il primo Manufatto e per Kid non era un buon segno.
-Ti ha più chiamato?-
-No, non la sento da quando ha lasciato la Cina, due giorni fa.-
-Sei preoccupato?-
-Un poco.- ammise a se stesso per la prima volta.
-Vuoi che la vada a cercare?-
-No, anche stesso dovrebbe farlo Soul ma credo che lei voglia rimanere sola.-
 
Non appena finì di pronunciare quella frase il suo trasmettitore iniziò a suonare, si precipitò a prenderlo e solo quando sentì la voce di Maka uscire, tirò un sospiro di sollievo.
-Sei viva.- disse prima di tutto.
-Ciao anche a te, straniero.- esordì la ragazza.
-Stai bene, Maka? Non mi hai dato più notizie.-
-Sono stata… Impegnata.- aggiunse dopo una pausa.
-Impegnata?- intervenne Liz.
-Ciao Liz, stai bene?-
-Una pasqua e tu?-
-Potrebbe andare meglio.-
-Sei ferita?-
-No, Kid.-
-Cosa vuoi dirmi Maka?-
Il ragazzo avvicinò a se il trasmettitore e riuscì quasi a percepire il respiro incerto dell’amica, il cuore battere forte, stava decidendo se mentire o meno.
-Soul?- chiese all’improvviso.
-Ha fatto un casino, tuo marito non sa mantenere i nervi saldi.-
-Non è una novità.-
-Ma non è questo che volevi dirmi, vero?- la incalzò, col tempo aveva imparato a conoscere gli atteggiamenti e anche a prevenire le sue bugie.
 
-Maka l’aereo sta per partire.-
-Aspetta… Di chi è quella voce?-
-Kid ti devo richiamare.-
-Maka, non chiudere la chiamata.-
-Ti richiamo.-
-Sono Shinigami… Maka!!!-
Death The Kid, aveva urlato le ultime parole al vento, rendendosi conto troppo tardi che lei aveva chiuso la chiamata.
-Dannazione!- sbottò.
-Penso che adesso le cose si metteranno male.- sussurrò Liz al suo ragazzo.
-Come lo spieghiamo a Soul?-
 
***
 
-Ti avevo chiesto di stare zitto.- lo canzonò una volta seduti in aereo.
-Avremo perso il volo.-
-Adesso a casa succederà un casino.-
-Tuo marito partirà col primo volo per portarti indietro?- chiese ridendo.
-Cosa ti fa capire che sono sposata?-
-Porti la fede.- la indicò con lo sguardo e solo allora Maka si concesse di pensare a Soul e all’ultima volta che aveva visto la fede.
 
Era ancora in Cina e si era quasi fatta uccidere da un anaconda gigante e in quel momento il ricordo di lui, del loro amore, del matrimonio le aveva concesso di andare avanti, le aveva dato la forza di andare a Londra e affrontare la missione successiva, ma da quando Zack era entrato nel suo schema qualcosa era cambiato.
 
“Ammettilo, lui ti piace perché ti ricorda i tempi cui non dovevi dare spiegazioni a nessuno, quei tempi in cui eri libera.”
In realtà non lo sono mai stata, io ho sempre amato Soul.
 
-Io e Soul ci siamo sposati meno di un mese fa ed è per lui che sto facendo tutto questo.-
-Lo ami molto.-
-Sì.- ammise sorridendo, non aveva mai parlato del suo amore per Soul a uno sconosciuto ma si rese conto che Zack per lei non era uno sconosciuto, e che aveva capito più cose di Soul in un solo giorno, che lui nell’ultimo mese.
E si maledisse il secondo dopo per aver fatto quel confronto, non era da lei e non avrebbe dovuto paragonare suo marito con quel ragazzo, ma la verità era che Soul la credeva troppo forte, troppo invincibile, quando lei non si sentiva per niente cosi.
-Maka quando arriveremo nella Foresta Nera io non potrò aiutarti, dovrai essere tu a prendere il Manufatto e tu a vincere contro il prossimo guardiano.-
-Ho capito.-
-Sei preoccupata?- le posò una mano sulla sua per stringerla, brevemente.
-Devo solo sperare che il Demone non intervenga.-
 
***
 
Arrivarono nella Foresta Nera al calar del sole e nonostante il bellissimo spettacolo che si presentò agli occhi di Maka, un brivido le percorse la schiena.
Non aveva idea di dover cercare il Manufatto e Zack era stato abbastanza chiaro, non l’avrebbe aiutata e lei lo aveva accettato senza indugio, era la sua battaglia non quella di lui.
-Procediamo.- disse per rompere il silenzio.
Gli occhi vagarono in cerca di un indizio, di qualcosa che l’aiutasse a capire chi cercare e cosa, soprattutto, ma gli alberi le impedivano di avere una buona visuale e dovette fare esclusivamente affidamento sul suo udito e riuscì a cogliere un leggero suono, che la fece mettere in allerta.
 
-Siamo circondati.- sussurrò, trasformò il braccio in falce e si preparò.
-Buona fortuna.-
-Non ne ho bisogno.-
 
“Oh si invece.”
“Non adesso.” Urlò cercando di riacquistare il controllo, le parve di vedere qualcosa muoversi tra il bosco ma non riuscì a distinguerlo bene, la sua visuale era sfocata, come se fosse spaccata vedeva la stanza rossa ma percepiva i rumori e i suoni della foresta.
“Devo combattere.”
 
Urlò con tutte le sue forze e colpì un lupo in faccia appena in tempo, prima che questo le mordesse il braccio.
-Accidenti.- sussurrò, per voltarsi parando un altro colpo.
-Sono loro i nemici, vero?- urlò verso Zack e vide un semplice movimento della sua testa, che stava a indicare che aveva ragione, doveva abbatterli.
E proprio quando un intero braco di lupi si preparava ad attaccarla lei si rese conto che gli altri servivano solo da esca, uno solo era la sua preda, un lupo il cui petto riluceva di una strana luce.
 
È dentro il suo stomaco.
 
Per quanto odiasse colpire degli animali, se lei non li avesse colpiti loro l’avrebbero uccisa così decise di chiudere gli occhi e di non guardare quella scena, avanzò verso il suo obiettivo, correndo tra gli alberi come i lupi che la seguivano.
Ma la velocità era sempre stata una sua alleata, negli ultimi anni e si ritrovò molto vicina al lupo con l’altra parte del Manufatto ma un dolore lancinante la fece cadere a terra.
Un altro lupo le stava mordendo la gamba, facendole uscire del sangue nero a fiotti.
-Non puoi farmi male!- diede un calcio alla bestia e si rimise in piedi, la gamba, però, le doleva e non riuscì a camminare, poiché dovette appoggiarsi a un albero per non crollare.
-Che succede?- urlò sperando nella risposta di Zack che però non arrivò.
Asciugò il sudore dalla fronte e nonostante il dolore, si rimise a camminare individuando nuovamente l’obiettivo, ma notò che il suo passaggio era stato bloccato dal branco.
-Scusatami.-
 
Trasformò anche l’altro braccio in falce e con dei semplici movimenti si fece largo, arrivando davanti al lupo che ebbe il tempo di ululare alla luna prima che Maka affondasse la lama dentro il suo petto per estrarre la seconda parte della lama.
Alzò gli occhi al cielo, e il cielo risuonò per poi rilasciare una pioggia lenta e non troppo pesante, cercò di pulirsi il sangue delle mani ma senza molto successo e in poco tempo si ritrovò seduta a terra, osservando la sua gamba.
Il sangue nero non si era coagulato e la ferita le bruciava come non mai.
-Sei stata infettata.-
-Cosa?- chiese, rendendosi conto di non riuscire a tenere gli occhi aperti.
-Il morso, conteneva del veleno.-
-Ma il mio Sangue è Nero.- le fece notare lei.
-Lo so.- Zack le sfiorò la gamba e lei la ritrasse per il dolore, -Ma come ti avevo detto gli altri guardiani proveranno a ucciderti e se il morso della anaconda ti avrebbe permesso di guarire, quello dei lupi no, sono degli ostacoli, devono proteggere il Manufatto.-
-Non importa, posso andare avanti.- disse alzandosi ma il piede non resse il suo peso e se Zack non l’avesse presa sarebbe caduta a terra.
-Morirai se non facciamo qualcosa.-
-Perché puoi fare qualcosa?- chiese guardandolo, dritto negli occhi ma non vi scoprì alcuna emozione, niente.
-Sì, ma dobbiamo muoverci e interrompere per un attimo la ricerca.-
-Perché?-
-Perché l’unica cosa che ti può guarire si trova in Australia.-
-Va bene, andiamo.- sussurrò rendendosi conto che non sarebbe riuscita a dire altro.
Zack la prese in braccio e si sentì ancora più piccola di qualche tempo fa, i capelli le penzolavano pigri fino alla schiena e il corpo era frustato dalle troppe battaglie, Maka per la prima volta si sentì stanca.
-Prima devo… Devo chiamare Kid.-
-Hai la febbre, non riusciresti a parlare.-
-Ma lui deve sapere.- premette il tasto di chiamata, e aspettò in ansia che il suo amico rispondesse.
-MAKA! Aspetto la tua chiamata da una giornata, cosa succede?-
-Kid.-
-Maka, stai male?-
-Senti bionda, è meglio che parlo io.- Zack le prese il ricevitore e se lo portò vicino alla bocca.
-Shinigami tu non mi conosci ma sappi che io sono il secondo guardino che Maka ha incontrato, esattamente a Londra, là la missione è stata terminata e anche qua in Germania.-
-Germania?- gli fece eco il ragazzo.
-Esatto ma abbiamo avuto un incidente, e dobbiamo andare in…-
-Kid, ma chi cazzo sta parlando?!-
-Soul aspetta, fammi…!-
-Tu chi cazzo sei? E dov’è Maka?-
-Molto calmo tuo marito, eh.- chiese alla ragazza che ebbe solo le forze per sorridere.
-Rispondi o giuro su Dio che…-
-Non giurare ragazzino, non hai neanche un terzo della mia forza per poter sostenere un combattimento alla pari, Maka è al sicuro, ti richiamerà lei.-
Zack chiuse la chiamata prima che Soul potesse rispondere.
-Non… Non gli hai detto dove stavamo andando.-
-Lo so.-
-Perché?-
-Perché sarebbe stato capace di venire e la missione sarebbe stata compressa.-
-Lo sai che è la mia… Missione?-
-No, è la nostra.-
Ma Maka non ebbe il tempo di rispondere che l’oscurità l’accolse felice, con il sorrido del Demone Rosso a tenerle compagnia.
 
