1001 nights

di kerryjackson95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** court life ***
Capitolo 2: *** stab in the heart ***
Capitolo 3: *** desperate crying ***
Capitolo 4: *** Fantasy of a king ***
Capitolo 5: *** A desire that grow up ***
Capitolo 6: *** good night Mimi ***
Capitolo 7: *** a nightmare that become dream ***
Capitolo 8: *** Honey salvation ***
Capitolo 9: *** the rebirth ***
Capitolo 10: *** The escapism of the children ***
Capitolo 11: *** peace ***
Capitolo 12: *** the desert rose ***
Capitolo 13: *** moonlight ***
Capitolo 14: *** Breakfast from heaven ***
Capitolo 15: *** a sweetice conewaffle ***
Capitolo 16: *** the valley of the army moon ***
Capitolo 17: *** The gift... ***
Capitolo 18: *** IO... TI... AMO... ***
Capitolo 19: *** the engagement ***
Capitolo 20: *** Sleeping sweetly ***



Capitolo 1
*** court life ***


Il principe Misael era disteso sul lungo divano d’avorio.  Il re Cam lo chiamò:
“Misael!”
“Si padre!”
“Io e tua madre dobbiamo parlarti!”
Misael si sentì agitato, quando suo padre gli diceva così è perché era qualcosa di importante.
La regina Agar entrò nella stanza, i passi leggeri riecheggiavano nella stanza; si avvicinò a Misael e lo salutò dandole un bacio sulla fronte: aveva sempre amato molto suo figlio! Era il suo unico figlio, l’aveva cresciuto con amore e lui la rendeva orgogliosa e felice, non era come gli altri era sensibile, dolce, puro e innocente tutto quello che spesso un principe non è, ma tutto ciò che un principe dovrebbe essere  e poi, tutti nel regno erano a conoscenza della sua straordinaria bellezza, era affascinante ed esotico, ma del resto lei lo sapeva quando una donna di origini greche, chiara di carnagione, di capelli e di occhi sposa un uomo egiziano scuro e mediorientale il figlio non può che essere stupendo. Lo guardò… era così bello, aveva un corpo longilineo, scolpito, tonico e asciutto, la pelle colore dell’ambra, mani lunghe e affusolate, capelli ricci e neri, e morbidi e gli occhi color caramello, penetranti e sensuali, la bocca carnosa color pesca, il naso a patatina e i lineamenti fini, mascolini ed esotici, in effetti nessuno, nessuno avrebbe mai creduto che essendo così bello ed essendo il principe lui potesse essere… ehm… ancora vergine. Ma lei che era sua madre e lo conosceva bene, lei si che lo sapeva, suo figlio era maturo, serio e anche molto generoso, aveva dei valori quelli che lei le aveva trasmesso. Una sera l’aveva sentito quando i suoi amici scherzando lo prendeva no in giro:
“Hai 18 domani e sei ancora vergine? Ma che cosa credi di avercelo d’oro?”
“C’è il principe Maalalel  che ha sedici anni, eppure si dice che abbia già in giro due o tre figli illegittimi, e tu? Cosa fai ancora qui?”
Lui si era alzato e aveva detto con tono educato, ma deciso:
“Basta con questa storia. Sapete cosa ne penso? Io credo nel vero amore, avrò una sola moglie, una sola donna e sarà l’unica che avrà tutto di me… che mi amerà… completamente. Quando la sposerò ci uniremo, ma prima di sposarmi, non voglio essere di nessuno.”
Lei era rimasta commossa da quelle parole, era suo figlio poteva dirlo fiera, nonostante tutto, il padre sebbene accettasse questa sua scelta non la condivideva pienamente.
Ora però Misael, suo figlio aveva 20 anni e la situazione non era cambiata. Ora era lì sdraiato su quel divano d’avorio e con addosso la sua tunica color caramello, senza maniche corta, lunga fino alle ginocchia, con il bordo rosso-arancione, scollata sul petto, la sua collana d’oro e l’anello reale, aveva tolto i sandali e li aveva lasciati per terra, aveva allungato le gambe sul divano e aveva appoggiato i piedi nudi sul bordo.
Era così sereno, Agar sentì le lacrime che le riempivano gli occhi; lei e Cam dovevano dirgli qualcosa che gli avrebbe cambiato la vita e forse, anzi sicuramente l’avrebbe turbato.
Dovevano dirgli che era ora di prendere moglie. Si sedettero di fronte a lui e Misael disse ridendo:
“Allora che dovete dirmi?”

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Capitolo 2
*** stab in the heart ***


Sua padre mise una mano sulla spalla di sua madre, come faceva ogni volta per consolarla in una situazione poco piacevole. Il padre disse:
“Misael! Ormai hai quasi ventun anni.”
“Quindi?” Misael sentì il sangue gelarsi nelle vene  pregando gli dei che l’argomento non fosse proprio quello.
“Sai  bene quanto io rispetti la tua idea sulla verginità e cose simili, ma volevo dirti che… beh insomma sei in età da moglie e la legge dice che se vuoi diventare re e non perdere il trono devi sposarti.”
“Ma perché padre? Tu sei ancora vivo e giovane, puoi governare ancora a lungo, che fretta c’è,  perché mi devo sposare?”
“Perché anche se ho solo 45 anni, non ho intenzione di morire sul trono e vorrei che tu prendessi il potere prima che io ne compia 55.”
“Ma perché? Perché padre? Io sono giovane, voglio godermi la vita e lo sai cosa ne penso...”
“Si lo so non c’è bisogno che me lo ripeti!”
“Ma io non sono ancora pronto per avere una donna, una moglie, io voglio, viaggiare, passare le serate in compagnia dei miei amici, divertirmi e una donna adesso è l’ultima cosa che voglio.”
Agar intervenne dolcemente:
“Amore, sai che io e tuo padre ti comprendiamo benissimo, ma vedi io e tuo padre siamo stanchi di regnare abbiamo fatto molto per il regno. Anche se governiamo solo da ventun anni abbiamo fatto molto di più per il regno di chi l’ha governato per cinquanta o sessanta, quindi vorremmo che pensi seriamente alle tue responsabilità. E poi insomma, non puoi morire senza una progenie ed è giusto che tuo figlio sia abbastanza grande per governare quando sarai tu a non volerlo fare più.”
“Devo sposarmi, devo prendere moglie, devo crescere dei figli... troppe responsabilità, ma io ho vent’anni non ne voglio sapere niente, quasi quasi rinuncerei al trono.”
Suo madre disse: “Misael!”
Solo quando vide sua madre ferita dalle sue parole Misael capì di aver esagerato.
“Cosa dici! E’ un onore servire il regno, tu sei il nostro unico figlio e hai il dovere di farlo , non dirlo nemmeno per scherzo che vuoi rinunciare al trono, io e tuo padre abbiamo lavorato molto per il regno e vogliamo andarcene consapevoli che l’abbiamo lasciato nelle mani giuste e non a un governante crudele. Tu sei la persona più adatta per governare il regno, è da quando sei nato che hai ricevuto l’adeguata istruzione per farlo.”
“Tua madre ha ragione Misael! Sei ingrato a dire queste parole, io e tua madre abbiamo fatto di tutto per il regno e per darti un futuro prospero e un educazione da buon sovrano e tu ci ripaghi dicendoti che stai pensando di rinnegare la tua stirpe reale? Mi spezzi il cuore Misael.”
“Padre, madre! Vi prego non fate così! Sapete che vi amo, e l’ultima cosa che vorrei fare è rinnegarvi, ma è veramente troppo per me, a quest’età non sono pronto e poi io non mi voglio sposare. Non potrei governare senza essere sposato?”
“Basta adesso! Non voglio più sentire queste cose uscire dalla tua bocca, sei un ingrato, un lavativo e secondo me… hai qualche problema.”
“Cam ti prego!” disse Agar guardandolo scioccata.
Misael lo guardò con gli occhi lucidi: “Come? Cosa hai detto padre?”
“Si l’ho detto ecco! Secondo me tu hai qualche problema, tutti i principi hanno delle donne e tutti i re hanno più di una moglie, a sedici anni hanno già fior di ragazze;  e anche la maggior parte di tutti gli altri ragazzi più poveri e meno celebri di te hanno già delle esperienze alla tua età e tu cosa fai? Vuoi solo una moglie, non sei pronto per questo, non sei pronto per quello; impara a crescere, non puoi stare nel mondo dei sogni per tutta la vita. Il popolo chiacchiera ed ha pure ragione: un principe di vent’anni, bello, avvenente e desiderato da ogni ragazza del popolo, vergine.”
Misael lo guardò con i suoi occhi profondi e tristi ormai umidi e trattenendo a stento le lacrime disse:
“Davvero padre, pensi questo di me?”
“Si. Te lo dico per il tuo bene. Questa storia deve avere una fine.”
Misael disse:  “Non sapevo di non essere normale.”
SI tirò su di scatto dal divano su cui era sdraiato e si diresse con passo deciso verso le sue stanze, la madre lo chiamò:
“Misael! Aspetta , tuo padre si è spiegato male, MIsael!”
Ma lui continuò a camminare incurante di tutto, con le lacrime che ormai gli rigavano il volto Misael si diresse nelle sue stanze, chiuse la porta e si sdraiò sul letto piangendo intensamente.




