La prima impressione è quella che conta

di Zakarya
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bianca come il marmo ***
Capitolo 2: *** Neve nella Lava ***
Capitolo 3: *** Il primo amore non si scorda mai ***
Capitolo 4: *** L'appuntamento ***
Capitolo 5: *** Un segreto da custodire ***



Capitolo 1
*** Bianca come il marmo ***


Capitolo 1: Bianca come il marmo




Luce, buio. Come fanno a coesistere cose tanto diverse, a riversarsi sul mondo in un così armonico miscuglio, ad illuminare ma allo stesso tempo mettere in ombra un oggetto, una persona, un sentimento? “ E perché la mia faccia è sul bordo di una vasca da bagno? ”
 
Dantalian, con un enorme emicrania, un dolore acuto alla schiena ed il viso stranamente umido sul bordo di una vasca da bagno, si era appena risvegliato al suono non poi così sommesso di qualcuno che imprecava sonoramente.
 
<< Mh, no mamma… Non voglio andare a scuola… >>
 
Ok, c’era qualcosa che non andava. Chi aveva parlato? perché qualcuno urlava bestemmie contro “ le bottiglie di birra che qualche stronzo ha lasciato in giro per casa ” ? E perché, all’improvviso, qualcosa di caldo gli stava carezzando la testa?
 
<< Mh… mamma… Da quando ti sei fatta bionda? >>
 
<< Amico, non so quale sia il tuo problema >> -aveva cominciato a dire Dantalian con la voce impastata dal sonno, e nel parlare sentiva chiaramente il suo fiato atroce che sapeva chiaramente di distilleria clandestina- << ma io non sono tua madre. >>
 
<< Ah. >>
 
A quanto pareva, il ragazzo che l’aveva appena chiamato mamma, c’era rimasto male nel sapere che davanti non aveva la propria progenitrice, ma un perfetto sconosciuto biondo dalla pelle bianca come il marmo ( e come il marmo, le venature sulla pelle diafana erano ben visibili e distribuite ), con evidenti occhiaie e grandi occhi verdi un poco offuscati dal sonno, che sapeva chiaramente di alcool e che aveva dormito con la guancia contro il bordo di una vasca di marmo bianco.
 
<< Mi spiace, amico mio >> Aveva detto il biondo, seguito da un grugnito di quello strano essere avvolto in quella che prima doveva essere una tenda da doccia, perché era semi-trasparente, con delle piccole margheritine disegnate sugli angoli. << ..ma credo di non essere tua madre. >>
 
Dantalian si era alzato, ma subito si era dovuto tenere al bordo della vasca ancora caldo ( ma come faceva ad essere così bollente dove aveva poggiato la sua guancia? ) visti i giramenti di testa portati da quella che doveva essere una sbornia epica, visto che non si ricordava perché aveva dormito in un bagno. Dopo un attimo di giramenti di testa, e due imprecazioni a fior di labbra, finalmente il biondo poté riaprire gli occhi, e “ godersi ” il magnifico caos che vi era nella sua camera da letto improvvisata: Il bagno, dalle pareti d’intonaco bianco ed arredato con dozzinali mobili di legno e plastica, ospitava un gran numero di bottiglie di vino vuote, lattine accartocciate di birra, bicchieri di plastica con ancora dei pop-corn all’interno e..della panna sul soffitto?  Come diavolo c’era arrivata? Il bagno era molto stretto, tanto che due persone non sarebbero mai passate nel poco spazio tra il lavandino bianco non del tutto immacolato ( qualcuno doveva averci fumato dentro, perché era pieno di cenere all’interno ) e la vasca incastonata nel muro.  Cosa cavolo era successo in quella stanza? Il biondo si guardò un poco nello specchio, notando la propria pessima cera: i capelli erano tutti in disordine, e sembravano sporchi di farina sulle punte; gli occhi erano semi-chiusi, forse dal sonno o forse per l’intontimento post-sbronza e i vestiti erano… Sporchi di cosa, di whisky? Emanavano un odore di distilleria illegale da far impallidire perfino un produttore di Moonshine.
 
<< Torna qua… >> riecco la voce provenire dall’interno della vasca. “ Fortunato lui ” pensò Dantalian in quel momento. “ Le vasche da bagno sono più comode del pavimento.''  << Eddai, aiutami ad alzarmi… >>
 
Il biondo si girò un po’ scocciato, e si mise a ridacchiare alla scena che gli si parò davanti: un ragazzo, avvolto nella tenda da doccia fiorata, giaceva tra lattine di birra accartocciate, sigarette spente, e sulla testa aveva uno di quei ridicoli cappellini colorati che si mettono alle feste dei bambini. Era carino però, anche se forse più devastato del biondo. Il ragazzo era moro, con lunghi capelli che gli riscendevano, anche se tutti scombinati, sul petto fasciato da una t-shirt a maniche corte verde smeraldo che, si disse Dantalian, aveva bisogno di una bella stirata energica. Era muscoloso, si capiva benissimo, e aveva dei grandi occhi castani come quelli di un cerbiatto.
 
<< Va bene, va bene. Mamma Dantalian ti aiuta ad uscire. >>
 
<< Grazie mamma… >>
 
Aveva una voce calda, vibrante anche se parecchio impastata dal sonno, e una volta aiutato ad alzarsi, Dantalian si rese conto che oltre ad essere bello, era anche parecchio alto, tanto da superarlo di tutta la testa ed anche di più.
 
<< Hey, grazi- >> Il biondo si ritrovò tra le braccia il gigante, scivolato nella tenda da doccia che si era trascinato dietro uscendo dalla vasca.
 
<< Hey, ma che combini?! In piedi, su, muoversi! >> Cercò di tirarlo di nuovo su, ma.. Si era forse addormentato con la faccia sulla sua spalla? A giudicare da un sommesso russare, sì. << Ma guarda te se il primo bel ragazzo che vedo, mi si addormenta addosso.
 
Già, Dantalian era omosessuale dichiarato, e da un mese single, dopo una relazione durata ben 5 anni ma che inevitabilmente era dovuta finire, causa contrasti continui ed incomprensioni. Aveva 27 anni, i capelli lisci che arrivavano a mala pena sotto le spalle, un fisico asciutto e lievemente sotto il proprio peso forma… Ed era alto un metro ed un tappo. Nel corso dei suoi 27 anni si era ritrovato spesso in situazioni del genere, con un ragazzone troppo cresciuto contro il proprio corpo, ma mai in tali circostanze. Non gli era mai successo di ritrovarsi a dormire poggiato contro una vasca, risvegliarsi, non ricordarsi un bel niente e raccattare un enorme ragazzo con lunghi capelli castani che alla fioca luce del sole sembravano avere riflessi rossi e color oro, che ora gli sonnecchiava allegramente sulla spalla. Wow, cominciamo bene la giornata…
 
<< Oh andiamo, svegliati, gigante! Che cavolo, e apri ‘sti occhi! >>
 
<< Ancora 5 minuti, biondo… >>
 
 Il ragazzone stava grugnendo qualcosa, mentre strusciava il proprio viso sulla minuscola spalla di Dantalian, che stava per cedere sotto il peso di quel testone ( già, aveva un capoccione enorme, ma del resto era proporzionato al colossale corpo muscoloso ) pieno di capelli che il biondo scoprì essere morbidi come sottili fili di seta.
 
<< Mh.. Ok, forse… Ce la faccio, si. >>
 
<< Wow, grande capacità di recupero, gigante! Ed ora staccati! >> Dantalian, poco elegantemente, se lo scacciò di dosso: sapeva anche un po’ di fumo, e dato che Dantalian non fumava, gli diede non poco fastidio quell’odore nelle narici di prima mattina. << Oh avanti, cosa fai con quelle mani?! Hey, fermo, fa male! >>
 
Infatti, il ragazzone stava armeggiando con le sue gigantesche e calde mani, contro la schiena dell’altro, carezzandola quasi con atteggiamento protettivo, e mugugnava qualcosa che sembrava un chiaro segno di assenso a ciò che toccava. Un altro poco il suo strusciarsi contro la spalla di Dantalian, e finalmente il gigante si staccò.
 
<< Grazie per l’aiuto, piccoletto. >> Disse il colosso, una volta tornato in posizione eretta. << Non chiamarmi colosso, chiamami col mio nome: Thorfdir. >>
 
<< ..Ma un nome più semplice, i tuoi genitori no, eh?! Io sono Dantalian, e non chiamarmi piccoletto! >>
 
Il biondo gonfiò le guance, con fare offeso, per poi fissare prepotentemente i propri occhi ora di un vivido color verde vivo nelle iridi color nocciola dell’altro, notando con piacere che oltre al color nocciola ospitavano anche dei piccoli sprazzi d’oro.
 
<< Ah beh, perché Dantalian è il nome più semplice del mondo! Oh andiamo, piccoletto è  molto più facile del tuo nome completo! >>
 
Gli occhi del così detto “ piccoletto ” si chiusero in quella che era la sua espressione di totale disgusto e disprezzo, arricciando il naso e scoprendo i denti: se la prima impressione è quella che conta, quel tipo non gli sarebbe mai stato simpatico.
 
