And then he wrote his dreams

di Angelic_Girl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dietro i vetri ***
Capitolo 2: *** Lacrime e sorrisi ***
Capitolo 3: *** Era un incubo.. o cosa? ***
Capitolo 4: *** Come due specchi deformanti ***
Capitolo 5: *** Quel posto magico ed accogliente ***
Capitolo 6: *** Affari di cuore ***
Capitolo 7: *** Nail Art ***
Capitolo 8: *** Tentazioni ***
Capitolo 9: *** Queste strane sensazioni... ***
Capitolo 10: *** Per una semplice risposta ***
Capitolo 11: *** Aprire gli occhi ***
Capitolo 12: *** Credere o non credere? ***
Capitolo 13: *** Spiegati meglio ***
Capitolo 14: *** In un campo di lillà ***
Capitolo 15: *** Tra le nuvole ***
Capitolo 16: *** Amicizia ***
Capitolo 17: *** Passato, presente e futuro ***
Capitolo 18: *** E allora aveva scritto i suoi sogni ***



Capitolo 1
*** Dietro i vetri ***


Salve genteeeee! Eccomi di nuovo qui con quest'altra fanfic >w< So che dopo aver cliccato su "Pubblica" me ne pentirò perchè avevo intenzione di finir di scriverla e controllare il risultato prima di metterla online, ma non resisto. Vi prego di non giudicare l'intro di cacca che ho scritto perchè è difficile riassumere la storia senza spoilerare qualcosa; sappiate che mi sono impegnata e ci sono stata tipo un quarto d'ora sopra :'> Ooookay grassie già per aver aperto, come sempre, e per aver ignorato l'intro che già urlava "passa alla prossima ff" XD
E' una cosa molto strana, prima di ideare questa trama ho iniziato a scriverne un'altra e da questa che ho scritto all'inizio è uscita fuori tutta una mia idea contorta. Mi spiego, ho pensato di creare una serie e quell'idea che mi era venuta si è trasformata nel sequel di questa fanfiction o.o
Detto questo, dopo avervi confusi e aver scritto una nota lunga più del dovuto (mannaggia a me), vi auguro una buona lettura u.u
Ah, questo primo capitolo è un po' noiosamente descrittivo, per la cronaca, ma abbiate fiducia <3



 

"Faceva freddo.

Troppo.

Così tanto che neanche star seduto sulla mensola al di sopra del termosifone serviva a qualcosa.

Kurt si coprì le spalle con la coperta che gli era scivolata da dosso, avvolgendovisi dentro e prendendo una sorsata dalla grande tazza che aveva tra le mani gelate.

Non era affatto buona quella cioccolata.

Sempre che fosse stata davvero tale, aveva un sapore talmente disgustoso che non era identificabile come “cioccolata”.

Probabilmente l'aveva fatta bruciare.

Aveva cercato di capire il tempo di cottura, apparentemente assente sulla confezione, a tatto, ma le sue dita erano talmente fredde da non aver avvertito quando il bollitore era diventato rovente.

Pazienza, almeno si sarebbe riscaldato (se non ustionato) la gola.

Accostò la tazza di ceramica al petto, cercando di infondere un po' di calore, mentre con lo sguardo color ghiaccio vagava fuori, in strada.

Era appena autunno, le foglie rossastre e gialle coloravano il triste nero dell'asfalto e i rami spogli degli alberi erano come crepe e venature nel cielo azzurro. Non tirava un alito di vento e il freddo era pungente e secco.

Nonostante stesse congelando, a Kurt piaceva quell'atmosfera. Era un ragazzo solitario, gli piaceva stare rintanato in casa tutto il giorno, seduto su quella mensola ad ammirare il paesaggio. Poteva sembrare sempre lo stesso, ma lui trovava sempre qualcosa di nuovo e di affascinante da osservare.

Una foglia particolare che volava libera nel cielo, una rondine che facevo il nido sotto il tetto di fronte, una nuvola, anche un piccolo rivolo d'acqua piovana che correva giù per la grondaia era qualcosa di poetico e degno di essere studiato con attenzione.

Kurt adorava guardare e scoprire le cose. E quella era la sua postazione, il suo posto preferito, sul quale sedersi ed osservare.

Provava ad immaginare la storia di tutto quello che gli si parava davanti. Un passante, un foglio di carta, un'auto, una bicicletta parcheggiata e abbandonata al muro.

Era un passatempo coinvolgente, che gli permetteva di rimanere a contatto con la realtà restandone comunque lontano.

Il suo cervello aveva registrato anche li più piccolo dettaglio della vista che aveva da quella finestra.

Ogni più insignificante oggetto.

E poi c'era...

Quel giovane.

Era un ragazzo come lui, che adorava evadere dal mondo e rifugiarsi nella sua stanza, di fronte a quella finestra e seduto a quella scrivania.

Lo vedeva sempre, ad ore precise.

Era diventato come una sicurezza per Kurt. L'unica cosa che non era mai cambiata in tutto quel tempo, tutti quegli anni passati ad osservare.

Quando qualcosa andava male, a lavoro, con gli amici, gli bastava tornare lì e lanciare un occhiata di fronte, alla casa che aveva davanti, e proprio di rimpetto scorgeva lui.

Se c'era, Kurt sapeva che sarebbe andato tutto bene, che niente era cambiato a tal punto da disperarsi. Se lui era lì l'altro si sentiva sereno.

E il bello è che non si erano mai parlati, mai incontrati.

Forse perché a Kurt non piaceva uscire in strada. Quel ragazzo doveva essere molto dolce, ma aveva l'aria di chi adora spassarsela con gli amici e fare casino nei bar.

Non era solitario come l'altro. Né era solo come l'altro.

Kurt sapeva molto di lui, apprendeva semplicemente guardando.

Sapeva che era giovane ambizioso, un pianista, un chitarrista, un cantante. Tutto insieme, tanto talento in una sola persona.

Viveva solo: i genitori erano rimasti a casa quando lui era partito per trasferirsi lì, a New York.

Conosceva la marca del suo cellulare, della sua chitarra, sapeva che aveva una ragazza.

Quel dettaglio fece sorridere amaramente Kurt, mentre tirava a sé le gambe per raggomitolarsi nella rientranza della finestra.

Anche se quel giovane non lo conosceva, anche se non si erano mai scambiati neanche un ciao, anche se probabilmente lui non l'aveva mai neanche notato, Kurt aveva capito da tempo di provare qualcosa per l'altro.

Ogni volta che lo vedeva nel suo cuore si accendeva una luce, che lo riscaldava senza aiuto della cioccolata o altro. Era un sentimento stabile, e Kurt sospettava che non si sarebbe estinto tanto facilmente.

Sembrava come una fiamma, piccola ma forte, che avrebbe resistito ed era destinata a stare lì ed ardere.

Ricambiato o no, quel tenero amore ci sarebbe sempre stato. Qualcosa diceva così a Kurt.

Il ragazzo rimase ancora un po' fermo, osservando la finestra di fronte come aveva fatto mille volte. Ora la stanza era vuota.

Decise allora di posare quella tazza dal contenuto rivoltante e fece per alzarsi, quando vide una testa scura e riccioluta fare capolino dietro i vetri di fronte.

Il cuore di Kurt ebbe un balzo, costringendolo a sedersi di nuovo, lentamente.

Gli occhi chiari del ragazzo seguivano i movimenti dell'altro come calamite, guardandolo mentre si abbandonava sulla sedia e alzava lo schermo del PC con aria assorta.

Kurt lo guardò mentre collegava gli auricolari al computer e li indossava, facendo vagare attentamente lo sguardo sullo schermo.

Com'era bello.

La vista acuta di Kurt gli permetteva di cogliere anche i minimi particolari sul suo viso abbronzato: le iridi lucide di un colore bellissimo tra il nocciola e il verde, le lunghe ciglia corvine, le labbra carnose e rosee, se non serie, sempre piegate in un sorriso sincero e adorabile.

Amava osservarlo.

Era il passatempo migliore del mondo, con un'unica pecca, purtroppo incorreggibile.

A Kurt sarebbe piaciuto tanto poter toccare ciò che vedeva. Poter sapere se quei capelli ricci erano davvero morbidi come sembravano, sapere se quelle dita abili erano ruvide o lisce, se quella pelle era morbida e soffice come sembrava.

E avrebbe voluto con tutto se stesso sapere se la voce che immaginava gli apparteneva davvero.

Il ragazzo era immerso nei suoi pensieri, ma ne fu strappato sentendo qualcosa di bollente finirgli all'improvviso in grembo.

Maledizione, aveva abboccato la tazza senza accorgersene.

Balzò in piedi, sollevandosi la coperta inzuppata da dosso e poggiando la tazza sulla mensola, mentre imprecava sotto voce.

Alzando lo sguardo per qualche secondo gli parve che il ragazzo di fronte lo stesse guardando, sorridendo divertito.

Lo stava guar...?

Kurt si bloccò, spalancando gli occhi per capire se se l'era immaginato, e spostò lo sguardo sul viso del suo dirimpettaio.

Si, aveva le labbra leggermente piegate, ma lo sguardo era fisso sul PC.

Ah, Kurt, la testa.

Il ragazzo esitò prima di rassegnarsi all'idea che non era stato minimamente notato e, con un sospiro, si trascinò in camera da letto per cambiarsi.

 

Dopo essersi gettato addosso un semplice jeans e una felpa molto ma molto pesante, lanciò un'occhiata sofferente al mucchio di vestiti che giacevano al suo fianco.

Cento dollari di lavanderia, andati.

Avrebbe fatto meglio a precipitarsi subito al negozio per evitare che le macchie divenissero impossibili da eliminare, perciò infilò i panni, quei poveri pregiati panni, in una borsa e fece per andare a recuperare il cappotto, sbirciando un'ultima volta fuori dalla finestra.

Il ragazzo era in piedi, e stava allontanando il cellulare dal viso con un sorriso che gli occupava l'intera faccia. Sembrava nervoso, euforico...

Ma Kurt non potè indagare più a fondo: "i vestiti, Kurt, i vestiti" urlò una vocina nella mente.

E corse fuori dalla stanza.




 

-Si, ecco, mi sono rovesciato addosso della cioccolata calda e ho pensato sarebbe stato meglio venire subito- disse Kurt porgendo la borsa a una donna sui quaranta, un po' trasandata ma con dei modi squisiti.

-Vedrò cosa posso fare- sorrise lei.

Il ragazzo ricambiò, respirando il piacevole profumo di ammorbidente che aleggiava nel piccolo ambiente. Fece vagare lo sguardo, mentre l'altra era scomparsa sul retro con i suoi vestiti, sulle pareti colme di abiti di ogni genere, silenziosi e in attesa che il loro proprietario tornasse a prenderli.

Guardò fuori, sentendo già i brividi al pensiero di dover uscire di nuovo in strada; per fortuna il suo portone era a due passi.

Con i suoi occhi attenti, scorse una ragazza, all'altro marciapiede.

L'aveva vista migliaia di volte, con quei capelli biondi lasciati svolazzare liberi al vento, quegli occhi scuri, i vestiti leggeri nonostante il freddo.

La giovane si fermò, guardando dove la vetrina non permetteva a Kurt, per poi correre tra le braccia di un ragazzo.

E Kurt provò una fitta al cuore.

Con quei suoi riccioli d'ebano, lui la strinse a sè ridendo, per poi poggiare dolcemente le labbra su quelle dell'altra.

Lo sguardo del biondo fuggì contro la sua volontà, mentre il suo cuore gli diceva "perchè ti ostini a voler osservarlo? Fa male, smettila"

E il ragazzo seguì il suo consiglio.

-Hai fatto bene a portarmeli subito- disse una voce gentile, che permise a Kurt di sgombrare la mente -Torna tra... facciamo una settimana e saranno come nuovi- la donna gli regalò un altro dei suoi sorrisi materni per poi salutarlo.

-Arrivederci- fece Kurt aprendo la porta.

Fu investito da un'improvvisa folata di vento che lo costrinse ad alzarsi il bavero del cappotto, mentre malediceva i suoi occhi insistenti che si erano spostati di nuovo sui due di fronte.

Stavano parlando, ridacchiando e accarezzandosi; se non fosse stato proprio Kurt, avrebbe detto che erano dolcissimi.

Poi vide che lo sguardo del moro si era posato su di lui.

Oh santo Dio...

Non era mai successo prima.

Può sembrare una banalità, ma avere su di sè lo sguardo di qualcuno per cui si prova qualcosa ma che ignora quel sentimento può essere davvero...

Kurt si sentì male, si trovò paralizzato, rosso in viso come se lo stessero soffocando.

Quegli occhi verdi, belli, meravigliosi... su di lui.

E sorridevano.

O forse era solo un rimasuglio della felicità che aveva provato nel vedere la ragazza, ancorata a quelle iridi stupende.

Solo dopo Kurt si rese conto che quel contatto era durato un secondo.

I suoi occhi si erano bloccati, come una webcam inceppata, fermi alla scena in cui lui lo guardava.

Gli era sembrata un'eternità.

Cercò di tornare in sè, prendendo a camminare con una rigidità innaturale, senza voltarsi. Non ne aveva il coraggio.




 


Quella sera... Oh, quella sera fu una delle peggiori della sua vita.

Affondato nel divano, come un vecchio relitto, Kurt guardò la ciotola intatta di popcorn che lo supplicavano di non buttarli nella spazzatura a causa del suo poco appetito.

Il film di Jane Eyre andava avanti da una buon'oretta, seguito solo a tratti dalla mente del ragazzo, concentrata su ben altro.

Da lì aveva la perfetta visuale della finestra di fronte, quella che dava sulla camera del ragazzo.

Le tende erano chiuse, ma la luce soffusa che illuminava leggermente l'interno, faceva apparire il tutto come uno di quegli spettacoli di ombre.

Il giovane dirimpettaio era molto impegnato, da come la sua figura nera, proiettata sulla stoffa, si muoveva sinuosamente su un altro corpo.

E a Kurt veniva da vomitare.

Si sforzava con tutto sè stesso di non spostare lo sguardo lì.

Guarda altrove, per carità.

Ma era più forte di lui.

Fissò di nuovo fuori, dove le ombre di due ragazzi avvinghiati come piovre si stavano contorcendo poco decentemente. Poi si alzò di scatto, deciso a chiudere le tende. Non ce la faceva più, che diamine.

Le sue dita fredde esitarono nel tirare il tessuto, mentre i suoi occhi, fermi ancora alla finestra di fronte, urlavano muti che quello spettacolo finisse.

Era un egoista. Come poteva desiderare che una persona che neanche lo conosceva, facesse i suoi comodi? Come poteva solo desiderarlo?

Quel giovane non lo aveva neanche mai guardato in faccia. Be', quasi mai.

Ma comunque erano perfetti sconosciuti.

Non era da egoisti pretendere che qualcuno eseguisse i propri ordini dettati da uno stupido capriccio?

Kurt chiuse bruscamente le tende, la fronte aggrottata, il viso corrucciato, indignato di se stesso. Ripose sul tavolo la ciotola di popcorn, spense la televisione e, dopo essersi lavato rapidamente i denti, s'infilò nel letto, infagottato tra le varie coperte e la trapunta.

Sapeva già che si sarebbe svegliato presto. Voleva dormire, si sentiva stremato, ma ogni santa volta che desiderava rimanere il quel meraviglioso mondo di sogni per un po' più del solito, si svegliava sempre verso le sei.

Si rivoltò a pancia in giù, stringendo a sè il cuscino e seppellendo la testa sotto i morbidi strati. Da qualche tempo a questa parte dormiva in quella posizione, come se avesse bisogno di qualcuno da abbracciare, e di essere protetto.

Sperava che un giorno la sua coperta e il suo cuscino sarebbero diventati qualcosa in più che una semplice coperta e un semplice cuscino.

Quando anche gli ultimi pensieri, gli ultimi sogni di desideri impossibili lasciarono la sua mente, Kurt chiuse gli occhi.

Un altro giorno era andato.

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Capitolo 2
*** Lacrime e sorrisi ***


 

L'indice bianco di Kurt stracciava in modo assente delle linee bagnate sul vetro.

Un cuore, una chiave di violino, una stella.

Non si era neanche accorto di star disegnando quella roba.... Era completamente preso da quella chitarra. Dalle dita che sfioravano le sue corde, e dal ragazzo che la sorreggeva e che stava suonando una melodia senza suono.

Kurt osservò le sue labbra muoversi per pronunciare parole che a lui non arrivavano, per cantare una canzone le cui note non riuscivano a superare quella finestra.

Un paio di labbra visibilmente soffici e rosee. Come sarebbe stato bello poterle sfiorare.

Il biondo osservava la sua bocca muoversi e cantava sottovoce la stessa musica, seguendo i suoi movimenti e dando un suono a quel motivo atono.

I suoi begli occhi di ghiaccio erano affascinati da quel giovane e osservavano rapiti il modo in cui l'altro si muoveva, l'espressione che assumeva mentre cantava, come se stesse facendo qualcosa di enormemente piacevole, che lo rilassasse e lo coinvolgesse con tutto se stesso. Ed così era, in effetti.

Kurt sapeva che quel ragazzo amava davvero tanto la musica.

Era adorabile quando cantava.

A volte si agitava come un pazzo con un telecomando in mano, magari, fingendo che fosse un microfono e lui uno di quei rocchettari esaltati; altre prendeva in braccio la sua chitarra, quasi fosse un bambino da coccolare, e la suonava con dolcezza seduto sul letto.

Quella mattina Kurt si era svegliato presto, come previsto, ma se l'era presa comoda. Non aveva osato avvicinarsi a quella finestra prima delle dieci e mezza circa, cercando scuse plausibili da andare a raccontare a se stesso per non mettersi seduto lì ad osservare come sempre. Per evitare di assistere ad altri teatrini sconci.

E poi, quando aveva capito di aver via libera, si era subito accomodato sulla sua mensola.

Guardò di nuovo gli occhi di quel giovane, desiderando così tanto che spostasse lo sguardo su di lui...

Il giorno prima era stato agghiacciante, e forse lo sarebbe stato ancora se fosse successo, ma nella mente di Kurt appariva come una scena di un film romantico. Nel suo cervello sarebbe stato un qualcosa di mozzafiato, di intenso e bellissimo. Sperava che quando quegli occhi nocciola si fossero decisi a capitare per sbaglio sui suoi, il ragazzo sarebbe arrossito.

Vedeva perfettamente la scena, come se gli si stesse svolgendo dinanzi: Kurt lo fissava, cercando di catturare il suo sguardo, e finalmente l'altro posava le iridi su di lui. Le sue labbra si schiudevano, le guance che si tingevano di rosso.

Ma non sarebbe mai successo. E se mai, per sbaglio, lo avrebbe guardato non sarebbe arrossito di certo.

Il volto di Kurt si spense lentamente mentre quei pensieri amari gli scorrevano in mente.

Si accorse di non star neanche più cantando, le parole erano andate affievolendosi, mentre i suoi occhi si erano persi nel vuoto.

Erano anni, ormai, che sedeva lì ad osservarlo. Non capiva che non sarebbe mai accaduto nulla. Il suo cuore non voleva capirlo...

All'improvviso il cellulare di Kurt prese a squillare, strappandolo brutalmente dalle sue fantasie con un sussulto.

-Ma che diavolo...- sussurrò il ragazzo mentre si inclinava per raggiungere il telefono, poggiato sul mobile poco lontano.

I suoi occhi fecero un giro spazientito quando lessero il nome apparso sul display.

-Rachel- disse con tono piatto.

La voce gli arrivò come il trillo di una sveglia, dritto nell'orecchio delicato, abituato al silenzio -Ciao Kurt! Mi stavo chiedendo come tu faccia a stare tutto il giorno solo in quella casa sola in quella palazzina sola. Ad ogni modo, non mi avevi detto che avevi la febbre-

Kurt sbuffò -Infatti non ho la febbre-

-Ma...-

-Senti, ho inventato una balla da rifilare a Gunther. Voglio starmene solo per un po' a poltrire in questa casa sola e in questa palazzina sola. Senza lavorare-

-Furfante- rise la ragazza -Ho visto che oggi al cinema danno...-

-No. Fa freddo. Molto. E non ho la minima intenzione di ibernarmi su un sediolino male imbottito-

Rachel continuò con voce testarda e irritante, la sua preferita per ottenere qualcosa -Allora vengo da te-

-Ti prego- disse Kurt in uno sbadiglio.

Evidentemente Rachel non colse il significato del "ti prego". O forse si -A tra poco- cinguettò.





 

-Non hai freddo?- chiese il biondo avvolgendosi meglio nella sua coperta e avvicinandosi alla ragazza trascinando le pantofole pelose sul parquet.

Lei scosse la testa, con un sorriso completamente fuori posto in quell'atmosfera piuttosto infelice.

-Sei a maniche corte- notò Kurt sedendosi sul divano di fronte a Rachel. Sembrava che a dividerli ci fosse un confine tra l'Africa e il Polo Nord.

-Abitudine, sto benissimo. Tu, più che altro, sei ridicolo-

Kurt gemette insofferente in risposta. Fissò Rachel, che continuava a guardarlo fiera, come se la rendesse felice semplicemente stare lì zitta. Allora i suoi occhi si spostarono verso i vetri, verso una finestra, fuori, in particolare.

-Mi sa che hai davvero la febbre- commentò la ragazza, mantenendo la sua espressione compiaciuta, alludendo al naso arrosato dell'altro e al fatto che, parlando, sostituiva le "n" con le "d".

-No, che dici- fece l'altro, sempre guardando fuori. Ma il "do" al posto del "no" che uscì dalle sue labbra fu la conferma del contrario.

-Kurt- lo chiamò Rachel, apprensiva. Ora non sorrideva più tanto. -Che succede?-

Il ragazzo scosse la testa lentamente -Niente, sta' tranquilla-

-Sei strano in questo periodo. Non c'entra la febbre o il raffreddore. Sei strano da un po'-

La guardò.

Sapeva di esser diventato diverso. Come se desiderasse solo sfuggire dal mondo esterno, come se ultimamente, l'unico posto dove si sentisse bene fosse casa. E quella mensola in particolare. Solo che non sapeva perchè, a parte che era per lui.

Forse il suo cuore aveva iniziato a provare... qualcosa in più per quel giovane. Qualcosa di tanto importante da tenerlo ancorato lì, dove poteva vederlo.

Ne era certo, l'unica cosa che dava per scontata, era che quello che stava facendo era per lui.

I suoi occhi si mossero di nuovo verso l'esterno, cogliendo un minimo movimento dentro quella camera di fronte. Ormai avevano volontà propria, bastava un'ombra che il suo sguardo correva autonomo lì.

-Sono anni che guardi fuori- disse Rachel -Me ne sono accorta, sai? Cosa c'è in quella casa, da tenerti sempre qui? Qualcosa che ti ha preso tanto da incatenarti a quel vetro da mesi e mesi e ancora mesi-

Silenzio.

-Kurt... è una vita che osservi quel ragazzo-

E passò una buona manciata di secondi, prima che il biondo si permettesse di guardarla in faccia.

Il sangue gli era affluito tutto al viso, colorando la sua pelle di neve di un rosso acceso che urlava dall'imbarazzo.

Deglutì, spostando lo sguardo sugli occhi castani e seri di Rachel, e per poi distoglierlo.

Cosa c'era di tanto vergognoso? La ragazza era a conoscenza che lui era gay, cosa c'era di male se si era innamorato?

Perchè era tanto difficile ammetterlo?

-Ehi- sussurrò Rachel con un sorriso comprensivo, inclinando la testa per riuscire a catturare lo sguardo sfuggente dell'amico.

Si morse un labbro, cercando di nascondere la sua eccitazione -Ti piace, eh?-

Kurt fissò di rimpetto quella testa riccioluta spostarsi in fretta per la stanza, per poi scomparire. Drizzò anche la schiena, tendendosi per cercare di vederlo di nuovo, ma era andato via.

Non osava parlare.

Tentò di apparire sicuro, mentre bisbigliava -Io...-

Io cosa? Si chiese da solo. Che stai dicendo? Lo ami, la frase che devi pronunciare non inizia con "io".

Sentì le lacrime offuscargli la vista. All'improvviso; senza motivo.

-Kurt!- esclamò Rachel, confusa, vedendo quella strana reazione.

Si alzò di scatto, sedendosi di fianco a lui e abbracciandolo, mentre il ragazzo si abbandonava al suo tocco e ad un pianto inspiegabilmente disperato.

-Perchè fai così?- chiese ancora, lasciando che l'altro le si accucciasse addosso, accarezzadolo con mani gentili.

-Scusami- singhiozzò Kurt -Non lo so, non ne ho la minima idea, scusami-

-No, di cosa devi scusarti? Va tutto bene, stai sereno- lo consolò affettuosamente, pettinandogli i capelli con le dita -Va tutto bene- ripetè.

Forse aveva solo bisogno di un po' di affetto, aveva bisogno che qualcuno lo stringesse a sè. Qualcuno di reale, non fatto di sogni e fantasie.

Che gli dicesse "ti voglio bene", che lo abbracciasse senza aver bisogno di chiederlo. Qualcuno che sapesse che aveva bisogno di un bacio, una carezza, che gli desse amore senza aver bisogno che lui glielo ricordasse.

Non voleva dover attirare l'attenzione per essere stretto in quel modo. Voleva che la persona di cui necessitava lo coccolasse spontaneamente, semplicemente perchè sapeva che Kurt aveva bisogno di quello.

Forse era stato troppo tempo fingendo di che non gli servisse niente.

-Rachel...- sussurrò il ragazzo, scosso da leggeri singulti -Perdonami-

Lei gli accarezzò una guancia -Cosa dici, ne avevi bisogno. Sfogati quanto vuoi, io sono qui-

Kurt poggiò il mento sulla sua spalla, abbracciandola e lasciandosi abbracciare, mentre tirava sonoramente su col naso.

Quando il corpo di lui smise di tremare, Rachel sorrise fievolmente -Va meglio?-

-Si- annuì l'altro -Grazie-

Lei sorrise di nuovo -Vuoi che ti faccia compagnia fino a stasera? Ti farebbe sentire più tranquillo?-

-Te ne sarei grato Rachel, ma non credo tu voglia perdere tempo con me.- gli occhi arrossati di Kurt si tinsero di comprensione -Hai già assistito a questo piagnisteo insensato- disse con voce arrochita.

-Oh, sta' zitto. Stasera cucino io, tu mettiti comodo con le tue cinquecento coperte di lana addosso e affoga in silenzio nel divano- fece lei divertita, mentre si alzava per far coricare il biondo -Guarda fuori quanto ti pare, ma non struggerti d'amore per uno sconosciuto, altimenti t'infilo la forchetta negli occhi-

Kurt sorrise tirandosi il plaid sin sul naso -Il poetico contrasto tra linguaggio romanzesco e cafonaggine di Lima, che mistura sublime-

Rachel scoppiò a ridere, barcollando verso la porta della cucina e urlando -Sii onorato di avere quest'amica tanto loquacemente leggiadra-

E detto questo ricevette un cuscino sulla schiena -Vai, Rachel, vai- rise Kurt.





 

-Diavolo, è tardi! Scusa se ti ho trattenuta fin ora, ce la fai a tornare a casa?-

-Figurati- sorrise la ragazza -Certo che ce la faccio-

Rachel s'infilò il cappottino, guardando di nuovo Kurt -Chiama se hai bisogno. Io ci sono sempre-

Il ragazzo le si avvicinò, stringendola a sè e schioccandole un bacio sulla fronte -Non so come farei senza di te-

-Tracanneresti litri di quella cioccolata disgustosa che hai nella dispensa. Come fai a bere quella roba? 100% Cacao, ma ti piace sul serio?-

-Ecco perchè aveva quel saporaccio...- sussurrò Kurt più a se stesso che a Rachel, che lo guardava ridacchiando.

Poi la ragazza sciolse l'abbraccio, precipitandosi fuori.

-'Notte- disse prima di scomparire giù per le scale.

Kurt chiuse la porta silenziosamente, poggiandovisi sopra e lasciando fuggire dalle labbra un sospiro stanco.

Quando si voltò, notò un movimento insistente nella stanza di fronte. Non se lo stava immaginando.

Socchiuse gli occhi, avvicinandosi alla finestra e aguzzando la vista; poi il respiro gli mancò.

Quel sorriso... quello sguardo luminoso, di nuovo puntato su di lui. Il ragazzo di fronte lo stava osservando, muovendo rapidamente la mano per salutarlo.

Kurt si sentì avvampare, mentre spalancava gli occhi e socchiudeva le labbra. Il suo cuore batteva in petto come un tamburo e il giovane, paralizzato, non potè far altro che rimanere immobile contemplando quel miraggio incredibilmente reale.

Il ragazzo di fronte modificò il suo sorriso, da imbarazzato a leggermente triste, per poi portare un dito verso se stesso. Lo mosse ancora, indicando Kurt e poi mimò con entrambe le mani un paio di lacrime che gli scivolavano sul volto.

"Ti ho visto piangere"

Kurt lo guardò scuotere la testa, mentre lo indicava di nuovo, per poi alzare il pollice dal pugno che aveva stretto.

"Tutto bene?"

Il biondo cercò di muoversi, per non fare la figura dello scemo, e annuì convulsamente.

L'altro sorrise, poi soffiò sul vetro facendolo appannare e vi fece scorrere il dito.

"Di solito non piangi mai, mi ero preoccupato"

Kurt si sentì confuso, sentendo che lo stomaco gli si stava annodando nel ventre, così forte da far quasi male. Come faceva a dire che di solito non piangeva?

Aggrottò le sopracciglia, mentre creava anche lui un po' di condensa sulla quale scrivere.

"Che ne sai che non piango mai?"

"Tu fissi me e io non posso fissare te?"

M-mi fissa...

"Io... io non ti fisso" scrisse Kurt con un dito tremante, mentre malediceva la sua pelle, il quale rossore non accennava a scomparire.

L'altro sorrise di nuovo. Era talmente bello quando lo faceva... Capace d'illuminare tutt'intorno a lui con quella semplice espressione.

"Lo fai sempre, non dire bugie"

E Kurt lo ringraziò in silenzio quando cancellò quella frase, per sostituirla. Non avrebbe saputo come rispondere.

"Come ti chiami, angioletto?"

Il ragazzo deglutì. Quel nomignolo sarebbe sembrato scostante, detto da un qualsiasi impertinente, ma detto da lui... sembrò una cosa infinitamente dolce.

"Kurt" il suo dito esitò "e tu?"

L'altro ripetè il nome del biondo, da come fece capire il movimento delle sue belle labbra, poi lo guardò.

"Blaine" scrisse.

-Oh...- sussurrò Kurt.

Poi realizzò che stava parlando con quel giovane.

Era... era quello che aveva sempre sognato, aveva voluto con tutto se stesso che lui gli parlasse, e ora...

Pensava che quando sarebbe successo, se sarebbe successo, si sarebbe sentito imbarazzato, incapace di intendere e di volere. Ma invece era tutto così naturale...

Stava bene, desiderava solo continuare, chiedergli cose che magari già sapeva, pur di non mettere fine a quel dialogo che forse non avrebbe mai avuto un seguente.

E poi lui gli aveva detto che lo osservava. N-non se n'era mai accorto.

Se l'avesse saputo... oh, sarebbe stato meraviglioso sapere quando quegli occhi nocciola si posavano su di lui, per assorbirne i particolari.

Ma già sapere che lo guardava era senza prezzo.

Kurt potè dire di sentirsi realizzato. Il suo amore non era ricambiato, non aveva mai sentito la voce di quel ragazzo ...di Blaine, ma almeno sapere che adorava osservarlo... era ciò che aveva desiderato per tanto tempo. Che gli occhi di quel giovane si posassero su di lui.

"Kurt?" lesse dopo qualche momento.

Blaine lo guardava divertito.

"Si, scusa..." stavo pensando che parlarti è la cosa migliore che mi sia capitata, che ti amo, che... "mi ero perso nei mie pensieri"

"Lo so, lo fai spesso"

Il biondo lo vide sorridere ancora.

-Lo sa...- si disse con un filo di voce, immergendosi di nuovo negli occhi di Blaine. Lui fece lo stesso per qualche secondo, finchè non sussultò.

Kurt lo vide abbassare lo sguardo, cercare qualcosa sulla scrivania, e prendere in mano il suo cellulare. Blaine fece segno all'altro di aspettare, mentre iniziò a parlare con la persona al di là del telefono.

Maledetta vita sociale, pensò Kurt osservando l'altro che sorrideva e camminava avanti e indietro per la sua stanza, gesticolando e muovendo quelle labbra adorabili.

Quando il moro terminò la chiamata, fece scorrere di nuovo il dito sul vetro appannato.

"Ehi... Ora devo scendere"

Il flebile sorriso che illuminava il volto di Kurt si spense "Okay" scrisse senza riuscire a nascondere la sua tristezza.

Blaine agitò la mano per poi scomparire, fuori dalla stanza e dalla vista dell'altro.

Kurt lasciò fuggire un respiro dalla bocca.

Be', era stato bello.

Bello..? Altro che bello.

Il biondo si ritrovò ad arrossire, mordendosi il labbro inferiore che acquistò un po' di colore.

Ogni suo respiro si fece affannoso, e ogni suo pensiero incredulo.

Ce l'aveva fatta, pensò stringendo le mani al petto, mentre il freddo spariva per un attimo.

Ce l'aveva fatta.





Eccoci qua ^^
Ammetto che tutto ciò è leggermente inquetante, due ragazzi che si stalkerano a vicena u.u ma era solo un modo per iniziare questa storia u.u Mi sono accorta che il titolo della fanfic, per voi che non sapete *beeeeeeep per coprire lo spoiler* non ha molto senso, ma fidatevi: tuuuuuutto si spiegherà alla fine ;3
Grazie mille a tutti i tesori che già hanno messo la storia tra le seguite o addirittura le preferite e un grazie speciale a chi recensisce <3 Ah, ci tenevo a dire... ho combattuto contro il mio famoso impulso di far succedere tante cose in fretta, quindi si sappia che il fatto che i Klaine si parlino già da ora non è frutto della famigerata fretta u.u Dico, già sono stati anni a fissarsi, tanto vale che inizi già a succedere qualcosa, no?
Per rispondere ad una domanda che vi sarete posti: ebbene sì, gli angeli e i cuori sono temi ricorrenti per me u.u
Okay. Ho appena visto la 5x13 e avevo le lacrime agli occhi. Inoltre sto ripetendo da stamattina "Spencer e Hepburn" (spoiler della 5x13, ma Chris parla veloce quindi se non la vedete con i sottotitoli non credo che afferriate i nomi in inglese o.o io ho capito solo un ammasso di lettere, se non avessi letto quel santo spoiler su Facebook non avrei colto l'importanza della cosa) e mi si è fuso il cervello. Non vedo l'ora di vederli *^*
Scusate per il tema non previsto e gràssie ancora <3 <3 <3
Ci vediamo mercoledì ^^

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Capitolo 3
*** Era un incubo.. o cosa? ***


Salve gente!!
Ho visto You make me feel so young e stavo tipo urlando alla fine, quando tagliano la scena dove Kurt credo si butti su Blaine ma... okay, sto vomitando arcobaleni u.u
E comunque erano Tracy ed Hepburn u.u
Va bene volevo dire questo perchè cerco comprensione da altre fangirl (o fanboy???) perchè, per esempio, mia sorella non fa altro che guardarmi inquietata e altro che comprensione...
Passo e chiudo.





 

"Quanti anni hai, Blaine?"