Commento dell'autrice: Ciao ragazzi, scusate se commento solo al secondo capitolo. Insomma il nostro bellissimo e dolce principe ha proprio un bel problema da risolvere, suo padre l'ha proprio trattato male. So che alcune cose sembrano un po' strane, ma considerate che siamo nell'antico Egitto. Aspetto vostre recensioni.

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Capitolo 3
*** desperate crying ***


Disteso sul letto con la faccia rivolta al soffitto, le lacrime che gli rigavano il viso dai lineamenti fini e mascolini, chiuse gli occhi pensando:
“Cosicché… ora è tutto chiaro, ecco perché ero sempre diverso da tutti i ragazzi della mai età, ho qualche problema, ecco perché, non sono a posto. Altro che – Misael tu hai qualcosa in più degli altri, sei più sensibile, sei migliore, sei un bravo ragazzo-, non ho qualcosa di più degli altri ragazzi a quanto pare c’è qualcosa che mi manca. Ma perché, perché su tutti i ragazzi in gamba che ci sono sulla terra proprio io che sono così dovevo avere il compito di essere un principe, proprio io che sono così incapace, poco maturo e anche così indegno a quanto pare. Ma cosa ci sarà mai di male a volersi godere la vita, a non voler comandare e a non avere voglia di governare altre persone esattamente uguali a noi? Cosa ci sarà di male a volere come moglie solo una donna e ad amare colei che diventerà mia sposa?”

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Capitolo 4
*** Fantasy of a king ***


Misael si mise a sedere sul letto, si sentì pesante si liberò dagli abiti che aveva addosso, si tolse la collana reale, felice di essere finalmente privo di qualsiasi ornamento,  passò davanti allo specchio si passo una mano nei capelli ricci e un po’ spettinati, infine dopo essersi coperto fino al bacino con un lenzuolo di seta bianco chiuse gli occhi pensando al suo triste destino: obbligato a sposarsi e obbligato a governare… cosa c’era di peggio?
Abbracciò il cuscino come faceva ogni volta che aveva bisogno di amore e affetto che ormai essendo grande non poteva più chiedere alla mamma; anche se per quanto sarebbe dipeso da lui l’avrebbe fatto. “Un po’ di coccole… un po’ di coccole…” pensò Misael mentre il viso umido di lacrime era contratto in una smorfia di sofferenza…
Misael era sempre rimasto un po’ bambino, dolce, innocente e soprattutto con tanta, tanta, tanta fantasia… era il principe e sarebbe stato il re, ma questo non significava felicità per lui. Si era creato un mondo fatto solo di persone che lo amavano per ciò che era e non per ciò che aveva, fatto di persone che lo lasciavano vivere in pace e lo trattavano come uno di loro, non come un dio o un re o qualcuno di particolarmente importante ed era questo che lui adorava. Nel suo mondo tutto era divertente, innocuo e completamente puro e privo di malizia. Piangeva stringendo il cuscino, una donna molto bella di nome Abigail li accarezzava i capelli: “Le coccole? Le coccole arrivano piccolo mio, non ti preoccupare, ci sono io qua con te e non intendo lasciarti.”
Misael si calmò e tirando su il suo viso rigato di lacrime sorrise: “Abigail finalmente sei qui!”
Lei lo abbracciò come si abbraccia un cucciolo, qualcuno che ha bisogno d’affetto, come si abbraccia un figlio. Lui si lasciò abbracciare; sentì il suo profumo e il suo respiro: evidentemente la sua fantasia era entrata in azione.
“Qual è il problema Misael?” chiese un gatto parlante di nome Astoret.
“Devo sposarmi, devo diventare re e non voglio, non sono ancora pronto.”
“Non sposarti e non diventare re.” Disse una tartarughina di nome Fuzba.
“E’ semplice per te parlare… pensi che sia così semplice? Non posso rifiutarmi, ne ho parlato con i miei e quando gli ho detto che ero così preoccupato da pensare di rinunciare al trono mi hanno dato dell’ingrato e mi hanno detto che io voglio rinnegarli e non gli voglio abbastanza bene. Mio padre mi ha detto che devo crescere, che non posso più vivere nel mondo dei sogni e che ho qualche problema…”
“E perché?” chiese curioso il gufo guardandolo coi suoi occhi sbarrati.
Tutti lo fissarono, Misael diventò rosso per l’imbarazzo, poi fece un respiro profondo e disse:
“Perché sono vergine!”
“Eh? Che roba è?” chiesero tutti in coro come se Misael avesse detto una parolaccia, Abigail era l’unica a non essere sbigottita perché era grande e sapeva queste cose come qualsiasi altra mamma.
“E? quando… quando… ecco quando una persona  è vergine vuol dire che non si è mai unita ad un’altra persona. Nel mio caso sono vergine perché non ho mai dormito con una ragazza.”
“Hai dormito con tua mamma!” disse un cagnolino di nome Obab.
“Ma no… ma no… non in quel senso. Insomma, vuol dire che non hai mai avuto rapporti sessuali con qualcuno.”
“Ahhhh!” esclamarono tutti in modo affermativo con aria maliziosa.
Abigail disse: “Ehi ragazzi che ne dite se lasciate me e Misael un po’ da soli?”
“Ok!” risposero tutti con aria scocciata.
Quando tutti furono usciti dalla stanza mormorando Misael fissò Abigail con i suoi dolci occhi penetranti e scuri. Lei lo guardò dolcemente: “Misael, scusa non ho capito! Essere vergini non è una brutta cosa; anzi è una delle cose più belle e giuste che puoi fare.”
“Ma mio padre mi ha detto che ho dei problemi perché ho 21 anni e sono ancora vergine.”
“Misael purtroppo la nostra società ha perso molti valori, le persone credono che potere e virilità voglia dire avere un sacco di donne e consumare un rapporto sessuale il prima possibile, ma non è così. Tu hai dei valori elevati, quelli che ti ha trasmesso tua madre e quelli in cui credi, quindi non lasciarti corrompere, resisti Misael! Tu puoi fare tutto, devi solo crederci veramente.”
“Ma gli altri principi…”
“Gli altri principi non sono come te! Sono egoisti, insensibili e soprattutto palloni gonfiati.”
“Tu credi?”
“Misael, sei tu che stai facendo la cosa giusta!”
“Ma cosa devo fare tra pochi giorni dovrò prendere il regno e iniziare a cercarmi una moglie.”
“Pensa a quello che puoi fare. Dev’esserci una soluzione, sono sicura che te la caverai.”
“Aiutami ti prego, dimmi che devo fare.”
“Guarda dentro di te, chiediti cosa vuoi veramente,  quando hai capito quello che vuoi realizzalo, non curandoti troppo di ciò che dicono gli altri. Nessuno è così importante da farti sacrificare la tua felicità.”
“Ma io ho dei doveri. Devo portare avanti la genealogia, la stirpe, lo devo a mio padre ed è dovere di un re.”
“E lo farai Misael, ma quando lo vorrai.”
Misael fissò Abigail e disse: “Non ti capisco!”
“E’ normale Misael. Certe cose si capiscono solo dopo che ci rifletti sopra e poi, ora sei stanco, vai a letto riposati, domani ci ragionerai su con calma e poi sai… la notte porta consiglio.”
“Ok. Seguirò i tuoi consigli Abigail! Buona notte!”
Abigail gli diede un bacio sulla fronte e dopo aver rimboccato le coperte a Misael gli cantò la sua canzone preferita e lo guardò dormire: era innocente, dolce e illuminato dai raggi della luna, disteso su quel letto bianco e soffice. Era come fosse suo figlio, lei lo amava, più di ogni altra cosa.

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Capitolo 5
*** A desire that grow up ***