<< E non chiamarmi piccoletto, io ho quasi trent’anni! Sei tu che sei cresciuto troppo. Cos’è, ti hanno innaffiato le piante dei piedi, colosso? >>
 
Nell’ultima parola, Dantalian ci mise tutta la poca bile che aveva accumulato nel giro di quella corta conversazione. Sospirando debolmente, Thorfdir, il tipo che l’aveva appena fatto avvelenare di prima mattina, gli posò una mano sulla spalla, e si mise a ridere sguaiatamente.
 
<< Ah, se tu hai trent’anni, giuro che mi mangio i pantaloni! >>
 
<< Beh, credo che prima di mangiarteli, tu debba trovarli, signor colosso-in-mutande… E toglimi quella zampa di dosso, ragazzino! >>
 
Il gigante guardò rapidamente in basso ed arrossì debolmente, guardandosi intorno alla ricerca dei propri pantaloni, e ritrovandoli assieme alle scarpe in quello che fino a pochi minuti fa era stato il suo giaciglio per la notte. Mentre il moro si rivestiva, il biondo intanto si dava una sciacquata al viso: però, ci mancava solo un ragazzino troppo cresciuto a rovinargli la poco gradevole mattinata… Una telefonata dal suo ex sarebbe bastata a fargli tirar giù una blasfemia tanto potente da essere udita fino al Vaticano.
 
<< Dimostrami che hai trent’anni, biondo… >> Cominciò Thorfdir, mentre si richiudeva la patta dei jeans che sembravano essere usciti da qualche film di guerra: l’orlo era zuppo e la cenere di sigaretta vi era caduta sopra, rimanendo così appiccicata al tessuto. Più avanti invece, erano presenti varie chiazze di rosso, con dei piccoli pezzettini, che Dantalian esaminò rapidamente, decretando che fossero pezzi di pomodoro, dato che per tutto il bagno vi erano pizzette al pomodoro mezze mangiucchiate, ed in alcuni punti erano anche strappati, ma non in quella maniera che “ fa figo ”, ma strappati da qualcosa che sembrava un paio di forbici, a giudicare dai tagli regolari.- << ..e giuro che ti offro una bottiglia di vino, per il disturbo. >>
 
<< Non mi parlare di alcool, ti prego. Preferirei una spogliarellista cubana piuttosto che dell’alcool, in questo momento! >>
 
<< Beh.. >> Cominciò il moro, sistemandosi i capelli in una coda bassa, legandoli con il laccio per capelli bianco che fino al momento prima aveva usato come braccialetto. << ..Non mi intendo di spogliarelliste, ma se vuoi posso informarmi. >>
 
Si, aveva ragione, la prima impressione è sempre quella giusta. Quel tipo era proprio un coglione, non c’era alcun dubbio.
 

 
Allora cos’è che lo attraeva? Forse quelle chiazze d’oro incastonate nel mogano dei suoi occhi? O forse la sua vertiginosa altezza ( adorava i ragazzi più alti di lui, ed essendo alto 1.62, non ci voleva molto ) contornata da lunghi capelli mossi e da guizzanti muscoli avvolti in una t-shirt verde? Cos’era che lo spingeva a guardarlo ed ad arrossire?
 
<< No grazie, non mi servono spogliarelliste, sono di altre, mh, diciamo… Vedute. >>
 
Ed il biondo sprofondò meglio che poté nell’unico asciugamano pulito che aveva trovato in un mobile nel bagno, sperando vivamente che l’altro non facesse battute, o che non fosse uno di quegli omofobi che a scuola lo picchiavano e lo rinchiudevano per ore nel bagno delle ragazze.
 
<< Oh, ma allora basto io! Non ti preoccupare, sono bravo nel mio lavoro! >>
 
Dantalian trasalì, voltandosi a fissarlo con un sopracciglio alzato all’inverosimile, in una totale espressione di sgomento.
 
<< Mi stai dicendo che mi sono ritrovato, di prima mattina, a dormire in bagno con uno spogliarellista senza pantaloni nella vasca? >>
 
All’espressione confusa ed un poco preoccupata di Dantalian, il moro sorrise: aveva dei denti bianchissimi, come quelli di un Finlandese in una nota pubblicità di gomme. A giudicare dal nome, anche Thorfdir doveva essere nordico.
 
<< Esatto piccoletto! Ma non ti preoccupare, non abbiamo fatto niente. Sono un dio del sesso a letto, se avevamo fatto qualcosa, te ne saresti ricordato! >>
 
Detto ciò, il nordico scoppiò in una sommessa risata, mentre scompigliava i capelli del biondo e lo salutava con la mano, dichiarando che andava a far colazione, e spariva dietro la porta di legno riciclato ornata da un enorme buco nel mezzo.
 
“ Se la prima impressione è quella che conta, ‘sto qui è un gran coglione. ”
 
 


Allora, grazie a chiunque leggerà questa storia: è la prima che pubblico! 

Beh, come qualcuno avrà notato, in questo capitolo non ci sono alcune delle tematiche in descrizione: le affronterò nei capitoli successivi.

Ah, se leggete tra le righe, troverete dei piccoli indizi per arrivare a scoprire qualcosa riguardo al secondo capitolo ( che pubblicherò giovedì prossimo )

Detto ciò, spero vi sia piaciuto, avevo un ansia a pubblicarlo... ^^''

Alla prossima!

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Capitolo 2
*** Neve nella Lava ***


Capitolo 2: Neve nella Lava


Dantalian scoprì ben presto che la serata di cui non ricordava nulla era la serata della festa data da Steve in casa propria, per celebrare la tanto agognata promozione del suo contratto: era passato, finalmente, da tempo determinato ad indeterminato! Una cosa di cui Steven era più che felice, visto che insieme al tempo del contratto era cambiato anche il suo stipendio (inutile dirlo, cambiato in meglio). Steven Colin era un collega di Dantalian, che con lui condivideva il lavoro presso lo Studio Commercialista Johnatson & Hatches, e che a quanto pareva l’aveva invitato a festeggiare subito dopo la magnifica scoperta della promozione. Ora però, il calmo e mite Steven dai capelli a spazzola corvini e dagli occhi neri come delle porzioni di cielo notturno senza stelle, si ritrovava in condizioni pessime, così come lo era la sua casa. Le pareti un tempo bianche portavano chiaramente i segni dell’enorme caos della festa ( qualcuno, a quanto pareva, si era divertito a spegnerci delle sigarette contro, ed a spiaccicare il pomodoro delle pizzette contenute nel rinfresco); il pavimento di pietra era in alcuni tratti umidiccio ( “ fa che sia solo birra ” aveva pensato Dantalian quando si era ritrovato senza scarpe su una pozza nel salotto ) mentre in altri vi erano lattine di birra vuote ed accartocciate, cappellini da festa, resti del rinfresco mangiucchiati e poi buttati a terra ed ancora, cosa che Dantalian notò con profondo disgusto, sotto una coltre di panna montata e cicche di sigarette, vi erano le sue scarpe. Ma che diavolo era successo lì? La cera di Steven rispecchiava in pieno quella della casa: i capelli, di solito in religioso ordine, ora erano tutti scombinati, con ciuffi più lunghi che gli ricadevano sugli occhi, sporchi della panna che Dantalian aveva trovato anche sul soffitto del bagno; la sua camicia bianca presentava varie macchie di pomodoro e di vino rosso; i pantaloni di raso neri erano strappati sugli orli e portavano le inequivocabili tracce che anche la camicia testimoniava, e le scarpe... Ma dov’erano le scarpe? “ Ah, ma allora è un vizio! “


<< ‘giorno.. >> Disse Dantalian, mentre si incamminava nel degrado di quella che, e lui se la ricordava bene, era stata un tempo la casa più in ordine che avesse mai visto, ma che ora sembrava un vero e proprio campo di battaglia. Si sorprese a cercare con lo sguardo dei soldati appostati dietro al divano nero ( sporco anch’esso di panna ) e rimase deluso non trovandone. << Hey, Steve, che faccia da funerale! >>


<< Oh, piantala Dantalian, mi sono appena svegliato! >>


Mentre con tono lamentevole ammoniva il biondo, Steven cercava con deboli gesti di ripulire una tenda completamente zuppa di quel che doveva essere vino rosso: la tenda infatti era bianca, o almeno lo era stata, mentre ora la parte centrale era di un placido color rosa. “ Però, così è più carina “ si disse il biondo mentre la guardava: non gli erano mai piaciute quelle tende, “ sapevano tanto di ospedale”.


<< Ma buongiorno anche a te, eh! Acido.. Ti faccio un caffè d- >>


Dantalian non finì la frase che vide il moro in cucina intento a svitare una caffettiera e riempirla con la polvere marroncina dall’aroma inconfondibile, che si diffuse ben presto per tutta la grande sala disordinata.


<< Mi sa che lui ha fatto prima. Dantalian, ti presento Thorfdir: ci siamo conosciuti in un… In un locale! Si, in un locale.. >>


Steven dopo aver fatto le presentazioni, era arrossito velocemente, rigirandosi verso la tenda con la chiazza rosa. “ Hai capito, il nostro Steven! “ pensò Dantalian “E in che locale l’ha conosciuto: Thorfdir fa lo spogliarellista! “


<< Steve, ma… Tu non eri fidanzato con Eveline? >>


<< B-beh, certo che sono fidanzato con lei! >> Rispose rapido Steven, guardando il biondo con fare offeso, ma nei suoi occhi si vedeva chiaramente la luce dell’allarmismo generale. << Non posso essere amico di un ragazzo che subito t-tutti pensate che tradisco la mia bella Thor-ehm, Eveline!>>


Thorfdir cominciò a ridacchiare sommessamente, facendo arrivare su di se le occhiatacce di Steven.