Il moro, con le gambe incrociate sulla scrivania, fece una smorfia "23" scrisse, facendo scorrere un pennarello di quello per le lavagne magnetiche sul vetro della finestra.

Lui e Kurt avevano deciso di comune accordo che scrivere nella condenza era scomodo e poco chiaro, perciò ora entrambi si servivano un pennarello di quelli per lavagne, per passare un po' di tempo facendosi quelle semplici domande che avevano il potere di far stare meglio tutti e due i ragazzi, di farli sorridere.

"Wow" scrisse Kurt, sinceramente sorpreso, poi cancellò con un fazzoletto "Non si direbbe che sei più piccolo di me"

Blaine alzò un sopracciglio, sorridendo "Perchè tu quanti anni hai?"

"24"

"Non che ci sia grande differenza" rise il moro, assumendo un'espressione solare che fece battere il cuore a Kurt.

La situazione in cui si trovavano era davvero curiosa. Avevano capito di conoscersi da anni, passati a guardarsi di nascosto e a sapere meglio di chiunque le più piccole cose. Perchè c'era qualcosa che li aveva attirati, da quando Blaine si era trasferito lì. Quel giorno che Kurt avrebbe benedetto per tutta la vita.

Era una mattina di primavera, il biondo stava piegando una maglia.

Di Manila Grace, ricordò Kurt. Se l'era fatta regalare per il compleanno quando abitava ancora a Lima, con la confusione più totale del padre.

-Non è da donna, scusa?- aveva chiesto, fissando il capo in vetrina.

Il ragazzo l'aveva guardata, trasognato -Oh, ti prego papà. E' bellissima-

Kurt sorrise, lasciando perdere per un attimo il messaggio di Blaine.

Insomma, quella mattina aveva notato degli strani movimenti nella casa di fronte. Si era appollaiato su quella mensola, che conosceva da poco, per cercar di capire cosa stesse succedendo.

Blaine si era trasferito lì, e andava in giro per la sua casa nuova con l'eccitazione di un bambino che ha appena ricevuto un colossale regalo.

E Kurt l'aveva notato subito.

"Si che c'è" scrisse il biondo, tornando alla realtà "Tu sei bravissimo con la chitarra, al pianoforte, sai cantare da dio" dopo qualche secondo cancellò "Sembra che abbia passato una vita a studiare musica dopo il liceo... Sembri grande. E poi hai la barba"

"Non vedo collegamento tra le varie cose e.. non è vero" ribattè Blaine ridacchiando "me la rado la barba"

Kurt aggrottò le sopracciglia, sorridendo "Ti divertono un mondo tutte le cretinate che dico, eh?"

"No, cioè, mi piace parlare con te"

Il biondo lesse quelle parole, sentendo di essere arrossito violentemente.

"Sei un ragazzo molto interessante... A dir la verità non speravo altro che riuscire a parlarti, prima o poi"

Blaine osservò la bocca di Kurt, che formava una o rosa. Dopo qualche secondo scosse la mano, notanto che il ragazzo non faceva altro che guardarlo senza battere ciglio.

Kurt allora alzò di scatto il viso, che aveva abbassato leggermente per poter fissare qualcosa che non fosse Blaine. Come per assimilare quello che l'altro gli aveva appena detto, necessitando di qualche momento per capire se se l'era immaginato.

-Si?- sussurrò, rendendosi conto solo dopo che il moro non poteva sentirlo. La sua espressione era leggermente sofferente, angosciata. Aveva la sensazione che tutto quello fosse un sogno, un bel sogno, da cui poteva essere strappato da un momento all'altro.

Oh, ti prego, non svegliarti implorava a se stesso Non svegliarti, fammi vivere questo ancora un po'.

"Che c'è?" chiese il giovane, con un sorriso apprensivo.

"Niente... è che cerco di non farmi notare di solito"

"Ti da fastidio il fatto che parliamo, per caso?" scrisse ancora Blaine, visibilmente a disagio e riferendosi al tormento che rispecchiava il viso dell'altro "Lo so che non ci conosciamo... ma io non ho questa sensazione. Se vuoi posso..."

"No!" il pennarello di Kurt scorse fulmineo sul vetro, cercando di tracciare una N che dall'esterno si leggesse correttamente.

Il suo cuore battè veloce. Gli era sembrato per un momento che avesse dato dato un calcio al palazzo di mattoncini che stava costruendo. Aveva visto per un attimo la sua amicizia con Blaine, se pure ancora in fasce, crollare davanti ai suoi occhi.

Immaginato una vita passata a fissare un paio di tende chiuse, che non intendevano aprirsi per un malinteso, un'offesa accidentale.

Poi Kurt fece un gran respiro.

Rachel gli avrebbe sicuramente urlato di star esagerando. Lo avrebbe rimproverato perchè faceva diventare i suoi piccoli problemi grossi come giganti.

Glielo aveva già detto in passato, i suoi occhi erano come due specchi deformanti. Come la vista di chi si vede grassa pur essendo uno stuzzicadenti, di chi si vede brutta pur essendo una diamante.

"No" scrisse di nuovo, più ordinatamente, in una grafia più ridotta "Io... adoro parlare con te. Se avevo quell'espressione è perchè temo che prima o poi tu..."

Lasciò che Blaine leggesse, per poi cancellare e riprendere a scrivere "che tu possa andare via... con la tua ragazza, o fuori. Io vivo qui dentro, non mi piace uscire. Sei l'unico raggio di sole nel mio cielo nuvoloso"

Dopo un po' pulì di nuovo la scritta "Scusa per la poesia non richiesta..." terminò, rosso in viso più per la foga con cui aveva segnato quelle parole che per l'imbarazzo.

Blaine lesse, le sopracciglia rivolte verso l'alto e un'espressione sollevata sul volto.

"Figurati, anche tu per me sei un po' una roccia. Non avrei mai pensato di dirtelo davvero... ma ora eccoci qui" sorrise.

Kurt rimase in silenzio, mordendosi il labbro. Non smetteva mai di pensare a quanto fossero simili, loro due. Pian piano, parola dopo parola, sembrava che si leggessero entrambi nella mente.

E per lui era sempre una sorpresa.

Blaine socchiuse le labbra, esitando ad alzare di nuovo il pennarello.

"Come fai a..." la sua mano si bloccò un secondo "Come fai a sapere che suono e canto bene?"

Il biondo fissò la scritta confuso da quel brusco cambio d'argomento "Vedo il tuo viso quando tieni la chitarra in mano, quando sfiori le corde e quando muovi le labbra.

Scorgo la passione nei tuoi occhi e non credo che la proveresti se sapessi solo strimpellarlo, uno strumento. Credo che tu sia molto bravo"

"Per quello che mi dicono... sono tenuto a darti ragione" rispose l'altro con un'alzata di spalle, non apparendo arrogante come invece sarebbe successo ad un altro. Quel ragazzo riusciva a far sembrare qualunque cosa facesse, anche muovere un dito, come il gesto più dolce mai compiuto.

Agli occhi di Kurt, poi, l'effetto che faceva era quadruplicato.

"Ti va se suono qualcosa?"

"Sarebbe meraviglioso"

E allora Blaine scomparve per qualche istante, dopo aver fatto un cenno al biondo, per poi tornare alla vista dell'altro con la sua fedele chitarra pronta per essere suonata "Canta con me"

"Non mi sentirai" fece notare Kurt.

"E tu come farai ad ascoltarmi, allora? Tu immagina la mia musica, io immaginerò la tua voce. Scommetto che è alta, melodiosa. Sei un soprano, non è vero?"

Kurt annuì affascinato.

"Di', Kurt, che canzone ti piacerebbe?"





 

Il cellulare continuava a vibrare senza sosta.

Blaine si era sporto, prima, per vedere chi diavolo fosse: "Catherine" appariva sul display ogni minuto, insieme ad una vibrazione insistente.

Oh, l'avrebbe richiamata dopo.

Aveva aspettato tanto di riuscire a parlare con quel ragazzo che lo attirava inspiegabilmente, forse a causa di quel velo di mistero che lo avvolgeva, ed ora non voleva lasciarlo andare.

Aveva capito quanto fosse fragile, quanto avesse bisogno di attenzioni e affetto, e poco prima Kurt gli aveva fatto intendere che ne necessitava da parte sua.

Non voleva negargli ciò che gli chiedeva con tale tenerezza, tra l'altro cosa gli costava dedicargli un po' del suo tempo?

Blaine si era reso conto che quel giovane lo aveva preso. Era talmente immacolato, talmente dolce e particolare... Tanto intrigante quanto innocente e...

Il cellulare vibrava ancora.

Il moro fermò di scatto le corde della chitarra, guadagnandosi un'occhiata confusa da parte di Kurt. Non riuscendo a trattenere il nervosismo, che gli si distingueva facilmente sul volto quasi fosse qualcosa di materiale, fece segno all'altro di attendere, mentre prendeva in mano il telefono e accettava la chiamata.





 

Durante l'intero quarto d'ora seguente, Kurt ebbe di fronte un Blaine che non la smetteva di camminare su e giù per la stanza, sembrando lì lì per buttare il cellulare giù dalla finestra. Senza aprirla.

Il biondo scommise che se avesse teso l'orecchio avrebbe sentito la sua voce.

Chi sa cosa stava succedendo, Blaine sembrava un tipo abbastanza calmo, non poteva immaginare qualcosa che lo facesse infuriare a quel punto.

Alla fine i suoi occhi di ghiaccio seguirono l'altro mentre si sedeva, abbandonato, sul letto.

Passandosi stancamente una mano sul viso, Blaine sembrò disfarsi velocemente della rabbia che aveva provato fin poco prima, assumendo un'espressione stremata ed infelice. Quasi si sentisse colpevole di qualcosa, all'improvviso.

L'osservo mentre muoveva poco le labbra, come se avesse addirittura paura di parlare. O vergogna..?

Dopo quella che a Kurt parve un'eternità passata a ficcare il naso nei fatti privati di uno sconosciuto, Blaine sussurrò qualcosa che assomigliò tanto ad un "ti amo".

E l'altro si sentì come se il cuore gli venisse calpestato senza pietà.

Il moro mantenne lo stesso dolce visetto da cucciolo anche dopo aver terminato la chiamata, mentre si tirava pesantemente in piedi e si avvicinava alla finestra.

"Tutto bene?" chiese Kurt sofferente, intanto il volto di Blaine parlava da solo.

Il ragazzo si guardò intorno, come per avere un suggerimento su come rispondere, poi fissò il biondo. Scosse la testa, sussurrando un muto "no" con un'espressione affranta.

"Posso aiutarti in qualche modo?"

Blaine fece spallucce, con gli occhi lucidi, e mosse di nuovo il capo "Scusa io... vado a farmi una doccia"

Kurt annuì controvoglia, aprendo la bocca come per cercar di dire qualcosa. Poi la richiuse.

"Se hai bisogno io sono qui" scrisse.





 

-Sei distante, ecco che c'è- quella voce continuava a riecheggiare, a rimbalzare sulle pareti della mente di Blaine -Sei freddo, parli sempre e solo di quel ragazzo, se ha scritto in stampatello, in corsivo, di come si era pettinato o di come sembrava stare a giudicare dalla sua espressione. Devo preoccuparmi, Blaine? Mi prendi in giro? Sono una copertura per caso?-

Una voce amareggiata, stufa e quasi disgustata.

-Non pensi mai a me da un po' a questa parte, completamente assente. Non te ne frega nulla di quello che ti dico, non ascolti neanche una minima cretinata che invento per attaccare bottone. Dimmi un po', quando sei a casa da solo parli con la parete di quanto sia bello il tuo dirimpettaio?-

Blaine cercò di far scivolare via il senso di colpa insieme al bagnoschiuma. Tentò invano di scacciare quelle parole dalla sua testa, che però continuavano a ripetersi, ad amplificarsi, a fargli male.

Catherine aveva ragione, si era eclissato negli ultimi due giorni. Senza rendersene conto, non le dava retta.

Ma non poteva non pensare più a Kurt. Semplicemente, non poteva. Parlargli era diventato il suo passatempo preferito, lo coinvolgeva anche se non era a casa. Continuava a pensare alle loro conversazioni, continuava ad esserne preso, non riusciva a non averlo in mente, a non vedere l'ora di sedersi ancora lì a parlare con lui.

Stava diventando un incubo. Un meraviglioso incubo dal quale non voleva svegliarsi.

Erano solo due giorni.

Forse aveva desiderato tanto conoscere Kurt -ma conoscerlo davvero, non provando ad indovinare-, che ora che c'era riuscito era semplicemente emozionatissimo.

Forse prima o poi sarebbe passato, abituandocisi.

Aveva solo bisogno di tempo.

Ho solo bisogno di tempo ripeteva ora la sua mente.





Here we are :D
E' sempre un  po' inquietante la situazione, soprattutto ora che Kurt l'ho descritto quasi come uno psicopatico PUAHAHAHAH ma no, poverino ç.ç
Come mi era stato chiesto ci sono i pensieri di Blaine, e per quanto riguarda lui... niente, Blaine ama la sua ragazza e la ragazza ama Blaine, che ci vogliamo fa' u.u Comunque ora che ha iniziato a parlare regolarmente con Kurt è come se avesse preso la sua prima sigaretta *vocine suggeritrici in sottofondo che vociano "diiiiipendenzaaaa"*
Hokey (?) anche se nel capitolo di oggi non è successo granchè (a parte il viaggetto finale nella mente di Blaine... cioè, poi lui era sotto la doccia.... :Q__), spero vi sia piaciuto, fatemi sapere :3
A mercoledìììì ^^

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Capitolo 4
*** Come due specchi deformanti ***


 

Kurt sussultò quando, d'un tratto, la strana suoneria delle notifiche del suo cellulare ruppe il silenzio che regnava nell'appartamento.

Imprecando sottovoce, accese lo schermo mentre tentava di versare il latte nella tazza con la mano sbagliata.

Un numero sconosciuto...

" 'Giorno, angioletto ;) -Blaine"

Gli occhi azzurri del ragazzo corsero alla finestra, scorgendo il moro seduto alla sua scrivania, intento ad addentare un cornetto.

Poi Blaine alzò lo sguardo dal telefono che aveva in mano e spalancò le palpebre per salutarlo, assumendo un'aria ancora più buffa di quanto già non fosse, con le guance talmente gonfie di cibo da far concorrenza agli scoiattoli.

Kurt scoppiò a ridere "Come fai ad avere il mio numero?"

"L'hai urlato giù dalla finestra qualche settimana fa, alla tua ragazza. Quando lei ha cambiato scheda e non trovava più i contatti... Non potevo farmelo scappare"

Il biondo lo guardò inquietato "Sei uno stalker" constatò divertito "Ad ogni modo, perchè non l'hai usato prima per parlarmi?"

"Non volevo che capissi subito la mia identità di spia. Risulto simpatico immediatamente, tanto valeva aspettare che ci scambiassimo qualcosa in più di un ciao per dirti che sapevo il tuo numero, invece di terrorizzarti e farmi denunciare"

"Un'ultima domanda... Come diavolo fai a scrivermi se io vedo tutte e due le tue mani intente a stringere quel cornetto?"

Kurt vide Blaine fissarlo per qualche istante "Segreti del mestiere" rispose sorridendo.

Poi il biondo lanciò un'occhiata involontaria ai messaggi precedenti, cogliendo un qualcosa che non quadrava "Aspetta, Rachel non è la mia ragazza"

"Ah" scrisse Blaine "State sempre insieme, sareste una bella coppia"

Kurt si ritrovò ad arrossire, interdetto. Poteva dirglielo..?

"Io... non amo..."

Magari era razzista..? Omofobo? Magari l'avrebbe allontanato... O stava esagerando?

Era pur sempre un quasi sconosciuto.

Quasi sconosciuto, bella questa.

"Io non amo quel genere di ragazza" scrisse, incurvando le spalle in avanti come per coprire la vista di quel messaggio da qualcuno di invisibile, che avrebbe potuto leggere il testo e dargli del vigliacco.

"Sai, Rachel sarà anche simpatica e dolce, ma dopo un po' ti fa esaurire"

Blaine sorrise. "Si, anche Catherine è così"

Ah, Catherine.

"A proposito, era lei ieri? Che è successo, tutto a posto?" chiese Kurt sinceramente proccupato.

Preoccupato per Blaine, non per "Catherine e Blaine".

Alzò lo sguardo, cogliendo il volto del moro che da luminoso diventava adombrato e triste.

"E' che... lei ha ragione" scrisse il ragazzo, digitando nervosamente i tasti del cellulare "Questo periodo è particolare... Non riesco a concentrarmi più su Catherine, non le rivolgo attenzioni come prima, e lei me l'ha solo fatto notare. Non capisco che diavolo mi stia succedendo, sarà che sono stato tanto preso da..." da te, dal mio angelico dirimpettaio, che non riesco a smettere di pensare a lui. Ogni cosa che faccio, mentre la faccio, è oscurata dal suo nome, dalla sua figura, che mi si è incollata in mente contro la mia volontà. Mi ero ripromesso di togliermelo dalla testa, di cercare di distrarmi, ma è più forte di me. Mi ritrovo qui, ogni santo giorno, a scriverti con un sorriso da imbecille stampato in faccia.

"...da certi impegni che non riesco più a dedicarmi a lei"

Certi impegni...?

Kurt lo guardò, cercando di nascondere il lieve sorriso che gli era apparso in viso con una smorfia comprensiva.

Non poteva pretendere che si lasciassero, ma gli era almeno permesso gioire in silenzio.

Gli occhi del biondo si posarono sul viso dell'altro e vennero catturati da uno sguardo indecifrabile di Blaine. Sembrava che stesse aspettando qualcosa, come se gli avesse fatto una domanda muta della quale solo Kurt conosceva la risposta, ma che esitava a dargli.

E Kurt sentì il respiro bloccarsi in gola.

Perchè lo guardava così? Come se fosse disperato, e lui il suo problema.

Ed era esattamente così.

Ma non sapeva che era il problema di cui Blaine non voleva disfarsi, un problema che Blaine amava trovarsi tra i piedi.

Kurt distolse lo sguardo, confuso ed amareggiato.

"Mi dispiace" scrisse, con le sopracciglia aggrottate e le labbra piegate in una linea dura.

L'atmosfera si era fatta sgradevole, informale, e il biondo sentiva un nodo allo stomaco.

"Ti ringrazio" poi Blaine fissò di nuovo l'altro "Ehi, che succede?"

Kurt alzò lo sguardo, senza ricordarsi di sorridere. O almeno cancellare quell'espressione.

"Niente"

"Ti sei rabbuiato, così, all'improvviso"

"No... non è nulla"

Si sentiva come se Blaine l'avesse offeso. Come se l'avesse ferito senza accorgersene.

Ma non aveva fatto niente!

Il biondo tirò le labbra in un sorriso davvero poco credibile, ma Blaine non era stupido e non lasciò correre, sentendosi per qualche ragione l'unico motivo di quel brusco cambiamento d'umore.

"Kurt"

"Si?"

"So che ci parliamo solo da qualche giorno, ma io ti conosco. Tu conosci me. Siamo amici da tanto, Kurt. Come io sento di potermi fidare di te, tu devi avere la certezza che puoi dirmi tutto" inviò, poi riprese a scrivere "Mi stai guardando come se mi odiassi dal profondo del cuore, cosa ti ha dato fastidio?"

"Non gira tutto intorno a t..." digitò Kurt. Poi rilesse ciò che stava per dirgli -mentirgli- e cancellò il testo.

"Hai ragione, ma non riguarda te. Sta' tranquillo :)" scrisse alla fine "Ho ricevuto un messaggio di Rachel: ha fatto un casino giù allo Spotlight Diner e ci vado di mezzo io, sai..." la prima balla plausibile che gli venne in mente.

Blaine sentì evaporare quell'insopportabile peso che gli gravava sul petto "Ah okay, allora scusa"

"Fa niente, figurati" fece Kurt, alzando il viso. Da quando sorridere era diventato così dannatamente complicato?





 

Gli occhi umidi di Kurt si muovevano nervosi sullo schermo del portatile, cercando d'ingannarsi da soli, cercando di far pensare alle pareti che lo guardavano che fosse indaffarato, completamente concentrato nello scorrere avanti e indietro la cartella "Documenti" del suo computer.

Era tutta la sera che stava sdraiato su quel letto, tentando di mantenersi più lontano possibile dal soggiorno, quella maledetta finestra.

La sua mente continuava a mostrargli lo sguardo di Blaine, ogni volta che l'immagine gli passava dinanzi agli occhi quell'espressione era sempre più distorta, sempre più sprezzante. E dopo qualche ora era diventato puro odio.

Kurt tendeva ad ingrandire tutto.

Ingrandiva i suoi problemi, i sensi di colpa lo corrodevano se, magari, gli era sembrato che quel passante lo avesse guardato male, se quando era andato a sbattere contro quella signora, le sue scuse erano sembrate troppo poco sentite.

Non poteva farci niente.

Aveva spinto il cellulare via. Non lo aveva lasciato di là, lo aveva semplicemente spinto via. Come se avesse comunque bisogno della sua vicinanza, avesse bisogno di sentirlo suonare, ogni volta che Blaine gli mandava un messaggio e gli chiedeva di rispondere. Non osava scrivergli, ma lo prendeva in mano ogni qual volta che gli arrivava una nuova notifica.

Distolse gli occhi dal desktop e, senza volere, lo sguardo corse nell'altra stanza, cercando di riuscire ad includere nel campo visivo anche un paio di vetri che davano sulla strada.

Poi Kurt si alzò. Sembrava che ogni parte del corpo agisse di volontà propria, e che il cervello fosse andato in ferie. Prese a camminare per la stanza, concentrandosi su ogni dettaglio pur di non guardare di nuovo fuori.

Oh guarda, quella poltrona super interessante. Vale proprio la pena di fissarla per qualche quarto d'ora. Guarda quella sciarpa, quello specchio.

Si avvicinò a quest'ultimo, osservando l'immagine del ragazzo che vi era apparso.

La pelle era bianca, liscia, gli occhi chiari che si divertivano a cambiare colore in base alla luce che incontravano. Ora azzurri, ora verdi, ora grigi come il ghiaccio.

E dietro di lui...

Ancora quella finestra.

Certo, si disse, le finestre non possono spostarsi, Kurt. Lei sta lì, ferma. Che sorride, che mi tenta.

Il giovane riprese a camminare, entrando in soggiorno, aggirando la luce esterna come se fosse qualcosa di letale.

Voleva affacciarsi, lo desiderava con tutto se stesso. Ma contemporaneamente qualcosa che sentiva nel petto gli diceva di non farlo.

Le sue gambe si arrestarono, in un angolo della stanza, dove lui poteva guardar fuori senza essere visto.

Non farlo. Non farlo, non farlo.

Ma il corpo del ragazzo continuò ad inclinarsi, ad uscire dall'ombra sicura, finchè le sue iridi rifletterono i raggi del sole.

Com'è possibile che sia ancora seduto lì?

Blaine era alla scrivania. Continuava a premere i tasti del suo cellulare, alzando ad intermittenza il viso come per ascoltare qualcuno che gli parlava.

Le sue labbra si mossero, i suoi occhi guardarono qualcosa che Kurt non poteva vedere, coperto dalle mura del palazzo.

Una ragazza apparse alla finestra, gesticolando nervosamente e cercando di leggere quello che Blaine stava scrivendo.

Lui sembrava calmo.

No, anzi, non calmo. Sembrava che si fosse arreso.

Come se volesse dire "Si, okay, hai ragione" e tapparsi le orecchie per non sentire le parole che continuavano ad arrivargli insistenti.

Sembrava che si fosse abituato a quella parlantina continua, riuscendo ad ignorarla facilmente e pensare ad altro.

Poi Blaine alzò gli occhi.

Kurt lo guardò, senza scomporsi minimamente, mentre l'altro sentiva che l'aria gli mancava.

Il biondo non accennò neanche un sorriso, rimase fermo, forse modificando leggermente le labbra. In un'espressione di sdegno.

Vide che le sopracciglia di Blaine si abbassarono, gli occhi spalancati.

Kurt prese a camminare, spedito, deciso, verso la finestra e prese in mano i lembi delle tende.

A Blaine parve che il suo viso si addolcisse per un attimo, trasparisse quasi tristezza o esitazione.

Lo osservò di nuovo, sperando in un sorriso, in un segno. Un misero qualcosa.

Anche Kurt lo guardò, immobile.

Passarono degli interminabili secondi, duranti i quali Kurt desiderò davvero sorridergli, durante i quali Blaine stette male, nel vedere l'altro in quel modo. Vederlo con quell'espressione che sembrava essere emersa su quel viso solo per colpa sua.

Passarono quegl'interminabili secondi.

Poi il ragazzo unì le mani di scatto, sentendo le lacrime bagnargli il viso.





Buonsalve u.u
Come va la vita?? :D
Okay, da qui comincia ed essere evidente questo problema che a Kurt, tendente ad ingrandire/fraintendere ogni cosa gli capiti (e che lo fa sembrare leggermente psicopatico ahahaha). Quindi per una cosa da niente ha tirato fuori tuuuuutto un casino u.u
Invece Blaine sente sempre più il bisogno di stare con lui e non capisce questa improvvisa ed insensata sua reazione.

Dopo avervi allietati con questo riassuno non richiesto...
Be', niente u.u ringrazio ancora tutti voi belli e vi mando un bacionissimo ^3^ Alla prossima settimana u.ù

 

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Capitolo 5
*** Quel posto magico ed accogliente ***


Parola spoiler per il capitolo, la quale ho pensato di scrivere senza un apparente motivo: *coro* AAAAlleluja!!!
#sclerotime

 





Kurt guardò il cielo, infilando le mani nelle tasche del suo cappotto, immerse gli occhi in quell'azzurro infinito, sereno e meraviglioso che aveva a disposizione, desiderando poter volare.

Avrebbe tanto voluto essere un uccello, per perdersi in quella distesa immensa e sentire il vento accarezzargli la pelle, senza avere freddo o caldo, senza preoccuparsi di nulla, senza avere sentimenti, rimorsi, tristezza.

Avrebbe voluto vivere come facevano i pettirossi, passeggiare tranquillamente tra la neve, volare via, non avendo una dimora fissa se non uno spoglio nido, e scoprire posti nuovi, persone nuove, ma mai affezionarsene.

Gli sarebbe piaciuto.

Invece eccolo lì, che vagava per le strade di New York non con una meta precisa ma sapendo di dover tornare a casa, prima o poi, alla sua vita di sempre, ai suoi sentimenti soliti, al suo lavoro monotono.

Immerse il collo nella pelliccia calda che lo circondava, spostando lo sguardo ghiacciato sul marciapiede grigio che le sue gambe sottili e fasciate di nero attraversavano, perdendovisi, cercando di sgombrare la mente e pensare al nulla.

Erano passati circa tre giorni da quando Blaine aveva guardato Kurt in quel modo, tre giorni da quando Kurt aveva capito di essere un problema, tre giorni che non gli rivolgeva la parola, offeso e abbattuto per un'accusa che non gli era mai stata rivolta.

Tre giorni che un paio di tende tenevano chiusa la sua finestra.

Al contrario di prima, quando Kurt non vedeva l'ora di sedersi sulla mensola, osservare quel moro riccioluto e innamorarsi sempre più follemente, quando adorava stare chiuso nel soggiorno, quando casa sua era l'unico posto al mondo che amava, ora faceva di tutto per uscire, per stare via.

Ogni volta che il suo telefono squillava, un'angoscia incontenibile si faceva spazio nel petto di Kurt, senza saperne il motivo.

Odiava quel suono con tutto se stesso ora, quel rumore che aveva ammutolito da qualche tempo, sentendosi male nel cliccare su quel tasto che aveva fatto vibrare il cellulare.

Alzò gli occhi, scostandosi dalla fronte una ciocca di capelli dai riflessi ramati che gli era scivolata davanti, e mettendo a fuoco quella panchina che si faceva sempre più vicina ad ogni suo passo.

Estrasse cautamente una mano dalla lana accogliente del giaccone, facendo scorrere le dita bianche e candide come la neve sulla superficie fredda e metallica, per poi sedersi e farsi sfuggire un sospiro.

Alzò di nuovo il viso al cielo, illuminando i suoi occhi e facendovi scivolare gocce di rimorso e tristezza che tinsero le iridi trasparenti.

Stava male senza Blaine. Anche se era solo un contatto visivo e virtuale, quello che avevano avuto. Ne aveva bisogno.

Era la sua roccia, il suo appiglio, e la stava perdendo. Ma era stata una sua scelta, l'aveva voluto lui. Era stato Kurt a decidere che quell'espressione di rimprovero era rivolta a sè.

Non riusciva a capacitarsi come un semplice sguardo avesse potuto farlo sentire così inutile, così di peso. Come avesse potuto spingerlo a sentirsi di troppo, addirittura un problema.

Era stato uno stupido a prendersela tanto.

Forse era perchè aveva talmente bisogno di un po' d'affetto... affetto che non aveva mai ricevuto... che non riusciva a credere che ci fosse finalmente qualcuno pronto a darglielo. Non può essere, diceva il suo cervello, non è possibile, taglia i rapporti, ti prende in giro.

E Kurt faceva come gli diceva la testa.

O forse era il cuore a parlare..?

Senza rendersene conto, la sua mano strinse il cellulare, tirandolo fuori.

Lo schermo notificava messaggi dopo messaggi.

"Kurt..." diceva uno dei primi.

"Perchè hai chiuso le tende?"

"Ehi, mi rispondi?"

"Cos'è successo?"

Man mano che il pollice del ragazzo scorreva i messaggi questi diventavano sempre più insistenti, sempre più confusi e nervosi.

"Kurt, che ti ho fatto? Perchè non mi parli?"

"Ti prego... rispondi"

"Vorrei almeno capire cosa ho fatto"

Chiamate perse. Solo due.

Kurt immaginò come difficile fosse stato per Blaine, fare quelle chiamate.

Aspettarsi di sentire la voce di Kurt per la prima volta mentre gli urlava addosso l'accusa di qualcosa che non aveva mai fatto, o peggio non ricevere risposta.

Stava andato in pezzi, quello che c'era tra loro... quel qualcosa di neonato, ma più dell'amicizia... Kurt non avrebbe saputo spiegarlo.

Chiunque avrebbe detto "Come fate ad avere qualcosa in più dell'amicizia se fin poco tempo fa non facevate altro che guardarvi da una finestra?"

"Qualche messaggio scambiato, quasi neanche più di un ciao" gli avrebbero detto "Come fai a dire di essere innamorato di lui, se non lo conosci affatto?"

Ecco, non lo sapeva.

Per lui era come se Blaine avesse fatto sempre parte della sua vita, l'unica certezza, un'isola, in un oceano di dubbi.

Sto qui a ripetere sempre questo concetto, quest'idea che Kurt aveva di Blaine.

Che entrambi avevano di entrambi.

Il concetto che tutti e due avevano di un proprio "loro".

Vi direte "abbiamo capito, ora basta", ma è qualcosa che non si afferrerà mai fino in fondo. Sembrerà sempre impossibile, alla fine, provare un sentimento tanto grande per qualcuno del quale non si conosce la voce o l'altezza. Qualcuno che non si ha mai avuto davvero davanti, con cui non si ha mai davvero parlato, per poter dire "lo conosco".

Ma Kurt c'era riuscito.

E Blaine anche.

Con la differenza che da anni Kurt amava Blaine col cuore, con la mente, con tutto se stesso.

Blaine lo amava solo, forse, con il cuore.

Non sapeva di farlo.

La sua mente non lo sapeva.

E per Kurt era stato talmente orribile sentirsi un fardello per la persona che era tutto per lui... che ora l'unica soluzione che trovava era scappare. Far finta di niente, di non conoscerlo. Far finta di essere cieco quando apriva poco la finestra e Blaine lo guardava angosciato, far finta che quel cellulare che vibrava sempre non fosse il suo.

Il cellulare che stava vibrando anche in quel momento.

Kurt abbassò lo sguardo, leggendo un nome tanto familiare sul display.

Il suo cuore decise per lui, spingedolo a rispondere senza rendersene conto.

-Kurt- la voce che gli giunse all'orecchio era insopportabilmente tormentata: quasi singhiozzava, Blaine, quando gemette il nome del biondo -Finalmente rispondi, Kurt... Io non capisco... Non mi sono dato pace in questi tre giorni, sono stato uno schifo... Cos'è successo?, ti supplico-

Kurt desiderò lasciar cadere il telefono e calpestarlo fino a ridurlo in polvere. Desiderò scoppiare a piangere, perchè era colpa sua, solo sua.

-Perdonami- riuscì soltanto a sussurrare, mentre sentiva il solletico di una lacrima sul viso.

-Per cosa? Cos'è successo? Non capisco, per l'amor del cielo, spiegami-

Perchè era così triste?

-Niente, Blaine, sono stato un imbecille, un egoista, un...-

-No, non dirlo, no. Io...-

Kurt attese qualche secondo -...Cosa?-

La chiamata terminò, cogliendo il biondo di sorpresa.

-Kurt!-

Una voce chiamò il suo nome, da lontano, e lui si guardò intorno abbassando lentamente il cellulare.

Poi i suoi occhi si spalancarono, bloccandosi.

-Blaine..?- sussurrò, mentre una gioia infinita si faceva spazio all'interno del suo corpo -Blaine!- urlò di nuovo, balzando in piedi e facendo qualche passo in direzione di un ragazzo che correva verso di lui.

Il moro gli fu subito di fronte, prendendolo tra le braccia e facendogli scorrere la punta delle dita stranamente calde sulle guance, per assicurarsi che fosse davvero lui.

Lo era, appurò felice.

Blaine lo abbracciò forte, tenendolo stretto al suo petto mentre gli accarezzava i capelli.

Sentì due mani gelide cingergli la schiena.

-Kurt- bisbigliò un'ultima volta, prima che l'altro gli regalasse un altro dei suoi sorrisi rari e meravigliosi, inondato di lacrime.

Perchè diavolo piangeva?

Seppellì il viso nel cappotto dell'altro, adagiandolo tra la spalla e la testa, inspirando il profumo tanto sconosciuto quanto familiare di Blaine.

Il moro continuò a stringere, come se volesse unire i loro due corpi in uno solo, continuò a riscaldarlo, a sfiorarlo con le sue dita straniere per Kurt.

-Non piangere- sussurrò l'altro asciugando con l'indice le gocce che scivolavano sul volto del giovane, che tremava, scosso dal pianto.

Kurt deglutì tenendosi ancora stretto a Blaine con gli occhi chiusi. La sua mente era sgombra, il suo cervello in tilt, e il ragazzo riusciva solo a continuare a ripetersi "Che meraviglia".

Poi pian piano la nebbia d'euforia che offuscava la testa di Kurt si diradò, facendogli rendere conto che quello...

Quello era Blaine.

Le mani che lo lambivano...

Il calore che lo avvolgeva, il corpo che lo proteggeva... era di Blaine.

Era tutto ciò che aveva sempre sognato, che un giorno sarebbe riuscito a sentire, finalmente, la sua voce. Che in un giorno, che Kurt pensava non sarebbe mai venuto, quelle braccia forti lo avrebbero stretto, che quegli occhi strabilianti si fossero posati su di lui un po' più da vicino. Che Blaine lo avrebbe abbracciato come qualcuno a cui teneva tanto. Aveva sognato quel momento per anni.

Kurt sollevò le palpebre, riuscendo a sentire il battito accelerato del ragazzo che lo stringeva a sè.