 
Misael si svegliò in piena notte, sentiva un pianto, proveniva dal cortile di sotto. Si scoprì ma appena un brivido gli percorse il corpo si rese conto di essere solo in intimo. Prese il suo mantello e si avvolse in quello, poi guardò fuori dalla finestra e vide una scena particolare, una bambina che piangeva rannicchiata contro un muro, era vestita molto semplice e si abbracciava le gambe con le braccia, tremava contro un muro.
“Devo scendere.” Pensò subito Misael. Ma come avrebbe fatto a scendere senza essere visto? Non poteva passare dalle scale. Allora ebbe un lampo di genio, prese un lenzuolo lo avvolse e ne fece una corda abbastanza robusta, la gettò dal balcone. Iniziò a chiamare la bambina da sopra:
“Ehi? Ehi?”
La bambina tirò su lo sguardo: “Aggrappati qua. Sali presto!”
La bambina abbassò la testa, continuando a piangere.
“Su dai vieni!”
La bambina non era intenzionata a muoversi. Misael scese aggrappandosi alla corda, la bambina si era rannicchiata ancora di più.
Misael si avvicinò per prenderla in braccio e lei pianse ancora più forte:
“No ti prego, non farmi del male.”
“No, no piccolina.” Misael si inginocchiò alla sua altezza e sussurrò: “Stai tranquilla! Non voglio farti del male. Voglio solo aiutarti. Vieni con me, ti porto al sicuro.”
La bambina si lasciò prendere in braccio e abbracciò Misael molto forte, Misael si aggrappò alla corda e tornò in camera. La bambina era vestita con un vestito di stracci, sporco e unto, le gambe erano bollate…
“Da dove vieni?” chiese Michael.
“Vengo dal sitna qua vicino?”
“Dalla casa della birra qui vicino? Una bambina come te? Che ci facevi là?”
“Ecco… io sono schiava lì!”
“Schiava? Il re ha vietato la schiavitù da molto tempo ormai, chi sono costoro che osano trasgredire la legge.”
“Non stanno trasgredendo la legge, infatti la legge del re vieta ad un egiziano di avere schiavi egiziani, ma non vieta di avere schiavi stranieri. Io sono stata rapita da dei predoni che mi hanno venduto là e ora sono schiava.”
“Davvero?”
“Si.”
Misael disse: “Perché hai questi bolli?”
La bambina abbassò la testa con gli occhi pieni di lacrime.
“Chi è stato?” ripeté Misael guardandola negli occhi, poi disse con tono dolce, ma deciso: “Dimmelo! Devo saperlo!”
“Nebaiot della casa Naos.”
“Cosa? Come si permette?”
“Io sono loro schiava, mi possono fare tutto… tutto.” Disse poi singhiozzando.
Misael la abbracciò: “Non preoccuparti, ora non sarai più una serva. Sarai sotto la mia protezione, nessuno ti farà del male. Posso chiederti un’ ultima cosa?”
“Certo principe Misael.” Disse lei facendo un rispettoso inchino.
“Non c’è una legge che tutela gli schiavi?”
“Si, ma in caso di violazioni non prevede sanzioni.”
“Cosa sul serio?”
“Si principe.”
Misael sentì in lui qualcosa di nuovo, come una voglia di mettere a posto le cose, anche se aveva ancora paura di governare ora in lui nasceva il desiderio di aiutare i suoi sudditi più deboli.
“Ci penso io… da ora si cambia, cambierà presto, molto presto! Intanto penso che sia meglio farti fare un bagno.”
“Come ti chiami?”
“Mahaca!”
Dopo poco tempo Misael chiamò la sua nutrice e le affidò la bambina. Dopo aver fatto il bagno la nutrice la vestì con una tunica semplice, ma molto bella color salmone. Misael la portò nella sua stanza e disse: “Vorresti da mangiare?”
“Ehm… si ho un po’ di fame, ma non ti voglio disturbare.”
“Tu non disturbi piccolina, vieni con me.”
Misael portò la bambina nelle cucine reali e le fece dare da mangiare arrosto di pollo, purè di patate, zucchine, insalata mista e una fetta stratosferica di torta al cioccolato. Solo quando vide mangiare lab bambina Misael si rese conto di avere molta fame, non aveva mangiato a cena e lui certo non era uno che mangiava poco, nessuno avrebbe pensato a lui come a uno che mangiasse molto a motivo del suo corpo tonico, asciutto e muscoloso, invece mangiava parecchio e non ingrassava per niente. Misael prese qualcosa anche per se e si sedette di fronte alla bambina mangiando con le mani il pollo, mentre con un dito tirava su un po’ di purè di patate… si aveva il vizio di mangiare con le mani, non lo faceva mai quando i suoi genitori erano presenti, “non è educazione” dicevano loro, ma a lui non interessava e siccome quella sera era solo ne approfitto per mangiare come a lui piaceva. La bambina era visibilmente compiaciuta e sorpresa quando lo vide magiare con le mani, quello era il principe Misael? Non era così che lo dipingevano le persone del popolo, era semplice, sensibile e simpatico e mangiava con le mani e non era nemmeno vestito chissà come, aveva su una tunica molto semplice anche se elegante. Mentre con il dito tirava su un po’ di purè Misael disse:
“Raccontami ancora della vita che facevi, cosa facevi di solito.”
“Mi alzo alle cinque del mattino, attingo acqua alla fonte, preparo la colazione per i miei padroni, pulisco la casa, vado a vendere al mercato la birra, il lievito, generi alimentari, e stoffe, rincaso a mezzogiorno preparo il pranzo, mi occupo del giardino, preparo la cena  e poi vado al mercato serale, a mezzanotte vado a dormire.”
“Dormi solo cinque ore per notte?”
“Si!”
“E quante ore hai di pausa?”
“Non ho la pausa, lavoro ininterrottamente, devo altrimenti la cinghia mi aspetta.”
“E cosa mangi?”
“Quello che avanzano i padroni.”
Misael sentì la rabbia che cresceva dentro di sé, voleva fare qualcosa per cambiare quella situazione e l’avrebbe fatto.
“Non sono l’unica in queste condizioni, è pieno di bambini così.”
A quella frase Misael si alzò con aria di sfida: “Presto le cose cambieranno te lo prometto.”
Ora si che iniziava ad avere una motivazione per governare, nonostante fosse difficile, era indispensabile.

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Capitolo 6
*** good night Mimi ***


Misael si alzò dal tavolo, era veramente tardi: quasi mezzanotte come indicava l’orologio ad acqua: 12 gocce caddero in fila una dopo l’altra. La bambina che aveva appena finito di mangiare sbadigliò e Misael le disse:
“Hai mangiato abbastanza?”
“Si ed era tutto buonissimo!”
“Io ho molto sonno, vuoi andare a dormire?”
“Si principe Misael!”
“Chiamami Mimi ok?”
“Va bene!”
“Ti darò una stanza vicino alla mia e se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiamarmi!”
“Va bene grazie mio principe, te ne sono grata, ti sono debitrice.”
“No, tu non mi devi niente, ho solo fatto il mio dovere di futuro sovrano.”
Mahaca abbassò la testa. Lui disse: “Vieni con me, ti porto nella tua stanza!”
La prese in braccio e la condusse in una stanza con un bellissimo letto, col balcone che dava sui cortili reali.
Le chiese: “Ti piace?”
“Si, tantissimo!”
“Allora ti vengo a svegliare domani per la colazione, sarà una giornata molto impegnativa, dobbiamo andare a salvare i tuoi amichetti e mi devi dire chi è tenuto schiavo.”
“Va bene, buona notte Mimi.” Disse la bambina dandole un bacio sulla guancia.
Misael si recò nella sua stanza e stanco si buttò sul letto con ancora addosso la tunica e si addormentò.
 
 

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Capitolo 7
*** a nightmare that become dream ***


 
Verso le cinque di mattina Misael sentì la bambina che stava piangendo nell' altra stanza, andò subito da lei, spalancò la porta e trovò la bambina che stava piangendo nel letto con gli occhi chiusi e continuava ad urlare:
“Basta! Basta! Lasciami stare!”
Misael la svegliò: “Mahaca! Mahaca!” la scosse leggermente.
Lei si svegliò e aprì gli occhi continuando a piangere.
Lui l’abbracciò: “Cosa è successo? Hai avuto un incubo?”
“Si… ho paura…” disse con la voce interrotta dai singhiozzi e mettendosi a piangere.
Misael le accarezzò i capelli: “Shh, no calma, stai tranquilla è passato adesso era solo un brutto sogno. Vuoi venire a dormire con me?”
“Si!” rispose la bambina abbracciandolo senza farselo ripetere de volte.
Lui la prese in braccio, la portò nella sua stanza, la adagiò nel suo letto, si sdraiò accanto a lei e la abbracciò mettendole un braccio intorno alle spalle e con l’altra mano accarezzandole i capelli, lei lo abbracciò con entrambe le braccia, mettendogliele intorno al collo.
Stava ancora tremando! Misael la coprì con il lenzuolo di seta bianca e lei si rannicchiò meglio poggiando la testa sul suo petto: che buon profumo aveva! Ascoltare il suo respiro la rilassava, si sentiva così protetta tra le sue braccia. Si addormentarono dolcemente insieme e abbracciata a quel bellissimo ragazzo, ninete meno che il suo futuro re, Mahaca si addormentò.

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Capitolo 8
*** Honey salvation ***


La mattina fu Misael il primo a svegliarsi, era nella stessa posizione in cui si era addormentato e lo stesso valeva per Mahaca. Misael l’adagiò delicatamente sul letto per non svegliarla e dopo essersi affacciato al balcone per salutare il suo regno fece una veloce doccia e cambiò i vestiti: una tunica bianca che metteva in risalto la pelle ambrata con in vita una cintura rossa, i suoi soliti sandali e quella mattina non aveva alcuna voglia di indossare il mantello. Svegliò Mahaca con un bacio sulla fronte, lei aprì gli occhi, lui le disse: “E’ ora di fare colazione!”
“Che ore sono?”
“Le undici!”
“Cosa?”
“Si, a quanto are avevi bisogno di dormire!”
“Non ho mai dormito così tanto tempo!”
“C’è sempre una prima volta!”
“Hai fame?”
“Si abbastanza!”
“Allora andiamo a fare colazione!”
Misael e Mahaca scesero giù in cucina, si sedettero davanti a un tavolo pieno di dolcetti a miele, formaggio, uova sode, pane, frutta, latte e caffè. I dolcetti al miele erano sempre presenti sul tavolo della colazione perché erano i preferiti di Misael e il re aveva dato odine che non mancassero mai, da quando aveva tre anni Misael ogni mattina si mangiava un piatto pieno di dolcetti, i suoi genitori abituati a fare colazione con lui gli chiedevano:
“Ma non ti viene la nausea a mangiarli ogni mattina e così tanti? Non hai voglia di variare un po’”
“Sono buoni mamma ne mangerei a quintali.”
Rispondeva lui con la bocca piena, poi sua mamma gli puliva la bocca tutta sporca e ridevano felici insieme al papà.
Mentre mangiava uno dei dolcetti Misael rise a quel ricordo, poi spalmò una fetta di pane con il burro ci mise u un po’ miele e lo pucciò nel latte caldo, la bambina che aveva iniziato a mangiare i dolceti disse:
“Lo metti proprio dappertutto il miele?”
“Si lo adoro.” Rispose Misael biascicando.
“Vedo!” rise la ragazzina.
Dopo la colazione Misael disse:
“Devo parlarti Mahaca!” si inginocchiò per abbassarsi all’altezza della bambina.
“Ora tu mi devi dire quanti altri bambini sono schiavi come te, dove sono e chi sono e li andremo a salvare.”
“Mimi, io te lo direi ma… ma…”
“Non devi avere paura, sei sotto la mia protezione, quella del re e quella della regina. Ma ho bisogno del tuo aiuto, mi vuoi aiutare Mahaca?”
“Certo! Sicuramente mio principe.” Disse lei accennando ad un inchino.
“Allora dimmi!  Nella casa della birra quanti bambini sono tenuti schiavi?”
“Io e altri 20!”
“Andiamo a salvarli!”
“Certo!”
 