 
 

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Capitolo 5
*** Lago Hillier ***


Stavolta non sono morta e vi posso dire che ho già scritto 
il resto della storia.
Forse non è quello che vi stavate aspettando, forse non era il seguito che avreste voluto; ma io
lo amo, adesso mi sento presa, adesso capisco cosa vuole Maka, se avrete la panzieza
di restare con me, fino alla fine, non ve ne pentirete <3


 
Lago Hillier –Australia
 
 
“Sai vederti crollare è una vera goduria.”
“Lo sai che ti odio, vero?”
“Oh non credo, io penso che invece tu stia bene, qua con me.”
“Si, davvero. Ci starei tutti i giorni.”
“Penso anche che quel tipo, Zack ti piaccia.”
“Bene, adesso sei davvero ridicolo; quanto ho dormito?”  si guardò attorno ma l’ambiente della stanza non era cambiato negli ultimi giorni, vedeva sempre il solito rosso sbiadito, in alcuni punti, la poltrona e un pianoforte scordato.
Quello era il suo unico legame col suo passato, l’unica cosa che le ricordava Soul e la loro vita assieme.
“Un po’.”
“Voglio svegliarmi.” sussurrò al Demone accanto a lei.
“Non dipende da me e poi quello Zack è bravo.”
“Voglio svegliarmi.” sussurrò di nuovo, più convinta, più sicura e con la voglia di vedere il sole alto nel cielo e gli occhi azzurri di Zack.
 
***
 
-Finalmente.-
-Ehi…-
Maka si mosse lentamente, tastò la poltrona sopra la quale era seduta e la trovò incredibilmente morbida e comoda. Si mise più comoda e aprì gli occhi.
La luce la colpì all’improvviso ma decise di non chiuderli, non vedeva quella luca da un paio di giorni a detta del Demone e le era mancata terribilmente, così li aprì di più e si beò del panorama che la circondava.
La super strada che stavano percorrendo con la macchina era costeggiata da alberi alti, così alti che per coglierne la cima dovette guardare direttamente il cielo.
-Quanto sono stata via.-
-Tre giorni, esatti.-
-Cosa abbiamo fatto in tre giorni?- chiese per poi guardarsi la gamba.
Dove il lupo l’aveva morsa il sangue aveva smesso di uscire ma le vene attorno ad esso erano diventate nere e la ferita era ancora aperta, solo che l’emorragia si era fermata.
-Sta peggiorando.- asserì calma, non le faceva male, almeno non in quel momento ma se era stata via per tre giorni voleva dire che la febbre le aveva fatto compagnia  per tutto il tempo.
-Hai avuto la febbre molto alta in questi giorni, questo è il primo momento di lucidità e stiamo andando in Australia.-
-In macchina?- chiese lei, curiosa e leggermente divertita da quella situazione.
Maka non aveva paura, per la prima volta nonostante la sua vita fosse appesa a un filo non aveva paura di morire, forse perché la presenza di Zack la calmava e non la faceva cadere, così facilmente, nell’oblio.
-Beh una parte del viaggio lo abbiamo fatto in pullman, ieri ho preso la macchina.-
-Come hai giustificato…- indicò se stessa e la ferita.
-Sarò anche vecchio ma certi trucchi li so anche io.-
-Sei una sorpresa.- sussurrò.
-Grazie, ha suonato un paio di volte.-
-Non so cosa dirgli.- prese in mano il trasmettitore e lo strinse forte.
 
Aveva pensato a Soul in quella Stanza Rossa, lo aveva pensato così tanto che aveva sperato di vederlo suonare quel pianoforte scordato e vecchio, ma non era successo.
Soul non era mai arrivato da lei e lei non aveva facilitato il tutto. Se avesse conosciuto le cause di scioglimento del matrimonio ci avrebbe trovato sicuramente il proprio comportamento, non era una brava moglie, forse in quel mese aveva solo finto di esserlo per il bene di Soul ma in realtà il suo cuore sapeva che lo sarebbe stato solo quando il Demone fosse sparito.
-Ho ancora la febbre?- chiese.
-Sì, è solo più bassa.-
 
Zack la guardò intensamente e Maka ancora una volta si sentì in difetto nei confronti di Soul, si stava comportando male e lo sapeva bene. Glielo stava urlando il suo cuore ogni volta che lo sguardo di Zack si soffermava troppo su di lei, su i suoi occhi, sulla sua bocca.
 La guardava come qualcosa che voleva conquistare, come qualcosa che voleva a tutti i costi e lei non sapeva come comportarsi, non sapeva se stava facendo bene a continuare il suo viaggio con lui o se avesse fatto meglio a lasciarlo andare.
 
“Ma saresti sola.”
Potrei chiamare Soul.
“Anche tu lo sai che lui non ti farebbe completare la missione, ti proteggerebbe senza lasciarti la possibilità di scegliere.”
Sì lo so, farebbe di tutto per non farmi correre pericoli ma il libro dice che sono io che devo affrontare i guardiani e io che devo prendere i Manufatti, lui farebbe tutto al posto mio.
“Continua il viaggio con Zack, Maka. Ti può aiutare.”
 
-Zack, ho sonno.- lo guardò con gli occhi leggermente chiusi e sentì di nuovo la gamba bruciare, come se volesse staccarsi dal suo corpo.
-Sta salendo la febbre.- le toccò la fronte e la sua mano fu una piacevole sensazione sulla pelle calda, era fredda e leggera, quasi inconsistente.
-Quanto manca…-
-Dobbiamo prendere un aereo e poi siamo arrivati, te lo prometto. Non ti lascio morire.-
-Grazie.- sussurrò, lo guardò un ultima volta e poi chiuse gli occhi, cercando di sistemarsi meglio sul sedile per non sentire il dolore alla gamba, ma qualcosa le disse che il sangue aveva ripreso a uscire e che la zona intorno al morso si faceva sempre più nera e morta.
 
***
 
-Kid.-
La voce di Soul era piatta e priva di vita, non voleva credere a quello che era successo, non voleva credere a quello che aveva sentito.
-Soul io ne so quanto te.- annunciò il ragazzo, scuotendo leggermente la testa.
-Chi era quello?- chiese nuovamente.
-Si è presentato come il secondo guardiano, ma io non lo conosco, Maka sarebbe dovuta essere sola.-
-Ma a quanto pare non è così.- puntualizzò l’albino senza nascondere la rabbia che provava.
-Stava per dirci di un luogo, dove avrebbe portato Maka se tu non lo avessi interrotto.-
-Adesso la colpa è mia?- urlò il ragazzo, trasformando il braccio in falce.
-Soul, smettila.-
 
L’albino fece un profondo respiro e cercò di placare la rabbia che lo stava divorando ma senza riuscirci veramente, era incazzato. Era terribilmente incazzato con quella ragazza, sua moglie e la sua compagna, la sua artigiana, la sua amica.
Era riuscito ad arrivare durante una delle sue chiamate e la possibilità di sentire la voce di lei lo aveva animato, lo aveva di nuovo fatto sentire vivo perché avrebbe dato di tutto per tonare indietro nel tempo per non farla andare via in quel modo, avrebbe cambiato volentieri il passato ma quando non aveva sentito la sua voce ma quella di un ragazzo, il suo mondo era andato a pezzi.
Che cosa era successo a Maka? Chi era quello?
 
“Tu vorresti trovare una scusa per dare a lei la colpa, ma secondo me è veramente successo qualcosa.”
Tu sei sempre dalla sua parte, coscienza.
“Io cerco di ragionare almeno un po’, prima di sparare sentenze.”
 