Le sue dita si mossero da sole, improvvisamente umide, e strinsero il tessuto del cappotto del ragazzo, che Kurt voleva invece lasciar andare; le sue gambe si avvicinarono a quelle di Blaine, necessitando della loro stabile presenza.

La risata che il moro sbuffò ruppe il silenzio -Ho aspettato questo per tanto tempo- disse con voce rauca, senza accennare a scostarsi.

Kurt sollevò la testa, guardando l'altro con un paio di occhi lucidi e sorpresi.

Sorrideva, a palpebre calate, e continuava ad accarezzare dolcemente la schiena di Kurt mentre sfregava piano il naso tra i suoi capelli.

Rimasero così per dei meravigliosi brevi attimi, prima che il respiro affannoso del biondo portò Blaine ad allontanarsi.

Quasi Kurt urlò per il dolore quando quelle braccia lo abbandonarono.

-Stai meglio?- chiese il moro in un sussurro, accennando ad un'altra lacrima che scivolava giù per il mento dell'altro.

Lo sguardo di Kurt non riusciva a stare fermo, fissava il marciapiede, il cappotto di Blaine, le sue scarpe, i suoi capelli, i suoi occhi; le sue labbra non riuscivano a smettere di mordersi, tentando di nascondere quel sorriso enorme che continuava a nascere sul suo viso, arrossato come non mai.

-Si, sto bene- esalò mentre con una mano tremante scacciò qualche inesistente ciocca di capelli.

Blaine lo guardò, poi sorrise.

E quella fu la cosa più bella che Kurt avesse mai visto in tutta la sua vita.

-Kurt...-

-Si?-

Hai una voce bellissima -Volevo sapere se...- se provi anche tu questa sensazione ogni volta che i nostri occhi di incontrano -...se tra noi è tutto okay-

Kurt si morse un labbro, sentendosi pizzicare il naso -Certo che è tutto okay-

Il sospiro di sollievo che uscì dalle labbra di Blaine fece sentire male l'altro. Quando mai ciò che diceva era capace di far tirare quel genere di sospiri?

-Dannazione, sono... sono stato un mostro. Oh Blaine... Ti devo delle spiegazioni-

Il moro lo osservò con tenerezza, intrecciando le dita di Kurt tra le sue -Shh- lo zittì dolcemente -E' tutto okay. A me basta questo-

Il biondo era di nuovo con le iridi umide -Grazie-

-Ehi- fece Blaine, inclinando la testa come un cucciolo curioso -Basta lacrime-

Ma Kurt si sentiva male...

-Mi dispiace così tanto- singhiozzò, mentre strizzava gli occhi e il suo corpo riprendeva a tremare.

Blaine tese le mani, riaddrentandolo in quel posto magico e accogliente che era un suo abbraccio -Kurt... stai calmo, non hai nulla per cui dispiacerti-

Il biondo pose le dita sul suo petto, spingendo leggermente -Io...- ti amo così tanto -non merito di essere coccolato-

-Cosa dici?- sorrise Blaine, accarezzandolo -Dai, ti offro un caffè-

Kurt gemette per esprimere il suo dissenso, ma Blaine sfregò una mano sulla sua schiena.

-Oh, non fare complimenti. Andiamo- disse, mentre cominciava a fare qualche passo, con l'altro accucciato sul petto.

-Kurt?- lo chiamò dopo qualche secondo.

-Si?-

-La tua voce è... esattamente come la immaginavo-





No, okay, Blaine è troppo gay in quest'ultima parte o.o Ahahahah XD
Ed eccoci qua, si sono finalmente incontrati *^* All'inizio ero un po' titubante nello scrivere la parte dell'abbraccio, perchè normalmente quando succede qualcosa del genere non ci si mette a piangere... Ma sono i Klaine e loro può v.v
Il fatto è che entrambi si sentono così tanto legati :'3
Okay, ringrazio ancora (non mi ricordo se l'ho fatto in precendenza) tutti i lettori che seguono e "preferiscono" e recensiscono, a voi la parola sul capitolo.
A mercoledì :D

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Capitolo 6
*** Affari di cuore ***


Dunque, prima di tutto volevo farvi gli auguri di Pasqua e Pasquetta YEEEEE <3
Secondo (pensiero personale): Io adoro Beautifulwhatsyourhurry. Non so se posso dirlo così di punto in bianco ma le fanfic che scrive sono qualcosa di meraviglioso quindi leggetele. Davvero meravigliose *O*

Detto queeeesto........ Nulla, vi lascio al capitolo ^^





Kurt poggiò la mano sul pomello della porta, ruotandolo, ed entrando in casa.

Il calore che riempiva quell'appartamento, quasi fosse stato qualcosa di materiale, lo investì non appena mise piede sul parquet, facendolo sentire piacevolmente protetto.

Si addentrò, chiudendosi la porta alle spalle, e dirigendosi verso la sua camera da letto per rimettere a posto i panni puliti che aveva appena ritirato dalla lavanderia.

La signora aveva ragione, sembravano nuovi.

Poggiò attentamnte gli abiti sul materasso, senza rendersi conto di star sorridendo lievemente.

Lui e Blaine erano andati al bar. Lui gli aveva offerto il caffè, come promesso, anzi... Non il caffè. Aveva chiesto alla barista del semplice latte scremato, come piaceva a Kurt.

"Sai cosa prendo?"

Blaine lo aveva guardato spossato, come se il biondo gli avesse chiesto chi fosse.

"Certo. Non bevi mai il caffè a colazione, quindi ho pensato che non ti piacesse" aveva detto, disegnando tanti piccoli cerchietti invisibili sulla superficie di marmo del bancone.

Kurt aveva distolto lo sguardo, cercando di non fagli notare un altro dei suoi sorrisi da bambinetta emozionata.

"Devo andare in lavanderia. Vuoi accompagnarmi, così dopo sali da me?" Kurt gli aveva sorriso speranzoso.

Blaine gli era parso esitante "Non posso, scusa"

"Ah... okay" gli occhi dell'altro si erano spenti improvvisamente.

"Mi dispiace, vorrei tanto. Ma devo andare da Catherine..."

Una fitta aveva colpito il cuore di Kurt, a quelle parole "State di nuovo insieme?"

"Veramente non c'eravamo mai lasciati. Solo che... ci sono stati dei problemi tra noi. Però io... sto male se lei è arrabbiata con me. E' una persona importante nella mia vita..." quasi quanto te.

No, che dico...

Cosa diavolo mi salta in mente..?

"E vuoi fare pace" aveva finito Kurt per lui.

"Devo"

E poi erano rimasti in silenzio, nascondendo il viso nelle rispettive tazze.

Una volta fuori dal bar Blaine aveva guardato Kurt, esitante.

"A-Allora facciamo un'altra volta, eh?" e Kurt aveva annuito.

Qualche secondo dopo erano ancora l'uno di fronte all'altro.

"Ciao angioletto" Blaine si era sporto verso di lui per dargli un soffice bacio sulla guancia, poi con un sorriso ad illuminargli il viso si era voltato ed era corso via.

Kurt era rimasto fermo lì per un po', respirando pesantemente. Tutto il sangue che aveva in corpo gli era affluito sugli zigomi, il suo cuore non batteva, saltava nel petto del ragazzo, che aveva alzato una mano portandola verso il volto. Con un dito aveva sfiorato la pelle che era stata a contatto con le labbra di Blaine, riuscendo quasi a sentire ancora la loro leggera pressione.

Perchè gli aveva dato un bacio..?

Kurt non lo sapeva.

Magari se gli avesse detto di essere gay non ci avrebbe pensato due volte prima di farlo un'altra volta.

O magari, se gli avesse detto di essere innamorato perso di lui, non l'avrebbe mai più fatto.

In questo modo non lo avrebbe illuso con dei sogni e speranze impossibili.

Perchè quel bacio era stato... splendido. Ma poi Kurt si era reso conto che per Blaine non significava lo stesso che per lui.

E gli aveva fatto male.

Tanto.

Il sorriso che piegava le sue labbra sottili divenne pian piano triste, un sorriso sognante.

Sognante di qualcosa che, lo sapeva, non si sarebbe mai avverato.

Forse doveva davvero dirglielo.





 

-Ha detto che mi ama e... e che sono dolcissimo...- disse Blaine con un tono euforico.

Non -mi fa piacere- neanche un po'. commentò Kurt accarezzando il tessuto di ciniglia che gli avvolgeva le gambe.

Cosa diavolo mi hai chiamato a fare? continuava a chiedersi irritato.

Neanche si erano incrociati per strada che già Blaine si comportava come se fossero "amichette del cuore".

Ma la cosa che innervosiva Kurt era che lui gli avesse telefonato esclusivamente per parlargli dei suoi dilemmi amorosi.

-Oh, Kurt, sono così felice- e si capiva benissimo dalla sua voce.

-Lo so-

-Ho temuto di perdere te e Catherine, ora invece sono a telefono con il mio angioletto per parlargli di come abbiamo fatto pace io e la mia ragazza. Chi l'avrebbe mai detto-

Il mio angioletto...

Basta Blaine, basta.

Kurt si morse un labbro, dondolandosi con la schiena sul materasso e fissando il soffitto della camera -Perchè mi chiami angioletto?-

-Non ti piace?-

-No no, era solo per... per sapere-

Blaine rise -Be', la prima volta che ti vidi ti paragonai ad un angelo. Hai i capelli chiari, la pelle lattea e degli occhi stupendi del colore del mare. E... niente, questo insieme di sfumature su di te ti fa apparire come un'aura luminosa tutto intorno. E' curioso-

Kurt si maledisse.

Dannazione, perchè glielo aveva chiesto?

Per gettare altro acido sul suo cuore già lacerato?

Che imbecille.

Sentì come delle gocce cadergli del petto, unendosi ad altre. Gocce d'amore, l'amore per Blaine che aumentava senza controllo, e insieme di tormento, d'angoscia, provocati da ogni singola parola che gli rivolgeva, da ogni minima volta che lo guardava.

Perchè sapeva che quella bocca, quegli occhi... non sarebbero mai stati suoi.

-Kurt, ci sei?-

-Si... scusa- il ragazzo deglutì, abbassando le palpebre e pettinandosi i capelli con le dita -Blaine... devo dirti una cosa-

Qualche altra parola e forse non avrebbe sentito più quelle fitte al petto. Non tanto forti, almeno.

La voce dell'altro si fece apprensiva e leggermente impaurita -Cosa?-

Kurt si leccò le labbra, respirando affannosamente. Come doveva dirgli? "Senti, sono gay e ti amo con tutto l'anima dalla prima volta che ti ho visto, anni fa, quindi non dirmi mai più cose dolci perchè mi illudi e mi fai stare male"?

-Io...-

Blaine trattenne il fiato e socchiuse gli occhi, come se aspettasse un pugno dritto sul viso.

Passò qualche secondo -Che devi dirmi, Kurt?- chiese il moro con il tono di qualcuno che non vuole davvero sapere quello che ha appena domandato.

-Mi s-sono...-

Sempre la stessa storia: quelle parole avrebbero potuto metter fine alla loro amicizia.

Avrebbero potuto anche portare Blaine ad odiarlo.

Cosa ne poteva sapere Kurt di come avrebbe agito l'altro?

Ma non poteva andar avanti così all'infinito.

-Mi sono innamorato di Rachel-

No, aspetta. ...Che?

-Oh, Kurt- sbuffò Blaine, sollevato -Mi hai fatto prendere un colpo, pensavo che chissà che catastrofe era successa!- poi scoppiò a ridere -Ti piace Rachel?!-

-Si...- sussurrò il biondo, con un paio di occhi spalancati.

-Io l'avevo detto- disse l'altro senza riuscir a trattenere la propria soddisfazione.

-Eh g-già...- Kurt non riusciva a credere a ciò che aveva appena detto -Solo... possiamo non parlarne?-

Blaine sbuffò un'altra risata -E perchè me l'hai detto? Pensavo che volessi sfogarti con me su quanto tu ti strugga d'amore per lei-

-Ti prego- lo supplicò l'altro.

Perchè diavolo non era stato zitto?

-Okay, okay- rise il moro -Ma prima o poi glielo dirai?-

Kurt aggrottò la fronte, sospirando -Blaine, non siamo quelle bambine che si assistono negli affari di cuore a vicenda-

-A me piacerebbe- sorrise l'altro.

Il biondo rimase serio per un attimo, poi scoppiò a ridere -Bene, in questo caso... Ho qui uno smalto me-ra-vi-glio-so che si abbina perfettamente con la tua carnagione olivastra-

-Mmm, favoloso. Posso passare da te dopo?, così giochiamo all'estetista-

-Ovviamente, cara. Ricordati di portare le perline per la Nail Art, io le ho finite tutte per farmi le unghie l'altra volta-

Blaine emise un suono buffo -Oddio, mi sembra di parlare davvero con una ragazza- disse tra una risata e l'altra.

Kurt sorrise amaramente.

Si... chissà perchè.

-Ehi, Kurt- sbadigliò l'altro.

-Mmm?-

-Ho due stuzzicadenti infilati negli occhi per tenere le palpebre aperte-

Il biondo trattenne una risata improvvisa e sguaiata che gli nacque dentro, quando la sua mente elaborò l'immagine di quello che Blaine gli aveva appena detto.

-Ho capito- sussurrò divertito -'Notte allora-

-'Notte angioletto-

Kurt chiuse la chiamata, gettando il cellulare da qualche parte sul piumone e facendo cadere pesantemente la testa all'indietro.

Fissò il soffitto, rimanendo immobile, circondato da tanti cuscini e morbide coperte, alla luce della sua abat jour.

Sentì qualcosa fargli male in petto. Come se gli stessero infilando nella carne una miriade piccoli aghi, in profondità, all'altezza del cuore.

 

Dei lievi colpi alla porta svegliarono Kurt, che aprì le palpebre pesanti.

Si guardò intorno, accorgendosi che la sera prima si era addormentato sopra le coperte, in orizzontale, sul suo letto.

...Be', almeno era sul suo letto.

Chi bussava alla porta, attento a non fare troppo rumore, si arrese e fece trillare il campanello, il cui suono arrivò alle orecchie del ragazzo come una serie di trombe suonategli direttamente in faccia.

-Arrivo!- urlò, con la voce impastata -E che diamine- sussurrò, poi, mentre si alzava passandosi una mano sul viso.

Arrivò di fronte alla porta, che aprì nervosamente.

-Dormiglione- fece Rachel, accennando al pigiama dell'altro, che strusciava pigramente sul pavimento, nonostante il ragazzo fosse molto alto.

-E' domenica- commentò Kurt, esasperato, scostandosi per lasciar entrare Rachel.

-Si, ma il sole splende alto in cielo! Gli uccellini cantano e.. il tuo ragazzo è già uscito con la sua di fidanzata- fece lei accomodandosi sul divano.

-Non è il mio ragazzo. E poi che ne sai tu che è uscito?-

-L'ho incrociato per strada- sorrise, poi aggrottò la fronte -E mi ha guardata. Sembrava mi volesse dire qualcosa-

-Già che ci sei, puoi riscaldarmi un po' di latte?- disse Kurt, guardandola con le braccia incrociate.

-Kuuuurt. Non cambiare discorso-

-Non sto cambiando discorso.-

Rachel fissò l'altro -Kurt- ripetè ancora.

-Okay, senti- esplose l'altro ad un tratto, alzando le mani al cielo e sedendosi affianco a lei -E' una storia lunga-

-Io ho tutto il tempo che vuoi- sorrise la ragazza, lisciandosi la gonna e preparandosi ad ascoltare.

-Io e lui c-ci parliamo da una settimana circa- esalò Kurt -Si chiama Blaine... E anche lui mi fissava senza farsene accorgere... E praticamente sappiamo tutto d'entrambi.-

-Mmm-

Kurt la guardò, per poi mordersi un labbro e distogliere gli occhi.

-I-insomma... io sento che mi...- farfugliò qualcosa, avvampando -Provo qualcosa per lui-

Rachel rise -Oh, lo so benissimo-

-Dannazione, non è questo... Lo amo così tanto... E lui ha appena fatto pace con la sua ragazza. E mi ha chiamato... mi ha raccontato tutto... Era così felice...-

-Immagino come tu ti senta- la ragazza accarezzò la schiena di Kurt.

-Non posso andare avanti così... Avevo deciso di confessargli che non posso più trascurare i sentimenti che provo per lui, che da qualche tempo stanno andando... oltre la semplice cotta. E volevo dirgli di non parlarmi più dei suoi fatti da etero... Perchè mi avrebbe ucciso lentamente- Kurt iniziò a torcersi le dita, senza riuscire a trovar pace -Stavo per dirglielo... ma poi sono andato nel panico e...-

-E...?-

-Gli ho detto che mi sono innamorato di te-

Rachel socchiuse gli occhi, come se avesse appena visto qualcosa di disgustoso -Accidenti, no-

-Mi dispiace- disse Kurt, mortificato.

-No, figurati... E' per te più che altro- Rachel fece spallucce -Hai una brutta balla da portare avanti, ora-

Il biondo arricciò leggermente il naso -Aiutami, ti prego-

-Certo- fece lei ammiccando -Ho già un'ideuzza-





Lo sooo che è presto per Blaine già chiamare Kurt, ma lui ora che ne ha la possibilità non perde occasione di parlargli, questo è il motivo u.u
Comunque. Rachel è un po' inquietante con quest'ultima frase, quindi abbiate paura ahahahah
E... mi sono divertita troppo a scrivere la parte della Nail Art, e dopo quando ho immaginato la faccia di Blaine con gli stuzzicadenti negli occhi :'D Non potevo non scriverlo :'D
Ah, si, ho preso in prestito la parte sull'ordinazione di Kurt anche se il suo latte originale è macchiato, non solo scremato u.u
Okay, ora la smetto u.u Fatevi sentireeee XD
A mercoledì ^3^

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Capitolo 7
*** Nail Art ***


"Ehi, posso passare da te tra qualche minuto? Ho una sorpresa"

Kurt lesse il messaggio, rosso in viso, e socchiuse le labbra per riferirlo a Rachel.

-E' lui- disse, spostando per qualche secondo lo sguardo sulla ragazza -Chiede se può venire... e dice che ha una sorpresa-

L'altra, seduta compostamente su una sedia del salotto, addentò il panino che aveva tra le mani -Ovvio che può!- bofonchiò a bocca piena.

Il biondo esitò qualche secondo, prima di digitare i tasti del cellulare con le mani umide.

"Certo, sono curioso. Ah, è il quarto piano, ma credo tu lo sappia"

Poi i suoi occhi azzurri si persero nel vuoto.

-Kurt?-

-Che c'è?-

Rachel lo guardò scombussolata -Come che c'è? Lui! Sta venendo qui!-

-Si, lo so-

-Non sembri nervoso-

Il ragazzo spalancò gli occhi -Devo mettermi ad urlare e a correre in cerchio?- disse allargando le braccia, e l'altra fece spallucce con una smorfia, ficcandosi in bocca un altro boccone.

Rachel agitò nervosamento lo sguardo sul pavimento, poi scattò in piedi euforica -Quando viene?-

-Tra qualche minuto- fece Kurt seguendola confuso con lo sguardo -Perchè?-

-Ti avevo detto di avere un'idea- la ragazza corse verso l'entrata, finendo panino, e aprì poco la porta.

L'altro si alzò dal divano, raggiungendola -Che fai? Io ho paura di te, Rachel Berry- fece, mentre lei lo prendeva per il polso e lo trascinava nella sua stanza.

-Siediti- gli ordinò indicando il letto di Kurt.

Il ragazzo obbedì, sempre più disorientato -Che vuoi fare?-

-Un piccolo esperimento-

Kurt la vide sorridere inquietantemente, e la fissò impaurito.

Dopo qualche secondo si guardò intorno -Dobbiamo stare qui fermi?-

-Quando diavolo si muove?- si chiese l'altra, ignorando la domanda del giovane, poi si accorse che Kurt attendeva ancora una risposta.

-Si, dobbiamo aspettarlo qua-

Il biondo battè le mani sulle ginocchia, per sottolineare il suo disappunto, poi incrociò le braccia.





 

Il rumore della porta che cigolava fece sussultare entrambi. Poi dall'ingresso si sentì una voce chiamare timidamente il nome di Kurt.

Lui fece per alzarsi, ma fu bloccato da Rachel, che gli si precipitò addosso, sul letto, e gli tappò la bocca con una mano.

-Kurt... stai al gioco- sussurrò prima di abbassare le dita ed avvicinare il viso a quello dell'altro.

Il biondo spalancò gli occhi, gemendo per la sorpresa, ma Rachel premette più forte la bocca contro la sua, spingendolo giù sul materasso.

-Immagina Blaine- bisbigliò liberandosi per un attimo la bocca.

Kurt allora abbassò le palpebre, afferrando l'insensata idea della ragazza, e la tirò a sè per gustare un paio di labbra sconosciute che sapevano di lucidalabbra.

-Kurt?- Blaine si affacciò alla porta della camera, bloccandosi di scatto quando vide i due avvinghiati sul letto.

-Oh... ehm...- provò qualcosa di strano, nel petto. Qualcosa che non avrebbe dovuto sentire. Provò rabbia, tristezza... una fitta al cuore, che passò in qualche secondo.

E questi sentimenti lo spiazzarono più della vista di quello che aveva davanti.

Rachel allontanò le labbra arrossate dal viso di Kurt, guardandolo e facendogli un occhiolino istantaneo, prima di voltare la testa.

Il biondo non avrebbe voluto girarsi.

Si vergognava troppo.

Però dovette farlo.

-C-ciao Blaine- disse agitando la mano che non stringeva il sedere di Rachel.

Stringeva il s...?

Okay, forse si era fatto prendere un po' troppo .

-Scusatemi... i-io vado allora...- cercò di dire Blaine, ingarbugliando le parole e senza riuscire a staccar gli occhi da un punto vuoto fisso davanti a lui, tra Kurt e Rachel.

-No!- il biondo spinse leggermente le mani sulla ragazza per farla alzare.

-Davvero, torno a casa- Blaine era visibilmente turbato, il che fece sorridere Rachel.

-Tu sei Blaine, allora? Kurt mi ha parlato di te- fece lei per niente imbarazzata -Non preoccuparti, abbiamo finito-

Il biondo divenne rosso come un pomodoro.

"Abbiamo finito"? Che diavolo...?

-Non voglio disturbarvi- insistè il moro, ma Kurt si mise in piedi raggiungendolo e sfiorò gentilmente il braccio del ragazzo.

-Resta- disse, sorridendo forzatamente -Io e Rachel stavamo giusto per... andare di là-

Blaine allora cedette -Okay- sussurrò, mentre Kurt lo spingeva nel salotto.

-Cos'è la sorpresa?- chiese, fingendosi eccitato.

Il ragazzo mise una mano in tasca e tirò fuori un flaconcino di vetro con delle perline colorate e minuscole. Mimò una risata -E-erano per la nail art- disse.





 

-Perchè l'hai fatto?-

-Perchè l'abbiamo fatto, vuoi dire-

Kurt sistemò meglio il cellulare all'orecchio -Rachel- disse con voce piatta.

-Che c'è?-

-Ma dico io, hai visto che faccia che aveva? E poi perchè mi hai baciato?-

-Era il mio piccolo esperimento!- ripetè Rachel per l'ennesima volta -Volevo cercare di scatenare il gay che è in lui-

-Ma che dici?-

-Hai visto, intanto? Era gelosissimo- disse lei, euforica -Se avesse potuto mi avrebbe strangolata, si vedeva a chilometri. ...Oppure sarebbe corso a casa a piangere-

-Non è vero, c-cosa vai a pensare...-

-Senti, è cotto di te. Ed è chiaramente mooolto confuso su questo fatto. Ha le perline per la Nail Art, non capisco come facciano a non venirgli dubbi-

-Se stai cercando di aiutarmi, sappi che fai solo deprimere ulteriormente in questo modo-

-E' cotto di te, non me lo sto inventando. Ne ho la certezza. L'ho visto per la prima volta in faccia, e da come ti fissava (e mi fissava, quasi volesse uccidermi seduta stante) posso confermarti che è innamorato perso-

-Basta Rachel, buona notte- fece Kurt, irritato, per poi riattaccare.

Avevano davvero passato il limite quel pomeriggio.

L'espressione di Blaine, quando era entrato in quella stanza...

Kurt aveva visto balenare nei suoi begl'occhi verdi qualcosa di strano, un sentimento che non avrebbe mai detto appartenere a lui.

Il sentimento che non provano le persone come Blaine, la gelosia, l'invidia.

Ma gli occhi del ragazzo erano anche increduli, erano... lucidi, spaesati.

Come se non avesse potuto capacitarsi della scena che si stava svolgendo davanti a lui.

Erano anche un po' arrabbiati, come se quello che aveva avuto di fronte fosse stato uno scherzo di cattivo gusto.

E Kurt era confuso.

Mettendo insieme le tessere di quel puzzle... veniva fuori qualcosa d'impossibile.

Blaine era stato contento per lui, quando gli aveva "confessato" di essere innamorato di Rachel.

Ma quando li aveva visti su quel letto... si era come spento. Si era disorientato ed impaurito..., come qualcuno che cammina per strada e d'un tratto si ritrova, così all'improvviso, in una foresta.

Perchè? si chiedeva Kurt.

Il suo sguardo rimase immobile, fissando la porta che dava sul salotto.





 

Blaine sentì un'altra lacrima scivolargli giù per il viso.

Chissà perchè stava piangendo.

Chissà perchè si sentiva tanto male.

Come se gli avessero preso l'anima e poi strappata in due. Poi in quattro, in otto, in tanti piccoli coriandoli lasciatigli cadere addosso.

Ma non riusciva a capire. Non ci riusciva.

Cos'erano quelle lacrime? Cosa diavolo piagnucolava a fare?

Eppure non gli era successo nulla di brutto.

Era uscito con Catherine, l'aveva baciata, l'aveva abbracciata.

Le aveva detto che l'amava.

Ed era così infatti.

Poi era andato da Kurt, aveva conosciuto la sua ragazza, aveva passato un'oretta con loro... Lei era simpatica.

Kurt se ne era innamorato...

Non avrebbe dovuto essere felice per lui?

Ma non riusciva a sorridere. Le sue labbra si rifiutavano, sembravano aver dimenticato come si facesse, a sorridere.

Provava rabbia... senza motivo. Sentiva bruciarsi dentro, sentiva che qualcuno gli aveva fatto qualcosa di male.

Ma cosa, dannazione, cosa?

E sentiva che tutto questo era collegato a Kurt.

Perchè prima di arrivare da lui la sua bocca la esprimeva, la felicità.

Aveva sorriso, con Catherine. Aveva sorriso durante la strada per tornare a casa, per andare da Kurt.

Davanti alla sua porta, poi, era stato spropositatamente felice.

Ma dopo era entrato in quella stanza.

Blaine si stropicciò il viso con una mano, mentre il suo cervello cercava di trovare una spiegazione ragionevole a quel teatrino fuori luogo che stava facendo.

Forse era solo stanco, aveva bisogno di sfogarsi... di eliminare lo stress...?

Non aveva il minimo senso logico, ma poteva essere possibile.

Forse doveva distrarsi.

Raccolse il cellulare da terra, poi fece vagare velocemente le dita sul display.

"Ciao amore" scrisse "Lo so che è completamente fuori programma, ma ho questo... 'bisogno' improvviso. I tuoi sono fuori fino a giovedì, giusto?"





Buoooon pomeriggio u.u
Niente, non mi viene nulla da dirvi u.u
Be', Blaine ovviamente sbatte il muso contro la soluzione ma invece di aprire gli occhi cambia completamente strada in cerca di una spiegazione plausibile per la sua testolina XD
Questo capitolo era un po' più corto ma spero che vi sia piaciuto lo stesso :D Buon primo maggio in anticipo e soprattutto buon mese che si prospetta di fuoco e non per le temperature ahahah Okkkkkay (mi si è inceppato il tasto della y e non riesco a premerlo come si deve ma a voi questo non interessa) vi prego di scusarmi per il titolo di questo capitolo che sembra tipo quello di un tutorial alla Clio ahahah -.- Un bacioneoneone e... alla prossima settimana ^3^

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Capitolo 8
*** Tentazioni ***


 

Gli occhi chiari di Kurt furono catturati da una figura che si muoveva veloce sul marciapiede.

Una testa riccioluta continuava ad avanzare sotto sotto i palazzi, per non farsi bagnare dalla pioggia che cadeva a scrosci dal cielo plumbeo; erano circa le due di pomeriggio, eppure sembrava quasi mezzanotte.

Da dove tornava, a quell'ora?, si chiese Kurt.

Vide il moro fermarsi sotto il proprio portone, riparandosi dall'acqua con un braccio, e tentare d'infilare le chiavi nella toppa con movimenti nervosi e vani.

Lo sguardo del biondo si fece interrogativo.

Quando, finalmente, Blaine riuscì ad entrare, Kurt spostò lo sguardo su per il palazzo cercando d'indovinare la posizione del ragazzo attraverso il muro.

Le iridi di Kurt non erano neanche a metà edificio, quando l'altro apparve nella sua stanza a slacciarsi rabbiosamente la sciarpa dal collo.

Che diavolo era successo?

Blaine gettò il cappotto sul letto, per poi prendere a camminare avanti e indietro per la camera. Si fermò di fronte alla finestra e chiuse le tende senza neanche guardare Kurt in faccia.

Eh...?

Il biondo prese tra le mani il cellulare e compose il numero del giovane.

Dopo qualche minuto buono che il "tu tu tu" d'attesa non accennava a lasciar spazio alla voce dell'altro, chiuse la chiamata.

"Blaine, cosa succede o.o?" scrisse, per poi attendere accigliato per un po'.

Poi il telefono vibrò.

"Ti prego, lasciami in pace"

Lasciami in pace?

Doveva essere accaduto qualcosa di grave per far diventare Blaine scontroso.

Allora Kurt compose di nuovo il suo numero.

Stavolta lui rispose.

-Blaine, che cacchio hai?- chiese Kurt, offeso, senza lasciargli dire nemmeno "Pronto".

Silenzio.

-Mi rispondi?-

All'orecchio del ragazzo giunsero dei sospiri affranti e tremolanti, poi Blaine parlò.

-Kurt... ti supplico-

Stava piangendo.

No, che piangendo, era disperato.

-Cos'è successo? Perchè fai così?-

-Io non lo so, c'è qualcosa di sbagliato in me. Mi sta accadendo qualcosa, non capisco cosa. Sto impazzendo- sighiozzò Blaine.

Kurt si pentì subito di averlo aggredito in quel modo, Blaine non si era permesso quando era stato lui a star male.

-Perchè dici così? Dove sei andato stamattina?-

-Stamattina da nessuna parte-

-Cosa dici, sei appena tornato a casa!-

-Ieri sera. Sono andato da Catherine-

Oh...

-Sei andato da Cathrine e...?- chiese Kurt. Sentì Blaine cedere alle lacrime, lo sentì gemere, tentar di parlare, ma veniva bloccato dal pianto.

-Io... avrei voluto distrarmi- disse alla fine, senza emettere alcun suono. Le parole furono udibili solo grazie ai soffi che le fecero nascere -Avrei voluto... Pensavo che se avessi provato qualcosa di nuovo... quel peso che ho qui nel petto sarebbe svanito. O che me ne sarei dimenticato, almeno-

Kurt stava anche lui per scoppiare a piangere -Blaine, posso salire a casa tua?-

-No...- sussurrò -No, io ho bisogno di stare solo-

-Hai bisogno dell'esatto contrario, invece-

-Ti prego-

Il biondo non seppe replicare. Glielo stava chiedendo in ginocchio, lo stava praticamente implorando di ascoltarlo, di fare come gli diceva.

-Hai ragione, non so cosa mi serve davvero... Devo riflettere un secondo-

Kurt annuì.

-Scusami angioletto-

-Fa niente-

E Blaine riattaccò.





 

Era già passata un'oretta, e Kurt non riusciva a smettere di fissare fuori.

Cercava di immaginare cosa c'era in quella stanza, tentava d'indovinare cosa nascondevano le tende alla sua vista.

Non aveva ancora capito cosa fosse successo a Blaine per farlo ridurre in quello stato.

Avrebbe voluto andare lì ed abbracciarlo, come aveva fatto lui la prima volta che si erano incontrati faccia a faccia. Il moro non gli aveva chiesto spiegazioni, gli era bastato sapere che tra lui e Kurt andava tutto bene.

Anche Kurt avrebbe fatto così.

Se solo Blaine gli avesse permesso di andare da lui...

Il campanello.

Kurt si alzò di scatto, correndo verso la porta senza sollevare i piedi, coperti solo dai morbidi calzini di lana, dal parquet.

Quando aprì la porta, gli si parò di fronte un giovane fradicio di pioggia e di lacrime, con gli occhi gonfi ed arrossati e un'espressione stremata in viso.

-Mi dispiace, hai tutto il diritto di cacciarmi fuori a calci- disse con un filo di voce.

Kurt si accigliò per le sue stupide parole, affrettandosi a sfilargli di dosso il cappotto zuppo e ad accoglierlo nel caldo ovattato del suo appartamento.

-Vieni dentro. Perchè diavolo hai lasciato la luce accesa a casa tua?- chiese girovagando intorno a Blaine per aumentare i riscaldamenti e procurargli un'asciugamano.

-La luce? Oh, mi sono dimenticato... Vabbe'...-

-Che ci fai qui?- domandò ancora Kurt, accarezzandogli i ricci bagnati e cercando di non sembrare brusco o scortese.

-Ho bisogno di te- si limitò a rispondere l'altro.

Kurt arrossì e aprì la bocca, ma l'altro lo precedette -Ho... Ho bisogno del tuo affetto. Kurt... fammi restare qui, t'imploro-

-Certo- bisbigliò il biondo, distogliendo immediatamente lo sguardo.

Poi Kurt guardò gli abiti del ragazzo notando che, come il cappotto, erano completamente bagnati.

-Oddio, ma che ti sei immerso in una vasca con tutti i vestiti?- esclamò, avviandosi in giro per l'appartamento.

Blaine rimase immobile, in silenzio, finchè l'altro non gli disse di seguirlo.

Era troppo confuso ed esausto per pensare con la sua mente.

Una volta giunti in quello che si rivelò il bagno, Kurt gli porse dei soffici indumenti da sostituire ai suoi.

-Io non...- iniziò Blaine.

-Mettili, altrimenti prenderai una polmonite-

Il moro allora prese quel mucchio di lana morbida con aria assente e, senza pensarci due volte -neanche una, in effetti-, prese a sfilarsi la maglia umida di dosso.

Kurt, seduto su uno sgabello di fronte a lui, spalancò gli occhi.

Oh, porco...

-Mi dispiace così tanto- disse Blaine, mentre cercava di mettere alla dritta la sua maglietta.

Kurt lo fissava estasiato, porgendogli una delle tante tovaglie che aveva impilate in grembo con una mano tremante -No, figurati...-

-Io... non so cosa mi stia succedendo, davvero- continuò prendendo l'asciugamano e strofinandola addosso.

Il modo in cui il tessuto gli massaggiava la pelle abbronzata... come i muscoli del suo corpo si muovevano ad ogni suo minimo spostamento...

Kurt si ringraziò da solo per aver preso quella montagna di tovagliette, che coprivano alla vista di Blaine l'evidente rigonfiamento che si stava creando nei suoi pantaloni.

-E-ehm... ma cos'è successo con Catherine?- chiese senza concentrarsi sulle sue stesse parole, quanto piuttosto a tutto quel sangue che gli stava scorrendo verso il basso.