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Capitolo 9
*** the rebirth ***


Misael si recò da suo padre, era difficile dato che era ancora arrabbiato, ma era indispensabile avere il suo appoggio per salvare quei bambini. Era agitato, indossò il suo mantello color avorio, gli aveva sempre dato un senso di coraggio. Raggiunse suo padre e sua madre nella sala del trono dove in effetti erano. Aprì la porta sentì i suoi passi leggeri riecheggiare nella sala preziosamente dipinta e adornata, su una lettiga, un gatto nero riposava accanto a suo padre, mentre una suonatrice d’arpa pizzicava la sua arpa argentata per allietare i suoi genitori. Che cosa stupida! Un’ animale considerato più sacro di una persona: avrebbe cambiato anche questo. Le piastrelle color sabbia venivano percorse dai suoi piedi calzati da sandali color corda, il soffitto affrescato e i muri colorati pieni di geroglifici, il salone non gli era mai sembrato così grande. Erano solo dalla sera prima che non parlava coi suoi genitori, ma gli sembrava molto di più. Arrivò davanti ai loro troni e li salutò con finta sicurezza:
“Buongiorno mamma, buongiorno papà.”
“Non c’eri sta mattina a colazione!” disse suo papà senza nemmeno salutarlo.
“Stai pur certo che ho mangiato lo stesso.”
“Non ci vuoi più degnare della tua compagnia per il motivo che sei vergine e noi no?” continuò suo padre con tono duro.
Misael sentì la rabbia salire alle narici, ma decise di reprimerla.
Agar disse: “Cam ti prego, non ricominciate!”
“Non sono venuto per litigare con te papà!” disse Misael: “Sono qui per risolvere un’importante questione che riguarda il popolo, più che me. Quindi ho bisogno di una scorta.”
“Per cosa?”
“Devo andare a liberare delle persone ridotte in schiavitù ingiustamente, sono il futuro sovrano di questo paese e visto che devo diventarlo, incomincio da oggi ad abituarmi, voglio cambiare questo paese, togliere la sofferenza e questo è solo un inizio.”
Suo padre e sua madre lo guardarono on occhi sbarrati e per un attimo a Misael sembrò di leggere l’ammirazione nei loro occhi. Poi suo padre si ricompose e disse: “E sia, avrai la scorta augello dorato.”
Misael disse: “Papà adesso basta!” dopo aver detto quella frase, Misael sentì le ginocchia tremare, ma allo stesso tempo si sentiva straordinariamente forte. Disse con tono calmo ma deciso:
“Quello che voglio fare con la mia vita matrimoniale e sessuale non è una cosa che deve riguardarti. Io farò il mio dovere e diventerò sovrano, far il mio dovere di figlio con voi ma non voglio sentire più commenti sulle questioni private e intime della mia vita. Se voglio sposarmi, restare vergine, avere una o più donne o meno sono cose che non ti riguardano quindi non voglio più sentire nulla a riguardo chiaro?”
Suo padre lo guardò con occhi sgranati, suo figlio era più forte e maturo di quello che pensava, mai si sarebbe aspettato una risposta del genere. Rispose sorpreso:
“Chiaro!”
Sua madre lo guardò sorridendo on aria fiera e con sguardo ammiccante e sorrise. Misael si sentì al settimo cielo e assaporò quell’attimo di gloria sentendosi un eroe.
Poi disse: “Ora vorrei la scorta!”
“Va bene!”
“Aspetto nei giardini reali, che sia pronta non più tardi di mezz’ora.”
Uscì dalla stanza del trono e sentì in sé una forza nuova, si guardò allo specchio che c’era nel corridoio; nello specchio la sera prima aveva visto la figura di un ragazzo, un principe privo di speranze, col viso triste, stressato, inondato di lacrime e col morale a terra.  Ora, invece vedeva nello specchio un principe col viso raggiante, gli sembrava di essere persino più alto, più bello e sicuramente con uno scopo nel cuore. Si sentiva un “Misael” diverso, determinato, attivo e con un ardente desiderio di cambiare le cose.
Mentre si guardava allo specchio da dietro comparve Abigail, lui si girò, la salutò:
“Ciao Abi!”
“Ben fatto Mimi!” disse lei baciandolo sulla fronte e ammiccando: “ci vediamo più tardi!”
 
 

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Capitolo 10
*** The escapism of the children ***


Misael era nei giardini reali dopo solo un quarto d’ora arrivò la scorta: carri e i suoi amici più fidati, tutti ragazzi più o meno della sua età. Misael spiegò la sua situazione ai suoi amici; dopodiché disse:
“Andiamo a liberare quei bambini innocenti.”
La casa della birra era in centro città, Misael indossò un mantello nero con cappuccio per nascondere le sue vesti da principe, disse ai suoi compagni:” Aspettatemi qui, vado a verificare la situazione!”
Misael entrò nella casa della birra e si sedette ad un tavolo ordinandone una brocca: tutti i camerieri bambini, bambini che lavavano i piatti; ma non bastava doveva vedere cosa succedeva “in cantina”.
Andò dalla cassiera (una bambina): “Dov’è il bagno?”
“Là in fondo!”
Misael entrò in bagno: c’era una piastrella che si muoveva! La spostò… c’era un passaggio segreto! Entrò… nonostante fosse magra faceva fatica a passare. Il passaggio sbucò in una specie di sotterraneo, tutto era buio. Misael sentì delle urla, c’era un buco nel muro guardò… lo spettacolo era raccapricciante:
Una bambina di sei o sette anni cercava di difendersi dai colpi che un uomo le dava sulla schiena con tutta la sua forza, gli altri bambini erano sporchi, magri e visibilmente affaticati, stanchi! La rabbia crebbe crebbe… voleva trattenerla. Tornò in bagno, pagò e uscì.
Si recò dai suoi compagni, si tolse il mantello:
“Ho visto abbastanza e non possiamo più aspettare, entriamo, seguitemi, eseguite i miei ordini, ci divideremo a gruppi, ubbidite seguendo tutti le mie istruzioni e tutto andrà bene.”
Misael entrò nella casa della birra seguito dai suoi uomini:
“Per ordine del re d’egitto Tutan Cam II siete in arresto, colpevoli di maltrattare dei bambini innocenti e di farli lavorare come schiavi.”
La proprietaria: una donnaccia piuttosto scoperta e che stava bevendo della birra disse:
“Mio principe, come puoi accusarci di tutto ciò, gli unici bambini che vedi qui sono camerieri e non sono affatto sfruttati.”
“Peccato che non ci siano solo questi, mia cara signora! Ma ce ne siano ben altri giù di sotto, in cantina.” Poi rivolto ai suoi compagni:
“Ioiachin! Tu e la tua scorta state qui a sorvegliare e che nessuno si muova, arrestate questa donna! Gli altri con me! Giù in cantina!”
Misael seguito dai suoi uomini sfondarono l’accesso per la cantina e scesero a salvare i bambini.
Gli uomini responsabili dei loro maltrattamenti furono arrestati, ma per volere di Misael nessuno fu ucciso.
I bambini furono liberati, fino a che Misael prese in braccio una bambina e disse: “Siete tutti qui?”
La bambina indicò una porticina senza nemmeno parlare. Misael la sfondò, entrò e trovò cinque bambini magri e ossuti, bendati e legati mani e piedi.
Sciolse tutti e li prese in braccio uno per uno, provvide che i suoi compagni li portassero subito fuori per nutrirli e farli bere.
La casa della birra fu chiusa. Appena fuori dal locale Misael e la sua scota allestirono una specie di primo soccorso, dove davano generi di prima necessità ai bambini e dove con l’acqua lavavano le ferite più gravi.
Verso le due di pomeriggio arrivarono subito a palazzo con circa più di sessanta bambini. I cinque più gravi quelli che stavano per morire trovati bendati e legati Misael li tenne con se prendendosi cura personalmente di loro, facendo loro il bagno e curando le ferite, e poi trovandogli un posto dove riposare, gli altri furono affidati a donne e uomini fidati del re e nutrici che fecero la stessa cosa.
Dopo aver saziato, lavato, curato e fatto addormentare i cinque bambini Misael disse: “E’ stata proprio una bella vittoria, quanti bambini ho salvato.” E in quel momento di silenzio con solo i respiri dei bambini addormentati e finalmente serena come colonna sonora si godette quel omento di gloria.
Mahaca gli venne incontro: “Li hai liberati tutti?”
Misael la prese in braccio: “Tutti! Dal primo all’ultimo!”
“Grazie!” disse Mahaca abbracciandolo con le lacrime agli occhi.
“Ho solo fatto il mio dovere piccola mia.” Disse accarezzandole i capelli.
“Vai pure a trovare i tuoi amichetti così sapranno che anche tu sei viva. Ok?”
“Si va bene!”
Misael andò dai suoi compagni di missione e disse: “Grazie amici del vostro sostegno, della vostra fedeltà, della vostra fiducia. Sta sera festeggeremo, quindi preparatevi!”
Tutti applaudirono elogiando Misael. Suo padre gli venne incontro: Chissà cosa doveva dirgli?