-Soul penso che quel ragazzo la possa aiutare, se le è davvero successo qualcosa lui saprà cosa fare.-
-Chi mi dice che non sia un impostore?-
-Nessuno, ma se Maka gli ha lasciato prendere la ricetrasmittente allora vuol dire che si fida.-
-Non mi fido più del giudizio di Maka.- ammise, dispiaciuto.
Si era fidato di lei tutte le volte che lei lo aveva chiesto, anche ciecamente, senza pensare alle conseguenze, si era fidato di lei quando lo aveva fatto portare via da Bea per occuparsi del Kishin, e anche quando gli aveva annunciato la sua missione, ma non poteva fidarsi di lei quando le aveva nascosto quel ragazzo.
 
-Sappiamo come si chiama?-
-No, ha detto solo che era il secondo guardiano.-
-Kid.-
-Dimmi Soul.- l’amico si voltò per osservarlo e in fondo poté capire la sua rabbia, e la sua ansia. Amava quella ragazza e saperla con uno sconosciuto non era l’idea migliore per portare avanti un matrimonio.
-Cerca di rintracciare la chiamata di Maka, la prossima volta.- gli diede le spalle per dirigersi verso la porta.
-Perché?-
-Vado a prenderla.- sussurrò prima di uscire dalla Death Room.
 
***
 
Zack tenne stretta Maka a se, erano arrivati da poco in Australia e avevano preso una nave per recarsi nell’isola di Middle Island, là avrebbero trovato il Lago Hillier, il cui colore rosa rimaneva un mistero per tutti tranne che per lui.
Il colore rosa del Lago risaliva a una leggenda vecchio quasi quanto lui, ma sapeva bene che avrebbe potuto guarire determinate ferite e sperava che quella di Maka potesse essere guarita.
Non esistevano delle regole sui poteri del Lago, ma lui era un guardiano e ci sperava più di tutti.
Guardò ancora una volta la ragazza che teneva tra le braccia, era piccola e i capelli biondi erano forse troppo lunghi, qualcosa gli fece pensare che non li aveva mai portati in quel modo ma che fosse una decisione presa nell’ultimo periodo, ripensò ai suoi occhi.
Occhi verdi come la natura, occhi verdi che sapevano giudicare, occhi verdi da guerriera.
L’aveva vista in azione, l’aveva vista trasformare le parti del suo corpo per difendersi grazie all’aiuto della follia, del piccolo Demone che voleva sconfiggere.
Quel pensiero lo fece ridere, molti avevano tentato prima del Kishin di liberarsi della follia ma pochi o quasi nessuno era riuscito a superare l’anaconda e quando il Kishin aveva assorbito tutta la follia i guardiani erano stati dimenticati, nessuno li aveva più fatti svegliare.
Ripensò alla sera che l’aveva vista per la prima volta e aveva capito fin da subito che con la morte del Kishin lei aveva assorbito tutta la follia e che aveva la necessità di liberarsene, a tutti i costi e, contrariamente a tutti i suoi credi aveva deciso di aiutarla.
Le aveva mentito in effetti, anche lui avrebbe dovuto tentare alla sua vita, avrebbe dovuto ucciderla quando il profumo di lavanda l’aveva fatta cadere in un sonno profondo, ma non c’era riuscito.
 
Guardò davanti a se e vide il Lago, la nave era quasi arrivata a destinazione e lei sarebbe guarita. Osservò la ricetrasmittente al polso della ragazza e gli venne in mente suo marito, quel ragazzo.
Un po’ lo invidiava, aveva una vita normale, poteva decidere della sua vita, invecchiare, divertirsi ed essere sposato con lei, mentre lui era stato relegato a una vita di sacrifici e di doveri, per via del suo compito.
 
-Dove siamo?-
-Allora ogni tanto le dici due parole.-
-Non sei… Divertente.-
-Siamo arrivati.- disse ammiccando e le fece posare i piedi a terra per farle ammirare il bellissimo paesaggio del Lago Hillier.
-Wow.-
Maka non riuscì ad aggiungere altro poiché lo spettacolo di quel lago l’aveva totalmente stregata e rapita, non aveva mai visto niente di così bello in tutta la sua vita. Neanche i posti che aveva visitato per la sua missione le erano parsi cosi magnifici.
-Cosa dobbiamo fare?- chiese mentre lui ancora la sosteneva.
-Entriamo nel lago.-
-Perché?-
-Ti fidi di me?- chiese, osservandola come aveva fatto quando lei dormiva.
-Credo di si.-
-Okay.-
 
Zack sempre tenendola per le braccia la fece avanzare verso il Lago, cercando di non farla sforzare troppo e in poco tempo si ritrovarono vicino alle sue acque.
-Farà male?- chiese asciugandosi il sudore e cercando di tenere gli occhi aperti.
-No, ma devi avere coraggio.-
-Questa parola.- sussurrò ridendo.
-Cosa?-
-L’ho sempre odiata, non ho mai avuto così tanto coraggio.-
-Secondo me ti sbagli, ci vuole coraggio a lasciare la propria casa per affrontare un viaggio che potrebbe anche toglierti la vita.-
-Non lo faccio solo per me, lo faccio per tutti, sono un pericolo, io sono pericolosa.-
-Sei diversa.-
-No, io quando… Perdo coscienza sono nelle mani del Demone e non sono io quella.-
-Entriamo forza.- disse per chiudere definitivamente quella conversazione, l’aiutò ad avanzare e in breve tempo i loro piedi furono sommersi dalle acque.
-Fino al petto.- disse spronandola ad avanzare.
Maka emise un verso sofferente, la gamba le faceva male e se fosse stata sola avrebbe urlato volentieri, ma voleva mostrarsi forte e non una mammoletta che aveva paura di morire, ma lei aveva paura, nonostante tutto le faceva paura non poter tornare a casa da Soul.
-Okay.-
Avanzò per liberarsi dalla presa di Zack e cadde per intero dentro il Lago, l’acqua le colpì il viso e si immerse anche con la testa, i capelli le ricaddero pesanti lungo la schiena come anche i vestiti, che non cambiava ormai da giorni, ma improvvisamente il dolore scomparve, non sentì più la carne tirare e il sangue uscire.
La vista tornò normale e non vide più sfocato e accanto a lei Zack la guardava sorridendo.
-Sono guarita.- disse prima di urlare per la gioia.
 
 

Spoiler:  Percorse lo spazio rimanente ma appena entrò dentro la caverna qualcosa di strano le fece capire che non sarebbe stato così facile, e guardando avanti davanti a se, vide, come se fosse vivo, il Demone Rosso sorridente.
 

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Capitolo 6
*** Penisola di Alaska ***


Ed eccomi di nuovo qua, spero di non 
avervi fatto aspettare troppo, ma ormai la storia è pronta e devo 
solo trovare un pò di tempo per aggiornare.
Mi scuso, ma forse non riesco a rispondere alle recensioni stasera stesso, 
provvederò il prima possibile perchè non sono a casa!
Comunque grazie tantissimo per tutto <3


 
Penisola di Alaska – Alaska
 
 
Maka inspirò profondamente, aveva rimandato ancora per qualche ora il momento cui avrebbe dovuto fare la chiamata, cercando di dedicarsi ad altro.
Al sole alto nel cielo, alla bellezza del Lago che li circondava, e alla compagnia di Zack, ma una volta presa coscienza del suo compito Maka non poté aspettare ancora.
 
Prese la ricetrasmittente e pigiò il tasto per la chiamata, non dovette aspettare più di uno squillo poiché Kid rispose prontamente alla sua chiamata.
-Che fine hai fatto?- le disse rimproverandola, apertamente.
-E’ una storia molto lunga.- concluse, svogliatamente.
-Sono qua per sentirla.-
-Quando sono arrivata a Londra sono riuscita a portare a termine la missione solo che ho incontrato Zack.- disse, guardando il diritto interessato che stava prendendo il sole poco lontana da lei.
-Zack? Il guardiano?-
-Sì esatto. Lui ha deciso di accompagnarmi nella missione.-
-Perché?-
-Lui è l’unico dei guardiani che non mi avrebbe ucciso.-
-Ne sei così sicura?- chiese scettico lo Shinigami, inizia a dubitare della sanità mentale dell’amica e non aveva problemi a dimostrarlo.
-Sì Kid, oggi mi ha salvato la vita! Sono stata morsa da un lupo e…-
-Tu non puoi morire.-
-Posso, invece.-
-Maka, cosa stai cercando di dirmi?-
-Questa missione Death The Kid, è stata ideata per impedire alle persone di trovare il pugnale, l’anaconda non mi avrebbe uccisa ma il lupo si e adesso sono guarita.-
-Dove sei?-
-Kid…- sussurrò l’amica capendo il perché volesse sapere dove si trovava, Soul.
-Te lo ha chiesto Soul, vero?-
-Maka dovresti farti raggiungere da tuo marito.-
-No, lui non mi farebbe completare la missione, lo sai bene.-
-Cosa ci sarebbe di male?-
-Kid io sono pericolosa!!- urlò facendo voltare anche Zack, come se lo avesse svegliato dal sonno profondo.
-Non è un motivo per cui voltarti le spalle.-
-Ma è un motivo per far chiudere in casa i bambini di Death City, è un motivo per mettere degli artigiani di guardia. Io posso farvi male e non tornerò a casa finché non sarò guarita.-
-Non sei malata.-
-Sì, invece e dì a Soul che lo amo, lo amo davvero tanto ma non può venire, siamo già in viaggio.-
-Maka devi ragionare.- sbottò il ragazzo.
-Ho preso la mia scelta, Kid, rispettala per una volta.-
Chiuse la chiamata e chiuse anche il ricetrasmittente, non aveva le forze per ascoltare altre parole, altre raccomandazioni, voleva chiudere la mente su Death City, aveva bisogno di scacciare via il pensiero di Soul per riuscire nella missione.
 