Era una scena piuttosto ridicola.

Soprattutto perchè tutta la drammaticità che poteva assumere la cosa era smorzata da Kurt che, in quello stato, non poteva prestar certo attenzione a quelle che alla fine non erano altro che cretinate da etero.

-Volevo andarci a... si, a letto. Ma poi entrambi ci siamo accorti che non ero per niente eccitato dalla cosa. E lei ha avuto tutte le ragioni per urlarmi contro di nuovo. Dice che...- fece una pausa, sospirando -Dice che non la amo, dice che la sto solo prendendo in giro. E ci crederei anche io se sapessi che non fosse affatto così-

Contorta la cosa.

Kurt riuscì solo a commentare con un "Oh..." comprensivo perchè Blaine si slacciò i jeans.

No. No, no, no. Quello no.

Perchè si stava spogliando davanti a lui?

O meglio, perchè Kurt non se ne andava?

Il fatto è che Kurt non voleva andarsene. Voleva restare lì a guardarlo, a mangiarlo con gli occhi, a provare almeno il piacere di diventare duro come una roccia solo nel vederlo...

Nel vederlo spogliarsi.

Il ragazzo poggiò la testa al muro, ad occhi chiusi, sentendo il sudore cadergli quasi a cascate giù dalle tempie, perchè... oh santo Dio... era diventato così gonfio da far male.

Avrebbe potuto correre nell'altra stanza, maledizione. Perchè doveva assistere a quella scena?

Ma no, non poteva. Sapeva che se si fosse dileguato si sarebbe maledetto a vita, poi.

-Kurt? Ti senti bene?-

Si accorse di stare ansimando pesantemente solo quando Blaine lo chiamò.

In boxer.

Solo in boxer.

...

Kurt infilò all'istante una mano sotto la catasta di tovaglie che aveva sulle gambe per impedirsi di venire molto violentemente e si affrettò a rispondere.

-No... è che fa caldissimo qui dentro- disse con la voce più alta di qualche ottava -Devo aver alzato troppo i riscaldamenti-

-Mmm... infatti, sembra estate- rise Blaine, nonostante i suoi occhi rossi di pianto.

-E' meglio s-se vado a regolare la temperatura- fece Kurt correndo fuori quanto più velocemente riusciva, portando con sè gli asciugamani.





 

Blaine arrivò nel salotto con indosso uno dei morbidi pigiami di Kurt, che gli stava troppo lungo e gli dava un'aria buffissima.

L'altro intanto si era cambiato i pantaloni -mmm... chissà perchè...- e lo aspettava seduto sul divano con un labbro fra i denti.

-Come va?- chiese mentre il moro di sedeva affianco a lui.

Kurt notò che aveva delle nuove righe bagnate sul viso.

-Male- fece lui scuotendo piano la testa.

-Vuoi parlarne? Vuoi... sfogarti...?-

Blaine si accucciò sull'altro, tremando leggermente. Kurt non poteva vederlo in volto, ma scommise che aveva ripreso a piangere, in silenzio.

-Io non ce la faccio più- singhiozzò a bassa voce -Non so cosa mi sia preso. Prima ero... ero felice. Quando stavo con Catherine, io... sapevo di amarla, sapevo che lei era la mia migliore amica, ma mi mancava qualcosa.

Poi, da quando ti parlai...-

Kurt sentì una fitta spiacevole nel petto. Ancora con quella storia? Stava per dirglielo in faccia?

-Io mi sono reso conto che non era più Catherine a farmi stare bene. Per sorriderle dovevo prima parlare con te. Perchè eri tu che mi facevi sorridere.

Sei stato come una droga, nella mia testa io dovevo parlarti. Se non lo facevo... cioè, parlare con il mio piccolo angioletto mi serviva per iniziare bene la giornata, capisci?-

Oh...

Kurt trattenne il respiro.

-Ed ora... non lo so, Kurt... Io ho bisogno soltanto di stare con te per sorridere. Con Catherine ci riesco, ma non sono felice quanto con te-

Gli occhi di Kurt divennero lucidi, le sue guance si accesero di rosso fuoco, la gola si seccò.

Cosa significava?

Forse era lui a dare un'interpretazione sbagliata a quello che aveva sentito.

Doveva essere così.

Una persona non confessava con tanta leggerezza di provare qualcosa per qualcuno (che d'altronde non avrebbe mai pensato di potergli piacere in quel senso).

Non che Blaine lo stesse dicendo con leggerezza, stava piangendo. Ma ne stava comunque parlando come se la cosa non riguardasse Kurt.

-Io...- continuò il moro -Non so cosa provo per Catherine. Prima lo sapevo, ora non ne sono più tanto sicuro. ...Aiutami Kurt-

Ma il ragazzo era rimasto a "Io ho bisogno soltanto di stare con te per sorridere".

Il cuore di Kurt batteva forte come un tamburo e quel rumore gli riempiva le orecchie; era sicuro che anche Blaine potesse sentirlo.

Ma lui più che il rumore avvertì le scosse che scuotevano il gracile petto dell'altro, sul quale poggiava la testa.

-Kurt?- chiese alzando la testa per guardarlo.

-S-si?- disse l'altro cercando di far sembrare la sua voce calma e perfettamente controllata.

-Cos'hai?-

-Nulla, non preoccuparti-

-Ti hanno confuso le cose che ho detto?-

Kurt deglutì a fatica -No-

Le dita del moro si sollevarono verso il viso dell'altro. Lo accarezzarono dolcemente, mentre Kurt rimaneva immobile, con l'affanno, e fissava un punto davanti a sè ad occhi spalancati.

-Devo capire i miei sentimenti- bisbigliò Blaine.

Pensi che sia normale accarezzare un amico, al quale hai appena detto di essere talmente importante da star sconvolgendo tutta la tua vita per lui, mentre cerchi di capire se ami la tua ragazza? pensò Kurt senza però volersi davvero sottrarre ad un tocco tanto tenero, tanto... intimo, che aveva sognato sempre da parte di quelle dita.





 

Si fece tardi e Kurt si accorse di non aver cenato nulla.

L'intero pomeriggio l'avevano impiegato su quel divano, a coccolarsi, a sorridersi. Pian piano il biondo si era abituato alle dita gentili di Blaine, aveva pensato che era tutto quello che aveva sempre desiderato.

Gli aveva sorriso, stringendolo a sè e strofinandogli piano le mani sulla schiena.

Blaine si era lasciato accarezzare, esausto per le lacrime, e cullato dai movimenti monotoni e dolci dell'altro aveva chiuso gli occhi.

Kurt era rimasto sveglio, l'aveva osservato, poi si era fatto forza e con le sue braccia sottili lo aveva sollevato per portarlo a letto.

Non riusciva proprio a stendersi affianco a lui.

Aveva bisogno di guardarlo ancora.

I suoi occhi si muovevano inquieti sul corpo rilassato dell'altro, aveva voglia di toccarlo ancora, di sentire sotto i polpastrelli che tutto quello che aveva visto nel bagno non era frutto della sua mente.

Si, suona inquietante, ma Kurt lo voleva con tutto il cuore. Con le migliori intenzioni. Voleva assicurarsi che l'amore della sua vita, quel ragazzo meravigliosamente dolce e bello che era sdraiato accanto a lui fosse reale.

Il biondo aveva le mani che gli tremavano quando raggiunse i bottoncini della maglia dell'altro.

Il petto di Blaine cominciò a venir fuori, e le dita di Kurt rimasero sospese su di esso, senza riuscir a restare ferme.

Toccare o non toccare? Toccare o non toccare?

Kurt fissò il giovane come per chiedergli il permesso, e abbassò i palmi, lentamente.

La pelle di Blaine era caldissima, liscia, morbida ma muscolosa, e Kurt non riuscì a credere a quel che stava facendo.

Osservò il petto del ragazzo, mentre le sue mani e i suoi occhi diventavano avidi.

Con cautela sollevò le dita, per infilarle sotto la maglia dal basso. Alzò la stoffa, arrotolandola, per poi iniziare ad accarezzare il ventre piatto ed abbronzato dell'altro.

Aveva voglia di sorridere.

Era reale.

Blaine, proprio Blaine, addormentato nel suo letto con addosso il suo pigiama.

Poi Kurt sollevò le mani, fissandolo ancora.

Quant'era bello.

Quelle labbra... doppie, rosse, che sembravano morbidissime.

Dio, quanto gli sarebbe piaciuto assaporarle.

Il biondo deglutì, inclinandosi verso Blaine. Lo guardò di nuovo per dei secondi che sembrarono infiniti. Poi posò una mano sul sul viso e si avvicinò, chiudendo le labbra su quelle del moro, sentendo il suo respiro sulla sua pelle in fiamme.

Chiuse gli occhi, sollevando di poco il mento per far aderire la bocca dell'altro alla sua, poi sentì che Blaine muoveva le labbra.

No, non svegliarti lo supplicò Kurt senza parlare davvero. Una persona di buon senso si sarebbe allontanata all'istante, ma lui non riusciva a farlo.

Era tutto così bello...

Blaine succhiò il labbro inferiore di Kurt, quasi fosse un ciucciotto per bambini; aprì la bocca per poi attaccarsi di nuovo al ragazzo, che quasi gemeva dal piacere.

Chissà cosa stava sognando, si chiese.

Nella stanza intrisa di calore riecheggiava il respiro dei due, appesantito dalla loro vicinanza, e schiocchi involontari che le labbra di Blaine producevano succhiando quelle di Kurt. Si sentiva un lieve fruscio di stoffa ogni qual volta il biondo si ancorava alla coperta, stropicciandola, per non tirare la maglietta dell'altro.

Poi Blaine si voltò, arrotolandosi nel piumone e poggiandosi su un lato.

Kurt volle seguirlo e baciarlo ancora, ma ritenne che non poteva. Non doveva.

Già il Signore gli aveva concesso la fortuna di premere le labbra su quelle di Blaine senza conseguenze catastrofiche, poteva anche accontentarsi, no?

Kurt represse un sorriso insistente che voleva apparirgli in volto, e si stese affianco a Blaine, col cuore che gli batteva a mille, colmo d'amore e d'eccitazione.

Lo amava più di ogni altra cosa al mondo, la sua mente continuava a ripeterlo. Lo amo, lo amo, lo amo tanto.

E una vocina si aggiunse al coro, stonando all'improvviso.

Tu lo ami, lui no però. Lo hai appena baciato, hai baciato un ragazzo. Un ragazzo fidanzato che ti vede come il suo migliore amico.

Non ti ama. Non ti amerà mai.

Non hai il diritto di baciarlo, come se fosse tuo.

Non lo è.

E il sorriso che voleva nascere sulle labbra di Kurt morì all'istante, lasciando il ragazzo con gli occhi spalancati ed un pesantissimo senso di colpa a gravargli dolorosamente sul petto.





No, okay, mi sono divertita un mondo a scrivere la scena del bagno ahahahah :'D Doveva venire una cosa drammatica ma Kurt l'ha trasformata in una sorta di barzelletta sconcia XD nonodiateminonodiateminonodiatemi
Scommetto che ora volete uccidere Blaine, giusto?
E va be', almeno una cosettina ciccina (?) è successa >w<
A proposito!!!!
*Spoilerrr per una prossima puntata che non ricordo bene quale sia (non so perchè ho fatto tutto questo casino colorato ma mi andava *_______*) *
Blaine a letto con Brittany O.O il pelato patirà le pene dell'Inferno se tutto ciò non si rivela un sogno scellerato di Britt. Giuro, andrò lì davanti a lui, alzerò l'indice aprendo la bocca come per dire qualcosa di pesante e me ne andrò indignata.
Sono... a dir poco sconvolta.
*Fine spoiler*
Okay, questo coso del colore è ufficialmente una figata.
Detto ciò......
A voi la parola ^_^

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Capitolo 9
*** Queste strane sensazioni... ***


Si, ho cambiato il rating :3 Non so, mi sembra più adatto questo...





-Buongiorno- sorrise leggermente Kurt al ragazzo che stava entrando in cucina, con i capelli scompigliati in una matassa indistricabile e un'espressione buffa e assonnata.

-'Giorno- rispose Blaine con voce impastata, tirando fuori una sedia ed abbandonandocisi sopra.

Quando Kurt posò i suoi occhi color dell'oceano sui suoi, il moro sentì il respiro bloccarglisi in gola e il sangue affluirgli sulle guance.

Distolse immediatamente lo sguardo, avvertendo una strana sensazione allo stomaco. Come se glielo stessero annodando.

Kurt lo guardò interrogativo, per poi dedicarsi alle frittelle che cuocevano nella padella, e Blaine, assicuratosi di non avere lo sguardo dell'altro su di sè, si voltò di nuovo.

Oddio... Possibile che non si fosse mai accorto prima di quanto Kurt fosse splendido?

La pelle vellutata e candida... com'era immacolata...

Gli occhi del moro furono catturati dal corpo del giovane che aveva di fronte, rapiti, completamente estasiati. Come se lo vedessero per la prima volta.

Quelle spalle, solide ma esili, ...quel vitino stretto e perfetto, quel... porca miseriaccia.

Quel sedere sodo e alto... così rotondamente invitante, così... eccitante... Sembrava supplicasse "toccami, stringimi, accarezzami".

Ma cosa diavolo stava facendo?, si chiese Blaine tornando leggermente in sè.

Però le sue pupille assetate continuavano a posarsi sul giovane, facendo crescere nel moro un desiderio selvaggio e sconosciuto che lo spaventò.

Per l'amor del cielo...

Kurt si era voltato, e Blaine continuava a fissarlo, a cibarsi avidamente della sua sola vista.

Non gl'importava cosa poteva pensare, lui doveva guardarlo, doveva mangiarlo con gli occhi se non poteva farlo per davvero.

-Guarda che ho fatto per te- disse l'altro poggiando sul tavolo un piatto colmo di frittelle dall'aria appetitosa.

Ma mai quanto Kurt.

Blaine lo guardò ancora, concentrandosi sui suoi occhi, meravigliosi e grandi, sui suoi capelli chiari e morbidi, su quei pantaloni stretti che aveva addosso e che mettevano quasi in mostra tutto quell'abbondare di cui Kurt era dotato.

Come ti sei vestito, dannazione?

Mi fai venire voglia di strapparti i vestiti e succh...

-Blaine?-

Il ragazzo scosse leggermente la testa, rendendosi conto pian piano di quello che la sua mente stava elaborando.

Doveva essere impazzito, come gli saltava in mente di pensare quelle cose?

E si era a malapena alzato dal letto...!

-Cosa? Scusami, ero sovrapensiero- disse Blaine con la voce rauca, guardando altrove.

-Che succede?, sei strano- chiese Kurt, pensando a quello che era successo la sera prima.

La paura che Blaine fosse stato sveglio si impossessò di lui all'istante.

-Niente- cercò di sorridere l'altro, mentre il cuore gli faceva le capriole in petto.

Il biondo, allora, si sedette di fronte a lui con gli occhi sbarrati per il nervosismo, cominciando a trafficare con i cereali e la sua tazza di latte.

Blaine rimase in silenzio, fissando le frittelle e poi, subito, Kurt, e così ad intermittenza.

Quella sensazione non accennava ad andarsene dal suo corpo, anzi, il moro era convinto che stesse addirittura aumentando...

Che cacchio ho?

-N-non le mangi?- chiese Kurt rompendo il silenzio.

Blaine lo guardò negli occhi -Si... si le mangio- farfugliò alzandosi in piedi per prendere le posate.

Kurt fissò il ragazzo con lo sguardo più spaesato di questo mondo, poi non riuscì a non domandare ancora -Seriamente, Blaine, che hai stamattina?-

Il ragazzo prese di nuovo posto e, prima di rispondere, deglutì più volte -Non... non lo so. Non capisco. Sarà per quel sogno che ho fatto stanotte... Stranissimo-

Oh no, ti prego si disse Kurt.

-Che sogno?- chiese mascherando la paura con l'interesse.

Ma l'altro scosse la testa, dopo qualche secondo, e divenne rosso -Nulla, è una sciocchezza-

-Me lo racconti?-

-E' una sciocchezza.- disse Blaine, con un tono involontariamente maleducato e scontroso.

Kurt tacque, guardandolo offeso -Ah okay- disse freddamente, prima di mettersi in piedi e lasciarlo da solo in cucina.

Il moro non replicò, non poteva, e rimase seduto a mangiare con fin troppa compostezza le frittelle che aveva davanti.





 

Kurt aprì rabbiosamente l'armadio, iniziando a spostare le stampelle, modificare l'abbinamento degli outfit che erano già preparati.

Doveva fare qualcosa, dovevva sfogarsi in qualche modo. Altrimenti sarebbe esploso e avrebbe preso a schiaffi quell'irriconoscente.

Non solo lo ospitava a casa sua, stava a sentire tutte quelle cazzate sui suoi sentimenti e compagnia bella, gli preparava le frittelle, e lui gli rispondeva anche male per la minima cretinata.

Si era aspettato che lo raggiungesse in camera, con quei suoi occhioni lucidi e le labbra piegate in uno "scusa" sussurrato.

Ma niente.

Neanche un grazie. Grazie, Kurt, per avermi portato arrancando nel tuo letto, grazie per avermi fatto spazio, per avermi coccolato, per avermi amato nonostante ti avessi fatto male con quei discorsi sul mio "amore" per Cathrine. Grazie, eh.

Estrasse dall'armadio una stampella con davvero troppo abiti sopra, posandola sul letto ed iniziando ad alleggerire il suo carico.

Una camicia viola scuro di seta, un jeans nero, una canotta, una di quelle magliette larghe che lasciavano le spalle scoperte.

Quanta diavolo di roba ci aveva appeso?

Stese tutti gli abiti sul letto, cercando di districare una sciarpa ingarbugliata alla gruccia, ma era troppo nervoso e i suoi movimenti bruschi spezzarono la plastica della stampella.

Imprecò ad alta voce, guardando con irritazione i due pezzi rotti che aveva tra le mani, mentre Blaine si affacciava sulla porta.

-Che vuoi?- chiese Kurt nervoso.

-Ho sentito quelle belle paroline- fece l'altro entrando nella stanza.

Il biondo posò la stampella sul letto, avvicinandosi a Blaine -Senti...- iniziò con il suo tono più attaccabrighe, ma si bloccò quando si accorse di aver inciampato su qualcosa.

Neanche il tempo di recuperare l'equilibrio, che chiuse gli occhi, preparandosi al dolore che lo aspettava.

Ma non accadde nulla.

Sentì due mani calde stringerlo prima di toccare terra e tirarlo su.

Quando Kurt alzò la testa, si ritrovò di fronte il viso di Blaine, così vicino, così... così dannatamente vicino...

Il ragazzo non si mise in piedi, forse per avere una scusa per farsi tenere ancora dal moro, e non fece altro che guardarlo, mentre avvertiva il respiro bollente ed accelerato di Blaine sulla sua pelle.

Sembrava volesse avvicinarsi, dagl'impercettibili movimenti del volto verso quello di Kurt, ma non ne aveva il coraggio.

Non far muovere me lo pregò Kurt baciami tu, ti supplico

Blaine continuava ad esitare, con il cervello in fumo.

Lo bacio?

Non posso baciarlo.

E poi perchè dovrei farlo?

Oh... quelle labbra...

Devo avvicinarmi.

E... no... non posso. Non posso, come mi viene in mente di fare una cosa del genere?

Ho questa voglia maledetta... Kurt, per l'amore del cielo, alzati.

E se lo bacio e lui non vuole?

Perchè sta fermo allora?

Lui sta con Rachel...

Ma perchè diavolo non si allontana, se la ama davvero?

-Ah...- gemette Kurt, avvertendo solo ora una fitta lancinante -Blaine... tirami su... ah...-

Il moro ci mise qualche secondo per capire cosa volesse dire, ma poi lo issò subito in piedi.

-Che c'è?- chiese sostenendolo ancora, mentre il biondo si piegava su se stesso per massaggiarsi un ginocchio.

-Sono andato a sbattere- ansimò, arrotolandosi la gamba del pantalone per andar a scoprire quello che presto sarebbe stato un enorme livido violaceo e gonfio.

Blaine sentì dolore per lui -Oddio- sussurrò, prendendolo in braccio all'istante e mettendolo a sedere sul letto.

-Fa male?-

Kurt annuì con il viso distorto in una smorfia, mentre stringeva la gamba ai bordi della ferita che già iniziava a colorarsi.

Blaine corse in cucina e tornò fulmineo con del ghiaccio che poggiò sul ginocchio dolorante di Kurt, il quale reagì con un gridolino -Ahia! Fai più piano, che diavolo-

-Scusa- bisbigliò, arrossendo senza un apparente motivo.

Kurt fissò le mani di Blaine premere cautamente la busta gelata sul livido, in silenzio.

Dopo qualche minuto quelle dita gentili scostarono il ghiaccio, rimanendo immobili ed indecise.

Poi si posarono sulla gamba di Kurt, massaggiandola dolcemente e riscaldando la pelle infreddolita intorno alla ferita.

Il biondo sospirò, un sospiro incerto, tremolante, continuando ad osservare come le mani di Blaine toccavano la sua pelle, ad osservare come lui, concentrato su di essa, s'impegnava al massimo per non fargli sentire neanche un po' di dolore.

-Blaine...- disse con un filo di voce.

Il giovane alzò lo sguardo, immergendo i suoi occhi di miele in quelli azzurri di Kurt -Si?- chiese dolcemente, sentendo il cuore riempirsi di... di un sentimento tanto grande, tanto piacevole e caldo.

-Perchè fai tutto questo?-

-Cosa?- domandò il ragazzo, confuso.

-Perchè mi accarezzi in quel modo?-

Blaine aprì la bocca, ma per i primi momenti non ne uscì alcun suono -I-io... perchè ti sei fatto male-

-Stamattina mi fissavi, poco fa stavi...- Kurt si bloccò.

Perchè doveva continuare a farsi prendere in giro da Blaine? Lui lo faceva senza rendersene conto, ma lo distruggeva. Sembrava che lo amasse, tutti i suoi gesti lo dicevano. Ma non era così.

Perchè lo faceva?

-...Tu non... Forse non ti rendi...-

Okay, Kurt, cosa vuoi dirgli di preciso?

-Blaine- ripetè di nuovo, mentre le sue sopracciglia si inclinavano verso l'altro e gli occhi si offuscarono.

Il ragazzo si portò le mani al viso nascondendolo tra le dita, come se così facendo Blaine non potesse accorgersi che era scoppiato a piangere.

Il moro, invece, si alzò per sedersi affianco a lui e lo strinse a sè.

-Non toccarmi in quel modo!- strepitò Kurt allontanandosi e rotolando di lato, finendo con il ginocchio sul materasso.

Gemette di nuovo, tra le lacrime, senza curarsi di mettersi di nuovo seduto per attutire il dolore fisico, che si aggiungeva a quello psicologico.

Si rannicchiò su se stesso, tremando e singhiozzando ad alta voce, tenendo ancora le mani sul viso rosso e bagnato.

-Kurt, cosa dici?- fece Blaine raggiungendolo e cercando di scoprirgli il volto -Che ho fatto?-

-Mi tratti troppo dolcemente- sbottò il biondo, facendo suonare le sue parole come un ridicolo capriccio da bambini.

In effetti, chi si lamenta se lo tratti dolcemente?

-Sono un tuo...- Blaine esitò, senza sapere qual era la parola adatta da usare. Non aveva molto chiari i suoi sentimenti, in quel momento -Sono un tuo amico. Come dovrei trattarti? Posso prenderti a parolacce e mandarti a quel paese, se vuoi- disse senza risultare davvero offeso.

-E' questo il problema! Sei "mio amico", capisci Blaine?- sbraitò l'altro, abbassando le mani e guardandolo con occhi colmi di rabbia -Gli amici non...-

-Non ti va bene il mio modo di fare?-

Kurt rimase in silenzio -Forse è meglio se vai a casa tua- sibilò poi.

Blaine lo guardò come per chiedergli se dicesse sul serio.

No, per favore, perdonami... Non volevo reagire così, mi dispiace.

-E ridammi i pigiama prima di scendere- terminò il biondo.





 

Blaine osservava fuori con gli occhi lucidi.

Cos'aveva fatto di male?

Che significava "è questo il problema"?

Che non erano amici?

Aveva avuto una faccia tosta, Kurt, a buttarlo fuori di casa con i vestiti bagnati della sera prima.

Doveva odiarlo.

Ma perchè..?

Guardalo, come abbraccia Rachel tra le lacrime. Chissà quale versione distorta dei fatti le sta raccontando.

Blaine, guardando nell'appartamento di fronte, sentì che quella sensazione al petto si modificava e ingrandiva. Era qualcosa che non aveva mai provato prima.

Forse nel vedere Kurt in quello stato. Non riusciva ad essere arrabbiato con lui, ed averlo davanti agli occhi talmente disperato... lo faceva stare male.

E quel sentimento che continuava a crescere lo confondeva come non mai.

Non riusciva a capire cosa fosse, gli era completamente nuovo.

Sembrava che i polmoni, ogni volta che parlava di Kurt, ogni volta che lo vedeva, che gli pensava, si restringessero, costringendolo a respirare più velocemente.

Sentiva come se la bocca dello stomaco gli si attorcigliasse nella pancia, e aveva il bisogno di leccarsi le labbra ogni qual volta che i suoi occhi finivano su quelle di Kurt.

Non sapeva come chiamarlo, quello che sentiva.

Ed ora che aveva di fronte proprio lui, affranto per nessun motivo apparente, ma in lacrime, tremante, addossato alla sua ragazza...

Addossato alla sua ragazza.

Anche questo gli faceva male.

Sapere che Kurt amava qualcuno più di quanto amasse lui.

Sapere che c'era qualcuno di più speciale di lui, tanto da aver fatto innamorare quel ragazzo.

Ma non capiva perchè desiderava così tanto che Kurt amasse prima lui e poi chiunque altro.

Blaine alzò gli occhi, notando ancora quei due corpi abbracciati sul divano. Anche Rachel lo osservò, scorgendo il suo viso tormentato, e ricambiò lo sguardo.

Il moro la vide allentare la presa su Kurt e muovere le labbra, vide la schiena del ragazzo irrigidirsi all'istante.

Poi il giovane si alzò in piedi senza voltare la testa verso Blaine e portò Rachel altrove, per mano.





 

Il suono del citofono fece sussultare Blaine, che corse subito all'apparecchio per rispondere.

-Si, chi è?-

-Blaine, sono Rachel. Puoi scendere un attimo?-

Il moro esitò qualche secondo, confuso da quella richiesta inaspettata.

-Certo, arrivo-

Poco dopo Blaine si chiuse il portone alle spalle, salutando la ragazza.

-Che c'è?- le domandò gentilmente.

-Senti, io vorrei... parlarti di Kurt- disse lei con un lieve sorriso mesto sulle labbra.

Il ragazzo arrossì, deglutendo a vuoto -Cosa ti ha detto?-

Rachel prese a camminare, facendosi seguire da Blaine -Ecco... lui mi ha raccontato di quello che ha notato in te stamattina-

Mi ha raccontato anche di averti baciato.

-Blaine, io immagino come tu ti sia sentito nello scoprirlo. Non dev'essere stato per niente facile. Ma io credo che tu debba dirlo a Kurt-

Perchè lui ha i paraocchi. Se non glielo dici in faccia, anche più volte, non crederà mai che un suo sogno si è appena avverato.

E comunque lui non riuscirebbe mai a far il primo passo.

Ha bisogno che tu glielo dica.

Blaine la fissò -Rachel, io non so cos'ho. Non lo so, cosa dovrei dirgli? Lo sa che sono confuso. Lo sa-

Aspetta, che? pensò Rachel, accigliandosi.

-In che senso, scusa?- gli chiese.

-Mamma mia, mi stai confondendo ancora di più- fece Blaine, esasperato -Che devo dirgli se non so neanch'io cos'ho?-

Non sa di amarlo?

Come diavolo se lo spiega quello che prova?

La ragazza arrestò il passo, voltandosi verso Blaine. Alzò un indice e socchiuse le labbra, come per sottolineare qualcosa che stava per dire. Poi però ci ripensò.

Le venne da ridere. Com'era possibile non capire di essere innamorato di qualcuno?

-Okay, ascoltami...- iniziò Rachel, incerta su come prendere quella situazione delicata -Tu... tu devi impegnarti di capire al più presto che maledetto problema hai-

Non poteva certo dirgli di punto in bianco "sei gay".

-Ti assicuro che se lo capirai le cose con Kurt si aggiusteranno immediatamente. Schiarisciti le idee, Blaine. E abbi tanto coraggio- disse dolcemente, poi prese a camminare velocemente, lasciando il moro immoblie sul marciapiede.

-Aspetta!- urlò lui, facendo qualche passo in sua direzione -Tu sai cos'ho?-

-Devi scoprirlo tu- disse Rachel prima di correre via.





Ehi genteee :D
Si, questo era proprio un capitolo "no", tutte litigate u.u
Blaine e Kurt sono degli scemi e l'unica sana di mente, alla fine, è Rachel ahaha
Ah, a questo proposito, ogni cosa anomala che succede a quei due è perchè sono strani, sappiatelo u.u Non mi riferisco a questo capitolo ma in generale, ci tenevo a ripeterlo u.u
E vabbè, io praticamente ho già visto la maggior parte della puntata nuova e ultima (sigh) grazie a quei maledettissimi benedettissimi mini video di YouTube e le loro scene numerate -.- (mi sono capita da sola)
E... niente, sono sconvolta per il fatto che se ne riparli nel 2015 ç___ç Poi Darren che mi fa "Si, la mia ragazza [...] la amo [...] blabla" o.o vai Criss, vacci convinto và ahahah o.o Io sono crisscolfer shipper spudorata quindi scusate a tutte quelle che non sono con me u.ù ma dovevo dire la mia u.ù
Okayyyy ci vediamo la prossima settimana se non muoio prima per la scuola ^_^

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Capitolo 10
*** Per una semplice risposta ***


Blaine ripensò a quel sogno.

Anzi, più che un sogno era stato un flash, una scena che gli era balenata nella mente.

Era su un letto, al buio, e vedeva una figura piegarsi su di lui.

Ma non aveva avuto paura, non era stato nulla che emanasse angoscia o terrore. Gli era sembrato, al contrario, che quell'ombra si chinasse per proteggerlo. Per stringerlo, per fargli da scudo.

Aveva visto degli occhi luccicare nell'oscurità, occhi chiari, azzurri.

E poi aveva sentito un tocco sulle sue labbra.

Altre labbra.

Ed era allora che aveva avvertito il bisogno di approfondire quel gesto.

Era stato un momento magico, anche se le immagini erano scomparse dalla sua vista qualche secondo dopo, quella sensazione di calore era rimasta ancora.

E anche quel viso, quelle labbra morbide e impaurite sulle sue.

Ma poi era sparito tutto, alla fine.

Gli era sembrato così reale...

Avrebbe scommesso di aver baciato davvero qualcuno durante quella notte, avrebbe messo la mano sul fuoco che ciò che aveva sognato... fosse successo davvero.

Ma Blaine non era sicuro di voler andare più a fondo.

Magari avrebbe scoperto che, in balia del sonno, aveva dato sul serio un bacio...

E chi c'era stato in quella casa, in quello stesso letto, a parte lui e Kurt?

Kurt...

Il giorno dopo si era svegliato con una sensazione singolare, che continuava a persistere ancora in quel momento.

Sentiva che qualcosa in lui fosse... non nato all'improvviso... sentiva come se qualcosa si fosse svegliato.

Qualcosa collegato a Kurt.

Qualcosa che c'era sempre stato, sepolto lì nel suo cuore, ma che solo ora, chissà perchè, aveva dissotterrato e fatto brillare come non aveva avuto la possibilità di fare prima.

Però tutto questo portava ad un'unica soluzione che la ragione di Blaine non ammetteva.

Lui era sempre stato un ragazzo normalissimo, studioso quanto bastava, che amava divertirsi, giocare a football, alla playstation, che aveva una fidanzata...

O almeno lo era sempre stato per il suo cervello.

Forse non per il suo cuore.

Forse non aveva mai pensato che c'era qualcosa che non quadrava, che quello che provava per una ragazza era lo stesso che provava per un amico qualsiasi.

Magari un migliore amico, ma...

Quello che era l'amore non lo aveva mai neanche sfiorato.

Ed era per questo che ora che si manifestava davvero, Blaine non riusciva ad accettare, non riusciva a capire, che cosa diavolo fosse.

Forse se fosse arrivato per una giovane avrebbe finalmente capito cosa scrivere sull'etichetta del suo cuore. Ma provato per... un ragazzo... Blaine non lo trovava possibile, non prendeva neanche in considerazione quell'ipotesi.

E trovare un'alternativa era impossibile.

Quello era amore.





 

Blaine abbassò le palpebre, desiderando scomparire, desiderando che tutta quella confusione che viveva in lui svanisse.

Ma quando chiuse gli occhi e lasciò vagare la mente, di fronte gli si proiettò l'immagine di Kurt, come su un tendone del cinema.

Eccolo lì, bellissimo come sempre, con uno dei suoi rari e luminosi sorrisi a far apparire ancora più meraviglioso il suo viso candido.

Quei grandi occhi color del ghiaccio, quei capelli morbidi come la seta dorati o rossicci a secondo di quanto splendidi volevano essere.

La pelle bianca come la neve metteva in risalto i suoi colori mozzafiato... e Blaine sentì che il cuore si gonfiava di quello che a lui appariva come confusione ed angoscia, ma che in realtà era puro e semplice amore.

Quando riaprì gli occhi, una lacrima di frustrazione scorse veloce giù per il suo viso, e lui la scacciò via con un dito.

Perchè doveva essere così complicato cercar di capire i propri sentimenti?

Solo... perchè?





 

Quella sera Blaine aveva il suo cellulare tra le dita da un'ora, più o meno.

Era stato tutto il giorno steso su quel divano, a piangere, a fondersi le meningi, senza mai cercare nel suo cuore anzicchè nella sua testa.

"Kurt... mi dispiace" scrisse alla fine.

Attese qualche minuto. Molti minuti.

Il messaggio risultava ricevuto, ricevuto e letto anche.

"Ti prego. Angioletto, se non rispondi ne morirò prima o poi"

Ancora niente.

"Non sai cosa sto passando, sto impazzendo, Kurt. Perchè io..." Blaine non seppe cosa scrivere ed inviò lasciando la frase in sospeso.

"Rispondi" lo supplicò ancora "Per quello che eravamo, fallo per me, per la mia vita, per permettermi di leggere almeno un'ultima volta qualcosa scritto da te"

Il tempo passò, il telefono di Blaine non produceva un misero suono.

Poi finalmente vibrò.

"Perchè tu cosa?"

Blaine sorrise nel leggere quelle piccole tre parole.

"Oh Kurt... grazie. Non sai quanto mi uccida sapere che non vuoi parlarmi... Per favore, non... non lasciarmi da solo a mandarti migliaia di messaggi"

"Rispondimi. Perchè tu cosa?"

Il moro quasi sentì con le sue orecchie il tono gelido con cui Kurt avrebbe pronunciato quella frase se solo fosse stato lì, accanto a lui.

"Io" le dita di Blaine non riuscivano a digitare altro e lui dovette praticamente costringersi a scrivere qualcosa che in effetti non significava nulla "Io provo qualcosa"

Kurt ci mise di più per rispondere.