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Capitolo 11
*** peace ***


Misael bevve un po’ di vino dolce e fresco che gli rinfrescò la gola secca per il caldo e si sentì anche fame, come se gli avessi letto nel pensiero una bellissima ancella vestita solo di veli gli porse un vassoio pieno di dolcetti al miele e inchinandosi davanti a lui disse:
“Sono per te mio principe, li ho preparati pe te! Sarai stanco dopo la tua impresa eroica e avrai fame! Tueni con tutto il cuore.”
“Grazie bellissima creatura.” Disse Misael baciandole una mano e disse mangiandone uno: “Sono sublimi, ma del resto non potevano essere da meno se a farli è una ragazza meravigliosa come te.”
La ragazza diventò rossa e sorrise abbassando lo sguardo. Eh si! Misael era vergine, ma gli piacevano le donne, gli piacevano eccome e anche se non si prendeva gioco dei loro sentimenti, sapeva conquistarle ed era dolce di natura, sapeva che adoravano i complimenti soprattutto se fatti da lui e non esitava a farli.
Il padre si avvicinò: “Misael?”
“Si papà?” chiese lui sorridendo.
Gli sorrideva allora non gli portava rancore, era proprio fiero di suo figlio, anche se aveva ragione non gli mancava mai di rispetto e non gli serbava mai rancore: era proprio un bravo ragazzo, e forse il fatto che era vergine era solo un segno del rispetto e il grande amore che provava per le donne, non le vedeva come un oggetto sessuale: come la maggior parte dei principi, ma come delle creature inviolabili, meravigliose e delicate.
“Volevo dirti che mi dispiace per quello che ti ho detto, io non lo pensavo veramente, l’ho solo detto perché mi sono fatto condizionare dalle chiacchiere di alcuni principi e persone influenti del popolo e poi capisco la tua giovane età, questo gesto che hai fatto mi fa capire che il motivo per cui non vorresti governare non è egoismo o che non sei interessato al popolo, ma che hai paura di non farcela. Sono stato egoista a costringerti a prendere il trono perché non avevo più voglia di governare, hai il diritto a goderti la tua età e se non vuoi, non ti costringerò a farlo.”
“Davvero pensi questo?” chiese Misael con le lacrime agli occhi, erano quasi dieci anni che il padre non gli parlava in quel modo: da quando era entrato nell’adolescenza, finalmente gli parlava sinceramente.
“Si figlio mio lo penso davvero.”
“Grazie papà!” disse Misael abbracciandolo.
“Sono fiero di te figlio mio.”

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Capitolo 12
*** the desert rose ***


La sera alla festa Misael si era vestito elegante, ma molto comodo. Indossava una tunica nera lunga fino al ginocchio a maniche corte, scollata sul petto color cioccolato con ricami dorati sul collo e sulle spalle e la sua collana reale. Ai piedi i suoi inseparabili sandali coi legacci fino alle caviglie e un mantello dorato che gli ricadeva lungo le spalle, sulla sua testa aveva sempre la corona d’oro un po’ appuntita. Seduto alla tavola reale scherzava con i suoi amici, che non avevano certo perso l’occasione di flirtare con tutte quelle bellissime ancelle che servivano la cena e la allietavano con canti e danze. Lui a differenza di loro si limitava ad essere gentile, comunque mostrava sempre un occhio di riguardo in più per l’ancella che nel pomeriggio gli aveva portato i dolcetti al miele. L’aveva vista molte volte, ma non l’aveva mai notata, ora invece guardandola mentre ballava leggiadramente si accorgeva di com’era bella: capelli lunghi ricci e scuri, ma setosi e morbidi, pelle leggermente dorata dal sole, ma che naturalmente doveva comunque essere molto chiara, corpo sinuoso, snello, formoso e sodo… aveva un bel seno, era alta e slanciata, i suoi lineamenti erano fini ed esotici, gli occhi scuri e penetranti, nasino piccolo all’insù, bocca carnosa, viso sfilato e con le guance un po’ più rosse del resto della faccia, nonostante fosse abbronzata le guance erano rosa, altra prova che confermava la sua pelle chiara. Ciglia lunghe e nere, sopracciglia scure e come due archi fini e curati, era vestita con una gonna rossa che le copriva il linguine e le cosce, e un reggiseno intrecciato sul petto dello stesso colore, aveva su una collana e una coroncina in testa. La sua danza era sinuosa e la effettuava tenendo in mano un velo dello stesso colore dei suoi abiti. Misael era attratto da lei e la guardava estasiata.
La serata proseguì così, ma Misael non si azzardava a mostrare il suo interesse per la ragazza.
A fine serata i suoi amici proposero un gioco chiamato: la rosa del deserto. Consisteva in questo: venivano scelte da Misael trenta ragazze (lo stesso numero dei partecipanti alla festa che erano tutti ragazzi, compreso Misael erano in trenta). Poi i ragazzi si disponevano in cerchio e le ancelle anche, a ogni gruppo veniva data una rosa del deserto, cioè una pietra con delle punte, con una punta più lunga delle altre, veniva fatta girare e la ragazza e il ragazzo scelte formavano una coppia e avrebbero dovuto ehm… fare il bagno insieme.
Misael non approvava questo tipo di gioco, non voleva cedere finché uno dei suoi amici disse: “Dai Mimi, facciamo così, se la ragazza si rifiuta non viene costretta  va bene? Però almeno proviamoci:”
Non sapendo bene il perché Misael si fece convincere da quelle parole, in gioco iniziò, tutte le coppie si formarono, gli ultimi rimasti furono lui e la ragazza con il velo rosso; lei era visibilmente imbarazzata, ma anche compiaciuta: fare il bagno col principe era un dolce sogno o un bellissimo incubo?
In fondo il principe non sapeva nemmeno il suo nome, ma se avesse rifiutato? Il principe si sarebbe offeso? Lei era innamorata di lui da anni e lo conosceva, sapeva che era vergine e che amava e rispettava le donne? Ne valeva davvero la pena di rinunciare in fondo lei lo amava cosa ci avrebbe perso?

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Capitolo 13
*** moonlight ***


 
Misael la guardò con aria interrogativa, poi disse: “Non deve rispondere qui davanti a voi glielo chiederò io in privato.”
Poi la prese per mano, lei gliela diede arrossendo: stava tenendo la mano del principe.
Lui la condusse nella sala del trono, la portò sul balcone della sala che dava sui giardini reali, la luna era piena e il cielo dell’Egitto era pieno di stelle.
La guardò e le disse:
“Non ce la facevo più, un po’ di silenzio finalmente. Come ti chiami?”
“Mical!”
“Ohh, che bel nome! Quanti anni hai?”
“18.” Quant’era giovane, beh in fondo lui ne aveva solo ventuno, ma si sentiva molto più grande di lei.
Continuò: “Ho osservato la tua danza: sei un’ottima danzatrice, sublime direi. Sembra quasi che non tocchi terra quando danzi. Dove hai imparato?”
Lei disse: “Mi hanno educata già da piccola ad essere un’ancella e ho ricevuto l’istruzione adeguata da quando avevo solo tre anni.”
“Si vede. Sei fantastica.”
“Grazie mio futuro sovrano.” Disse lei arrossendo mentre chinava la testa.
“Mical!”
“Si mio principe?”
“Ascolta. Quello stupido gioco… insomma io, non avevo intenzione di farlo perché a me non interessa sai, io sono contro l’ho fatto per i miei amici, ma non devi sentirti obbligata a fare il bagno con me se non vuoi… e… beh puoi andare pure nella tua stanza io, non… non mi offenderò in fondo, non mi conosci nemmeno e non è giusto che tu debba sentirti in obbligo perché sono il principe, non mi devi niente, anzi sono io che devo a te e… e… beh ecco te l’ho detto no? Però, però anche se non… non accetti di stare con me io vorrei… vorrei… conoscerti.”
Mical rimase stupita, si non c’era dubbio, quello era il suo principe, era così, lo conosceva: dolce, rispettoso, timido, sensuale, bello, umile, modesto e maledettamente gentile. Lui, le permetteva di scegliere. Lui! Il principe! Quanto lo amava…
“Si, si grazi principe Misael per aver capito il mio disagio… si… va bene, allora se non ti dispiace io… preferirei andare nella mia stanza perché sono stanca. Però mi ha colpito il tuo gesto e si, sei stato molto gentile.”
“Ma tu ci tieni a rivedermi?” chiese lui con i suoi occhi da cucciolo; la luna illuminava la sua pelle dorata e l’arietta accarezzava i suoi ricciolini morbidi, neri e curati: “Devi essere sincera però.” Disse supplicante.
“Certo che ci tengo a rivederti.”
“Davvero?” chiese lui con il suo sorriso magnifico.
“Certo.”
“Allora domani verrai tu a servirmi la colazione e se i dicono qualcosa dì che sono ordini del principe.”
“Va bene. Avrò quest’onore?”
Lui la guardò: “Sono io che sono onorato.” Lei arrossì e sentì il sangue ribollire: il principe? Le diceva quelle cose? Possibile che fosse così umile?
Si girò per andarsene: “Buonanotte principe Misael.” Che profumo dolce e mascolino che aveva: muschio… hmm.
“Buona notte Mical.”
Dopo aver fatto qualche passo Mical si fermò e disse: “Grazie per essere stato gentile e avermi capito. Mi è piaciuto il tuo gesto.”
“Figurati. Era un dovere rispose lui.”