-Non è andata bene, vero?-
-Qual è la prossima meta?-
-Ma come, niente abbronzatura? Dicono che il sole dell’Australia riesca a farti diventare subito nero.-
-Zack.-
-Alaska.- sentenziò tornando, incredibilmente, serio.
-Dobbiamo andare dall’altro lato del mondo, di nuovo.- sbuffò.
-Non avrai più l’occasione di rivedere questi luoghi, Maka.-
-Certo, posso morire prima di tornarci.- disse cercando di essere ironica, ma la discussione con Kid l’aveva stancata e fatta pentire della sua chiamata.
In lui aveva trovato un appoggio prima della partenza, aveva trovato l’amico che nonostante la perdita del padre aveva trovato la forza di riprendere in mano la sua vita e guidare la città, ma oggi non aveva visto niente di tutto questo.
Oggi in Kid aveva trovato un ostacolo.
-Dobbiamo andare prima che ci trovino.-
-Possono farlo?-
-Kid è il Dio della Morte, penso che possa fare un po’ tutto.-
-Okay bene, partiamo.-
-Zack?-
-Si?- chiese guardandola negli occhi.
-Grazie.-
 
***
 
Soul era stato informato della chiamata di Maka ma stranamente non ne era rimasto, così, deluso.
Sapeva per certo la moglie non si sarebbe arresa così facilmente alle sue richieste, conosceva Maka da così tanto tempo che aveva imparato a giocare al suo stesso gioco, ad aspettarsi l’impossibile anche nei momenti più strani, conosceva la ragazza che aveva sposato e conosceva se stesso.
 
Se lei pensa che io starò qui ad aspettarla, bevendo caffè e affilando la lama del mio braccio, può scordarlo.
“Così mi piaci Soul, adesso sei tornato te stesso.”
Cosa intendi?
“Hai bisogno dell’azione per essere vivo, vatti a riprendere tua moglie, ora.”
 
Il ragazzo annuì ed uscì di casa e stavolta non si sarebbe diretto dal Dio della Morte, la loro ultima discussione gli aveva permesso di avere tutte le informazioni necessarie, dato che la chiamata di Maka gli aveva permesso tramite i suoi strani poteri di trovarla e sapeva dove stava dando.
 
-Sto arrivando Maka, non credere che non verrò solo perché stai andando in Alaska.-
-Allora Soul.-
-Black Star?- disse l’albino incredulo, -Non ti stavo aspettando.-
-Lo so, ma io e Tsubaki abbiamo pensato che senza me non saresti stato capace di riportala.-
-Cosa?- chiese allibito, dallo strano e contorto ragionamento.
-Soul, lui sta cercando di dirti che veniamo con te.- concluse la camelia al posto del suo artigiano.
-Io però non ve l’ho chiesto.-
-Oh ma smettila! Da quando è morto il Kishin mi sto annoiando ed ho bisogno di uscire da questa città e penso che farlo per portare indietro Maka, sia la cosa giusta.-
-Perché lo pensi?-
-Perché tu l’hai sempre salvata, alla fine.-
Black Star sorrise e il ragazzo non poté non ricambiare, e annuì sapendo che era la verità, lui l’aveva sempre riportata a casa, anche quando la presa del Kishin era cosi forte che temeva di averla persa, lui era riuscito a rompere l’incantesimo con la musica.
La loro melodia, quella che non era mai riuscito a scrivere.
-Andiamo.- disse semplicemente e i tre amici si diressero fuori dalla città per raggiungere l’artigiana.
 
***
 
-Sarà pericoloso?- sussurrò, stringendosi nel cappotto che avevano preso all’aeroporto, appena atterrati.
-Se non lo fosse dove starebbe il divertimento?-
-Tu ridi, ma solo perché sono io a dover rischiare la vita.-
-No, non sono così cattivo.-
-Solo un poco.- asserì la ragazza sorridendo e salendo sulla macchina che li avrebbe condotti a destinazione.
La meta indicata dal libro era la Penisola di Alaska, famosa per i ghiacciai e i vulcani ancora attivi, sfogliò con interesse le pagine del libro sentendo il suo cuore battere forte: quella sarebbe stata la loro ultima tappa.
Con questa avrebbe completato il pugnale, quello stesso pugnale che l’aveva tenuta sveglia tutte le notti per un mese intero prima della partenza.
Quel pugnale con cui avrebbe detto addio al Demone, ma allo stesso tempo se l’idea di trovare il pugnale la eccitava le faceva anche paura, cosa sarebbe successo?
Cosa sarebbe stata Maka Albarn senza la follia, senza il Demone?
Chiuse gli occhi e pensò a quei pochi attimi quando Stein e Marie le avevano apposto il blocco, si era sentita così vulnerabile, così morta che era durata solo poco, così poco in confronto a quello che aveva previsto e così aveva preferito il Demone a se stessa, la forza alla vita ma adesso?
Sarebbe riuscita a porre fine a tutto quello?
 
-Devi rimanere calma.-
-Sembra facile, ma non riesco a sfogliare le ultime pagine, non ho mai visto dove la mia ricerca mi avrebbe condotta.-
-Posso dirtelo io se vuoi.-
-No, lo guarderò dopo io.-
-Come preferisci.- asserì Zack guardandola con la coda dell’occhio e riuscì a cogliere il tremolio delle sue mani e il sudore scendere lungo il collo.
Aveva paura, tanta paura solo che non era mai stata abituata a dimostrarlo, anzi aveva fatto sempre il contrario, nascondendola per essere più forte.
Senza pensarci le mise una mano sulla sua e la strinse.
-Rimani concentrata e porta a termine la missione, io sarò con te.- disse lasciandola andare per cambiare marcia.
-Lo so.- sorrise e Maka vide il sole all’orizzonte, anche quel giorno avrebbe combattuto di sera.
 
 
Maka scese dall’auto, trasformò il braccio in falce e iniziò ad avanzare, sapendo che l’aiuto o le parole di Zack sarebbero state del tutto inutili in quel momento, era sola e sola avrebbe completato la missione.
Strinse i denti per trattenere il freddo e senza rendersene conto iniziò a scalare una piccola cunetta di neve, aveva iniziato a nevicare anche se in modo così leggero da essere quasi impercettibile, ma si rese conto che poteva essere un ottima arma da parte dei nemici, così allertò i sensi per non essere colta impreparata.
 
Avanzò per un tempo che le parve interminabile finché non si trovò davanti all’apertura di una grotta, la osservò cercando di capire se fosse una scelta saggia entrarvi o meno.
Notò che l’entrata era nascosta dalla sua stessa forma, la neve aveva formato uno strato così spesso di ghiaccio da mutare la sua formazione originaria, e rendendola ancora più angusta e pericolante.
 
“Come se dentro può essere meglio.”
 
Non ebbe il tempo di rispondere a se stessa, che una strana luce la fece voltare, lo zainetto che teneva Zack era illuminato.
-Che succede?-
-Guarda.- disse semplicemente, porgendoglielo.
Lei non se lo fece ripetere due volte e lo aprì, trovando i pezzi del pugnale finora raccolti illuminati da una strana luce soffusa, come se mancasse la corrente per farli funzionare correttamente e solo in quel momento un’altra luce la colpì, da dentro la caverna.
-Sto entrando.- disse al ragazzo, anche se sapeva che non ve n’era bisogno, lo guardò un’ultima volta cercando di imprimersi bene in mente il colore dei suoi capelli, la carnagione più scura della sua che stonava con tutto quel bianco, e l’azzurro dei suoi occhi indecifrabili.
-Sei l’ultima persona che vedo.- si voltò verso di lui, -Se non esco viva sappi che sei stato un ottimo compagno.-
-Maka porta indietro l’ultimo e pezzo e te stessa.- disse senza interrompere il contatto visivo.
-Ciao Zack.-
 
Percorse lo spazio rimanente ma appena entrò dentro la caverna qualcosa di strano le fece capire che non sarebbe stato così facile, e guardando avanti davanti a se, vide, come se fosse vivo, il Demone Rosso sorridente.
 
***
 
-Kid, siamo a un altro scalo dimmi.-
Soul, Black Star e Tsubaki erano appena sbarcati in una cittadina desolata per aspettare il prossimo aereo, l’ultimo, che li avrebbe portati in Alaska, poiché non erano riusciti a trovare un aereo diretto si erano dovuti accontentare di fare cinque scali.
-Maka.-
-Cosa?- chiese sentendo l’ansia salire e il cuore battere forte.
-Ho perso il segnale.-
-Che intendi? Lo sai che lei stacca quel coso ogni tanto.-
-Non è questo, anche se è spento io posso percepirla, se voglio. Ma è come se non fosse più sulla terra.-
-Mi stai dicendo che è morta?- sussurrò a malapena.
-No, ma penso che stia affrontando l’ultima prova.-
-Noi ci metteremo un sacco ad arrivare!- asserì, sentendo il nervosismo salire.
-Se ho novità ti chiamo, prega per lei.-
-Anche tu.-
Guardò il cellullare nelle sue mani e l’occhio cadde sulla sua fede, non l’aveva mai guardata in quel modo ma sapeva che come il suo cuore, apparteneva a Maka e che l’avrebbe riportata a casa e cacciato Zack, non le piaceva quella situazione ma lui sarebbe rimasto lucido.
-Rimani viva.- sussurrò guardando il cielo.
 