<< B-beh, se proprio vuoi fare l’interrogatorio a qualcuno, fallo a lui: magari scopri dove ha messo le mie scarpe! >>


Il moro dai disordinati capelli a spazzola cambiò velocemente discorso, tanto velocemente che Dantalian si mise a pensare: “ Oh andiamo, lo so che è uno spogliarellista, a me potresti dirlo! “ ma abbandonò l’idea di spiattellare la verità sulla faccia olivastra dell’italo-americano intento a pulire frettolosamente la tenda come se questo potesse cancellare anche l’espressione trionfante di Thorfdir che ancora ridacchiava, mentre metteva il caffè appena uscito nelle tazzine e le porgeva loro. “ Uno alto quasi due metri con i capelli lunghi, l’altro poco più alto di me ( non era vero: Steven era 1.76, mentre Dantalian arrivava al massimo al metro e 62 ) con i capelli a spazzola. Li devo far mettere insieme! “ Mentre il biondo fantasticava sulla possibile relazione tra i due ragazzi, notò lo sguardo d’intesa che i due si scambiavano: “ troppo tardi” rifletté “ questi stanno già insieme! “


<< E dimmi, Thorfdir.. >> Steven divenne pallido quando il biondo rivolse allo spogliarellista la parola << Sei fidanzato? >>


<< O-Oh, D-Dantalian! Bevi il caffè che se si fredda n-non è più buono! >>


Dalla reazione di Steven, che aveva cercato di attirare l’attenzione sulla poca genuinità del caffè freddo, Dantalian arrivò alla conclusione: “ Si, ‘sti due stanno insieme. Se la prima impressione è quella che conta, con Steven ho sbagliato di brutto: credevo fosse etero!”
 
*
 
Dopo una veloce colazione composta da caffè molto forte ( a quanto pare, lo spogliarellista aveva esagerato con la polvere ) e alcuni resti ancora intatti di pizzette e bignè salati nei vassoi di cartone, Dantalian si ritrovò nella macchina di Steven, per andare a lavorare.


<< Ma di tanti giorni, proprio di giovedì la dovevi fare la festa? Cazzo, meno male che mi hai prestato una camicia e dei pantaloni puliti, sennò mi cacciavano dall’ufficio credendomi un barbone! >>


Il biondo stava ringraziando l’amico per avergli prestato una camicia bianca perfettamente stirata e dei pantaloni di raso nero, che però stonavano con le proprie scarpe umide che conservavano ancora delle tracce di panna all’interno, e che quando Dantalian camminava, producevano un comico e sonoro ciaf ciaf.


<< Scusa Thorfdir, è molto… Come posso dire? Gli piace invadere gli spazi altrui, e se non gli dai retta, diventa parecchio irritante. >>
Mentre Steven si scusava per il comportamento dell’amico-amante, Dantalian sbuffò sonoramente, per farsi sentire.


<< Non è il fatto di essere invadente, è che mi ha minacciato di inseguirmi con un mattarello per tutta casa se non registravo il suo numero di cellulare che mi ha infastidito! >>


<< Eddai, Danny! >> Dantalian odiava quel soprannome: era quello che lui aveva dato ad uno dei suoi ex << Non l’avrebbe mai fatto, te lo posso assicurar- beh non posso assicurartelo, ma io l’avrei fermato se c’avesse provato, giuro! >>


“ Oh beh, che magra consolazione, Steve.. “ Dantalian pensò quelle parole mentre soppesava quelle dell’amico, che lo stava portando a lavoro con l’utilitaria bianca e miracolosamente rimasta immacolata: forse era l’unico oggetto appartenente a Steve ad essere rimasto bianco ( già, perché Steve aveva una vera e propria ossessione per il bianco.)


“ Quegli occhi, quell’oro incastonato nel mogano dei suoi occhi. Li ho già visti, da qualche parte. Ma dove..? “


Dantalian continuava a chiedersi dove avesse già visto gli occhi di Thorfdir, senza trovare una risposta, ed allora formulò una nuova ipotesi, che doveva mettere a tacere i suoi dubbi.. Ma che ne generò solo degli altri: “ Magari li ho visti in un locale di spogliarello maschile: eddai, qualche volta ci sono andato! Qualche volta… 7 anni fa! E da quello che mi ha detto, Thorfdir ha solo 23 anni! (Dantalian aveva chiesto l’età al moro dai lunghi capelli castani mentre facevano tutti e tre colazione, e l’altro l’aveva rivelata solo dopo aver preteso il documento del biondo ed aver appurato che aveva davvero 27 anni) Come posso allora già averli visti? E dove? “


Ma le domande non trovarono risposta, perché ben presto l’utilitaria immacolata e dagli interni neri in perfetto ordine si fermò nell’ampio parcheggio della Johnatson & Hatches, già gremito di macchine dalle più svariate forme e dimensioni. L’edificio, sede dell’ufficio dei due uomini era di recente costruzione: alto, quadrato, con ampie vetrate così che i dipendenti dello studio commerciale potessero vedere i passanti che passeggiavano tranquillamente sulle vie principali, ed invidiarli.


<< Ah, cosa non darei per non lavorare più in questo maledettissimo palazzo di cemento e vetro! Forse andare a fare lo spogliarellista.. >>


Disse Dantalian, mettendo enfasi sull’ultima parola, rivolto verso il moro dai capelli a spazzola ( Thorfdir si era offerto gentilmente di rassettare la casa dell’ “amico” mentre quest’ultimo andava a lavorare. Ma guarda tu il caso, Steven aveva trovato un “amico” tanto gentile da rassettargli la casa devastata dopo un’incredibile festone che lasciava le sue tracce dal pavimento fin sul soffitto! Ma che caso! ) che era, non molto misteriosamente, rimasto di sasso e diventato tanto rosso da somigliare alla cravatta scarlatta che portava attorno al collo.


<< Ah, ehm.. Beh, non deve essere un brutto lavoro, no? Eheh.. >>


Dalla risatina nervosa al termine della frase del moro, Dantalian capì che l’aveva punto sul vivo. “Sì, lo so che è uno spogliarellista, e so che state insieme, quindi smettila di fare il finto tonto e rivelamelo tu! “ Sembrava dire l’espressione trionfante sul volto di Dantalian, mentre questi camminava con tutta la calma del mondo, nella hall del suo detestato, ma ben pagato, posto di lavoro.
“ Comincio a pensare che è stato un bene che qualche bastardo m’abbia rubato la macchina, il mese scorso.. “ Si disse Dantalian, mentre si sistemava i polsini della camicia candida. “ ..Sennò come avrei fatto a far vergognare così tanto Steven che, ci scommetto, ora vuole sotterrarsi?”
 
*

Lavorare con i postumi di un epica sbornia fu devastante: Dantalian dovette alzarsi, prendere caffè su caffè, cercare di rilassarsi ed infine, ormai arreso al proprio dolore, prendere una compressa effervescente antidolorifica. Infatti, all’emicrania galoppante si era unito anche un forte dolore alla schiena ed al ventre, che Dantalian sentiva bruciare quasi come avesse delle spade che perforassero la carne.


“ Non ricordo nulla della festa.. “ cominciò a dirsi Dantalian mentre usciva dal proprio ufficio e si dirigeva verso il bagno “ Ma se questi ne sono gli effetti, dev’esser stata epica! “


L’interno del palazzo era asettico e dall’aria futuristica come l’esterno: pavimenti bianchi fatti di mattonelle si alternavano alla moquette negli uffici dei contabili ed al parquet di ciliegio negli enormi mini-appartamenti che erano gli uffici dei dirigenti, sino ad arrivare al marmo di Candoglia nell’ufficio del proprietario della ditta: il signor Hatches. Gregorius Hatches era l’unico proprietario rimasto dello studio, dopo la morte del collega Robert Johnatson. Aveva i capelli bianchi come la neve tenuti indietro da una quantità a dir poco impressionante di gel, dei piccoli occhietti azzurri contornati da profonde occhiaie ed una barba che sembrava essere regolarmente sistemata con un righello. Le rughe sul volto facevano ben capire la sua età ( da quanto Dantalian ne sapeva, era sopra i 50, e non di poco.. ) ed il perenne sguardo alla “ ora-licenzio-chiunque-incontro “ la diceva lunga sui suoi modi non molto gentili verso i dipendenti. Per completare l’opera, Gregorius aveva la fama di uno dei più omofobi uomini in città, tanto da licenziare in tronco chiunque sorpreso in attività da lui considerate “ poco ortodosse “ per non essere volgari, ma per esserlo, si potrebbe citare uno dei suoi più famosi discorsi:


<< Questi froci, sarebbe da rinchiuderli tutti! >>


Bene, Dantalian era scampato alla sorte augurata dal suo capo, ma non dalle sue angherie. Gregorius si poteva ben difendere dalle accuse d’omofobia dei suoi ex dipendenti ( la moglie ed i due figli erano rispettivamente un giudice e due avvocati ) ma non poteva far lo stesso con Dantalian Duke, essendo quest’ultimo figlio di Maximiliam Duke, uno dei suoi più cari amici. Forse era per quello che Dantalian non era ancora stato cacciato dall’ufficio, o forse per la sua discrezione nel non farsi mai vedere in atteggiamenti ambigui dai clienti, o dagli stessi colleghi.