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Capitolo 14
*** Breakfast from heaven ***


Entrambe si ritirarono nelle loro stanze.
 
Michael quella notte dormì meglio del solito, sognò quella bellissima ragazza e sognò qualcosa che non aveva mai sognato prima: sposarsi con lei e ehm… unirsi a lei.
Nessuna ragazza le aveva mai fatto quell’effetto, ma lei aveva qualcosa di esotico ed estremamente sensuale.
Quegli occhi scuri e profondi quella pelle di porcellana dorata a causa del sole, quelle ciglia nere, quel viso così bello e delicato…
La mattina quando si alzò Misael si fece una doccia, sapendo che avrebbe visto il suo amore scelse accuratamente i vestiti, una tunica marrone lunga fino alle ginocchia un manto senza maniche di colore un po’ più chiaro e un mantello color avorio. Infine si spruzzò una goccia del suo profumo al muschio e dopo essersi sistemato la corona in testa scese a fare colazione. Nella sala si sprigionava un delizioso aroma di miele, quando si sedette a tavola: ecco la visione celestiale: la sua bellissima creatura avvolta di veli azzurri che veniva verso di lui coi capelli incendiati dal sole che regalava alla sua chioma riflessi di mogano.
Dopo aver fatto un piccolo inchino Mical disse: “Buongiorno mio principe. Questi sono i tuoi dolci”
“Buongiorno bellissima creatura, sei forse una delle tante sembianze che Athor (la dea dell’amore) ha deciso di assumere per portarmi la colazione passando inosservata?”
“No.” Rispose lei arrossendo e ridendo divertita: “Sono solo Mical.”
“Come hai dormito sta notte?”
Il principe si interessava al suo sonno... non è possibile…
“Si. Molto bene e tu?”
“Certo. Dopo che mi hai augurato buona notte ieri sera ho dormito molto bene.”
Lei sempre più compiaciuta e lusingata le porse il vassoio facendo un inchino impeccabile.
Lui prese un dolcetto e dopo averlo assaggiato disse:
“Sono sublimi.”
“Li ho fatti col miele millefiori.”
“Il mio preferito.”
“E li ho mischiati con un po’ di zucchero.”
“La mia ricetta preferita.”
Guardava Mical estasiato… com’era bella. Quel giorno sarebbe stato il giorno della settimana in cui doveva scegliere un’ancella che passasse con lui tutto il giorno, suo padre aveva preso questo provvedimento sperando che succedesse qualcosa tra lui e una ragazza; che trovasse la donna dei suoi sogni.
“Sarai ‘ancella della settimana.”
Mical non poteva credere alle sue orecchie: “Davvero?” chiese con le lacrime agli occhi.
“Si! Ti ho scelta io. Starai con me oggi, sempre se ti fa piacere.”
Lei si buttò in ginocchio piangendo per la felicità:
“Grazie mio futuro re, non merito tanto!”
“Invece si.” Rispose lui.
La prese per mano e disse: “Vorresti venire con me al mercato?”
“Tu vai al mercato?”
“Si.”
“Come tutti… gli altri?”
“Si! Cosa pensi che io non abbia bisogno di comprare le cose come tutti?”
“Si, ma pensavo che magari qualcuno andava per conto tuo o che andassi con la scorta…”
“No! Io da solo, al massimo una o due ancelle, ma tu sei la prima che viene al mercato con me.”
“Doppio onore!” disse lei.
“L’onore è mio.” Disse lui baciandole la mano.
Lei sentì il cuore saltare nel petto quando quelle labbra morbide sfiorarono la sua mano. Poi lui la prese per mano e uscirono al mercato.

Angolo autrice: Eh si i nosti due ragazzini sono proprio cotti non c'è dubbio; ora alla nostra Mical si profila davanti una giornata stupenda: al mercato col principe,  vi capisco se siete invidiose di lei ragazze... anch'io ahahaah
 

 
 
 

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Capitolo 15
*** a sweetice conewaffle ***


Misael adorava il mercato, poteva confondersi tra la gente, essere come tutti per qualche ore, bastavano vestiti semplici e poteva spacciarsi per un qualsiasi nobile che faceva un po’ di compere. Mical era estasiata da quell’ambiente, non andava spesso al mercato; solo una volta all’anno, durante la festa del paese.
Tutti quei gazzebo colorati, tutte quelle persone che parlavano, conversavano e discutevano; un mix di colori, profumi, essenze, voci, persone di ogni estrazione sociale, età e provenienza.
Misael si fermò al banco delle stoffe, ne notò una bellissima: seta cotta color arancione, con decorazione giallo oro e ocra. La prese in mano, era molto preziosa chiamò il negoziante:
“Scusi?”
“Si dimmi mio signore.” Com’era gentile la gente del popolo…
“Quanto costa questa stoffa?”
“Hai scelto una stoffa di ottima qualità si vede che hai buon gusto. Che ne dici di… trenta sicli d’argento?”
“Trenta sicli? Così tanto?”
“E’ seta cotta, è decorata ed è l’ultimo esemplare di questo modello.”
“Dai almeno venti.”
“Venticinque ed è tua.”
“ Venti!”
“Ventindue.”
“Affare fatto!”
Lo scambio avvenne mentre Mical guardava in silenzio, perché Misael doveva perdere tempo a contrattare? Era il principe ed era ricchissimo; inoltre avrebbe potuto permettersi di tutto solo pronunciando il suo nome, perché faceva così?
Dopo aver preso la stoffa ed averla avvolta il un panno il negoziante la porse a Misael:
“La pace sia con te amico.”
“E con te sia la pace, buona giornata”
Dopo che si furono allontanati disse rivolto a Mical:
“Ti piace questa stoffa?”
“Certo è seta cotta, è finissima e anche il colore è stupendo.”
“L’ho presa per te.”
“Per me?”
“Si, ti potrai fare un vestito nuovo così.”
“Principe Misael…”
“Chiamami Misael ti prego.”
“Misael, io non posso accettarlo… è troppo davvero.”
“Voglio che tu lo prenda. Regalo sempre qualcosa alle persone a cui tengo.”
“Perché… tu… tu tieni a me?”
“Certo.” Disse lui sorridendo dolcemente con il suo bellissimo sorriso.
“Misael…” sussurrò Mical arrossendo.
“Perché diventi sempre rossa e abbassi la testa?”
“Perché tu mi dici delle cose troppo belle e io… mi imbarazzo ecco.”
“Imbarazzarti? Perché sei stupenda.”
Lei abbassò nuovamente la testa e due lacrime comparvero nei suoi occhi profondi e scuri come due sorgenti d’ inchiostro. Lei iniziò a singhiozzare.
Misael l’abbracciò e posò la sua testa sul suo petto, le accarezzò i lunghi capelli…
Lei era in paradiso: quel dolce profumo di muschio, quel petto muscoloso e color cioccolato privo di peli, quel respiro regolare, quelle braccia che la proteggevano, quelle mani morbide sui suoi capelli.
Istintivamente lei mise le braccia intorno a lui e disse: “Grazie!” ancora tra le lacrime.
Lui disse: “E’ tutto a posto?” e così facendo con un dito le asciugò una lacrima ancora sulla sua guancia di porcellana.
“Si.” Disse lei calmandosi.
Ora che si era calmata era imbarazzatissima, tra le braccia del principe e lui non sembrava volerla lasciare e lei anche se normalmente si sarebbe staccata subito, sebbene a malincuore, aveva troppo bisogno di quell’abbraccio, di quel profumo… non voleva staccarsi.
Lui si staccò leggermente, le prese le mani e disse:
“Ora vieni, ti offro da mangiare.”
Mical lo seguì vicino a una bancarella, mentre la raggiungevano Misael disse:
“Questa è una cosa che sono sicuro che non hai mai assaggiato, è un’innovazione e so che è nato in Italia un paese molto lontano; è molto buono dolce, fresco vorrei che lo mangiassi è come se fosse ghiaccio zuccherato…”
“Cos’è il ghiaccio?”
Misael aveva viaggiato e studiato in paesi freddi e aveva visto ghiaccio e neve ed essendo molto goloso aveva anche assaggiato locali specialità, ma Mical era nata e cresciuta in Egitto senza mai muoversi, nemmeno l’aveva visto il ghiaccio.
“Ora vedrai.”
Misael si avvicinò alla bancarella e disse:
“Vorrei due coni di ghiaccio dolce con sopra la crema di fragole e la granella di cioccolato.”
L’uomo preparò due grandissimi coni, peni di “ghiaccio dolce” e salsa alle fragole, poi ne porse uno a Mical e uno a Misael. Misael pagò l’uomo mentre Mical con il cucchiaino iniziò a gustarsi quel buonissimo cibo esotico… era fresco, dolce, dissetante, fruttato e leggero.
“Coe si chiama?”
“Qua si chiama “ghiaccio dolce”. Là in Italia aveva un nome strano.. galeto, getalo… genito… gelato! Gelato!”
“Che buono che è Misael! Non ho mai mangiato nulla di più buono.”
“E’ quasi buono come i dolcetti al miele” sorrise Misael.
“Già.”