***
 
Maka urlò, così forte che le sembrò di rimanere senza voce, per poi appiattirsi contro il muro.
 
-Non sei felice di vedermi?-
-Tu… Non sei reale.-
 
Maka rimase a guardarlo, cercando di non muovere un muscolo ma la figura minuta e tozza del Demone le fece credere il contrario, indossava lo stesso vestito della Stanza Rossa, aveva gli stessi occhi grandi e i denti affilati: era il suo demone, ed era reale.
 
-Sai, è così bello essere qui.-
 
Avanzò lungo il muro, sentendo la parete ghiacciata contro le mani, avanzò tenendo gli occhi fissi su di lui, cercando di prevedere le sue mosse ma lei dovette fare i conti con la cruda verità, si sentiva bloccata.
Il cuore le batteva così forte nel petto da farle male e avrebbe preferito poterselo togliere pur di farlo smettere, il suo braccio era tornato normale per la paura e il sudore, nonostante il freddo le continuava a cadere lungo la schiena e la sua mente era quella che non dava segni di vita.
Di solito combattiva e sempre pronta a intervenire nelle situazioni più pericolose la sua mente quel giorno l’aveva abbandonata, annullandosi del tutto.
 
-Maka.-
 
Il suo nome la portò di nuovo alla realtà e come una scarica elettrica le diede la spinta per correre via, lontano dal Demone e dalla sua paura.
 
-Non puoi sfuggirmi.-
 
Non si fermò neanche quando sentì il suo corpo urlarle di smetterla, non si fermò neanche quando non lo vide alle sue spalle, ma fu costretta a fermarsi quando un’altra persona le sbarrò il cammino.
Soul Evans.
-Non ci credo.- disse, sentendosi il cuore in gola.
-Ciao Maka.-
Guardò questo Soul ma stavolta riuscì a cogliere la differenza tra realtà e paura, quel ragazzo non era suo marito, il tono di voce non era lo stesso e aveva la solita posa del ragazzo conquistatore che stonava con la fede al dito, che a lui mancava.
Adesso aveva capito.
La caverna le mostrava le sue paure, le mostrava cosa il suo subconscio di più temeva, da cosa voleva fuggire.
Ma lei voleva fuggire da Soul?
 
-Tu non dovresti essere qua.-
-Ma sono qua.- disse lui guardandola.
 
No, io non voglio scappare da lui. Solo che voglio smetterla di sentirmi in difetto.
 
-Scusami.- disse e senza pensarci lo oltrepassò, non aveva tempo da perdere, non poteva aspettare di percorrere tutte le sue paure per trovare l’arma o sarebbe impazzita presto, così non si fermò neanche quando vide i suoi genitori o Tsubaki, oltrepassò anche Kid, iniziando ad avvertire la stanchezza nelle gambe e il fiato corto.
Ma proprio quando stette per cedere, vide la fine di quella caverna, vide il baule risplendere e sentì il cuore farsi più leggero, sentì la felicità pervaderla come se fosse una droga: la più piacevole e la più bella di tutte.
Aprì il baule e prese l’ultima parte del pugnale, l’ultima parte che avrebbe completato l’elsa e che l’avrebbe portata alla libertà, ma nel momento cui alzò quella parte la caverna tremò e iniziò ad andare in pezzi.
L’ultima cosa che ricordò prima di essere colpita in testa da un pezzo di ghiaccio, erano degli occhi azzurri che la stavano ricorrendo.
 
***
 
Zack guardò il cielo alto e rimase stupefatto, non aveva mai visto l’aurora boreale, nonostante la sua età non si era mai avvicinato così tanto a qualcosa di così bello.
 
“Forse solo a Londra.”
Già.
 
Abbassò lo sguardo e trovò gli occhi chiusi di Maka, aprirsi lentamente. L’aveva salvata, contravvenendo a tutte le regole dei guardiani, al suo protocollo, alla missione, ma non avrebbe permesso che morisse.
La vide alzarsi e toccarsi la testa dove il masso l’aveva colpita, le era uscito un po’ di sangue ma la ferita si era richiusa molto velocemente grazie al Sangue Nero e adesso lo stava guardando.
 
-Ciao.-
-Che hai fatto?- chiese lei invece, alzandosi.
-Dovresti riposare.-
-Perché?-
 
Lui si voltò lentamente, sapeva a cosa si stava riferendo solo che voleva ancora un po’ bearsi di quella strana figura, perché a breve tutto sarebbe finito.
-Cosa?-
-Tu non mi potevi salvare-
-No, io non dovevo salvarti ma non potevo lasciarti morire, c’è differenza.-
Si avvicinò, nonostante la neve alta e le scarpe inadatte le fu subito vicina, gli occhi verdi cosi splendenti che ne rimase abbagliato.
-Io…-
-Maka, non dire niente, guarda il cielo e goditi questo spettacolo che neanche io nella mia lunga vita avevo mai visto, goditi la vita e perdona il mio gesto ma presto io sarò solo un ricordo per te.-
-Che…-
Maka non ebbe il tempo di poter aggiungere altro che sentì le labbra di Zack sulle sue, e quel semplice contatto le provocò un brivido lungo la schiena.
 
***
 
-Soul?-
-Sta bene, vero?-
-Sì, ma è un altro il problema.-
-Sarebbe?- chiese sospirando.
-Si stanno spostando, sono diretti su un’isola dell’Oceano Atlantico.-
 
 
Spoiler:  
-Zack.-
-Prendi il pugnale.-
La ragazza obbedì sentendo le forze farsi sempre più fiacche, sentendo che il Demone non avrebbe permesso a lei di andare oltre, di farsi uccidere.
-Che faccio?- 

[Il prossimo sarà il penultimo capitolo <3 ]

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Capitolo 7
*** L'Isola Bouvet ***


Sono decisamente in ritardo ma credetemi passare gli ultimi giorni prima
di un esame, è davvero stancante, e nonostante i capitoli pronti non 
ho avuto le forze per aggiornare.
Lunedi finisce tutto quindi posterò l'ultimo capitolo o lunedì stesso o 
al massimo il martedi mattina, grazie come sempre del vostro 
tempo e delle vostre attenzioni :D

 
L’isola Bouvet – Oceano Atlantico
 
 
Maka era rimasta in silenzio per quasi tutto il viaggio, dopo il loro bacio erano partiti subito verso la loro ultima tappa, ma questo non le aveva permesso di rilassarsi.
Dovette ammettere a se stessa, che nonostante il breve contatto, le labbra di Zack sulle sue erano state quasi una sorpresa, piacevole e dolce.
Ma nonostante sentisse di aver tradito Soul, di aver commesso qualcosa d’irreparabile non riusciva ad odiare Zack, quel bacio sbagliato le aveva fatto capire quanto i sentimenti per suo marito fossero veri e sinceri e che il loro amore sarebbe resistito a tutto, anche a quello.
La cosa che l’aveva lasciata leggermente preoccupata erano state le parole di Zack prima del bacio, poiché il ragazzo aveva citato che lui sarebbe stato solo un ricordo per lei.
 
Deve morire?
“Maka, questo io non lo so.”
Non voglio che muoia.
“Forse devi lasciarlo andare.”
 
-Siamo quasi arrivati.-
-Stiamo ancora volando sul mare.- le fece notare lei, guardando da fuori l’elicottero.
-Lo so, adesso ci lanciamo.-
-Che?!- chiese alzando il tono di voce.
-Certo, non ci sono aeroporti, o piste di atterraggio! Maka è un’isola deserta.-
-Ma è pericoloso.-
-Ma tanto tu non puoi morire.- le disse, passandole uno di quei giubbotti da cui poi usciva il paracadute.
-Io non lo faccio.-
Lo passò nuovamente al diretto interessato e strinse le braccia al petto, distogliendo lo sguardo.
-Come vuoi.-
Il ragazzo indossò l’attrezzatura in silenzio e senza che lei se ne accorgesse fece passare delle imbracature anche attorno alla sua vita, dopo vi agganciò un gancio che proveniva dalla sua.
-Andiamo con uno solo.- sentenziò, stringendole il braccio e trascinandola verso il bordo.
-Zack ti giuro che mi metto a urlare.-
-Meglio, scarichi la tensione.-
Maka non fece in tempo a rispondere o aggiungere qualche altra parola che venne trascinata fuori dall’elicottero, ma nonostante la caduta le braccia forti di Zack la strinsero, così saldamente, che non ebbe paura.
Anzi sorrise e urlò per il divertimento, non aveva mai provato un’esperienza così bella in tutta la sua vita.
 