Una volta arrivato nel bagno rigorosamente a piastrelle bianche, porte dei gabinetti bianche, lavandini bianchi ed addirittura l’apparecchio asciuga-mani elettrico bianco, Dantalian si andò a sciacquare il viso, sospirando pesantemente: il dolore alla testa era passato, ma sulla schiena e sul ventre rimaneva una sgradevole sensazione di pizzicore.


<< Cazzo, che fastidio! >>


Cominciò a lamentarsi ad alta voce Dantalian, cercando di sistemare la camicia in modo da farla aderire il meno possibile alla pelle.


<< Se continua così, giuro che mi tolgo la camicia e vado per l’ufficio a petto nudo! >>


Il biondo continuò a sbraitare per una decina di minuti finché, esasperato e determinato, decise di metter fine a quell’insopportabile sensazione continua ed irritante. Sembrava quasi una tortura cinese il combaciare del tessuto della camicia con le aree più sensibili della propria pelle al più piccolo movimento. “ Vediamo ora che fai, maledetta camicia, se ti tolgo! Ah-ha! Ora non dai più fastidio, eh? …Ma che diavolo..?! “


Dopo essersi quasi strappato di dosso la fastidiosa camicia, ed essersi beato per un attimo del suo momento di gloria, Dantalian si era guardato velocemente allo specchio accolto da una cornice rigorosamente bianca che occupava gran parte della parete, e vi era rimasto impietrito. La pelle diafana del petto era invasa da linee sparse dal colore rosso acceso, quasi violaceo, che in alcuni punti sfociavano in lividi neri. Stesso destino toccava ai poco accennati addominali, su cui risaltavano delle linee dai contorni frastagliati ancor più marcate di quelle sul petto.


<< Oddio, ma che cosa..? >>


Il biondo aveva quasi paura di vedere cosa vi era alle sue spalle che, come ricordò, bruciavano ancor più del petto. Rimase indeciso: voltarsi o no? Ma dopo aver deglutito ed aver fatto un lungo sospiro per prendere coraggio, finalmente girò su se stesso sino a dare allo specchio, incastonato nel candore di quella stanza, una perfetta visuale del suo fianco diafano e di una buona porzione della sua schiena. Aveva richiuso gli occhi, dopo essersi girato sino ad arrivare a quella posizione, avendo una seria paura di ciò che avrebbe potuto trovare : se il petto ed il ventre erano solcati da grossi segni rossi, sulla schiena, che faceva ancor più male, cosa poteva esserci di peggio?


Quando riaprì gli occhi, capì che poteva davvero esserci, di peggio.


Il candore della sottile pelle pallida e nivea dell’uomo era solcata da profondi segni color rosso vivo che si aggravavano fino a divenire dei tagli fino a poco tempo prima grondanti di sangue, che ora giaceva in piccoli rivoli coagulati di colore nereggiante. Sulle spalle vi erano numerosi lividi neri e violacei che dipingevano delle sagome indistinte, a volte somiglianti a delle dita violentemente premute, altre più simili alla superficie liscia di un anello. Più in basso, poco sotto la scapola destra, in prossimità della fine della schiena e l’inizio del fianco, vi era quella che sembrava l’impronta di quattro nocche, di cui si distinguevano perfettamente le forme, arroccata tra due dei numerosi segni brucianti che solcavano come linee di fuoco il ghiaccio immacolato della sua pelle. Mentre, più in basso, la situazione di certo non migliorava. In prossimità delle piccole fossette di Venere, tanto amate dai suoi ex, una delle numerose lingue di fuoco tagliava perfettamente in diagonale il corpo dell’uomo, ora tremante, che si dovette tenere saldamente al bordo di uno dei lavandini bianchi per lo shock. Quel segno, quel rosso, quel bruciore…


Improvvisamente, Dantalian cadde a terra, mentre dei frammenti di ricordi gli attraversavano la mente.
Qualcuno chiamava il suo nome in tono trionfante, la voce di un uomo, una voce rude e strascicata, quasi divertita, ma inquietantemente seria e delirante. Poi di colpo, un sonoro schiocco che appiccò di nuovo il fuoco bruciante dei segni rossi che lo attraversavano. Poi un altro, un altro ancora, e sempre di più fuochi che si accendevano sulla sua pelle. Dantalian sentiva chiaramente la sensazione bruciante e dilaniante dell’oggetto che si stagliava contro la propria pelle, sentiva chiaramente le mani che lo tenevano saldamente, e la risata! Quella risata sadica del suo aguzzino che continuava a colpirlo, che continuava a dirgli che andava tutto bene, che graffiava e mordeva la sua pelle quasi fosse un predatore avventatosi sulla preda!


Un ultima immagine si dipinse nella mente già ampiamente sconvolta, un’ultima immagine ed un suono, che lo fecero scoppiare a piangere.


Il suo aguzzino aveva smesso di picchiarlo, gli aveva dato un’aspirina come quella antidolorifica che aveva preso pochi minuti prima: la figura non aveva corpo però, sembrava fatta d’un denso fumo nero, nero come l’anima che quell’uomo, che l’aveva seviziato, doveva avere. Ora lo stava rivestendo, e gli stava carezzando i capelli come un padrone carezza il pelo del proprio cane. Quando le immagini si dissolsero dalla mente del biondo, ora in lacrime, riecheggiarono nella sua testa le parole che l’ aguzzino gli aveva rivolto, forse prima di abbandonarlo dove si era risvegliato. Una voce pacata, quasi dolce, ma che nascondeva l’orrore di ciò che aveva appena commesso, gli stava sussurrando:


<< Tornerò, stanne certo. >>




E così, Dantalian si ritrovò in lacrime, rivivendo un frammento di ciò che era successo la sera precedente, di cui aveva rimosso il ricordo. E la fredda pietra che arredava il bagno non bastò più per farlo sentire di nuovo al sicuro, né bastò il contatto ghiacciato con l’acqua sul proprio viso prima di rivestirsi e ritornare come se nulla fosse accaduto nel proprio ufficio.


Lui aveva visto ciò che gli era accaduto, ne aveva appena viste le conseguenze, e temeva che la profezia del suo aguzzino non fosse solo una vana promessa.


In quella gelida stanza asettica, aveva visto la promessa fatta dieci anni prima venir irrimediabilmente rotta. Aveva visto il proprio corpo fustigato, ed il dolore e la vergogna su di se. Aveva visto la propria pelle candida come la neve solcata da segni rossi come il più violento fuoco.


In quella gelida stanza, Dantalian aveva visto la neve intrappolata nella lava.





Eccoci qui con il secondo capitolo! Sorpresi? Anche io. 
Già, dovevo pubblicarlo giovedì ma.. Non potevo resistere! 
Grazie per aver letto anche il secondo capitolo della mia storia: spero vi sia piaciuto ^^''
Come nel capitolo precedente, ci sono degli indizi sparsi per il racconto
Perché Dantalian reagisce in quel modo? Cosa gli è successo, perché non ricorda nulla della scorsa notte?

Giovedì pubblicherò il terzo capitolo,
Alla prossima!

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Capitolo 3
*** Il primo amore non si scorda mai ***


Capitolo 3: Il primo amore non si scorda mai






“ Calmo, calmo, pensaci su “
Dantalian stava cercando di farsi forza, mentre continuava a controllare dei documenti “ Non può essere lui, lo sai bene. “

Dantalian tentava, ma non riusciva molto, a far sembrare il suo volto cereo tranquillo e pacato ma, inutile dirlo, i pensieri turbolenti che gli affollavano la mente venivano ben riflessi nella ruga di preoccupazione che gli solcava la fronte.

“ Possibile che sia...? No, no l'hanno arrestato! Ma quella voce... “

C'era qualcosa che non andava, qualcosa di grosso, più grande del bruciore che infestava la pelle candida del biondo che aveva scoperto essere solcata dagli inequivocabili segni di profonde frustate. Possibile che lui fosse tornato? Possibile che avesse mantenuto la promessa fatta non meno di 8 anni prima?
 

*



<< Tranquillo, Dantalian.... >> Quella voce profonda alle proprie spalle, fece tremare il corpo nudo del biondo, mentre sentiva delle forti mani farsi strada sulla propria pelle fino ad arrivare alle spalle. << Ci sono io, fidati di me... >>

<< Anthony, io... Non credo di volerlo fare... >>

Il corpo del giovane diciannovenne Dantalian era sormontato da quello ben definito del ragazzo dai lunghi capelli neri come la notte, che lo scrutava con gli occhi di un azzurro tanto chiaro da sembrare di puro ghiaccio. Anthony Asterios, il fidanzato di Dantalian ( all'epoca da 3 anni ) era un ragazzo dai modi bruschi di origine greca, che dopo aver fatto innamorare un 17enne biondo, ne sfruttava ogni risorsa, economica o fisica che fosse. Inutile dirlo, quello non era amore: tante volte, troppe volte il biondo veniva picchiato dall'ormai uomo Anthony, che subito dopo gli faceva un lavaggio del cervello tale da fargli pensare: “ Non è colpa di Anthony, è mia! Non dovevo chiedergli di vederci anche se sono tre mesi che non ci vediamo!”