"Blaine, io non ho più intenzione di essere ferito ogni volta che apri bocca o scrivi una sillaba"

"Ma perchè? Non capisco, ti imploro, Kurt. Non capisco, non capisco, non capisco"

"Mi dispiace" fu la risposta.

Blaine alzò lo sguardo, scorgendo Kurt in lacrime passare dinanzi alla finestra e scomparire nella sua camera.

"No! Te lo chiedo in ginocchio, non abbandonarmi!"

Il biondo non rispose più.

"Non piangere...

Kurt.

Almeno rispondi a questa domanda...

Tu... tu ami Rachel?"





 

Blaine aspettò per ore quel messaggio.

Non riusciva a capire perchè quella risposta sembrava importargli tanto.

Ma intanto gli importava da matti.

Sentiva come se il suo cuore si fosse fermato, da quando gli aveva fatto quella dannata domanda. Sentiva che avrebbe ripreso a battere solo se ne avesse ricevuto la risposta.

Risposta che non ricevette.

Cosa gli costava scrivere un dannato "si"?

Magari non era quella la risposta, pensò Blaine turbato. Almeno credette che quello fosse turbamento.

Forse non la amava.

Ma perchè, allora, inventarsi tutta quella balla?

Perchè fargli credere qualcosa di falso che con lui non aveva assolutamente a che fare?

Cioè, l'amava o non l'amava, a Blaine cosa sarebbe cambiato?





 

Le dita di Blaine si muovevano assenti e sfioravano le corde senza che lui ne controllasse la melodia.

I suoi occhi ambrati erano persi nel vuoto, immersi nella mente, nei ricordi, cercando qualcosa che non trovava.

Vedeva Kurt, le sue meravigliose iridi che parevano due oceani, sentiva la sua rara risata quasi fosse lì vicino.

Il suo cervello continuava a proiettare i suoi ricordi, ricordi di Kurt, di quando lo aveva appena conosciuto, anzi, quando lo aveva visto per la prima volta. E da allora quel ragazzo era stato il protagonista di tutti i suoi pensieri.

All'inizio non ci aveva pensato troppo. Forse era solo curioso, perciò amava osservarlo davanti alla sua finestra, quasi fosse un quadro bellissimo, che puoi guardare mille volte trovando ogni volta un nuovo particolare.

Si, forse era solo curioso.

Poi gli parlò, e quella di conoscerlo, finalmente, non fu più una fantasia.

Ricordò quando quella volta chiamò Kurt. Lui non gli parlava, non capiva perchè, e Blaine non riusciva a pensare d'andare avanti senza quel giovane.

Quando gli era corso incontro... oh, non avrebbe mai dimenticato il volto di Kurt.

Si erano abbracciati come se si conoscessero da tanto, come vecchi amici.

Amici..?

Ora non era più tanto sicuro che quella parola fosse associabile a loro due.

Ma no, cosa si va a pensare, loro erano amici.

Solo amici, giusto, Blaine?

Sentiva qualcosa nel petto.

Qualcosa di opprimente, che lo tormentava. Poi quella sensazione si ramificava fino al viso, agli occhi, facendoglieli pizzicare.

Avvertiva angoscia in tutto il corpo, perchè si sentiva perseguitato. Perseguitato piacevolmente dal viso di Kurt, che continuava ad apparirgli di fronte, come un'ossessione.

Blaine era sicuro di star impazzendo.

Voleva urlare basta alla sua mente, voleva che si spegnesse, che smettesse di continuargli a mostrare quel ragazzo. Basta, basta, basta.

Era come un incubo, un incubo nel quale continua a parartisi davanti qualcosa, ti giri ed è lì, tenti di scappare ma sbuca da ogni lato. E a quel punto ti resta solo da chiudere gli occhi e implorare che tutto finisca.

Il moro si accorse che le sue dita erano immobili sulle corde della chitarra, e che una goccia salata scivolava silenziosa giù per una guancia, tormentata, stremata e stanca, come lo stesso Blaine.

Cosa poteva fare?

Era stufo, aveva paura, si sentiva come bloccato, senza riuscir ad andare avanti nè a tornare indietro, fermo in quel punto.

Si asciugò il viso con un movimento goffo della mano, sospirando e mordendosi le labbra.

Che qualcuno mi aiuti...

Tutto questo... è un brutto sogno...

Svegliatemi...

Blaine sussultò quando sentì il suo cellulare vibrare.

Si sporse lentamente per prenderlo in mano, fissandolo con angoscia.

Quando accese il display notò la notifica a forma di lettera in alto ed ebbe quasi terrore di aprire i messaggi.

Era Kurt.

Il moro deglutì esitando, poi lesse quelle brevi parole sentendo che qualcosa moriva nel suo petto.

"Si, la amo"





Salva(?)
Vi scrivo qui, simile ad uno zombie, ed ho l'impressione che sia dall'inizio di maggio che mancano due settimane alla fine della scuola. Arriverò al sei giugno con la convinzione "ancora due settimane" ahahahah ç________ç *va in un angolo a piangere*
Questo capitolo era un po' più corto degli altri, ma paragoniamolo ad uno tsunami, le acque si ritirano e poi l'onda u.u
Okay, sto scrivendo idiozie, perdonatemi, la mia testa chiede tregua T___T (prima avevo scritto "acqua" così "quauc" quindi.......)
Nulla, ieri sono stata fino a mezzanotte a scrivere la mia prima one-shot *----* e volevo chiedervi di fare un salterello *----* Passate sopra ai miei commenti sconnessi, avevo sonno XD
Ehhhmmm..... nulla, preparatevi per i prossimi due capitoli di fuoco *________*
A mercoledì (dal quale mancheranno ancora due settimane per la fine della scuola)


 

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Capitolo 11
*** Aprire gli occhi ***


Blaine fissò lo schermo del telefono, sentendo che qualcosa si era rotto, lì, dove c'era il suo cuore.

Forse era stesso il cuore ad essere andato in pezzi.

Non notò che le lacrime inondavano il suo viso finchè non caddero copiose sulla sua mano tremante, quella che manteneva il cellulare.

No, magari aveva letto male.

Magari "si, la amo" significava qualcos'altro, magari la paura che stava provando gli faceva leggere una cosa al posto di un'altra.

Gli occhi verdi di Blaine scorsero di nuovo il breve testo del messaggio, e il ragazzo sentì svanire tutta quell'insicurezza che aveva prima.

Se ora provava angoscia era perchè l'aveva capito, perchè aveva capito che Kurt gli aveva frantumato il cuore con quelle parole. Lo aveva fatto perchè Blaine lo amava con tutto se stesso.

-No...- sussurrò, avvertendo tanti brividi insopportabili scorrergli lungo la schiena -No no no no... Non può essere...- disse in un sussurro -Non puoi...farmi questo...-

Blaine non si rese conto di aver allentato la presa sul cellulare, che cadde sul pavimento con un tonfo, smontandosi e sparpagliandosi in vari pezzi nei paraggi.

Il moro però non battè ciglio.

Sentì il respiro aumentare di velocità, mentre faceva vagare lo sguardo intorno a sè, incredulo, affranto, completamente... distrutto.

Le sue gambe si mossero di scatto, avvicinandosi alla finestra che dava sulla stanza di Kurt, vuota, e Blaine si poggiò al vetro, stringendo dolorosamente i denti per non scoppiare in singhiozzi e sfiorando la superficie con le dita tremanti.

La sua mano scivolò lentamente verso il basso, chiudendosi in un pugno teso e forte, intanto il giovane cercava l'altro nella sua camera, sperando che si affacciasse sorridendo per prenderlo in giro ed urlargli che era stato uno scemo a credere a quello che non era altro che uno stupido scherzo.

Kurt... ti prego...

Dimmi che è tutta una burla, dimmi che non facevi sul serio...

Nella stanza di rimpetto comparve un ragazzo: Kurt passò di fronte ai vetri con un'espressione di rimorso dipinta sul viso e, forse per caso, alzò gli occhi.

Le sue palpebre si spalancarono quando notò Blaine in lacrime alla finestra, e le labbra si schiusero leggermente.

Il moro desiderò che la distanza che li separava scomparisse, volle con tutto se stesso poter abbracciarlo, poter toccarlo, senza soltanto immaginare di averlo vicino. Volle poter stringerlo a sè non per dirgli "ti voglio bene", ma "ti amo da morire".

-Kurt...- sussurrò ancora, sperando che il giovane cogliesse in quel movimento muto di labbra tutto il dolore che stava provando.

Ma lui lo fissò di nuovo solo per un secondo, per poi abbassare il viso e camminare via dalla sua vista. Si tenne una mano sul cuore, come a reggerlo, o a mantenerne insieme i pezzi.

Blaine scivolò lungo il vetro, accovacciandosi sul pavimento.

Non sapeva cos'era che lo terrorizzava di più.

Forse il fatto di aver appena scoperto di essere gay? Di essere sempre stato perdutamente innamorato del suo dirimpettaio? Di non essersene mai accorto?

O forse il fatto che Kurt amava una persona che non era lui...

Ma la cosa più strana era che lui già sapeva che all'altro piaceva Rachel.

Perchè si rendeva conto solo ora quanto faceva male esserne consapevole?

Magari perchè Kurt glielo aveva detto seccamente.

Ma non aveva senso...





 

Kurt lasciò che il suo peso gravasse completamente sui suoi gomiti, poggiati sul tavolo della cucina.

Aveva sbagliato.

Aveva sbagliato tanto.

Solo, non riusciva a capire perchè mai Blaine l'avesse presa talmente male.

Insomma, sembrava quasi che... Dannazione.

Forse la sua reazione era stata causata dal fatto in generale, non dalla sua risposta.

Oppure a Blaine piaceva Rachel..?

Ma quelle spiegazioni non portavano certo ad una reazione paragonabile a quella che stava avendo l'altro.

Perchè diavolo era così affranto? A Kurt faceva male vederlo in quello stato.

Il modo in cui aveva notato Blaine pronunciare il suo nome, da dietro i vetri... Quella vista era stata qualcosa d'insopportabile.

Quasi Kurt fosse stato l'unico a poterlo aiutare, a poter risolvere qualcosa di raccapricciante che gli era accaduto.

Di fronte ai suoi occhi azzurri continuava a balenare il viso di Blaine, arrossato, rigato dalle lacrime più tormentate che avesse mai visto.

Quelle labbra semiaperte che tremavano per sussurrare una misera parola, che imploravano aiuto, quell'intero volto che supplicava qualcosa che Kurt non capiva, che non poteva dargli.

Blaine, cosa vuoi da me?

Non guardarmi in quel modo, spiegami. Perchè stai così? Cosa diavolo ti ho fatto?

Cosa ti cambia se la amo o no?

Ma in fondo Kurt lo aveva fatto apposta a scrivergli di si. Sapeva che la sua risposta non gli sarebbe potuta interessare più di tanto, però... qualcosa gli aveva detto di provocarlo, di vedere la sua reazione.

E Kurt non avrebbe mai immaginato questa reazione.

Perchè...?

Era palese, il ragazzo aveva la risposta davanti agli occhi, ma non voleva vederla. Non ci riusciva.





 

-Kurt, ti vedo pensieroso-

Il biondo si morse un labbro, irrigidendosi improvvisamente. Non rispose, ma deglutì in silenzio, lasciando che il suo sguardo di ghiaccio trasparisse rimorso di proposito.

-Cos'è successo?- insistette Rachel tirandogli leggermente il braccio che aveva agganciato al suo.

-Blaine...- sussurrò lui fissando la strada dritto di fronte a lui -Non so cos'abbia-

-Non gli hai più parlato?-

Kurt sospirò pesantemente, guardando il cielo stavolta -Si... ho risposto ad una sua domanda. E da allora si comporta in un modo curioso-

-Che domanda?- Rachel cercò il suo sguardo sfuggente con un'espressione indagatrice.

-Mi ha... mi ha chiesto se ti amavo davvero-

La ragazza rimase in silenzio.

Allora aveva ragione...

Qualche secondo dopo lei sussurrò -E tu?-

-Io... ho r-risposto...-

Era stato un cretino.

-Ho detto di sì-

-Ed ora... Che significa che si comporta in modo curioso?-

Kurt esitò. Non voleva che Rachel ripetesse che Blaine era innamorato di lui. Non era vero e non voleva sentirlo ancora.

Aprì la bocca per dire qualche balla, ma dalle sue labbra non uscì che un rantolio, interrotto dall'improvvisa suoneria del cellulare dell'altra.

La giovane sfilò il telefono dalla tasca del cappottino e Kurt notò l'espressione dispiaciuta e triste che emerse sul suo viso nonappena i suoi occhi scivolarono sul testo che comparve sul display.

-Chi è?- chiese.

Lei voltò lo schermo verso l'altro, per permettergli di leggere.

"Rachel... sono Blaine. Ti prego, aiutami"

-Cosa gli hai fatto?- fece la ragazza, sconvolta.

-Che s...-

-Lo hai ucciso, Kurt. Lo hai ucciso dentro-

-Non ricominciare, per favore-

Rachel agitò il cellulare di fronte ai suoi occhi con la fronte aggrottata, come se quella fosse una prova evidente delle conseguenze delle sue azioni -Com'è il comportamento curioso? Spiega-

Il biondo vide riapparire in mente il viso di Blaine alla finestra, e qualcosa lo colpì al cuore come la lama di un coltello.

-Lui...- sussurrò Kurt -Lui si è affacciato... e stava piangendo. Era poggiato ai vetri, stringeva... stringeva i pugni... e mi chiamava-

E mentre pronunciava quelle parole si rese finalmente conto di come doveva star Blaine.

Lo aveva davvero ucciso. Gli aveva infilato nel petto quello stesso coltello che ora tormentava lui, solo che Kurt lo aveva spinto dentro, lo aveva ruotato, lo aveva estratto e affondato di nuovo nel suo cuore.

Era un mostro.

Non poteva neanche dire di non averlo fatto di proposito. Perchè in tal caso gli avrebbe confessato la verità.

Ma no, lui aveva dovuto mentirgli, continuare a portar avanti quella bugia solo per vedere se Blaine se la sarebbe presa almeno un po'.

Perchè Kurt si vendicava, perchè gli aveva calpestato troppe volte il cuore, ed ora toccava a lui.

Come aveva potuto?

-Tu non sai cos'hai fatto- disse Rachel.

Kurt sentì gli occhi pungergli terribilmente e guardò la ragazza mordendosi il labbro inferiore.





 

Rachel suonò il campanello della porta di casa di Blaine.

Aveva bisogno di parlare e lei era tutta orecchie, perciò si era offerta di passare a fargli visita e di ascoltare il cuore del ragazzo.

Attese, ascoltando il suono ritmato di alcuni passi, poi vide l'uscio spalancarsi lentamente e una testa riccioluta e scura farvi capolino da dietro.

Blaine aveva il volto arrossato e gli occhi gonfi, qualche lacrima scendeva indisturbata dagli occhi verdi, che parevano non curarsene.

-Cos'è successo?- fece lei accigliandosi e inclinando leggermente la testa. Accarezzò affettuosamente il braccio dell'altro, mentre entrava in casa.

-Grazie, Rachel- disse Blaine con la voce arrochita dal pianto. Senza rispondere alla domanda che gli era stata posta, fissò la ragazza.

-Vogliamo sederci?- propose Rachel. Si sentiva come lo psicologo della situazione, una volta da Kurt, una volta da Blaine... avrebbe dovuto iniziar a farsi pagare per le sue sedute.

Si avviò lungo un breve corridoio illuminato da faretti gialli, senza avere la minima idea di dove andare.

-Si- sussurrò il moro dopo qualche secondo, superando l'altra per farle strada.

L'accogliente salotto metteva a disposizione un divano sui quali i due si accomodarono. Blaine fissava il vuoto con gli occhi sbarrati.

Rachel si sentiva leggermente a disagio -Allora...- iniziò.

-Kurt- bisbigliò l'altro senza muovere lo sguardo -Lui ti ama- il suo tono pareva imbambolato, meccanico.

Un brivido corse dietro la schiena di Rachel, che cambiò posizione e si lisciò la gonna -Io... suppongo che tu abbia capito... quello che c'era da capire sul tuo conto, no?-

Il ragazzo annuì assente.

-Senti, Blaine. Kurt è molto turbato. E' nervoso, diffidente, non crede facilmente a quello che gli si dice, e tende ad ingrandire i suoi problemi-

-Me lo descrivi come un pazzo furioso- scherzò l'altro guardandola. Ma la sua voce continuava ad essere piatta, e le sue palpebre, quando sbatterono, lasciarono andare un'altra goccia.

-Quello che intendo... Devi capire che Kurt ha sofferto tanto. E sta soffrendo ancora- disse Rachel scegliendo le cose da dire con cura -Non prenderla male, Blaine, ma lui sta così per te-

-Che vuoi dire?-

-Tesoro, spiegami perchè sei tanto distrutto-

-Perchè lui ti ama- ripetè -Perchè... mi tratta male, dice che non devo accarezzarlo, non devo... volergli bene. E' per questo che mi ha cacciato via da casa sua, perciò non mi parla- emise un respiro tremolante, abbassando gli occhi ambrati -Io proprio non capisco. Mi crea così tanto dolore. Lo vedi come sto? Rachel, sentirsi rifiutato senza un motivo apparente dalla p-persona che...-

Il ragazzo fu interrotto da un singhiozzo che lo scosse e lo costrinse a deglutire.

Non continuò più la frase, limitandosi a guardare colei che aveva di fronte e sperando che avesse afferrato ciò che voleva dire.

-Vi state ammazzando a vicenda, in pratica. Lui fa questo per te e tu fai questo per lui-

-Aspetta, anche prima hai detto che Kurt lo fa per colpa mia. Che significa?-

-Ti ama- disse Rachel con un mezzo sorriso.

L'altro non colse il significato sentimentale della cosa, fermandosi a quello logico -Ma ha detto che...-

-Lo ha fatto apposta. Blaine, tu lo hai fatto soffrire. Stavi con C...Catherine, giusto? Insomma, gli hai spezzato il cuore non una volta, non due, con i tuoi discorsi e i tuoi sfoghi su di lei-

-Come faceva a sapere che provo qualcosa per lui? Voglio dire... come "lo ha fatto apposta"?-

-Ah, questo non lo so. Di sicuro non è a conoscenza dei tuoi sentimenti, forse voleva far qualcosa che... che magari in mente sua ti avrebbe ferito, ma intanto l'ha fatto realmente-

-E' tutto così confuso... E' stato crudele a farmi questo-

-Non ci ha pensato- sussurrò Rachel -Ehi- lo chiamò poi.

Blaine si voltò.

-Ma l'hai capito che ti ama?- domandò alzando leggermente il tono della voce, spaesata dal fatto che l'altro non avesse minimamente reagito a quella rivelazione.

Il moro tacque, fissandola ma senza vederla.

Lui mi ama...

No... No, aspetta... Sul serio?

Kurt... Kurt mi ama...

Rachel notò le labbra di Blaine socchiudersi e il suo petto alzarsi lentamente.

Poi la sua bocca si piegò in un sorriso incredulo e completamente assente -Stai scherzando, no?-

-Che senso avrebbe?- fece lei, felice per l'altro.

Blaine scoppiò in una risata euforica -Davvero?-

-Davvero- confermò la ragazza, vedendo amplificarsi il sorriso lumoniso sul volto del moro.




SALVE E YEEEEEEEEEEEE okay faccio anche qui gli auguri al nostro piccolo amore ciccioso che ieri ha compiuto 24 anni, sono così fiera di lui, w Chris <3
Ehmmmmm.... nulla, a voi la parola u.u XD

 

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Capitolo 12
*** Credere o non credere? ***


Buon pomeriggio gentah u.u Sono tentata di non aggiornare per vedere un po' le vostre reazioni, ma mi sono detta "gnah, io odio quando una ff si blocca" quindi eccoci qui #>w<# Scusate lo sclero ma oggi per me è FINALMENTE finita la scuola (il mio stato su whatsapp è Sia lodato il Signore, per farvi capire u.u)
Ehhh......... vi lascio al capitolo tanto atteso (cosa che mi rende felice, grazie mille a tutti <3)






"Aprigli" era quello che Rachel aveva scritto a Kurt, che continuava a far scorrere gli occhi su quella piccola parola.

Il ragazzo tirò a sè le gambe, appallottolandosi sul suo letto, frustrato dal rumore insistente ed irritante del campanello che trillava da tempo immemore.

Non voleva aprirgli.

Perchè doveva? Per ascoltare altre cretinate? Per farsi male da solo?

Intanto Blaine continuava a chiamarlo, stranamente felice, e a sbattere i pugni contro il legno, a premere il pulsante del campanello. Ed era insopportabile.

Per favore, basta.

Kurt allontanò il cellulare, si sfregò le ginocchia per poi alzare le mani e coprirsi le orecchie.

-Ti prego!- la voce di Blaine continuava ad oltrepassare tutte le mura che Kurt innalzava intorno a sè, anche se ovattata, anche se fievole, quella voce arrivava -Lasciami entrare! Devo parlarti, Kurt!-

Sta' zitto.

Chiudi quella bocca, non aprirò mai.

Ma contrariamente a quanto voleva -o almeno a quanto voleva la sua ragione- il biondo si guardò attorno qualche secondo prima di gattonare fino al bordo del letto e tirarsi lentamente in piedi.

Curandosi di non fare il minimo rumore camminò piano fino alla porta, fissandola turbato quasi fosse Blaine in persona.

Si avvicinò alla superficie liscia, accarezzandola e sfiorandola con la punta dell'indice latteo, immaginando di toccare Blaine, sentendo quasi il suo calore attraverso la porta.

Poi si accorse che c'era silenzio.

Tendendo le orecchie sentì il respiro del moro, eccitato, quasi affannoso.

-Kurt...- sussurrò.

Lui lasciò andare l'aria che non si era neanche reso conto di trattenere e si morse le labbra, abbassando lo sguardo e deglutendo inquietamente.

-Kurt devo dirti qualcosa d'importante. Ma... non mi va di dirtelo così, per favore-

Cosa voleva dirgli?

Qualcosa sulla sua vita sentimentale con Catherine?

Si erano rimessi insieme e credeva che a Kurt fregasse qualcosa?

Magari era per lei che piangeva alla finestra.

Forse se l'era solo immaginato che sussurrasse il suo nome, forse era stata solo una stupida coincidenza il fatto che fosse scoppiato in lacrime esattamente quando aveva letto il suo messaggio. Magari a farlo piangere ne era stato un altro, arrivato contemporaneamente al suo.

-Lo so che sei lì dietro- bisbigliò ancora Blaine, prendendo anche lui a far scorrere dolcemente un dito sul legno -Devo iniziar a parlare qui?-

Kurt aprì la bocca, ma non ne uscì nulla.

Il moro esitò qualche secondo, aspettandosi una risposta, poi continuò -Sai, ho finalmente capito i miei sentimenti. Ho afferrato quello che il mio cuore mi stava urlando, ciò che stava cercando di farmi capire da anni. Da quando ti vidi affacciato alla finestra di questa casa-

Silenzio.

-Io provo qualcosa per te- sorrise Blaine, vedendo chiaramente l'espressione che il volto di Kurt stava assumendo.

La bocca che diventava un piccolo ovale rosato, gli occhi enormi e azzurrissimi colmi di incredulità.

Provi qualcosa? Vuoi dirmi che sono il tuo miglior amico? pensò il biondo, amareggiato.

Quasi lo avesse letto nel pensiero Blaine riprese a parlare con una voce dolcissima -So cosa ti stai dicendo. Non è così. Non è amicizia, è qualcosa che ne va oltre-

Tutto quello che vuoi, ma Kurt non se la beveva..

-Puoi aprire la porta? Voglio abbracciarti-

No.

Non mi lascerò toccare di nuovo da te.

Il biondo si alzò in punta di piedi per arrivare al livello dello spioncino, ruotò il cerchio di metallo ed osservò fuori.

Blaine... com'era bello. Bello come sempre, anche se con un paio di occhiaie violacee e i capelli spettinati.

Fissava la porta con occhi lucidi, sorridenti ed emozionati.

Inutile fare quella faccia dolce, Blaine.

-Come faccio a convincerti? Pensi ancora che voglia prenderti in giro, no? Ora lo so, Kurt. E mi scuso per averti fatto soffrire tanto.

Ma ora voglio rimediare, lasciami entrare e fatti stringere.

Kurt...

Per favore.

Sarai felice quanto me sentendo le mie parole.

Sarebbe... sarebbe la dichiarazione più brutta del mondo con una porta che m'impedisce di vedere il tuo bel viso.

Be', ora ti ho detto tutto...-

Ma Kurt non voleva capire, non riusciva.

Ai suoi occhi Blaine voleva ancora fargli del male, anche se pure senza rendersene conto.

Cosa avrebbe pututo smuoverlo...?

-Ti amo- disse ad un tratto il moro. Dopo un sospiro tremolante riprese -Ti ho sempre amato, ma non me ne sono mai accorto. Non so come io abbia fatto a trascurare un simile sentimento, perchè sai, angioletto... io ti amo davvero tanto.

Ti amo come se non ci fosse un domani, come se vivessi unicamente per dirtelo.

Amore... apri la porta-

Kurt rimase qualche secondo in silenzio, come paralizzato dalle parole dell'altro. Finalmente non aveva fatto giri di parole, non aveva espresso concetti complicati. Gliel'aveva detto nel modo più semplice che esista.

Il ragazzo sentì che gli occhi gli si offuscavano, il cuore che gli si riempiva di gioia. Ma non poteva essere...

Gliel'aveva detto.

Però... non poteva essere. Semplicemente non poteva.

Senza lasciar trapelare la minima emozione, socchiuse la porta scoprendo il suo viso bianco e neutro.

Il moro sentì l'impulso di lanciarglisi addosso e baciarlo, ma si trattenne limitandosi a respirare pesantemente con la bocca e fissandolo come se fosse un dio.

Kurt lo fissò sbattendo nervosamente le palpebre, distolse lo sguardo e poi lo posò di nuovo su di lui. Aveva la bocca aperta, come se dovesse dire qualcosa che non riusciva a venir fuori.

-Vuoi entrare...?- sussurrò poi, senza guardarlo.

Il giovane esitò, prima di avanzare lentamente all'interno dell'appartamento, ansimando. La paura di aver sbagliato qualcosa lo assalì come se fosse stato immerso in una vasca d'angoscia, facendolo sentire... male.

Kurt chiuse la porta, voltandosi con molta calma apparente verso l'altro.

Blaine lo guardò con gli occhi spalancati, senza avere il minimo coraggio di sussurrare un'altra parola. Vide il giovane avvicinarglisi lentamente, mantenendo il suo sguardo magnetico ancorato a quello dell'altro, che quasi ebbe l'impulso di indietreggiare.

-Tu... tu mi prendi in giro- disse Kurt con la voce tremante, piena di rancore e amarezza -Sono tutte bugie, tutte bugie-

Blaine non potè credere alle sue orecchie -Perchè dovrei mentirti su una cosa del genere?-

-Per farmi soffrire- il biondo era a qualche centimetro dal viso dell'altro e lo guardava con disprezzo e... qualcosa che ricordava il disgusto -Non so perchè vuoi farmi male, però-

Il respiro spezzato che uscì dalle labbra di Blaine si infranse sulla bocca morbida del ragazzo che aveva davanti, il quale lo osservava sottecchi e continuava a diminuire la distanza tra i loro visi per poi allontanarsi ad intermittenza.

Blaine voltò la testa, cercando una scappatoia, ma Kurt posò un dito sulla sua guancia per costringerlo ad immergere di nuovo i suoi occhi ambrati in quelli di ghiaccio dell'altro.

-Non ti credo- sussurrò ancora squadrando con desiderio represso le labbra del moro.

-Ma perchè?- osò chiedere Blaine, che cominciava a sentirsi spaventato.

-Tu mi terrorizzi- fece il biondo con una voce ipnotica e piatta -Io ho paura di te, perchè mi hai rubato il cuore e lo tieni legato al tuo. Puoi fargli quello che vuoi, incatenato com'è, e già lo hai colpito tante volte. Convincermi del fatto che mi ami per poi farmi soffrire sarebbe la pugnalata finale, capisci?-

-Non sono il mostro che credi. Perchè mi vedi tanto orribile da farti questo?-

-Non lo so. Ho imparato a non fidarmi di nessuno, e meno che mai di chi mi ha fatto del male-

-Kurt...-

-Credi che mi beva la storia che ti sei scoperto gay? Perchè mettersi con quella se non provavi niente? Sei bisex forse?-

Tutta la rabbia che Kurt aveva provato e provava ancora stava fuoriuscendo lentamente, come l'aria da un pallone bucato.

Il Kurt dolce, sensibile, il vero Kurt, era rintanato chissà dove nel suo corpo, rannicchiato in un angolo, impaurito da quella persona colma d'odio che aveva preso possesso di sè.

-Perchè avrei pianificato tutto questo? Kurt, spiegamelo-

-Convincimi che sei sincero allora- fece l'altro snobbando la sua domanda.

-Come?-

-Devi saperlo tu...- sussurrò, ma il suono delle sue parole fu attutito a mano a mano dalle labbra di Blaine che premettero lentamente sulle proprie.

Con tutta la sfacciataggine, il coraggio e l'amore che aveva si spinse sulla bocca dell'altro, accarezzandone la pelle rosea ed umida con i denti.

Morse le labbra di Kurt, stuzzicandole, tirandole lievemente, il tutto ad occhi semichiusi, perchè voleva vedere la reazione dell'altro, senza rinunciare al piacere dell'abbandonarsi a quel bacio.

Sentì il petto del biondo sobbalzare, urlare segretamente per la gioia e per la sorpresa.

Strusciando il naso contro la guancia dell'altro, Kurt ansimò -Credi di piegarmi le ginocchia in questo modo?-

Blaine abbassò le palpebre, divertito dal fatto che il ragazzo non smettesse di fare l'arrogante nonostante tutto, ed inclinò il volto per coprire completamente la bocca che aveva sulla sua.

Spingendo Kurt di lato, il moro si ritrovò a premere quel corpo esile contro la parete e a condurre un contatto rude e animalesco. Gli sembrava di aver già assaggiato quelle labbra. Gli erano familiari.

Poggiando le mani sul muro, continuò a baciare quello splendido giovane che aveva davanti, che subiva le sue attenzioni ad occhi chiusi, immobile e con una gran passione che ardeva silenziosa dentro.

Dopo una manciata di secondi Blaine allontanò il viso.

Kurt non sollevò le palpebre, rimanendo fermo con l'unico movimento del petto che si alzava ed abbassava velocemente.

-Non mi credi?- chiese il moro ansimando, con un sorriso soddisfatto in viso.

L'altro finalmente lo guardò, aprendo la bocca per rispondere tra i sospiri accelerati. Però non disse nulla.

Distogliendo di nuovo lo sguardo, deglutì con un'espressione altezzosa che gli si addiceva molto, pensò l'altro, e poi si morse le labbra arrossate come per nasconderle.

-Kurt- lo chiamò Blaine in attesa di una risposta.

-Cosa?-

-Non mi credi?-

-Perchè mi hai baciato? Non ti ha fatto schifo?-

Il moro si accigliò -E perchè avrebbe dovuto farmene? Come può ripugnarmi l'idea di baciare la persona che amo?-

-Be', se non la ami davvero può ripugnarti eccome-

Ancora?

-Oh Cristo santo...- fece per dire Blaine, stringendo forsennatamente i pugni. Poi guardò Kurt negli occhi -Lo vuoi capire che provo qualcosa per te?-

-Mi dispiace ma non mi riesce-

Il moro allora sospirò nervosamente avvicinando di nuovo le labbra a quelle dell'altro, senza però sfiorarle.

-Dimmi che non vuoi baciarmi ancora, avanti-

-Qui il problema non è se io voglio baciarti o no- sussurrò il giovane facendo solletico alla bocca di Blaine -Io conosco benissimo ciò che sento, sono i tuoi sentimenti ad essere confusi anche ai tuoi stessi occhi. Oppure mi fai credere che lo siano-

-Quindi cos'è che provi, esattamente?-

Kurt leccò le labbra dell'altro -In questo momento ti sto odiando con tutto me stesso-

-Anche io, guarda. Sarà per la tua insopportabile testardagine-

-Mmm... può essere-

Il respiro accelerati dei due si scontrava e i corpi erano praticamente tesi come corde di violino per la loro vicinanza senza contatto. Blaine lo guardò ancora, desiderando solo spingerlo a letto seduta stante e farlo urlare fino allo sfinimento.

Cos'era questo nuovo istinto? si chiese senza distogliere gli occhi dal viso bianco e liscio dell'altro.

-Kurt- bisbigliò -Cosa diavolo vuoi da me?-

-Amore.

Voglio vero amore. Voglio baci, veri baci, vere coccole tra i cuscini, vere carezze. Voglio essere amato davvero, non essere vittima di uno scherzo idiota-

-Ti sto porgendo tutto questo su un vassoio d'argento. Sei tu che lo rifiuti-

-Ho troppa paura-

-Come hai detto tu, ho il tuo cuore in ostaggio. Puoi concedermi di guarirlo, di curarlo e di riempirlo d'affetto. O puoi cacciarmi e riceverlo indietro a pezzi, come tu credi sia ora-

-Voglio il mio cuore indietro- sussurrò Kurt colpendo il petto dell'altro con la micidiale arma delle parole -Ma non posso averlo. Ti appartiene già-

-Ma allora qual'è il problema?-

-Vorrei non averti mai incontrato-

E quella frase ferì Blaine come nessun'altra aveva mai fatto.

La maschera da duro che indossava il moro si frantumò all'istante, riversandosi in una pioggia di frammenti già dal suo viso, trasformando la sua espressione beffarda nel volto di un bambino a cui è stato appena mollato uno schiaffo inaspettato.

Preferire addirittura non averlo mai conosciuto, piuttosto che trovarsi in quella situazione che avrebbe potuto facilmente risolversi con delle risate e dei dolci baci.

Lo aveva fatto soffrire a tal punto da desiderare di non aver mai incrociato i suoi occhi? Di non aver mai provato quell'amore?

Blaine non poteva credere questo.

Come poteva essere, lui, capace di tanto odio, di tanta cattiveria?

Il ragazzo avvertì la calda e umida sensazione che una lacrima, scivolando sulla sua guancia, gli lasciò.

Il suo cuore gli dava l'impressione di essere stato preso a pugni e poi tagliato in due.

-Non dovevi dirlo questo- bisbigliò sentendo che le iridi gli si riempivano di tristezza, come il suo petto, tutto se stesso. Ancora.

Kurt gliela stava facendo pagare.

-Se non ti avessi mai incontrato la mia vita sarebbe vuota ora. E non oso immaginare la tua, Kurt. Non dovevi neanche pensarlo-

Il biondo fissò il pavimento, consapevole delle parole orribili che gli aveva detto, ma attento a non mostrarlo.

-Non... non dovevi...- sussurrò Blaine scuotendo la testa, prima di accarezzargli il viso e guardarlo con occhi delusi, la cui vista era insopportabile -Io ti amo davvero. Va bene, tu non lo afferri, ma non farmi questo. Non lo merito-

Kurt sospirò silenziosamente, osservando il moro sporgersi verso l'orlo delle lacrime. Blaine abbassò la mano, poi scosso da un singulto si voltò e si avviò fuori casa a grandi passi.

Il rumore della porta sbattuta rimbombò in tutto l'appartamento, mentre il ragazzo rimaneva pietrificato accanto alla parete. Chiuse gli occhi, con le labbra semiaperte, poggiandosi al muro per non scivolare sul pavimento, stremato, arrabbiato. Ma arrabbiato con se stesso.