 
  -Adesso?- Maka si tolse l’imbracatura ed osservò la distesa di terra sopra la quale erano atterrati.
Era totalmente vuota, fatta solo di terra, qualche parte più verde, ma in pratica non vi trovò altro, solo il mare a circondarli.
 
È un’isola, non dovrei sorprendermi.
 
-Vieni.-
 
Zack avanzò senza guardarla per quella distesa di terra arida, abbandonata da Dio e dall’uomo, un pezzo di terra quasi inesistente, tranne che per lui.
Molte volte aveva sentito la storia di quell’isola prima di diventare guardiano, ma erano state molte di più le volte che aveva rifiuto la verità.
Le leggende narravano che, all’epoca degli dei, quell’isola fosse per loro il fulcro del loro culto, l’origine della loro forza, ma quando gli Dei vennero sostituiti da un unico Dio, il culto andò perso così come quell’isola.
Dimenticata da tutti, compreso da Shinigami ma non da loro, non dai guardiani.
-E’ un posto molto antico.-
-Lo sento.- sussurrò una voce dietro di lei.
-Stai bene?- si voltò per guardarla e vide Maka leggermente più bianca e tesa, le mani chiuse a pugno, strette vicino ai fianchi.
-Il Demone, vuole prendere il sopravvento.-
-Devi resistere, tutto finirà a momenti.-
Avanzarono di qualche altro passo, per trovarsi poi a metà, al centro esatto dell’isola dai confini incerti, percepì le onde del mare infrangersi sugli scogli, e in lontananza degli uccelli, quello era il posto dove tutto sarebbe finito, poiché tutto  era iniziato lì.
 
-Zack.-
-Prendi il pugnale.-
La ragazza obbedì sentendo le forze farsi sempre più fiacche, sentendo che il Demone non avrebbe permesso a lei di andare oltre, di farsi uccidere.
-Che faccio?- strinse il pugnale nelle mani, fino a farsi male.
Non lo avrebbe lasciato andare per nessun motivo al mondo, era l’unico suo modo per poter guarire.
-Devi pugnalarti.- le disse, senza guardarla negli occhi; non trovando il coraggio di farlo, guardò il pugnale e si rese conto che le stava chiedendo troppo. Troppo anche per una guerriera come lei.
-Al cuore?-
-Là risiede il Demone, solo in quel punto il pugnale potrà risucchiare la sua energia e liberarti.-
-Farà male?-
Solo allora Zack alzò lo sguardo e non poté fare a meno di accennare a un sorriso, sincero e naturale, le scostò una ciocca di capelli dagli occhi e le strinse la spalla.
-Maka, sei forte non farti venire dubbi. Io starò qua con te, devi farlo se è quello che vuoi.-
-Lo voglio.- asciugò gli angoli degli occhi per togliere le lacrime.
-Fallo.-
Lei annuì e guardò il pugnale, ma come un lampo a ciel sereno una voce infranse la quieta dell’isola.
 
-FERMA!-
Si voltò di scatto e trovò Soul, con il suo gruppo dietro di lei.
 
***
 
Erano riusciti a scendere allo scalo successivo senza perdere altro tempo, Soul era riuscito a capire dal tono di voce dell’amico che quella sarebbe stata la sua ultima tappa, l’ultimo luogo dove tutto sarebbe successo.
Così grazie alle conoscenze di Shinigami avevano affittato uno di quegli aerei più piccoli, ma che andavano veloci e si erano messi in marcia per raggiungere l’Isola Bouvet.
Non aveva mai sentito quel nome e da un lato fu meglio così, meno sapeva del luogo cui Maka era diretta meglio sarebbe stato anche se il suo cuore aveva preso a battere a un ritmo costante, anche se leggermente frettoloso.
Doveva vederla, salvarla e riportarla a casa, così quando si era lanciato da quell’aereo con i suoi amici non si aspettava di vedere quella scena.
 
Adesso che vedeva Maka dopo settimane, trovò delle profonde differenze in lei.
Era leggermente più magra e indossava dei pantaloni di tuta stretti e neri con degli anfibi, quasi non la riconobbe senza la sua gonna e invece della camicia, da lei preferita, indossava una maglietta leggermente larga, e le lasciava scoperto un pezzo di spalla. Gli occhi, che per molto tempo erano stati inespressivi li vide pieni di vita e ardenti, e quasi gli prosciugarono le forze.
Quella era la Maka di cui si era innamorato, combattente e forte, pericolosa e coraggiosa e la stava rivedendo per la prima volta dopo mesi, per la prima volta dopo un tempo che gli parve immenso ma poi la sua attenzione venne catturata dal ragazzo.
Zack.
Osservò anche lui e non negò a se stesso la verità, era un bel ragazzo, quello che non passa inosservato e che con la sua semplicità poteva colpire il cuore delle ragazze, vide come il guardiano lanciava delle occhiate a Maka, le mani leggermente tremanti e il respiro misurato, poi fece un passo avanti per mettersi davanti a lei.
Davanti alla sua Maka, a sua moglie e questo semplice gesto gli fece andare in corto circuito il cervello, annullandolo del tutto.
 
-So perché siete qua.- disse pacatamente, -Ma sappiate che non potete fermarla.-
-Maka, cerca di capire non puoi farlo veramente!- le urlò Tsubaki, poiché come lui anche lei aveva sentito la parte inerente al pugnalarsi il cuore.
-Ragazzi grazie, ma devo.- disse semplicemente, senza distogliere gli occhi dal pugnale, e solo allora Soul notò la carnagione pallida, gli occhi verdi circondati da occhiaie pesanti e il tremolio delle mani, Maka non stava bene.
-L’avete sentita.-
-Tu lasciala stare!- scattò Black Star, -Nessuno ti da il diritto di parlare per lei, lo può fare solo Soul!-
-Chi? Il ragazzo che è rimasto in silenzio?-
Solo allora Soul si rese conto che non era ancora riuscito a dire niente, stringeva i pugni forte, per riacquistare la lucidità ma era certo che fosse tutto inutile.
-Maka.- inspirò a fondo, -Butta il pugnale e torniamo a casa, possiamo trovare un altro modo.-
-Un altro modo, Soul?- urlò con tutta se stessa, -Questo è l’unico modo!-
-Per me non devi farlo, mi stai bene così come sei.-
-Cioè come? Fingendo di stare bene? Fingendo che quel Demone non faccia parte di me? Illudendoti di avere una moglie normale? NO!
Non posso più sopportare tutto questo, non posso più perdere il controllo, non posso permetterlo o il Demone non mi lascerà più andare, devo scacciarlo!
O lui si prenderà tutto, preferisco morire invece di lasciarlo vincere!-
 
-Non dici sul serio.- sussurrò incredulo, indietreggiando un po’.
-Zack, ti prego.- disse rivolgendo uno sguardo supplichevole a quel ragazzo che la stava guardando come se lei fosse il suo mondo, come se fosse il suo sole e la sua luna, il giorno e la notte. Come se fosse il suo tutto.
-Sì.- disse allontanandosi da lei, e brandendo una sciabola, dal nulla, -Ci penso io.-
Lei fece due passi indietro e diede le spalle a tutti, riprendendo il pugnale tra le mani e chiudendo gli occhi.
-No!- urlò nuovamente Soul, lanciandosi verso Maka per impedirle di farlo e senza che se ne rendesse conto il suo braccio trasformato in falce venne fermato da Zack, che si era interposto tra loro.
-Non posso farti avvicinare, non ancora.- disse calmo.
Solo così Soul capì cosa intendesse dire quando Kid gli aveva detto che lui era un guardiano, l’atteggiamento pacato e il viso rilassato nascondevano in realtà un grande combattente, anche per lui.
-Ci penso io, ancora non hai avuto il piacere di scontrarti contro un DIO!-
Black Star colpì subito dopo di lui, ma venne respinto da un semplice movimento della sciabola, come se avesse il potere di muovere l’aria attorno a loro.
-Io sono un guardiano, in me c’è davvero molta forza e non vi sarà possibile percepire la mia anima, lasciate che Maka faccia quello che deve fare.-
-Tu la vuoi morta, eppure non si direbbe da come la guardi.- si lasciò sfuggire Soul.
-No, non la voglio morta ma voi non avete capito cosa significa per lei questo.-
-La morte.-
Il ragazzo scosse la testa e si rese conto che avrebbe dovuto combattere.
-Sarebbe stato tutto più semplice se vi foste impegnati di più a capirla, a capire il motivo per cui lo deve fare.
Fatevi avanti allora.-
Soul e Black star non se lo fecero ripetere due volte e si scagliarono contro il nemico.
 
***
 
Maka stava cercando di non voltarsi e interrompere quello che le tre persone alle sue spalle stavano facendo, non avrebbe voluto che combattessero per lei, non avrebbe voluto chiedere a Zack di tenere suo marito e i suoi migliori amici lontani da lei, ma sapeva anche che loro non avrebbero capito, che non avevano ancora capito niente.
Inspirò ancora e guardò il pugnale, doveva farlo, doveva liberarsi di quel peso per sempre.
 
“Non sei pronta, Maka.”
 
Guardò davanti a lei, perdendosi nel cielo che si mischiava col mare e capì che il Demone era con lei, non più in una dimensione a parte, quasi separata dalla realtà ma che adesso viveva con lei la sua stessa dimensione, aveva aumentato il suo potere su di lei.
 