<< Stai zitto, piccoletto. Ti avevo già avvertito: se non stavi zitto, ti avrei fatto molto male... >>

La risata sadica di Anthony ruppe l'improvviso silenzio che si era creato nella stanza, e che ne generò dell'altro: Dantalian aveva chiuso gli occhi, ed ora stringeva tra i pugni le lenzuola del letto dell'altro, adesso chino su di lui, che gli stava mordendo così forte una spalla da lacerarne la pelle. I gemiti strozzati del più piccolo riempirono l'aria, e la risata di Anthony arricchì la cupa melodia che si stava lentamente creando. Era un mese ormai, che Anthony era.. Strano. Lo picchiava ( più del solito ) e si divertiva non poco a lasciargli profondi morsi che sfociavano in rivoli ematici, od ancora a piantargli con forza il pugno chiuso sul fianco, per lasciarvi uno stampo nero ed inequivocabile.

<< Sarà meglio che non urli... O potrei farti più male! >>

L'ultima frase era nient'altro che un ringhio rabbioso, adirato, mentre la possente mano del moro stringeva con inaudita forza il fianco del biondo in una morsa, fino a farsi sbiancare le nocche. Poi uno schiocco, sonoro, secco, ed il bruciore si abbatté sulla giovane e nivea pelle di Dantalian. Lui mordeva con forza le coperte, per non urlare, ma la prima frustata gli strappò un gemito soffocato, che fece sgorgare nella gola del più grande una profonda risata divertita, sadica.

<< Guarda come sei bello, ora.. >> Dichiarava trionfante Anthony << Ora si che sei decente. Un cane, ecco che sei. Il mio cane... >>
La mano del moro ora stava carezzando la pelle arrossata del biondo, stuzzicando il bruciore che già infestava, completamente, il suo corpo. Dantalian si stava pentendo di tutto: di aver accettato quella relazione a senso unico; di aver accettato di concedersi a lui la prima volta; di aver acconsentito a provare una " nuova esperienza “, come l'aveva definita la voce dolce ( come era dolce tutte le volte che doveva chiedergli un favore ) del moro.

<< T-ti prego... B-basta..! >>

Anche se gli dava le spalle intuiva chiaramente le occhiatacce del ragazzo in risposta alla sua richiesta di tregua. Aveva fatto un errore, un grosso errore... E l'abbattersi di feroci e continue frustate sulla sua pelle candida, bastava a fargli intendere che la risposta del fidanzato, non era per niente un assenso.


Quando quella punizione finì, l'uomo lasciò il ragazzo, tremante per shock e per la rabbia derivante dall'orgoglio ferito, da solo sulle coperte una volta candide, ma che ora ospitavano varie tracce del sangue del biondo, e se ne andò trionfante esclamando: << Ringrazia che ho fatto piano, la prossima volta però, non userò la frusta morbida. >>

 
*



“ Merda, perché devo pensare a quella volta? “

Dantalian si stava maledicendo nel ricordare la prima volta che venne frustato, nello stesso giorno in cui aveva denunciato il proprio fidanzato, subito dopo essersi guardato allo specchio ed aver scoperto con orrore profondi segni grondanti di sangue sulla schiena, che in alcuni punti sembravano squarciare irrimediabilmente la pelle.

<< Non può essere lui, i segni sono più leggeri di quella volta.. >>

<< Non può essere lui, chi? Dantalian, ma stai bene? >>

Sorpreso nel sentire la voce di Steve, il biondo si girò a fissarlo stupito: l'italo-americano era in piedi sulla porta dell'ufficio, con un grosso plico di fogli in mano, ed un espressione confusa sul volto. “ Ti prego no “ pensò Dantalian, sostenendo l'espressione di Steve con una altrettanto confusa “ fa' che non l'ho detto ad alta voce! “

<< Ti... Ti serve qualcosa, Steven? >>

Alla voce falsamente calma di Dantalian, Steve parve risvegliarsi, si avvicinò e gli spiegò che il capo gli aveva dato dei fogli da far controllare... Con espresso ordine di darli al biondo.

<< Lo sapevo, quello lì mi odia. Ah, cosa non darei per un po' di tregua... >>

<< Beh... >> Aveva cominciato il collega, prendendo posto nella sedia di plastica grigiastra davanti la scrivania dell'altro << ...Thorfdir mi ha invitato al suo locale stasera, se vuoi venire... >>

“ Oh andiamo Steve, perché dovrei venire a vedere il tuo ragazzo-spogliarellista? Però... "

<< Beh, se non ti dispiace... Almeno mi prendo una pausa da tutti 'sti numeri! >>

La faccia di Steven alle parole del biondo diceva tutto: sperava che l'altro non accettasse ! Ma invece..

<< Ah. Beh allora... Ti passo a prendere a casa quando dobbiamo andare! Verso... Verso le 7, ok? E, Dantalian: non farmi fare brutte figure. >>

Il biondo stava per rispondere con un << ma cosa credi, che mi faccio riconoscere ogni volta che esco? >> ma l'altro era già andato via, e dall'espressione, non era molto contento.

“ Un momento... “ Si disse, tra se e se “ Speriamo non succeda quello che è successo ad Halloween dell'anno scorso, o Steve mi ammazza! “

Già, Halloween…. Quando il proprietario di uno strip club stava per chiamare la polizia perché non riusciva a trattenere un ubriaco e molto eccitato Dantalian dal saltare addosso ad un Conte Dracula che indossava solo un microscopico slip nero con un pipistrello bianco sulla patta. Che bei ricordi...

“ Hey, mica è colpa mia: quello ci stava! “ Pensava, alle 6:30 pm, uscendo dall'ufficio. Il problema era che, nella sua mente da ubriaco, le suppliche del povero spogliarellista erano suonate come un “ti prego, prendimi ora” invece di ciò che aveva davvero detto: “ Ti prego, staccati, mi fai paura.”



Finalmente giunto a casa, il biondo abbandonò i vestiti nella cesta dei panni sporchi, per sprofondare in un avvolgente doccia calda.

“ Speriamo non sia lui, o sono rovinato. “

Mentre si strofinava la spugna color verde-acqua sulle spalle, e trasaliva per il pizzicore che gli dava la semplice operazione, Dantalian pensava a quei terribili istanti, allo schiocco della frusta che si abbatteva su di lui. Faceva male ricordarlo, perché ci teneva ad Anthony, si fidava di lui! Anche se l'aveva sempre e solo sfruttato... Era strano, ma.... In un certo senso, vedeva ancora del buono nell'aguzzino che una volta l'aveva ammanettato al termosifone bollente, e l'aveva lasciato li finché non gli spuntarono delle vesciche. L'aveva talmente plagiato nei pensieri, che in fondo, ancora provava qualcosa per lui. Qualcosa di simile all'amore...

<< Non è amore! >> Si ritrovò a strillare Dantalian, più per convincere se stesso che per scacciare quei pensieri nefasti dalla propria mente << Quello ha una spada tra le gambe, è normale che a volte lo rivoglio indietro! >>

Ma non era vero, non lo era mai stato, e mai lo sarebbe stato. Perché anche se l'aveva fatto soffrire, era il primo uomo, il primo fidanzato che aveva avuto. Era la prima volta che si innamorava davvero di qualcuno, la prima volta che si ritrovava a non dormire la notte per pensare a qualcuno, la prima volta che sentiva le gambe molli e le farfalle nello stomaco al solo ritrovarsi nella stessa stanza, con qualcuno.

Rimase con lo sguardo vacuo, sotto il soffione della doccia, per alcuni minuti, mentre l'acqua calda scendeva sul suo corpo come una flebile pioggia di ricordi, che lo portava con la mente a pensieri lontani nel tempo, ma ancora vicini al suo cuore. Sospirando flebilmente arrestò, finalmente, il getto diventato bollente, si avvolse nell'accappatoio color rosso rubino, e si sedette sul bordo della vasca da bagno di ceramica bianca, stesso colore di quella su cui aveva dormito, a quanto pareva, la notte prima.

Che stupido che era, erano passati quasi dieci anni dall'ultima volta che aveva visto Anthony, e per 3 anni quest'ultimo l'aveva seviziato e ridicolizzato tanto in pubblico quanto in privato. Eppure, come faceva ancora a provare un sentimento tanto forte per lui, tanto da sognarlo ancora e ritrovarsi a piangere per il semplice motivo di averlo denunciato ? Perché si sentiva colpevole di aver fatto arrestare chi l'aveva picchiato, frustato, ridicolizzato?

“ Beh, infondo... Il primo amore non si scorda mai... ”






Tadaaaan! Ecco a voi il terzo capitolo!
Vi è piaciuto? Mi odiate per il passato di Dantalian?
E.. Avete trovato gli indizi che, come nei precedenti capitoli, ho sparso anche in questo?

Non so quando, forse Giovedì prossimo o, se mi è possibile, Domenica, pubblicherò il quarto capitolo.
Ho in serbo un colpo di scena per voi.. E con il colossale dubbio << Ci dobbiamo preoccupare di 'sto colpo di scena? >> vi lascio.

Alla prossima!

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Capitolo 4
*** L'appuntamento ***


Capitolo 4: L'appuntamento
 
 
Uno, due, tre colpi. Ma chi diavolo era? Infondo, erano solo le set-
 
“ Merda, l'appuntamento con Steve! “
 
Dantalian era rimasto imbambolato nel guardare la propria figura allo specchio e pensare ad Anthony Asterios, il suo ex fidanzato, ed alle torture che quest'ultimo aveva usato su di lui. Perché pensava ancora a lui? Che cosa stupida, provare ancora qualcosa per un moro pazzo e con manie di controllo.. Ma se era davvero stupido, perché il biondo non faceva altro che pensarci?
 