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Capitolo 16
*** the valley of the army moon ***


Misael disse mangiando il suo cono di ghiaccio dolce: “Andiamo a fare un giro?”
“Va bene, dove vuoi andare.”
“Tu seguimi!”
Mical seguì Misael gustandosi il suo gelato.
Misael si addentrò nel bosco, aveva appena finito il suo cono e quado Mical l’ebbe finito disse:
“Prendimi se ci riesci!”
Mical lo rincorse ma Misael era troppo veloce, allora ad un certo punto Mical urlò:
“Ah, Misael aspetta mi sono fatta male.” E così dicendo si sedette per terra.
Misael tornò indietro da lei: “Dove?”
“Alla gamba, me la sono sbucciata.”
“Ma dove io non vedo niente.”
Lei sorrise toccandogli il braccio: “Preso!”
“Ah, non vale mi hai imbrogliato.”
“Dovevi stare più attento.”
“Arriverà il giorno che ti farai male veramente e io non mi fermerò perché non ci crederò.”
“Può darsi… però adesso devi prendermi.”
Mical corse dritto sempre più avanti e non sapeva dove stava andando, vide Misael che la rincorreva ridendo dicendo:
“Non mi scappi, sei mia ora ti prendo.”
Fino a che un a un certo punto Mical non vide più Misael e si fermò:
“Misael? Dove sei?”
Da dietro un albero lì vicino sbucò Misael e lei iniziò a correre, ma Misael riuscì a prenderla e quando l’ebbe presa la prese in braccio e disse:
“Adesso… ah ah adesso me le paghi tutte.”
Iniziò a farle il solletico sulla pancia, Mical rideva deliziosamente con la sua risata da topolina:
“Ihihih Misael… basta muoio… ahahahah…”
“Ecco, così ti impari a sfidare il futuro re…” disse Misael facendole solletico sul collo.
“Ihihihi basta mio re… ahahah… ti giuro che non si ripeterà più…”
“Sicura?” disse Misael smettendo un attimo.
“Ma neanche per sogno.” Disse lei facendogli solletico sul collo, Misael non ce la faceva più, l’adagiò per terra e dopo essersi sdraiato sull’erba iniziò a contorcersi ridendo:
“Ahhahahaah… basta questo è alto tradimento della corona… non la passerai liscia…ahahahahah… ti farò torturare di solletico… ahahah”
Ad un certo punto Misael prese le mani di Mical e disse:
“Ecco ora sei mia prigioniera.”
“Va bene. Con Piacere!” disse Mical ridendo.
Ora che si erano calmati si resero conto di essere arrivati in uno spiazzo d’erba, vicino c’era una lanca nutrita da una cascata.  L’acqua scorreva tranquilla, gli alberi regalavano ombra e gli uccellini cantavano.
Misael disse:
“La valle dell’esercito della luna.”
“Che?” disse Mical.
Misael arrossì: “Quando ero piccolo, venivo sempre qui a giocare e questa era la base della sfida finale tra Aladino e i predoni, io ero Aladino perché così vincevo sempre. E l’avevo chiamato così questo posto: la valle dell’esercito della luna.”
“Che cosa dolce.” Disse Mical intenerita.
“Andiamo a fare il bagno?” disse lui
“Adesso?”
“Si.” Disse Misael che si stava già spogliando.
“Ma come… io e te… non abbiamo il costume.”
“Chi l’ha detto che serve il costume?” e così dicendo prese Mical in braccio e si tuffò vestito nella lanca.
Mical rise scostando i suoi capelli bagnati: “Misael! Ora abbiamo tutti i vestiti bagnati.”
“Togliteli, così si asciugano al sole.”
Misael tolse la tunica, i sandali lasciandosi solo in intimo: dei boxer (che nel suo paese si chiamavano delisch) neri.
Anche Mical restò in intimo: reggipetto e mutande.
Iniziarono a schizzarsi l’acqua giocando, poi ad un certo punto Misael si tuffò sott’acqua e iniziò a nuotare, Mical poté osservarlo: era un ottimo nuotatore, ed il suo corpo perfetto si muoveva agilmente tra i flutti argentati.
Anche lei iniziò a nuotare anche se sicuramente non era brava come Misael, non era niente male. Raggiunse Misael nuotando, mentre si stava avvicinando a lui sentì due mani maschili prenderla per i fianchi, smise di nuotare giusto in tempo per accorgersi che erano le mani di Misael. SI lasciò prendere, scesero sott’acqua insieme e riemersero lasciando fuori solo la testa. Misael la strinse sui fianchi, poi con una mano le accarezzò i capelli neri e ricci, lei cinse con le sue braccia le sue spalle e i loro nasi si toccarono, Misael le diede un bacio sul naso. Si strinsero, lei si appoggiò sulla sua spalla mettendogli le braccia intorno al collo, si strinse al suo petto: che buon profumo aveva… quel petto le dava così tanta sicurezza, era muscoloso, liscio e morbido… com’era stupendo: col principe con quell’acqua fresca sulla sua pelle.
Misael la guardò intensamente e lei disse: “Ti prego Mimi non guardarmi così…”
“Come?”
“Così, lo sai in che modo.”
Lui le accarezzò la schiena: com’era liscia, poi portandole una  ciocca di capelli dietro l’orecchio le sussurrò: “Andiamo sott’acqua?”
“Si.” Rispose lei.
Lui la prese in braccio e si immersero, lei si abbracciò a lui sorridendo mentre l’acqua faceva fluttuare le loro chiome scure… lei sorrise e se non fosse stata sotto l’acqua Misael avrebbe potuto vedere una lacrima di felicità cadere dai suoi occhi scuri e intensi.

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Capitolo 17
*** The gift... ***


Riemersero dall’acqua e si stesero al sole per asciugarsi. Dopo mezz’ora si rivestirono e tornarono a palazzo. All’ingresso la regina stava Agar stava scegliendo i fiori per le aiuole e fu molto felice di vedere suo figlio in compagnia di quella fanciulla bellissima.
Misael disse a Mical:
“Allora ti è piaciuta questa giornata?”
“Certo. E’ stato un onore stare con te… mio futuro re…” disse Mical con un inchino rispettoso.
Misael le cinse le spalle con le sue braccia: “Mical?” poteva sentire il suo profumo di muschio pervadergli le narici, quell’essenza dolcemente mascolina e molto sensuale.
“Mical… largo ai convenevoli, voglio una risposta sincera… ti piace stare in mia compagnis?”
“Ma certo… ma certo Mimi… è stupendo.”
“Allora devo invitarti a cena una sera.”
“Quando vuoi.”
“Perché non sta sera?”
“Sarebbe stupendo.”  Disse Mical; Misael poté leggere nei suoi occhi una luce di preoccupazione e perplessità:
“Cos’hai?”
“Nulla, nulla è che…”
“Che?”
“Io non ho gli abiti adatti… insomma sono una servitrice io…”
Misael disse:
“Sta tranquilla! Non devi preoccuparti!”
“Va bene.” Disse Mical non troppo convinta.
Misael le mise le mani sulle spalle: “Allora sta sera alle sette, di fronte al balcone del primo raggio di sole(quello più a est).”
“Va bene. Sarò in orario.”
Mical raggiunse il quartiere delle ancelle, una donna la raggiunse e disse:
“Mical Rahamegda?”
“Si sono io.”
“Ho l’ordine del re di condurti nei bagni reali mi ha chiesto di prepararti a dovere per la serata. Mi vuoi seguire?”
“Certo.”
Mical seguì la donna; ella spalancò un portone dorato e la condusse nei bagni reali, la vasca era grande quanto una piscina, il bordo dorato, l’acqua cristallina, Mical entrò nella vasca, ancelle e servitrici la aiutarono a lavarsi con acqua profumata, petali di rose e sapone al latte, altre lavarono i suoi lunghi capelli scuri e ricci con una lozione all’aloe e li trattarono con henné per dare più lucentezza e balsamo per ammorbidirli. Alla fine Mical fu sottoposta a un massaggio con oli essenziali, aloe, mirra, conchiglia odorosa e miele. Alla fine del trattamento la sua pelle era liscia e lucida, i suoi capelli sembravano splendere ed era ancora più bella, altre due ragazza pensarono a truccarle gli occhi con l’henné nero e applicare sul suo viso una polvere luccicosa ottenuta da coralli particolari.
Una ragazza disse: “Questi sono i vestiti.  Te li manda il principe Misael.”
Mical guardò quei vestiti, consistevano in un bellissimo reggipetto color salmone ricamato d’oro intrecciato sul petto, una gonna lunga fino ai piedi dello stesso colore con fronzoli d’oro, entrambi gli indumenti erano di seta cotta, i sandali erano dorati, un’altra serva disse:
“Ti manda anche questi.” C’erano una decina di braccialetti e una collana, un laccetto di velluto nero con appeso un ciondolo a forma di stella.
Mical guardò meglio: il ciondolo era d’oro puro. Poi toccò la gonna: vestiti di seta cotta: solo una regina o una principessa potevano permettersi quei vestiti e Misael li stava dando a lei.
Li indossò quasi con riverenza e poi si guardò allo specchio: era diventata molto più bella. Presto avrebbe potuto incontrare Misael e l’idea di essere più bella per incontrarlo non le dispiaceva per niente.