"Io ti amo davvero" la voce di Blaine riecheggiava nella mente del biondo.

Era stato cieco, era stato testardo, completamente stupido, a non credere alle parole dell'altro.

Aveva parlato senza collegare la bocca al cervello.

Aveva detto una cosa terribile e falsa.

Non era quello che voleva. Anzi, ringraziava Dio per aver conosciuto Blaine.

Quello che voleva sul serio era essere amato per davvero.

Come aveva detto Blaine, lui l'amore ce l'aveva. Lo teneva sotto il naso, ma non lo vedeva, non voleva vederlo.

E questo Kurt lo capì solo ora.

Voltò lo sguardo verso la porta.

Troppe volte Blaine vi era uscito in lacrime, o turbato, o confuso. Troppe.

Che stupido che sono si disse il giovane raggiungendo anch'egli l'uscita. Dopo aver messo piede sul pianerottolo si guardò intorno, poi prese a correre giù per le scale.

 






Kurt si precipitò in strada, vedendo dall'altra parte della strada quella figura tanto familiare.

-Blaine!- lo chiamò muovendo velocemente le lunghe gambe per raggiungerlo.

-Blaine, aspetta! Ti prego!-

Ma il ragazzo continuò ad avanzare, accelerando il passo già frettoloso.

Il biondo gli era a qualche metro e sarebbe riuscito a prenderlo per una manica se l'altro non fosse arrivato al portone del suo palazzo e l'avesse aperto in tempo per sgattaiolare all'interno.

Kurt vide il vetro della porta chiudersi, ma riuscì ad infilare un piede per impedirgli di farlo.

Stava per entrare, quando Blaine si voltò e si avvicinò anche lui alla superficie trasparente, spingendola, fissando l'altro con occhi grandi e tristi.

-Sei ridicolo a chiedermi scusa ora. La frittata l'hai fatta, va' via- disse il moro con un'espressione tristemente amareggiata.

Il ragazzo non mollò la presa, continuando ad esercitare tutta la sua forza sul portone -No... Ti scongiuro, perdonami-

-Vai a casa- continuò Blaine. La sua voce tremava, attutita dal vetro che li divideva.

Intanto Kurt strinse i denti -Smettila di premere, non cacciarmi- singhiozzò.

-Sei stato capace di tenermi ore a bussare dietro la tua porta. Adesso tocca a te-

-Mi dispiace!-

-Non m'interessa- Blaine non era convincente neanche alle sue orecchie mentre pronunciava quelle parole -Lasciami in santa pace-

Il portone stava per chiudersi, Kurt aveva tolto il piede, e non riusciva a pareggiare la forza dell'altro con le sue esili braccia -Non posso crederci, è un incubo. Venire abbandonato così... da te... è stata sempre la mia paura più grande. Non farla diventare realtà, non reggerei. T'imploro Blaine.

Non porre resistenza...- sussurrò il biondo, smorzando lentamente la sua voce man mano che il portone si incastrava al suo posto.

-Ti amo- sussurrò tra i singhiozzi, rimanendo immobile di fronte al vetro, di fronte a Blaine.

Quest'ultimo lo guardò, facendo per andarsene, ma poi qualcosa dentro di lui gli disse di non sprecare quell'occasione. Avrebbe potuto rovinare tutto, salendo a casa. O avrebbe salvato il suo amore lasciando entrare Kurt.

Esitò qualche istante, fissando il giovane nelle iridi color del mare in tempesta, poi aprì il portone e lo tirò a sè, premendo le labbra sulle sue e portandolo dentro.

Kurt gli gettò le braccia al collo, ansimando, con un'espressione grave dipinta sugli occhi chiusi.

-Non voglio più soffrire- gemette Blaine sulla bocca dell'altro -Tu sei mio ed io sono tuo. Per sempre. Niente potrà mettere in discussione questo e farci versare altre lacrime. Deve entrarti in testa: quello che ti dico, che ti ho detto e che ti dirò sarà sempre la verità. Sempre.-

Il biondo accarezzò i riccioli del ragazzo, deglutendo e cercando di cancellare la linea distorta dal pianto che era segnata sulle sua labbra.

-Ti amo tanto- bisbigliò sfiorando le guance di Blaine con la punta delle dita fredde.

-Anche io. Da morire-

Le loro bocche si unirono di nuovo in un dolce e tenero bacio, aspettato da tanto e che finalmente era arrivato. Tra schiocchi e sospiri, i due salirono qualche gradino della scala senza accorgersene.

-Blaine... mi dispiace così tanto- singhiozzò il biondo con lo sguardo fisso sulle mattonelle sotto di loro.

L'altro lo sfiorò -Basta. Non importa, ora basta. Mi ami?-

-Te l'ho detto-

-Bene. Anch'io ti amo. Ora tu lo sai, possiamo essere felici. Dobbiamo. Intesi?-

Kurt annuì deglutendo e stringendosi di più a Blaine.

-Ora saliamo a casa mia- disse quest'ultimo, quasi fosse un ordine.





Ma la cosa che più mi fa ridere è che Blaine non stia calcolando minimamente Catherine :'D Povera (?) ragazza :'D
Be', credo che in questo capitolo li abbiate prima di tutto odiati, poi amati e poi odiati ed amati di nuovo, ho ragione? u.u Sono insopportabili u.u
Ahahah okay fatemi sapere il vostro parere, a mercoledì belli ;D

 

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Capitolo 13
*** Spiegati meglio ***


Buonaserrrrrra u.u
Fa caldo con la pioggia e io per la cronaca sono in un bagno di sudore, ma a voi non può interessare meno XD
Il capitolo di oggi, lo dico già da ora, non mi convince affatto. Non mi piace.
Quindi... essendone consapevole... siate clementi ç__________ç
Ah, stavo contando i capitoli e ne mancano 5 alla fine, ma credo ci vorrà un po' (molto) per il sequel perchè sono seriamente indietro. Non ho idee D:
Vabbe', smetto di rompere *^*





 

-Rachel, credimi, è stato il giorno più bello della mia vita-

-Immagino. Devi ringraziare anche me per questo, comunque-

-Lo so, non so come farei senza di te, Berry-

La ragazza si riempì la bocca con un enorme pezzo di torta, poi emise un gridolino eccitato e farfugliò -Dai, raccontami i particolari!-

Kurt arrossì, poi sorrise alzando gli occhi -Di cosa?-

-Di tutto. Bacia bene? Ti ha dato lui il primo bacio?-

-Oh, quello. Si- fece il biondo -Dio, è stato fantastico. Io ero nero dalla rabbia perchè ero convinto mi prendesse in giro e poi lui mi ha baciato. Quella bocca... Mi ha morso le labbra, mi era venuta voglia di urlare, ma non potevo far cedere la mia immagine di testardo offeso in quel momento. Ti giuro, stavo morendo-

L'altra rise euforicamente -E poi? Quando siete saliti da lui?-

-Niente... Ci siamo baciati ancora- disse Kurt in modo poco convincente, mentre nella sua mente continuavano a pararsi le immagini dei loro due corpi ansimanti e gementi, addossati alla parete, avvinghiati l'uno all'altro. Immagini che non lasciavano la tua testa da un paio di giorni.

-Mmm... Kurt, dimmi la verità-

Lui esitò qualche secondo, prima di lasciar nascere un altro sorriso che stava trattenendo da un po' e farsi ancora più rosso in viso -Okay, ecco... Stavamo praticamente incollati alla parete di camera sua e faceva caldo... e lui mi ha sfilato la maglietta...-

Rachel spalancò gli occhi.

-Ma non siamo andati oltre quello- si affrettò ad aggiungere il biondo, sincero. Poi specificò meglio -Intendo, oltre lo sfilarci le magliette-

-Non so se crederti- ridacchiò la ragazza coprendosi la bocca con una mano.

Kurt le diede una spinta leggera, imbarazzato -Zitta e mangia la tua fetta di torta-

-Non la vuoi anche tu? L'ho comprata al bar qui sotto apposta per te-

-No, non mi piacciono i pinoli-

-Oh dai, Kurt, puoi toglierli. Sono solo sopra- insistette lei leccandosi le labbra imbrattate di crema.

L'altro stava per rispondere con un secco "no", quando il suono del campanello bloccò le sue labbra.

-Chi sarà?- fece lui alzandosi per ricevere quell'ospite inatteso.

Quando aprì la porta si ritrovò di fronte un Blaine sorridente e con una rosa tra le dita -Ciao angioletto-

Kurt sorrise raggiante -Ciao!- esclamò, fissando il fiore mentre l'altro gli posava un morbido bacio sulla bocca.

-Per te. Ehi Rachel-

Lei agitò la mano ficcandosi in bocca il resto della fetta di torta, che quasi le andò di traverso quando il moro, entrando in casa, l'abbracciò con affetto.

-Grazie- le sussurrò all'orecchio, guadagnandosi un sorriso sghembo da parte dell'altra.

Quando si allontanò Blaine si guardò intorno -Si sta benissimo fuori, che ne dite di fare una passeggiata tutti insieme?-

Kurt non rispose subito, indeciso se quella fosse una buona idea. Il giorno prima aveva avuto la mente da un'altra parte, ma prima o poi avrebbe dovuto parlare con lui.

Farsi spiegare certe cose che non gli erano chiare, come i sentimenti che provava (o credeva di provare) per Catherine.

Inoltre... dov'era finita?

Doveva capirci qualcosa, e avrebbe preferito farlo subito, se non fosse stato per Rachel.

Avrebbe dovuto far tornarla a casa, che razza di insensibile sarebbe stato?

-Okay- acconsentì allora con un sorriso leggero.

Rachel sbarrò gli occhi -Ha detto di si? Chi sei tu per essere riuscito a convincere Kurt Hummel l'eremita ad uscire in strada esclusivamente per ammazzare il tempo?!-

Blaine rise di gusto -Inchinati al mio cospetto- tuonò scherzosamente, mentre si aggiustava un lembo della sciarpa.

L'altro, con un'aria offesa e d'altezzosa noncuranza, andò a recuperare il suo cappotto in camera per poi tornare nel salotto bardato di tutto punto.

-Se c'è qualcuno di fronte al quale dovete inchinarvi, quello sono io-





 

Un paio di orette dopo, i tre ragazzi stavano tornando a casa, percorrendo il marciapiede uno accanto all'altro. Blaine stringeva la mano gelida di Kurt, facendo sì che Rachel non se ne accorgesse.

Niente affatto per una questione di vergogna, ma per intimità. Sapeva benissimo che la ragazza era a conoscenza di loro due, però desiderava poter tenere quelle dita lunghe e pallide tra le sue senza sbatterlo in faccia a tutti. Solo lui e Kurt.

Il biondo aveva sussultato lievemente quando Blaine aveva intrecciato le loro mani, poi quando i loro sguardi si erano incontrati era apparso un timido sorriso sul viso di Kurt.

-Ti amo- aveva sussurrato Blaine, avvicinando le labbra all'orecchio dell'altro, mentre Rachel parlava praticamente da sola di una certa sorpresa per gli studenti della NYADA della quale si vociava all'accademia.

Kurt aveva emesso un sospiro rumoroso e pieno d'emozione, senza riuscir a scollare gli occhi dal pavimento ed a calmare il battito del suo cuore.

Ora il ragazzo aveva la sensazione di star camminando sulle nuvole, sentiva le sue labbra che insistevano per piegarsi in un sorriso e le sue dita voler stringere più forte quelle del moro.

Poi la voce di Rachel lo riportò alla realtà -Ragazzi, taglio per di qua per arrivare a casa- li avvisò allegra -Il pranzo non si cucina da solo-

Blaine allora sciolse quel contatto tanto dolce tra lui e Kurt e alzò la mano per salutare la ragazza.

-Ci vediamo- disse sorridendo e spingendo l'altro a fare lo stesso.

-Poi ti chiamo- Kurt si morse un labbro, mentre Rachel gli ammiccava e si voltava per incamminarsi a casa.

-Questa ragazza è un amore- commentò Blaine proseguendo.

Accarezzò il dorso della mano del giovane, che dondolava lungo il fianco, e prese di nuovo le dita tra le sue.

Kurt annuì sognante, poi la sua ansia lo riportò ancora una volta con i piedi sulla terra -Blaine... ho bisogno che tu mi dia delle spiegazioni-

Il giovane si irrigidì, tirato anch'egli con la forza alla realtà.

-Si, certo. Sono stato poco chiaro con te, mi dispiace- disse con voce gentile -Lo sai, c'è stato un periodo in cui sono stato confuso. Ma davvero tanto confuso. Non riusc...-

-Voglio sapere di Catherine- lo interruppe Kurt senza rendersi conto del suo tono poco educato, al quale Blaine passò sopra -Voglio dire...- si corresse addolcendo la voce -E' tutto così strano, come hai fatto a crederti innamorato di lei se poi sei gay? Aspetta, a te piacciono... ehm... solo i ragazzi, giusto?-

-Se devo essere preciso, a me piaci solo tu- fece il moro sorridendo lievemente. Poi voltò la testa verso Kurt -Non sentirti in imbarazzo quando parli con me. Devi essere a tuo agio, sta' tranquillo, qualunque sia l'argomento.

Per quanto riguarda Catherine...

Kurt... devi sapere che i-io non avevo mai conosciuto l'amore.

E quando ho incontrato lei... noi abbiamo iniziato a passare tanto tempo insieme. Sentivo che il mio affetto per lei aumentava ogni volta di più, la vedevo come qualcuno di speciale, qualcuno a cui puoi dire tutto, a cui tieni tanto-

Il cuore di Kurt ebbe una leggera fitta, sentendo quelle parole.

-E mi convinsi che quello era amore. Non lo avevo mai provato prima, non sapevo che il vero amore è un altro. È questo- fece, dondolando lievemente le loro mani -Lei è sempre stata la mia migliore amica. Ed io ho frainteso questo sentimento, capisci Kurt?-

-Non sentivi che c'era qualcosa di... troppo fievole tra voi?-

-No, ne ero convinto- disse Blaine abbassando lo sguardo -Poi sei arrivato tu, e con te è arrivato quel qualcosa qui dentro, nel mio cuore. Non riuscivo a capire cos'era, un'emozione completamente aliena.

Che cieco che sono stato-

Kurt lo guardò con i suoi occhi trasparenti, alzandogli gentilmente il viso con la mano che non stringeva la sua -Be', l'importante è che tu ora sappia di cosa si tratta, no?-

-Certo- sussurrò, sfiorando le labbra del biondo.

Quando si allontanarono, Blaine colse ancora tristezza nelle iridi chiare dell'altro.

-Cosa c'è?-

-Ma ora...? Catherine?-

Il moro parve colto alla sprovvista ed esitò qualche secondo prima di rispondere -Io... gliel'ho detto- bisbigliò, poi sbuffò una risata -Hey, certo che prevede il futuro-

L'occhiata confusa che Kurt gli rivolse lo spinse a spiegarsi meglio -Una volta, mentre litigavamo, mi disse che mi sarei scoperto innamorato di te. È incredibile-

Il biondo distolse lo sguardo, mimando un sorriso divertito ma riuscito male.

-Comunque io... le ho fatto capire come stanno le cose. Lei ha... reagito piuttosto m-male. Eppure le ho chiesto di rimanere amici-

-Non potevi dirle una frase peggiore- commentò Kurt.

-Infatti non la sento da un'eternità, rispetto a quanto spesso mi chiamava prima. Non sa quanto mi dispiaccia-

-L'ha deciso lei, poteva accettare la cosa invece di perderti. Problemi suoi-

Blaine aggrottò le sopracciglia ridendo -Sei crudele-

-No- il biondo guardò altrove, sentendosi avvampare -Sono geloso-

-Non ne hai motivo- Blaine chinò la testa sulla sua spalla, mentre il cuore di Kurt si sentiva un po' meglio.

-Pranzi da me?-

-Con piacere-





 

-Ci sono solo questi in dispenza, mi dispiace così tanto- disse Kurt tirando fuori un pacco di spaghetti dal mobile e poggiandolo sul marmo vicino ai fornelli.

-Non fa niente, a me piacciono- sorrise Blaine mentre l'altro si chinava per prendere una pentola in uno dei vani in basso. Quando si alzò, il biondo iniziò a far scorrere l'acqua nel recipiente con movimenti bruschi e tesi.

-Ehi, sei nervoso- notò il ragazzo -Rilassati, non stai mica preparando il pranzo alla regina d'Inghilterra-

Infatti, a qualcuno che mi fa eccitare molto di più pensò Kurt tirando l'estremità della confezione di plastica che, per via delle sue mani umide, non riusciva ad aprire.

-Da' qua- disse gentilmente il moro, sfilando la busta dalle dita del giovane per poi romperla con la poca forza che serviva.

-Grazie-

Kurt vide l'altro sollevare la pentola e poggiarla su un fornello minuscolo.

-Non sei del mestiere, eh?- rise lui, mentre Blaine scuoteva la testa.

-So preparare i sandwich però-

Kurt rise, poi gli si avvicinò -Da' qua- disse mimando la voce del moro e dandogli un colpettino con i fianchi per farlo spostare.

Mentre accendeva il fuoco, con la coda dell'occhio vide apparire un sorriso sul volto dell'altro, che qualche attimo dopo gli era alle spalle.

Un tocco morbido ed umido sulla nuca fece arrossire Kurt, che iniziò ad ansimare leggermente -C-cosa fai...- cercò di chiedere spostando lo sguardo quanto poteva per veder Blaine senza dover voltare la testa.

Il moro sussurrò qualcosa, intanto le sue mani scorsero i fianchi del ragazzo, sfiorandolo, stuzzicando la pelle tanto sensibile anche attraverso la maglietta.

-Blaine...- bisbigliò Kurt, paralizzato.

Forse era lui a non essere pronto, forse era totalmente inesperto, perciò si sentiva d'un tratto così agitato.

Oppure era Blaine a star correndo un po' troppo.

Quest'ultimo staccò le labbra dal collo bianco del giovane, prendendo a mordicchiargli l'orecchio -Di' ancora il mio nome-

-Blaine- ripetè allora il biondo, con voce più sicura, più provocante. Se voleva che lui lo amasse forse doveva lasciarsi andare.

Magari era giusto così.

-Blaine, Blaine, in cucina non te la caverai bene ma in questo campo sei un professionista, non è vero?-

-In effetti... Ma non so perchè, tu mi spingi a dare il mio meglio-

Un paio di labbra calde e soffici iniziarono a baciare dolcemente la pelle che lo scollo della maglietta di Kurt non copriva, una lingua bagnata e timida continuava a leccare la spalla del biondo in un modo così lieve ma eccitante.

Le dita di Blaine salirono su per il braccio dell'altro, lambendolo lentamente e provocando tanti piccoli brividi a Kurt, che stava fermo ad occhi chiusi, come ancorato al piano cottura.

Dopo qualche minuto che i due erano rimasti lì, immobili, con Blaine che si dedicava al collo di Kurt, quest'ultimo aprì gli occhi.

Non voleva che finissero di nuovo col "farsi prendere la mano". Cioè, lo voleva. Eccome se lo voleva.

Ma quello non era il momento nè il luogo.

-L'acqua sta bollendo, dammi gli spaghetti- disse perciò, ma Blaine non sembrava volerla finire lì.

Ciò che stupì Kurt fu il fatto che il moro non si sentisse minimamente a disagio con questa nuova parte di sè che aveva scoperto da poco.

-Kurt, sono io a star bollendo qui-

Ecco, infatti.

-Dai, non fare il porcellino- scherzò l'altro, cercando di scrollarsi il ragazzo di dosso -Avanti, passami gli s...- tentò di dire, ma le labbra insistenti del moro investirono le sue.

-Blaine, basta adesso- sbottò quando ebbe un secondo libero.

-No, ti prego...-

Le dita di Blaine esitarono sul bordo dei pantaloni dell'altro, che gli assestò uno schiaffo sul braccio e si allontanò.

Rimasero entrambi in silenzio, Kurt accigliato ed indignato per l'insistenza del moro, Blaine con gli occhi spalancati ed una mano sulla macchia rossa che gli era comparsa un po' più su del polso, sconvolto per le sue stesse azioni e per la reazione del giovane che aveva davanti.

Il biondo fissò l'impronta che gli aveva lasciato sulla pelle, poi si voltò per calare la pasta.

-Siediti ed aspetta, faccio da solo- disse duramente.






 

Mentre mangiavano nel silenzio più assoluto, Kurt non potè far a meno di osservare il braccio arrossato dell'altro. Vi erano stampate le sue cinque dita.

Blaine invece non riusciva a tener fermi gli occhi, le sopracciglia inclinate, i denti incapaci di fermarsi dal martoriare le sue labbra.

Poi alzò lo sguardo -Kurt, scusa- sussurrò.

L'altro immerse i suoi occhi di ghiaccio in quelli di Blaine -Ti ho fatto male? Pensavo sarebbe scomparsa quella manata-

-Non fa niente- disse il moro scuotendo leggermente la testa -Per favore, perdonami. Non mi sono controllato. Mi dispiace. E' da così tanto che desideravo farlo che... Ti ho spinto ad andar troppo veloce, non so cosa mi sia preso- parlava con un tono davvero agitato, frettoloso e mortificato.

Kurt mosse le labbra in un lieve sorriso e fece spallucce, poi si alzò per recuperare il piatto vuoto di Blaine e quando gli fu accanto sollevò con due dita il mento del ragazzo.

Chiuse gli occhi e unì i loro visi in un breve bacio -Ti amo- disse in un soffio sulle labbra del moro.

-Ti amo anch'io-





L'avevo detto, non è un granchè questo capitolo.
Chiedo umilmente perdono ç____ç
A mercoledì :D Il prossimo non vi deluderà, sarà cicciocicciocicciociccio (????) <3

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Capitolo 14
*** In un campo di lillà ***


"Mi manchi tanto"

Blaine sorrise nel leggere quel messaggio, digitò velocemente la risposta ed inviò.

"Anche tu, amore."

Eppure si scrivevano a qualche decina di metri di distanza, separati dalle pareti e dal viale che divideva i loro due palazzi.

"Ehi, ti va se il prossimo sabato andiamo in discoteca?"

Qualche secondo dopo comparve un nuovo piccolo baloon nella chat "Certo! Ne conosci qualcuna?"

"Be', a Brooklyn ce ne sono ad ogni angolo"

"Mi piacerebbe da matti"

"Guarda che sono locali notturni comunque..."

"Cosa vuoi dire?"

Il moro sorrise ancora "Che tra un drink e l'altro, sappi che io vado leggermente in tilt. Sei avvisato"

"Oh no, Blaine, ti prego -.-' Non voglio trascorrere la mia prima volta in un sudicio bagno pubblico"

Il moro si morse un labbro "Prima volta?" scrisse, dopodicchè potè immaginare come le guance dell'altro si stessero tingendo di rosso fuoco.

"Si... Mi dispiace, so che tu sei in uno ...ehm... 'stadio più avanzato', ma io non ho mai... avuto nessuno"

Quando Blaine lesse quel messaggio rise, massaggiandosi il viso con una mano. Compose il numero di Kurt ed attese con un sorriso molto divertito e leggermente imbarazzato che quest'ultimo rispondesse .

-Bla..-

-Scusa, cosa è "stadio avanzato"?- chiese senza neanche lasciargli finir di pronunciare il suo nome.

Kurt rimase qualche secondo in silenzio, poi si inumidì le labbra -Che l'hai già fatto con Catherine-

-Io non...- il giovane scoppiò a ridere, sbalordito dal fatto che l'altro potesse pensare quello -...Non l'ho mai fatto, Kurt. Sono la castità in persona- disse sorridendo -E stanotte verrò a casa tua per rubarti la verginità- aggiunse con una voce gutturale e buffa.

-Non credo tu sia la castità in persona. Dopo il precedente annuncio e dopo ieri... no, non credo proprio-

Risero entrambi, poi il biondo aggrottò la fronte -Aspetta, come non l'hai mai fatto? Io vi ho v...-

Non dire cose da stalker, Hummel. Collega la bocca al cervellino.

-Okay, farò finta di non aver sentito l'ultima frase- disse Blaine -Non ci siamo mai spinti tanto oltre, sta' tranquillo. Anche perchè avremmo capito entrambi che non ero abbastanza euforico per la cosa-

-Ah- sospirò Kurt con sollievo.

-Andremo in un campo di lillà, quando verrà il giorno. La notte, pardon-

-E' sempre stato il mio sogno- sorrise il biondo -Come fai a saperlo?-

-Ho tirato ad indovinare, e poi hai proprio la faccia di chi vuole farlo tra i fiori-

-Mi stai dicendo che esistono facce prestabilite in base a come lo si vuole fare?-

-No, ti sto dicendo che hai il viso del romantico e del sognatore oltre che da angelo-

Kurt arrossì -Lo so, sono solo uno sdolcinato- sussurrò fissando il pavimento, mentre si pettinava i capelli con le dita della mano che non teneva il cellulare.

-Non è vero- ribattè il moro -Sognare è bello, ed ancor di più sognare di avere l'amore-

-Non credi sia meglio averlo davvero l'amore, piuttosto che sognarlo?-

Blaine tacque, socchiudendo le labbra con la fronte leggermente aggrottata. Deglutì un paio di volte -Kurt... tu hai me- disse dolcemente.

L'altro sorrise -Lo so- bisbigliò -E non potevo chiedere di meglio-

Blaine pensò che per lui era la stessa identica cosa. Aveva trovato la sua anima gemella, un giovane bellissimo, timido, che amava con tutto se stesso e che lo amava con tutto se stesso.

Realizzò quanto fosse meraviglioso averlo accanto, potergli ripetere fino allo sfinimento i suoi sentimenti per lui, come se glieli confessasse sempre per la prima volta, con la stessa emozione, la stessa euforia. Realizzò quanto fosse stupendo avere Kurt.

-Angioletto...-

-Mmm?-

-Vieni da me stasera- fece il moro -Ci guardiamo un film, mangiamo una pizza... e poi- ti farò una bellissima sorpresa -poi possiamo fare tutto ciò che vuoi-

Kurt sospirò felice, mordendosi il labbro inferiore con le guance in fiamme -Okay-

-Splendido! Ora devo andare. Ho delle... cose da fare- disse Blaine, che aveva preso a camminare nervosamente per il soggiorno del suo appartamento.

-Certo, a stasera-

-A stasera-

Il biondo fece per terminare la chiamata, quando Blaine lo chiamò -Kurt!-

-Cosa?-

-Ti amo-





 

Blaine sistemò l'ultimo cuscino, per poi dirigersi verso la finestra e chiudere persiane e vetri.

Nonappena i suoi occhi riuscirono a distinguere qualcosa al buio, ammirò il suo lavoro senza saper davvero come avesse fatto a trovare tutto ed in tempo.

Sorridendo soddisfatto, fece un bel respiro per godersi il profumo che c'era nella stanza, poi fece qualche passo all'indietro e chiuse la porta a chiave.

Davvero, doveva avere una fortuna enorme dal momento che era riuscito a preparare tutto quello che aveva in mente. Kurt sarebbe stato entusiasta.

Non riusciva a non pensarci, era troppo troppo felice.

Già riusciva a vedere l'espressione sul viso del biondo quando la camera sarebbe stata illuminata: avrebbe spalancato quei suoi occhioni azzurri, che magari sarebbero diventati un po' lucidi, e poi quella bocca perfetta si sarebbe arricciata in una piccola o rosa.

Blaine non stava più nella pelle, se avessse potuto avrebbe evitato i convenevoli, mandato al diavolo il film e la pizza, pur di mostrare subito quello che aveva creato a Kurt.

Ma non poteva, altrimenti sarebbe sembrato avventato e frettoloso. E questo non andava bene, a Kurt non piaceva affatto.

Tutto per lui, aspetterò finchè non avrà leccato fino all'ultimo invisibile granello di farina della pizza dalle sue belle dita bianche.

Aspetterò.

Con un enorme ed insistente sorriso sul viso, corse a vestirsi meglio; mise addirittura un po' di gel tra quei riccioli selvaggi, ma poi lo sciascquò via per paura che Kurt potesse notare facilmente che Blaine tramava qualcosa.

Quando il campanello trillò, il ragazzo quasi urlò dalla gioia e sfrecciò nell'ingresso per far entrare Kurt.

-Ciao- sorrise quest'ultimo mettendo piede in casa. Poi guardò l'altro ed inarcò un sopracciglio -Cos'hai, sei tutto rosso-

-Nulla, sono solo... euforico per questa serata che passeremo insieme-

-Oh- Kurt ridacchiò, mentre Blaine gli sfilava il cappotto dalle spalle con le sue mani gentili e lo sistemava altrove.

-Accomodati sul divano- lo invitò il moro mentre armeggiava con le cianfrusaglie stipate dietro la porta del ripostiglio -Se riesco ad appendere il tuo cappotto ti raggiungo subito-

Il giovane, ridacchiando, fece come gli era stato detto, si sedette sui morbidi cuscini con le mani sulle ginocchia, la schiena diritta ed un'aria un po' troppo composta e formale.

Kurt sorrise a Blaine, che qualche minuto dopo era fermo accanto a lui con lo stesso atteggiamento educato ma molto più nervoso.

Il moro cercò di ricambiare e di far star ferma quella gamba che continuava a dondolare convulsamente -Moulin Rouge?- propose mordendosi le labbra.

-Si! Riesci ad azzeccare tutto quello che mi piace di più- esclamò l'altro aumentando il suo sorriso.

Blaine si alzò in piedi per reuperare il DvD che gli serviva e quando lo ebbe preso si chinò accanto al televisore per inserirlo, il tutto con una rigidità ed una goffagine che confuse Kurt.

Poi il moro tornò a sedere, e l'altro gli lanciò un'occhiata indagatoria senza però aprire bocca.

Durante il film i due si lasciarono andare e pian piano si addossarono l'un l'altro. Kurt fissava immobile il televisore con sguardo affascinato, mentre Blaine non trovava pace e si agitava continuamente.

Ad un tratto quest'ultimo posò i suoi occhi su Kurt.

Quanto diavolo era bello...

Blaine si accucciò sul petto del ragazzo, sentendo il suo profumo, avvertendo la sua pelle morbida e calda sotto il suo tocco.

Kurt, intanto, alzò un braccio e cinse il collo dell'altro, lasciando che accarezzasse e coccolasse con tanti teneri baci la sua mano candida.

-Blaine, ho fame- sussurrò il biondo quando i titoli di coda scorrevano troppo velocemente sullo schermo -Possiamo ordinare la pizza?-

-Certo-

Il momento era vicino, pensò Blaine senza riuscir a trattenere un sorriso.





 

-Allora? Com'era?-

-Buonissima- farfugliò Kurt a bocca piena -Ma non capisco perchè tu non l'hai voluta-

L'altro alzò le spalle -Non mi andava-

A che mi serve mangiare una pizza se è di te che ho fame?

Sei così splendido... Anche con la salsa sparsa per le guance, sei meraviglioso.

Il rumore improvviso che Kurt provocò appallottolando il contenitore di cartone fece sussultare Blaine, che sembrò essersi appena svegliato da un sogno bellissimo.

Infatti...

Il biondo si tirò in piedi, agitando l'ammasso che aveva tra le dita come a chiedere "che fine fa?", ma Blaine invece di rispondere prese a fissare il corpo di quel giovane angelico che aveva davanti e che era il suo giovane angelico, alzatosi apposta, avrebbe detto, per mostrargli la sua interezza e farlo fremere dal desiderio.

-Ti voglio così dannatamente tanto- sussurrò, senza rendersene conto.

-Cosa?- chiese Kurt abbandonando la palla di cartone sul tavolo.

-E' che ho p-preparato qualcosa per te. Per noi- annunciò Blaine nascondendo le labbra tra i denti. Raggiunse il biondo e, stringendogli la mano, sorrise -Finalmente, aspettavo da stamattina-

L'altro arrossì vistosamente, senza saper bene perchè -Ecco perchè eri così agitato- fece, poi distolse lo sguardo -Che sorpresa?-

Blaine aumentò la presa alle loro dita intrecciate e deglutì -Kurt, io non voglio essere insistente... cioè, in realtà è esattamente cosa sto facendo, ma non è questo il punto- il biondo lo guardava timidamente -Io ti chiedo di concedermi ciò che mi renderà l'uomo più felice al mondo-

-Non capisco- bisbigliò Kurt ad occhi lucidi, mentre le sue iridi chiare vagavano irrequiete dal viso di lui alle loro mani, poi di nuovo a quel volto dolce ed emozionato.

-Ho preparato tutto questo per te- continuò Blaine senza curarsi di spiegare. Avrebbe capito tutto qualche secondo dopo.

Il moro scortò l'altro nel corridoio, fermandosi di fronte ad una porta e spalancandola.

Permise a Kurt di far un passo all'interno, dove regnava il buio, per poi avvicinarsi a lui e coprendogli gli occhi con i palmi umidi.

-Non serve, non vedo niente comunque- gli ricordò il biondo facendo scoppiare a ridere entrambi. Blaine allora abbassò le braccia, accarezzando i fianchi del giovane da dietro.

-Respira- sussurrò -Immagina quello che senti. Cos'è? Cosa vedi, Kurt?-

Il ragazzo inspirò lentamente -Vedo... vedo dei fiori. È un campo di lillà...? ne hai costruito uno in camera tua?- scherzò.

Sentì la porta chiudersi e subito dopo la voce di Blaine, calda e passionale, che soffiava le parole alla base del suo collo immacolato -Non è esattamente un campo di lillà, ma ho fatto ciò che potevo. Ora chiudili gli occhi. Non aprirli fino al mio segnale e non muoverti, altrimenti cadi-

Kurt calò le palpebre e si affidò all'udito per indovinare cosa l'altro stesse facendo. Sentì un rumore, uno sfregare, poi il crepitio di qualcosa che bruciava.

-Vuoi appiccare un fuoco e chiudermi dentro, per caso?-

-No!- esclamò Blaine scoppiando a ridere -Cosa ti passa per la mente?-

-Chiedo lo stesso a te- sorrise il biondo, intanto il suo naso venne stuzzicato dallo stesso profumo, più forte ed intenso.

Kurt vide pian piano le sue palpebre illuminarsi, diventare una patina arancione che traspariva la luce che stava illuminando lentamente l'ambiente intorno a lui.

-Che diavolo è?- sussurrò mentre quel sorriso che gli piegava le labbra non accennava a diminuire.

Sentì una porta chiudersi, poi avvertì il calore di qualcuno che stava fermo di fronte a lui.

-Aprili-

Il biondo si morse il labbro inferiore per l'emozione, poi sollevò le palpebre.

Vide Blaine scostarsi per permettergli di vedere cosa aveva organizzato per lui, solo per lui.

La stanza che doveva essere la camera da letto del moro era stata privata proprio del letto, il pavimento era cosparso di cuscini di ogni tonalità di viola, grandi, piccoli, di ogni forma e tessuto, accompagnati qua e là da veli di tulle e di seta.

Quell'intera distesa di morbidezza era disseminata di petali e fiori di lillà, come se vi fossero nevicati sopra, e sparse per la stanza, ad illuminare l'ambiente con la loro luce calda, c'erano tante candele, ognuna delle quali protetta da una boccia di vetro che ne conservava la fiamma.

Lungo il perimetro della stanza, o posizionate su i pochi mobili rimasti e coperti di tulle; alcune sembravano addirittura fluttuare a mezz'aria per la stanza, appese a qualche nastro rimasto al buio e fissato chissà come sul soffitto.