 
<< Dantalian! Dantalian cazzo, apri! >>
 
 
Steven stava chiaramente urlando da dietro la porta nera che dava accesso all'appartamento del biondo, e senza pensarci quest'ultimo corse fino alla stessa, aprendola, ancora nudo e bagnato.
 
 
<< Ma si può sapere che cosa ti urli?! Vuoi farti sentire da tutto il palazzo o cosa? Entra, su, ora mi vesto. >>
 
 
Sbuffando vistosamente Dantalian, seguito da Steven, si avviò verso la propria stanza, raccogliendo alcuni vestiti e cominciando ad indossarli...con la porta completamente spalancata, come a voler farsi ammirare. “ Andiamo Steve, lo so che ti piace ciò che vedi.. “ Pensava trionfante il biondo, mentre si guardava allo specchio affisso in camera con un paio di boxer color giallo canarino ancora in mano.
 
 
<< Te l'avevo detto, Danny, te l'avevo detto che ti sarei venuto a prendere verso le sette! E tu che fai? Ti fai bello davanti allo specchio! Oh andiamo, dobbiamo solo passare una bella serata in uno strip club, non fare una sfilata di moda! >>
 
 
Steven era parecchio scocciato, si vedeva, ed il biondo sapeva esattamente il perché: “ Oh scusa signor mi-sbatto-uno-spogliarellista, ma non sono stato io ad invitare una persona sperando che questa non accettasse! “ Un improvviso trillo acuto, seguito da una flebile vibrazione, risvegliò Dantalian dall'ammirarsi nello specchio: era il cellulare, che riportava la piccola immagine di una lettera gialla con vicino il numero “ 1 “, segno che qualcuno gli aveva scritto un SMS. “ Chissà chi è... “ Diceva, mentre premeva sull'icona. “ ...Ci mancava solo lui! “
 
 
<< Hey biondino, sono Thorfdir. Senti, forse te l'ha detto già Steven ma.. Non ne sono sicuro, quindi te lo dico anche io: stasera c'è una festa nel locale dove lavoro, ci vieni? Si che ci vieni ( “ fammi capire, hai già deciso tu? “ pensò il biondo mentre leggeva l'sms. ) quindi vedi di farti trovare qui alle 7 e 20, o vengo a prenderti io. Baci baci! >>
 
 
“ Vieni a prendermi tu? Provaci! Tanto non lo sai il mio indirizzo! “  Ma, mentre il biondo furente stringeva il cellulare con evidente espressione scocciata, Steven entrò nella stanza, lo guardò torvo e cominciò a mettergli a forza la maglietta, come una madre che vesta un bambino ancora troppo piccolo per far da solo.
 
 
<< Grazie mamma Steven ma, se non hai notato, so fare da solo. >> Cominciò il biondo, facendo per allontanarsi, ma a quanto sembrava “ mamma Steven “ non aveva alcuna intenzione di lasciargliela vinta: infatti il moro si inginocchiò ai suoi piedi, gli strappò i boxer di mano ed, alzando lo sguardo, dichiarò solennemente:
 
 
<< Alza immediatamente questa gamba. Non vorrai certo trovarti in casa un Thorfdir in preda alle paranoie perché non siamo ancora al locale! Te l'ho detto: è molto invadente. E se non l'hai capito, mi ha costretto a dirgli esattamente dove andavo, per quale motivo e con chi ero. Se io sono mamma Steven, lui è paranoic Thor! >>
 
 
“ E cos'è, un nuovo supereroe che combatte il crimine a suon di se-non-vieni-subito-qui-ti-vengo-a-prendere-io? “ Si disse Dantalian, poi ricordò con quale insistenza lo spogliarellista l'aveva costretto a dargli il suo numero, e con una piccola nota di preoccupazione si fece aiutare dal moro inginocchiato di fronte a lui ad indossare boxer e jeans. Il ragazzo si era anche offerto di aiutarlo a mettersi le scarpe, ma in quell'istante dei violenti colpi contro la porta dell’appartamento fecero trasalire i due poveri ragazzi.
 
 
<< Oh no, è qui! Ah te l'avevo detto di fare presto! >>
 
<< Ma Steve, sono le 7 e 10! Mica stiamo così tanto in ritardo! Oh vai ad aprire, mi metto le scarpe, mi asciugo i capelli e andiamo. >>
 
 
In un grande stato d'ansia dopo il breve scambio di battute tra se ed il moro, il biondo cominciò frettolosamente ad indossare le scarpe, senza allacciarsele, e corse a rotta di collo fino a chiudersi nel bagno. Naturalmente, chiuse solo la porta, perché da quando era rimasto bloccato nel bagno a causa della la vecchia serratura arrugginita che si era bloccata, aveva tolto le chiavi da tutte le porte ( tranne quella d'entrata ) e le aveva fatte sparire.
 
 
“ Cazzo, speriamo non sia tanto tragica la cosa: qualcuno più paranoico di Steven? Oh andiamo, che mi preoccupo a fare, è impossibile che esista qualcuno più mamma-chioccia di lui! “
 
 
Purtroppo, di li a pochi minuti, il biondo scoprì che al peggio non c'è mai fine.
 
 
<< Che cazzo, ancora così stai?! Oh, no no e no, ora ci penso io. Signorino, in un modo o nell'altro, ti insegnerò l'importanza della puntualità! >>
 
 
Con  la voce più alta di tre ottave, Thorfdir aveva appena aperto con forza la porta, e stava strigliando il più piccolo come si fa con i bambini disobbedienti. Il biondo stava per rispondergli “ Hey, calmo! Sono solo le 7 e 15 ora, ci metto un attimo ad asciugarmi i capelli: tanto sono corti! “ ma era già troppo tardi, perché il più grande aveva impugnato con fermezza spazzola e asciugacapelli e lo stava acconciando come si deve, passando la mano nei fili d'oro arruffati sulla testa dell'altro, domandoli. Era molto... Rilassante, si era questo il termine corretto... Ma Dantalian non si rilassò affatto quando sentì il corpo dell'altro contro la propria schiena, premuto in quello che pareva un abbraccio, mentre continuava a carezzargli i capelli ora asciutti.
 
 
<< Ssh, fammi stare un po' così... >> Stava dicendo il gigante. << Non sai che paura ho di questo spettacolo: per la prima volta ci sono solo io sul palco... >>
 
 
Sentiva il corpo scolpito dell'altro tremare come una foglia sospinta dal vento autunnale, sentiva i muscoli tesi delle braccia contro il proprio ventre orrendamente sfigurato dai rossastri segni di fustigazione. Però, quella sensazione... Quando Dantalian si rese conto di essere completamente arrossito tanto da sembrare un pomodoro, voltò lo sguardo per incontrare la propria figura nello specchio e  notò che l'altro, con i suoi occhi color mogano imperlati d'oro, lo stava fissando con un sorriso divertito. “ Merda, sono rosso! E mi ha visto! Oh no, chissà che pensa ora.. “
 
 
<< Senti... Stiamo facendo tardi, ora staccati, mh? >>
 
 
La voce del più piccolo era chiaramente tremante, come quella di una persona immensamente agitata, preoccupata o delusa da qualcosa. Beh, inutile dirlo: il biondo era tutto ciò. Perché Thorfdir l'aveva abbracciato, perché lui era arrossito? Che idiota: chi non arrossirebbe nel ritrovarsi abbracciato ad un colossale vichingo dai lunghi capelli color cioccolato al latte con degli addominali fantasticamente scolpiti?
 
 
<< Beh, forse hai ragione. >>
 
 
Il moro, con una nota di delusione di Dantalian, si era staccato dal corpo del trentenne, ed ora si dirigeva verso la porta, a passo deciso... Finché non si fermò, poggiando la mano sulla parete, e si girò a riguardare la minuta figura che fino ad un secondo prima stava abbracciando.
 
 
<< Ah piccoletto... Ti devo dire una cosa. >>
 
 
<< Dimmi >> Disse Dantalian mentre, per distrarsi ( ma anche perché ne necessitava ) si stava spruzzando sul collo un profumo dall'odore dolciastro: sulle prime sembrava un profumo da donna ma, ed era cosa più che confutata, era un ottimo “ profumo-da-rimorchio. “ Andiamo, stava andando in uno strip club! Rimorchiare uno di quei bei ragazzoni muscolosi, era uno dei sogni non molto segreti che aveva nel cassetto.
 
 
<< Entro la fine di stasera, sarai mio. >>
 
 
*
 
 
 
Salire nella macchina color verde bottiglia di Thorfdir, dopo quella rivelazione, era stato parecchio strano. Non  era molto grande, anzi, piuttosto stretta, tanto che i tre stavano molto vicini l'uno all'altro. Steven insistette particolarmente per far sistemare Dantalian nel posto davanti, quello del guidatore, accampando scuse come: “ devo allacciarmi la scarpa” o “ non posso stare davanti, mi viene il mal d'auto” od ancora, e questa era la preferita del biondo: “ tu e Thorfdir dovete conoscervi meglio, fate come se io non ci fossi! “
 
 
<< Oh andiamo, vieni davanti tu! Tu sei suo amico da tanto, mi sentirei a disagio a rubartelo! >>
 
 
Dantalian aveva cercato in ogni modo di convincere l'amico a scambiarsi di posto, ma l'espressione accigliata di quest'ultimo era inderogabile. Suo malgrado, il biondo dovette ammettere che era una bella sensazione, quella di star vicino ad un enorme e muscoloso vichingo... Ma quella frase lo faceva sentire inquieto: come avrebbe ancora potuto guardare in faccia Steven, se si concedeva senza ritegno a quello che, in teoria, doveva essere il suo amante?
 