“Tu hai bisogno di questa forza, cosa saresti senza?”
“La ragazza di prima, quella che poteva morire.”
“Ti importa così poco della tua vita?”
“Mi importa così tanto che odio non essere vulnerabile, odio sapere che sei tu a tenere le redini della mia vita, tu a decide per me.”
“Maka, non lo fare.”
 
Stavolta però aveva deciso di non ascoltarlo, stavolta aveva deciso lei della sua vita, non Soul, Kid o suo padre, lei e basta.
Guardò ancora il pugnale e stavolta sorrise, si sarebbe liberata di tutto.
 
“Addio.”
 
Un colpo secco, le bastò un semplice colpo per sentire la carne spaccarsi per far passare il pugnale.
Sentì il cuore scontrarsi con quella lama dura e vecchia di secoli, non provò dolore, non provò niente, solo un profondo senso di libertà e di spensieratezza. Vide la sua maglietta macchiarsi di sangue, ma non le importava, sarebbe stata libera finalmente, e per sempre.
 
***
 
-No.- Soul credette fino all’ultimo che sua moglie non lo avrebbe fatto, credette che tornasse in se e che buttasse in mare quel ridicolo pugnale, ma invece non lo aveva fatto.
Così quando lui aveva distolto lo guardo solo per un attimo, capì che era ormai troppo tardi, poiché quando tornò a osservarla era caduta sulle ginocchia e una macchia di sangue stava bagnando la terra sotto di lei.
Corse, corse più veloce di sempre per buttarsi accanto a lei e sorreggerle la testa.
-Maka.- sussurrò asciugandosi le lacrime che avevano iniziato a scorrere lente, ma notò che lei non stava piangendo, gli stava sorridendo.
-Ciao.- disse sfiorandogli la guancia.
-Perché?- le urlò, forse troppo forte.
-Non vedi? Adesso starà bene.- disse Zack, inginocchiandosi accanto a lei, e posandole una mano sul viso,
 -Sei stata brava.-
 
Maka tossì leggermente e poi voltò lo sguardo verso lui.
-Ho trovato il coraggio.-
-Non era poi così difficile, era dentro di te.- rispose, sarcasticamente, -Adesso però…-
Zack guardò il pugnale ancora conficcato nel petto di lei e lo sfiorò delicatamente.
-Maka adesso è il momento di lasciarsi alle spalle il passato, adesso puoi ricominciare, puoi prendere in mano la tua vita e decidere tu, solo tu, della tua vita.-
-Stai andando… Via?- chiese, leggermente affaticata.
-Sì, mi hai permesso di vivere quella vita che mi era stata preclusa da sempre, mi hai dato una chance. Nessuno lo aveva mai fatto, con me. E ti devo ringraziare.
Soul prenditi cura di tua moglie, è una ragazza speciale e merita tutto l’amore del mondo.-
Afferrò con decisione l’impugnatura e strinse forte per poi estrarlo, dal suo petto. La ragazza sussultò e Soul si rese conto che il suo sangue non era più nero.
-Penso che in un’altra vita ti avrei amato e avrei lottato per te, ma tocca a tuo marito farlo, oggi.-
-Zack.- sussurrò, coprendosi la mano con la bocca prima di sputare sangue.
-Sei una grande guerriera ma vali molto di più come persona, non ti scorderò.-
-Grazie.-
Soul guardò il ragazzo che aveva appena detto di amare sua moglie ma improvvisamente gli apparve più sfocato, come se stesse perdendo consistenza e con una folata di vento lo vide sparire del tutto, lasciando come unica traccia della sua presenza il profumo di lavanda.
 
***
 
Soul strinse ancora più forte la mano di Maka tra le sue, riuscì a percepire il suo battito cardiaco, un po’ debole, ma il cuore non aveva smesso di battere, e la pelle stava tornando al suo solito colorito.
La strinse ancora di più ma poi la lasciò andare, per osservare gli occhi chiusi di lei e il corpo rilassato sul lettino della Shibusen, erano rientrati da qualche ora, Kid aveva mandato un elicottero a prenderli quasi subito e dopo un piccolo intervento di Stein al cuore di Maka, l’avevano lasciata riposare.
Ma adesso Soul non riusciva neanche a guardarla, distolse lo sguardo.
 
Per quanto io sia felice di vederti qua, al sicuro, a casa, mi sono reso conto che tu non hai avuto fiducia in me nascondendomi la tua missione per un mese, nascondendo i luoghi e i pericoli che avresti dovuto affrontare, nascondendomi Zack.
Lui ti ama, e… Credo di capire cosa lo abbia spinto ad amare una come te, è stato lo stesso che ha spinto me ad amarti: il tuo animo così puro, sempre alla ricerca della giustizia, la tua buona fede verso il mondo, ti sei fidata di un libro vecchio come la terra ma cosa ha comportato, questa tua fiducia smisurata?
“Che tu adesso non ti fidi di lei.”
Hai ragione, non riesco a guardarti, non riesco a provare niente se non un forte dolore al petto, dove sta il cuore, perché tu mi hai fatto tutto questo.
 
Si alzò dalla sedia, avvicinandosi verso la porta.
 
-Non so se io e te potremo mai tornare a essere felici,  Maka, non so se potrei perdonarti le bugie sulla missione, su Zack e il pugnale. Non so se riuscirò a guardarti negli occhi, ma per quel che vale: sono felice che tu sia tornata a casa.-
Si chiuse la porta alle spalle ma non fece caso alle lacrime che stavano attraversando il viso della giovane ragazza, e il singhiozzo che ne seguì.
 

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Capitolo 8
*** Fight the empty of insanity ***


Fight the empty of insanity
 
 
Maka guardò con attenzione il lettino su cui aveva riposato fino a quel momento, guardò il luogo dove aveva passato l’ultima sua settimana, dove era tornata alla vita.
Con un semplice gesto chiuse gli occhi e anche la porta, cercando di dimenticare quel breve periodo così doloroso della sua vita.
 
Si era pugnalata al cuore, con un Artefatto Demoniaco, vecchio quanto la terra e aveva combattuto il vuoto della follia, e aveva vinto.
 
***
 
Sono Maka, e oggi mi sento bene, dopo una settimana di terapia, antibiotici e sonniferi ho ripreso coscienza di me, del mio corpo e della mia mente, ma soprattutto della mia anima.
E di lui non ho percepito neanche l’ombra, ma una strana sensazione mi ha aiutato a capire.
Ho vinto, ho vinto la battaglia più difficile della mia vita, ho vinto contro il Demone Rosso.
Sono riuscita a combattere il vuoto che mi aveva procurato la follia, sono riuscita a trovare il coraggio per affrontarlo, e lui l’ha notato.
Anche Zack prima di lasciarmi mi ha detto le stesse cose, mi ha detto che sono stata brava, ma Lui invece non ha fatto lo stesso.
Non riesco a dire il suo nome, non riesco a pronunciare quelle poche lettere che formano la sua persona, che lo indicano come mio marito.
Per una settimana mi sono limitata a pensarlo, intensamente, sperando di vederlo entrare in camera mia, di vederlo sorridere e di vederlo di nuovo felice, ma Lui non è mai venuto.
Soul non è mai venuto a farmi visita.
Così io non ho mai chiesto di lui, non ho chiesto a Tsubaki di consegnarli una lettera o un messaggio, ho deciso di aspettare, e mentre riprendevo coscienza di me sono riuscita a capire tutto.
Il libro, nonostante lo strano linguaggio, mi ha permesso di portare a compimento la missione della vita: tornare me stessa.
La più difficile missione che mi hanno assegnato ma senza l’aiuto di Zack, non ci sarei riuscita; adesso non mi fa male pensare a lui, non provo niente se non un immensa gratitudine, poiché come lui aveva previsto sarebbe stato solo un ricordo.
Forse in un’altra vita lui mi avrebbe potuto amare, ma io anche in quella vita avrei amato Soul.
 
Sono Maka Albarn e adesso sono un’artigiana che può trasformarsi in arma; forse sono l’unica del mio genere, ma non mi interessa, a me sta bene così.
Ho rivisto mio padre dopo la missione e mi è sembrato più vecchio, più debole, e mi sono resa conto che è grazie a lui se oggi sono viva, lui che mi ha donato il suo sangue e la sua forza.
Lui che mi ha donato la vita.
 
Sono Maka Evans ed oggi andrò a cercare mio marito.
Non lo vedo da una settimana ma le sue ultime parole sono rimaste impresse nella mia mente, come una cicatrice.
L’ho deluso, l’ho ferito e l’ho tradito.
Io non riuscirei a perdonarmi, ma sono stata quasi costretta a compiere determinate scelte, ma non intendo dare la colpa a nessuno, sono stata io ad agire ed io intendo essere giudicata per quello che ho fatto.
Ma adesso è arrivato il momento di chiarire, di fargli capire che cosa mi ha fatto quella missione, che mi ha permesso di tornare a vivere, poiché pugnalandomi ho ucciso quel Demone, ho detto addio alla follia per essere me stessa.
Solo Maka.
Ma per la prima volta mi sta bene così, perché io ho vinto, perché ho capito che la follia mi avrebbe risucchiato dentro il suo vuoto, ma sono riuscita a batterla.
Io ho sconfitto la follia.
Io. Maka.
 