La grande finestra che occupava gran parte della parete opposta era stata coperta con delle tende dello stesso colore del resto, di una stoffa leggera e sottile, che permetteva comunque di ammirare le stelle che splendevano fuori.

Kurt si rese conto di aver spalancato gli occhi e le labbra solo quando Blaine parlò, riportandolo con i piedi sulle nuvole viola che lui stesso aveva creato -Non potevo portarti in un campo di lillà, fa troppo freddo e non ce ne sono qui a nella Grande Mela. Perciò ho fatto questo. Il letto l'ho tolto, perchè se fossimo andati tra i fiori non ce lo saremmo certo trainato dietro... Io...- il biondo si accorse che la voce gli tremava -Io spero che ti piaccia. Non è granchè, ma l'ho fatto col cuore-

-Questo è... è per me?- chiese Kurt senza riuscire a distogliere lo sguardo da quella meraviglia.

-Per chi, se no?-

Il giovane sentì gli occhi pizzicargli ed cercò di dir qualcosa, ma dalle sue labbra non uscì altro che un sospiro tremante.

-Ti ripeto, non voglio insistere ma... Kurt, da quando ho capito di amarti vivo solo di quello. Se esisto, qui ed ora, è per te. Ogni azione che compio, ogni parola che dico, lo faccio unicamente per te, pensando a te e sentendo che ti amo sempre di più.

Ti voglio come non avrei mai pensato di voler qualcuno.

Per favore... non sprechiamo tutto questo-

Kurt riuscì ad ansimare una risata, prima di avvicinarsi a Blaine e gettargli le braccia al collo, stringendolo in un tenero abbraccio.

-Come hai fatto a pensare che non avrei accettato?- sussurrò, baciandogli le labbra screpolate e accarezzandolo con le sue dita fredde.

-Non lo so. La paura fa credere cose strane, e noi ne sappiamo qualcosa-

Kurt fece scorrere un indice sulla guancia dell'altro, poi guardò Blaine accennando ai cuscini che giacevano sul pavimento.

Il biondo scivolò su quella superficie morbida e profumata, muovendo le braccia per accarezzare la stoffa liscia che gli sfiorava la pelle e lasciando che l'altro si adagiasse su di lui. Chiuse gli occhi, aspettandosi di trovarsi in camera sua quando avesse guardato al di là delle sue palpebre. Era troppo bello per essere realtà.

Poi però vide di nuovo Blaine, illuminato leggermente dalle candele, e allora sorrise.

Strinse il giovane a sè, spingendosi di lato per far si che rotolassero sui cuscini come avrebbero fatto su un prato di meravigliosi fiori, tra le risate spensierate e dolci baci che entrambi si scambiarono.

-E' un sogno che si avvera- disse Kurt felice -Un altro-

-Sono così contento di poter essere io a far si che le tue fantasie diventino realtà-

Il moro rise ancora, posando di nuovo le labbra su quelle dell'altro e pettinandogli i capelli morbidi.

-Sembra di essere in paradiso-

-Mi sento sempre così quando sono con te-





Cioè, ma anche da voi piove ancora come se fosse ottobre? Non si può. Non. Si. Può.
Okay, tralasciate il precendete sfogo poco equilibrato. Dunque.
Eheheheh lo sooo, taglio sempre le parti hot u.u ma prometto che un giorno glorioso mi deciderò a pubblicare qualcosa di spinto come certe cose che scrivo di notte sotto effetto di non so che droga la mia amica mi scioglie nel latte(?)

E... che dire, mancano quattro capitoli... AH. Ho fatto una cosa *^* Ma credo che non sia completa, spero di farvela vedere alla fine e voi mi direte che è bellissima (<3)
Volevo anche ringraziarvi perchè davvero... tutta questa santa gente che segue, "preferisce", legge in silenzio e dulcis in fundo recensisce... cioè. Mi fate commuovere ç__ç
Grazie mille <3
Bene. Credo di aver finito.
Alla prossima settimana belli *^* (non so se potrò aggiornare, credo di essere a mare dove non ho connessione ma ora non ricordo, abbiate pazienza. Cercherò di mettere il prossimo capitolo)
Ciaooooo :3

 

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Capitolo 15
*** Tra le nuvole ***


Gente ce l'ho fatta u.u Con un po' di acrobazie ho internet anche in questa landa sperduta e sono qui per aggiornare #>w<#
Volevo solo
1) ricordarvi senza un motivo preciso che togliendo questo mancano 3 capitoli alla fine 

2) avvertirvi che, visto che manca poco, i prossimi saranno noiosi (perdonatemi, mi schifo da sola)
3) informarvi del fatto che tutte le mie ff finiscono col WTF. E' la regola u.u
Detto questo vi lascio a leggere. Siate clementi Q___Q





 

-Kurt?- sussurrò il moro staccando le labbra dalle sue con uno schiocco -Mi sembra che il tuo cellulare stia squillando-

L'altro emise un mugolio annoiato, premendo di nuovo le loro bocche insieme sotto il getto caldo del microfono della doccia.

-Non vai a rispondere?- chiese Blaine, che non aveva mai sopportato il suono continuo ed insistente del telefono.

Kurt lo guardò con quei suoi enormi occhi azzurri, imbronciandosi -Non mi va-

-Puo' essere importante-

-Mmm... va bene. Tu non uscire, però-

-Devo rimanere qui?- fece Blaine allargando le braccia e spalancando gli occhi -Si sprecano litri di acqua-

-Resta nei paraggi, abbiamo un terzo round in sospeso io e te- bisbigliò il biondo all'orecchio del giovane, che si morse un labbro e arrossì.

-Okay-

Detto questo, Kurt uscì dalla doccia avvolgendosi un asciugamani in vita e corse nel salotto, dove aveva lasciato il cellulare.

4 chiamate perse da Rachel, lesse sullo schermo quando lo ebbe tra le mani.

Compose velocemente il suo numero ed attese che la voce dell'altra rompesse il silenzio.

-Kurt! Finalmente, che diavolo stai facendo?-

-Non vuoi saperlo- disse l'altro sorridendo -Ad ogni modo... cos'è successo?-

-Hummel, non crederai alle tue orecchie-

-Spara-

-Vado. In. Italia.-

Il biondo si paralizzò, quando parlò quasi le sue labbra rimasero immobili -In Italia?-

-Con la NYADA! Hanno organizzato un viaggio per noi studenti e... Dio, non ci credo ancora-

-Oh...- Kurt cercò di non far percepire la tristezza nella sua voce. Rachel era la sua migliore amica, l'unica che aveva avuto al fianco quando si era trasferito in quell'enorme città sconosciuta, il suo punto fermo dalle superiori. Non poteva lasciarlo solo.

-Per quanto tempo?- non riuscì a trattenersi dal chiedere.

-Un paio di settimane-

-Ah...- E' troppo. Non puoi, R-Rachel...

-Ho bussato a casa tua prima, ma non mi hai risposto. Sei da Blaine, eh?- rise la ragazza -Kurt, sai che ore sono? Che avete fatto?-

Il biondo gemette irritato -I fatti tuoi no?-

-Ehi... Ti ha fatto innervosire quello che ti ho detto?- la voce di Rachel era turbata, e portò il giovane ad esitare, invece di rispondere prontamente.

-Non vuoi che vada?-

-No! Sono felice per te. È solo che... mi mancherai tanto- sussurrò, senza rendersi conto del tremolio che si era impossessato della sua voce.

-Oh Kurt, non parto mica domani-

-Quando?-

-Venerdì-

-E' oggi venerdì-

-Prossimo-

-Avremo tempo per salutarci allora- disse Kurt con un mezzo sorriso.

Rachel sbuffò una risata stanca, poi qualche secondo dopo chiese divertita -Da quando sei diventato così affettuoso e sentimentale?-

-Ti voglio bene, lo sai questo. Se te ne vai io non faccio certo i salti di gioia- rispose Kurt con un tono spento ed un'alzata di spalle.

-Resisterai senza di me, credimi. Hai quel gran pezzo di ragazzo che ti tiene compagnia e con il quale puoi fare tante belle cose-

-Non sarà un sostituto valido per Rachel Berry. E poi sta' zitta, che pervertita- rise tristemente Kurt.

-Perchè? Non dirmi che stavate facendo l'inventario del frigo-

-No, infatti. Quindi fammi tornare al mio adorato intento e pensa a fare le valigie, traditrice-

-Kurt- lo chiamò lei fingendosi offesa.

-Ciao Rachel- troncò il biondo.

-Ciao, ti voglio bene-

-Anch'io-





 

-Oh santo Alexander McQuinn, cos'è quello?-

-Un asciugamani, ne hai anche tu uno addosso-

-Oh- fece Kurt, liberandosene immediatamente -Giusto, perdonami- aggiunse poi con un sorriso provocante, passando sopra la tovaglia di spugna in punta di piedi.

Blaine lo tirò a sè, stringendolo tra le sue braccia e immergendo il naso nei capelli morbidi e profumati dell'altro -Chi era?-

-Rachel. Lei... va via-

-Come va via?-

-Con la NYADA. Vanno in Italia per un viaggio-

Blaine colse l'abbattimento nel tono piatto del ragazzo -Sono opportunità che non si possono lasciar scappare-

Kurt annuì -Lo so, mi fa piacere che vada-

-Non sembra-

Il biondo non replicò, lasciandosi coccolare da Blaine -Possiamo vestirci?- chiese qualche secondo dopo -Non mi va di... Ora non sono più dell'umore-

-Va bene- disse gentilmente l'altro, assestandogli un bacio sulla tempia e sfregando la sua schiena nuda e bianca -Ti presto un mio pigiama-

-Mi entrerà a stento-

Blaine lo lasciò andare e, calando le palpebre con aria saccente si diresse verso la camera da letto -Arrangiati allora- disse protendendo le labbra ed assumendo un'espressione che fece scoppiare a ridere Kurt.

Quest'ultimo lo raggiunse nel corridoio -Vuoi avermi nudo nel tuo letto? È una provocazione?-

-Ti darò il mio pigiamino con gli orsacchiotti-

-Hai un pigiamino con gli orsacchiotti.-

-Esatto-

Il biondo rise di gusto, quasi piegandosi su se stesso mentre arrancava fino in camera.

-Ma dove dormiamo?- chiese alla fine, quando la serietà tornò sul suo viso.

-Non l'ho mica incendiato il letto, è nell'altra stanza-

-Lì allora?-

-Dove vuoi, ti ho detto che avremmo fatto tutto ciò che desideri-

Kurt si morse il labbro inferiore, con le guance scarlatte -Non è ad una piazza?-

-Tanto che ti piace il nostro piccolo campo di lillà?- rise il moro prendendolo per mano e trascinandolo in una camera dalla porta chiusa. All'interno di quella che doveva essere la camera degli ospiti, il letto era abbandonato in obliquo, quasi fosse stato gettato lì con fretta e noncuranza.

I due si avvicinarono al materasso e Blaine tirò via un morbido piumone ed un plaid che affidò a Kurt. Dopo aver rubato il suo pigiama, sepolto insieme alla trapunta, entrambi corsero ridendo nell'altra camera; mentre il moro recuperava qualche indumento all'altro, Kurt sistemava le coperte su quel prato di cuscini che era il pavimento.

Quest'ultimo si vestì velocemente, annusando la stoffa che aveva indosso ed accarezzandola quasi fosse un cucciolo. Poi soffiò sulle ultime candele rimaste accese, gattonò sotto il piumone accoccolandosi al fianco di Blaine ed intrecciò le gambe snelle con le sue.

-E' stato un giorno stupendo- bisbigliò con un sorriso, lasciando che il moro gli sfiorasse i capelli. Dopo il giovane mosse la mano, chiudendola a coppa sulla guancia calda di Kurt.

-Anche per me. Non sai quanto sia felice- sussurrò.

Non erano sicuri del perchè stessero parlando a bassa voce. Forse era dovuto al buio, o all'intimità che c'era tra di loro. Come se un tono troppo acuto potesse rovinare quell'atmosfera tacitamente passionale che si era creata.

Kurt sbadigliò, avvicinandosi di più all'altro, che lo cinse con le sue braccia forti e lo protesse.

-Hai un buon odore- disse il biondo con la voce sempre più flebile -No, forse non è l'odore. E' che sei caldo-

-Lo so, chiamami pure "la stufa umana" d'ora in poi-

-Scemo. Intendo dire che il calore che emani infonde sicurezza. Quando ti sono vicino mi sento in un rifugio, invulnerabile, perchè c'è la tua aura ad avvolgermi come una coperta di lana-

Blaine sorrise.

-Okay, sto dando i numeri- fece Kurt chiudendo gli occhi.

-Si, infatti. Dormi, angioletto-

-'N...otte- rispose l'altro, interrotto da un nuovo sbadiglio.





 

Martedì mattina Kurt e Blaine passeggiavano per i viali della Grande Mela. Avevano percorso qualche chilometro, ma quando si è in compagnia non ci si accorge di cosa accade intorno: si stavano divertendo un mondo.

Blaine diede un morso al suo cornetto, masticando in silenzio. Poi aprì un po' di più gli occhi, come se gli fosse appena venuto qualcosa in mente.

-Ah, lo sai che sono andato da Catherine- disse infatti.

-Che fa di bello?- scherzò Kurt con una punta di acidità.

-Non c'è, è tornata a casa sua-

-Bene, non ha più nulla da fare qui-

-Si era trasferita con me- sussurrò Blaine storcendo le labbra -Mi dispiace che sia andata via-

Il biondo fece spallucce prendendo una sorsata del suo latte scremato caldo -Non hai provato a contattarla?-

-Numero insesistente, mi dice la segreteria-

Kurt fischiò -Esagerata! Che abbia cambiato identità e fisionomia in modo che tu non possa mai più rintracciarla?-

Blaine lanciò un'occhiataccia all'altro, che sorrise amabilmente.

-Quando la smetterai di essere geloso?-

-Non lo sono da un pezzo. Il fatto è che non riesco a trovar simpatica quella ragazza. I commenti acidi vengono fuori da soli-

-Sei...- iniziò Blaine, poi incrociò lo sguardo di ghiaccio dell'altro e si bloccò immediatamente, con il respiro mozzato -...bellissimo-

-Non vedo cosa c'entri ora, ma grazie- fece il giovane arrossendo, con gli occhi fuggiti altrove.

Il moro sorrise infilando una mano in tasca.

-Ti ho preso questo alla cassa- disse, mentre tirava fuori qualcosa dal cappotto e apriva le dita guantate di fronte agli occhi curiosi ed emozionati di Kurt.

-Oh- sospirò lui, prendendo tra le dita un minuscolo orsetto di peluche che abbracciava un cuore di cioccolato -Ma non è San Valentino-

-Lo so, in mano teneva un rossetto infatti- disse l'altro riferendosi al pupazzo -Ma ho pensato che non fosse adatto. E allora ho comprato il cuore e ce l'ho messo io-

Kurt guardò Blaine sorridendo e premette le labbra sulle sue -Grazie- sussurrò.

-E' il minimo che possa fare, amore mio-

-Non oso immaginare al tuo massimo allora- scherzò il biondo scartando il cioccolatino e prendendone un morso -Vuoi?-

Blaine si sporse per addentare quel mezzo cuore, lasciandone un ultimo assaggio all'altro, che rise -Sei un ingordo, stai mangiando anche un cornetto-

-Sono ghiotto delle due cose più buone del mondo: te e i dolci- replicò lui con un sorriso, facendo l'occhiolino a Kurt.

-Come ti vengono queste frasi?-

-Sono un poeta nato-

Il biondo lo guardò divertito, e avrebbe aggiunto qualcosa se la vibrazione che colse il suo cellulare non gli avesse smorzato le parole in gola.

-Rachel, cos'è successo?- chiese il ragazzo, allarmato, nonappena ebbe il telefono all'orecchio.

Che fosse accaduto qualcosa riguardo al viaggio?

-Calma, non è nulla- lo tranquillizzò lei, poi si corresse -No, in effetti è qualcosa. Ecco... ricordi che hai un lavoro?-

Un'ondata di brividi improvvisi investì la schiena di Kurt, il quale smise di camminare con gli occhi spalancati.

Oh Dio, lo Spotlight Diner...

-Cosa c'è?- domandò Blaine sollevando le sopracciglia, ma Kurt lo zittì con un movimento della mano.

-D-da quant'è che manco?-

La voce era di scusa, come se fosse stata lei ad aver combinato un guaio -Tipo due settimane-

-Maledizione...- riuscì solo a sillabare il biondo, poi chiese ancora -Gunther è... arrabbiato?-

-No, stranamente calmo. Non vorrei dire, ma credo stia tramando un licenziamento-

-Non scherzare-

-Kurt, ha ragione. Hai praticamente abbandonato il tuo lavoro, te ne sei dimenticato-

-Ho passato un periodo particolare-

-Lo so, ma questo a lui non importa nulla. Io mi sono rifugiata in bagno per avvisarti... Comunque ora è tardi, sarebbe inutile venire. Domani devi farti trovare qui, non scordartene-

-Okay, grazie Rachel-

Il biondo riagganciò, mantenendo un paio di occhi sbarrati che non riusciva a normalizzare.

-Allora?- insistè Blaine, che aveva aggrottato la fronte e parlava con un tono leggermente spaventato.

-Io lavoro allo Spotlight Diner, lo conosci?-

-Certo, quella tavola calda ch...-

-L'ho completamente rimosso dalla mente- lo interruppe il giovane -Ed ora ho tutte le carte in regola per essere licenziato-

-Oddio, come diavolo hai fatto a dimenticarlo?-

-Avevo detto di aver la febbre, per starmene un po' a casa da solo. Il tempo è passato e io ho trovato così naturale rimanere a casa...-

Blaine assunse un'espressione spiacente -Ed ora?- chiese, mentre l'altro incastrava un braccio col suo e riprendeva a camminare, voltandosi verso casa.

-Devo dire che sono stato malato, che so-

-Per quindici giorni? Che cavolo di malattia avresti preso?- rise Blaine.

-Non lo so ancora. Lei, signore, mi darà una mano per far delle ricerche sulla mia misteriosa infermità-

-Speriamo solo che non sia niente di grave-

-Ne sceglieremo una innoqua- fece Kurt, divertito.

Camminarono in silenzio, ma dopo qualche tempo il giovane socchiuse le labbra esitando ed abbozzò un'espressione di incerto divertimento.

-Ehi Blaine...-

-Si?-

Il ragazzo distolse lo sguardo, sorridendo -E se mi trasferissi a casa tua?-

Sarebbe dovuto essere allarmato per l'accaduto. Almeno un minimo. Ma in quel momento, dopo che era successo ciò che una volta avrebbe ritenuto impossibile... il lavoro occupava un posto non tra i primi nella scala delle cose importanti.

La sua testa vagava ancora tra le nuvole, non riusciva a concepire pensieri reali troppo a lungo.

-Be', a questa domanda fatta di punto in bianco nel bel mezzo di un periodo di panico rispondo che ne sarei essere molto felice-

Blaine alzò un angolino della bocca, poi guardò l'altro con i suoi occhi verdi, lucidi e profondi -Aspetta, dici sul serio?-

-Se tu non vuoi... Non mi permetto di autoinvitarmi. Stavo solo pensando ad alta voce-

-Kurt, sarei l'uomo più fortunato del mondo- esclamò il moro -Per ora. Poi ti chiederò di passare il resto della vita con me, e sarà allora che potrò dirmi tale-

-Sempre se accetterò- scherzò il giovane, rosso in viso.

-Sempre se accetterai. Intanto ci limiteremo a fare tanto amore ed a divertirci da matti tutto il giorno-

-Daremo una ritinteggiata alle pareti del tuo salotto, che sono veramente troppo spente-

-E compreremo un letto nuovo e molto più grande, così non dovrò più riempire il pavimento di cuscini ogni sera-

-Poi adotteremo un bellissimo bimbo- disse Kurt con voce sognante e due guance in fiamme.

Blaine fece una smorfia -Non c'è modo di averne uno nostro?- disse, facendo voltare l'altro di scatto.

-Ora che cercheremo una malattia plausibile da raccontare al tuo capo coglierò l'occasione per trovare il modo di ingravidarti-

-Tu sei pazzo- rise Kurt, dandogli una pacca sull'avambraccio. Il moro lo tirò a sè, stampandogli un bacio sulla guancia -Sarebbe bello- sussurrò.

L'altro ansimò un'altra risata -Si, se fosse biologicamente possibile- disse, poi fece una pausa -Come abbiamo fatto ad arrivare a parlar di bambini? Mi stavo autocommiserando, Anderson, è sempre colpa tua-

-Chiedo venia- fece Blaine, prima che i due scoppiassero di nuovo a ridere.






Be', com'è stato? Kurt parla un po' a vanvera, mi scuso infinitamente e per altre mille volte. E ringrazio voi che trovate sempre il lato positivo delle cose che scrivo passando sugli squilibri e ai titoli buttati a caso come specialmente quello di questo capitolo *^* XD
Passate sopra anche a quello che ho precedentemente scritto, qui fa caldissimo e il cervello fonde u.u
Ci vediamo la prossima settimana <3

 

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Capitolo 16
*** Amicizia ***


 

-Ho avuto la tosse e la febbre alta. Mi sono spaventato perchè l'amica del mio ragazzo ha avuto un inizio di polmonite e ho pensato fosse meglio rimanere a casa al caldo-

Ed il premio come miglior inventore di balle su due piedi va al signor Kurt Hummel.

-Mmm- grugnì l'uomo che il ragazzo aveva di fronte -Ora come stai?-

-Meglio, grazie-

-Va', prendi il grembiule e datti da fare. Non prender freddo, altrimenti perderò un dipendente per qualche altra settimana-

-Ehm...-

-E tu perderai il lavoro- concluse Gunther avviandosi dietro al bancone.

Kurt afferrò il concetto, sfrecciò a recuperare il suo grembiule e lo indossò con un movimento agile. Rispose con una smofia all'occhiata di Rachel, che prendeva le ordinazioni al tavolo 6 con un sorriso tutto denti.

La ragazza passò accanto a Kurt -Tutto a posto?-

-Si. Ho temuto d'avere la polmonite, sai...- disse lui ammiccando.

Rachel soffocò una risata, mentre scompariva sul retro con il suo blocchetto. Kurt sospirò, recuperando uno dei vassoi che attendevano d'esser consegnati e lo trasportò velocemente al tavolo che diceva il foglietto allegato al cibo.

-Kurt- lo chiamò Rachel affacciata alla porta -Al 3- disse quando il ragazzo le fu vicino, consegnandogli un altro vassoio colmo. Poi il suo sguardo si spostò oltre il biondo e sul suo viso comparve un'espressione emozionata -Guarda chi c'è- sussurrò.

Lui si voltò verso l'entrata sentendosi arrossire. Sollevò una mano quando Blaine sorrise solare e gli si avvicinò, percorrendo tutto il locale come con le ali ai piedi.

-Salve- disse facendo un cenno a Rachel e sfiorando il viso di Kurt, che però frappose un indice tra le loro labbra.

-Non qui, ti prego. Rischio il licenziamento, lo sai-

-Tanto l'atto osceno di avvicinare la bocca alla tua l'ho già fatto-

-Non è affatto- fece Kurt ridendo leggermente -un atto osceno-

Il viso del moro era irresistibile -E allora baciami, per favore- bisbigliò mordendosi un labbro e dondolando a destra ed a sinistra.

-No- sorrise Kurt, più per provocarlo che per altro. Detto ciò si voltò di nuovo per consegnare le altre ordinazioni, sculettando più del suo solito.

Blaine scosse la testa, poi si accomodò su uno degli alti sgabelli accostati al bancone ed ordinò qualcosa da bere.

Pochi minuti dopo il biondo superò la postazione dell'altro correndo in punta di piedi: Blaine lo afferrò per la maglietta e lo costrinse a girarsi -Cameriere- scherzò, allontanando il bicchiere dalle labbra.

-Desidera?-

-Potrei ordinarla?-

Kurt rise -Non sono nel menù, mi spiace-

-Dovrà aggiornarlo allora-

-Che idiota che sei-

-Woah, piano con i termini offensivi- sbottò Blaine sorridendo, senza lasciar andare la maglia dell'altro.

-Mi fai andare o sono costretto a lanciarti questo vassoio in testa?-

Il moro rise leggermente, mollandolo -Sei il mio amore- sussurrò poi, quando il suo viso tornò più serio.

L'altro gli lanciò un bacio, precipitandosi a servire i clienti.

-Allora, Blaine- disse Rachel poggiandosi con i gomiti sul bancone.

-Parti la settimana prossima, eh?-

La ragazza annuì mostrando tutti i suoi denti brillanti, l'altro però non riuscì ad imitarla -Kurt è davvero... triste per il fatto che tu te ne vada- disse a voce bassa -Sei la persona più importante per lui-

-Sei tu quello a cui tiene di più, fidati. Io non mi aspettavo questa sua reazione. Mi dispiace così tanto...-

Il moro abbassò lo sguardo, inumidendosi le labbra -Non te l'ho detto per convincerti a restare, volevo solamente farti sapere quanto Kurt ti voglia bene-

-Io...-

-Non conosco amici che provino un affetto tanto forte l'uno per l'altro. Generalmente un altro, al posto di Kurt, sarebbe stato triste perchè non era lui a viaggiare. Sarebbe stato geloso. Lui invece era abbattuto perchè tu lo avresti lasciato partendo per l'estero-

-Lo so, e sono fiera di avere un amico come Kurt-

Blaine sospirò una risata -Rachel... Le persone si montano la testa quando diventano popolari. Non dico che tu sia così, ma vorrei solo... Non scordarti di Kurt-

L'altra si accigliò leggermente -Non potrei mai. Ma mi fa piacere che ti preoccupi per lui-

-E' l'amore della mia vita- dichiarò il moro arrossendo. Non l'aveva mai detto più chiaramente a qualcuno che non fosse Kurt, ma ne era certo e ne andava orgoglioso -Non posso permettere che stia male. Nè per mano degli altri nè tanto meno per mano mia. Ti chiedo di non dimenticarti di lui, perchè sei speciale per Kurt-

Rachel socchiuse la bocca.

-E a me sinceramente sei molto simpatica, quindi fa' una telefonata anche sul mio qualche volta- scherzò Blaine per far evaporare quell'aria di pesante serietà che si era creata.

La ragazza scoppiò a ridere -Sarà fatto- disse con un sorriso.





 

Il suono del campanello fece quasi sussultare Rachel, intenta a piegare gli ultimi vestiti destinati a viaggiare con lei.

Lasciò perdere il suo lavoro, dirigendosi alla porta mentre si pettinava i lunghi capelli scuri con le dita, poi spalancò l'uscio trovandosi di fronte due ragazzi.

-Ciao ciao- sorrise Blaine alzando una mano.

Kurt si sforzava di tirar su le labbra, ma i suoi occhi esprimevano una tristezza immensa: "perchè sono venuto?" sembrava chiedersi con quell'espressione infinitamente angosciata.

-Ragazzi! Che ci fate qui?- chiese la ragazza scostandosi per farli entrare.

La voce del biondo quando rispose era spenta -Visita-

-Sapevamo che stavi facendo le valigie, non potevamo non venire a romperti un po' le scatole. E poi Kurt deve criticarti sui vestiti che porti con te-

-Non è vero- ribattè lui sbuffando una risata. Poi Blaine tirò fuori una mano da dietro la schiena, rivelando un pacchetto che porse a Rachel.

Lei emise un gridolino emozionato, prendendo la confezione costituita da carta lucida fucsia e un fiocco rosa in cima. Era morbido, quindi doveva trattarsi di un indumento.

-Come vi è saltato in mente?-

Blaine osservò la giovane scartare il regalo con gesti goffi ed emozionati -Non potevamo lasciarti partire così, senza qualcosa di nuovo da mettere addosso-

Il sorriso che apparve sul volto di Kurt mentre Rachel sollevava la camicetta che aveva ricevuto era visibilmente triste. Le lacrime gli offuscarono la vista, ma lui cercò in tutti i modi di non darlo a vedere.

-E' bellissima- disse Rachel che non riusciva a smettere di ridere per la gioia -Vi voglio così bene-

Il moro l'abbracciò -L'ha scelta Kurt- disse, spostando lo sguardo sul suo ragazzo aspettandosi che dicesse qualcosa.

Lui aprì la bocca, che però subito si distorse in una linea dura.

Singhiozzò, strizzando gli occhi chiari dai quali sgorgarono delle lacrime calde e veloci che corsero giù per le sue guance arrossate. A quel punto Blaine sospirò comprensivo e lo strinse dolcemente a sè, seguito da Rachel.

-Ehi- lo chiamò quest'ultima -Non sto andando a morire- disse accarezzandogli il viso.

-Mi mancherai così tanto- sussurrò il biondo, lasciandosi stringere dai due, che lo avvolgevano come genitori.

Poi Blaine si allontanò sorridendo leggermente, e lasciò che fosse Rachel a consolare Kurt.

Lei gli posò le mani sulle spalle -Sarò qui dopo quindici giorni esatti- disse mentre l'altro tirava su col naso, strofinandosi un occhio.

-Si. Io... ti voglio bene-

-Anche io-

Dopo qualche secondo di silenzio, interrotto unicamente dai singulti di Kurt, il moro portò le mani sui fianchi -Be', non siamo qui per deprimerci- sorrise.

-Hai ragione- annuì l'altro, mentre Rachel li trascinava entrambi sul divano.

-Fermi qui, preparo un tè e lo beviamo tutti insieme- annunciò tendendo le mani per farli restare seduti, prima di sgattaiolare in cucina.





 

-Cosa sono questi rumori, ragazzi? Non voglio che mi bagnate i cuscini- fece Rachel entrando in soggiorno con un vassoio pericolosamente in bilico tra le mani.

Blaine sospirò un ultimo bacio sulle labbra di Kurt prima di voltarsi, rosso in viso, e sollevarsi lentamente da dosso al biondo, che a sua volta si mise seduto con il fiatone.

-Scusa, Kurt era triste- disse Blaine divertito, osservando Rachel posare il vassoio sul tavolino che avevano di fronte.

Lei scoppiò a ridere e prese in mano una delle tazze colme e bollenti.

Il moro ne passò una all'altro, sfiorandogli dolcemente le dita e guardandolo negli occhi con quella tenera espressione che solo lui era capace di assumere.

Kurt si morse un labbro -Grazie-

-E' importante sapere che in Italia fa caldo- iniziò Blaine dopo aver sorriso al biondo, parlando con il tono di una guida turistica -Quindi dovrai portare con te abiti più leggeri, tieni conto di questo-

-Lei riesce a tenere le braccia nude anche con dieci gradi sotto lo zero- fece notare il biondo sorseggiando il liquido dolce -Non c'è bisogno di avvisarla. Se qui va in giro a maniche corte in inverno credo che lì passeggerà tranquillamente in costume da bagno-

-Ora non esageriamo- disse lei scoppiando a ridere -Sono leggermente atermica, ma non per questo camminerò senza vestiti per la strada-

Alle risate di Rachel si unirono quelle dei due ragazzi.

-Lo spero- fece Kurt.





 

-Dormi da me?-

-Certo-

Il biondo sospirò, prendendo tra le dita una mano dell'altro -Grazie, ho bisogno di averti accanto-

Voleva solo che non avesse bisogno di chiederlo. Desiderava che Blaine gli dicesse "okay, passo la notte nel tuo letto ad abbracciarti e coccolarti", senza che fosse Kurt a dover invitarlo.

Ed ora che la sua migliore amica stava per partire lui necessitava affetto più che mai.

-Lo so, io ci sono sempre- il giovane saldò la stretta tra i due -Ti amo con tutta l'anima, lo sai questo?-

Kurt annuì arrossendo, mentre scendeva le scale della palazzina dove abitava Rachel -Ti amo anch'io- sussurrò.

Dopo una manciata di minuti, entrambi si trovavano lungo la via di casa e, a causa del freddo -ma non solo-, stretti l'uno all'altro intenti a soffiarsi a vicenda dolci frasi sulle labbra.

-Vieni sotto il piumone- disse Kurt una volta a letto, addossandosi al muro per lasciar spazio al ragazzo.

Il biondo ascoltò in silenzio il rumore tanto familiare ed amato delle coperte che si muovevano, il fruscio della stoffa morbida che struscia contro la pelle.

Un corpo rassicurante e caldo coprì quello esile ed infreddolito di Kurt, tirandolo a sè con due grandi mani gentili, mentre una testa riccioluta s'incastrava nell'incavo del suo collo.

Il naso di Kurt fu sommerso dal profumo dei capelli soffici dell'altro, mentre Blaine riscaldava la sua pelle con respiri caldi e regolari.

Il primo chiuse gli occhi, godendo quella meravigliosa sensazione di protezione che gl'infondeva Blaine, così vicino e silenzioso. Poi un paio di labbra umide presero a lasciare tanti piccoli baci all'interno del collo del biondo, il quale sentì una miriade di brividi piacevoli scorrergli da quel punto fino alla spalla.

-Stai meglio?- sussurrò Blaine.

L'altro annuì lentamente avvolgendolo con le sue braccia sottili in cerca di quel contatto meraviglioso, pregando che non s'interrompesse mai.

Il moro staccò con uno schiocco le sue labbra dalla tenera pelle di Kurt, per adagiarle dolcemente sulla sua bocca.

Gli accarezzò la base del viso, appena sotto la mascella, pettinando con il pollice la leggera peluria poco più avanti dell'orecchio, mentre intrecciava le gambe con quelle di Kurt.

Il respiro di quest'ultimo s'infranse sul viso di Blaine, che continuava ad assaggiare le sue labbra senza fretta, ad inclinare il volto a palpebre calate, a lambire gli zigomi del biondo.

-Non torturarti per il viaggio di Rachel- disse poi in un bisbiglio -Lei si divertirà, e anche noi. Saranno solo due settimane, ti prometto che anche se lei non c'è sul tuo viso ci sarà sempre e solo un sorriso-

-Grazie, Blaine-

Lui sbuffò una risata -E per cosa?-

Kurt sorrise, sfiorando una guancia del moro, che continuò -Dobbiamo iniziare a far spazio a casa mia, altrimenti non ci sarà posto per le tue cose-

-Che intendi?-

-Non volevi venire a star da me?-





Buonasera u.u
Per la cronaca ho le gambe piene di morsi di zanzara, che quegli spregevoli esseri possano morire tutti *prende un bazuka per sicurezza e si guarda intorno*
Allora, non ho la minima idea della differenza di clima tra l'America e l'Italia, ma basandomi su quei film dove ci sono le villette a schiera e metri e metri di neve ho supposto che in inverno si stia meglio qui u.u
Ooookay. Ehm... mancano due capitoli e tutto va male poichè questo santissimo benedettissimo sequel di cui parlo sempre sta venendo come una sottospecie di tragedia greca, c'è troppo angst, lacrime di qua, lacrime di là, e l'iniziale pazzia di Kurt e Blaine che avevamo dato per morta ritorna a farsi vedere.
Quindi non so. Sono in crisi.

Ci metto due secoli per scrivere un paragrafo.
Va bene, fate finta che non abbia detto nulla, vi voglio bene <3

#ignorateimieiscleriecivediamomercoledì^^

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Capitolo 17
*** Passato, presente e futuro ***


Kurt seguì con lo sguardo la figura ormai minuscola dell'aereo che si sollevava in cielo.

Guardò il cielo, dello stesso colore delle sue iridi chiare e umide.

Era andata.

Il sospiro che venne fuori dalle sue labbra era tremante, e lo portò ad abbassare la vista prima di scoppiare in lacrime.