 
“ Perché dovrei sentirmi in colpa però? D'accordo è mio amico, però è lui che è fidanzato con una donna ma in realtà si fa sbattere da un uomo! Però... No, non posso cedere a questo vichingo! “
 
 
<< Non posso, cazzo! >>
 
 
Il biondo non si rese conto di non aver pensato ma detto ad alta voce l'ultima frase fin quando lo sguardo sbigottito dei due uomini, suoi compagni nel viaggio casa-stirp club, non si posò su di lui.
 
 
<< Cosa non puoi, piccoletto? Ti. senti male? Vuoi che accosto? Oddio, che hai? >>
 
 
La voce di Thorfdir si era di nuovo alzata di tre ottave mentre, con una rapida manovra, accostava l'automobile, si sganciava la cintura e si voltava verso il biondo alla sua destra.
 
 
<< Ah? Cosa? Io.. Ho pensato ad altra voce, vero? >>
 
<< Si piccoletto... Ma stai bene, giusto? >>
 
 
La mano ( ghiacciata oltretutto ) del moro dai lunghi capelli si posò rapida sulla fronte del piccolo. Dai suoi occhi si notava quanto l'altro fosse preoccupato.
 
 
<< Hey, andiamo! Fermo, sto bene, io! Pensa a guidare che sennò facciamo tardi al tuo fantomatico spettacolo. >>
 
 
Il contatto con la mano ghiacciata dell'altro l'aveva fatto trasalire e le parole di Dantalian, più che una richiesta di essere lasciato in pace, suonavano molto come un “ ti prego, prenditi cura di me perché sto fin troppo male ma non voglio ammetterlo.”
 
 
<< Che carini che siete >> Steve stava ridacchiando smodatamente, mentre li guardava. Però, non sembrava più il tipo che era arrossito quando il guidatore vichingo l'aveva guardato.
 
 
<< Piantala Steve! E tu, mamma-chioccia-dai-capelli-lunghi, mollami e guida! >>
 
 
L'espressione imbronciata del biondo fece aprire in un sorriso il colosso, che riprese a guidare mentre, con espressione trionfante, affermava:
 
 
<< Te l'avevo detto Steve: questo è già cotto. >>
 
 
<< Oh si, completamente! >>
 
 
Come se Dantalian non esistesse, i due mori conversavano amabilmente di quanto lui fosse cotto. Un momento... Di quanto lui fosse cosa?!
 
 
<< Piuttosto che farmi 'sto qui, mi faccio monaco! >>
 
 
Una repentina frenata, ed il moro si ritrovò quattro paia di occhi su di se: da una parte occhi castani con sprazzi dorati, dall'altra occhi bruni che sembravano fargli una completa radiografia all'anima.
 
 
<< Oh andiamo, è un modo di dire! >>
 
 
Un breve e riservato covo di << Ah, ecco! >> impregnò l'aria della macchina, ed il biondo mise su una facciata offesa, che nascondeva un profondo divertimento ma anche un lieve risentimento: come si permettevano quei due di dubitare della sua purezza?
 
<< Ah ecco! >> Disse Thorfdir. << Perché Steven mi ha raccontato delle tue seratine particolari a molestare spogliarellisti... >>
 
“ Cazzo Steven, ma perché gliel'hai dovuto dire?! Ed ora anche un da poco conosciuto nordico che se non era il tuo amante mi sarei potuto tranquillamente fare, sa che non sono così piccolo e puro quanto faccio vedere. Ma bravo, bravo! “
 
 
<< ...E spero di essere il prossimo. >> Con un occhiolino appena accennato, accompagnato da un sorriso mentre riaccendeva l'automobile, Thorfdir aveva continuato quell'imbarazzante discorso.
 
 
Per qualche minuto, Dantalian aveva fantasticato sull'uomo alla sua sinistra, pensando a come potesse essere averlo come compagno. Ma dopo quella frase, il breve momento di magia era svanito.
 
 
“ Avevo ragione, dalla prima volta che l'ho visto: 'sto qui è un gran coglione! “
 
 
 
 
 
Perdonatemi, sono in un ritardo mostruoso! Ma, ho avuto dei problemi ( s'è rotto il pc ) ma per fortuna la mia beta-reader aveva tutto salvato! Il prossimo capitolo sarà puntuale ( salvo nuovi imprevisti )
 
Alla prossima!

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Capitolo 5
*** Un segreto da custodire ***


Capitolo 5: Un segreto da custodire





<< Oh. Mio. Dio. >>
 
Lo spettacolo di Thorfdir, nella saletta privata contenente un palco con un enorme e lucido palo, un tavolino con due sedie foderate di tessuto ed un letto matrimoniale ( “ Un letto. Matrimoniale. Nel privè di uno strip-club. Cazzo Thorfdir, me lo potevi pure dire che ti prostituivi: avrei portato più soldi! “ aveva pensato Dantalian, mentre con una nota di curiosità carezzava le coperte di velluto nero. “ Wow, un materasso ad acqua! Chissà com'è farlo qui sopra.. “ ), era a dir poco...

 
“ Se continua così, gli zompo addosso! “

 
I pensieri di Dantalian era tinti di rosso porpora, contenevano scene in cui il suo corpo nudo era intrecciato a quello muscoloso ( a dir poco scolpito, tanto da sembrare una statua di Ercole ) del moro dai lunghi capelli, mentre l’amico al suo fianco era avvampato tanto vistosamente da intonarsi alle pareti cremesi della stanza. Quando entrò un novello Thorfdir vestito da Cowboy, un ululato di approvazione proveniente dal biondo si levò alto sulla musica elettronica che sgorgava da amplificatori nascosti nel palchetto rialzato.
 

I lunghi capelli risplendevano alla luce dei riflettori di tinte rossastre e color oro, come color oro erano le pietre incastonate nei suoi occhi di mogano. Peccato che, però, di questi capelli solo una parte poteva essere ammirata, in quanto il resto era nascosto nel cappello scamosciato che indossava leggermente ripiegato sul lato, nella tipica aria dei mandriani nelle riviste pornografiche ( “ Se continua così “ cominciò a formulare Dantalian, nei suoi pensieri. “ Penso che non ci metterà molto a portarmi a letto, come aveva detto prima in macchina “ ).
 

La situazione sul torace non cambiava di molto: il moro sfoggiava un ventre perfettamente scolpito e curato, privo di qualsivoglia peluria indesiderata, coperto solo da un gilè di jeans, chiuso, da cui fuoriuscivano le braccia dannatamente muscolose e forti. Le gambe invece, erano racchiuse in jeans stracciati molto aderenti, che davano perfetta visuale di una “ discreta pistola”, al  cowboy, come pensò immediatamente un Dantalian imbambolato a fissare la “pistola” del mandriano e, quando quest'ultimo si accorse delle particolari attenzioni del biondo, si aprì in un grosso ghigno.
 

<< Siate clementi, è il mio primo privè... >> Si lamentò con tono quasi dolente Thorfdir, rovinando un  po' di quell'atmosfera carica di ormoni già impazziti ( provenienti, sicuramente, tutti dal biondo che si era fatto più avanti con la sedia).

 
<< Tu spogliati, e poi vediamo... >> Disse in tutta risposta il più piccolo, che aveva già quasi tutta la lingua di fuori.

 
Quando il vichingo, divenuto cowboy per il suo primo spettacolo in una saletta privata, si tolse il cappello, un piccolo applauso scaturì da un tremante Steven. In teoria, quello doveva essere un modo di incitare un amico... Ma il biondo lo interpretò come un “ Hey guarda, Dantalian sta per saltarti addosso. Continua così, che te lo porti a letto! “ e scoccò un'occhiataccia all'amico, che non durò più di 2 secondi perché, subito dopo, tornò a guardare il ragazzo muscoloso togliersi il gilè con gesti naturali, muovendo il prominente bacino e scoccando un lieve bacio in direzione di un piccolo trentenne tremante dall'eccitazione galoppante che lo costrinse ad avvicinarsi ancor di più con la sedia.
 

<< Se le cose si mettono bene, Steve >> Cominciò Dantalian << Esci subito dalla stanza, se non vuoi vedermi fare cose che nemmeno nei peggiori video in circolazione su Internet vedrai fare. >>

 
Una risatina preoccupata del povero Steven avvertì il trentenne che aveva recepito appieno il messaggio, compreso il pericolo e che era pronto a scappare, appena il biondino dagli occhi sgranati fosse zompato addosso al vichingo vestito da cowboy che stava ondeggiando sul palo da lap dance, strusciandosi con vigore e mimando un amplesso assai gradito ai presenti.
 

Beh si, perché Steven poteva dire ciò che voleva, ma nulla poteva ingannare il sesto senso di Dantalian. Infatti, dal primo momento che li aveva visti vicini, aveva capito: loro due avevano avuto una tresca, ed a Steven ancora piaceva l'altro.
 