***
 
-Ciao.- sussurrò, avendolo colto di spalle.
-Ah… Sei tu.-
 
Il cuore di Maka iniziò a battere forte, forse troppo forte, stavolta il Sangue Nero non l’avrebbe aiutata a restare in vita e il collasso per infarto non la entusiasmava molto come morte.
-Sì Soul, sono io.- disse, cercando di riacquistare fiducia in se stessa.
-Mi hanno dimessa stamattina e sono venuta da te.-
Era la verità, aveva deciso di parlare con lui già dopo il suo risveglio effettivo dall’operazione, ma lui non era mai venuto a parlare con lei, così si era diretta a casa loro.
Dove avevano passato i loro momenti più belli, dove lei aveva sempre trovato rifugio, lo aveva incontrato davanti al portone, con le chiavi di casa in mano e i capelli portati indietro dal cerchietto e lei lo aveva trovato bellissimo.
Il corpo anche se minuto, sempre muscolo, era messo in risalto da una maglietta a maniche corte di colore giallo e le gambe erano fasciate con dei jeans stretti, lei lo trovò perfetto e bellissimo.
Come la prima volta che lo aveva visto, come quando lui aveva suonato per lei.
-Perché?- chiese guardandola negli occhi.
Rosso e Verde.
Un contrasto perfetto.
-Perché Soul ci sono tante cose che devo dirti, tante cose da chiarire.-
-No, io non voglio sentirle. Non ora.- inserì le chiavi della fessura e aprì il portone.
-Aspetta! Ho sbagliato, ma non me ne pento.-
-Cosa?-
-Hai capito, lo sai che non mi sarei stata fermata ad aspettare che mi distruggesse, lo sai che avrei reagito! Ho dovuto nasconderti la verità o tu non mi avresti lasciato andare, non mi avresti permesso di affrontare quei pericoli!-
-Certo, ti sei anche innamorata di un altro uomo!- urlò, stringendo i pugni.
-Io non mi sono innamorata di Zack, lui per me è stato il guardiano che mi ha permesso di finire la missione. Gli devo la vita, ma non lo amo. Io amo te.-
-Ed era necessario tenermi tutto nascosto? Scappare, mentire a me e ai tuoi amici?-
-Soul…-
-No Maka… Ho bisogno di tempo, perché anche se tu non lo ami, quello là ti ama, o ti amava e tu mi hai comunque mentito.-
Le diede le spalle, per entrare dentro il portone che lo avrebbe condotto a casa, nella loro casa.
-L’ho battuto Soul, io ho sconfitto la follia.- sussurrò, non riuscendo più a trattenere le lacrime.
Si voltò di colpo e in quegli occhi rossi trovò il ragazzi di cui era sempre stata innamorata, la Buki perfetta, la Falce della Morte, suo marito.
 
***
 
Soul si chiuse la porta alle spalle e guardò in alto, verso il sole di Death City e sorrise.
Non era stato facile, soprattutto per lui, ma alla fine era riuscito a muovere quei muscoli che formavano il suo sorriso, quello che l’aveva conquistata.
Si incamminò lentamente, decidendo di non prendere la moto, per godersi quella giornata estiva e il caldo che già si faceva sentire, sul suo corpo, per dirigersi verso la scuola, tutti lo stavano aspettando ma lui quel giorno aveva deciso di fare le cose con calma.
Sapeva che Maka non sarebbe stata a casa al suo risveglio ma ciò non gli aveva più provocato quelle fitte al cuore, che lo avevano accompagnato nella prima settimana della loro “nuova” storia, quelle fitte che lo tenevano sveglio fino a quando lei non si faceva sentire, ma dopo mesi tutto era passato.
Adesso non aveva più paura e il merito era di Maka.
Con le sue parole, con i suoi gesti e col suo sorriso gli aveva permesso di tornare a vivere.
Sorrise di nuovo, sentendo nel cuore che quelle parole erano le stesse che lei gli aveva pronunciato mesi fa, era tornata a vivere grazie a quella missione e adesso anche lui era in grado di ammettere la veridicità di quella frase.
Maka si era persa, per troppo tempo, dentro l’oblio, conquistata e sottomessa dal Demone Rosso e dal Kishin, due figure che seppur simili erano totalmente diverse.
Nonostante la morte del secondo, il Demone era rimasto dentro di lei, facendola allontanare da lui sempre di più, giorno dopo giorno e creando tra loro un muro quasi invalicabile, ma lei aveva avuto il coraggio di abbatterlo e Soul si era convinto che senza il suo sacrificio loro sarebbero ancora lontani.
Se Maka non avesse lottato per lui, a quest’ora l’avrebbe persa e per sempre anche.
Così quando gli capitava di pensare a quelle settimane che erano stati separati, alla paura, alla gelosia che aveva provato per Zack, sorrideva, sorrideva perché sapeva che sua moglie lo amava e che non lo avrebbe mai lasciato e nonostante il timore iniziare l’aveva perdonato.
Le aveva perdonato tutto, perché senza di lei non sarebbe andato da nessuna parte, senza di lei non avrebbe potuto vivere.
Intravide le scalinate della scuola e aumentò il passo, sentendo il cuore battere sempre di più, sentendo il suo animo vicino.
Nonostante la morte del Demone l’avesse costretta a riconsiderare la sua forza, Maka non si era arresa all’evidenza, e allenandosi tutti i giorni era riuscita a migliorare sia fisicamente che mentalmente, ma stavolta le sue capacità non erano merito del Sangue Nero o del Demone Rosso, ma solo sue, lei era bravissima.
 
Era riuscita, dove lui avrebbe sicuramente fallito.
 
-Ciao Soul.-
-Tsubaki, hai visto che bella giornata?- rispose, alzando gli occhi al cielo, per osservare ancora una volta quel sole che gli sorrideva dall’alto.
-Oh be, ma non è finita. Ti sta aspettando nella Death Room.-
-Vado.- sussurrò, senza guardare l’amica, per dirigersi a passo spedito dentro la scuola.
 
Da quando lei era tornata aveva rimesso in discussione la sua vita, cercando di adattarsi alla nuova Maka, a quella ragazza così diversa ma anche così simile alla precedente. Cercando di capire cosa lei provasse, di accettare il passato per concentrarsi sul futuro e nonostante tutto il dolore che aveva sofferto, c’era riuscito.
Aveva messo da parte quella missione, quei giorni, quelle settimane e si era concentrato sulla sua compagna, sulla loro famiglia.
-Ciao.- annunciò entrando nella stanza, ma al suo interno vi trovò solo lei.
Adesso i capelli erano più domati, sempre lunghi ma con un taglio più netto, il corpo troppo magro aveva ripreso la sua forma di sempre e gli occhi erano tornati a brillare.
-Dove sono tutti?- chiese senza staccare gli occhi da lei.
-Ho chiesto un po’ di privacy.- disse, avvicinandosi lentamente a lui.
-Per cosa?-
Le piaceva quando faceva in quel modo, quando aveva il controllo della situazione, della loro storia.
-Devo dirti una cosa importante, sono stata da Stein, oggi.-
-Lo avevo intuito, non stai male, vero? Quel Demone non è tornato?-
-Il Demone non centra e io sto bene, anzi benissimo Soul.- un sorriso sincero le aprì il viso, rendendola ancora più affascinante.
-Allora cosa c’è?-
-Aspettiamo un figlio. Veramente due. Sono gemelli.-
Il suo cervello impiegò solo un attimo per registrare la notizia e anche lui sorrise, per poi baciale la moglie con passione, redendosi conto di essere l’uomo più fortunato al mondo.
 

 

Anche stavolta siamo arrivati alla fine, mi scuso per il ritardo ma il trasferimento mi ha scombussolata parecchio!
Maka e Soul hanno il loro happy ending, credetemi se vi dico, che le parole dell'ultimo capitolo sono uscite da sole e non ho potuto fare a meno di renderle tali.
In queste due storie ne hanno passato davvero tante, fra nemici, incomprensioni e Demoni, la loro vita di coppia non è stata mai tranquilla, ma con questo finale mi sono impegnata per renderla tale: saranno alle prese con due figli, e questo era il mio obiettivo fin dall'inizio.
Molti di voi avranno odiato Zack, ma io l'ho reputato un degno avversario per il cuore di Maka, ha capito fin da subito cosa rendesse la ragazza speciale, innamorandosene come un ragazzo normale, solo che la portata del suo compito non gli ha permesso di vivere questa "favola", quindi nonostante tutto io penso proprio di approvarlo.
Maka ha finalmente capito cosa vuole, cosa la rende felice e ha finalmente battutto l'ultimo ostacolo!
Adesso spero solo che come me voi siate soddisfatti e che mi perdoniate la fretta ma sto usufruendo del pc di mamma e devo correre, vi dico solo che forse scriverò qualche one-shots su di loro, in questa estate!
Grazie di cuore a voi che non mi avete abbandonata, che siete rimasti con me per tutto questo tempo, che avete letto e commentato, aggiunto nelle preferite e recensite per tutto questo tempo!
GRAZIE!!!
<3

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