Avvertì il calore di un braccio che gli cingeva le spalle e, voltandosi, si ritrovò con il viso di Blaine a qualche centimetro.

-Shh non piangere- disse lui sorridendo -Va tutto bene. Ora andiamo a spassarcela-

-Dici che metterà la camicetta?- sussurrò Kurt dopo qualche istante, spostando di nuovo gli occhi in alto, senza davvero guardare l'aereo.

-Ne sono sicuro- fece il moro imitandolo. Restarono entrambi in silenzio per dei secondi che parvero un'eternità, poi Blaine si morse il labbro inferiore -Ehi, ti va di andare al bar?-

-Solo se facciamo a metà una ciambella con la glassa- bisbigliò l'altro tirando su col naso, mentre Blaine lo faceva voltare e praticamente lo trascinava fuori dall'aeroporto.

-Non badiamo alle calorie, eh angioletto?- fece quest'ultimo cercando di farlo sorridere.

-Ora le calorie sono il mio ultimo pensiero-

-Ah okay- rise Blaine prendendo il biondo a braccetto.

Kurt osservò la mano dell'altro, perennemente calda e rassicurante -Per stasera?-

-Cosa?-

-Non volevi portarmi in discoteca?-

-Giusto. Ci divertiremo come non mai, amore- fece il moro piegando anche gli occhi in un sorriso -Ho trovato un locale coi fiocchi, un po' lontanuccio quindi ci toccherà andare in macchina-

Kurt cercò di sorridere. Che diamine, non poteva rimanere col muso lungo fino alla fine dei tempi. Sarebbe finito per far spazientire addirittura Blaine -Va benissimo, non vedo l'ora-





 

-Aspetta, hai della glassa lì-

-Mmm?-

-Faccio io- mormorò Blaine mentre si avvicinava per leccargli via lo zucchero dall'angolo sinistro della bocca.

Kurt ne approfittò per intrecciare per un attimo la lingua con quella dell'altro, allontanandosi prima di sconvolgere qualcuno.

-Su di te è ancora più buona-

Il biondo arrossì senza rispondere e diede un piccolo morso alla sua ciambella, attento a non sporcarsi di nuovo.

-Credo che metterò in affitto il mio appartamento- disse qualche tempo dopo -Così ne guadagno qualcosa-

-Perchè, non sei tu ad averlo affittato?-

-E' come se io ti chiedessi una matita e poi la prestassi a Rachel che ne ha bisogno- disse Kurt alzando un sopracciglio.

-Dovresti comunque chiedermelo, la matita è mia-

-Oh, non ti arrabbieresti certo-

Il moro sbuffò una risata -Non sono io il proprietario dell'appartamento, tesoro. Potrebbe anche essere qualcuno di poco altruista che non ama prestare matite-

-Okay, questa non ha senso- fece l'altro ridendo insieme a Blaine -Be', credo che lascerò perdere in tal caso-

Il ragazzo gli sorrise dolcemente -Sarebbe la cosa migliore- disse divertito, prima di mandare giù un boccone e guardare Kurt negli occhi -Sono così felice che vivremo insieme-

Il biondo abbassò lo sguardo, assumendo l'espressione di qualcuno che pensa a qualcosa di meravigliosamente impossibile -Anche io-

Ci fu una pausa, che Blaine impiegò osservando l'altro, affascinato dal suo bel viso. Poi Kurt s' inumidì le labbra -E pesare che qualche settimana fa non avremmo neanche immaginato di essere in un bar in questo modo. Innamorati, seduti mano nella mano...-

-Io non avrei mai immaginato che lo avrei preso da dietro e da un bellissimo angelo-

Kurt per poco non sputò tutta la ciambella che aveva in bocca, ma ebbe il buon senso di ingoiare prima di scoppiare a ridere.

-In effetti- disse quando ebbe ripreso fiato -Ho praticamente messo sotto sopra la tua vita-

-Non so come facessi, prima, a vivere al contrario-

-Ringraziami- scherzò il ragazzo.

-Lo faccio ogni sera. In verità ringrazio il Signore per avermi fatto incontrare il vero amore. Se ti santificheranno ringrazierò anche te-

-Vuoi dire quando mi santificheranno-

-Esatto-

Era bello e straordinario come con Blaine tornasse sempre il sorriso.

E lo era anche sentirsi dire quelle parole. Parole che Kurt non avrebbe mai e poi mai pensato che qualcuno gli avrebbe rivolto.

Il biondo spostò ancora una volta il suo sguardo di ghiaccio sul viso che aveva di fronte, contemplandone la bellezza, la dolcezza, l'unicità.

Quanto doveva essere fortunato per avere Blaine? Un giovane d'oro, sensibile, pieno di talento e d'amore per lui, solo per lui. Che aveva saputo accettare una realtà che non sapeva gli appartenesse pur di riuscir a capire d'amarlo.

Blaine inclinò la testa, squadrandolo con un sorriso sulle labbra -Kurt?-

-Si?-

-A che pensi?-

Lui lo guardò ancora, in silenzio, poi fece spallucce -Stavo... stavo pensando che non so se ti merito-

-Cosa dici?-

-Nel senso che... è così splendido sapere che mi ami-

Il moro socchiuse le labbra, mentre i suoi occhi lasciavano scappar via quel lampo di serietà che vi era apparso qualche secondo prima -E' lo stesso per me. Non dire che non mi meriti, se mai è il contrario- disse -Ma io non voglio perderti per nulla al mondo, quindi, anche se non ti meritassi, preferisco che le cose rimangano così-

-Okay, be'... sono fiero del fatto che tu riesca a coniugare così tanti congiuntivi- scherzò il biondo.

-Kurt- fece ancora Blaine, che non riuscì a sorridere sinceramente -Perchè ti è così difficile capire i miei sentimenti?-

-No, amore, li conosco i tuoi sentimenti-

Il moro fece vagare lo sguardo -E perchè, allora, continui con questa storia che non ti capaciti di ciò che provo per te?-

-Con quelle parole intendo dire che non desidero altro che tu mi ami. Cosa che già fai-

-Si, angioletto. Io ti amo e sarà così per sempre-

-E oltre ancora-

Blaine sospirò -E oltre ancora- ripetè.





 

-Ecco, prendi da questo lato e spingi giù-

-Tu mantieni, altrimenti sfondiamo il pavimento-

Blaine abbassò cautamente l'asta di ferro, facendo in modo che i piedini poggiassero per terra senza provocare troppi danni.

Qualche tempo prima, il moro aveva curiosato nello sgambuzzino del suo appartamento, scoprendo che quello che sembrava un mucchioi di attrezzature non meglio identificate era un letto pieghevole.

-Ora l'altra metà-

Ed era quello che stavano cercando di distendere per creare un letto matrimoniale, accostandolo a quello di Blaine e, magari in seguito, sostituendo i materassi con uno unico a due piazze, per evitare uno scomodo distacco.

Quando quello "scheletro di ferro" fu finalmente in posizione orizzontale, Blaine lo spinse affianco all'altro, intanto Kurt tirò fuori delle lenzuola grandi e profumante con le quali coprì il tutto.

In seguito crearono diversi strati di coperte di lana e di plaid portate ovviamente dal biondo, che in quel periodo non poteva vivere senza.

I due si allontanarono di qualche passo per ammirare il risultato.

-Be', non è niente male- commentò Blaine.

-No, affatto-

Tutti quei plaid di colore diverso erano stati messi uno sull'altro, lasciando intravedere un lembo per ognuno in modo da creare una specie di caldo piumone arcobaleno su quello che appariva un letto matrimoniale a tutti gli effetti.

-Ora... la natura chiama- fece Blaine roteando su se stesso e scappando nel bagno.

Kurt scoppiò a ridere.





 

-Ehi, ma parli da sol...- il moro entrò nel salotto, dal quale da qualche minuto sentiva provenire la voce di Kurt. Vide il ragazzo a telefono e sospirò esasperato.

Allargò le braccia -Non è quasi neanche partita- disse, ma l'altro lo zittì con la mano, continuando con tono preoccupato ed apprensivo -Sicura che sei a tuo agio? Se sei stanca sappi che si può dormire in aereo, basta che abbassi il sediolino così stai più comoda. Hai allacciato bene la cintura? Se ci dovesse essere qualche turbolenza...-

Blaine roteò gli occhi, poi poggiò le mani sui fianchi aspettando fremente che Rachel lo mandasse a quel paese.

Infatti qualche secondo dopo Kurt assunse un'espressione confusa, allontanò lentamente il cellulare dal viso e guardò il display.

Il più basso gli rivolse un sorriso storto, come a dire "te l'avevo detto" e lui lo fissò con un paio di occhi sofferenti tipici dei bambini capricciosi che non ottengono ciò che pretendono.

-Ha detto che l'aereo stava subendo un attacco zombie e doveva proprio andare. Sono talmente assillante?-

-Eh si- fece Blaine ridendo, mentre si sedeva sul divano affianco all'altro -Le farai trascorrere un viaggio d'inferno di questo passo-

L'occhiata fulminante che il biondo gli rivolse non concluse altro che far aumentare il tono delle risate del giovane, il quale scivolò su Kurt.

-Vuoi un po' di panna?- chiese Blaine quando riprese fiato.

-Ah ahm- confermò lui aggrottando leggermente la fronte.

Il moro scattò in piedi, trascinando Kurt per mano in cucina. Una volta che si fu spruzzato una dose generosa di nuvole bianche in bocca, passò il contenitore all'altro, che puntò il beccuccio prima verso le proprie labbra per poi spostarlo fulmineamente verso il viso di Blaine.

Quest'ultimo lo guardò divertito attraverso la maschera di panna che aveva in faccia qualche secondo dopo, per poi sfilare il tubo dalle dita di Kurt e vendicarsi.

I due risero, poi il moro si avvicinò all'altro e posò un dolce bacio sulla bocca del giovane, tutta bianca e soffice.

Prese a leccar via la panna dal suo viso, mentre Kurt chiudeva gli occhi e sorrideva.

-Ci hai fatto l'abitudine, eh?- disse.

Blaine fece passare la lingua sulle sue palpebre -Hmm...- mormorò, mentre con le labbra lasciava "pulito" il volto del biondo.

-Credo che dovrò comunque lavarmi-

-Si, hai ragione- sussurrò il moro succhiando una piccola e morbida porzione di pelle appena sotto l'orecchio di Kurt. Ormai aveva lasciato perdere la pulizia, quel ragazzo era una vera e propria droga e ne aveva bisogno. Doveva consumarlo di baci esattamente in quel momento.

-Oh Blaine...-

-Si?-

-Abbiamo della panna in faccia-

Lui esitò prima di calare di nuovo le labbra sull'altro, ma qualche secondo dopo prese a stuzzicare con la lingua e la sua bocca piacevolmente umida e calda la base del collo del biondo, la zona più sensibile e vulnerabile che, ne era certo, non avrebbe potuto certo far rifiutare a Kurt un simile invito. Una simile provocazione.

Il ragazzo infatti sollevò istintivamente le mani, strette in due pugni lievi, ed emise un gridolino. Mentre si abbandonava a Blaine e al piano di marmo che gli stava dietro, pronto a sorreggerlo, il moro non smorzò quel movimento ipnotico che stava mandando l'altro su di giri ed accarezzò il suo viso con una mano.

-Dai... basta...- fece Kurt, sospirando le parole che quasi non giunsero alle orecchie di Blaine, nonostante lo avesse addosso.

-No, tu non vuoi che smetta- ribattè quest'ultimo -No che non lo vuoi-

Il biondo sospirò pesantemente, poi socchiuse gli occhi -Per f-favore...- bisbigliò, senza osar sottrarsi a quel tocco troppo desiderato.

-Perchè dici ch...- iniziò Blaine, ma il suono del suo cellulare lo fece allontanare dall'altro.

Il moro guardò Kurt negli occhi, bloccandosi qualche secondo prima di afferrare un canovaccio, pulirsi immediatamente il viso e sfrecciare sul divano a recuperare il telefono, lì dove lo aveva abbandonato.

-Mamma?- fece il giovane quando portò l'Iphone all'orecchio, con un sorriso raggiante sul viso -Come stai? Oh, si io benissimo-

Kurt, intanto, osservava la scena avvicinandosi una mano sul volto. Poi si rese conto di essere coperto di panna e si sciacquò con l'acqua del lavello della cucina, che raccolse unendo le dita a coppa.

-Sai, ho così tante cose da raccontare a te e a papà. Quando tornerò a casa mi prenderò qualche oretta per dirvi tutto. Anzi, quando torneremo a casa-

Il biondo arrossì, rimanendo immobile.

-No, niente indizi. Non c'entra Catherine. Anzi... un po' c'entra. Ma il fatto è che... Oh mamma, ho trovato l'altra metà della mia anima-

L'altra metà della mia anima.

Quelle parole presero a rimbombare nella mente di Kurt.

-E' un angelo mamma, il mio angelo. Ce l'ho qui, accanto a me. Di' ciao alla tua futura suocera- fece Blaine avvicinando il cellulare al ragazzo, che non seppe cosa fare.

Rise timidamente, poi sussurrò un flebile saluto prima che il telefono volasse via dai paraggi del suo viso.

-Hai sentito?-

Blaine sembrava come tornato bambino. Era troppo adorabile, pensò Kurt.

-Ha una voce bellissima, non è vero?- continuò lui euforico, sorridendo al cellulare, alle pareti, al giovane che aveva dinanzi -C-come?-

Il biondo vide l'altro bloccarsi improvvisamente.

La luce che splendeva sul suo viso si spense pian piano, lasciando un'espressione confusa e spaesata al suo posto.

Gli occhi del ragazzo si posarono su Kurt.

-Ti ho chiesto come si chiama questa ragazza che ti ha rubato il cuore- ripetè dolcemente la voce che giunse all'orecchio di Blaine.

Questa ragazza.

Giusto.

Come poteva dirglielo? Ma, piuttosto, poteva mai annunciare qualcosa di simile per telefono?

Aveva bisogno di guardare la madre in faccia per dirle "Io amo questo ragazzo".

-Blaine, cosa succede?- domandò la donna, senza più molto divertimento nella voce.

-Io... ti spiegherò tutto, mamma. Quando verremo a casa. Ti chiedo solo di... di rispettare i miei sentimenti-

-Che vuoi dire?-

-Nulla, ti voglio bene- disse il moro, esitando qualche secondo prima di riattaccare.

Kurt incastrò il suo sguardo preoccupato ed interrogativo a quello dell'altro, che sospirò.

-Lei voleva.. voleva sapere il nome della mia ragazza-

Là per là il giovane non capì e si guardò intorno con la fronte aggrottata. Poi socchiuse le labbra -Oh...- deglutì, rosso in viso -Non gliel'hai d-detto ancora?-

-Non ho avuto il tempo... A dir la verità non ci ho proprio pensato. Era così bello averti, sapere che mi ami, capire di provare per te qualcosa di così dannatamente grande e meraviglioso... Ho avuto la sensazione che non ci fosse niente da spiegare-

-Come pensi che reagirà?-

Blaine scosse lentamente la testa -Non lo so. Ai miei non sono mai piaciuti i... diversi. Io non sono mai stato "razzista", però. E' per questo che non ho trovato poi così male essere gay. Siamo persone come le altre. Tu poi, sei stupendo come nessun altro sarebbe potuto essere...- gli occhi del ragazzo erano enormi e lucidi, scintillanti d'adorazione -Non ho mai visto un etero tanto candido, tanto... Sei uno splendore-

Il biondo spalancò quel paio di grandi occhi azzurri e il suo viso assunse un colorito ancor più purpureo, se possibile. Si morse un labbro, imbarazzato ed emozionato, portando Blaine a ridere stancamente -E' la verità. Non te l'ha mai detto nessuno prima?-

-No- sussurrò lui, stringendo il suo corpo esile con le braccia, quasi cercasse di abbracciarsi da solo, o proteggersi.

-Ehi- fece Blaine sorridendo, mentre si avvicinava al giovane e lo teneva a sè, nascondendolo nella morbida lana del suo maglione -Non reagire così per ogni complimento che ti faccio. Anzi, non sono complimenti, sono pure e semplici osservazioni-

-Non posso farci niente-

-Ti amo così tanto...-

Kurt sollevò il viso, baciando l'altro sulle labbra che avevano ancora il dolce gusto della panna.

Si sedettero di nuovo sul divano, il biondo accucciato sulle gambe di Blaine, che gli accarezzava i capelli ramati.

-Non ti chiamano spesso, i tuoi- constatò Kurt con un filo di voce e gli occhi socchiusi.

-No, lo sanno che non mi piace che siano assillanti. Cercano di lasciarmi libero più che possono-

Il giovane sospirò, attirando l'attenzione dell'altro.

-I tuoi genitori, invece?-

-Sono morti-

Il respiro di Blaine gli si bloccò in gola. Chiuse la bocca che aveva aperto un po' e si sporse leggermente per guardare Kurt, che rimaneva steso -Oddio... Come?-

-Io...-

-S-sempre se ti va di parlarne- precisò il moro.

Kurt agitò una mano, senza mai sforzarsi d'incrociare lo sguardo dell'altro -Certo, non preoccuparti. Per... papà è una cicatrice fresca. Mamma è morta quando ero piccolo-

-Tuo padre...-

-Un infarto. L'anno scorso-

Blaine ricordò che c'era stato un periodo, molti mesi prima, durante il quale le tende dell'appartamento di Kurt erano rimaste chiuse a lungo.

L'aveva notato.

Non erano mai state serrate per tanto; ricordò di esserne rimasto turbato.

Però non aveva mai osato indagare, non aveva visto nè il biondo in lacrime nè qualche avvenimento anomalo nella casa di fronte. Aveva pensato che forse Kurt era solo stato via.

Ora si spiegava tutto.

La mente ed il cuore del ragazzo, invece, furono attraversati da quell'orribile sensazione che aveva vissuto ricevendo quella telefonata.

-Suo padre ha avuto un infarto-

-C...cosa?-

-Mi dispiace immensamente, signore. E' successo per strada; l'ambulanza è arrivata il prima possibile, ma non c'è stato nulla da fare-

-E' uno scherzo? Perchè se lo è...-

Non era stato uno scherzo. Lo avrebbe preferito mille, un milione, un miliardo di volte a quella che invece si era dimostrata la realtà. Ovviamente.

In effetti era stato davvero via, a casa. Per dirgli addio un'ultima volta.

Poi però era tornato a New York con Rachel, tutto ciò che gli restava, la sua famiglia.

-Be'...- sussurrò Kurt con le lacrime agli occhi.

Blaine ansimò, sentendosi dannatamente in colpa per aver riesumato un argomento che faceva tanto male da far piangere.

-Amore, scusami- disse mentre si chinava per abbracciarlo come meglio poteva.

Lui scosse la testa, mentre bloccava col dito una goccia che stava per scivolar fuori dall'occhio sinistro. Si accucciò contro il petto del moro, lasciandosi coccolare.

-E' acqua passata ormai- bisbigliò Kurt tirando su con il naso.

Blaine lo dondolò avanti e indietro, mentre l'altro si aggrappava come un bambino al suo corpo quasi fosse stato uno scoglio in mezzo al mare infinito -Si. Pensiamo al futuro, non al passato-

Passò qualche minuto durante il quale entrambi rimasero in silenzio. Kurt faceva del suo meglio per non far grandi respiri, altrimenti sarebbe scoppiato a piangere, e Blaine lo coccolava accarezzandolo e lasciandogli qualche tenero bacio fra i capelli.

-Mi dispiace- bisbigliò alla fine -Non avrei dovuto... toccare quel tasto. Immagino che tu ti stessi impegnando per dimenticare e io ho fatto tornare tutto a galla. Non sai quanto mi...-

-Non ho intenzione di dimenticare papà. Nè mamma. Anzi, mi auguro di non farlo mai, Blaine. Quindi non hai motivo di scusarti- fece Kurt con tono freddo.

-Okay- il moro scostò le mani, vedendo che l'altro faceva per alzarsi.

-Io vado a casa, mi cambio e poi... poi andiamo-

-Va bene- disse Blaine osservando il modo in cui passava le sue mani bianche ed affusolate sulla camicia -Ti aspetto in macchina-

Il biondo si avviò verso la porta, avvolgendosi la sua sciarpa intorno al collo, poi si voltò quando alle sue orecchio giunse ancora una volta la voce di Blaine che lo chiamava.

-Dammi un bacio, per favore- mormorò quest'ultimo con un'espressione dispiaciuta.

Lui allora cancellò la serietà che aveva dipinto sul suo volto, sorrise raggiante e si fiondò tra le braccia dell'altro premendo le labbra sulle sue e lasciandosi sollevare in alto dalle forti mani di Blaine.

-Sono pronto tra qualche minuto- sussurrò prima di farsi rimettere giù e correre fuori.





Hi.
E siamo praticamente alla fine u.u
Io a scrivere, invece, sono praticamente a metà (credo) e... non ho nullissimo da dire a parte che il titolo di oggi sembra una specie di annuncio da parte di una veggente, non so XD non fateci caso.
Ci vediamo mercoledì col prossimo ed ultimo capitolo :3

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Capitolo 18
*** E allora aveva scritto i suoi sogni ***


Buooongiorno/pomeriggio.
Per prima cosa mi scuso per il ritardo ma come sapete ieri Efp non ha funzionato u.u

Avevo fatto una specie di locandina (?) a questa ff ma non sono riuscita a finirla e... pazienza. Ora, visto che questo è l'ultimo capitolo mi prendo qualche riga per ringraziare tutti quelli che hanno letto e specialmente chi ha recensito facendomi sorridere come una babbea mentre rispondevo u.u Vi adoro ahahah <3 Quindi grazie infinite, davvero.
Spero che quest'ultima parte sia chiara, perchè a me che ho scritto lo sembra ma potrebbe non esserlo (anche perchè io devo confondere le idee.) E...
Non so se vi siete accorti delle virgolette enormi che ho messo non senza un motivo nel primo capitolo :) Scommetto che non le avete calcolate muahahahah Bene.
Vi abbraccio forte e a presto (i hope)

Ah, ho messo un piccolo spoiler del sequel nel capitolo, non odiatemi <3






-Ci hai messo una vita, come ti sei vestito?- sorrise Blaine, guardando Kurt chiudere lo sportello dell'auto e sistemarsi sul suo sedile con qualche sobbalzo.

-Qualcosa di... mmm...- fece il biondo con voce provocante, sbottonandosi il cappottino bianco e facendo intravedere una camicia scura che lasciava scoperto il suo collo e quella porzione di pelle che due o tre bottoni chiusi avrebbero nascosto.

E aveva un pantalone attillato.

Troppo.

Blaine deglutì distogliendo immediatamente lo sguardo e si concentrò sulla macchina che doveva mettere in moto.

L'altro lo guardò in silenzio, con i suoi grandi occhi color del ghiaccio. Cercò di attirare la sua attenzione mordendosi il labbro inferiore, respirando più rumorosamente del normale.

-Fa così caldo qui...- mormorò alla fine, lasciando che il cappotto gli scivolasse dalle spalle.

-Abbasso i finestrini, ma tu copriti- fece il moro senza guardarlo.

-Oh, Blaine- la voce di Kurt era leggermente irritata -Sto solo cercando di farmi notare. Non ti piace quello che mi sono messo?-

-Non fare il santarellino, come fa a non piacermi? Quando saremo in discoteca spero soltanto che tu non abbia addosso altro che occhi-

Il biondo abbassò lo sguardo, accarezzandosi una gamba -Perchè non mi guardi?-

-Sai, sembra che a volte quella di ragazzino timido ed impaurito sia solo una maschera. Voglio dire, ora te ne vieni con questo outfit...- fece lui scansando la domanda che gli era stata posta.

-Vuoi guardarmi un secondo?-

-Non posso. Preferisco rimanere asciutto. O almeno il più possibile-

-Addirittura?-

-Ah ahm- dopo qualche secondo Blaine lo osservò di sottecchi -Puoi... puoi chiudere...-

Le dita del biondo raggiunsero i bottoni della camicia prima ancora che l'altro riuscisse a finire la frase.

-E... con il cappotto... M-mi faresti un favore se lo usassi per co...coprire...-

-Ho capito- Kurt accavallò le gambe, piegò l'indumento su di esse e, come se non fosse abbastanza, vi si poggiò sopra con i gomiti -Va bene? Se vuoi torniamo a casa e mi cambio-

-No no, figurati- disse il moro rosso in viso.

Il silenzio calò tra i due, interrotto solo dopo una manciata di secondi da Kurt -Dunque, dove mi porti?- chiese guardando la strada notturna, schiarita da mille insegne, fari e luci di tutti i colori.

-Te l'ho già detto, non lo so. Vedremo stesso lì, c'è così tanta scelta...-

-Okay...-

Un tocco caldo e gentile sfiorò il braccio di Kurt, fasciato solo fino al gomito dalla leggera stoffa grigia -Tu mi farai impazzire- sussurrò il moro con una risata -Fai il cucciolo, l'angioletto casto, e poi questo. Cosa devo aspettarmi, di trovarti una sera sul mio letto, completamente nudo e intento a fare le fusa?-

-Mmm... non darmi certe idee, potrebbero anche avverarsi-

-Non che mi dispiaccia. Affatto-

Kurt sorrise -Be', aspettati qualcosa del genere allora-

Gli occhi nocciola dell'altro vagarono fuori, divertiti, e notarono il semaforo diventar rosso.

-Ehi, ma non è che, per caso, tu mi ami un pochino?- fece allora.

Il biondo lo guardò interrogativo, poi rise -Tu sei pazzo-

-Sono il topolino del micio? Oppure il signorino qui mi desidera davvero?-

-Blaine, se sei già sbronzo ora che non hai bevuto figuriamoci dopo-

-Sono ubriaco di te. E ne voglio ancora-

-Che cavaliere-

-La mia galanteria è impeccabile-

-Voglio scoparti così forte da farti scordare come ti chiami sarebbe stata una frase meno disperatamente spudorata- fece Kurt guardando fuori con un'espressione altezzosa e quel mezzo sorriso che mandava fuori di testa Blaine.

-Hummel, mi fai venire voglia di farlo davvero-

Per tutta risposta il biondo spostò lo sguardo sul ragazzo, sorridendo ancora come a dire "ah si?" e Blaine allora si fiondò sulle sue labbra, sbottonandogli di nuovo il colletto della camicia.

-Guida, cavaliere- disse Kurt allontanandolo da sè e spingendolo verso il volante. Con l'indice e il pollice aprì un bottone ancora, mentre provocava l'altro mordendosi le labbra arrossate..."

 

Rachel allontanò leggermente il PC, spingendolo con le dita verso l'interno della scrivania.

-Allora?- chiese Kurt spalancando gli occhi.

Lei sorrise -E' bellissima. Taglierei questo ultimo pezzo leggermente sconcio ma, ripeto, è bellissima-

-Perchè lo taglieresti?-

-Uccide tutta l'atmosfera dolce che hai creato in precedenza- disse con aria saccente ed una lieve risatina -Ma la storia è tua, fa' come vuoi-

Kurt alzò le spalle con una smorfia, poi guardò la ragazza che riprese a parlare -Ah, un'altra cosa che non mi è andata giù è il modo in cui mi tratti all'inizio. Sembro la scema della situazione- fece ridendo.

-Sai benissimo di non esserlo-

-Be', devi insegnare un po' d'educazione al tuo personaggio, qui. Si prende troppa confidenza con qualcuno che lo aiuta sempre-

Il biondo socchiuse le labbra per parlare, ma la ragazza lo interruppe di nuovo -E poi, scusa, perchè mi hai fatta partire? Volevi torgliermi di mezzo?-

-No, mi serve la tua assenza per qualcosa che succederà dopo-

-Cosa?-

-Be', è una scena tipica di quelle soap opere... ma è solo un modo per far accadere tutto quello che ho intenzione di scrivere-

-Mmm- fece Rachel sorridendo e fissando di nuovo le file di lettere nere che rimanevano immobili sullo schermo del computer -Quante tragedie dovranno superare questi due ragazzi per riuscire ad amarsi in pace?-

-Molte. E quello che li aspetta è... No, niente spoiler- Kurt ruotò sulla sedia sul quale era abbandonato.

-Quindi già sai cosa scrivere?-

-Si, anche se è decisamente scoraggiante-

-Perchè, sarai talmente crudele?- rise la giovane -Non voglio deprimermi nel leggere i prodotti della tua mente contorta-

Kurt sollevò le sopracciglia -Devi e lo farai-

-Dove andrà a finire tutto questo, poi?-

-Da nessuna parte- fece il biondo osservandola serio -La terrò qui nel PC a fare la muffa e ogni tanto la rileggerò cambiando la punteggiatura, magari-

-Immagina, avresti potuto sostituirti con una ragazza e scrivere un libro- mormorò Rachel mantenendo il suo sorriso fiero sul viso.

-Magari un giorno lo scriverò, qualche libro- disse lui in un sussurro. Poi si voltò verso la finestra, guardandovi oltre con occhi pieni di desiderio.

-Pensi che si avvererà mai?-

Rachel spostò lo sguardo sul ragazzo, che ancora fissava rapito all'esterno.

-Non lo so-

Non voleva distruggere i suoi sogni dicendo che era impossibile che una fantasia tale divenisse realtà.

-Non si può dire. Magari un giorno...-

-Magari un giorno si sposerà e avrà dei figlioletti- fece Kurt con un tono consapevolmente illuso e divertito dalle sue stesse speranze ridicole -Magari...- sospirò -...un giorno mi guarderà per sbaglio-

-Non dire così-

Il biondo si portò una mano al petto, senza farci caso, quasi per reggere quel suo cuore tanto pieno d'amore da essere pesante -Forse qualcuna delle cose che ho scritto potrebbe avverarsi. Anche solo un minuscolo avvenimento-

-Kurt...-

-Oppure devo solo aspettare che il mio cuore si stanchi di lui. Mi viene da pensare che quello giusto debba ancora arrivare. Il mio principe azzurro-

-Credimi, questo principe ti sta cercando disperatamente come fai tu. Vi troverete-

Rachel si sollevò dal suo sgabello, raggiungendo il ragazzo ed abbracciandolo.

Lui ricambiò la dolce stretta ad occhi chiusi -Sono uno stupido- sussurrò -Mi lamento e ti strazio con le mie tiritere sull'amore. Tu, che ne hai passate tante con Finn. Come possono interessarti le mie lamentele quando hai perso metà della tua anima?-

-Io non l'ho perso, Kurt. Lui è qui con me, con te, c'è sempre-

-Come mi piacerebbe che si facesse vedere ogni tanto, oltre che esserci e basta-

-Non possiamo pretendere troppo- disse la giovane con una risata mesta. Si allontanò dal giovane, sciogliendo l'abbraccio, e si sedette di nuovo con un sorriso dipinto in viso -Dai, riprendi a scrivere-

Kurt la guardò tirando le labbra verso le estremità in un'espressione che faceva venir voglia di strapazzarlo.

-Oh, per favore! Voglio vedere cosa succede-

Lui allora rise -Okay- disse saltellando sul posto e sgranchendosi le dita. Fissò lo schermo, poi la ragazza, in attesa di un ulteriore incoraggiamento.

-Su, scrivi-

-Dunque. Kurt e Blaine vanno in discoteca- fece leccandosi la bocca, ma senza ancora poggiar le mani sulla tastiera -E passano una meravigliosa serata-

-Non racconti i particolari?-

-Nah, passo direttamente al seguito-

-E sarebbe?-

Silenzio.

Qualche secondo dopo il biondo balzò in piedi con un sorriso provocatorio in faccia e dichiarò di dover improvvisamente andare in bagno.

-Hummel, sei uno stronzo- esclamò Rachel fingendosi sdegnata.

-Piano coi termini, altrimenti ti elimino definitivamente dalla mia opera-

-Opera-

-Chiamalo capolavoro, strabilante frutto della mia mente altrettanto strabiliante... come preferisci-

La ragazza sorrise con le sopracciglia aggrottate al giovane che stava sulla porta -Dopo che avrai fatto ciò che devi fare verrai qui e continuerai questa roba-

-Come farai a convincermi?-

-Facile, se non vedrò incollato qui il tuo bel sedere sodo andrò dritta da colui per il quale tanto ti struggi e gli dirò che c'è un ragazzo che lo stalkera e scrive fanfiction porno su di lui. E farò il tuo illustre nome-

Kurt spalancò gli occhi -Ma non è vero che io...-

-No? Devo leggerti ad alta voce quella parte della doccia? Le asciugamani? I tuoi pantaloni che cambiano magicamente da un momento all'altro senza che le tue manine neanche provvedano a metterti nelle condizioni di cambiarli?-

-Hai vinto, ma sappi che ti odio- disse il biondo avviandosi nell'altra stanza.

-Ti odio anch'io- concluse Rachel sorridendo soddisfatta.





 

Kurt si lasciò cadere pesantemente sul suo divano, posizionando il computer sulle gambe e fissando lo schermo con aria assente.

Era riuscito a far tornare Rachel dai suoi papà -avrebbe lasciato Lima l'indomani-, non poteva concentrarsi con qualcuno che gli gufava attorno.

Posò le dita sulla tastiera.

Si era affezionato a quella storia. Era uscita fuori dalle sue fantasie strampalate, ma doveva dire che il risultato non era così male.

E lo faceva stare bene in un certo senso sapere che ad un altro Kurt virtuale le cose non andavano storte. Che almeno a lui i sogni si avveravano.

Dopo il fiasco alla NYADA non aveva trovato un buon motivo per andare via da quella insulsa città. Lì aveva un lavoro, per così dire, e lo pagavano "bene".

Inoltre suo padre non avrebbe certo potuto seguirlo lì, e se lui fosse partito gli sarebbe mancato troppo.

Ma d'altronde poteva benissimo rimanere a casa.

Per un altro anno, magari. Finchè non avrebbe potuto rifare la domanda d'ammissione.

Nessuno gli correva dietro, poteva andare con calma.

"Lo schermo..." scrisse.

Fissò quelle due parole per qualche secondo che parve un'eternità.

Poi si perse di nuovo nella sua mente.

Non aveva mai trovato l'amore.

Mai, in questi anni.

Be', il suo cuore era stato dedito ad una persona, ma Finn era di Rachel e lo sarebbe sempre stato. Sempre.

E poi ora i pensieri di Kurt erano colmi di un'altra persona.

Come nella storia che aveva scritto.

Quel ragazzo.

Lui anche aveva fallito alla NYADA, si era informato.

Blaine Anderson, vent'anni tondi tondi, bellissimo, pieno di talento, fidanzato, ovviamente etero.

Il suo amore impossibile.

Si erano a malapena scambiati uno sguardo, una volta.

Erano usciti dai rispettivi portoni contemporaneamente e quegli occhi nocciola lo avevano guardato per qualche attimo, prima che si serrassero come le sue labbra, sulla bocca di una giovane.

Kurt guardò di nuovo la scritta.

"Lo schermo dell'elettrocardiogramma..." aggiunse.

Sorrise.

Era in qualche modo soddisfatto di questa storia che stava scrivendo.

Aveva nelle sue mani il suo stesso destino, quello di Blaine, poteva far accadere qualunque cosa.

A differenza della vita reale, dove le cose succedevano e belle o brutte che erano dovevi tenertele.

Aveva quella possibilità di sognare.

Ma i sogni sono nuvole, sono soffi di vento, semplice fumo. Durano qualche secondo, poi spariscono.

E lui voleva ricordare quelle fantasie che aveva.

E allora aveva scritto i suoi sogni.




Fine.

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