“ Ma allora, se gli piace Thorfdir, perché non stanno più insieme? Che sarà successo tra 'sti d-Oh mio..! “

 
Il biondo accantonò per il momento i pensieri sulla relazione che, forse, avevano avuto lo spogliarellista ed il contabile alla sua destra, per concentrarsi sul rapido gesto con cui, con uno strappo, lo spogliarellista si era tolto di dosso i jeans aderenti.
 

“ Che diavolo, erano quei pantaloni strani che si tolgono con uno strappo! Li voglio anche io, mi tornerebbero utili in certe occasioni!

 
I pensieri cominciarono a farsi man mano sempre più scabrosi e proibiti, sempre più pieni di dettagli piccanti e vietati ai minori. “ Povero Steven” si disse, mentre si tratteneva con la mano sul bracciolo della sedia per non zompare sul palco e stappare gli slip bianchi e molto aderenti del moro dal lunghi capelli. “ Se non mi trattiene lui, me lo sbatto anche con testimoni presenti! “
 

Ma ecco che di nuovo a Dantalian si annebbiò la vista. Con una mano dovette tenersi la testa dolorante, perché le fitte che aveva provato lo stesso giorno nel bagno dell'ufficio, si erano impossessate di lui.
 

Di nuovo quella voce, quel ghigno agghiacciante nell'orecchio, e lo schiocco della frusta. No, c'era qualcosa di diverso...
 
 
*
 
 
<< Hey, Danny! >>
 
Steven stava praticamente saltellando in giro per il piccolo ufficio del biondo, con un foglietto di carta nella mano ed un sorriso a 32 denti sul volto olivastro. I capelli, di solito ordinati, erano a dir poco scompigliati, ed a giudicare dal gesto che il moro fece, questo era dovuto al passarsi la mano tra i fili color cioccolato tenuti su con la gelatina: un gesto che il trentenne riconobbe come un chiaro segno di eccitazione ed euforia. Da quel che sapeva, Steven non aveva più di 25 anni, e non ne dimostrava certo di più dato il suo volto gioviale ed i suoi grandi occhi da bambino che guarda ad un futuro favolistico.
 
<< Mi ha promosso! Finalmente, ho un contratto a tempo indeterminato anch'io! Ti prego, oggi dobbiamo dare una festa, mi devi aiutare! Ho già invitato tutto il piano! >>
 
<< …Steven, mi stai forse dicendo che hai invitato tutto il nostro piano ad una festa che stai organizzando ora?! >>
 
<< Che stiamo organizzando ora, perché anche tu mi aiuterai. >>
 
“ Ah beh, allora stiamo apposto! “ pensò Dantalian, con un sorriso amaro sul volto.
Ma il biondo ancora non sapeva che, per organizzare la grande festa che tanto voleva il moro, i preparativi erano immani: mentre quest'ultimo sistemava la propria casa ( << oddio, oggi non ho pulito! Devo correre subito a casa a mettere apposto, ti lascio la lista delle cose da prendere! >> aveva detto il venticinquenne, sparendo giù per le scale con la sua solita camicetta bianca perfettamente ordinata e stirata); il biondo dovette girarsi, a piedi, tutti i negozi del centro-città per trovare ciò che tanto desiderava l'amico. Cose come: pizzette, rustici, patatine, pop-corn, birra, vino spumante, vodka, rum, whisky, assenzio, sigarette ( << e che faccio se c'è qualcuno che fuma e non le ha? Non posso rovinargli così la festa! >> ), quantità industriale di caffè, mazzi di carte d'ogni forma e dimensione, cd, uno stereo e, cosa più importante, una gigantesca torta piena di panna montata. Naturalmente, con tutto questo carico di roba e privato del mezzo a motore rubatogli da ladri a dir poco idioti, dato che il cambio e la frizione facevano pena, pietà e compassione, il povero ragazzo dovette attrezzarsi come poteva: nel giro di poche ore, infatti, fece una ventina di telefonate ad altrettanti amici ( tra cui un suo ex fidanzato, con cui aveva passato solo 2 mesi insieme ) per chiedere vari favori con, in cambio, la possibilità di farsi invitare a questa fantomatica festicciola in casa di un...
 

<< Collega di lavoro? >> Disse l'ex fidanzato, Michael, sospirando e ridacchiando nel vedere il biondino caricare a fatica una grossa quantità di bottiglie di vino nel bagagliaio della propria auto. << Magari! Così gli chiedo come fa a sopportarti, quando ti vengono le tue cose. >>
 

<< Piantala Michael! Lo sai che sono meteoropatico! >>

 
Ad ogni cambio ambientale, infatti, l'umore di Dantalian si faceva più scostante: quando il tempo stava per cambiare, cominciava ad essere facilmente irritabile ( << Ed irritante >> come dicevano colleghi di lavoro e ex fidanzati ) e nervoso, mentre quando cominciava la perturbazione, diveniva apatico, quasi depresso, e pensava che tutti ce l'avessero con lui perché era basso, od altre volte pensava che il capo l'odiasse perché era biondo, e chiedeva consiglio a tutti sul se farsi la tinta o meno. Per fortuna, era stato scoraggiato perché il colore dei suoi capelli era tanto innaturale da sembrare qualcosa di magico: infatti, erano color biondo oro, molto brillante, e sembravano perennemente colpiti dai raggi del Sole. Una caratteristica che, a suo dire, lo rendeva “ Un raggio di Sole in voi nuvole grigiastre che non siete altro. “
 
 
*
 
 
Ma non era questo il pensiero che lo stava tormentando, perché da subito un altro si affacciò sulla sua mente, oscurando il breve colloquio con il rosso Michael.
 
 
*
 
 
<< Stai fermo! >>
 
Un ringhio ruppe il breve silenzio nella mente del biondo, assecondato da un furente colpo, probabilmente un pugno, contro una porta
 
 
*

 
. Non c'erano immagini in quel ricordo, ma era tanto vivido da sembrare reale a Dantalian, che cominciò a tremare vistosamente, sostenuto dalle possenti braccia di Thorfdir.
 
*
 
 
<< Che ci fai qui? Chi sei, che cosa vuoi? >>
 
<< Non sei tu che devi fare le domande, hai capito?! >>
 
Una stretta, forte, decisa contro il collo, e subito dopo un colpo, un forte pugno poco al di sotto di una scapola. “ Ecco cosa l'ha causato “ pensò il biondo, con un flebile sorriso in quella piccola pausa tra una frase e l'altra, tra la forte emicrania e le urla dell'uomo che lo stava stringendo forte per il polso, tanto forte che sentiva le ossa scricchiolare.
 

<< Tu non sai chi sono io, non è vero? Ma io so benissimo chi sei tu! Pagherai per i tuoi peccati! >>

 
Uno strappo, ora il biondo ricordava qualche confusa immagine: una maglietta veniva strappata, ed i resti della stessa gli ricadevano vicino al volto... Ma dov'era? Quella superficie...un letto?

 
“ Quella maglia! È quella che avevo quando ho incontrato Michael! “ pensò la dolorante mente del trentenne, mentre ancora altre immagini gli apparivano, ed altre sensazioni gli si paravano davanti: la schiena nuda contro il freddo della stanza, delle voraci mani forti, possenti, che lo colpivano freneticamente, e poi... Il violento schiocco dell'abbattersi della frusta sulla la carne viva, ed il pungente dolore provocato.

 
<< Te la farò pagare... >> La voce era quasi ovattata. Il dolore lo stava per far svenire, e così ogni sensazione sembrava  scemare fino al non sentire più i colpi della frusta, e sentire ancor più lontana la voce del muscoloso uomo di cui non aveva visto il volto, ma che lo stava continuando a colpire furioso continuando a dire:
 
<< Tu sai cos'hai fatto! Tu l'hai fatto soffrire! Tu... Tu sei un mostro! >>
 
 
*
 
 
<< Merda Thorfdir, che diavolo è successo? Perché è svenuto?! >>
 
Steven si era alzato appena aveva visto l'amico ricadere lì davanti, ma il moro dai lunghi capelli era stato più veloce,  l'aveva afferrato al volo e stretto contro al petto.
 
<< Non lo so, Steve, non lo so... >>
 
La sua voce era a dir poco preoccupata, per non dire che faceva intuire quanto dolore dovesse provare nel constatare quella situazione. Ma Dantalian non poteva sapere di cosa discutevano i due, perché giaceva svenuto tra le braccia del muscoloso uomo che ora lo stava portando sul letto dalle lenzuola nere, che il biondo aveva carezzato appena entrato.
 
<< Pensi che se lo sia ricordato? >>
 
La voce di Steven era quasi rassegnata ad un ineluttabile destino. Ma cosa voleva dire con “ pensi che se lo sia ricordato “ ? Che il moro dai capelli a spazzola sapesse cos'era successo alla schiena del biondo che giaceva ora inerme sul letto usato dagli spogliarellisti per prostituirsi ai clienti? Che conoscesse l'uomo che l'ha seviziato?
 

<< Non lo so, Steve... Ma speriamo non l’abbia visto in faccia. >>





Eeeeed eccoci qua! Piaciuto il colpo di scena? Io dico di no... Qualcuno mi odierà dopo questo, ma tutto ha una sua logica, e vedrete che ne varrà la pena!

Alla prossima, lettori!

 

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