Commento: Eccomi qua scusate c'ho messo un po' ad aggiornare, ma è colpa della scuola.. troppi compiti!

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Capitolo 18
*** IO... TI... AMO... ***


Misael scrutò la sua immagine riflessa nello specchio, non si era mai piaciuto granché, da quando era piccolo aveva sempre sentito decantare la sua bellezza, ma nonostante tutto lui non era mai stato d’accordo. Nonostante tutto quella sera, non si vedeva niente male.  Per l’occasione aveva indossato una tunica lunga fino ai piedi, rossa e dorata, a maniche corte e scollata sul petto, un mantello dorato lungo fino a toccare per terra, i suoi sandali color corda, il suo ciondolo reale e la corona d’oro.
Misael si recò al luogo dell’appuntamento! Al balcone est… Mical lo aspettava, quando la vide il cuore di Misael si fermò: com’era bella! Non aveva mai vista una creatura tanto deliziosa, com’era lucida la sua pelle  i suoi capelli scuri e ricci erano brillanti, e quella collana lunga che morbida copriva le sue forme perfette e quel reggiseno… che copriva il suo seno sodo e generoso allo stesso tempo… come le donava quel colore.
Quando vide il suo futuro re venirle incontro Mical rimase estasiata, era così bello! Com’era elegante e come stava bene, era stupendo, quelle vesti reali gli davano un’aria così maestosa, i suoi riccioli neri… erano la sua corona naturale anche se la corona dorata che aveva in testa le stava decisamente bene. Quando si avvicinò subito il suo profumo inebriante pervase le narici della ragazza. Fece un breve inchino e lo salutò:
“Buonasera principe Misael.”
“Buonasera a te… fedele ancella mia… la tua bellezza supera quella della luna questa sera.”
“Grazie mio principe…” si inchinò rispettosamente Mical: “anche tu non sei da meno.”
“Ora se vuoi seguirmi, la cena ci attende.”
Misael diede il braccio a Mical che lo seguì, si avviarono nella sala dei banchetti, tutto era arredato con luci soffuse e lampade ad olio. Mical e Misael si sedettero, davanti a loro un lungo tavolo di mogano, dieci ancelle diligenti servirono piatti gustosi e coppe di vino dolce.  Alla fine della cena Misael disse: “Ora c’è il dolce.”
“Che cosa c’è?”
“Dolcetti al miele e torta al cioccolato.”
Le ancelle portarono i dolcetti e la torta; Misael prese un dolcetto e disse a Mical:
“Apri la bocca!”
Mical ubbidì e lui le infilò il dolcetto in bocca. Mical rise divertita con la sua risata da topolina:
“Che buoni!”
Mentre masticava però sentì in bocca un pezzo di carta e se lo tirò fuori dalla bocca, lo aprì e lesse ciò che c’era scritto:
“IO…”
“Mangiane un altro.” Disse Misael infilandogliene un altro in bocca:
“Ti..” c’era scritto sul secondo.
“Un altro.” Disse Misael dandole il terzo.
“Ma che significa?” chiese Mical.
“AMO.”
Mical mise insieme i pezzetti di carta in ordine e lesse la frase, una lacrimuccia le scese dagli occhi! Misael… Misael… l’amava?
“Davvero?” riuscì solo a chiedere tra le lacrime.
“Si. Tantissimo, mi hai cambiato la vita,  ti voglio bene e ho capito di voler stare con te.”
Mical iniziò a piangere sorridendo, Misael la strinse a sé, lei lo abbracciò e affondò il viso in quel petto muscolo, mascolino e sicuro, tra quelle braccia forti e desiderose di proteggerla e annusò il suo profumo al muschio… che buono! Sarebbe rimasta così per la vita.
“Anch’io, tanto tanto Misael.”
“Allora qual è il problema,  ci fidanziamo e poi se tu lo vorrai… ci sposiamo.”
Lei riprese ad abbracciarlo più forte e a singhiozzare più intensamente:
“Certo, si, si, si che lo voglio!”

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Capitolo 19
*** the engagement ***


Misael la abbracciò dolcemente accarezzandole i capelli: che buon profumo avevano! Il suo profumo, dolce e fruttato.
Mical si abbandonò a quell’abbraccio dolce e deciso;  Misael spostò i capelli di Mical e le diede un bacio vicino all’orecchio.
Mical si lasciò baciare, godendosi quel momento. Misael disse: “ Mangiamo la torta al cioccolato.”
Mical la tagliò, in mezzo ala torta spuntava qualcosa di scintillante, Mical tagliò frettolosamente anche le altre fette.
Dentro c’era una collana, una catenina con i ciondoli di diamante e ambra. Mical lo guardò, una lacrima le scese dal viso: era tutto troppo bello per non essere un sogno. Si dette un pizzicotto, Misael  la prese tra le braccia:
“Non è un sogno…”
Mical si sentì così felice, era tutto così bello.
“Non mi abbandonare mai Misael.”
“No… ti proteggerò.”
Rimasero abbracciati, finché Misael disse: “Andiamo a dirlo ai miei genitori…”

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Capitolo 20
*** Sleeping sweetly ***


Misael prese Mical per mano; avrebbe voluto dire subito tutto ai suoi genitori, ma quella era la loro serata ed era giusto che se la godessero per bene. Passeggiarono si diressero sul balcone, Misael aiutò Mical ad indossare la collana che le aveva regalato.
La luna splendeva sulla loro pelle.
“Mi concedi un ballo?” chiese Misael alla sua amata.
“Certo tutto per te mio re. Ma prima vorrei danzare per te.”
Mical iniziò a danzare fluttuando e ancheggiando in una sensuale danza del ventre, Misael la guardava estasiato. Ad un certo punto Mical si avvicinò a Misael coinvolgendolo nella danza; la danza si trasformò in una danza a due molto sensuale: un tango misto a mosse di danza egiziana, Misael ballava divinamente.
Dopo aver ballato insieme finalmente si scambiarono il primo bacio; fu passionale, dolce e intenso.
Misael disse: “Io penso che domani possiamo parlare coi miei genitori che ne dici?”
“Trovo che sia un’idea magnifica. Ora devo andare è tardi, anche se vorrei rimanere con te mio re… questa sera sono in paradiso…”
“Allora rimani con me a dormire…”
“Non è il caso sai dovremmo sposarci pima.”
Lui accarezzò il suo viso ridendo a metà tra il divertito e l’imbarazzato:
“Ma cosa hai capito Mical? Lo sai che per concederci aspetteremo il matrimonio, ma… per dormire tra le mie braccia non devi aspettare questo no?”
“Già, giusto.”
“E se ti va… sai mi devi ancora un bagno insieme…” disse Misael guardandola sensualmente
“L’abbiamo già fatto oggi al fiume, sarebbe la terza volta oggi… domani che ne dici mio sovrano?”
“Perfetto. Andiamo a dormire?”
“Certo mio re.”
Misael prese in braccio la sua future regina portandola nella sua stanza, la adagiò sul letto dolcemente.
Indossò la tunica per dormire, Mical andò in bagno, si struccò e dopo essersi liberata dai suoi vestiti e ornamenti, si accorse di non avere i vestiti adatti per dormire. Come se Misael le avesse letto nel pensiero le porse una delle sue tuniche. Mical la indossò, si sentì ridicola: la tunica gli stava larga, lunga si guardò allo specchio, poi vide la sagoma di Misael avvicinarsi e si misero a ridere insieme.
Misael aiutò Mical a tirarsi su le maniche, era così bella anche con addosso la sua tunica nera, quando smisero di ridere le accarezzò il viso e disse:
“Andiamo a dormire?”
“Certo.”
Si sdraiarono sul letto insieme e Mical si accoccolò tra le braccia di Misael,  sentendosi sicura.
Misael sentì le braccia di Mical attorno al suo busto e le accarezzò i capelli dolcemente, poi disse sottovoce:
“Non ho mai dormito con una ragazza!”
“Cosa?” disse lei sorridendo nel buio.
“No Mical, te lo giuro… sono vergine…”
“Tutto ciò ti rende solo più affascinante mio re. Beh anch’io sono vergine!”
“Mi fa piacere. Ne parleremo domani; buonanotte amore.”
“Buonanotte angelo mio.” Rispose Mical baciando una empia di Misael.
Entrambe ascoltarono i battiti del loro cuore palpitare all’unisono, i loro respiri sincronizzati e si addormentarono sognando il loro futuro.
 
 
 
 Angolo autrice: Fine della storia, spero vi sia piaciuta so che sembra come interrotta, ma vorrei che immaginaste voi il dopo... aspetto pareri... 
 

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